L’applicazione della normativa sulla sicurezza del lavoro ...

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L’applicazione della normativa sulla sicurezza del lavoro nel settore edile Un’analisi della situazione in provincia di Varese ottobre 2008

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L’applicazione della normativasulla sicurezza del lavoro nel settore edile

Un’analisi della situazione in provincia di Varese

ottobre 2008

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Varese Università dell’Insubria Ottobre 2008

Giovanna Gavana Enrica Pavione Francesco Sacco

L’APPLICAZIONE DELLA NORMATIVA SULLA

SICUREZZA DEL LAVORO NEL SETTORE EDILE

UN’ANALISI DELLA SITUAZIONE IN PROVINCIA DI VARESE

INDICE

INTRODUZIONE................................................................................................................................ 5

PREMESSA METODOLOGICA E RINGRAZIAMENTI ............................................................................ 7

1 LA SITUAZIONE DEL SETTORE EDILE A LIVELLO NAZIONALE E NELLA PROVINCIA DI VARESE . 9

1.1 L’EVOLUZIONE DEL SETTORE EDILE DELLE COSTRUZIONI: UNO SGUARDO AL CONTESTO EUROPEO ............. 9 1.2 LA SITUAZIONE ITALIANA: IL QUADRO GENERALE ......................................................................... 13 1.3 IL SETTORE DELLE COSTRUZIONI IN LOMBARDIA E NELLA PROVINCIA DI VARESE .................................. 23

2 GLI INFORTUNI SUL LAVORO NELL’UNIONE EUROPEA E IN ITALIA........................................33

2.1 LA SITUAZIONE IN EUROPA ..................................................................................................... 33 2.2 GLI INFORTUNI IN ITALIA: IL SETTORE DELLE COSTRUZIONI ............................................................. 37

3 LA SITUAZIONE NELLA PROVINCIA DI VARESE ......................................................................47

3.1 IL SETTORE EDILE IN PROVINCIA DI VARESE ................................................................................. 47 3.2 UN’ANALISI DEGLI INFORTUNI IN EDILIZIA IN PROVINCIA DI VARESE ................................................. 59 3.3 LA COLLOCAZIONE TEMPORALE DEGLI INFORTUNI ........................................................................ 63 3.4 LA DISTRIBUZIONE DEGLI INFORTUNI SECONDO LA “SEDE” DELL’INFORTUNIO .................................... 66 3.5 L’ATTIVITÀ DI VIGILANZA ........................................................................................................ 73 3.6 IMMIGRAZIONE E INFORTUNI NEL SETTORE EDILE ......................................................................... 82

CONCLUSIONI .................................................................................................................................87

INTRODUZIONE

La sicurezza sul lavoro è un tema che recentemente è tornato troppe volte alla ribalta delle cronache per pensare che non sia ancora un tema di attualità sociale.

La normativa europea, recepita nel nostro Paese con il decreto legislativo 626 del 1994, recentemente sostituito dal decreto legislativo 81 del 2008, ha impostato nel nostro Paese le premesse per la creazione di una cultura della sicurezza nelle aziende e ha dato l’avvio ad un processo di cambiamento che non può ancora dirsi compiuto. Ogni cambiamento culturale comporta tempi lunghi. Può essere avviato da una legge e può essere rinforzato dagli obblighi e dagli adempimenti in cui si concreta, ma alla fine si sviluppa e cresce solo se ha spazio nella vita di tutti i giorni, nelle aziende, tra chi lavora e chi ricopre incarichi di responsabilità nelle aziende.

Le statistiche mostrano che il quadro in materia di sicurezza sul lavoro sta migliorando, nonostante alcuni tristissimi episodi recenti, ma anche che si può fare di più. Per questo, accogliendo le sollecitazioni delle organizzazioni sindacali Cgil-Cisl-Uil e con il loro contributo, la Camera di Commercio ha promosso grazie al supporto dell'Università dell'Insubria una serie di ricerche sullo stato di attuazione della normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro in provincia di Varese. Dopo il rapporto dedicato al settore del Commercio e quello dedicato all’Artigianato, si è voluto puntare l’attenzione al settore delle Costruzioni, coinvolgendo tutti gli attori rilevanti nello sforzo di elaborare un quadro d’insieme sullo stato della sicurezza e degli infortuni anche in questo ambito così delicato sotto questo aspetto.

Il progetto che si sta portando avanti, ampliando sempre di più lo spazio di indagine sul tema della sicurezza sul lavoro, è quello di alimentare continuamente una cultura della sicurezza che, prescindendo dai formalismi e dagli adempimenti, aiuti i lavoratori ad essere più sicuri e spinga le imprese ad essere più socialmente responsabili. È un obiettivo di non breve periodo e delinea una strada difficile da percorrere, soprattutto in un momento in cui la pressione competitiva è forte. Ma è un passaggio che deve essere affrontato con perseveranza e decisione.

Bruno Amoroso

Presidente della Camera di Commercio di Varese

PREMESSA METODOLOGICA E RINGRAZIAMENTI

Il presente lavoro si colloca nella scia di altre due ricerche condotte sullo stato di attuazione del D.Lgs. 626/94 ora D.Lgs. 81/08 nella provincia di Varese, svolte rispettivamente nel settore del Commercio e dell’Artigianato.

Al contrario delle due precedenti che avevano avuto l’impostazione di una ricerca campionaria, per il presente lavoro si è deciso di prendere una strada differente sotto il profilo metodologico scegliendo di fare una ricerca che, aggregando e rielaborando i dati delle fonti secondarie già presenti sul settore ma dispersi in diversi archivi, facesse un po’ il punto della situazione su un tema così delicato e di attualità come quello delle morti bianche.

A suggerire questa strada, seguita anche dal Censis in un suo recente lavoro, hanno contribuito diversi fattori. In primo luogo, purtroppo, l’abbondanza di dati, che la cronaca odierna continua a rimpinguare con sempre nuovi casi, che sono puntualmente registrati nelle statistiche ufficiali degli infortuni delle ASL e dell’INAIL. In secondo luogo, la dimensione e il numero delle imprese presenti nel settore, che avrebbero reso la ricerca significativa solo con il ricorso ad un numero molto elevato di interviste, senza un reale guadagno in termini di conoscenza, dal momento che gli effetti della scarsa cultura della sicurezza nei cantieri sono sotto gli occhi di tutti e non si possono nascondere, se non in minima parte. Infine, la sicurezza nei cantieri, che per gli interessi in gioco e per le condizioni tipiche di lavoro è molto difficile da misurare, ha una rilevanza sociale e penale tale da essere oggetto di un’azione di vigilanza specifica condotta in primo luogo dalle ASL, che ne hanno la titolarità primaria, ma anche dall’Ispettorato del Lavoro. La loro attività di controllo e le loro rilevazioni forniscono una base ineguagliabile da cui partire.

Nel fare questo, seguendo i più recenti orientamenti di Eurostat, dalle nostre elaborazioni abbiamo escluso le vittime e gli infortuni avvenuti in itinere, ovvero quelli che si sono verificati recandosi o tornando dal lavoro. Come abbiamo potuto constatare, nel settore delle Costruzioni e a Varese, non hanno un impatto significativo ma è stato opportuno tenerne conto per misurare anche questo aspetto del fenomeno.

Ciò premesso, anche se il presente lavoro di ricerca e le sue conclusioni hanno una sua concezione unitaria, che è il frutto dell’intero gruppo di ricerca, ad Enrica Pavione sono da attribuirsi i Capitoli 1 e 2, mentre nel Capitolo 3 il paragrafo 3.1 è da attribuirsi a Giovanna Gavana mentre i paragrafi 3.2, 3.3, 3.4, 3.5 e 3.6 a Francesco Sacco.

Ci preme qui ringraziare tutti coloro che ci hanno permesso lo svolgimento di questa ricerca e ci hanno guidato in un ambito denso di problematiche

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complesse quanto delicate. In particolare, vorremmo ringraziare l’intero staff della Camera di Commercio che ha seguito passo per passo la stesura della ricerca e le sue revisioni, e più di tutti la dr.ssa Laura Tamborini, che con la sua pazienza, disponibilità e competenza ha reso questo lavoro migliore; i sindacati confederali CGIL, CISL, UIL e le associazioni di categoria, che con lungimiranza e sensibilità hanno voluto che si realizzasse questa serie di ricerche sulla sicurezza del lavoro, alla quale si sono dedicati con grande passione civile e attenzione; il dr. Crescenzo Tiso e il dr. Calderini Duccio dell’ASL di Varese, ai quali siamo enormemente riconoscenti per la disponibilità e dedizione che ci hanno dimostrato, senza la quale questo lavoro sarebbe stato sicuramente molto diverso; a Juan Xabier Monjas Kanpandegi, il cui lavoro è stato fondamentale per dare un ordine e un significato alla mole ponderosa di dati che abbiamo raccolto.

A tutti loro, così come ai tanti che ci hanno aiutato in modi e forme diversi, ma che qui non abbiamo nominato ma che non dimentichiamo, va di cuore il nostro più sincero ringraziamento.

Giovanna Gavana

Enrica Pavione

Francesco Sacco

1 LA SITUAZIONE DEL SETTORE EDILE A LIVELLO NAZIONALE E NELLA PROVINCIA DI VARESE

1.1 L’evoluzione del settore edile delle costruzioni: uno sguardo al contesto europeo

Le costruzioni rappresentano un comparto trainante dell’economia europea, come testimoniano i dati di settore: gli investimenti per le costruzioni ammontano, nel 2007, a 1.304 miliardi di euro, il settore rappresenta il 10,7% del PIL e comprende quasi 3 milioni di imprese (Tabella 1.1), di cui il 95% rappresentato da piccole e medie imprese con meno di 20 addetti. I principali mercati, in termini di produzione e numero di imprese, sono rappresentati da Germania, Spagna, Gran Bretagna, Francia e Italia, dove storicamente l’edilizia rappresenta un comparto core nell’ambito dell’industria manifatturiera.

Tabella 1.1 Il settore delle costruzioni in Europa, 2007

Paesi Produzione (Mld. euro) Occupati (* 1.000) Imprese (* 1.000)

Germania 235 2.199 340

Spagna 199 2.697 488

Gran Bretagna 179 2.230 209

Francia 167 1.890 326

Italia 150 1.911 563

Paesi Bassi 57 482 86

Irlanda 37 283 15

Austria 32 260 24

Danimarca 31 191 32

Belgio 30 257 71

Polonia 28 710 160

Svezia 27 285 72

Finlandia 27 174 36

Portogallo 20 571 54

Repubblica Ceca 17 400 150

Grecia 15 327 115

Ungheria 12 322 72

Romania 11 420 25

Bulgaria 7 232 14

Slovacchia 5 166 3

Lussemburgo 4 31 2

Estonia 4 81 5

Slovenia 3 82 13

Lituania 3 163 3

Latvia 2 nd 3

Cipro 1 39 5

Malta 1 12 nd

TOTALE 1.304 16.415 2.886

Fonte: FIEC (European Construction Industry Federation), Annual Report, 2008.

Il grande peso delle costruzioni a livello

europeo

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Gli occupati nel settore superano i 16 milioni di unità; si stima che complessivamente, 26 milioni di lavoratori dipendano, direttamente o indirettamente, dal settore europeo delle costruzioni1.

Disaggregando il settore delle costruzioni nelle sue principali componenti – nuove abitazioni, ristrutturazioni e opere di mantenimento, costruzioni non residenziali, edilizia civile – emerge l’importanza dell’edilizia non residenziale che comprende il 31% della produzione europea complessiva , seguita dalle nuove costruzioni, con una percentuale del 25% (Figura 1.1).

Negli anni più recenti, il settore ha conosciuto una spiccata tendenza all’internazionalizzazione; i principali paesi di destinazione sono rappresentati dal Nord America e dall’area Asia/Oceania/Australia, verso i quali sono dirette rispettivamente il 41,4% e il 23,1% delle attività internazionali che partono dai paesi europei (Figura 1.2).

Figura 1.1 Le principali componenti dell’attività nel settore delle costruzioni, 2007

Fonte: FIEC (European Construction Industry Federation), Annual Report, 2008.

Figura 1.2 Attività internazionali delle imprese europee nel settore delle costruzioni per area di destinazione, 2007

Fonte: EIC (European International Contractors), 2008.

1 FIEC (European Construction Industry Federation), Annual Report, 2008.

L’importanza dell’edilizia residenziale

L’internazionalizza-zione delle imprese

europee

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Considerando l’evoluzione del settore delle costruzioni (Figura 1.3), appare evidente come il 2007 segni una battuta di arresto della fase espansiva del settore, in atto dalla fine degli anni Novanta e culminata nel 2006, anno nel quale si registra, a livello europeo, una crescita delle costruzioni superiori rispetto al PIL complessivo (3,6% contro 3,0%). Dal 2007, il ciclo entra in una fase discendente perdendo più di un punto percentuale di crescita (2,7%) ed allineandosi al ritmo espansivo del PIL (2,8%).

Con il 2008, il mercato sembra mostrare segni evidenti di rallentamento: l’ultima revisione dei dati elaborata da Euroconstruct stima una crescita zero per il settore (-0,3%), a fronte di un PIL che continua, seppure debolmente, a crescere (+1,8%). Lo stesso scenario viene previsto per il 2009, mentre le aspettative di una leggera ripresa vengono indicate solo per il 2010, quando il PIL dovrebbe riavvicinarsi ad un tasso di crescita di circa due punti percentuali.

Figura 1.3 Output costruzioni e PIL 2004-2010 – variazione % annua (valori reali)

* Previsioni Fonte: Euroconstruct, giugno 2008.

Al fine di meglio comprendere l’evoluzione del settore europeo delle costruzioni, appare opportuno considerare separatamente l’Europa occidentale e l’Europa orientale. L’analisi dei dati mostra come l’Europa dell’Est presenti una crescita del settore delle costruzioni più vivace rispetto al PIL. In particolare, nel 2007 la crescita è risultata pari al 7,5%, confermando il trend registrato nel 2006, biennio nel corso del quale il PIL ha mostrato tassi di crescita sostenuti. Le previsioni per i prossimi anni sono ugualmente positive (Figura 1.4). Andando ad analizzare nello specifico la situazione nei singoli paesi, emerge l’importanza del mercato polacco, che da solo rappresenta più della metà della produzione orientale e si caratterizza per la crescita più veloce2. Il secondo mercato, per dimensioni, appare quello ceco, per il quale Euroconstruct stima, nel medio termine, una crescita annua di circa il 5%.

2 Il settore delle costruzioni in Polonia ha registrato nel 2007 una crescita del 12% e si stima per il triennio 2008-2010 un incremento analogo.

L’andamento del settore in Europa

Il mercato dell’Europa orientale

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L’Europa occidentale, per contro, mostra un andamento del settore delle costruzioni complessivamente più debole (Figura 1.5), frenato soprattutto dai paesi dell’area euro, per i quali viene stimata una flessione media nel triennio 2008-2010 dello 0,1%, contro l’incremento dello 0,8% dei paesi occidentali non appartenenti all’area euro. La dinamica complessiva nell’Europa occidentale dipende fortemente dalla situazione che si registra nei 5 maggiori mercati delle costruzioni (Francia, Italia, Germania, Spagna e Gran Bretagna), che stanno attraversando una situazione di complessivo indebolimento del settore.

Figura 1.4 Output costruzioni e PIL 2004-2010 – variazione % annua (valori reali), Europa orientale

* previsioni Fonte: Euroconstruct, giugno 2008.

Figura 1.5 Output costruzioni e PIL 2004-2010 – variazione % annua (valori reali), Europa occidentale

* previsioni Fonte: Euroconstruct, giugno 2008.

Disaggregando il settore delle costruzioni nelle sue principali componenti – nuove abitazioni, ristrutturazioni e opere di mantenimento, costruzioni non residenziali, edilizia civile -, emergono prospettive di sviluppo diverse a seconda dei segmenti considerati. I dati resi disponibili dalla European Construction Industry Federation offrono in tal senso indicazioni interessanti:

Le diverse prospettive delle componenti

principali delle costruzioni

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nuove abitazioni: nel 2006, il comparto è cresciuto del 6,9%, per arrivare ad un significativo ridimensionamento nel 2007 (+1,8%) e ad una previsione negativa per il 2008 (-1,7%);

ristrutturazioni e opere di mantenimento: si tratta di un segmento di attività che mostra costanti segnali di crescita ( +2,7% nel 2006, +2,6% nel 2007, +2% stimato nel 2008), dovuti soprattutto all’incremento del prezzo delle nuove abitazioni e al diffuso trend di interventi edilizi volti al miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici;

costruzioni non residenziali: si tratta, come sottolineato, del segmento di attività trainante nell’ambito del settore edilizio. Nella sua componente privata, esso ha raggiunto nel 2006 performance particolarmente positive (+6,2%), parzialmente confermate nel 2007 (+4,7%) e nel 2008 (+3,6% previsto). Segnali di crescita, anche se non così marcati, mostra l’edilizia non residenziale pubblica, che nel 2007 è cresciuta del 2,1%.

edilizia civile: la performance di tale comparto viene prioritariamente a dipendere dalle politiche pubbliche e dall’esistenza di vincoli di bilancio. I tassi di crescita sono pressoché costanti nel triennio 2006-2008 (+2,7% nel 2006, +2,3% nel 2007 e +2,6% previsto nel 2008).

1.2 La situazione italiana: il quadro generale

L’edilizia ha rappresentato storicamente uno dei settori trainanti dell’economia italiana. Lo sviluppo del settore appare strettamente legato alle dinamiche congiunturali che, nel tempo, ne hanno influenzato l’assetto e le prospettive di crescita. Tra la fine degli anni Quaranta e la prima metà degli anni Sessanta, il settore, nelle sue componenti più tradizionali e a basso contenuto di innovazione, ha conosciuto una grande espansione, causata in primis dalle esigenze sorte dalla ricostruzione post-bellica. Dal 1965 al 1980, si assiste ad una graduale recessione, che porta ad un crollo del mercato delle costruzioni. Dal 1981 al 1990, il settore evidenzia una modesta ripresa, seguita, nel quinquennio successivo, da una situazione di profonda crisi, legata soprattutto al mancato finanziamento delle opere pubbliche, conseguenti al fenomeno “Tangentopoli”. Il 1996 conosce la comparsa dei primi segnali positivi, sostenuti dai cospicui investimenti realizzati nel comparto dell’edilizia non residenziale: edilizia sociale, scolastica, sanitaria e opere pubbliche quali aeroporti, vie di comunicazione, acquedotti, etc. Dal 2000 il settore dell’edilizia in Italia ha costantemente mostrato un andamento positivo, seppure gradualmente sempre più contenuto.

I dati resi disponibili dall’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) mostrano per il 2007 un incremento dell’1% degli investimenti in costruzioni, seppure con previsioni non ottimistiche per l’immediato futuro. Tali previsioni risultano peraltro confermate dalle più recenti indagini congiunturali presso le

Il ruolo storico delle costruzioni in Italia

Le previsioni negative per l’evoluzione delle

costruzioni

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imprese di costruzione;3 secondo un’inchiesta condotta dall’ISAE su un panel di circa 500 imprese, a marzo 2008 il clima di fiducia, considerato al netto dei fattori stagionali e calcolato in base 2000=100, è sceso da 86,9 a 83,7, sui livelli più bassi dal 19994 (Figura 1.6). La fiducia ha subito un rallentamento sia nel comparto dell’edilizia in senso stretto (comprendente l’edilizia residenziale e non residenziale), sia, in modo più marcato, nelle opere non edificatorie. Tra le variabili che compongono l’indicatore di fiducia, risultano peggiorati i giudizi sui piani di costruzione e soprattutto le prospettive sull’occupazione. I giudizi sull’attività di costruzione appaiono in fase di deterioramento: il quadro pessimistico evidenziato dai giudizi è confermato anche dalle prospettive sui piani di costruzione, il cui saldo risulta negativo (Tabella 1.2). Appare invece lievemente in aumento il numero di imprenditori che non trova ostacoli limitanti l’attività di costruzione (la percentuale passa dal 54% al 55% nel periodo febbraio-marzo 2008); tra coloro che dichiarano di averne individuati, prevale l’insufficienza della domanda quale principale ostacolo allo svolgimento della propria attività.

Figura 1.6 Clima di fiducia sul settore delle costruzioni, marzo 2008

Fonte: ISAE, Inchiesta mensile sulle imprese di costruzione, marzo 2008.

3 ISAE (Istituto di Studi e Analisi Economica), Inchiesta mensile sulle imprese di costruzione, vari mesi, 2008. 4 L’indicatore del clima di fiducia è calcolato, in linea con la procedura adottata in sede comunitaria, come media aritmetica dei saldi destagionalizzati relativi alle domande riguardanti il giudizio sugli ordini, i piani di costruzione e la tendenza della manodopera. La serie del clima di fiducia, così ottenuta, è indicizzata a base 2000=100.

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Tabella 1.2 Risultati inchiesta congiunturale sulle imprese di costruzione (dati destagionalizzati)

Anni/mesi Giudizi sui piani di

costruzione

Giudizi sull’attività di costruzione

Esistenza ostacoli limitanti

l’attività di costruzione (%)

Previsioni sui piani di costruzione

Previsioni sui prezzi

Previsioni sulla

manodopera

Durata attività

assicurata (mesi)

SALDO SALDO NO SI SALDO SALDO SALDO

TOTALE IMPRESE RILEVATE 2007

Marzo 0 5 61 39 16 6 10 16,2

Aprile - 14 6 58 42 4 5 9

Maggio - 12 - 6 58 42 10 7 7

Giugno - 15 - 9 57 43 3 8 0 15,1

Luglio - 8 6 57 43 10 6 0

Agosto - 16 9 48 52 4 8 4

Settembre - 13 1 51 49 4 4 - 3 14,8

Ottobre - 10 2 54 46 - 1 5 - 5

Novembre - 14 0 52 48 2 9 - 7

Dicembre - 24 - 4 59 41 - 7 - 3 - 9 14,7

2008

Gennaio - 22 - 10 58 42 - 13 0 - 10

Febbraio - 13 - 11 54 46 0 0 - 5

Marzo - 14 - 19 55 45 - 3 1 - 11 15,7 Fonte: ISAE, marzo 2008.

I dati forniti dall’Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) mostrano per il 2007 un incremento degli investimenti in costruzioni, seppure relativamente modesto.5 Il 2007 rappresenta il nono anno consecutivo di sviluppo quantitativo del settore e si qualifica come il periodo in cui i volumi produttivi complessivi settoriali raggiungono i più alti livelli registrati a partire dal 1970, data dalla quale è disponibile la ricostruzione della serie storica dei conti economici nazionali (Figura 1.7). I dati relativi al 2007 valutano l’ammontare degli investimenti in costruzioni pari a circa 153 miliardi di euro, di cui il 20% per opere pubbliche, il 26% per edilizia non residenziale e il 54% per abitazioni, quest’ultimo dato suddiviso pressoché equamente tra nuove costruzioni e manutenzioni (Figura 1.8).

5 ANCE, Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni, 2008.

L’andamento degli investimenti in Italia

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Figura 1.7 Investimenti in costruzioni

Fonte: Elaborazioni ANCE su dati ISTAT.

Figura 1.8 Il peso dei singoli comparti. Investimenti in costruzioni in Italia, 2007

Fonte: elaborazioni ANCE, Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni, 2008.

La disaggregazione dei dati sui livelli produttivi settoriali per macro aree mostra una dinamica più vivace nel Nord-Ovest, dove si registra una crescita di circa 2 punti percentuali, rispetto al Nord-Est (+1,2%). Più contenuti invece gli incrementi nelle altre regioni italiane (Tabella 1.3).

costruzioni non residenziali

pubbliche 20%

costruzioni non residenziali

private 26%

abitazioni nuove 26%

manutenzioni straordinarie

28%

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Tabella 1.3 Distribuzione delle imprese rispetto all’evoluzione dei livelli produttivi, 2007

ITALIA Nord Nord Ovest Nord Est Centro Sud

% di imprese che dichiarano per il 2007

SETTORE COSTRUZIONI

Maggiore produzione (a)

31,2% 28,3% 26,2% 30,9% 34,7% 42,5%

Uguale produzione 47,1% 51,5% 56,4% 45,4% 45,2% 26,5%

Minore produzione (b) 21,7% 20,2% 17,4% 23,7% 20,1% 31,0%

Totale imprese 100% 100% 100% 100% 100% 100%

Saldo giudizi 9,5% 8,1% 8,8% 7,2% 14,6% 11,5%

Var. % media produzione 2007/2006

1,0% 1,6% 1,9% 1,2% 0,6% 0,1%

Fonte: ANCE, Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni, 2008.

Secondo l’ANCE, gli investimenti in costruzioni previsti per il 2008 ammonteranno a 158.049 milioni di euro, presentando un incremento in valore pari al 3,6% che, depurato della dinamica inflativa, prevista nella misura del 2,9%, sottintende una sostanziale stazionarietà dei livelli produttivi. Tale previsione risulta peraltro sostanzialmente allineata a quanto previsto dai principali centri di analisi nazionali e internazionali, che evidenziano per l’anno in corso incrementi minimi di investimenti e, in alcuni casi, decrementi fino a punto percentuale (Tabella 1.4).

Tabella 1.4 Previsioni sull’andamento degli investimenti in costruzioni dei principali centri di analisi (var. % in quantità 2008/2007)

Commissione europea – aprile 2008 + 0,4

OCSE – dicembre 2007 + 1,0

REF – aprile 2008 - 1,0

ISAE – marzo 2008 + 1,0

PROMETEIA – aprile 2008 + 1,2

RUEF – marzo 2008 + 1,0

ANCE – maggio 2008 + 0,6

CRESME – ottobre 2007 - 0,4 Fonti: varie.

L’edilizia residenziale rappresenta il comparto core del settore delle costruzioni. Nel 2007, gli investimenti italiani in abitazioni ammontavano a 82.929 milioni di euro, mostrando un incremento dell’1,6% (in termini reali) rispetto all’anno precedente6, (Tabella 1.5). L’analisi disgiunta dei tassi di crescita mostra un incremento molto contenuto (+0,8%) degli investimenti in nuove abitazioni, a fronte di una crescita del 2,4% degli interventi volti al recupero abitativo (Box 1.1). Il modesto incremento dei volumi prodotti per le nuove abitazioni è da attribuire principalmente alla crescita contenuta della domanda di nuove abitazioni private (+1%), in parte assorbita dalla flessione delle nuove abitazioni di mano pubblica (-2,6%).

Gli investimenti in costruzioni non residenziali ammontavano, nel 2007, a 69.680 milioni di euro, registrando un incremento reale dello 0,3% rispetto

6 ANCE, Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni, 2008.

L’edilizia residenziale e non residenziale

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all’anno precedente. Tale dato appare di particolare rilievo, in quanto interrompe una tendenza negativa che ha caratterizzato il comparto per diversi anni e sembra essere riconducibile al miglioramento del segmento delle costruzioni non residenziali private. Gli investimenti privati in costruzioni non residenziali sono infatti risultati pari a 40.261 milioni di euro, registrando un incremento reale rispetto al 2006 del 2,8%. Anche in questo caso emergono differenze significative tra le diverse aree geografiche: il Nord e il Centro Italia presentano infatti incrementi particolarmente significativi (+3,7% e +3,0% rispettivamente), a fronte di una crescita contenuta al Sud (+0,7%).

Andando a considerare gli investimenti in costruzioni non residenziali pubbliche, emerge invece una situazione molto differente. Nel 2007, tali investimenti ammontavano a 29.419 milioni di euro, con una sostanziale stazionarietà del valore rispetto all’anno precedente (+0,5%) e una flessione del 2,9% in quantità. In questo caso, non si registrano variazioni particolarmente significative tra le diverse aree geografiche: Nord, Centro e Sud Italia registrano infatti decrementi rispettivamente del 2,7%, del 3,0% e del 3,1%.

Tabella 1.5 L’edilizia residenziale e non residenziale*

2007 (mil €)

Variazioni % in quantità

2005 2006 2007 2008**

COSTRUZIONI 152.609 0,7% 1,1% 1,0% 0,6%

Residenziali 82.929 4,1% 3,1% 1,6% 1,3%

- nuove abitazioni 39.933 4,5% 3,0% 0,8% - 0,1%

- recupero 42.996 3,8% 3,1% 2,4% 2,6%

Non residenziali 69.680 - 3,0% - 1,1% 0,3% - 0,1%

- privato 40.261 - 3,0% 0,5% 2,8% - 0,3%

- pubblico 29.419 - 2,9% - 3,0% - 2,9% 0,1% * Investimenti in costruzioni al netto dei costi per trasferimento di proprietà ** previsioni ANCE Fonte: elaborazione su dati ISTAT e ANCE

Box 1.1 L’impatto delle agevolazioni fiscali sulle ristrutturazioni edilizie

Il periodo 1998-2007 si è caratterizzato per una crescita pressoché costante di richieste di agevolazione

fiscale per le ristrutturazioni edilizie, inviate dai contribuenti alla Agenzia delle Entrate: si è infatti

passati da 240.413 domande nel 1998 a 402.811 nel 2002, a testimonianza di un forte gradimento della

misura fiscale da parte dei contribuenti. Il 2006 e il 2007, in particolare, registrano un incremento del

numero di richieste pari rispettivamente all’8,4% e all’8,5%, rispetto agli anni precedenti.

Complessivamente, tra il 1998 e il 2007, le comunicazioni per usufruire delle agevolazioni fiscali sulle

ristrutturazioni edilizie hanno registrato un incremento del 67,5% e hanno interessato oltre 3 milioni

di utenti. I dati resi disponibili dall’ISTAT e dall’Agenzia delle Entrate evidenziano come il grado di

recepimento dello strumento fiscale sia differente nelle singole regioni italiane (Figura 1.9), con un

divario evidente tra Nord e Sud del paese.

19

Figura 1.9 Grado di utilizzo dello strumento agevolativo per regione*

* Numero di comunicazioni di ristrutturazione/abitazioni occupate - % Fonte: ISTAT e Agenzia delle Entrate, 2008

Mentre si registra una crescita, seppur contenuta, dell’edilizia privata, sia diretta al recupero del patrimonio abitativo che per costruzione di nuove abitazioni, si evidenzia un trend negativo nel settore delle opere pubbliche; dal 2003 al 2007, i bandi di gara sono diminuiti del 26,9% per numero e del 15,1% per importo. Tale risultato appare riconducibile alla riduzione delle risorse pubbliche destinate ai nuovi interventi infrastrutturali, che nel periodo 2004-2006 hanno subito una forte flessione.

L’incremento di risorse pubbliche, previsto dalle due ultime leggi finanziarie (+22,2% nel 2007 e +17,5% nel 2008) non sembra per ora avere prodotto effetti significativi sui livelli produttivi del comparto.

I pressanti vincoli di bilancio sommati a procedure burocratiche spesso lunghe e complesse ostacolano infatti la realizzazione degli investimenti previsti.

La netta riduzione dei bandi di gara per opere pubbliche negli ultimi anni si inserisce in un quadro di forte cambiamento strutturale della domanda pubblica, sia in termini quantitativi che qualitativi. Dal punto di vista quantitativo, rileva sottolineare il cambiamento del valore dei bandi di gara: mentre alla fine degli anni Novanta i lavori di taglio superiore ai 100 milioni di euro rappresentavano una quota modesta del valore complessivo delle opere in gara, nel triennio 2003-2006 tali bandi raggiungono la percentuale del 20% sul totale, per attestarsi intorno al 18% nel 2007. La quota preponderante del mercato riguarda comunque i lavori fino a 15 milioni di euro, che rappresentano oltre il 60% del totale delle gare (Figura 1.10).

Trend negativo delle opere pubbliche.

20

Figura 1.10 Bandi di gara secondo le classi di importo- valori % sul valore

Fonte: dati ANCE e Infoplus

Dal punto di vista qualitativo, si registra, negli ultimi anni, un sempre maggiore ricorso al project financing; dalla sua introduzione nell’ordinamento italiano la finanza di progetto ha dimostrato importanti potenzialità di crescita per le amministrazioni pubbliche. Dal 2003 ad oggi sono state bandite circa 1.600 gare in project financing, per un valore complessivo di 21.201 milioni di euro, dei quali 12.039 per gare ad iniziativa privata e 9.162 ad iniziativa pubblica (Tabella 1.6).

Tabella 1.6 Gare di finanza di progetto – importi in milioni di euro

Procedura 2005 2006 2007 Totale

Numero Importo Numero Importo Numero Importo Numero Importo

Gara su proposta del promotore

125 2.842 126 3.704 142 3.212 624 12.039

Gara di concessione di costruzione e gestione

191 2.231 166 1.677 181 1.013 968 9.162

Totale 316 5.073 292 5.382 323 3.292 1.592 21.201 Fonte: elaborazioni da dati ANCE.

A fronte del ricorso sempre maggiore alla procedura della finanza di progetto per realizzare grandi e grandissime infrastrutture (metropolitane, autostrade, ospedali, etc.), gli anni più recenti vedono anche il consolidamento di un segmento di mercato composto di opere di dimensione media o piccola, a testimonianza della flessibilità dello strumento del project financing.

Il mercato del lavoro nel settore delle costruzioni si dimostra, in generale, molto attivo: ad eccezione di una lieve flessione registrata nel corso del 2006 (-0,6%), dal 1999 il settore manifesta costanti segnali di crescita, con

L’occupazione nel settore delle

costruzioni italiano

21

oscillazioni dei lavoratori autonomi più contenute di quelle relative ai lavoratori dipendenti (Tabella 1.7).

Tabella 1.7 Occupati nelle costruzioni – variazione % rispetto all’anno precedente

Anni Dipendenti Autonomi Totale occupati

1999 1,8 2,0 1,9

2000 3,7 0,8 2,5

2001 5,5 4,8 5,2

2002 3,8 - 0,6 2,0

2003 5,5 1,8 4,0

2004 3,7 7,7 5,2

2005 7,3 - 0,1 4,4

2006 0,2 - 2,0 - 0,6

2007 3,4 2,1 2,9 Fonte: dati ISTAT e ANCE.

Nel 2007 vi era un totale di 1.955.000 occupati, con un incremento del 2,9% rispetto all’anno precedente. Il contributo che il settore offre all’occupazione complessiva è molto alto: gli occupati nelle costruzioni costituiscono il 27,9% degli occupati dell’industria e l’8,4% degli occupati nell’economia. Tale contributo è aumentato sensibilmente nel corso degli ultimi dieci anni: nel 1998 gli occupati nelle costruzioni rappresentavano infatti il 22,7% dell’occupazione industriale e il 7,2% dell’intera economia, con un aumento dei lavoratori nel settore del 31% (Figura 1.11), a fronte di un tasso di crescita dell’intera economia pari al 12,8%. La componente che ha maggiormente stimolato tale sviluppo appare quella dei lavoratori dipendenti, il cui numero è aumentato del 40,5% negli ultimi 10 anni, a fronte di un incremento del 17,5% dei lavoratori autonomi.

Figura 1.11 Occupati nelle costruzioni (migliaia)

Fonte: ISTAT

22

I dati sull’occupazione suddivisi per singola regione mostrano una prevalenza di occupati nel Nord Italia (920.000 unità nel 2007), a fronte della quale si registra tuttavia una crescita contenuta tra il 2006 e il 2007 (+0,7%). Per contro, l’Italia centrale e meridionale evidenziano un numero di occupati complessivamente più contenuto (387.000 e 648.000 rispettivamente), ma tassi di crescita più sostenuti, rispettivamente superiori all’8% e al 3% (

Tabella 1.8).

Tabella 1.8 Occupati nelle costruzioni per area (migliaia)

Area 2004

2005

2006

2007

Var. % rispetto all’anno precedente

2004 2005 2006 2007

NORD 877 917 914 920 5,3 4,6 - 0,3 0,7

CENTRO 320 352 358 387 5,0 10,0 1,8 8,2

SUD E ISOLE 636 644 628 648 5,2 1,2 - 2,4 3,1

ITALIA 1.833 1.913 1.900 1.955 5,2 4,4 - 0,6 2,9 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT e ANCE.

Box 1.2 L’occupazione straniera

Secondo gli ultimi dati ISTAT disponibili, nel 2007, gli occupati stranieri in Italia erano pari a

1.502.000 unità, rappresentando il 6,5% dell’occupazione totale. La ripartizione per settori di attività

economica mostra una concentrazione degli stranieri nel settore dei Servizi (56,2%), seguita per il

23,3% dall’Industria in senso stretto, dalle Costruzioni per il 17,1% e dall’Agricoltura con il 3,5%. Con

riferimento al settore delle costruzioni, nel 2007 si contavano 257.000 occupati stranieri, con una

crescita di oltre il 10% rispetto all’anno precedente, crescita che appare dipendere soprattutto

dall’incremento dei lavoratori autonomi (+32,9%) più che dai lavoratori dipendenti (+4,9%), in

direzione opposta al complesso del settore delle Costruzioni

Figura 1.12 Occupati stranieri nelle costruzioni – migliaia

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT e ANCE.

La ripartizione dell’occupazione straniera per area geografica evidenzia una presenza massiccia di

occupati nelle regioni del Nord e una spiccata tendenza alla crescita nell’Italia centrale (Figura 1.13).

23

Figura 1.13 Occupati stranieri per area geografica – migliaia

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT e ANCE.

1.3 Il settore delle costruzioni in Lombardia e nella provincia di Varese

Nell’ambito del contesto economico lombardo, il settore delle costruzioni riveste un’importanza strategica: nel 2007, il suo contributo all’economia lombarda è stato infatti estremamente rilevante, con investimenti in costruzioni pari al 7,8% degli impieghi del PIL regionale7. Considerando un arco temporale più ampio, emerge come il tasso di crescita del settore sia risultato più elevato rispetto alla media nazionale: tra il 1999 e il 2007, gli investimenti regionali nell’edilizia sono cresciuti del 26,3%, contro un aumento del PIL dell’11,7%. Il ruolo di volano del settore edile viene confermato dai dati sull’occupazione, che nel 2006 contava 330.000 unità: tra il 1998 e il 2007, gli addetti sono cresciuti del 33,6%, vale a dire di oltre 80.000 unità, un dato più che doppio rispetto all’intero sistema economico lombardo. Nel 2006, la Lombardia ha registrato complessivamente una diminuzione di occupati del 2,4% rispetto all’anno precedente. Tale andamento, comune alla maggior parte delle province seppure con intensità diverse, non trova conferme nelle province di Sondrio, Lecco e Varese che hanno mostrato invece trend positivi.

Nel 2007, si assiste inoltre ad un allargamento della base produttiva: lo stock delle imprese del settore delle costruzioni subisce un incremento di circa il 3% (Tabella 1.9), con performance particolarmente vivaci delle imprese costituite sotto forma di società di capitali (+ 7% tra il 2006 e il 2007).

7 ANCE Lombardia, Rapporto congiunturale sull’industria delle costruzioni in Lombardia, 2008.

Importanza strategica dell’edilizia

nell’economia lombarda

24

Tabella 1.9 Variazioni % dello stock delle imprese di costruzioni lombarde per provincia

Totale Imprese

Società di capitale

Società di persone

Ditte individuali

Altre forme

Variazione % Variazione % Variazione % Variazione % Variazione %

06/05 07/06 06/05 07/06 06/05 07/06 06/05 07/06 06/05 07/06

Bergamo 2,8 2,6 9,9 6,6 - 0,7 - 1,3 2,0 2,4 1,4 9,9

Brescia 4,2 4,1 8,4 7,0 - 0,8 - 1,5 4,6 4,9 - 1,5 - 1,0

Como 5,1 3,9 9,8 9,2 2,3 1,0 5,4 4,1 - 7,6 - 11,0

Cremona 3,6 6,0 4,9 6,9 1,5 - 1,0 3,9 7,3 1,4 5,6

Lecco 3,8 3,2 9,1 9,9 - 0,3 0,1 4,2 2,9 - 4,4 - 1,5

Lodi 5,7 8,2 8,6 7,4 0,0 8,0 6,2 8,6 2,8 3,7

Mantova 4,3 0,4 9,8 7,9 0,4 - 1,2 4,5 - 0,1 2,8 2,7

Milano 3,9 1,2 6,1 7,1 0,8 - 1,7 4,1 - 0,3 1,7 3,1

Pavia 4,6 8,2 7,6 9,4 - 0,4 - 1,4 5,1 9,7 - 3,9 5,5

Sondrio 3,8 0,8 7,3 3,7 - 2,4 0,6 4,9 0,4 0,0 0,0

Varese 4,9 4,0 8,4 8,0 0,8 - 0,1 5,4 4,3 - 12,5 0,0

TOTALE 4,0 2,9 7,5 7,3 0,3 - 0,9 4,2 2,8 0,8 2,8 Fonte: elaborazione ANCE su dati Unioncamere-Infocamere, Movimprese.

Il ruolo di volano del settore edile viene confermato dai dati sull’occupazione, che nel 2006 contava 330.000 unità: tra il 1998 e il 2007, gli addetti sono cresciuti del 33,6%, vale a dire di oltre 80.000 unità, un dato più che raddoppiato rispetto all’intero sistema economico lombardo. Dall’analisi dei dati suddivisi per singola provincia, è possibile osservare differenti dinamiche. Nel 2006, la Lombardia ha registrato complessivamente una diminuzione di occupati del 2,4% rispetto all’anno precedente (Tabella 1.10); tale andamento, comune alla maggior parte delle province seppure con intensità diverse, non trova conferme nelle province di Sondrio, Lecco e Varese che mostrano invece trend positivi.

Tabella 1.10 Occupati nelle costruzioni in Lombardia per Provincia

Migliaia Variazione % rispetto all’anno precedente

2004 2005 2006 2005 2006

Varese 32 36 36 11,6 1,2

Como 20 20 20 3,5 -0,5

Sondrio 9 9 11 3,0 21,5

Milano 101 102 97 1,4 -4,8

Bergamo 55 60 57 7,7 -5,0

Brescia 43 48 48 12,2 -0,2

Pavia 16 20 18 20,5 -7,9

Cremona 10 9 9 -7,3 -5,7

Mantova 13 14 13 1,8 -4,3

Lecco 10 12 12 14,8 3,9

Lodi 7 9 9 23,6 -4,5

LOMBARDIA 317 339 330 6,9 -2,4 Fonte: elaborazione ANCE su dati ISTAT.

Nella Regione, l’edilizia privata ha rivestito un ruolo fondamentale, sia nel comparto delle nuove costruzioni, che in quello dei recuperi abitativi, pur a fronte di marcati segnali di rallentamento della domanda. Sul fronte delle

L’occupazione del settore in Lombardia.

25

ristrutturazioni, rileva sottolineare il ruolo delle agevolazioni fiscali, che ha portato, in tutte le province lombarde, ad un forte sviluppo delle richieste inoltrate all’Agenzia delle Entrate (Figura 1.14).

Figura 1.14 Richieste di agevolazioni fiscali per ristrutturazioni – valori %, 2007

Fonte: Elaborazione ANCE su dati Agenzia delle Entrate.

Sul fronte dell’edilizia pubblica, si segnala come, nel corso degli ultimi 5 anni, molte delle gare per realizzare grandi interventi infrastrutturali si siano concentrate in Lombardia. Nel 2007, i bandi pubblici, nonostante una riduzione nel numero, registrano una crescita del 34,1%, in termini di valore, dopo un periodo di flessione nel 2006.

Nel 2006, la provincia di Varese contava 12.151 imprese attive nel settore, contro le 11.118 del 2004, con un incremento di circa il 9,3%, simile alla crescita occupazionale nello stesso periodo, 8,9% (Figura 1.15).

Figura 1.15 Imprese di costruzione e occupati nelle costruzioni nella Provincia di Varese

Imprese

11.118

11.571

12.151

10.600

10.800

11.000

11.200

11.400

11.600

11.800

12.000

12.200

12.400

2004 2005 2006

Occupati

25.744

26.555

28.037

24.500

25.000

25.500

26.000

26.500

27.000

27.500

28.000

28.500

2004 2005 2006

Fonte: elaborazioni su dati Camera di Commercio di Varese - SMAIL.

La provincia di Varese

26

La suddivisione delle imprese varesine per classi di addetti mostra una netta prevalenza di unità di piccola e media dimensione: solo 1 impresa, nel 2006, contava un numero di addetti compreso tra le 100 e le 249 unità e 4 imprese tra 50 e 99. Oltre il 65% delle imprese risulta composta da un solo addetto, il 13% circa conta 2 addetti e un’analoga percentuale ha un numero di occupati compreso tra 3 e 5 unità (Figura 1.16).

Figura 1.16 Numero di imprese per classi di addetti, 2006

Fonte: elaborazioni su dati Camera di Commercio di Varese - SMAIL.

Il confronto con gli anni precedenti mostra una situazione di sostanziale stazionarietà. Gli incrementi più consistenti riguardano le imprese con un numero di addetti compreso tra 6 e 9 unità che, nel biennio 2005-2006, evidenziano un incremento dell’8,4%. Seguono le imprese con 1 occupato e quelle con addetti compresi tra 3 e 5 che mostrano, in entrambi i casi, un incremento di oltre il 5%.

L’osservazione delle classi di anzianità delle unità locali con addetti nel settore delle costruzioni evidenzia alcuni elementi rilevanti aggregando le diverse classi di anzianità (Figura 1.17). Sommando il 16% delle unità locali che hanno più di 20 anni di anzianità, il 24% tra i 10 e i 20 anni di anzianità e il 17% che riguarda classi di anzianità comprese tra 6 e 9 anni si ottiene il 57% di unità create prima del grande boom edilizio. Per converso, ciò significa che il 43% è nato a seguito del grande sviluppo edilizio recente e ben il 21%, più di un quinto, negli ultimi anni.

27

Figura 1.17 Unità locali con addetti per classe di anzianità, 2006

Fonte: elaborazioni su dati Camera di Commercio di Varese - SMAIL.

Più significativo appare il dato relativo alla percentuale di addetti suddivisi per classi di età. La Figura 1.18 evidenzia, in tal senso, nel settore delle Costruzioni una prevalenza di occupati di età lavorativa inferiore ai 24 anni rispetto agli altri settori. La giovane età media dei lavoratori spicca nelle Costruzioni anche nel segmento di età compreso tra 25 e 34 anni. Sommando le due classi più giovani, la differenza appare ancora più marcata: vi ricade il 38% di chi lavora nelle Costruzioni, seguite dal Commercio (37%), con l’Industria molto distanziata (31%).

Figura 1.18 Addetti per classe di età degli addetti, 2006

Fonte: elaborazioni su dati Camera di Commercio di Varese - SMAIL.

3%

16%

50%

16% 15%

6%

25%

59%

8%

2%

11%

27%

50%

9%

3%

8%

26%

53%

10%

4%

8%

29%

53%

8%

3%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

<=24 anni da 25 a 34 anni da 35 a 54 anni da 55 a 64 anni oltre 65 anni

Agricoltura Industria Costruzioni Commercio Terziario

28

Con riferimento alla forma giuridica, prevalgono le ditte individuali (69,34%), seguite dalle società di persone, con una percentuale del 16,29% e dalle società a responsabilità limitata, che ricoprono il 13,62% delle imprese totali (Figura 1.19). Di minore rilevanza il peso delle società azionarie e delle cooperative, che contano rispettivamente 21 e 55 imprese.

Figura 1.19 Forma giuridica delle imprese di costruzioni, 2006

Fonte: elaborazioni su dati Camera di Commercio di Varese - SMAIL.

Mettendo in relazione il numero di addetti con la forma giuridica, emerge come nel 2006 il 45,3% degli occupati totali nel settore delle costruzioni fosse impiegato presso ditte individuali, il 28% in società a responsabilità limitata e il 24,4% in società di persone (Figura 1.20).

Figura 1.20 Addetti per forma giuridica, 2006

Fonte: elaborazioni su dati Camera di Commercio di Varese - SMAIL.

Rispetto al biennio precedente, si osserva una diminuzione degli occupati presso le cooperative che rispetto al 2004 subiscono un decremento di oltre il 16% e un aumento consistente degli occupati presso società a responsabilità limitata, che rispetto allo stesso periodo di riferimento, aumentano di quasi il 19% (Tabella 1.11).

29

Tabella 1.11 Addetti per forma giuridica, variazioni %

Forma giuridica var % 2005-2006 var % 2004-2006

Ditte individuali 5,95% 8,23%

Società di persone 1,47% 1,59%

Società azionarie -1,97% 2,40%

Società a responsabilità limitata 10,10% 18,80%

Cooperative -10,65% -16,45%

Altre forme -14,84% 5,60%

Totale 5,58% 8,91% Fonte: elaborazioni su dati Camera di Commercio di Varese - SMAIL.

L’analisi dell’attività principale delle imprese di costruzioni della provincia di Varese evidenzia una scarsa specializzazione, dal momento che la prevalenza di imprese (circa il 28%) effettua lavori generali di costruzione di edifici e il 13% attività edili non specifiche (Figura 1.21). Spicca invece una certa specializzazione con riferimento all’attività di installazione di impianti elettrici negli edifici, cui si dedica oltre il 13% delle imprese attive nel settore.

Figura 1.21 Attività principale delle imprese di costruzione in provincia di Varese, 2006

Fonte: elaborazioni su dati Camera di Commercio di Varese - SMAIL.

Esaminando la ripartizione delle attività per classe di anzianità, non sembra evidenziarsi una specifica qualificazione per classe di anzianità (Figura 1.22), circostanza che può essere ricondotta alla scarsa specializzazione delle imprese di costruzioni.

30

Figura 1.22 Addetti per ramo di attività e classe di anzianità delle unità locali, 2006, provincia di Varese

Fonte: elaborazioni su dati Camera di Commercio di Varese - SMAIL.

Una conferma di tale impostazione strategica si osserva mettendo in relazione la forma giuridica con le attività svolte (Tabella 1.12). Con riferimento alle ditte individuali, risulta che il 22% circa (corrispondente a 1.813 unità) è impegnato in lavori generali di costruzione, il 17% (1.451 unità) in attività generiche non specializzate, il 12% (1.050 unità) è attivo nell’installazione di impianti elettrici, l’11% (941 imprese) nell’installazione di impianti termici e idraulici e circa la stessa percentuale (corrispondente a 902 imprese) è occupata in opere di tinteggiatura e posa in opera. Meno consistenti appaiono le altre branche di attività.

Le società di persone nel 34% dei casi (674 imprese) sono impegnate in lavori generali di costruzione, nell’installazione di impianti elettrici (18% circa dei casi, corrispondente a 357 imprese) e termici (16% circa dei casi, cioè 320 imprese). Le 21 società per azioni si concentrano nel 33% dei casi in attività generali di costruzione e in opere di ingegneria civile e di installazione di impianti elettrici nel 19% dei casi per entrambe le attività (corrispondenti a 8 imprese complessive). Le società a responsabilità limitata costituiscono la forma giuridica più attiva nei lavori generali di costruzione di edifici, con una percentuale del 51%, corrispondente a 847 imprese. Infine, anche le società cooperative esprimono la stessa tendenza alla concentrazione nel segmento delle opere generali di costruzione (Tabella 1.12).

31

Tabella 1.12 Attività svolte per forma giuridica, valori %, provincia di Varese, 2006

Attività Ditte

individuali Società di persone

Società azionarie SRL Cooperative

Costruzioni 0,01% 0,40% 4,76% 0,24% 7,27%

Preparazione del cantiere edile 0,00% 0,00% 0,00% 0,12% 0,00%

Demoliz. edifici, sistemaz.terreno 1,39% 2,73% 0,00% 1,93% 0,00%

Trivellazioni e perforazioni 0,01% 0,00% 0,00% 0,06% 0,00%

Edilizia e genio civile 0,13% 0,40% 4,76% 0,60% 0,00%

Lavori generali costr.,ingegneria civile 3,82% 6,11% 19,05% 6,89% 20,00%

Lavori generali costr. edifici 21,52% 34,04% 33,33% 51,18% 34,55%

Lavori di ingegneria civile 0,07% 0,56% 4,76% 1,39% 0,00%

Posa in opera di coperture di tetti 1,61% 1,57% 0,00% 1,87% 0,00%

Costr.autostrade,strade,imp.sportivi 0,30% 0,81% 9,52% 1,03% 0,00%

Costruzione di opere idrauliche 0,02% 0,00% 0,00% 0,18% 0,00%

Altri lavori speciali di costruzione 1,47% 0,91% 0,00% 0,73% 0,00%

Installazione dei servizi in edifici 0,07% 0,00% 0,00% 0,06% 0,00%

Installazione impianti elettrici in edifici 12,46% 18,03% 19,05% 12,45% 3,64%

Lavori di isolamento 0,40% 0,35% 0,00% 0,42% 3,64%

Installazione impianti termici,idraulici 11,17% 16,16% 0,00% 10,76% 0,00%

Installazione altri impianti 0,34% 0,66% 0,00% 1,51% 1,82%

Lavori completamento degli edifici 0,44% 0,71% 0,00% 0,36% 1,82%

Intonacatura e stuccatura 3,44% 1,62% 4,76% 0,79% 5,45%

Posa in opera infissi,controsoffitti 4,13% 1,97% 0,00% 1,27% 7,27%

Rivestimento di pavimenti o di muri 9,21% 3,79% 0,00% 2,11% 5,45%

Tinteggiatura e posa in opera di vetri 10,71% 5,45% 0,00% 1,27% 5,45%

Attività non specializzate lavori edili 17,22% 3,59% 0,00% 2,72% 3,64%

Noleggio macchine costruzione demolizione

0,04% 0,15% 0,00% 0,06% 0,00%

TOTALE 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00%

Fonte: elaborazione su dati CCIAA di Varese.

2 GLI INFORTUNI SUL LAVORO NELL’UNIONE EUROPEA E IN ITALIA

I criteri di rilevazione adattatati da EUROSTAT (Istituto Ufficiale di Statistica dell’Unione Europea) considerano, in generale, infortuni sul lavoro quelli con “assenze dal lavoro di almeno 4 giorni” ed esclusi quelli in itinere. Lo stesso Istituto rileva tuttavia come le statistiche espresse in valori assoluti presentino diverse carenze, dovute alla sostanziale disomogeneità nella rilevazione dei dati a livello di singole nazioni.8

2.1 La situazione in Europa

Pur con i limiti evidenziati, l’osservazione dei dati in valore assoluto offre indicazioni interessanti. L’ultimo periodo di osservazione reso disponibile da EUROSTAT e corrispondente al 2005 mostra un numero complessivo di infortuni sul lavoro di poco inferiore a 4 milioni di casi nell’Unione Europea (Tabella 2.1), con un lieve incremento rispetto al 2004 (+0,2%). Decrescente invece il trend degli infortuni morali che si riducono di 355 unità, attestandosi su 4.011 decessi.

Tabella 2.1 Infortuni sul lavoro nell’Unione Europea

Eventi 2000 2001 2002 2003 2004 2005

Infortuni totali 4.815.629 4.702.295 4.408.616 4.176.286 3.976.093 3.983.881

Infortuni mortali

5.237 4.922 4.790 4.623 4.366 4.011

Fonte: EUROSTAT.

L’incidenza degli infortuni sul lavoro presenta una media europea di 3.098 infortuni per 100.000 occupati. Al di sopra del dato medio si collocano paesi quali la Spagna (5.715 infortuni per 100.000 occupati), la Francia (4.448), il Portogallo (4.056). Regno Unito, Irlanda e Svezia rappresentano invece i paesi più “virtuosi”, con rispettivamente 1.271, 1.217 e 1.130 e infortuni per 100.000 occupati nel 2005 (Tabella 2.2). L’andamento degli infortuni nel periodo 2003-2005 evidenzia un decremento medio del 7% rispetto al 2003, con alcune

8 Da sottolineare che la trasmissione dei dati sugli infortuni non è disciplinata da una direttiva specifica, ma è il frutto di un accordo tra i paesi membri. Da ciò deriva la disomogeneità dei dati raccolti; a titolo di esempio, basti citare la Germania, dove vengono presi in considerazione solo i decessi avvenuti entro i 30 giorni o i paesi anglosassoni che non rilevano gli infortuni stradali avvenuti durante l’esercizio dell’attività lavorativa, in quanto considerati conseguenza dei rischi da circolazione stradale.

Una premessa metodologica

Gli infortuni in Europa

34

significative eccezioni (Portogallo +2%, Finlandia +6%, Danimarca +9%, Paesi Bassi +123%).

Tabella 2.2 Tassi di incidenza standardizzati per 100.000 occupati nei Paesi UE Infortuni mortali e totali.

Infortuni mortali Infortuni totali

Stati membri 2003 2004 2005 2003 2004 2005

Spagna 3,7 3,2 3,5 6.520 6.054 5.715

Francia 2,8 2,7 2,0 4.689 4.434 4.448

Portogallo 6,7 6,3 6,5 3.979 4.111 4.056

UE Area Euro 2,9 2,7 2,5 3.783 3.638 3.545

Lussemburgo 3,2 - 2,6 5.033 4.439 3.414

Germania 2,3 2,2 1,8 3.674 3.618 3.233

Belgio 2,4 2,9 2,6 3.456 3.306 3.167

UE 15 2,5 2,4 2,3 3.329 3.176 3.098

Finlandia 1,9 2,5 2,0 2.847 2.864 3.031

Italia 2,8 2,5 2,6 3.267 3.098 2.900

Danimarca 1,8 1,1 2,2 2.443 2.523 2.658

Paesi Bassi 2,0 1,8 1,6 1.188 1.070 2.653

Austria 4,8 5,4 4,8 2.629 2.731 2.564

Grecia 3,0 2,5 1,6 2.090 1.924 1.626

Regno Unito 1,1 1,4 1,4 1.614 1.336 1.271

Irlanda 3,2 2,2 3,1 1.262 1.129 1.217

Svezia 1,2 1,1 1,7 1.252 1.148 1.130

Fonte: EUROSTAT

Per quanto riguarda i casi mortali, i 15 paesi membri dell’UE mostravano nel 2005 una media di 2,3 decessi per 100.000 occupati9, dato al di sopra del quale si collocavano Portogallo, Austria, Spagna, Irlanda, Belgio, Lussemburgo e Italia. Ma mentre l’Italia nel triennio 2003-2005 ha una media che è leggermente migliorata e si colloca a ridosso di quella UE, altri paesi hanno avuto un’evoluzione molto negativa, pur partendo da livelli più bassi del nostro: la Svezia (+42%), il Regno Unito (+27%) e la Danimarca (+22%). Al contrario, è da notare la performance della Grecia, che in tre anni è riuscita a passare da una posizione peggiore dell’Italia ad una che la colloca a ridosso dei migliori con un miglioramento del -47%, al quale si avvicina la Francia (-29%).

La suddivisione degli infortuni per settore produttivo mostra come l’incidenza maggiore riguardi l’Industria Manifatturiera con il 30% circa dei casi. Seguono il settore delle Costruzioni che comprende il 22% dei casi e il Commercio con una percentuale del 15% (Figura 2.1). Ma, considerando gli infortuni mortali, il settore delle Costruzioni, con quasi il 30% dei casi mortali, si profila come il

9 L’indice non considera gli infortuni in itinere e quelli dovuti a incidenti stradali nel corso del lavoro, in quanto non rilevati da tutti i Paesi.

I casi mortali in Europa

La suddivisione per settore produttivo

35

più “pericoloso”, seguito dall’industria manifatturiera (20%) e dal settore dei trasporti e comunicazioni (18%). Significativo anche il dato evidenziato dal comparto agricolo, con il 14%, che insieme alle Costruzioni e ai Trasporti condivide il triste primato di avere una maggiore “intensità” di casi mortali in rapporto al totale degli infortuni.

Figura 2.1 Infortuni totali e infortuni mortali per settore economico, 2005

Fonte: EUROSTAT

In Italia, i dati più recenti presentano un bilancio infortunistico per l’anno 2007 decisamente migliore rispetto all’anno precedente, sia per l’andamento generale del fenomeno, sia per quanto riguarda gli infortuni mortali10. Nel corso del 2007, risultano infatti pervenute all’INAIL 912.615 denunce di infortuni lavorativi, circa 15.500 casi in meno rispetto al 2006, con una flessione dell’1,7%. L’analisi territoriale evidenzia come la riduzione degli infortuni registrata tra il 2006 e il 2007 interessi in sostanza tutte le regioni, ad esclusione della Sicilia (+4,1%), del Lazio e della Calabria, dove peraltro si registrano incrementi inferiori al mezzo punto percentuale.

Oltre il 60% degli infortuni complessivi accade nel Nord Italia e, in particolare, nel Nord Est si concentra un terzo dei casi nazionali. In termini assoluti, le regioni con il maggior numero di infortuni risultato essere Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, rispettivamente con il 17%, il 14,3% e il 12% dei casi

10 INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro), Rapporto annuale sull’andamento infortunistico, 2007.

40%

30%

20%

10%

0%

10%

20%

30%

40%

Co

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zio

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Infortuni

Infortuni mortali

Gli infortuni in Italia: il quadro generale

36

(Figura 2.2). Se si riconsiderano i dati assoluti degli infortuni in rapporto al totale degli occupati, la situazione cambia profondamente. La Lombardia appare al di sotto della media nazionale, anche se in valore assoluto presenta il maggior numero di infortuni, mentre le regioni del Sud appaiono più virtuose. Se si raffrontano gli infortuni in rapporto agli occupati con quelli mortali, sempre in rapporto agli occupati (Figura 2.3), emerge una situazione differente. Le regioni meridionali, pur avendo un tasso di infortuni minore in rapporto agli occupati rispetto alle regioni più industrializzate, presentano un’incidenza maggiore di infortuni mortali. Il Molise, in particolare, è un outlier negativo, seguito da Sardegna e Basilicata, anche se non distanti da Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna. Al contrario, un esempio positivo rispetto ai decessi per occupato è la Liguria, che distanzia nettamente le altre regioni.

Figura 2.2 Infortuni per regione in valore assoluto e in rapporto alla popolazione (dati /migliaia), 2007

-

20

40

60

80

100

120

-

20.000

40.000

60.000

80.000

100.000

120.000

140.000

160.000

180.000

200.000

Infortuni 2007 Infortuni/.000 occupati

media nazionale

Fonte: elaborazioni su dati INAIL, Rapporto annuale sull’andamento infortunistico, 2007

37

Figura 2.3 Infortuni (/migliaia) e decessi (/milioni) in rapporto agli occupati per regione, 2007

EMILIA ROMAGNATRENTINO A. A.

FRIULI V. G.

VENETO

MARCHE

UMBRIA

TOSCANA

VALLE D'AOSTA

LIGURIA

ABRUZZO

PIEMONTE

LOMBARDIA

MOLISE

SARDEGNA

PUGLIA

BASILICATA

LAZIO

SICILIACALABRIA

CAMPANIA

20

59

98

20 76

Mo

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gli

occ

up

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i)

Infortuni in rapporto agli occupati (dati/migliaia di occupati)

Media italiana

Me

dia

ital

ian

a

Fonte: elaborazioni su dati INAIL, Rapporto annuale sull’andamento infortunistico, 2007

2.2 Gli infortuni in Italia: il settore delle costruzioni

Il settore delle costruzioni presentava, nel 2007, un numero complessivo di infortuni sul lavoro pari a 96.315 casi, secondo solo al comparto manifatturiero (Tabella 2.3). Nonostante il numero elevato di incidenti, si osserva un decremento significativo rispetto al 2006, quantificabile in oltre 7 punti percentuali. Gli eventi mortali contavano, nel 2007, 244 casi, collocando il settore delle costruzioni vicino all’industria manifatturiera, con 261 casi. È rilevante sottolineare come, rispetto all’anno precedente, in cui le costruzioni erano al primo posto per mortalità, il numero degli incidenti mortali sia sceso del 26%, pur in un contesto di calo generalizzato(-13%).

Dalle prime elaborazioni relative al primo quadrimestre del 2008, emergono segnali incoraggianti per il settore delle costruzioni (Tabella 2.4), che rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente evidenzia una diminuzione degli infortuni di oltre il 18%.

Un paragone con gli altri settori

38

Tabella 2.3 Infortuni sul lavoro in Italia nei principali settori di attività

Settore

Totale infortuni Di cui mortali

2006 Peso 2007 Peso Var. %

2006 Peso 2007 Peso Var%

Industria manifatturiera 217.422 23% 205.772 23% -5,4 295 22% 261 22% -12%

Costruzioni 104.376 11% 96.315 11% -7,7 329 25% 244 21% -26%

Altro 210.821 23% 230.585 25% 9,4 112 8% 161 14% 44%

Trasporti 53.477 6% 51.507 6% -3,7 158 12% 139 12% -12%

Commercio 76.284 8% 74.647 8% -2,1 132 10% 111 9% -16%

Agricoltura 63.083 7% 57.155 6% -9,4 124 9% 98 8% -21%

Attività immobiliari 53.883 6% 51.917 6% -3,6 85 6% 66 6% -22%

Alberghi e ristoranti 33.011 4% 31.852 3% -3,5 40 3% 34 3% -15%

Pubblica Amm. e istruz. 61.385 7% 59.625 7% -2,8 27 2% 30 3% 11%

Sanità e servizi sociali 35.302 4% 33.890 4% -4 27 2% 15 1% -44%

Comunicazioni 16.366 2% 16.428 2% 0,4 10 1% 9 1% -10%

Servizi domestici 2.775 0,3% 2.922 0,3% 5,3 2 0,1% 2 0,2% 0%

TOTALE 928.158 100% 912.615 100% -1,7 1.341 100% 1.170 100% -13%

Fonte: INAIL, Rapporto annuale sull’andamento infortunistico, 2007.

Tabella 2.4 Infortuni avvenuti nel 2007 e nel I quadrimestre 2008

Settore Dati effettivi I quadrimestre

2007 2008 Variaz.

Agricoltura 17.973 16.985 -1%

Industria e servizi 262.231 259.182 -18%

- di cui costruzioni 31.770 25.968 3%

Dipendenti conto stato 10.708 11.079 -1%

Totale 290.912 287.246 -5% Fonte: Elaborazione su dati INAIL, Rapporto annuale sull’andamento infortunistico, 2007.

L’osservazione in dettaglio dei tre maggiori comparti del settore delle costruzioni – edilizia e genio civile, installazione dei servizi in fabbricato e lavori di completamento degli edifici – che rappresentano oltre il 90% del settore nel suo complesso, evidenzia come il maggior numero di infortuni nel 2007 riguardi l’edilizia e il genio civile (52%, corrispondente a 50.120 casi), cui seguono l’installazione dei servizi in fabbricato (25% degli infortuni totali, corrispondenti a 24.067 casi) e i lavori di completamento degli edifici, con una percentuale di oltre il 18%, equivalente a 17.897 infortuni (Figura 2.4).

Figura 2.4 Infortuni nel settore delle costruzioni per comparto, 2007

Fonte: elaborazione su dati INAIL, Rapporto annuale sull’andamento infortunistico, 2007.

Il settore delle costruzioni in

dettaglio

39

Interessante risulta confrontare l’andamento degli infortuni nei tre comparti rispetto al 2006; la Figura 2.5 mostra, in tutte le attività, un decremento nel numero totale degli infortuni, che nel caso dell’edilizia e genio civile raggiunge la percentuale del 9%. L’installazione dei servizi in fabbricato e i lavori di completamento mostrano un decremento del 6,1% e del 7,5% rispettivamente.

Figura 2.5 Infortuni nel settore delle costruzioni per comparto, confronto 2006 – 2007

Fonte: elaborazione su dati INAIL, Rapporto annuale sull’andamento infortunistico, 2007.

Concentrando l’attenzione sugli infortuni mortali, nei tre comparti di attività individuati (Figura 2.6), emergono anche in questo caso l’edilizia e il genio civile, che coprono circa il 54% (corrispondenti a 131 casi) degli infortuni mortali complessivi. I lavori di completamento degli edifici e l’installazione dei servizi riguardano in entrambi i casi il 19,7% degli eventi mortali (corrispondenti complessivamente a 96 casi).

Figura 2.6 Infortuni mortali nel settore delle costruzioni, 2007

Fonte: elaborazione su dati INAIL, Rapporto annuale sull’andamento infortunistico, 2007.

Anche in questo caso, il confronto con il 2006 mostra decrementi significativi nel numero di incidenti mortali (Figura 2.7), soprattutto con riferimento all’edilizia e genio civile, che subisce una flessione di oltre il 29% nel numero di eventi mortali e all’installazione di servizi che conta un decremento di oltre

40

il 21%. Più contenuta, ma comunque importante, la diminuzione nel comparto dei lavori di completamento degli edifici, che registra un calo del 9,4% rispetto al 2006.

Figura 2.7 Infortuni mortali nel settore delle costruzioni per comparto, confronto 2006 – 2007

Fonte: elaborazione su dati INAIL, Rapporto annuale sull’andamento infortunistico, 2007.

2.2.1 GLI INDICATORI DI RISCHIO

Coerentemente con l’impostazione adottata dai principali istituti di rilevazione statistica, è opportuno integrare l’analisi del fenomeno infortunistico, nella sua dimensione quantitativa, con indicazioni relative al grado effettivo di esposizione al rischio. A tale proposito, per esprimere il reale rapporto che sussiste tra infortuni e forza lavoro, l’INAIL ha elaborato degli indicatori di rischio, gli “indici di frequenza”, utilizzando criteri statistici, primo fra tutti quello di fare riferimento alla media dell’ultimo triennio consolidato. Gli indici di frequenza sono calcolati sia per il totale degli infortuni, che per le singole conseguenze (inabilità temporanea, permanente, morte), distinti per territorio e per settore economico di appartenenza del lavoratore.

L’analisi dell’ultimo triennio consolidato (2003-2005) fa registrare, a livello nazionale, un indice pari a 30,78, con una diminuzione del 4% circa rispetto all’anno precedente (Figura 2.8).

Figura 2.8 Frequenza infortunistica in Italia e tipo di conseguenza, settore industria e

servizi *

Gli indici di frequenza

Gli indici di rischio a livello italiano in

industria e servizi

41

* Infortuni indennizzati per 1.000 addetti INAIL, esclusi i casi in itinere – media triennio 2003-2005. Base: Italia = 100. Fonte: elaborazioni su dati INAIL, Rapporto annuale sull’andamento infortunistico, 2007.

Analizzando il livello di rischio riferito ai singoli settori economici, emerge come i settori con indice di frequenza decisamente elevati siano le produzioni industriali caratterizzate da un imprescindibile intervento manuale del lavoratore nelle diverse fasi del ciclo produttivo: la lavorazione dei metalli, quella dei minerali non metalliferi, la lavorazione de legno e le costruzioni (Tabella 2.5 e Figura 2.9).

Pur essendo il quarto per numero totale di infortuni, se si considerano gli infortuni con postumi di inabilità permanente e quelli con esito mortale, il settore delle costruzioni emerge tra quelli caratterizzati da frequenza maggiori rischi, rispettivamente primo /seguito dai Trasporti) e secondo (preceduto dall’Estrazione di minerali).

Tabella 2.5 Frequenza infortunistica per settore e tipo di conseguenze. Tutte le

aziende*

Inabilità temporanea

Inabilità permanente

Morte Totale Numero indice

Lav.ne metalli 55,99 2,79 0,10 58,88 191,23

Lav.ne minerali non metalliferi 52,64 3,12 0,14 55,90 181,55

Lav.ne legno 49,55 4,10 0,08 53,73 174,5

Costruzioni 47,00 4,63 0,20 51,83 168,33

Estraz. minerali 42,24 4,24 0,31 46,79 151,96

Industria gomma e plastica 43,28 1,67 0,03 44,98 146,09

Industria mezzi trasporto 41,73 1,27 0,02 43,02 139,72

Trasporti e comunicazioni 37,18 2,80 0,19 40,17 130,46

Industria meccanica 36,91 1,35 0,05 38,31 124,46

Altre industrie 36,03 1,96 0,05 38,04 123,51

Industria alimentare 33,91 1,72 0,05 35,68 115,88

Alberghi e ristoranti 31,70 1,22 0,03 32,95 107,02

INDUSTRIA E SERVIZI 29,03 1,69 0,06 30,78 100

Elettricità, gas e acqua 26,18 1,34 0,03 27,55 89,48

Altri servizi pubblici 24,58 1,28 0,03 25,89 84,09

Sanità e servizi sociali 23,66 0,78 0,01 24,45 79,41

Industria carta 22,83 1,07 0,02 23,92 77,69

Pesca 21,38 2,04 23,42 76,06

Commercio 21,33 1,17 0,04 22,54 73,21

Industria macchine elettriche 17,73 0,70 0,03 18,46 59,95

Attività immobiliari 17,47 0,90 0,03 18,40 59,79

Industria tessile 17,52 0,77 0,02 18,31 59,47

Pubblica amministrazione 17,30 0,89 0,01 18,20 59,14

Industria cuoio e similari 16,12 0,76 0,01 16,89 54,89

Industria chimica 15,73 0,69 0,06 16,48 53,52

Industria petrolio 12,98 0,92 0,03 13,93 45,24

Istruzione 8,82 0,41 9,23 30,01

Intermediazione finanziaria 2,64 0,23 0,02 2,89 9,39

Agricoltura 48,24 4,12 0,12 52,48 170,46

* Infortuni indennizzati per 1.000 addetti INAIL, esclusi i casi in itinere – media triennio 2003-2005. Base: Industria e servizi = 100. Fonte: elaborazioni su dati INAIL, Rapporto annuale sull’andamento infortunistico, 2007.

Gli indici di rischio per settori

42

Figura 2.9 Frequenza infortunistica per settore e tipo di conseguenze. Settore

industria e servizi *

56 53 50 4742 43 42

37 37 36 34 32 29

2,83,1

4,14,6

4,2 1,71,3

2,8 1,4 2,01,7

1,21,7

0,100,14

0,080,20

0,31 0,030,02

0,19 0,05 0,050,05

0,030,06

0

10

20

30

40

50

60

70

Morte

Inabilità permanente

Inbilità temporanea

* Infortuni indennizzati per 1.000 addetti INAIL, esclusi i casi in itinere – media triennio 2003-2005. Fonte: elaborazioni su dati INAIL, Rapporto annuale sull’andamento infortunistico, 2007.

Ulteriori considerazioni circa il rischio infortunistico possono desumersi, mettendo in relazione la frequenza degli infortuni con la tipologia di azienda, artigianale o industriale, e la dimensione aziendale, calcolata attraverso il numero di addetti (Tabella 2.6 e Tabella 2.7).

In generale, le aziende di tipo artigianale sono caratterizzate da un indice di rischio più elevato rispetto a quelle industriali; queste ultime, infatti, presentano mediamente quasi 30 infortuni indennizzati per mille addetti, contro i circa 38 delle aziende artigianali. Inoltre, si rileva come l’indice di rischio per le aziende artigiane sia sensibilmente più elevato in quelle di dimensioni minori, anche se i lavoratori autonomi presentano indicatori di rischio più contenuti. Un andamento simile, la correlazione inversa tra dimensione e rischio, interessa anche le aziende industriali, pur se in misura minore.

Frequenza degli infortuni per tipologia

di azienda e dimensione aziendale

43

Tabella 2.6 Frequenza infortunistica per settore d’attività e dimensione aziendale,

aziende artigiane *

Aziende artigiane

Settore

Autonomi

Dipendenti per classe di addetti TOTALE 1-15 16-30 Oltre 30 Totale

addetti

Industria trasporto

27,45 87,77 89,85 - 87,88 55,82

Lav.ne legno 46,01 72,89 63,39 - 72,53 55,34

Lav.ne metalli 32,45 75,99 64,92 37,23 75,43 53,33

Lav.ne minerali non metalliferi

28,09 83,21 90,05 - 83,45 51,10

Costruzioni 35,85 83,81 80,10 86,03 83,73 49,74

Industria meccanica

30,53 69,91 53,03 73,27 68,92 48,23

Estrazione minerali

24,47 59,73 16,13 - 57,71 42,59

Trasporti e comunicazioni

33,26 66,85 59,22 36,48 66,36 42,51

COMPLESSO AZIENDE ARTIGIANE

27,28 60,07 54,05 33,60 59,79 37,66

* Infortuni indennizzati per 1.000 addetti INAIL, esclusi i casi in itinere – media triennio 2003-2005. Fonte: elaborazioni su dati INAIL, Rapporto annuale sull’andamento infortunistico, 2007.

Tabella 2.7 Frequenza infortunistica per settore d’attività e dimensione aziendale,

aziende industriali *

Aziende industriali

Settore

Dipendenti per classe di addetti TOTALE 1-15 16-30 31-100 101-250 Oltre 250

Lav.ne metalli 41,99 59,95 70,24 72,35 107,62 61,30

Lav.ne minerali non metalliferi

46,03 61,75 67,08 59,13 53,08 57,27

Costruzioni 49,86 65,25 61,46 34,29 82,87 55,00

Lav.ne legno 42,22 51,48 68,77 61,00 54,23 51,61

Estrazione minerali

47,88 55,32 43,56 24,49 27,42 47,41

Industria gomma e plastica

28,39 47,17 56,79 66,57 44,53 46,56

Industria trasporto

42,38 47,69 53,91 48,68 33,83 42,45

Industria alimentare

31,16 41,54 51,48 43,58 45,38 42,00

Altre industrie 30,10 41,93 47,38 49,37 62,29 39,62

Trasporti e comunicazioni

38,50 46,33 39,42 37,47 34,72 39,28

Industria meccanica

29,92 36,80 39,00 42,59 39,69 37,01

Alberghi e ristoranti

29,14 39,98 51,04 56,20 74,55 33,80

Altri servizi pubblici

22,10 31,41 38,71 40,96 35,34 31,57

COMPLESSO AZIENDE INDUSTRIALI

24,70 34,44 34,87 31,16 26,52 29,11

* Infortuni indennizzati per 1.000 addetti INAIL, esclusi i casi in itinere – media triennio 2003-2005. Fonte: elaborazioni su dati INAIL, Rapporto annuale sull’andamento infortunistico, 2007.

44

Concentrando l’attenzione sul settore delle costruzioni, emergono conclusioni diverse. Nelle aziende artigiane, i lavoratori autonomi presentano indici di rischio più contenuti, mentre non si rilevano grosse differenze tra i dipendenti, relativamente alle diverse classi di addetti, che presentano tutte valori superiori a 80 eventi indennizzati per mille addetti (Figura 2.10). Nelle aziende industriali spicca un indice di rischio relativamente contenuto (circa 50 infortuni indennizzati per mille addetti) nelle realtà piccole, con addetti compresi tra 1 e 15 unità, e un indice molto elevato (circa 83 infortuni indennizzati per mille addetti) nelle grandi imprese, con oltre 250 dipendenti (Figura 2.11).

Figura 2.10 Frequenza infortunistica nel settore costruzioni. Aziende artigiane*

* Infortuni indennizzati per 1.000 addetti INAIL, esclusi i casi in itinere – media triennio 2003-2005. Fonte: elaborazioni su dati INAIL, Rapporto annuale sull’andamento infortunistico, 2007.

Figura 2.11 Frequenza infortunistica nel settore costruzioni, aziende industriali*

* Infortuni indennizzati per 1.000 addetti INAIL, esclusi i casi in itinere – media triennio 2003-2005. Fonte: elaborazioni su dati INAIL, Rapporto annuale sull’andamento infortunistico, 2007.

45

2.2.2 IL LAVORO STRANIERO E LE DINAMICHE INFORTUNISTICHE IN ITALIA

L’Italia presenta un trend occupazionale crescente relativamente al lavoro straniero11, che si ripercuote anche sulle dinamiche infortunistiche. Nel 2007, si sono contate oltre 14.000 denunce, di cui 174 mortali. La quota di infortuni degli immigrati ha superato il 15% del totale e, nel 2007, ha registrato un aumento di oltre 11.000 denunce, rispetto al 2006. Questo incremento è stato soprattutto consistente tra i soggetti proveniente dai Paesi UE (Romania e Bulgaria in primis).

Una quota importante di infortuni si concentra nelle attività di tipo industriale e, in modo particolare, nel settore delle Costruzioni, che registra oltre 20.000 denunce l’anno, pari al 14,5% del complesso di tutti i casi riguardanti gli stranieri. Nel settore appare altrettanto elevato il numero di eventi mortali che, sebbene in flessione nel triennio 2005-2007, nell’ultimo anno ha evidenziato 39 casi (Figura 2.12).

Figura 2.12 Infortuni occorsi a lavoratori stranieri per settore, 2007

Fonte: elaborazioni su dati INAIL; Rapporto annuale sull’andamento infortunistico, 2007.

11 Nel 2007, risultavano assicurati presso l’INAIL 2.985.851 lavoratori stranieri, di cui circa 2 milioni e mezzo dipendenti.

Il lavoro straniero e gli infortuni in Italia

Infortuni e decessi nel lavoro straniero per

settore

46

Figura 2.13 Infortuni mortali occorsi a lavoratori stranieri per settore, 2007

Fonte: elaborazioni su dati INAIL, Rapporto annuale sull’andamento infortunistico, 2007

Con riferimento al settore delle costruzioni un’ultima nota di chiusura merita il fenomeno del lavoro non regolare che, secondo dati ISTAT, riguardava, nel 2004, circa 170.000 lavoratori, con dinamiche molto differenti a seconda delle diverse realtà regionali.

3 LA SITUAZIONE NELLA PROVINCIA DI VARESE

3.1 Il settore edile in provincia di Varese

In provincia di Varese l’Edilizia offre la percentuale di contribuzione più elevata alla formazione del tessuto produttivo, sia in termini di addetti, sia in termini di unità locali. Nel 2006 questo comparto assorbiva il 10% degli addetti complessivamente occupati, il 18% delle imprese e il 17% delle unità locali attive.

Come si è visto in Figura 1.17 e in Figura 1.18, in provincia di Varese nelle Costruzioni non solo spiccano le unità locali di recente costituzione, ma la distribuzione di età dei lavoratori è sbilanciata verso i più giovani rispetto agli altri settori.

Se invece si analizza la distribuzione dei lavoratori per anzianità dell’unità locale confrontandola con quella degli altri settori (Figura 3.1), si può notare come nelle Costruzioni ci sia appena il 48% dei lavoratori che opera in unità locali insediate più di dieci anni fa e che il 36% degli addetti lavora in unità locali di recente insediamento (meno di cinque anni) contro una media generale del 24%, precedute in questa classifica da Credito e assicurazioni, Informatica e telecomunicazioni e Servizi avanzati, che hanno però un peso ben inferiore in termini di addetti totali e ragioni diverse per avere unità locali così giovani.

Spostando l’attenzione all’interno del settore e analizzando i vari sottosettori (Figura 3.2), si possono individuare 24 categorie di dettaglio. Nel complesso, gli addetti che operano in unità locali localizzate da meno di 5 anni sono il 36%. Tutte quelle operanti nell’ambito delle Trivellazioni e perforazioni sono recenti, mentre nelle Attività non specializzate in lavori edili, negli Altri lavori speciali di costruzione e nella Posa in opera infissi, controsoffitti più del 50% lavora in unità locali stabilite negli ultimi 5 anni. Di tutte queste, però, solo nell’ambito delle Attività non specializzate in lavori edili vi è un peso relativo in termini di addetti elevato (9% del totale). Per la stessa ragione, è da rimarcare l’elevata percentuale di addetti operanti nei Lavori generali di costruzione edifici, nel quale opera ben il 34% del totale degli addetti con il 41% è in unità locali con meno di 5 anni. Non è facile trovare delle caratteristiche che accomunino univocamente gli ambiti operativi nei quali si concentrano le unità locali più giovani, anche se sembra prevalere un relativo grado di despecializzazione dell’attività svolta.

Importanza dell’Edilizia in

provincia di Varese

Anzianità delle unità locali

Anzianità delle unità locali per sottosettore

48

Figura 3.1 Addetti per anzianità media delle unità locali e macrocategoria, provincia di Varese, 2006

Fonte: elaborazioni su dati Camera di Commercio di Varese - SMAIL.

Se, invece, si analizza la distribuzione degli addetti per età anagrafica degli stessi (Figura 3.3), si può notare come, in generale, circa il 50% sia compreso nella fascia che va dai 35 ai 54 anni, con il 27% compreso tra i 25 e i 34 anni e l’11% con meno di 24 anni. All’interno dei sottosettori la distribuzione degli addetti però è molto ineguale. L’ambito con la maggiore presenza di giovani (meno di 34 anni) è l’Installazione impianti elettrici in edifici (47% del totale degli addetti nel sottosettore), che ha anche un notevole peso in termini di addetti totali (15%). Seguono a breve distanza l’Installazione altri impianti (46%) e l’Intonacatura e stuccatura (45%), che hanno un peso relativo inferiore al 2%, seguiti dall’Installazione impianti termici e idraulici che, a fronte di un 45% degli addetti, occupa il 12% del totale. Occorre però rimarcare che anche gli Altri lavori speciali di costruzione, la Posa in opera di coperture di tetti, le Attività non specializzate in lavori edili e i Lavori di completamento degli edifici hanno un percentuale di addetti giovani superiore al 40%. Analizzando in valore assoluto gli stessi dati, la situazione non cambia molto, e marca sempre una prevalenza dell’impiantistica, tranne che la categoria che emerge su tutte, anche grazie al suo peso assoluto (33% degli addetti totali) è quella dei Lavori generali costruzione edifici, all’interno della quale si colloca però il 33% di giovani.

Età degli addetti per sottosettore

49

Figura 3.2 Unità locali per categoria e anzianità media (peso in termini di addetti), Edilizia, provincia di Varese, 2006

Fonte: elaborazioni su dati Camera di Commercio di Varese - SMAIL.

Portando l’analisi ad un maggiore livello di dettaglio, distinguendo tra addetti con meno di 24 anni e addetti con un’età compresa tra 25 e 34 anni, se si focalizza l’attenzione sul numero assoluto degli addetti nel settore, emergono due cluster altrimenti nascosti dal peso relativo dei singoli sottosettori: il primo, con un contenuto professionale più generico formato dai Lavori generali di costruzione edifici e dalle Attività non specializzate in lavori edili, che occupano rispettivamente il 26% e il 9% degli addetti sotto i 24 anni e il 30% e il 10% del totale degli addetti con un’età compresa tra 25 e 34 anni; il secondo, invece, formato dall’impiantistica, con l’Installazione impianti elettrici in edifici e l’Installazione impianti termici, idraulici, rispettivamente con il 21% e il 19% degli addetti sotto i 24 anni e il 18% e il 13% del totale degli addetti con un’età compresa tra 25 e 34 anni.

Questi due cluster raggruppano professionalità piuttosto differenti. L’impiantistica ha una componente di specializzazione più alta dei lavori generali e non specializzati che caratterizzano il primo gruppo, e anche se non vi sono dati puntuali a supporto, si può intuire che il lavoro straniero può avere giocato un ruolo importante nelle dinamiche di entrambe, anche se in modo diverso. Tali considerazioni appaiono più chiare alla luce della Figura 3.4.

0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

oltre 20 anni

da 10 a 20 anni

da 6 a 9 anni

da 3 a 5 anni

da 1 a 2 anni

meno di 1 anno

Meno di 5 anni

Peso relativo categoria

50

Figura 3.3 Addetti per categoria ed età media (peso in termini di addetti), Edilizia, provincia di Varese, 2006

Fonte: elaborazioni su dati Camera di Commercio di Varese - SMAIL.

L’analisi seguente è rivolta a “mappare” il comparto edile della provincia di Varese dal punto di vista della forma giuridica e della dimensione delle sue unità locali espressa in termini di addetti occupati.

I due grafici successivi (Figura 3.5, Figura 3.6) prendono in considerazione il triennio 2004-2006, evidenziando, innanzitutto, la netta prevalenza della forma giuridica “Ditta individuale”. Queste imprese costituivano il 68, 57% del totale nel 2004 e il 69,34% nel 2006. Seguono, a distanza, le società personali e le società a responsabilità limitata.

Le altre forme giuridiche sono presenti in percentuali molto basse. Tra di esse ricordiamo le cooperative (55 unità), che nel 2006 rappresentano lo 0,45% delle imprese del settore.

0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%oltre 65 anni

da 55 a 64 anni

da 35 a 54 anni

da 25 a 34 anni

<=24 anni

Meno 35 anni

Peso relativo categoria

Forme giuridiche e dimensione delle unità

locali edili

Figura 3.4 Matrice con % addetti in unità locali localizzate dopo il 2001, % addetti con meno di 24 anni e peso relativo dei sottosettori, Edilizia, provincia di Varese, 2006

Fonte: elaborazioni su dati Camera di Commercio di Varese - SMAIL.

Lavori generali costr. edifici

Installazione impianti elettrici in edificiInstallazione impianti termici,idraulici

Attivita non specializ.lavori edili

Tinteggiatura e posa in opera di vetriRivestimento di pavimenti o di muri

Lavori generali costr.,ingegneria civile

Intonacatura e stuccatura

Posa in opera infissi,controsoffitti

Installazione altri impiantiPosa in opera di coperture di tetti

Lavori completamento degli edifici

Demoliz. edifici,sistemaz.terreno

Altri lavori speciali di costruzione

Costr.autostrade,strade,imp.sportivi

Edilizia e genio civile

Lavori di ingegneria civile

Lavori di isolamento

Preparazione del cantiere edileNoleggio macchine costruz. demoliz.

Trivellazioni e perforazioni

Installazione dei servizi in edifici

Costruzione di opere idrauliche

Costruzioni

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

0% 5% 10% 15% 20%

% a

dd

ett

i in

un

ità

loca

li lo

caliz

zate

d

op

o i

l 20

01

% addetti con meno di 24 anni

Area proporzionale al peso relativo (numero di addetti)

Assi pari alla media della variabile

52

I dati di andamento mostrano alcune tendenze interessanti: nel triennio esaminato si registra un incremento complessivo di 1.033 unità locali, ma con forti differenze con riguardo alla forma giuridica: le ditte individuali crescono di altre 801 unità e le società a responsabilità limitata di 211 unità (+15%); le società personali registrano un incremento limitato a 31 unità, che fa scendere il loro peso relativo nella composizione del settore costruzioni dal 17,53% del 2004 al 16,30% del 2006. Le altre forme giuridiche perdono qualche unità.

Comincia quindi a guadagnare terreno, soprattutto in alternativa alla società personale, la S.r.l.; dal 2003, infatti, con la riforma del diritto societario, questo modello societario riesce a coniugare il beneficio della responsabilità limitata, con una notevole flessibilità ed autonomia statutaria, che lo rende ideale per gestire imprese di piccole-medie dimensioni, dove rimane prevalente l’apporto personale dei soci alla gestione aziendale.

Figura 3.5 Unità locali per forma giuridica, Edilizia, provincia di Varese, 2004-2006

7.6

24

1.9

49

1.4

44

57

25

19

7.9

88

1.9

56

1.5

34

54

23

16

8.4

25

1.9

80

1.6

55

55

21

15

0

1.000

2.000

3.000

4.000

5.000

6.000

7.000

8.000

9.000

10.000

Ditte individuali Società di persone Società a responsabilità

limitata

Cooperative Società azionarie Altre forme

Un

ità

loca

li

2004 2005 2006

Fonte: elaborazioni su dati Camera di Commercio di Varese - SMAIL.

53

Figura 3.6 Unità locali per forma giuridica (in percentuale), Edilizia, provincia di Varese, 2004-2006

7.6

24

1.9

49

1.4

44

57 25 19

7.9

88

1.9

56

1.5

34

54 2

3 16

8.4

25

1.9

80

1.6

55

55 21 15

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

Ditte individuali Società di persone

Società a responsabilità

limitata

Cooperative Società azionarie Altre forme

Un

ità

loca

li

2006

2005

2004

Fonte: elaborazioni su dati Camera di Commercio di Varese - SMAIL.

Nel grafico (Figura 3.7) le 12.151 unità locali (anno 2006) del settore dell’Edilizia sono distribuite, per forma giuridica, nelle 24 categorie di dettaglio.

Osservando il grafico emerge con immediatezza che la forma giuridica della ditta individuale domina in molte categorie: vi sono sei categorie dove si rilevano percentuali superiori all’80% (si va dall’84,47% della categoria “Posa in opera soffitti e controsoffitti” al 92,42% della categoria “Attività non specializzate lavori edili”). Seguono altre sei categorie che registrano percentuali di ditte individuali comprese tra il 64% e l’80%: tra queste ricordiamo quelle che rivestono un peso rilevante nel settore, sia in termini di addetti sia in termini di unità locali, come la categoria “Installazione impianti elettrici” e la categoria “Installazione impianti idraulici, termici”, che sono composte da ditte individuali, rispettivamente, al 64,77% e al 65,30%.

Vi è un terzo gruppo di categorie dove la ditta individuale non domina, lasciando spazio ad altre forme giuridiche, in particolar modo alla società a responsabilità limitata. Addirittura quest’ultima è prevalente in tre categorie. Si segnalano le Costruzioni autostrade, strade, impianti sportivi, l’Installazione altri impianti e l’Edilizia e genio civile. Le tre categorie con prevalenza di Srl sono la Preparazione del cantiere edile (2 unità locali, tutte Srl), le Costruzioni di opere idrauliche (5 unità locali, di cui 3 Srl e 2 ditte individuali) e i Lavori di ingegneria civile (41 unità locali, di cui 23 Srl e 6 ditte individuali).

54

Nella maggior parte delle categorie citate, il ricorso alla s.r.l non deve però sorprendere, in quanto è il portato fisiologico dell’elevato ammontare degli investimenti di capitale necessari per il tipo di attività economica svolta, che premia il beneficio della responsabilità limitata.

Da ultimo si prende in considerazione la categoria che, nell’ambito dell’Edilizia, assume il peso maggiore, sia in termini di addetti sia di unità locali: i “Lavori generali di costruzione edifici”. Essa mostra una distribuzione piuttosto equilibrata delle sue 3.362 unità locali: pur prevalendo le ditte individuali (1.813), sono presenti 847società a responsabilità limitata e 674 società personali.

Con riferimento alle altre forme giuridiche, si nota che le società personali sono concentrate laddove si registrano percentuali molto elevate di ditte individuali (si vedano, ad esempio, le categorie della ”Installazione impianti idraulici e termici” e della ”Installazione degli impianti elettrici”), oltre che nella già ricordata categoria dei “Lavori generali di costruzione edifici”.

Le 55 cooperative sono concentrate in tre categorie: i “Lavori generali di costruzione edifici” (19), i “Lavori generali costruzione, ingegneria civile” (11) e nelle “Costruzioni” (4).

Più avanti, questo lavoro mostrerà per il periodo 2000-2006 la distribuzione degli infortuni per forma giuridica delle imprese e la distribuzione degli infortuni per durata degli stessi.

Figura 3.7 Unità locali per categoria e per forma giuridica, Edilizia, provincia di Varese, 2006

Fonte: elaborazioni su dati Camera di Commercio di Varese - SMAIL.

La Figura 3.8 e la Tabella 3.1 offrono delle informazioni sulla dimensione delle unità locali del comparto edile, espressa in termini di addetti occupati. I dati rivelano la netta prevalenza di unità locali con 1 solo addetto: nel 2006 esse rappresentavano il 65,2% del totale. Se si considerano anche le unità locali con 2 addetti, la percentuale sale all’80%.

Le imprese di piccolissime dimensioni (1 addetto), oltre a primeggiare in consistenza, sono anche quelle che - in valori assoluti - mostrano l’incremento più elevato nel triennio, passando da 7.107 unità del 2004 alle 7.923 del 2006

A maggiore complessità e

investimenti necessari per portare avanti

l’attività corrisponde la forma societaria e

più articolata

55

(+11,5%). Il maggior incremento in termini relativi si registra, invece, per le imprese che occupano un numero di addetti compreso tra 10 e 19: esse crescono nel triennio di 37 unità (+13%) e, nel 2006, rappresentano il 2,7% del settore edile.

Figura 3.8 Unità locali per classe di addetti e per anno, Edilizia, provincia di Varese, 2004-2006

7.107

1.497

1.572

592

286

61

3

0

0

7.521

1.521

1.551

606

308

59

5

0

0

7.923

1.549

1.634

657

323

60

4

1

0

0 1.000 2.000 3.000 4.000 5.000 6.000 7.000 8.000 9.000 10.000

1 Addetto

2 Addetti

3 - 5 Addetti

6 - 9 Addetti

10 - 19 Addetti

20 - 49 Addetti

50 - 99 Addetti

100 - 249 Addetti

250 - e oltre

2004

2005

2006

Fonte: elaborazioni su dati Camera di Commercio di Varese - SMAIL.

Tabella 3.1 Unità locali con addetti per classe di addetti, Edilizia, provincia di Varese, 2004-2006

2004 2005 2006

1 Addetto 7.107 7.521 7.923

2 Addetti 1.497 1.521 1.549

3 - 5 Addetti 1.572 1.551 1.634

6 - 9 Addetti 592 606 657

10 - 19 Addetti 286 308 323

20 - 49 Addetti 61 59 60

50 - 99 Addetti 3 5 4

100 - 249 Addetti - - 1

250 - 499 Addetti - - -

500 - 999 Addetti - - -

>= 1000 Addetti - - -

Totale 11.118 11.571 12.151

Fonte: elaborazioni su dati Camera di Commercio di Varese - SMAIL.

56

I grafici che seguono (Figura 3.9 e Tabella 3.2) mostrano la distribuzione degli addetti nelle unità locali del comparto edile, tenendo conto sia della forma giuridica sia della categoria di appartenenza di queste ultime.

La prima considerazione generale è che, nel triennio 2004-2006, il numero di addetti occupati in Edilizia è aumentato di 2.293 unità (+9%). Questo è sicuramente un segnale positivo, ma è altrettanto vero che con l’aumento del numero degli occupati tende ad aumentare la probabilità di accadimento degli infortuni.

Nel 2006, le ditte individuali occupavano il 45% degli addetti del comparto, seguite dalle società a responsabilità limitata e dalle società personali, in cui si collocavano, rispettivamente, il 28% e il 24,4% degli addetti totali.

Esaminando l’andamento del triennio 2004-2006 emergono spunti interessanti: la forma giuridica che, sia in valori assoluti sia in termini relativi, registra l’incremento occupazionale più rilevante è rappresentata dalle società a responsabilità limitata: gli addetti aumentano di 1.244 unità, pari ad un incremento percentuale del 19%. Nel 2004 le Srl occupavano il 25,7% degli addetti dell’edilizia, nel 2006 salgono al 28%. Questo incremento porta le s.r.l. a superare le società personali, che nel 2006 assorbono solo il 24,4% degli addetti del settore, contro il 26,2% del 2004. Anche il numero degli addetti occupati presso le ditte individuali cresce: + 966 unità (+8,23%). Da segnalare l’arretramento delle cooperative, che passano dai 231 addetti del 2004 ai 193 del 2006 (-16,5%).

Da questi dati e da aluni rilievi emersi in precedenza, si nota che sia la ditta individuale sia la società a responsabilità limitata continuano a crescere in termini di unità locali e di addetti occupati, ma è la seconda che registra i tassi di crescita più significativi, guadagnando terreno nel comparto soprattutto a discapito delle società personali.

57

Figura 3.9 Addetti per forma giuridica, Edilizia, provincia di Varese, 2004-2006

11

.74

3

6.7

35

6.6

18

29

2

23

1

12

5

11

.99

5

6.7

43

7.1

41

30

5

21

6

15

5

12

.70

9

6.8

42

7.8

62

29

9

19

3

13

2

0

2.000

4.000

6.000

8.000

10.000

12.000

14.000

Ditte individuali Società di persone Società a responsabilità

limitata

Società azionarie Cooperative Altre forme

Ad

de

tti

2004 2005 2006

Fonte: elaborazioni su dati Camera di Commercio di Varese - SMAIL.

Tabella 3.2 Addetti per forma giuridica e per anno, Costruzioni, provincia di Varese, 2004-2006

Anno Ditte individuali

Società di persone

Srl Società azionarie

Coop. Altre forme

Totale

2004 11.743 6.735 6.618 292 231 125 25.744

2005 11.995 6.743 7.141 305 216 155 26.555

2006 12.709 6.842 7.862 299 193 132 28.037

Fonte: elaborazioni su dati Camera di Commercio di Varese - SMAIL.

Il grafico (Figura 3.10) considera la distribuzione dei 28.037 addetti del comparto edile (anno 2006) nelle unità locali suddivise per forma giuridica e per categoria di appartenenza.

Vi sono categorie dove oltre il 70% degli addetti è occupato presso ditte individuali. Tra tutte primeggia la categoria delle Attività non specializzate lavori edili, che colloca l’85% dei suoi addetti presso ditte individuali; seguono, tra le categorie che hanno una certa rilevanza in termini di addetti, la Posa in opera di infissi e controsoffitti (74%), la Intonacatura e stuccatura (73,5%), la Tinteggiatura e posa in opera di vetri (72,2%) e la categoria del Rivestimento di pavimenti e di muri (69%).

Incrociando il numero di ditte individuali presenti nelle categorie sopra citate con il numero di addetti assorbito da questa forma giuridica, si può avere un’idea della dimensione media di queste imprese. In generale si tratta di imprese di piccolissime dimensioni, con un minimo delle categorie

58

Rivestimento di pavimenti o di muri e Posa in opera di infissi e controsoffitti, le cui ditte individuali impiegano, mediamente, 1,17 e 1,18 addetti ciascuna, e un massimo della categoria “Attività non specializzate lavori edili”, le cui ditte individuali impiegano, mediamente, 1,46 addetti ciascuna.

Parzialmente diversa la situazione nelle tre categorie più “pesanti” per numero di addetti: gli occupati si distribuiscono in modo relativamente uniforme tra ditte individuali, società personali e società a responsabilità limitata. Il numero medio di occupati nelle tre forme giuridiche considerate continua a rimanere molto basso: solo per dare qualche indicazione, si segnala che la categoria Lavori generali costruzioni edifici presenta le ditte individuali di maggiori dimensioni, con 1,76 addetti ciascuna, mentre le imprese in assoluto più grandi, sono le Srl della categoria Installazione impianti elettrici, che occupano mediamente 5,6 addetti ciascuna.

Un ultimo sguardo alle categorie che si distinguevano per una significativa presenza di società a responsabilità limitata: la dimensione di queste imprese, sempre espressa in termini di addetti mediamente occupati da ciascuna di esse, comincia ad innalzarsi: ad esempio, le categorie Installazione altri impianti ed Edilizia e genio civile registrano, rispettivamente, valori pari a 12,9 e 7,84 addetti. Mediamente molto piccole sono, invece, le Srl della categoria Lavori di ingegneria civile, che occupano mediamente 2,78 addetti ciascuna.

Figura 3.10 Addetti per categoria e per forma giuridica, Edilizia, provincia di Varese, 2006

Fonte: elaborazioni su dati Camera di Commercio di Varese - SMAIL.

L’analisi ha rivelato che molte categorie del comparto edile sono in gran parte composte da ditte individuali di piccolissime dimensioni. Con i dati a disposizione non è possibile trarre delle conclusioni più specifiche, anche se le direzioni di approfondimento dovrebbero ragionevolmente essere quelle del ruolo giocato dai subappalti e dal lavoro nero.

Il regime di subappalto è sempre stato segnalato come fattore di criticità per la sicurezza sui cantieri, dove si ritrovano a svolgere la propria attività numerose

Il fenomeno del subappalto

59

“microimprese”, spesso all’opera contemporaneamente, con attrezzature e macchinari da condividere con le altre, ecc.. Questa “frammentazione del cantiere” enfatizza i problemi di trasmissione delle informazioni, di programmazione della cronologia dei lavori (“chi fa cosa, quando, con che mezzi”), rendendo molto più complesso il compito di coordinamento della sicurezza e di monitoraggio del rispetto dei POS (Piano Operativo di Sicurezza) da parte di ciascun subappaltatore.

Se a ciò si aggiunge che le ditte individuali di piccolissime dimensioni sono anche quelle più esposte ai rischi del mercato, sempre premute da esigenze contingenti, e che nella provincia di Varese la componente di lavoro straniero è in sensibile crescita, emergono altri fattori di rischio che rendono il quadro appena descritto degno di attenzione.

3.2 Un’analisi degli infortuni in edilizia in provincia di Varese

Gli infortuni nella provincia di Varese hanno una collocazione territoriale piuttosto concentrata. Nel 17% dei comuni con più infortuni, dei 141 che compongono la provincia di Varese, si è verificato il 65% degli episodi accaduti nel periodo 2000-2006 (74.369 infortuni su 114.722).

I comuni con il maggiore numero di infortuni (Figura 3.11) sono Varese, Busto Arsizio e Gallarate, dove si concentra anche la maggior parte delle imprese, degli addetti e delle unità locali. In particolare, Varese presenta il doppio degli infortuni di Busto Arsizio, pur avendo il 4% delle imprese e il 25% degli addetti in più. Spostando l’attenzione al numero degli infortuni in rapporto agli addetti (Figura 3.11), colpisce come i 20 comuni con più infortuni per addetti siano quasi del tutto diversi dai primi 20 per numero totale di infortuni. Soltanto quattro comuni (Varese, Ferno, Ternate e Solbiate Arno) compaiono in entrambi gli elenchi. Tra i comuni con più infortuni per addetto spiccano Ferno e Ternate rispettivamente con 1.856 e 1.756 infortuni per ogni 1.000 addetti su sette anni, che formano un insieme che stacca nettamente gli altri comuni, tutti al di sotto della media di un incidente per addetto in 7 anni. Infine, occorre marcare quanto la media degli infortuni – sia in assoluto sia per addetti – sia discosta dai primi 20 comuni nelle rispettive graduatorie.

La collocazione territoriale degli

infortuni

60

Figura 3.11 Infortuni totali (2000-2006) e infortuni (2000-2006) ogni 1.000 addetti, provincia di Varese

Primi 20 comuni della provincia di Varese per infortuni totali

- 500 1.000 1.500 2.000

- 5.000 10.000 15.000 20.000

Infortuni ogni 1.000 addetti

Infortuni totali per comune

Infortuni totali

Infortuni/(.000) addetti

Primi 20 comuni della provincia di Varese per infortuni ogni 1.000 addetti

- 500 1.000 1.500 2.000

- 5.000 10.000 15.000 20.000

Infortuni ogni 1.000 addetti

Infortuni totali per comune

Infortuni totali

Infortuni/(.000) addetti

Fonte: elaborazioni su dati infortuni: ASL – Varese, 2000-2006; addetti: SMAIL Camera di Commercio di Varese, 2004-2006

Analizzando la dispersione territoriale per settore, i primi 14 settori includono il 93% degli episodi accaduti nel periodo 2000-2006 (106.529 infortuni su 114.722). Incrociando i primi 25 comuni e i 14 settori con più infortuni, la Tabella 3.3 rappresenta il 65% degli infortuni del periodo 2000-2006.

61

Tabella 3.3 Distribuzione degli infortuni per comune nel periodo 2000-2006 (% per settori), provincia di Varese

Serv

izi

Met

alm

ecca

nic

a

No

n d

isp

on

ibile

Co

stru

zio

ni

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Sta

to

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Ind

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Ind

ust

ria

Car

ta

Tota

le d

el c

om

un

e

% d

el t

ota

le

Varese 17% 6% 36% 14% 21% 7% 7% 20% 4% 37% 11% 4% 15% 20% 18.234 16%

Busto Arsizio 9% 5% 11% 8% 14% 5% 6% 9% 20% 22% 4% 0% 12% 5% 9.853 9%

Gallarate 8% 3% 12% 6% 14% 5% 4% 8% 12% 16% 13% 4% 7% 6% 8.547 7%

Ferno 6% 0% 1% 1% 0% 68% 0% 1% 1% 0% 0% 0% 7% 0% 5.873 5%

Saronno 5% 2% 6% 4% 8% 3% 2% 6% 1% 11% 2% 0% 2% 2% 4.703 4%

Somma Lombardo

8% 1% 1% 1% 1% 10% 0% 5% 5% 2% 1% 1% 3% 1% 3.568 3%

Castellanza 2% 3% 1% 3% 3% 1% 2% 5% 3% 7% 1% 0% 2% 2% 2.590 2%

Tradate 1% 2% 1% 2% 4% 1% 9% 1% 0% 5% 2% 1% 2% 1% 2.324 2%

Caronno Pertusella

1% 2% 1% 1% 0% 1% 4% 2% 2% 0% 2% 18% 2% 3% 1.899 2%

Lonate Pozzolo 2% 3% 1% 1% 1% 1% 2% 1% 2% 1% 0% 11% 2% 0% 1.794 2%

Cassano Magnago

2% 2% 1% 2% 1% 1% 1% 1% 6% 1% 1% 0% 2% 1% 1.790 2%

Luino 2% 1% 1% 2% 3% 2% 0% 3% 0% 2% 0% 0% 1% 0% 1.704 1%

Ternate 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 53% 0% 0% 0% 1.477 1%

Gorla minore 1% 1% 1% 1% 1% 0% 5% 0% 3% 3% 2% 9% 2% 4% 1.460 1%

Cardano al Campo

1% 1% 1% 2% 1% 1% 0% 1% 4% 0% 1% 2% 1% 1% 1.309 1%

Olgiate Olona 1% 1% 0% 1% 1% 1% 1% 2% 3% 0% 0% 2% 1% 1% 1.246 1%

Daverio 0% 1% 1% 0% 0% 0% 9% 1% 0% 0% 1% 0% 1% 18% 1.235 1%

Gavirate 1% 2% 1% 1% 2% 0% 2% 1% 1% 0% 1% 0% 1% 1% 1.222 1%

Samarate 1% 2% 0% 1% 1% 1% 2% 1% 2% 0% 1% 1% 1% 0% 1.218 1%

Solbiate Arno 0% 3% 0% 0% 1% 0% 0% 2% 1% 0% 0% 10% 2% 0% 1.172 1%

Induno Olona 1% 1% 0% 1% 1% 0% 0% 1% 0% 0% 1% 0% 1% 2% 1.151 1%

Totale di settore 1

8.3

56

14

.86

3

12

.72

8

11

.89

1

11

.34

2

6.1

19

4.9

46

4.7

06

4.4

17

3.4

12

2.2

60

2.0

67

1.9

27

1.4

93

% del totale 16% 13% 11% 10% 10% 5% 4% 4% 4% 3% 2% 2% 2% 1%

Primi 25 comuni della provincia di Varese per numero d'infortuni (65% del totale infortuni) e primi 13 settori per infortuni, inclusa la categoria “Non disponibile” (93% del totale ) Fonte: elaborazioni su dati ASL – Varese, 2000 - 2006

La distribuzione degli infortuni è abbastanza regolare tra i vari settori, seguendo la distribuzione totale degli infortuni. Emergono però alcuni “picchi” di frequenza nel caso di Ferno nei Trasporti, Daverio nell’Industria chimica e Ternate nelle Altre industrie.

Il settore Edilizia segue una distribuzioni degli infortuni piuttosto simile agli altri settori. Il 35% degli infortuni si concentra in cinque Comuni: Varese, Busto Arsizio, Gallarate, Saronno e Castellanza. Se si considerano solo i primi 10 Comuni per numero di infortuni accaduti nel comparto “Edilizia”, la percentuale sale al 45% (Tabella 3.4). Queste percentuali peggiorano se si

62

studiano soltanto gli infortuni sofferti da stranieri. Per i primi 5 Comuni la percentuale sale al 39%, per i primi 10 al 49% e per i primi 25 al 66%.

Figura 3.12 Distribuzione degli infortuni per comune – Mappa, provincia di Varese nel periodo 2000-2006

Fonte: elaborazioni su dati ASL – Varese, 2000-2006

Tabella 3.4 Distribuzione degli infortuni nelle costruzioni per comune, cumulata parziale, Edilizia, provincia di Varese

Comuni in ordine di numerosità degli infortuni

Infortuni % infortuni

5 4.185 35%

10 5.371 45%

25 7.450 63%

141 11.881 100% Fonte: elaborazioni su dati ASL – Varese, 2000-2006

63

3.3 La collocazione temporale degli infortuni

La distribuzione nel tempo degli infortuni è un tema rilevante, anche perché evidenzia alcune specificità settoriali ed alcuni fenomeni degni di attenzione. La distribuzione degli infortuni nell’arco dell’anno è tendenzialmente simile per tutti i principali settori, con una crescita da maggio – che in alcuni settori rappresenta un momento di punta dell’attività produttiva – a luglio, ed un minimo in corrispondenza di agosto, quando l’attività produttiva è più bassa (Figura 3.13). Rappresentando gli stessi dati percentualizzati e distinti per settore (Figura 3.14), emerge nettamente il trend stagionale dell’Edilizia che ha un netto picco durante l’estate, quando le condizioni climatiche portano ad incrementare l’attività lavorativa. Ciò appare ancora più evidente se si concentra l’analisi sul solo comparto dell’Edilizia (Figura 3.15), dalla quale emerge sia il trend stagionale sia la crescita in valore assoluto degli infortuni con lo sviluppo del settore nel periodo 2000-2005 e il leggero decremento del 2006.

Figura 3.13 Distribuzione degli infortuni secondo il mese di accadimento per i principali settori (dati in valore assoluto, medie 2000-2006), provincia di Varese

Fonte: elaborazioni su dati ASL – Varese, 2000-2006

La distribuzione degli infortuni nell’arco

dell’anno

64

Figura 3.14 Distribuzione degli infortuni secondo il mese di accadimento per i principali settori (dati in percentuale, medie 2000-2006), provincia di Varese

Fonte: elaborazioni su dati ASL – Varese, 2000-2006

Figura 3.15 Distribuzione degli infortuni in Edilizia secondo il mese di accadimento (dati in valore assoluto, 2000-2006), provincia di Varese

Fonte: elaborazioni su dati ASL – Varese, 2000-2006

Stranamente, la distribuzione degli infortuni per giorno della settimana mostra che il numero di incidenti diminuisce all’avanzare della settimana lavorativa (Figura 3.16) e il lunedì spicca come il giorno “nero” per gli infortuni. A partire dal 2004 il numero di incidenti nel week-end è sensibilmente aumentato, più della crescita del settore, come conseguenza dell’incremento dell’attività nel settore e del ricorso sempre più diffuso al lavoro nel periodo tradizionale di riposo per rispettare le scadenze.

Distribuzione degli infortuni per giorno

della settimana

65

Figura 3.16 Infortuni per giorno della settimana in Edilizia (dati in valore assoluto - 2000-2006), provincia di Varese

Fonte: Ns. elaborazioni su dati ASL – Varese, 2000-2006

Se si considera l’arco temporale che va dalle 7 alle 19 e si concentra l’attenzione nei settori a maggiore rischio (Figura 3.17), tende ad emergere per tutti i settori una distribuzione degli infortuni con due picchi intorno alla metà della mattinata (all’incirca alle 10) e verso la fine del pomeriggio lavorativo (all’incirca alle 17).

Figura 3.17 Distribuzione degli infortuni per orario di accadimento nei settori ad alto rischio (dati in valore assoluto, medie 2000-2006), provincia di Varese

Fonte: elaborazioni su dati ASL – Varese, 2000-2006

Nell’Edilizia, in particolare, il 95% degli infortuni accade tra le 7 e le 19 (Figura 3.18), con due picchi alle ore 10 (12,26% degli infortuni) e alle ore 17 (13% degli infortuni) che concentrano il 25,3 % degli episodi negativi. Se si allargano leggermente questi due intervalli, includendo le 11 e le 16, tale percentuale sale al 47%. Dal momento che in Edilizia tipicamente la pausa per il pranzo è alle ore 12 e la fine dell’orario di lavoro è alle ore 17, si potrebbe dire che i momenti più pericolosi arrivano prima di interrompere.

Distribuzione degli infortuni per orario di

accadimento dell’infortunio

66

Figura 3.18 Distribuzione degli infortuni per orario di accadimento in Edilizia (dati in valore assoluto - medie 2000-2006)

12 3 2 2 2 2891

136 159 14991

37119 148 164

224

643 3 2 214 4 2 1

28

127146

188145

90

52

105133

181

185

68

5 1 1 141

1 2 2 1

50

104

135

178

148

114

53

117

117

181

215

56

4 1 1

73

3 3 1

47

132

133

189

179

97

69

111

152

189

188

76

4 1 2

66

3 2 2 1

46

140

165

210

172

100

68

128

159

173

224

76

9 2 2

94

1 2 4 3

45

123

155

212

155

106

71

144

156

181

193

61

5 1 3 1

73

3 2 2 3 3

36

129

141

207

163

124

61

126

150

164

200

62

3 5 1 -1%

1%

3%

5%

7%

9%

11%

13%

0

200

400

600

800

1.000

1.200

1.400

1.600

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24

Pe

rce

ntu

ale

info

rtu

ni

Info

rtu

ni

Ora solare

2006

2005

2004

2003

2002

2001

2000

Percentuale infortuni secondo l'ora

Fonte: elaborazioni su dati ASL – Varese, 2000-2006

3.4 la Distribuzione degli infortuni secondo la “Sede” dell’infortunio

La sede di un infortunio indica la parte del corpo effettivamente colpita dall’infortunio. Le sedi degli infortuni variano in modo notevole tra i vari settori.

Per capire in che modo ciò avviene, occorre affrontare il problema in una duplice prospettiva. In primo luogo, individuando le sedi d’infortunio che sono più frequenti in un settore rispetto ad un altro, che è l’approccio più diretto e naturale. In secondo luogo, con un analisi più complessa, cercando di individuare quali siano le sedi d’infortunio che caratterizzano un settore rispetto ad un altro, a prescindere dal numero degli addetti che lavorano in quel settore, dal momento che il totale degli infortuni in un certo settore dipende anche dal numero degli addetti che vi opera. Per chiarire con un esempio, se in un settore gli infortuni al cranio sono 100 e in un altro 1.000, non è detto che il secondo settore sia più pericoloso del primo. Infatti, se nel primo settore gli addetti sono 1.000 e nel secondo 100.000, nel primo gli infortuni al cranio colpiscono il 10% degli addetti mentre nel secondo soltanto l’1%. Quindi, si può dire che il primo settore è più pericoloso del secondo per gli infortuni al cranio oppure che è più caratterizzato del secondo dagli infortuni al cranio o, infine, che “contribuisce” più del secondo agli infortuni al cranio che sono in quel settore più frequenti della media.

Indice di contribuzione per

“sede” dell’infortunio

67

In questo senso, il settore delle Costruzioni presenta un “contributo medio” superiore agli altri settori, in particolare per milza, cuore, parete torace sinistro, occhio sinistro, apparato urogenitale, coscia sinistra e cranio (Figura 3.19). Per queste sedi d’infortunio, le Costruzioni sono in proporzione più pericolose della media. Se si vuole individuare quali sono i settori che per più “sedi” sono più “pericolosi” della media, occorre ponderare questo indice di contribuzione rispetto a tutti i settori (Figura 3.19). Da questo calcolo emerge che il settore che più contribuisce alle diverse tipologie di sedi è il settore Trasporti che presenta valori elevati dell’indice in molte sedi, sia per la numerosità relativa degli infortuni rispetto al totale degli addetti sia per la frequenza degli infortuni che interessano più sedi. Con un numero elevato di addetti (9,8%), le Costruzioni sono l’ultimo settore a presentare un indice superiore a 1, indicando una forte deviazione rispetto alla media per le sedi in cui contribuisce maggiormente.

Figura 3.19 L’indice di contribuzione del settore edile secondo la sede dell’infortunio

Fonte: elaborazioni su dati ASL – Varese, 2000-2006

Figura 3.20 Indice di contribuzione medio ponderato per sede dell’infortunio e settore (provincia di Varese, 2000-2006)

Fonte: elaborazioni su dati ASL – Varese, 2000-2006. Per gli addetti: INAIL, 2005

Il contributo dei singoli settori agli

infortuni per “sede”

Figura 3.21 Indice di contribuzione per sede e macrosettore. Provincia di Varese, 2000 - 2006

Fonte: elaborazioni su dati ASL – Varese, 2000-2006

69

Tabella 3.5 Indice di contribuzione

Fonte: elaborazioni su dati ASL – Varese, 2000-2006

Sede Trasporti AgrindustriaIndustria non

metalliferi

Industria

metalli

Estrazione

minerali

Industria

legno

Industria

gomma

Alberghi e

ristoranti

Elettricità gas

acquaCostruzioni

Industria

meccanica

Intermediazione

finanziariaIndustria carta

Attività

immobiliari

Industria

alimentare

Altre

industrieSanità

Industria

conciaria

Industria

tessile

Servizi

pubbliciIstruzione

Commercio

dettaglio

Industria

elettrica

Pubblica

amministrazione

Industria

chimica

Industria mezzi

trasporto

Colonna cervicale 2.6 0.6 0.6 0.6 0.5 0.4 0.8 1.1 1.6 0.9 0.6 3.1 0.8 1.3 0.7 0.5 1.1 0.7 0.7 0.9 0.6 0.8 0.6 1.0 0.4 0.4

Mano dx 1.6 2.2 1.9 1.5 1.4 1.5 1.5 1.5 0.8 1.0 1.1 0.3 1.0 0.7 1.0 0.9 0.6 0.5 0.7 0.5 0.4 0.4 0.6 0.2 0.4 0.4

Cranio 2.7 2.0 1.4 1.0 1.5 1.1 1.1 1.1 1.2 1.5 0.7 1.3 0.7 1.0 0.8 0.8 0.6 0.6 0.6 0.7 0.5 0.5 0.5 0.5 0.4 0.5

Caviglia dx 2.7 1.3 1.1 0.6 1.0 0.9 0.6 0.9 1.4 1.0 0.6 1.3 0.6 0.8 0.5 0.6 0.8 0.3 0.5 0.9 0.9 0.4 0.3 0.6 0.4 0.3

Mano sx 1.3 1.7 2.0 1.6 1.4 1.7 2.1 1.5 0.8 1.1 1.2 0.3 1.1 0.6 0.9 1.0 0.5 1.1 0.7 0.4 0.5 0.5 0.6 0.3 0.4 0.5

Caviglia sx 2.7 0.8 1.2 0.6 1.3 0.6 0.8 0.9 1.7 1.0 0.6 0.6 0.7 0.7 0.4 0.4 0.8 0.5 0.5 0.8 1.1 0.4 0.4 0.6 0.5 0.3

Ginocchio dx 3.8 1.7 1.4 0.7 0.8 0.6 0.9 1.1 1.3 1.1 0.7 0.6 0.6 0.8 0.7 0.4 0.8 0.8 0.6 0.7 0.2 0.4 0.3 0.6 0.4 0.4

Ginocchio sx 3.6 2.0 1.5 0.8 1.2 1.0 0.9 1.3 1.6 1.1 0.6 0.8 0.5 0.8 0.8 0.4 0.8 0.8 0.5 0.6 0.5 0.4 0.4 0.5 0.3 0.4

Indice sx 0.9 1.7 1.6 1.9 0.9 2.4 1.8 1.7 0.6 1.0 1.2 0.5 1.5 0.6 0.9 1.3 0.4 1.1 0.8 0.3 0.6 0.6 0.6 0.2 0.4 0.5

Colonna lombare 3.7 1.3 1.2 0.8 1.6 1.0 1.0 1.1 1.6 1.4 0.6 0.3 0.4 0.8 0.7 0.5 1.5 0.7 0.6 1.0 0.2 0.5 0.4 0.6 0.4 0.4

Occhio dx 0.7 1.5 1.7 2.6 1.2 1.1 1.1 0.4 0.7 1.6 1.5 0.2 0.4 0.6 0.4 1.0 0.2 1.3 0.3 0.2 0.3 0.3 0.5 0.2 0.4 0.6

Occhio sx 0.7 1.1 1.8 2.6 1.5 0.6 1.1 0.5 1.3 1.6 1.6 0.2 0.5 0.6 0.4 1.1 0.3 0.7 0.3 0.3 0.3 0.3 0.6 0.2 0.4 0.6

Pollice sx 1.2 1.1 1.6 1.7 1.2 2.1 1.9 1.5 0.3 1.0 1.2 0.5 0.9 0.6 0.8 1.3 0.5 1.1 0.6 0.3 0.6 0.6 0.6 0.3 0.3 0.5

Indice dx 1.0 0.6 1.4 2.0 0.5 1.9 1.7 2.0 0.5 0.8 1.2 0.5 1.2 0.6 1.1 1.2 0.3 0.8 0.8 0.4 0.7 0.6 0.6 0.2 0.4 0.4

Pollice dx 1.2 1.5 1.2 1.6 0.8 2.0 1.3 2.1 0.8 0.8 1.2 0.6 1.1 0.5 1.0 1.4 0.5 0.7 0.6 0.4 0.8 0.6 0.6 0.2 0.4 0.3

Piede dx 3.3 1.2 2.2 1.3 0.5 1.2 1.1 1.4 0.9 0.9 0.8 0.8 0.7 0.9 0.7 0.6 0.6 0.3 0.7 0.5 0.6 0.6 0.3 0.4 0.3 0.3

Polso dx 2.3 2.5 2.2 0.9 1.4 1.1 1.1 1.2 1.4 1.0 1.0 0.9 0.6 0.8 0.7 0.6 0.9 0.3 0.5 0.6 0.8 0.5 0.5 0.4 0.2 0.5

Piede sx 2.9 1.5 1.7 1.4 2.1 1.0 1.0 1.2 0.8 0.9 0.9 0.4 1.1 0.7 0.6 0.3 0.7 1.0 0.7 0.7 0.9 0.5 0.4 0.4 0.5 0.3

Medio sx 1.2 0.6 1.3 1.9 0.9 2.6 1.8 1.3 0.7 0.9 1.2 0.3 1.1 0.5 1.1 1.1 0.4 0.4 0.7 0.2 0.5 0.5 0.7 0.3 0.4 0.6

Polso sx 2.0 0.4 1.0 1.1 0.6 1.1 1.4 1.0 1.1 1.2 0.9 0.3 0.6 0.8 0.7 0.3 0.8 0.2 0.6 0.5 0.8 0.5 0.5 0.4 0.3 0.4

Medio dx 1.6 0.6 1.4 1.8 1.9 1.4 1.4 1.5 0.7 0.9 1.3 0.3 1.1 0.5 0.9 0.7 0.5 0.9 0.7 0.4 0.6 0.5 0.7 0.3 0.4 0.5

Cingolo torace dx 3.2 1.9 1.4 0.7 0.7 1.3 1.1 1.0 1.6 1.2 0.9 0.9 0.6 0.9 0.8 0.5 1.1 1.3 0.6 0.8 0.2 0.5 0.5 0.5 0.6 0.3

Faccia 1.9 2.0 1.4 1.6 2.5 1.0 1.1 1.1 1.5 1.2 0.9 0.5 0.8 0.8 0.5 0.6 0.6 0.6 0.5 0.4 0.5 0.4 0.4 0.6 0.4 0.3

Collo 2.2 1.3 1.0 0.7 0.4 0.5 0.8 0.5 1.0 0.9 0.7 3.2 0.9 1.3 1.1 0.4 1.2 0.4 0.4 1.0 1.0 0.9 0.7 0.9 0.8 0.2

Cingolo torace sx 3.3 1.9 0.8 0.9 0.4 1.3 1.0 1.2 2.5 1.3 0.8 0.9 0.5 0.8 0.7 0.4 1.2 0.3 0.4 0.8 0.6 0.5 0.4 0.4 0.3 0.2

Parete torace sx 3.0 2.5 3.1 1.1 2.4 0.8 0.9 1.1 1.5 1.8 0.6 0.8 0.7 0.7 0.5 0.6 0.7 0.3 0.7 0.8 0.4 0.5 0.4 0.9 0.4 0.4

Anulare dx 1.4 2.2 0.9 1.7 1.0 1.6 1.2 1.3 0.6 1.0 1.1 0.0 1.3 0.5 1.0 0.7 0.3 0.5 0.6 0.2 0.9 0.4 0.4 0.1 0.3 0.3

Mignolo sx 1.3 0.3 1.3 1.9 0.5 1.4 1.5 1.3 1.0 0.7 1.3 0.0 0.7 0.6 0.6 0.8 0.3 0.5 0.6 0.5 0.6 0.4 0.4 0.3 0.4 0.3

Mignolo dx 1.2 1.3 1.5 1.4 1.0 1.7 1.1 1.0 0.5 0.9 1.2 0.0 1.1 0.6 0.7 0.5 0.3 0.6 0.5 0.5 0.7 0.4 0.4 0.4 0.4 0.4

Anulare sx 1.2 1.4 1.5 1.9 1.6 1.9 1.8 1.3 1.1 0.8 1.2 0.4 0.8 0.5 0.7 1.2 0.3 0.2 0.7 0.4 0.8 0.4 0.6 0.0 0.4 0.4

Parete torace dx 2.5 2.4 1.3 1.0 2.7 2.0 1.1 1.1 1.4 2.0 0.7 1.4 0.7 0.8 0.7 0.4 0.8 0.4 0.7 0.7 0.5 0.4 0.5 0.7 0.5 0.3

Gamba dx 3.3 2.5 1.2 1.3 1.7 1.0 1.1 1.2 1.9 1.4 0.9 0.6 0.7 0.7 0.6 0.5 0.4 0.0 0.5 0.8 0.2 0.4 0.4 0.4 0.6 0.5

Gamba sx 3.5 3.8 2.1 1.2 2.4 1.1 1.0 1.0 1.6 1.5 0.8 1.4 0.5 0.7 1.0 0.6 0.5 1.5 0.6 0.8 0.5 0.4 0.3 0.4 0.5 0.4

Avambraccio dx 1.3 2.8 3.0 1.8 0.6 1.7 1.5 1.3 0.6 1.1 1.3 0.8 1.2 0.6 0.7 0.6 0.7 0.7 0.8 0.4 0.4 0.5 0.5 0.4 0.5 0.3

Avambraccio sx 1.2 1.6 1.5 1.9 1.9 0.3 1.7 1.1 1.3 1.3 1.3 0.7 0.9 0.6 0.6 0.8 0.5 0.9 0.6 0.4 0.9 0.4 0.4 0.4 0.5 0.3

Gomito dx 2.7 1.4 0.7 0.8 0.0 0.7 1.2 1.1 0.9 1.0 1.1 0.2 0.6 1.0 1.0 0.3 0.7 0.5 0.7 0.5 0.6 0.5 0.3 0.6 0.6 0.4

Gomito sx 2.4 0.5 1.8 1.0 0.8 1.1 1.2 1.3 1.9 1.0 0.7 0.4 1.1 0.9 0.6 0.9 0.8 0.8 0.7 0.7 0.7 0.4 0.4 0.5 0.5 0.2

Naso 2.1 3.0 1.8 1.2 2.8 0.4 0.6 0.7 1.0 1.2 0.8 1.0 0.3 0.7 0.7 0.3 0.9 0.3 0.4 0.8 1.0 0.5 0.5 0.6 0.4 0.1

Braccio dx 2.8 1.6 1.7 1.4 1.2 0.3 1.5 1.5 1.9 1.1 0.9 0.0 0.6 1.1 1.1 0.2 0.8 0.4 0.8 0.6 0.3 0.4 0.3 0.6 0.4 0.3

Colonna toracica 2.9 1.7 1.2 0.6 1.3 0.6 1.0 1.2 2.0 1.4 0.6 0.3 0.9 0.9 1.1 0.9 1.2 0.5 0.6 0.6 0.9 0.4 0.2 0.9 0.5 0.5

Coscia dx 3.1 0.0 1.8 1.2 5.2 1.2 1.3 0.8 1.6 1.5 0.6 0.7 0.7 0.7 1.0 0.7 0.4 0.9 0.3 0.6 0.5 0.5 0.4 0.5 0.5 0.2

Coscia sx 2.7 2.6 1.3 1.4 1.3 1.2 1.1 1.2 1.0 1.5 1.0 0.0 0.7 0.5 0.5 0.4 0.3 1.4 0.5 0.6 0.5 0.4 0.2 0.5 0.6 0.2

Colonna sacro 2.8 1.0 0.7 0.5 3.0 1.4 0.8 2.4 0.8 1.0 0.5 1.9 0.8 1.2 0.4 0.4 1.3 0.5 0.2 1.2 0.8 0.7 0.5 0.8 0.4 0.3

Alluce dx 2.3 1.0 1.4 1.0 0.0 1.4 0.9 1.4 0.4 0.8 1.0 2.0 1.2 0.6 0.6 0.8 0.7 0.0 0.9 0.6 0.2 0.7 0.5 0.3 0.3 0.3

Bocca 1.5 2.0 1.1 1.3 4.7 0.7 0.9 0.4 0.8 1.2 1.0 0.4 0.3 0.7 0.5 0.0 0.7 0.0 0.4 0.4 0.6 0.3 0.4 0.3 0.3 0.6

Braccio sx 2.7 2.2 1.2 1.0 0.0 0.4 1.1 0.8 0.0 1.3 0.9 0.5 0.6 0.9 0.3 0.2 0.9 0.6 1.1 0.2 0.5 0.6 0.7 1.0 0.6 0.3

Alluce sx 2.5 1.2 1.8 1.2 1.9 1.3 1.6 0.9 0.0 0.7 1.1 1.0 0.4 0.8 0.9 1.8 0.5 1.4 1.0 0.7 0.5 0.4 0.5 0.4 0.3 0.4

Cingolopelvico sx 3.1 2.6 1.4 0.8 0.0 0.9 1.0 1.5 1.5 1.2 0.8 0.5 0.4 0.6 1.4 0.0 1.0 0.7 0.5 1.2 0.8 0.5 0.3 0.9 0.6 0.3

Cingolopelvico dx 2.7 0.0 1.5 1.1 0.0 1.5 0.7 0.7 0.0 1.5 0.8 0.5 0.5 1.1 1.0 0.6 0.8 0.0 0.5 0.7 0.6 0.6 0.4 0.3 0.3 0.4

Midollo cervicale 3.2 3.1 1.1 0.6 0.0 0.0 0.6 1.3 1.2 0.8 0.8 1.3 0.4 1.3 1.7 0.7 1.1 0.0 1.0 0.8 0.3 0.6 0.5 1.1 0.4 0.3

Addome 2.5 0.0 0.6 1.5 2.5 2.4 1.0 1.6 0.6 1.0 0.7 2.0 0.6 0.9 0.4 0.3 0.5 0.9 0.7 0.8 0.0 0.5 0.5 0.4 0.6 0.3

Altre dita sx 1.7 1.8 0.7 1.2 2.8 1.3 1.1 1.8 1.4 1.0 0.8 0.7 1.8 0.7 1.1 0.8 1.3 0.0 0.5 1.0 0.4 0.8 0.3 0.3 0.2 0.2

Altre dita dx 1.6 0.0 1.3 1.0 2.8 0.7 1.4 2.0 0.7 0.7 1.2 0.0 0.4 0.7 0.4 1.2 1.5 0.0 0.9 0.9 0.4 0.7 0.0 1.0 0.0 1.0

Midollo lombare 3.5 0.0 0.0 1.0 10.2 3.2 1.1 0.9 0.9 1.6 0.7 0.0 1.0 0.7 1.1 0.0 1.2 0.0 0.5 0.6 0.0 0.6 0.4 0.9 0.2 0.2

Urogenitali 1.6 0 3.1 1.1 0 0 1.2 0.3 6.6 1.6 0.5 1.7 0.5 0.6 0.5 1.8 1.3 0.0 0.8 0.0 0.9 0.6 0.2 1.0 0.2 0.0

Orecchio sx 2.3 5.4 5.9 1.7 0 2.0 0.8 0.0 2.1 0.9 0.6 0.0 0.6 0.3 2.0 2.3 0.4 3.0 0.8 0.4 1.1 0.2 0.8 0.4 0.3 1.4

Orecchio dx 0.9 0 4.6 1.8 0 0 0.9 0.0 2.5 1.5 1.1 0.0 0.7 0.9 1.5 0.0 0.2 0.0 0.7 0.0 2.7 0.2 0.6 0.5 1.8 0.3

Midollo sacro 3.0 0 0 0.2 0 0 0.7 5.0 0 0.9 0.0 0.0 0.0 1.4 1.7 1.5 1.3 0.0 1.0 0.0 0.0 0.4 0.3 0.0 0.4 0.0

Encefalo 7.2 0 0 0.4 0 0 0.0 1.2 0 1.3 0.4 11.5 1.6 0.2 0.0 0.0 0.3 0.0 1.0 0.0 0.0 0.2 1.0 0.6 1.2 0.4

Midollo toracica 3.3 0 0 0.5 0 0 0.4 0.0 0 1.8 0.3 0.0 1.0 1.5 0.0 0.0 1.0 0.0 1.7 1.2 0.0 0.3 0.0 0.7 0.0 0.0

Polmone dx 0.6 0 0 0.8 0 0 0.6 0.0 0 1.2 0.8 0.0 0.0 1.9 0.0 0.0 1.5 0.0 1.1 2.8 0.0 0.5 0.0 0.0 3.0 0.0

Cuore 5.8 13.3 0 0.4 0 0 1.3 0.0 0 1.9 0.8 0.0 1.5 0.8 0.0 0.0 2.1 0.0 0.4 1.9 0.0 0.0 0.0 0.0 0.8 0.0

Polmone sx 4.1 0 0 0.0 0 0 2.1 3.5 0 0.7 0.4 0.0 0.0 0.0 1.7 0.0 0.6 16.0 0.4 2.0 0.0 0.5 0.7 1.1 0.0 1.5

Stomaco 3.0 0 0 1.5 0 0 3.1 3.9 0 0.7 0.0 0.0 0.0 0.9 0.0 0.0 0.0 0.0 0.9 1.1 0.0 1.1 0.0 0.0 0.0 0.0

Milza 1.9 0 0 0 0 0 0 0 0 2.7 2.2 0.0 4.4 0.0 0.0 0.0 0.7 0.0 0.5 0.0 0.0 1.1 0.0 0.0 0.0 1.0

Fegato 21.3 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0Percentuale Addetti INAIL

2005 4.68% 0.23% 0.62% 7.19% 0.15% 0.62% 4.59% 2.75% 0.58% 9.80% 7.80% 0.56% 1.99% 7.60% 1.86% 1.06% 5.86% 0.40% 7.92% 3.15% 1.08% 13.74% 4.68% 2.83% 3.97% 4.30%

Indice di contribuzione

medio per settore 2.21 1.48 1.44 1.26 1.23 1.20 1.20 1.20 1.14 1.12 0.93 0.84 0.81 0.77 0.75 0.71 0.69 0.68 0.60 0.59 0.58 0.51 0.48 0.47 0.41 0.39

Addetti Inail - 2005 12783.1 620.1 1685.4 19631.5 396 1699.4 12512.5 7501.7 1574.1 26735.3 21271 1524.7 5433.9 20747.6 5082.3 2882.5 15994.8 1098.8 21597.6 8595.8 2941.8 37477.6 12779.9 7733.7 10819 11735.4

Indice di contribuzione

70

Se si guarda, invece, alle frequenze assolute degli infortuni, nelle Costruzioni gli infortuni al cranio dominano in modo assoluto, seguiti dalla colonna cervicale. Un po’ a distanza vi è un altro gruppo di sedi d’infortunio che raggruppa occhio destro, mano destra, occhio sinistro, mano sinistra e colonna lombare. Ciò appare preoccupante, dato lo sforzo fatto per l’introduzione nei cantieri di caschi, agganci di sicurezza e protezioni per gli occhi. Indica allo stesso tempo che la loro affermazione nei cantieri è ancora da venire ma anche che è giusto imporli.

I giovani sotto i 30 anni contribuiscono al 33,4% del totale degli infortuni, che sale al 66,4% (+33%) se si includono anche i lavoratori con meno di 40 anni, per poi calare drasticamente con i lavoratori più anziani e con maggiore esperienza (+18,2 includendo i lavoratori tra 40 e 50 anni).

Figura 3.22 Distribuzione degli infortuni nel settore edile secondo la sede e la classe di età (sedi con maggiore numerosità: 90% del totale)

Fonte: elaborazioni su dati ASL – Varese, 2000-2006

La maggior parte degli infortuni, circa il 41%, accade al personale di imprese individuali (Figura 3.23). Le Srl (21,4%), le altre (14,8%) e le Snc (12,6%) seguono a grande distanza. La ragione della numerosità delle ditte individuali è probabilmente da ricercarsi nella polverizzazione del settore ma anche nel ricorso al subappalto, soprattutto negli ultimi anni verso maestranze provenienti dall’estero, per ridurre l’incidenza dei controlli e degli adempimenti.

Gli infortuni per frequenza e per età

nel settore delle Costruzioni

Infortuni per forma giuridica dell’azienda

71

Figura 3.23 Infortuni per forma giuridica dell’azienda all’interno della quale avvengono (provincia di Varese, 2000-2006)

40,8%

21,4%

14,8%12,6%

4,4% 4,1%

0,7% 0,7% 0,44% 0,16% 0,01%0,0%

10,0%

20,0%

30,0%

40,0%

50,0%

60,0%

70,0%

80,0%

90,0%

100,0%

0,0%

5,0%

10,0%

15,0%

20,0%

25,0%

30,0%

35,0%

40,0%

45,0%

Dit

ta in

div

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le

Soci

età

a

resp

on

sab

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à lim

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Soci

età

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Soci

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Ente

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età

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limit

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Soci

età

Soci

età

di f

atto

Infortuni per forma giuridica

Cumulata

Fonte: elaborazioni su dati ASL - Varese (2000 - 2006)

L’infortunio più frequente è la contusione (27%), seguita dalle ferite e dalle lussazioni/distorsioni (Tabella 3.6). La gravità delle conseguenze, però, aumenta nello stesso ordine. C’è da osservare, in proposito, che gli infortuni con una durata superiore ai 40 giorni sono ben il 22% del totale, la seconda categoria dopo gli infortuni medi (da 8 a 30 giorni), che costituiscono il 42% del totale.

L’età di chi si infortuna mostra una forma a campana sbilanciata verso i più giovani (18-40), che costituiscono il 65% del totale (Figura 3.24). È interessante notare come la classe con più infortuni sia quella 30-40, all’interno della quale dovrebbero normalmente esserci manovalanze con un relativo grado di esperienza. Ciò potrebbe fare ipotizzare un certo grado di “effetto sicumera”, una forma di trascuratezza del pericolo dovuta alla consuetudine, ma che induce ad imprudenze fatali. Un altro dato da rimarcare è che la maggior parte delle perdite di arti (32%) sono a carico dei più giovani (18-29 anni), il che implica un danno ancora più grave per il futuro biologico del lavoratore.

Infortuni per gravità e natura dell’infortunio

72

Tabella 3.6 Distribuzione infortuni secondo classi durata infortuni (giornate) e gruppo natura infortunio (provincia di Varese, 2000-2006)

Da 1

a 7

Da 8

a 3

0

Da 3

1 a

40

Più

di

40

Sco

no

sciu

to

To

tale

%

Contusione 661 1.582 198 526 257 3.224 27%

Ferita 662 1.552 112 279 174 2.779 23%

Lussazione, distorsione

254 1.200 223 729 207 2.613 22%

Frattura 8 279 178 949 96 1.510 13%

Corpi estranei 316 215 9 14 118 672 6%

Sconosciuta 6 14 2 10 599 631 5%

Lesioni da altri agenti

75 111 16 21 27 250 2%

Lesioni da sforzo 17 72 14 24 12 139 1,17%

Perdita anatomica 6 5 51 6 68 0,6%

Lesioni da infezioni parassiti

1 3 1 5 0,04%

Totale 2.000 5.034 757 2.603 1.497 11.891 100%

% 17% 42% 6% 22% 13% 100%

Fonte: elaborazioni su dati ASL - Varese (2000 - 2006)

Figura 3.24 Distribuzione degli infortuni secondo la natura e l’età (provincia di Varese, 2000-2006)

5 56

1012 1072556 423

83 153 48

974 880

466339

55 12225

887 882

476

285

216

320 493

343

286

18

237228

121

66

813

180232

119

66

0

500

1.000

1.500

2.000

2.500

3.000

3.500

4.000

4.500

Lesioni da infezioni parassitiPerdita anatomica

Lesioni da sforzo

Lesioni da altri agenti

Sconosciuta

Corpi estranei

Frattura

Lussazione, distorsione

Ferita

Contusione

Fonte: elaborazioni su dati ASL - Varese (2000 - 2006)

L’analisi dell’attività fisica durante la quale si è subito l’infortunio (Figura 3.25), mostra come la maggior parte degli infortuni (19%) accada in relazione al semplice spostamento all’interno di un cantiere, in attività operative non particolarmente complesse (lavorare con utensili a mano, 12%) o nel semplice atto del prendere, afferrare (11%), mentre la movimentazione con mezzi all’interno del cantiere è al quinto posto (8%).

73

Figura 3.25 Distribuzione degli infortuni secondo l’attività’ fisica

19%

12%

11%

10%

8%

7%

5%

3%

3%

2%

2%

2%

2%

1%

1%

1%

1%

1%

1%

1%

1%

1%

1%

1%

1%

0%

0%

0%

0%

0%

0%

0%

0%

0%

0%

0%

0%

- 200 400 600 800 1.000 1.200 1.400 1.600 1.800

Camminare, correre, salire, scendere, ecc.

Lavorare con utensili a mano manuali

Prendere in mano, afferrare, strappare, tenere in mano, deporre – su un …

Nessuna informazione

Condurre un mezzo di trasporto o un’attrezzatura di movimentazione – …

Trasporto verticale, sollevare, alzare, portare in basso un oggetto

Lavorare con utensili a mano motorizzati

Trasporto a mano di carichi (portare)

Manipolazione di oggetti – non precisato

Fissare a, appendere, alzare, istallare – su un piano verticale

Essere passeggero a bordo d’un mezzo di trasporto

Legare, allacciare, sciogliere, disfare, stringere, avvitare, svitare, girare

Alla guida, a bordo di un mezzo di trasporto/attrezzatura di …

Presenza – non precisato

Lavoro con utensili a mano – non precisato

Condurre un mezzo di trasporto o un’attrezzatura di movimentazione – …

Sorvegliare, far funzionare la macchina

Trasporto orizzontale: tirare, spingere, rotolare un oggetto

Movimenti – non precisato

Altra attività fisica specifica nota del gruppo 40 non indicata sopra

Entrare, uscire

Altra attività fisica specifica non indicata nella presente nomenclatura

Tirare (ad es. un cassetto), spingere (la porta di un capannone, di un …

Alzarsi in piedi, sedersi, ecc.

Alimentare la macchina, disalimentare la macchina

Aprire, chiudere (cassa, imballaggio, pacco)

Strisciare, arrampicarsi, ecc.

Altra attività fisica specifica nota del gruppo 60 non indicata sopra

Operazioni di macchina – non precisata

Avviare la macchina, arrestare la macchina

Fare movimenti sul posto

Spargere, versare in, riempire, annaffiare, vuotare, prosciugare

Altra attività fisica specifica nota del gruppo 20 non indicata sopra

Saltare, slanciarsi, ecc.

Trasporto manuale – non precisato

Lanciare, proiettare lontano

Altra attività

Fonte: elaborazioni su dati ASL - Varese (2000 - 2006)

3.5 L’Attività di vigilanza

Ai fini dell’applicazione della normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, l’organo di controllo per eccellenza è l’ASL, che ha un compito di vigilanza che può esercitare con verifiche di sua iniziativa o su richiesta. Ha un ruolo di vigilanza anche l’Ispettorato del Lavoro, rispetto ad alcuni rischi particolarmente rilevanti che, previa informazione al dipartimento di prevenzione dell’ASL, secondo il DPCM n. 412 del 14/10/97, nel settore delle costruzioni o del genio civile sono quelle connesse a manutenzione, riparazione, demolizione, conservazione e risanamento di opere fisse, permanenti o temporanee, in muratura e in cemento armato, opere stradali, ferroviarie, idrauliche, scavi, montaggio e smontaggio di elementi prefabbricati, lavori in sotterraneo e gallerie, e in cassoni in aria compressa e lavori subacquei. Ma la titolarità primaria dell’attività di vigilanza spetta comunque alle ASL.

Dalla Tabella 3.7 emerge chiaramente l’andamento dell’attività nel settore delle Costruzioni in provincia di Varese rispecchiato dalle notifiche pervenute

L’attività di vigilanza delle ASL

74

all’ASL. Il dato non include le piccole ristrutturazioni, ma evidenzia l’andamento dell’attività di costruzione in senso proprio. Guardando il dato in numeri indice, emergono due picchi, il 2004 e il 2007, ai quali ha fatto fronte un’attività ispettiva in crescita, che è passata dal 4-5% delle notifiche ricevute al 7% (Figura 3.26), interessando un numero di imprese e lavoratori autonomi controllati in crescita in valore assoluto (+48% nel 2007 rispetto al 2002), come anche i sopralluoghi (+45% nel 2007 rispetto al 2002).

Dall’attività ispettiva emerge che, con un attività ispettiva d’iniziativa assestata sull’80% circa dei cantieri visitati, il numero di coordinatori per la sicurezza non nominati pur essendo previsti obbligatoriamente, sono diminuiti sensibilmente, scendendo al di sotto dell’1%. Un relativo miglioramento hanno avuto anche le segnalazioni all’Autorità Giudiziaria di cantieri oggetto di reato che sono passate dal 55% del 2003 al 45% dei primi nove mesi del 2008. Le segnalazioni di reato hanno riguardato in larga misura le imprese (datori di lavoro, dirigenti, preposti, etc.), seguiti dai coordinatori per la sicurezza, che diminuiscono leggermente d’incidenza, ma non in modo sostanziale, seguiti dai committenti/responsabili dei lavori e dai lavoratori autonomi, che tendenzialmente crescono in proporzione nel tempo.

Anche se nel tempo il numero di piani di sicurezza valutati positivamente è cresciuto, passando dal 60% all’85% e la percentuale di sequestri è diminuita, il numero delle violazioni legate alle opere provvisionali e alle macchine è cresciuto, manifestando così una cultura della sicurezza che ancora stenta a calarsi nella prassi del cantiere dal livello normativo dal quale parte. Un miglioramento è evidente, ma è altrettanto chiaro che nel settore delle Costruzioni un lungo tragitto è ancora da fare.

75

Tabella 3.7 L’attività di vigilanza e sanzione nel settore delle Costruzioni in provincia di Varese (2002-2008, III trimestre)

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008*

N° di notifiche pervenute 5.452 5.600 7.809 5.664 5.584 6.528 2.867

N° di notifiche pervenute (numeri indice 2002=100) 100 103 143 104 102 120 53

n° cantieri visitati 270 281 341 407 390 373 211

visitati su richiesta 34% 28% 27% 17% 20% 20% -

visitati d’iniziativa 66% 72% 88% 83% 80% 80% -

visitati ai fini dell'art. 34 D.Lgs 277/94 21% 20% 19% 22% 14% 23% -

nei quali la nomina dei coordinatori per la sicurezza era stata effettuata

75% 70% 88% 68% 77% 64% 71%

nei quali la nomina dei coordinatori per la sicurezza, pur essendo obbligatoria, non era stata effettuata

2% 6% 4% 2% 2% 1% 0%

nei quali la nomina dei coordinatori per la sicurezza non era obbligatoria

24% 26% 22% 21% 15% 28% 25%

n° cantieri visitati/N° notifiche pervenute 5% 5% 4% 7% 7% 6% 7%

% cantieri oggetto di segnalazione di reato all’A.G. 44% 55% 57% 53% 46% 48% 45%

N° verbali inviati all’A.G. riguardanti: 243 277 289 389 294 367 181

imprese (datori di lavoro, dirigenti, preposti, lavorat.) 68% 66% 69% 68% 67% 72% 71%

committenti e/o responsabili dei lavori 11% 9% 10% 8% 12% 7% 8%

coordinatori per la sicurezza 16% 18% 19% 18% 17% 16% 16%

lavoratori autonomi 5% 6% 2% 5% 4% 5% 4%

N° di imprese e lavoratori autonomi controllati 408 413 590 605 571 602 306

N° sopralluoghi complessivamente effettuati 489 509 670 672 668 709 408

N° di violazioni riferite a opere provvisionali 160 256 372 469 463 625 258

N° di violazioni riferite a macchine 51 75 94 52 51 65 27

N° di piani di sicurezza e coordinamento esaminati 133 185 303 252 197 220 137

% piani di sicurezza valutati positivamente 60% 70% 82% 77% 83% 83% 85%

N° coordinatori convocati 111 115 186 118 127 112 94

N° di sequestri 12 10 21 12 16 13 2

% di cantieri sequestrati 4% 4% 6% 3% 4% 3% 1%

N° di inchieste infortunio 32 27 41 45 38 26 13

N° di inchieste per malattia professionale 42 29 33 20 27 20 12

N° di piani di sorveglianza sanitaria esaminati 114 87 111 61 486 49 27

% valutati positivamente 76% 98% 94% 79% 56% 96% 78%

N° di ore di formazione effettuate 28 16 12 22 138 55 0

* Primi 9 mesi Fonte: elaborazioni su dati ASL - Varese (2002 – 2008, III trimestre)

76

Figura 3.26 Andamento delle notifiche e dei cantieri visitati dall’ASL rispetto alle notifiche in provincia di Varese (2002-2008, III trimestre*)

0%

1%

2%

3%

4%

5%

6%

7%

8%

9%

10%

0

1.000

2.000

3.000

4.000

5.000

6.000

7.000

8.000

9.000

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008*

Cantieri visitati/Notifiche N° di notifiche pervenute

Fonte: elaborazioni su dati ASL - Varese (2002 – 2008, III trimestre)

Figura 3.27 Andamento dei verbali inviati dall’ASL all’Autorità Giudiziaria (in valore assoluto e per soggetto coinvolto) in provincia di Varese (2002-2008, III trimestre*)

0

50

100

150

200

250

300

350

400

450

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008*

lavoratori autonomi

coordinatori per la sicurezza

committenti e/o responsabili dei lavori

imprese (datori di lavoro, dirigenti, preposti, lavorat.)

N° verbali inviati all’A.G.

Fonte: elaborazioni su dati ASL - Varese (2002 – 2008, III trimestre)

77

Figura 3.28 Andamento delle violazioni (riferite a opere provvisionali e a macchine) e % dei piani di sicurezza valutati positivamente in provincia di Varese (2002-2008, III trimestre*)

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

0

100

200

300

400

500

600

700

800

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008*

N° di violazioni riferite a macchine

N° di violazioni riferite a opere provvisionali

% piani di sicurezza valutati positivamente

Fonte: elaborazioni su dati ASL - Varese (2002 – 2008, III trimestre)

Per la prevenzione degli infortuni è molto importante l’attività di vigilanza sulla regolarità dei rapporti di lavoro. Quando si è in presenza di lavoro irregolare si è quasi sempre anche in presenza di condizioni lavorative non correttamente tutelate sotto il piano della sicurezza del lavoro. Per combattere questo fenomeno negativo e pernicioso è fondamentale l’attività ispettiva. In provincia di Varese l’attività di vigilanza, misurata in termini di numero di aziende visitate, ha avuto un andamento altalenante (Figura 3.29), raggiungendo un picco nel 2002, calando nel 2003 per poi riprendersi nel solo I semestre 2004 e registrare un lungo calo durato 2 anni, terminato con un balzo dell’attività ispettiva a fine 2006.

Figura 3.29 Aziende visitate nell’attività di vigilanza (provincia di Varese, 2000-2006)

Fonte: elaborazioni su dati Direzione Provinciale del Lavoro, 2000-2006

Andamento dell’attività ispettiva

78

I frutti di questa attività ispettiva non sono però rassicuranti sulla natura della condotta delle imprese nella provincia di Varese (Figura 3.30) dal momento che l’esito più frequente dell’attività ispettiva è la scoperta di irregolarità con una frequenza che supera il 70% sul totale delle aziende ispezionate e con un trend negativo fortemente in crescita.

Figura 3.30 Totale aziende visitate risultate “non regolari” – valori assoluti e percentuali sul totale delle ispezioni (provincia di Varese, 2000-2006)

685614

764818

924

510

999

1257

1570

1279 1283

965 963

1327

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

0

200

400

600

800

1.000

1.200

1.400

1.600

1.800

1°sem.2°sem.1°sem.2°sem.1°sem.2°sem.1°sem.2°sem.1°sem.2°sem.1°sem.2°sem.1°sem.2°sem.

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Perc

entu

ale

non

rego

lari

su

tota

le v

isit

ato

Azi

en

de

no

n r

ego

lari

Aziende non regolari % non regolari sul totale Trend aziende non regolari

Fonte: elaborazioni su dati Direzione Provinciale del Lavoro, 2000-2006

La maggior parte delle aziende risultate irregolari appartiene al settore terziario, sul quale si è concentrata anche la maggior parte dell’attività ispettiva, seguito a buona distanza dal settore manifatturiero (Figura 3.31). All’interno del settore manifatturiero (Figura 3.32) l’Edilizia nell’arco di tempo che va dal 2000 al 2006 mostra il più alto rapporto tra numero di aziende controllate risultate irregolari e quelle risultate regolari (148%), seguita a grande distanza dalla Metalmeccanica. Ciò che però colpisce, è la correlazione tra l’incremento dei controlli e il numero di casi irregolari riscontrati: tendenzialmente, quando nel settore aumentano in valore assoluto i controlli, aumenta anche il numero di casi irregolari scoperti, con un trend decisamente negativo (Figura 3.33) negli anni recenti, che mostrano una percentuale di casi scoperti irregolari in costante crescita. Anche se la Metalmeccanica e la Chimica hanno avuto nel passato recente un andamento più negativo, ciò che caratterizza l’Edilizia è la costanza con la quale, in quasi tutti gli anni considerati, le aziende irregolari sono superiori in valore assoluto a quelle risultate regolari.

I risultati dell’attività ispettiva

79

Figura 3.31 Totale aziende visitate risultate “non regolari” per settore di attività (provincia di Varese, 2000-2006)

3 4 5120

3 1 1 7 7 3 11 0 1 2211 211 233

200

195110 190 195

361237 217 208 258 323

206 159251

194256

149167 192

324

186 221 197200

235

265240

275 304 470

250

641

863

878

853 834

560 504

767

0

200

400

600

800

1.000

1.200

1.400

1.600

1.800

Pe

rce

ntu

ale

az. v

isit

ate

per

tip

olo

gia

Totale aziende visitate - Non Regolari

Settore terziario

Settore manufatturiero

Aziende artigiane

Aziende agricole

Fonte: Ns. elaborazioni su dati Direzione Provinciale del Lavoro, 2000-2006

Le irregolarità, inoltre, tendono a concentrarsi nelle aziende medio-piccole (meno di 10 dipendenti), le stesse nelle quali accadono la maggior parte degli infortuni. Questo trend è consolidato e in crescita, creando in prospettiva non poche difficoltà nei controlli che con maggiore difficoltà riescono a vigilare sulla miriade di piccole aziende che caratterizzano il tessuto produttivo della provincia di Varese.

80

Figura 3.32 Totale aziende visitate regolari (R) e non regolari (NR) per settore di attività (provincia di Varese, 2000– 2006)

30 32 24 25 3923 24 20

4731 23 29 36 25

75

46 47 3040

4249

17

53

18 2729 17

24

64

41 5350

64

66 55

53

71

1835

2927 22

107

90110

72

126

8867

47

75

4626

2917 25

0

50

100

150

200

250

300

350

20

00

-1

°se

m.

20

00

-2

°se

m.

20

01

-1

°se

m.

20

01

-2

°se

m.

20

02

-1

°se

m.

20

02

-2

°se

m.

20

03

-1

°se

m.

20

03

-2

°se

m.

20

04

-1

°se

m.

20

04

-2

°se

m.

20

05

-1

°se

m.

20

05

-2

°se

m.

20

06

-1

°se

m.

20

06

-2

°se

m.

Varie R

Metalmeccaniche R

Manifatturiere R

Chimiche R

Edili R

3620

42 31 3719 20

4971

54 42 57 68 58

4746

4335

54

2535

25

51

20 3434 25 23

59

34

64

44

64

3241

57

85

3654

57 4062

56

48

97

76

85

62

59

47

95

68

81 43 62

76

0

50

100

150

200

250

300

350

20

00

-1

°se

m.

20

00

-2

°se

m.

20

01

-1

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m.

20

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-2

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m.

20

02

-1

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m.

20

02

-2

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m.

20

03

-1

°se

m.

20

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-2

°se

m.

20

04

-1

°se

m.

20

04

-2

°se

m.

20

05

-1

°se

m.

20

05

-2

°se

m.

20

06

-1

°se

m.

20

06

-2

°se

m.

Varie NR

Metalmeccaniche NR

Manifatturiere NR

Chimiche NR

Edili NR

Fonte: elaborazioni su dati Direzione Provinciale del Lavoro, 2000-2006

81

Figura 3.33 Aziende industriali del comparto “Edilizia” visitate per classe di dipendenti regolari (R) e non regolari (NR) e % aziende irregolari

0%

20%

40%

60%

80%

100%

120%

140%

160%

180%

80

60

40

20

0

20

40

60

1°s

em

.

2°s

em

.

1°s

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.

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.

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.

2°s

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.

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.

1°s

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2°s

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.

1°s

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.

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

% ir

rego

lari

e n

um

eri

ind

ice

>100 dipendenti R

<100 dipendenti R

<10 dipendenti R

>100 dipendenti NR

<100 dipendenti NR

<10 dipendenti NR

% irregolari

Controlli (numeri indice 100=1 sem.2000)

Fonte: elaborazioni su dati Direzione Provinciale del Lavoro, 2000-2006

Passando dalle aziende ai lavoratori nelle aziende interessati dai controlli, la condizione lavorativa appare piuttosto negativa (Figura 3.34). La percentuale di lavoratori irregolari è in netta crescita, con un picco in corrispondenza del 2° semestre 2004, e l’associazione tra lavoratori irregolari e condizioni di mancato rispetto delle misure di sicurezza è piuttosto forte.

Figura 3.34 Percentuale lavoratori irregolari sul totale lavoratori aziende visitate

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5%

11% 10%

5%

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i lav

ora

toti

Lav.ri irregolari

Lav.ri regolari

Percentuale lav.ri irregolari s/ totale lav.ri visitati

Fonte: elaborazioni su dati Direzione Provinciale del Lavoro, 2000-2006

Se si concentra l’analisi sulla parte di lavoratori controllati che ha evidenziato casi di “lavoratori non registrati in busta paga”, che possono essere assimilati al “lavoro nero” (Figura 3.35), si può notare come a fronte di un numero di lavoratori in “nero”che dal picco del 1° semestre 2001 è calato di più del 60% nel 2° semestre 2006, il numero di extracomunitari scoperti in questa

Situazione lavorativa dei lavoratori delle

aziende visitate

I “lavoratori non registrati in busta

paga”

82

condizione è quasi costantemente aumentato d’incidenza. A fronte di una diminuzione del fenomeno, che tende sempre di più a interessare categorie con impedimenti legali (minori, peseudoartigiani, pensionati, doppio lavoro, disoccupati, etc.) invece che con un interesse generico al lavoro “nero”, cresce preoccupantemente il fenomeno degli extracomunitari, probabilmente irregolari, con tutte le conseguenze che questa illegalità porta con sé per la sicurezza sul lavoro e l’indotto illegale che tende a creare.

Figura 3.35 Distribuzione lavoratori non registrati in busta paga per tipologia irregolarità

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2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Altri non a libro paga

In C.I.G.

In disoccupazione

Studenti

In doppio lavoro

In malattia/infortunio

Pensionati

Pseudoartigiani

Minori

Extracomunitari

Totale numeri indice (2°sem.2000=100)

Fonte: elaborazioni su dati Direzione Provinciale del Lavoro, 2000-2006

3.6 Immigrazione e infortuni nel settore edile

L’evoluzione del fenomeno dell’immigrazione si fa sentire a partire dal 2000. Come mostra la Figura 3.36, il contributo degli stranieri agli infortuni nel settore edile negli ultimi anni mostra un trend di forte crescita, passando dal 10,2% del 2000 al 26,4% del 2006. Il settore edile, come rivelano i risultati dell’attività di vigilanza condotta dagli organismi di controllo competenti, primeggia per ricorso al lavoro nero, con le più elevate percentuali di manodopera straniera ad alimentarlo. Ciò comporta però che i dati sugli infortuni ufficiali sono molto probabilmente sottostimati, perché molti degli infortuni sofferti dagli stranieri irregolari non vengono da questi denunciati come infortuni subiti sul lavoro per timore di perdere il lavoro o di subire sanzioni.

Spostando l’attenzione agli incidenti mortali (Figura 3.37), il totale dei decessi sul lavoro cresce costantemente nel primi quattro anni considerati, con un picco di 9 morti (tutti italiani) nell’anno 2003. I numeri si mantengono elevati anche nel 2004, quando si registrano 8 decessi, di cui il 50% tra i lavoratori stranieri, per poi avere solo lavoratori stranieri deceduti nel 2005 e un 20% nel 2006. Ma, confrontando questo dato con quello dell’andamento dei lavoratori extracomunitari in “nero” della Figura 3.35, appare chiaro che il dato molto probabilmente è sottostimato.

Immigrazione e infortuni nel settore

edile

Immigrazione e decessi nel settore

edile

83

Figura 3.36 Confronto tra infortuni sofferti da italiani vs stranieri

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Anni

Infortuni -Italiani

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Percentuale infortunati

stranieri

Fonte: elaborazioni su dati ASL – Varese, 2000-2006

Figura 3.37 Confronto tra i decessi dei lavoratori italiani vs stranieri

50,0%

25,0%

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0,0%

50,0%

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Anni

Decessi -Italiani

Decessi -Stranieri

Percentuale

decessi -Stranieri

Fonte: Nostra elaborazionesu dati ASL - Varese (2000 - 2006)

Fonte: elaborazioni su dati ASL – Varese, 2000-2006

Gli stranieri tendono ad aggregarsi sul territorio per formare delle comunità. Così la loro presenza tende a creare dei gruppi omogenei (cluster) che fungono da richiamo per altri immigrati della stessa nazionalità. Ciò comporta una naturale tendenza alla concentrazione della provenienza dei flussi d’immigrazione. Nel periodo 2000-2006 il settore dell’Edilizia della provincia di Varese ha avuto 2.279 infortuni che hanno coinvolto lavoratori stranieri, provenienti prevalentemente dal continente africano (45%) e dall’Europa (43,3%), con una residuale componente d’immigrati provenienti dall’America del Sud e dall’Asia. La Tabella 3.8, inoltre, evidenzia come, indipendentemente dalla provenienza, i lavoratori stranieri siano piuttosto giovani e si concentrino nella fascia di età che va dai 18 ai 40 anni, ma con una distribuzione spostata più verso la fascia di età più matura, rispetto a quanto non accada per la

La provenienza degli stranieri infortunati

nel settore edile

84

distribuzione generale degli infortunati per fascia d’età in Edilizia (Figura 3.22 a pagina 70).

Tabella 3.8 Distribuzione degli infortunati stranieri in Edilizia secondo il continente di provenienza

Fonte: elaborazioni su dati ASL – Varese, 2000-2006

Considerando in dettaglio solo i due continenti da cui proviene l’88% dei lavoratori stranieri del comparto edile (Tabella 3.9), si nota come i lavoratori provenienti dall’Albania da soli rappresentino il 30% del totale degli infortuni occorsi a stranieri in Edilizia nella provincia di Varese, seguiti dal Marocco (26%) e dalla Tunisia (12%). Questo spiacevole primato comporta che, sul totale degli stranieri europei che si sono infortunati in edilizia, l’Albania rappresenta circa il 70% degli infortunati, così come il Marocco rappresenta il 58% di quelli provenienti da nazioni africane.

Continente Paese da 15 a 17 da 18 a 29 da 30 a 40 da 41 a 50 da 51 a 60 da 61 a 65 oltre 65 Grand Total Percentuale

Europa

ALBANIA 2 286 280 104 11 1 684 30%ROMANIA 25 40 13 2 80 4%SERBIA E MONTENEGRO 9 28 9 6 1 53 2%GERMANIA 1 12 16 1 30 1%FRANCIA 2 10 12 3 1 1 29 1%SVIZZERA 11 12 6 29 1%

AfricaMAROCCO 5 209 248 108 23 593 26%TUNISIA 77 152 47 2 278 12%EGITTO 28 40 12 2 82 4%

La nazione di provenienza degli

infortunati

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Tabella 3.9 Distribuzione degli infortunati stranieri in Edilizia nella provincia di Varese: Europa e Africa (dato numerico proporzionale alla bandiera)

Fonte: elaborazioni su dati ASL – Varese, 2000-2006

Continente Paese da 15 a 17 da 18 a 29 da 30 a 40 da 41 a 50 da 51 a 60 da 61 a 65 oltre 65 Grand Total %

Europa

ALBANIA 2 286 280 104 11 1 684 30%ROMANIA 25 40 13 2 80 4%SERBIA E MONTENEGRO 9 28 9 6 1 53 2%GERMANIA 1 12 16 1 30 1%FRANCIA 2 10 12 3 1 1 29 1%SVIZZERA 11 12 6 29 1%

AfricaMAROCCO 5 209 248 108 23 593 26%TUNISIA 77 152 47 2 278 12%EGITTO 28 40 12 2 82 4%

82 %

CONCLUSIONI

Dopo due ricerche condotte sul campo per analizzare lo stato di attuazione del D.Lgs. 626/94, ora D.Lgs. 81/08, quest’ultima sul settore dell’Edilizia è stata la più delicata, anche se si è basata principalmente su dati secondari e sulla rielaborazione dei dati primari raccolti dall’ASL di Varese.

Come la ricerca stessa mette in evidenza, l’Edilizia è un settore importante nell’economia italiana sia per il numero di addetti sia per il numero delle imprese che vi opera sia per le problematiche che mostra in tema di sicurezza. Ha visto una lunghissima fase di espansione fino al 2007, in cui è molto aumentato il numero degli attori che a vario titolo al suo interno o nell’indotto giocano un ruolo e durante la quale si è sensibilmente allargato l’ambito competitivo con l’ingresso di nuovi operatori e di nuove fasce di mercato.

Parallelamente a questa crescita, però, è cresciuto anche l’allarme sociale per la sicurezza nei cantieri e la sensibilità collettiva verso le morti bianche, triste e spesso poco eroico coronamento dell’ambizione di fare il proprio dovere.

Nella provincia di Varese le imprese che operano nelle varie branche del settore Edile sono cresciute dell’8,91% nel periodo 2004-2006, soprattutto grazie ad una forte crescita delle imprese individuali (+8,23%) e di persone (+1,59%). Ciò ha fatto sì che soltanto il 48% dei lavoratori operi in unità locali insediate più di dieci anni fa e che il 36% degli addetti lavori in unità locali insediate meno di cinque anni.

A livello europeo dal 2000 in poi si è potuto assistere ad un calo sia degli infortuni sia dei decessi sul lavoro mentre tra i vari paesi si sono evidenziate grandi differenze. Mentre paesi come la Grecia hanno fatto enormi progressi, scendendo sotto la media UE sia per numero di infortuni sia di decessi, altri paesi, tra cui l’Italia hanno avuto andamenti altalenanti. Il nostro Paese è migliorato sotto il profilo degli infortuni ma peggiorato sotto quello dei decessi, che lo pongono al di sopra della media UE. Inoltre, il settore delle Costruzioni concentra a livello europeo il più alto numero di decessi, pur essendo preceduto dal settore manifatturiero nella graduatoria degli infortuni.

In Italia oltre il 60% degli infortuni complessivi accade nel Nord e, in particolare, nel Nord Est si concentra un terzo dei casi nazionali. In questo scenario, nel settore delle Costruzioni, però, si sono misurati progressi sia per il numero degli infortuni sia per i decessi, ma il settore rimane sempre ai primi posti in questa triste graduatoria.

Nella provincia di Varese gli infortuni nel settore Edile sono abbastanza concentrati (il 45% nei primi 10 comuni), soprattutto quelli riguardanti gli

88

stranieri (49% nei primi 10 comuni). Dal lavoro di ricerca, però è emersa anche una forma di concatenazione temporale degli infortuni nelle costruzioni, non tanto in merito ai mesi estivi, il che non costituisce una sorpresa, quanto piuttosto alla loro distribuzione per giorni della settimana (in particolare, al lunedì e sempre di più nel fine settimana) e per orario (intorno alle 10:00 e alle 11:00 del mattino e tra le 16:00 e le 17:00 del pomeriggio).

Quel che emerge invece dall’analisi delle sedi degli infortuni, il cranio e la colonna cervicale sono le sedi più frequenti, conseguenze di cadute durante lo spostamento all’interno di un cantiere ma anche durante attività operative non particolarmente complesse, mentre la movimentazione con mezzi all’interno del cantiere è al quinto posto. Inoltre, appare preoccupante che ben il 22% del totale degli infortuni abbia una durata superiore ai 40 giorni e che avvenga ad addetti che lavorano in ditte individuali (40,8%) come anche il trend crescente di quelli riguardanti addetti stranieri, in controtendenza rispetto a quelli riguardanti addetti italiani.

Il quadro complessivo che si ricava dalla nostra ricerca è che, come già si era evidenziato nel corso delle precedenti analisi in altri settori, pur a fronte di qualche miglioramento che emerge dalle statistiche, ciò che davvero stenta a crescere è quella cultura della sicurezza, diffusa e continua, che è il solo antidoto ad un male sociale che non è più accettabile. Ma questo tipo di cultura, purtroppo, non si può imporre per decreto.

L’applicazione della normativasulla sicurezza del lavoro nel settore edile

Un’analisi della situazione in provincia di Varese

ottobre 2008

Servizio Analisi Economiche e TerritorialiP.zza Monte Grappa, 5 - 21100 VARESE

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