LaPagina Gennaio2015

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VERSO LE REGIONALI In Campania i primi sondaggi danno la vittoria al centrosinistra PAG. 12-13 CULTURA Daniele Sepe torna con il suo combo Da non perdere “A note spiegate” PAG. 14 MENSILE DI INFORMAZIONE POLITICA ECONOMICA CULTURALE anno XIII numero 1 GENNAIO 2015 La Mattarellata L’ELEZIONE AL COLLE DI SERGIO MATTARELLA METTE IN CRISI L’ASSE PD-FORZA ITALIA E FA ESPLODERE IL “FAMIGERATO” PATTO SUL BANCO DEGLI MPUTATI ANCHE DENIS VERDINI sul Nazareno

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Mensile di informazione politica economica culturale

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VERSO LE REGIONALIIn Campania

i primi sondaggidanno la vittoriaal centrosinistra

PAG. 12-13

CULTURADaniele Sepe

torna con il suo comboDa non perdere

“A note spiegate”PAG. 14

MENSILE DI INFORMAZIONE POLITICA ECONOMICA CULTURALEanno XIII numero 1

GENNAIO 2015

La Mattarellata

L’ELEZIONE AL COLLE DI SERGIO MATTARELLA METTE IN CRISI L’ASSE PD-FORZA ITALIAE FA ESPLODERE IL “FAMIGERATO” PATTO SUL BANCO DEGLI MPUTATI ANCHE DENIS VERDINI

sul Nazareno

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Nuovo stile

Calcio

Caos Centrodestra

Politica

Sommario

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pag. 10-11

pag. 8-9

pag. 15

pag. 6-7

8-9

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Periodico mensileAnno XIII n. 1gennaio 2015

aut. trib. di Napoli n. 73del 26/06/2003

Direttore responsabileGabriele Scarpa

Edito daDiffusione CampaniaSocietà Cooperativa

Giornalistica a r.l.

Sede legaleCentro Direzionaleisola G8 - Napoli

Telefono 081.7877140

RedazioneCentro Direzionaleisola G8 - Napoli

[email protected]

la p@gina

Mattarella assicura«Sarò un arbitro imparziale»

Mercato eccellenteIl Napoli adessopuò davvero volare

Rischio dissoluzioneO si cambia o si muore

Italicum, si del SenatoLa riforma avanza senza intoppi

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Mattarella eletto al ColleIl Nazareno va in frantumi Cosa succederà adesso?

Riflessioni a bassa voce

Indubbiamente gli scenari of-ferti dalla mancata vittoria del centrosinistra, sbandie-

rata ai quattro venti ma poi svani-ta nel nulla nel segeto dell’urna, rendono appassionante e ricca di colpi di scena la vita politica italiana. Prima la defenestrazio-ne di Bersani, abbandonato dai suoi dopo la “non vittoria” (re-sterà nelle pagine più buie del-la storia repubblicana la storia dei 101 franchi tiratori Dem che hanno affossato Prodi e la stessa credibilità dell’ex segretario) e sbeffeggiato dai Cinque Stelle in uno streaming diventato subito virale. Poi la rielezione inusuale e irrituale di GiorgioNapolitano per un secondo mandato a ter-mine vista l’imossibilità di un Parlamento bloccato a trovare un nome condiviso e il fallimento di ogni tentativo in questo senso (Marini? Prodi?).

L’incarico di formare il Gover-no affidato Letta che riuscì nella non facile impresa di mettere insieme la Grande Coalizione tanto amata da Napolitano e ad estromettere Silvio Berlusconi dal Senato. Un anno più tardi il tweet di Renzi, quell’#enri-costaisereno, sancì la fine di quell’esperienza nella maniera più brutale possibile e diede campo libero alle mire “espan-

Con l’elezione al Quirinale

di Sergio Mattarella Il Nazareno

sembra defunto. Staremo a vedere

se si tratta dell’ennesimo bluff

L’Italia ha bisogno di una maggioranza

che governi e di un’opposizione

chiara ed autorevole Altrimenti

la deriva autoritaria perderà i connotati

della semplice deriva

usionistiche” di quel Matteo Renzi che dopo il Pd si pappò anche l’Italia. La sua prima mossa fu quella di chiamare Berlusconi al “Nazareno” per siglare, dopo il niet dei 5Stelle, quel patto sulle riforme che è stato il sottofondo di un intero anno. Quale fosse il contenuto di quello che poi è di-ventato il Patto più discusso in Italia, nessuno è stato in grado di dirlo con certezza. Il Paese si è diviso: è l’unico modo per fare uscire l’Italia dalla palude dice-vano i sostenitori; è la fine della democrazia obiettavano i detrat-tori tra cui anche quella minoran-za Dem che ha sempre preferito il verbo alle azioni concrete. Di certo quel patto ha fatto una so-la vittima: la democrazia che ha visto crollare uno dei due capi-saldi su cui si è retta l’alternanza negli ultimi 20 anni: Forza Italia crollata nei sondaggi ai minimi storici e superata anche dalla Lega dell’altro Matteo: Salvini. Con l’elezione al Quirinale di Sergio Mattarella quel patto sem-bra essere deflagrato. Staremo a vedere se si tratta di un bluff oppure no. L’Italia ha bisogno di una maggioranza che governi e di una opposizione chiara ed autorevole. Altrimenti la deriva autoritaria smetterà di essere soltanto una semplice deriva.

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n°1 gennaio 2015

Alla fine ce l’ha fatta. Dopo le polemiche sul metodo, i veti incrociati, la prote-sta dei Parlamentari di

Forza Italia sul metodo i scelta del candidato e la successiva rottura del Patto del Nazzareno Sergio Matta-rella ce l’ha fatta ed è stato eletto, al quarto scrutinio, il nuovo presidente della Repubblica: il dodicesimo per l’esattezza.

Il giudice della Corte Costitu-zionale è salito al Colle dopo le dimissioni di Giorgio Napolitano.

L’elezione di Mattarella  è arrivata dopo una lunga trattativa tra i partiti e dopo tensioni nella maggioranza. Alla quarta votazione Mattarella va al Quirinale con i voti del Pd, degli alfaniani, di Scelta Civica, ma anche degli ex grillini che alla fine hanno ceduto sulla loro candidatura del giudice Imposimato per arrivare a più miti consigli e quindi al voto di Mattarella. Il quorum per l’elezione al quarto scrutinio è fissato a quota 505. Una soglia che è stata superata ampiamente dopo la convergenza

dei voti dem e quelli di Ncd che ha compiuto un dietrofront clamoroso che ha rischiato di spaccare il par-tito, comunque messo fortemente sotto pressione se si considerano le dimissioni del capogruppo al Sena-to Maurizio Sacconi, della portavice Barbara Saltamartini e del tesorie-re del gruppo alla Camera Maurizio Bernardo.

Mattarella ha così raccolto 665 vo-ti. 127 sono andati ad Imposimato (candidato grillino), Feltri 45 voti, schede bianche 105. Il presidente Mattarella, giunto a Roma da Paler-mo viene di fatto eletto da un Par-lamento incostituzionale nato dal Porcellum. La candidatura è stata fortemente voluta da Matteo Renzi che sin dal primo scrutinio ha im-posto agli altri partiti il nome del giudice costituzionale. La figura di Mattarella finora è rimasta nell’om-bra nel panorama politico italiano. Di lui si ricordano gli incarichi da ministro e le pochissime apparizioni in video. L’unica intervista su youtu-be risale a circa 10 anni fa. 

I dati completi dello scrutinio995 votanti

Sergio Mattarella 665Ferdinando Imposimato 127

Vittorio Feltri 46Stefano Rodotà 17Emma Bonino 2

Antonio Martino 2Giorgio Napolitano 2

Romano Prodi 2Voti dispersi 14

Schede bianche 105Schede nulle 13

QUIRINALE

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Mattarella PresidenteForza Italia vacillaL’Ncd invece implode

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5n°1 gennaio 2015

Sergio Mattarella è nato a Palermo nel 1941 – e quindi compirà 74

anni il prossimo 23 luglio, ed attualmente è giudice alla Corte Costituzionale, ma è stato anche avvocato e professore universitario. Ma prima di tutto è stato un politico, visto che viene da una famiglia di solide tradizioni democristiane. Il padre Bernardo è stato più volte ministro della Repubblica tra il 1953 ed il 1966, mentre il fratello Piersanti è stato ucciso dalla magia nel 1980 mentre era presidente della Regione Sicilia. La sua carriera politica a livello nazionale è iniziata nel 1983 ed è durata un quarto di secolo. In quegli anni è stato vicepresidente del Consiglio nel governo D’Alema ed ha guidato il ministero della Difesa – in questo ruolo ha provveduto ad abolire la leva obbligatoria. E’ stato anche ministro per i rapporti con il parlamento nel governo Goria e in quello De Mita, ministro della pubblica istruzione in uno dei tanti esecutivi guidati da Giulio Andreotti. Quando ricopriva questa posizione è stato autore di dimissioni pesanti perché lasciò il suo incarico, insieme ad altri colleghi di partito, dopo il via libera alla legge Mammi, la legge sulla disciplina d e l s i s t e m a radiotelevisivo che ha dato u n a v e s t e l e g i s l a t i v a al duopolio Rai-Fininvest nel settore televisivo – ed è questo i l motivo per cui è indigesto a Si lv io

CHI È IL NUOVO CAPO DELLO STATO

Berlusconi.È stato un esponendte di spicco

della sinistra democristiana, ed uno dei fondatori dell’Ulivo di Romano Prodi, del Partito Popolare ed infine del Partito Democratico – è stato uno degli estensori del manifesto fondativo nel 2007. Viene ricordato anche come relatore della legge elettorale che prevedeva di erogare il 75% dei seggi parlamentari con il maggioritario ed il 25% con il proporzionale – che per questo v i e n e r i c o r d a t a come Mattarellum. U n a l e g g e c h e garant iva s ia l a governabilità che la rappresentatività di tutte le forze politiche in parlamento.Nell’aprile del 2008 ha lasciato la vita politica attiva. Il 22 aprile 2009 è stato eletto componente del Consiglio di presidenza d e l l a g i u s t i z i a amminist rat iva (d i q u e s t o o r g a n o è s t a to p o i a n ch e presidente), il 5

ottobre 2011 è stato eletto giudice della Corte costituzionale dal Parlamento riunito in seduta comune. In occasione delle ultime elezioni presidenziali il suo nome era stato incluso nella rosa dei candidati che Pier Luigi Bersani ha sottoposto a Silvio Berlusconi – come sappiamo gli

venne pre fe ri to F r a n c o

Marini.

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6 n°1 gennaio 2015

Mattarella assicura «Sarò imparzialema voglio aiuto»

NUOVO STILE

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7n°1 gennaio 2015

«Sarò un arbitro imparziale, ma i giocatori mi aiu-tino». Queste sono

state le prime parole da Presi-dente della Repubblica di Sergio Mattarella nel momento in cui ha giurato da Presidente. Mattarella si è rivolto, quasi a voler eviden-ziare quale sarà la sua bussola in questo settennato, più che alla po-litica, alla Nazione, ad «un popolo che si senta davvero comunità e che cammini con una nuova speranza verso un futuro di se-renità e di pace». Stile asciutto, il suo, umanissimo nel perdere i fogli del discorso che sta leggendo di fronte alle Camere riunite per assistere al giuramento.  

La sua idea d’Italia, Mattarella l’ha spiegata in appena 25 minuti: un Paese «libero, «sicuro e «soli-dale». Ma prima ancora spiega il suo ruolo: arbitro sì, imparziale anche, ma che si aspetta corret-tezza dai giocatori che devono facilitargli il compito senza gli eccessi e le scorrettezze che ca-ratterizzano da sempre la politica italiana. Massima severità, pare di capire, con le simulazioni di fallo, i falli di reazione e soprattutto i tentativi di condizionare il giudice di gara. Solo così potranno essere portate a termine le riforme, solo così sarà possibile quella ricon-nessione dei cittadini alla politi-ca che porterà il Paese fuori dalla crisi.  

Rimediare alla piaga della di-soccupazione, dare certezze alle famiglie, ridare speranza ai poveri sono «i punti dell’agenda esigente su cui sarà misurata la vicinanza delle istituzioni al popolo». Le istituzioni, quindi, facciano la lo-ro parte, e si rispettino tra di loro, Nelle pieghe del discorso il Presi-dente, che ha una formazione da giurista, non manca di ribadire la centralità del Parlamento e di bollare l’eccesso di ricorso alla decretazione d’urgenza. Quanto ai parlamentari, prende atto con soddisfazione del rinnovamento generazionale, ma ricorda a tutti

che in Aula non si è rappresen-tanti di una parte, ma di tutto il popolo. 

Il rischio, avverte Mattarella, è che «l’unità del paese di fronte alla crisi rischia di essere fragi-le», per questo serve solidarietà. A livello nazionale come interna-zionale. Di fronte alla crisi anche l’Europa deve parlare il linguaggio

comune della crescita, «per inver-tire il ciclo economico».

Di fronte alla sfida del terrori-smo (e non a caso Mattarella ri-corda il piccolo Stefano Tachè, «bambino ebreo e bambino ita-liano» ucciso di fronte sinagoga di Roma nel 1982) la comunità in-ternazionale sia compatta. Sicura e solidale

IL RISCHIO È CHE «L’UNITÀ DEL PAESE DI FRONTE ALLA CRISI RISCHIA DI ESSERE FRAGILE», PER QUESTO SERVE SOLIDARIETÀ. A LIVELLO NAZIONALE COME INTERNAZIONALE. ANCHE L’EUROPA DEVE PARLARE IL LINGUAGGIO DELLA CRESCITA

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8 n°1 gennaio 2015

CAOS CENTRO DESTRA

Nel giorno dell’elezione di Sergio Mattarella e del trionfo di Matteo Renzi, ciò che resta del centro-

destra certifica la sua completa dis-soluzione. Lo spettacolo umiliante di questi giorni non rivela infatti soltanto insipienza tattica, confu-sione mentale, goffaggine estrema nel perseguire un obiettivo, paralisi psicologica nel complesso e infido

La totale dissoluzionedel centro destra italianoO si cambia o si muore

gioco parlamentare, incapacità di stabilire una strategia minima di alleanze.

Il legame sempre più sottile con la società italiana

Rivela nel modo più doloroso per chi nell’elettorato italiano ha guar-dato in passato al centrodestra l’e-vanescenza di ogni leadership. Un fondo di disperazione politica di fronte a un avversario forte che ha

impresso una svolta impressionan-te nello scenario politico italiano. Un legame sempre più sottile con la società italiana: interi ceti sociali che abbandonano la rappresentanza berlusconiana, la quasi totalità degli enti locali (se si esclude il Veneto, una ridotta lombarda e qualche macchia nel Sud) in mano al Pd, un’opinione pubblica frastornata, muta, sconfortata, residuale. Un partito afasico, con un leader che le vicende giudiziarie hanno piegato e ferito molto più di quanto non si dica. Una classe dirigente mediocre e inadeguata che pensa al partito co-me a una corte in fuga, in attesa di una parola e di un favore elargiti da un monarca sempre più appannato, come nell’ Ancien Régime alla vigi-lia del 1789. Forza Italia nel caos. Il «Nuovo centrodestra» vissuto come un poltronificio, i «Fratelli d’Italia» prigionieri di un reducismo mino-ritario. E accanto l’unico leader in partita, in crescita, aggressivo, capa-ce di mietere nuovi consensi: Matteo Salvini. Che però è l’opposto di un centrodestra di governo: è la destra di protesta, vociante ed energica ma che non potrà mai aspirare a con-tendere a Matteo Renzi l’ingresso a Palazzo Chigi.

Il «patto del Nazareno» come ultima spiaggia per contare qualcosa

Il centrodestra ha cominciato a morire nel novembre del 2011, con l’estromissione traumatica di Ber-lusconi dal governo. Il Pdl era già spaccato in fazioni, il leader sembra-va sul viale del tramonto, ma solo la non vittoria di Bersani nelle elezioni del 2013 ha dato la sensazione che il centrodestra, dopo aver perso

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9n°1 gennaio 2015

Rivolgo i miei migliori auguri di buon lavoro al Presidente Mattarella.

Sono conv into che , per cultura personale, sensibilità istituzionale e saggezza politica, sarà un garante per tutti, per la maggioranza e per le opposizioni. Nell’attuale assetto costituzionale, il Capo dello Stato non è un giocatore, non è una parte o una controparte, ma è il garante per tutti: e credo davvero che questo sia lo spirito con cui il nuovo Capo dello Stato eserciterà la sua funzione.

Quanto al quadro politico, sono

Auguri al Presidente Sergio Mattarella Basta “Nazarenate” siamo opposizione

RAFFAELE FITTO

note le mie opinioni sulle scelte di Forza Italia di questi mesi. I fatti – purtroppo – mi hanno dato pienamente ragione, e sono convinto che anche chi la pensava diversamente possa oggi onestamente riconoscerlo.

Mi assumerò nei prossimi giorni la responsabilità di fare proposte chiare, di contenuti, di assetti, di strategie, per ricostruire un centrodestra alternativo e competitivo rispetto alla sinistra. Basta “nazarenate”: abbiamo già dato.

16 punti percentuali in soli 5 anni, potesse risorgere. Intanto il Pd si rinnovava, con le primarie impone-va il suo dibattito nell’agenda poli-tica e nel mondo dell’informazione e dell’immagine, con la vittoria di Renzi si dimostrava capace di par-lare a un mondo che non era già rin-chiuso nei recinti del centrosinistra classico. E nel centrodestra? Con il leader condannato ai servizi sociali e un Pd in vertiginosa ascesa, il cen-trodestra berlusconiano si è aggrap-pato al «patto del Nazareno» come ultima spiaggia per contare qualcosa e addirittura per cointestarsi la regia delle riforme istituzionali: Berlusco-ni a Cesano Boscone al mattino, ma Padre della Patria nel pomeriggio.

O si cambia tutto o si muoreMa un «patto» prevede, se non la

perfetta parità, almeno una passa-bile equivalenza dei due contraen-ti. Le vicende di questi giorni, con il metodo renziano del prendere o lasciare, hanno dimostrato che tra i due contraenti del patto, uno detta le condizioni, l’altro può solo rincor-rere e accettare i ritmi e le forme

che il contraente giovane, pieno di futuro, carico di energia, spavalda-mente certo di giocarsi la grande partita della vita impone al contra-ente stanco, sfiduciato, nel pieno del declino, con un partito sempre più fragile, silente, stordito.

E ora? Ora tra un Ncd che ha mi-surato in questi giorni tutta la sua precaria irrilevanza, con Forza Ita-lia dilaniata da scontri mortali e una Lega salviniana sempre più tonica ma che rischia di trascinare l’inte-ro schieramento dietro le sirene dell’antieuro e della guerra santa contro l’immigrazione, o nel cen-trodestra ci si rende conto che bi-sogna cambiare tutto, oppure il tra-monto sarà inevitabile e doloroso. Cambiare tutto significa rimettere in discussione la leadership, il modo di essere, l’identità culturale. Signi-fica un salutare bagno democratico. Rimettersi a parlare con il mondo e non starsene rinchiusi nella fortezza sempre più asfittica di un cerchio magico ripiegato in se stesso a con-templare le rovine. Altrimenti il bi-polarismo italiano si trasformerà in

monopolarismo, e una democrazia ha bisogno di almeno due competi-tori per essere sana e vitale. Perciò la dissoluzione del centrodestra ri-guarda l’intera politica italiana. Non una questione interna alla galassia tardo-berlusconiana, ma un proble-ma dell’intero sistema. Se vogliamo ancora il bipolarismo

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10 n°1 gennaio 2015

POLITICA

Italicum, si del senatoLa legge avanza speditaSeppur non determinante dal punto di vista numerico, il sì di Fi lo è stato da quello politico perché ha permesso al Pd di superare tutti i momenti critici in Aula, l’ultimo dei quali si è verificato poco prima del voto in per una forzatura della maggioranza

Il Senato ha approvato la ri-forma elettorale, che adesso deve tornare alla Camera per la terza lettura: che nelle in-

tenzioni del premier Matteo Renzi dovrebbe essere quella definitiva. Non partecipano però al voto 24 senatori della minoranza del Pd che, pur contestando l’Italicum, evitano almeno un voto contrario, che avrebbe costituito un vero strappo alla vigilia delle elezioni della presidente della Repubbli-ca. Seppur non determinante dal punto di vista numerico, il sì di Fi lo è stato dal punto di vista poli-tico, perché ha permesso al Pd di superare tutti i momenti critici in Aula, l’ultimo dei quali si è verifi-cato poco prima del voto in per una forzatura della maggioranza su un passaggio formale.

Esauriti lunedì sera i voti sugli emendamenti all’Italicum, l’Aula del Senato si è riunita per le sole dichiarazioni di voto da parte dei gruppi e per lo scrutinio finale. E qui alcuni senatori del Pd hanno annunciato la loro contrarietà al-la nuova legge, soprattutto per i capilista bloccati. Nonostante le parole virulente contro il premier Renzi di alcuni Senatori della minoranza Dem, come Corradi-no Mineo e Lucrezia Ricchiuti, i 24 dissidenti alla fine non han-no votato contro ma non hanno partecipato alle votazioni. Que-sto ha fatto sì che si abbassas-se il quorum per determinare la maggioranza necessaria, facendo in modo che i 47 voti di Fi e i 6 di Gal non risultassero determinan-ti ai fini dell’approvazione della

NONOSTANTE LE PAROLE VIRULENTE CONTRO IL PREMIER DI ALCUNI SENATORI DELLA MINORANZA DEM, COME MINEO E LUCREZIA RICCHIUTI, I 24 DISSIDENTI NON HANNO VOTATO CONTRO MA NON HANNO PARTECIPATO ALLE VOTAZIONI

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11n°1 gennaio 2015

legge (la maggioranza da sola ha espresso 131 sì rispetto ai 127 necessari).

La richiesta di verifica di gover-no, avanzata ieri dai bersaniani in caso di voto decisivo di Forza Ita-lia, è stata così neutralizzata con il concorso proprio dei bersania-ni che hanno fatto abbassare il quorum. Anche se l’approvazione del provvedimento ha avuto una coda velenosa per una forzatura che ha fatto arrabbiare Lega, Sel e M5s: Roberto Calderoli ha par-lato di “colpo di stato”, Michele Giarrusso di “attentato agli orga-ni costituzionali”, mentre Loreda-na De Petris è stata piu’ diretta: “mica ci prenderete per fessi”.Al momento di presentare il co-ordinamento formale del testo, cioè una limatura per eliminare le incongruenze lessicali e for-mali della nuova legge dovute alla approvazione degli emen-damenti, la presidente Valeria Fedeli ha proposto un coordina-mento con elementi aggiuntivi

non contenuti in alcun emenda-mento (una modifica ad un arti-colo del Testo Unico sulle leggi elettorali). Pur non trattandosi di interventi sui contenuti, la minoranza ha sottolineato che non si trattava di un coordina-mento solo formale, quanto piut-tosto di un emendamento vero e proprio, che avrebbe avuto bisogno di una discussione e un voto. Per alzata di mano è stato invece votato e accettato come coordinamento formale tra le proteste delle opposizioni.

Il nuovo Italicum va alla Came-ra per la terza lettura che il gover-no auspica sia quella definitiva, e che dovrebbe avvenire ad aprile. Ma Miguel Gotor, capofila dei bersaniani, ha detto di “lasciare il testimone” della sua battaglia contro le preferenze ai suoi col-leghi della Camera. E visto che in Commissione Affari costituzionali di Montecitorio sono numerosis-simi, si preannuncia un nuovo braccio di ferro

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12 n°1 gennaio 2015

Mancano oramai poco meno di quattro mesi all’elezio-ne del governatore della

Regione Campania e il quotidiano Il Mattino ha commissionato all’I-pr Marketing dei sondaggi politici elettorali per cominciare a tastare il polso della situazione politica campana. Si tratta sicuramente di una delle sfide più interessanti e che può anche aiutare a comprendere i mutamenti degli scenari politici ita-liani. Per il centrodestra il candidato è Stefano Caldoro, attuale gover-natore, che però non risulta essere troppo amato, per il centrosinistra si parla di primarie e per il momento i nomi che sono stati avanzati sono tre, Andrea Cozzolino, Vincenzo De Luca e Gennaro Migliore.Ecco quali sono i risultati dei son-daggi politici elettorali Ipr Marke-ting per le regionali in Campania.Sondaggi politici elettorali, regione Campania: quale sarà il candidato del centrosinistra?Secondo quanto riportato dai son-daggi politici elettorali Ipr Marke-ting sulle regionali in Campania, sembra proprio che il centrosini-stra sia in vantaggio. Prima di dare le percentuali, vanno segnalate due questioni. In primo luogo, è ancora incerto quale sia il candidato del centrosinistra: Andrea Cozzolino, ex assessore alla Regione e attual-mente eurodeputato, Vincenzo De Luca, sindaco molto discusso di Salerno a causa delle sue simpatie per Salvini e per il centrodestra e che è stato anche condannato in pri-mo grado per abuso d’ufficio, infine Gennaro Migliore, di recente passa-to da SEL al PD e autocandidatosi

SPECIALE ELEZIONI

Regionali CampaniaCentrosinistra avantiNonostante il caos primarie gli avversari di Caldoro sembrano godere di qualchepunto di vantaggio nei primi sondaggi messi in circolo per tastare il polsodella popolazione campana. Ma è ancora presto per avere un quadro definito

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13n°1 gennaio 2015

al di là delle decisioni di partito. in secondo luogo, non è ancora chiaro con chi si schiereranno l’UDC e il NCD, per cui i risultati dei sondaggi politici elettorali Ipr mostrano i dati di tutte le possibili alleanze.Il centrosinistra in vantaggio sia con Cozzolino, sia con De LucaEcco, allora, quali sono i dati dei sondaggi politici elettorali sulle ele-zioni regionali in Campania. Se la sfida fosse tra Caldoro e Cozzolino, il primo avrebbe il 38% dei voti, il secondo il 42% con UDC e NCD con il centrodestra, rispettivamente il 36% e il 44% con il posizionamento a sinistra dei due partiti. Se la sfida invece fosse tra Caldoro e De Luca, i risultati sarebbero grossomodo gli stessi: 38% per Caldoro e 41% per De Luca con UDC e NCD con il centro-destra, altrimenti il primo si ferme-rebbe al al 35%, mentre il sindaco di Salerno al 43%. La sfida tra Caldoro e Migliore sarebbe invece più equi-librata: entrambi avrebbero il 39% con NCD e UDC alleati del centro-destra, altrimenti il primo si ferme-rebbe al 38%, il secondo al 40%. La più grande incognita resta proprio Vincenzo De Luca, secondo voci di corridoio la condanna in primo gra-do potrebbero averne bruciato la corsa alla Regione. In più il suo at-teggiamento spesso sprezzante nei confronti della tradizione di sinistra potrebbe alienargli molti consensi proprio nell’ala sinistra del PD.È tutto con gli ultimi sondaggi po-litici elettorali per la regione Cam-pania. Se siete interessati a ricevere aggiornamenti, il nostro consiglio è di cliccare sul tasto “Segui” posto in alto al di sopra del titolo dell’ar-ticolo.BURRASCA CENTRO DESTRAIl leader del cosiddetto gruppo dis-sidente di Forza Italia, l’eurodepu-tato Raffaele Fitto sarà a Napoli tra venti giorni “per radunare, in una grande manifestazione pubblica, tutta la squadra campana”. Ad an-nunciarlo, il senatore Vincenzo D’Anna, vicepresidente del gruppo Gal (Grandi Autono-mia e Libertà), che questa mattina, nella sede del

partito azzurro di Corso Trieste a Caserta, ha incontrato ammini-stratori locali, consiglieri regiona-li e simpatizzanti per il brindisi di inizio anno.“Non siamo traditori – ha spiega-to D’Anna – e non lasceremo mai Forza Italia. Ma vogliamo che ci sia democrazia all’interno del nostro partito e soprattutto si cominci a lavorare seriamente ad una vera al-ternativa al centrosinistra. Raffaele Fitto? E’ giovane, leale. Ha tutte le carte in regola per essere il futuro leader. Berlusconi? Un fuoriclasse indiscusso, come Maradona. Ma an-che lui, come a suo tempo ‘El Pibe’, deve fare i conti con l’età che avan-za. Perché, dunque, non sognare un partito con Fitto leader, in campo, e Berlusconi, in panchina, come supervisore?”Più duro l’intervento del senato-re nei confronti del governatore uscente Stefano Caldoro. “Non ac-cettiamo discorsi di schieramenti, ma di contenuti. Partecipe-remo alle regionali con una nostra lista civica che probabilmente si chiamerà ‘Patto per la Campania’ e con un pro-gramma tutto nostro, fatto di sei, sette propo-ste concrete. Caldoro? Non possiamo allearci con chi non risponde al telefono. O con chi non riceve i parlamen-tari, con chi ignora del tutto Caserta e la sua provincia. Si sottopon-ga alle primarie o si ri-metta alla decisione di un’assemblea allargata di amministratori ed eletti di Forza Italia. Vedremo il risultato finale”

Se la sfida della prossima primavera fosse tra Caldoro e Cozzolino, il primo avrebbe il 38% dei voti, il secondo il 42% con UDC e NCD con il centrodestra, rispettivamente il 36% e il 44% con il posizionamento a sinistra dei due partiti. Se la sfida invece fosse tra Caldoro e De Luca, i risultati sarebbero grossomodo gli stessi

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14 n°1 gennaio 2015

CULTURA

A note spiegateDaniele Sepe indossai panni del maestroPer il secondo anno consecutivo il caffè letterario “Intra Moenia” a Piazza Bellini ospita il ciclo di seminari sulla storia del Jazz. Un appuntamentoda non perdere

gate» ovviamente da Daniele Sepe che per l’occasione indossa ancora una volta i panni dell’insegnante. Una veste che gli si addice vista le grandi doti da divulgatore della cultura musicale e non solo che si affianca a quella più nota ed in-discutibile di musicista raffinato e geniale che rappresenta un pa-trimonio inestimabile per la città di Napoli rimasta orfana in poco tempo di Pino Daniele e di Gian-franco Rosi.

Si tratta di otto appuntamenti in

Sono rivolti a tutti i concerti/laboratorio di Daniele Sepe che si tengono a partire dal 21 gennaio, ogni mercoledì

alle 21.30 al caffè letterario Intra Moenia a Piazza Bellini per un ap-puntamento che è stato riproposto dopo il successo dello scorso anno quando la piccola sala del locale è stata gremita all’inverosimile dal-la pattuglia sepiana che, a quanto pare, non smette mai di seguire il profeta del sax.

Il titolo dice tutto: «A note spie-

cui musica e autori saranno rac-contati ai partecipanti che saranno messi in condizione di imparare le strutture base del jazz, i suoi stili e i suoi interpreti; si ascolteranno i brani destrutturati in melodia, ar-monia e ritmica. Verrà insegnata la storia e l’uso degli strumenti princi-pali di un combo jazz: il sassofono, il pianoforte, il basso, la batteria.

Ogni incontro avrà come prota-gonisti due o tre artisti della storia classica e moderna del jazz; in-somma, i partecipanti torneranno a casa con una diversa coscienza e conoscenza di ciò che ascoltano. Originale la formula adottata: teoria e pratica convivono e agli excursus orali del maestro, seguo-no performance pratiche, rigorosa-mente live, eseguite dallo stesso Sepe che si fa accompagnare da una band con musicisti del calibro di Tommy De Paola al pianoforte, Davide Costagliola al basso, Paolo Forlini alla batteria. «Si tratta – di-ce Sepe – di un’esperienza che ab-biamo già proposto circa quindici anni fa al Velvet, ma questa volta è strutturata meglio. Il mio intento è che chiunque, anche chi musici-sta non è, abbia gli strumenti per capire quando chi suona sta ven-dendo balle oppure no. Il jazz è una musica complessa perché improv-visata. La si può giudicare anche affidandosi al proprio istinto, ma trattandosi di un linguaggio piutto-sto ermetico, credo sia opportuno avere delle basi per un ascolto più maturo»

Prenotazione obbligatoria e puntualità. Info 081 451652.

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n°1 gennaio 2015

SPORT

L’attaccante arriva a Napoli, ufficialmente, per “sostituire” Insigne,ma il ventaglio di possibilità legate al suo utilizzo è molto più ampio

Correre ai ripari: sarà que-sto il motto del mercato invernale del Napoli. Do-po i proclami estivi, con

Hamsik e De Laurentiis che parla-vano di scudetto senza paura, ci si aspettava una campagna acquisti da top club; invece s’è temporeggiato troppo, e con la mancata qualifica-zione ai gironi di Champions (che ha mandato in fumo una ventina di milioni) i nomi altisonanti (Fellaini su tutti) sono rimasti sul taccuino del ds Bigon. All’attendismo esti-vo si cercherà di porre rimedio nel prossimo mese, anche se in realtà il Napoli ha cominciato il mercato in anticipo, e con il piede giusto: se per Strinic manca solo l’ufficialità, è ai dettagli la trattativa Gabbiadini (chiamato a fare le veci del lungode-gente Insigne). Ma come cambierà la squadra di Benitez con i nuovi acquisti?In realtà poco, se si parla stretta-mente di modulo: lo spagnolo è un devoto del 4-2-3-1, e i nuovi acquisti ben si inseriscono nella sua idea di gioco. Il terzino croato, classe ’87, è un mancino puro, ed è stato in-gaggiato per due motivi: innanzitut-to bisogna sostituire Ghoulam nel periodo in cui sarà impegnato in Coppa d’Africa (se la sua Algeria do-vesse arrivare in finale, tornerebbe solo dopo l’8 febbraio); ma è anche necessario avere in rosa un gioca-tore di ruolo che possa far rifiatare l’ex Saint Etienne senza scomodare Britos in un ruolo che non gli ap-partiene (e in cui non ha mai dato garanzie). Strinic è arrivato a Napoli con un piccolo problema fisico, la corsia mancina sarà di sua compe-

Gabbiadini e StrinicIl Napoli cambia volto

tenza solo dalla seconda metà di gennaio: non avrà una titolarità al-tissima, ma sicuramente racimolerà un buon numero di presenze. Chi ha Ghoulam in fantarosa, è quasi obbligato all’acquisto.Diverso, e aperto a più soluzioni, il discorso legato a Gabbiadini. L’attac-cante arriva a Napoli, ufficialmente, per “sostituire” Insigne, ma il venta-glio di possibilità legate al suo utiliz-zo è molto più ampio, e legato anche alle necessità della squadra. Sarà, in-sieme a Mertens, il tassello variabile dell’attacco del Napoli: oltre al suo ruolo di ala, Benitez ha schierato il belga anche nel ruolo di Hamsik; allo stesso modo, Gabbiadini potrebbe giocare da ala (scavalcando proprio Mertens nelle gerarchie azzurre), da

punta centrale al posto di Higuain (ma è una soluzione che dovrebbe manifestarsi raramente, viste le ul-time buone uscite di Zapata) e al li-mite anche in coppia col Pipita sosti-tuendo Hamsik. Difficile, comunque, aspettarsi una titolarità pari a quella che aveva nella Sampdoria: negli ul-timi mesi Benitez ha chiarito con i fatti che gli unici intoccabili della sua linea avanzata sono Higuain e Callejon – rispettivamente 1210 e 1326 minuti giocati in campionato, rispetto ai 982 di Hamsik e ai 629 di Mertens. Chi si ritrova Gabbiadini in fantasquadra, però, farebbe bene a continuare a puntarci anche se non ha altri attaccanti azzurri. Anche per-ché al Napoli, finora, mancava uno specialista dei calci piazzati.

di Gianluca Milo

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