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1 Le razze: Il Gatto Siamese L’uomo e il gatto: Una storia d’amore e odio I consigli del Veterinario: Introduzione al pronto soccorso

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Le razze: Il Gatto Siamese

L’uomo e il gatto:

Una storia d’amore e odio

I consigli del Veterinario:

Introduzione al pronto soccorso

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Allevamento D’Oltremaredi Simone CaratozzoloLocalità Ca’ MancinoS. Angelo in Vado (PU)Tel. 349 5001581email: [email protected]

VIDEOENCICLOPEDIA DEL GATTO

Pubblicazione quattordicinaledella Hobby & Work Publishing Srl

Comunicata al ROC il 6 settembre 2007ISSN 1973-4506

Direttore responsabile: Giampietro ZangaRealizzazione grafica e redazione: Blow Up – Arona

Testi: Silvia De Cillis Distribuzione: MEPE S.p.A. – Milano

Stampato in Italia

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COME RILEGARE L’OPERA

Ogni fascicolo di Videoenciclopedia del gatto contiene tre differenti sezioni.

Le prime 3 schede (6 pagine) sono dedicate alle razze.

Le 2 schede (4 pagine) centrali riguardano l’allevamento del gatto.

Le ultime 2 schede (4 pagine) sono riservate ai consigli del Veterinario.

La raccolta di tutte le schede di ciascuna sezione consentirà di comporre

tre preziose raccolte tematiche che costituiranno la vostra

Enciclopedia del gatto.

Le razze:

Il Gatto Siamese

L’uomo e il gatto:

Una storia d’amore e odio

I consigli del Veterinario: Introduzione al pronto soccorso

In questo numero:

Fotografie gentilmente concesse da:

PAGG 5-72

PAGG 5-48

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Cucciolata di Siamesi e Orientali

Il Gatto Siamese

J.O.B.S.-CLUB ITALIANO DEL GATTO DI TIPO SIAMESE

Il J.O.B.S.-Club Italiano del Gatto di Tipo Siamese opera per la promozione e la tutela, nonché la conoscenza, la diffusione e la salvaguardia del Gatto Siamese, delle razze Gruppo IV e del loro patrimonio genetico. Incoraggia l’allevamento e lo sviluppo della razza, dando l’opportunità di mettere a confronto un lavoro di selezione e miglioramento dello standard, promuovendo in tal senso studi e scambi di esperienze, ponendosi come punto di riferimento per allevatori e proprietari. È riconosciuto dall’Associazione Nazionale Felina Italiana e dalla Federazione Internazionale Felina.

J.O.B.S.-Club Italiano del Gatto di Tipo SiamesePresidente: Roberto ReguzzoniTel. 0331 681000http://digilander.libero.it/jobsclube-mail: [email protected]

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Il Gatto Siamese prende il nome dalla regione dove si ritiene che

la razza fosse nota già molti secoli fa: il Siam, ossia l’odierna Thai-

landia. Vi sono documenti risalenti al 1350, infatti, che riportano

della presenza di gatti con caratteristiche simili a quelle del Sia-

mese nella città di Ayutthaya, allora capitale del Siam e oggi della

provincia thailandese che porta il suo nome. In quella nazione

questi gatti vivevano nel palazzo reale e avevano una valenza

religiosa, essendo considerati i guardiani dei templi buddisti.

Secondo molti studiosi il Siamese potrebbe avere collegamenti

con il Gatto Egiziano e con il Manx, ma

non vi sono notizie certe al riguardo.

Originariamente, dati il grande valore

e l’aspetto regale e sacro che avevano

i Gatti Siamesi, era rarissimo trovare

qualche soggetto fuori dal loro Paese

d’origine. Le prime esportazioni cono-

sciute sono avvenute verso la fine del

1800, quando la razza è stata introdot-

ta in Europa e negli Stati Uniti.

Nel 1878 il Console statunitense a Bangkok David Stickles donò alla moglie del Presi-dente degli Stati Uniti Rutherford Birchard Hayes un Gatto Siamese, che probabilmente è stato il primo esemplare della razza ad entrare in America. Negli stessi anni i Siamesi giunsero in Inghilterra, nazione nella quale nel 1892 furono elaborati i primi standard.Questi standard erano alquanto diversi da quelli attuali, poiché quei primi soggetti ave-vano caratteristiche che oggi sono considerate difetto, come la coda storta o gli occhi strabici, che alla fine del 1800 erano frequenti nei Gatti Siamesi che partecipavano alle esposizioni. Riguardo a queste due caratteristiche vi sono alcune leggende che spie-gherebbero la loro presenza nella razza; una delle più suggestive racconta che i Siamesi anticamente avevano nel loro Paese il compito di sorvegliare dei preziosissimi vasi, e per far questo essi arrotolavano la loro coda attorno al vaso e lo fissavano intensamente: da questa abitudine avrebbero avuto origine la coda storta e lo strabismo.

La sua storia

Le origini

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Lasciando stare le leggende, i primi soggetti giunti in Occidente erano diversi da quelli moder-ni e appartenevano a due varietà. Una era quella del Siamese reale, o Gatto reale del Siam, che era considerato il migliore e presentava corpo di colore pallido e “points” colorati (si chia-mano “pointed” quei gatti in cui il colore pallido del corpo contrasta con quello più scuro di muso, arti, orecchie e coda, quindi i “points” sono queste parti di colore scuro). L’altra varietà era quella chiamata “cioccolata”, che presentava corpo e “points” scuri: probabilmente un ibrido tra Siamese e Burmese.Nel corso degli anni l’aspetto del Siamese è molto cambiato, portando il gatto un po’ rotondo della fine del 1800 a quello con tratti decisamente orientali e affinati di oggi. Il mantello vellutato, simile alla pelliccia d’ermellino, il pelo denso e compatto color foca, gli occhi azzurro brillante contribuirono inizialmente alla popolarità di questa affascinante e misteriosa razza felina.

Le cure della mamma al suo cucciolo

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Il grande successo che il Siamese ha riscosso e riscuote nel mondo è certo dovu-to alla sua straordinaria bellezza, ma in misura uguale se non maggiore anche il carattere ha contribuito alla sua diffusione.Il Gatto Siamese dimostra verso i suoi padroni un affetto e un attaccamento che raramente si riscontrano in altri felini domestici e, se coccolato e tenuto a stretto contatto con l’uomo, fin da piccolo sviluppa un’affettività intensa e calda, oltre che un’intelligenza e una sensibilità veramente notevoli. Quando è in tenera o giovane età gioca con grande piacere e molta energia, di modo che in sua compagnia è veramente difficile annoiarsi e si starebbe ore a guardare le sue divertenti evoluzioni, che si manifestano in un misto d’agile eleganza e tenera goffaggine. Divenuto adulto manifesterà la sua intelligenza capendo quello che gli si chiede e adeguandosi; manterrà però la spiccata autonomia tipica dei gatti. Il Gatto Siamese è estremamente attivo e sveglio, e tende a mia-golare molto, instaurando in questo modo un sistema di comunicazione con il padrone che col tempo diviene vero e proprio dialogo. Quella del Siamese è una delle poche razze di gatti che ha quasi un comportamento canino, essendo possibile portarlo al guinzaglio. Si tratta di felini molto agili, capaci di acrobazie impensabili e divertenti. I maschi “spruzzano” meno di altri gatti, mentre le femmine lo fanno spesso durante il calore. I Siamesi e i loro incroci hanno un curioso comportamento che raramente si riscontra in altre razze: fin da cuccioli e spesso fino alla maturità, ma anche in seguito, hanno l’abitudine di succhiare gli indumenti di lana non puliti, specie nei punti in cui è depositato del sudore. Si tratta di un comportamento che va fermato subito, impedendo al gatto di raggiungere tali indumenti di lana, anche perché se si fissa nel tempo diviene un vizio radicato e fastidioso.

Il carattere

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Il Siamese nella vita quotidiana richiede poche cure. Alla pulizia del pelo provvede personalmente, poiché è pulitissimo e si lecca con estrema cura il manto e ogni centimetro di pelle. Il metabolismo caratteristico della razza rende necessaria una dieta ricca di proteine e l’enorme energia vitale che questi gatti possiedono ri-chiede uno spazio adeguato, dove scaricare nel gioco e negli esercizi fisici tutta la loro vivacità.All’inizio del secolo scorso tutte le razze di gatti, ma ancor più il Siamese, furono colpite da una diffusa epidemia influenzale felina, che fece credere che il Siamese fosse il più debole tra le razze feline, ma dopo la scoperta della penicillina e, in seguito, dei farmaci veterinari specifici si scoprì che il Siamese non era più espo-sto di altre razze alla contaminazione.

Siamese Blue Tabby Point

Le cure

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Il Siamese ha un corpo allungato e sottile, ma non fragile, e i muscoli ben sviluppati conferiscono un aspetto elegante e agile. Le spalle non devono essere più larghe delle anche. Il collo è lungo e slanciato.

Taglia: di medie dimensioni. Il maschio arriva a pesare fino a 5 kg e la femmina non supera i 4 kg.

Testa: proporzionata al resto del corpo. Deve essere allungata (a forma di triangolo).

Orecchie:grandi, larghe alla base e appuntite.

Occhi: sono blu intenso e hanno una caratteristica forma obliqua e a mandorla.

Muso: affilato.

Zampe: sono lunghe e sottili e i piedi piccoli e ovali. Le zampe posteriori sono più lunghe delle anteriori.

Coda: lunga, sottile e appuntita.

Mantello: il pelo è sottile, ben aderente al corpo, corto e brillante. Il colore del corpo è più chiaro rispetto a quello dei point. L’unica eccezione è il Siamese bianco che ha un colore uniforme.

Colori: il colore deve essere uniforme sul corpo e contrastante sui point e sulla maschera (naso, contorni degli occhi e bocca).

Siamese point: focato, marrone, blu, lilla.

Colour point: rosso, crema, versione tortie di tutti i colori.

I quattro colori principali sono: blue point, chocolate point, lilla point, seal point. I soggetti giovani hanno un mantello più chiaro che poi, con l’avanzare dell’età, tende a scurirsi.

Dal 1960 si sono aggiunti nuovi colori.

Standard in breve

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Regnar non m’è concesso,Non cedo a nessun patto:

Io sono il Gatto!

Una storia d’amore e odio

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Il gatto è un animale bello, intrigante e misterioso, che non lascia indifferenti.C’è chi lo ama profondamente e chi lo odia intensamente.Nessun altro animale ha vissuto nella storia dell’uomo alterne vicende come il gatto e questo ha fatto sì che si siano sviluppate tante leggende al confine tra realtà e fantasia che ruotano intorno al gatto e che rendono davvero difficile tracciare la sua storia nei dettagli. È praticamente impossibile ricostruire con precisione il percorso storico che ha portato all’avvicinamento del gatto all’uo-mo. Sappiamo per certo che 3500 anni fa il gatto era già completamente do-mestico, ma non è facile capire quando questo processo di addomesticamento sia iniziato. È un fatto difficile da stabilire anche perché lo scheletro del gatto è cambiato molto poco durante il suo passaggio da animale selvatico ad animale domestico.Ci sono prove tangibili della presenza del gatto nell’antico Egitto: riproduzioni ico-nografiche, ritrovamenti di corpi mummificati e sculture datate dagli archeologi.Siamo certi che il gatto comparve nella civiltà egizia intorno al 3000 a.C. In un primo tempo ebbe il ruolo di divinità: tra i numerosi dei c’era la dea dei gatti Bastet, che aveva corpo di donna e testa di gatta, rappresentava la fecon-dità e la bellezza ed era simbolo del sole, della luce e della luna. Poiché grande importanza era attribuita a questa dea dal popolo egizio, anche i gatti veri, ritenuti il simbolo vivente di tale divinità, erano considerati molto importanti. Il gatto da animale selvatico diventava domestico, dando la sensazione al popolo che finalmente una divinità entrasse nelle loro case, tangibile e vicina.In Egitto i gatti venivano tenuti in grande considerazione, basti pensare che erano considerati sacri e chi ne uccideva uno era punito con la morte. Il gatto veniva nutrito, coccolato e vezzeggiato. I membri di una famiglia il cui gatto moriva di morte naturale, in segno di lutto, si rasavano le sopracciglia. Dopo la morte il corpo veniva imbalsamato, avvolto in costose bende colorate e il muso ricoperto con una maschera di legno scol-pito. Alcuni cadaveri venivano posti in sarcofagi di legno a forma di gatto, altri conservati in speciali involucri di paglia. Addirittura venivano posti topi imbalsa-mati accanto al gatto, prova evidente che gli Egizi credevano in una vita ultra-

terrena del felino. Anche le numerose splendide statue di bronzo rappresentanti gatti, che sono state ritrovate, dimostrano l’enorme stima e adorazione della civiltà egiziana per questo animale.Furono due fattori essenziali che convinsero gli Egizi a credere nella natura divi-na del gatto: il suo aspetto fisico elegante e la sua natura di predatore di topi.Per quanto riguarda l’aspetto estetico è evidente che il gatto ha un portamento fiero, dignitoso e aristocratico, uno sguardo misterioso e intrigante e un’agilità eccezionale. Tutte caratteristiche che lo rendono ideale a stimolare la fantasia e l’immaginazione umana e spingono ad attribuirgli poteri soprannaturali.Per quanto riguarda l’aspetto pratico, i gatti, abili cacciatori di topi e ratti, si rivelavano davvero utili nelle prime città, dove i granai avevano raggiunto di-mensioni tali da far prosperare enormi popolazioni di roditori che causavano gravi danni economici e sanitari. Sotto questo aspetto il gatto si differenzia dal cane; infatti quest’ultimo era molto importante ancora prima della nascita dell’agricoltura, perché i cacciatori preistorici potevano avvalersi di un abile compagno di caccia. I gatti, invece, non erano utili ai primi uomini che abitarono la terra, incominciarono a esserlo quan-do questi passarono all’agricoltura e accumularono grandi quantità di cibo.Dopo il declino della civiltà egizia il gatto continuò a godere di numerosi privile-gi presso altre popolazioni grazie alle sue doti di cacciatore di topi e ratti.Sembra che i felini siano arrivati in Europa portati dai Greci che, scoperta la loro abilità a cacciare, avevano prima tentato di acquistarli dagli Egizi e poi di fronte al loro rifiuto li avevano rubati.Anche presso i Romani i gatti vennero rispettati e apprezzati per la loro utilità di cacciatori di topi. Né i Greci né i Romani però arrivarono a venerarli come divinità, a differenza di altri popoli del passato o di religioni come per esempio l’induismo. Ancora oggi un buon indù deve nutrire almeno un gatto nella sua vita.In Cina, dove arrivò intorno al 1000 a.C., il gatto ebbe molto successo: divenne simbolo della serenità della famiglia e gli furono attribuiti poteri divini. Dalla Cina i gatti giunsero nel 999 d.C. in Giappone, dove per molto tempo non vennero utilizzati per cacciare topi, essendo considerati animali nobili e speciali.

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I Giapponesi tentarono inutilmente di cacciare i ratti dalle loro città, riempien-dole di statue e immagini di gatti. Solo nel 1602, a seguito di numerosi danni economici causati dal moltiplicarsi dei roditori, decisero di utilizzare i gatti per cacciare.Durante il Medioevo il gatto cadde in disgrazia presso tutti i popoli, sotto l’ege-monia della Chiesa cristiana. In passato i gatti erano stati oggetto di rituali pagani e furono quindi considerati creature malvagie e infernali mandate dal demonio e legate alle streghe, così a tutti i cristiani si ordinò di uccidere e torturare queste povere creature: il gatto da animale sacro diventava dannato! Era sufficiente il fatto che gli occhi dei gatti brillassero nella notte per attribuire loro poteri malefici.Peggiorava ulteriormente la situazione il fatto che il gatto era sempre stato associato ad alcune caratteristiche femminili che, dati i tempi, non contribuiva-no certo alla sua popolarità, visto che era forte in quel momento la diffidenza verso le donne, considerate tutte possibili streghe.Nelle giornate in cui si svolgevano le feste religiose i gatti venivano bruciati vivi in pubblico, percossi, scuoiati, crocifissi, torturati e lanciati dai campanili per ordine dei preti.Dove faceva comodo, il gatto diventava il sim-bolo della Chiesa stessa, pur di trovare un mo-tivo per poterlo bruciare pubblicamente: nel-l’Inghilterra cattolica veniva condannato come simbolo del protestantesimo, nell’Inghilterra protestante come simbolo del cattolicesimo.Una delle più gravi conseguenze di tutto que-sto fu in quei secoli la diffusione spaventosa della peste portata dai ratti che si moltiplica-vano senza più alcun controllo.Ma questo non servì a diminuire l’accanimento contro i gatti, che durò per centinaia di anni.Solo dopo la Rivoluzione Francese le cose co-minciarono a migliorare, ma i rituali macabri che prevedevano la tortura dei gatti per allontanare le disgrazie dalle case non cessarono mai.

Ancora oggi, in un’epoca in cui la scienza ha definitivamente spiegato la causa di molti fenomeni che un tempo venivano considerati soprannaturali, in un mo-mento storico in cui sembra non esserci più spazio per le superstizioni, gli attac-chi ai felini domestici continuano. Molti ancora credono che i gatti neri portino sfortuna. Superstizione che peraltro non è sempre valida, perché varia da paese a paese, generando molta confusione. In Gran Bretagna, per esempio, un gatto nero porta fortuna, mentre in America e nell’Europa continentale è il contrario. Non esiste alcuna giustificazione razionale a tale atteggiamento, dato che la genetica ha dimostrato che un gatto nasce nero e non bianco perché possiede i geni per il colore nero e che i geni sono “pezzetti” di una sostanza chimica chiamata DNA, che non ha nulla di magico e soprannaturale.Anche se queste superstizioni sopravvivono ancora, oggi il gatto è nuovamente rispettato e considerato, come dimostra la diffusione di allevamenti di diverse razze di gatti e di mostre feline per appassionati. Inoltre, il gatto che vive per le strade ha suscitato l’interesse degli etologi perché protagonista di fenomeni comportamentali e sociali complessi e interessanti.

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Amo fin da piccolo gli animali (tutti quanti, uma-ni compresi) e simpatizzo alla pari, caso piutto-sto raro, per cani e gatti. Svolgo in parallelo la professione veterinaria, nella quale ho sempre cercato di essere sensibile verso “pazienti” ed eventuali “familiari”, e l’insegnamento, dove pratico uno stile comunicativo e concreto. Nel corso della mia carriera sono passato attraver-so molteplici esperienze, trovandomi davanti problemi veterinari e domande di ogni tipo. Mi sono abituato ad ascoltare i gatti, a curarli come meritano, ma anche a spiegare sempre, con chiarezza, le mie scelte. In quest’opera ho messo tutto il mio sapere, teorico e pratico, e la voglia di insegnare a chi veterinario non è, ma adora gli animali quanto me.

Dottor Ettore Delli Carri

Il nostro veterinario

Le vaccinazioni

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I gatti di casa sono esseri adorabili e un po’ misteriosi, sempre pronti a ricevere le coccole e a contraccambiare con una “strusciatina” o fa-cendo le fusa. Alcuni di loro non lasciano mai le mura domestiche e passano buona parte della giornata dormendo, o in pensosa riflessione, nella comoda posizione che hanno scelto. Possiamo provare a mettere a loro disposizione una simpatica cuccia, dotata di ogni comfort, ma non è affatto detto che la accettino. Altri gatti di casa, invece, vanno e vengono in piena libertà, lanciandosi alla scoperta del territorio circostante, come le strade o i tetti, e talvolta si assentano per giorni e giorni, se non addirittura per settimane. Tanti gatti, tante esigenze diverse. Tutti i gatti di casa ci chiedono poco, ma sono capaci di dare tanto a noi esseri umani. Anche se pensiamo di conoscerli bene, riservano sempre qualche sor-presa e mantengono un lato sconosciuto, piccoli segreti, comporta-menti che ci appaiono incomprensibili.Nell’approccio ai gatti, noi che li amiamo tanto, ci dividiamo, a grandi linee, in due categorie. C’è chi pensa che, tutto sommato, essi siano in grado di badare a se stessi in tutte le situazioni: basta dar loro da mangiare una cosa qualsia-si e, per il resto, si lascia fare al destino. All’estremità opposta ci sono invece i “gattofili” che ritengono un loro preciso dovere accudire i propri in gatti in tutto e per tutto: vaccinazioni e cure mediche, alimentazione adeguata, magari biologica, protezione totale dai pericoli che provengono dall’ambiente esterno.Quello che vi proponiamo in questa serie di fascicoli è un approccio equilibrato ma soprattutto libero, un invito a capire i vostri gatti e le loro reali necessità. Con le informazioni corrette, potrete pensare in modo diverso ai gatti di casa (e anche a quelli estranei), dedicando loro tutte le cure che meritano, senza proiettare su di loro le vostre sensazioni e paure: il gatto resta un gatto, nella sua diversità e autonomia, anche quando è casalingo, ma spetta comunque al suo “padrone” mettere

in atto tutta una serie di comportamenti utili a farlo stare in salute, per una vita migliore, più lunga e felice, insieme.Troverete nozioni e tanti consigli pratici per vivere appieno il rapporto con il vostro gatto: le vaccinazioni, la prevenzione e la cura di alcune malattie, il pronto soccorso e l’alimentazione, la sterilizzazione, il parto e altri argomenti di sicuro interesse. Una raccomandazione importante: ricordatevi sempre di non sostituirvi allo specialista e di chiamarlo ogni qualvolta sia necessario il suo intervento.

Dalla parte del vostro gatto

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I cuccioli di gatto sono naturalmente immunizzati e protetti dai germi dell’ambiente grazie agli anticorpi presenti nel latte materno, il colostro. Questi anticorpi restano nell’organismo del piccolo per circa 55-60 gior-ni, per poi scomparire. È quindi a partire dai 2 mesi che il gatto deve es-sere immunizzato dalle principali malattie alle quali è esposto attraverso un adeguato programma di vaccinazioni. La vaccinazione ha il compito di stimolare il sistema immunitario del cuc-ciolo a produrre da solo gli anticorpi che proteggono l’organismo dagli agenti esterni. L’efficacia della vaccinazione del gatto non può essere garantita a priori in tutti i casi. La vaccinazione assicura però una probabilità decisamente maggiore che il gatto sia protetto dalle malattie e aumenta certamente la probabilità di non ammalarsi in contatto con un virus. Anche se tecnicamente la vaccinazione può essere molto semplice, con-sigliamo di affidare il gatto alle mani sapienti del veterinario di fiducia. Solo il veterinario può infatti esaminare, prima di procedere, la salute complessiva del gatto, valutando se è il momento buono per vaccinarlo. Inoltre, nella fase che segue la vaccinazione il gatto è sicuramente più controllato nello studio veterinario che non a casa.La prima vaccinazione deve avvenire dopo che sono trascorsi 55-60 gior-ni dalla nascita, quando “scadono” le difese materne, e il richiamo va effettuato dopo circa 80-85 giorni di vita. All’età di 6 mesi, è consigliabi-le, in certi casi, eseguire la vaccinazione antirabbica. Riassumiamo, in sintesi, il programma vaccinale per il gatto: a 55-60 giorni di vita, vaccino contro calicivirus, herpes virus, panleucopenia; a 85-90 giorni, richiamo per i virus appena nominati. In seguito, è meglio praticare una vaccinazione di richiamo circa ogni 12 mesi. Se il gatto fa una vita di strada, in contatto frequente con altri gatti e specie animali, oppure deve uscire dai confini nazionali, occorre una vaccinazione an-tirabbica all’età di 6 mesi. Le più diffuse malattie virali alle quali il gatto è soggetto, e per le quali esiste un vaccino, sono la panleucopenia, ma-

lattia infettiva che colpisce l’apparato gastroenterico causando febbre, assenza d’appetito, vomito e diarrea; la calcivirosi e la rinotracheite, ma-lattie respiratorie che causano febbre, tosse e starnuti; la leucemia felina, una malattia virale con sintomi assai vari, tra cui febbre, ingrossamento dei linfonodi, tumori agli organi.Mentre le vaccinazioni sono comunemente ritenute indispensabili per i gatti che passano molto tempo fuori casa, talvolta sono considerate inutili per i gatti casalinghi. In generale, la vaccinazione è comunque consigliabile anche in quest’ultimo caso, in quanto il gatto può comun-que essere contagiato da virus presenti nell’ambiente e può essere così pronto ad affrontare esperienze all’esterno della sua abitazione (come anche, semplicemente, la visita allo studio del veterinario!).

Le vaccinazioni

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