Lullo ok

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Marco Lullo Vario ART Foto Claudio Carella

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Transcript of Lullo ok

Marco Lullo (Raul)Marco Lullo (Raul)

Vive e lavora tra Pescara e Miami. Dopo essersi laureato in scienze della comunicazione nel 2007, inizia la sua avventura nel campo della moda a Milano, dove nel 2008 fonda il brand Reception (www.receptionlab.com), un team di giovani talentuosi, ed un mix di mondi che fondono insieme la stessa passione per il fashion, l’arte, la musica, con l’attualità del proprio stile. Coinvoglia in questo progetto tutta l’energia creativa, che ha sempre nutrito per il disegno e la pittura, unendo al lavoro grafi co anche i propri disegni, con un risultato fi nale, che porta l’originalità di questo prodotto“made in italy”, ad essere conosciuto anche all’estero, in particolar modo in America, molto apprezzato in varie boutique tra New York, Los Angeles e Miami.Arte e moda sono il binomio giusto per la sua creatività.Ed è proprio durante questi viaggi che il suo talento artistico comincia ad emergere contemporaneamente con il suo lavoro nella moda. Nel 2011, nel quartire di Wyndwood, a Miami ,produce una serie di ritratti, che daranno nome (Hood portraits) alla sua mostra personale presso la galleria Cesare Manzo di Pescara nel 2012.Partecipa a Fuoriuso 2012 come giovane artista emergente.

Raul Lullo lives and works in Pescara and Miami.After graduating in Communication Sciences in 2007, he began his adventure in the fashion industry in Milan, where in 2008 he founded the brand Reception (www.receptionlab.com) – a team of talented young people, and a mixture of different worlds that share the same passion for fashion, art, music, with their own peculiar style.Raul Lullo brings to this project all the creative energy he has always devoted to drawing and painting, combining his own designs with the graphics and creating a product “made-in-Italy” overfl owing with originality. The designs are well-known abroad, especially in America, and much appreciated in various boutiques in New York, Los Angeles and Miami.Art and fashion are the right combination for his creativity.And it was during these trips that his artistic talent began to emerge simultaneously with his work in fashion.In 2011, in the district of Wyndwood in Miami, he produced a series of portraits (Hood portraits) after which his solo exhibition at the gallery Cesare Manzo of Pescara in 2012 was named.In 2012 he took part in Fuoriuso as a young emerging artist.

Marco L

ullo

Vario ART

Marco Lullo (Pescara 1980)Marco Lullo (Pescara 1980)

senza titolo, 2012 - 70x100 cm, olio e pastello su cartoncinosenza titolo, 2012 - 70x100 cm, olio e pastello su cartoncino

senza titolo, 2012 - 70x100 cm, olio e pastello su cartoncino

senza titolo, 2012 - 70x100 cm, smalto e olio su carta senza titolo, 2012 - 30x30 cm, smalto e olio su vetro

senza titolo, 2012 - 30x30 cm, smalto e olio su vetro

senza titolo, 2012 - 70x100 cm, olio, pastello e spray su cartoncino senza titolo, 2012 - 70x100 cm, olio, pastello e spray su cartoncino

by Simone Ciglia di Simone Ciglia

Foto Claudio C

arella

«La moda […] è in contatto molto più costante e preciso con le cose a venire. Ogni stagione porta nelle sue ultime creazioni un qualche segnale segreto delle cose future. Chi imparasse a leggerli, non solo potrebbe conoscere in anticipo qualcosa delle nuove correnti artistiche, ma anche dei nuovi codici, delle guerre, delle rivoluzioni». Così scriveva Walter Benjamin nei suoi Passages. Nell’ambito della moda si forma appunto la personalità di Raul, che successivamente allarga il proprio orizzonte espressivo a quello delle arti visive. Il suo debutto in questa nuova veste avviene con la serie Hood Portraits, realizzata tra il 2011 e il 2012. Si tratta di una serie di ritratti di personaggi incontrati dall’artista nel ghetto di Overtown a Miami. Le loro fattezze sono tradotte con un tratto rapido, crudo, materico, di sicura matrice street.

Com’è nata questa serie? Durante il mio periodo di permanenza a Miami abitavo alle porte di Overtown, un ghetto off-limits abitato da spacciatori, prostitute, gente che vive di espedienti. Per tornare a casa ci passavo più volte, e vedevo scene di gente che vive fuori dalle case, musica rap ad alto volume in mezzo alla strada, scarpe sopra i fi li della luce (signifi ca che lì è stato ucciso un ragazzo di una gang). Incuriosito, mi sono avventurato. Mi è capitato di assistere a sparatorie, e una volta mi hanno anche rincorso: se sei bianco vieni subito additato. Overtown è una realtà completamente a parte, abitata da un crogiuolo di culture e di razze – principalmente afroamericani e ispanici. Molte delle persone che ho visto mi sono rimaste

impresse. Dal loro volto usciva tutto quello che avevano dentro, il loro vissuto, e io cercavo di scrutarlo.

Quali sono i soggetti che hai scelto? I soggetti erano la fauna umana che abitava questa zona: spacciatori, homeless, ragazzi delle gang che vivono per strada, ispanici radunati davanti ai drugstore. Una realtà molto dura, molto cruda, che avevo sempre visto nei fi lm e nei documentari, e che non può lasciare indifferenti. Io in particolare mi sento attratto da queste cose, ne subisco lo strano fascino. Ho iniziato allora a ritrarre questi volti molto variopinti, colorati, a volte sfi gurati. Quando potevo facevo degli schizzi sul posto, oppure lavoravo a casa.

Come hai tradotto dal punto di vista formale questi soggetti? Uso un segno molto veloce, molto materico, di getto, colorato, con pastelli a olio (che in America si usano molto). Ho lavorato anche su dimensioni molto grandi, guardando ai molti writer che c’erano nella zona. La matericità, lo spessore del tratto identifi cava per me il concetto che vedevo espresso nei volti di queste persone, una specie di spirito.

Qual è l’intento della serie?Il concetto di base era quello di cercare di estrapolare dai volti di queste persone il loro vissuto, ossia la vita senza regole, senza lavoro, senza niente: ci si alza la mattina e si vive alla giornata; si vive di espedienti, ognuno sopravvive come può. Esiste solo una sopravvivenza stradale.

“Fashion [...] has a much more consistent and accurate relationship with the future than with the present. Every season carries with its latest creations secret signs of things to come, and if you can interpret them, you can be forewarned about new artistic trends, new codes, even wars and revolutions.” So wrote Walter Benjamin in his Passages. Lullo’s personality was formed in the world of fashion, and he later expanded his horizons to the visual arts. He made his debut in this new role with the Hood Portraits series, produced between 2011 and 2012. It is a series of portraits of people encountered by the artist in the ghetto of Overtown in Miami. Their features are portrayed with rapid, crude strokes, defi nitely of street matrix.

How did you develop this series? While I was in Miami, I lived on the outskirts of Overtown, an off-limits ghetto of pushers, prostitutes and social outcasts. To get home, I used to go through this district and the streets would be full of people who lived on the sidewalk, ear-splitting rap music, shoes on top of the electric wires (to show that a guy belonging to a gang was killed at that spot). My curiosity aroused, I decided to take a look. I often saw shoot-outs, and once I was even chased – if you’re white, you’re immediately noticed. Overtown is out of the world, a minestrone of different races and cultures – above all Afro-Americans and Hispanics. Many of the people I saw stuck in my mind. Everything they had inside was written on their faces, and I tried to read them.

Which subjects did you choose? The subjects were the human fauna resident in this district – pushers, gang-members, Hispanics grouped in front of the drugstore, homeless people. A harsh, crude reality I had only ever seen in fi lms and documentaries; it can’t leave you indifferent. I feel strangely attracted by these things, so that was when I started drawing these faces, with their vivid colours, sometimes scarred. When I could, I drew them on the spot, or I did them later at home.

How did you “translate” these subjects from a formal point of view? I use rapid strokes, thick with vivid colour, using oil pastels (much favoured in the USA). I have also worked on huge canvasses, following the example of the many writers who lived in this district. The thick colours and strokes represented what I saw expressed on the faces of these people, a sort of spirit.

What is the meaning of this series?The basic concept was that of trying to extrapolate from the faces of these people their experience, their irregular lives, with no work, no nothing; they get up in the morning and live from hand to mouth every day; everyone survives as best he can. It’s street survival.

Mostre d’arte

Collezione opere d’arte Vario Art - Sergio Sarra

Manifestazionimusicali

TeatroFino a scalfire le pietre

Marco Lullo (Raul) Marco Lullo (Raul)

Vive e lavora tra Pescara e Miami. Dopo essersi laureato in scienze della comunicazione nel 2007, inizia la sua avventura nel campo della moda a Milano, dove nel 2008 fonda il brand Reception (www.receptionlab.com), un team di giovani talentuosi, ed un mix di mondi che fondono insieme la stessa passione per il fashion, l’arte, la musica, con l’attualità del proprio stile. Coinvoglia in questo progetto tutta l’energia creativa, che ha sempre nutrito per il disegno e la pittura, unendo al lavoro grafi co anche i propri disegni, con un risultato fi nale, che porta l’originalità di questo prodotto“made in italy”, ad essere conosciuto anche all’estero, in particolar modo in America, molto apprezzato in varie boutique tra New York, Los Angeles e Miami.Arte e moda sono il binomio giusto per la sua creatività.Ed è proprio durante questi viaggi che il suo talento artistico comincia ad emergere contemporaneamente con il suo lavoro nella moda. Nel 2011, nel quartire di Wyndwood, a Miami ,produce una serie di ritratti, che daranno nome (Hood portraits) alla sua mostra personale presso la galleria Cesare Manzo di Pescara nel 2012.Partecipa a Fuoriuso 2012 come giovane artista emergente.

Raul Lullo lives and works in Pescara and Miami.After graduating in Communication Sciences in 2007, he began his adventure in the fashion industry in Milan, where in 2008 he founded the brand Reception (www.receptionlab.com) – a team of talented young people, and a mixture of different worlds that share the same passion for fashion, art, music, with their own peculiar style.Raul Lullo brings to this project all the creative energy he has always devoted to drawing and painting, combining his own designs with the graphics and creating a product “made-in-Italy” overfl owing with originality. The designs are well-known abroad, especially in America, and much appreciated in various boutiques in New York, Los Angeles and Miami.Art and fashion are the right combination for his creativity.And it was during these trips that his artistic talent began to emerge simultaneously with his work in fashion.In 2011, in the district of Wyndwood in Miami, he produced a series of portraits (Hood portraits) after which his solo exhibition at the gallery Cesare Manzo of Pescara in 2012 was named.In 2012 he took part in Fuoriuso as a young emerging artist.

Mar

co L

ullo

Vario ART

Marco Lullo (Pescara 1980) Marco Lullo (Pescara 1980)

senza titolo, 2012 - 70x100 cm, olio e pastello su cartoncino senza titolo, 2012 - 70x100 cm, olio e pastello su cartoncino

senza titolo, 2012 - 70x100 cm, olio e pastello su cartoncino

senza titolo, 2012 - 70x100 cm, smalto e olio su cartasenza titolo, 2012 - 30x30 cm, smalto e olio su vetro

senza titolo, 2012 - 30x30 cm, smalto e olio su vetro

senza titolo, 2012 - 70x100 cm, olio, pastello e spray su cartoncinosenza titolo, 2012 - 70x100 cm, olio, pastello e spray su cartoncino

by Simone Cigliadi Simone Ciglia

Foto

Cla

udio

Car

ella

«La moda […] è in contatto molto più costante e preciso con le cose a venire. Ogni stagione porta nelle sue ultime creazioni un qualche segnale segreto delle cose future. Chi imparasse a leggerli, non solo potrebbe conoscere in anticipo qualcosa delle nuove correnti artistiche, ma anche dei nuovi codici, delle guerre, delle rivoluzioni». Così scriveva Walter Benjamin nei suoi Passages. Nell’ambito della moda si forma appunto la personalità di Raul, che successivamente allarga il proprio orizzonte espressivo a quello delle arti visive. Il suo debutto in questa nuova veste avviene con la serie Hood Portraits, realizzata tra il 2011 e il 2012. Si tratta di una serie di ritratti di personaggi incontrati dall’artista nel ghetto di Overtown a Miami. Le loro fattezze sono tradotte con un tratto rapido, crudo, materico, di sicura matrice street.

Com’è nata questa serie? Durante il mio periodo di permanenza a Miami abitavo alle porte di Overtown, un ghetto off-limits abitato da spacciatori, prostitute, gente che vive di espedienti. Per tornare a casa ci passavo più volte, e vedevo scene di gente che vive fuori dalle case, musica rap ad alto volume in mezzo alla strada, scarpe sopra i fi li della luce (signifi ca che lì è stato ucciso un ragazzo di una gang). Incuriosito, mi sono avventurato. Mi è capitato di assistere a sparatorie, e una volta mi hanno anche rincorso: se sei bianco vieni subito additato. Overtown è una realtà completamente a parte, abitata da un crogiuolo di culture e di razze – principalmente afroamericani e ispanici. Molte delle persone che ho visto mi sono rimaste

impresse. Dal loro volto usciva tutto quello che avevano dentro, il loro vissuto, e io cercavo di scrutarlo.

Quali sono i soggetti che hai scelto? I soggetti erano la fauna umana che abitava questa zona: spacciatori, homeless, ragazzi delle gang che vivono per strada, ispanici radunati davanti ai drugstore. Una realtà molto dura, molto cruda, che avevo sempre visto nei fi lm e nei documentari, e che non può lasciare indifferenti. Io in particolare mi sento attratto da queste cose, ne subisco lo strano fascino. Ho iniziato allora a ritrarre questi volti molto variopinti, colorati, a volte sfi gurati. Quando potevo facevo degli schizzi sul posto, oppure lavoravo a casa.

Come hai tradotto dal punto di vista formale questi soggetti? Uso un segno molto veloce, molto materico, di getto, colorato, con pastelli a olio (che in America si usano molto). Ho lavorato anche su dimensioni molto grandi, guardando ai molti writer che c’erano nella zona. La matericità, lo spessore del tratto identifi cava per me il concetto che vedevo espresso nei volti di queste persone, una specie di spirito.

Qual è l’intento della serie?Il concetto di base era quello di cercare di estrapolare dai volti di queste persone il loro vissuto, ossia la vita senza regole, senza lavoro, senza niente: ci si alza la mattina e si vive alla giornata; si vive di espedienti, ognuno sopravvive come può. Esiste solo una sopravvivenza stradale.

“Fashion [...] has a much more consistent and accurate relationship with the future than with the present. Every season carries with its latest creations secret signs of things to come, and if you can interpret them, you can be forewarned about new artistic trends, new codes, even wars and revolutions.” So wrote Walter Benjamin in his Passages. Lullo’s personality was formed in the world of fashion, and he later expanded his horizons to the visual arts. He made his debut in this new role with the Hood Portraits series, produced between 2011 and 2012. It is a series of portraits of people encountered by the artist in the ghetto of Overtown in Miami. Their features are portrayed with rapid, crude strokes, defi nitely of street matrix.

How did you develop this series? While I was in Miami, I lived on the outskirts of Overtown, an off-limits ghetto of pushers, prostitutes and social outcasts. To get home, I used to go through this district and the streets would be full of people who lived on the sidewalk, ear-splitting rap music, shoes on top of the electric wires (to show that a guy belonging to a gang was killed at that spot). My curiosity aroused, I decided to take a look. I often saw shoot-outs, and once I was even chased – if you’re white, you’re immediately noticed. Overtown is out of the world, a minestrone of different races and cultures – above all Afro-Americans and Hispanics. Many of the people I saw stuck in my mind. Everything they had inside was written on their faces, and I tried to read them.

Which subjects did you choose? The subjects were the human fauna resident in this district – pushers, gang-members, Hispanics grouped in front of the drugstore, homeless people. A harsh, crude reality I had only ever seen in fi lms and documentaries; it can’t leave you indifferent. I feel strangely attracted by these things, so that was when I started drawing these faces, with their vivid colours, sometimes scarred. When I could, I drew them on the spot, or I did them later at home.

How did you “translate” these subjects from a formal point of view? I use rapid strokes, thick with vivid colour, using oil pastels (much favoured in the USA). I have also worked on huge canvasses, following the example of the many writers who lived in this district. The thick colours and strokes represented what I saw expressed on the faces of these people, a sort of spirit.

What is the meaning of this series?The basic concept was that of trying to extrapolate from the faces of these people their experience, their irregular lives, with no work, no nothing; they get up in the morning and live from hand to mouth every day; everyone survives as best he can. It’s street survival.

Mostre d’arte

Collezione opere d’arte Vario Art - Sergio Sarra

Manifestazionimusicali

TeatroFino a scalfire le pietre