Lavorare nell'editoria multimediale: l'esempio degli "Ipertesti seriali"

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Cercare lavoro in campo editoriale a cura di Alessio Montemurro Il questionario che abbiamo sottoposto agli editori pugliesi

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Essere innovattivi significa anche collaborare insieme e confrontarsi dando vita a nuovi progetti, con dedizione e grande passione. A tal proposito, diventa esemplare l’esperienza condotta dagli studenti del laboratorio di Editoria libraria e multimediale del corso di laurea in Scienze dell’Informazione Editoriale, Pubblica e Sociale. Dopo aver analizzato a fondo temi riguardanti la situazione editoriale in Puglia e in Italia, i differenti tipi di scrittura redazionale, i ruoli in una casa editrice, l’editing, la correzione di bozze e il futuro del libro, hanno dato vita a un testo digitale in formato PDF sfogliabile gratuitamente sulla piattaforma Issuu. Il testo, intitolato Ipertesti seriali, è stato realizzato grazie alla guida della docente Carlotta Susca e costruisce dei percorsi di lettura, visione e ascolto, a partire da tre serie televisive tanto amate e seguite. Non resta che mettersi comodi e sfogliare il nostro libro digitale!

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Cercare lavoro in campo editoriale

a cura di Alessio Montemurro

Il questionario che abbiamo sottoposto agli editori pugliesi

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Il questionario era strutturato in due parti:

1. una prima sezione generica, in cui abbiamo chiesto agli editori pugliesi quali tipi di competenze richiedono a chi voglia avvicinarsi al mondo editoriale

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Il questionario era strutturato in due parti:

2. una seconda parte specifica per ogni editore contattato, che è stata compilata dopo aver consultato il sito Internet della casa editrice e aver studiato i titoli in catalogo

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A che ci servono queste informazioni?

1. In primo luogo a capire quali competenze perfezionare per poter cercare lavoro al termine del corso di studio (o a renderci conto che non è questo il tipo di lavoro che fa per noi);

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A che ci servono queste informazioni?

2. in secondo luogo a capire quali sono i nostri interlocutori per la ricerca di lavoro, in che modo operano, in cosa potremmo essere loro utili.

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Queste le domande della prima parte:

1. Nel caso di una candidatura, prende in considerazione maggiormente le esperienze pregresse o i titoliacquisiti (laurea, master, corso di specializzazione ecc.)? Sono necessarie referenze? Di che tipo? Ènecessaria una laurea in Lettere o in discipline umanistiche?

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2. Sono necessarie la conoscenza di una lingua straniera e di particolari software? Se sì, quali? Ènecessario il possesso della patente europea per l’uso del computer (ECDL)? Serve saper usare necessariamente il Mac?

3. È disposto a far fare un periodo di prova? A quali condizioni? Sarebbe possibile svolgere un tirocinio formativo durante il periodo di specializzazione?

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4. Sono più utili persone disposte a lavorare in ufficio o da casa?

5. Quali profili lavorativi sono maggiormente ricercati?

6. Serve la capacità di lavorare in équipe? E le capacitàorganizzative? Attitudini comunicative? Di che tipo? Ènecessario/preferibile avere capacità creative (di scrittura o grafiche)?

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7. Occorre presentare anche un portfoliodi lavori svolti o basta un CV? Come deve essere presentato il CV? Solo in formato europeo? Meglio inviarlo per mail o portarlo di persona?

8. Cosa consiglia a chi volesse cercare attivamente lavoro in campo editoriale?

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Stiamo ultimando l’invio delle domande e la raccolta delle risposte; tutte le interviste saranno pubblicate su «Puglialibre. Libri a km 0»

(www.puglialibre.it), il sito che si occupa dell’editoria pugliese.

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Gli editori presi in considerazione sono:

Adda, Besa, Cacucci, CaratteriMobili, FalVision, Florestano, Gelsorosso, Il

Grillo, Kurumuny, la meridiana, Manni, Pensa Multimedia, Poiesis, Progedit,

Secop, Stilo, Wip

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Abbiamo intervistato di persona CaratteriMobili e Stilo, e fisseremo altri appuntamenti con editori che hanno sede a Bari.

Visitare la sede di una casa editrice è il primo passo per rendere più vicina la possibilità di lavorare, un giorno in questo settore.

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Vi riassumiamo le risposte ricevute:

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1. Non è necessario un curriculum di studi umanistico: studi in questo settore sono preferibili ma la caratteristica principale di chi desideri lavorare in questo settore èuna grande passione per la lettura e il mondo del libro e una predisposizione a cogliere le novità e le esigenze del mercato;

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2. Un curriculum corretto e ben compilato è il biglietto da visita dell’aspirante redattore: evitare errori grossolani e fornire informazioni complete è fondamentale, ma portarlo di persona (previo appuntamento) garantisce migliori possibilità di successo;

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3. È necessaria la dimestichezza nell’uso di software come Xpresse Indesign e in generale la conoscenza di programmi di grafica: in piccole e medie case editrici è utile saper fare un po’

di tutto;

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4. Non è necessario conoscere alla perfezione una lingua straniera: il profilo da traduttore richiede un currriculum di studi specifico e comunque è preferibile collocarsi nella nicchia delle lingue orientali o comunque non europee;

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5. La flessibilità è una caratteristica fondamentale in questo settore: occorre essere disposti a periodi di prova gratuiti (ma in questo caso lo stagista non deve diventare una forza lavoro sfruttata) e potrebbe essere necessario lavorare da casa;

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6. La capacità di lavorare in gruppo è fondamentale, così

come una spiccata attitudine all’utilizzo della Rete e dei social network;

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7. Proporsi come organizzatori di eventi è un buon modo per conoscere gli editori e dimostrare le proprie capacità: la classica presentazione di libri è ormai un modello superato; èpreferibile essere creativi e propositivi ideando aperitivi e cene letterarie, match fra autori, concorsi e gare;

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8. In un mercato in un costante evoluzione, figure come programmatori, creatori di ebook e grafici potrebbero trovare facilmente una collocazione lavorativa. La capacitàdi proporre soluzioni «fuori circuito»

è un punto a favore;

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9. Il consiglio degli editori a chi volesse cercare lavoro in campo editoriale èquindi quello di amare questo settore, essere pronti ad aggiornarsi costantemente e non mirare a grandi guadagni ma trarre soddisfazione dal proprio lavoro.

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In bocca al lupo!

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Ipertesti seriali: creare un libro nell’era digitale

a cura di Giovanni Boccuzzi

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Per metterci alla prova e sperimentare i diversi profili richiesti all’interno di una casa editrice abbiamo deciso di creare un libro: Ipertesti seriali. Dal piccolo schermo alla multimedialità.

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Ci siamo messi alla prova come ideatori dei contenuti, autori dei testi, editor, correttori di bozze; abbiamo ideato titoli e sottotitoli e scelto immagini.

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Per esempio per ideare i titoli abbiamo cercato di utilizzare le parole chiave dell’articolo inserite in un’espressione stereotipata, attenendoci al principio che il titolo dovesse incuriosire e il sottotitolo spiegare:

L’importanza di chiamarsi Sherlock. Il detective seriale;

Seconda stella a destra. Come vivere (da adulti) nel mondo delle favole.

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Ponendoci dal punto di vista di un editore, ci siamo chiesti quale dovesse essere il target di riferimento del nostro testo. Una pubblicazione destinata a un pubblico indistinto ha scarse possibilità di affermarsi.

Abbiamo scelto di rivolgerci a una fascia di età compresa tra i 20 e i 30 anni e con interessi culturali (giovani universitari).

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L’idea di base era quella di trattare le serie televisive alla stregua di forme di narrazione in grado di descrivere i tempi in cui viviamo o di declinare per immagini diversi generi letterari.

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Il prodotto realizzato è un PDF sfogliabile gratuitamente sulla piattaforma Issuu: si tratta di una pubblicazione digitale a metà fra il libro e la rivista; del primo ha una selezione di contenuti non legata alla stretta attualità; della seconda l’impostazione grafica. La pubblicazione in digitale ci ha consentito di non lesinare sul colore.

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Le serie televisive sono state solo il punto di partenza per esplorare film, musica e letteratura: per questo hanno funzionato come ipertesti.

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Abbiamo scelto tre serie televisive diverse per ambientazione e argomenti, ma tutte con una matrice letteraria: il libro è stato il punto di partenza e il punto di arrivo di tutto il nostro percorso. Le tre serie sono: Sherlock, C’era una volta e Il trono di spade.

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Dopo aver evidenziato le caratteristiche di una recensione(scrittura personale, confronti con altre opere) ci siamo calati nel panni di critici letterari, musicali e cinematografici.

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Sono stati nominati tre responsabili per ogni sezione: Ida Vinella ha coordinato il lavoro su C’era una volta, Catiana Coletta si è occupata della parte sul Trono di spade, mentre io ero il referente per la parte su Sherlock.

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Il punto di partenza era la serie televisiva britannica Sherlock andata in onda a partire dal 2010 e che ha registrato un grande successo di pubblico in tutto il mondo: il primo passo è stata recensirla, e ha ricevuto la nostra approvazione.

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Era un passo obbligato tornare indietro alla matrice letteraria e recuperare l’atto di nascita dell’investigatore: i romanzi di Arthur Conan Doyle. Un confronto multimediale ha rilevato punti di contatto e punti di divergenza fra il prodotto seriale e il suo omologo letterario.

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Seguendo il filone cartaceo siamo arrivati a Edgar Allan Poe e al suo Dupin, antenato letterario del nostro investigatore; procedendo invece in parallelo fra prodotti televisivi abbiamo incontrato Elementary, un’altra serie che traspone le vicende investigative oltreoceano e assegna a Sherlock una Watson al femminile.

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Doveroso l’accenno ai vari film che hanno visto protagonista l’investigatore: dai più recenti ai primi, per arrivare alla citazione in una puntata dei Simpson.

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L’aspetto più interessante della nostra immersione nel mondo dell’investigazione è stata la scoperta di una forma di interattività messa in atto dagli autori di Sherlock attraverso la creazione dei blog dei due protagonisti: un utile suggerimento per chi debba lavorare in campo editoriale nell’era digitale.

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Avere a che fare con tante forme di narrazione ci ha fatto capire come occorra essere aperti alle novità in ogni settore, perché chi lavora con i libri non può esimersi dal conoscere tutti i modi in cui le storie vengono raccontate.

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In particolare la sezione su C’era una volta ci ha fatto scoprire come i personaggi delle favole, nati nella cultura orale e fissati su carta dalle trascrizioni (per esempio quelle dei fratelli Grimm) abbiano col tempo sviluppato quasi delle esistenze autonome, vivendo altre storie in libri e film.

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Come operatori nel settore culturale dobbiamo essere in grado di individuare le proposte piùinnovative in campo letterario e di anticiparle.

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Vi mostriamo alcune schermate di Ipertesti seriali

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Lo shortlink per leggere

Ipertesti seriali è:

http://bit.ly/1hLW91C

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Ma, se preferite,

abbiamo anche un QR Code:

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Buona lettura!

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Cosa accade a un testo

in casa editrice?

a cura di Andrea Stano

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Per quale motivo in un periodo in cui si diffonde sempre di più il self publishing ha ancora senso rivolgersi a una casa editrice?

Le case editrici svolgono un ruolo di mediazione: si fanno garanti di qualità e svolgono la funzione di filtro fra gli autori e i lettori selezionando i testi meritevoli di pubblicazione.

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Quello che arriva in casa editrice per la valutazione è un testo; il libro è un testo editato e corretto, pronto per essere pubblicato.

Non esiste autore che produca un testo perfetto e che non richieda alcun intervento editoriale: per questo le varie figure che operano in una casa editrice sono deputate alla lavorazione del manoscritto affinchésoddisfi dei criteri che lo rendano pubblicabile.

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Creando Ipertesti seriali abbiamo avuto modo di conoscere le varie fasi di lavorazione del testo.

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Il primo passo è valutare il manoscritto: il redattore compila una scheda di valutazione per riassumere la fabula (sinossi), sottolineare gli aspetti stilistici e lessicali, fornire una valutazione complessiva sulla pubblicabilità del testo realizzando una sorta di carta d’identità dello scritto.

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La scheda di valutazione deve tendere a essere oggettiva, deve prescindere dai gusti del redattore e vertere sui motivi di interesse per un pubblico di riferimento: è importante individuare il target di lettori potenziali.

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È importante non considerare errori delle caratteristiche stilistichedell’autore: un lessico colloquiale o uno stile sciatto possono essere precise scelte artistiche, purché motivate e consapevoli.

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Nell’effettuare prove di valutazione, per esempio, ci è stato sottoposto questo incipit:

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«Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com'è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne. Primo, quella roba mi secca, e secondo, ai miei genitori gli verrebbero un paio d'infarti per uno se dicessi qualcosa di troppo personale sul loro conto».

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La maggior parte delle valutazioni degli studenti è stata negativa: il testo sembrava eccessivamente colloquiale e poco adatto a un pubblico adulto; chi non escludeva la pubblicazione del testo lo collocava nell’ambito nella letteratura per ragazzi.

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Eppure si trattava dell’incipit del Giovane Holden di J.D. Salinger, un caposaldo della letteratura contemporanea. Questo ci ha fatto capire come sia importante una cultura letteraria di base e l’apertura a forme di narrazione non convenzionali.

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Se un testo viene giudicato positivamente, si procede alla sua lavorazione: in prima battuta si effettua una revisione su file, e in questa fase si procede all’editing, che può essere più o meno invasivo, ma si definisce insieme all’autore.

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Con l’editing si interviene su forme scorrette non intenzionali, passaggi poco chiari, incongruenze all’interno del testo (per esempio se un’auto èverde non può diventare blu poche pagine dopo).

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In alcuni casi bisogna correggere dei concetti sbagliati, o dei termini impropri.

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In alcuni casi bisogna sostituire dei termini inesistenti.

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In altri casi si interviene per evitare la ripetizione di un termine a breve distanza.

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Dopo l’editing, l’autore del testo potrebbe non accorgersi delle modifiche apportate: un intervento ottimale non èinvasivo.

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Il testo editato e impaginato viene corretto in bozze: una sola correzione non è sufficiente; è opportuno che almeno due persone diverse correggano lo stesso testo.

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Occorre prestare una particolare attenzione agli accenti: per esempio l’accento grave (è) si usa in casi diversi da quelli in cui si usa l’accento acuto (é); in nessun caso si può sostituire l’accento con un apostrofo (e’)

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Per distrazione può capitare che due lettere vengano invertite: una lettura attenta deve rilevare tali errori, che non si notano se si èconcentrati sul senso del testo.

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Occorre segnalare anche eventuali errori di impaginazione, per esempio un’interlinea più larga del normale (o i mancati rientri di capoverso)

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In definitiva la correttezza del testo e una strutturazione chiaradelle frasi in qualsiasi contesto (dalla stesura del curriculum alla compilazione di un comunicato stampa) rendono i nostri messaggi più efficaci e la nostra presentazione migliore.

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E non dimenticate che i vostri futuri datori di lavoro potrebbero guardare i vostri profili Facebook!