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Meccanismi di rafforzamento nei metalli Ing. Nadia Ucciardello

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Meccanismi di rafforzamento nei metalli

Ing. Nadia Ucciardello

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Numerosi processi fisici possono essere sfruttati per migliorare le proprietà

meccaniche dei metalli. I principali fra questi meccanismi sono connessi con:

• dimensione del grano cristallino,

• strutture con più fasi metalliche,

• indurimento da soluzione solida,

• indurimento da precipitazione,

• indurimento dovuto a dispersione di particelle ceramiche fini,

• rafforzamento dovuto a fibre,

• strutture di incrudimento,

• orientazione preferenziale dei grani cristallini (tessiture).

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Dimensione del grano cristallino

I bordi di grano hanno grossa influenza sulla deformazione plastica. A bassa

temperatura essi sono di ostacolo al moto delle dislocazioni. Pertanto la

resistenza del metallo aumenta se la dimensione media del grano decresce;

questo comportamento è descritto dall’ equazione di Petch-Hall:

dove 0 è lo sforzo di snervamento, i lo stress che si oppone al movimento

delle dislocazioni (stress di frizione), K la costante di disancoraggio e D la

dimensione media del grano.

2

1

0

Di

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Ad alta temperatura (T 0.5 TM) la deformazione può aver luogo per scorrimento

del bordo di grano. Questo fenomeno diventa sempre più prominente man mano

che aumenta la temperatura e che si abbassa la velocità di deformazione. La

restrizione della deformazione ai bordi di grano è una delle principali cause di

rottura ad alta temperatura. Siccome le impurità tendono a segregare ai bordi, la

frattura intergranulare è fortemente influenzata dalla composizione.

La deformazione di scorrimento dei giunti intercristallini diventa predominante al

di sopra della Temperatura Equi-coesiva. Sopra questa temperatura i bordi di

grano costituiscono zone di debolezza del cristallo quindi la resistenza del

materiale aumenta al crescere della dimensione di grano.

Per contro, sotto la temperatura equi-coesiva, grani più piccoli implicano

maggiore resistenza meccanica come descritto dalla legge di Petch-Hall.

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Il ruolo giocato dalla dimensione del grano nella deformazione plastica è

stato spiegato da Petch-Hall nel seguente modo.

Tutte le dislocazioni sono ancorate e immobili finchè non si raggiunge il

carico di snervamento. Qui la deformazione inizia dapprima in un solo grano

con orientazione favorevole rispetto al carico esterno applicato. Una

sorgente S emette dei loop di dislocazioni. Ciascun loop, una volta partito, si

muove verso il bordo di grano dove viene fermato. Le dislocazioni impilate al

bordo (pile ups) producono una concentrazione di sforzo nel grano

adiacente. Se questo è sufficientemente alto vengono attivate sorgenti nel

grano vicino, le quali a loro volta produrranno altri loop e così via. In questo

modo la deformazione plastica si propaga attraverso tutto il campione.

S l

Bordo di grano

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Lo sforzo agente ad una distanza l dal capo di un pile up di dislocazioni

vale:

dove s è lo sforzo di taglio medio risolto nel piano di scorrimento. Risulta

chiaro che sarà possibile aver valori di più alti con dimensioni di grano D

maggiori.

Sl

D

2

1

43

2

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Strutture con più fasi metalliche

Solo poche leghe permettono una completa solubilità di 2 o più elementi, la

maggioranza delle leghe commerciali presenta 2 o più fasi. I tipi di

microstrutture, che in genere si osservano, possono essere sostanzialmente

di due tipi:

a) le dimensioni dei grani della fase 1 e della fase 2 sono confrontabili,

b) una fase è dispersa nei grani dall’altra e ha grani di dimensioni molto più

piccole.

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Un altro aspetto importante inoltre riguarda la duttilità delle fasi presenti. In

alcuni casi il rafforzamento è dovuto a particelle non duttili. L’origine di

queste seconde fasi non duttili può essere un processo di precipitazione

(p.e. i carburi negli acciai) oppure una dispersione dall’esterno (p.e.

particelle ceramiche).

In questo punto ci occuperemo del caso in cui tutte le fasi sono duttili e

quindi si deformano plasticamente.

Molti fattori giocano un ruolo nel processo di indurimento dovuto ad una

seconda fase:

1. dimensione, forma, numero e distribuzione delle particelle della seconda

fase,

2. la resistenza meccanica, la duttilità ed il comportamento durante

incrudimento di matrice e fase secondaria,

3. orientamento e grado di combaciamento delle 2 fasi,

4. energia di interfaccia e legame di interfaccia tra le diverse fasi.

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È praticamente impossibile variare in modo indipendente questi fattori e quindi

valutare i singoli contributi alle proprietà globali del materiale.

Se entrambe le fasi sono duttili e se i loro contributi alle proprietà della lega

bifasica sono indipendenti, per prevedere il comportamento meccanico della

lega si possono fare 2 ipotesi estreme, schematizzate in fig. (a-b):

1) la deformazione è uguale in ogni fase,

2) lo stato tensionale è uguale in ogni fase.

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Indurimento da soluzione solida

L’introduzione di atomi di soluto in soluzione solida nel reticolo del solvente

produce una lega più forte del metallo puro. L’effetto di rafforzamento

aumenta al crescere della concentrazione del soluto

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Nel reticolo del solvente gli atomi di soluto possono sostituirsi ad atomi di

solvente (soluzione solida sostituzionale) oppure occupare posizioni

interstiziali (soluzione solida interstiziale). Le specie che formano soluzioni

solide interstiziali sono quelle (H, C, N, O, B) con atomi di piccola

dimensione rispetto a quella degli atomi del solvente.

Quando invece la dimensione degli atomi di soluto e solvente è

comparabile, il soluto non può occupare posizioni interstiziali e si formano

soluzioni solide sostituzionali.

Vari fattori debbono essere presi in considerazione per spiegare

l’indurimento da soluzione solida. I più importanti sono:

1. Dimensione relativa.

Gli atomi di solvente e soluto hanno diverse dimensioni per cui l’

introduzione di soluto nel reticolo del solvente comporta una distorsione

reticolare , tanto maggiore quanto più alta è la sua concentrazione:

dove a è il parametro di cella della matrice e c è la concentrazione del

soluto.

dc

da

a

1

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2. Interazione elettrica

La nuvola elettronica presente nel metallo tende a resistere alla

compressione e quindi cerca di ridistribuirsi nel cristallo. Gli elettroni hanno la

tendenza a muoversi dalla zona in compressione di una dislocazione verso

la zona in tensione dando così luogo alla formazione di un dipolo elettrico.

D’ altra parte, in un solvente monovalente gli elettroni di extra-conduzione

introdotti da un atomo polivalente tenderanno ad allontanarsi lasciando un

eccesso di carica positiva attorno allo ione di soluto. Questo determina un’

attrazione elettrica tra il soluto e le dislocazioni, che si comportano come

dipoli elettrici.

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3. Interazione chimica (interazione di Suzuki)

Certi metalli presentano dislocazioni dissociate che delimitano una regione

(stacking fault) dove la struttura periodica del reticolo è alterata. Il soluto

preferenzialmente si dispone nelle regioni di stacking fault e, alterando

localmente la composizione chimica, abbassa l’ energia di stacking fault

provocando una maggiore spaziatura tra le dislocazioni parziali.

4. Interazione configurazionale (effetto Fischer)

Quasi mai il soluto è distribuito a caso, spesso assistiamo alla formazione di

aggregati con forme di ordine a breve raggio.

Il passaggio di una dislocazione attraverso una zona dove esistono legami A-B

tende a ridurre il numero di questi legami attraverso il piano di scorrimento.

Questo farà crescere l’energia del sistema se i legami A-B sono quelli favoriti.

Pertanto la presenza di fenomeni di ordine a breve raggio ostacola il movimento

delle dislocazioni.

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La resistenza al moto delle dislocazioni dovuta a uno o più dei fattori descritti

determina il rafforzamento del metallo. Tuttavia, se la linea di una dislocazione

rimanesse diritta durante tutto il movimento, l’effetto complessivo delle interazioni

con atomi di soluto disposti casualmente sarebbe nullo. Il rafforzamento dei

metalli da soluzione solida viene spiegato dalla teoria di Mott e Nabarro, secondo

la quale le dislocazioni non rimangano diritte ma si flettono per rendere minima

l’energia di interazione con i difetti puntuali. Dunque una linea di dislocazione non

si muove tutta intera ma si muovono segmenti di linea, che si piegano attorno

alle regioni dove più alta l’energia di interazione con i difetti di punto

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5. Interazione con super-reticoli

Numerose leghe possono formare strutture aventi ordine a lungo raggio

(super-reticoli).

Gli atomi delle due specie A e B non sono disposti nel reticolo a caso ma

secondo uno schema. Il passaggio di una singola dislocazione attraverso

una zona del materiale, che presenta ordine a lungo raggio, provoca uno

slittamento pari ad un passo reticolare rompendone l’ordine. La superficie

che divide le due porzioni di reticolo ordinato fuori fase si chiama bordo di

antifase.

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Nell’ esempio in fig, dopo il passaggio della dislocazione, atomi della stessa

specie si fronteggiano lungo il bordo di antifase mentre prima del passaggio

ogni atomo di tipo A aveva di fronte un atomo di tipo B e viceversa.

La formazione di un bordo di antifase aumenta l’ energia libera di Gibbs del

sistema pertanto è molto difficile che una singola dislocazione riesca a

muoversi attraverso una struttura ordinata a lungo raggio. In genere, per

attraversare un super-reticolo, le dislocazioni si muovono a coppie (super-

dislocazione) in modo tale che lo slittamento dovuto al passaggio della

seconda dislocazione ripristini l’ordine interrotto dal passaggio della prima. Il

movimento accoppiato delle dislocazioni è una caratteristica propria della

deformazione dei reticoli con ordine a lungo raggio ed è alla base della

grande resistenza meccanica delle leghe che presentano questo fenomeno

in tutto il materiale o solo in alcune sue porzioni.

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In fig. si può vedere la struttura di una superlega a base Ni per applicazioni

aeronautiche. La fase ordinata ’ si presenta come zone di forma squadrata

incluse in una matrice disordinata.

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Esistono diversi tipi di reticoli ordinati e numerosi sistemi metallici possono

dar luogo a leghe ordinate. La fig. mostra alcune tra le strutture più comuni.

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Indurimento da precipitazione

La formazione di precipitati in una lega metallica costituisce di fatto un

ostacolo al movimento delle dislocazioni e quindi provoca un

miglioramento delle proprietà meccaniche. Ricordando che la tensione

critica per incurvare una dislocazione ancorata ai suoi estremi è

inversamente proporzionale alla distanza tra i punti di ancoraggio, si può

capire come, a parità di volume della seconda fase, una popolazione di

tanti precipitati di piccola dimensione produca effetti superiori a quelli

dovuti a pochi precipitati di taglia superiore. Infatti la distanza media tra i

precipitati è minore nel primo piuttosto che nel secondo caso.

A differenza di quanto si verifica con dispersioni di ossidi o altre particelle

ceramiche, i precipitati possono essere eliminati mediante un trattamento

termico al di sopra della temperatura di solvus dei precipitati stessi.

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Molti sistemi metallici presentano il fenomeno della precipitazione. Questa

avviene in genere attraverso sequenze di precipitazione in cui si arriva ad

avere precipitati stabili passando per strutture intermedie metastabili come

mostrato nella seguente tabella.

Metallo base Lega Sequenza di precipitazione

Alluminio Al-Ag GPZ (sfere) ’ (placchette) (Ag2Al)

Al-Cu GPZ (dischi) ’’ (dischi) ’ (placchette) ) (CuAl2)

Al-Cu-Mg GPZ (bastoncelli) S’ (listarelle) S (CuMgAl2)

Al-Zn-Mg GPZ (sfere) ’ (placchette) (MgZn2)

Al-Mg-Si GPZ (bastoncelli) ’ (bastoncelli ) (Mg2Si)

Rame Cu-Be GPZ (dischi) ’ (CuBe)

Cu-Co GPZ (sfere) (placchette)

Ferro Fe-C Carburo (dischi) Fe3C (placchette)

Fe-N ” (dischi) Fe4N

Nichel Ni-Cr-Ti-Al ’ (cubi o sfere)

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Indurimento dovuto a dispersione di particelle ceramiche fini

La dispersione di una seconda fase, insolubile nella matrice metallica e

costituita da piccole particelle, in genere ceramiche, produce un indurimento

del materiale (indurimento da dispersione). Un fenomeno per certi aspetti

simile è l’indurimento da precipitazione o invecchiamento. La differenza tra

queste forme di indurimento sta nel fatto che nelle leghe, che induriscono per

precipitazione, la seconda fase è solubile ad alta temperatura ma non a

bassa temperatura mentre nella lega indurita per dispersione di particelle

ceramiche fini essa non è mai solubile. In questo caso la interfaccia tra

matrice e seconda fase è incoerente.

Le particelle possono agire come barriere verso il moto delle dislocazioni in

due modi sostanzialmente diversi:

- possono esser attraversabili dalle dislocazioni tuttavia con una tensione

applicata molto più alta di quella necessaria per muovere le dislocazioni nella

matrice (I° Meccanismo),

- possono essere impenetrabili cosicchè le dislocazioni potranno superarle

solo con brusche variazioni di curvatura (II° Meccanismo o di Orowan).

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Rafforzamento dovuto a fibre

Materiali di alta resistenza meccanica e con alto rapporto resistenza-peso

possono esser ottenuti incorporando in una matrice duttile delle fibre con

grande resistenza meccanica ed un alto valore del modulo elastico E. Tipici

materiali per fibre sono Al2O3 (whiskers), boro, grafite e fili metallici (per

esempio di tungsteno).

I materiali rinforzati con fibre fanno parte dei Materiali Compositi. La Fig.

mostra la struttura di un composito di grande interesse per applicazioni nei

motori aeronautici. La matrice è costituita dalla lega di titanio, Ti6Al4V, il

rinforzo da fibre di SiC disposte lungo una direzione.

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Nell’ ambito dei compositi una distinzione importante deve essere fatta tra

i materiali rafforzati con fibre e quelli rafforzati per dispersione di particelle.

Nei materiali rafforzati con fibre sono queste a sopportare praticamente

tutto il carico mentre la matrice serve per trasmettere il carico alla fibra,

per proteggere le fibre da danneggiamenti superficiali e per separare le

singole fibre. Nei compositi con particelle il rafforzamento dipende

principalmente da fenomeni di incrudimento che le particelle inducono

nella matrice.

Poiché matrice e fibre hanno moduli elastici alquanto diversi, quando il

materiale viene messo in trazione lungo l’asse delle fibre, si determina un

complesso campo di sforzi nel provino. La figura seguente mostra l’

andamento dello stress di taglio lungo la fibra.

Fibra

Matrice

L

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Lo stress di taglio subisce un brusco aumento in prossimità dell’ estremità

della fibra ed esiste la possibilità di deformazioni plastiche se si supera il

valore di soglia. Affinché l’efficacia della fibra possa esprimersi è necessario

che il flusso plastico non raggiunga il centro della fibra prima che questa sia

giunta in condizioni di cedimento.

Si può dimostrare che esiste una lunghezza critica Lc per le fibre pari a

dove f è lo sforzo di frattura di una fibra di diametro d in una matrice che

inizia a deformarsi plasticamente per uno sforzo di taglio 0 .

Quando le fibre sono più lunghe di Lc il materiale cede per rottura delle fibre

quindi si realizzano le condizioni ottimali e la resistenza è massima.

Le curve sforzo-deformazione di materiali compositi con rinforzo di fibre

mostrano 4 stadi :

1. fibra e matrice si deformano elasticamente;

2. la matrice si deforma plasticamente mentre la fibra è ancora in

deformazione elastica;

3. fibra e matrice subiscono deformazione plastica;

4. la fibra si rompe e con essa il materiale composito.

ofcdL 2/

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Strutture di incrudimento

Come si è già detto, a seguito della deformazione plastica a freddo i

metalli incrudiscono. La densità di dislocazioni può aumentare di alcuni

ordini di grandezza per alti tassi di deformazione: da valori di 106-107 cm-2

tipici di metalli non incruditi si può passare a valori di 1010-1011 cm-2.

Questo comporta un generale rafforzamento del metallo, in particolare un

aumento della sua durezza.

Le strutture di deformazione, cioè le strutture di dislocazioni che si

originano con la deformazione plastica, variano da metallo a metallo.

Nei metalli con alta energia di stacking fault (p.e. Ni e Al) si osservano

strutture a celle Le dislocazioni si dispongono a formare i muri delle celle.

Nei metalli con bassa energia di stacking fault (p.e. acciaio AISI 304, Ag)

si osservano filari co-planari di dislocazioni.

Struttura a celle Dislocazioni co-planari

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Tessiture

I monocristalli in genere hanno proprietà (meccaniche, elettriche, magnetiche,

ottiche ecc.) molto diverse nei diversi piani e direzioni cristallografiche. In altre

parole, essi presentano una spiccata anisotropia. Nei policristalli sono presenti

tanti grani e, se le loro orientazioni sono perfettamente casuali, il carattere

strettamente direzionale delle proprietà si viene a perdere. Tuttavia, è raro che

un metallo abbia i grani orientati in modo perfettamente casuale.

Trasformazioni di fase, deformazione plastica e ricristallizzazione sono i

principali fenomeni, che inducono orientazioni preferenziali dei grani, cioè

tessiture. I principali fattori che influenzano una tessitura sono:

•composizione della lega (impurità, presenza di seconde fasi etc.),

•grado, modalità e temperatura di deformazione plastica,

•eventuali differenze tra superficie e strati più interni,

•temperatura di rinvenimento,

•velocità di riscaldamento alla temperatura di trattamento termico.

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Pertanto i materiali metallici di interesse ingegneristico presentano

sempre caratteristiche meccaniche diverse in direzioni diverse. Le

tessiture possono avere un carattere più o meno marcato in dipendenza

della storia termo-meccanica del materiale e così anche le proprietà

meccaniche avranno una direzionalità più o meno spinta. Per esempio,

in una lamiera con tessitura le proprietà meccaniche dipendono dalla

direzione .