Lemissario del Lago di Nemi - Parco dei Castelli Romani...Progetto Grafico Clusterlab comunicazione...
Transcript of Lemissario del Lago di Nemi - Parco dei Castelli Romani...Progetto Grafico Clusterlab comunicazione...
Semestrale di comunicazione ed informazione del Centro Ricerche Speleo Archeologiche | via Etruria, 44 - 00183 Roma Direttore Responsabile: dott. Andrea Cicala | distribuzione gratuita.ISSN - 2035-7974 - ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA
MA
GG
IO
2
01
0
2
L’emissariodel Lago di NemiL’emissariodel Lago di Nemi
Editore Sotterranei di Roma via Etruria, 44 - 00183 - RomaDirettore Responsabile Andrea CicalaComitato scientifico B. Adembri, H. Manderscheid, L. De Santis, D. Cioli, P. Schmitt, V. Fresi, A. Diaz, M. PlacidiImpaginazione grafica Stefania Apuleo
Progetto Grafico Clusterlab comunicazione e innovazione www.clusterlab.itFotografia di copertina “Incile dell’emissario del Lago di Nemi” di Francesco LerteriFotografie www.sotterraneidiroma.it, M. Placidi, F. LerteriISSN 2035 - 7974 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA
MAGGIO 2010 - N. 2
L’emissario del Lago di Nemi
I risultati della campagna di indagine 2007-2008
di M. Placidi
3
Sarteano: la tomba della Quadriga Infernale nella Necropoli delle PianacceUno straordinario ciclo pittorico del IV sec. a.C. di Alessandra Minetti*
(*) Archeologa, Direttore del Museo Civico Archeologico di Sarteano
22
Un santuario della sorgente nei pressi del Lago di Bracciano?Una captazione idrica monumentalizzata
di G.Curatolo - H. Manderscheid - M. C. Tomassetti
14
EVENTI pag. 31
SOMMARIO
N. 2 - maggio 2010 3ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA
di Marco Placidi
Premessa
I due emissari dei laghi di Albano e Nemi, ai Castelli
Romani, zona a est di Roma, all’apparenza realiz-
zazioni quasi gemelle1, ad uno studio più attento
ed approfondito si rivelano due prodotti dell’inge-
gneria idraulica antica assai diversi e sicuramente con
caratteristiche funzionali abbastanza distinte.
Sono opere che spesso hanno suscitato l’interesse de-
gli studiosi2, soprattutto negli ultimi decenni, perché
le poche fonti bibliografiche a disposizione non han-
no quasi mai permesso una comprensione completa e
soddisfacente, finalizzata ad un’interpretazione cor-
retta del contesto storico nel quale venne decisa la
loro costruzione.
L’emissario di Nemi, in particolare, soffre da sempre
della mancanza di fonti storiche e letterarie, se si esclu-
de la comunque magra documentazione realizzata in
occasione del suo riutilizzo, per il recupero delle navi
di Caligola nel 1928-323 a cura dell’ing. Ucelli.
Quest’opera venne studiata, negli ultimi decenni, prima
da Cappa e poi più profondamente da Castellani4, i cui
studi si fermarono al 2006, anno della sua scomparsa.
Anche se l’emissario di Albano è probabilmente più recente di quello di Nemi di almeno un secolo. (Secondo Livio e Plutarco sarebbe stato aperto 1. al tempo della conquista di Veio intorno al 390 a.C.) Castellani e Dragoni 1992; Caloi, Cappa e Castellani 1994; Castellani 1999; Castellani e Caloi 2000; Castellani et al 2002; Cappa 2002; Castellani e 2. Dragoni 2003; Castellani et al 2003. Con l’eccezione di Strabone.3. Nel 2006 il prof. Castellani aveva già fatto un quadro preciso degli aspetti più importanti dell’opera idraulica, evidenziando, nei risultati di 4. studio, sia gli aspetti chiari e inconfutabili sia quelli dubbi e ancora aperti che avrebbero necessitato di ulteriori approfondimenti. Proprio questi aspetti irrisolti hanno costituito il punto di partenza dello studio che, nel corso di questi ultimi due anni, è stato condotto dal Centro Ricerche Speleo Archeologiche.
SUMMARY. The Emissarium of Lake Nemi - The two emissaria of Lake Albanus and Lake Nemi in the Castelli Romani are engineering works that have aroused interest among scholars because the few bibliographical sources available never have allowed a complete and satisfactory understanding. In particular the emissarium of Lake Nemi suffers from the lack of historical and literary sources, if one leaves out the meagre documentation put together on the occasion of its reuse for the recovery of the ships of Caligula by Ucelli in 1928 – 1932. In recent decades the emissarium of Lake Nemi has been studied first by Cappa and then more thoroughly by Castellani whose studies ended in 2006, the year of his death. Since 2008 the Centro Ricerche Speleo Archeologiche (CRSA) is undertaking a study campaign of the emissarium of Lake Nemi with the aim to integrate the research of Castellani and draw a conclusion. In the article a few interpretations concerning the excavation of the two bypasses are being proposed. The first bypass was most likely created after part of the tunnel had collapsed and the second one to solve the problem of water infiltration and dispersion into the ground. As to the inlet (incile), i.e. the monumental entrance , the presence of some vertical slots suggests that these could have served to insert panels to block the flow of water in order to allow the launch of the Caligula’s ships.
I risultati della campagna di indagine 2007 - 2008
L’emissario del Lago di Nemi
N. 2 - maggio 2010 4ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA
Dal 2008 il Centro Ricerche Speleo Archeologiche sta conducendo
una campagna di studio dell’emissario di Nemi, al fine di integrare gli
studi del prof. Castellani e portarli a conclusione. I risultati vengono
qui presentati in una sintesi di anteprima, che precede una pubblica-
zione più esaustiva e dettagliata.
L’emissario del lago di Nemi
L’emissario nemorense venne realizzato per trasportare l’acqua dal baci-
no del lago verso valle Ariccia con un orientamento Est-Ovest (fig. 1). Il
trasporto dell’acqua serviva a mantenere costante il massimo livello rag-
giungibile dal lago nei periodi di abbondante piovosità, impedendo così
l’allagamento delle strutture del santuario di Diana Nemorense5. Questo
culto ha radici molto antiche6 e, anche se le strutture murarie fino ad
oggi individuate appartengono alla fase di fine II inizio I a.C., è quasi
certo che un nucleo cultuale fosse presente in sito già dal VI sec. a.C.
Per lo scavo dell’emissario si individuò dapprima il punto di presa
(quota di sfioro) da dove venne ricavata la cultellatio per determina-
re il punto di uscita (fig. 2-a).
La tecnica della cultellatio veniva utilizzata per realizzare condotti sotterranei, permettendo di effettuare, dall’esterno, la mappatura del sottosuolo. Si procedeva definendo il punto di partenza e quello di arrivo, poi si iniziava la palificazione ad angolo retto, come mostrato in figura 2. L’asse del futuro condotto, cioè la direzione da mantenere nello scavo, era definita proprio dalla palificazione. Per proiettare nel sottosuolo il rilievo esterno veniva, di norma, praticato un pozzo verticale nei pressi dell’ingresso del cunicolo la cui profondità era determinata dalla somma delle altezze dei pali verticali, mentre quella dei pali orizzontali definiva la distanza, in pianta, tra il punto di partenza, il punto di arrivo e un qualsiasi altro punto del sistema.
Il pavimento della discenderia si trova a 335,60 m. s.l.m. (punto al cancelletto di ingresso) e la quota del piano di campagna attuale, dove si 5. trovano le mura del primo recinto del santuario datate al II – I sec. a.C., a 336,34 m. s.l.m. La differenza di 0,70 m. è sicuramente trascurabile e dovuta al riempimento di terreno nel punto dove si è misurata la quota della discenderia.All’emissario si potrebbe quindi attribuire una datazione altrettanto antica.6.
Fig. 1 - Schema dell’emissario del lago di Nemi.
Fig. 2 Schema della cultellatio e della prima realizzazione del canale.
N. 2 - maggio 2010 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 5
Anche per l’emissario del lago di Nemi
perciò venne realizzato un pozzo nei
pressi della quota di sfioro del lago7 che
venne scavato fino a una profondità di
12,50 m. e la cui base rappresentava la
quota di partenza per la livellazione
dell’opera (fig. 2-b).
Un secondo pozzo8, con le stesse funzio-
nalità del primo, venne realizzato anche
sull’altro versante del colle (fig. 2-c) nella
valle Ariccia.
Una volta realizzati i pozzi, si creò un
cunicolo di collegamento con l’esterno
finalizzato, anche se per pochi metri, a
segnare la direzione del prosieguo del
canale9 verso l’interno del rilievo.
Due squadre iniziarono quindi lo scavo rispettivamente dai propri pozzi di partenza verso l’interno del colle, con
un andamento rettilineo e una pendenza calcolata sulla base della distanza effettiva e del dislivello totale dispo-
nibile10 (fig. 2-d). La direzione di scavo venne mantenuta utilizzando la luce naturale che filtrava dall’esterno11.
A valle di questo punto, dopo qualche decina di metri, si provvide a far ondulare la direzione del condotto sia verso
un lato che verso l’altro, in modo da restringere la luce dello speco (fig. 2e) e assottigliare così la sorgente luminosa,
favorendo in tal modo la maggiore precisione nel mantenere rettilineo l’andamento di scavo del condotto12.
Mentre la squadra proveniente dal lato del lago procedeva spedita nella realizzazione del condotto, incontrando ma-
teriale relativamente poco duro e favorevole allo scavo, diversamente accadeva a quella proveniente da Ariccia che,
dopo un primo apparente strato di piroclastite13 anch’esso morbido, trovava una spessa lente basaltica14 molto più
dura, che rallentò enormemente l’avanzamento dei lavori. Per accelerare le attività di scavo si decise di realizzare una
La distanza tra la base del pozzo e l’ingresso della discenderia è pari a 24,90 m. (misurazione del cunicolo inclinato dall’esterno fino alla base del 7. pozzo).Distanza dall’uscita di valle Ariccia 42 m. e altezza 12 m. (l’altezza è misurata dalla base del pozzo, ma lo sbocco all’esterno risulta ostruito per cui 8. potrebbe trovarsi un interro di superficie non determinabile in questa fase).Da notare che mentre per il canale sul lato Ariccia il condotto all’uscita non presentava alcuna problematica realizzativa, se non quella di mantenere 9. l’allineamento con la cultellatio esterna, per quello sul lato lago la realizzazione di un canale fortemente in pendenza come quello della discenderia, difficilmente si prestava a misurazioni di precisione. La presenza di un ulteriore canale che diparte dal pozzo e si sviluppa in direzione 149° rispetto al N magnetico (leggermente in direzione del lago) è quasi certo che sia funzionale alla realizzazione della discenderia, visto che si sviluppa per una lunghezza di circa 30 m. (lunghezza sicuramente parziale per l’enorme materiale di riempimento che quasi lo occlude). Per avere un quadro più preciso della funzionalità di tale condotto si dovrebbe procedere ad una ripulitura dei materiali detritici contenuti all’interno.Come tutte le opere di trasporto dell’acqua, la pendenza effettiva finale si perfeziona con uno scavo supplementare del fondo dopo che i due fronti 10. di scavo si sono incontrati. Nella fase iniziale si cerca di stare sempre al di sopra della quota di funzionamento calcolata.Per il fronte proveniente dal lato di Ariccia tale ipotesi è corretta, mentre per il fronte del lato lago questo non è stato possibile in quanto la discenderia 11. inclinata non permetteva di far entrare la luce. Si utilizzò probabilmente una fonte luminosa artificiale (un braciere contenente un fuoco all’interno) in asse con il pozzo, che ne costituiva la canna fumaria.Sia sulla base del pozzo della discenderia che su quella12. di Ariccia è stata effettuata dal nostro staff una prova sperimentale, consistente nel proiettare un faro in direzione dell’interno del canale ed effettivamente, proseguendo verso l’interno, la luce restava visibile per un lunghissimo tratto del condotto, spostandosi a N se ci si accostava sulla parete S e viceversa.La piroclastite o deposito piroclastico, è una roccia sciolta o cementata di origine vulcanica composta da particelle più o meno piccole (dal limo 13. alla ghiaia) spesso soffiate. Questo materiale proviene da eruzioni vulcaniche di tipo esplosivo e può essere messo in posto con vari meccanismi. Il più comune è quello della nube ardente o “piroclastic flow”. Esempi di rocce piroclastiche cementate sono i tufi mentre per quelle sciolte si può far riferimento alle pozzolane. (Fonte Wikipedia)Il basalto è una roccia effusiva di origine vulcanica, di colore scuro o nero con un contenuto di silice (SiO2) relativamente basso (minore del 50% 14. solitamente). Esso proviene da un magma solidificatosi velocemente a contatto dell’aria o dell’acqua ed è la principale roccia costituente la parte superiore della crosta oceanica. I magmi basaltici si formano per fusione da decompressione del mantello terrestre. (Fonte Wikipedia)
Fig. 2e
N. 2 - maggio 2010 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 6
La prima discenderia è quella dal lago fino al primo pozzo.15. Viene da domandarsi perché non venne scavato direttamente un pozzo sulla verticale del condotto. Probabilmente per la morfologia del territorio 16. un pozzo in quel punto sarebbe stato troppo profondo per essere percorso dagli operai con l’utilizzo di pedarole. A questo punto si decise, sulla base delle misurazioni, di realizzare un canale orizzontale fino al punto in cui tra questo e la superficie ci fosse stata una quota molto meno impegnativa rispetto alla realizzazione di un pozzo verticale. Tale ipotesi dovrebbe tuttavia essere verificata con una ripulitura del condotto.A tal proposito va precisato che, in base a calcoli presumibilmente errati, la squadra del fronte di scavo proveniente dalla discenderia iniziò a 17. cercare il condotto proveniente in senso opposto almeno dieci metri prima dell’ipotetica sovrapposizione. Dall’analisi del tratto defunzionalizzato all’interno del secondo bypass infatti, i fossori iniziarono a cercare il congiungimento del condotto dapprima verso l’alto per circa 5-6 metri e successivamente verso il basso per una profondità analoga, intercettando finalmente il cunicolo opposto dall’alto verso il basso.
seconda discenderia laterale15, per intervenire con la contemporanea
messa in opera di altri due fronti di scavo, uno verso Ariccia e un altro
verso il lago.
La presenza di una seconda discenderia laterale, elemento alquan-
to dibattuto, a rigor di logica è un fatto assodato se si considera
che il primo bypass, nei primi due tratti (lato Ariccia) venne scavato
per l’appunto da Ariccia verso il lago. Considerando che, fino ai
lavori dell’Ucelli, il punto di congiunzione dell’emissario era sepa-
rato da una lente basaltica (fig. 3), la cui apertura di forse 15-20
centimetri non avrebbe permesso il passaggio di persone, restano
solo due ipotesi per spiegare come il personale abbia avuto accesso
al condotto principale dell’emissario.
La prima è attraverso un
canale completamen-
te colmo di materiale
di risulta e tamponato
(fig. 4), che sembrereb-
be piuttosto essere un
tentativo palese di ag-
giramento della lente
basaltica incontrata lun-
go lo scavo del condot-
to principale (vedi nota
18). La seconda (fig. 5) è appunto quella di una presunta discenderia
laterale, utilizzata dapprima come nuovo fronte di scavo e successi-
vamente come accesso per la realizzazione del secondo bypass. Per la
verifica sarebbe necessario intraprendere una campagna
di ripulitura di entrambi i condotti.
Per realizzare la discenderia laterale ci si basò sul cal-
colo dell’effettivo scavato. Si stabilì quindi un nuovo
punto di ingresso intermedio ai due fronti e per deter-
minarlo con precisione ci si riferì di nuovo alla cultella-
tio, realizzando con la stessa tecnica una derivazione
da essa (fig. 6).
Si scavò dunque un pozzo verticale per arrivare esat-
tamente alla quota di funzionamento del canale e,
Fig. 4 Il condotto tamponato. Potrebbe essere una discenderia, anche se con molta probabilità è un tentativo di aggiramento della lente basaltica.
Fig. 5 Il secondo canale, a valle del secondo bypass, probabilmente più idoneo all’ipotesi di essere la discenderia supplementare.
Fig. 6 Ipotesi di una derivazione della cultellatio originale, per la realizzazione della discenderia supplementare.
Fig. 3 La lente basaltica che separava i due fronti nel punto d’incontro. Ucelli.
N. 2 - maggio 2010 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 7
Piroclastite18. comunque più densa, dura e compatta della precedente.Nel punto in questione venne probabilmente effettuato un tentativo di aggiramento. Sulla parete S del canale principale infatti, c’è una 19. derivazione che si sviluppa apparentemente – perché colma di materiale di risulta – in direzione S - O. Questo venne realizzato nella speranza di trovare materiale più morbido ma, essendo la lente basaltica diffusa su tutto il profilo collinare, è presumibile che tale tentativo venne quasi immediatamente abbandonato.In questo articolo non tratteremo questo aspetto relativo alla tecnica e alla presunta ‘macchina da scavo’ utilizzata, che verrà dettagliata 20. successivamente al termine degli studi ancora in corso.Tale lente oggi non è più presente, perché fatta saltare con la dinamite dall’ing. Ucelli durante i lavori di abbassamento del livello del lago, in 21. occasione del recupero delle navi di Caligola. L’attività di indagine è ancora in corso. Si svolgerà a breve, sulla base della comparazione tra la foto e la situazione del canale attuale, un tentativo 22. di livellazione dalla presunta quota di sfioro nel tratto verso il lago.
stabilito il punto di entrata, da esso si proseguì con il
condotto per mettere in collegamento questo nuovo
ingresso con il punto da cui doveva essere realizzato
il nuovo fronte del canale dell’emissario16. Da questo
nuovo accesso partirono due nuovi fronti di scavo,
uno verso Ariccia e uno verso il lago: quello verso il
lago incontrò quasi immediatamente il fronte di sca-
vo proveniente dalla discenderia17, mentre quello ver-
so Ariccia, dopo un primo tratto rettilineo realizzato
nel materiale piroclastico18, si imbatté in un grosso
blocco basaltico19. Questo tratto, molto più duro dei
precedenti e per questo motivo meglio conservato, è
caratterizzato dalla presenza sempre più consistente
di segni di scavo circolari sulle pareti, realizzati a tutto
fronte e che hanno fatto ipotizzare presunte macchine
dedicate all’uopo20.
Procedendo ulteriormente verso il punto di incontro,
quando le due squadre di scavo si trovarono in prossi-
mità, sembra che abbiano cercato di applicare la tecni-
ca di Eupalino (fig. 7).
La tecnica di Eupalino, cosiddetta dal nome del costrut-
tore dell’acquedotto di Samo che per primo l’avrebbe
messa in atto, è finalizzata a garantire l’incontro del-
le due squadre impegnate nello scavo di un condotto
sotterraneo che, procedendo in senso opposto, tendo-
no ad incontrarsi.
Grazie alla tecnica della ‘cultellatio’ precedentemen-
te descritta, le squadre di operai sanno esattamente
a quale distanza di scavo dovrebbe avvenire il loro in-
contro. Se la distanza viene superata, ognuna delle
due squadre piega lo scavo verso la stessa direzione
geografica, ad esempio verso il N (che per una squadra
si troverà a sinistra e per l’altra a destra). In tal modo
una delle due squadre avrà deviato invano, ma l’altra
troverà con certezza il punto di congiungimento (fig.
7). Curiosamente, nell’emissario di Nemi questa tec-
nica sembra essere stata applicata in modo sbagliato
giacché ambedue le squadre piegarono verso la loro
sinistra e non si sarebbero mai incontrate se non fosse-
ro state presumibilmente aiutate dai rumori di scavo.
Infatti negli ultimi due metri lo scavo venne probabil-
mente orientato più semplicemente seguendo i rumo-
ri degli utensili sul basalto cosicché quando si realizzò
il collegamento, si verificò un errore di quota stimato
tra i 2 e i 2,5 m., tra il condotto del lato lago (più alto)
e quello del lato di valle Ariccia (più basso).
Non è molto chiaro perché i costruttori decisero di la-
sciare una lente basaltica divisoria21, sulla quale prati-
carono un foro tra i 0,15 – 0,20 m. (fig. 3). Tale aper-
tura aveva forse il compito di far scorrere lentamente
l’acqua nel condotto di valle, pur riempiendo quello di
monte fino alla quota di sfioro22.
Il primo bypass
Entrando nell’emissario dal lago e procedendo verso
Ariccia, a circa 800 metri si trova un condotto che ag-
gira una sorgente, definito come primo bypass.
Il canale del primo bypass, all’analisi di chi ci ha prece-
duto nello studio, è apparso come una realizzazione
Fig. 7 Schema della tecnica di Eupalino.
N. 2 - maggio 2010 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 8
Quattro se si considera il probabile canale oggi tamponato, esistente sulla parete opposta – lato S.23. Immediatamente a valle di questo bypass si notano, nel condotto principale, due scanalature contrapposte. Queste vennero probabilmente 24. utilizzate per inserire una paratoia al fine di favorire il deflusso dell’acqua dal canale principale verso il bypass.
di facile interpretazione, sia dal
punto di vista funzionale che
cronologico. Il Castellani afferma
infatti che lo scavo del bypass
venne tutto realizzato dal lato
Ariccia verso il lago. I costruttori
sarebbero intervenuti a seguito
di una frana del condotto princi-
pale, che aveva occluso e causato
il riempimento del tratto di ca-
nale a monte di tale punto. I tre
diversi tentativi di aggiramento
per motivi non precisati, sem-
pre secondo il Castellani, non
ebbero esito positivo nei pri-
mi due casi, riuscendo invece,
nell’ultimo, a superare il crollo
ripristinando così il funziona-
mento dell’acquedotto.
Si vuole qui proporre un’ipotesi
alternativa secondo la quale la
realizzazione del primo bypass
non avvenne contestualmente
e tantomeno fu il risultato di
un’unica opera, ma di almeno
tre diversi interventi23 tra loro
concatenati. Alla base di tale ipotesi sta la constatazio-
ne che, a differenza di quanto riportato da Castellani,
il terzo ramo del bypass fu scavato dal lago verso Aric-
cia come dimostrano i segni di scavo, l’esistenza delle
riseghe interne e infine la constatazione che il punto
d’incontro tra il terzo canale e il secondo presenta una
differenza di altezza della volta di circa 1 m. Sembre-
rebbe perciò improbabile che il terzo ramo del bypass
faccia parte dello stesso intervento che aveva portato
alla realizzazione degli altri.
Il tratto in questione è caratterizzato da una sorgente
sotterranea (fig. 8), tutt’oggi visibile, che allaga par-
zialmente il pavimento del condotto principale. Questa
sorgente, che emerge da materiale piroclastico molto
friabile, deve aver dato
in passato grossi proble-
mi di manutenzione con
continui crolli e defunzio-
nalizzazioni del condotto
stesso. Il primo crollo deve
aver causato la conse-
guente realizzazione del
condotto n.1, necessario
a bypassare il punto di
frana (fig. 8b-b). Questo
condotto fu realizzato dal
lato Ariccia verso lago, probabilmente a causa del riem-
pimento dell’emissario nel tratto a monte.
Una volta ripristinato il deflusso dell’acqua grazie al
bypass, si dovette procedere alla rimozione della frana
nel canale principale, ristabilendo poi la situazione di
normalità. Il bypass veniva comunque lasciato aperto,
come sistema di sicurezza per ulteriori ostruzioni future.
Forse a causa di un secondo crollo a monte del bypass
già realizzato, si dovette allungare il punto di presa
del canale oltre il punto della nuova frana (fig. 8b-c).
Per sfruttare il bypass nella sua lunghezza totale,
qualora fosse stato necessario per un’ulteriore frana,
si decise di aprire il fronte di scavo nel precedente
Fig. 8 La sostru-zione realizzata da Ucelli e all’in-terno la sorgente che ha causato, nel corso dei secoli, i numerosi crolli.
Fig. 8b – Schema realizzativo del primo bypass.
N. 2 - maggio 2010 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 9
Per stabilire con certezza la natura e la direzione di scavo di questo canale bisognerebbe rimuovere la tamponatura esistente.25. Per scavo ‘alla cieca’ si intende uno scavo effettuato senza alcun riferimento esterno e senza l’utilizzo della mappatura derivante dalla 26. cultellatio.
canale n. 1 piuttosto che realizzarne uno ex-novo.
Anche questo secondo canale venne scavato dal lato
Ariccia verso il lago.
In seguito, verosimilmente, un’altra frana dovette
occludere poi l’emissario a monte di questo secondo
bypass ma, a differenza dei precedenti, si riuscì forse
ad intervenire prima che il canale lato lago si riempisse
totalmente di acqua. Infatti questo terzo canale, come
già detto, a differenza dei prece-
denti, venne in parte scavato dal
lago verso Ariccia24 (fig. 8b-d).
Va evidenziato che, sulla parete
Sud, esiste un ulteriore bypass
tamponato probabilmente da
Guido Ucelli (vedi nota 23).
Molto più basso dei precedenti
questo canale sembra, apparen-
temente scavato secondo la dire-
zione lato Ariccia verso il lago25.
Inoltre, sia il punto di attacco che
quello di presa, in termini di lun-
ghezza superano le due estremi-
tà dei bypass ricavati nella parete
Nord.
Sembra evidente che questi
quattro bypass rappresentino
altrettante frane prodottesi in
punti non coperti dalle precedenti diramazioni, ma è
lecito supporre che in questo tratto di galleria i crolli
siano stati nel tempo ancora più numerosi e che, nel-
la maggioranza dei casi, si siano verificati nello spazio
compreso tra gli accessi più distanti degli stessi bypass,
poiché in sito non si evidenziano scavi ulteriori.
Nella sua ispezione preventiva dell’emissario, finalizza-
ta al suo riutilizzo, Ucelli trovò questo tratto talmente
compromesso da crolli e da impedimenti allo scorrere
dell’acqua, che optò per la realizzazione di una vera
e propria galleria in mattoni, che bonificasse in modo
permanente tutto il tratto a rischio.
Il secondo bypass
Il secondo bypass, ubicato a circa 1100 m di distanza
dall’ingresso sul lato del lago, rappresenta uno degli
aspetti più interessanti e controversi dell’emissario.
E’ stato generalmente interpretato come scavo di
aggiramento per evitare una durissima lente di ba-
salto che insisteva proprio lungo la progettata dire-
zione della galleria principale.
Anche per questo bypass, si vuole proporre una pos-
sibile ipotesi alternativa.
Durante le numerose ispezioni che hanno porta-
to alla realizzazione di questo studio, si è notato
che l’acqua proveniente dalla sorgente del primo
bypass, arrivata al termine del secondo, molto spes-
so sparisce misteriosamente incanalandosi nel sot-
tosuolo.
Il punto esatto in cui l’acqua scompare coincide con il
punto di contatto tra la piroclastite morbida e quella
più dura (fig. 8c) che precede la lente basaltica che di
Fig. 8c – L’evidenza in un tratto più a valle, del punto di contatto tra piroclastite e basalto.
N. 2 - maggio 2010 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 10
Il materiale in cui questo tratto è stato scavato è infatti particolarmente friabile e incoerente, quindi la preoccupazione dei realizzatori è stata quella 27. di accompagnare il più possibile l’andamento del canale, diminuendo al massimo l’impatto dell’acqua sulle pareti.Ancora oggi tale riempimento preclude un confronto preciso e diretto, finalizzato a confermare le ipotesi di quanto sopra riportato.28.
lì a breve si sarebbe in-
contrata durante i lavo-
ri di scavo (fig. 9-a).
Nel corso dei secoli l’in-
filtrazione potrebbe
essere aumentata, in-
canalandosi attraverso
il condotto principale
all’interno del substra-
to geologico e creando
un vero e proprio tor-
rente sotterraneo, fa-
cendo disperdere non
solo l’acqua della sor-
gente, ma anche quella
proveniente dal lago.
Una situazione del ge-
nere, sia che l’acqua
che affluiva alla valle di
Ariccia fosse utilizzata
per l’irrigazione (ipotesi
da accertare) o che fosse mandata in dispersione, avreb-
be comunque minato il funzionamento dell’emissario.
Per questo motivo, come era consuetudine in tutte le
opere idrauliche antiche che presentavano problemi
non riparabili con la tecnologia dell’epoca, si dovette
provvedere a risolvere il problema del tratto fatiscente
con un nuovo canale che lo oltrepassasse. Lo scavo,
condotto ‘alla cieca’26, venne iniziato (dal lato lago)
prima della presunta zona di sparizione dell’acqua,
dalla squadra A attraverso la discenderia laterale. Gli
scavatori si allargarono verso Nord, ripiegando ad un-
cino lentamente verso Ovest (fig. 9-b).
Verosimilmente, durante una verifica delle lunghezze
tra il condotto principale fatiscente e il nuovo condot-
to, gli operai si resero conto di essere andati oltre il
punto prestabilito di raccordo con il canale principale
tentando di risolvere l’errore scavando dapprima ver-
so Ovest e poi sempre più verso Sud.
Forse l’evidenza di uno
scavo palesemente er-
rato portò i progettisti
a far intervenire una
seconda squadra B che,
procedendo dalla pre-
sunta discenderia la-
terale, scavando verso
Nord in modo rettili-
neo, andasse ad inter-
cettare la squadra A.
Al momento dell’incon-
tro delle due squadre
il percorso realizzato
si mostrava particolar-
mente sinuoso pertan-
to per ottimizzare l’an-
damento del cunicolo
si dovette decidere di
procedere in modo
rettilineo ancora verso
Nord (fig. 9-c).
Una successiva miglioria del condotto27 si realizzò nei
punti rappresentati da x e y (fig. 9-d).
Occorre sottolineare che, a differenza di quanto si pos-
sa immaginare, l’impegno di mezzi e di risorse utiliz-
zate nella realizzazione dell’emissario non è consisti-
to tanto nello scavo del condotto, attività comunque
relativamente semplice almeno per un buon tratto,
quanto nell’asporto del materiale di risulta, essendo
l’emissario sostanzialmente privo di pozzi di collega-
mento. Per questo motivo ancora ai giorni nostri molti
condotti dell’emissario, non più utilizzati o fatiscenti,
sono stati sfruttati per un più facile smaltimento del
materiale di risulta. Secondo la nostra ipotesi, anche
il canale principale, bypassato da questa modifica al
progetto originario, venne riempito con i detriti pro-
venienti dallo scavo di questo stesso cosiddetto secon-
do bypass28.
Fig. 9 Schema realizzativo del secondo bypass.
N. 2 - maggio 2010 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 11
Collocato sul lato Nord del bacino del lago.29. Attualmente l’attacco del sentiero è ancora visibile e in parte percorribile. Nel punto di attacco con la strada asfaltata ci sono diverse strutture 30. rappresentate da una cisterna e diverse cavee scavate nel tufo (forse ambienti trogloditici riutilizzati come ricoveri per animali). L’esatta quota dell’attacco del sentiero è di 357,955 m. s.l.m.Tra fine II e inizio I a.C. è comunque attestata una fase di ristrutturazione dei principali santuari laziali, quali: quello di Giunone a Gabii, di Ercole 31. Vincitore a Tivoli, della Fortuna Primigenia a Palestrina, di Giunone Sospita a Lanuvio, di Giove Anxur a Terracina.Essendo la quota della villa c.d. di Cesare immediatamente sopra a quella di sfioro dell’incile, si data questa modifica al periodo di Giulio Cesare. 32. Per informazioni più dettagliate riguardo la villa: Guldager Bilde 2003, Guldager Bilde 2005.La via Virbia, una diramazione della via Appia.33. Si sarebbe potuto abbassare la quota dell’emissario utilizzando un solo fronte di scavo, perché la discenderia sarebbe stata utilizzata come unico 34. punto di asporto del materiale di risulta.È chiaro che questa realizzazione avvenne in condizioni d’urgenza e soprattutto con minimi riferimenti esterni, per cui da un punto di vista 35. tecnico risulta realizzata in modo molto sommario, sia per la sezione del canale che per le quote, essendo in alcuni punti addirittura in contro pendenza. In questo modo, a differenza del primo caso, si riuscì a far lavorare in contemporanea tre squadre invece che una, riducendo ad un terzo i tempi necessari per l’abbassamento del lago.
L’incile
Per moltissimo tempo l’emissario deve aver funzionato
come semplice condotto di sopravanzo, in cui l’altezza
di sfioro era rappresentata dalla quota superiore della
discenderia sul lato del lago.
All’epoca, il sentiero che permetteva il raggiungi-
mento del santuario29 di Diana Nemorense, si trovava
all’incirca a 22,36 m. sopra la quota di sfioro30 della
discenderia.
A seguito di un possibile interesse di Cesare per il cul-
to di Diana Nemorense31 è probabile che si decidesse
di restaurare e ampliare il santuario32. Ovviamente per
realizzare la monumentalizzazione del complesso era
necessario creare un asse viario33, che garantisse un fa-
cile avvicendamento sia di uomini che di materiali.
Poiché l’orografia delle sponde del lago non consen-
tiva la realizzazione di un comodo accesso, verosi-
milmente si decise di abbassare il livello di sfioro del
lago per far emergere la parte settentrionale, che si
presentava discretamente pianeggiante permettendo
l’installazione di un asse viario e di un campo di stoc-
caggio per materiali.
Poiché l’asse viario e il campo d’appoggio erano opere
indispensabili e primarie per l’ampliamento del San-
tuario, l’abbassamento del livello dell’acqua del lago
era un’attività da realizzare con estrema urgenza.
Per abbassare il livello del lago alla nuova quota di sfio-
ro si sarebbe potuto procedere, molto semplicemente,
approfondendo ulteriormente lo scavo della prima di-
scenderia, ma questa soluzione avrebbe consentito uno
scavo che utilizzava un solo un fronte34 (fig. 9a - a) men-
tre i lavori dovevano realizzarsi velocemente.
Per accorciare i tempi si decise perciò di optare per una
soluzione a dir poco geniale. Dall’interno dell’emis-
sario, partendo da un punto ben definito si abbas-
sò il livello del pavimento del canale, arrivando fino
alla profondità prestabilita corrispondente alla nuova
quota di livello cui si volevano far arrivare le acque del
lago (fig. 9a - b – il pozzo è segnalato in verde).
Da questo nuova quota partirono due squadre di scava-
tori: la squadra A, verso Ariccia, per riallineare la pavi-
mentazione del canale al nuovo livello e una seconda, la
squadra B, in direzione del lago, con l’obiettivo di incon-
trarsi con una terza squadra di scavo, la C. Quest’ultima
dopo il pozzo verticale limitrofo alle acque del lago e
un canale orizzontale intercettò la squadra B35.
Si era così riusciti ad abbattere i tempi di realizzazione
della modifica ad un terzo del previsto, utilizzando tre
squadre di scavo anziché una.
Una volta emersa la parte settentrionale del bacino
lacustre si procedette alla realizzazione della strada36
e del cantiere per i lavori di restauro e ampliamento
del santuario di Diana Nemorense. Con la realizzazio-
ne della copertura dell’incile la modifica venne final-
mente terminata.
Fig. 9 a Schemi realizzativi dell’incile.
N. 2 - maggio 2010 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 12
Da notare che la parte più depressa della strada oggi visibile, 36. all’interno del Museo delle Navi Romane si trova a quota 328,095 m. s.l.m., per cui appena a 4,30 m. al di sopra della quota dell’incile. Anche la villa c.d. di Cesare si trova ad una quota immediatamente superiore a quella dell’incile, per cui la datazione di questa modifica è riconducibile a tale periodo.Oggi sono ancora visibili consistenti resti di questi filtri.37. In questo contesto non verrà trattato l’approfondimento sulle navi 38. di Caligola.Ringrazio F. Baldi per l’intuizione avuta relativamente a questa 39. ipotesi.
L’incile dell’emissario, cioè l’imbocco della galleria
idraulica più bassa, è costituito da una prima camera a
pianta cuneiforme che aveva la funzione di raccoglie-
re le impurità grossolane che provenivano dal lago e
che avrebbero potuto ostruire il condotto; esse veni-
vano filtrate per mezzo di lastre di roccia percorse da
fori37 (fig. 9b). Poco più avanti, all’interno, si possono
notare diverse coppie di scanalature, nelle quali presu-
mibilmente venivano fatte scorrere delle assi di legno
che, anche se non garantivano una tenuta perfetta,
permettevano tuttavia di bloccare lo scorrere dell’ac-
qua verso l’interno dell’emissario (fig. 9d).
In passato si è ipotizzato che queste paratoie servissero
per l’irrigazione di valle Ariccia. Secondo un’ipotesi che
proponiamo con questo studio, basata sulla livellazio-
ne del territorio circostante e di quello del Santuario
rispetto all’incile, lascia supporre che, invece, furono
utilizzate per il varo delle navi dell’imperatore Caligo-
la. Tali navi erano, di fatto, delle grandi chiatte 38 sulle
quali vennero costruiti dei veri e propri edifici, aventi
una dimensione inusuale per le imbarcazioni dell’epo-
ca. Il varo di queste navi, probabilmente costruite in
un cantiere a bordo del lago, a causa della loro mole
non potevano essere varate secondo la consuetudine,
facendole, cioè, scivolare su di un piano inclinato. Le
paratoie collocate nelle scanalature presenti subito
dopo l’ingresso dell’incile dell’emissario, bloccarono
il deflusso dell’acqua, alzando il livello del lago fino
a quando le chiatte poterono galleggiare. Una volta
preso il largo, le paratoie dell’emissario furono rimosse
riportando la quota del bacino al livello originale.
Per questa operazione probabilmente si scoperchiò la
volta dell’incile in corrispondenza delle paratoie, per
ricostruirla nuovamente dopo aver effettuato il varo
delle navi39.
Fig. 9d Scanalature per l’alloggiamento delle paratoie.
Fig. 9b – Ingresso dell’incile con i filtri di depurazione.
N. 2 - maggio 2010 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 13
STRABONE, Geographika V, 3, 12.CALOI V., CAPPA G., CASTELLANI V. 1994, Antichi emissari nei colli Albani, in “Atti XVII Congresso Nazionale di Speleologia”, Lucca.CAPPA G. 2002, Riflessioni sull’origine dell’Emissario di Nemi: quando e perché fu creato?, in “Atti II Convegno Regionale Speleologia”, Memorie della FSL, pp. 149-146.CASTELLANI V., DRAGONI W. 1992, Opere arcaiche per il controllo del territorio: gli emissari artificiali dei laghi albani, in “Gli Etruschi maestri di idraulica”, pp. 43-60, Electa Editori Umbri, Perugia.CASTELLANI V. 1999, Civiltà dell’acqua. Editorial Service System, Roma.CASTELLANI V., CALOI V. 2000, L’emissario di Nemi (Roma): aggiornamenti topografici, in “Opera Ipogea” 1, pp. 11-18.CASTELLANI V., DOBOSZ T., GALEAZZI C., GERMANI C. 2002, Nemi, nuove evidenze per l’antica storia dell’Emissario nemorense, in “Opera Ipogea” 2, pp. 51-58.CASTELLANI V., DRAGONI W. 2003, Gli emissari dei laghi Albani. Aggiornamenti e prospettive, in “Lazio e la Sabina 2”, pp. 215-220, Roma 7-8 maggio 2003.CASTELLANI V., CALOI V., DOBOSZ T., GALEAZZI C., GERMANI C. 2003, L’emissario del Lago di Nemi. Indagine topografico-struttural, in “Opera Ipogea” 2/3, pp. 2-76.COARELLI F. 1982, Dintorni di Roma, Laterza.COARELLI F. 1987, I santuari del Lazio in età Repubblicana, pag. 165 ss. Ed. Carocci.COARELLI F. 1991, Gli emissari dei laghi laziali: tra mito e storia, in “Gli Etruschi maestri di idraulica”, Electa Editori Umbri, Perugia.GHINI G. 1992, Museo delle navi romane, santuario di Diana, Nemi. Istituto poligrafico dello Stato.GHINI G. 1993, La ripresa delle indagini al santuario di Diana a Nemi, in Quaderni di Archeologia etrusco-italica, 21, “Archeologia Laziale” XI, 1993, pp. 277-289.GHINI G. 1994, Il santuario di Diana: nuove ricerche,in “Settlement and economy in Italy 1500 B.C-1500 A.D.”. Oxford pp.143-154.GHINI G., GHIZZI S. 1996, Il lago di Nemi e il suo museo.GHINI G. 1996, Prospezioni subacquee nei laghi albano e nemorense in “Bollettino di archeologia subacquea”, A. II-III, dic. 1995 giu. 1996, Roma, pp. 184-196.GHINI G. 1997, Modern times. The new excavations, in “The sacred grove of Diana. Finds from a sanctuary at Nemi”. pp. 43-54, 179-182.GHINI G. 2007, Nemi, il museo delle navi romane. Editorial Service System, Roma.GHINI G. 2007, Il santuario di Diana nemorense. Editorial Service System, Roma.GULDAGER BILDE P. 2003, Nordic excavations of a Roman villa by lake Nemi, loc. S. Maria, in “Lazio e Sabina 1”, Roma 2003, pp. 259-268.GULDAER BILDE P. 2005, The Roman villa by Lake Nemi: from nature to culture – between private and public, in “Roman villas around the Urbs. Interaction with landscape and environment”. Roma 2005.UCELLI G., 1950. Le navi di Nemi. Poligrafico dello Stato, Roma.
Conclusioni
Malgrado la ricerca svolta nel corso di questi ultimi due anni abbia chiarito diversi aspetti, lo studio dell’emis-sario si presenta ancora lacunoso e merita sicuramente ulteriori approfondimenti.
A tutt’oggi l’indagine è ancora in corso ma una volta conclusa si potrà fornire un profilo più completo e sod-disfacente di quest’opera idraulica veramente impo-
nente, che non ha avuto, in passato, i riconoscimenti e le dovute attenzioni da parte degli studiosi che si sono avvicendati e che, secondo noi, invece, assolutamente merita.
Le prossime indagini consentiranno di verificare alcune delle ipotesi presentate e la formulazione di eventuali nuovi contributi scientifici non ancora emersi.
REFERENZE
Descrizione Quota s.l.m. Delta incile Delta discenderia
Discenderia 335,6 11,81 0,00
Incile 323,795 0,00 -11,81
Basolato nel museo (parte più depressa) 328,095 4,30 -7,51
Sentiero arcaico 357,955 34,16 22,36
Primo recinto del santuario (fine II sec. a.C.) 336,34 12,55 0,74
Quote di livellazione degli elementi di indagine