L’educazione musicale in Italia: un excursus storico · I programmi della scuola elementare....
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L’educazione musicale in Italia: un excursus storico
Giuseppe Toto
Già dottore di ricerca in Scienze dell’antichità, attualmente è iscritto al dottorato in Educazione, Comunicazione e Forma-zione” con una tesi in “Psicologia e Musica”. Docente di scuola secondaria di secondo grado di discipline umanistiche, oggi Docente di sostegno presso la scuola secondaria di primo grado, ha pubblicato diverse monografie sulla storia degli studi grammaticali, sulla teoria e sulla prassi didattica.
L’autonomia dell’educazione musicale nei piani di studio della scuola ita-
liana è frutto di una gestazione durata più di un secolo. Questo articolo ne
ripercorre le tappe più significative, dall’Unità d’Italia fino ai nostri giorni.
Introduzione
Nella letteratura pedagogica con il termi-
ne musica si intende «più in generale
l’Educazione Musicale, ovvero “musica nel
contesto educativo”» (Pagannone 2008, p.
113). Tuttavia il pieno riconoscimento del
valore formativo della musica, in Italia, è
una conquista recente e non viene ancora ri-
conosciuto alla disciplina uno statuto epi-
stemologico forte. L’educazione musicale è
tuttora considerata come un passatempo o
momento creativo, in opposizione alle di-
scipline “forti” quali l’italiano o la matema-
tica ecc.
Nei paragrafi che seguono vediamo di
delineare per sommi capi l’evoluzione che la
musica ha avuto in ambito scolastico.
La musica tra Unità d’Italia e primo Do-poguerra
A partire dall’Unità d’Italia fino al 1955,
la presenza della musica nei programmi del-
la scuola elementare è limitata al canto cora-
le, attraverso cui si esprimono motivi reli-
giosi, patriottici e popolari (Gori et al., 1987,
p. 15-19).
Sono Gabelli (1888) e Bacelli (1894) i primi
ad introdurre gli esercizi di canto fra le di-
scipline facoltative dei programmi di inse-
gnamento, con la finalità di alleviare la men-
te degli allievi e non solamente come eserci-
tazioni di tecnica vocale.
Al Congresso nazionale Pedagogico di
Torino del 1898, i pedagogisti Agazzi e Pa-
squali evidenziarono l’importanza
dell’educazione musicale nella formazione
del gusto estetico. Tali riflessioni trovarono
spazio nei Programmi per gli asili
dell’infanzia del 1914 (Mazzetti, 1962) e nei
programmi elaborati da Lombardo-Radice
del 1923 per la scuola elementare.
Dimenticata dalla Riforma Gentile
nell’istruzione superiore, l’educazione mu-
sicale assunse un ruolo importante nel curri-
culo dell’Istituto Magistrale nel 1936, ma
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ben presto l’abbreviazione del percorso da 7
a 5 anni ad opera di Bottai eliminò nuova-
mente la musica dal piano di studi.
Tra anni ’60 e anni ‘80
La costituzione della scuola media unica
del 1962 reintrodusse l’educazione musicale
nel percorso di studi. A partire da quegli
anni vennero pubblicate le riviste “Educa-
zione musicale” e “Musica Domani”, nelle
quali si delinearono lo statuto epistemologi-
co ed i contenuti della disciplina, non senza
le influenze della contestazione studentesca.
Solo a partire dal 1979 venne riconosciuta
all’educazione musicale, almeno per quanto
riguarda la scuola secondaria di primo gra-
do, una presenza più massiccia nel piano di
studi con obiettivi e programmi propri.
Badolato e Scalfaro (2013, pp. 87-99) fan-
no notare come si sia passati da una visione
tecnicistica dell’insegnamento musicale tipi-
ca dei programmi della prima metà del No-
vecento ad una concezione ludica ed evasiva
sulla scia della contestazione studentesca
degli anni 60-70. Occorre rilevare però che la
fase della “contestazione” ha pregiudicato la
definizione di uno statuto epistemologico
forte per l’educazione musicale, slegandola
dal sapere scientifico e rendendo precarie le
successive evoluzioni.
L’educazione musicale oggi
Le Indicazioni per il curricolo per la scuola
dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione del
2007 rappresentano un punto di svolta:
all’Educazione musicale vengono ricono-
sciute sei funzioni formative fondamentali:
cognitivo-culturale, linguistico-
comunicativa, emotivo-affettiva, identitaria
e interculturale, relazionale, critico-estetica.
La musica non è più considerata una me-
ra componente edonistico-emotivo-istintiva,
ma creatrice di competenze cognitive di tipo
trasversale o di livello superiore (Toto,
2015), grazie anche agli studi di Howard
Gardner che ha individuato l’esistenza di
una vera e propria intelligenza musicale.
Per cognitivo-culturale, si legge nel docu-
mento, si intende la capacità/possibilità di
pensare e comprendere la musica attraverso
la logica delle sue strutture e grammatica,
una logica scandita da tempi, ritmi, regole e
simboli.
Gli attuali orientamenti pedagogici si in-
dirizzano su due dimensione strutturali del-
la musica: quella cognitiva e quella emotiva.
Lo studio della musica deve permettere lo
sviluppo di un pensiero “unico” e originale,
anche se in realtà l’intelligenza musicale in-
crocia altre forme di intelligenza e di pensie-
ro, le fa proprie e allo stesso tempo contri-
buisce essa stessa a svilupparle ed a raffor-
zarle (Apostoli, 2008, pp. 203-224). Dunque,
educazione attraverso la musica, ma anche
educazione alla musica.
La seconda dimensione, quella emotiva,
chiama in causa l’educazione all’affettività,
poiché essa sviluppa la riflessione sulle stes-
se emozioni e la loro “messa in forma” sim-
bolica. L’educazione all’affettività favorisce,
altresì, il decentramento rispetto ad esse,
poiché la musica implica la conoscenza, ri-
cognizione e gestione delle emozioni attra-
verso l’ascolto e la riflessione (Pagannone
2008, p. 128).
L’emancipazione della musica come di-
sciplina formativa a tutti gli effetti si deve al
riconoscimento che essa contribuisce alla co-
struzione di elementi identitari, intercultura-
li, relazionali e critico-estetica.
Suggestive a questo proposito sono le ri-
flessioni degli studiosi La Face e Bianconi
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(2013), i quali rintracciano nell’universalità
della scrittura musicale, sia il possibile col-
legamento fra le differenti realtà culturali
europee sia il fondamento per la costruzione
della cittadinanza europea. L’European
Musical Heritage ha una componente mate-
riale ed una immateriale. La prima soprav-
vive attraverso la conservazione mentre
quella immateriale si conserva vivendola e
tresmettendola. Questo patrimonio culturale
europeo non solo dialoga con le altre forme
di cultura (linguistica, letteraria, storica, fi-
losofica ma, anche logica e matematica) ma,
permette anche a cittadini appartenenti a
tradizioni culturali molto diverse di ricono-
scersi in una tradizione musicale comune.
In Italia, scrivono ancora i nostri autori, si
è creato uno iato fra pedagogia musicale e
musicologia; da un lato, infatti, la pedagogia
musicale si è auto-segregata negli ambienti
del conservatori e delle scuole di musica, fo-
calizzando la propria attenzione soltanto
sulle tecniche di esecuzione e di riproduzio-
ne della musica stessa; la musicologia uni-
versitaria, invece, ha abbandonato la prassi
scolastica per approfondire conoscenza e
contenuti della ricerca (Kliuchko et. al.
2015). Oggi si auspica, da più parti, il ricon-
giungimento fra queste due branche del sa-
pere musicale.
La musica secondo “La Buona Scuola”
Il recente Decreto sulla Buona Scuola
sembra aver recepito le problematiche ine-
renti l’Educazione Musicale. Gli assunti di
base che hanno ispirato il legislatore nella
stesura del documento sono stati sia il lega-
me tra musica e corpo (evidenziato in più
sedi), sia la constatazione che la musica è
“patrimonio storico” foriero di riflessioni e-
stetiche e spirito critico.
La soluzione proposta è stata quella di in-
trodurre due ore a settimana nelle classi
terminali della Scuola Primaria e relegare al-
la quota oraria dell’autonomia l’Educazione
Musicale nella Scuola Secondaria di II gra-
do. Le questioni, dunque, restano aperte:
quali risultati saranno raggiunti o quali cor-
rettivi andranno apportati soltanto una suc-
cessiva riflessione pedagogica potrà stabilir-
lo.
Bibliografia
Apostoli A., L’apprendimento musicale in età prescolare: il concetto di audiation nella music learning theory di Edwin E. Gordon, in “Musica, Ricerca, Didattica”, a cura di Nuzzaci A., Pagannone G., Lecce, Pensa Multimedia, 2008.
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