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n. 67 2019 Rivoluzione nel mondo della marcia: vogliono abolire la 50 e la 30 km. Foto Colombo/Fidal Campionati Italiani Assoluti indoor. Gianmarco Tamberi e Leonardo Fabbri illuminano il Palasport di Ancona.

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Metti che il sottoscritto sia stato avvisato solo ametà dicembre che gli Assoluti erano fissati sutre giorni e non due. Metti che al mio sodalel’idea di stare due giorni lontano dalla moglielo facessero stare male. Metti che al sotto-scritto tornare dalla Riviera Ligure (nel frat-

tempo aveva seguito un allenamento di Filippo Tortu eavere reso omaggio a Dorando Pietri tumulato nel cimi-tero di Valle Armea nei pressi di Sanremo), prima del pre-visto non era molto gradito. Metti qualsiasi altra panzana,sta di fatto che i giorni vissuti pericolosamente, sono statila miseria di due. Il venerdì chi scrive ha visto in strea-ming le evoluzioni di Gimbo Tamberi, che più che altrosono state delle “Tamberiadi”, in altre parole gare, anzi la

gara, dedicata solo a lui, la nostra stella dell’alto. Sì, per-ché gli sbandieratori, la musica a palla, i DJ speaker, gliannunciatori pubblicitari, sono arrivati per le sue esibi-zioni (ha saltato 2,32 non robetta… sia ben chiaro), le ra-gazze azzurre come Vallortigara, Trost, Rossit e Furlani,hanno aperto le danze ben 2 ore prima dei maschietti,con lo stadio di Ancona non di certo gremito, come lo èstato con Tamberi & Soci. Stare a questo punto dissertarese questa sorta di atletica/spettacolo, o meglio, spettacolodove trova spazio l’atletica avrà un futuro, non lo so, sta difatto che pare che Alfio Giomi presidente della Fidal abbiadichiarato che il prossimo anno sarebbe interessato ad al-lestire un meeting solo salti e velocità (60 m), con l’ovviainclusione di Filippo Tortu. Chi vivrà… Certo che in strea-ming nel momento di maggiore “ascolto” con asticellaposta a 2,30 i visitatori erano poco meno di duemila, men-tre chi ha seguito il meeting di Karlsrhue, ha potuto con-tare su oltre sei mila utenti. Di questi, oltre 1700 erano inattesa dell’evento, dato che si è potuto riscontrare sullapagina del loro sito. In Germania si sa che l’atletica ha unseguito molto maggiore che da noi.

Considerazioni, niente affattotecniche, sui campionati italianiassoluti indoor disputatisi adAncona il 15, 16 e 17 febbraio.

� Ai Tricolori in-door ha fatto ilsuo esordio unnuovo ruolo fe-derale: il “di-spensatore dimaglie e titolitricolori”. Perl’occasione ditale onorifi-cienza è statoinsignito il Con-sigliere Oscar

Campari. Sempre in prima fila a stringeremani, consegnare magliette e medaglie. Untormentone... Peccato che la premiazionepiù importante se la sia fatta sfilare dal Pre-sidente Giomi. D’altronde, ad ognunospetta la funzione che compete.� Bufera sulla marcia, dopo la proposta Iaafdi abolire la 50 e la 20 km. Così, tanto pernon farci mancare nulla, i pochi partenti aitricolori sono stati decimati dai giudici,sempre super zelanti con i “poveri”. Già,perché se hanno derogato tranquillamentea qualche regola nella prova di salto inalto, trasformata in vera festa, perchè sisono accaniti con i marciatori? Non era me-glio lasciar correre? Così, tanto per non fo-mentare ulteriori polemiche. Qualchedirigente ha già pensato di non far più ga-reggiare i propri atleti in Italia. «Tanto losappiamo che si accaniscono sempre congli stessi...», l’amaro sfogo.� Assistere a tre giornate di atletica affa-tica, anche chi è tranquillamente seduto

in tribuna Vip, specialmente seha ormai raggiunto una certaetà. E allora che c’è di meglio senon schiacciare un veloce piso-lino? Basta poco che ce vo’!� Ad Ancona alcune personehanno chiesto ai due direttoriquando stileranno un altro elencodi probabili candidati alle elezionidel 2020! Il loro candidato prefe-rito rimane Conte, Antonio o Giu-seppe fate voi! Non cambiano dimolto i probabili aspiranti alla pre-sidenza già indicati nel numero diottobre: Oscar Campari, MaurizioDamilano, Massimo Di Giorgio, Sa-brina Fraccaroli, Gianni Mauri, Ste-fano Mei, Vincenzo Parrinello,Anna Riccardi. A questi sono daaggiungere Giacomo Leone e Ales-sandro Castelli. Come potete ve-dere i due arzilli vecchietti sonosempre sul pezzo...

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Da Ancona con amore

Foto grande. Gimbo Tamberi, dopo la prova dell’alto vinta a2.32, posa con i suoi tifosi che hanno letteralmenteriempito il palazzetto di Ancona.

Sopra: Leonardo Fabbri nel lancio a 20.69, che gli haregalato il titolo tricolore e il nuovo primato personale,nonché miglior prestazione italiana under 23. Sotto tetto da22 anni un lanciatore italiano non arrivava così lontano.

Sotto: Sonia Malavisi festeggia dopo il 4.50 nell’asta.

(Foto Colombo/Fidal).

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Sabato 16 febbraio. L’autostrada per Ancona sgombra epiena di sole ci invita a spingere sull’acceleratore. Si arrivaall’hotel prenotato da qualche tempo, da lì all’impianto do-rico, tutto in un battibaleno. Stadio che il sottoscritto fre-quenta da parecchi anni, prima con Elio “Eliusson”Panciera, negli ultimi tre con Daniele. Si stringono mani,ci si saluta, si chiedono informazioni sulla eventuale pros-sima trasferta a Doha, si rivedono persone dopo mesi, al-cune hanno modificato il loro aspetto (vedi Stefano Meicon barba), si fa conoscenza con nuovi colleghi (leggi Na-zareno Orlandi) e via dicendo. Il posto in tribuna stampa èlì che ci aspetta. La formazione per i due giorni che ci at-tendono è così composta: chi scrive, Daniele Perboni,Carlo Giordani, Vanni Loriga, GoodJohn1 e GoodJohn 2,Nazareno Orlandi, Diego Sampaolo. Ogni tanto fanno ca-polino anche Anna Chiara Spigarolo e Marco Sicari, com-parso anche Luca Cassai (cui dovevo un caffè... non l’hascordato!). Lo spettacolo non è di quelli che facciano sal-tare sulla sedia, così il sottoscritto decide di andare a cac-cia di notizie. Due chiacchiere con Antonio The Tower ilD.T. poi le lamentele giustissime delle marciatrici, comeNicole Colombi che ha in animo di preparare la 50 km, nelfrattempo tanto per fomentare ancora polemiche partonoin cinque nella gara maschile dei 3 km e due, cui MassimoStano sono squalificati! Il che è tutto dire. Nel pomeriggio

qualcuno azzarda un paio di battute sarcastiche del tipo:“Solo noi pazzi che amiamo l’atletica possiamo resisterea gare insipide…”: Nel frattempo Pippo Tortu comparetra il pubblico e viene fotografato con bimbi piccolissimi,dispensa, come sempre sorrisi, selfie e strette di manosenza mai scomporsi, poi dalle nostre parti si palesaanche “Gimbo” Tamberi. Foto con Pippo e al centroEnnio GoodJohn noto per la linea longilinea, in mezzo aidue corazzieri azzurri, abbozza un sorriso storico. Trala-scio cena e lunga chiacchierata con l’ex mezzofondistaGianni Crepaldi che alloggiava sotto il mio stesso tetto epasso alla giornata successiva. Domenica 17 gennaio. Incombono le gare veloci. Ricordoancora un 6”51 di Michael Tumi nel 2013, è sempre re-cord italiano, Filippo Tortu quest’anno l’ha solo avvici-nato 6”58. Tumi però non si è più ripetuto su quei livelli,anzi non è neppure approdato alla finale; ci è parso addi-rittura dimagrito, oltre a essere smarrito non solo nelmodo di approcciare la gara. Si fa conoscenza anche diSimona Sassaroli (la compagna di Alessio Giovannini chea tutti è mancato veramente tanto in questi due giorni),si stringe la mano dell’ostacolista ligure Luminosa Bo-gliolo (grazie all’ex azzurro Madonia), s’incontra MarcoMura (meeting di Savona dice che...). Il piccolo show ènel pomeriggio con la gara di triplo. Il pubblico (molto

laindoor era diventato a tutti gli effetti la nostra secondacasa. La domenica soprattutto, lui in un ufficio a scrivere, ionella stanza accanto per non disturbarlo, per non metterglifretta. A volte si usciva dal Palaindoor anche in tardissima

serata. Non mi è mai pesato, lovedevo soddisfatto per quello chestava facendo, la sua carriera dagiornalista stava finalmenteprendendo una forma tangibile.E poi abbiamo preso armi e ba-gagli e dalle Marche siamo ap-prodati a Roma. La FederazioneItaliana di Atletica Leggera, unnuovo importantissimo punto dipartenza. Nei fine settimana la-vorava spesso da casa, la televi-sione accesa, la voce di FrancoBragagna (e no Franco, poi quelmessaggio in segreteria non l'hosentito, però grazie per l'abbrac-cio) e lui in postazione, pronto ascrivere sul suo “inseparabilecomputer bianco” e col telefono

sempre accanto. Quandoc'era da intervistare unatleta immediatamentedopo la gara, io ero a duepassi da quelle telefonate.

L'ho visto esultare e saltare dal divano, veramente come “ungrillo”, per record e risultati inaspettati. In trasferta non mifaceva mai mancare un messaggio di buongiorno, qualcheparola per sapere come stavo, una foto di lui compiaciutocon lo stadio a fare da sfondo. La sera gli dicevo che avevovisto le sue video-interviste e ogni volta mi chiedeva: “Comesono andato?” Ed io: “Impeccabile come sempre.” Forse ero esono di parte, ma non più di tanto. Lo facevo sorridere perché in questi anni di atletica, devoconfessarlo talvolta appresa per via indiretta, avevo impa-rato nomi, cognomi e aneddoti di tanti atleti contempora-nei e del passato, che probabilmente non proprio tuttisanno o ricordano. Lo facevo sorridere, ma era quel sorrisoaccompagnato da una strizzata di occhi che conosco benis-simo. Si sentiva orgoglioso di avere in qualche modo coin-volto anche me in questa sua grande passione che èl'atletica. E' vero, c'è chi con Alessio perde un grandeamico, un collega sempre disponibile, un professionistacompetente, un punto di riferimento fondamentale, un fra-tello, un “quasi figlio”. E lui ci manca tanto, troppo. E'stato scritto che “era impossibile non volergli bene”. Il mioè un punto di vista personale, forse il più personale, maquesta ondata di affetto nei suoi confronti è la dimostra-zione concreta di tutto il bene che lui è stato in grado didare. Anche in questo caso sarò eccessivamente di parte,ma non posso che confermare. Grazie a tutti

Simona

Il testo che segue è stato spedito a tutti gli amici che suTrekkenfild del mese scorso hanno ricordato AlessioGiovannini, prematuramente scomparso il 13 gennaio.Simona Sassaroli, la compagna di Alessio, si è dichia-rata d’accordo affinché la loro storia possa essere cono-sciuta anche dagli altri lettori.Vorrei potervi ringraziare personalmente, uno a uno, pertutte le belle parole che avete lasciato in ricordo di Alessio.Siete in tanti, e ho pensato che l'unico modo che ho per dirvigrazie fosse quello di raccontare, nel mio piccolo, cosa rap-presentasse l'atletica per Alessio. Una semplice testimo-nianza di chi lo ha visto appassionarsi al giornalismo sinda quando era uno studente poco più che ventenne. Ci siamo incontrati a Macerata durante il secondo anno diuniversità, e qualche anno dopo, proprio a Tele Macerata c'èstato il suo primo incontro con l'atletica. Era uno stagista.Si parla del 2002. Ho un ricordo nitido di quel giorno, era unsabato mattina e mi disse che nel pomeriggio sarebbe dovutoandare a fare dei servizi riguardanti l'atletica per conto diquesta emittente locale. Oltre alla cronaca, si era occupatosolo di pallavolo. Devo ammetterlo, fino a quel sabato per en-trambi l'atletica leggera era uno sport semisconosciuto. Eanche lì si è completamente buttato, pieno di entusiasmo eottimismo, come ha sempre fatto in ogni progetto che ha in-

trapreso. È stato in quegli anni che ha iniziato la sua ga-vetta, quella vera, e ne ha fatta tanta. Quando è arrivato ad Ancona al Comitato Regionale, il Pa-

In ricordo di un amico

più folto del sabato) gui-dato dagli incitamenti diTamberi si scatena con bat-timani ritmati per Forte,Donato (capitano, mio ca-pitano) e Cavazzani, Bellalotta a tre, conclusa con itre nomi già indicati, tutticon il minimo per Glasgow,dove all’inizio di marzo sidisputano gli Europei sottotetto. Poi la piccola chiccafinale nei 3000 milacon Maggie Magnaniin grande spolvero,pure con Nadia Bat-tocletti che massa-cra il primato under20 della specialità. Le staffette? No, quelle non le ab-biamo viste, al volante verso Milano, non dopo aver ricor-dato che sabato mattina è stata intitolata la sala stampadello stadio ad Alessio Giovannini. Era la sua secondacasa. Presenti Simona, la compagna, mamma e alcuni pa-renti, tra questi il nipote Francesco. Nella giornata di sa-bato in concomitanza con le esequie per Maura

Viceconte, sono state trasmesse sul tabellone all’internodello stadio alcune immagini dell’ex maratoneta tragica-mente scomparsa domenica 10 febbraio. Per la serie, maiperdersi d’animo, premiata la staffetta 4x400 donnedell’Europeo di Barcellona (2010). Medaglia di bronzoalle nostre. Milani, Spacca, Bazzoni e Grenot (stavoltac’era..). Meglio tardi che mai.

Walter Brambilla

L’intitolazione della sala stampa

del Palasport di Ancona ad Alessio

Giovannini, alla presenza della

madre e della compagna Simona.(Foto Colombo/Fidal)

Il podio del triplo. Dasinistra: Tobia Bocchi (terzo/ 16.71), Fabrizio Donato(secondo / 16.72), SimoneForte (primo /16.76).Foto Colombo/Fidal)

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Dai tricolori anconetani non nutrivamo grandiaspettative. In termini di riscontri tecnici ecronometrici. Certo, eravamo consapevoli diritrovare tutta quella fauna (lo scrivente ne faparte pienamente) che ruota attorno a mani-festazioni del genere: atleti, tecnici, dirigenti,

giornalisti (pochi), fotografi, pubblico (pochissimo, senon nella serata evento di venerdì dedicata intera-mente al salto in alto). Così è stato. Come sempre èstato e, forse, come sempre sarà per gli anni a venire...Nulla di immutato da decenni, da tempo immemore.Tutto ciò è da considerarsi positivo? negativo? Since-ramente non sappiamo dare risposte. Sensazioni sog-gettive. Ognuno giudichi da sè. Per quanto ci riguarda,ritorniamo sempre volentieri sul “luogo del delitto”,anche se lo spettacolo latita e per passare alcune orein “allegria” non abbiamo trovato di meglio che se-guire un paio di partite di rugby in streaming. Tradi-mento il nostro? Forse. Ma la palla ovale è l’altro

amore sportivo che condividiamo con l’atletica. Siamobigami, e allora? Fatevene una ragione.Accennavamo a uno spettacolo miserello e di scarsa qua-lità. Ne parliamo con uno che l’atletica di eccellenza l’hapraticata ed ha appeso le scarpe già da una decina d’anni.Ancor oggi i suoi tempi figurano nelle zone alte delle listeitaliane all-time. «Se non erro era il 2005, avevo 37 anni.Arrivai terzo nei 3.000 con un tempo di poco superioreagli otto minuti». Per curiosità andiamo a spulciare negliarchivi. Ha ragione. Ecco l’ordined’arrivo: Caliandro 7’58”94,Zanon 8’02”61,Crepaldi 8’05”74.Ritorniamo al2019, sempre quiad Ancona: Os-sama Meslek8’15”24, Pado-vani 8’16”98,Feletto8’19”32. Fra le “cose”da salvare iltriplo del trioSimone Forte(16.76), Fabri-zio Donato(16.72), TobiaBocchi (16.71), illancio del toscanoLeonardo Fabbri(20.69, record ita-liano under 23) adun solo centime-tro dal minimo ri-chiesto per imondiali di Doha,l’asta di Sonia Ma-lavisi (4.50), l’8”10di Luminosa Bo-gliolo negli osta-coli, il 6.60 diTania Vincenzinonel lungo. Ottimoritorno, il suo,dopo una stagioneinvernale passataa spingere il bob.Da non scordare,poi, la “solita”Nadia Battocletti(seconda allespalle di Marghe-rita Magnani /9’01”32) che ha

liberi, stanno in piedi. Chesuccede? Quando mai tantagente? Che sia in atto un mi-racolo? Che l’Atletica ita-liana abbia cambiato volto estrategie? E’ vero che l’in-gresso è gratuito, e questoconta; è vero che oggi è unasplendida giornata di sole, eanche questo conta pur se la

riunione si svolge al coperto;ma tutti questi uomini e tutte

queste donne, più o meno gio-vani, tutti questi bambini e ragaz-

zotti come mai sono qui?La risposta è semplice: la serata,anteprima dei cinquantesimi cam-pionati assoluti indoor, è riservataai soli salti in alto – un high jumpday – e in questa specialità, oltrealle menzionate Vallortigara e Trost,c’è in gara un “certo” GianmarcoTamberi che non solo è nativo diqui (ed abita a 300 metri dal Palaz-zetto); che non solo è un idolo lo-cale (il Palaindoor è la sua sedeabituale di allenamento), ma che èanche notoriamente un idolo nazio-nale per gli strepitosi risultati otte-nuti e per lo spettacolo pirotecnicoche dà sempre di sé in pedana.Gianmarco, lo si nota subito, è cari-cato a palla. E’ da giorni che è intensione per questa riunione e nonsolo per il lato tecnico, ma ancheper quello spettacolare: vuole ungran risultato, è teso come le corde

di un violino e in queste corde per-cepisce la musica di un 2,30 eanche di più. Salta in casa sua, haduemila spettatori – li ha preferiti auna possibile diretta tv – la guanciadestra rasata, la guancia sinistracon barba come nelle grandi occa-sioni; ha ingaggiato – sì, l’ha ingag-giata lui! – una banda di ottosuonatori di tamburo, così come haingaggiato uno sbandieratore di Of-fagna e l’ape mascotte della squa-dra di basket di Pesaro che gioca inserie A, e con questa anche la squa-dra di basket di Ancona; così comeha ingaggiato quattro b-boy di bre-akdance; in più ha orchestrato luciintermittenti e psichedeliche al-l’uscita dal tunnel e musiche spa-rate a tutto volume. E poi ci sonodue giovani speaker che galvaniz-zano il pubblico.Il ragazzo non sta fermo un attimo.Ma come? Invece di concentrarsi, dipensare alle problematiche dell’im-minente gara, se ne va in giro di quae di là, sventolando continuamentele braccia per salutare il pubblico,per abbracciare tutti quelli che in-contra, per compiere qualche rin-corsa, per abbozzare solo qualchesalto! Ma Tamberi è Tamberi e luipuò perché la frenesia che lo attana-glia è il suo modo di concentrarsi, dicalmierare le tensioni. Lui si caricacosì, nel modo più inimmaginabilepossibile. Tamberi, insomma, forse

oggi più che mai, è un vulcano ineruzione. È il padrone di casa a tuttigli effetti e, guardandolo orchestrareanche i vari addetti ai lavori, vien dapensare che qui dentro potrebbefare tutto quello che vuole, anche ri-tardare i tempi dei salti. Nel Palaindoor risuona persinol’Inno di Mameli. Tutti in piedi. Poi, agara in corso, Tamberi prosegue ilsuo festival. Si esibisce in otto splen-didi voli compresi tra il 2,14 inizialefino al vincente 2,32 finale (fallendoi tre tentativi a 2,34). Ad ogni saltoGimbo esulta, correndo e rimbal-zando di gioia, abbracciando i com-pagni, consolandoli quando vengonoesclusi dalla gara, dando il cinque adestra e a manca, travolgendo in unabbraccio la povera ape mascotte. Ilpubblico, da lui sempre incitato, logratifica con continui boati. Sulla pe-dana, sulle tribune si respira un’at-mosfera magica, surreale,surriscaldata. Ah, è vero, ci sonoaltri atleti in gara ma via, siamo sin-ceri, anche se questi atleti vengonosempre applauditi, il protagonista, ilmattatore, lo showmen della serataè lui, Gianmarco Tamberi. Ma chi hadetto che l’atletica è noiosa, che faaddormentare? Qui, oggi, non c’ènoia, c’è solo adrenalina, diverti-mento puro e una perfetta simbiositra saltatore e pubblico. Se è veroche l’Atletica ha bisogno di cam-biare, ebbene da qui partono più se-gnali. A buon intenditor… (anche seda più parti c’è chi per questo tipo diatletica storce il naso).

Ennio Buongiovanni

Ve-nerdì15 feb-

braio. A gara terminatada più di un’ora, è come se nellosplendido Palaindoor di Ancona,risuoni ancora lo scroscio dei bat-timani e degli applausi del pub-blico che hanno accompagnato isalti in alto di un manipolo diatlete tra le quali sono emerseElena Vallortigara (m.1,92) e Ales-sia Trost (m.1,88).Finché, verso le 18, ecco scoccareil momento dei saltatori. Se allaprova delle ragazze il pubblico eranumeroso, già al momento cheprecede l’entrata degli altisti ilpubblico è straripante: il Palain-door è stracolmo non solo in ogniordine di posti, ma presentaanche una sacco di spettatori che,non avendo trovato più seggiolini

Il Mattatore

portato il primato nazionale juniores a 9’18”33. Stop. Gliassoluti, per quanto ci riguarda, possono terminare qui.«Eppur si muove» ha sentenziato Antonio La Torre, il D.T.federale, incontrato alla fine delle tre giornate. Sembravaparticolarmente soddisfatto. Quando gli facciamo notareche non lo avevamo mai visto in questo stato sorride sor-nione, stringe gli occhi, piega la testa di lato e si lasciasfuggire un lungo sospiro. Qualcuno prova a metterlo indifficoltà chiedendo il numero dei convocati per gli Euro-pei in sala di Glagosw (1-3 marzo). Si lascia sfuggire al-cuni numeri «Saranno una ventina. Sembrano tanti manon è vero, non dimenticate che portiamo anche le staf-fette». Alla fine se ne contano 27. 14 uomini e 13 donne.

Spedizione piuttosto numerosa che non rispecchia, nesiamo convinti, la reale volontà del tecnico lombardo. Neavrebbe portati meno della metà. Che fa, comincia a ce-dere alle pressioni politiche? Azzardiamo qualche nomecandidato a una medaglia? Gianmarco Tamberi (alto),Claudio Stecchi (asta), triplo (uno dei tre), Elena Vallorti-gara (alto). Al resto della truppa si chiede di ben figuraree superare, o almeno avvicinare, i propri limiti. Il nuovocorso è iniziato. Per ora affacciamoci alla finestra, il tempoci dirà se anche sull’atletica italiana sta spirando il ventodel cambiamento. Ma che non prenda esempio da quell’al-tro venticello che spira sul Paese.

Daniele Perboni

Tricolorisotto tono

TaniaVicenzino,6.60 nellungo.(Foto Co-lombo/Fidal)

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femminile come deputati e senatorispesso dicono in tv, così come ilVAR (Video Assistent Referee) nonla Var come dicono calciatori egiornalisti tv!

Dimissioni sì o no?Non per riaprire sopiti rancori (nonda parte nostra) ma ricordate ilpezzo di Francesco Panetta pubbli-

cato dopo gli Europei diCross? “Tutti a casa”scrisse. L’articolo fu

messo in discussione all’in-terno del Comitato Provinciale Mi-lanese della Fidal e dopo unaquerelle du-rata qualchegiorno si de-cise (le dueparti d’ac-cordo, ovveronoi di Trekke-fild e il Comi-tato) disoprassederea qualsiasialtra collabo-razione. Perinciso loro pubblicavano da anni lanostra rivista “on line”. In quei

giorni ricevemmoda Vincenzo Leg-geri, segretariodel Comitato, unamail nella qualeannunciava le suedimissioni dallacarica, in seguito,appunto, allaquestione in og-getto. VincenzoLeggeri lo ab-biamo incontratoa Ancona, ha ri-badito la que-stione, ma sulsito della FidalMilano c’è ancorail suo nome. Co-noscendo Vin-cenzo, si pensache c’è qualcosache non funzionanel Comitato. Ono?

InnamoramentoInnamoramento e amore. Non illibro di Alberoni ma gli articoli chealcuni giornalisti dedicano a deter-minati atleti. In altre parole non ap-pena questi muovono i primi passi,si dedicano anima e corpo alle loropiccole e grandi imprese, diventanoi loro “visibili” uffici stampa, cercanodi sapere prima di tutti gli altri leloro mosse, i loro impegni. Non sba-gliano mai un colpo, sono sempre imigliori. Giusto così?

Dorando PietriSi prova un’emozione forte a visitare

la tomba di Dorando Pietri mortonel 1942. Ci sono stato esattamente77 anni dopo la sua morte avvenutail 7 febbraio (vedi foto sopra). Pietriè sepolto nel cimitero di ValleArmea (Sanremo). All’ingresso unsolerte addetto mi ha accompagnatosulla tomba di famiglia dove riposacon altre tre persone. Su di essa duerose e una busta chiusa rossa.

Futuro incertoCarissimi lettori, questo numero di-Trekkenfild potrebbe essere l’ultimoche leggerete. Perché mai? Ci siamostancati? Disturbiamo il manovra-tore? Siamo stati minacciati? Nulla ditutto ciò. Semplicemente il Mac e iprogrammi che usiamo per confezio-nare queste pagine sono obsoleti eogni tanto fanno i capricci. Già inpassato ci è capitato di rifare tutto...Dotarci di nuove macchine e pro-grammi costa. Quindi se un belgiorno Trekkenfild sparirà sarà soloquestione di costi...

Ci sono giornate che ti re-galano emozioni, comequella che ho trascorsocon Filippo Tortu all’iniziodi febbraio, a bordo pistaper seguire il suo allena-mento in riva al mare aSanremo, nella splendidalocalità di Pian di Poma.Poi ci sono giornate comequella di domenica 10 feb-braio che non avresti maivoluto vivere. Ricevereuna telefonata poco primadi cena che ti avvisa cheMaura Viceconte si è toltala vita, una notizia che tilascia ammutolito, incre-dulo, sconcertato. Chiscrive aveva avuto occa-sione di incontrarla nel-l’ultimo anno in duefortunate occasioni. Laprima a Venaria Reale era

gennaio, ma sembrava giàprimavera, alla Mandria(Torino) con tanti altriamici piemontesi. Eratempo che non la incon-travo, da qualche anno, ilsuo sorriso, la sua sponta-neità, il modo gentile diporsi, la sua educazione siè palesata ancora unavolta nel salutarmi. Poimesi dopo, e qui siamoquasi alla fine del 2018,un invito alla proiezionedel suo docu-film. Primavia internet, poi un paio ditelefonate gioiose, co-m’era stato anche duranteil periodo in cui lei atleta,io dall’altra parte(stampa) ci siamo incon-

trati. A parte il recordsulla maratona e il bronzoagli Europei di Budapest’98 (ero presente), mipiace ricordare il suo ti-tolo italiano a Cesano Bo-scone nel 1994. Quelgiorno nell’immediato hin-terland milanese, ho com-mentato per il pubblico lasua vittoria. Maura il 30novembre presentandol’opera del regista LuigiCantore, scritta da Remi-gio Picco, era l’immaginedella felicità, attorniata daex atlete che lei stessaaveva sfidato durante lasua carriera: da FrancaFiacconi a Maria Curatolo,da Laura Fogli a Ornella

Ferrara, vi erano pure lecompagne della nazionaledalla marciatrice RossellaGiordano alla velocistaDaniela Graglia fino a Pa-trizia Cassard e poi an-cora AlessandroLambruschini, MaurizioDamilano, i tecnici LucioGigliotti e Renato Canova,gli amici Andrea Pellissiere Paolo Germanetto, oltread almeno trecento per-sone che hanno affollatouna sala a Villar Dora,dove quella sera fu pro-iettata La corsa il miomodo di vivere. Mauraera una donna felice, il fi-glio Gabriele di 8 anni, illavoro nella stessaazienda che le aveva per-messo di correre comeuna professionista. Qual-

cosa che noi non potremomai sapere è il perché delgesto. Pare che nessunsegno nel suo comporta-mento negli ultimi giornipotesse fare pensare aqualcosa di tragico. Tuttala comunità valsusina è ri-masta affranta e incre-dula, come il mondodell’atletica. Alle sue ese-quie l’amico FrancescoPanetta (presente) mi hariferito che la chiesa nonè stata sufficiente adospitare tutte le personeche le hanno reso omag-gio. Maura ora sta cor-rendo sulle nuvole, con ilsuo sorriso semplice chel’ha sempre accompa-gnata, una maratona dopol’altra.

Walter Brambilla

Di tutto un po’

Ciao Maura

Basta GazzettaMartedì 29 gennaio, Giorgio Lo Giudice,giornalista romano della “Gazzetta delloSport” (ora in pensione) sul suo profiloFacebook pubblica qualcosa che somigliaa un grido di dolore. Grido che tutte lemaestranze di Trekkenfild (giornalisti,impiegati, fattorini, facchini, autisti epoligrafici) condividono pienamente.Oggi ho preso una decisione per meimportante, anche se a prima vistasuperficiale. Ho deciso di non compe-rare più, dopo 62 anni ininterrotti, LaGazzetta dello Sport. Giornale alquale ho dato circa 50 anni della miavita, professionale e non. Non neposso più, non mi ci riconosco, nontrovo più nulla che possa essere di in-teresse, notizie, risultati e che altro.Interi sport misconosciuti, entrano incronaca solo se ci sono incidenti gravio cronaca nera. Cairo si metterà a ri-dere, sono contento per lui. Se è que-sta la gazzetta che vuole se la tenga.

Ad oggi avevo mancato 14volte la gazzetta in oltre ses-santa anni, di cui cinque per-chè ero su un letto d'ospedaledopo un intervento e nonavevo proprio voglia di leg-gere e pensare allo sport.Quattro negli ultime settemesi perchè non sono riuscito a tro-varla. Nelle edicole ne arrivano pochecopie e finiscono subito. Una voltasono arrivato in macchina a Terminiper comprarla. Ora mi sono stancatoe stufato e non mi va certo di arrivarea Via Campania in redazione perprenderla gratis, non è nel mio stile.Mi spiace per Valerio, Massimo, Ste-fano, Andrea ed i pochi rimasti di unaredazione romana distrutta e per ipochi amici rimasti a Milano da Nico-lino Cecere, ultimo rivisto in ordine ditempo a Seb, Bianchi ed altri. Speroche la gazzetta, magari quando non cisarò più o prima, torni a ritrovare sestessa ed i lettori; se lo merita la sua

storia, non chi sta dentro a di-rigerla o chi l'ha comprata perun mero fatto di guadagno eper avere la pagina giornalierasui pianti della Var. Sarebbebello ricordare a qualcuno chenel Lazio oltre a due squadredi calcio (anzi sono tre il Fro-

sinone, ma se ne accorgono unavolta a settimana, forse) ci sono 5squadre di basket in A, altrettante dipallavolo e sei delle prime otto so-cietà italiane di atletica per non par-lare di nuoto (non c'è solo laPellegrini per fortuna) ed altro an-cora. Forse è per questo che sonostate cancellate le pagine romane so-stituendole con un articolo in piùsulla Roma (che generosità). È an-dato tutto distrutto e dimenticato. Irisultati, specie quelli dell'atleticatanto li trovo sul sito Fidal come miha detto un cronista della gazza mac'è ben altro. Davvero? Cosa? Buonlavoro a tutti.

Costi e beneficiAnche noi prima o poi dovremofare i cosiddetti conti. Spieghia-moci: da più parti si sente parlaredi costi e benefici, è un giochettoche faremo anche noi (Walter e Da-niele). Per capirci meglio, quantocostano i numeri di Trekkenfild chespediamo da oltre sei anni? Quantespese abbiamo sostenuto? Quantesaranno in futuro?

Quanto pa-gano, se pagano, ipochi collaboratori?Dove trovano i finan-ziamenti per le nu-merose trasferte?Quali i ritorni? Do-mande alle quali risponderemmovolentieri. Sempre se trovassimochi le pone, ma ne dubitiamomolto, anzi moltissimo.A proposito abbiamo parlato dicosti e benefici, subito si pensa alTAV (Treno Alta Velocità). Si dicee si scrive il Tav (maschile) e non

Page 6: n. 67 · mi n a no il P al a s p o rt di A n c o n a. M etti che il sottoscritto sia stato avvisato solo a metà dicembre che gli Assoluti erano fissati su tre giorni e non due. Metti

Come ormai notoalla gran partedegli aficionadosdel nostro mondo,agli inizi di feb-braio la IAAF ha

ufficializzato alcune propo-ste della Race Walking Committee (Commissisonedella marcia, presieduta, da tempo immemore, da Mau-rizio Damilano). Proposte che tendono a cancellare dalprogramma atletico la 50 e la 20 chilometri, per sosti-tuirle con la 30 e la 10 chilometri e che saranno votatenella prossima riunione del Consiglio IAAF (Doha, 10-11marzo). Inoltre si proponedi inserire uno specialecontrollo elettronico perpizzicare chi infrange l’au-rea regola della sospen-sione, controllo basato suuna speciale soletta da ap-plicare alle scarpe degliatleti. Il progetto, natural-mente, è nato da un invitodel Comitato Olimpico in-ternazionale. Motivo dellarivoluzione? Rendere piùappetibile al pubblico tele-visivo lo spettacolo deimarciatori che si dannanol’anima sulle strade infuo-cate. Per farla breve, sonotroppe le ore dedicate aipuzzapiedi: quattro gare(uomini e donne) sulle di-stanze classiche “rubereb-bero” circa sei ore aiprogrammi televisivi. Riducendo il tutto alla comme-dia dei 30 e dei 10 si arriverebbe alla metà. Decennidi epiche sfide, centinaia di campioni verrebberocosì relegati in soffitta, declassati a rimasugli delpassato, buoni solo per che cosa? Rimembranze. Il busi-ness non conosce pietà. E neppure i soloni del CIO edella IAAF. Come scriveva Giorgio Bocca nel 1962, inuna famosa inchiesta pubblicata sul “Giorno”: Faresoldi, per fare soldi, per fare soldi: se esistono altreprospettive, chiedo scusa, non le ho viste.Ora si punta su altri sport, più moderni e spettacolari. Re-centemente sembra abbiano riscoperto la breakdance (lavorrebbero inserire nel programma di Parigi 2024), op-

pure il surf da onda (aTokyo 2020 ci sarà). Di-menticandosi che questispettacoli esistono da de-cenni. La breakdance si svi-luppò nel Bronx agli inizidegli anni ‘70, mentre del

surf ne parla addirittura il capitano James Cook nei suoidiari mentre esplorava la Polinesia.Naturalmente la notizia in brevissimo tempo ha fatto ilgiro del mondo e numerosi comitati sono nati per cercaredi scongiurare “l’orrendo delitto” come etichettato daqualcuno. A tal proposito è nata una pagina Facebook

(www.facebook.com/LaMarciaCom)oltre all’hashtag #savetheracewalkingnel tentativo, appunto, di salvare la mar-cia nei suoi classici chilometraggi. Giàhanno preso posizione campioni comel’olimpionico slovacco Matej Toth e ilfrancese Yohann Diniz, campione mon-

diale a Londra 2017. Ma come stanno vivendoquesti momenti gli addetti ai lavori? Natural-mente i fratelli Damilano sostengono la tesi del“se vogliamo salvare veramente la marcia nonci resta che adeguarci”. Realisti forse più delre. Anche se gli esperti di politica olimpica euomini vicini al presidente Sebastian Coe nonhanno dubbi: si farà, senza se e senza ma. Ilmeccanismo si è messo in moto e difficilmente

si riuscirà a bloccarlo. A tal proposito abbiamo interpellato Pietro Pastorini,uomo che da oltre cinquant’anni vive di marcia, si nutredi marcia, respira marcia, insegna marcia, è stato marcia-tore, prega e lotta per la marcia, senza la marcia non esi-sterebbe, come ha fortemente sottolineato. Per tutto ciò,all’inizio dell’anno, è stato insignito del “Premio alla virtùcivica Panettone d’Oro”, nato a metà degli anni ‘90 comericonoscimento alle persone che si sono distinte per leloro virtù civiche. Ecco la motivazione: “Come impegnopolitico, negli anni ’70 ha portato l’atletica leggera aQuarto Oggiaro, al Gallaratese e alla Comasina ac-cettando di allenare alla corsa gratuitamente tutti iragazzi senza discriminazione, per poterli togliereda dipendenze pericolose. Così ha vinto tutto ciò chesi poteva vincere, mandando decine di giovani supodi mondiali. Da ottantenne continua ad allenarecon l’entusiasmo di un ragazzino, considerando losport una filosofia di vita”.Lo raggiungiamo al telefono mentre, in auto, sta se-guendo il suo allievo Stefano Chiesa sulle strade di Lo-mello. «Cosa vuoi che ti dica, sono incazzatissimo. È unmacigno che mi è, ci è, crollato addosso. Ne ho parlatocon tanti, tantissimi, anche con Sandro Damilano (cheda alcuni anni segue i marciatori cinesi, specialmente glispecialisti della 20 ndr). La conclusione? Dobbiamo ras-segnarci. O accettiamo oppure spariremo. Questa è latriste realtà. Ma dobbiamo anche fare un sincero “meaculpa”. Fra i maggiori colpevoli di questa situazione cisiamo anche noi. Il nostro è un mondo litigioso, doveprevale, troppo spesso, l’appartenenza a questa o aquella chiesa. Senza parlare dei giudici...». E qui il buonvecchio si ferma. Non vuole ferire nessuno, così prose-guiamo noi, sapendo di interpretare pienamente il suopensiero. Incompetenza, voglia di protagonismo, appli-cazione insulsa e alla lettera del regolamento tecnico,senza distinzione fra un campionato mondiale o una ga-retta provinciale di ragazzini inesperti. Classico esempioi recenti tricolori indoor di Ancona. Partiti in cinque ar-rivati in tre. Due squalificati, fra cui quel Massimo

Stano, quartoagli Europeidi Berlino2018. E qui siinnesca la po-lemica deipochi atletiche si schie-rano al via indeterminateprove. Sen-tiamo ancoraPietro «Per-ché mai, iodirigente di

società,dovrei spen-dere soldi etempo per schierareun mio atleta sapendo già in par-tenza che ha grandi probabilità di essere squalificato?Certe occasioni, come appunto i campionati indoor, de-vono essere vissute come gare “propedeutiche”, di avvi-cinamento; servire per abituare il pubblico al gesto dellamarcia, oltre che dare un minimo di soddisfazione al-l’atleta e alla società». Ma questo troppo sovente i giu-dici non lo comprendono. Ancora parole nostre... «Purtroppo – continua Pastorini – la marcia non fa spetta-colo, non attira interessi economici e noi dobbiamo ren-derci conto che tutto ormai, e lo affermo con rammarico,è spettacolarizzazione e denaro. Dobbiamo accettare checi taglino le distanze oppure, ripeto, sparire, e io questonon lo voglio. Come si dice dalle nostri parti Vürì murìbrav’om? (Traduzione per i non lombardi, volete morirebrav’uomo?, o accetti o muori)».Con quale spirito affrontano tecnici e atleti un similescempio, un tale cambio di programma che comporterà,inevitabilmente, il mutare della preparazione? «Grandiproblemi non ne avremo. Ora ci stiamo preparando per la50, fra un paio d’anni per la 30 o per la 10. Tecnicamente efisicamente non si tratta di un grande stravolgimento dellavoro. Come ha sottolineato uno scienziato giapponese,grande studioso di marcia “in fin dei conti si tratta sempredi marciare”. Per quanto riguarda le famose solette, nonso come potranno convivere le nuove regole con le nuovetecnologie. Ma chi è in grado di marciare correttamentenon avrà problemi, così come non ne ha ora».Conclusioni: comunque vada a finire la “saga” della mar-cia, questa continuerà ad essere vitale, viva e presente. Laresilienza non è forse una caratteristica peculiare dei Sa-piens Sapiens?

Daniele Perboni

O marcia o muoriRivoluzione nel mondo del “tacco e

punta”. Cio e Iaaf intendono abolire la50 e la 20 sostituendole con la 30 e la 10

chilometri. Nasce un movimentospontaneo per difendere la specialita.

Marciatori indifesa dellatradizione. Sopra: loslovacco,campioneolimpico in caricadella 50 km,Matej Toth.A fianco: GiorgioRubino.Sotto: LeonardoDei Tos eValentina Trapletti.

Michele Antonelli eFederico Tontodonati.