laqualità dell’ambiente inEmilia-Romagna...A cura di: Arpa Emilia-Romagna Via Po, 5 - 40139...
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Emilia-Romagna
A cura di:
Arpa Emilia-RomagnaVia Po, 5 - 40139 Bologna
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3Annuario dei dati 2011 - Arpa Emilia-Romagna
Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 4
Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 5
Autori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 6
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Clima . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 12
Acque superficiali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 16
Acque sotterranee . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 20
Acque marino costiere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 24
Acque di transizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 28
Rifiuti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 32
Radiazioni ionizzanti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 36
Radiazioni non ionizzanti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 40
Rumore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 44
Suolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48
Natura e biodiversità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 52
Indice dell’Annuario dei dati 2011 - Versione integrale » 56
� Indice
La versione integrale dell’Annuario dei dati 2011 è scaricabile dal sito web:
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4 Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2011
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Garantire che la salute e il benessere dei cittadini continuino a beneficiare di elevati standard diprotezione ambientale: per raggiungere questo obiettivo e poter assicurare che le comunità sianoluoghi di vita e di lavoro sostenibili, efficienti e sani, è essenziale ricorrere ad approcci integratiper la pianificazione. Ecco perché, contemporaneamente alle sfide economiche e sociali, le pres-sioni e gli impatti sull’ambiente devono essere tenuti nella massima considerazione. È dunque im-portante incentivare e garantire il continuo scambio di informazioni e la divulgazione diesperienze, dati e best practices, soprattutto tra territori con caratteristiche morfologiche e socio-politiche simili. In questo senso la decima edizione dell’Annuario regionale dei dati ambientali di Arpa Emilia-Romagna rappresenta uno strumento efficace, per politici e amministratori, per poter affrontareil difficile compito di identificare le criticità ambientali, ma anche per valutare gli effetti am-bientali, oltre che economici e sociali, delle loro politiche. Le ricchissime basi di dati prodotti dal-l’Agenzia, integrati con quelli a disposizione della Regione, forniscono conoscenze in modotempestivo, rivolgendo lo sguardo al tempo lungo dei cambiamenti climatici. Proprio questi ul-timi possono avere impatti significativi, sia diretti sia indiretti, sull’uomo e sull’ambiente in cuivive, interagendo con l’intero sistema sociale ed economico. Per questa ragione è fondamentalepoter disporre di informazioni quantitative verificate, quali quelle contenute nell’Annuario, utilia monitorare l’impatto che le alterazioni climatiche possono avere, ad esempio, su risorse idriche,ecosistemi naturali, assetto delle aree costiere. Di informazioni affidabili e puntuali, cioè, che for-niscano una visione sintetica, ma completa e integrata, delle variazioni in atto e delle rispettiveconseguenze, o impatti, sulle risorse ambientali e sulla società. Grazie all’Annuario la “tavolozza temporale” delle conoscenze a disposizione di politici e ammi-nistratori, dunque, amplia la propria gamma cromatica: sono disponibili più informazioni in tempibrevi, ma anche su tempi più lunghi. Sulle emergenze, quindi, ma anche sulle tendenze, e ciò –se rende apparentemente più complessa la scelta delle risposte – indubbiamente le può renderemolto più efficaci.
Sabrina FredaAssessore Ambiente e Riqualificazione urbana
Regione Emilia-Romagna
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5Annuario dei dati 2011 - Arpa Emilia-Romagna
L’ambiente è un sistema complesso le cui problematiche e criticità necessitano di un approccioal tempo stesso di tipo integrato e olistico. Una modalità di analisi dei problemi in cui ciascun ele-mento del sistema ambiente non viene misurato e valutato separatamente, ma assieme a tutti glialtri, tenendo sempre in considerazione le reciproche relazioni e interazioni (approccio integrato),mentre peraltro il sistema stesso si comporta in modo autonomo e indipendente dalla sola inte-grazione delle sue parti (approccio olistico). Gli indicatori ambientali, e gli indici più generali cheda essi vengono elaborati, sono dunque strumenti fondamentali per la comprensione di una re-altà così complessa e delle sue tendenze evolutive. Tali strumenti, infatti, inseriti e collegati fraloro all’interno di un modello concettuale di causalità, come ad esempio quello DPSIR dell’AgenziaEuropea dell’Ambiente, permettono un’analisi della realtà ambientale che ne evidenzia le criticitàe i fattori in grado di condizionarne lo stato di qualità, analizzando il tutto come un insieme direlazioni complesse e integrate fra loro. Sono, quindi, gli indicatori ambientali, strumenti di indagine, chiavi di lettura e interpretazionedello stato e delle tendenze evolutive dell’ambiente naturale e antropizzato, che facilitano il tra-sferimento al mondo dei decisori di una serie di informazioni utili ai fini dell’indirizzo delle azionidi governo e della valutazione della relativa efficacia. L’Annuario regionale dei dati ambientali di Arpa Emilia-Romagna, ormai alla sua decima edizione,è un prodotto di sintesi conoscitiva nato e sviluppato in tale ottica. Un report in grado di evidenziarei problemi in atto e le rispettive cause generatrici, dove l’analisi ambientale, rigorosa e indipen-dente, viene condotta contestualizzandola sia alla realtà ambientale a cui essa fa riferimento, siaalle ampie serie storiche di dati validati dall’Agenzia, generati da un diversificato sistema di reti dimisurazione, di controlli e verifiche ambientali, di progetti commissionati ad Arpa Emilia-Romagna. I settori e i tematismi trattati nell’Annuario sono vari e ciascuno presenta proprie specifiche mo-dalità e tempistiche di raccolta dei dati. Pur scontando questa inevitabile disomogeneità tempo-rale, che in parte stride con la cadenza annuale dell’assessment prodotto, il report “tradizionale”continua a descrivere con costanza e precisione fenomeni e situazioni in atto e a suggerire e sti-molare l’attenzione e la riflessione sugli stessi da parte di tecnici, amministratori e cittadini. Proprio con lo scopo di affrontare questa distonia e di rendere l’offerta reportistica agenziale an-cora più adeguata all’evoluzione della domanda di raccolta e archiviazione delle informazioni e deidati, il 2013 vedrà la nascita dell’Annuario in formato HTML, che si affianca all’annuario tradi-zionale e che sarà sempre consultabile sul sito web di Arpa e della Regione. Complementare, mainnovativo rispetto al presente report, tale nuovo prodotto costituirà uno strumento reportisticopiù moderno, dove i vari capitoli, pubblicati online, saranno selezionati all’interno della lista benpiù corposa e ampia dei tematismi e del set di indicatori della versione “tradizionale” dell’An-nuario. Questo prodotto reportistico sarà più tempestivo, con epoche di pubblicazione dei varicapitoli differenziate nel corso dell’anno in funzione della diversa tempistica di raccolta e dispo-nibilità dei dati, parte dei quali elaborati e aggiornati in automatico sfruttando i moderni stru-menti della business intelligence.Con la presente edizione, inoltre, la versione completa dell’annuario sarà consultabile solo in for-mato pdf dal sito di Arpa, e integralmente scaricabile, secondo le norme di dematerializzazionedella pubblica amministrazione e di completa e trasparente accessibilità dell’informazione am-bientale a garanzia dei diritti dei cittadini, ma anche dei principi che Arpa autonomamente per-segue fino dalla propria nascita.
Stefano TibaldiDirettore Generale
Arpa Emilia-Romagna
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RESPONSABILE DI PROGETTORoberto MALLEGNI (1)(1) ARPA DIREZIONE TECNICA
COMITATO GUIDAFranco ZINONI (Direttore Tecnico), Roberto MALLEGNI (Responsabile di progetto), Carla Rita FERRARI (DirettoreDaphne), Piero SANTOVITO (Direttore Sistemi Informativi), Carlo CACCIAMANI (Direttore SIMC)
COMITATO DI DIREZIONE DEL PROGETTOFranco ZINONI (1), Barbara VILLANI (1), Adriano LIBERO (2), Mauro BOMPANI (3), Roberto MALLEGNI (1)(1) ARPA DG - Direzione Tecnica, (2)ARPA DG - Area Pianificazione e Controllo direzionale, (3) ARPA DG - AreaComunicazione
Capitolo 1 - ARIAMarco DESERTI (1), Giovanni BONAFÈ (1), Lucio BOTARELLI (1), Alessandro DONATI (1), AntonellaMORGILLO (1), Francesca CASSONI (2), Simonetta TUGNOLI (3), Silvia BIGNAMI (4), Annalisa FERIOLI (4)(1) ARPA SIMC, (2) ARPA PR, (3) ARPA DIREZIONE TECNICA, (4) ARPA FE
Capitolo 2 - CLIMALucio BOTARELLI (1), Rodica TOMOZEIU (1), Valentina PAVAN (1), Cesare GOVONI (1), William PRATIZZOLI (1),Gabriele ANTOLINI (1), Fausto TOMEI (1), Silvano PECORA (1), Michele DI LORENZO (1), Nicola CAPURSO (1),Alessandro ALLODI (1), Mauro DEL LONGO (1), Giuseppe RICCIARDI (1), Enrica ZENONI (1), Simonetta TUGNOLI (2), Veronica RUMBERTI (2), Paolo CAGNOLI (2), Francesca LUSSU (2), Elisa VALENTINI (2)(1) ARPA SIMC, (2) ARPA DIREZIONE TECNICA
Capitolo 3 - ACQUACapitolo 3A - Acque superficialiDonatella FERRI (1), Gisella FERRONI (1), Gabriele BARDASI (1), Emanuele DAL BIANCO (1), Daniele CRISTOFORI (1), Paolo SPEZZANI (1), Silvia FRANCESCHINI (2)(1) ARPA DIREZIONE TECNICA, (2) ARPA RECapitolo 3B - Acque sotterraneeDonatella FERRI (1), Marco MARCACCIO (1), Flavio BONSIGNORE (1), Andrea CHA HOUD (1)(1) ARPA DIREZIONE TECNICACapitolo 3C - Acque marino costierePatricia SANTINI (1), Carla Rita FERRARI (1), Cristina MAZZIOTTI (1), Margherita BENZI (1), Paola MARTINI(1), Stefano SERRA (1), Sandro TARLAZZI (1), Clau dio SILVESTRI (1), Leonardo RONCHINI (2), Vanessa RINALDINI (2), Alberto CAPRA (2), Rita ROSSI (2), Paolo SPEZZANI (3)(1) ARPA STRUTTURA OCEANOGRAFICA DAPHNE, (2) ARPA RN, (3) DIREZIONE TECNICACapitolo 3D - Acque di transizionePatricia SANTINI (1), Carla Rita FERRARI (1), Erika MANFREDINI (2), Silvia BIGNAMI (2), Saverio GIAQUINTA (3)(1) ARPA STRUTTURA OCEANOGRAFICA DAPHNE, (2) ARPA FE, (3) ARPA RA
Capitolo 4 - NATURA E BIODIVERSITÀIrene MONTANARI (1), Riccardo SANTOLINI (2), Monica PALAZZINI (3), Willer SIMONATI (3), Camilla ALESSI(4), Salvatore GIORDANO (4), Daniela MAZZAROTTO (4), Giovanni PASINI (5)(1) ARPA DIREZIONE TECNICA, (2) UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI URBINO “Carlo Bo” - DiSTeAV, (3)REGIONE EMILIA-ROMAGNA, (4) AIRIS srl, (5) Centro Ricerche Ecologiche e Naturali p.s.c.
Capitolo 5 - RIFIUTIBarbara VILLANI (1), Cecilia CAVAZZUTI (1), Maria Concetta PERONACE (1), Paolo GIRONI (1), Annamaria BENEDETTI (1), Giacomo ZACCANTI (1), Veronica RUMBERTI (1), Anna AQUILANO (1)(1) ARPA DIREZIONE TECNICA
Capitolo 6 - RADIAZIONICapitolo 6A - Radiazioni ionizzantiRoberto SOGNI (1)(1) ARPA PC
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Capitolo 6B - Radiazioni non ionizzantiLaura GAIDOLFI (1), Francesca BOZZONI (1), Sabrina CHIOVARO (1), Mauro RICCIOTTI (2)(1) ARPA PC, (2) ARPA RN
Capitolo 7 - RUMOREAnna CALLEGARI (1), Maurizio POLI (2)(1) ARPA PC, (2) ARPA RE
Capitolo 8 - SUOLOMarina GUERMANDI (1), Nicola FILIPPI (1), Francesco MALUCELLI (1), Nazaria MARCHI (1), Francesca STAFFILANI (1), Paola TAROCCO (1), Daniela BALLARDINI (2), Barbara VILLANI (3), Gisella FERRONI (3)(1) REGIONE EMILIA-ROMAGNA – SERVIZIO GEOLOGICO, SISMICO E DEI SUOLI, (2) ARPA RA,(3) ARPA DIREZIONE TECNICA
Capitolo 9 - RISCHIO NATURALECapitolo 9A - Frane e smottamentiMarco PIZZIOLO (1), Mauro GENERALI (1)(1) REGIONE EMILIA-ROMAGNA - SERVIZIO GEOLOGICO, SISMICO E DEI SUOLICapitolo 9B - Rischio sismicoLuca MARTELLI (1), Alberto BORGHESI (1), Vania PASSARELLA (1), Maria ROMANI (2) (1) REGIONE EMILIA-ROMAGNA - SERVIZIO GEOLOGICO, SISMICO E DEI SUOLI, (2) REGIONE EMILIA-ROMAGNA – SERVIZIO PIANIFICAZIONE URBANISTICA, PAESAGGIO E USO SOSTENIBILE DEL TERRITORIOCapitolo 9C - Erosione costieraMentino PRETI (1), Margherita AGUZZI (1), Nunzio DE NIGRIS (1), Maurizio MORELLI (1)(1) ARPA DIREZIONE TECNICA
Capitolo 10 - RISCHIO ANTROPOGENICOAlessia LAMBERTINI (1), Ermanno ERRANI (1), Valentino GENNARI (1)(1) ARPA DIREZIONE TECNICA
Capitolo 11 - PREVENZIONE, AMBIENTE E SOSTENIBILITÀCapitolo 11A - FitofarmaciMarco MORELLI (1), Angela CARIOLI (1), Luigi BAZZANI (1), Stefano BENEDETTI (1), Alessandro TIEGHI (1),Luca FERRARI (1), Loreta RONDELLI (1), Flavia POCATERRA (1), Marco PESCI (1), Filippo ROSSI (1)(1) ARPA FECapitolo 11B - AmiantoOrietta SALA (1), Adriano FAVA (1), Tiziana BACCI (1)(1) ARPA RECapitolo 11C - Strumenti di sostenibilitàHelga TENAGLIA (1), Paola Silingardi (1)(1) ARPA SGI:SQE
Capitolo 12 - ATTIVITÀ DI ARPA EMILIA-ROMAGNAFranco ZINONI (1), Susanna RICCI (1), Roberto MALLEGNI (1), Caterina NUCCIOTTI (1), Marco MARCACCIO (1), Donatella FERRI (1), Gisella FERRONI (1), Carla Rita FERRARI (2), Patricia SANTINI (2), Cristina MAZZIOTTI (2),Sandro NANNI (3), Michele DI LORENZO (3), Lucio BOTARELLI (3), Flavio BONSIGNORE (1), Monica CARATI (1), Rosalia COSTANTINO (1), Monica BRANCHI (1), Mentino PRETI (1), Roberto SOGNI (4), Laura GAIDOLFI (4),Marco DESERTI (3), Francesca CASSONI (5), Silvia FRANCESCHINI (6), Silvia BIGNAMI (7), Luca TORREGGIANI (6),Rita ROSSI (8)(1) ARPA DIREZIONE TECNICA, (2) ARPA DAPHNE, (3) ARPA SIMC, (4) ARPA PC, (5) ARPA PR, (6) ARPA RE,(7) ARPA FE, (8) ARPA RN
Un ringraziamento particolare va agli operatori delle Sezioni provinciali, delle Strutture tematiche e del Servizio Si-stemi Informativi di Arpa Emilia-Romagna, che hanno collaborato sia alla raccolta e analisi dei campioni, sia allavalidazione ed elaborazione dei dati derivanti dalle diverse reti regionali di monitoraggio.
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Gli inquinanti primari non sono più il principale problemaI dati del 2011 confermano che gli inquinanti primari, come il monossido di carbonio e il bios-sido di zolfo, non costituiscono più un problema. Anche alcuni degli inquinanti che in anni re-centi avevano manifestato qualche criticità, come i metalli pesanti, gli idrocarburi policicliciaromatici e il benzene, sono al momento sotto controllo.
Difficoltà nel raggiungimento degli obiettivi di legge per gli inquinanti secondariIn Emilia-Romagna, analogamente a quanto succede in tutto il bacino padano, rimangono situa-zioni problematiche a scala regionale per quanto riguarda il PM10 e l’ozono, mentre sono più lo-calizzati in prossimità dei grandi centri urbani i casi di superamento del valore limite annuale peril biossido di azoto, in particolare nelle stazioni da traffico. Si stima che la percentuale di popo-lazione esposta a valori di PM10 superiori al valore limite giornaliero per la protezione della saluteumana nel 2011 sia aumentata a circa il 70%, rispetto al 50% del 2009 e 2010.
Sul lungo periodo, miglioramento della qualità dell’aria, nonostante le oscillazioni legateai fattori meteorologiciL’analisi della serie storica dei dati mostra come nel periodo 2001-2011, a livello regionale, la con-centrazione media annua di PM10 si sia complessivamente ridotta. I valori mostrano tuttaviaun’oscillazione da un anno all’altro dovuta principalmente a fattori di natura meteorologica. Inquesto quadro il 2011 è risultato un anno con valori in aumento rispetto agli anni precedenti acausa dell’andamento meteo climatico sfavorevole: nel 2011 il numero di giorni favorevoli alla for-mazione di particolato atmosferico (basso indice di ventilazione e assenza di precipitazioni) èstato il più elevato degli ultimi 11 anni. Va comunque sottolineato che, dall’analisi comparata del-l’andamento pluriennale (tendenza) dei fattori meteorologici e degli indicatori ambientali, men-tre il numero di giorni favorevoli alla formazione di particolato è in crescita nel tempo, il numerodi giorni di superamento del valore limite normativo per il PM10 è in diminuzione. Una conferma,questa, dell’efficacia delle azioni di risanamento intraprese in questi anni.
Trasporti stradali, combustione non industriale e attività produttive sono i macrosettori piùcritici per le emissioni di inquinantiI macrosettori maggiormente critici per le emissioni in atmosfera risultano essere sia quelli re-lativi ai “trasporti stradali” e alla “combustione non industriale”, sia quelli che comprendono leattività produttive (“combustione nell’industria”, “processi produttivi” e “uso solventi”), anchese con differente distribuzione percentuale per i diversi inquinanti. Per quanto riguarda il PM10,il settore dei trasporti rende conto del 30% delle emissioni, mentre un 26% di emissioni è dovutoai macrosettori “processi produttivi” e “combustione nell’industria” e ben il 28% è attribuibile alla“combustione non industriale”.
Sempre più necessario agire con misure strutturali su area vastaI dati 2011 confermano la necessità, per garantire l’obiettivo primario della tutela della salute delcittadino, di rafforzare le misure per la qualità dell’aria e mostrano che, per assicurare un com-pleto rispetto dei limiti, anche negli anni più critici dal punto di vista meteorologico, è necessa-rio rafforzare le misure strutturali di riduzione delle emissioni inquinanti. Inoltre, poiché lecriticità maggiori sono legate a inquinanti secondari (che si formano per reazione chimica, anchea distanza dalla fonte di emissione) e tendono a interessare più regioni, è sempre più necessarioagire su area vasta, attraverso un Piano regionale per la qualità dell’aria coordinato con misureda attuare a livello interregionale e nazionale.
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Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 1: Particolato fine (PM10) - Andamento della concentrazione media annuale a livello regionale, pertipologia di stazione (2001-2011) LEGENDA:T = Traffico F = Fondo urbano
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Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 2: Biossido di azoto (NO2) - Andamento della concentrazione media annuale a livello regio-nale, per tipologia di stazione (2007-2011)LEGENDA: T = TrafficoF = Fondo urbano
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Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 3: Rete regionale di monitoraggio della qualità dell’aria
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Più caldo della normaIl 2011 è stato più caldo della norma, sia per la temperatura minima che per quella massima.L’anomalia di temperatura, calcolata come differenza fra l’anno di riferimento e il clima del pe-riodo 1961-1990, è stata più intensa per le temperature massime (2-3°C), con un contributo im-portante dato dalle stagioni: primavera, autunno ed estate. Nel lungo periodo (1961-2011) simantiene un trend positivo, più marcato per le temperature massime. Inoltre, nel 2011, il numerodi giorni estivi con temperatura massima superiore a 30°C è stato superiore al valore climaticodi riferimento su quasi tutta la regione, con valori fino a 35 giorni registrati, soprattutto, sulla fa-scia pedemontana.
Deficit di precipitazioniIl 2011 è stato caratterizzato da un deficit di precipitazioni, esteso su tutto il territorio regionale.Anche prendendo in considerazione il periodo 1961-2011, l’andamento annuale delle precipita-zioni mostra una tendenza negativa.
Le emissioni di gas serra provengono principalmente dal settore energetico L’aumento dell’effetto sera è attribuito in gran parte alle emissioni di anidride carbonica (CO2),connesse principalmente alle attività antropiche (impianti di produzione di energia, combustionenell’industria, trasporti etc.). Contribuiscono all’effetto serra anche il metano (CH4), la cui emis-sione è legata alle attività agricole e allo smaltimento dei rifiuti, e il protossido di azoto (N2O), de-rivante principalmente dall’agricoltura e dai processi industriali. A livello regionale, le emissionidi gas serra provengono principalmente, circa l’80%, dal settore energetico, che comprende tuttele attività che prevedono processi di combustione (traffico, industrie manifatturiere, riscalda-mento). Seguono i processi industriali, con circa il 9% delle emissioni di gas serra, e l’agricoltura,che contribuisce con circa il 7%.
Circa il 9% del fabbisogno energetico regionale è soddisfatto da fonti rinnovabiliLo sviluppo del settore energie rinnovabili a livello regionale è determinato, in questi ultimianni e soprattutto nel 2009, dall’incremento di numerosi piccoli impianti a biomassa e biogas,da un incremento considerevole degli impianti fotovoltaici, civili e industriali, e dall’incrementodegli impianti eolici. Rispetto al 2008, infatti, per l’eolico si è passati da 3,2 GWh/anno a 21GWh/anno, per il fotovoltaico da 17,6 GWh/anno a 55 GWh/anno e per le biomasse da 372,6GWh/anno a 928 GWh/anno. A livello regionale, circa il 9% del consumo energetico lordo pro-viene da fonti energetiche rinnovabili, di cui il 56% dalle biomasse, il 40% dall’idroelettrico, il2% dal fotovoltaico e il 2% dall’eolico.
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Anomalia Temperatura max Linea di tendenza (Anomalia Temperatura max)
Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 4: Andamento dell’anomalia di temperatura massima annuale, mediata sull’intero territorio re-gionale, nel periodo 1961-2011
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Anomalia Precipitazione Linea di tendenza (Anomalia Precipitazione)
Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 5: Andamento dell’anomalia di precipitazione annuale, mediata sull’intero territorio regionale,nel periodo 1961-2011
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Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 6: Rete regionale di monitoraggio idrometeorologico
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Diverse situazioni di criticità legate alla presenza di nitratiSui corsi d’acqua regionali si verificano diverse situazioni di criticità legate alla presenza di azotonitrico in concentrazioni significative, o comunque superiori al valore soglia associato allo stato“buono” dell’Indice LIMeco (1,2 mg/l); in particolare, i valori più elevati (da 4 a 8 mg/l) si riscon-trano nei bacini idrografici: Boriacco, Tidone, Chiavenna, Arda, Destra Reno, Bevano, Rubiconee Ventena. Per effetto dei crescenti apporti inquinanti, di origine prevalentemente diffusa, la pre-senza di azoto nitrico nelle acque aumenta spostandosi da monte verso valle. Infatti, nelle chiu-sure di bacino pedemontano si rispetta quasi ovunque il valore soglia di buono, mentre le criticitàaumentano nelle stazioni di pianura, dove risultano conformi soltanto i bacini: Trebbia, Nure,Sissa-Abate, Secchia, Fiumi Uniti e Conca. Nel complesso, dunque, solo il 19% dei bacini idro-grafici raggiunge l’obiettivo di qualità “buono” rispetto alla concentrazione di azoto nitrico, evi-denziando la presenza di criticità diffuse sul territorio.
Diverse situazioni di attenzione legate alla presenza di fosforoTra i bacini regionali si osservano diverse situazioni di attenzione legate alla presenza di fosforoin concentrazioni superiori al doppio della soglia obiettivo di “buono” dell’Indice LIMeco (0,1mg/l). Le maggiori criticità, con valori medi di fosforo totale che superano la soglia di 0,4 mg/l,si riscontrano in particolare nei bacini idrografici: Boriacco, Sissa-Abate Crostolo, Bevano e Uso.Spostandosi da monte verso valle, le concentrazioni di fosforo nelle acque tendono ad aumentarein modo significativo, soprattutto in presenza di fonti di pressione puntuale rilevanti. Si osservaquindi che, mentre nelle stazioni di bacino pedemontano la soglia del “buono” è rispettata quasiovunque, nelle stazioni di pianura risultano conformi soltanto i bacini: Bardonezza, Lora-Caro-gna, Tidone, Trebbia, Nure, Taro, Secchia, Canal Bianco, Reno, Lamone, Fiumi Uniti, Savio, Ma-rano e Conca. Nel complesso, il 44% dei bacini idrografici regionali raggiunge l’obiettivo di qualità“buono” rispetto alla concentrazione di fosforo totale.
Situazione discreta per i fitofarmaci Continua il controllo dei fitofarmaci nei corsi d’acqua regionali; sulla base degli esiti del monito-raggio del 2011, effettuato nelle 39 stazioni di chiusura di bacino e sotto-bacino montano dei prin-cipali corpi idrici regionali, i valori di concentrazione dei fitofarmaci, espressa come sommatoria,risultano nel 95% dei casi inferiori allo Standard di Qualità Ambientale previsto, pari a 1 µg/l.
Il trattamento delle acque reflue urbane risulta adeguato alle direttive europeeIn ambito regionale gli impianti di depurazione delle acque reflue urbane censiti sono 2.162 epresentano diverse tipologie di trattamento, da quelle più semplificate a quelle più complesse, ti-piche dei grandi sistemi consortili. Tali impianti risultano avere, complessivamente, una poten-zialità di progetto di circa 8,25 milioni di AE e risultano trattare oltre 6 milioni di AE. Il 95%degli impianti di trattamento, soggetti al controllo della qualità degli scarichi, è risultato con-forme a quanto previsto dal DLgs 152/06. La percentuale degli AE serviti da rete fognaria in Emi-lia-Romagna si attesta su valori molto alti (circa il 99%), mentre la percentuale di AE depurati daimpianti di trattamento delle acque reflue urbane è pari al 98%.
� Acque superficiali
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Fonte: Arpa Emilia-Romagna Figura 7: Distribuzione territoriale della concentrazione media annua di azoto nitrico nei corpiidrici superficiali (2011)
Fonte: Arpa Emilia-Romagna Figura 8: Distribuzione territoriale della concentrazione media annua di fitofarmaci (sommatoria)nei corpi idrici superficiali (2011)
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Fonte: Arpa Emilia-Romagna Figura 9: Rete regionale di monitoraggio dello stato ambientale delle acque superficiali
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Significativa presenza di nitrati nelle acque sotterraneeI nitrati sono inquinanti di origine antropica che mettono a rischio lo stato chimico delle acque sotter-ranee. La loro presenza è dovuta prevalentemente all’uso di fertilizzanti azotati e allo smaltimento di re-flui zootecnici: in regione le concentrazioni sono particolarmente rilevanti nei corpi idrici sotterraneipedeappenninici (conoidi alluvionali), dove avviene anche la ricarica delle acque sotterranee profonde,e nell’acquifero freatico di pianura. Le maggiori concentrazioni, oltre i limiti normativi, si riscontranoin diverse conoidi emiliane (Panaro, Tiepido, Secchia, Parma, Nure, Tidone) e, con minore estensioneareale, in alcune conoidi romagnole. Nelle sorgenti rappresentative dei corpi idrici montani, monitoratenel 2011 per la prima volta, le concentrazioni di nitrati sono sempre inferiori ai limiti normativi.
Continua il monitoraggio dei fitofarmaci e organoalogenati I fitofarmaci vengono utilizzati in agricoltura e si riscontrano prevalentemente negli acquiferifreatici di pianura, soprattutto nella porzione emiliana del territorio regionale. Sono invece entroi limiti di legge nei corpi idrici più profondi e in quelli montani. Gli organoalogenati, che deri-vano prevalentemente da attività industriali attuali ma anche svolte in passato, si riscontrano in-vece nelle conoidi alluvionali appenniniche, in particolare del modenese e bolognese, mentrealcune stazioni con superamenti per singole sostanze si riscontrano anche nel freatico di pianura.
Fondamentale definire i valori di fondo delle sostanze di origine naturaleUna corretta definizione dei valori di fondo delle sostanze inquinanti di origine naturale di ognicorpo idrico sotterraneo è fondamentale per una corretta individuazione degli impatti di origineantropica. Negli acquiferi profondi e confinati di pianura dell’Emilia-Romagna, infatti, si riscon-trano concentrazioni anche molto elevate di sostanze di origine naturale, come i metalli (ferro,manganese, arsenico), lo ione ammonio o i solfati.
Necessario continuare a monitorare il livello delle faldeIl livello delle falde, o piezometria, è necessario per calcolare lo stato quantitativo dei corpi idricisotterranei. Tale parametro, risultante dalla sommatoria degli effetti di tipo antropico (prelievi) enaturale (ricarica delle falde), si distribuisce territorialmente, a scala regionale, con valori elevatinelle zone di margine appenninico (conoidi), che si attenuano passando alla pianura alluvionale,fino alla zona costiera. Questo andamento generale naturale è però interrotto da una depressionepiezometrica presente nella conoide Reno-Lavino, conseguenza dei consistenti prelievi effettuatisu di essa negli anni 50-60 del secolo scorso e ancora oggi piuttosto evidente. Il monitoraggioanche automatico dei livelli di falda è indispensabile a supportare le scelte per una gestione so-stenibile della risorsa idrica sotterranea.
Attenuazione del fenomeno della subsidenza I cambiamenti climatici, con calo delle precipitazioni, periodi siccitosi sempre più frequenti eprolungati e con conseguente incremento dei prelievi a uso irriguo, associati all’impermeabiliz-zazione del suolo nelle aree di ricarica, possono ridurre la ricarica degli acquiferi nel tempo e in-nescare o aumentare il fenomeno della subsidenza, o abbassamento del suolo. Tuttavia, inEmilia-Romagna, in base all’ultimo rilievo relativo al periodo 2002-2006, si registra una gene-rale attenuazione del fenomeno. Il territorio bolognese presenta ancora i tassi di abbassamentopiù elevati, pur se in netta diminuzione rispetto al passato. Non sembrano esserci, invece, varia-zioni significative per le delicate aree litoranee.
� Acque sotterranee
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Fonte: Arpa Emilia-Romagna Figura 10: Presenza di nitrati nei corpi idrici liberi e confinati superiori (2011)
Fonte: Arpa Emilia-Romagna Figura 11: Carta delle velocità di movimento verticale del suolo - subsidenza (millimetri/anno) nel periodo2002-2006
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Fonte: Arpa Emilia-Romagna Figura 12: Rete regionale di monitoraggio dello stato ambientale delle acque sotterranee
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L’eutrofizzazione è il fenomeno principale dell’Adriatico nord-occidentaleL’eutrofizzazione (cioè quella condizione di arricchimento delle acque di nutrienti, in particolareazoto e fosforo, che provoca una proliferazione micro e macro algale) rappresenta, a tutt’oggi, ilprincipale fenomeno ambientale dell’Adriatico nord-occidentale. Le acque costiere sono, infatti,il recettore finale di un complesso sistema idrografico, la cui componente principale è il bacinopadano, attraverso cui i nutrienti vengono veicolati a mare. Durante il periodo estivo, per la con-comitanza di fattori chimico-fisici, il fenomeno può generare distrofie ambientali (anossie/ipos-sie nelle acque di fondo), mentre nei restanti periodi la sua presenza genera condizioni dimaggiore pescosità.
Cala la concentrazione del fosforo, ma aumenta l’azotoLo sviluppo dei fenomeni eutrofici è dipendente dagli apporti di nutrienti, principalmente azotoe fosforo, veicolati a mare dai bacini costieri adriatici, soprattutto dal Po. Negli ultimi 20 anni siregistrano trend tendenti alla diminuzione delle concentrazioni delle componenti fosfatiche, men-tre sono in aumento quelle azotate. É necessario perseguire le azioni di risanamento (riduzionecarichi N e P) a scala di bacino.
Tutta la costa emiliano-romagnola rientra in una condizione trofica “sufficiente”Il valore medio dell’indice trofico (TRIX) per l’anno 2011, per tutta la costa emiliano-romagnola,da 0,5 a 3 km al largo, è di 5,67, leggermente più basso rispetto a quello dell’anno precedente. Tuttala costa regionale rientra, dunque, in una condizione trofica “sufficiente” (valori di TRIX > 5),con valori tendenti a diminuire da nord verso sud. Analizzando la distribuzione stagionale del-l’indice TRIX nell’anno 2011, in inverno e in primavera si registra una condizione trofica “suffi-ciente” delle acque marine lungo tutta la costa. Nel periodo estivo, invece, con la riduzione delcarico di nutrienti veicolati a mare dai fiumi, si osserva una generale diminuzione dei valori delTRIX su quasi tutta l’area, con stato trofico prevalentemente “buono”.
L’eutrofizzazione favorisce condizioni di carenza di ossigeno nelle acque di fondoNei periodi estivi, una delle conseguenze dei processi di eutrofizzazione è la formazione di con-dizioni di carenza di ossigeno (ipossia) e/o di assenza di ossigeno (anossia) nelle acque di fondo.Gli areali interessati sono variabili, estendendosi da qualche decina a centinaia di km2. General-mente la fascia costiera settentrionale risulta maggiormente interessata da condizioni di carenzadi ossigeno.
� Acque marino costiere
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Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 14: Valori medi annui dell’indice TRIX (indice trofico) nelle acque marine dell’intera costaemiliano-romagnola (2004-2011)
Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 13: Ripartizione percentuale dei carichi di azoto e fosforo apportati in Adriatico dal fiume Poe dai fiumi regionali che sversano direttamente in Adriatico (stima al 2011)
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Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 15: Rete regionale di monitoraggio dello stato ambientale delle acque marino costiere
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I corpi idrici di transizione presentano alcune criticitàLe indagini effettuate negli ambienti di transizione rilevano una discreta disomogeneità, sia daun punto di vista idraulico che geomorfologico. I bacini analizzati possiedono, infatti, propriepeculiarità nella conformazione e negli usi antropici. Lo stato ecologico (come previsto dal DM56/09), valutato sulla base degli Elementi di Qualità Biologica (EQB) e degli elementi a soste-gno degli EQB, ha evidenziato che le maggiori criticità sono presenti nella Sacca di Goro e nelleValli di Comacchio.
Nelle Valli di Comacchio le criticità derivano dalla carente gestione del sistema idraulicoLe criticità riscontrate nelle Valli di Comacchio sono in gran parte dovute a carenze gestionali delsistema idraulico (interramento di canali sublagunari, riduzione degli scambi con il mare, im-missioni di ingenti carichi di nutrienti). Tale condizione ha in pochi decenni portato a radicalicambiamenti nei popolamenti floristici di quell’ambiente. Sono scomparse o fortemente ridottele macrofite a seguito di fioriture microalgali innescate da carichi di nutrienti (N e P) e dal ridottoidrodinamismo. Tali condizioni hanno portato a un progressivo intorbidimento delle acque conforte riduzione nella penetrazione della luce lungo la colonna d’acqua.
Eventi anossici/ipossici si registrano nella Sacca di Goro, a Lago delle Nazioni e nella Pial-lassa BaionaGli eventi anossici/ipossici, condizioni da definire “fisiologiche” per questi ambienti se si man-tengono entro limiti tollerabili per la fauna e la flora residenti, nel 2011 si sono verificati preva-lentemente nella Sacca di Goro, a Valle Nuova e nella Piallassa Baiona.
Stabile la presenza del fosforo e in lieve diminuzione l’azotoNon rilevabili trend per le forme fosfatiche. Trend in lieve diminuzione per le forme azotate.
Elevate concentrazioni di clorofilla “a” nel periodo estivo-autunnaleLa concentrazione della clorofilla “a” nelle acque consente una stima indiretta della biomassa fi-toplanctonica, in quanto fornisce la misura del pigmento fotosintetico principale presente nellemicroalghe, evidenziando così il livello di eutrofizzazione delle acque di transizione. Nella mag-gior parte dei corpi idrici di transizione della regione si sviluppano intensi fenomeni eutrofici nelperiodo estivo-autunnale, con elevate concentrazioni di clorofilla “a”.
Quasi tutti i corpi idrici di transizione regionali si trovano all’interno di aree protetteUna vasta area di territorio della regione Emilia-Romagna è coperta da zone umide, caratterizzateda una elevata variabilità ambientale e biologica. Per valorizzare e tutelare quest’area la RegioneEmilia-Romagna ha istituito il Parco regionale del Delta del Po, con un’estensione complessivadi circa 58.000 ettari. Da sottolineare, inoltre, che quasi tutti i corpi idrici di transizione regio-nali si trovano all’interno delle aree protette definite SIC, ZPS e Ramsar.
Foto di pagina 28 gentilmente concessa dall’“Archivio fotografico Parco Delta del Po Emilia-Romagna”
� Acque di transizione
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Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 16: Distribuzione della Aree protette nel tratto di costa compreso fra la Sacca di Goro e Pia-lassa Piombone
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Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 17: Rete regionale di monitoraggio dello stato ambientale delle acque di transizione
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Aumenta la percentuale di rifiuti urbani raccolti in modo differenziatoLa percentuale di rifiuti urbani raccolti in modo differenziato rispetto alla produzione totale è in cre-scita (+2,5% rispetto al 2010) e si attesta, nel 2011, al 52,9%. Le frazioni oggetto di raccolta diffe-renziata sono state avviate in massima parte a recupero negli oltre 200 impianti presenti sulterritorio regionale, per essere sottoposte a processi di selezione/pulizia o per essere direttamentere-immesse nel ciclo produttivo. L’indice di avvio a recupero, calcolato sui dati 2011, fornisce indi-cazioni sulla qualità delle varie frazioni raccolte e sul loro effettivo riciclo e mostra valori variabilitra un minimo del 74% per la plastica e un massimo del 99% per il legno. Diminuisce nettamenteil conferimento in discarica dei rifiuti urbani, che passa dal 51%, nel 2001, al 16,7%, nel 2011.
Diminuisce la produzione di rifiuti urbani e quella dei rifiuti speciali La produzione totale di rifiuti urbani, calcolata come sommatoria tra i rifiuti raccolti in manieradifferenziata e i rifiuti indifferenziati avviati agli impianti di trattamento e smaltimento, nel 2011ha raggiunto 3.000.000 di tonnellate, registrando una diminuzione del 3,5% rispetto alla produ-zione pro capite del 2010 (698 kg/ab.) e riportando la regione ai valori di produzione pro capiteregistrati nel 2006. Il valore risulta comunque elevato (673 kg/ab.) se lo si confronta con quellirilevati nelle altre regioni (valore medio produzione pro capite regioni del nord Italia 533 kg/ab.),per la significativa incidenza della quota di rifiuti speciali assimilati agli urbani, che gravano percirca il 50% sulla produzione, la cui intercettazione, attraverso il servizio pubblico di raccolta, negarantisce una corretta e adeguata gestione. Nel 2010 la produzione totale di rifiuti speciali è stata di circa 10.400.000 tonnellate (più del tri-plo della produzione di rifiuti urbani), con una riduzione dello 0,7% rispetto al 2009.Il decremento della produzione di rifiuti sia urbani, sia speciali è da collegarsi alla crisi economicae non a un primo effetto positivo delle azioni di prevenzione e riduzione della produzione che sistanno avviando, i cui risultati saranno evidenti solo fra qualche anno.
Elevato il livello di conoscenza del settore rifiutiLa conoscenza del settore rifiuti urbani negli ultimi anni ha raggiunto un livello molto alto e re-stituisce un quadro completo sull’attuazione delle politiche della Regione in materia di produ-zione/gestione dei rifiuti, funzionale a individuare eventuali azioni correttive e a definire obiettivie indirizzi strategici in linea con la normativa europea e nazionale. Presenta ancora lacune e ri-tardi, invece, il sistema di contabilizzazione dei rifiuti speciali.
Una gestione dei rifiuti urbani sempre più allineata agli obiettivi indicati dalla normativaeuropea e nazionaleIl sistema di gestione dei rifiuti urbani e speciali in Emilia-Romagna si sta allineando verso gliobiettivi di prevenzione e riciclaggio indicati dalla normativa europea e nazionale: buoni i risul-tati della raccolta differenziata, alti i livelli di recupero delle frazioni riciclabili e di alcune tipo-logie di rifiuti speciali, adeguato ai fabbisogni regionali il sistema impiantistico.
Necessarie ulteriori azioni finalizzate al disaccoppiamento fra produzione di rifiuti e cre-scita economicaRimane la criticità di attivare efficaci azioni di prevenzione e riduzione della produzione di ri-fiuti, in modo da raggiungere l’obiettivo di disallineare la produzione di rifiuti dalla crescita eco-nomica. A tale fine la prevenzione resta l’obiettivo primario.
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obiettivo 2011 Raccolta differenziata: 60%
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Raccolta differenziata Raccolta indifferenziata
Fonte: Elaborazione Arpa Emilia-Romagna su dati provenienti dal modulo comuni dell’applicativo ORSoFigura 18: Andamento della raccolta differenziata e del rifiuto indifferenziato residuo a scala regio-nale (2001-2011)
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Spese delle famiglie PIL Produzione rifiuti urbani Reddito
Fonte: Elaborazioni Arpa Emilia-Romagna su base dati Arpa, Istat e stime PrometeiaFigura 19: Andamento (2000-2011) della produzione di rifiuti urbani rispetto ad alcuni indicatoristrutturali di riferimento Nota: anno 2000 = 100
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Fonte: Osservatori provinciali rifiutiFigura 20: Impianti di gestione dei rifiuti urbani indifferenziati (2011)
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Livelli trascurabili di radiocontaminazione rilevati dalla rete regionaleIl sistematico monitoraggio della radioattività consente sia la conoscenza dello stato della radio-contaminazione diffusa sul territorio regionale, sia il riconoscimento tempestivo di anomalie de-rivanti da situazioni incidentali o pratiche illecite. Per l’anno 2011 i livelli di radiocontaminazioneevidenziati dall’attività delle rete regionale di monitoraggio della radioattività ambientale nonsono risultati significativi (ben al di sotto dei limiti fissati dalla CE per la commercializzazione deiprodotti) e la stima della dose assorbita per ingestione di alimenti permane del tutto trascurabilerispetto al limite fissato dalla normativa nazionale per la popolazione, pari a 1 mSv/anno.
Situazione tranquilla per il sito nucleare di CaorsoIl monitoraggio radiologico ambientale attorno al sito nucleare di Caorso è fondamentale per va-lutare l’eventuale impatto sull’ambiente e la popolazione. I risultati delle misure effettuate nel-l’anno 2011 per la rete di monitoraggio locale della radioattività attorno al sito di Caorso nonhanno evidenziato sostanziali differenze sullo stato della contaminazione radioattiva (non attri-buibile ad attività svolte dalla centrale nucleare) rispetto agli anni precedenti. Il trasferimento inFrancia di tutto il combustibile nucleare irraggiato, destinato al riprocessamento, si stima abbiaconsentito l’allontanamento dal sito di Caorso di circa il 99% della radioattività presente.
Rispetto alla media nazionale, concentrazione medio bassa del radon nelle abitazioniLe indagini (campagna nazionale nelle abitazioni e regionale nelle scuole) condotte nella regioneEmilia-Romagna per la misurazione della presenza di radon (gas radioattivo di origine naturale)nelle abitazioni hanno evidenziato una concentrazione medio bassa (circa 40 Bq/m3) rispetto allamedia nazionale (70 Bq/m3), con valori inferiori a 400 Bq/m3 (livello di riferimento indicato dal-l’Ue nel 1990 per le costruzioni esistenti). Dal 2001, la Regione Emilia-Romagna ha avviato studimirati a ottenere una “mappatura radon” e concluso, nel 2011, una campagna di misure in abi-tazioni individuate in corrispondenza di particolari aree territoriali (punti di emanazione gas-sosa/faglie affioranti).
Poco consistente la produzione di rifiuti radioattivi in regioneIn regione non è consistente la produzione di rifiuti radioattivi, anche se è prevedibile una cre-scita con l’avvio delle attività di dismissione degli edifici (reattore e ausiliari) della centrale nu-cleare di Caorso. La mancanza del sito nazionale per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi obbligaalla detenzione degli stessi presso i siti di produzione/raccolta, ovvero principalmente presso lacentrale nucleare di Caorso e il deposito Protex.
Non ancora disponibile un archivio regionale delle sorgenti di radiazioni ionizzantiLa non disponibilità di un archivio regionale delle sorgenti di radiazioni ionizzanti detenute inEmilia-Romagna non consente di disporre di un quadro completo delle strutture autorizzate (ca-tegoria A e B).
� Radiazioni ionizzanti
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Fonte: Arpa Emilia-Romagna Figura 21: Concentrazioni di Cs-137 e Sr-90 registrate nelle deposizioni al suolo a Piacenza (1982-2011)
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Rifiuti radioattivi Sorgenti dismesse Combustibile irraggiato
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Emilia-Romagna Italia
Fonte: Ispra Figura 22: Situazione dei rifiuti radioattivi, delle sorgenti dismesse e del combustibile irraggiato inEmilia-Romagna e in Italia (2011)
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39Annuario dei dati 2011 - Arpa Emilia-Romagna
Fonte: Arpa Emilia-Romagna Figura 23: Rete regionale di monitoraggio della radioattività ambientale
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41Annuario dei dati 2011 - Arpa Emilia-Romagna
Settore delle radiotelecomunicazioni in costante evoluzione, con distribuzione non uni-forme degli impianti sul territorioÈ continuata nel 2011 l’evoluzione tecnologica nel campo delle radiotelecomunicazioni: per gli im-pianti radiotelevisivi (RTV) è proseguito il processo di transizione al digitale terrestre, che dovrebbevedere l’assetto definitivo nel 2012, a conclusione delle procedure di assegnazione delle frequenze.Nelle province di Bologna, Forlì-Cesena e Rimini si rileva, nel complesso, una maggiore densità diimpianti rispetto al dato regionale; in quelle di Bologna, Forlì-Cesena e Parma si osserva una rile-vante densità di impianti rispetto al numero di abitanti. Per le stazioni radio base per telefonia mo-bile (SRB), anche nel 2011 si è osservato un incremento del numero di impianti, oltre che numerosemodifiche tecniche per l’inserimento di nuovi servizi e tecnologie. Nella provincia di Rimini, a piùalta densità di popolazione, si registra una densità di impianti SRB più del doppio rispetto alla mediaregionale. A eccezione delle province di Reggio Emilia e Modena, in tutte le altre province della re-gione la densità di sistemi per abitante supera il dato regionale. Nel 2011 sono stati installati unatrentina di impianti di tipo Wi-Max, a supporto delle reti di apparati Wireless.
Nessun superamento riscontrato per le stazioni radio baseRelativamente alle stazioni radio base (SRB) non si registrano, a oggi, superamenti dei valori diriferimento normativo per l’esposizione della popolazione.
Nonostante i miglioramenti, la situazione degli impianti radiotelevisivi permane criticaPer quanto riguarda gli impianti RTV la situazione, seppure in miglioramento (23 superamentidei valori soglia in atto nel 2011 contro i 30 del 2010), rimane ancora critica; infatti, un numeroconsistente di siti con superamento (il 34% di quelli riscontrati) è a oggi ancora in attesa di risa-namento.
Pochi i superamenti riscontrati per gli elettrodottiNel 2011 non si sono riscontrati nuovi superamenti dei valori di riferimento normativo per gli elet-trodotti; rimane quindi invariata la situazione pregressa, che vede 4 superamenti in prossimità dicabine di trasformazione, per i quali a oggi risultano solo avviate le procedure di risanamento.
Sono ancora incomplete le informazioni relative agli elettrodottiPur essendo migliorato il quadro conoscitivo in relazione alle sorgenti dei campi elettromagne-tici, grazie anche allo strumento dei catasti, persistono, in alcuni settori, difficoltà di reperimentodei dati; in particolare, l’aggiornamento delle informazioni relative agli elettrodotti non è com-pleto, anche a causa della mancanza di un riferimento normativo.
Prosegue il monitoraggio ambientale, con risultati prevalentemente rassicurantiIl monitoraggio ambientale ha evidenziato, nella maggior parte delle campagne effettuate nelcorso del 2011, sia per le alte, sia per le basse frequenze, livelli di campo elettromagnetico infe-riori ai valori di riferimento, rilevando solo alcune criticità, già note, relativamente a impiantiRTV in siti periodicamente controllati in attesa del risanamento.
� Radiazioni non ionizzanti
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SRB RTV
Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 24: Trend temporale del numero di impianti per radiotelecomunicazione, distinti per tipologia(SRB, RTV), in Emilia-Romagna (2003-2011)
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SRB RTV Elettrodotti
Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 25: Numero di superamenti in atto distinti per tipologia di impianti e per provincia (2011)
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43Annuario dei dati 2011 - Arpa Emilia-Romagna
Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigure 26: Rete regionale di monitoraggio dei campi elettromagnetici ad alta frequenza
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45Annuario dei dati 2011 - Arpa Emilia-Romagna
� Rumore
I dati disponibili indicano uno stato di criticità diffusoI dati disponibili relativi all’esposizione al rumore della popolazione e all’attività di vigilanza e con-trollo delle sorgenti di inquinamento acustico indicano uno stato di criticità diffuso. Le mappatureacustiche prodotte nella prima fase di attuazione del DLgs 194/05 evidenziano, infatti, che un nu-mero significativo di cittadini è esposto al rumore e, dunque, ai suoi effetti. Inoltre, i controlli diArpa, effettuati per lo più a seguito di segnalazione dei cittadini, nel 2011 evidenziano complessi-vamente, per circa il 38% delle sorgenti controllate, un effettivo problema di inquinamento da ru-more (rilevazione di almeno un superamento dei limiti vigenti).
Il rumore prodotto dalle infrastrutture di trasporto determina costi sociali rilevantiIl rumore ambientale è associato a numerose attività umane, ma è il rumore derivante dalle in-frastrutture dei trasporti (traffico stradale, ferroviario e aereo) a costituire la principale fonte diesposizione per la popolazione, in particolare in ambito urbano, dove vive circa il 75% della po-polazione europea. La più recente pubblicazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)e del Centro comune di ricerca della Commissione europea indica che il rumore dovuto al traf-fico è responsabile annualmente della perdita di oltre un milione di anni di “vita sana” negli Statimembri dell’Unione europea e in altri Paesi dell’Europa occidentale.
I pubblici esercizi risultano l’attività maggiormente disturbante nelle segnalazioni dei cittadiniIl rumore prodotto dalle attività di servizio e commerciali, e in particolare dai pubblici esercizi,determina il maggior numero di segnalazioni di disturbo da parte dei cittadini. Il progressivo svi-luppo dell’industria del turismo e del divertimento, così come il mutare delle abitudini di fruizionedel tempo libero, hanno, in effetti, determinato nel corso del tempo un notevole incremento diattività e locali notturni, in particolare all’interno dei centri storici. La specifica sorgente sonoradisturbante può essere l’attività musicale oppure un impianto di servizio (ad esempio: condizio-natore), ma sovente la rumorosità prodotta dall’aggregazione di persone, all’aperto e/o al chiuso,è già di per sé rilevante nel determinare condizioni di disturbo alla popolazione.
La normativa vigente prevede l’attuazione di azioni rilevanti ai fini del miglioramento delclima acusticoLe azioni di prevenzione e risanamento previste dalle normative vigenti (valutazioni di impatto eclima acustico, classificazione acustica del territorio, mappature acustiche, piani d’azione e pianidi risanamento), se compiutamente attuate, dovrebbero via via condurre a un contenimento degliimpatti e a un miglioramento del clima acustico.
La pianificazione acustica del territorio, fondamento della prevenzione e del risanamento,è tuttora insufficiente in regioneLa classificazione acustica, ovvero l’assegnazione a ciascuna porzione omogenea di territorio diuna delle sei classi indicate dalla normativa, sulla base della prevalente destinazione d’uso del ter-ritorio stesso (zonizzazione acustica), oltre a rappresentare presupposto indispensabile alla pre-disposizione dei piani di risanamento acustico, costituisce per i Comuni un fondamentalestrumento di gestione del territorio, in quanto definisce i valori limite, nonché di prevenzione, inrapporto alla sua stretta relazione con la pianificazione urbanistica. In questo senso, la rispostadelle Amministrazioni a livello regionale è tuttora insufficiente, con il 36% dei Comuni che, a di-stanza di dieci anni dall’emanazione della Legge Regionale e dei relativi criteri (2001), non ha an-cora approvato la classificazione acustica.
46 Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2011
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Sorgenti controllate Sorgenti per cui si è riscontrato almeno un superamento dei limiti
Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 27: Numero di sorgenti controllate e numero di sorgenti controllate per cui si è riscontrato al-meno un superamento dei limiti, per provincia (2011)
Att. produttive 26,2%
Att. di servizio e/o commerciali
63,3%
Attività temporanee 5,5%
Infrastrutture stradali 2,8%
Infrastrutture ferroviarie
0,5% Infrastrutture
aeroportuali e portuali 1,7%
Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 28: Distribuzione delle richieste di intervento fra le diverse tipologie di attività/infrastrutture (2011)
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47Annuario dei dati 2011 - Arpa Emilia-Romagna
Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigure 29: Stato di attuazione dei Piani di classificazione acustica (al 31 dicembre 2011)
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� Suolo
Trend in miglioramento per alcune pressioni ambientali di origine agricolaSi conferma la diminuzione dell’uso agricolo di concimi azotati di sintesi e dei carichi azotati uni-tari provenienti dal settore zootecnico. Si segnala, inoltre, una tendenza generale alla riduzione deiprodotti fitosanitari distribuiti per uso agricolo; rispetto al 2010 i quantitativi commercializzati di-minuiscono, infatti, di 1.176 tonnellate, pari al 5,9%. Alla costante diminuzione degli insetticidi edegli acaricidi, nel 2011, in controtendenza rispetto all’anno precedente, si è affiancata anche quelladegli erbicidi. Da sottolineare, inoltre, come la superficie agricola interessata da azioni rivolte allatutela del suolo (misure agro-ambientali dei Programmi di sviluppo rurale) a livello regionale su-peri 150.000 ha.
Lo stato di salute dei suoli regionali, qualche criticità localizzata legata al contenuto di car-bonio organicoPur mancando un aggiornamento diffuso sul territorio regionale, in merito a reazione (pH) e sa-linità dei suoli, i dati acquisiti nell’ultimo anno non segnalano variazioni tali da indicare processidi acidificazione, alcalinizzazione e salinizzazione in atto. Permangono, tuttavia, situazioni criti-che localizzate relativamente a contenuto di carbonio organico e rischio di erosione idrica, en-trambe a carico soprattutto dei suoli agricoli.
Migliora la conoscenza del contenuto di metalli pesanti nei suoli della pianura emiliano-roma-gnolaLa conoscenza delle concentrazioni naturali dei metalli pesanti e del loro arricchimento superfi-ciale consente di effettuare valutazioni sullo stato di contaminazione dei suoli. Conclusasi la fasedi acquisizione dei dati di concentrazione e prossima al termine la loro elaborazione, emerge cheper l’orizzonte superficiale del suolo, o orizzonte lavorato, le percentuali di dati superiori ai va-lori dei limiti di legge variano dallo 0,28% per il piombo al 95,13% per lo stagno; tali situazionipossono non corrispondere a casi di contaminazione locale, ma ad aree arricchite naturalmente.Per il rame (>2,54%) e lo zinco (>0,99%), invece, l’ipotesi di contaminazione diffusa legata all’usoe alla gestione del suolo sembra essere plausibile.
Il consumo di suolo è dovuto all’espandersi delle zone produttive, dei servizi e delle in-frastrutture e, in subordine, all’espansione residenziale e delle reti delle comunicazioniNonostante la riduzione del consumo di suolo sia uno dei temi espliciti della programmazione re-gionale (PTR Del 276/2010) e la crisi economica abbia notevolmente ridotto l’attività edilizia, lamancanza di una normativa specifica fa perdurare il rischio di perdita di suoli agricoli, o poten-zialmente tali, per fini edificatori. Perdita che, oltre a comportare una riduzione delle produzioniper il consumo agro-alimentare, determina modifiche delle modalità di deflusso delle acque su-perficiali e di ricarica delle falde.
Non ancora disponibile, ma in via di definizione, un’anagrafe regionale dei siti contaminatiAncora in via di definizione l’anagrafe ufficiale, unificata a livello regionale, dei siti contaminatipresenti sul territorio regionale. Tale situazione, con informazioni distribuite presso le varie Pro-vince, rende ancora poco agevole la definizione di un quadro globale su scala regionale. Dall’analisi dei singoli catasti provinciali emerge che la maggior parte dei i siti contaminati ri-sultano localizzati intorno ai poli industriali più rilevanti (Ravenna, Ferrara) e nell’intorno dizone industriali vicine alle grandi città (Bologna).
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Azotati Fosfatici Potassici Composti Meso e micro Org e Org-Min
Fonte: Elaborazioni Regione Emilia-Romagna su dati IstatFigura 30: Quantitativi di concimi, per categoria, commercializzati nel periodo 2000-2010 nella re-gione Emilia-Romagna
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Territori modellati artificialmente
Territori agricoli Territori boscati e ambienti seminaturali
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Fonte: Regione Emilia-RomagnaFigura 31: Variazioni dell’uso del suolo (macro-categorie) nel periodo 2003-2008
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51Annuario dei dati 2011 - Arpa Emilia-Romagna
Fonte: Regione Emilia-Romagna Figura 32: Stagno [Sn] - Carta del contenuto naturale-antropico dei suoli (0-30 cm) della pianuraemiliano-romagnola Nota: nella figura sono localizzati i siti di campionamento; in nero quelli con valori definiti outlier inseguito all’analisi statistica
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Nat
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odi
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53Annuario dei dati 2011 - Arpa Emilia-Romagna
Siti Rete Natura 2000 e Aree naturali protette, complessivamente coprono il 14,5% delterritorioLa biodiversità regionale deve la sua ricchezza alla particolare localizzazione geografica, essendol’Emilia-Romagna un limite di transizione tra la zona biogeografia Continentale, fresca e umida,e quella Mediterranea, calda e arida. I Siti Rete Natura 2000 e le Aree naturali protette descrivonol’impegno della Regione nelle politiche di mantenimento e miglioramento della biodiversità, insinergia con gli obiettivi strategici nazionali. Attualmente la superficie protetta è pari al 14,5% delterritorio regionale.
Elevata funzionalità ecologica della fascia collinare-montana, modesta invece in pianura Biodiversità significa anche funzionalità ecologica degli ecosistemi. Quando tali funzioni, effet-tuate dagli ecosistemi in buono stato, diventano utili si parla di servizi ecosistemici quali: la de-purazione delle acque, l’assimilazione dei nutrienti dal suolo o il contrasto al dissestoidrogeologico. In Emilia-Romagna si evidenzia l’estrema vulnerabilità della funzionalità ecologicadell’ambito di pianura, in netta contrapposizione con la fascia collinare-montana in cui essa è, in-vece, relativamente elevata. Tali concetti risultano adeguatamente descritti dalla Biopermeabi-lità, che consente di valutare l’andamento delle superfici delle classi di uso del suolo di maggiorinteresse per i temi di conservazione della natura e, quindi, della funzionalità ecologica degli eco-sistemi. A livello regionale risulta netta la differenziazione tra le aree di pianura, in cui l’indica-tore assume valori molto bassi, e quelle di collina-montagna, in cui l’indicatore assume valoriabbastanza soddisfacenti.
Artificializzazione del suolo, un limite alla conservazione della biodiversitàL’artificializzazione del suolo e la conseguente frammentazione ambientale costituiscono un li-mite alla conservazione della funzionalità ecologica degli ecosistemi (espressione di tutela dellabiodiversità e condizione fondamentale per molte funzioni importanti, anche per l’uomo). Oc-corre, pertanto, porre grande attenzione alle scelte relative al potenziamento delle infrastrutturee allo sviluppo delle attività antropiche, soprattutto per quanto riguarda le zone di pianura e dellacosta, che già presentano un grado di disturbo elevato; il loro impatto sul paesaggio (sensu Dir92/43/CEE) riduce, infatti, la probabilità che gli esseri viventi si muovano liberamente, garan-tendo appieno il benessere e la vitalità delle comunità e la capacità portante del territorio. Indi-spensabile rafforzare la rete ecologica regionale, valido strumento di gestione territoriale.
Buono o ottimo lo stato di conservazione degli habitat71 habitat, tra i 231 definiti a livello europeo come di interesse comunitario, sono presenti nei sitiRete Natura 2000 in Emilia-Romagna. Il loro stato di conservazione, grazie alle conoscenze ac-quisite e alle misure di salvaguardia adottate, è quasi sempre buono e, in più di un caso, ottimo.
Flora e fauna, limitate le misure di salvaguardia per singolo taxonLa minore conoscenza acquisita, a differenza degli habitat, sulle specie floristiche e faunistichepresenti in regione ha comportato una limitata individuazione e attuazione, in maniera diffusa,di misure di conservazione per singolo taxon.
� Natura e biodiversità
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Fonte: Elaborazione Arpa Emilia-Romagna e Airis srl su dati Regione Emilia-RomagnaFigura 33: Distribuzione territoriale delle aree appartenenti a classi d’uso del suolo biopermeabili(2008)
Fonte: Elaborazione Arpa Emilia-Romagna e Airis srl su dati Regione Emilia-RomagnaFigura 34: Distribuzione delle classi di frammentazione per Unità di paesaggio (cfr. Artificializza-zione) (2008)
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55Annuario dei dati 2011 - Arpa Emilia-Romagna
Fonte: Elaborazione Arpa Emilia-Romagna su dati Regione Emilia-RomagnaFigura 35: Aree protette dell’Emilia-Romagna (Parchi nazionali e regionali, Riserve, Siti Natura 2000) (2010)
56 Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2011
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Presentazione IV
Introduzione V
Autori VI
Guida alla consultazione VIII
Cap 1 - Aria 1
Cap 2 - Clima 59
Cap 3 - Acqua 1353A - Acque superficiali 1413B - Acque sotterranee 2213C - Acque marino costiere 2613D - Acque di transizione 337
Cap 4 - Natura e biodiversità 417
Cap 5 - Rifiuti 483
Cap 6 - Radiazioni 5416A - Radiazioni ionizzanti 5436B - Radiazioni non ionizzanti 581
Cap 7 - Rumore 639
Cap 8 - Suolo 693
Cap 9 - Rischio naturale 7599A - Frane e smottamenti 7619B - Rischio sismico 7859C - Erosione costiera 823
Cap 10 - Rischio antropogenico 877
Cap 11 - Prevenzione, ambiente e sostenibilità 91311A- Fitofarmaci 91511B - Amianto 93311C- Strumenti di sostenibilità 955
Cap 12 - Attività di Arpa 969
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� Indice dell’Annuario dei dati 2011 - Versione integraleLa versione integrale dell’Annuario dei dati 2011 è scarica-bile dal sito web: http://www.arpa.emr.it/annuario