LIB UNIVERSITY Of -...
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LIB RAR.YOF THE
UNIVERSITYOf ILLINOIS
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FEB
DECO1986
OCT 2 2 1&96
L161 O-1096
Scttima Impressione (19 a 21 migliaio)
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DEL :ANTI@ SANGVE
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LE PERSONE DELLA TRAGEDIA.
LAZARO DI Roio * CANDIA DELLA LEONESSA
ALIGI '$ SPLENDORE ^ FAVETTA ORNELLA
MARIA DI GIAVE VIENDA.
TEODULA DI CINZIO ^ LA CINERELLA <? MONICA
DELLA COGNA $ ANNA DI BoVA 7p FfiLAVIA SE-
SARA V LA CATALANA DELLE TRE BISACCE vMARIA CORA.
MlLA DI CODRA.
FEMO DI NERFA ^ IENNE DELL' ETA ^ IONA DI
MIDIA v LA VECCHIA DELL'ERBE * IL CAVATESORI
^ IL SANTO DEI MONTI V L'lNDEMONIATO.
UN PASTORE ^ UN ALTRO PASTORE ^ UN MIE-
TITORE r UN ALTRO MIETITORE.
LA TURBA.
IL CORO DELLE PARENTI $ IL CORO DEI MIETITORI
* IL CORO DELLE LAMENTATRICI.
Nella terra d'Abruzzi, or e molt'anni.
i vedra una stanza di terreno in una casa
rustica. La porta grande sara aperta su
1'aia assolata; e vi sara tesa una banda
di lana scarlatta per traverse, a impedimento del
passo, e alia banda saranno poggiati un bidente e
una conocchia; e presso un degli stipiti pendera una
croce di cera, contro i malefizii. Un uscio chiuso,
con 1'architrave adornato di mortella, sara nella
parete a man dritta; e lungh'essa la parete saranno
tre arche di legname. A manca, nella grossezza del
rauro, sara un caraino con la sua cappa molto pro-
minente; e, poco piu in la, un usciuolo
; e, quivi
presso, un telaio. E vi saranno nella stanza varii
utensili e suppellettili, ai loro luoghi, come stipi,
scancie, trespoli, aspi, fusi, matasse di canapa e
di lana appese a una cordella tirata fra due chiodi,
mortai, boccali, scodelle, alberelli e fiasche fatti
di zucche votate e secche. E vi sara una madia
vecchissima che portera scolpita 1'imagine di No-
stra Donna; e vi sara 1'orcio dell'acqua, e il de-
12 LA FIGLIA Dl IORIO
sco. Al soffitto sara sospesa con funi una lunga
tavola carica di caci. Due finestrette inferriate,
alte dal terreno quattro o cinque braccia, faranno
lume ai lati della porta grande; e ciascuna avra
la sua spiga di meliga rossa,contro i malefizii.
SCENA PRIMA.
SPLENDORE, FAVETTA e ORNELLA, le tre sorelle, sa-
ranno in ginocchio davanti alle tre arche del cor-
redo nuziale, chine a scegliere le vestimenta per
la sposa. La loro fresca parlatura sara quasi gara
di canzoni a mattutino.
SPLENDORE.
Che <vvoi tv, Vienda nostra?
FAVETTA.
Che ifuoi tit, cognaia cara.}
SPLENDORE.
Vuoi la. <veste tua di lana?
o *ouoi fa quella di seta
a fioretti rossi e gialli?
ORNELLA, cantando.
utta di <verde mi <ooglio vesftre,
tutta di verde per Santo Giovanni,
chdin mezzoal'verde mi'vennea fedire...
Oili, oili, oilal
SPLENDORE.
Ecco il bvsto dei belli ricami
con la sua. pettorina. d'argento,
Atto I. - Scena I 13
la gonnella di dodici
la. collana di cento coralii
che ti diede la madre tua nova.
ORNELLA, cantando.
Tutta di verde la camera e i panni.
Oili, oili, oilal
FAVETTA.
Che <vuoi tu, Vienda nostra?
SPLENDORE.
Che cuuoi tu, cognata cara?
ORNELLA.
7 pendenti e la collana
e il nastrino chermisi.
Ora suona la campana,la campana di mezzodi.
SPLENDORE.
Ora i>iene il parentado
a portarti le canestre,
le canes ire di grano trimestre;
e tu, ecco, non set prontal
ORNELLA.
.onta e pitonta,
la pecora pel monte
il lupo per le piana.
<va cercando l'a<vellana,
l'a*vellana pistacchina\i
questa sposa e mattutina,
14 LA FIGLIA DI IORIO
maitutina come la. ialpa
the st le<va alValba all'alba,
come il ghiro e it tasso cane.
Senti senti la campanal
Ella dira la cantilena rapidamente; poi rompera in
un gran riso; e le altre rideranno con lei.
L TRE SORELLE.
Oh Aligi, Aligi, t tut>
SPLENDORS.
Di 'oelluto ti westirai?
FAVETTA.
Vttoi dormir setiecent*anni
con la bella sonnacchiosa ?
SPLENDORE.
// iuo padre e a mieiitura,
fratel caro; e la stella diana
s'e mirata nella falce,
mlla falce che non riposa.
FAVETTA.
E la ttta madre ha messo la sapa
net <vino, e Vanace nelVacqua,
e il garofalo nella carne,
e net cacio il timo trito.
SPLENDORE.
una pecora abbiamo uccisa,
una pecora grassa d'an anno
Atto L - Scena I 15
the avea capo pezzato di nero,
per la. moglie e pel marito.
FAVETTA.
E la, scapola mancina
per Ustorgio Vabbiamo serbaia,
per il vecchio delta. Fara
che ci fa la. profezia..
ORNELLA.
domani e San Giovanni,
fratel caro; e San Giovanni.
Stt la Plata me ne vo f
gire,
per <vedere il capo mozzodentro il Sole, all'apparire,
per <veder nel piatto d'oro
tutto if sangue ribollire.
FAVETTA.
Stt, Viendal Su, capo d'oro/
Guardatura di vinca per<vincal
Or si falcia alia campagna
quella spiga che ti somiglia.
SPLENDORE.
La madre ci disse : Andate.
Tre olive avevo con meco.
Or m'ho anche una susina.
Ho ire figlie ed una figlia.
ORNELLA.
Su, Vienda, chiara susina I
16 LA FIGLIA DI IORIO
Che t'indugi? Scri<vi al Sole
vna lettera turchina
perch6 oggi non si colchi?
Ridera, e le sue sorelle con lei rideranno.
SCENA SECONDA.Dall'usciuolo entrera la madre loro, CANDIA DELIA
LEONESSA.
CANDIA DELLA LEONESSA.
h cicale, mie cicale,
ttna a. furia di cantare
e scoppiaia in cima al pioppo.
Or non canfano piu i galli
a destar chi dorme troppo.
Ora cantan le cicale,
tre cicale di mezzogiorno,
che m'han preso un uscio chiuso
per tin albero di fronda!Ma la nuora non ascolta.
Oh Aligi, Aligi, figlio I
L'uscio si aprira. E apparira lo sposo imberbe; che
dara il suo saluto con voce grave ed occhi fissi,
religiosamente.
ALIGI.
laudato Gesi* e Maria I
E *voi, madre che mi destc
questa carne battezzata,
bemdetta. state, madre.
Atto I. - ScensL II 17
Benedeite vot, sorette,
fiore del sangve mio.
Per *voi, per me, la croce mi faccio
in mezzo at wiso do<ve non passi
it falso nemico n6 morfo ne" vivo,
n fuoco ne" fiamma,n& 'oeleno ne" fattura;
n& malo sudore lo bagni tie" pianto.
Padre, Figliuolo e Spirito Santo I
Le sorelle si segneranno e passeranno la soglia
recando le vestimenta. Aligi si appressera alia ma-
dre, come trasognato.
CANDIA.
\arne mia <vi<va, ft tocco la fronte
con questo pane di pura farinaintriso netta madia che ha cent'annl
nata prima di te, prima di me,
spianaio sopra I'asse che ha cent'anni
da queste mani che t'hanno tenuto.
lo ti tocco la fronte che sia chiara,
ti tocco il petto che sia senz'affanni,
e questa spalla ti tocco e quest'attra
che ti reggan le braccia alia fatica
e la tua donna <vi post la gota.
E che Cristo ti parli e che tu I'odal
Con un panello la madre fara il segno della croce
sul figlio che sara caduto in ginocchio dinanzi a lei.
3
18 LA F1GZJA DI IORIO
ALIGI.
o ml colcai e Cristo mi sognai.
Cristo mi disse: " Non aver paura.
San Giovanni mi disse: " Sta sicuro.
Senza candela tv non morirai.,,
Disse: "Non morirai di mala morte.,,
E <ooi data m'a<vete la mia sorte,
madre; la sposa *ooi I'avete scelta
pel 'vostro figlio nella <oostra casa.
Madre, <voi me I'avete accompagnata
percht dorma con me sopra il guanciale,
perche mangi con me nella scodella t
10 pascevo la mandra alia montagna,
alia montagna debbo ritornare.
La madre gli tocchera la fronte con la palma, come
per cacciarne un'ombra funesta,
CANDIA.
fazati, figlio. Come strano parlil
La iua parola cangia di colore,
come quando Vulvvo e softo il wento.
11 figlio s'alzera, smarrito.
ALIGI.
E il mio padre dov'e, che non lo veggo?
CANDIA.
A mietitara con la compagnia,a far mannelle, in grazia del Signore.
Atto I. - Seen* 77 19
ALIGI.
lo ho mietuto all'ombra del suo corpo
prima ch'to fossi cresimato in fronte,
quando il mio capo al fianco gli giunge<va.
La prima <volta mi tagliai la <vena
qui dov'e il segno. Con le foglie trite
fit ristagnato il sangue che cola<va.
"Figlio Migi,, mi disse "figlio Migi,
lascia la falce e prenditi la mazza;
fatti pastore e <va su la montagna.E fu gttardato il suo comandamenio.
CANDIA.
ltOf qual'e la pena che t'accora?
II sogno incubo forse ti fu sopra?La tua parola e come quando annotta
e sul ciglio del fosso uno si siede
e non segue la 'via perch6 conosce
che arri<vare non pub dov'e il suo cuoref
quando annotta e l'a<vemaria non s'ode.
ALIGI.
Alia montagna debbo ritornare.
Madre, dov'e la mazza del pastoref
che giorno e notte sa le <vie dell'erba;>
lo I'abbia, quando <oiene il parentado,
che la <veda com'to la laworai.
La madre andra a prendere la mazza poggiala in
un canto, presso il focolare.
20 LA FIGL1A DI IORIO
CANDIA.
Eccola, figlio. Guards,. Le sorette.
per San Giovanni te I'hanno fiorita
di garofali rossi e spicanardi.
AUGI, mostrando 1'intaglio.
=: o net legno del sanguine le ho meco
gjl sempre, e per mano>, le mie tre sorelle,
che m'accompagnan su le 'vie dell'erba.
Guardate, madre, son tre verginelle,
e tre angeli volano su loro,
e tre stelle comete e tre colombe,
e per ciascuna ho fatto anche un fioretto,
e questo e il sole con la mezzaluna,
questo e il pianeta, e questo e il Sacramento,
e questo e il campanile di San Biagio,
e quesfo e il fiume e questa e la mia casa.
Ma chi questa che sta su la porta?
CANDIA.
Aligi, Aligi, percht <=ouoi ch'io pianga?
ALIGI.
E quaggiu, W;O il ferro ch'entra in terra,
e quaggiu son le pccore e il pastore,
le pecore il pastore e la. montagna.E alia montagna debbo rttornare,
anche se piangi, anche se piango, madre.
Egli si appoggera alia mazza con ambe le mani, e
chinera il capo assorto.
Atto 1. - Scena II 21
CANDIA.
Ma. la. Spcr&nza, dove I'hat ta messa?
ALIGI.
La, faccia sva. non la. potei 'mparare
per la-vorarla, madref in <oerita.
Si udra lontano un clamore selvaggio.
Madre, e chi e che grida cost forte?
CANDIA.
/ mieUiori fanno I'incanata.
Datta pazzia del sole Iddio It scampi,
figlio, e dal sangue It gvardi it Battistal
ALIGI.
E chi mat tese quella fascia rossa
a traverso la porta delta casa
e <vi pose it bidente e la conocchia?
Perche non entrt la cosa, malvagia,
ah, ponete lfaratro e il carro e i bvoi
contra la soglia, e le pietre e le zolle,
e la calce di tutte le fornaci,
il macigno con lforma di Sansonef
la Maiella con tutta la sua ne<vc!
CANDIA.
\iglio, che nasce nell'anima tua?
Cristo ti disse: "Non aver paura.
Sei desto? Guarda la croce di cera:
fa benedetta il giorno dell'Ascensa.
Stt i cardini fu sparsa I'acqua santa.
22 LA FIGLIA DI IORIO
La, cosa trista qui non entrera.
Le tue sorette han tesa la, cintura,,
quella cintura. che da, te fa <ointa
prima che tu pastore ti facessi,
vinta alia, gara del solco diritto;
te ne ricordi, figlio? Tesa Vhanno
pel pa.rerda.do che de<ve passare,
che per passare doni a piacimento.
Perch6 domandi, se tu sal I'usanza?
ALIGI.
Madre, madre, dormii settecent'anni,
settecent'anni; e vengo di lontano.
Non mi ricordo prd della mia culla.
CANDIA.
}igliofche hai? Tu parli per farnetico?
Vin negro ti *oersb la sposa taa
forse, e a digiuno te lo tracannastif
sicch tratto tu sei di sentimento?
Vergine Maria, datemi grazia.1
LA VOCE DI ORNELLA, dalla camera nuziale.
Tutta di <oerde mi woglio vestire,
tutta di verde per Santo Giovanni,
ch6 in mezzo at <oerde mi venne a fedire,...
Oili, oill, oilal
SCENA TERZA.
La sposa apparira su la soglia, vestita di verde,
sospinta dalle tre cognate.
Affo 1. - Scena Ill 23
SPLENDORE.
Ecco la. sposa. L'abbiamo vestita
con I'allegrezze delta, primavera.
FAVETTA.
L'oro e Vargento nella pettorina,
ma ml resto color d'erba serena.
ORNELLA.
Voi prendetela mile vostre braccia,
o cara madre, e voi la consolate!
SPLENDORE.
Su la proda del leito a lacrimare
not la trovammo, a piangere di pianto
pel pensiere di quella che e deserta.
ORNELLA.
Pel vaso di garofali che soffre
sal dawanzale o<v'ella non s'affacda.Voi prendetela mile <vostre braccia I
CANDIA.
uora, nuora, segnai con questo paneil sangtte mio; ed ecco, ora lo spezzo,to spezzo sul tvo capo rilucente.
Fa crescere la casa dfabondanzaf
come il lie<vito buono che ogni <volta
fa traboccar la pasta dalla madia.
Portami pace e non portarmi gtterra.
LE TRE SORELLE.
Cost siaf madre. Baciamo la terra.
24 LA FIGLIA DI IORIO
Si chineranno, toccheranno la terra con la destra,
e questa recheranno alle labbra. Aligi sara pro-
strato come chi prega, in disparte.
CANDIA.
nuora mia, per la tua casa nova
sit come per il fuso it fusaivolo,
come per la matassa I'arcolaio,
come per il telaio la navicella.
L TRE SORELLE.
Cost sia, madre. Baciamo la terra.
CANDIA.
\ttora Vienda, per I'anima tua,
ecco, to ttmeito in mezzo al pane mondo.
Le mttra delta casa, i quattro canti
- la il sole in Dio si leva e la si colcaf
qttello e bacio e quello e solatio -
il colmigno e la gronda col suo nidof
gli atari e le catene del camino
chiamo, e il mortaio che pesta il sate bianco
e I'alberello che to custodisce,
o nuora, chiamo a testimonianza:
come t'ho messa in mezzo al pane mondo
cost ti metto in mezzo al core mio,
per questa vita e per la vita eterna.
L TRE SORELLE.
Cost siaf madre. Baciamo la terra.
La nuora chine ra il volto lacrimoso sul petto del la
Atto L - Scena Ill 25
suocera che la cingera con ambe le braccia te-
nendo tuttavia nell'una mano e nell'altra le due
parti del pane. Si udranno le grida dei mietitori.
Aligi trasaltera, e andra verso la porta. Le sorelle
accorreranno.
FAVETTA.
/ mietitori it gran sole gli impazzst,e come cant abbaia.no a, chi passa.
SPLENDORE.
/ mietitori fanno I'incanaia.
Net vino rosso mat non metton acqtta.
ORNELLA.
E per ogni mannella vna sorsata,
e it piede delta bica e la, caraffa.
FAVETTA
Gesii Signore, che vampa d'inferno I
Comare Serpe si morde la coda.
ORNELLA.
Ahi merce, spiga spiga, paglia pagliafla falce pria w'abbrucia e pot *vi taglia..
SPLENDORE.
Ahi merce, padre, per le braccia iue
che son piene di vene alia, bisogna.ORNELLA.
Aligi, Aligi, annuvolato sposo,il sonno nette nari t'& rimaso.
26 LA FIGLIA Dl IORIO
FAVETTA.
Ttt la. sat bene la. canzon rovescia.
If tao pan fit Vhai messo nella fiasca.
ed il fvo vino dentro la. bisaccia.
SPLENDORE.
\cco le donnel Ecco le donnel Vengono.
Saf sv, Vienda. Asciugati le lacrime.
Madre, che fate? Vengono. Scioglietela.
Sa, capo d'oro. Asciugati le lacrimef
ch6 troppo ha.i pianto e i belli occhi ti soffrono.
Vienda s'asciughera il volto col grembiale. Poi nel
grembiale, preso per le cocche, ricevera dalla suo-
cera il pane spezzato.
CANDIA.
sangue e latte me lo devi renderel
Ora., suf went. Siediti sal irespolo.
Oh Aligi, e fa anche. Vieni. Swegliati.
Uuna, di qaa, I'altro di la. Sedetevi
qai, figli, all'ascio delta <vostra camera,
che bene aperio sia, ch& s'ha da scorgere
il letto grande, grande che per empiere
il sacco, dicof io ebbi a manornetiere
tutio an pagliaio e ci rimase I'anima,
lo stollo nado con in <oetta il ptniolo.
Ella e Splendore porranno due trespoletti contro
gli stipiti, e sdpravi faranno sedere gli sposi; che
composti e immobili si guarderanno. Ornella e
Aiio I. - Scena. Ill 27
Favetta spieranno dalla soglia della porta esterna,
al sole ardente.
FAVETTA.
Ecco, <vengono sa per la. viottola,,
tutte in fila.: Tebdula. di Cinzio,
la. Cinerella, Monica., Felawia.,
la. Ca.tala.na. dette Tre Bisa.cce,
Anna, di Bova,, Mafia. Cora.... E {'ultima.?
CANDIA.
Vienif Splendors, a.iutami a, distendere
meglio la. coifre; che di seta, doppia.
to te lfho fa.Ha,, nuora. cara., e wirzicz.
come tin pratello d'erba, <vetturina,
dove tu sei la. pecchia. ma-tttttina.
Entrera con Splendore nella camera nuziale.
ORNELLA.
]on t'a.pponif Vienda.? Chi e I 'ultima.?
Nella. canestra. ha. oro di calbigia.,
oro che brilla,. Chi pub esser mat?
Sotto la, spa.ra. la. sua, tempia. e grigia,
come le plume che fa. la. vliaZba..
FAVETTA.
La. tua. wecchia., Vienda.f la. tua. <oecchia.l
Vienda si levera, tratta dal balzo del cuore, come
per correre in contro; ma nel movimento si lascera
sfuggire dal grembiale il pane spezzato. S'arrestera,
28 LA FIGL1A DI IORIO
sbigottita. Si udranno, di dentro, i colpi dati con
la mano aperta a sprimacciare le materasse.
ORNELLA, con la vooe soffocata.
Ah I Libera. nos, Dominel Raccatta,
ra.cca.tta, e bacia, die mamma non <veda.
Vienda, come irapietrita dal terrore superstizioso,
non si chinera a raccogliere ma guatera con oc-
chi sgomenti i due pezzi del pane caduti a terra.
Aligi, levatosi, occupera il vano dell'uscio come
per impedire la vista alia madre.
FAVETTA.
Raccatta e bacia, ch6 VAngelo piange.
Fa tin <voto muto, il p/t> grande che puoi.
Chiama San Sisto, se <vedi la morte.
S'udranno i colpi delle sprimacciate. Verranno sul
vento, di men lungi, le grida dei mietitori.
,ORNELLA.
an Sisto, San Sisto,
lo spirito tristo
e la mala morte,
di giorno e di notte,
tu caccia da questa,
ttt caccia da noi;
tu strappa e calpesta
ogni occhio che nuoce.
Qui faccio la croce.
Mormorprdo lo scongiuro, ella raccattera rapida-
Atto I. - Scena. IV 29
mente i due pezzi del pane, li premera Tun dopoTaltro su la bocca della cognata, poi li riporranel grembiale, col pollice vi fara il segno. E trarra
gli sposi a rised(5re, mentre la prima delle donnecon Tofferta frumentaria apparira nel vano della
porta soffermandosi dinanzi alia cintura tesa.
SCENA QUARTA.Le donne porteranno sul capo una canestra di
grano adorna di nastri variati e sul grano un panee fitto nel pane un fiore. Ornella e Favetta pren-deranno le estremita della banda vermiglia, cui
rimarran poggiati il bidente forbito e la conoc-
chia col pennecchio ;e le terranno in pugno a
precludere il passo.
TEODULA DI CINZIO.
Oh6, chi guarda. il ponte?
30 LA FIGLIA DI IOPIO
FAVETTA E ORNELLA.
Amore e Ciecamore.
TEODULA.
10 passare lo <voglio.
FAVETTA.
Voter non e valore.
TEODULA.
Ho pvr p&ssato il monte,
ho par passato il piano.
ORNELLA.
La piena ha rotto il ponte,
11 fivme va lontano.
TEODULA.
Passami con la barca.
FAVETTA.
La barca mi fa acqua.
TEODULA.
77 do io stoppa e pece.
ORNELLA.
La barca ha sette fa.lle.
TEODULA.
Ti do sette tornesi.
Passami con le spalle.
FAVETTA.
No, no, non mi conviene.
Atto I. - Scena. IV 31
E dell'acqva ho pavento.
TEODULA.
Passami con te schtene.
Ti do tin tart d'argento.
ORNELLA.%
E poco: otto baiocchi.
Non basta pel risioro.
TEODULA.
Suf nbdati i ginoccht.
Ti do un ducato d'oro.
La donna dara una moneta a Ornella, che la ri-
cevera nella palma sinistra, mentre le altre por-tatrici di canestre sopraggiunte si aduneranno sul
limitare. I due sposi resteranno seduti sui tre-
spoli aspettando in silenzio. Candia e Splendoreesciranno dalla stanza nuziale.
ORNELLA E FAVETTA.
Passate, Signoria,
con vostra compagnia.
Ornella riporra in seno il tributo e togliera la
conocchia. Favetta togliera il bidente, poggiandocontro gli stipiti i due emblemi rurali. Ornella
trarra verso di s6 la cintura che, agitata, ser-
peggera nell'aria come un vessilletto. Le donatrici
entreranno Tuna dopo Taltra, in fila, con le ca-
nestre sul capo.
32 LA FIGLIA Dl IOR10
TEODULA DI CINZIO.
Pace a te, Candia delta Leonessa.
Pace at figlio di Lazaro di Roio.
Pace alia sposa che gli ha dato Cristo.
Ella deporra la sua canestra ai piedi della sposa ;
prendera un pugno di grano e lo spargera sul capo
di lei; ne prendera un altro pugno e lo spargera
sul capo del giovine.
\ftesta e la pace che vf manda il Cielo.
E che i capegli <oi si faccian bianchi
su I' istesso guanciale, in gran <vec-
chiezzal
E che tra <ooi non sia colpa e vendetta,
non sia menzogna, n& cruccio n& guasio,
di per di, sino all'ora del trapassol
La seguente ripetera la cerimonia; le altre re-
steranno in fila aspettando la lor volta, con le
canestre sul capo. L'ultima, la madre della sposa,
stara ancora presso la soglia, soffermata; e col
lembo del grembiale si asciughera le gocce del
sudore e del pianto. Crescera la sciarra dei mie-
titori e sembrera awicinarsi. Vi si mescera, or si
or no, il suono delle campane.
LA ClNERELLA.
Questa e la pace e questa e I'abondanza.
Scoppieranno d'improwiso grida di donna nel-
1'aia riarsa.
Atto I. - Scena V 33
LA VOCE DELLA SCONOSCIUTA.
Aiuto, per Gesti Nostro Signorel
Gente di Dio, genie di Dio, satoatemi!
SCENA QUINTA.
In corsa, ansante di fatica e di spavento, coperta
di polvere e di pruni, simile alia preda di caccia
inseguita dalla muta, una donna col volto tutto
nascosto dall'ammantatura entrera per la porta
aperta e si ritrarra in un canto, dalla parte av-
versa a quella degli sposi, presso il focolare
inviolato.
LA SCONOSCIUTA.
ente di Dio, sal'vatemi veil
La, porta! Chiudete la. portal
Mettete le sprangfie! Son molti,
hanno tuiti la fzlce. Son pazzi,
son pazzi di sole e di vino,
di mala brama e di vituperio...
Mi <vogliono prendere, me
creature di Cristo, mesventurata che male non fed.
Passa<vo. Ero sola per via.
Allora le grida, gli insulti,
le zolle scagliate, la corsa...
Ah, son come cani furenti.
Mi <vogltono prendere. Strazio
faranno di me s<ventura.ta.
Mi cercano. Gente di Dio,
34 LA F1GLIA Dl 10R10
sakoatemil La. porta., chiudete
la. portal Son pazzi. Entreranno.
Di qui mi strapperanno, dal <vostro
focolare (Dio non perdona),
dal focolare benedetto
(Dio ttttto perdona e non questo).
Sono un'anima, battezzata.
Aiuto, per Santo Giovanni,
per Maria del Sette Dolori,
per I'anima mia, per I'anima rostral
Ella stara sola presso il focolare. Tutte le altre
donne saranno adunate dalla parte awersa. Vienda
sara stretta al fianco della sua madre, e da presso
avra la sua matrina Teodula di Cinzio. Aligi
sara in piedi, fuori delh> stuolo donnesco; e gua-
tera senza batter ciglio, poggiato alia sua mazza.
Subitamente Ornella si precipitera alia porta, chiu-
dera le imposte, mettera la spranga. Un mormorio
inimichevole correra nel parentado.
h, dimmi come ti chiami,
ch'io possa lodare il tuo nome
quando me n'andro per la terra,
tu che alia, pieta. fosti la prima,
fa che sei la, pid giovanetta!
Affranta ella si lascera cadere su la pietra del fo-
colare; e, tutta curva in s6 medesima, con il viso
quasi tra le ginocchia, rompera in singhiozzi. Ma
le donne resteranno adunate, in guisa di greggia,
Atto L - Scena V 35
diffident!. Sol tanto Ornella fara un passo verso
la sconosciuta.
ANNA DI BOVA, a bassa voce.
Chi & costei, Santa. Vergine?
MARIA CORA.
Or s'entra cost nelle case
delta, genie di Dio timorata.}
MONICA DELLA COGNA.
E tu, e taf Candia, che did?
LA ClNERELLA.
Or lascerai chiasa la porta?
ANNA DI BOVA.
All'ultima di taa figliuolanzaor passata e la signoria?
LA CATALANA DELLE TRE BISACCE.
Ti reca la mala Centura
la cagna randagia, per certo.
FELAVIA SESARA.
Ha.i fa <visto? Entrata e net puntoche la Cinerella spargewasit Vienda il pugno di grano,n& Aligi a<wto ha la sua parte.
Ornella fara un altro passo verso la dolente. I''a-
vetta escira dallo stuolo e la seguira.
M6NICA.
E noi? come siam noi qui rimase
con in capo le nostre canestre ?
36 LA FIGLIA DI IORIO
MARIA CORA.
Gran malattgurio sarebbe
se ora ce le volessimo tdrre
del capo senza fare I'offerta.
MARIA DI GIAVE, stringendo la sposa.
\igliuola mia, San Luca ti guardi
e San Matteo con Sant'Antoninol
Cercati lo scapolare in seno,
digit fre a<ve e U6nilo forte.
Anche Splendore escira dallo stuolo e seguira le
sue sorelle. Le tre giovinette staranno in piedi da-
vanti alia sconosciuta che restera curva nell'am-
bascia.
ORNELLA.
\ffannata set, creatara.
Set piena di polvere, e tremi.
Non piangere ptti, ch set satoz.
Di sete ardi e be<vi it tuo pianto!
Vuot un sorso d'acqua e di <vino?
Ti wot rinfrescare la faccia?
Ella prendera un boccaletto, attingera 1'acqua dal-
1'orcio, versera il vino dalla fiasca, mescendoli.
FAVETTA.
et di questo paese? o di dove?
Veni<vi di motto lontano ?
E dove andavi, creatvra,
iu sola cost, per la terra?
Atto 1. - Scena V 37
SPLENDORE.
orse hat qualche male, meschina!
Hat fa.Ho un <v6to di dolore.
Anda<vi forse all'Incoronata,
o a Santa Maria delta Potenza?
La Vergine ti faccia la. grazial
La donna sollevera a poco a poco la faccia na-
scosta ancora dall'ammantatura.
ORNELLA, offrendole il ristoro.
i, creatura di Cristo.
S'udra venire dall'aia uno scalpiccio di piedi scalzi,
e un vocio confuso. La straniera, ripresa dal ter-
rore, non berra ma posera il boccaletto su la
pietra del focolare. Balzera in piedi, e si rifugera
di nuovo nel canto, con gran tremito.
38 LA FIGL1A DI IORIO
LA SCONOSCIUTA.
ccoli! Eccoli! Vengono. M'hanno
cercata. Mi <vogliono prendere.
Non parlatef non rispondete,
per misericordial Crederanno
la casa deserta, e se nfandranno
senza far male. Ma se odono
parlare, se <ooi rispondete,
se sanno per certo ch'entrata
sono, forzeranno la porta.
Son pazzi di sole e di vino,
cant furenti. E qui c'e un uomo;
ed essi son molti, e hanno tutti
la falce... Per misericordial
Per queste giovanette innocentil
Per voi, serve di Dio, donne sante!
IL CORO DEI MIETITORI davanti la porta.
La casa di Lazarol Certo
che qui e entrata la femmina.Hanno chiusa la portaf hanno chiusa.
Cercate per questi pagliai.
Cerca la nel fenile, Gonzefoo.
Ah I Ah I Nella casa di Lazaro,
nella gola del lupol Ah I Ah I Ah I
Candia della Leonessa.1
Cristianif ohef siete mortt?
Batteranno alia porta.
Candia della Leonessa.
Atto I. - Scena. V 39
ricetto ta dai a. bagasce?Or ft sei data, a fornire
di mala carne ta stessa
it tuo vomo che se ne sazia?
Se c'e la femmina, aprite,
cristiani, e datela a noi
che la mettiam stt la bica.
Menatela fuori, menatela,
ch& la 'oogliamo conoscere.
Alia bical Alia, bical Alia bica!
Batteranno e schiamazzeranno. Aligi si movera, e
andra verso la porta.
LA SCONOSCIUTA, implorando soramessa.
to<vtne, gtovlne, abbi pietal
Abbi pietal Non aprire!
Non per me, non per me, ma per tutte,
che" non prenderanno me sola,
tmbestiati sono. Li senti
alle <voci? It demonio It tiene,
it demonio di mezzodi,
la contagione dell'afa.
E, se entrano, tu che farat?
Un gran furore agitera le donne del parentado, maelle si ratterranno.
LA CATALANA.
Or itedi a che siamo ridotte
noi gente di pace, per una
40 LA FIGLIA DI IORIO
the si nasconde la. faccial
ANNA DI BOVA.
Aligi, apri la poria
per quanto ci passi costei.
Afferrala e cacciala fvori.
Pot richiudt e spranga. E laudato
sia Gesu Nostro Signore.
E sabato sia, per le streghe.
II pastore si volgera aU'ammantata, irresolute.
Ornella si frapporra e 1'arrestera; fara il segno
del silenzio, andra alia porta.
ORNELLA.
Chi e che batte alia porta?
IL CORO DEI MIETITORI.
Silenzio I Silenzio I Silenzio!
Di dentro qualcuno risponde.
Candia delta Leonessa,
set ta che rispondi? April April
Siamo i mietitori di Norca,
la compagnia di Cataldo.
ORNELLA.
Non sono Candia. Candia ha. faccenda.
Uscita e per tempo stamane
UNA VOCE.
E tu P tti allora chi z
ORNELLA.
lo sono di Lazarof Ornella.
Atto I. - Seen* V 41
It mio padre e La.za.ro di Roto.
Ma. <ooi perche siete
UNA VOCE.
Aprif ch.6 vogliamo wedere.
ORNELLA.
\prire non posso. La. mia madrc
m'ha chiusa, e cot parentado
ttscita se n'e ; ch6 abbiamo
le sposalizie. II mio fratetto
Atigif it pastore, ha tolto mogtief
ha tolfo Vienda di Gia'oe.
UNA VOCE.
Non hai tit aperto a ttna femminafor & pocof che awva pattra?
ORNELLA.
A una femmina? Andate con pace,
mietitori di Norca. Cercaie
altrove. lo mi torno al telaiof
ch6 ogni mandata di spola
perduta non piti si racquista.
Dio <oi guardi dat fare pecc&to,
mietitori di Norca; e a. voi doni
la forza di mietere il campoinnanzi sera infino alia, proda,
a me poweretta di trarre
ta penerata dai licci.
D'improvviso, in alto, alia finestra inferriata, si
42 LA FIGLIA DI IORIO
vedranno due mani villose afferrare le sbarre e la
faccia bestiale di un mietitore apparire.
IL MIETITORE, urlando.
\apoccio, la. femmina c'bi
E dentro, e dentro! La istta
ci <volea ga.bba.re, la. ztta.
La. femmina. c'e. Ecco, e la,
la. nel canto. La <vedo, la. <vedo.
E ci sono gli sposi, ci sono,
e it parentado c'e con le dbnora,
c'e la ra.una.nza del grano.
Uk, capoccio, qvante pollanchzl
IL CORO DEI MIETITORI.
Sz cfe la femmina,, aprite,
che <vi fa <oergogna tenerla.
Menaiela fuori, menatela,
ch6 le daremo la sapa.
Aprite, aprite, sit, e a not datela,
Datecela che la coogliamo.
Alia bical Alia bical Alia bical
Picchieranno e schiamazzeranno. Dentro, le donne
si agiteranno sbigottite. La sconosciuta restera
laggiii nell'ombra, sembrera che si sforzi di sep-
pellirsi nel muro.
IL CORO DELLE PARENTI.
Aiutaci, Vergine santal
Ci dai ttt questa eoigilia,
Atto L - Seen* V 43
o Santo Giovanni Battistal
Questo danno ci dai, questo scorno
ci dai, Decollate, oggi in panto!
Candia, t'e fuggita la. mente?
Candia, che fai, die aspetti?
Diwenuta sei fttori di senno,
Ornetta, e le tue suore con teco?
Gia fit sempre mezzo pazziccia.
Ma datela dunque, ma datela
a. questa mala *azza inca.nita.1
IL MIETITORE, aggrappato alle sbarre.
ecoraio, pecoraio Aligi,
ti place alle tue sposalizie
tenerti la pecora marcia,
la pecoraccia scabbiosa?
Bada non t'infetti it tuo brancof
e a mdglieta non dia contagione.
Candia delta Leonessa,
sai tu chi ricetti in tua, casa
con la tua nuora novella?
La figlia di lorio, la figlia
del mago di Codra alle Fame,
bagascia di fratta e di bosco,
putta di fenile e di stabbio,
Mila., intendi?, $Iila_di Codra,
la s<vergognata che fece
da bandiera a tutte le biche.
Ogni compagnia la conosce.
44 LA FIGLIA DI IORIO
Or & venata la. volta
dei mietitori di Norca.
Menatela fttori, menatela,
ch6 la, <vogliamo conoscere.
Aligi pallidissirao si avanzera verso la misera che
stara rannicchiata nell'ombra; e le strappera di
dosso 1'ammantatura scoprendole il volto.
MILA DI CODRA.
of no, non e <vero. Menzogna!
Menzognal Non gli credete,
non gli credete a quel cane,
E il maledetto stto vino
che gli fa regurgito in bocca.
Se Dio Vha vdito, in sangtte
nero glie lo converta e I'affoghi!
No, non e vero. E menzogna.
Le tre sorelle si copriranno gli orecchi con ambe
le palme quando il mietitore riprendera a dir vi-
tupero.
IL MIETITORE.
O svergognata, ti sanno
ti sanno le prode dei fossi.
Sotto di te mille volte
e brttciata la stoppia, magalda.Gli vomini t'hanno giocata
a colpi di falce e di forca.
Aspetta, aspetta, Candiaf il ttto ttomo;
Atio I. - Seen*. V 45
e wedrai. Bendato ei ti torna,,
cerfo. Stamane, ml campo
di Mispa, La.za.ro ha, fatto lite
con Rainero dell'Orno,
per chi?
Or tienitela ttt nella casaf
fa che qui se la tro<vi il tuo uomo,
mettila a giacitura con lui.
Aligi, Vienda di Gia<ve,
datele, datele il vostro letto.
E vot del parentado, coma.ri,
versatele il grano in sul capo.
E noi torneremo co' suoni,
piii tardi, tornerem per la ftasca.
II mietitore lascera le sbarre e scomparira, sal-
tando a terra, tra lo schiamazzo della compagnia.
IL CORO DEI MIETITORl.
Dated la ftasca I E I'usanza.
La, fiasca, la ftasca e la femminat
Aligi stara con gli occhi fissi a terra, ancor te
nendo pel lembo Tamiliantatura ch'ei tolse.
MILA.
^nnocenza, innocenza di qtteste
giowanette, ttt udito non haif
I'iniquita udito non hai.
Ah dimmi che udito non hai,
almeno tu, Ornetta.. almeno
46 LA FIGLIA DI IORIO
ttt che <voleeoi salvarmil
ANNA DI BOVA.
Non t'accostare, Ornellal Ti wuoi\
tu perdere? E figlia di mago,
fa. nocimento a. chiunque.
MILA.
S'accosta perch6 dietro me<oede piangere I'Angelo muto,
il Custode dett'anima mta.
Aligi si volgera subitamente verso di lei e la guar-
dera fiso.
MARIA CORA.
Ah sacrilegio, sacrilegiol
LA ClNERELLA.
Ha biastemato, ha biastemato
contro I'Angelo del Paradisol
FELAVIA.
Ti sconsacra il tao focolare,
Candia, se tu non la cacci.
ANNA DI BOVA.
Fuori, fuoril E tempo. Aligi,
afferrata e gettala ai cam.
LA CATALANA.
Ti conosco, Mils, di Codra.
Alle Fame t'han per flagello.
lo ben ti conosco. Sei tu.
Atto I. - Scena V 47
set fa die facesti morire
Giovanni Camera e it figlittolo
di Panfilo dette Marane,
e Afttso togliesti di senno,
e desti it mat male a TilBra.
E di te mori anco it tuo padre,
che e in dannazione e ti dannal
MILA.
\he Dio abbia Vanima sttal
Che la raccolga Dio nella pace!
Ah, iu ora hat fatto blastema
contro Vanima del trapassato.
Che la tua parola ricada
sopra di te, davantl alia mortel
Candia sara seduta su una delle arche nuziali, ta-
citurna in gran tristezza. Si alzera, passera per
mezzo allo stuolo iracondo, e s'avanzera verso la
perseguitata, lentamente, senza ira.
IL CORO DEI MIETITORI.
Ohel Ohel Qztanto s'aspeita?
Avete -voi fatto consiglio?
pecoraio, pecoraio,
dunque te la wot tenere?
Candia, e se Lazaro torna?
Uscire non -vvole? Aprite,
aprite, che vi diamo una mano.
Dated intanto la fiasca.
La fiasca., la. fiasca I E 1'usa.nza.
48 LA FIGLIA DI IORIO
Un altro mietitore s'aggrappera all' inferriata e
mostrera la faccia tra le sbarre.
IL MIETITORE.
\ila di Codra, escire t'e meglio,
ch6 oggi scampare non puoi.
Or ci mettiam qui sotto la, querce
a. giocarti con gli aliossi,
che ciascvn giochi la. sua volta.
Per te non faremo not life
come Lazaro con Rainero.
Non ft darem sangve ma caglio.
Perd, qaando rvltimo cat focca
giocafo abbia, se ttscita non sei,
e not sforzeremo la porta;
pot faremo le cose alia grande.
Or fientfi per aeoeoisaiaf
Candia della Leonessa.
Si ritrarra, saltando a terra. Lo schiamazzo si
plachera alquanto. S'udra, nei silenzii intermessi,
lo scampanio lontano delle pievi.
CANDIA.
reatura, io sono la madre
di queste fre gtovaneffe
e di questo giovane sposo.
Nella nostra casa eravamo
in pace, con la grazia di Dio,
a santificare le nozze.
Vedi le canestre del grano
Atto I. - Scena. V 49
e it fiore ml pan benedettol
Entrata ta set d'improwisoa. darci tra<vaglio e corruccio.
La visita del parentado
ta I'hai rotta, e an tristo presagio
hat messo nel caore di iutti;
e mi piangon le viscere mie,
e mi piange Vanima dentro.
Pula e fatto il baono frumentol
E di venire a peggio si teme.
Or e necessity che ta <vada,
che ta <uada con Dio, che per certo
ti aiatera se ta ft confidi.
Creaturaf ogni male ha cagione.
Volonta ci fa di salvarti.
Or <vattene co' piedi taoi lesti,
perchd di not niano ti tocchi.
II figliaol mio t'apre la porta.
La vittima ascoltera con umilta, a capo chino,
tutta tremante e sbiancata. Aligi andra verso la
porta a origliare. Pel volto gli si manifestera la
grande ambascia.
MlLA.
\adre cristianaf la terra
to bacero sotto il tao passo.
E perddno ti chiedof perddno,
con Vanima mia nella palma.
della mia mano, per quests.
50 LA FIGLIA DI IORIO
pens, che ti reco io sda.gura.ta. I
Ma. non io la, tua, casa cereal.
Cieca, cieca io era. di spzvento.
Su la. via, dello scampo condotta
fui dal Signore che wede,
perche" presso it tuo focolzrc
io persegttitata trovassi
la. pieta, che santifica it giorno.
Abbi pleia., ma.dre cristiana.,
a.bbi pieta.} e per ogni granello
del frumento che e in quette canestre
Dio te ne renders, pib di mitte.
LA CATALANA, a bassa voce.
on 1'ascoHa.re! Chi I'ascolta.*.
si perde. E la. falsa, nemica..
Io so che it suo padre, per farle
dolce la <voce, le da<va
la radica delta sterldndia.
ANNA DI BOVA.
Non <oedi come Aligi la guata}
MARIA CORA.
Bada I Bada che non gli s'appicchi
la mala febbre, Dio liberil
FELAVIA.
Udito non hat il mietitore,
quel che diceva di Laxaro?
M6NICA.
Resteremo noi fino a <oespro
Afto I. - Scena V 51
con queste canestre sul capo*
Ora getto in terra, la. mia.
Candia stara intenta al suo figliuolo. Subitamente
paura e sdegno 1'assaliranno. Ed ella gridera forte.
CANDIA.
Vattene, vattene, figlia
di mago. Vattene at cant.
Nella mia casa to non ti vogtto.
Aligi, Aligi, apri la portal
MlLA.
adre di Ornella, madre d'amore,
Dio tutto perdona, e non questo.
Se mi calpesti, Dio ti perdona.
Se mi strappi gli occhi e la lingva,
se le mani mi tagli, che credi
malvage, Dio ti perdona.
Se mi soffochi, Dio ti perdona.
Se mi stronchi, e Dio ti perdona.
Ma se ora (ascolta, ascolta
la campana che suona per Santo
Giovanni) se ora tu prendi
questa povera carne di doglia
che fu battezzaia in Gesb,
la p*endi e la getti su Vaia,
sotto gli occhi delle tue figlie
immacolate, la prendi
e la getti su Vaia allo strazio,
alia mala brama degli uomini
52 LA FIGLIA DI IORIO
la dai, all'immondizia e alia, rabbia,
o madre di Ornella, madre
d'innocenza, se ta qvesto fat,
se fat questo, Dio ti condanna.
LA CATALANA.
No, non ha avuto il battesimo.
II stto padre non fit seppellito
in campo santo; ma sotto
an mucchio di selti. L'attesto.
MILA.
// demonto & dietro di ie, donna,
e hai la bocca nera di frode.
LA CATALANA.
Candia, la senti, la senti?
Anche c'ingiurial Fra poco
ti caccera dalla casa,
e t'accadra senza fallo
quel che il mietitore ti disse.
ANNA DI BOVA.
Su, Aligif trascinala fttoril
MARIA CORA.
Non coedi, Vienda, non <vedi
la tua sposa che par che si muoia?
LA ClNERELLA.
Che ttomo set tu? T'e fuggita
dalle ttte ossa la forza,
e nella tua bocca la lingua
Afto 1. - Scena V 53
seccata s'e, che non fiati?
FELAVIA.
Svanito ttt sembri. Smarristi
stt la montagna il ttto sentimento,
e il ttio senno gib pel trattitro?
M6NICA.
Non <uedi che ancdra non lascia
il fazzttolo, da pot che Vha tolto?
Appiccato gli s'& alle dita.
LA CATALANA.
Di-venttto ti e meniecatto
il ttto figlio, Candia, Dio t'aiutil
CANDIA.
Migit Aligi, non odi?
Che fai? Dove sei? Faor di mente?
Che nasce neiranima tua?
Ella gli togliera dalla mano il panno e lo get-
tera a terra, verso la sbandita.
\prir6 io la porta; e iu fa
chfella esca, ttt spingila fuori...
Aligif a ie parlo, m'intendi?
Ah, dormito tu hai <veramente
settecent'anni, settecent'anni ;
e non hai conoscenza di noil
Donne, piace a Dio di disfarmi.
Io mi credea che in questi due giorni
54 LA FIGL1A DI IORIO
piacesse a Dio darmi una posa,
tanto che inghiottir mi potessi
meno amara almen la saliva.
Figlie, prendetemi nell'arca
la manteltetta mia nera
e copriiemi il capo, ch'io faccia
lamento nell'anima mia.
II figlio scotera il capo. Un misto di demenza e
di sgomento gli sconvolgera la faccia rigata dal
sudore. Parlera come chi delira.
ALIGI.
che volete da me, madre?
lo pur dissi: " Ponete
contro la soglia I'aratro,
il carro, i buoi, le pietre, le zolle,
la montagna con tutta la neve...,,
lo che vi dissi? voi che diceste?
Ecco, si, la croce di cera
benedetta il di dell'Ascensa,
I'acqua santa nei cardini. Madre,
che volete ch'io faccia ? Era notte
era prima dell'alba, era notte,
quando per venire si mosse.
Profondo, profondo era H sonno,
o madre. Perb non m'avevate
voi messo papavero nel vino.
E fallito e quel sogno di Cristo.
lo so qvesta cosa onde viene;
Atio 1. - Seen*. V 55
ma. ratterrd la. mia bocca.
Femmine, che <volete da, me?ch'io I'afferri per i capegli?
ch'io la, trascini stt Vaia?
ch'io la, getti ai cant affa.ma.ti?
Bene, si, to faro. Faro questo.
Quando egli si avanzera verso Mila di Codra, ella
si rifugera presso il focolare.
MILA.
on mi toccare! Peccato fat
contro la legge del focolare,
ttt fat peccato grande mortale
contro il ttto sangue, contro la legge
della tva gente, de' <oecchi tuoi.
10 sa la pietra del focolare
11 <vino verso che mi fa dato
da una sorella della tua carne.
Se tu mi tocchi, se tu m'offendi,
tutti i tuoi morti nella tua terra,
quegli degli anni dimentlcati,
i pfo lontani, i p& lontani,
settanta braccia sotto la zolla,
avranno orrore di te in eterno.
Preso il boccale, ella versera il vino su la pietra
inviolabile. Le donne allora getteranno alte strida.
IL CORO DELLE PARENTI.
Ahi, che ha magato il caminol
56 LA FIGLIA DI IOR10
Ha. messo mistura nel vino,
lfho vista, Vho vista, in an lampo.
Prendila, prendila, Aligi,
e toglila di sit la. pietra.
Acciaffala per i capegli.
Aligi, non avere paura
che I'iscongiuramenio non vale.
Di la, toglila. e spezza il bjccalc,
fa spezzalo contro an alare.
Spicca la catena e mettigliela
al collo e girala tre volte.
Ha magato, ha magato il caminol
Ahi, ahi, che la casa da crollol'
Ahi, qaanto pianio qui sara piantol
CORO DEI MIETITORI.
Oh, oh, attaccate riotta?
Not siarn qui, siam qui che s'aspetta*
L'abbiamo giocata e siam pronti.
Pecoraio, me"nala fuori!
Su, su, che sfondiamo la, porta.
Picchieranno e schiamazzeranno.
ANNA DI BOVA.
Ecco, ecco, prendete pazienza
anche an pocof baoni aomini. Aligi
la tira. Mo mo <voi l'a<vete.
Forsennato il pastore prendera per un de* polsi
la vittima che si divincolera gridando.
Atio 1. - Scena V 57
MlLA.
of no, no I Ti danni, ti dannL
Piuttosto ttt schia.ccia.mi il capo,
ttt battimi il capo alia spranga,
pot gettami morta di fuori.
No, no! Sa te il castigo di Dio!
Ti nasceranno le serpi
dal centre della ttta donna.
Non dormirai, non dormirai
pid mat; non a<vrai piu riposo;
i cigli ti sanguineranno.
Ormlla, Ornella, difendimi
tu, aiutami tul Abbi ancora
pieta! Sorelle in Cristo, aiutatemi!
Ella si svincolera dalla stretta, e fuggira verso
le tre sorelle che le faranno riparo. Cieco di fu-
rore e d'orrore, Aligi levera la sua mazza sul capo
di lei per colpirla. Subitamente le giovanette rom-
peranno in gran pianto. Egli s'arrestera, al suono
del pianto; lascera cadere a terra la mazza; si
gittera ginocchioni, a braccia aperte.
ALIGI.
erc& di Dio! Fatemi perdonanza!
L'Angelo muto ho<visto, che piangeva;
che lacnma<va come voi, sorelle,
che lacrimawa e mi guarda<va fiso.
Lo <vedro fino all'ora del trapasso
e anc6ra lo <vedr6 nell'altra <vita.
58 LA FIGL1A DI IOR10
lo ho peccafo confro il focolare,
contro i miei morti e confro la mia terra
che pid non mi <vorra tenere seco,
che non <vorra sepolio il corpo mio.
Sorelle, per lavarmi del peccato,
nella cenere sette e sette giorni
tante croci faro con la mia lingua
quante sono le lacrime <versate
dagli occhi <vostri, e VAngelo le conti
e il nmero mi metta nel mio caore.
Voglio cost pigliare perdonanzada<vanti a Dio, sorelle; e <voi pregate,
pregate per Aligi fratel vostro
che alia montagna de<ve ritornare.
E quella che patt I'onta e I'ambascia
consolatela <voi. Datele a bere,
toglietele la potoere, con Vacquae con I'aceio i suoi poveri piedi
conforiate, che forse le dorranno.
To non volea recarle onta, ma tratto
fui dalle <voct; e chi mi trasse al male
gran dolore n'a^vra per i suoi giorni.
Mila di Codra, mia sorella in Cristot
donami perdonanza dell'offesa.
Qttesti fioretti di Santo Giovanni
io tolgo dalla mazza del pastore
e te li metto qui davanti at piedi.
Io non ti guardo, ch6 me ne vergogno.
Dietro di te sta. VAngelo dolente.
Atio 2. - Scena V 59
Ma questa ma.no trista che t'offese,
col tizzo brucerb qttesta mia mano.
Trascinandosi su i ginocchi andra verso il foco-
lare e, stando carpone, cerchera un tizzo ancora
acceso, lo prendera con la manca, ne porra la
punta nel cavo della destra mano.
MILA.
T'e perdonatol No, non ti bruciarel
Da me t'e perdonato, e Dio riceva
il pentimento. L&vati dal faoco!
Uno solo e il Signore del castigo;
e quello che ti diede la tua mano
per guidar le tue pecore net paschi.
E come pascerai ttt la tua mandra
se la tua mano ti s'inferma, Aligi?
Da me t'e perdonato in vmilta*
E del tuo nome to mi ricorderd
a mezzodi, ma pure mane e sera
quando pasturerai su la montagna*
IL CORO DEI MIETITORI.
Ehi la, ehi la, che & questo?
Cost ci *volete gabbare?
E not wi sfondiamo la porta,
5a, su, pigliamo la travel
Su, su, quel timone d'aratrol
Pecoraio, tu non ci gabbi.
Su, su, quel pezzo di macina,
rotta e gettiamola a sfasciol
60 LA FIGLIA Dl IORIO
pecoraio Aligi, rispondil
Una, due ire volte, e pot giul
S'udra il grido roco ond'essi accompagneranno lo
sforzo dell'alzare il peso.
ALIGI.
Per te, per me, per tutta la. mia gente
to mi faccio la, croce. E cost sia.
Si alzera, andra verso la porta, e chiamera.
Mietiiori di Norca, apro la porta.
Risponderanno gli uomini con un clamore con-
corde. II suono delle campane continuera sul vento.
Aligi togliera la spranga ;si segnera in silenzio
;
poi spicchera dal muro la croce di cera, la bacera.
Serve dt Dio, segnate<vi e pregate.
Tutte le donne si segneranno e s'inginocchieranno,
mormorando la litania.
IL CORO DELLE PARENTI.
yrie eteison.
Christe eleison.
Kyrie eleison.
Christe audi nos.
Christe exaudi nos...
II pastore deporra la croce di cera su la soglia,
tra la conocchia e il bidente; poi spalanchera la
Atio I. - Scena V 61
porta. Si vedra nel vano divampare il sole ter-
ribile su i mietitori vestiti di lino.
ALIGI.
ristiani di Dio, qvesta e la croce
benedetta nel giorno dell''Ascensa.
Posta rho su la. soglia delta porta
perche1
'vi guardi dal fare peccato
contro la poverella di Crest)
ch'ebbe rifugio in questo focolare.
I mietitori ammutoliti si scopriranno il capo.
o ho <vedufo dietro le sue spalle
VAngelo muto che la custodisce.
Con questi occhi che debbono morire,
piangere to Vho <veduto, in ferma fede,
cristiani di Dio. Per cib I'attesto.
Tornate al campo a mietere il frumento.
62 LA FIGLIA DI IORIO
Non fate mate a chi non fece male.
E che il fatso nemico non v'tngannt
con i suoi beveraggi un'altra voltal
Mietitori di Norca, il del v'aiuti
e <vi cresca alia tnano le mannelle.
E San Giofvan Battista Decollate
<vi mostri il capo suo net Sol lewante,
se questa notte andate sv la Plata.
E non <vogliaie male a me pastore,
a me Aligi povero di Cristo.
Le donne sempre Jnginocchiate seguiranno som
messamente la litania. Candia dira la invocazione
1'altre risponderanno.
CANDIA E IL CORO DELLE PARENTI.
Mater purissima, ora pro nobis.
Mater castissima, ora pro nobis.
Mater inviolata, ora pro nobis...
I mietitori si chineranno, allungheranno la mano
a toccare la croce, porteranno la mano alle lab-
bra; e s'allontaneranno silenziosi per la campagnaardente. Poggiato allo stipite, prono, il pastore
li seguira con lo sguardo. Nel silenzio s'udranno
voci giungere dal sentiero.
UNA VOCE.
Lazaro di Roio, torna indietrol
UN'ALTRA VOCE.
Lazaro, non andare, non andarel
Atto I. - Scena V 63
II pastore sussultera. Sollevatosi, facendosi schermo
delle mani, guatera per la luce del mezzodi.
CANDIA E IL CORO DELLE PARENTI.
Virgo eoeneranda, ora pro nobis.
Virgo predicanda. ora pro nobis.
Virgo potens, ora pro nobis...
ALIGI.
Padre, padre, che hai? Perche bendato
sei? Ttt sangttini, padre. Sit, parlate,
ttomini di Diol Chi to fen?
Lazaro di Roio si presentera davanti alia porta,
col capo bendato, sostenuto alle ascelle da due
uomini vestiti di lino come i mietitori. Candia
interrompera la litania con un grido e balzera in
piedi, guatando.
Padre, aspetta. La croce e sit la sogiia..
Non puoi passare senza inginocchiarti.
Se it sangue e ingittsto, tit non puoi passare.
1 due uomini sosterranno il ferito barcollante, che
pieghera i ginocchi.
CANDIA.
figlie, figlie, era wero, era <verol
Piangiamo, figlie. II lutto e sopra not.
Le figlie abbracceranno la mad re. Le donne del
parentado poseranno a terra le canestre, prima di
rialzarsi. Mila di Codra raccogliera il suo panno;
64 LA FIGLIA DI IORIO
e, stando ancora prostrata, se 1'awolgera intorno
al capo per nascondersi la faccia. Poi, quasi stri-
sciando sul terreno, andra verso la porta, presso
Jo stipite opposto a quello ove sara il pastore.
Muta e rapida si drizzera in piedi addossandosi
al muro. Quivi, immobile e coperta, aspettera il
momento per dileguarsi.
i vedra una caverna raontana, in parte ri-
vestita di assi, di stipa, di paglia, larga-
mente aperta verso un sentiere petroso
Si discopriranno per 1'ampia bocca i pascoli verdi,
i gioghi nevati, le nuvole erranti. Vi saranno gia-
cigli di pelli pecorine, deschetti di rozzo legname,
bisacce, otri vuoti e pieni, un panconcello per la-
vorar di tornio e d'intaglio, con suvvi 1'asce, il
pialletto lunato, il coltello a petto, la lima, il ta-
gliolo, altri strumenti, e da presso le cose lavorate :
conocchie, fusa, mestole, cucchiai, mortal, pestelli,
cennamelle, siifoli, candellieri; un ceppo di noce
che in basso apparira anc6ra informe nella sua
corteccia e in alto portera di tutto tondo la figura
di un angelo appena digrossata fino alia cintola
dallo scalpello ma gia con le ali quasi rifinite. Una
lampanetta di olio d'oliva ardera dinanzi all'ima-
gine di Nostra Donna, in una incavatura della rupe
come in una nicchia. Una cornamusa pendera quivi
accanto. S'udranno i campani delle mandre nel
68 LA FIGLIA DI IORIO
silenzio della montagna, declinando il giorno, poco
dopo 1'equinozio autunnale.
SCENA PR1MA.
MALDE, il cavatesori, e ANNA ONNA, la vecchia
dell'erbe, dormiranno su le pelli di pecora, stesi
nei loro cenci. COSMA, il santo, vestito d'una me-
lote, anche dormira, ma accosciato, con le braccia
intorno ai ginocchi e su i ginocchi il mento. ALIGI
sara seduto sopra un deschetto, intento a inta-
gliare con suoi ferri il ceppo di noce. MILA DI
CODRA sara seduta di contro a lui e lo guardera.
MIIA.
a stie mutolo il patrono
ch'era di ceppo di noce,
sordo fue il legno santo,
Sant'Onofrio non rispose.
E disse allora la terza
(miserere di noif SignoreU
e disse allora la bella:
" Ecco pronto lo mio caore.
Se <ouol sangae a medicina,
prendetelo dal a/or mio;
m.3. di questo ei non s'aweda,ma di questo ei non s'addia.,,
Subito il legno getta un ramo,
getta un ramo dalla bocca,
getta un ramo per ogni dito.
Sant'Onofrio e rinverditol
Atto II. - Scena I 69
Ella si chinera a raccattare le schegge e i trii-
cioli intorno al ceppo lavorato.
Aura.
Milaf e qttesto anche & ttn ceppo di noce.
Rinverdira, Mila, rinverdira?
MILA, china a terra.
" Se <vuol sangue a medicina,
prendetelo dal cttor mio...
ALIGI.
Rinverdira., Mila, rinwerdira.?
MILA.
"Ma. di questo ei non s'awveda,
ma di questo ei non s'addia.,,
ALIGI.
ila, Mila, il miracolo ci assolvat
UAngelo muto ci protegga ancora,
ch.6 per lui non m'adopro cofmiei ferri
ma si m'adopro con lfanima in mano.
E to che cerchi, la? che hai perduto?
MILA.
\o raduno le schegge; e le arderemo,
e vn granello d'incenso con ognuna.
Affretta, Aligi, ch6 il tempo sen wene.
La Ittna di settembre e menomante
e i pastori cominciano a partite:
chi verso Puglia <va, chi verso Roma.E dove I'amor mio fara viaggio?
70 LA FIGLIA DI IORIO
D&v'ei fara viaggio gli sien prata
dinanzi e fonti d'acque, e non sia vento,
e di me gli sowenga quando annotta!
ALIGI.
Roma fara viaggio Aligi,
andra dove si <va per tutte stradef
con la sua mandra verso Roma grands,
a. pigIfar perdonanza dal Vicario,
dal Vicario di Cristo Signor Nostro,
perch4 quegli e it Pastors dei Pastori.
Non in terra di Puglia andra uguanno:ma a Nostra Donna della Schiavonia
ei mandera per man d'Alai dtAeoerna
questi due candellieri di cipresso
con due ceri mezzani in compagniaf
che di lui peccatore non si scordi
Nostra Donna che guarda la marina.
Pot quest'Angelo, come sia finito,
ei lo cariche;-a sopra una mala
e passo passo ei se lo portera.
MILA.
ffretta, affretta, ch6 il tempo sen <viene.
Dalla cintola in giu I'Angelo e preso
ancor net ceppo, i piedi ancor legati
ha, net noccht, e le mani senza ditaf
e gli occhi si pareggian con la fronie.
Indugiato ti set a fargli Vale
penna per pennaf ma votar non pud.
Atto II. - Scena I 71
ALIGI.
M'aiutera Gostanzo il dipintore,
Gostanzo di Bisegna il dtpintore
che lavora d'istorie per le carra.
Accordato to mi sono gia con lui
ed ei mi mettera colori finif
e forse alia Badia m'avrd dai fratf
per un agnello un poco dforo in foglio
da mettere nell'ale e alia gorgiera.
MlLA.
ffretta, affretta, ch il tempo sen viene
e gia la notte e piu lunga del giorno,
e su dalla pianura monta Vombra
all'improwiso quando non s'attende,
si chz I'occhio non guida piu la manoe al ferro cieco non soccorre I'arte.
Cosma si agitera nel sonno e si lamentera. Si udra
giungere di lontano la cantilena sacra dei pelle-
grinaggi.
Cosma si sogna. E chi sa che si sogna!Odi odi il canto delta compagniache warca la montagna per andare
forse a Santa Maria della Potenza,
Aligif -verso la tva terra, verso
la tua casa do^u'e la madre tuat
e forse passera poco discosto,
e la madre I'udra, I'udra Ornella
forse, e diranno: "Questi pellegrini
72 LA FIGLIA DI IORIO
scesero dagli stazzi dei pastori
e alcun saluto non ci fu mandatol
Aligi sara curvo a digrossar con 1'asce il basso
del ceppo. Dato un colpo, abbandonera il ferro
nel legname; e si sollevera ansiosamente.
ALIGI.
Ah, perche tocchi dove il cttore dole}
Mila, corro e li gittngo svl cammino
e fo priego al crocifero che porti
Vimbasciata... Ma come gli dirb}
MILA.
\li dirai: "'Buon crocifero, ti priego,
se passi pel <vallone di San Biagio,
per la contrada detta l'Acquano<va,
domanda detta casa d'vna donna
chiamata Candia detta Leonessa
e fa sosia, ch certo atorai da lei
tin boccaletto per ristoro e forse
piu altro a*orai, fa sosta e dille: - // figlio
Aligi ti salttta, e le sorette
con te anche, e Vienda anche, la sposa,
e ti promette che discendera
per essere da te ribenedetto
in pace, prima detta dipartita,
e t'assicura chfei fa liberato
d'ogni male e periglio, liberato
detta falsa nemica ultimamente,
e non sara mat pti cagione d'ira
Aiio II. - Scena I 73
e non sara mat piu cagion di pianio
alia madre, alia sposa, alle sorelle.,,
AUGI.
ila, Mila, qual <vento ti combatte
I'anima e ie la <volge} Un vento sbbito,
tin vento di paura. E ti si spegnela <voce in bocca e it sangue se ne <ua
dalla tua faccia... Perche <vuoi ch'io mandi
messaggio di menzogna alia mia madre}
MILA.
n verita, in <verita ti parlo,
o fratel mio, caro delta so-ella,
quant'e <vero che non commisi fallocon te ma stetti accesa come tin cero
dinanzi alia tua fede e fui lucente
d f
amore immacolato al tuo cospetto.
In <verita, in <verita ti parloe dico: Va, <va, corri sul camminoe cerca del crocifero che porti
il saluto di pace att'Acqua.no<va.
Venuta, & Vora delta dipartita
per la figlia di lorio. E cost sia.
ALIGI.
Per certo hai tu mangiato miel setoaggioche ti tttrba la mentel E do<ve andrai?
MILA.
Andrd d.yve si <va per tatte sirade.
10
74 LA FIGLIA DI IORIO
ALIGI.
i, <verrai meco, dunque, verrai mecol
Assai tango e il cammino. Ma te anche
to metterb sa la mia mala. E andremo
con la speranza, verso Roma grande.
MiLA.
Cowvien ch'io <vada dall'opposta parte
co' pie miei lesti e senza la speranza.
ALIGI, volto alia vecchia che dorme.
Anna Onnaf sa, swe'gliati, sa, le^vaH,
e <vammi in cerca d'elleboro nero,
che il senno renda a questa creatura.1
MILA.
Non t'adirare, Aligi. E se t'adiri
anche ta contro a me, come vivrb
to fino a sera ? Sotto il tuo calcagno
il mio cuore non lo raccoglierb.
ALIGI.
Nella mia casa non ritornerb
se non con te, con te, figlia di lorio,
Mila di Codra, mia per sacramento.
Mil A.
\ligi, e passerb la soglia stessa
owe fa posta la croce di cera?
E an aomo eo'appari, che sanguinafua;
e disse allora il figlio di quell''aomo:" Se il sangue e ingiasto, ta non paoi passare.,,
Atto II. - Scena II 75
Era. di mezzodi, nella <vigilia
di San Giovanni. Era la mietitura.
Pace ha la falce appesa alia parete,
il grano si riposa nei granai,
mentre il dolore seminato s'alza.
Cosma si agitera nel sonno gemendo.
ALIGI.
Ma sat tu chi ti condurra per mano?
COSMA, gridando.
Non lo scioglierel No, no, non lo scioglierel
SCENA SECONDA.
II santo aprira le braccia sollevando il volto di
su i ginocchi.
MILA.
Cosma, Cosma, die sogni? Di' : che sogni?
Cosma si svegliera e si levera.
ALIGI.
Che hat veduto? Di' : che hat vedvto?
COSMA.
paventi si son eooHi contro a me.
lo ho veduto... Ma non debbo dire.
Ogni sogno, che <vien da Dio, purgato
sara col fttoco prima d'esser detio.
lo ho <veduto, e certo parlerb.
Ma ch'io non usi indegnamente il Nome
76 LA FIGLTA DI IORIO
dett'Iddio mio per giudicare, quando
la caligine & ancora sopra a me,
ALIGI.
Cosma, hi set santo. Per molt'anni
ti set lavato con acque di neve.
Con Vacque che traboccano dai monti
dissetato ti set davanti at Cielo.
Oggi dormito hai nella mia caverna,
sul vello delta pecora mondaio
col solfo perche I'Incubo si fugga.
Net tuo sonno hai <veduio vision'.
Lo sgttardo del Signore e sopra a te.
Soccorrimi del tuo intendimento.
Or to ti parlerb, e ta rispondimi.
COSMA.
Imparata non ho la sapienza,
giovine, e non ho pur I'
intendimento
che ha il sasso nel cammino del pastore.
ALIGI.
Cosma, uomo di Dio, stammi a sentire.
To ti priego per I'Angelo che e chiuso
in quel ceppo e non ha orecchi e ode!
COSMA.
Parla parole diritte, pastore;
e la tva confidanza non in me
poni ma nella santa verita.
Malde e Anna Onna si desteranno e si leveranno
sul cubito ad ascoltare.
Aito II. - Scena II 77
osma, qaesta e la. santa <verita.
Dal plan di Puglia mi tomai a monte
con la mia mandra il di del Corpusdo-
mini.
Com'ebbf preso luogo d'addiacciare,
scesi alia casa per i miei tre giorni.
E tro<vo nella casa la mia madre
che mi dice: "Figliuolo, voglto darti
donna.,, lo le dico: "Madre, guardo sempre
il ttto comandamento.,, Ella mi dice:
"Bene, e questa la tua donna.,, Si fanno
le sposalizie. II parentado <viene
e m f
accompagna la sposa alia porta.
lo era come tin ttomo alValtra riva
d'una fiumana, che <vede le cose
di la dalVacqua e tra mezzo passare
<vede I'acqua, che passa eternamente.
Cosma, fu la domenica. Be<vuio
to non arvea papaitero nel i>tno.
Tutta-via perchd mat st grande sonno
mi <venne sopra il cttore ismemorato?
10 credo che dormii settecent'anni.
11 lunedl ci alzammo a ora tarda.
E la mia madre ruppe il suo panello
sal capo della -vergtne che pianse.
lo non I'awea gia tocca. E il parentado
<venne con le canestre del frumento.
Ma to muto mi stava in gran tristezza
78 LA FIGLIA DI IORIO
come fossi nell'ombra delta, morte.
Ed ecco df
improeveuiso entrare quivi
tutta tremante questa creatura.
I mietitori la. perseguitavano,
canil, che la toolecvano conoscere.
Ed ella d prega<va la salvezza.
E niuno di not, Cosma, si mosse.
Sola la mia piu piccola sorella
corre e s'ardisce chittdere la porta.
Ed ecco che la porta da quei cant
e percossa con ogni wtupero.E s'apre contro questa creatura
bocca di frode con parole d'odio.
E il parentado <uuol gittarla al branco.
Ed ella trista presso il focolare
chiede pieta, che non ne faccian strazio.
Ma io stesso I'afferro e la trascino,
per odio e frode: e trascinar mi sembra
il mio cvore di qvando era fanciullo.
Ed ella gridaf ed io sopra di lei
te<vo la mazza. E le sorelle piangono.
Ed ecco, dietro a leit Cosma, con queste
pttpille <oedo I'Angelo che piangel
Lo wedo, o santol L'Angelo mi guardae piangef e tace. Io cado ginocchioni.
Perddno chiedo. E, per punire questa
mia mano, prendo di sul focolare
un tizzo ardente. "No, non ti bruciarelff
grida la creatura. E poi mi dice...
Atio II. - Scena II 79
Cosma,, o santo, con acque di neve
tu ti set ba.ttezza.to alba per alba;
e tu, <vecchia, conosci tutte I'erbe
che sanano la carne cristiana,
sai la <virtii di tutte le radici;
e tu, Malde, con quella tua forcina
tu saper puoi dove i tesori sien
nascosti a pie del morti che son morti
or e cent'anni, or e mill'anni, e vero?:
e profonda, profonda e la montagna.Or io <vi chiederb: <voi che sentite
<venir le cose di tanto lontano,
quella <voce di qual mai lontananza
<venne e parlb perch I'udisse Aligi?
Rispondetemi <voil Ella mi disse:
"E come pascerai tu la tua mandra
se la tua mano ti s'inferma, Aligil ,,
E con questa parola ella mi colse
I'anima mia di dentro le mie ossa
cost, come tu, <vecchia, cogli an semplicel
Mila piangera silenziosamente.
ANNA ONNA.
V'e un'erba rossa che si chiama Glaspi
e un'altra bianca che si chiama Egusa,
e Vuna e lfaltra crescono distanti;
ma le radiche loro si ritrovano
sotto la terra cieca e la s'annodano,
tanto sottili che neppur le scopre
80 LA FIGLIA DI IORIO
Santa. Lucia.. Diverse hanno la foglia
ma fan I'istesso fiore, ogni sett'anni.
E questo e anche scritto mile carte.
Cosma sa le potenze del Signore.
AIIGI.
scolta, Cosma. II sonno d'oblianza
m'era stato mandate al capezzale,
da chi? La mano innocente a<uea chiuso
la porta di salute: e m'era apparso
I'Angelo del consiglio; e ttna parola
di labbra s'era fatto pegno eterno.
Qual'era dunque la mia donna, innanzi
al buon frumento, al pane mondo e al fiore?
COSMA.
astore Aligi, la stadera giusta
e le. gittste bilance son di Dio.
Tutta'via prendi pure intendimento
da Colui che t'ha fatta sicurta;
prendi pegno da lui per la. straniera.
Ma quella che non fa tocca, dov'e?
ALIGI.
i partii per lo stazzo dopo <vespro,
la <vigilia di San Giovanni. All*alba
to mi trovai di sopra a Capracintae stetti ad aspettare il sole. E vidi
dentro dal cerchio sanguinare il capo
del Decollato. Poi <vennt allo stazzof
ripresi a pasturare e a dolorare.
Atto II. - Scena II
E mi parea die mi durasse it sonno
e la mandra brucasse la. mia <vita.
Allora it cuore mio chi to pesd?
Cosma, <vidi prima Vombra e pot
la persona, la, sal limitare.
Era il giorno di Santo Teobaldo.
Sta<va seduta questa creatura
sopra la pietra; e non pote" le<varsi
ch i piedi eran piagati. Disse: "Aligi,
mi riconosd?,, lo dissi: "Ttt set Mila., f
E non parlammo pib, ch6 pib non fummodue. N6 quel giorno ci contaminammo
n dopo mat. Lo dico in <verita.
COSMA.
astore Aligi, fa hai certo accesa
una. lampana, pia nella tua notte
ma ta Vhai posta in luogo di quel ter-
mmeantico che inalzarono i tuoi padri.
Ttt rimosso hai quel termine sacrato.
E se questa tua lampana si spegne?II consiglio nel cuor delVuomo e un'acqua
profonda; e Vuomo pio I'attigmra..
ALIGI.
10 prego Iddio che ponga sopra. a. noi
11 suggello del sacramento eterno!
Vedi che faccio? Con ranima in manolaworo questo legno, a. simiglianza
11
82 LA FIGLIA Dl 10RIO
dell'Angela apparito. Incominciai
net giorno delV'Assunta, pel Rosario
lo <oo' compire. Or ecco it mio disegno.
Caterd con la. mandra <verso Roma;e portero quest*Angelo con meco
sopra una mula. Andro dal Santo Padre
net nome di San Pietro Celestino
che sal Morrone fece penitenza,
me n'andrd dal Pastore dei pastori
con questo vdto a chiedere dispensa,
perche" colei che non fu tocca torni
alia sua madre, sciolta dal legame,
ed alia mia conduca to la straniera
che sa piingere senza farsi udire.
Ora domando al tuo conoscimento,
Cosmat la grazia mi sara concessa?
COSMA.
,utte le *oie dell'uomo sembran dritte
all'uomo; ma il Signore pesa I cuorl.
Alte mura, alte mttra ha la Citta,
e gran porte di ferro, e intorno intorno
gran sepolture dove cresce I'erba.
L'agnello tuo non bruchi di quett'erba,
pastore Aligi. Interroga la madre...
UNA VOCE, di fuori gridando.
Cosmaf Cosmal Se sei la. dentrof escil
COSMA.
Chi m'ha chiamato? Avete udito voce?
Atio IL - Scena. HI 83
LA VOCE.
Esci, Cosma, pel sangite di Gesul
cristianif fatevi la. croce.
COSMA.
Eccomi. Chi ml chiama? Chi mi vuote?
SCENA TERZA.
Appariranno alia bocca della caverna due pastori
vestiti di pelli, tenendo fermo tra loro un giovi-
netto magro e verdastro come una locusta, che
avra le braccia constrette contro i fianchi da piu
giri di corda passati intorno al tronco serainudo,
L'UN PASTORE.
cristianif fate<vi la. crocel
It Signore <vi sal<vi dal Nemtco.
Per guardarvi la bocca, dite un pater.
Tutti i present! si segneranno.
L'ALTRO PASTORE.
Cosma, questo gimine ha i demonii.
Or e ire giorni che I'hanno inwasato.
E <vedi *vedi come lo travagliano I
Ed egli schtttma e stride e si fa <verde.
Not I'abbiamo legato con le corde
per portartelo,. Tu gia liberasti
Bartotomeo del Cionco alia Petrara.
Uomo di misericordiaf anche questo
84 LA FIGLIA DI 10RIO
liberal Tu fa. che esca.no da. tail
Tu cacciali da. lui, e lo gvarisci!
COSMA.
Qua! e it suo nome e it norne del sao padre?
L'UN PASTORE.
Satoestro di Mattia di Simeone.
COSMA.
\alcoesiro, <vuoi fa essere sanato?
Sta di baon cuore, figliuolo. Abbi fede.
lo te lo dico: non temere. E <voi
perche I'aveie legato? Scioglietelo.
L'ALTRO PASTORE.
'osma,,tuieni con noi alia cappella.
La noi lo scioglieremo. Qui ci fuggz;
e sempre ha frenesia di rotolarsi
e di precipitare; e schiuma.. Vienil
COSMA.
Verrb con Deo. Sta di baon cuore, figliol
I due pastori trascineranno 1' indemoniato. Malde
e Anna Onna li seguiranno per un tratto; si sof-
fermeranno a guatare: il cavatesori, roso dal suo
pensiero di sotterra, tenendo in mano un .ramo
sfrondato d'ulivo terminante in forcina, fornito
d'una pallottola di cera all'estremita piii robusta;
la vecchia dell'erbe poggiata alia sua stampella,
Atto II. - Scena Ill 85
con la sua sacca di semplici penzoloni sul ventre.
In breve, anch' essi scompariranno. II santo si vol-
gera dal limitare, verso 1'ospite.
ado con Dio. Pastore Aligif sit
rimeritato del conforto ch'ebbi
ml ricovero tuo. M'hanno chiamato
ed ho risposto. Prima che tu prenda
la via nova, considera la legge.
Chi per<verte la via, sara fiaccato.
Guarda il comandamento di ttto padre.
Segui rinsegnamento di tua madre.
Tienli sempre legati in sul tuo cuore.
E Dio guidi il tuo pfe, che non sia preso
nei lacci e non incappi nella brace.
ALIGI.
Cosma, hat tu bene vdtto? lo sono puro.
Non mi contaminai ma ebbi fede.
Hat bene udito i segni che VIddio
altissimo ha mandati verso me}
Attendo quel che e giustof e mi mortifico.
COSMA.
lo te lo dico: interroga il tuo sangue,
prima di condur teco la straniera.
UNA VOCE, di fuori gridando,
Cosma, non t'indugiare! Ora Vuccide.
COSMA, volto a Mila.
Pace a te, donna. Se il bene sia teco,
86 LA FIGLIA DI IORIO
fa che da te si <versi come il pianto,
senza che s'oda. Forse tornerb.
ALIGI.
Vengo, ti seguof ch4 tutto non dissi...
MILA.
Aligi, e <vero: tutto non dicestil
Va sal cammino e cerca del crocifero
e pregalo che porti la parola.
II santo si allontanera per i pascoli. Si udra, or
si or no, il cantare dei pellegrini.
'igi, Aligi, tutto non dicemmol
E meglio m'e a<vere nella bocca
an buon pugno di polvere o ana pietra
che me la chiuda. Ascolta solo questo
da me, Aligi. lo non ti fed male;
male non ti faro. Sanati sono
i miei piedi, e conoscono la via.
Venuta e I'ora della dipartita
per la figlia di lorio. E cost sia.
ALIGI.
lo non so, tu non sat I'ora che viene.
Rimetti I'olio nella nostra lampana.
Prendi I'olio dall'otro. Ancor <ve n'e.
E aspettami, che <vado dal crocifero.
Bene ho pensato quel che gli dird.
Si volgera per andare. La donna, vinta dallo sgo-
mento, lo richiamera.
Atto II. - Scena III 87
MlLA.
Aligl, fratel miol Da.rn.mi la. ma.no.
ALIGI.
Mila, il cammino & la., poco lonta.no.
MlLA.
Da.rn.mi la. ma.no tua, ch'io te la. ba.ci.
E il sorso che concede alia. mia sete.
ALJGI, appressandosi.
Mila, col tizzo to la. volli bruciare.
E quella mano trista che t'offese.
MILA.
Non mi rammento. lo son la, creatura
che trovasti seduta su la pietra,
che coenicoa chi sa da quali strade.
ALIGI, appressandosi ancora.
Su la tua faccia il pianto non s'asciuga,
creatura. Una lacrima ti resta
nei cigli; tremaf se parti; e non cade.
MILA.
S'e fatto un gran silenzio. Aligi, ascolta.
Non cantan piu. Con I'erbe e con le newi,
siamo soli, fratello, siamo soli.
ALIGI.
Mila, tu sei come la prima <oolta
la su la pietra, quando sorridewi
con gli occhi e avevi i piedi sanguinosi.
88 LA FIGLIA DI IORIO
MlLA.
ttt, ta non set quetto inginocchiato
che i fioretti di San Giovan Battista
posb per terra? Ed vna It raccolse
e se H porta nello scapolare.
ALIGI.
\ilaf una risonanza netta voce
haif che mi consola e mi contrista
come d'ottobre quando con le mandre
si cammina cammina lungo it mare.
MILA.
Camminare con te per monti e spiagge,
vorrei che qttesta fosse la mia sorte.
ALIGI.
compagna, preparati al vtaggto.
Lungo e il camminof ma I'amore e forte.
MILA.
Aligif passerei sttl faoco ardente,
e che I'andare non avesse fine!
ALIGI.
Pet monti coglierai le genzianette
e per le spiagge le stelle marine.
MILA
Se dovessi pontare i miei ginocchi
nelle tue peste, mi trascinerei.
Atto II. - Scena Ill 89
ALIGI.
Pensa ai riposi, quando fara, nottel
La menta e il timo avrai per origlieri.
MlLA.
on penso f no. Ma. lascia f anche per
qttesta
notte, ch'to viva dove tu respiri,
ch'io t'ascolti dormire anche ana. voltaf
che anch'io vegli per te come i tuoi cantI
ALIGI.
v to sai, tu lo sat quel che s'atiende.
Con te parttsco I'acqua il pane e il sale.
E cost partiro la giacitura
fino alia morte. Dammi le tue manil
Si prenderanno per le mani guardandosi fisamente.
MILA.
Ah, si trema, si trema. TV set freddo,
Aligi, tti ti sbianchi... Dove <va
il sangve del tuo <vtso che si perde?
Ella si sciogliera e con le mani gli sfiorera le gote.
ALIGI.
Mila, Mila, sento come tin iuono...
E tutta la, montagna si sprofonda.Dove set? dove set? Tutto si perde.
Anch* egli tendera le mani verso di lei, come uno
che brancoli. E si baceranno. Poi cadranno en-
trambi in ginocchio, 1'uno di contro aH'altra.
12
90 LA FIGLIA DI IOR10
MlLA.
Miserere di noi, Vergine santal
ALIGI.
Miserere di noi, Cristo Gestil
Sara grande silenzio.
UNA VOCE, di fuori cruda.
Pecoraiof ti cercano all'addiaccio.
Una pecora nera s'e sciancata.
Aligi si alzera vacillando, e andra verso il richiamo.
// massaro ti cerca, che tu corra.
E dice che c'e una con la cdscina,
non so chi sia, che ti *oa dimandando.
Aligi volgera indietro il capo a guardare la donna
rimasta in ginocchio ;e il suo sguardo abbraccera
tutte le cose.
Atto Il.-Scena Ill 91
ALIGI, a bassa voce.
ilaf rimetti Volio nella la.mpa.na.
che non si spenga. Vedi ch'arde appena.
Prendi Volio dall'otro. Anco* <ve n'e.
E aspettami, che arrivo fino at giaccio.
Paura non awere. Dio perdona;
perche tremammo, Maria ci perdona.
Rimetti Volio, e prega per la grazia.
Si allontanera per i pascoli.
MILA.
ergine santa, fatemi la grazia,
ch'io mi rimanga con la faccia in terra
freddata qui, ch'io sia tro<vaia morta,
di qui rimossa per la sepoltura.
Non fit peccato, sotto gli occhi <vostri.
Non fa peccaio. Voi lo concedeste.
Non furono le labbra (siete <voi
testimone) non furono le labbra..
Posso morire sotto gli occhi <vostri.
Forza non ho dfandarmenef Maria,
E cuwere con ltd Mila non pud I
Madre clemente. malwagia non fui.
Fui una fonte calpestata. E troppo
mi fu fatta wergogna innanzi al Cielo.
Ma chi mi tolse dalla mia memoria
la mia <vergogna, se non wot, Maria}
Rinata fui quando I'amore nacque.
Voi lo voleste, Vergine fedele.
92 LA FIGLIA DI IORIO
vtte te <vene di quest'altro sangve
<oengono di loniano di lontano,
dal fondo delta terra, ove riposa
quella che m'allattb (fate die anch'ella.
ora. mi veggal), dalla pi& lontana
innocenza. Maria, vot lo <vedete.
Non le labbra, dianzi (siete voi
testimone) non fvrono le labbra.
E, s'io tremai, ch'io porti nel trapasso
il tremtto con me nell'ossa mie.
Mi chiudo gli occhi miei con le mie dita.
Con 1'indice e il medio di ciascuna mano si pre-
mera le palpebre ;e curvera la faccia sino a terra.
Sento la morte, me la sento appresso.
Cresce il tremito. E il cuore non si ferma.
Si levera impetuosamente.
Ah sciaguratal Quel che mi fa detto
non fed, e per tre volte me lo disse.
"Rimetti Volio.,, Ed eccof ora si spegnel
Correra verso 1'otro, appeso a un asse, ma vigi-
lando con 1'occhio la fiammella tremula dinanzi
all' imagine e cercando di sostenerla con la pre-
ghiera mormorata.
Maria, gratia plena, Dominus tecvm...
Spicchera 1'otro che le si affloscera tra le mani.
Atto II. - Scena III 93
Cerchera la caraffa per versarvi Tolio; ma non
potra dall'otro spremuto trarre se non qualche
stilla.
E <vuotol E <vuotol Vergine, ire gocce,
che mi sien sante per I'estrema Unzione,
due per le mani, I'altra per la bocca
e tutt'e ire sopra I'anima mial
Ma se ancora son wfoa, quando torna,
che gli dirb, Madre, che gli dird?
Certo chef prima di Boeder me, wede
che la lampana e spenta. E se I'amore
non mi <valse a tenerla accesa, Madre,
che mai <oarra per lui quest'amor mio?
Ella spremera anche una volta 1'otro, frughera
una bisaccia, capovoltera gli orciuoli, mormorando
la preghiera.
ate che cv'arda, Madre intemerata,
ancora per un poco, ancora quanto
dura un'Avemaria, dura una Salve
regina, Madre di misericordial
Nella ricerca affannosa ella andra verso il limi-
tare, udra un passo, scorgera un'orabra. Si fara
a chiamare, gridando.
donna, baona donna, cristiana,
accostati, che Dio ti benedical
Accbstati, che forse Dio ti manda.
Che porti nella cbscina? Hat un poco
94 LA FIGLIA DI IORIO
d'olio? Per caritaf dammene un pocolPot entra e scegli e piglia. quel che wot:cucchiai mortal conocchie fust, tattol
Bisogno c'e per la Signora nostra,
per rimettere Volio nella lampanache non si spenga; ch, se mi si spenge,
non wedo pia la 'via del Paradiso.
M'intendi, cristiana? Me la vaoi
ta fare qttesta carita d'amore?
La donna apparira sul limitare, col volto coperto
dall'ammantatura nera; si togliera dal rapo lo
staio di legno, senza dir parola, e lo posera a
terra; di sopra vi togliera il pannolino, cerchera
dentro, prendera un utello pien d'olio e lo por-
gera a Mila di Codra.
h benedetta, benedettal Dio
ti rtmerttera in terra e in cielo.
Ta I'hai, ta I'hail Vestita a lutto sei;
ma la Madonna ti concedera.
di riveder la faccia del tuo morto
per qaesta carita che tu mi fai.
Ella prendera 1'utello e si volgera con ansia per
correre alia lampana moribonda.
Ah, perdizione sopra meI S'e spenta.
L'utello le sfuggira dalle mani e si spezzera sul
suolo. Ella rimarra immobile per alcuni attimi,
stretta dall'orrore dei presagi. La donna amman-
Aito II. - Scena IV 95
tata si chinera con un atto rapido e tacito verso
1'olio sparso, toccandolo con le dita della destra
e poi segnandosi.
SCENA QUARTA.Mila guardera la donna con una tri^tezza com-
posta, e la rassegnazione disperata fara sorda e
tarda la sua voce.
MILA.
I
erdono, passeggiera di Cristo.
La ttta carita non mi walse.
L'olio e sparso, e rotto Vutello.
La mala Centura e stt me.
Dimmi che wot. Queste cose
le ha la<vorate it pastore.
Una conocchia nuova col fasovuoi? Vuoi mortaio e pestello}
Dimmi ttt, ch6 to nttlla so.
Ormai son net mondo di giu.
L'AMMANTATA, con la voce tremante.
Figlia di lorio, <venni per te,
e ti portal questa cbsclna,
per dimandarti una grazia.
MILA.
Ah <voce di cielo, net mezzodell'anima. mia, sempre ttdital
L'AMMANTATA.
Per te <venni dall'Acquano<va.
96 LA FIGLIA DI IORIO
MlLA.
Ornella I Ornella fa set!
Ornella si scoprira la faccia.
ORNELLA.
Sono la. sorella di Migi,
sono la. figliuola di Lazaro.
MlLA.
i bacio i tuoi piedi umilmente,
che ti portarono a me
perch'to riwedessi il too wiso
nell'ora dell'ambascia mortale.
Tu alia pieta fosti la primaed ora set I'ultima, Ornella I
ORNELLA.
e la prima fui, pcnitenza
grande n'ho fatta. Te lo dico
in eoerita, Mila di Codra.
E la penitenza mi dura.
MILA.
i trema la <voce tua dolce.
Nelfa piaga il coltello che trema
fa piu strazio, ah quanto piu strazio I
E tu non lo sat, gio<vanetta.
ORNELLA.
Sapessi quale ho io dolorel
Sapessi quanto male rendesti
per quel poco di bene ch'io fedI
Atto IT. - Scena. IV 97
Dalla. casa. mia desolata
<oenni, dove si piange e perisce.
MILA.
Perche" toesiita set A lutto?
Chi ti mori? Tit non rispondi.
Forse... forse... la, cognata tua?
ORNELLA.
Ah quetta. vorresti fa morta.1
MILA.
No, no. Dio ml <vede. Ho temttfo,
ho amuio spawento di dentro.
Dimmi, dimmi: chi dunque? Rispondi',
per Dio e per Vanima, tua.1
ORNELLA.
essano ancor ci mori,
ma. tutii it lutto si fa.
del ca.ro che anda.rsene voile
in ruina. del capo suo.
Perb se wedessi tu quella.f
se ta la, mia. madre vedessi,
tremito ti prende. Per noi
venne la, state nera., venne
1'a.utunno ama.ro intoscato,
ch6 piin tristo Vanno bissesto
non potewa. a. noi essere. Puref
quand'io chiusi la. porta. a, salvarti,
in ruina, del capo miof
13
98 LA FIGLIA DI IORIO
tu non parevi gia dispietata,
ttt che ci pregavi pieta.
E hi mi dimandasti il mio nome
per volermi in lode nomarel
E al mio nome e fatta vergognamane e sera nella mia casa,
e <uituperata e cacciata
io sono in disparte, ch ognuno
grida: "Eccola dttnque colei
che mise la spranga alia porta
perche" dentro restasse il malanno
appiattato nel focolare.,,
E pib non posso. E dico: "Piuitosio
ca<vate le vostre coltella
e a pezzi stracciatemi.,, Qttesta
e la mercef Mila di Codra.
MlLA.
E givsto, & givsio che ttt
mi percuota, e givsto che ta
m'abbeveri in qaesta amarezza,
con questo patimento accompagnila mia colpa nel mondo di gtd.
Forse per me il sasso e la stipa
e la paglia e il legno insensato
parleranno, e VAngelo mato
che al fratel tuo e <vi<vo in quel ceppo
e la Vergine senza il svo Ittme
parleranno; e non io parlerd.
Atto II. - Scena. IV 99
ORNELLA.
\reataraf ora sembra die a, te
ranima tua sia westimento
e ch'io possa toccarla stendendo
verso te la mia mano di fede.
Or come tu sat tanto mate
gettare alia genie di Dio?
Se Vienda nostra <vedesst,
tremi tutta. Fra poco la pelle
le si schianta su I'ossa per Varido,
e le sue genome piti bianche
son che i denti nella sua bocca.
E, come cade<va la prima
pioggia, sabato, mamma ci disse
piangendo: "Ecco, ecco, ora sen <va,
nella frescura si piega e si disfa.,,
Ma non piange il mio padre: il suo fiele
ei mastica senza far motto.
Gli s'invelent la ferita.
La resipola trista to colse
(San Cesidio e San Rocco ci gttardil)
e nellf
enfiagione la bocca
gli tascib per di e notte latrare.
Tutto tm fuoco scuro eragli il capo.
E incanito le grandi biasteme
ei facea, da scttoter la casa;
e not sbigotti'vamo... Tu batti
i denti, creatura. Hat la febbre,
che cost ti ricorre riprezzo}
tOO LA FIGLIA DI IOPTO
MlLA.
empre, a, calaia. di sole,
m'enira. addosso it freddo; ch6 usa.
non sono alia, sera, dei monti.
A quest'ora, s'accendono i fuochi.
Ma, parla., parla senza pteia.
ORNELLA.
\eri da. an motto compresi
ch'ei s'era. messo in pensiero
di salire quassit allo stazzo.
Tornar non to <vidi iersera.,
e il sanguc mi si fermb.
Allora. apprestai qvesta cbscina..
M'aiatarono le mie sorelle;
ch6 ire siamo, na.te di madre,
tutte e ire segnaie al dolore.
E stanotte lasciai V'
Acquanova.,
passai il fiume alia, scafa,,
e la. montagna pigliai...
Ah, creatura di Cristo,
a. questa pena. non reggo.
Che posso io fare per te?
Or tu tremi pld malamente
che quando eri presso il camino
e i mietitori incani<vano.
MlLA.
E tu Vhai scontrato? Tu sat
Atfo II. - Scena IV 101
die venuto egli & alto stazzo?
Set certa, Ornella, set certa?
ORNELLA.
on I'ho prt> <veduto. Ne so
s'egli siasi partito per monie.
So che anco awva faccendaal Gionco. E forse non <vtene.
Non isbtgottire! Ma sentimi,
sentimi. Per I'anima tua
salvare, Mila di Codra,
abbi pentimento e rimu&vi
qttesto malificio da not.
Riddnaci Aligi: e con Dio <vaiti,
che abbia misericordia di tel
MILA.
orella d'Aligi, contenta
sempre sono a te d'vbbidire.\
E giusto che tu mi percuota,
me femmtna mal<vagia, me figlia
di magof svergognata sortiera,
che per carita supplicai
alia <viatrice di Cristo
che tin poco d'olio mi desse
da ntttrire una. lampana santal
Forse dietro a me I'Angelo piangeun'altra <volta; e forse le pietre
per me parlerannof ma to
102 LA FIGLIA Dl 10RIO
non parlerb. Soltanto, pel nome
di sorella, ti dico (se it vero
non dico, in questo panto sobbalzi
da.Ua, fossa, la. madre mia cara
e pe' capegli prendami e in nera
terra mi sbatta e testimonio
faccia contro la figlia bugiarda)
soltanto ti dico: lo son senza
peccato inverse il fratel tuo.
Te lo dico: Innanzi al giaciglio
del fratel tuo, sono monda.
ORKELLA.
Dio possente, miracolo fail
MILA.
E questo e Vamore di Mila,
questo e I'amor mio, gio<vanettaf
Altra cosa non parlerb.
Contenta sono a te d'ubbidire.
Sa le sue <vie la figlia di loriof
e incamminata gia s'era
Vanima sua, prima die tu
venissi a chiamarla, o innocente*
E non diffidare, sorella
d'Aligi, che non hai d'onde.
ORNELLA.
\ede ho piu ferma che pietra.
Tra ciglio e ciglio t'ho vista
la verita. E U resto e caligine.
Atto II. - Scena IV 103
E io poverelta mi sperdo.
Per cib it bacerb i tuoi piedithe sanno le vie, umilmente.T*accompagmrb ml viaggiocol mio compianto nascosto;
pregherd che ft st'eno contati
tutti i tuoi passi e ti sia
rallentato il dolore ad ognuno.E la pena che abbiamo patitanon prii la metterb sopra te.
Non giudicherb la sciagura.Non giudicherb Vamor tuo.
Poicht ta inverse fratelmosei senza peccato, in cuor mioti chiamerb la mia suora,
la mia suora sbanditaf e vederti
*vo' talvolta nef
sogni dell alba.
MlLA.
\h, coricafa gia fossi
su la terra nera con chiusi
gia gli occhi, e fossero quesiele ultime parole da meudite in promessa di pace!
ORNELLA.
er la vita tua ho parlato.
E t'ho recato il consblo,
che almeno nel primo camminonon ti manchi un po* di viatico.
104 LA FIGLTA DI IORIO
Per te apprestai quests, coscina,
col mangiare e col bere (ora I'olio
versatoDf ma, un fiore non misi,
perdonami, che non sapevo...
MILA.
\n fiore turchino, I'aconito,
messo non me I'hai nella cbscina;
e messo non m'hal n& il lenzuolo
ta.glia.to nella tela tessata
in quel tuo telaio che vidi
tra il focolare e la portal
ORNELLA.
Mila., aspetta I'ora da Cristo.
Dov'e il fratello? Atlo stazzo
non eraf dianzi.
MILA.
Tornera, certo, prima di notte.
Bisogna ch'io m'affretti, bisogna.
ORNELLA.
on vuoi tu rfoederlo? parlargli?
Dove andrai tu di notte? Rimanti
e anch'io mi rimarrd nel ricefto,
e dinanzi al dolore saremo
not ire. Poi all'alba tu andrai
per la tua eoiaf not per la nostra.
Atio II. - Seen* V 105
MlLA.
\on gia lunghe te notti. Bisognach'io m'affretti. Non sai.
Te lo dico: da. tut anche m'ebbf
il viatico, che non sf puddare due volte. Addio. Vagli incontro,
cercato: ora e certo atto stazzo.
Trattienilo intanto; raccontagli
quel che si soffre laggib.
E ch'ei non m'insegual Ma in via
nascosta sard. Benedetta,
sempre benedetta! Sit dolce
at suo dolore come at mio fosti.
Addio, Ornella, Ornella, Ornellal
Ella cosl parlando si ritrarra di continue verso
I'ombra del fondo; mentre la giovanetta, soffb-
cata dal singulto, si allontanera fuggendo. Riap-
parira sul limitare la vecchia dell'erbe. Ancor si
udra, ma sempre piii fievole, il cantare dei pel-
legrini giu per il valico.
SCENA QUINTA.
ANNA ONNA entrera, arrancando, poggiata alia sua
stampella, con la sua sacca di semplici penzolonisul ventre.
ANNA ONNA, affannata.
L'ha liberate, donna del piano,
I'ha liberato! Di dentro
u
106 LA FIGL1A Dl IORIO
cacciato gli ha le dimonia
Cosma, all'ossesso. Egli & santo.
Ha dato an gran grido di toro
it giovine, e caduto e di colpo
come se scoppiato gli fosse
it suo petto. Udito non I'hai
fin qtti? Ora dorme sit I'erba,
ora dorme profondo; e i pasfort
git stanno dfintorno a guatarlo.
Vieni, <oieni e lo <uedi anche tu.
Ma dove set, che poco ti scopro?
MILA.
Anna Onna, fa dormir me!
Vecchia mia, ti do quella cdscina
che plena e di mangiare e di bere...
ANNA ONNA.
Chi era colei che fvggiva?
Trafugato t'ha it cuore del petto,
che tu la chiamavi cosrV
MILA.
\ecchia, ascolta. Ti do quella cdscina
piena, chfe posata la in terra,
se per farmi dormire mi dai
di quei semi neri che sat...
di iosciamo... Pot va, mangia e bevi.
ANNA ONNA.
Non ne ho, non ne ho piu nella sacca.
Atto II. - Scena V 107
MlLA.
er giunta la, pette di pecoradove oggi hat dormito ti do
e fa di quells coccole dammirosse che sai... bacche di nasso...
Pot wa, satdllati e cionca.
ANNA ONNA.
Non ne ho, non ne ho pit* netta sacca.
Adagio un po', donna del piano,
adagio adagio, col tempo.Pensaci un giorno un mese e un anno,
ecchia mia, e per giunta ti doun fazzoletto a saltero
e di pannotano tre braccia,
MlLA.
se mi dai di quelle radid
che vendi at pastori, di quelle
che ammazzano subito i lupi...
le barbe dett'erba luparia...
Pot va, e raccdnciati I'ossa..
ANNA ONNA.
Non ne ho, non ne ho piu netta sacca.
Adagio un po', donna del piano.Col tempo c'e sempre guadagno.Pensaci un giorno un mese e un anno.
Con I'erbe di Madre Montagnasi guarisce ogni male e malanno.
108 LA FIGLIA DI IORIO
MlLA.
Ttt non wuoi? Bene, to ie la strappo
la tva sacca e dentro la frugo
e quel che mi giova ml prendo.
Tentera di strappare la sacca alia vecchia bar-
collante.
ANNA ONNA.
No, no. Tu mi rubi, a me vecchia,
mi fai forzal A me cavera gli occhi
il pecoraio, a pezzi mi siraccia...
S'udra un passo e apparira 1'ombra d'un uomoal limitare della spelonca.
Ah, sei tv, Aligi? sei tu?
Gvarda la forsennata che fa!
SCENA SESTA.
MILA DI CODRA lascera cadere la sacca strappata
alia vecchia; e guardera 1'uomo sopraggiunto, alto
nel campo del chiarore. Ma, riconoscendolo, git-
tera un grido e si rifugera neH'ombra del fondo.
Allora LAZARO DI Roio entrera, in silenzio, por-
tando una corda awolta al braccio, come un bi-
folco che abbia sciolto il bue. Si udra sonare sul
sasso la stampella frettolosa di ANNA ONNA an-
data in salvo*
LAZARO DI Roio.
emmina, non a*oere paura.
Lazaro di Roio e venato
ma senza portare la falce;
Atto II. - Scena VI 109
ch6 a pena di tatione
obbtigarti non vuole. Ca<vato
piu che un foncia di sangue gli fu
sul campo di Mispa; e tu sat
la cagion delta sciarra e la fine.
Che tu gli renda oncia per oncia
non vuole, se bene gli brucia
la cicatrice net capo.
enna nera e fronda d'uli'vo,
olio forte e filiggine di camino,mane e sera, sera e mane
per la resipola canel
Rider d'un riso breve e crudo.
E, dov'era colcato, sentiwa
piangere e lagnare le donne
non per lui ma st pel pastore
magato da una magatdasu la montagna distante.
Certo, femmina, mate scegtiesti.
Ma s'e rifatto it mio sangue,e troppe attre parole non dico,
chi la lingua risecca m'e gia;ed e sempre I'istessa cagione.
Or tu werrai meco senz'attre
parole, figlia di lorio.
Ho quaggiu I'asina e it basto
e anco una. corda di canapae una di sparto, Dio grazia.
110 LA F1GLIA Dl IORIO
Mila restera immobile, addossata alia roccia, senza
rispondere.
at tu inteso, Mila. di Codra?
mutola e sorda set faita.?
Or to te lo dico con pace:
ben so come fu quella <volta
dei mietitori di Norca.
Se pensi di star contra mesit ristesse dtfese, t'inganni.
Qui non <v'e focolare, n6 v'e
parentado; ne Santo Gtcwannt
sttona la campana a salute.
To muofuo ire passi e ti prendo.
E due buoni compart ho con meco.
Per cid, te lo dico con pace,
t'e meglio farti grado di quello
a che la necista ti costringe.
MILA.
he <vuof tu da me) Sopraggiuntoset quando la morte era la,
che s'e traita da parte a lasciarti
entraref e rtmasta e pur la.
Raccatta quella sacca. V'e dentro
radica da ammazzar died lupi.
E tu Ugamela alia mascella
tu stesso, che" to di buona bocca
dentro <oi mangerb - tu <vedrai -
come la giumenta che trita
Atto 11. - Scena VI
la. stta biada. Pot anche meraccattami fredda e sttl basto
mettimi traverse legata
con le tue corde e mandami gibcon I'asina innanzi al bali<vo
dicendo: "Ecco la svergognatasortiera! ,, E m'ardano it corpo,
e <vengan le iue donne a guardaree si rallegrino. Forse
una caccera la sua manonelle flamme senza bruciarsi,
per trame fuora il mio cttore.
Lazaro, alia prima incitazione, avra raccattata la
sacca dei semplici e scrutata. La gittera dietro a
s6 con diffidenza e dispregio.
LAZARO.
hf ah, tu mi wot tendere tin laccio.
Chi sa a che agguato mi iiri.
Nella voce ti sento I'insidia.
Ma to ti prendero net mio cappio.
Egli fara un cappio alia sua corda.
Ne" morta n& fredda ti woleLazaro, per la Dio grazialMila di Codra, wendemmia<vuol fare con te, quest'ottobre.
Acconciate gia son le sue Una.
Uuwa <vaol pigiare con te
Lazaro e azzttffarsi col mosto.
//2 LA F1GLIA Dl 10RIO
Si avanzera verso la donna ridendo bieco. Mila
si terra pronta a sfuggirgli. L'uomo la incalzera.
Ella balzera di qua e di la, ma senza scampo.
MILA.
Non mi toccarel Abbi <vergogna+
II tuo figlio e dietro di ie.
SCENA SETTIMA.
AJLIGI apparira sul liraitare. Scorgendo il padre,
perdera ogni colore di vita. LAZARO s'arrestera
per volgersi a lui. II padre e il figlio si guarde-
ranno fisamente.
LAZARO.
Che c'e egli, Aligi? Che e?
ALIGI.
Padre, come siete wenuto?
LAZARO.
ucchiato it fu il sangue, che sei
sbiancato cost? Te ne coli
come il siero datla. fiscella,
pecoraio, per lo spa<vento.
ALIGI.
Padre, che volete <voi fare?
LAZARO.
Che vogtto to fare? Dimanda
riwolgere a me, non f'e lectio.
Ma ti dird che prendere <voglio
Atfo II. - Scena VII 113
la. pecora cordesca nel cappio
e trarla dove pid mi talenta.
Poi givdicherd del pastore.
ALIGI.
Padre, non farete voi qttesto.
LAZARO.
ome ardimento hat di le<vare
it viso inverse me? Ttt bada.
ch'io non te I'arrossi di subito.
Va e torna allo stazzo, e rimanti
con la tua mandra. dentro la rete
finche" io non <venga a cercarti.
Per la vita tua, obbedisci.
ALIGI.
adre, tolga il Signore da mech'io non <vi faccia obbedienza.
E voi gittdicare potete
del ftgliuol vostro; ma, questa,
creatura lasd&te in disparte,
lasdatela piangere sola.
Non I'offendete. E peccato.
LAZARO.
\h menteccato di Diol
Di quale santa tu parli?
Non vedi (ti cascassero gli occhi)
non vedi che costei ha 'di sotto
le sue palpebref intorno il suo collo
15
114 LA FIGLIA DI IORIO
i seite peccati mortali?
Certo, se la. wedono i tuoi
montoni, la. cozzano. E ttt
hai temenza ch'to non I'offendal
lo H dico che la carrareccia
della strada maestra assai meno
delle costei vergogne e battuta.
ALIGI.
Se non mi fosse a. Dio peccafo,
se all'uomo non mi fosse misfatto,
padre, to <vi direi che di questo
per la. strozza. a<vete mentito.
Fara alcuni passi obliqui e si frapporra fra il pa-
dre e la donna, coprendo lei della sua persona.
LAZARO.
Che did? Ti si secchi la lingual
Mettiti in ginocchio e domanda.
perddno con la. fa.ccia per terra.,
e non tfardire pfo di levarti
innanzi a me, ma carpone
vattene e statti cot cani.
ALIGI.
// 5'ignore sia giudice, padre;
ma questa creatura alia <vostr&
ira non posso lasdare,
se vivo. H Signore sia giudice.
Atto II. - Seen* VII (15
LAZARO.
lo ti son giadice. Chi
sono to a. te, pel tuo sangue?
ALIGI.
Voi siete il mio padre a. me ca.ro.
LAZARO.
sono il iuo padre; e di te
far posso quel che m'aggrada,
perche tu mi sei come il hue
della mia stalla, come il badile
e la. <vanga. E sfio pur ti <voglia
passar sopra con I'erpice, il dosso
diromperti, be', questo e ben fatto.
E se mi bisogni al coltello
tin manico ed to me lo faccia
del tuo stincof be', questo e ben fatto;
perch^ to son padre e tu figlio,
intendi? E a me data e su te
ogni potesta, fin dai tempi
dei tempi, sopra ttttte le leggi.
E come to fui del mio padre,
tu sei di me, financo sotterra.
Intendi? E se del cer<vello
questo H cadde, to tel riduco
in memoria. Ingindcchiati, e bacia
la terra, ed esci carpone,
e <va senza <volgerti indietrol
116 LA FIGLIA DI IORIO
ALIGI.
Pa.ssa.iemi sopra con I'erpice
ma. non toccate la. donna..
Lazaro gli s'accostera, senza piu contenere il fu-
rore; e, levando la corda, lo percotera su la spalla.
LAZARO.
Gtd, gib, cam, mettitt a. terra,!
AHgi cadra su i ginocchi.
ALIGI.
I ceo, padre mio, m'inginocchio
dinanzi a. <ooi, bacio la terra.
E al nome di Dio <vt<vo e <oerot
pel mio primo pianto di quando<vi nacqui, di quando prendeste
me non ancora fasciato
nelle <vostre mani e m'alzaste
verso il Santo Volto di Cristo,
to vf pregof <oi prego, mio padre:
non calpestate cost
il cvore del figlio dolentef
non gli fate quest'onial VI prego:
non gli togliete il stto fame,
non lo date alia branca del fatso
nemico che gira dfintornol
Vi prego, per VAngelo muto
che <uede e che ode net ceppol
Atto II. - Scena VII 117
LAZARO.
Va., va, esci fuori, esci fuori,
e dopo ti giudicherb.
Esci fuori, ti dico. Esci fuori.
Crudelmente egli lo percotera con la corda. Aligi
si sollevera tutto tremante.
ALIGI.
]/ Signore sia giudice, e giudichi
fra *ooi e me, e vegga, e mi faccia
ragione; ma, to sopra. vot
non metterd la mia. ma.no.
LAZARO.
Maledeiiol T'a.ppicco il ca,pestro...
Gli gettera il cappio per prendergli il capo; ma
Aligi schivera la presa afferrando la corda e to-
gliendola al padre con una stratta improvvisa.
ALIGI.
Cristo Signore, a,iutami ftt,
ch'io non gli metta addosso la. ma.no,
ch'to non faccia qvesto al mio padreI
Furente, Lazaro correra al limitare chiamando.
LAZARO.
lenne, o tu, Femo, venite,
<venite a <vedere costui
quel che fa (lo freddasse una serpel).
Portate le corde. Invasato
t per certo. Minaccia il suo padre!
It8 LA FIGLIA DI IORIO
Accorreranno due bifolchi membruti, portando le
corde.
'ribellato costuil
Maledetto fa sin net venire
e per tutti i suoi giorni e di Ik.
Lo spirito malo gli e entrato.
Guardatelo, senza pib sanguela faccia. lenne, tu prendilo.
Femo, hat la corda, ttt legato.
Legateto e gettatelo fuori
che" io non mi voglio macchiare.
E correte a chiamare qualcuno
che I'escongiurazione gli porti.
1 due bifolchi si getteranno su Aligi per sopraffarlo.
ALIGI.
\ratelli in Dio, non fatemi questol
Non ti perdere I'anima taa,
lenne. TV riconosco. Di ie
mi rammento, quand'ero bambino,
che <oenni a raccoglier Voli've
nel tao campo, lenne dell'Eta.
Mi rammento. Non farmi quest'onta,
non vituperarmi cost!
I bifolchi lo terranno serrato e cercheranno di le-
garlo, trascinandolo, mentre egli si divincolera.
Ah, cane I Di peste perissil
No, no, no! Mila, Mila, corri,
prendimi la un ferro. Mila I MilaI
Atto II. - Scena VIII 119
Si udra ancora la sua voce rauca e disperata, men-
tre Lazaro chiudera a Mila lo scampo.
MILA.
\ligi, Aligi, Dio ti <va.glial
Dio it 'vendichil Non disperare.
Forza non ho, forza non hid.
Ma, finch.6 m'e in bocca il mio fiato,
sono di te, soo per tel
Abbt fede. L'aittto 'verrk.
Fa. cuore, Aligi. Dio H <va.glia,l
SCENA OTTAVA.
MILA stara con gli occhi fissi a quella parte, con
Torecchio teso per cogliere le voci. Nella breve
tregua, LAZARO scrutera la caverna insidiosamente.
Si udra in lontananza il cantare di un'altra cora-
pagnia trapassante pel valico.
LAZARO.
emmina,t or hat tu <veduto
che il padrone son io. Do la legge.
Rimasta set sola con meiSi comtncia a far sera; e qui dentro
e gia quasi notte. Paura
non a<vere, Mila di Codra,ne di qttesta mia. cicatrice
se accesa la <vedi, che ancora
mi ci sento batter la febbre...
Accdstati. Consunta, mi sembri.
120 LA FIGLIA DI IORIO
Nel giaccio del pecoraio
non avestt per certo la grassa
pasciona. Da me tu potresti
a<verlaf se tu la wolessi,
alia pianurat ch Lazaro
di Roto e capoccio fornito...
Ma che guati per la? che aspetti?
MILA.
Nulla aspetto. Non wiene nessuno.
Vigilera, nella speranza di vedere apparire Or-
nella per salvazione. Dissimulando e temporeg-
giando, tentera d'ingannare 1'uomo.
LAZARO.
Set sola con me. Non avere
paura. Ti set persuasa?
MILA, lentamente.
Ci pensOf Lazaro di Roto,
ci penso, a quel che prometti...
Ci penso. Ma chi m'assicura?
LAZARO.
Non ti scostare. Mantengo
quel che prometto, ti dico,
se Dio mi da bene. Vien qua.
MILA.
E Candia della Leonessa?
Aito II. - Seen* VIII 121
LAZARO.
Metta amara saliva, e con quella
bagni il filo di canapa e torca.
MILA.
E tre figlie tu hat nella casa,
e la nuora. Non mi confido.
LAZARO.
Vien qua. Non H scostare. Qua, senti:
ho <vnti ducati cutiti
dentro la pelle. Li <vuoi?
Palpera 1'orlo della sua casacca di pelle di capra.
Poi se la togliera di dosso e la gettera per terra,
ai piedi della donna.
Tienil Non It senti che suonano?
Sono wtnti ducati d'argento.
MILA.
Vo* prima wedere; <vof
prima
contare, Lazaro di Roio.
Ora prendo le forbid e sdrucio.
LAZARO.
Ma che guati? Ah, magalda, tu certo
preparando mi <vai qttalche sorte,
e tenermi a bada ti credi.
Egli Tassalira per prenderla. La donna gli sfug-
gira nell'ombra, andra a rifugiarsi presso il ceppodi noce.
16
LA FIGLIA DI IORIO
MlLA.
Nol No! Not Lasdamil Lasdamil
Non mi toccare. Ecco, <vienel Ecco, <viene
la. tva figlia... Ornella ora <viene.
Ella si aggrappera all'Angelo perdutamente, per
resistere alia violenza.
No, no I Ornelta., Ornella, aiutol
D* improvviso, alia bocca della caverna, apparira
Aligi disciolto. Vedra il viluppo nell'ombra. Si
precipitera contro il padre. Scorgera nel ceppo ri-
lucere 1'asce ancora infissa. La brandira, cieco di
orrore.
ALIGI.
Lasciala, per la vita tual
Atto II. - Scena. VIII 123
Colpira il padre a morte. Ornella, sopravvenuta, si
chinera a riconoscere nell'ombra il corpo stramaz-
zato a pie dell'Angelo. Gittera un gran grido.
ORNELLA.
Ahl E to t'ho sdoltol E to i'ho scioltol
i vedra un* aia grande ;e al fondo una
quercia venerabile per vecchiezza; e, die-
tro il tronco, la campagna limitata dai
monti, solcata dalla fiumana. Si vedra a manca
la casa di Lazaro, la porta aperta, il portico in-
gombro di strumenti rurali;a dritta, il fienile,
il frantoio, il pagliaio.
SCENA PRIMA.
II cadavere di LAZARO sara steso sul nudo suolo,
dentro la casa, poggiato il capo a un fascio di ser-
menti, secondo il costume. E le LAMENTATRICI gli
staranno dintorno inginocchiate. Di loro una in-
tonera, 1'altre in coro voceranno;e per fare il la-
mento si chineranno 1'una verso 1'altra tenendo
fronte con fronte. Sotto il portico, fra 1'aratro e
il tino, staranno le donne del parentado, e SPLEN-
DORE e FAVETIA. Piu oltre, VIENDA DI GIAVE sara
seduta su una pietra, con Taspetto di una mo-,
rente, confortata dalla sua madre e dalla sua ma-
trina. Sola ORNELLA sara sotto Talbero, con lo
128 LA FIGL1A DI IORIO
sguardo rivolto verso il sentiero. Tutte in gra-
maglia.
IL CORO DELLE LAMENTATRICI.
\esa Crisio, lesu Crisio,
I'hai possuto sofferirel
D'esia morte scellerata
dovia Lazaro morirel
S'e veduto a <vetta a <veita
iutto 'Imonie isbigottire.
S'e weduto in del lo Sole
la sua facda ricttoprire.
Ahi, ahil Lazaro, Lazaro, LazaroI
Ahi, che pianio si piange per tel
Requiem aeternam dona ei, Domtne.
ORNELLA.
\ra vienel Ora <viene! Si <vede
lo stendardo nero, e la pofoere.
Sorelle, sorelle, pensaie
alia madre, che si prepari...
che il cuor non le scoppi... Fra poco
viene. Ecco, laggib alia svolta,
lo stendardo nero apparito!
SPLENDORE.
Maria della Pieta, pel tvo Figlio
messo in croce, ttt sola puoi dirlo
alia madre, e ta parlale dentrol
Alcune donne esciranno del portico a guardare.
Atto III. - Scena I 129
ANNA DI BOVA.
E il cipresso del campo a Fiumorbo.
FELAVIA SESARA.
I'ombra del nwvolo in terra..
ORNELLA.
Non e ne" il cipresso ne" I'orribra
del nuvolo, donne. To lo <vedo:
n& il cipresso n& il nu<volo, ahime.
Lo stendardo e del Malificio,
che l'a.ccompa,gna,. Ora. <viene,
per il commiato di morte,
per a<ver dalla. ma.dre la. tazza,
del consblo e andarsene a Dio.
Ah perche1
non moriamo not ttttte
dietro a. lui} Sorelle, sorellel
Le sorelle si volgeranno alia porta e guateranno.
IL CORO DELLE LAMENTATRICI.
\estt Iesaf meglio era
ch'esfo tetto si sfacesse.
Ahi che troppo e gran doloref
Candia della Leonessaf
I'uomo iuo su nttda terra,
e guancial non gli e permessol
Solo un fascio di sermenti
sotto il capo gli fv messol
Ahi, ahil Laza.ro, Lazaro, Lazarol
Ahi, che pena si pena per tel
Requiem aeternam dona ei, Domine.
17
130 LA FIGLIA DI IORIO
SPLENDORE.
\avetta., <va tu; <oa e parla.
Va iu; e le tocca una spalla,
ch'ella. senia e st <volga. Seduta
su la pletra del focolare
sta, fisat e ciglio non muove,e par che non *oeda e non oda,
e pare sia tutta ana pletra.
Vergine di misericordia,
non le togliere il senno, alia miseral
Fa che ci guardi e negli occhi
nostri si riconosca la miseral
Ma io cuore non ho di toccarla.
E chi le dira la parola?
Sorella, va e dille: Ecco <viene.
FAVETTA.
io non ho cuore. Ho spavenfo.
Non me la ricordo com'era.a
e n6 mi ricordo la <voce
com'era prima che fossimoin doglia. Incanutita s'e tuita,
e ogni ora pib bianco diventa
il suo capo. Mi pare che nostra
non sia pti; mi pare dtstante,
e che stia seduta su quella
pietra da cent'anni e per altri
centfannif e pib non si ricordi
di noi... Vedete, <vedete
Atto III. - Scena I 131
come tien chiusa la. boccal
Piu chiusa. di quella. ch'e fa.Ha.
muta. per sempre la. in terra.
Come dunque parlore potra,}
lo non la. tocco, to non le dico
"Ecco ^tene,,. Se si scuoie,
cade, stramazza. Ho spatoenio.
SPLENDORE.
Ah perchi siamo nate, sorette?
Perch6 ci partori nostra madre?
Ci prendesse iutte in an fascio
la. morte, ci portasse con sl
IL CORO DELLE PARENTI.
Ah che pieia, creaturel
Che pieia. di voi, creaturel
Su, fate cuore, che Dio
*oi rialzera, se <v'ha, stronche.
Dio <vi da. la. trista, vendemmia,
ma forse I'oliva, sara.
meno scura.. Abbiate fidanza.
E c'e una. che forse e piti misera,
di wot, c'e ana. che stama.
nella sua. casa,, in mezzo al sao pane,
qai entrb, s'addormi, si sveglid
a sorte perversa., e non ebbe
piu bene e si maore: Vienda.
E gia. nel mondo di la..
E qaella. non si la.gna. e non lacrima..
J32 LA FIGLIA DI IORIO
Ah che pieta delta, came
cristianaf delta vita nostra,
di tutta la genie che nasce
dolora trapassa e non sal
ORNELLA.
\cco >viene Femo di Nerfail bifolco, <vtene correndo.
E lo stendardo s' fermoal Tabernacolo bianco.
Sorelle, wolete ch'io stessa
<oada e la parola le porti?
Ahime, forse non si rammenta
quel che bisogna. Ma, Dio
liberi, se pronta non e
ed ei sopraggiunge e la chiama
e all'improwiso ella ode la woce,
allora certo il cttore le scoppia.
ANNA DI BOVA.
Ah che certo il cuore le scoppia,
Ornellaf se tu <vai e la iocchi.
Hat la mala Centura con te;
e tu fosti a chiuder la porta
e tu fosti a sciogliere Atigi.
CORO DELLE LAMENTATRICI.
chi lo lasci I'aratro,
oh Lazaro, a chi lo lasci}
Chi ti <vanga il campo tuo,
Atto III. - Scena 1 133
la. tua mandra chi la. pasce?Padre e figlio I'Inimico
ha. pigliato con an laccio.
Morte infame, morte infame,corda e sacco e ferro d'ascel
Ahif ahil Laza.ro, Lazaro, Laza.ro /
Ahif che scempio si pate per te!
Requiem a,eternam dona, ei, Domine.
Apparira il bifolco ansante.
FEMO DI NERFA.
ov'e Candia.j> Figlittole del Morto,
il giudizio e fatto. Baccate
la pol<veref prendete la. cenere.
II Giudice del Malificio
ha, dato sentenzia finale,
e ttttto il popolo e giustiziere
del parricida e I'ha nelle mani.
Ora il fratel <vostro lo portano
qui, a pigliar perdonanza
dalla madre stta, che la madre
la tazza gli dia del consblo,
prima che la mano gli taglino,
prima che nel sacco lo serrino
col can mastino e lo gettino
al -fiume in dove fa gorgo.
Figliuole del Morto, baciate
la potoere, prendete la cenere.
t34 LA FIGLIA DI IORIO
E Nostro Signore Gesu
abbia pieta del sangue innocente!
Le tre sorelle correranno 1'una verso 1'altra e si
stringeranno insieme, capo con capo, restando nel-
1'atto. Si udra a quando a quando il rullo sordo
del tamburo funereo.
MARIA CORA.
Femo, e perche I'hat ttt detto?
FEMO DI NERFA.
Dov'e Candia the non apparisce?
LA ClNERELLA.
Stt la pietra del focolare,
e la: non fa segno n6 motto.
ANNA DI BOVA.
E nessvno si ardisce toccarla.
LA ClNERELLA.
Ne hanno spavento le figlie.
FELXVIA SESARA.
E ttt, Femo, hat testimonial?
LA CATALANA.
E Aligi Vacoesti coicino?
E, innanzi al giudice, che disse?
MONICA DELLA COGNA.
Che disse? che fece? Urla mise
e di6 nelle smanie il meschino?
Atto III. - Scena I 135
FEMO DI NERFA.
empre ginocchione si siette
e si guardava la mano.
E dice-va ogni tratto: "Mea culpa.,,
E innanzi a s6 baciava la terra.
E aveva un <vfso vmile e pio
cost che pare<va innocente.
E rangelo intagliato nel ceppo
era la con la macchia di sangtte.
E molti piangeeoano intorno.
E ialuno diceeoa: "E innocente.,,
ANNA DI BOVA.
E la mala femmina Mila
di Codra ritrovata non fu?
LA CATALANA.
La figlia di lorio dov^e?
Non se n'ha novella? Che sai?
FEMO DI NERFA.
Cercata per gli stazzi ftt motto
ma nessuna traccia lascid.
I pastori non I'hanno <vedata.
Solo Cosma, il santo del monti,
dice averla vedtita e che in qualche
forra e andata a gittar I'ossa sue.
LA CATALANA.
La trd<vino i corvi ancor tvieoa
e gli occhi le btcchino, i lupi
la trdvino <vi<oa e la siraccinol
136 LA FIGLIA Dl IORIO
FELAVIA SESARA.
E sempre rinasca allo strazio
la came stta maledetta!
MARIA CORA.trV / i ,.. / -. fJf^^^J^I
Tacit tad, Fela&ia. Silenziol
Silenziol Candia s'e alzataf
cammina, ora <viene alia soglia,
ora esce. Figliuole, figliuole,
s'e alzata. Reggeiela <voi.
Le sorelle si scioglieranno e andranno verso la
porta.
IL CORO DELLE LAMENTATRICI.
andia delta Leonessaf
dove <vai? Chi t'ha chiamata?
Sigillata e la iua bocca,
il tvo piede catenate.
Lasci dietro a te la morte
e t'imbatti nel peccatol
Unque wait unque ti woltit
il cammino e disperato.
Ahif ahit cenere misera, ahi <ved<yvat
ahi madrel lesu Iesuf pietal
De profundis clamavi ad tef Domine.
La madre apparira su la soglia.
SCENA SECONDA.Le figlie faranno 1'atto di sostenerla trepidando.
Ella le guardera attonita.
Aito 111. - Scena II 137
SPLENDORS.
Madre caraf ti set levata. Forse
ft bisogna qualcosa, ttn sorso almeno
di win moscaio, an po' di cordiale?
FAVETTA.
E screpolato t'e it labbro tuo caro
dalla secchezza. Vttot che ft si bagni?
ORNELLA.
Mamma, fa cuore. Siamo qui con ie*
Alia pro<va ptti irista Iddio ti chtama.
CANDIA DELLA LEONESSA.
E d'una iela <viense tanta trama
e d'ana fonte viense tanto fittme
e d'una quercia wiense tante ramee d'una madre tante creature I
18
(38 LA F1GLIA DI IORIO
ORNELLA.
Mamma, la. fronte ti coce. Oggi & un tempoche fa. afa; e t'e grave questo panno.
Tvtfo in svdore t'e it tuo caro <viso.
MARIA CORA.
Gesv Gesu, che non esca di sennol
LA ClNERELLA.
Vergine, che il farnetico le passil
CANDIA.
E tanto tempo che non ho cantato,
non so se la ritrovo I'aria mia.
Ma oggi e <venardi e non si canta;
il Signore s'e messo in penitenza.
SPLENDORE.
madre miaf dove set con la mente?
Gttardi e non ci conoscil Qual pensiero
ti trae? Misere not, che e mat questo?
CANDIA.
Questo & il pianeta e questo e il Sacramento,
e questo e il campanile di San Biagio,
e questo e il fiume e questa e la mia casa.
Ma chi e questa che sta su la porta?
Un terrore siibito assalira le giovanette. Si di-
scosteranno alquanto a riguardare la madre, e ge-
meranno sommesse.
ORNELLA.
Ahf sorelle, sorelle mie, perduta
Atto TIL - Scena II t39
Va.bbia.mol Anche la. madre nostra abbiamo
perduta! Escita & di senno, vedete.
SPLENDORE.
Sventura nostra I Maledette siamo
da, Dio. Siamo rimaste sole in terra!
FAVETTA.
donne, buone parenti, scavateci
la. fossa, accanto a quell'altra, e metteieci
tutte e tre gib, cost come siam
FELAVIA SESARA.
No, non isbigottite, creature}
ch6 la percossa le ha riversa Vanima,
Vha risospinta nel tempo di gia.
Lasciatela che s<vaghi; e pot ritorna.
Candia fara qualche passo.
ORNELLA.
Madre, mi senti? Dove <vuot andare?
CANDIA.
II core ho perso d'un dolce figliuolo,
or e trentatre giorni, e non lo trovol
L'hai tu wedttto, I'hai ttt riscontrato ?
lo sal Monte Cal<vario I'ho lasciato,
i' Vho lasciato sul Monte distantef
Vho lasciato con lacrime e con sangue.
MARIA CORA.
Ah, dice I'ore della Passione.
LA F1GL1A Dl IOR10
FELXVIA SksARA.
Lasciatela, lasciatela che dica.
LA ClNERELLA.
Lasciatela, che il cttore le si scarichi.
M6NICA DELLA COGNA.
Madonna, del Santo Venardi,
miserere di lei. Ora pro nobis.
Le donne del parentado s'inginocchieranno pre-
gando.
CANDIA.
Ecco e la Madre si mette in catnmino,
<viene alia vista del suo dolce figlio.
madre, madre, perche set venuta?
Tra la gente gittdea non i>'e salute.
Portato ttn braccio t'ho di pannolino
per ricuoprirti il iuo corpo ferito.
Deh portato m'a<vessi un sorso d'acqual
Figlio, non so n& strada n6 fontana;
ma, se la testa un poco puoi chinare,
una goccia di latte to ti <vo' dare;
e, se latte non esce, tanto spremo
che tutta la mia vita esce del seno.
madre, madref parla piano piano...
Ella s'arrestera per qualche attimo nella cadenza;
poi gridera d'improwiso, con una voce disperata
Madre, madre, dormii settecent'anni,
Atto 111. - Seen*. II 141
settecent''anni, e vengo di lontano,
Non mi ricordo piu delta mia culla.
Colpita dal suo stesso grido, ella si guardera in-
torno sgomenta, come risvegliandosi di sopras-
salto. Le figlie correranno a sostenerla. Le donne
si leveranno. Si udra piii presso il rullo del tam-
buro allentato.
ORNELLA.
Ah come trema, come trema tuttal
Ora <vien meno. Piu non regge I'anima.
Da due giorni e digiuna, e si s<vanisce.
SPLENDORE.
Mammaf chi parla in te? Chi senti tu
dentro parlarti, dentro le tue <oiscere}
FAVETTA.
Dacci ttdienza, poni mente a noi,
guardaci in <uiso. Siamo qui con te.
FEMO DI NERFA, dal fondo.
Donne, donne, e qui presso con la turba..
Lo stendardo ora passa la cisterna.
Portano anche VAngelo coperto.
Le donne si aduneranno sotto la quercia a guatare
verso il sentiero.
ORNELLA, a gran voce.
Madre, ora <viene Aligi, wene Aligi
a pigliar perdonanza dal tuo cuore,
(42 LA FIGLIA DI 10RIO
a. bevere la. tazza del consblo
dalle tue mani. S<vegliaii e sta. forte.
Maledetio non e. Col pentimento
il sacro sangtte sparso ei lo risca.Ha..
CANDIA.
E <vero, e <vero. Con le foglie trite
fa ristagnate it sangtte che colawa.
"Figlio Migi, t gli disse "figlio Aligi,
lascia, la falce e prenditi la. mazza,
faiti pastore e wa. sit la. montagna.,,
E fit gua.rda.to il suo comandamento.
SPLENDORE.
Hat bene inteso? II figlio Aligi a.rri'oa..
CANDIA.
E alia montagna de<ve ritornare.
Come farb? Le sue camicie nuo<ve
non ho finito di cucirgli, Ornella.1
ORNELLA.
Madre, andiamo. Fa qttesto passo. Vdlgiti.
Aspettarlo bisogna innanzi casa.
Donamogli commiato, a. lui che parte.
E pot ci colcheremo tutte in pace,
a. fianco a fianco, nel letto di giti.
Le figlie ricondurranno la madre sotto il portico.
CANDIA, tra se mormorando.
lo mi colcai e Cristo mi sognai.
Atto III. - Seen* II 143
Cristo mi disse: "Non aver paura.,,San Giovanni mi disse: "Sta sicuro.
L CORO DELLE PARENTI.
Oh che tarba di genie <viene dieiro
to stendardol Vien tutta la contrada.
lona di Mtdia porta to stendardo.
E che silenziof come a processionel- Ah che pietal Svl capo it <velo nero.
Le ritorte di legno atte sue mani,come pesanti, grosse come an giogol
E col camice bigio e i piedi scalzi.
Ah chi ci regge? lo metto faccia in terra
e chiudo gli occhi, e non voglio vedere.
Lonardo delta Roscia porta it sacco
di cuoio; Biagio Gudo, it can mastino.
Mettetegli net vino an pofdi radica
di solatro, che perda il sentimento.
Cocetegli nel vino erba morelta,
ch'esca della memoria e non s'accorga.
Va, Maria Cora, che sat medidna,atata Ornelta a fare il beveraggio.
Grande il misfatto ma grande il patire.
Ah che pietal Gaarda la genie, come& matal Viene tatta la contrada.
Han lasciato le vigne in abbandono.
Oggi ava non si coglie. Anco la terra
e a latto. Chi non piange? Chi non piange?Gaarda Vienda. Pare in agonia.
144 LA FIGLIA DI IORIO
Meglio per let, che ha perso conoscenza.
Meglio per lei, se non ode e non <vede.
Ahif che destino amarol Or e ire mesi
che vemmmo portando le canestre.
E il male che <vena, chi lo misttra?
Non <vi saranno lagrime per piangere.
FEMO DI NERFA.
Silenzio, donnel Silenziol Ecco lona.
Le donne si ritrarranno verso il portico. Si fara
gran silenzio.
LA VOCE DI IONA.
vedova di Lazaro di Roto,
o genie delta casa sciaguraia,
all'erta, all'erta I Viene il Penitente.
SCENA TERZA.
Apparira 1'alta statura di IONA con lo stendardo
funereo. Dietro di lui verra il parricida vestito
d'un camice, col capo coperto d'un velo nero, con
ambe le mani strette da pesanti ritorte di legno.
Un uomo gli stara da presso tenendo la mazza
pastorale istoriata; un altro avra la scure; altri
porteranno 1'Angelo awolto in un drappo e lo po-
seranno a terra. La turba si accalchera nello spa-
zio, tra 1'albero e il pagliaio. Le LAMENTATRICI,
trascinatcsi carponi alia soglia della casa, leve-
ranno il grido verso il morituro.
Atto III. - Seen* III 145
\L CORO DELLE LAMENTATR1CI.
iglio Aligi, figlio Aligi,
che hai fatto? che hat fatto?
Chi & questo insanguimdo?chi Vha COYco sopra it sasso?
E <venuta I'ora tua.
Nero it <vino del trapassol
Mano mozza, morte infame,
mano mozza, corda e saccol
Ahi, ahil Figlio di Lazaro, Lazaro
e morio, ahi ahif ucciso da tel
Libera, Domine, anirnam servt tut.
IONA DI MIDIA.
~]rist'a ief Candia della Leonessa.
Vienda di Giave, irist'a te.
Trtst'a voi, figlie del Morto, parenti.
II Signore abbia pieta di <ooi, donne.
Nelle mani del popolo rimesso
t Aligi di Lazaro dal Giudice
del Malificio, perche <vendicaia.
sia per le nostre mani questa infamia.
caduta sopra a. not, che d'una eguale
i vecchi nostrf non hanno memoria
e cost la memoria se ne perda,
per la Dio grazia, ne* figli de' figli.
Or t'abbiamo condotto il penitente
perche da. te la tazza del consblo
riceva, Candia della Leonessa.
19
146 LA FIGL1A Dl IORIO
Esdto egli & dalle <viscere tue.
T'& conceduto atzargli il veto nero,
accostargli alia, bocca il beveraggio,
ch6 motto amara. sara, la, sua. morte.
Salwm fac populum tattm, Domine.
Kyrie eleison.
LA TURBA.
Christe eleison. Kyrie eleison.
lona porra una mano su la spalla di Aligi per
sospingerlo. II penitente velato fara un passo verso
la madre; poi cadra su i ginocchi, di schianto.
ALIGI.
audato Gesti e Maria I
Ma, <voi ma.dre chiamare non piu
m'e dato, non pib benedire
m'e dato, ch6 la. bocca. e df
inferno,
quella, che da. voi succhib il latte,
che da. 'voi le sante orazioni
impa.ro nel timore di Dio,
e i comandamenti e la, legge.
Perche" tanto male co'ho reso?
Volonta. di dire m'e dentro;
ma. raiterrb la, mia. bocca.
la, pfa sventurata di tutte
le donne che hanno nutrito
il suo figlio, che gli hanno cantato
il sonno nella. culla. e nel grembo,oh no, non alzaie il mio veto,
che non <Dt comparisca. dinanzi
Atto III. - Scena Ill 14?
la. facets, del peccato tremendo.
Non alzate il <veto mio nero.
lo non abbia da <voi beveraggio;
perche" poco & quello die soffro,
poco e quello che debbo patire.
Ma scacdatemi ora, con legni
e con pietre, scacdatemi via;
scacdatemi come il mastino
che allf
agonia sara mio compagnof
che mi mordera la mia gola
quando I'anima mia disperata
<vi chiamera mamma mammanel sangue del mio moncherino
maledetto entro il sacco d'infamta.
LA TURBA, soramessamente.
Oh povera, povera! Guarda,
guarda: tutta bianca in due nottil
Non ptange. Pianger non pub.Escita sembra di senno.
Non si move. E come la staiua.
deirAddolorata. Oh pieta!
Abbine pieta, buono Iddiol
Santa Vergine, misericordial
Miserere di leif lesu Cristol
ALIGI.
<voi, creaturef non pium'e dato chiamare sorelle,
n6 piu nominare m'e dato
148 LA FIGLIA DI IORIO
i norni che it baitesmo <v'impose,
eke m'eran le rrde foglie di menta
in bocca, le mie foglie odorose,
che mi daman freschezza e ptacenza
fino al cuore net mio pasturaref
e me li sento qvi a, sommoe poterli dire vorret,
e non vorret sorso d'altro
console pel mio irapassare.
Ma non pib nominarvt m'e dafo.
E s'appassiranno i bei nomi;
e non li cantera I'amor vosfro
sotto la finestra al sereno;
ch6 nessuno <vorra le sorelle
di Aligi. E ora il miele e <velenol
Scacciatemi 'via come canef
anche voi scacdatemi <via,
battetemi, scagliatemi sassi.
Ma, prima di scacciarmif soffrt'te
ch'to vi tasci a voi sconsolate
le due cose ch'io sole posseggo,
che questa gente cristiana
<vi porta: la mazza di sanguine
dov'io fed le ire verginelle
a simiglianza di vot
per avervi compagne su Verba;
la mazza, e VAngelo muto
ch'io lavorai col mio cuore,
ahtme', dov'e la macchia tremenda.
Atto III. - Scena III 149
E la macchia scomparira
tin giorno, e I'Angelo muto
parlera un giorno. E wedrete
e udrete. lo patire patire
vogtio per questo, e it patire
m'e poco at mio pentimento.
LA TURBA.
Oh povere, poverel Guarda,
guarda come sono disfattel
Anch'elle non piangono piu.
Non hanno pib lacrime. Secche
sono, brttctate fin dentro.
La morte le falcia e le lascia
per terra, che campino ancoral
Le taglia ma non se le porta.
Abbine pieta, bttono Iddiol
Sono creature innocenti.
Miserere, Gesti, miserere!
ALIGI.
tttf che set vergine e eoedoevat
tu che nelVarche tue del corredo
portasti vestimenta di luttof
pettine di rovi, collana
di spine, lenzuola tessute
di triboli, tu che piangesti
la prima notte e pot sempref
tu hat nel paradiso le nozze
150 LA FIGLIA Dl IORIO
tue nu&ve. Gesu ii fa-sposa,
Maria ti consola per sempre.
LA TURBA.
Oh powera! Quella non giungea, sera; & at stto ultimo fiato.
E tutta capelli: non ha
piu carne: & tutta in quell*oro.
Ma s'e scolorito il suo oro.\
E come una rdcca di canapa.
Come I'erba del Gio<vedi Santo.
Vienda, wergine e <vedo<va,
il Paradiso hai per certo.
E s'ella non Vha, chi l'a<vra}
Nostra Donna, portala in cielo!
Mettila tra gli Angeli bianchil
Mettila tra le Martin dforol
IONA DI MIDIA.
ligi, hai detto il tuo dire.
Su, lewati e andtamo, ch'e iardt.
Fra poco il sole si colca.
E rawemaria tu non de<vi
udire, ne" <vedere la stella.
Candia della Leonessa,
se pieta wot a*oere, se dargli
*vuoi la tazza, non t'indugiare.
La madre tu set. T'e concesso.
Atto III. - Scena III
LA XURBA.
Candia, Candia, alzagli it veto!
Candia, dagli la tazza, ch'ei beval
Dagli il beveraggio, ch'egli abbia
cuore al supplizio. Su, Candial
Abbi pieta pel tuo figliol
- Ta sola puoL T'e concesso.
Miserere di luil Miserere!
Ornella presentera alia madre la ciotola del vino
misturato. Favetta e Splendore inciteranno la mi-
sera sospingendola. Aligi si trascinera su i ginoc-
chi verso la porta della casa, e alzera la voce in-
vocando il defunto.
ALIGI.
adre, padre, padre mio Lazaro,
odimi. Tu il ftttme passasti
con la bara, ed era pesante
ptd d'un carro di bvoi la iua baraf
e fu gettata la pietra
nella correnie, e passasti.
Padre, padre, padre mio Lazaro,
odimi. Ora to me ne *oado
al ftttme e non passof lo vado
a cercar quella pietra nel fondo
e dopo to ti vengo a tro<vare;
e tu mi <vieni sopra con I'erpice,
per I'eternita mi dirompi,
per Veiernita mi dilaceri.
752 LA FIGL1A DI IORIO
Padre mio, fra poco son teco.
La madre camminera verso di lui, nell'orrore. Si
chinera, sollevera il velo, con la sinistra mano
premera al seno la guancia del figlio, con la dc-
stra prendera la tazza recatale da Ornella, 1'ac-
costera alle labbra del morituro. Si udra un vocfo
confuso della gente piu discosta, giii pel sentiere.
IONA DI MIDIA.
Sttscipe, Domtne, servvm tuum.
Kyrte eleison.
LA TURBA.
Christe eleison. Kyrie eleison.
Miserere, Devs, miserere.
Vedete, <vedeie che <visol
Qttesto in terra, si <vede, Gesbl
Passione di Cristo!
E chi che grida? perche?
Silenziol Silenziol Chi chiama.}
La figlia di lorio! La figlia
di lorioI Mila di Codral
Bttono Iddio, miracolo fail
E la figlia di lorio, che <viene.
Risuscitata I'hai, Bttono Iddio?
Largo! Largo! Lasciate passarel
Maledetta cagna, set <vi<va?
Ah strega df
inferno, set fa?
Magatdal Bagascial Carognal
Atto III. - Scena ultima. t53
Fate luogol Lasciatclal
passa, femmina. Su, fate luogo!
Lasciatela, at nome di Dio!
SCENA ULTIMA.
ALIGI sorgera in piedi, con la faccia scoperta, gua-
tando verso il clamore; e la madre e le sorelle
saranno presso a lui. Fendendo la turba, appa-
rira MILA DI CODRA impetuosamente.
MILA DI CODRA.
ladre d'Aligi, sorelle
d'Aligi, sposa, parenii,
stendardiero del Malifido
popolo gtttsto, giustizia
di Diof sono Mila di Codra.
Mi confesso. Datemi ascollo.
II Santo dei monti m'in<via.
Son discesa dai monti, <venuta
sono a confessarmi in conspetto
di ttttti. Datemi ascolto.
lONA DI MlDIA.
ilenzio, silenziol Lasciate
che parli, a.1 nome di D!o.
Confessatf, Mila di Codra.
II popolo giusto ti giudica.
MILA.
Aligi figliuolo di Lazaro
& innocente. Commesso non ha
20
!54 LA FIGLIA Dl IORIO
parriddio. Ma si, il suo padre
vcciso da, me fu con I'asce.
ALIGI.
Mila, innanzi a. Dio tu ne menti.
IONA.
Egli & confesso. Hal mentito.
Egli reo ma. rea tu con lui.
LA TURBA.
Atte fiammel Alte fiammel Su, lona,
daccela., che not la, brudamo.
Alia catasta la magalAlia stessa ora periscanol
No, noI lo lo dissi: E innocente.
E confessol E confessol La femmina
ristigb ma egli d& il colpo.
Tittt'e due sono ret. Alle fiammel
MILA.
Genie di Dio, daiemi ascolto;
e pot fate scempio di me.
Sono pronta, <venvta per qttesto.
IONA.
Silenziol Lasdate che parti.
MILA.
Aligi figlittolo di Lazaro
e innocente. Ma egli non sa.
ALIGI.
Mila, innanzi a Dio tu ne menti.
Aito III. - Scena ultima. 155
Ornella, (perd6nof se fat oso
nominarti) iu set testimone
ch'ella inganna il popolo giusto.
MILA.
\qli non sa. Di quell'ora,II ^ x
non gli soeve[)iene. E ma.ga.to.
To gli voftai la. ragione.
lo gli voltai la memoria.
Son figlia di mago. Non w'e
sortileglo ch'io non conosca,
ch'io non operi. Se tra le donne
del yarentado e quell'una
che mi fece accusa qui proprio,
la 'vigilia di Santo Giovanni,
quando entrai per la porta che e la,
<venga innanzi e Vaccusa ripeta.
LA CATALANA.
Sono io quell'una. Son qui.
MILA.
Fa testimonianza di me
per qttelli che fed infermare,
per quelli che fed morire,
per quelli che tolsi di senno.
LA CATALANA.
Giovanna Cametra. Lo so.
E il po<vero dette Maranef
e Afuso, e Tillura. Lo so.
156 LA FIGLIA DI IORIO
So che fat nocimento a chiunque.
MlLA.
\vete ttditOf popolo giasto,
qaesta ser<va di Dto? Bene, & <vero.
Mi confesso. II santo dei monti
m'ha toccata quest'anima trista.
Mi confesso e mi pento. Non <voglio
che I'innocente perisca.
Voglio it castigo, e sia grandel
Per fare ruina, per ronipere
wncoli distruggere gioie
prendere wite, in giorno di nozze
varcai quella soglia che e la,
del focolare mi fed
padrona e lo sconsacrai.
II vino ospitale falsaif
non be<v<vi, adoprai per fattura.
Le sorti del padre e del figlio
torsi a odio, e post a. pressara
la gola delta sposa novtzta.
E per arte le lacrime care
di quelle giovanette sorelle
a mia difensione to le trassl,
Dite, donne del parentado,
dite, se sapete d'Iddio,
quanta fa, quanta fa la nequizial
IL CORO DELLE PARENTI.
E vero, e vero. Si, questo fece.
Atto HI, - Scena ultima. 157
Sguiscio dentro la. cagna ra.tida.gia.
quando la, Cinerella spargcvasu Vienda it stto pugno di grano.
Di subito fece la. sorte.
E la. mala, febbre appicco
di subito al gio'vine soro.
E tutte not contro gridammoe fa <vano gridare. A<vea l
farte.
E <vero. Ora si, dice il <vero.
Laudato Gesu che fa. luce I
Aligi stara a capo chino, col mento in sul petto,
sotto 1'ombra del velo, intento all'orribile contur-
bazione dell'anima sua, gia scorrendogli per le
vene la virtii del beveraggio.
ALIGI, scotendosi, con violenza.
o, no, non e <vero. T'tnganna.,
non la. udire, popolo giusto;
questa. creatura. t'inganna,.
Tutti e tutte le statvano contro,
e cost le facean vitupero.
E to widi VAngelo muto
dietro a. lei. Con questi occhi mortali
che non debbon <vedere la stelta
di questo <vespro, io to <vidi
che mi guardawa e piangeva.Ionaf miracolo fa.
per mostrare ch'elVera di Dio.
158 LA FIGLIA DI 10RIO
MlLA.
Oh povero AUgi pastorel
Oh giovine credulo e ignarol
L*Angela apostatico era.
Tutti si segneranno, tranne Aligi constretto dalle
ritorte e Ornella che discostata dal portico terra
gli occhi fissi alia vittima volontaria.
L'Angelo apostatico apparoe
(perdonata da Dio non sard
ne" da te perdonata giammai)
apparve agli occhi tuoi per inganno.
Era I'Angelo iniquo, it fattace.
MARIA CORA.
To to dissi, lo dissi net pvnto.
Al sacrilegto gridai.
LA ClNERELLA.
Anch'io lo dissif gridai.
Quand'ella fa osa il Custode
nominate per sorte, gridai:
Ha biastematOf ha biastematol
MlLA.
\ttgi, perdonata da te
non sard, se pare da DioI
Ma debbo scoprir la mia frode.
Ornella, ne* tv mi gvardarecost come fai. Ch'io sia sola I
Atto HI. - Scena ultima. 159
Aligif quando <venni allo stazzo,
quando tu mi trovasti seduta
stt quella pietraf in sitenzio
la. tua perdizione compiei.
E fa lavorasti nel ceppo,
ah misero te, coftuoi ferri
t'effigie dell'Angelo malo.
(E qvello, coperto col pa,nnoi
lo sento). E to mane e sera,
oprawo con 1'a.rte mia. falsa..
Non ti sowiene di me? di tanto
amove ch*io t'ebbi, di tanta,
umilta. che m'era. negli a.tti,
nella. <ooce, dinanzi al tzto <visoi>
Non ti so<v<viene che maici contaminammOf che monda.
presso il ttto giaciglio rimasi?
E come, come (tu non pensasti)
tanta purita, tanta temenza
nella straniera malcoagia
che i mietitori di Norca
avean svergognata al conspetto
della madre tua? Bene opra<vo,
bene opra<vo con I'arte mia falsa.
Non mi wede'vi tu raccattare
intotno al tuo ceppo le scheggee bruciarle dicendo parole?
Preparai I'ora di sangue,
ch6 contra Lazaro antica
160 LA FIGLIA DI IORIO
rancura, odio antico nudrivo.
Tu lasciasii Vasce net ceppo.
Om uditemi, genie di Dio.
Una grande potenza <venuta
era, in me sopra tat <vincolato.
Quasi notie face<va net luogo
maligno. Imbestiato it stto padre
presa m'aeve<va pef
capegli
e mi trascinacoa furente.
Ei sopraggiunse e su not
si gettb per difendere me.
Rapidamente brandii
Vasce, nell'ombra; colpii,
forte colpii, sino a morte.
Sul colpo gridai: "Uhai vccisol
M figlio gridai:" L'hai ucctso,
uccisol,, Potenza era in me grande.
Parricida to fece it mio grido
nett'anima sua ch'era schiava.
"Uho uccisol,, rispose; net sangue
tramorti, ptd altro non seppe.
Candia con ambe le braccia, scossa da un fremito
quasi di belva, afferrera il figlio ridivenuto suo.
Da lui si distacchera, con violenza selvaggia si
avanzera verso la nemica. Ma le figlie la trat-
terranno.
IL CORO DELLE PARENTI.
Lasciatelal Lasciala, Ornettal
Atto HI. - Scena. ultima. 161
Che il cuore le strappif che il cuore
le mangil Cuore per cuorel
Lasciatela, che se la. metta
sotto i piedi, che la calpesti,
che col calcagno le schiacci
tempia e tempia, i denti le sgranil
Lasciatelal Lasciala, Ornella;
ch6, se questo non fa, non le torna
Vanima in petto sanata.
lona, lona, Aligi e innocente.
Tbglilo dalle ritortel
Levagli il welol Ridaccelol
Oggi il popolo e giustiziere.
Tu giudica, popolo giusto.
Comanda che sia liberatol
Mila si ritrarra presso 1'Angelo coperto, e guar-dera Aligi gia invaso dall'ebrezza del vino mi-
sturato.
LA TURBA.
Lode a Diol Gloria a Diol Gloria Patril
Uinfamia iolta da not.
La macchia non sopra not.
Di nostra gente non *uiene
il parricida. A Dio gloria I
Lazaro Vuccise la femminastranieraf di Codra alle Fame.
L fho detto/rho detto: E innocentef
Aligi e innocente. Sia scioltol
21
(62 LA FIGLIA DI IORIO
Sia liberate ora in puntol
Alia, madre saa sia renduto!
lona, lona, sdoglilol It Giudice
del Malificio ci diede
oggi potesta sopra un capo.
Piglia il capo delta, sortieral
Alle fiamme, alle fiamme la. ma.ga.1
Alia, ca.ia.sia. la, sirega.1
lona. di Midia., odi it popolol
Sciogli I'innoceniel Su, lona I
Alia catasfa la figlia
di lorio, la figlia di loriol
MlLA.
tf st, popolo gtasfo, st, popolo
di Dio, piglia 'oendeita stt me.
E I'Angelo apostatico meitilo
nella catasta con me,
che facda la fiamma per ardermi,
che si consumi con me.
ALIGI.
h <voce di promessa e di frodel
Toglietemela di denfro
cost come belta mi parve,
come cara mi fa, soffocaieta
nell'anima miaf fate che mat
vdita to I'abbia, che mat
n'abbta gioitol Rempietemi denfro
tutii questi solchi d'amore
Atfo HI. - Scena ultima. 163
che mi scawb, quando to era.
alle sue parole df
inganno
come la, mia rn.onia.gna, rigata
dalle acque di ne<ve! Rempietemiil solco di quella speranza,
per o<ve mi corse la grazia
di tutti i miei giorni ingannati!
Cancellate da me ogni traccial
Fate che udito e creduto
to non abbia giammail Ma, se questo
da <voi non si pub, s'io son quello
che udii credetti sperai,
quello che adorai I'Angelo iniquof
mozzatemi entrambe le manifnel sacco di cuoio cucitemi
(Lonardo, non lo pone da banda)
e gittatemi nella fiumanach
fio <vi dorma settecent'anni,
ch'io dorma sott'acqua, nel gorgo
profondo, ancdra settecent'anni
e piu non mi ricordi che il giorno
di Dio ha illuminato quegli occhi!
ORNELLA.
Mila, Mila, e I'ebrezza del vino
misturato, del be'veraggio
ch'ebbe dalla madre a consdlo.
LA TURBA.
Scioglilo, lona. Ha il delirio.
164 LA FIGLIA DI IORIO
Ha preso it solatro ml <vtno.
Che la. madre lo stenda sal leito.
Che il sonno gli coenga., che dorma.
Che Gesu Cristo Vacqueii.
lona dara a taluno di sua gente lo stendardo e
s'avanzera verso Aligi per togliergli le ritorte.
ALICI.
if per tin poco scioglimif lona.,
solo ch'io possa le<var le mani
contra, costei (no, non Vardetei
la. fia.rn.ma, e bella,!), chia.ma.re i morti,
tutti i miei morti nella. mia. terra.f
quelli degli anni dimenticatif
i pi& lontanif i pib lonta,ni,
settanta, braccia, sotto la zolla,
a maledirlaf a maledirlal
Atto III. - Scena ultima. 165
MILA, con un grido lacerante.
Aligi, Atigi, tu no,
fa non puoi, tu non de<vil
Libero delle ritorte i polsi, libero del velo nero
il capo, Aligi cadra fra le braccia della madre,
preso dalla vertigine; e le maggiori sorelle e le
donne del parentado gli saranno intorno.
IL CORO DELLE PARENTI.
Non isbigottite. E quel vino.
E la <vertigine calda.
Ora to stupore to prende.
Ora. un gran sonno gli <viene.
- Ch'ei dormal Che Dio lo pa.cifich.il
Stendetelol Lasciate che dormal
Viendal Vienda! Ti torna.
Uuno e Valtra dal mondo di la.
Laus Deo I Laus Deo! Gloria Patril
lona mettera le ritorte a Mila di Codra che gli
tendera i polsi. La testa le coprira col velo nero.
Poi, ripreso lo stendardo del Malificio, sospingera
la vittima verso la turba.
IONA.
opolo giusto, ti do
nelle mani Mila di Codra,
la figlia di lorio, colei
che fa nocimento a chiunque,
percht tu giustizia ne faccia
(66 LA FIGLIA DI IOR10
e iu ne disperda la. cenere.
Satoum fac popvlum tuum, Domine.
Kyrie eleison.
LA TURBA.
hriste eleison. Kyrie eleison.
Alle fiamme alle fiamme la figlia
di loriol La figlia di lorto
e I'Angelo apostatico al faocol
Mia catastal All'inferno I
ORNELLA, a gran voce.
Mila, Mtta, sorella in Gesd,
to ft bacio i tuoi piedi che <vannol
II Paradiso e per fel
MILA, di mezzo alia turba.
La fiamma e beltal La fiamma I bellal
WXXJODEKAFpUSDISEGNOJjL
E INCISE
ROPRIETA LETTIRARIATVTTI
Dlltfm50NO RI5ERVAT1 PERCTI
PAESIOTREP ILRE.6NQ DI5VE21A
KG1IV
UNIVERSITY OF ILLINOIS-URBANA
30112003287452