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"La Beat Generation è un gruppo di bambini all'ango- lo della strada che parlano della fine del mondo." Jack Kerouac. Adesso i giovani di cosa parlano? La ribellione della Beat Generation è esplosa a livello pla- netario nel mitico '68, fenomeno quasi esclusivamente giovanile, ma in particolare studentesco. Molti giovani, di diversi Paesi, si sono opposti ai rispettivi sistemi politici, culturali e sociali. Fu quella del „68 la prima generazione che iniziò ad avvertire l'inquietudine e le problematiche che la avvertivano e che, con i suoi ideali e le sue azioni, ha lasciato un‟ impronta nella storia. Possiamo definire la nostra generazione “decadente” per la mancanza di valori, coraggio ed iniziativa nei giovani, i quali si piegano al si- stema, divenendo parte di esso e rinunciando alla propria personalità ed alla speranza di mutare la situazione pre- sente; una generazione in grado solo di lamentarsi piutto- sto che agire per migliorare il presente, ma soprattutto il futuro di cui sarà protagonista. Non esistono più perso- naggi come Jim Morrison, Jack Kerouac, i Beatles che hanno attuato una vera e propria rivoluzione, oggi è tutto ripreso dal passato e conformato alla società; nulla è frutto della creatività dei giovani, che preferiscono rima- nere nell'ombra. Forse i giovani sono stati privati degli stimoli ad attuare qualcosa di rivoluzionario e concreto, forse, nella loro vita sono stati abituati ad avere tutto facilmente, per cui non sentono il bisogno di ribellarsi, non rendendosi conto di ciò che accade loro intorno e non dando così un contributo innovativo alla società. Tania Altomare e Alessia Fiorella Sommario : Beat Generation La pigrizia Mastectomia preventiva Il podio delle morti più strane Habemus Papam Rai, nuova stagione, vecchie abitudini The voice Horror... che passione ! Il rap Mare o montagna??? La delusione degli italiani I vaccini : cosa sono??? Una grande donna Alzheimer Pietro Mennea Una cura per l’amore Grafica: Luigi Imbriola

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"La Beat Generation è un gruppo di bambini all'ango-lo della strada che parlano della fine del mondo." Jack Kerouac.

Adesso i giovani di cosa parlano?

La ribellione della Beat Generation è esplosa a livello pla-

netario nel mitico '68, fenomeno quasi esclusivamente

giovanile, ma in particolare studentesco. Molti giovani, di

diversi Paesi, si sono opposti ai rispettivi sistemi politici,

culturali e sociali. Fu quella del „68 la prima generazione

che iniziò ad avvertire l'inquietudine e le problematiche

che la avvertivano e che, con i suoi ideali e le sue azioni,

ha lasciato un‟ impronta nella storia. Possiamo definire la

nostra generazione “decadente” per la mancanza di valori,

coraggio ed iniziativa nei giovani, i quali si piegano al si-

stema, divenendo parte di esso e rinunciando alla propria

personalità ed alla speranza di mutare la situazione pre-

sente; una generazione in grado solo di lamentarsi piutto-

sto che agire per migliorare il presente, ma soprattutto il

futuro di cui sarà protagonista. Non esistono più perso-

naggi come Jim Morrison, Jack Kerouac, i Beatles che

hanno attuato una vera e propria rivoluzione, oggi è tutto

ripreso dal passato e conformato alla società; nulla è

frutto della creatività dei giovani, che preferiscono rima-

nere nell'ombra. Forse i giovani sono stati privati degli

stimoli ad attuare qualcosa di rivoluzionario e concreto,

forse, nella loro vita sono stati abituati ad avere tutto

facilmente, per cui non sentono il bisogno di ribellarsi,

non rendendosi conto di ciò che accade loro intorno e non

dando così un contributo innovativo alla società.

Tania Altomare e Alessia Fiorella

Sommario : Beat Generation La pigrizia Mastectomia preventiva Il podio delle morti più strane Habemus Papam Rai, nuova stagione, vecchie abitudini The voice Horror... che passione ! Il rap Mare o montagna??? La delusione degli italiani I vaccini : cosa sono??? Una grande donna Alzheimer Pietro Mennea Una cura per l’amore Grafica: Luigi Imbriola

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Pagina 2 Caffè del Cafiero

E a quel punto dovremo dire addio a quella

”insostenibile leggerezza dell’essere”.Forse però gli

adulti non hanno tutti i torti visto che molti adole-

scenti approfittano della eccessiva disponibilità dei

genitori e, richiamati alle loro attività, chiedono

sempre più tempo per rilassarsi, per rimandare a

“dopo” i compiti, a “tra un attimo” l’appuntamento

con i vari impegni. E nei nostri maestri di vita cre-

sce la preoccupazione per un atteggiamento troppo

indolente, troppo pigro. Marco Lodoli ha affermato

che ormai la società di oggi accetta qualsiasi por-

cheria ma non tollera silenzi, noia, pensieri e pre-

tende che tutto debba essere detto nero su bianco…

“La realtà, purtroppo o per fortuna, è un' altra. So-

prattutto nell' adolescenza, la vita è fatta di tempi

morti, di zone deserte dove pare che non accada

niente, di lunghi pomeriggi solitari. E' fatta di matti-

nate a scuola che non finiscono mai. E' in quei mo-

menti immobili che nasce una consapevolezza nuo-

va: è come quando per la prima volta si viaggia in

treno per raggiungere una fidanzata lontana; di lei,

passati gli anni, quasi non ricordiamo più nulla, ma

ricordiamo tutto di quel viaggio faticoso, di quei

chilometri infiniti lungo i quali sono nati tanti pen-

sieri sull' amore e su noi stessi, pensieri che ci han-

no modificato.” La cosa più giusta, quindi, sarebbe di non approfittare dei momenti liberi o dei week-

end a disposizione in modo da vivere ogni giorno al

meglio… come se fosse l’ultimo.

Pierpaolo Ruscino

Ozio… una parola troppo corta per esprimere il

piacere che ci provoca ma, nonostante ciò, il nostro

stile di vita frenetico, i genitori, la scuola e un’altra

serie di sfortunati eventi ci allontano e distraggono

dal dolce far niente. I Latini, importante popolazio-

ne distintasi per il suo profondo modo di pensare e

di vivere, affermavano che la parola ”otium” non

aveva il significato negativo che le diamo noi oggi,

anzi… era l’equivalente del nostro tempo libero

fatto di attività ludiche, culturali e sportive ma an-

che di momenti, ore, di intense riflessioni e sano

relax. Perché invece oggigiorno, nel 2013, viviamo

in un mondo così caotico fatto di minuti contati e

corse da un luogo all’altro della città che ci rendono

sudaticci e ci lasciano senza fiato a fine giornata??

Sarebbe bellissimo stendersi sul balcone di casa con

una musica soft di sottofondo come Lana Del Rey,

Giovanni Allevi o perché no… Janis Joplin e pensa-

re cosa siamo stati, cosa siamo e cosa saremo in un

futuro prossimo, se troveremo mai la persona giusta

accanto a noi o se, più semplicemente, l’anno pros-

simo la Juventus vincerà nuovamente il campionato

di serie A dichiarando finalmente gli effettivi 30

scudetti calcistici; ma la vita è crudele con noi per-

ché, anche se cerchiamo di fare ciò con tutto

l’amore del mondo, arriverà prima o poi la mamma

che ci urla di fare i compiti o di coprirci se usciamo

di casa, ci sarà sempre la partita di calcetto, il corso

di nuoto, tennis, scuola d’inglese e chi più ne ha più

ne metta!

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Pagina 3 Caffè del Cafiero

E’ da quasi una settimana che non facciamo

altro che sentire in tv della notizia di Angelina

Jolie e della sua mastectomia preventiva, os-

sia l’eliminazione di entrambi i seni per evitare

la formazione di cancro; infatti, la nota attrice

americana rischiava di

ereditarlo da sua ma-

dre, morta all’età di 56

anni, in quanto possie-

de un gene portatore

che la predispone alla

malattia. La Jolie è

stata un esempio di

come si realizzi l'ap-

proccio terapeutico più

frequentemente consi-

gliato alle pazienti con

mutazioni nei geni

Brca1 e Brca2: molte

donne, in Italia, così

come negli altri stati,

decidono di compiere

questo intervento per prevenzione; l'Istituto di

Cancro di Tokyo e l'Ospedale di San Luca,

saranno i primi in Giappone a praticare que-

sto tipo di intervento. In America sono chia-

mate “amazzoni”, come le donne che nella

tradizione si mutilavano la mammella per lan-

ciare meglio con l’arco e si diffondono sempre

di più. Ovviamente, questa operazione non è

praticabile da tutte le portatrici, in quanto

comporta un grande dispendio di denaro; pro-

prio per questo, molte donne, la stessa attrice

americana, chiedono una mobilitazione da

parte della sanità per poter permettere alme-

no le visite e le cure base a tutte le donne.

“Race for the cure” è una corsa contro il cancro

che ha avuto luogo domenica 19 maggio a Ro-

ma e a cui hanno preso parte il ministro della

salute Beatrice Lorenzin,la famosa attrice Ro-

sanna Banfi, anche lei colpita dal cancro al se-

no, tutte insieme per

combattere, o almeno

provarci, il cancro.

L’asportazione chirurgi-

ca non è prevista solo

nelle donne, infatti un

manager londinese di

53 anni, dopo aver fatto

un analisi alla prostata,

ha scoperto di avere un

gene che comportava lo

sviluppo del cancro e

così, proprio come An-

gelina Jolie, ha deciso

di farsela asportare. La

reazione degli esperti,

porta ad assumere op-

poste posizioni: quasi il 40% dei medici infatti

ritiene che questa sia una decisione esagerata,

una soluzione estrema, che potrebbe comporta-

re rischi anche molto gravi all’organismo delle

donne o uomini; il 60% invece pensa il contrario.

Molti medici, italiani e non, ritengono che la

scelta più saggia sia la prevenzione, per evitare

la formazione di un tumore ormai troppo diffuso

per potersi eliminare e, così come ha spiegato il

prof. Riccardo Masetti, direttore del reparto di

senologia del Policlinico di Roma, la scelta che

Angelina Jolie o che molte altre donne hanno

compiuto o potrebbero ancora compiere, è pie-

namente motivata ma non obbligatoria.

Annarita Di Tacchio

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Pagina 4 Caffè del Cafiero

Avete mai pensato quale potrebbe essere la causa della vostra morte? Sicuramente avrete immaginato un incidente stradale, un infarto o semplicemente la vecchiaia. Ebbene, è assurdo come alle volte la morte arrivi nel momento, nonché nel modo, più insolito ed inaspettato.

Prendiamo, ad esempio, la morte alquanto “stramba” del povero

drammaturgo Eschilo. La causa della sua morte è veramente singolare: mentre stava riposando seduto su un masso fuori dal-le mura di Gela, un’aquila volteggiava lì sopra, trasportando una tartaruga con sé. Avvenne, però, che il pennuto scambiò la liscia testa di Eschilo per un sasso e ci lasciò cascare sopra la testug-gine al fine di rompere il carapace, provocando una commozione cerebrale fatale per il drammaturgo. Un altro evento strano si è verificato in tempi molto più recenti,

nel 1994, quando un uomo è “morto per la sete”. Fin qui niente

di strano, se non fosse che l’uomo in questione non è morto per disidratazione, bensì a causa di una macchinetta distributrice di bevande. Questi, spinto dalla necessità di bere, iniziò a scuotere la macchinetta poiché questa si rifiutava di fornire la bevanda selezionata: il distributore gli piombò addosso, provocandogli fatali lesioni polmonari. Il record della morte più assurda, è però detenuto da un veteri-nario del Texas il quale, facendo una rettoscopia ad una vacca, ricevette una potente flatulenza in piena faccia, che a contatto con il sigaro che stava fumando, gli provocò gravissime ustioni che lo portarono alla morte.

“Una persona non muore quando dovrebbe, ma quando può”. (Gabriel García Marquez)

Colucci – di Pace – Rizzi (4H <3)

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Pagina 5 Caffè del Cafiero

“Habemus papam”!

Il 13 marzo del 2013 Papa Francesco inizia il suo pontifi-cato all’insegna della semplicità. Rimarrà nel nostro cuo-re la sua voce :“Fratelli e sorelle, buonasera!” e “Sapete che il dovere del Conclave era dare un Papa a Roma: sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a

prenderlo quasi alla fine del mondo, ma siamo qui”. Con queste parole e con un sorriso di commozione si è affacciato sulla piazza di San Pietro esultante e stracolma l’ex cardinale di Buenos Aires: Jorge Mario Bergoglio. E cer-tamente non è casuale la scelta del nome “Francesco”, un nome che rimanda immediatamente alla figura di San Fran-cesco, simbolo di povertà ed amore: è a lui che Bergoglio si ispira, per la prima volta nella storia del pontificato. È nato il 17 dicembre 1936 a Buenos Aires, figlio di una coppia di immigrati piemontesi. Ha studiato da perito chimico, poi ha deciso di intraprendere la strada del sacerdozio. Nel 1958 entra nella Compagnia di Gesù e nel 1963, dopo una paren-tesi in Cile, si laurea in filosofia. In un mondo che dà molta importanza all’immagine, la sua vita è già raccontata all’interno di un album di 400 figurine intitolato “Album della gioia”: una cosa simile era stata già fatta nel 2005 con papa Wojtyla (ma in quel caso si trattava di un album celebrativo, dato che di lì a poco sarebbe stato beatificato). Papa Fran-cesco ha riscosso subito popolarità grazie alla sua semplici-tà: in Argentina sono stati organizzati dei veri e propri tour nella città natale di Bergoglio, per poter permettere ai fedeli di ripercorrere i luoghi da lui frequentati. Si tratta di un vero e proprio Papa “mediatico”, attivo nel mondo del web, in quanto è presente in diversi social network quali twitter, facebook, per essere sempre vicino ai fedeli e anche ai gio-vani. Tra le diverse battaglie intraprese il Papa si sta impe-gnando nell’intensificare il dialogo con l’Islam, i non credenti e nella lotta contro gli abusi e la pedofilia.

Anna Sinesi Roberta Caputo

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Pagina 6 Caffè del Cafiero

Recenti sviluppi a viale Mazzini confermano un ennesimo sconvolgimento nei palinsesti, che ancora una volta vedrà alla ghigliottina programmi di qualità o d'approfondimento culturale appena usciti dallo "shakedown".

A confermare il trend, i pressanti rumor sull'abbandono di programmi, come il rein-ventato "Quelli che…", a cui la cura Cabello, con humour filo-britannico e aria minimal, a-veva dato una "boccata d'aria", sia al pome-riggio domenicale, dominato dalla cronaca nera della D'Urso e dalle sue famose facce da soap argentina anni '80, sia al palinsesto di una rete come Rai 2, vittima negli ultimi anni di negligenza da parte della dirigenza, che, ancora una volta, non ha saputo colloca-re la rete in quel target giovane da sempre ambito e che forse semplicemente non scor-re nelle vene della rete orfana di Santoro, salvata di recente dall'arrivo di The Voice, tra l'altro ostacolato da anni e quasi ceduto a Murdoch l'anno scorso, dopo l'ennesimo ten-tativo nella produzione di un format nostrano dal bassissimo rating, parliamo di "Flop Star Academy". Confermate invece produzioni "clone" che imitano i grandi format europei, come la "Terra dei Cuochi" (esempio di crea-tività per i nomi dei format in casa Rai), dove di cuochi ce ne sono pochi, ma di finti sorrisi e gossip tanti, un Masterchef che di godibile ha ben poco e dove il cibo e l'elemento di in-trattenimento semplicemente non esiste, so-prattutto se confrontato con produzioni Sky, gruppo che ci sta sempre più sorprendendo, nonostante il fallimento nel posizionare Cielo; ma anche le reti minori di "mamma" Rai non se la passano meglio: Rai 5 si sta pro-gressivamente trasformando, puntando a de-gli import anglo-francesi, perdendo la produ-zione in-house, capace di creare ottimi conte-nuti come "Cool Tour".

E proprio nel nuovo panorama del digitale ter-restre, Rai continua a perdere terreno, mentre, come mostrato dalle varie reti di Discovery Communication (DMAX, RealTime e il vecchio gruppo Switchover Media), c'è molto da gua-dagnare sia in ascolti (e quindi introiti), sia in contenuti. Inoltre le produzioni culturali stanno piombando nel numero anche sulle reti rocca-forte della cultura con Rai 3 che continua a perdere pezzi di palinsesto, abbandonando la nave a Gabanelli e Fazio, unici a portare nu-meri in cassa. L'approfondimento culturale si sta sempre più spostando via dalla "nave ma-dre" e sembra che il privato stia contrattaccan-do, con la nuova La7 di Cairo in prima linea, che, in collaborazione con il gruppo Feltrinelli e l'Espresso, ha recentemente lanciato LaEffe, uno spazio dedicato a cultura, viaggi e infor-mazione, che punta a diventare quello che per la settima rete sarebbe dovuto essere La7d e che per Rai dovrebbe essere Rai5. Possiamo dunque solo sperare che Rai, visti i risultati ottenuti, applichi una strategia simile a quella del gruppo di Murdoch, importando format eu-ropei (anche visto il successo di The Voice) a scapito di programmi di bassa qualità e dal basso rating. Facciamo il tifo per mamma Rai, anche perché la Rai infondo siamo noi (#canone).

Antonio Mineo

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Pagina 7 Caffè del Cafiero

Il nuovo talent show di Rai 2, recentemente giunto alla fine, ha dimostrato come Rai, dopo vari esperimenti falliti, abbia riconquistato l’audience 18-30 con un programma musicale in grado di formare nuovi talenti, con un futuro promet-tente, senza tralasciare l’intrattenimento. Quattro famosi coach, Riccardo Cocciante, Raffaella Carrà, Piero Pelù e Noemi, con differenti formazioni musicali e capaci di coinvolgere con appeal rivolti ad un ampio target di pubblico, hanno scelto, con una modalità innovativa, voci pronte al successo. Un programma dinamico che ha convinto la direzione Rai ad investire in una grande varietà di ospiti stranieri, come PSY, Will. I.am, Robin

Thicke, sorprendendo il pubblico abituato ai soliti show Rai con personaggi prin-cipalmente italici. Presente era anche un elemento social che ha avvicinato maggiormente i giovani al programma, con la lettura dei vari commenti twitter e facebook, “tappa buchi” un po’ forzato che mostra le debolezze Rai per l’audience giovane. Dopo tre mesi di avvincenti sfide diverse, i quattro finalisti hanno registrato un singolo inedito, determinante per la vittoria, la quale preve-deva un contratto discografico con Universal, che investirà nel vincitore e nei suoi sogni. La vittoria è andata al team Cocciante, grazie alla sua “perla” stranie-ra Elhaida Dani di 19 anni, che con la sua voce straordinaria ed eclettica, ha sba-ragliato gli altri concorrenti con il 71% delle preferenze. Un talent show “umano”, novità nel panorama televisivo, che con il suo modo di selezionare ha dimostrato quanto l’immagine non sia fondamentale per il successo nel piccolo schermo.

Tania Altomare Antonio Mineo Alessia Fiorella

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Pagina 8 Caffè del Cafiero

Perché siamo così attratti dal genere horror?? Come possono sangue e inte-riora di esseri umani attrarci in un mondo fatto di crudeltà e violenza?? La risposta è ancora ignota per noi adolescenti ma secondo Stuart Fischoff, pro-fessore dell’ Università di Psicologia di Los Angeles, uno dei motivi principali per cui andiamo a vedere i film di paura è quello di avere paura! Si, proprio così… e ciò che provoca la nostra curiosità verso questo genere sanguino-lento è la monotonia della nostra vita: se abbiamo una vita relativa-mente calma, uno stile di vita tran-quillo, potremmo aver voglia di cer-care qualcosa di eccitante perché anche il nostro sistema nervoso ha bisogno di stimoli. Ci sono persone che hanno un enorme bisogno di sti-moli ed emozioni ed i film horror sono uno dei modi migliori per otte-nerli. Questo succede più che altro per un target giovanile; hanno una stimo-lazione decisamente diversa le persone anziane che sono poco amanti di film horror. La vita vera è piena di orrore e non trovano più divertenti i film del genere. Una cosa è certa: Michael Myers, Freddy Kruger, Jason e tanti altri “eroi” mascherati e con tanto di ascia o pugnale alla mano ci attraggono e appassionano le nostre menti contorte sin dagli anni ’70 con le loro scie di cadaveri e storie di ordinaria follia.

Pierpaolo Ruscino

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Pagina 9 Caffè del Cafiero

Molti adolescenti, soprattutto verso la fine degli

anni ’90, hanno incominciato ad ascoltare un

nuovo genere musicale : Il rap. Pochi però san-

no che questo movimento culturale non è nato

durante gli ultimi dieci anni del secolo scorso

bensì verso la fine degli anni sessanta negli Sta-

ti Uniti d’America, con il cantante afro americano

Joe Tex. Fu proprio lui con il suo stile, che con-

sisteva molto di più nel parlare che nel cantare i

testi, che chiamò così, unendo le parole Rhythm

and Poetry (ritmo e poesia) in un unico termi-

ne, questo movimento culturale che è ormai

parte di spicco nella cultura moderna. Negli ulti-

mi anni il rap è stato il genere musicale più cen-

surato di tutti a causa dei temi forti e dell’uso di

imprecazioni che ci sono nei testi. I rapper, a

differenza di altri cantanti, spronano gli ascolta-

tori a svegliarsi e a cercare di ridurre o cancella-

re i fenomeni che sono molto frequenti nell’Italia

di oggi come: la corruzione, la mafia, i femmini-

cidi ed i morti sul lavoro ecc, denunciandoli nel-

le loro canzoni. La maggior parte delle volgarità

vengono tagliate dalla registrazione (senza at-

taccare il background), questa operazione spes-

so rende incomprensibili i testi delle canzoni. A

conferma di quanto appena detto, Roger Ebert,

un critico cinematografico, morto recentemente,

scrisse nel 1995 : “Già oggi il rap gioca lo

stesso ruolo che Bob Dylan aveva nel 1960

dando voce a rabbie e speranze di una gene-

razione e molti brani di genere sono imper-

niati su scritture potenti."

" Molte persone (soprattutto adulti) pensano che questi cantanti potrebbero denunciare i proble-mi e le ingiustizie della società anche senza u-sare parole scurrili che poi entrano sempre di più a far parte del vocabolario quotidiano dei giovani. Io invece ritengo che, per rispetto ai cantanti, i loro testi non dovrebbero essere toc-cati perché sarebbe come fare delle correzioni su un’opera d’arte che è un gesto creativo sog-gettivo. Dagli inizi degli anni ’90 fino ad adesso in Italia ci sono stati diversi rapper e gruppi rap come gli Articolo 31 (l’unico gruppo italiano che secondo me è stato in grado di fare rap in modo eccellente avvicinandosi molto ad Eminem). I rapper italiani che piacciono a noi ragazzi nel 2013 sono: “Fabri Fibra” e “Fedez”. Il primo con le sue canzoni è diventato ormai il simbolo del rap italiano, Fedez invece, è un rapper che noi adolescenti conosciamo grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, in questo caso youtube. Lui ha scritto la sua prima canzone a soli sedici anni, l’ha pubblicata sul suo canale di youtube e così ha iniziato a farsi conoscere. Anche una tra-smissione come Amici, che sforna ogni anno nuovi talenti, quest’ anno conta tra i quattro fina-listi un rapper: Moreno Donadoni. Certamente il rap italiano è ancora molto lontano dal rap ame-ricano, che sarà sempre l’icona del rap mondiale per la velocità con cui vengono cantati i testi. A rappresentare quest’icona mondiale c’è Emi-nem, il rapper secondo me più bravo del mondo, che trova le ispirazioni per le sue canzoni nella vita reale.

Federica Cappelluti

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Pagina 10 Caffè del Cafiero

Arriva il momento delle vacanze, e come ogni anno ci si ripropone il dilemma: meglio il mare o la montagna? Certo, se siete appassionati di barche e pe-sca, piuttosto che provetti scalatori, il dubbio non si pone proprio. Ma per i più la scelta non è facile, anche perché entrambe le destinazioni nascondono pregi e difetti. Per cominciare la montagna è sicuramente la meta ideale di chi non sopporta proprio il caldo: salendo con la quota difatti l ’aria diviene sempre più fresca e l’umidità, e di conseguenza l ’afa, meno presente. Tra l ’altro in montagna si può respirare un’ aria più pura e puli ta. Le sostanze che inquinano e sporcano l ’atmosfera infatti vengono rilasciate quasi esclusiva-mente in prossimità del suolo, e quindi man mano che si sale di quota, allon-tanandosi dalle sorgenti dell ’inquinamento, diminuisce anche la presenza di pulviscolo e sostanze nocive. Anche il clima di montagna ha le sue insidie:ad esempio i temporali che talvolta si formano all ’improvviso durante le calde giornate estive sono assai più frequenti in montagna che in pianura o lungo le coste: in particolare sulle Alpi, a causa di rivoli di aria fresca atlantica che di tanto in tanto riescono a intrufolarsi in queste regioni, il brontolio dei tempo-rali si fa sentire mediamente in 15-20 giorni per ogni estate. Se quella di montagna è l ’aria più salubre, quella di mare può comunque van-tare numerose virtù terapeutiche. L’acqua marina emette sostanze come lo iodio cloruro di sodio,manganese e fluoro, tutte sostanze che possono svol-gere un’efficace ruolo riv italizzante per l ’organismo. Insomma, anche l ’aria di mare fa bene, ma purtroppo non a tutti: lo iodio ad esempio, grazie alla sua capacità di stimolare le funzioni organiche, può essere nocivo per chi soffre di insonnia o stati d’ansia. E benché tutte le coste i taliane durante l ’estate possono godere di un clima caratterizzato soprattutto da sole e caldo, è an-che vero che ogni spiaggia ha le sue particolarità. Se non avete paura del caldo intenso le coste meridionali e delle isole della Sicilia e della Sardegna sono la vostra meta ideale, mentre quelle della Liguria, grazie alla gradevole e costante ventilazione, sono il posto giusto per chi non vuol soffrire il caldo afoso. Anna Sinesi Roberta Caputo

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Pagina 11 Caffè del Cafiero

Siamo ormai giunti alla fine delle elezioni e i dati più eclatanti non riguardano i vincitori o i vinti, bensì il numero di persone che si sono recate alle urne a votare. Dopo l'addio "notarile" da primo cittadino di Nicola Maffei e il commissariamento della poltrona di Sindaco da parte del Prefetto Carlo Sessa, Barletta è stata chiamata al voto per eleggere democraticamente con regolari elezioni il nuovo sindaco per la città. Due sono i candidati che si stanno contendendo il primato, in attesa che i cittadini facciano la loro ultima scelta nella cabina elettorale; infatti no-nostante il candidato Pasquale Cascella abbia ottenuto circa il 47 % si tornerà a votare nel bal-lottaggio per scegliere il Sindaco di Barletta tra il suddetto e Giovanni Alfarano. Per quanto riguarda l’affluenza alle urne, a Barletta si è registrato un esiguo calo, inferiore comunque ri-spetto alle altre città italiane. Sembra che la gente, ormai, si sia rassegnata e non creda più nella politica italiana al punto che nella nostra capitale l’affluenza è stata meno del 50%. Nel corso degli ultimi anni, chi ci rappresentava, non ha mai pensato a lavorare per il bene della comuni-tà, ma si è curato solo del proprio tornaconto, aggravando la situazione in cui versa il nostro Paese. La cosa peggiore non è tanto che alcuni si siano appropriati indebitamente dei soldi pubblici, che siano ormai all’ordine del giorno la compravendita dei voti e le truffe ai danni dello Stato, ma il fatto che ci si approfitta della disperazione e della povertà della gente calpe-stando tutti gli ideali e i valori che dovrebbero animare una comunità civile. Questa situazione influisce anche sulle ambizioni dei giovani che rappresentano il futuro dell’Italia; essi non sono incoraggiati da modelli di trasparenza e di lealtà politica e cercano la via meno faticosa per raggiungere i propri obiettivi.

Papeo Francesco

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Pagina 12 Caffè del Cafiero

I vaccini rappresentano probabil-mente il più grande successo della medicina moderna: hanno debella-to il vaiolo, quasi azzerato l’incidenza della poliomielite e sal-vato milioni di persone da tifo, teta-no, rosolia, epatite A, B e altre peri-colose infezioni. Il principio della vaccinazione è quello di insegnare al sistema immunitario a reagire contro i microorganismi patogeni. Questo si ottiene ingannando il si-stema immunitario ed inducendolo a comportarsi come se l’organismo fosse già invaso da un microorgani-smo in rapida moltiplicazione. I vac-cini quindi sfruttano la proprietà del sistema immunitario di riconoscere le molecole che non appartengono al nostro organismo e sono proprie di un agente infettivo, al riconosci-mento segue la neutralizzazione e distruzione dell’organismo invasore da parte del sistema immunitario attivato. Una volta sconfitta la prima infezione, le cellule che hanno pro-dotto i meccanismi di difesa vengo-no mantenute come memoria dell’infezione passata e sono capa-ci di reagire in maniera più rapida ed efficiente se questa dovesse ripresentarsi. La prevenzione di una malattia difficilmente curabile o non curabile viene così effettuata facendo produrre all'organismo di-fese proprie, gli anticorpi, che rico-noscono l'agente patogeno respon-sabile della malattia e lo neutraliz-zano. Il principio sfruttato dalla vac-cinazione è quello della memoria immunitaria, cioè la speciale capa-cità del nostro sistema immunitario di ricordare le sostanze estranee, tra cui i microorganismi di diversa provenienza, che hanno attaccato il nostro organismo e contro le quali vengono prodotti anticorpi.

Nella maggior parte dei casi, le vaccinazioni proteggono per tut-ta la vita per cui non sono previ-sti richiami oltre al ciclo di base. Altri vaccini hanno un'efficacia più limitata nel tempo per cui la protezione decade ed è neces-sario eseguire una dose di richia-mo periodico negli anni variabile a seconda del vaccino. La vacci-nazione quindi è il modo più si-curo ed efficace per ottenere la protezione da alcune gravi ma-lattie. In caso di epidemie o dell'insorgenza di casi di malattia nella comunità, i soggetti vacci-nati avranno probabilità molto minori o nulle di prendere la ma-lattia. I vaccini vengono preparati mediante diverse strategie. In alcuni casi i batteri e i virus sono introdotti nell'organismo già ucci-si, quindi non più in grado di cau-sare malattia ma ancora suffi-cienti a stimolare la produzione di anticorpi. In altri casi i batteri e i virus sono invece attenuati, ossia non uccisi ma modificati in modo da non essere più attivi. Esempi di vac-cini attenuati sono il “vaccino Sabin” contro la poliomielite e il vaccino contro il morbillo, la pa-rotite, la rosolia e la varicella. In alcuni casi, si utilizzano le so-stanze tossiche prodotte dai mi-croorganismi che vengono inatti-vate prima dell'introduzione nel nostro organismo, come nel caso del vaccino antitetanico e dell'an-tidifterico. Infine, una nuova serie di vaccini prevede l'utilizzo di proteine sintetiche, ottenute in laboratorio e che simulano com-ponenti dei virus, come è il caso dell'epatite B, o del batterio, co-me nel caso della pertosse.

Alle componenti batteriche e virali vengono aggiunti, nella composi-zione dei vaccini, diversi coadiu-vanti per favorirne l'efficacia, pre-venirne la contaminazione da parte di altri agenti microbici e stimolare le difese immunitarie dell'organismo vaccinato. I vacci-ni in uso attualmente sono molto efficaci e sicuri, va comunque ricordato che nessun vaccino come quasi nessuna pratica me-dica è totalmente privo di rischio. La frequenza degli effetti indesi-derati è in ogni caso nettamente inferiore agli effetti e alle compli-cazioni della malattia contro cui si viene vaccinati. Per esempio il morbillo ha come complicanza più temibile l'encefalite che può presentarsi in 1 malato su 2.000 e nel 30-40% dei casi può lascia-re esiti invalidanti. La stessa com-plicazione, come effetto collatera-le da vaccinazione, si verifica in 1 caso su 1.000.000 di dosi di vaccino. Gli effetti collaterali delle vaccinazioni possono distinguersi in: 1. Reazioni locali: • dolore, gonfiore, arrossa-mento, edema e indurimento locale; 2. Reazioni generalizzate: • febbre, che compare 2-24 ore dopo la vaccinazione. Nel caso della vaccinazione Morbillo/Parotite/Rosolia la febbre può comparire da 5 a 15 giorni dopo la somministrazione. In rari casi la vaccinazione, come tutte le malattie che danno febbre, può dare convulsioni febbrili. • reazioni allergiche (estremamente rare) e lo shock anafilattico (evento eccezionale)

Luigi Imbriola Francesco Papeo

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Pagina 13 Caffè del Cafiero

Milano si è stretta venerdì mattina attorno a Dario e Jacopo Fo per salutare per l’ultima volta Franca Rame: compagna e mamma di un’intera vita; ormai malata da tempo è venuta a mancare il 29 maggio presso la sua casa a Porta Romana all’età di 84 anni. “Ciao”! Dario Fo saluta con un grido così la moglie; tante persone famose del mondo della cultura e della politica sono intervenute a Milano per il funerale di Franca, ma soprattutto tante donne tutte vestite di rosso come avrebbe voluto lei. Era nata attrice da una famiglia di teatranti girovaghi e calcò le scene quando era ancora pic-cola: aveva ottenuto successo presso molti teatri italiani e non solo. Con la sua bellezza e con la sua bravura poteva avere una vita facile e sontuosa, da regina della scena: ha scelto sempre una strada molto diversa e un’esistenza riservata. Nella sua vita ha attraversato momenti di diffi-coltà: nel marzo del 1973 la signora Rame venne rapita da alcuni giovani di estrema destra e subì violenza. Il proce-dimento penale giunse a sentenza definitiva solo dopo 25 anni ciò comportò la prescrizione del reato. A partire dalla fine degli anni Settanta la Rame partecipò al movimento femminista:memorabile il suo monologo sulla violenza subìta; ella, scrivendo testi e mettendoli in scena ha donato il suo coraggio a tante donne vittime di violenze e soprusi. Roberta Caputo Anna Sinesi

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Pagina 14 Caffè del Cafiero

Una delle malattie più frequenti di questo secolo che colpisce un numero

sempre più alto di persone è il morbo di Alzheimer, che comporta grave ed

irreversibile ritardo mentale. Le cause di questa malattia che colpisce circa il

12,7% della popolazione,non sono ancora ben note, infatti sono in corso al-

cuni studi per poter individuare l’origine e le cure;tra gli innumerevoli effetti

di tale malattia troviamo disturbi psichiatrici, deliri, allucinazioni e depres-

sione oltre alla perdita di memoria relativa a brevi o medi periodi. Sono state

ipotizzate alcune cure non ancora verificate come per esempio quelle a base

di tè, spumante, ma non solo. Una ricerca dell’università di Michigan, infatti,

ha provato che una molecola contenuta nel tè ha la capacità di bloccare le

placche amiloidi che si formano nel cervello,questo è paragonabile a quello

che avviene nel nostro intestino. Infatti, si è scoperto che la presenza della

tossina CNF1,può far regredire i sintomi neuro-infiammatori dell’alzheimer.

Tutti noi dovremmo impegnarci a finanziare le ricerche sull’ Alzheimer per

aiutare i pazienti affetti e cercare di rendere la loro vita quanto più simile alla

nostra

Francesco Papeo

Annarita Di Tacchio

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Pagina 15 Caffè del Cafiero

Pietro Mennea è stato un uomo esemplare prima che un atleta. Egli è un simbolo per tutti coloro che amano lo sport e sognano di arrivare a risultati come i suoi. Prove-niente da una umile famiglia barlettana ha costruito dal fango e dal nulla la sua leg-genda grazie alla fatica e agli allenamenti continui. Pietro non era come gli altri: esi-le , un po’ storto ma dotato di una passione smisurata per quello che faceva e di una ricerca maniacale della perfezione nelle prestazioni atletiche. Nonostante le sue grandi prestazioni ha sempre mantenuto umiltà e voglia di migliorare , anche di fronte le telecamere si è mostrato sempre discreto e talvolta non ha addirittura parlato. Era il 1979: Mennea era uno studente di scienze politiche e partecipò alle universiadi città del Messico e ottenne la vittoria stabilendo il record del mondo di 19”72 che è resistito ben 17 anni finché Michael Johnson non lo ha superato nelle olimpiadi del 1996; tuttavia il risultato di Mennea è ancora l’attuale record europeo. Particolare era anche la sua dieta : non usava integratori ma soprattutto non usava sostanze dopan-ti, la sua “droga”, come da sua ammissione, erano le lasagne di sua madre. Purtrop-po il leggendario Pietro si è spento a causa di un male a cui non poteva sottrarsi cor-rendo , l’ unico in grado di fermare la “freccia del sud”. Nel 2006 ha dato vita, insieme con la moglie, alla "Fondazione Pietro Mennea", ONLUS di carattere filantropico, che effettua donazioni e assistenza sociale ad enti caritatevoli o di ricerca medico-scientifica, associazioni culturali e sportive, attraverso progetti specifici. Lo scopo se-condario è di carattere culturale e consiste nel diffondere lo sport e i suoi valori, non-ché promuovere la lotta al doping. Il nome di Mennea continuerà a correre: le Ferro-vie hanno infatti deciso di intitolare il primo “Freccia rossa” 1000 che uscito di recente dalla fabbrica Ansaldo Breda è in grado di raggiungere i 400 kmh.

Francesco Papeo

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“Odio il termine normale riferito a un essere viven-te, non ho mai capito chi abbia deciso che cosa non lo sia”. Questa frase, pensiero di un‟autrice italiana, Barbara Goti, racchiude un‟idea che si sta afferman-do nella maggior parte dei paesi europei: le unioni tra omosessuali, normali rapporti o „disastri‟ per l‟umanità. Come si può parlare di „disastro‟ se l‟argomento affrontato è l‟amore? Che cosa cambia poi, se quest‟amore è condiviso da due persone dello stesso sesso? Perché l‟amore, inteso come sentimento tra uomo e donna, non causa alcun disturbo per il resto della popolazione, mentre l‟amore omosessua-le dovrebbe essere un problema? L‟amore è un uni-co, grande sentimento, sia esso condiviso fra persone dello stesso o di diverso sesso. Sempre più Stati han-no convalidato anche le adozioni per le famiglie o-mosessuali, mentre, in Italia, non c‟è neanche, per i gay, la possibilità di unirsi civilmente.

"Il nostro viaggio non sarà completo finché i nostri fra-telli e le nostre sorelle gay non saranno trattati come chiunque altro in base alla legge. Se siamo davvero creati uguali, allora anche l'amore che promettiamo a un'altra persona deve essere u-guale". Con queste parole Barack Obama ha inaugu-rato lo scorso anno, il suo nuovo periodo di presidenza alla Casa Bianca. Purtroppo però, questo non è il pen-siero di tutti. Anzi, molti nel mondo pensano addirittu-ra che l‟omosessualità sia una malattia: negli Stati Uni-ti, ad esempio, esiste un‟associazione, la NARTH (Associazione nazionale per la Ricerca e la Terapia sull‟Omosessualità). Il compito di questa organizzazio-ne è quello di scoprire e capire le cause legate al feno-meno dell‟omosessualità, e soprattutto eseguire ricer-che e studi per trovarne una “cura”. Una cura per co-sa? Si può curare l‟amore? Questa sembra un‟idiozia. Gli Stati dovrebbero garantire la parità di diritti fra i vari individui e impedire l‟esistenza di queste associa-zioni. L’amore non è una malattia. L’amore non si cura!

Michela Giannini

Riusciresti a vivere se non ti fosse data la possibilità di amare?