Le donne e la gestione degli sport alpini

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Progetto "Montagna al femminile" Linea 4 - Misura E1 - P.O.R. Obiettivo 3 F.S.E Il Convegno ”Le donne e la gestione degli sport alpini Prospettive e risorse per una nuova imprenditoria alpina”

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Progetto "Montagna al femminile"

Linea 4 - Misura E1 - P.O.R. Obiettivo 3 F.S.E

Il Convegno

”Le donne e la gestione degli sport alpini

Prospettive e risorse per una nuova imprenditoria alpina”

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IL CONVEGNO FINALE DEL PROGETTO MONTAGNA AL FEMMINILE Moderatore: Roberto Mantovani L’incontro di questa mattina, che ha per titolo Le donne e la gestione degli sport alpini. Prospettive e risorse per una nuova imprenditoria alpina, costituisce il punto di approdo del Progetto “Montagna al femminile”, promosso, nell’ambito delle Pari Opportunità, dalla Comunità Montana Valli di Lanzo, con il Fondo Sociale Europeo, il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e la Regione Piemonte, e realizzato dalla Comunità Montana Valli di Lanzo, con il gruppo Soges e l’editore torinese Cda & Vivalda. L’obiettivo del progetto era, ed è, quello di promuovere la cultura e la realizzazione delle pari opportunità, favorendo la nascita e la crescita di una piccola imprenditorialità sul territorio alpino, nella fattispecie quella relativa alla gestione degli sport alpini, che può e deve comprendere anche soggetti femminili. Donne e uomini, dunque, esattamente sullo stesso piano. Ma perché l’ambito degli sport montani? Perché, ad esclusione dello sci alpino, è facile rilevare come sulle nostre montagne – e non mi riferisco solo alle Valli di Lanzo, o al Piemonte, ma a tutto il versante meridionale delle Alpi - una scarsissima presenza femminile tra le figure professionali che operano nell’ambito di questa attività. E la fotografia di una situazione di questo genere contrasta in maniera abbastanza netta con quanto accade sul versante alpino francese e sul versante svizzero, dove la presenza femminile è certamente più rilevante. Nella sola Compagnie des Guides di Chamonix, tanto per citare un solo dato, pur a fronte a un netto sbilanciamento favore degli uomini, ci sono comunque sei (6) donne che esercitano l’attività: l’equivalente dell’intera compagine femminile operante in tutto il territorio italiano nel momento in cui il Progetto “Montagna al femminile” ha preso il via. In Piemonte, regione che rivendica da sempre una tradizione importante nel mondo della montagna praticata, in questo momento non esiste una sola guida donna munita di brevetto (anche se ci sono alcune aspiranti guide). Qualche altra regione alpina italiana, in questo settore, sta un po’ meglio del Piemonte, ma nel complesso il panorama è per lo meno sconsolante. In Svizzera, le professioniste sono 8. Con qualche diversità, una situazione analoga di disparità tra uomini e donne è riscontrabile anche nel settore degli sport fluviali montani: nella canoa, nel rafting e nel kayak, nel torrentismo, nel settore del volo libero e in tutti quegli sport che oltralpe i cugini francesi classificano con il termine loisir e che, ad esempio in Francia, possono vantare su una buona presenza di donne e di ragazze nella loro gestione allargata.

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Siamo dunque di fronte a un situazione che andrebbe superata e che può essere superata. Non vorrei far pesare troppo la bilancia sul versante alpinistico (uso questo termine in senso generale come contenitore capace di comprendere in sé anche l’escursionismo) ma, per fornirei ancora un’idea del quadro generale, aggiungo che il Club Alpino Italiano, l’associazione che in Italia raccoglie il maggior numero di appassionati di montagna e di sport alpini, annovera, secondo l’ultima informativa de “Lo Scarpone”, uno degli organi di stampa del Club, 306.000 soci (per l’esattezza, nell’autunno dello scorso anno: 305.974). Ebbene, tra gli iscritti al Cai, la percentuale delle donne è pari a circa il 30 per cento. Considerando che l’appartenenza al Club Alpino è una condizione essenziale per accedere alle scuole di arrampicata, di alpinismo e di scialpinismo del sodalizio, e quindi a pratiche sportive di elevato contenuto tecnico, che costituiscono una possibile fucina di attività professionali come quella della guida alpina, la disparità di iscritti tra i due sessi risulta assai evidente. Di riflesso, la presenza delle donne nelle scuole di alpinismo del Club Alpino evidenzia sempre una minor presenza di allieve rispetto ai colleghi maschi. Ma torniamo alla scaletta del Convegno. E per cominciare, prima di proporre ai convenuti le reazioni della mattinata, cedo il microfono al “padrone di casa”: a Mauro Marucco, il Presidente della Comunità Montana Valli di Lanzo. Seguono: Saluti del Presidente della Comunità Montana Valli di Lanzo Mauro Marucco Saluti del Sindaco di Lanzo Andrea Filippin Saluti dell’Assessore al Lavoro, Occupazione, Ecologia, Ambiente della Comunità Montana Valli di Lanzo Eraldo Perino. Saluti dell’Assessore della Provincia di Torino alle Pari Opportunità e alle Relazioni Internazionali Aurora Tesio. Saluti dell’Animatrice alle Pari Opportunità della Regione Piemonte Gianna Rolle Saluti dell’Assessore alle Politiche per la Montagna, Foreste e Beni Ambientali della Regione Piemonte Roberto Vaglio.

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IL PROGETTO “MONTAGNA AL FEMMINILE” Relatore Dario Boni Obiettivo del progetto L'obiettivo del progetto è quello di promuovere la cultura, l'educazione e la realizzazione delle pari opportunità, favorendo la creazione e la crescita della piccola imprenditorialità sul territorio alpino. Le attività svolte Il progetto proposto si è costruito, nella sua prima fase, su un'indagine tesa a identificare gli squilibri delle presenze femminili all'interno degli ambiti professionali sopra indicati. Successivamente è proseguito con l'analisi e lo studio dei risultati e si è sviluppato in una serie di iniziative destinate a svolgere un'azione coordinata di promozione culturale, ottenuta con l'impiego di strumenti qualificati (editoria tradizionale ed elettronica, materiali didattici, stampa, audiovisivi), di incontri di orientamento professionale nelle scuole superiori, nell'ambiente sportivo e all'interno dei circoli ricreativi giovanili, e infine di un convegno che vedrà la presenza dei maggiori esperti del segmento turistico a cui fanno riferimento alle attività sportive montane. Elementi innovativi Nella sua realizzazione, pur utilizzando soluzioni organizzative, percorsi informativi e di orientamento, formule di coinvolgimento e sensibilizzazione dei lavoratori tradizionali, il progetto risulta innovativo nelle sue linee strategiche. Per via della situazione di spopolamento e invecchiamento della popolazione nelle aree alpine, sia per il forte sviluppo del settore turistico e ambientale, si ritiene che tale progetto possa contribuire in modo concreto a trovare soluzioni tali da favorire il mantenimento o l'incremento dei residenti nelle aree proprio andando a creare professionalità in settori che prevedono un aumento dei fabbisogni lavorativi e occupazionali. Strumenti utilizzati Sono stati utilizzati Strumenti di indagine classici e sperimentati della ricerca sul campo, abbinati a metodologie collaudate, adattati al campione e alla realtà territoriale in cui si opera. Strumenti di pubblicizzazione e diffusione: dépliant informativi illustrati per risvegliare l'interesse di nuovi utenti e favorire, nell'opinione pubblica, l'accoglienza degli obiettivi del progetto. Pubblicazione e diffusione di un libro sulle realizzazioni alpinistiche più significative legate al mondo femminile che ha lo scopo di diffondere un'immagine positiva della donna in montagna

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all'interno dell'immaginario collettivo. Convegno sulle opportunità offerte alle donne nel comparto degli sport alpini per divulgare i risultati della ricerca e mettere in comunicazione esperti e operatori dell'informazione e le giovani interessate al progetto. Strumenti di orientamento professionale: CD Rom illustrativo sulle nuove possibilità professionali per le donne nell'ambito degli sport legati alla montagna. I risultati attesi Identificazione degli elementi discriminanti e degli stereotipi che limitano o impediscono di fatto l'accesso delle donne ad alcune professioni legate agli sport alpini. Identificazione di linee di intervento per orientare le scelte professionali delle donne residenti sia nelle aree alpine, sia in aree urbane verso le professioni legate agli sport alpini. Sensibilizzazione al problema delle pari opportunità nell'accesso al mercato del lavoro autonomo nelle aree montane. Orientare le donne in uscita dal mondo della scuola verso scelte professionali autonome nell'ambito degli sport alpini . Creazione di nuova imprenditorialità al femminile e incremento della visibilità delle attività imprenditoriali femminili già esistenti sul territorio. Diffusione del modello progettato attraverso un report finale che permetta la diffusione in altri contesti territoriali. Creazione di una rete di monitoraggio sull'andamento dell'occupazione femminile nelle aree montane del Piemonte. I prodotti finali - Testi informativi di agile consultazione (dépliant, schede illustrative, ecc.). - CD Rom illustrativo sulle nuove possibilità professionali: strumento

versatile, in grado di incuriosire e di stimolare l'utenza giovanile, più propensa ad accogliere le informazioni veicolate con i mezzi innovativi.

- Risultati dell'indagine indagine conoscitiva sui disequilibri relativi alla presenza uomini/donne nel campo dell'operatività e della gestione degli sport alpini.

- Libro sulle realizzazioni alpinistiche più significative legate al mondo femminile.

- Convegno sulle opportunità offerte alle donne che intendono lavorare nel comparto degli sport alpini.

- Brochure contenente gli atti del convegno e risultati della ricerca che, rappresenteranno il testo base per la prosecuzione del progetto e per la sua trasferibilità in altre aree montane.

- Diffusione del progetto sulla rete Internet, e in particolare nei siti interessati ai temi inerenti la montagna.

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I destinatari Il progetto è rivolto agli uomini e, in particolare alle donne:

1 residenti nelle aree alpine, 2 che intendono inserirsi nel settore delle attività legate agli sport

di montagna, 3 che vogliono acquisire profili professionali considerati

tipicamente maschili e in particolare le giovani che escono dal mondo scolastico.

Diffusione e trasferibilità Poiché la situazione di sostanziale disequilibrio circa la presenza delle donne nella pratica e nella gestione degli sport alpini è ravvisabile in tutte le regioni dell'arco alpino italiano e in parecchie regioni appenniniche, l'impianto metodologico della ricerca potrà essere trasferito a numerose altre realtà territoriali ed essere esteso ad altri ambiti, ad esempio alla presenza di personale femminile nell'ecoturismo, nel turismo verde in montagna, nell'accompagnamento naturalistico, ecc. L'indagine conoscitiva prevista dal progetto può concorrere alla realizzazione di un ricerca su vasta scala, capace di fornire un quadro d'insieme delle attività economiche legate agli sport alpini, e a fornire preziose informazioni da utilizzare nell'analisi dei segmenti turistici che, in montagna, si affiancano al turismo tradizionale. La ricerca L’indagine conoscitiva ha indagato sui disequilibri relativi alla presenza uomini/donne nel campo dell'operatività e nella pratica degli sport alpini e sui motivi che generano le situazioni di disparità. Nelle slide proiettate è stata fatta una sintesi dei dati pubblicati sulla ricerca. I dati principali riguardano: - Il genere degli intervistati - L'età degli intervistati - Comune di residenza degli intervistati - Sport praticati in montagna - Gli altri sport praticati - Il 6,6% degli intervistati pratica uno sport agonistico in montagna - L’iscrizione ad una associazione sportiva - La partecipazione alle attività dell'associazione - Le modalità di svolgimento dell’attività sportiva - Più del 50% svolge l'attività sportiva in maniera parzialmente o totalmente

organizzata. - Circa il 36% pratica l'attività sportiva autonomamente o insieme agli altri in

modo non organizzato.

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- Le modalità di svolgimento relative al sesso dei rispondenti - Quando e in quale periodo dell'anno viene svolta l'attività sportiva - I periodi dell'anno nei quali si fa sport più intensamente sono l'estate e

l'inverno - Quando si fa sport - Età di inizio dell'attività sportiva per genere - I vincoli che contribuiscono alla generazione di disparità nello sport

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IMPRENDITORIA E TURISMO SOSTENIBILE ED INTEGRATO Relatore: Guido Pomato

Integrazione perchè? Perché la riorganizzazione necessaria all’integrazione comporta la nascita di convenzioni, di contrattazioni, di costruzioni sociali, nascita di alleanze, conflitti,mediazioni, compromessi. Perché c’è una sinergia negli obiettivi da raggiungere per: - promuovere il territorio ed i suoi prodotti all’interno di un sistema

ambientale compatibile - trovare le modalità più idonee per la loro protezione e valorizzazione - favorire nuove opportunità di lavoro - definire per prodotti e/o servizi il loro livello qualitativo ambientale Quale teoria economica?

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La teoria economica delle convenzioni (TEC) La definizione del concetto di convenzione deriva dai contributi pionieristici di Lewis (1969) e Schelling (1977), secondo i quali la convenzione è una regola comune cui gli agenti si attengono per risolvere collettivamente una situazione non decisibile mediante il solo calcolo individuale La TEC e il gioco non cooperativo Per gioco non cooperativo si intende una situazione in cui i giocatori non possono stipulare accordi vincolanti bensì accordi stabili che vincolino le proprie strategie di profitto in funzione di strategie comuni di sviluppo Questo perché ci troviamo di fronte ad un sistema di “competitori” o “concorrenti” e non di cooperanti La teoria economica di Adam Smith affermava che un gruppo ottiene il massimo risultato quando ogni componente del gruppo fa ciò che è meglio per sé stesso, secondo il motto che: “L’ambizione individuale serve al bene comune” La Teoria degli Equilibri Dominanti

L’ intuizione di J.Nash lo porterà a esporre che tale enunciato è incompleto,

infatti il premio Nobel per l’ economia afferma che:

“ il risultato migliore si ottiene quando ogni componente del gruppo fa cio’

che e’ meglio per se’ e per il gruppo”

In una situazione di competizione si definisce una situazione di equilibrio quella per cui ciascun individuo sceglie la sua mossa strategica in modo da

massimizzare la sua funzione di retribuzione,cioè rendere massima l’ utilità

che tale scelta può produrre

Nash afferma che, sotto alcune condizioni, l’ esistenza di questo equilibrio

significa che tutti i “ giocatori” possano operare una scelta dalla quale tutti

traggano vantaggio In sostanza la TEC cerca di operare una fusione tra approccio sociologico ed economico non negando l’individualismo ma relativizzandolo, riconoscendo che il comportamento individuale è influenzato ed influenza il comportamento sociale(AA.VV., 1989; Orléan, 1991).

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La formazione delle convenzioni (regole e schemi di comportamento) scaturisce da un processo graduale e spontaneo di interazione sociale dove gli individui via via si aggregano grazie a meccanismi imitativi. Quindi la convenzione coordinando risorse umane e materiali assume un ambito ‘istituzionale’ in quanto meccanismo che crea ordine e riduce l’incertezza decisionale. Diventa quindi essa stessa punto di riferimento più o meno formale (Bromley, 1989; Hodgson, 1991North, 1991). Quale convenzione? Nell’ambito della TEC soprattutto riferita alle produzioni tipiche è necessario stabilire, procedure comuni sufficientemente stabili e condivise di comportamento e regole sufficientemente stabili e condivise tra gli operatori, sulla base delle quali può avvenire la transazione di mercato(Gomez, 1994; Pacciani, Belletti e Marescotti, 2000). - Di qualità

- Di qualificazione Le convenzioni di qualità Le convenzioni di qualità si riferiscono al processo di qualità dei “prodotti”: la definizione della qualità è il risultato di un processo di costruzione sociale, frutto cioè dell’interazione e dell’accordo tra individui, continuamente “messo alla prova” e soggetto a rinegoziazione nel tempo e nello spazio. Le convenzioni di qualificazione Si riferiscono al criterio con cui il cliente valuta e seleziona i fornitori e la loro organizzazione di prodotti e servizi in tutti i casi in cui non sia possibile valutarne adeguatamente le caratteristiche qualitative prima dello scambio, o quando manchi una convenzione di qualità condivisa. Le convenzioni di qualificazione pertanto fungono da supporto allo scambio, offrendo al cliente criteri di selezione del tipo di organizzazione maggiormente in grado di offrire il prodotto di qualità. In sintesi La tutela e la valorizzazione dei prodotti tipici, dei mestieri, dell’offerta turistica in genere e quindi il mantenimento nel tempo di una convenzione di qualità attorno al prodotto tipico stesso, o al servizio, fa perno attorno all’incontro tra una convenzione di qualificazione civica ed una di qualificazione domestica .(Letablier e Nicolas, 1994). Dove la convenzione di qualificazione civica è fondata sull’interesse della collettività locale a mantenere in vita il legame con il territorio attraverso le

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produzioni locali, quella domestica invece come processo di sviluppo endogeno che fa leva prioritariamente sulla qualità delle risorse naturali e umane costruite nel tempo su di un dato territorio Turismo sostenibile ed imprenditoria

Elementi caratteristici del turismo integrato: - Il patrimonio locale - La tipologia di offerta - L’ambito dei servizi e la necessità delle convenzioni ‘carte di ospitalità,

l’atlante dei servizi e il paniere dei prodotti tipici’ Il patrimonio locale Con il concetto di turismo integrato "sostenibile", si può intendere una forma di fruizione del territorio rurale e delle sue risorse che si basa sulle sue specificità ambientali: tanto naturali quanto culturali, che normalmente vengono sintetizzate con l'espressione di 'patrimonio locale' La tipologia di offerta Nell’ambito di una fruizione turistica con un elevato grado di integrazione dell’offerta non solo vi è la necessità di proporre una serie di servizi ma anche una loro capacità di attrazione oltre che di buona qualità ambientale. Inoltre è indispensabile valorizzare l’offerta attraverso forme ‘riconosciute’ di comunicazione ( stelle per identificare la qualità, targhe per identificare il posto ecc.) affinché il turista possa orientarsi e soprattutto possa scegliere in modo consapevole. L’ambito dei servizi e la necessità delle convenzioni: ‘carte di ospitalità, l’atlante dei servizi e il paniere delle offerte e dei prodotti tipici’ Il turismo integrato spesso si articola in "percorsi", vale a dire in programmi di fruizione che legano luoghi e servizi e comportano quindi la partecipazione di diversi attori, il cui compito è quello di rendere disponibile un insieme di servizi necessari alla fruizione del territorio. A ciò vanno aggiunte le iniziative atte a favorire chiarezza e garanzia dell’offerta. Sarebbe importante infatti, incominciare a pensare a strategie comunicative, utilizzando tecnologie tradizionali ed innovative, che non solo ‘educhino’ al turismo bensì pongano veramente al centro il turista rispetto al contesto nel quale si pone. Imprenditoria e micro economie locali Le micro economie e le nuove forme di ‘offerta creativa’

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1. attività sportive a forte integrazione ed a elevata sostenibilità ambientale ed educativa

2. valorizzazione e potenziamento delle strutture di turismo rurale ed extra alberghiero diffuso in collegamento con l'offerta di prodotti tipici e la mobilita' delle persone (piste ciclabili, ippovie, risistemazione e riutilizzo delle decouville, vie d’acque, sentieri, percorsi didattici con bacheche ‘interattive’, percorsi per l’orientering ambientale, percorsi dell’artigianato ecc.).

3. valorizzazione della filiera corta 4. manutenzione ambientale della montagna 5. sviluppo sostenibile delle risorse forestali 6. sviluppo e valorizzazione delle strutture museali, degli ecomusei e di tutte

le attività culturali rappresentative del territorio 7. sviluppare nuove figure professionali e nuovi sistemi di comunicazione

turistica 8. sviluppo e valorizzazione degli antichi mestieri collegati all’artigianato ed al

suo rapporto con la produzione di beni tipici utilizzando le risorse locali Tra queste: Operatrice sportiva, operatrice sportiva specializzata per gli utenti diversamente abili, operatrice divulgatrice ambientale Attività sportive ad offerta integrata ed elevata sostenibilità ambientale ed educativa Nell’ambito del turismo sostenibile sarà necessario prendere in considerazione l’ambiente come grande ‘laboratorio’ nel quale sperimentare le attività sportive più attinenti ma anche per far si che queste diventino strumento di formazione al fine di creare dei veri e propri vivai di giovani appassionati di montagna e del suo ambiente Operatrice sportiva: - guida alpina - accompagnatrice di media montagna - preparatrice atletica sport montani - divulgatrice/organizzatrice servizi ed attivita’ sportive - operatrice sportivo per utenti diversamente abili - esperta certificatore servizi sport e sicurezza - esperta progettista attivita’ sportive/esperta finanziamenti Operatrice servizi ambientali - guardia ecologica - educatrice animatrice ambientale - consulenti ambientali

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- guida naturalistica - operatrice certificatore sicurezza servizi ambientali - esperta servizi ambientali integrati - esperta in filiera agro ambientale e manutenzione del territorio Operatrice di accoglienza territoriale integrata Valorizzare e potenziare le strutture di turismo rurale ed extra alberghiero diffuso in collegamento con l'offerta di servizi, prodotti tipici e la mobilità delle persone L’integrazione delle strutture con il ‘sistema’ territorio dovrà passare attraverso una organizzazione di servizi collegata alla ‘costruzione’ di accordi inter categoriali (convenzioni) così da permettere di integrare strumenti ed obiettivi facendo collaborare una serie di figure professionali operanti sul territorio in modo sinergico ed organizzato. Operatrice organizzazione territoriale e marketing turistico Sviluppare nuove figure professionali e nuovi sistemi di comunicazione turistica Lo sviluppo di microeconomie integrate nel territorio richiede nuove figure locali formate per coordinare forme di sviluppo locale, integrato e partecipato. Figure che non solo siano in grado di organizzare attività interne alla valle ma che creino sinergie economiche con l’elevata richiesta di fruizione tali da garantire flussi turistici maggiormente distribuiti nel tempo e quindi ecologicamente meno impattanti Oltre alle attività di organizzazione e di stimolo affinché nascano forme convenzionate di fruizione (es. ‘carta dell’ospitalità, atlanti dei servizi, manuali degli antichi mestieri, stage turistici ecc.) tali figure dovranno verificare che tutti i soggetti offrano i servizi ai livelli concordati ( esempio info point interattivi nelle strutture di accoglienza) al fine di programmare sistemi di monitoraggio utili a proporre le opportune modifiche in funzione delle richieste del territorio e dell’utenza turistica Operatrice di promozione cultura locale Sviluppo e valorizzazione degli antichi mestieri collegati all’artigianato ed al suo rapporto con la produzione di beni tipici utilizzando le risorse locali Per la rivitalizzazione di questo settore diventa necessario avvicinare le nuove generazioni di Valle, ma non solo, a mestieri per i quali ad oggi manca un elevato numero di professionisti e ciò potrebbe essere possibile costituendo delle “botteghe scuola” utili per la qualificazione, la conservazione ed il

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trasferimento di tecniche dei mestieri tradizionali a fini produttivi, culturali e didattici Sviluppo e valorizzazione delle strutture museali, degli ecomusei e di tutte le attività culturali rappresentative del territorio Conservazione e Restauro della cultura collettiva. Il restauro viene inteso, non tanto come tale, ma come un riportare alla luce, un recupero della memoria collettiva, delle abitudini quotidiane, delle tradizioni religiose, delle tradizioni culturali, dell'attività lavorativa, della salvaguardia e valorizzazione di manufatti, attrezzature, ambienti e situazioni concrete. Promozione e Sostegno di attività di ricerca scientifica e di attività didattico educative; quindi ben venga un progetto di didattica e di collaborazione con enti di ricerca in grado di approfondire settori e ambiti specifici coinvolti dal territorio dell'ecomuseo. Il coinvolgimento delle comunità, delle istituzioni culturali e scolastiche, delle strutture associative locali, nell'ecodisegno della maturità locale, deve essere attore e produttore nell'ambiente nel quale è posto l'ecomuseo il quale è testimone della vita e delle tradizioni quotidiane. Qualche finanziamento possibile: 1 MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE E FORESTALI DECRETO MINISTERIALE 8 settembre 1999, n. 350 Regolamento recante norme per l'individuazione dei prodotti tradizionali di cui all'articolo 8, comma 1, del decreto legislativo 30 aprile 1998, n. 173 Istituto per il marketing dei prodotti agro alimentari del Piemonte 2. L.R. 26/2003 Istituzione dei distretti rurali e dei distretti agro alimentari di qualità 3. L.R. 1/2002 e succ. modifiche Interventi a sostegno dei prodotti turistici di interesse regionale ed a sostegno del turismo piemontese 4. L.R.21/1997 e succ. modifiche Norme per lo sviluppo e la qualificazione dell'artigianato. 5. L.R. 75/1996 e succ. modifiche Organizzazione delle attività di promozione accoglienza e informazione turistica in Piemonte 6. L.R. 57/1995 e succ.modifiche Interventi regionali per lo sviluppo del terziario commerciale. 7. L.R. 38/1995 e succ. modifiche . Disciplina dell’agriturismo 8. L.R. 47/1987 e succ.modifiche

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Disciplina delle attività fieristiche L.R. 31/1985 e succ. modifiche Disciplina delle strutture ricettive extra alberghiere Piano di Sviluppo rurale Piemonte 2000-2006Misura A, investimenti nelle aziende agricole - misura B, insediamento dei giovani imprenditori agricoli - misura P, agriturismo. DOCUP 2000/2006 Assi turismo, agriturismo ed ambiente Legge 488/92- Investimenti agevolati 2. Legge 215/92- Imprenditoria femminile 3. Legge 383/01- Agevolazioni ‘Tremonti bis’ 4. Legge 388/00- Credito di imposta 5. Legge 46/82 - Innovazione tecnologica 6. Legge 1329/65-Legge ‘Sabatini’ 7. Legge 598/94 - Investimenti innovativi 8. Legge 236/93 – Nuove imprese nei servizi 9. Legge 95/95 - Agevolazioni per l’imp. giov. Qualche proposta per l’immediato:

In particolare, e’ possibile proporre nella prima fase di avvio tre settori sui

quali puntare per favorire la crescita, lo sviluppo e la valorizzazione del ruolo

dell’ imprenditorialità femminile:

- l’ innovazione, favorendo l’ accesso delle donne ai circuiti di conoscenza

e di trasferimento di conoscenze procedurali ed organizzative;

- l’ accesso al credito, introducendo forme di garanzia adeguate in tutte le

fasi di nascita e di consolidamento dell’ impresa; - le reti, stimolando

l’ aggregazione e la collaborazione tra le imprese

La Provincia, inoltre, potrebbe attivarsi a favore dell’ imprenditoria femminile

per garantire a donne, che intendano intraprendere un’ attività in proprio, un

più facile accesso al credito, attraverso uno stanziamento adeguato almeno di 20.000 euro ad impresa utile a supportare la convenzione creditizia.

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Tale convenzione dovrebbe risultare attraverso un protocollo di intesa siglato con la Camera di Commercio, con alcuni istituti di credito, e con le Associazioni di categoria, a supporto delle imprese individuali il cui titolare sia donna, delle società e cooperative costituite almeno per il 60 % da donne, e alle società di capitali le cui quote di partecipazione siano, per almeno i due terzi, spettanti a donne. Grazie alla Convenzione e al fondo costituito con il contributo della Provincia, sarà possibile usufruire, per l’avvio di nuove imprese al femminile, per l’acquisto di attività già esistenti e per la realizzazione di progetti imprenditoriali innovativi, di un finanziamento assistito da tasso agevolato.

Riconoscere la pluriattività: E’ vero infatti che chi vive in montagna deve

essere messo nelle condizioni di poter operare ed offrire servizi attraverso un riconoscimento fiscale ed economico della pluriattività al fine di evitare di

operare in condizioni di ‘ precarietà’ normativa.

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LA GESTIONE DEGLI SPORT ALPINI AL FEMMINILE: UN’IMPRENDITORIA POSSIBILE Relatrice Lorenza Barbieri Che le donne, anche nelle attività sportive e lavorative, siano sullo stesso piano degli uomini, ormai è cosa ampiamente provata. Noi donne non siamo ovviamente in grado di competere con gli uomini nel campo della forza fisica, ma non sempre questa è così necessaria. Rispetto all’argomento del convegno, apprendo questa mattina che la “cifra” degli sport alpini non è data tanto dalla forza fisica, ma dalla tecnica, dall’abilità nel gesto atletico, dalla resistenza allo sforzo. Non c’è quindi un motivo vero per il quale le donne debbano essere penalizzate nel settore degli sport che si svolgono in montagna e della loro gestione. Perché, dunque, il lavoro femminile in montagna – meglio: l’impresa in montagna – dovrebbe essere più problematica rispetto a quella che si svolge altrove? Andrà senz’altro incontro a specifiche difficoltà, ma non si tratta necessariamente di difficoltà diverse rispetto all’impresa in senso generale. Per capire bene il problema dobbiamo prima di tutto chiarire il concetto di impresa: impresa è un insieme organizzato di risorse armonicamente orientate al perseguimento di un fine economico; le risorse che entrano in gioco sono di vario genere: risorse umane, economiche, tecnologiche, di know how, fantasia, creatività, imprenditorialità. L’impresa è una cosa diversa da una semplice attività professionale: in montagna come altrove si può creare lavoro al femminile, senza per questo fare impresa: lavorare come guida alpina, come maestro di canoa o come guida turistica, di per sé non significa fare impresa; dobbiamo dunque chiederci qual è l’elemento che contraddistingue l’impresa dall’attività professionale. L’impresa è rappresentata da quel quid in più che ci consente di creare qualcosa che sia altro da noi stessi. Se manca questo elemento io continuo ad essere un libero professionista; in sostanza, vendo solo me stesso, magari un me stesso di altissimo livello, con elevate capacità professionali, ma solo e sempre un me stesso. L’impresa è invece qualcosa che può essere trasferito da un contesto a un altro, qualcosa che vive oltre noi stessi. Nel corso degli incontri che, in una fase precedente del progetto “Montagna al femminile”, abbiamo tenuto con gli studenti delle scuole medie superiori, io ho sempre detto ai ragazzi: “non pensate, un volta finita la scuola superiore o – al limite – dopo l’università, di mettervi immediatamente a fare impresa”. In questa sala, trovandomi di fronte ad un pubblico diverso, non costituito solo da studenti, aggiungo: non solo non si può fare impresa se non si possiede un’esperienza significativa di ciò che è il mondo del lavoro; ma non si è in grado di fare impresa se prima non si è fatta chiarezza in ciò che si vuole fare; se cioè non abbiamo prima preparato un rigoroso business plan, cioè un piano economico, finanziario e strategico delle attività della nascente impresa. Occorre cioè definire esattamente qual è l’obiettivo che si vuol perseguire,

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quali sono i potenziali clienti del servizio o gli acquirenti del prodotto; poi bisogna individuare le componenti economiche di questo piano. Perché si può avere magari una bellissima idea che, però, per ragioni legate alla struttura del mercato, alla posizione geografica, o a una qualsiasi delle innumerevoli variabili da prendere in considerazione, dal punto di vista economico non regge. Di qui l’importanza di fare una corretta analisi di quelli che sono i possibili costi e i possibili ricavi della futura attività, per far sì che l’impresa possa diventare realmente un’attività economica e non rimanere solo una bella idea creativa che invece potrebbe costituire l’oggetto dell’attività di un’associazione o di un gruppo amatoriale. Dalla ricerca presentata stamattina in questa sala è emerso un elemento significativo: la maggior parte degli intervistati ha confessato, nelle schede successivamente analizzate, di non possedere grandi conoscenze imprenditoriali e ha altresì manifestato grosse difficoltà nell’entrare in contatto con la rete di enti, associazioni, professionisti, consulenti, in grado di aiutarli nello sviluppo della loro futura attività. In realtà in quest’ultimo settore – e non da ora – si sta facendo molto: da quasi dieci anni la Provincia di Torino gestisce il servizio “Mettersi in proprio” che oggi è esteso a tutte le province attraverso la nota misura D3 del Docup 2000 - 2006. Attraverso questi sportelli è possibile avere quello che in gergo tecnico viene chiamato l’“accompagnamento alla creazione d’impresa”, vale a dire l’aiuto di una serie di consulenti messi a disposizione del futuro imprenditore che possono aiutarlo nell’elaborazione del business plan. Oltre alla consulenza, esiste anche la possibilità di accedere agli incentivi di tipo economico, ma si tratta di ben poca cosa rispetto all’importanza della consulenza che viene erogata. Personalmente ho seguito decine e decine di neo-imprenditori e, salvo qualche limitatissimo caso, tutti ci hanno detto di essere stati davvero aiutati a capire cosa vuol dire fare impresa. Li abbiamo costretti a ragionare su alcune variabili a cui loro, in assenza di questo servizio, autonomamente non avrebbero pensato. Oggi tutte le province dispongono di un numero telefonico “verde” per entrare in contatto con gli sportelli. Esistono poi, per i neo imprenditori, anche altre possibilità di assistenza alla creazione dell’impresa: la legge 215, che è stata citata nell’intervento precedente nella parte relativa alle agevolazioni finanziarie, ha anche un altro capitolo di spesa, costituito dagli sportelli di accompagnamento d’impresa, che sono estremamente diffusi sul territorio. A questo tipo di servizio aderiscono prevalentemente le associazioni di categoria, ragion per cui gli sportelli citati presentano la stessa capillarità di tali associazioni. Ciò evita così l’ingiustizia troppo spesso constatata, che chi abita in città disponga delle necessarie informazioni e della miglior consulenza e gli altri ne rimangano privi o possano disporne in maniera limitata. Al servizio citato si accede molto facilmente: l’indirizzo degli sportelli si trova sul sito Internet della Regione Piemonte, nella sezione “Lavoro”, e a questo proposito segnalo che tra breve comparirà la lista con gli ultimi aggiornamenti. Cosa offrono questi servizi? Tutto ciò di cui un

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imprenditore ha bisogno, dal punto di vista della consulenza. La differenza, rispetto agli sportelli provinciali citati un attimo fa, è che in questo secondo caso si tratta di servizi a pagamento, anche se a prezzi convenzionati. Forse i servizi a cui ho fatto cenno non sono ancora così ben conosciuti dai giovani e, anche se sono operativi da molti anni, ancora oggi molti neo-imprenditori non ne conoscono l’esistenza. Gli strumenti per assistere il futuro imprenditore nella creazione d’impresa, dunque, esistono. Ed esistono anche gli strumenti di tipo funanziario. Nell’intervento del professor Guido Pomato, abbiamo visto una slide che illustrava un elenco di leggi, tra cui la legge 215, la Sabatini, la 488… Tutte leggi a carattere nazionale. Io vorrei però segnalare qualcosa di specifico a carattere regionale: ad esempio la legge 22 del 1997, la legge principe sulla nuova imprenditoria giovanile e femminile: essa prevede un finanziamento agevolato e, in misura limitata, un contributo sulle spese sostenute in fase di avvio della nuova attività. Infine è senz’altro il caso di citare la vecchia legge sulla cooperazione: la legge 67 del 1994, rivolta alle imprese a maggioranza femminile o giovanile, che si costituiscano in forma cooperativa. Questa legge è ormai quasi “pensionata”, e presto dovrebbe essere sostituita dalla legge 23 del 2004. Apparentemente ottenere finanziamenti, anche se agevolati, sembrerebbe meno vantaggioso rispetto all’ottenere contributi in conto capitale: in quast’ultimo caso entrano risorse che non devono essere restituite. A mio avviso, tuttavia, il contributo può risultare un po’ diseducativo. Mi spiego meglio: è facile fare dei business plan che stanno in piedi se una parte dell’investimento è “regalata”. Al contrario, il business plan dovrebbe reggere per forza propria; l’agevolazione può essere un aiuto in più, ma non ciò che permette all’impresa di nascere. Inoltre, vorrei aggiungere un’altra considerazione: poniamo che lo stato o la regione disponga di un fondo pari a 100 mila euro ed eroghi contributi a fondo perduto. Finita la somma, finisce anche la possibilità di erogare agevolazioni. Al contrario, se lo stesso importo viene destinato ad un fondo di rotazione, erogando cioè finanziamenti, a fronte dello “sforzo” della restituzione richiesto all’imprenditore, con la stessa disponibilità economica creo un volano praticamente infinito poiché i soldi restituiti dagli imprenditori andranno a finanziare altri imprenditori. Creo perciò un moltiplicatore decisamente più elevato. Le leggi che possono agevolare i giovani imprenditori, come dicevamo, già esistono. Non dobbiamo nasconderci , tuttavia, che oggi l’accesso al credito presso le banche risulta enormemente difficile, e che, con ogni probabilità, in futuro la difficoltà aumenterà ulteriormente. È in questa chiave, perciò, che va letto lo sforzo degli enti pubblici. Uno sforzo inteso a offrire ai giovani finanziamenti agevolati che siano veramente tali per tutti gli aspetti e non solo per ciò che riguarda il tasso di interesse. La cosa da sottolineare è che, almeno in parte, i finanziamenti vengono erogati dall’ente pubblico utilizzando risorse proprie che vanno perciò a ridurre la quota di finanziamento erogata utilizzando fondi bancari. Inoltre occorre sottolineare che molti dei

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finanziamenti agevolati sono assistiti da fondi di garanzia: l’utilizzo delle leggi citate prevede quindi anche forme automatiche di garanzia. Fino ad ora, anche negli interventi che hanno preceduto il mio, si è parlato delle difficoltà dell’accesso delle donne al mondo imprenditoriale come problema di carattere culturale e come problema di carattere economico, non possiamo però dimenticare che, per le donne, esistono anche problemi di carattere genetico: poiché solo a loro è assegnato dalla natura il compito di procreare (in realtà un’enorme ricchezza preclusa agli uomini), solo le donne che devono assentarsi dal lavoro in tale occasione: si tratta solitamente di un’assenza più o meno lunga dal posto di lavoro o dal ruolo decisionale che costituisce un problema non indifferente rispetto all’attività lavorativa. Per questo, le donne meno facilmente degli uomini vengono assunte, meno facilmente fanno carriera e devono, anzi, dimostrare di valere sempre un pochino in più degli uomini per poter ottenere gli stessi riconoscimenti.. Ebbene, per risolvere questi problemi, l’ASSE E (lo stesso che ha finanziato questa iniziativa) è intervenuto e, probabilmente interverrà ancora, erogando contributi finalizzati alla sperimentazione di progetti decisamente interessanti di job sharing e job rotation. A breve conosceremo i risultati dei progetti già realizzati e che cercano di dare attuazione pratica a quelle che, finora, per le donne, si sono rivelate solo enunciati teorici previsti dalle varie leggi sulle pari opportunità. Riassumendo, esistono dunque strumenti importanti e significativi in grado di rendere possibili l’imprenditoria in generale e quella al femminile in particolare. Rispetto al tema del mio intervento si potrebbero citare anche altri aspetti importanti, che sono però stati ampiamente sviscerati nell’intervento precedente e sui quali perciò non mi soffermerò oltre: ad esempio l’importanza di fare rete, la necessità di arrivare a proposte integrate . Volendo vedere in positivo, come certamente è doveroso, l’essere donna e, in particolare, l’esserlo in montagna, dobbiamo pensare che esistono anche alcuni mercati che sono tipicamente femminili: cito, ad esempio, i cosiddetti viaggi di istruzione scolastici, dove una imprenditrice o una operatrice donna può dare qualcosa in più. È una nicchia di cui le donne possono appropriarsi. L’impresa al femminile in montagna è dunque assolutamente possibile. A patto, naturalmente, che si possa far conto su caratteristiche personali di livello adeguato, poiché non vogliamo essere penalizzate, ma nemmeno favorite solo ed in quanto donne.

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UNA PROFESSIONE APERTA ANCHE ALLE DONNE Relatore: Alberto Re – Presidente del Collegio Guide alpine del Piemonte Il mio intervento prende l’avvio dai dati forniti in apertura del convegno da Roberto Mantovani. Il moderatore del convegno ha detto che il 30 per cento dei soci del Club Alpino Italiano è costituito da donne. Un dato importante. Occorre però specificare che la presenza femminile, in alta montagna è decisamente scarsa, anche se alcune alpiniste sono e sono state protagoniste di imprese eccezionali. Le donne sono invece decisamente più presenti in altri ambiti limitrofi, ad esempio nel mondo dell’arrampicata e dell’escursionismo. Peccato che una delle componenti più importanti della professione di guida alpina sia proprio costituita dall’accompagnamento in alta montagna. In Italia ci sono poche guide alpine donne? È vero, e personalmente mi auguro che le cose cambino; tutti noi, professionisti della montagna, siamo apertissimi a un possibile cambiamento in questo senso. Ma attenzione, a ben guardare la nostra non è una situazione poi così diversa da quella degli altri Paesi. Si diceva, in apertura di convegno, che a Chamonix ci sono 6 donne che esercitano il mestiere di guida alpina. Ma Chamonix, da sola, ha più guide di un singolo collegio in Italia. Mediamente in Italia i collegi possono vantare la presenza di 180-200 guide; a Chamonix ce ne sono 300, e quindi occorre avere bene in mente la situazione, quando parliamo di una maggior presenza di guide alpine donne. E Chamonix, poi, è anche la capitale mondiale dell’alpinismo, e accentra gran parte dell’attività di accompagnamento in montagna e in alta montagna. Attualmente, la situazione si è un po’ evoluta rispetto ai dati forniti nell’introduzione del convegno: in questo momento, in Italia, le guide alpine donne sono diventate 8; in Francia sono 14; in Svizzera 8. Lo squilibrio tra l’Italia e la Francia esiste, ma in ogni caso stiamo parlando di numeri esigui. In ogni caso sarebbe molto importante che nel nostro Paese ci fosse un maggior numero di donne distribuite nei vari collegi delle guide alpine. Tra l’altro, in montagna esistono dei settori di attività in cui la donne potrebbero eccellere. Uno dei problemi da tenere presente, quando si discute di questi problemi, è che oggi l’accesso ai corsi guida presuppone livelli di preparazione sempre più alti; così elevati che anche gli uomini incontrano grosse difficoltà a imboccare quella precisa strada professionale: in sintesi, bisogna essere molto bravi a sciare, bravissimi su roccia e su ghiaccio; e in aggiunta a ciò, possedere un notevole curriculum di ascensioni in alta montagna. Con tali premesse, chi si iscrive alla prove attitudinali si scontra con difficoltà tutt’altro che facili da superare. In questi anni, il Collegio delle guide alpine ha perciò cercato di

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incrementare il livello di preparazione di base, invitando nei due anni precedenti la selezione i giovani alpinisti a frequentare appositi corsi propedeutici, aperti a tutti, senza discriminazioni di sesso. E tuttavia, nei corsi che vengono tenuti in questo momento, non si registra nemmeno una presenza femminile. Da parte mia vorrei lanciare un appello alle ragazze attratte dalla prospettiva di inserirsi nel mondo del lavoro e che già frequentano ad alto livello la montagna, perché ci contattino. I corsi e la selezione sono aperti a tutti, non ci sono differenza di trattamento ma nemmeno sconti. Parità assoluta. Uomini donne sullo stesso piano, insomma. In Piemonte avevamo una bravissima guida alpina donna, purtroppo recentemente scomparsa in un incidente non professionale: era una guida tecnicamente molto capace e preparata. E le otto guide cui ho accennato poc’anzi, sul campo si sono rivelate tutte assai valide, e ognuna di queste si è poi inserita in un settore particolare: la roccia, il ghiaccio, lo scialpinismo o l’alta montagna. Scorrendo poco fa l’elenco delle professioni della Regione Piemonte, notavo che tra gli accompagnatori naturalistici, che sono circa 250, la metà è costituita da donne. Un segnale confortante. Colgo però l’occasione di rilevare, a questo proposito, che in Piemonte, nella formazione degli accompagnatori naturalistici, contrariamente a quanto avviene in altre regioni, non concorrono le guide alpine. Credo che nell’immediato futuro occorrerà riflettere e discutere approfonditamente sull’argomento. Ma ci sono anche altre difficoltà che limitano lo sviluppo della professione di guida alpina. L’aspetto fiscale, ad esempio. A differenza di tutti gli altri Paesi, le guide alpine italiane hanno il carico dell’Iva. Rispetto ai colleghi francesi (lavoriamo sullo stesso confine, e spesso ci confrontiamo e scambiamo le nostre rispettive esperienze), noi abbiamo una detrazione secca del 20 per cento. Eppure facciamolo stesso lavoro, e spesso percorriamo gli stessi itinerari. Lascio a voi immaginare le difficoltà economiche per le giovani guide. Ho apprezzato molto l’esposizione del dottor Guido Pomato, che ha illustrato il modo giusto di lavorare in montagna, in una prospettiva futura. Siamo tutti convinti che occorra promuovere il territorio alpino nella sua globalità. Il punto di riferimento sono senz’altro le Comunità Montane, che dovrebbero però lavorare a stretto contatto di gomito e diventare un’entità su cui tutti possano contare per dar vita a un prodotto di valle. Ma per ora, nella realtà, le cose vanno un po’ per conto loro. Nella valle in cui abito, ad esempio, le guide alpine hanno costruito ben sette vie ferrate, sette percorsi attrezzati in grado di intercettare il gusto e le preferenze dei giovani utenti. Capita però che Bardonecchia promuova la propria ferrata,

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e altrettanto facciano gli altri comuni: Chiomonte, Salbertrand, Avigliana, eccetera. Si tratta ovviamente di un grave errore: al turista che arriva dall’esterno dovremo invece essere in grado di proporre dei “pacchetti di valle” in cui compaiano tutte e sette le ferrate. È cosche si dovrebbe lavorare. Concludo queste brevi note con l’augurio di vedere tante donne tra le file delle future guide alpine.

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VALORIZZAZIONE DELLE RISORSE AMBIENTALI - IL CASO DEL FIUME SESIA

Relatore: Claudio Tedoldi Come costruire le condizioni generali per lo sviluppo dell’imprenditorialità montana ecocompatibile.

Il territorio preso in esempio: La Valsesia - scheda dati Superficie Kmq = 763 Altitudine media = 810 mslm 3 parchi naturali (fra cui il più alto d’europa) Area Boscata = 60 % 1 Comunità Montana con 28 Comuni Capoluogo = Varallo Sesia Popolazione tot 2003 = 33.311 Densità = 43,65 ab/kmq (3/4 terr < 10 ab/kmq)

Il Metodo

- Definire una strategia di sviluppo unitario del territorio. - Darsi strumenti per impostare-sviluppare la progettualità territoriale. - Scegliere le risorse locali da valorizzare in forme integrate. - Cogliere tutte le opportunità di finanziamento esterno. - Progettare-pianificare-implementare-monitorare gli interventi generali

prescelti. - Predisporre le soluzioni gestionali innovative e garantire i supporti per il

decollo imprenditoriale, esempio attività formative. - Ridefinire il sistema promozionale e d’accoglienza.

Definire una strategia di sviluppo unitario del territorio:

Analisi Swot della realtà locale e del suo posizionamento più generale; Scelta del tema catalizzatore nella valorizzazione delle risorse identitarie: ambiente, storia, cultura; turismo come nuovo settore trainante e di riequilibrio; Individuazione della piattaforma strategica e dei fattori critici di successo; Costruzione della consapevolezza e condivisione collettiva sulle scelte, garantire il protagonismo coordinato delle istituzioni. Darsi strumenti per impostare e sviluppare la progettualità territoriale:

Scelta della formula: tavoli di concertazione, GAL, patti territoriali, ufficio di piano;

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Garantire condivisione-partecipazione, sviluppare le competenze e le capacità operative, sostenere l’investimento organizzativo complessivo Garantire interazione e cooperazione con le strutture esistenti, il mondo associativo e l’imprenditorialità privata; costruire le reti di relazioni, le alleanze interterritoriali e i sistemi di knowledge management. Scegliere le risorse locali da valorizzare in forme integrate: Garantire coerenza con il tema catalizzatore: la montagna, i boschi, l’acqua, i parchi, l’ecomuseo, tradizione e folklore, artigianato tipico, ecc. ; Progettare le filiere, le complementarietà, le sinergie e tutti i supporti orizzontali; Impostare sistemi di pianificazione e monitoraggio coerenti con le risorse da gestire. Cogliere tutte le opportunità di finanziamento esterno: Valsesia interessata ai fondi strutturali CE: area obiettivo 2-Phasing Out, Interreg, Equal, ecc.; Attenzione alla programmazione CIPE, ai progetti integrati regionali e ai fondi olimpici; Attenzione alle opportunità offerte dalle fondazioni e agli investimenti privati da attivare dall’esterno (esempio sui servizi turistici). Progettare-pianificare-implementare-monitorare gli interventi generali e particolari prescelti: Le infrastrutture per gli sport d’acqua viva e il sistema della segnaletica stradale e fluviale: collaudati con i recenti campionati europei e del mondo; Il sistema informatico-web “Sesiaguardian”, condizioni fisiche delle acque e fruibilità sportiva delle diverse zone (mappa fluviale); Definizione standard di qualità e di sicurezza per le pratiche sportive sul Sesia la carta degli amici del fiume: autoregolamentazione di una fruizione equilibrata fra le diverse categorie di utenti della risorsa Sesia;. Salvaguardia e valorizzazione delle qualità delle acque, protezione e riproduzione della fauna ittica autoctona, il temolo e la trota marmorata; Tavolo di concertazione permanente fra istituzioni locali e imprenditoria sportiva: 6 scuole di canoa-rafting, società Vals di pesca sportiva, associazioni diverse

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Predisporre le soluzioni gestionali innovative e garantire i supporti per il decollo imprenditoriale, esempio attività formative. Trasformare la carta degli amici del Sesia in strumenti normativi di garanzia, verificabili e aggiornabili, per la diversa utenza; Definire soluzioni miste pubblico-privato per garantire la manutenzione e lo sviluppo delle infrastrutture, del sistema di segnaletica, del sistema informativo Sesiaguardian fra le diverse categorie di utenti della risorsa Sesia. Definizione di piani formativi e loro implementazione, con attenzione particolare alle pari opportunità. Ridefinire il sistema promozionale e d’accoglienza. Inserire adeguatamente il prodotto integrato Sesia nei sistemi generali di promozione turistica del territorio, predisporre soluzioni promozionali mirate; organizzare il sistema di fruizione ricettiva con particolare attenzione al VAD, disegnare-gestire tutti gli aspetti d’integrazione con l’offerta identitaria valsesiana.

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IL LATO FEMMINILE DELLA MONTAGNA Relatrice: Anna Torretta Dall’iniziativa di due Guide Alpine, Anna Torretta e Petra Freund, nel 2002 è stata fondata a Innsbruck la prima Scuola di Alpinismo Femminile, “Avventura Donna”, www.avventura-donna.com Dalle parole di Anna: - “Avventura Donna” nasce dal voler capire perché coppie di donne nell’alpinismo non esistano, nasce per colmare una fascia di mercato inesistente. L’alpinismo è ancora uno sport per “uomini” nella mentalità comune, se ci fossero più donne in montagna l’immagine di questo sport sarebbe un’altra. Con l’esempio si può cambiare la mentalità della gente, io ho voluto cominciare da una scuola di alpinismo per donne. – Che significato ha la montagna per una donna? La montagna è rappresentata nell’immaginazione dell’uomo come una figura dell’altro sesso. L’uomo ricerca e trova piacere in quello che considera come un’amante, come una sposa ambivalente o come una madre autoritaria. Cosa rappresenta per una donna la montagna? I ricordi del passato, i giochi di infanzia, la voglia di indipendenza, la voglia di andare via di casa. Sentirsi più vicini al cielo, a Dio, sentirsi liberi da vincoli con il mondo, con il prossimo, con i parenti. Significa assomigliare nel pensiero e nei gesti ad un mondo parallelo, quello maschile? Vuol dire farsi accettare da un clan riservato agli uomini da più di mezzo secolo o significa affermare la propria autonomia? Fare alpinismo per una donna forse vuol “solo” dire: essere e sentirsi diversa (la parola “solo” in realtà racchiude una moltitudine di significati). Nell’immaginario maschile, la montagna è magica e pericolosa, patriarcale e orgogliosa, è tutta l’ambiguità di un significato. Che cosa impersona la montagna nella fantasia di una donna? Un’amica con cui confidarsi o una nemica da vincere, un drago cattivo o un dolce agnellino? In realtà è l’ambiguità di un significato. Le donne amano la famiglia e fare alpinismo vuol dire andare contro natura nell’immaginario comune. Le donne sono forse più egoiste degli uomini. Le donne non possono essere egoiste, mettono al mondo i figli, preparano la cena al marito, accudiscono alla casa. Andare in montagna vuol dire violare queste regole. Violare una regola o avere un’amante sono la stessa provocazione.

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Le donne della montagna hanno sempre avuto responsabilità più grandi di quelle degli uomini. Nel lavoro, nelle malghe e nei campi, nei secoli scorsi, per la donna, vigeva una vera e propria parità dei doveri e del lavoro svolto. La vita per le donne era più dura di quella degli uomini, poiché dovevano anche accudire alla prole e alla casa. In montagna la donna, ha goduto ben prima che in altri mestieri un’emancipazione di diritti e doveri. Oggi tuttavia l’emancipazione completa della donna in montagna è ancora lontana. Perché? Per quali motivi? Esiste una risposta?

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IL PARAPENDIO Relatore: Marino Poma

La presenza femminile nel mondo del parapendio Il Volo Libero Fanno ormai parte della storia del volo il desiderio dell'uomo di staccare i piedi da terra e le leggende che attorno a questo desiderio sono fiorite sin dalla notte dei tempi: dall'avventuroso volo di Dedalo ed Icaro fino a Koensu, alato dio egizio. Fu probabilmente Leonardo Da Vinci ( 1452-1519 ) ad effettuare il primo tentativo di volo umano, riscontrando che le ali battenti non erano idonee allo scheletro e alla muscolatura dell'uomo. Anni fa, nel 1974 quasi per gioco, diversi pionieri, così definiti benevolmente, ma allora considerati dei pazzi volanti dall'opinione pubblica, hanno iniziato con ammirevole spirito di avventura, o meglio incoscienza, a costruire degli strani oggetti che potendosi librare nell'aria andavano a dar seguito al sogno di volare Il volo in deltaplano si trasforma in una vera disciplina sportiva per merito di alcuni appassionati di volo che danno vita alla Federazione Italiana di Volo Libero il 26 marzo 1976 a Cortina (BL) In campo internazionale l'organismo che regolamenta e disciplina il volo da diporto è la CIVL - F.A.I. (Federazione Aeronautica Internazionale ) con sede a Losanna. In Italia l'ente preposto alla sorveglianza è l'Aero Club d'Italia, con l'ausilio di una commissione tecnica consultiva. Il Parapendio Ci sono varie storie e tradizioni che attribuiscono la nascita del parapendio a diverse nazioni. Quella più comunemente accettata racconta che, nel 1978, tre paracadutisti francesi Jean Claude Bètemps, Gèrard Bosson e Andrè Bohn, allo scopo di ridurre i costi, iniziarono i primi voli dal monte Pertuiset sopra Mieussy con le loro ali da lancio tipo Parafoil e Strato Cloud. In seguito questa pratica si sviluppò ed iniziò a guadagnare adepti, data la relativa semplicità e bellezza del volo in montagna. I mezzi attuali stanno raggiungendo prestazioni tali per cui il termine di derivazione francese, "Parapendio" incomincia forse ad essere non più adeguato e sarebbe più opportuna la definizione inglese "Paraglider", paracadute-aliante. Infatti, al di là delle prestazioni esasperate dei record, come gli oltre 300 chilometri di distanza volati in linea retta in Sud Africa e i più di 4000 metri di guadagno di quota, resta tutta una sfera di possibilità di volo e divertimento aperta a chiunque che, portata la propria sacca su un qualsiasi decollo, desideri semplicemente volare.

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In tutti i paesi del mondo si pratica il volo libero. La maggior diffusione, legata a condizioni ambientali ed economiche, si ha negli U.S.A., in Giappone, in Australia ed in Europa. Oggi chi si avvicina al Volo Libero è soprattutto un amante della natura: la conosce, la teme, la rispetta. Più di ogni altra attività sportiva il volo in deltaplano e in parapendio è sinonimo di libertà e di indipendenza. Le Competizioni Sportive La competizione è ciò che permette agli esseri umani di vivere insieme, in quanto consente di controllare la propria aggressività in modo ritualizzato, lasciando cioè che, anche chi perde, sopravviva e possa ingaggiarsi nuovamente. Anche il volo libero ha ricevuto enormi impulsi al miglioramento dal mondo delle gare, che hanno promosso trasformazioni eccezionali da vent'anni a questa parte Ogni nazione ha un suo Campionato molti dei quali sono aperti anche a piloti provenienti da altre nazioni. In campo internazionale, esiste un Campionato Europeo e un Campionato Mondiale. Questi i migliori risultati di italiani agli ultimi Campionati Mondiali Ø 2002 (Kobarid - Slovenia): Jimmy Pacher è terzo, Silvia Buzzi Ferraris è quarta nella categoria femminile Ø 2003 (Montalegre - Portogallo) Campionati Mondiali: la Nazionale è sesta; Christian Biasi è 10°, Silvia Buzzi Ferraris è quarta nella categoria femminile I Praticanti I Soci della Federazione in 23 anni di attività sono oltre 21.000, che hanno ottenuto l'abilitazione tramite le scuole FIVL I Soci FIVL in attività nel 1999 sono stati 5.500; le scuole affiliate FIVL oltre 50 abilitate a norma di legge. Le Associazioni FIVL in Italia oltre 250 di cui oltre 20 con più di 100 soci. Le praticanti donne sono all’incirca il 10% del totale Ci si può avvicinare a questo sport frequentando una delle tante scuole sparse sul territorio nazionale, avendo compiuto i 18 anni (16 con il permesso dei genitori), e conseguendo un attestato d'idoneità che viene rilasciato dall'Aero Club d'Italia dopo aver superato un esame. Il Volo libero è uno dei pochi sport in cui la forza fisica è irrilevante. Si può dire che è necessario soprattutto un solido equilibrio psicofisico. Questo pone sullo stesso piano di partenza uomini e donne Le donne e il volo Va detto che le donne sono una presenza costante in tutto il mondo del volo libero, e non temono confronti di sorta, tanto che, per esempio, la milanese Silvia Buzzi Ferraris ha ben figurato durante i Campionati del Mondo di Parapendio, disputati questa estate in Portogallo, mentre è una donna ad aver attraversato per prima il canale della Manica volando su un deltaplano, mezzo

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più efficiente e veloce del parapendio, ma dove lo sforzo fisico ne fa un fatto più da "macho". Nel 1989 ciò non trattenne l'inglese Judy Leden che, sganciata da una mongolfiera in volo a 3600 metri su Dover, atterrò in Francia. Gli Istruttori Attualmente gli istruttori abilitati in Italia sono circa 260 di cui solamente 6 donne. Per la formazione degli istruttori si può consultare la legge di riferimento n. 106 del 25 marzo 1985, il DPR 5 agosto 1988 n. 404 ed il DPR 28 aprile 1993 n. 207 I corsi vengono organizzati direttamente dall’AeCI tramite una selezione, un corso di formazione della durata di circa 15 gg. ed una sessione di esami finale Il costo complessivo non supera i 1.000 Per la partecipazione al corso istruttori è indispensabile essere in possesso dei seguenti requisiti: 1. possesso da più di un anno di un attestato per il Volo da Diporto con apparecchi privi di motore in corso di validità; 2. età non inferiore ai 21 anni; 3. diploma di scuola media inferiore. Le Scuole In Piemonte le scuole che organizzano corsi per la pratica del volo libero sono le seguenti : CENTRO VOLO LIBERO ALPINO N° 3 Direttore: Bacchi Pietro 13062 CANDELO (BI) ASS SPORT. PETER PAN N° 14 Direttore: Teppa Guido 10100 TORINO (TO) AeC BIELLA SEZ. VDS PARABERNA N°53 Direttore: Massimo Prandi 13882 Cerrione BI AeC LEVALDIGI SEZ. VDS N°58 Direttore: Viale Ivano 12022 BUSCA (CN) ICARO 2000 PIEMONTE N°65 Direttore: Calabresi Sergio 10050 GRAVERE (TO) SPARAVEL - PARAPENDIO CANAVESANO N° 94 Direttore: Claudio Aimone SCUOLA DI VOLO SANTA ELISABETTA N° 102

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Direttore: Laverdino Franco 10085 Pont Canavese I Club I Club che organizzano attività nelle Valli di Lanzo sono i seguenti : -BARATONGA FLYERS 10070 CERES PIAZZA MUNICIPIO, 12 - 0123/585897 -VELUM VOLITANS 10098 RIVOLI VIA CAVOUR, 36 - BELLONI MASSIMO 011/9531548 -A.S. ALTA PRESSIONE 10070 CORIO CANAV. P.ZZA MUNICIPIO, 5 - 011/9282105 Le Manifestazioni Da alcuni anni, il circolo Velum Volitans di Torino, in collaborazione con i Baratonga Flyers Valli di Lanzo, organizza a Chialamberto (Torino), la "Pink Para", una manifestazione di parapendio dedicata alle sole donne. Nei due sodalizi la presenza femminile è sempre stata piuttosto marcata: oltre il 15% dei piloti iscritti sono "pilotesse". Le Opportunità Le opportunità di sviluppo offerte da questo nuovo sport, sono numerose e sicuramente degne di attenzione. I margini di crescita sono ampi e la presenza femminile sarà sempre di più richiesta per seguire quelle fasce di praticanti, ragazzi e donne, che magari si avvicinano a questa disciplina con ingiustificati timori. Per informazioni relative a corsi, attività e manifestazioni, rivolgersi a: F.I.V.L. via Salbertrand, 50 - 10146 Torino tel. 011.744.991 fax 011.75.28.46