MADRETERRA 33 - SETTEMBRE 2012

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www.madreterranews.it MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA Anno III - N. 33 - SETTEMBRE 2012 PALMI & DINTORNI OMAGGIO 12 AGOSTO 2012

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MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA

Anno III - N. 33 - SETTEMBRE 2012

PALMI & DINTORNI

OMAGGIO

12 AGOSTO 2012

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SOMMARIO

REGISTRAZIONE AL TRIB. DI PALMI Nr. 1 / 2010

Anno III - Numero 33 - Settembre 2012 Direttore respons.: Francesco MassaraCoordinatore: Paolo Ventrice

Collaboratori di REDAZIONE di questo numero.

Saverio Petitto Walter CricrìCettina Angì Salvatore De FranciaNella Cannata Giuseppe Cricrì

Hanno collaborato per questo numero anche: Salvatore De Francia, Bruno Vadalà, Pasquale Frisina, Giuseppe Magazzù

Editore: Associazione Culturale MadreterrraSede Palmi-Via ss.18 km 485.30P.I. 02604200804Cod. Fisc. 91016680802Mobile-Paolo Ventrice 335 6996255e-mail: [email protected]

Progetto Grafico: Saverio Petitto-Walter Cricrì-Paolo VentriceImpaginazione grafica: Paolo Ventrice Progetto e cura sito web:S. De Francia-D. Galletta Stampa: GLF sas -Via Timpone Schifariello Zona P.I.P. II Traversa-87012 Castrovillari (Cs)

Egregio dottor Giovanni Barone, le elezioni del 20 Maggio hanno decretato la sua vittoria sull’altro candidato, Dott. Boemi. La cittadinanza palmese ha riconosciuto in lei il nuovo rappresentante della nostra beneamata cittadina, dopo un periodo di turbolenze politiche e di commissariamento.

Vogliamo innanzitutto congratularci per il brillante risultato ottenuto. Esso giunge a coronamento di una onorata car-riera e di molti anni di dedizione e di impegno politico.

Desideriamo inoltre porgerle i nostri più fervidi auguri ed esprimere la speranza che durante il suo mandato possa la-vorare bene nell’interesse della cittadinanza e nel rispetto della sua onorabilità.

E’ desiderio di ogni uomo che le proprie opere ed il proprio pensiero possano essere tramandate ai posteri. In quest’ot-tica e nell’interesse comune, ci auguriamo che lei possa raggiungere tale obiettivo.

Siamo consapevoli delle difficoltà di gestire la cosa pubblica con rettitudine, onestà e determinazione. Molti sono gli ostacoli che si frappongono in questo lungo cammino! Ciononostante, continuiamo a sperare in un uomo che riesca a ri-sollevare le sorti della nostra città e la riporti alle glorie del passato.

La natura è stata molto generosa con questa perla del Tirreno, incastonata tra la costa ed il Monte Sant’Elia, baciata dal sole nove mesi all’anno e ventilata dalla dolce brezza marina anche nei mesi più caldi. Tuttavia gli uomini non sem-pre meritano i doni che la natura profonde a piene mani, vero è che nel corso degli ultimi anni, un vero patrimonio è stato letteralmente depredato e sperperato da molti ingrati cittadini nonché amministratori in mala fede. E’ facile co-munque prendersela con gli altri perché, in fondo ….”gli altri siamo noi”….

Pertanto, ritengo che sia del tutto inutile riporre le speranze in un’unica persona. Il primo cittadino deve essere soste-nuto da tutti, perché solo l’unione può fare la forza, in particolare ciò risulta vero in questi momenti di grave crisi nazio-nale ed internazionale.

Non le chiediamo dunque promesse, che spesso risultano vane ed irrealizzabili, ma solo impegno, determinazione e lavoro giornaliero per ricostruire, mattone su mattone, una nuova città. Che rinasca dalle ceneri di un glorioso passato, ma che sia in grado di rimettersi al passo con i tempi, riscoprendo le proprie tradizioni di civiltà e cultura. Ci auguriamo inoltre che sappia crescere e rappresentare nuovamente il punto di riferimento sui comuni vicini, che non posseggono certamente le nostre fortune geografiche e l’immenso patrimonio culturale (Scuole, uffici, tribunale, sanità) che ci la-sciarono i nostri nonni.

Auspichiamo che la nostra amata Palmi torni a fornire nuove opportunità di lavoro ai giovani, che siano in tal modo in-vogliati a restarvi e a non fuggire verso lidi migliori, risucchiando così la nuova linfa vitale alla nostra città.

Ritengo con queste poche parole di rappresentare i desideri e le speranze del suo fedele elettorato ed invito tutti i miei concittadini ad offrirle un supporto morale e materiale per sostenerla nel faticoso cammino che si appresta ad in-traprendere.

Ad maiora! Carmela Maria Gentile

LETTERA APERTA AL NUOVO SINDACO DI PALMI

PALMI & DINTORNI

5 QuAndO c’eRA “lu RuSSu A lA fAccI”di Enza Spatola

6-17 RePORTAGe InAuGuRAZIOne PARcO GIOcHIA cura dell’Associazione PROMETEUS

18 AMAdeuS - l’InTeRvISTAdi Paolo Ventrice

18 lA nOTTe deI SOSPIRIdi Viviana Minasi

20 MARe AMIcO - SAGRA del PeSce AZZuRROdi Paolo ventrice

22 unA PASSeGGIATA lunGO lA cOSTAdi Carmela Gentile

23 Il cOMITATO dI QuARTIeRe “TORRe e STAZIOne”di Antony Rizzitano

23 RITROvARe nOI STeSSIdi Chiara Ortuso

24 OReSTe keSSel PAce - S. elIA junIORe - ScIllAdi La Redazione

25 l’OMAGGIO dI PAlMI AllA “PIeTRA veRde” dI ...di Cinzia Battista

26 ‘u cARRu A PAllInIdi Felice Badolati

28 MIMMO ZOccAlI - TRA cOlORe e POeSIAdi Maria Teresa Castiglione Zoccali

30 I TeRReMOTI del 1905 e 1907 A PAlMI neI dISP...di Rocco Liberti

31 lA GITA Al MARedi Cassiopea

32 OTellO PROfAZIO l’AedO cHe cAnTA lA cAlAbRIAdi Giuseppe Cricrì

34 le OlIMPIAdI dAl PunTO dI vISTA dI unA lOndIneSedi Olivia Price-Bates

37 GReTcHen PARlATO - THe lOST And fOunddi Cristoforo Bovi

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di Paolo Ventrice

L’EDITORIALE

Cosa dire? E’ indubbio, assolutamente, che il punto focale di questo numero

di MADRETERRA sia il “PARCO GIOCHI LUIGI PARPAGLIOLO”, opera altamente sociale, ne-mica di qualsiasi tipo di speculazione e frut-to di amore e passione.

Aggettivi, nella lingua italiana, ve ne sono in abbondanza, ma non credo di riuscirne a trovare uno che possa, anche lontanamente, esprimere appieno il valore che il Parco Par-pagliolo avrà, da oggi, nella vita quotidiana di ognuno di noi.

Che gioia fantastica nel leggere l’estasi ne-gli sguardi dei bambini, che fierezza per aver regalato agli abitanti di via De Salvo un luogo vivo e bello da poterne godere alla vista.

Ogni palmese si sente proprietario di un pezzetto di questo parco; colui che ci ha la-vorato, colui che ha offerto danari o altro, colui che ha anche solamente sospinto con l’animo (perché altro non poteva dare), colui che lo utilizza felice o ci porta i bimbi a gio-care, anche se non si è mai limitato a spen-dere parole negative e, talvolta, denigratorie sui fautori del progetto e sul progetto stesso, colui che gode nel vivere in una città fatta anche a misura di bimbo, colui che, ancora oggi, offre danari perché si è reso conto di quanto grande sia stato lo sforzo.

L’inaugurazione solenne, con l’inno nazio-nale, con la consegna metaforica della chia-

ve del parco al Sindaco, con l’intervento del responsabile UNICEF, ma, soprattutto, con la gioia di centinaia di bimbi accompagnati dai vari personaggi Disney dei “Fuori di Festa”, non sono state altro che l’inizio di una nuo-va era dei furono “campetti” (nomignolo non più appropriato, ne nel significato sportivo ne in altri significati più libertini).

La vitalità (forse un po’ troppo eccessiva, alle volte) dei bimbi e dei ragazzi era stata, ampiamente, misurata dai “Prometini” -ter-mine che uso per definire i soci PROMETEUS- e, suppongo, anche dai vicini di casa del Parco, ma fare i conti anche e soprattutto con una cronica maleducazione di personag-gi che, certamente, non fanno parte del nu-cleo civile di questa città, ma assomigliano piuttosto ad alieni venuti da chissà dove e con chissà quali premesse idiote, è davvero deludente.

Nessuno può intaccare la felicità degli al-tri, soprattutto quella dei bimbi e chi lo fa ha certamente dimenticato di essere stato bimbo e ovviamente non ha facoltà di pen-sare che domani sarà padre o madre di un bimbo. Triste realtà, questa, che va assolu-tamente debellata, con forme e mezzi diver-si, col controllo di chi vive nella zona, con l’attenzione dei genitori, per mezzo delle te-lecamere di controllo, con l’aiuto delle forze dell’ordine e finanche con Ordinanze specifi-che del Sindaco.

Il compito di ognuno di noi è quello di pre-servare e responsabilizzare chi non è ancora attivo in questo senso. Non sono le multe che fanno civile una città; è l’educazione e la re-sponsabilità.

Detto ciò -e mi premeva davvero tanto dir-lo- mi sembra logico lasciare lo spazio rima-nente ad uno dei pensieri più profondi che mi è stato dato modo di leggere in questo giorni.

Un pensiero che coglie appieno l’essenza del lavoro svolto per il parco, della forza di Prometeus, dei suoi soci e sostenitori e di come tutto questo nucleo cresca e si dia, senza pretese, alla città. Un pensiero che è un’analisi profonda di qualcosa di estrema-mente grande.

“Il fenomeno Prometeus si basa su una fi-losofia nuova, che coniuga la voglia di cia-scuno di sentirsi utile per una giusta causa, con la voglia di partecipare alla realizzazio-ne di qualcosa che diverrà, utile patrimonio

della collettività. Ciascuno così sarà pro-prietario protagonista, attivo fautore della realizzazione di un progetto collettivo, of-frendo un servizio che arricchirà il quotidia-no della comunità. L’obbiettivo potrà essere un’opera pubblica, un’opera d’arte, un pro-getto culturale, un sogno che diviene realtà, il tutto senza l’interferenza odiosa della bu-rocrazia o della politica. Un’idea semplice ma nello stesso tempo innovativa è legata al soddisfacimento del possesso, del poter vedere il proprio nome impresso in qualcosa a cui ci si sente legati o in qualcosa a cui ci si sentirà legati, pur investendo una pic-cola, ma importante risorsa che viene dal cuore. Questo fenomeno si chiama micro-mecentismo e consiste nel raccogliere risor-se attraverso il coinvolgimento, il senso di sentirsi parte di qualcosa di importante e di culturalmente rilevante. In un certo senso si tratta di un comportamento “pedagogico”, soprattutto se fatto all’interno delle scuo-le: educare alla responsabilità attraverso la proprietà. Solo se ci si sente proprietari di qualcosa si è portati a rispettarlo. Non a caso, le cose di tutti (cioè di nessuno) sono le meno curate e rispettate. Un conto è il mecenatismo “mordi e fuggi” (che inevita-bilmente ha un orizzonte limitato), un’altra cosa è il coinvolgimento diretto, il creare passione in chi può solamente contribui-re in minima parte (ma tante piccole par-ti alla fine fanno il tutto). Fondamentale è il controllo sui propri soldi. Non è un caso allora che ad es. la Venice Foundation, pur proponendosi la finalità di “affiancare” i Musei civici Veneziani, raccoglie fondi sen-za però poi consegnarli ai Musei civici, ma gestendoli direttamente. Il donatore vuole monitorare l’uso dei propri soldi. Un siste-ma trasparente agevola questo rapporto. Se il denaro raccolto venisse “girato” nelle casse dei Musei civici come faccio a sape-re per quali finalità verrà utilizzato. Il pic-colo mecenate vuole “comprare” qualcosa di identificabile. Nel caso di un restauro vuole “comprare” il restauro del pezzetto di un’opera, vuole seguire l’iter dei lavori, apprezza di trovare il suo nome tra i bene-fattori che hanno consentito il restauro, e sarà molto rispettoso del risultato (perché quanto è stato ottenuto lo sente come suo). La cultura, come la Città o il Paese nel quale si vive sono di tutti? Sì, ma bisogna che cia-scuno li senta come suoi, altrimenti la cultu-ra, la Città o il Paese diventano di nessuno.”

L’Associazione Prometeus come la Venice Foundation applicano il micro mecenatismo

Giuseppe Cricrì

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4MERAVIGLIOSAMENTE PALMI

Continua ad inviare le tue foto all’indirizzo [email protected]

PALMI NON FINISCE MAI DI STUPIRCI. LASCIAMOCI STUPIRE ANCORA!

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Per chi ama osservare la gen-te esiste un luogo privile-

giato, nel quale sfilano persone di varie età, sesso, estrazione sociale e problematiche esisten-ziali e non. Si potrebbe pensare alla Villa Comunale, o al fiume di passeggiatori che fanno la spola davanti ai tavolini di un bar del centro. E invece no. Il luogo pri-vilegiato è ...la sala d’aspetto di uno studio medico.

E’ proprio lì che in tutta disten-sione si ha l’opportunità di guar-dare bene in viso chi, in modo più o meno paziente, ci siede di fronte in attesa del proprio tur-no. E poiché l’Uomo è un essere parlante, (pensante un po’ meno, poiché spesso parla a sproposito), è possibile, a volte, assistere a spassose conversazioni collettive di natura geo- politica -economi-co-finanziaria che lascerebbero presupporre lauree bocconiane, se non fossero legate alla con-tingente necessità di sbarcare il lunario: luce, acqua, gas, telefo-no, spazzatura, farmaci e qualco-sa nel piatto del pranzo e della cena di ogni giorno, spingono la massaia come la professoressa, l’artigiano come il pensionato, a esporre catastrofiche previsioni di crolli Mibtel che ci ridurranno, com’è vero che sorge il sole, alla stregua della Grecia e della Spa-gna; a esprimere commenti poco cortesi sulla Merkel, che si esten-dono a tutti i Tedeschi, a seconda se chi parla ha vissuto la guerra o segue il calcio minuto per minu-to; ad azzardare valutazioni sulle tecniche montiane per la risalita e irriverenti epiteti sui politici parlamentari di facili promesse e di corta memoria.

Il tutto intramezzato da colo-rite espressioni popolari del tipo “a vogghja chi si fa candilara-ru cu è destinatu mi mori a lu scuru!”, che la dice lunga sulle aspettative di ciascuno.

Chi non se la sente di lanciar-si in problematiche di così am-pio respiro, di solito si limita ad ascoltare e a fare proprie quelle conoscenze che i presenti sem-brano possedere.

Quando le conferenze si chiu-dono per mancanza di interlocu-tori volontari, o assottigliamento delle fila di presenti, nella sala d’aspetto scende il silenzio e si avverte un quasi disagio. I più annuiscono tra sé e sé, fin quan-do la “cummari Cicca” più in-traprendente tra i presenti, non rompe la magia dell’”abbentu d’i ciriveddha” e domanda alla sua conoscente “cummari Catarini” notizie sulla famiglia, presa pre-sto ad esempio dagli altri pazien-ti che, con nuovi spunti, fanno ripartire il brusìo.

“Cummari Catarini”, di solito, sollecitata nel suo punto debole,

non si limita a un “tutto bene, grazie”, ma sciorina le vicissitudi-ni di figli, nuore e nipoti, cosi che è facile, per chi le siede accanto, essere messo involontariamen-te al corrente di piccoli o grandi dispiaceri e piaceri privati che a quel punto, capite bene, vengono concessi ad uso pubblico, non es-sendo proprio confidati in camera caritatis. Ed è altrettanto facile che il discorso prosegua con l’in-serimento nel racconto di ignari personaggi cittadini, con relativo albero genealogico, accomunati per aver vissuto esperienze simi-lari.

Ora immaginate che il tutto avvenga in una calda giornata di luglio-agosto, con l’anticiclone Minosse che spintona per le vie della città il respiro di un vul-cano. Immaginate che nella sala d’attesa faccia il suo ingresso una giovane donna, in abbigliamento consono alle temperature africa-ne, con maglietta aderente e ab-bastanza scollata da permettere la panoramica su un ampio de-colleté, gonna due palmi sopra il ginocchio, zeppe alpine e unghie corallo, avvolta in una scia di Ma-lizia esotica. E figlio al seguito.

Soprattutto immaginate le fac-ce di “cummari Cicca” e “cum-mari Catarini” che interrompono di colpo la saga, a cui si erano dedicate con passione fino a quel momento, per seguire con lo sguardo, passo passo, la giovane donna entrata soltanto per riti-rare delle ricette e velocemente uscita di scena, forse pronta per il mare.

Alla fine “cummari Catarini” commenta verso “cummari Cic-ca”: “Cummari mia, senza de-

coru. Non c’è cchiù russu a la facci!”

Da quanto tempo non si sente più in giro quest’espressione? Io resto affascinata dal frasario ver-nacolare sommerso dal tempo, soppiantato da una terminologia che non riesce più a rendere me-rito ai fatti.

Avere “u russu a la facci”, a mio modesto parere, non equivale al “si scorna”: riverbera, invece, un senso di reattività partecipata del soggetto verso una posizione che la morale collettiva, quand’anco-ra esisteva una morale collettiva, a torto o a ragione, giudicava inaccettabile. Era la prova este-riore di un’implosione emotiva . Il vero senso del pudore. La misu-ra del muro insuperabile.

Dietro il “si scorna” si avverte piuttosto un disagio passivo, le-gato più a fattori personali quali la timidezza, la scarsa autostima o la mera paura di sbagliare.

E pensare che da bambina cre-devo che “u russu a la facci” fosse la conseguenza euforica di qualche bicchiere di vino di trop-po!

Beh, care comari Caterina, o Cicca, o Rosa, o Maria, o in qua-lunque modo vi possiate chiama-re, “u russu a la facci” che inten-dete voi, forse è vero, non esiste più, ma ciascuno è libero di so-vraesporre la propria persona nei modi e nei tempi che ritiene più opportuni, (sui luoghi con-cedetemi di mantenere qualche riserva a difesa dei minori), do-vendo rendere conto della cosa soltanto alla propria coscienza. Si può non condividere, ma il tut-to ricade addosso a chi eventual-mente eccede.

Diverso è sovraesporre il priva-to di altre persone, spadellan-done in pubblico fatti, vizi e vir-tù. E poco importa la buona fede, è pur sempre la violazione di un diritto alla riservatezza, espresso anche dalla Carta dei diritti fon-damentali dell’Unione europea che recita:

“Ogni individuo ha diritto alla protezione dei dati di ca-rattere personale che lo riguar-dano. Tali dati devono essere trattati secondo il principio di lealtà, per finalità determinate e in base al consenso della per-sona interessata.”

Siete sicure di aver avuto il consenso alla diffusione dei dati personali e sensibili da parte del-le persone interessate? E, accan-tonando l’aspetto legale che non rileva in questa sede, siete sicu-re di appartenere ad una ONLUS “decorosa “ semplicemente per-ché senza fini di lucro?

Care comari Caterina, o Cicca, o Rosa, o Maria, o in qualunque modo vi possiate chiamare, non sono proprio convinta che cen-trino solo il gap generazionale, il mutamento dei costumi, l’al-lentamento della morale. E’ che è sempre stato facile vedere la pagliuzza nell’occhio altrui e non la trave nel proprio.

Forse sarebbe il caso di rispol-verare un poco del vostro anti-co e vantato “russu a la facci”. Estensibile ai “compari” per par condicio.

Purtroppo, se dopo 2000 anni non siamo ancora riusciti a ve-dere la nostra trave, vuol dire proprio che “a vogghja chi si fa candilararu cu è destinatu mi mori a lu scuru!”

Quando c’era “lu russu a la facci”di Enza Spatola

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… Sarò breve, per dare il giusto e meritato spazio a chi ha veramente lavorato, sudato e dato tutto per la realizzazione di quest’o-pera … Per questo chiamo accanto a me i veri trascinatori di questa avventura, colui che è stato, progettista, coordinatore ed anche operaio all’occorrenza, GIUSEPPE MAGAZZU’;- il capitano di tutte le maestranze, il più giovane, il più dinamico … insomma, il più grande, mastro ROCCO TRIMBOLI .Vorrei ringraziare tutte le autorità civili, militari e religiose presenti, in particolare due amici che, sia per dovere, ma soprattutto per affetto, che ci hanno sempre e comunque protetti: GIOVANNI CALABRIA,COMANDANTE DELLA STAZIONE CARABINIERI di PALMI e FRANCESCO MANAGO’, COMANDANTE DEI VIGILI URBANI di PALMI, a ciascuno dei quali, viene consegnata, oggi, la tessera di socio onorario dell’Associazione Prometeus … consegna le tessere il vicepresidente Salvatore De Francia.Un grazie di cuore va a tutti gli abitanti di questa zona, pazienti, generosi e ottimi vicini di cantiere, non cito i nomi,altrimenti rischierei di dimenticarne qualcuno e questo non me lo perdonerei mai.Grazie alle persone che nelle fasi iniziali e progettuali ci hanno affiancato con competenza e determinazione:• CATERINA ROMANO’, allora segretaria comunale;• MARIA ROSA GARIPOLI, per avere preparato il protocollo d’intesa con il Comune;• CETTINA FEDELE, per il contributo concesso destinato ai ragazzi meno fortunati di noi;• La Dott.ssa ANTONIA BELLOMO, allora Commissario prefettizio, oggi Prefetto di Lecco, la quale ci ha fatto pervenire la seguente mail che leggerà’, la socia, Mariarosaria Catalano …

“Carissimi amici dell’associazione “Prometeus”, complimenti per l’ennesimo traguardo raggiunto! sono orgogliosa di aver conosciuto la vostra associazione che rappre-senta nella realtà calabrese un modello di volontariato e di impegno sociale che non ha eguali. Spero nel mio piccolo di aver contribuito a far crescere le vostre effervescenti iniziative e vi prego di farmi avere qualche notizia di tanto in tanto, mi serve a vincere la struggente nostalgia che spesso provo per la Calabria e per l’ esperienza a Palmi.” Antonella Bellomo, Prefetto di Lecco

Grazie, a tutte le imprese, indomite e disinteressate, che ci hanno consentito di realizzare quello che andrete tra poco ad am-mirare, alle oltre 1300 persone che hanno concesso un contributo alla nostra associazione, con generosità e con amore, a tal proposito vorrei chiamare sul palco colui che rappresenta il “sunto”, di questi slanci d’amore:don MIMMO CARROZZA, “giovane” ultranovantenne, al quale verrà consegnata una medaglia ricordo …Questo signore, pur percependo una modesta pensione di artigiano, non disdegna mai di dare un piccolo ma “grande” contributo alle nostre opere.Grazie per la fiducia accordataci, concedendoci il patrocinio, a due grandi organizzazioni : al TELEFONO AZZURRO, AREA MERIDIONALE, Presidente Dott.ssa Clementi,all’UNICEF, oggi qui rappresentata dal Dott. Marino.Grazie all’Amministrazione comunale, a tutta l’assemblea consiliare e agli uffici tecnici per la loro vicinanza e il loro appoggio.Questa zona, chiamata notoriamente “ i campetti ”, per molti di noi, che abbiamo praticato il tennis, ha un valore affettivo par-ticolare, perché abbiamo cresciuto i nostri figli, abbiamo passato dei momenti di aggregazione irripetibili e abbiamo soprattutto conosciuto una grande persona che oggi non c’è più, don Lorenzo Caristi, uomo buono, onesto e amico di tutti, per questo chiamo sul palco, la “nostra” Pascale Choteau…“Ormai sono tanti anni che seguo Saverio in tutte le sue imprese. Ci siamo conosciuti grazie al tennis e da quel momento, è nato un sodalizio che permane tuttora con Prometeus. Mi convinse anni fa, a fare da presidente al circolo tennis Palmi.Credo che, in quelli anni, il circolo ebbe un discreto successo, grazie, probabilmente, all’impegno che mettiamo in quello che facciamo e grazie soprattutto all’aiuto e alla solidarietà di quanti ci accompagnano.Ma in quel periodo, il successo del circolo tennis, in particolare con i giovani, non sarebbe stato possibile senza una per-sona, che ancora oggi ricordiamo con tanto affetto: Lorenzo Caristi, per noi Don Lorenzo.Un uomo discreto, disponibile, affettuoso e generoso. Era quasi l’angelo custode di questi ragazzi che affollavano i campi.Pertanto, un gruppo di tennisti dell’allora circolo tennis Palmi, vuole prima di tutto, ringraziare i Fratelli Tedesco, per il notevole impegno nel ripristinare il campo da tennis e cogliere l’occasione per dedicarlo a Lorenzo Caristi, apponendo una targa recante il suo nome. Certi che sarà di buon augurio, per il rilancio di una nuova e bella stagione del tennis a Palmi.”L’associazione, per attuare i propri progetti, ha sempre voluto condividere con la gente sana del paese, che ha una visione nuova e positiva del futuro senza cadere nel solito vittimismo meridionalista. Questa corale partecipazione da parte dei cittadini, che ritengono un privilegio poter contribuire alle realizzazioni dei progetti, è un segno tangibile delle nuove sfide che la popolazione è disposta ad abbracciare per valorizzare i suoi luoghi più belli. L’associazione, con queste opere: BANNER RAFFIGURANTE LA VARIA, LA TECA DEL SACRO CAPELLO, LA STATUA BRONZEA DI SAN ROCCO, L’AFFRESO DIGITALE DEDICATA ALLA MADONNA DELLA LETTERA, IL RESTAURO DEI CANALI, LA STELE DEDICATA AL PROF BAGALA’ ED IL PARCO GIOCHI, ha inteso proporre il recupero artistico di opere cittadine con l’intento di accrescere il senso di appartenenza alla propria comunità e al tempo stesso favorire la riscoperta dell’identità. I progetti hanno coinvolto emotivamente operai, artigiani, professionisti e artisti che hanno contribuito con il loro apporto a realizzare delle vere e proprie opere d’arte. Queste opere, realizzate in tempi brevi, anche per la maniera con le quali sono state concepite, vogliono rappresentare, nel loro piccolo, un momento di orgoglio e di rilancio nel modo di pensare e di essere PALMESI. Il messaggio che queste maestranze numerose, competenti e ben organizzate vogliono lanciare alla politica, alla macchina amministrativa di questa città è chiaro:… Noi siamo pronti e ben organizzati per produrre, metteteci nelle condizioni di farlo attraverso una macchina amministrativa e burocratica più snella, meno cavillosa e con un’interpretazione delle leggi estensiva e non restrittiva, che consenta una rapidità nel rilascio delle autorizzazioni e delle concessioni.Questa è la vera sfida, caro Sindaco, che questa tua giovane compagine amministrativa deve affrontare per avere un paese mo-derno, laborioso e per non vedere queste aziende chiudere, ma soprattutto, per non vedere i nostri figli lasciare il nostro paese. Quello che è stato fatto dalla nostra associazione in questi anni non ha eguali; fosse stato nel Nord Italia, tutti i media nazionali avrebbero esaltato la grande efficienza nordista, ma noi siamo meridionali, gente del Sud, etichettati in un certo modo … Ma, dopo questi anni di cantiere, di conoscenze, di slanci, di affetto della gente, di incredibili progetti realizzati in tempi brevi e di qualità … sono più che mai, orgoglioso di essere CALABRESE e soprattutto di essere “PARMISANU”.

dIScORSO InTeGRAle del PReSIdenTe dell’ASSOcIAZIOne PROMeTeuS, SAveRIO PeTITTO, In Oc-cASIOne dell’InAuGuRAZIOne del “PARcO PARPAGlIOlO” - 12 AGOSTO 2012 ORe 18.30, AllA

PReSenZA delle AuTORITà, RelIGIOSe cIvIlI e MIlITARI.

Il 25 settembre c/o la “Casa della Cultura”, convegno sulla figura di“Luigi Parpagliolo” a cura dell’Associazione “Amici della Casa della Cultura”

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Mastro Rocco Trimboli e Saverio Petitto

Il Sindaco Barone, Don Emanuele Leuzzi e Saverio Petitto

Il Sindaco Barone e Tonino Orlando Pasquale Frisina consegna simbolicamente la chiave del Parco al Sindaco

Pietro Marino, rappresentante UNICEF

Salvatore De Francia, I comandanti Giovanni Calabria e Francesco Managò

Foto - Mimmo Zoccali

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E i fuori di FESTA

Le foto sono realizzate e concesse da Mimmo Zoccali

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I ragazzi dei Centri Estivi CHINE.TER.

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di Antonio Salvati

Qualche tempo fa mi sono trovato a scrivere, in occasione di una delle tante iniziative dell’Associazione Prometeus (era l’inaugu-

razione della bellissima statua di San Rocco di Maurizio Carnevali) che la bellezza e la legalità si trovano, nel nostro grande ed amaro Sud, intimamente a contatto. Vivono insieme, si danno reciprocamente ed ininterrottamente forza e sostegno.

L’inaugurazione del parco Parpagliolo mi rafforza ancora di più in questa convinzione, spingendomi ad alcune considerazioni ulteriori che vogliono anche essere, prima di ogni altra cosa, un ringraziamen-to da cittadino per un progetto così meritorio.

La prima riguarda l’importanza del messaggio che viene lanciato: ben oltre, ovviamente, il risultato – già importante in sé – di veder sorgere un’area attrezzata per lo svago dei piccoli (e dei giovani) al centro della città.

Un messaggio semplice, e per questo intimamente rivoluzionario: non è vero, in questo mondo, che tutto ha e deve avere un ritorno economico. E’ avere un’idea, un sogno, un progetto, che conta.

Il fatto che un gruppo di persone si sia unito per riqualificare, ognu-no con le proprie competenze e le proprie capacità, una zona della propria città senza alcuna diretta contropartita se non la semplice soddisfazione di aver contributo alla realizzazione di qualcosa di utile per la propria famiglia e per tutte le altre famiglie della comunità, è la negazione diretta di questo luogo comune.

Il profitto, il guadagno, il danaro, non sono (ancora?) l’unica logica ammessa di questi tempi.

La capacità di ognuno di noi di sacrificarsi per il bene comune è in-nata, esattamente come l’opposta tentazione a porre dinanzi a tutto e tutti l’interesse nostro e dei nostri cari: sono due opposti tra i quali spesso oscilliamo, ed entrambi fanno parte dell’umana – e quindi im-perfetta - natura.

Ho sempre creduto però, e credo ancora, che il primo istinto sia de-stinato sempre a prevalere purché ci sia un qualcosa od un qualcuno che riesca a fare da catalizzatore, da miccia, da detonatore, da inne-sco. In positivo od anche in negativo, non conta (mi viene in mente al riguardo il finale de La grande guerra, il capolavoro di Monicelli, quando Gassman e Sordi diventano eroi da pusillanimi che erano solo per rispondere agli sberleffi dell’ufficiale austriaco).

Ecco, il fatto che la volontà di alcuni privati cittadini di restituire alla città una sua ben precisa area – per così dire – sottoutilizzata diventi innesco per una gara ovviamente non di eroismo, ma certa-mente di serio sacrificio, costituisce la chiara dimostrazione di come tutto sia davvero ancora possibile, e non solo per danaro.

E quando dico “tutto”, intendo anche vincere quel misto di rasse-gnazione, fatalismo, finta scaltrezza (armammoce e gghiate, si dice nella mia terra: detto che trova, chissà come mai, fedele traduzione anche in calabrese) che tante volte rallenta noi meridionali fin quasi ad arrestarci – ed anestetizzarci - completamente.

C’è poi un secondo messaggio, a mio avviso persino più importante.

E’ l’idea che ognuno di noi – e non solo coloro i quali hanno mate-rialmente costruito il parco Parpagliolo – possa “adottare” anche solo un metro quadro di un’area aperta al pubblico: curandola, impeden-do che altri ne facciano cattivo uso se non peggio, riparandola se necessario.

Certo, per il parco Parpagliolo sarà facile perché “l’abbiamo fatto noi”.

Le vere rivoluzioni iniziano però sempre con un piccolo passo. Cominciare a capire che anche qualcosa che tutti utilizzano (una

strada, una piazza, una panchina, un albero) può essere “mio”, anche se in parte infinitesimale, è davvero rivoluzionario. Soprattutto in certe parti del mondo come la nostra.

Mi piace quindi pensare che cominciando dal parco Parpagliolo lo stesso senso di proprietà (meglio: di appartenenza) delle cose comuni possa allargarsi a tutto il resto dell’arredo urbano, della città, e poi ancora oltre, fino ad arrivare a quei piccoli comportamenti di tutti i giorni che “sono” legalità.

Forse è un eccesso di ottimismo, me ne rendo conto: ma questo, sia chiaro, è un meraviglioso effetto collaterale che iniziative come que-sta inevitabilmente sono destinate a produrre. Portano a sperare, a credere. Ad essere – appunto – ottimisti, innescando un ciclo virtuoso che può portare lontano.

Ho sentito parlare spesso di questa iniziativa in termini per così dire pratici, concreti. Il valore dei materiali spesi, il numero dei volontari impiegati e degli sponsor che hanno dato un proprio contributo, le centinaia e centinaia di ore di lavoro e così via.

Indicatori importanti, certo. Ma, mi perdonerete, preferisco vederla e “pesarla” anche e soprattutto in un altro modo. In termini di spazio.

Anzi, ancora più precisamente: di metri quadri.Realizzare un parco del genere (così come una piazza, una fontana

e così via) significa riportare alla luce un bel po’ di metri quadri – ap-punto - prima avvolti dal grigio, dalla triste nebbia del non utilizzo. Significa aumentare la superficie utile della città, la parte fruibile della nostra quotidianità. Significa, in parole povere, permetterci di espanderci, di allargarci, di arrivare a fare cose che prima non si fa-cevano o si facevano in modo più limitato.

Ecco, questo progetto ha aumentato i metri quadri a nostra dispo-sizione, restituendoci una parte di quelli che non usavamo più, e che forse non abbiamo mai veramente usato.

Non è detto che tutto questo debba limitarsi necessariamente ai giochi del parco Parpagliolo. Ed infatti, lo confesso, non sto pensando più solo a questi ultimi.

Se le metafore hanno un valore, difatti, la storia della realizzazione di questo parco è l’emblema perfetto di come sia sempre possibile recuperarli, questi metri quadri, anche nella vita e nelle scelte di tutti i giorni. Riportando alla luce parti delle nostre aspirazioni, dei nostri ideali, dei nostri sogni che forse neanche ricordavamo più di avere: perché la nebbia del non utilizzo riguarda anche le coscienze, non solo le aree più sfortunate delle nostre città.

Sta semplicemente a noi volerlo fare. L’esempio, questa volta, c’è.

LE VERE RIVOLUzIONI INIzIANO SEMPRE

CON UN PICCOLO PASSO

Il coro polifonico “Euterpe”

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di Gianfranco Lucente

L’associazione Prometeus di Palmi ha realizzato il Parco-

giochi, sorto nello spazio adia-cente all’attuale campo sporti-vo, denominato “PARCO GIOCHI PARPAGLIOLO”, che a me piace chiamare “la città dei ragazzi”, perché saranno loro a riempirla di emozioni e contenuti.

Parco verde, altalene, gioco centrale con scivoli e scale, e per i più grandi un campo di pallaca-nestro ed uno di tennis.

Spero che non rimanga “una città dei balocchi”, la vedo spes-so nei cortili delle nostre scuole superiori, fatta di niente e di nes-suno, la vedo in tutti i centri com-mer ciali della zona o distrutta da vandali nelle nostre ville, povere di giochi, o nelle insignificanti piazze, parcheggio per bambini, figli abbandonati talvolta da geni-tori che hanno solo amore di fare compere o parlare con gli amici.

Del resto i meravigliosi genito-ri calabresi riempiono di affet-to e di premure i figli e creano i presupposti, per troppo amore, di una crescita poco incline alla conoscenza, all’impegno, alla sofferenza e alla dedizione allo studio, palestra del futuro lavoro, al giorno d’oggi, non certo facile e privo di difficoltà.

Dobbiamo fornire il Parco-giochi di una casa bella, colo-rata che dovrà raccogliere tutti i ragazzi grandi e piccoli e quei genitori che hanno voglia di ac-compagnare i propri figli in que-sto meraviglioso viaggio che è la vita, che avranno il compito diffi-cile ed improbo di insegnare loro a riappropriarsi dei veri valori dell’esistenza.

Il primo momento di affetto è

quello dell’attenzione e raccol-go, in contatto con i bambini ed i ragazzi nella mia professione di medico, le pulsioni di una società giovanile in fermento, che non è solo televisione o internet dipen-denza, ma è notevole difficoltà ad avvicinarsi alla conoscenza, alla natura ed al bello.

Le immagini sullo schermo te-levisivo, i flash pittorici spesso animati, questo mondo che sem-bra valersi del video per ecci-tare l’osservazione e quindi la comprensione, rende a poco a poco sempre “più sordi”, sempre “più ciechi”, sempre più lontani dall’arte del guardare.

L’osservazione è senso che si sta perdendo e questo perché le immagini che ci vengono mostra-te scorrono troppo veloci.

Del resto corrono veloci i gio-chi dell’Intendo, la realtà di Ma-rio personaggio noto, diventa la realtà dei bambini e non è facile entrare nel loro mondo.

I bambini hanno tanti giochi, ma non sanno giocare.

Prendono in mano un orrendo mostro di plastica e poi lo lascia-no per afferrarne un altro, inca-strano alcuni mattoncini di Lego ma non costruiscono niente, per-ché si stufano subito, chiedono ed ottengono una grande quantità di figurine che disperdono qua e là perché non hanno la pazienza di riordinarle in un album.

Insomma si agitano tanto ma non concludono nulla.

E’ compito dei genitori attenti accompagnarli nella casa ideale del Parco giochi stimolando e su-scitando in loro ciò che è unico e prezioso: la gioia di giocare.

Tutti i giochi sono preziosi: i giochi di cortile, quelli di casa, la mazza, il palorgio, la palla avve-lenata, nascondino, i giochi con

le biglie, i tappini, le macchinine.Anche la vita e’ un gioco che

può essere piacevole nella mi-sura in cui si sappiano utilizzare le risorse mentali, intellettive e spirituali in modo corretto e cioè rispettando le regole.

Onestà, disciplina e rispetto costituiscono un tripode sul quale siede la vita. Tutte e tre le gam-be sono necessarie, se una sola manca il tripode non la sosterrà.

Oggi la società sta attraversan-do una crisi soprattutto morale perché si sono dimenticati questi valori.

Ma la società futura sono i ra-gazzi che, dopo aver assaporato i dolci frutti della verità, della giusta azione, della pace, saran-no capaci di edificarla sulle basi solide di questi valori umani, fon-damento di ogni civiltà passata, presente e futura.

La fede,la perseveranza, il sen-so di sacrificio, la compassione e l’altruismo sono le tessere di un mosaico che si dovrà comporre per combattere tutto il male che ogni giorno ci sfida dentro e fuori di noi.

Scopo dell’educazione è forma-re il carattere dei ragazzi e colti-vare in loro le infinite potenziali-tà di una mente nutrita dai veri valori della vita umana.

Canta Gaber con versi dolce-mente anarchici:

“Non insegnate ai bambiniMa coltivate il cuore e la menteStategli sempre viciniDate fiducia all’amore Il resto è niente.”La società di oggi è in crisi, si

parla di euro debole, di spread, della borsa in discesa e dell’alta disoccupazione giovanile.

Negli anni 50 le situazioni non erano diverse, corsi e ricorsi storici, era finita da poco una

rovinosa guerra ed il cammino dell’Italia per ovvi motivi appari-va estremamente difficile, poi il grande amore del vivere, che è dentro ciascuno di noi, ci ha fatto rimboccare le maniche e siamo riusciti a costruire con l’impegno tenace il nostro futuro.

Dicono i bocconiani che nell’or-ganizzazione di un lavoro flessibi-le, nel sacrificio, nella creatività, nella fantasia, si può intercettare quanto può offrire il mercato li-bero della globalizzazione.

Monti si è dimenticato di ino-cularci il germe della speranza: dice Alberoni per costruire la speranza bastano un cuore gene-roso e una mente libera.

Per chiarire questo aspetto po-sitivo, forte della speranza, ricor-do un antico episodio.

Quando Alessandro Magno la-sciò la Grecia per partire alla conquista dell’Asia donò agli ami-ci il suo patrimonio: terre, fore-ste, villaggi, persino le dogane dei porti e tutte le sue altre ren-dite.

Terminata la distribuzione dei suoi beni personali, non quelli del Regno sul cui trono lasciò sua madre, uno dei suoi amici, Per-dicca, gli domandò se avesse con-servato per sé qualcosa, magari come ricordo.

Ed Alessandro, guardandolo, gli rispose: “Si, la speranza.”

Allora Perdicca rinunciò alla sua parte ricevuta in dono e gli disse: “A noi, che verremo a com-battere al tuo fianco, lascia, per-ciò, condividere la speranza”.

Con la speranza ragazzi vi aspettiamo al Parco giochi Par-pagliolo e con gioia e libertà trasformate tutto il parco in un vostro Tempio dedicato a Giuno-ne, Dea della vostra grandezza e dell’abbondanza.

LA CITTA’ DEI BALOCCHIMago Melanio

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Foto estratte dal www.facebook.com/pages/PALMI

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Se pe’ l’emozioni non trova li palori u Presidenti

nci pensu jeu m’i trovu, ora, nta nenti,

palori giusti, pe’ sta bella genti,

palori chjni i amuri e sentimenti.

Palori mi ncurunu o amici mei

lu vostru gestu i solidarietà,

palori pemmi su’ comu trofei

chi fannu anuri e vantu a sta Città.

Palori caddi, comu u suli e u focu

palori chi vi dinnu a pocu a pocu

chi grandi bella cosa si criau,

chi oggi ogni criaturi ereditau.

Pensu a gioia d’i figghjoli, masculeddhi e fimmaneddhi

cu scifuli, altaleni, jochi culorati e beddhi.

cu funtani e pesciolini,

campiceddi i jocu a palla,

poi cu aioli e fiorellini,

mi si zzumpa e mi si balla,

jochi pe la figghjolanza, jochi pe la fantasia,

jochi pemmi mori a ‘mbidia, pemmi mori a gelusia!!

Fatica e poi suduri, fruttu i tutti sti lavuri.

donazioni e poi dinari, pemmi batti forti u cori,

commercianti ed artigiani, beniditti i vostri mani,

pemmi arresta u vostru gestu rricordatu oggi e domani.

Chista è a megghiu Parmi, chista a megghju umanità,

chi Prometeus appi l’anuri pemm’a cogghj i ccà e di ddhà,

chi fu o spissu poi traduta, comu cosa sbenturata.

Ma oggi vinci a nostra Parmi, vinci grazzi o vostru cori

tantu grandi, tantu bellu, chi non bastanu i palori,

puru pecchì, c’u vostru gestu, ddimostrastu a cani e gatti,

cu Prometeus e ch’i so amici, dopu i palori nci su i fatti!!

Giuseppe Cricrì

Ringraziamentia tutti vui

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di Rocco Cadile

Si dice che ogni persona si consegna alla storia, quando nella vita, con le proprie azioni, riesce a incidere positivamente in favore di una comunità.

Se poi al servizio della collettività per le buone azioni, ci sono più persone che fanno parte di un’associazione di volontariato, allora l’aspetto assume maggiore rilevanza. E’ quello che sta succedendo a Palmi, con l’Associazione “Prome-teus”, di cui mi onoro di fare parte, che con le sue iniziative, sia in campo cultu-rale sia nel recupero di opere strutturali, sta lasciando un segno indelebile alla città di Palmi. Dopo le iniziative passate, quelle riguardanti la “Teca del Sacro Capello”, il restauro dei “Canali”, la realizzazione della “Statua Bronzea di S. Rocco” e la valorizzazione artistica di altre opere, tutte realizzate a costo zero, con la partecipazione unanime dei Palmesi, l’ultimo “capolavoro” messo in atto che, ha suscitato particolare interesse nei cittadini per le sue finalità, è stata la realizzazione del “Parco Parpagliolo “un’area giochi destinata ai bambini, che a Palmi mancava. Ed è di questo che vogliamo parlare. Da molto tempo i cittadini di Palmi, auspicavano un intervento di riqualificazione di quest’area situata al centro della città, peraltro molto suggestiva per la sua posizione (sullo sfondo si notano il mare e le Isole Eolie) che era diventata la vergogna della Città per il suo abbandono e degrado. Quel luogo “border line”, testimone di risse e scon-tri tra giovani, specialmente la sera, essendo sprovvisto d’illuminazione, era spesso usato a mò di servizi igienici all’aperto, o per altre “proibitive pratiche”. L’associazione “Prometeus” particolarmente attenta ai pericoli, ai disagi e alle esigenze dei bambini, non poteva restare indifferente alla voce del popolo e, in tre mesi, con l’entusiasmo di imprese e volontari, ha compiuto il “miracolo”. E’ stato consegnato, quindi, alla Città un parco con i “fiocchi”, attrezzato con svariati giochi che ha molteplici funzioni : di socializzazione, di incontro, di cre-scita culturale per la comunità che lo frequenta. Dal giorno dell’inaugurazione, si è trasformato in quel luogo che tutti desideravamo e, cioè, un luogo ricco di occasioni educative per i bambini, che attraverso il gioco, sperimentano un contatto emozionale con i genitori, ma anche un’opportunità aggregativa e di scambio relazionale tra le famiglie. Vedere gioire i bambini è una sensazione grande. Per loro giocare e un’esigenza di primaria necessità, come il mangiare e il dormire, perché trasformano la realtà secondo le loro esigenze interiori. A volte gli adolescenti o anche gli adulti dovrebbero prendere esempio dai bam-bini che affrontano la vita con naturalezza, senza “paranoia”, non caricando mai di eccessivi significati gli accadimenti. Quei bambini che dicono le cose che pensano, perché non conoscono l’inganno e non sanno nascondere la verità. Il “Parpagliolo”, quindi, orgoglio della città e strumento di civiltà, non vorremmo avesse, visto le sue finalità, il rovescio della medaglia come in tutte le cose. Per questo motivo vorremmo, visto che è frequentato anche da adolescenti e da adulti, richiamare tutti a una maggiore responsabilità nel rispetto delle regole e del senso civico. Sarebbe ingiusto e poco rispettoso nei confronti della città e di tutti coloro che ci hanno messo il cuore, ma soprattutto per i bambini se un giorno si levassero voci di critica a causa di qualche sconsiderato incivile, per niente rispettoso delle strutture e della quiete pubblica. Il “parco giochi” oltre a essere una concreta realtà, rappresenta anche la metafora della speranza, un messaggio per i giovani per dimostrare che, quando si ha la voglia di fare e si è pronti a rimboccarsi le maniche, non esistono ostacoli.

Sono da pochi giorni online, gli elenchi dei beneficiari del 5×1000 del 2010 per l’anno d’imposta 2009. Per le Associazioni di volontariato troviamo ai primi 3 posti, eMeRGencY, MedIcI SenZA fROnTIeRe e AIRc, seguono unIcef, AIl, AclI

e leGA del fIlO d’ORO. Per gli enti della ricerca scientifica e dell’università ammessi al beneficio dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) troviamo al primo posto l’AIRc, seguita dalla fOndAZIOne ITAlIAnA Scle-ROSI MulTIPlA e dalla fOndAZIOne veROneSI. Università Cattolica di Milano al decimo posto, Politecnico di Milano all’undicesimo, Università di Bologna al dodicesimo e La Sapienza di Roma al quattordicesimo. Per gli Enti di Ricerca Sanitaria troviamo al primo posto AIRc seguita da fOndAZIOne SAn RAffAele e dalla fOndAZIOne PIeMOnTeSe PeR lA RIceRcA Sul cAncRO. Trai i comuni beneficiari del 5×1000 troviamo Roma al primo posto seguita da Milano e Torino con cifre più contenute. Nell’elenco si possono trovare anche le associazioni sportive ammesse alla ripartizione. l’asso-ciazione PROMETEUS di Palmi, pur essendo un ente che ha interessi circoscritti alla propria città, occupa una posizione di rilievo, tra le oltre 37000 associazioni ed enti beneficiari del 5 x 1000, collocandosi al 2381 posto. Secondo i calcoli, sulle scelte che sono state effettuate, a conoscenza dell’associazione, senza contare le altre di cui ha beneficiato, per gli anni, 2011 e 2012, l’associazione “PROMETEUS”dovrebbe scalare almeno altre mille posizioni, collocandosi tra le piu’ gettonate, tra le piccole associazioni, nelle scelte degli italiani. Per PALMI e per coloro che hanno creduto in un “progetto” che, fino a pochi anni fa, appariva surreale, si tratta di un risultato straordinario, che fa onore ai calabresi e soprattutto ai Palmesi che la sostengono con amore.

Parco Parpagliolo: Adesso i bambini possono sorridere ma…

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NO- 5 x 1000 -

Prometeus:GRAnde TRA le PIccOle

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15LA SATIRA di Saverio PetittoPO

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MALGERI ANTONIOMAMBRINO VINCENzOMAMMOLITI DOMENICOMANAGO’ BIANCAMANAGO’ FRANCESCOMANAGO’ VINCENzOMANUCRA FRANCESCOMANUCRA SINAMARCO FIORINOMARIANO CAMELAMARINO ANTONIOMARINO FABIOMATARESE GIOVANNIMATINA FRANCOMAURO SILVANAMAzzA ANTONIETTAMAzzAFERRO SANTINAMELARA CARMINEMELARA CARMINEMELARA ROCCOMELISSARI LORENzOMELISSARI MINOMELISSARI SERENAMICARI ROCCO ANTONIOMILIDONO CONCETTAMILITANO ANNAMILITANO CONCETTAMILITANO GIUSEPPEMILITANO VINCENzOMINASI SALVATOREMISALE ANTONIOMISALE ANTONIOMISALE CHIARAMISALE GIUSEPPEMISALE MARIAPIAMISALE SALVATOREMONTEBIANCO LILIANAMONTEBIANCO LILIANAMONTELEONE SILVANAMONTEROSSO ANTONIOMORGANTE ANTONIOMURATORE LUIGIMURATORE NUCCIOMURATORE PIERLUIGIMUSICO’ ANTONINONASO PINONASO PINONASTRI CARMINENIzzARI MICHELANOTO VINCENzOOLIVA CARLOOLIVERI DOMENICOOLIVERIO FRANCESCOOLIVERIO ROBERTOORLANDO DOMENICOORLANDO MARIAORLANDO TONINOOTTOBRE ANTONINOPACILE VINCENzOPALERMO PIETROPANSERA ANTONINOPAPALIA MARCELLOPARDEO ANGELAPARDEO ANGELAPARDEO FRANCESCOPARDEO GAETANOPARDEO ROCCOPARISI NINOPARISI VINCENzOPARRELLO ANNUNzIATOPARRELLO AURELIOPARRELLO CARMELAPARRELLO LUCIANOPARRELLO MIMMOPARRELLO NICOLA E IDAPARRELLO NUNzIATINAPASSALACQUA TERESAPASSARELLI MAUROPASSARELLI MAUROPATAMIA CARLOTTAPATAMIA LORENzOPATTI ANTONELLAPEDULLA’ LUCIAPELLEGRINO EMILIOPELLEGRINO PASQUALE(VARAPODIO)PELLEGRINO ROCCOPERNA ENZO (Tessano)PERNA IGNAzIOPETITTO ANTONIOPETITTO AURORAPETITTO CONCETTAPETITTO ROSAPETITTO SAVERIOPICCOLO GIOVANNI

DE SANTIS MATTEODE SANTIS NOEMIDE VINCENzO MAURIzIODE VIVO BIAGIODELLA SPINA LOREDANADELLO IACOVO CAMILLODENARO MARIADI LORENzO GIOVANNIDOMINICI CARMELADONATO GIUSEPPEDORIA GIUSEPPEEPIFANIO FRANCESCOESPOSITO MARCOESPOSITO NATALEESPOSITO PIEROFAMELI ROCCOFARMACIA SAFFIOTIFAVAzzO CARLOFEBBO GIUSEPPEFERRARO ANTONIOFERRARO CARMINEFERRARO DOMENICOFERRARO GIUSEPPEFERRARO MARGHERITAFERRARO MARTAFICARRA GIUSEPPAFILIPPONE ANGELAFILIPPONE CARMELAFILIPPONE CARMELOFILIPPONE DANIELAFILIPPONE DOMENICOFILIPPONE GIUSEPPEFILIPPONE ROBERTOFIORAMONTE CINzIAFIORILLO MARINAFIORILLO MONICAFIORINO ANGELAFIORINO ANTONINOFIORINO CARMELAFIORINO GRAzIELLAFISIOFITFIUMARA SAVERIOFORTE VINCENzOFORTUGNO CARLAFORTUGNO CARLAFORTUGNO GAETANOFORTUGNO GIUSEPPEFORTUGNO SAMUELEFORTUGNO SAMUELEFORTUGNO SANTOFORTUGNO SANTOFOTI PASQUALEFOTI ROCCO E FEDERICAFOTIA ANTONELLOFOTIA CARMELOFRANCONIERI PASQUALEFRANCONIERI PASQUALEFRISINA ANTONIAFRISINA MARIAFRISINA MARIA ANTONIETTAFRISINA MATTIAFRISINA MATTIAFRISINA PASQUALEFURFARO FAUSTOFURFARO FAUSTOFURFARO FAUSTOFURFARO FELICEFURFARO FLAVIAFURFARO GABRIELLAFURFARO GABRIELLAFURFARO GABRIELLAFURFARO MARCOFUSARO FRANCESCOFUSARO NICLAGAGLIARDO ALICEGAGLIARDO GIORGIAGAGLIARDO ILARIAGAGLIOSTRO ANTONINOGAGLIOSTRO CONCETTAGAGLIOSTRO GIOVANNAGAGLIOSTRO MARTINAGAGLIOSTRO ROCCO (New Jersey)GAGLIOTI FRANCOGALLETTA ENzOGALLETTA GIANLUCAGALLETTA GIANLUCAGALLETTA GUIDOGALLETTA GUIDOGALLETTA VINCENzOGALLICO CATERINAGALLO GIORGIAGANGEMI PINOGARGANO ERNESTOGAUDIOSO ROCCOGENOVESE NINO

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PICCOLO GIOVANNIPICCOLO MARIAPIPINO GIUSEPPEPIPINO ROBERTOPIRROTTINA ANTONIOPIRROTTINA GIUSEPPINAPISANO ROBERTOPITERA’ GRETAPITITTO LUIGIPITTI PIETROPIZZUTO SABINA (TAURIANOVA)POLIMENI GIULIAPOzzOLINI WALTERPRINCI ROCCOPUCCI FRANCOPUGLIESE ANNAPUGLIESE AURELIOPUGLIESE CARMELINAPUGLIESE ELIOPUGLIESE ELIOPUGLIESE GIORGIAPUGLIESE MARTAPUNTO VERDEPUTRINO GIANCARLOPUTRINO GIULIANARAMONDINO ENzORANDAzzO ALDO Pres. CTRANDAzzO ANTONIORANIERI ENzARECORDARE LILLAREPACI ADOLFOREPACI GIOVANNIREPACI MARIORESIDENCE “LA MARINELLA”RICCIARDI MARCORIGITANO PALMERINO EUGENIORIOLO GERARDINARIOLO MARISARIOLO MARISARIOTTO ANGELARIOTTO LILLORIOTTO ROBERTORIOTTO ROCCORISO ANDREARIzzITANO ALESSANDRORIzzITANO FILIPPORIzzITANO GIUSEPPERIzzITANO GIUSEPPERIzzITANO SAVERIOROMANO DOMENICOROMANO’ MARCOROMANO’ MATTEOROMANO’ CATERINA PAOLAROMEO ANASTASIAROMEO ANNUNzIATAROMEO FRANCOROMEO MEME’ROMEO ROBERTO (MAROPATI)ROMEO TINAROMEO VINCENzOROMOLA GIOVANNIRONDANINI ENzOROSACE GIUSEPPEROSITANI DOMENICAROSITANI PASQUALEROTOLO ANTONELLARUGGERO GIUSEPPERUOPPOLO ANTONIORUSSO GIUSEPPES.S.P.A. “G.SERGI”SACCA’ NINOSACCA’ NATALESACCA’ NATALESAFFIOTI ANTONINOSAFFIOTI AURORASAFFIOTI ETTORESAFFIOTI GIUSEPPESAFFIOTI ING.GIUSEPPESAFFIOTI MARIASAFFIOTI ROBERTOSAFFIOTI ROCCOSAFFIOTI SARASALERNO ANTONIOSALERNO CARMELOSALVO FRANCESCOSALVO MARIASALVO ROSASANTORO ANNUNzIATOSANTORO GIUSEPPESANTORO MARIA TERESASANTORO SERGIOSCAGLIOLA ANTONELLA

SCARCELLA ALICE E NICOLASCARCELLA MIRELLASCARCELLA TIzIANASCARFONE DAVIDESCHIPILLITI ANTONINOSCHIPILLITI CARMELOSCHIPILLITI NINI’SCIDONE ROSARIOSCIGLIATNO GIANLUCASCIGLITANO GIANLUCASCOPELLITI ANTONELLASCOPELLITI CARLASCOPELLITI LAURASEMINARA DOMENICOSEMINARA EUGENIOSEMINARA GIANNI E LILLASEMINARA GIOVANNISEMINARA GIROLAMOSERRAO GIANPAOLOSERRAO PIETRO Jr.SIRIGATTI SILVANOSIRIO MARIA TERESASOBRIO DESIREE (S.Eufemia)SOLANO DOMENICOSOLANO FRANCESCOSOLANO ROSASOLLEVANTE SNCSPERANzA NATALINASPOSATO CONCETTASPOSATO ERMINIASPRIzzI DINASPRIzzI FRANCESCASPRIzzI MARIOSURACE AURORA E SARASURACE DEMETRIOSURACE GIORGIASURACE MARTINASURACE RENATOSURACE ROCCOSURACE VINCENzOSURACE VITTORIASURACI ENzOSURIANO ANNATABACCHERIA TEDESCOTEDESCO ALESSANDROTEDESCO ANDREATEDESCO CHRISTIANTEDESCO FRANCESCANTONIOTEDESCO GIOVANNATEDESCO ROSARIOTEDESCO SARINOTEDESCO SARINOTEDESCO SARINOTEDESCO VINCENzOTEGANO FLAVIOTEGANO GIANLUCATILOTTA GIOVANNITOPOLINIATORCHIA FRANCESCOTRENTINELLA MARTINATRIPODI ANTONINOTRIPODI COSIMOTRIPODI GABRIELETRIPODI GIUSEPPETRIPODINA CLAUDIATRIPODINA MATTEOTRIPODINA MATTEOUNIVERSITA’ TEL. CALABR.VENTRICE ALBERTOVENTRICE LOREDANAVENTRICE MANUELVENTRICE PAOLOVERSI’ VINCENzOVIGLIAROLO VINCENzOVILLIVA’ ANTONINOVIOLA NUCCIOzACCURI STEFANIAzAGARI VINCENzOzAPPATORE NICOLAzAPPONE ANTONIOzAPPONE VINCENzOzAPPONE VINCENzOzAVAGLIA DOMENICOzIMBELLO ANNAzIRINO GIUSEPPEzIRINO PASQUALEzOCCALI ANTONIOzOCCALI CARMELOzOCCALI DOMENICOzOCCALI MELISSA

BELLOMO ANTONIAABRAMO TERESAAGENzIA “PRESTITALIA”AGENzIA “VUELTA VACANzE”ALAMPI PAOLOALIBERTI GIUSEPPEALIMENTARI TEDESCOALONGI FAUSTOALONGI GIORGIAAMBESI CELESTINOAMBROGIO CATERINAAMEDEO SANTINAAMMENDOLEA FRANCESCOAMOROSO DANILOANANIA ANTONELLAANDIDERO GIUSEPPEANEDDA ANNUNzIATAANEDDA ANTONELLAANGALO’ ROBERTOANGEMI ELENAANGI’ CARMELAANGI’ CETTINAARABIA ALBERTOARABIA ALBERTOARCURI ALBERTOARCURI ANTONELLOARCURI ANTONIOARCURI SANTOARENA CARMELOARENA FRANCESCAARREDAMENTI SERR. ARCURIASS.SPORTIVA KOLBEAUDDINO VINCENzOBAGALA’ DOMENICOBAGALA’ FRANCESCOBAGALA’ PIETROBAGALA’ PIETROBAGALA’ ANTONIETTABAGALA’ FRANCESCABAGALA’ PIETROBALzAMA’ CONCETTABARBARO GIUSEPPEBARBARO IMMOBILIAREBARBARO SALVATOREBARBARO SALVATOREBARBERA AGNESEBARBERA ALICEBARBERA GIUSEPPEBARBERA MARCOBARBERA NINOBARBERA ROSSELLABARBERA SARABARBERA VINCENzABARBIERI GROUP (Altomonte)BARONE ANDREABARONE ANTONIOBARONE CONCETTABARONE GIOVANNIBARONE GIOVANNIBARONE GIUSEPPEBARONE MARIABELLAFIORE PAOLA MARIABELLAFIORE PAOLA MARIABELLAFIORE PAOLA MARIABENDINI ROBERTOBENFATTO ANNA MARIABERNARDINI MARIA LUISABONACCORSO ANTONIOBONACCORSO GABRIELEBONACCORSO GIAMPIEROBONACCORSO GIOVANNIBONACCORSO LIBERTOBONASERA ANTONIOBONGIOVANNI LUCABORRELLO ANGELABOVA ALESSANDROBOVI CRISTOFORO MARIABRACCO GIUSEPPEBRANDO GIUSEPPEBRANDO GIUSEPPEBRANDO ROBERTOBRANDO ROCCOBRIzzI MARILENABRUzzESE MATTIABRUzzESE MATTIACAIA CARMELACALABRIA GIOVANNICALABRO’ DANIELACALI’ MARIOCALI’ MASSIMOCALOGERO DANIELACALOGERO SALVATORECALOGERO SALVATORECALVO CICCIOCAMBARERI PINO

CAMERA ANTONIOCAMERA FRANCESCOCAMMARERI MARIA TERESACANNISTRA’ SAVERIOCANTINE zAGARICARATOzzOLO FRANCESCO R.CARBONE M.TERESACARBONE RAFFAELANGELO (DELIANUOVA)CARDONE VERACARIDDI PINACARMELITANO MATTEOCARNEVALE RODOLFOCARONE DOMENICOCARONE TINACARPANO SALVATORECARVELLI VINCENzOCASADONTE SERGIOCASEIFICIO “IL GRANATORE”CASSATA GAETANOCATALANO MARIA ROSARIACATANANTI CLAUDIOCAVALLO IVANCELI ALESSANDROCELI ALESSANDROCELI ANNACELI ERICACELI ERIKACERAVOLO ROCCOCHINE.TER.CHOTEAU PASCALECIAPPINA CARMELACICCIARI CHRISTIANCICCONE CARMELOCICCONE CARMINECILONA GIUSEPPECIPRI ANTONIOCIPRI FRANCACIPRI FRANCESCOCOFANO ACHILLECOGLIANDRO CARMINECOLLURA ELENACOLLURA LUCIACOLLURA SABRINACOLOSI CARMELOCOLOSI FRANCESCOCOMMISSO ELVIRACOSENzA FRANCESCOCOSTA GIUSEPPECOSTA MARIA CONCETTACOSTANTINO DARIOCOSTANTINO SALVATORECOVELLO CARLO PIOCOVELLO CARLO PIOCOVELLO CARLO PIOCOVELLO FRANCESCO PIOCOVELLO FRANCESCO PIOCOVELLO FRANCESCO PIOCOVELLO MATTEOCREA CARMELACREA EUGENIOCREA LAURACRICRI’ ALBERTOCRICRI’ FILIBERTO Jr.CRICRI’ ALBERTOCRICRI’ AURORACRICRI’ CLAUDIOCRICRI’ FILIBERTOCRICRI’ FILIBERTO junior CRICRI’ GIUSEPPECRICRI’ GIUSEPPE juniorCRICRI’ WALTERCROCITTA MAURIzIOCRUCITTI (FAMIGLIA)CRUCITTI JULIACRUCITTI PAOLOCRUCITTI PAOLOD’INGRAUDO GIOVANNID’AGOSTINO A. CONCETTAD’AGOSTINO DOMENICOD’AGOSTINO FRANCESCOD’ELIA TERESADAVI’ GIUSEPPEDE FRANCIA SALVATOREDE FRANCIA VINCENzODE GIORGIO TIzIANADE LEONARDIS MARIA ROSADE LUCA SALVATOREDE LUGGO AURORA E RAFFAELEDE MARCO ROCCODE MARIA ELISABETTADE NICOLA Agenzia ViaggiDE SALVO PAOLADE SANTIS ENzODE SANTIS MARTA

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THINK TANK di Daniela MazzulloASS. cHIne.TeR

PAnIfIcIO bARbeRA

GRAzIE

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I nuMeRI del PARcO GIOcHI• 3500mq Area interessata dagl’ interventi;• 110 metri di recinzione;• 150 metri di staccionata;• 480 piante per la realizzazione della siepe;• 4 alberi;• 70 giornate di lavoro;• 68 imprese di lavoro coinvolte;• 120 uomini come maestranza;• 50 m3 di cemento (e non si vede!);• 14 i giochi del Parco oltre al campetto di Basket e da Tennis ristrutturati (di cui i più rappresentativi: grande scacchiera vivente, giostrina, animaletti a dondolo con molla, mini casetta, e grande castello dei giochi);

cOnSISTenZA deGlI InTeRvenTI• Realizzazione Portale d’ingresso personalizzato• Realizzazione Rosone d’ingresso commemorativo• Realizzazione di 2 scivoli per ingresso disabili• Ristrutturazione e rifacimento scalinate• Rifacimento del Campo Polivalente, Basket e Pattinagio• Ristrutturazione del Campo da Tennis (a cura dei f.lli Tedesco)• Spogliatoio con doccia e servizi per donne: ristrutturazione• Spogliatoio con doccia e servizi per uomini: ristrutturazione• Spogliatoio con doccia e servizi per arbitri: ristrutturazione• Bagni per disabili con viale di ingresso: ex novo • Rifacimento impianto Idrico• Riposizionamento con riqualificazione della vecchia fontanella• Realizzazione fontana con panchina e vialetto• Realizzazione laghetto per pesci con zampilli e balaustra• Realizzazione Scacchiera vivente da 25mq• Inserimento di 13 Gichi di cui un Castello Attrezzato• Realizzazione di 9 torrette informative • Realizzazione Pensilina/Area di Sosta genitori• Realizzazione Pavimentazione in Pietra Indiana per Area di Sosta• Rifacimento totale e potenziamento dell’impianto d’illuminazione con sostituzione dei corpi illuminanti • Realizzazione impianto di video sorveglianza• Realizzazione Staccionata in legno Impregnato• Realizzazione recinzione metallica.• Bonifica delle aree verdi • Inserimento di telo pacciamante e ghiaino nelle aree gioco • Potatura e sistemazione del verde esistente• Realizzazione aiuole perimetrali per ricovero siepi• Piantumazione Siepi, Alberi di Magnolia e piante in genere• Impianto di irrigazione localizzata autonoma• Realizzazione impianto Hot-Spot Wi-Fi fornito gratuitamente• Interventi di decorazione con mosaici ed intarsi dei pavimenti esistenti• Area Chiosco/Bar( a cura dei f.lli Tedesco)• Murales decorativi• Pitturazione panchine e strutture murarie

PROSPeTTO dOnAZIOnI LAVORI EDILI E MOVIMENTO TERRA E FORNITURA CALCESTRUzzO € 52.450,00REALIZZAZIONE DEL VERDE ED IRRIGAZIONE (E FORNITURA MATERILE IDRICO) € 9.750,00CARTELLONISTICA € 970,00IMPIANTISTICA IDRAULICA CON FORNITURA MATERILE € 6.050,00SISTEMAzIONE PANCHINE, MONTAGGIO RECINzIONE E LAVORAzIONE VARIE IN FERRO € 2.180,00MONTAGGIO GIOCHI € 4.250,00MONTAGGIO STACCIONATA € 1.700,00GRU E MEzzI MECCANICI € 2.450,00IMPIANTO ELETTRICO E FORNITURA MATERIALE € 3.900,00DONAzIONE BAGNO DISABILE € 10.900,00DONAZIONE CAMPO DA BASKET € 9.200,00DONAZIONE PENSILINA SOSTA € 9.600,00PROGETTAzIONE E DIREzIONE € 18.150,00PITTURAzIONE CON FORNITURA MATERIALE € 4.000,00

Totale Donazione 135.550,00

I NUMERI DEL PARCO GIOCHI

USCITEEDILIzIA/MOVIMENTO TERRA

9.399.01

VERDE/ACCESSORI

2.163,40

GRAFFITI

500,00

PORTALE / TABELLONISTICA

3.600,00

GIOCHI / STACCIONATE / CESTINI

21.983,45

RECINzIONE / LAVORI IN FERRO

3.350,00

MATERIALE PUBBLICITARIO

1.266.31

TOTALE PASSIVO

42.262,17

ENTRATEDONAzIONI/RACCOLTA

26.550,00

5X1000 - anno 2009

10.599,99

CONTRIBUTO SETTORE

WELFARE COMUNE DI PALMI

5.000,00

TOTALE ATTIVO

42.149.99

DEFICIT BILANCIO 112.18

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di Viviana Minasi

di Paolo Ventrice

Una delle cose più grandi di questa edizione del-

la “Notte dei sospiri”, senza nulla togliere agli artisti che vi hanno preso parte, è stata l’inimitabile verve di Amedeo Umberto Rita Sebastiani, in arte Amadeus.

Simpatico, allegro, preparato ed infaticabile ha regalato, con gioia, la sua “arte” ai palmesi.

Ciao Amadeus, tra la gen-te, i rumori e i suoni di quella serata, avrai anche ammira-to lo scorcio notturno dello stretto; che sensazioni hai provato?

“Beh, io guardo la natura, mi piace molto. Anche quando sono in giro per il mondo mi piace osservare lo spettacolo che offre la natura, soprattut-to il mare. Io non vivo in una città di mare, vivo a Milano e per chi abita in posti come Palmi, il mare è normalità, ma per chi come me lo vede solo

AMADEUSL’intervista...

in estate o quando vi si trova vicino per lavoro, guardarlo ti dà una carica di energia par-ticolare e quella sera, quello spettacolo, quella terrazza sul mare mi ha dato una grande emozione.”

La notte dei Sospiri; già solo il nome evoca roman-ticismo, evoca ricordi. Tut-to questo, legato anche alla musica e alla poesia, cosa ti ha lasciato? Cosa hai vissuto in quella serata?

“Quello che sta facendo Do-menico (Domenico Minasi ndr) è una grande cosa. Certamen-te è aiutato dal fatto di avere avuto una mamma importante, un’artista, una poetessa, ma gli va dato il merito di riuscire a portare avanti quello che era il desiderio, la passione di sua madre: La poesia.

Lui è stato bravo a unire la poesia e la musica –mi rendo conto che, forse, una sera-ta solo di poesia non sarebbe cosa per tutti, dai bambini alle famiglie- e questo è un bel modo di far conoscere la bella poesia. Una maniera in-telligente attraverso le voci di attori famosi come quella di Alessandro Haber, che legata ad altri momenti di spettacolo regala altre emozioni.

So che è andata bene negli anni scorsi, io l’ho potuta gu-stare solo adesso ma ritengo sia una cosa bellissima e spero che possa continuare e cresce-re nel futuro.

Poi c’è il titolo, “La notte dei sospiri”. E’ già bello di per se, quindi…”

Amadeus, questo spettaco-lo lo metteresti in un palinse-sto televisivo?

“E’ uno spettacolo creato a misura di televisione, certo che lo vedrei benissimo in tv, è quasi inutile sottolinearlo.”

Caterina Paladino e la copertina della l suo libro

Termina con un “arrivederci al prossimo anno” la terza edizione de La Notte dei Sospiri, diventato ormai l’evento-spettacolo che

la città di Palmi attende con ansia, a chiusura dell’estate. Un format consolidato, che negli anni si sta affermando e che si basa sull’esal-tazione dell’arte in ogni sua forma. A partire dalla poesia, quella della poetessa Caterina Paladino Minasi, a cui l’evento è dedicato, deceduta il 27 agosto del 2009, proseguendo con la musica, la danza e la scultura. Domenicantonio Minasi, autore e produttore dell’even-to, è riuscito in pochissimo tempo a realizzare anche quest’anno uno spettacolo di elevata qualità, portando oltre 1500 persone al teatro all’aperto di Palmi. Serata piacevole, condotta dal popolare presen-tatore tv Amadeus, che ha sapientemente accompagnato il pubblico durante la serata con la sua simpatia e la sua bravura. Miss Italia 2011, Stefania Bivone, ha lanciato l’evento in collegamento da Montecatini Terme, cimentandosi in una simpatica gag proprio con il conduttore Amadeus. Di Alessandro Haber la voce che ha recitato alcuni dei ver-si più toccanti della poetessa Paladino Minasi, trasmessi al pubblico attraverso le clip. L’attesa era tutta per la cantante Loredana Errore, artista divenuta celebre grazie al programma Amici di Maria De Fi-lippi, attesissima dai più giovani. Dal palco de La Notte dei Sospiri, Loredana Errore ha lanciato il suo nuovo album “Pioggia di comete”; in uscita il 28 agosto. Emozionante la sua interpretazione di Caruso, nell’omaggio a Lucio Dalla, accompagnata al pianoforte dal palmese Francesco D’Agostino. La musica coinvolgente e ritmata dei Dirot-ta su Cuba ha coinvolto gli spettatori, ritrovatisi all’improvviso negli anni ’90. “Liberi di liberi da”, “Gelosia”, alcuni dei brani che la band ha proposto. Spazio poi a due talenti palmesi, Giuseppe Albanese e Natalia, artisti che hanno riscosso un successo senza eguali. Al-banese, pianista di fama internazionale, ha letteralmente incantato gli oltre 1500 spettatori, che al termine della sua esibizione si sono alzati in piedi per la standing ovation. Il suo omaggio al musicista e compositore palmese Francesco Cilea ed il brano del francese Claude Debussy sono stati molto apprezzati, così come apprezzata è stata la voce prorompente di Natalia. Il suo tributo a Whitney Houston ha emozionato e rapito gli spettatori, che a fine esibizione la hanno a lungo applaudita. La danza è stata protagonista anche quest’anno con i ballerini Giulia Pauselli e Gianluca Lanzillotta, divenuti anche loro famosi attraverso il programma della De Filippi. E poi i premi del ma-estro Enzo Ciappina, scultore che attraverso un’arte antica giappone-se, l’arte Raku, realizza opere uniche e dall’indiscussa bellezza. Suoi, infatti, i riconoscimenti che la produzione ha voluto donare agli ospiti della serata. Quest’anno l’evento ha avuto il sostegno della provincia di Reggio Calabria, ed a rappresentarla c’erano il presidente Giusep-pe Raffa e l’assessore alla cultura Eduardo Lamberti Castronuovo, i quali, riconoscendo la valenza dell’evento e la sua elevata qualità, hanno auspicato che La Notte dei Sospiri diventi la manifestazione simboli sia della provincia che della Calabria tutta. «E’ stata dura ma ce l’abbiamo fatta anche quest’anno – è stato il commento dell’autore dell’evento Domenicantonio Minasi – La Notte dei Sospiri è giunta alla sua terza edizione e quello che ci auguriamo è che in futuro possa essere un mezzo per veicolare l’immagine di Palmi e della regione Calabria».

Amadeus e Domenico Minasi

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Riuscire ad ambientare “LA NOTTE DEI SOSPIRI” in una

scenografia incastonata tra le bellezze della fontana di piazza Amendola, e regalare ai Palmesi la gioia di vedere uno spettaco-lo curato fin nei minimi dettagli, nel cuore della città, è il sogno di Domenico Minasi, portentoso quanto tenace programmatore della, ormai consueta, serata di fine agosto che raccoglie emo-zioni in poesia, danza e musica e le libera nella “agostina” aria fresca delle serate palmesi.Il progetto scenografico, curato e realizzato dagli architetti Ste-fano Gaudio e Giovanni Lacqua-niti, è stato presentato durante l’evento del 27 agosto scorso e apprezzato dai presenti, seguito da scroscianti applausi a marcar-ne l’importanza e la bellezza.Dopo 3 anni di un’atmosfera ma-gica, quella respirata nel teatro di località “Motta”, è l’ora di fare un “salto in paese”. La magia di piazza Amendola, della sua fon-tana, delle sue palme, dei colo-ri che potrebbero dare le sceno-

grafie costruite in maniera non invasiva, darebbe allo spettaco-lo un’ulteriore dose emotiva e darebbe lustro, ancora una vol-ta, alla splendida fontana del “francobollo”. L’idea di Dome-nico è affascinante, condivisibi-le e, assolutamente, da portare avanti. Sarebbe stupendo poter vivere dal vivo ciò che, oggi, ve-

diamo solo attraverso un rende-ring del progetto, sarebbe im-portante per la città e per una delle sue splendide piazze.L’anno prossimo sarà, probabil-mente, anche l’anno della Va-ria, uno di quegli anni in cui si fanno sforzi economici straordi-nari per la città. Sarebbe pre-gevole che l’aiuto principe per

far si che questo progetto am-bizioso si concretizzi, venga dai palmesi e, soprattutto, da chi amministra e che venga dato tutto l’appoggio economico e di mezzi necessari.Il mio personale augurio è che tutto si avveri... provo già emo-zione al solo pensiero.Grazie Domenico, ad maiora!!! P. V.

Sopra - Alessandro HaberA lato, foto piccola in alto - Loredana Errore; Foto piccola in basso - Natalia;Foto grande - I ballerrini Giulia Pauselli e Gianluca Panzillotta

UN ALTROSOGNO...

UN ALTROSOGNO...

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di Paolo Ventrice

MARE AMICOSAGRA DEL PESCE AzzURRO 2012

La Tonnara di Palmi si “veste” di agosto e incomincia con

l’abito azzurro.La I° “Sagra del pesce azzurro”

è stata figlia di un lavoro, quel-lo svolto dall’Associazione Cultu-rale Mare Amico, certosino ed or-ganizzato fin nei minimi dettagli.

Un’organizzazione curata dal Presidente Alfonzo Iannì, coadiu-vato dai suoi validi bracci destri, atta a far scoprire ai palmesi (e non) un’altra faccia della Tonna-ra di Palmi.

E’ stato un grande momento di aggregazione, di crescita sociale e di divertimento.

Giorni di preparazione faticosa hanno, però, dato il giusto pre-mio a chi, per la prima volta, si è cimentato nell’organizzazione di una sagra di così grande spesso-re e livello.

Appunto l’organizzazione, l’or-dine e la bontà dei piatti sono subito saltati agli occhi dei visi-tatori che hanno apprezzato, im-mediatamente e, meglio ancora, hanno poi svolto, nei giorni suc-cessivi, una sorta di pubblici-tà positiva parlando in maniera compiaciuta dell’evento.

E’ stata davvero una serata speciale, quella alla Tonnara di Palmi, accompagnata anche dal gruppo “Karadros” e dal loro ge-nere musicale folk/taranta che

tanto alimenta questo genere di eventi.

A condurre la serata la bravis-sima presentatrice reggina Anna-rita Ardito.

Vivere la Tonnara e gustare i frutti della pesca, assaporando, contemporaneamente il profumo del mare è, davvero, una cosa speciale. Se poi, tutto ciò, è fatto con l’amore di chi il mare lo abi-ta, diventa sublime.

L’associazione “Mare Amico”, con questa serata, ha voluto ini-

ziare un percorso nuovo, per la ri-nascita di uno dei luoghi più belli e folcloristici del litorale tirreno. Ha così messo in moto un mecca-nismo che ha, come obiettivo di base, quello di spingere l’opinio-ne pubblica, gli amministratori e, soprattutto, gli abitanti tutti a ri-modernare e rendere funzionale e vivibile tutto il lungomare e con esso le strutture e le infrastruttu-re di contorno.

“Noi ci mettiamo l’anima e la nostra storia, nella speranza che

qualcuno ci segua e ci aiuti”. Così conclude il Presidente dell’As-sociazione Alfonzo Iannì, peral-tro ringraziando tutti coloro che hanno appoggiato e condiviso l’i-niziativa.

Per quanto ci riguarda siamo fermamente convinti che queste occasioni siano step di crescita importanti e l’augurio di questa redazione è quello che si continui su questa strada. Per noi è quel-la giusta! Presidente, Madreterra è con te.

Alcuni soci ed organizzatori dell’evento

La presentatrice Anna Maria Ardito con Massimo Iannì, Enza Mazzaferro e Il Presidente Alfonzo Iannì

GUESS

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GUESSNUOVE COLLEzIONI AI 2012

CORSO GARIBALDI, 212 - PALMI - 0966.45825

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di Carmela Gentile

Come ogni anno a fine estate, sento il desiderio profondo

di rendere omaggio alla mia ter-ra. Sarà che la vita all’aria aper-ta, il mare, le giornate soleggiate e luminose invogliano questo ab-braccio con la natura, che per un attimo riesce a spazzare via tutti i problemi del vivere quotidia-no. Si può in tal modo a godersi appieno le bellezze della nostra terra e dimenticare per un attimo i gravi problemi che la affliggono.

Se si ha la fortuna di fare una breve escursione in barca lungo la Costa Viola, partendo dalla Tonnara di Palmi, in direzione di Bagnara, e se la giornata è bella ed il mare è calmo e limpido, si può godere di una visione para-disiaca, che senza tema di smen-tita, ha pochi rivali in Italia e nel mondo. Viaggiando in direzione sud, a pochi metri dalla riva, si possono ammirare alcune pic-cole spiagge, prevalentemente costituite da sabbia, pietrisco e pietre, nonché numerosi scogli che affiorano dal mare. Pietrosa, Rovaglioso, Buffari, La Marinella, Il Leone, Sorrentino, Cava Jancul-la, sono alcune delle più note. Il mare che lambisce questa costa possiede un colore unico, il viola. Questo colore è determinato dalla presenza di fondali profondissimi. Già a pochi metri di distanza dal-la riva, si può ammirare la parete a picco in cui la colorazione del mare, da verde smeraldo diviene improvvisamente viola – blu not-te. Se si ha la fortuna di mirare lo

UNA PASSEGGIATA LUNGO LA COSTA

UNA PASSEGGIATA L

spettacolo con una semplice ma-schera, si può notare l’improv-viso affondo che costituisce uno spettacolo unico e inquietante. E’ come se il mare sprofondasse in un abisso senza fine. Ma anche la parete riserva delle sorprese niente male. A pochi metri dalla riva, muniti di maschera e tubo, si resta affascinati dalla tavoloz-za di colori che dipinge la roccia sommersa. Una miriade di alghe dai colori variopinti ondeggia pi-gramente aggrappata alla parete. Piccoli fiori arancio, posidonie, ricci, pomodori di mare, conchi-glie e stelle marine, si possono osservare appena sotto il pelo dell’acqua, conferendo agli sco-gli un aspetto vellutato e lussu-reggiante. Lungo i primi metri di costa il mare ha un colore az-zurro – verde acquamarina ed è facile osservare branchi di pesci che sfiorano il fondale, nuotano a pochi metri di profondità e si avvicinano senza timore all’uo-mo. Nelle acque calme improv-visamente si possono incontrare forti correnti che, a volte, rendo-no problematico nuotare. Sono le correnti dello Stretto di Messina; grazie ad esse le nostre coste ed il nostro mare sono sempre puli-ti; esse garantiscono il trofismo e la biodiversità che caratterizza i nostri fondali e che è ben noto ai numerosi, appassionati sub che ogni anno tornano a visitare le nostre coste.

Tra le spiaggette trovano posto numerosi anfratti rocciosi e grot-te in cui si può entrare a nuo-to, o addirittura con una piccola barca.

Vi è una grotta con alte e ripi-de pareti ed un soffitto a guglia in cui dormono, appesi a testa in giù, centinaia di pipistrelli.

Tra le tante insenature che si succedono dalla Tonnara a Bagna-ra, ve n’è una in particolare che possiede un aspetto molto sugge-stivo: è una piccolissima spiaggia in gran parte costituita da mas-si, scogli e pietrisco. Incastonata nella roccia vi è una minuscola cappella cristiana in pietra che si mimetizza con la grigia roccia circostante. Se si sale fino alla piccola cappella, dando le spalle ad essa, ci si trova difronte un’al-ta roccia la cui sommità possiede una forma che ricorda la testa di Cristo, cinta da una corona di spine, formata dalla vegetazione che si trova sulla sommità di que-sto promontorio.

Questa è la nostra terra e, an-che se la sua bellezza selvaggia ci è nota e familiare, ogni volta che mi capita di rivedere questi posti, non manco mai di rimanere

sorpresa ed affascinata da tanta bellezza.

Penso che tutto questo ci sia stato donato gratuitamente e che, in qualche modo sia nostro dovere rendere grazie, averne cura, condividerlo e difenderlo dagli assalti dell’uomo, che spes-so non ha riguardo per la natu-ra così generosa, che a volte si ribella all’aggressore con la sua forza devastante. Solo allora ci si ricorda della pochezza e del-la fragilità umana; in balia degli eventi naturali l’uomo è ben poca cosa e benché si illuda di essere il dominatore dell’universo, in re-altà è inerme e indifeso difronte alla forza della natura che in un attimo può spazzar via tutto ciò che l’uomo ha faticosamente co-struito nei millenni della sua per-manenza sulla terra.

Bisogna dunque inchinarsi a questo gigante addormentato e godere giornalmente dei suoi doni con rispetto, umiltà e rico-noscenza.

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di Chiara Ortuso

“Chi mi ha incontrato forse non mi ha neppure vi-sto”.

Questo annotava Arthur Rimbaud, poeta maledetto francese, alla fine dell’800’ nei suoi scritti infuocati, evi-denziando una lucidità sorprendente. Quanti di noi infatti fanno fatica a sentirsi “compresi”, quanti, camminando per le vie di paesi e città, hanno come l’impressione di es-sere dei fantasmi, invisibili agli occhi dei più, della massa, di uomini incuranti e superficiali. È molto difficile com-prendere la complessità di un’anima, ma soprattutto è an-cor più complicato se non impossibile penetrarla nel pro-fondo, scorgerne quelle fessure, quegli spiragli occulti che spalanchino il suo mondo. Ognuno di noi rappresenta un universo unico e insostituibile e finanche nell’essere più meschino si nasconde il miracolo e il mistero dell’esisten-za. Paul Valéry, poeta francese novecentesco, scriveva: “Niente mi commuove maggiormente dell’essere capito. Lo preferisco all’essere immaginato anche sotto la forma più seducente”.

La comprensione è probabilmente uno dei traguardi dell’umana specie così rara, oggi, da vacillare sempre più nell’indifferenza della quotidianità. Sembra infatti che nessuno sia più in grado di comprendere l’altro, di soffer-marsi su un sorriso, su uno sguardo, su una parola capaci di rivelare il volto di un uomo, capaci di distruggere una delle tante maschere edificate a difesa della propria fragi-lità. Tendiamo ad immaginare, ad esaltare, ad idealizzare gli altri e noi stessi, finendo con il dimenticare quell’es-senza che ci rende tali, speciali nella nostra particolarità. Eppure basterebbe finirla con le finzioni, con le formalità, con i finti perbenismi. Il conformismo si rivela la proble-matica più allarmante dell’ultimo secolo. La massa va se-guita, imitata per non restare isolati, emarginati, ignorati. Ma quanta ipocrisia regna dietro questi volti tutti uguali, dietro queste maschere fredde e impersonali che non san-no comunicare nulla se non falsità e frustrazione! Manca forse il coraggio dei propri atti, un’assunzione di respon-sabilità che porterebbe ciascuno di noi ad evadere dalla prigione delle parole non dette, delle azioni non compiute e che sola può essere all’origine di ogni libertà. Il mondo potrebbe rifiorire se l’uomo smettesse di sentirsi come un vetro trasparente, come un anonimo foglio bianco inciso dalla voce imperante di chi impone la sua persona. Se solo imparassimo a rialzare il capo, a riscoprirci, a specchiarci senza vederci come estranei da temere e da uniformare ma riconoscendoci in quanto tali, in quanto uomini fieri della loro unicità! Ognuno vive per uno scopo, per una ra-gione che spesso dimentica o non comprende, se così non fosse la vita sarebbe troppo amara. Noi esistiamo infatti non solo per respirare ma, come sosteneva Valéry, per trovare qualcosa, per RI-trovare noi stessi.

Ritrovare noi stessi

Arthur Rimbaud

di Antony Rizzitano

La costituzione del Comitato di Quartiere “Torre e Stazione”, composto da 60 cittadini, è il frutto di quattro anni di collaborazione fattiva nell’intento di

migliorare soprattutto l’abitabilità di questa area urbana in seno alla valorizzazio-ne delle bellezze paesaggistiche e naturali di questa parte di territorio palmese. I comitati di quartiere, per la loro presenza sul territorio, rappresentano un valido strumento per gli amministratori locali, nella coscienza della complessità e molte-plicità delle problematiche su cui intervenire.

I maggiori problemi d’ordine igienico e di sicurezza stradale sono, in particolare, i seguenti:

- Lo straripamento delle fogne comunali lungo la via Stazione. Fino a villa Repaci- L’assoluto stato di abbandono delle vie Buffari e Pietrosa, dove è facile trovare

cumuli di materiali di risulta diffusi in ogni dove e grosse buche sul manto stradale;- un odore nauseabondo di fogna, in particolar modo in estate e nelle ore più

calde del giorno nel Piazzale Stazione;- Il canalone “Macello”, adibito alla raccolta delle acque meteoriche di gran parte

della città, oggi è in un precario stato sia igienico - sanitario che idrogeologico per la totale assenza di manutenzione;

- La strada principale che porta al piazzale stazione è parzialmente illuminata, inoltre, le poche luci presenti, al primo temporale, si spengono per guasti improv-visi.

- La mancanza di dissuasori di velocità, per il giusto rallentamento del traffico in prossimità delle abitazioni sul ciglio stradale;

- L’assenza di panchine, dell’acqua potabile e dei servizi igienici nel piazzale stazione.

Ovviamente, questi problemi – solo alcuni di una lunga lista – sono il frutto di scarsa attenzione da parte delle passate Amministrazioni, con la conseguenza che pian piano il quartiere, in passato popoloso, si sta spopolando. Per tutti i motivi su menzionati, i cittadini del quartiere intendono collaborare con l’Amministrazione Comunale onde ottenere un positivo riscontro alle problematiche sopra elencate come ad altre qui non menzionate per limitatezza di spazio.

Come detto sopra, il miglioramento delle condizioni urbane del quartiere Torre e Stazione va di pari passo con la giusta valorizzazione delle bellezze paesaggi-stiche e naturali alle quali si ha accesso attraversando il quartiere stesso, e di cui ancora oggi molti degli stessi palmesi disconoscono l’esistenza. Basti pensare alla splendida costa di “Rovaglioso” con il leggendario sito di Porto Oreste, scelto quale simbolo del Comitato, la Villa Leonida Repaci o le grotte di Trachina, entrambe in località Pietrosa, che, per il loro valore paesaggistico, sono stati finanche indi-viduati dall’Unione Europea quali siti di interesse comunitario (zone SIC). A tal proposito, il Comitato ha già pre-sentato al neo Sindaco, dott. Giovanni Barone, una relazione conoscitiva che mette in luce l’annoso problema della rete fognaria pubblica ormai obsoleta. Infine, tra gli obiettivi del Comitato c’è quello di promuovere ogni inizia-tiva utile volta ad animare la vita dei quartieri costruendo insieme momen-ti di incontro e condivisione ed invi-tando la cittadinanza tutta alla costi-tuzione di comitati di quartiere attivi.

Costituito il Comitato di quartiere

“Torre e Stazione”

Elenco soci fondatori

1. Rizzitano Antony, Presidente;2. Avandro Rocco, Vice Presidente;3. Raneri Vincenzo, Segretario;4. Piterà Concetta, Vice Segr.5. Cicalà Vincenzo, Tesoriere;6. Iannelli Santo;7. Gagliostro Stefano;8. Barbaro Vincenzo;9. Lovecchio Daniela;10. Randazzo Antonino;11. Randazzo Vincenzo;12. Piterà Giuseppa;13. Leonardis Giovanna;14. Di Pasquale Maria Lucia Rosaria;15. Pirrottina Giuseppe;16. Buda Daniela.

UNA PASSEGGIATA L

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Vibrante successo per la presenta-zione del romanzo storico S. ELIA

JUNIORE di Oreste Kessel Pace, pro-prio sul monte S. Elia a Palmi.

Per i tipi della Kaleidon Editrice di Roberto Arilotta è il romanzo storico S. ELIA JUNIORE, che ha impegnato O. Kessel P. per più di cinque anni, gua-dagnandosi il Premio Calabria Cultura e Turismo direttamente dalle mani di Vittorio Sgarbi e del critico letterario Albanese.

Per l’occasione, i più importanti Enti culturali della città di Palmi hanno unito le forze, accettando la sfida dell’autore di presentare il libro in un luogo inedito, periferico e praticamente privo di qual-siasi illuminazione. La ProLoco di Palmi, il Club Unesco di Palmi ed il Movimen-to Culturale San Fantino, sono riusciti a portare sulla estrema cima del monte non solo l’illuminazione necessaria e l’impianto audio, ma anche ad organiz-zare visite guidate teatralizzate nel sito.

La notorietà di Oreste Kessel Pace (www.kessel.it) impegnato in prima li-nea nel mondo culturale nazionale e storico-scientifico, ha fatto il resto e la risposta non solo da parte della gen-te immensa. Alla sfida di Kessel hanno immediatamente risposto enti, asso-ciazioni e personalità non solo da ogni parte d’Italia, ma persino da Malta con il Patriarcato Ortodosso d’Italia e Malta, il Sacro Monastero Greco Ortodosso dei Santi Elia il Nuovo e Filareto l’Ortolano in Seminara delle Saline, ma anche l’Eco Touring Costa Viola, il Kronos ed il Club Unesco di Reggio Calabria e decine di altre entità da ogni dove.

Dopo gli interventi prodigiosi di Filip-po Arilotta della casa editrice Kaleidon, di Giuseppe Saletta Assessore Provin-ciale, di alcuni assessori del Comune di Palmi, di Rocco Militano (presid. del Club Unesco di Palmi) e di Antonio Te-desco (del Movimento Culturale San Fantino) hanno relazionato gli ospiti speciali: l’Egumena Stefania dal mon-do Ortodosso del Monte Athos, la dott.ssa Beatrice Pecora per la città di Enna (città natale di S. Elia Juniore) e don Pasquale Pentimalli parroco della chie-sa di S. Elia in Palmi. Autorevole la mo-

Ha superato qualsiasi aspettativa la serata dedi-cata alla presentazione del racconto mitologico

SCILLA, scritto da Oreste Kessel Pace, edito dalla Cit-tà del Sole Edizioni di Franco Arcidiaco.

Organizzata dalla ProLoco di Palmi con la collabo-razione del Club Unesco e del Movimento Culturale San Fantino, la manifestazione si compiuta nel salotto culturale storico della città di Palmi: la Villa Comuna-le Giuseppe Mazzini, dove a suo tempo si esibivano Francesco Cilea, Giuseppe Manfroce, e dove viaggiatori come Lear realizzarono pregevoli litografie.

Importanti le parole del sindaco Giovanni Barone sulla valorizzazione degli autori palmesi, pregevole l’intervento tecnico dell’editore Franco Arcidiaco, in-tensi i dettagli sull’impegno di Oreste Kessel Pace nel recupero del sito archeologico di San Fantino a cura di Mario Augimeri presidente del Movimento Culturale San Fantino. Sui messaggi del libro SCILLA è penetrato Rocco Militano del Club Unesco di Palmi, soffermando-si sulle attività letterarie di Kessel a livello naziona-le. Infine, il direttore del Mensile LAPIANA, Damiano Tripodi, autore anche dell’introduzione del libro, ha regalato ai presenti una lezione sulla narrativa, sullo stile e la tecnica di O. K. Pace nonché sul suo modo di essere divulgatore storico attraverso anche la scrittu-ra artistica definita: delicata, sofisticata, volutamente semplice, curata, cinematografica, realistica. Ha mo-derato con evidente entusiasmo Rocco Deodato presi-dente della ProLoco di Palmi.

La relazione finale di Oreste Kessel Pace ha lette-ralmente travolto le oltre duecento persone presenti. Dalla Mitologia della Magna Grecia alle Civiltà Antiche, dai Santi Italogreci alla Letteratura Calabrese, dal re-spiro degli antenati custodito nei luoghi della memoria alla valorizzazione degli stessi, dalla scoperta di dei e miti ancestrali all’importanza di consumare la propria esistenza con la coscienza universale, senza tempo e spazio, ma con una fantasia mistica impregnata di ele-menti che la rendano unica e immortale. Infine, Ore-ste Kessel Pace, ha commosso gli ospiti, provocandone le lacrime, dedicando il libro al suo estinto suocero, e leggendone la poesia inserita nell’incipit del libro, commuovendosi a sua volta.

Numerosi gli interventi da parte del pubblico che ha occupato oltre duecento sedie, le panchine della Villa e centinaia anche in piedi, tra i quali anche scrittori, studiosi, artisti, associazioni ed enti persino da Tori-no, come lo scrittore della Mondadori e della Einaudi Mimmo Fiorino, il quale non ha mancato di intervenire.

Pubblicato in seconda edizione (la prima edizione nel 2006) giunto fino in Australia, il libro SCILLA narra la storia d’amore drammatica tra le più importanti del mondo antico.

SCILLA è la incredibile disavventura in cui si imbatte il giovane pescatore Glauco, il quale, a causa degli DEI, si trasforma in uomo-pesce. Un mostro. Si innamorerà di una ragazza bellissima, Scilla, e chiederà aiuto alla maga Circe affinché possa ritornare ad essere uomo per poterla amare. Ma la maga, invece, si invaghisce di lui e provoca una magia oscura proprio contro la ragazza …

Dopo romanzi storici come San Rocco di Montpel-lier ma anche altre pubblicazioni, Oreste Kessel Pace rivela di avere pronti molti altri libri sia mitologici, storici che romanzi totalmente partoriti dalla sua fan-tasia e promette di “corteggiare” tutti i suoi lettori pubblicandoli a breve.

ORESTE KESSEL PACE

S. ELIA JUNIOREPRESENTATO IN UNA STRAORDINARIA ATMOSFERA IL

NUOVO ROMANzO STORICO DELL’AUTORE PALMESE

derazione di Rocco Deodato, presiden-te della ProLoco di Palmi.

Oreste Kessel Pace, infine, ha com-mosso i presenti raccontando eventi ri-guardanti la vita di S. Elia, ha suscitato emozioni evidenziando i drammi della sua epoca storica e si è lasciato andare con magnifici messaggi sul senso della vita. Le caratteristiche oratorie accatti-vanti di Kessel, la sua preparazione stori-ca sulle civiltà antiche e sul mondo italo greco, le capacità teatrali ed il tono sofi-sticato hanno letteralmente conquistato la folla che ha tremato, amato e capito i concetti del senso dei Bios dei Padri.

Dopo i numerosi interventi finali (tra i quali il dott. Filippo Marino, lo scrittore della Mondadori Mimmo Fiorino, l’opera-tore culturale Rosario Previtera) l’autore si è soffermato a firmare volumi fino ad oltre la mezzanotte.

Il pubblico, a ragione, ha definito la serata la manifestazione più importante e autorevole dell’estate calabrese.

Kessel ha rivelato: “Il romanzo storico su S. Elia Juniore è storia in narrativa. La tecnica che cercato di utilizzare è re-alistica, cinematografica, cruda e pura. Non soltanto la vera storia di S. Elia il giovane, ma è un viaggio nel tempo di oltre mille anni in un Mediterraneo devastato dalle conquiste Saracene, Agarene e Bizantine (o Romee, come preferiscono molti eminenti studiosi); si tratta della vera vita di un personaggio straordinario, soprannaturale, viaggia-tore… direi che in ogni pagina c’è un’av-ventura da leggere. Ho scritto il libro come ogni mio lavoro: ossia utilizzando fonti storiche certe, affidabili e serie. Sono onorato di essermi guadagnato l’introduzione di Dante Maffia al quale, forse, sarà candidato per il premio no-bel per la Letteratura ma, soprattutto, di aver centrato in pieno l’obbiettivo principale: divulgare il Respiro dei no-stri Antenati”

Durante la serata è stato rivelato che Oreste Kessel Pace ha già pronti altri ro-manzi, non solo storici.

Con alle spalle lavori come San Rocco di Montpellier autorevoli critici lette-rari definiscono Kessel come la rinascita del mondo letterario calabrese.

SCILLA

DI ORESTE KESSEL PACE

CONQUISTA PALMI

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Delianuova, polmone verde d’Aspromonte, terra di an-

tichi “tesori” non solo materiali. Chi si imbatte in questo suggesti-vo Paese in autunno rimane ine-briato dal profumo di caldarroste e funghi porcini che dalle vie im-preziosite da portali, mensole, scale, fontane in “pietra verde”, il “tesoro” per eccellenza di tale terra, accompagna il visitatore lungo un singolare e appassio-nante viaggio tra persone che hanno fatto della semplicità e del rispetto il loro stile di vita, valori che costituiscono un altro “tesoro” dei Deliesi.

Soprattutto nel corso degli anni recenti eccellenze deliesi sono venuti alla ribalta con discrezio-ne. Il riferimento va ad un grup-po di artisti con doti e sensibili-tà non comuni che lavorano con raffinata maestria la Pietra verde facendo sì che dalle viscere del-la terra deliese essa diventi arte. Grazie alle loro mani la pietra prende corpo e si appropria di un’importante valenza artistica e perché no anche sociale, andan-do a costituire un importante pa-trimonio artistico della Calabria.

In realtà, proprio sul territorio deliese si trova la cava a cielo aperto di Pietra verde che ge-nericamente prende il nome di “serpentino” dal nome del mi-nerale presente in essa costituito da un silicato basico di magne-sio, con a volte tracce di ferro. Questo tipo di pietra proprio per avere le caratteristiche di essere sia resistente agli agenti atmosfe-rici sia scarsamente permeabile all’acqua si presta più che mai ad essere trasformata in opere adi-bite all’uso esterno come fonta-ne, portali, davanzali, gradinate che vanno ad abbellire chiese ed antichi palazzi di Delianuova.

Il suo utilizzo viene fatto risa-lire intorno al 1600 ad opera dei monaci basiliani i cui ruderi del convento sono ancora visibili a Delianuova e comincia ad essere trattata dal punto di vista artisti-co a partire dalla seconda metà del XVIII sec. dagli scalpellini di scuola siciliana che all’epoca arri-varono nel Paese aspromontano. In particolare, ad una famiglia di scalpellini, la famiglia Marsico, va attribuito il merito di avere per prima valorizzato la Pietra verde, infatti la datazione delle loro at-tività è antecedente al 1790. Nel-

L’omaggio di Palmi alla“Pietra verde” di Delianuova

lo specifico, all’attività del padre Saverio si deve il merito di avere insegnato questo pregiatissimo mestiere ai tanti artisti che negli anni hanno frequentato il suo la-boratorio.

La città di Palmi ha voluto ren-dere omaggio a questo “tesoro” grazie ad una “Mostra della Pie-tra verde di Delianuova” che si è tenuta dal 4 all’11 agosto scorso nella Sala conferenze della So-cietà Operaia di Mutuo Soccorso, organizzata dall’Amministrazione comunale palmese e dall’Asso-ciazione Culturale Mesogaia, con il patrocinio dell’Ente Parco Na-zionale d’Aspromonte. All’inau-gurazione della Mostra ci sono stati gli interventi del Sindaco di Palmi dott. Giovanni Barone, del-la Presidente dell’Associazione Mesogaia dott.ssa Antonietta Bo-narrigo, dell’Assessore provincia-le alle Attività Produttive dott. Domenico Giannetta, della Presi-dente del Consiglio comunale di Delianuova dott.ssa Mariangela Rechichi, del Presidente della So-cietà Operaia di Palmi Salvatore Saffioti e dell’ing. Pepè Carbone, autore insieme alla prof.ssa Da-niela Gemelli dell’interessante libro dal titolo Pietra Verde - De-lianuova - tra portali balconi e fontane, Nuove Edizioni Barbaro,

Villa S. Giovanni, 2004. Gli artisti che hanno esposto le loro opere sono stati Pepè Carbone, Dome-nico Papalia, Michelangelo Frisi-na, Domenico De Mana ed erano presenti anche i lavori del defun-to Saverio Marsico. Dopo l’evento dell’inaugurazione della Mostra, in serata, si è tenuto il Concerto dell’Orchestra Giovanile di Fiati di Delianuova. Quest’ultima rap-presenta un’altra eccellenza de-liese che ha ottenuto innumere-voli riconoscimenti suggellati nel 2008 dalla direzione del Maestro Riccardo Muti in persona, il qua-le il 31 luglio scorso è diventato cittadino onorario di Delianuova.

Ma come mai quando si par-la di Pietra verde il riferimento va solo alla città di Delianuova? Pepè Carbone, uno dei bravi ar-tisti protagonisti della Mostra chiarisce che “Esistono altri af-fioramenti di Pietra verde sul territorio regionale e nazionale, ma di essa non si è fatto l’uso pa-ragonabile a quello deliese; non esistono infatti centri che posso-no vantare la presenza di opere in Pietra verde di valore artisti-co che non sia pietra deliese. Solo Delianuova conserva al suo interno questo piccolo “tesoro” di opere di notevole importanza storico-artistica, tanto che può

orgogliosamente fregiarsi della definizione di Paese della Pietra verde”. L’artista Domenico Papa-lia che ha inaugurato a Delianuo-va nel gennaio del 2004 una gal-leria d’arte dal titolo “La Pietra verde” con annesso un centro di restauro, sottolinea: “L’arte può cambiare la mentalità delle per-sone perché è filosofia di vita, è un veicolo per il cambiamento. L’arte è anche provocazione, ser-ve a sensibilizzare la gente e può dare un senso alla vita facendo affiorare vecchi valori”. L’artista Domenico De Mana ci tiene a spe-cificare che “La scultura non solo ha una valenza estetica ma anche una funzione sociale che serve a valorizzare gli spazi urbani o do-mestici, ma soprattutto a favo-rire momenti di interazione e di dialogo anche tra chi di arte non si intende”. Ed infine Michelange-lo Frisina rimarca che “E’ finito il tempo dell’oblio, è venuta l’o-ra di far conoscere e diffondere questa raffinata arte”.

Delianuova, come gli altri Paesi dell’entroterra, ha avuto sempre Palmi come punto di riferimento non solo culturale ed oggi Palmi “ricambia il favore” con un gran-de omaggio ad uno dei più impor-tanti “tesori deliesi”: la Pietra verde.

di Cinzia Battista

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di Felice Badolati

Fine agosto 1943. Quanti anni, ormai! Per tanti “una eter-

nità”, per altri “il secolo scorso”; per quasi tutti “io non c’ero”!

Beati voi! Io invece, c’ero, pic-colo, sì, e ancora attento a sa-lutare alzando il braccio destro; con ancora nel cassetto il Fez di Balilla ed il Fazzoletto azzurro.

Diciamo una vita fà!!! Ricordi.E come sempre succede all’uo-

mo –che si difende e protegge di-menticando le cose brutte- resta-no quelli divertenti o, comunque, piacevoli.

Certo piacevolo non è e non era la FAME, nera, di quella primave-ra-estate. Cicoria, zuchi, mine-stra serbaggia, gugghjiuti, senza ogghjiu e senza sali. Perché le bagnarote non potevano andare a Messina a comprare il sale a 1 lira per venderlo qui a 2 lire, na-scondendolo – come hanno fatto dopo, appena fu possibile andare in Sicilia (dove il sale si produce-va), fra carrubbe, luppino duci e le sotto le loro gonne arricciate ed abbondanti.

Mamma e che fame. Fino all’ar-rivo degli americani. Prima erano passati gli italiani, a piedi, biso-gnosi di pane: quello che c’era, di granturco o di ceci. Poi i te-deschi, sui loro camion, dai quali vendevano di tutto: dagli elmetti alle divise, dalle borracce alle co-perte. E subito dietro gli inglesi, che non avevano niente o meglio non vendevano niente, ma ubria-chi fradici domandavano: “uer Doic?” -dove sono i tedeschi?- e rassicurati dalla assenza di questi si sedevano e …bevevano wisky dalla borraccia…

Gli americani no. Erano seri…quelli in servizio, gli altri erano coricati con a fianco bidoncini di… wisky! Impartivano ordini in italiano. Oddio! Un quasi ita-liano misto di siciliano calabrese napoletano o veneto a seconda del luogo di provenienza dei loro genitori. Dirigevano tutto e con-trollavano tutto. Ma in compenso erano pieni di scatolette di carne e di piselli in polvere, o di mais, o di zuppette insipide già pronte, solo da riscaldare. E sopratutto di cioccolata. Sfusa, a tavolette (scusate: a poglia) a bacetti, a bastoncini, dolce o amara, scura, marroncina o bianca. Una godu-ria. Fra l’altro siccome nel loro

accampamento, nella pineta di Sant’Elia, arrivava ogni giorno un camion con i rifornimenti, mai ci è mancata la cioccolata, né le scatolette. Con l’ovvia conse-guenza che metà abbondante di quello che arrivava finiva nelle case dei buoni Parmisani.

Anche qui una precisazione. Parlare di case significa andare oltre la realtà. Perché dal mar-zo 43 e fino all’arrivo degli ‘alle-ati’, tutta la zona dello Stretto era stata teatro di guerra aerea. Il che significa che un giorno si e l’altro pure qui e là cadevano bombe e tutto il giorno girava sulla nostra testa (“allu ccà c’ar-rivau) un aereo americano che ci guardava pure se andavamo… al bagno… Fino ai tre famosi bom-bardamenti .

Era successo che ritirando-si dalla Sicilia ormai invasa per metà, i vari comandi e corpi spe-ciali passavano da qui in ritirata e qui si accampavano.

Si disse, allora, che alcuni “tra-ditori” di fede comunista aves-sero segnalata la cosa; non lo so. Fatto sta che quando, come oggi alla Finanza si acquartierò il Comando di un Reggimento di cavalleria e come domani addio Finanza coperta da bombe. Così quando al rione Mauro si accam-pò un reparto dell’Esercito, giù bombe durante tutta una notte illuiminata dai razzi illuminan-ti, appunto, che mostravano agli aerei dove colpire. E addio rione Mauro, oggi rifatto di sana pianta.

Il che ha significato che i Parmisani erano stati costretti a trasferirsi in zone più sicure: le grotte del Macello, quella di Roccacampana, e soprattutto le gallerie della ferrovia, pratica-mente tutte fino a Calajanculla. Quelli più fortunati erano capitati nella galleria traforata che si af-faccia sulla Marinella, e così ave-vano un poco d’aria.

Fu così che i morti, grazie a Dio, furono pochi.

Un’altra dote degli americani, sempre così generosi, era quella per la quale quando un loro au-tomezzo si guastava, non stavano a perdere tempo -come noi ita-lioti pidocchiusi e sparagnaturi– a ripararla; la lasciavano lì dove si era fermata, magari con tutto quello che c’era sopra, armi com-prese. E così lungo la Nazionale fra Sant’Elia e il Sovereto di Gioia rimasero automobili Crysler,

Ford, Pontiac ed autocarri grandi e

piccoli, motociclette e finanche un carrarmato

che, per un bel pezzo, fece bella mostra di sé in quell’u-

liveto dove ora sorgono la Chiesa della Sacra Famiglia e la Caserma dei Vigili del Fuoco. Un famoso cliente di

mio padre, ladro di olive, -ma divenuto poi un grosso

capo- veniva allo studio guidan-do una motocicletta tedesca con ancora la svastica pitturata sul serbatoio.

Le armi non so dove siano fi-nite; posso solo ricordare che nel 44/45 proprio al Sovereto di Rosarno i contadini in rivolta perché volevano occupare le ter-re dei ‘ricchi’ erano “armati com ‘a Germania”. Tanto che il cele-bre Maresciallo Laganà ebbe uno scontro a fuoco quando andò a mettere un poco di… ordine.

Comunque il fatto che qui ci interessa riguarda camion e au-tomobili.Come sempre ameri-cani. Perché avevano in grande quantità come delle ruote for-mate da due cerchi concentrici fra i quali erano inserite tante palline di acciaio: servivano ad eliminare l’attrito e facilitare la rotazione dei vari organi rotan-ti, pignoni, alberi a cammes, le stesse ruote ecc.

Non appena i grossi reparti si allontanarono andando a nord, qui rimasero qualche ufficiale e la Military Police –che si occupava, però, solo dei soldati americani- . L’ordine pubblico rimase affidato ai nostri Reali Carabinieri: a Palmi una decina, a Gioia altri 6 ed al-trettanti a Rosarno e Seminara. Lascio immaginare quanto e come potessero dormire il Maresciallo Congia ed il Brigadiere Ferro: Uomini d’altri tempi!!!

Risultato qualcuno si appropriò di uno o più autocarri, quelli re-cuperabili, facendone un mezzo di trasporto e di lavoro (ancora nel 1948, quando venne realizza-ta la strada per Taureana, uno di questi ci portava fino alla stazio-ne, da lì si scendeva a piedi; poi venne realizzata la strada che oggi porta alla spiaggia. Allora al centro, dove adesso ci sono i resti di quello che fu il Miami, c’era un baracchino di legno az-zurro, con uno spogliatoio comu-ne ed una specie di bar nel quale si gustavano le “grattachecche”: ghiaccio tritato con succo di li-mone, una sciccheria.

Qualche altro non potendo ri-pararli, prese a smontare questi mezzi (un camion ed una mac-china erano stati lasciati poco più giù della Caserma dei R.C. all’angolo con via Veneto) rica-vandone pezzi di ricambio per quei pochi mezzi in grado di cir-colare (benzina centesimi 0.80 a

litro!!! Diciamo 10 euro di oggi). Naturalmente le “ruote a pallini” vennero alla luce. Così i giovani intraprendenti palmesi presero ad utilizzarle proprio come ruo-ta, ponendole a coppia alla fine posteriore di una tavola, sul da-vanti della quale, veniva posto un travetto –una barra- sempre di le-gno bene avvitata sotto la parte anteriore e munita di una ruota posta al centro, in modo da farne una specie di sterzo.

Lanciarsi lungo le numerose discese di Palmi era una enorme carica di adrenalina. Una auten-tica ebbrezza sentire il rumo-re infernale delle ruote di ferro sup’e cciappi, il vento sulla faccia e urlare ai poveri pedoni ignari, “Pistaaa Pistaaa”. E vidivi fim-mani chi si scantavanu, le bagna-rote –che Dio le abbia sempre in gloria- che afferravano i giustri non mi perdinu u luppinu (sempri duci) e l’omani che facevano cen-ni di minaccia. Un divertimento assoluto che non costava quasi niente, visto che si trattava di mettere insieme una tavola, un pezzo di legno e tre ruote scar-tate.

Uno stimolo alla emulazione. Tanto vero che non c’era gruppo di ragazzini che non si costruisse il proprio “carro a pallini” con il quale lanciarsi in folli avventure. Ora sti giovani fessi ancora a 15 anni giocano con la playstation…poveretti!

Passato il primo periodo (una tavola una traversa e tre ruote) cominciarono le varianti perso-nali. Si videro, così, carri sempre più grandi anche a 3 posti, quel-li normali, quelli piccoli come gli odierni skatebord (e quando mai i moderni hanno invetato qualco-sa?), quelli con un freno e quelli con due freni, quelli tutto di un colore, quelli con dipinti segni vari che indicavano il proprietario.

Fino a che un gruppo di stu-denti e giovani artigiani non in-ventarono la Corsa dei carri a pallini. Era stata aperta da poco la via Mancuso, tutta una lunga discesa; c’erano via Poeta, via San Rocco fino ‘o Scarricu. E la via sotto la Villa che consentiva la partenza dal Soccorso e l’arri-vo al Carmine con le due curve una a sinistra verso la via della Stazione (si chiamava così) l’altra a destra in salita: una curva diffi-cilissima e perciò splendidamen-te eccitante, bisognava sapere frenare bene ed in tempo, non importa se con il freno ( un pez-zo di legno posto di lato) o con le scarpe (sempi sciundati).

Furono due o tre anni di follia. Non ricordo chi vinse, ricordo solo che la sera in piazza ci furo-no grandi feste con i Tmburinari e damigiane di vino di Scinà, per i vincitori seduti, intorno al ‘Brigghiu’ (questo non ve lo ricor-date, vero? Per regolare il traffi-co delle carrozze, soprattutto, il Sindaco Carbone aveva fatto mettere al centro della piazza una specie di paracarro in ferro dipinto biamco e rosso, immedia-tamente battezzato ‘u brigghjiu’: insomma un antesignano delle odierne “rotonde”.

Ho torto se dico che questo è un paese di GENI?

‘u cARRu A PAllInI

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di Maria Teresa Castiglione Zoccali

“Oltre che un pittore, quest’uomo è un poeta”.

Così si esprimeva un noto critico d’arte fermandosi a guardare i suoi quadri.

Mimmo zoccali, nato, vissuto e morto a Palmi, già da ragazzo amava esprimere i suoi stati d’a-nimo attraverso la pittura, affi-nando, via, via le sue tecniche.

Rocco Rositani, su una pagina del “Tempo” di Roma del luglio 1975 scrive, infatti: “…di anno in anno si è liberato di certe sco-rie compiaciute di maniera e di modi, traducendole in segni di gentilezza e di grazia. E’ un arti-sta che scopre se stesso per ma-turazione originale e non per for-male adesione a vezzi correnti; rivela la sua umiltà nei confronti dell’arte per adesione spontanea al suo estro e alla sua cultura”.

La sua umiltà gli fa rifiutare rapporti di “sudditanza” con più di una galleria d’arte di Milano e di Torino, convinto che un artista debba conservare la sua libertà di espressione e dipingere nei tempi e nei luoghi a lui più con-geniali, in rapporto ai suoi stati d’animo e ai suoi sentimenti.

La Dott.ssa Augusta Frisina scri-veva di lui: “Le suggestioni che suscita la pittura di Zoccali si possono comparare a quelle che in poesia si definiscono metafo-re”.

E’ neoimpressionistica la matri-ce stilistica alla radice della for-mazione artistica di Zoccali, ma il paziente e umbratile tirocinio, l’infaticabile lavoro di spatola cui si affida la sua opera, hanno offerto risultati sorprendente-mente originali, difficilmente in-quadrabili in una etichettatura di stile dai riferimenti immediati.

Nell’ultimo “laboratorio” dell’artista s’incontrano molte incompiute accantonati per tem-

MIMMO zOCCALI

MIMMO ZOCCALIMIMMO zOCCALI

pi e date definibili sotto il solo impulso dell’eccezionale rigore critico e dall’ansia di autorinno-vamento continuo che ne caratte-rizzano la complessa personalità.

Un diffuso uniforma e confonde oggetti e figure in un ensemble avvolto da un’atmosfera dai tim-bri spenti che, dopo il blu, il vio-la, il verde, sembrano oggi privi-legiare il giallo e l’orange.

I dettagli non vengono del tut-to annullati, ma si secernano in una lenta, graduale esplorazio-ne come dalla nebbia lo sguar-do assuefatto distingue, prima contorni vaghi, quindi contenuti e ambienti. Le atmosfere di Zoc-cali altro non rappresentano che i filtri introdotti per attutire e, fin dove è possibile mimetizzare, guasti indesiderabili e fuorvianti dell’insopprimibile nostalgia che rincorre la magia delle acque sal-mastre, dei terreni muschiosi, dei tramonti fiammeggianti nell’irre-sistibile anelito di vita.”

Di lui hanno parlato: Il Tempo di Roma, Il Mattino di Napoli, Il Giornale di Calabria, Il Gazzetti-no di Calabria, La Valigia diplo-matica di Milano, La Gazzetta del sud, Il Gazzettino di Sicilia, Il Pe-loritano, La rivista internazionale di Arti figurative, Arte e mercato di Milano.

Palmi ha conosciuto le sue ope-re in occasione di mostre allesti-te presso l’Associazione turistica Pro Loco, ma i suoi dipinti hanno partecipato anche a numerosi concorsi nazionali ricevendo pa-recchi premi e benemerenze.

La mostra del luglio 1974, pres-so la locale Pro Loco, è stata pre-sentata dall’Avvocato Domenico Antonio Cardone, personalità co-nosciuta nel campo della cultura internazionale e proposta a pre-mio Nobel per la filosofia.

L’avvocato Cardone ebbe modo di apprezzare il quadro intitolato “Città agghiacciata”, dipinto dal-

TRA COLORE E POESIA

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MIMMO ZOCCALI

Arte Mercato, rivista specia-lizzata nell’arte figurativa del 1975 in cui si riportano le quo-tazioni dello Zoccali, all’epo-ca già degne di attenzione; da Lire 200.000, 300.000, 500.000 ecc...

lo zoccali in occasione dell’ucci-sione del Commissario Calabresi, quadro che oggi si trova presso il commissariato di polizia di Mi-lano, i quadri ispirati alla poesia di Neruda, quello raffigurante la cosiddetta “guerra al petrolio” e quello dipinto in ricordo di un viaggio a Lourdes.

Così, infatti, scriveva: “L’arte di Mimmo Zoccali presenta due caratteri sostanziali; l’estrema soggettività creatrice, senza ri-ferimento a modelli esteriori, naturali o sociali, e la notevole varietà di emozioni pittoriche nascenti dalla sua contemplazio-ne interiore di uno stesso «sog-getto».

…L’impressionismo dello Zoc-cali sembra assumere corposità nella “Citta agghiacciata” come nell’orrore di un delitto; nella grande roccia, immersa nel vio-la di una grande tristezza cre-puscolare, che incorpora una fi-gura umana, quasi simbolo della condizione cosmica della nostra gente: nelle due grandi immagini brunite del poeta (Neruda)… E as-sume financo profili geometrici, come nella “Guerra del petrolio” dove l’arabo sembra contempla-re –stupito della sua stessa po-tenza- più che puntare immobile sul mondo, come un gigantesco cannone, la tubatura di un oleo-dotto… E quando il suo spirito si placa nell’atmosfera di Lourdes, torna, anzi giunge ad un signifi-cativo impressionismo per cui la roccia, le case, le cose e le figu-re umane appaiono come fuse in una variatissima punteggiatura di colori.

Complessa e varia, dunque, la personalità artistica dello Zocca-li, aperta ai sogni idilliaci come ai tragici problemi del nostro tem-po e, come tale, degna di ogni migliore aspettativa. (Domenico Antonio Cardone)”

- In alto a destra, un dipinto che raffigura la poesia del Pascoli “X agosto” che immortala il mo-mento dell’uccisione della ron-dine; splendido connubbio tra l’arte dello zoccali e la poesia.- A lato, un’altra opera dell’ar-tista, un simbolico e colorato “Pierrot” immerso in una coltre di grigi.

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di Rocco Liberti

Testimoni oculari, soccorritori, intellettuali hanno espresso

sui tristi eventi sismici che più volte hanno sconvolto i territori siciliani e calabresi affacciati sullo stretto di Messina fior di documentazioni e di pagine letterarie. Sul tema, in-fatti, esiste tutta una serie di pub-blicazioni di vario genere che sce-vera il fenomeno e i suoi effetti fin nei minimi particolari. Forse, non era stato ancora segnalato sistema-ticamente quanto emerso dalle im-mediate e consecutive note inviate a Roma da un’agenzia giornalistica, la Stefani e indi puntualmente e quotidianamente riversate sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d’Ita-lia. Ciò posto, pensiamo di far cosa utile ai lettori di questa ormai pre-stigiosa rivistina proponendo per i mesi di settembre, novembre e dicembre, in concomitanza appun-to con le varie ricorrenze ciò che è stato riferito nel caso in merito ai disagi occorsi alla popolazione di Palmi nei terremoti del 1905 e 1907, 1894 e 1928.

Trascorso quasi un decennio da quel terribile moto della terra ve-rificatosi nella serata del 16 no-vembre 1894, che così tanto danno aveva arrecato a Palmi, è venuto a sconvolgere abitati e persone al-tro egualmente disastroso alle ore 2,45 dell’8 settembre 1905, che per la massima parte ha colpito però particolarmente il territorio del Vibonese e la zona tirrenica del Cosentino. Questo l’accorato gri-do d’allarme lanciato sulle pagine della Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia su informazioni dell’Agen-zia Stefani all’indomani del funesto evento:

«Un grido d’angoscia, un rombo di macerie ruinanti, gemiti di mo-renti e singulti di pianto vengono da due nobili regioni del Mezzo-giorno d’Italia, e straziano gli ani-mi dei fratelli italiani e di quanti nel mondo civile si commovono alle sventure.

La Calabria in tutta la sua gran-de estensione e parte della Sicilia nelle regioni etnee ed altre parti limitrofe, sono state desolate dal terremoto che ha cosparso ovun-que lutti, rovine, desolazioni e ter-rore».

Le prime notizie sono arrivate lo stesso giorno da Reggio e danno naturalmente particolari sul terri-torio:

«È indescrivibile il panico della popolazione, che si è riversata per le vie.

Il terremoto è stato fortissimo in una vasta estensione della pro-vincia da Palmi a Gerace. Sono se-gnalati danni negli abitati di Pal-mi, Maropati, Seminara e Giffone, dove il prefetto di Reggio ha invia-to subito ingegneri del genio civile.

A Palmi è rimasta fortemente danneggiata una parte delle vec-chie carceri giudiziarie».

Col passare delle ore però tutto veniva a ridimensionarsi, mentre si evidenziava in tutto il suo orrore la disgrazia riservata ai luoghi del-

I terremoti del 1905 e 1907 a Palmi nei dispacci dell’Agenzia Stefanila media ed alta Calabria. Tanti i nomi dei malcapitati paesi, Monte-leone, Triparni, Stefanaconi, Bria-tico, zammarò, Piscopio e tantissi-mi altri. Addirittura, a Martirano «i fabbricati sono tutti crollati com-presa la caserma dei carabinieri». Non è a dire però che la provin-cia reggina e la piana di Gioia in particolare ne siano stati immuni. Altamente esplosive le dichiara-zioni del giornalista Olindo Mala-godi, che ha scritto di una scarsa attenzione riservata ad un territo-rio, nel quale ben 52 paesi erano stati colpiti e 32, tra i quali Palmi, in modo molto grave. Addirittura, sul giornale “L’Ora” di Palermo si rendeva noto che a Palmi «non vi è casa che non abbia muro o pareti cadute o lesionate» e che, a cau-sa del crollo delle carceri, si era verificato un ammutinamento dei detenuti, per cui si era rilevata la necessità di un intervento da parte dei soldati. Tutto ciò ed altro è sta-to da noi evidenziato nel convegno sul centenario del sisma, che si è tenuto all’Unical di Cosenza dal 6 all’8 giugno del 2006.

Stavano per essere del tutto ri-sanati i tanti danni provocati dai terremoti precedenti, che altro ugualmente apportatore di lutti e danni è venuto a verificarsi an-cora nella notte del 23 ottobre 1907. Proprio in quel giorno si era-no celebrati con grande pompa a Martirano Nuovo quindi Martirano Lombardo ed a Favelloni Piemon-te i doppioni degli antichi inse-diamenti. Nel primo paese, dove «l’aspetto delle nuove costruzioni è magnifico», «La popolazione, fe-stante, vivamente acclamò alla cit-tà di Milano». Nel secondo, dove del pari il villaggio ha prodotto «ottima impressione», alla vista del corteo con le autorità ed altre rappresentanze «una folla immen-sa lo accolse mentre le campane suonavano a festa».

Così la Gazzetta Ufficiale del Re-gno d’Italia nella sua edizione del 24 ottobre avvisava i suoi lettori del nuovo terribile sisma accaduto in Calabria la notte precedente:

«Un’altra volta la infelice re-gione che si appresta a risorgere venne colpita dal terribile feno-meno sismico. Ieri, a Catanzaro, alle ore 21,30 è stata avvertita una violentissima scossa di terremoto, fortunatamente senza alcun danno immediato. Le indagini sul feno-meno accertano che l’epicentro del terremoto sarebbe a Monteleone, Pizzo e Tropea, l’intera zona deva-stata dal terremoto del 1905».

Col trascorrere del tempo, in verità, sarà lo stesso periodico a correggere il tiro e a diffondere la notizia che «L’epicentro non è il medesimo del terremoto delle Ca-labrie del 1905, è più lontano ed il terremoto è stato di una inten-sità almeno trenta volte minore». La zona interessata è stata il ter-ritorio ionico ed a farne le spese è incappato soprattutto il paese di Ferruzzano, ch’è finito lette-ralmente distrutto e lamentando peraltro centinaia di morti e feriti.

La scossa è stata avvertita anche

nel Reggino e nei paesi della Piana la popolazione, ancora una volta presa dal panico, si è data a bivac-care all’aperto. L’hanno del pari sentita a Palmi, Radicena, Cittano-va e Paracorio, ma anche ad Op-pido, dove si sono registrati «gra-vi danni». Tra i paesi danneggiati risultano anche Sinopoli, Palmi e Polistena. E come al solito, non re-stava che rimboccarsi le maniche e provvedere di conseguenza, ma mentre si provvedeva ad inviare un ingegnere nei vari paesi inte-ressati, di Palmi non si fa alcuna menzione. È questo un segno ma-nifesto che non ve ne occorreva. Così come anche per i reparti di fanteria, che venivano dislocati a

Cosoleto, San Procopio e Sinopoli, mentre per quelli del genio la di-rezione era fissata a Sant’Eufemia. Infatti, si stabilirà ch’erano altri i centri dove bisognava adoperare il piccone demolitore o erigere ba-racche. Se Melicuccà accusava la presenza di cento baracche da de-molire, a Sant’Eufemia ben 150 fa-miglie risultavano senza un tetto. L’unica citazione di Palmi avviene a proposito del passaggio del mini-stro delle finanze, il lucano Pietro Lacava. Questi, dopo aver inaugu-rato il Comitato di soccorso, si è portato a Bagnara, San Procopio e Sinopoli e da qui a Palmi, ma solo per prendere il treno in partenza per Napoli.

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Quella volta che lo zio Mario portò per una giornata i suoi

figli al mare, a Palmi, è rimasta nella storia. All’epoca dei fatti, quasi cinquant’anni fa, i figli di zio Mario erano cinque, tre ma-schi e due femmine; il più grande aveva quasi dodici anni e la più piccola quattro. Durante i lunghi mesi invernali i più grandi erano impegnati con la scuola, mentre gli altri frequentavano l’asilo. Du-rante le vacanze, però, i bambini erano tutti a casa e nelle calde, interminabili giornate di luglio mettevano veramente a dura pro-va i nervi della povera zia, che doveva accudirli tutto il tempo da sola. Lo zio, con la scusa del la-voro in campagna, usciva sempre all’alba, quando i figli dormivano ancora come angioletti, e ritorna-va quando era quasi buio, quando i piccoli iniziavano già a crollare dal sonno, senza rendersi conto della loro vivacità incontenibile e di quanto il suo contributo sareb-be stato importante nella gestio-ne della piccola tribù. Un sabato pomeriggio, al rientro, trovò in castigo i figli Gaetano e Ciccio, rei di aver tirato di nascosto sas-solini sulle finestre delle maestre Traviano, due vecchie zitelle del paese, ricche quanto brutte e scorbutiche, ma che in ogni caso, come giustamente sosteneva mia zia, avevano tutto il diritto di stare in santa pace a casa loro. Vedendo il padre, i due colpevoli si ringalluzzirono, fecero di tutto per mostrarsi pentiti e in breve tempo furono graziati, nonostan-te le rimostranze e le accuse del-la zia, che li aveva scorti con i propri occhi nell’atto di scagliare i sassolini e di correre a nascon-dersi. Un po’ perché amareggiata e un po’ per ripicca nei confronti del marito, la zia sbottò: “Dato che ti stanno tanto a cuore e li

La gita al mare

difendi sempre, domani, che è domenica, te li guardi tu, perché mi stanno facendo impazzire!” Lo zio ebbe allora la felice idea di avallare l’invito della moglie, esclamando: ”E che ci vuole! Do-mani che è domenica, figli miei, ce ne andiamo a mare! Prendia-mo la littorina fino a Palmi e da lì scendiamo alla Tonnara con l’au-tobus!” L’esplosione di gioia dei bambini fu incontenibile! Presi dai preparativi della gita al mare, quella notte quasi non chiusero occhio. L’indomani mattina furono tutti pronti in un baleno e uscen-do degnarono la mamma di ben poca attenzione. Ognuno portò la sua borsa, con il cambio dei ve-stiti e l’asciugamano. Mio cugino Giuseppe, che era il più grande, trascinò anche una pesante borsa piena di lenzuola bianche: a quel tempo, infatti, ancora non c’era-no in vendita ombrelloni e quasi nessuno ce l’aveva; sulla spiaggia, con le lenzuola e alcune canne, lo zio avrebbe tentato di costrui-re una tenda, fissandola con delle cordicelle, allo scopo di ottenere una sorta di riparo per i bambini durante le ore più calde. “Tanto, che ci vuole!” … era solito senten-ziare lo zio Mario. A tracolla Giu-seppe portava anche una camera d’aria, rattoppata, di una ruota di camion, che doveva fungere da salvagente. Lo zio Mario, inve-ce, portava il pesante sacco con i panini e le bottiglie d’acqua, che all’epoca erano di vetro. Il viaggio trascorse piacevolmente e prima di quanto pensassero si ritrova-rono alla Tonnara di Palmi, nella zona del porto. I piccoli si entu-siasmavano per qualunque cosa vedessero, mentre lo zio provava ad istruirli su quello che ognuno avrebbe dovuto fare, una volta giunti sulla spiaggia. Prima di av-venturarsi sulla sabbia, nel chio-

sco di un venditore lo zio comprò anche un cocomero tondo e ver-de, che avrebbe messo al fresco nell’acqua, imprigionandolo con alcuni sassi. Il mare era invitan-te, calmo e trasparente. I bambi-ni cominciarono a tuffarsi sotto lo sguardo vigile dello zio: faceva-no giochi e capriole, scherzando tra loro, fino a litigare inesora-bilmente per gli schizzi di acqua che finivano negli occhi. Rimase-ro a mollo per ore e ore, mentre il sole di luglio li arrostiva come braci. Lo zio non faceva in tem-po a tirarne fuori uno e portarlo all’ombra striminzita della sua ru-dimentale tenda, che già un altro schizzava verso l’acqua, saltel-lando sulla sabbia incandescente. Con il trascorrere del tempo lo zio cominciò a prendere coscien-za dell’enorme fatica che ogni giorno la moglie doveva fare per tenerli a bada da sola. Stanco e sconsolato, indossando un paio di mutande bagnate sulla testa qua-si calva, per proteggersi dal sole, guardava i suoi scalmanati figli correre a destra e a manca: rossi come peperoni maturi, sembra-vano dei diavoletti appena scap-pati dall’inferno. Al momento del pasto dovette fare la voce grossa pur di farli stare fermi almeno per il tempo necessario a man-giare un panino, e siccome erano dei bambini alquanto distratti, non ve ne fu uno tra loro a cui non scivolò sulla sabbia la fetta di pomodoro che, come di rito, ri-empiva il panino… pazientemen-te lo zio dovette raccogliere ogni fetta, lavarla con l’acqua porta-ta da casa e risistemarla dentro il panino di provenienza. Mentre Cristina, la più piccola, cominciò a piagnucolare grattandosi il col-lo rossissimo, lo zio si ricordò del cocomero. Era venuto il momento di rinfrescarsi la bocca! Cominciò

a cercarlo, ma dove l’aveva messo non c’era più. Allora domandò ai figli, che storditi dal caldo e dal-la fatica risposero con un vago ”Mah!!!” Soltanto Gaetano ebbe il coraggio di bisbigliare: “Forse se n’è andato quando abbiamo tolto il sasso più grande, per fare il ponte davanti al castello di sabbia…” Fu la goccia che fece traboccare il vaso… lo zio Mario, che aveva definitivamente perso la pazienza, cominciò a tirare giù tutti i Santi del paradiso e a ripetere “Ma chi mi chiamava di portarvi al mare, stavo così bene in campagna! Ho perso pure i soldi del cocomero!” Guardando l’orologio, zio Mario realizzò che dopo meno di mezz’ora sarebbe passato l’autobus: erano rima-sti sulla spiaggia quasi sette ore! Fece rivestire i figli faticando non poco, perché iniziavano a sentirsi il fuoco addosso. Giusto in tempo, e di corsa, riuscirono a prendere la littorina al Trodio e rientrarono a casa. I bambini erano distrutti: tostati come biscotti, bevvero tut-ti come cammelli, perché iniziava a salire la febbre. Si buttarono sul letto ma dovettero voltarsi a pan-cia in giù, perché le loro schiene erano ustionate e presto iniziaro-no a gonfiarsi le prime pustole. Lo zio, incalzato dalla zia, corse in farmacia e tornò con pomate di ogni tipo ed altre medicine. La zia inveiva contro di lui e diceva che la casa, con tutti quegli infer-mi che si lamentavano, sembrava un lazzaretto, mentre a giro, con un catino e una pezzuola, dispen-sava “bagnole” sulla fronte dei fi-gli. Dopo questo “sofferto” episo-dio lo zio imparò a stimare molto di più la pazienza materna della moglie e, da allora, ogni domeni-ca d’estate, preferì portare i figli in gita in campagna.

Foto: www.paesionline.it

Cassiopea

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Otello Profazio L’Aedo che canta la Calabria

le l’aedo era in diretto contat-to con l’uditorio. L’aedo spesso non disponeva di un testo scrit-to, dunque diveniva a sua volta compositore. A volte doveva im-provvisare. La trasmissione orale richiedeva l’uso di un linguaggio chiaro e diretto, (il dialetto per noi come sappiamo è la forma di linguaggio più immediata) poi vi era un grande uso di similitudini, il linguaggio era caratterizzato da uno stile formulare, (penso ai proverbi, ai modi di dire,) un linguaggio spesso caratterizzato da ripetizioni e dalla presenza in grande quantità di appellativi come i patronimici, come i so-prannomi, nonché dei cosiddetti topoi, cioè i luoghi narrativi: L’A-edo poi sapeva usare i suoi ferri del mestiere, quando ad esempio per particolare lunghezza di un testo egli dimenticava la strofa successiva, poteva “indugiare” su quella che stava ancora can-tando, nascevano così i ritornelli che venivano memorizzati da chi ascoltava e rimanevano impressi nel linguaggio collettivo facendo-si motti, mottetti, aforismi, oggi diremmo slogan o refrend. Gli aedi erano soliti narrare i poemi (nel caso del nostro Otello penso a quello che lui ha dedicato al ci-clo dei Paladini di Francia) questo avveniva non per intero, per ov-vie ragioni di tempo, ma a pezzi; a puntate, dovevano in ogni modo possedere una buona memoria e una grande immaginazione. La funzione dell’aedo era duplice: egli aveva una funzione di memo-ria storica (attraverso i loro com-ponimenti fissavano nella loro memoria tutte le conquiste che la civiltà aveva prodotto); inoltre conoscevano le cose che furono,

quelle che sono e quelle che sa-ranno. Raccontando il passato, quindi i canti della tradizione e della leggenda, il presente con l’attualità (mi vengono in mente le Profaziate) e il futuro con l’au-spicio, la speranza e la volontà di realizzare il contenuto dei sogni, magari anche con la lotta. Dalla tradizione apprendiamo anche che vi erano scuole di aedi che si tramandavano di generazione in generazione i propri canti; par-ticolarmente famosa era quella degli Omeridi, nell’isola di Chio, che si vantavano di discendere dal grande Omero. Pensando a quanto Il nostro Otello Profazio ha prodotto nella sua lunga car-riera artistica possiamo quindi considerarlo, a tutti gli effetti un erede di questa nobile categoria, un continuatore quindi, l’icona di una identità mediterranea, più propriamente permeata di meri-dionalità, quella meriodionalità che vorremmo mai estinta. E’ fra le pareti domestiche che Otel-lo Profazio inizia il suo percorso artistico, una chitarra portata a casa da papà diventa il primo strumento di lavoro e quindi la prima occasione per raccontare un fatto, una storia, una emozio-ne o per riprodurre un sentimen-to. Nasce da subito in lui il piace-re, la curiosità, quasi la necessità di condividere col mondo rurale un percorso di ricerca, il mondo contadino si fa miniera nel quale scavare per recuperare valori fat-ti a volte di genuinità, a volte di fatica, a volte di stenti e dolore. Otello, uomo del sud, vuole dare dignità alla identità del sud, è or-goglioso come dice lui non tanto per come canta, ma piuttosto per quello che canta. “Cala-

di Giuseppe Cricrì

Nella grecia antica e di con-seguenza nell’area medi-

terranea, l’Aedo era il cantore professionista. L’etimologia della parola ci dice che essa proviene dal greco “ἀοιδός”, aedo, che a sua volta deriva da “ἀδειν” cioè “cantare”.(l’uso della musica di-viene quindi essenziale affinché l’Aedo possa svolgere la sua im-portante funzione). Egli era una figura sacra, era considerato un poeta che spesso si faceva pro-feta, per le sue capacità di inter-pretare l’immanente e di leggere il trascendente. (e a questo pun-to parafrasando il cognome del nostro Otello, (“Profazio- Profe-ta” mi piace pensare che dietro questa assonanza ci possa essere la spiegazione di un destino.) L’A-edo era tradizionalmente ritratto come cieco, pensiamo ad Omero o a Tiresia, in quanto, essendo tale non veniva distratto da nien-te e da nessuno e quindi si con-centrava, affinava così le sue ca-pacità sensibili potendo entrare in contatto direttamente (attra-verso gli occhi dell’anima) con la divinità che lo ispirava, sviluppa-va quindi una capacità metasen-sibile (quella che va oltre i sensi).La sapienza che possedeva ren-deva la capacità di vedere super-flua, era quindi come un “invasa-to”, aveva il dio dentro e le Muse parlavano attraverso di lui. L’ae-do faceva parte della cosiddetta società del contatto, quella che gli americani chiamano face to face society, la trasmissione dei testi infatti avveniva oralmente, con una “esibizione” nella qua-

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brisi sugnu e calabrisi stugnu”, afferma, laddove la parola Stu-gnu contiene in se i verbi sono e sto, “ così sono e così voglio rimanere!! “ L’ironia e la satira diventano presto attrezzi del suo mestiere, egli li usa col talento e la perizia di un arciere per colpire nel segno, per dare efficacia alle sue opere, per denunciare condi-zioni di disagio, di ribellione, di riscatto e di lotta. Otello parla di amore e morte, di mito e leggen-da, di storie e controstorie, sacre e profane, di cronaca e fantasia, e lo fa sempre raccontandocele col linguaggio del popolo, col dia-

letto. Col nostro caro dialetto!! Il dialetto si fa simbolo della

identità di un popolo, le canzo-ni di Otello portano nel mondo questa identità, diventando esse stesse, in quanto tali, simbolo di orgoglio e fierezza. La voce di Otello è la voce della Calabria, e fin dagli epici anni 50 diventa una voce a noi cara e familiare che si fa suono, che esce dall’al-toparlante di una radiolina, che si fa vinile per il giradischi, che si fa immagine da tubo catodico, che si universalizza viaggiando nell’etere. Siamo orgogliosi di es-sere calabresi come lui, quando

lo vediamo in televisione a rap-presentarci, a cantare al mondo il nostro mondo. Le comunioni, le corrispondenze e le assonanze riscontrabili nei dialetti calabro e siculo vengono magnificate dal lavoro del maestro Profazio, la collaborazione col grande But-titta ne è la più esaltante con-ferma, mi piace sottolineare la felice espressione di quest’ulti-mo quando afferma : U populu mittitilu a catina, spogghiati-lu, attuppatici a vucca,è ancora libiru.-Livatici u travagghiu, u passaportu, a tavula aunni man-cia, u lettu unni dormi, e ancora

riccu.-U populu diventa poviru e servu quannu ci arrobbanu a lin-gua addutata d’i patri,…è persu pì sempri!! Ecco perché l’opera tutta di Otello Profazio, espres-sione vernacolare di un popolo deve essere riconosciuta come una ricchezza, come la trama di un prezioso arazzo che racconta l’identità della gente del sud, con i suoi suoni, i suoi colori, i suoi profumi e i suoi sapori. E’ così che l’aedo Otello Profazio mostra il suo saper essere al contempo musicista, cantatore e poeta ed è a quel poeta che oggi diciamo con affetto: Grazie Otello!

Le foto di repertorio sono state gentilmente concesse da Axel Teti

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Il 2012 può considerarsi un anno di cui andare fieri per l’Inghilterra, con una moltitudine di feste e diverse occasioni per riaccendere il

patriottismo; qui alla Stamford School siamo tutti orgogliosi di essere inglesi! Dal Giubileo della Regina, che è stato festeggiato con feste in ogni quartiere della nostra bella isola (che ha visto coinvolti anche qui in Calabria i nostri studenti della Stamford con la produzione di bei francobolli commemorativi), la bandiera di San Giorgio è stata orgoglio-samente issata e sventolata, tanto da riaccendere il senso di ‘inglesità’ che ci ha riportato allo spirito delle celebrazioni post-guerre.

Tornando a Londra all’inizio dell’estate, camminando per strada ho potuto sentire l’energia e l’entusiasmo che solo una vigilia delle Olim-piadi può dare; non avevo mai visto tanto fervore e senso di unità! Dopo il Royal Wedding nel 2011, la capacità del pubblico di abbracciare una festa nazionale è aumentata come mai prima!

Abbiamo agitato al vento bandiere e abbandonando il nostro fami-gerato carattere riservato, sorridenti, abbiamo ballato ad Hyde Park e nei pub fuori al sole sicuri che, anche durante il Giubileo della Regina, nemmeno il famoso tempo in stile britannico avrebbe potuto fermarci, protetti dagli ombrelli con la bandiera Britannica! In giro per Londra, anche i punti di riferimento abituali, le nostre icone, davano testimo-nianza delle Olimpiadi: poteva capitare di vedere Nelson indossare nei colori della Union Jack a Trafalgar Square, un prato all’inglese all’aero-porto di Heathrow, ed un crescendo di emozioni nell’aria.

Durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi, durata ben quattro ore, il 90% della popolazione Britannica era incollata ai televisori, bat-tendo anche il Giubileo dell’amata Regina! Uno spettacolo da godere, mantenendo sempre un occhio vigile alla crisi economica, è stato ese-guito dando un risultato sbalorditivo. La Stamford School era a Londra durante le Olimpiadi ad assorbire un po’ di quell’atmosfera! Anche i nostri studenti hanno guardato la cerimonia di apertura su un gran-de schermo a Cambridge con giovani di altri 35 nazioni ed è piaciuto molto! Penso che la cerimonia di apertura abbia messo in luce il vero carattere della Gran Bretagna; sfacciato, come lo sketch inscenato dal celebre Mr. Bean; stravagante -da guardare lo spettacolo travolgente che centinaia e migliaia di volontari ha prontamente rappresentato-, e sovversivo- solo in Inghilterra può succedere che la Regina più famosa al mondo poteva andare alla cerimonia accompagnata dall’attore Daniel Craig nei panni di James Bond, una spia di fantasia, un prodotto di Hol-lywood. Questi piccoli dettagli hanno mostrato un senso d’irriverenza, ignorando il fasto e la formalità canonici e optando invece per una festa divertente, gioiosa per questo evento mondiale.

La storia britannica è stata rappresentata incorporando ogni parte del Regno Unito, e in dettaglio tutto ciò che scienza, storia, letteratura e musica hanno prodotto, oltre a mettere in evidenza importanti mo-menti sociali e politici della nostra storia. Danny Boyle, più noto per aver diretto “Trainspotting” ha orchestrato tutto lo spettacolo, come se dovesse essere in lizza per l’Oscar ed i risultati sono stati sorprendenti. Guardare la sfilata dei fieri atleti olimpici sicuramente ha provocato un tripudio di emozioni in ogni spettatore, dando a migliaia di studenti ed al mondo intero l’occasione di ammirare dei veri e propri modelli di virtù da cui trarre ispirazione, il tutto condito dal sottofondo di David Bowie “Heroes”. Nelle nostre classi alla Stamford, tra i bambini c’era un continuo parlare dei giochi e sinceramente non posso aspettare fino a ottobre per sentire i loro racconti ed i loro personali punti di vista. Le Olimpiadi sembrano ancora conservare il proprio appeal continuando a rappresentare per i bambini di tutto il mondo speranza e il successo.

Il motto ufficiale delle Olimpiadi è stato “Ispirare una generazio-ne”, e senza dubbio c’è riuscito. Migliaia di bambini in tutto il mondo hanno appassionatamente urlato davanti ai loro televisori, sperando nel successo dei loro atleti; le vendite di attrezzature sportive sono quadruplicate dall’inizio dei Giochi e le iscrizioni ai vari sport sono in continuo aumento. Finalmente, dopo anni di cultura di adorazione pop e aspiranti WAG, essere un campione diventa l’aspirazione delle nostre generazioni più giovani e io per prima penso che questo sia sano, in tutti i sensi.

Cosa penso di Londra alle Olimpiadi? Medaglia d’oro. Ora, pronti per l’inizio delle Paralimpiadi, il 29 agosto, lo spirito competitivo può anco-ra crescere e il mondo starà a guardare con il fiato sospeso per celebra-re i successi degli atleti di ciascuna nazionalità. Speriamo che Londra potrà offrire un altro evento stellare degno di una medaglia!

Traduzione Marco Curti

Le Olimpiadi dal punto di vista di una Londinese

2012 has been a proud year for England, with a multitude of celebra-tions and numerous moments to rekindle patriotism; here at the

Stamford School we are proud to be English. From the Queen’s Jubilee which saw street parties springing up in every corner of our beautiful island (and even here in Calabria with our Stamford students getting involved to produce beautiful commemorative stamps), the St George’s flag has been proudly hoisted and waved, re-igniting a sense of ‘Eng-lishness’ that harks back to wartime celebrations.

Returning to London at the start of the summer I was overwhelmed by the buzz and fervour which filled the streets in the run-up to the Olympics; never before have Iseen so much enthusiasm and such a sense of unity. Following the Royal Wedding in 2011, the public’s abil-ity to embrace a national celebration has escalated like never before!

We waved flags, we danced in Hyde Park and sat outside pubs in the sunshine smiling at each other, and indeed for the Queen’s Jubilee, not even the good old-fashioned British weather could deter us, as Union Jack umbrellas kept us patriotic and proud. Dotted around London at all the usual iconic landmarks you can see nods to the Olympics, Nel-son donned in Union Jack attire in Trafalgar Square, an English garden scene at Heathrow Airport, and a feeling of anticipation hangs in the air.

The four hour long Olympic opening ceremony had 90% of Britain glued to their televisions, rating higher than even the Queen’s Jubi-lee! And what a show to enjoy, whilst keeping a watchful eye on ever-tightening budgets in this economic crisis, it was performed in full glory giving jaw-dropping results. The Stamford School was in London when the Olympics were on and soaked up the atmosphere a bit! The students also watched the opening ceremony on a big screen in Cam-bridge with 35 other nationalities and loved it! I think the opening ceremony highlighted Britain’s real character; cheeky, as illustrated perfectly by world-loved Mr Bean; extravagant - displayed through the overwhelming spectacle that hundreds and thousands of volunteers readily participated in; and subversive - only in England could one of the world’s most iconic monarchs be escorted to the ceremony by Dan-iel Craig in the guise of James Bond, a fictional spy, a product of Hol-lywood. These little touches showed a sense of irreverence, ignoring the pomp and rigid formalities and instead opting for a fun, joyful celebration of this world event.

The British story was told, incorporating each part of the United Kingdom, and detailing everything from science, history, literature and music, as well as highlighting important social and political moments from our rich history. Danny Boyle, most famous for directing cult Brit films such as ‘Trainspotting” orchestrated the whole show as if vying for an Oscar and the results were stunning. Watching the Olympic ath-letes parade around the stadium with proud anticipation, sent a tingle down the spine of every viewer I’m sure, especially teamed with David Bowie’s “Heroes”, it gave the world real role models, for the thousands of British schoolchildren who were watching, to aspire to. In our class-es here at the Stamford School, children have been buzzing in the lead-up to the games and I can’t wait until October to hear them excitedly recount their personal highlights. The Olympics seems to still have its edge and for children all over the world it represents hope and success.

The official motto of the Olympics was “Inspire a Generation” and undoubtedly it has. Thousands of children across the world screamed passionately at their televisions, praying for their athletes’ success, sales of sports equipment had quadrupled since the start of the Games and sports club memberships are still rising. Finally, after years of pop culture adoration and wag wannabes, to be a champion is the new as-piration of our youngest generation and I for one think this is healthy, in all meanings of the word.

So how do I think London performed in hosting the Olympics? Gold medal. Now, poised for the start of the Paralympics on August 29th, competitive spirit can still thrive and the world will be watching with baited breath to celebrate the achievements of each nationalities’ ath-letes. Let’s hope that London can deliver another stellar event worthy of a medal!

Olivia Price-Bates

The London Olympics as seen by a Londoner

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Rimasi folgorato da Gretchen Parlato sin da quando sentii

la sua ammaliante voce, usata come uno strumento, nell’album di debutto di Justin Vasquez “ Triptych “ nel 2008.

Pensando di aver scoperto un nuovo talento, fui smentito dopo la prima ricerca……la “poverina” era già nelle grazie di Wayne Shorter ed Herbie Hancock, giusto per citare i più “ scarsi “…………..

Spiazzante il suo voicing, tal-mente preciso e mescolato agli altri strumenti con impeccabile timing, ad evocare l’immediato confronto con Flora Purim & Re-turn to Forever.

Di lei abbiamo parlato, esaltan-done le qualità, nella precedente recensione di “ The Mosaic Proj-ect “ di Terri Lyne Carrington.

E’ ora disponibile l’ultima sua fatica discografica “The Lost e Found”, nella quale dimostra una solidità fuori dal comune affer-

GRETCHEN PARLATO The lost and found

mando una visione musicale dav-vero unica a conferma ulteriore del suo status di talento genuino.

La sua musica è vitale e con-temporanea, spaziando da una canzone pop come “Holding Back the Years” di Mick Hucknall, ad una fantasiosa ed alquanto “co-raggiosa “ interpretazione di “Ju Ju” di Wayne Shorter.

Gretchen Parlato ha riunito un gruppo estremamente solido di musicisti per questo lavoro, alzando notevolmente il livello dello stesso, ottenendo un salto di qualità nel suo progetto musi-cale.

Taylor Eigsti al pianoforte è una delizia in tutto, i suoi accompa-gnamenti risultano davvero illu-minanti e aiutano Gretchen Par-lato a raggiungere risultati spet-tacolari.

Altra pregevole performance, è quella del suo collaboratore più assiduo, Kendrick Scott alla bat-teria, impeccabile nell’ esecu-zione dei brani, con un infallibile senso del tempo e delle sottili sincopi nei giusti posti.

Anche il chitarrista Alan Ham-pton dà un elegante supporto alla maggior parte delle esecuzioni presenti nell›album.

Particolare attenzione al brano “Better Than”, nel quale la sua voce sussurra tra il pianoforte di Eigsti e l’efficace beat del rullan-te di SCOTT, creando una atmo-sfera a dir poco celestiale, per gli amanti del genere.

«Circling» è forse la più interes-sante composizione dell’ album, suonata brillantemente dal bas-sista Derrick Hodge, nella qua-le Eigsti danza sul suo Rhodes e Gretchen Parlato affascina con il suo vocalese arioso alternato ad un morbido ronzio di scat.

Album molto interessante, sconsigliato per ascolti autostra-dali perché carico di lente bal-lads, pertanto il rischio di rima-ner “ cullati “ da tali melodie è massimo; più adatto ad ascolti in altri ambienti, magari al tramon-to ed in giusta compagnia.

In tal caso, le emozioni saranno notevoli.

Buon ascolto.

di Cristoforo Bovi

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di Daniela Cipri

Il 25 e 26 agosto scorso nella splendida cornice dell’Ulivarella di Palmi, sul lungomare, si è svolto il primo Torneo di ba-

sket 3v3 “Vivi Appassionatamente”. La manifestazione è sta-ta creata in collaborazione con la Fondazione Patrizio Paoletti (www.fondazionepatriziopaolettti.org) il cui ricavato è stato interamente devoluto per i progetti a favore dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in tutto il mondo.

Gli organizzatori sono molto soddisfatti per il successo ottenuto, ecco alcuni numeri: 24 squadre partecipanti; oltre 80 atleti; ragazze e ragazzi hanno giocato su un campo da basket, creato appositamen-te sul piazzale dedicato ai parcheggi di fronte la spiaggia… ed ancora 80 partite da 9 minuti ciascuna disputate in due giorni, per un totale di 12 ore di gare.

Ottimo anche il riscontro di coloro che attivamente hanno parteci-pato al torneo giocando le partite, il divertimento è stato assicurato

“APPASSIONATAMENTE GRAZIE!“per tutti, alcuni hanno già manifestato il desiderio di parteciparvi anche il prossimo anno.

A conclusione delle due giornate ecco come si è espresso Giuseppe Riotto, ideatore del torneo e volontario della Fondazione Patrizio Paoletti: “Grazie a tutti di vero cuore: ai partecipanti, allo staff, al pubblico, agli sponsor, alla fondazione Patrizio Paoletti, a tutti quelli che non c’erano fisicamente, ma c’erano col cuore. Ringrazio in par-ticolare il comune di Palmi e la PPM che con la loro disponibilità e collaborazione ci hanno permesso di realizzare tutto ciò. Non trovo le parole per esprimere la mia gratitudine, spero che siate riusciti a godere di queste 2 giornate di sport, divertimento e solidarietà! Grazie.”

E ad i ringraziamenti di Giuseppe si aggiungono anche quelli di An-tonella Magnani, responsabile del progetto Carovana del Cuore della Fondazione Paoletti che così si è espressa: “Posso dire solamente: Che gioia!!!! Vera davvero una magia... Un abbraccio profondo e tan-ta gratitudine per quello che avete fatto”

Presso il Centro Sportivo “San Leonardo” di Matteo Barbera

si è svolto il 2° Memorial “Saverio Balzamà – Per non dimenticare”, un torneo di calcetto fortemen-te voluto dalla Società Operaia di Mutuo Soccorso di Palmi, con il Patrocinio dell’Amministrazio-ne Provinciale di Reggio Calabria e dell’Amministrazione Comunale di Palmi.Nel corso della premiazione, il

Presidente della S.O.M.S. Save-rio Saffioti, ha inteso ricordare la figura di Saverio Balzamà, “una persona per bene, gran lavora-tore e portatore dei valori più sani della nostra Città. La Socie-tà Operaia non poteva non ricor-dare il compianto Saverio che è entrato, con il suo esempio quo-tidiano, nei cuori di tutti noi. Lo ricordo da Padreterno della Va-ria 2005, occasione in cui diven-ne immagine simbolo di tutta la comunità operaia di Palmi”.Presenti alla premiazione anche

il Sindaco di Palmi Giovanni Ba-rone, il Vicepresidente del Consi-glio Provinciale di Reggio Calabria Giuseppe Saletta ed il Consigliere Comunale delegato alle politiche del lavoro Antonio Papalia.Barone ha ringraziato “la

S.O.M.S. che è divenuta, con la sua storia centenaria, sodalizio imprescindibile per la Città di Palmi. La Società Operaia persi-ste nei valori della solidarietà e pone grande impegno nel sociale: a nome dell’Amministrazione Co-

ECCO I VERDETTI

Squadra vincitrice: “New Style”;

Capocannoniere: Michelangelo Ienco;

Miglior portiere: Salvatore Rizzitano.

munale intendo esprimere tutta la nostra gratitudine. Ricordare Saverio Balzamà è un gesto im-portante, che richiama alla men-te tutti coloro che si sono donati totalmente alla Città”.Saletta ha espresso la pro-

pria soddisfazione per la riusci-ta dell’iniziativa e, dopo aver portato il proprio saluto, ha ri-cordato la figura di Saverio Bal-zamà ed espresso “la vicinanza delle Istituzioni alla sua famiglia. Un particolare ringraziamento

– ha dichiarato – va ai soci del-la S.O.M.S. per l’opera merito-ria che gli stessi mettono in cam-po quotidianamente, costituendo una risorsa importante per la col-lettività, anche e soprattutto nel ricordo di chi ci ha lasciato pre-maturamente”.

Il Presidente della S.O.M.S. Saverio Saffioti

2° MEMORIAL “SAVERIO BALzAMà – PER NON DIMENTICARE”S.O.M.S.

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