L’orologio del campanile - Parrocchia di San Zenone...2017/12/07  · più del frutto della vite,...

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L’orologio del campanile

realizzato da Stefano Boldini nel 1850,

restaurato da volontari nel 2013.

Basamento offerto da Turra Meccanica

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7 dicembre 2017 – Chiesa di San Zenone – Passirano (BS)

Si raccolgono offerte in Chiesa o tramite conto corrente:

IBAN: IT14 C087 3554 9200 1000 0952 011

IT64 Y031 1154 9200 0000 0004 784

Concerto dell’Immacolata

PRO RESTAURI

con la partecipazione di

Ivan Inverardi

Julia Demenko

Gaia Ballarini

Paolo Faustini e i ragazzi del

“Teatro che non c’è”

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Questa sera, grazie alla ricostruzione storica che don

Luigi Falsina fece negli anni ‘40 dello scorso secolo,

descriveremo le opere che abbelliscono la nostra chiesa e

daremo inizio a un percorso che ci porterà a completare

gli interventi di restauro iniziati con la sistemazione delle

coperture e della canonica.

Chiediamo perciò un ulteriore sforzo alla comunità che ha sempre contribuito

con entusiasmo alla salvaguardia di questo nostro bene.

Già in diverse occasioni, grazie al GASP, abbiamo avuto modo di gustare le

opere che abbelliscono questo tempio. Questa sera, con le voci di Ivan

Inverardi, Julia Demenko, Gaia Ballarini, Paolo Faustini all’organo e i

ragazzi del “Teatro che non c’è”, entreremo nella storia, ammirandone i

particolari.

Fra due anni cade il 350esimo anniversario della fondazione

della nuova parrocchia di S. Zeno, avvenuta con il vescovo

Marino Giorgi il 19 maggio 1670. Egli fece nascere in S.

Rocco (santuario dei frati Serviti) la nuova parrocchiale con

il titolo dell’antica dedicata a S. Zeno, ricollegandosi al nome

del patrono delle contrade a occidente del santuario. Fu

decretato, inoltre, che le vecchie chiese di S. Zeno e S. Pietro

fossero dismesse e divenissero semplici “oratori”, e che le

opere d’arte esistenti e quanto altro possibile servissero per

adornare la nuova chiesa.

La nuova chiesa era piccola e povera. Una prima parte dell’abbellimento,

iniziato nei primi del ‘700, si protrasse nel 1763 “causa un’ostinatissima

sicità… colla assistenza di Dio dato principio alla fabbrica del coro”, scrisse

il rettore Alessandro Pavoni sul registro dei battesimi. Quindi si realizzò

l’ampliamento del presbiterio e l’erezione del nuovo altare maggiore. Nel

1772 si costruì probabilmente la cappella della Maternità e le sacrestie.

Verso il 1791/92 il pittore Sante Cattaneo

realizzò la pala della Vergine e S. Zeno.

Nella pala, sul lato destro sotto la nuvola che

sorregge la Vergine col Bambino, si può

notare come fossero, a fine settecento, il

tempio e il conventino: vi è infatti raffigurato

anche l’ampliamento della casa canonica e

tutto il complesso, piazza e loggetta.

La pala è stata restaurata nel 2015 grazie

al contributo della comunità di Passirano.

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Si dovrà attendere la fine del 1800 e gli inizi del

1900 per avere una chiesa decorosa anche sotto il

profilo artistico e architettonico. Fu durante la

fine del parrocchiato di don Giovan Battista

Felini e in seguito di don Ezechiele Davini,

infatti, che, con una serie di grandi rifacimenti,

restauri ed abbellimenti, la chiesa cominciò ad

assumere l’aspetto che attualmente vediamo.

Valutata la situazione finanziaria e la volontà della popolazione, si decise il

proseguimento degli interventi attuando l’ampliamento del presbiterio, la costruzione

di nuove cantorie e di un nuovo organo, la realizzazione di abbellimenti all’intero

edificio e l’esecuzione di affreschi. Il progetto fu affidato al notissimo architetto di

Brescia Antonio Tagliaferri che assunse la direzione dei lavori.

Il presbiterio fu allargato e allungato e per sorreggere la cupoletta e il vano

dell’abside si costruirono tre archi portanti.

La chiesa rinnovata ebbe marmi di Rezzato e Botticino, forniti da Zani e

Davide Lombardi di Rezzato; cornicioni, mensole e capitelli con foglie

d’acanto eseguiti da Achille Travaglini di Bergamo; le dorature e i finti

marmi eseguiti dai fratelli Mora di Bergamo; decorazioni di Ovidio

Franchini e Carlo Chimeri.

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Dal punto di vista artistico, l’opera più importante è costituita dagli affreschi

realizzati da Antonio Guadagnini che vi lavorò dal 1877 al 1883.

Il Guadagnini nacque a Esine il

primo gennaio 1817 e morì il 7

giugno 1900. Troviamo le sue

opere in numerosissime chiese

e palazzi del bresciano e in

Lombardia. Un suo S. Agostino

si trova a Madras in India.

Alle decorazioni della nostra

chiesa doveva partecipare il

pittore Modesto Faustini, ma,

grazie all’amicizia che il

Guadagnini aveva con i signori

Guarneri (a cui lasciò in cambio

numerosi dipinti e un affresco),

l’imponente lavoro venne

affidato a lui.

Per gustare meglio le opere che ci circondano e dare loro voce, le

presentiamo con l’ausilio del Vangelo e una breve descrizione.

Inizieremo dall’abside con la Deposizione dalla croce.

Ogni presentazione sarà preceduta dal rispettivo brano del Vangelo e seguita

da un canto.

L’architetto Antonio Tagliaferri, responsabile degli interventi di

restauro, così descrive nel 1883 l’importante lavoro fatto dagli

artisti:

“…Sento l’obbligo di dichiarare a codesta Onorevole

Fabbriceria che tutti gli artisti che hanno preso parte alla

decorazione della Chiesa, si meritano sincere lodi per la valentia

con la quale hanno lavorato, e interpretato il mio progetto.”

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Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non

rimanessero sulla croce durante il sabato - era infatti un giorno

solenne quel sabato -, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le

gambe e fossero portati via.

Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all'uno e all'altro

che erano stati crocifissi insieme con lui.

Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono

le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e

subito ne uscì sangue e acqua.

Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli

sa che dice il vero, perché anche voi crediate.

Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà

spezzato alcun osso .

E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo

a colui che hanno trafitto .

Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù,

ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il

corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo

di Gesù.

Vi andò anche Nicodèmo - quello che in precedenza era andato da

lui di notte - e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di

àloe.

Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme

ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora,

nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino

un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto.

Là dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato

che il sepolcro era vicino, posero Gesù.

Lettura del Vangelo di Giovanni 19, 31-42

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Nel catino del coro c’è la grande Deposizione dalla

croce del Guadagnini, con 18 figure divise in tre gruppi

principali e due secondari.

Nel mezzo il Redentore viene calato a braccia da

Giuseppe di Arimatea mentre l’apostolo Giovanni lo

sorregge e Nicodemo in ginocchio lo accoglie. A sinistra

la Beata Vergine circondata da tre donne muove a

braccia aperte verso il corpo del Figlio, a destra un altro

gruppo di tre donne tra cui una piangente, l’altra tiene una

grande anfora di aromi e la Maddalena stende il sudario

sopra una portantina.

Un gruppo di quattro militari romani, alla sinistra si

allontana indifferente, mentre a destra due pietosi preparano

alzata la pietra del sepolcro che riceverà il corpo di Cristo.

L’affresco è sulla falsariga di quello dell’abside nel Duomo di

Bergamo con gruppi convergenti sul corpo di Cristo in prospettiva piramidale.

Ai fianchi della pala sui due armadietti delle reliquie, in

belle cornici esuberanti di stucchi, due putti alati in

discesa. Furono restaurati da Mario Pescatori nel 1940.

Ad incorniciare l’altare abbiamo in basso la

glorificazione della fraternità cristiana nei santi

protettori bresciani: Faustino con l’elmo, la corazza e il

manto dei militi romani, tiene lo scudo elissoidale, apre

le braccia e volge lo sguardo al cielo. Giovita calca il

piede sullo scudo quadrato, la sinistra sull’elsa della

spada levando l’altro braccio come in saluto romano.

In alto la fraternità ebrea con Aronne che posa il piede

sinistro sopra un plinto e s’inchina stringendo tra le mani

il turibolo, e Mosè in tunica verde e manto rosso tiene

fermo sulle ginocchia con le mani le tavole della legge.

Julia Demenko canta – da Stabat Mater di Pergolesi -

VIDIT SUUM

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Lettura del Vangelo di Luca 22, 14-22

Quando venne l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e

disse loro: "Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi,

prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più,

finché essa non si compia nel regno di Dio".

E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: "Prendetelo e fatelo

passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò

più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio".

Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo:

"Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria

di me".

E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: "Questo

calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi".

"Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola.

Il Figlio dell'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a

quell'uomo dal quale egli viene tradito!"

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L’Ultima Cena, tela realizzata da Antonio

Guadagnini copiando la precedente

usurata dal tempo dipinta da Stefano

Viviani (pittore di prospettiva figurativa e

architettura, con influssi del Romanino e

Moretto) datata 1616, che all’epoca di don

Falsina si trovava ancora nel cosiddetto

cimitero e probabilmente fu venduta negli

anni ‘60.

La tela è animata da 15 personaggi, Cristo

con gli apostoli e due servitori intenti al

servizio dei commensali.

Non abbiamo modo di sapere come fosse

stata l’opera del Viviani, ma il Guadagnini

ha qui saputo rendere la scena con ottima

prospettiva, e i personaggi, come nel suo

stile, realistici ed espressivi. Restaurata dal

Bertelli negli anni ’40, è

stata nuovamente

restaurata con l’altare

ligneo del ‘600 grazie

al contributo del

gruppo Alpini di

Passirano.

Di fronte all’Ultima Cena l’altare della Madonna del Rosario, che fu

sistemato su disegni eseguiti dall’architetto Rodolfo Vantini (voluti da Lucia

Mutti di Ome nel 1825 con lascito di 7400 lire e nel 1857 la nipote

Maddalena contribui con 4000 lire).

In questo altare abbiamo la scultura lignea di Stefano Lamberti (1485-1522) La Madonna con Bambino, opera del primo periodo artistico, probabilmente parte

della scomparsa soasa di S. Rocco di

Brescia demolita nel creare l’anulare

difensiva “spianata” fuori le mura nel

1517.

Sandro Guerrini, in Brixia Sacra 1978-1-2

p.31, confronta una Madonna lignea

scoperta a Gottolengo, con la Madonna del

Lamberti di Passirano.

Julia Demenko e Ivan Inverardi cantano

PANIS ANGELICUS di C. Franck

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Lettura del Vangelo di Luca 24, 1-12

Il primo giorno della settimana, al mattino presto esse si recarono al

sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato.

Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non

trovarono il corpo del Signore Gesù.

Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due

uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante.

Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli

dissero loro: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo?

Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora

in Galilea e diceva: "Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato

in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno"".

Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro,

annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri.

Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo.

Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli

apostoli.

Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non

credevano ad esse.

Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i

teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l'accaduto.

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Nel Presbiterio la Risurrezione nel cielo

della cupoletta, comprende 20 figure in

quattro gruppi:

-Il Redentore splendente s’alza al centro

trionfatore sulla tomba, ammantato in parte

dal sudario e stringendo lo stendardo crociato

-a destra un gruppo di tredici eletti trionfanti

in cielo tende devotamente le mani giunte

-a sinistra la morte e satana si allontanano a

volo dietro il gesto riprovatore del Risorto

- in basso quattro militi sorpresi guardano la scena miracolosa

Di grande effetto prospettico che rende molto bene il dinamismo della figura del

Cristo vincitore sulla morte.

Nei peducci i quattro evangelisti: Giovanni; Matteo; Luca; Marco.

L’evangelista Giovanni fu rifatto nel 1920 da Vittorio Trainini perché rovinato

dall’infiltrazione di acqua. Per ricostruire l’affresco furono trovati i bozzetti del

Guadagnini in casa Guarneri.

La stessa situazione attuale

degli evangelisti Marco e

Luca.

Julia Demenko canta - da Exsultate, Jubilate -

ALLELUJA di Mozart

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Lettura del Vangelo di Luca 1, 46-56

Allora Maria disse:

"L'anima mia magnifica il Signore

e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

perché ha guardato l'umiltà della sua serva.

D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente

e Santo è il suo nome;

di generazione in generazione la sua misericordia

per quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio,

ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni,

ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati,

ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo,

ricordandosi della sua misericordia,

come aveva detto ai nostri padri,

per Abramo e la sua discendenza, per sempre".

Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

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L’Incoronazione della Vergine realizzata dal Guadagnini nel 1884:

è composta da 15 figure in tre

gruppi

- in alto aleggia lo Spirito

Santo e l’Eterno Padre

apre le braccia sul

Redentore Divino, Cristo

incorona la Vergine

sostenuta da tre angeli

- due angeli e cinque putti

intrecciano voli a destra

- due angeli e due putti

fanno riscontro a sinistra

L’immaginario ci può portare ad identificare le figure qui raffigurate nei fedeli di

Passirano vissuti nel periodo in cui il Guadagnini realizzò gli affreschi. Ecco

quindi che, come vedremo in seguito, ha ritratto i personaggi illustri dell’epoca,

forse ha dipinto “Buizza Maria, moglie di Giò Batta Tonelli ostiero, ritratta nella

Maddalena della Deposizione. Giovanni Bracchi con Caterina di Paderno sposati

da poco: lei che fa la Madonna e lui che la sorregge con la nuvola. Gli angioletti,

anche loro di Passirano. Domenico di tre anni, figlio di Antonio Micanzi e di

Maddalena; Paolina, figlia di Tommaso Pagnoni e di Caterina e vicino a lei

Francesco, quattro anni, il figliolo di Luigi Barucco e Maddalena Delbarba. Poi

vengono i più grandicelli,

quelli con le ali da angeli: il

figlio di Bortolo Vianelli e la

Cominotti, Paolo che

abbraccia la Maria divenuta

sua sposa a settembre”. E forse

tanti altri.

Ai lati della finestra sopra l’ingresso, il

profeta Melchisedech offre il calice e il

pane, ed Elia fa schermo agli occhi con la

destra, forse scrutando la piccola prodigiosa

nube lontana.

Al di sotto le statue commissionate da don

Falsina eseguite da Claudio Botta: San

Giorgio e Santo Stefano.

Ivan Inverardi canta

AVE MARIA di Schubert

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Lettura del Vangelo di Luca 9, 28-36

Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro,

Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.

Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne

candida e sfolgorante.

Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia,

apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per

compiersi a Gerusalemme.

Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si

svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.

Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è

bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per

Mosè e una per Elia". Egli non sapeva quello che diceva.

Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra.

All'entrare nella nube, ebbero paura.

E dalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio,

l'eletto; ascoltatelo!".

Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni

non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

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La Trasfigurazione è il primo

affresco sul volto.

Cristo con ai lati Elia e Mosè

si alza in un bellissimo scorcio

luminoso. Sotto San Giacomo

in tunica viola, alza con la

sinistra il manto verde per

farne velo agli occhi

abbacinati. San Giovanni

solleva le mani giunte verso la

visione. San Pietro, prono a

terra poggia il braccio sulle ginocchia di Giovanni e con sguardo estasiato sembra

chiedere conferma della visione a Giovanni.

Al primo altare a est il Guadagnini affrescò la Comunione di San Carlo ad

un’appestata, opera che andò a sostituire la tela “San Carlo, San Gaetano da Thiene

e Sant’Antonio da Padova” di Domenico Carretti (1650-1719) ora esposta nella

Cappella della Maternità.

Dalle annotazioni di don Falsina abbiamo

l’identificazione dei personaggi qui raffigurati.

L’inferma, con il volto della maestra Faustini che fu

davvero per tanto tempo con esemplare rassegnazione

confinata a letto, s’alza sul pagliericcio intenta al Santo

Cardinale. Due chierici in cotta tengono i vasetti degli

Olii santi e un cero, un curioso (riconosciuto in Giovan

Battista Guarneri) si trattiene a guardare dalla soglia

della stanza, e un sacerdote in nero (con il volto del

curato Giovan Battista Ceni) si allontana con un bimbo

tra le braccia.

La stessa scena, con diversi personaggi, fu affrescata a

fianco di un altare laterale a Rovato e a Borno.

Julia Demenko e Gaia Ballarini cantano

DULCIS CHRISTE di Grancini

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Parte della vita di Gesù è raffigurata nei 4 chiaroscuri, opere eseguite dal Guadagnini

con l’aiuto di Ovidio Franchini e Carlo Chimeri.

- Il battesimo di Gesù. Giovanni dalla sponda versa

l’acqua sul Nazzareno che nel Giordano volge le spalle

allo spettatore, mentre una donna in ginocchio sulla

riva opposta, a mani giunte osserva la scena.

La caduta di Paolo sulla via di Damasco che in tunica

militare è riverso a terra e soccorso da due compagni,

mentre un terzo tiene il cavallo.

Lo stesso episodio fu dal Guadagnini affrescato a colori

nell’abside di Rovato.

- La Samaritana al pozzo. Gesù siede sull’orlo

ammaestrando. L’anfora sta sullo stesso labbro della

fonte, e la peccatrice tiene un dito sulla bocca in segno

di meditativo stupore.

- La consegna delle chiavi. Il divin Maestro che tiene le

chiavi con la destra, le consegna a Pietro inginocchiato

e gli addita il cielo dove saranno ratificate le sue

decisioni, tre compagni si affollano dietro l’apostolo e

due confabulando gli volgono le spalle.

- San Zeno Predicatore, egli è ritto e tiene con la sinistra

una croce… porta mitra e casula e predica all’uditorio

che si stacca sullo sfondo dell’arena appena profilata.

- San Zeno Legislatore. Il santo siede in cattedra, con

solo pallio, tunica e camauro in testa. Con la destra si

stende a consegnare ad un levita i suoi scritti.

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Lettura del Vangelo di Matteo 2, 1-12

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni

Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: "Dov'è colui

che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e

siamo venuti ad adorarlo".

All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta

Gerusalemme.

Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava

da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo.

Gli risposero: "A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per

mezzo del profeta:

E tu, Betlemme, terra di Giuda,

non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda:

da te infatti uscirà un capo

che sarà il pastore del mio popolo, Israele ".

Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con

esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme

dicendo: "Andate e informatevi accuratamente sul bambino e,

quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad

adorarlo".

Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto

spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove

si trovava il bambino.

Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima.

Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si

prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono

in dono oro, incenso e mirra.

Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero

ritorno al loro paese

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Sulla porta d’ingresso

trionfa l’Adorazione dei

Magi, che per grandiosità

può ben gareggiare con

l’affresco dell’abside.

Sono 13 figure tutte legate ad

un unico episodio, eccettuato

il Guadagnini che in quel suo

autoritratto si raccoglie

nell’ombra a destra e scruta

la scena appoggiandosi al suo bastone.

L’episodio è rappresentato in una vasta stalla, la

Vergine col Bambino e San Giuseppe riceve seduta la

visita dei sapienti d’oriente che si avanzano dalla porta

aperta dell’ovile con uno sfarzoso codazzo di servi.

Oltre all’autoritratto del pittore, sono qui raffigurati i

personaggi importanti di Passirano dell’epoca:

- l’architetto Ignazio Presti, con la barba bianca da re

saggio, prostrato in ginocchio, con le braccia quasi ad

accogliere lui stesso il Bambino,

- il notaio cavalier Giovan Battista Guarneri ha dato il

volto a Melchiorre con il mantello bianco che porge la

corona d’oro e altri oggetti preziosi,

- Paolina Presti e la cugina la maestra Turati che,

stupita da tanta ricchezza portata in dono dai Magi,

sembra quasi voglia accertarsene.

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All’altare di San Giuseppe campeggia un antico

affresco seicentesco, con lo stemma del Comune

e la scena del presepio. Il cielo con angeli fu

voluto uniforme, ma il tempo lascia ricomparire

le figure coperte. In basso sotto una tettoia

ricoperta di paglia sono ricoverati, adoranti, il

Santo bambino, la Vergine e lo Sposo coi due

giumenti tradizionali.

Julia Demenko, Gaia Ballarini e Ivan Inverardi cantano

ADESTE FIDELES

“Bisogna proprio riconoscere che i buoni passiranesi del

passato non potevano in una forma più ricca e meglio

equilibrata pensare a impreziosire la loro bella parrocchia.”

Don Luigi Falsina

Il maestro Abramo Venni, nel dicembre 1883 ci lascia questa sua

impressione sui lavori del Guadagnini:

“I dipinti del distintissimo Antonio Guadagnini, che già raccomandato

alla storia, quale robusto affrescante nella diligenza del disegno,

nella sentita espressione e viva composizione, tien fermo contro

l’invadente sbrigliato sentimentalismo di moda, il quale dimentica

come il bello dev’essere splendor del vero, e come l’artista debba

studiare l’idea prima di disporla per divenire educatore, quasicché

il reale possa stare senza un concetto fisso e determinato, e il bello

non sia appunto tale se non quando esprime il vero”.

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Dall’inventario minuzioso che don Luigi Falsina fece nel 1931, sono elencati

1866 oggetti: armadi, croci, pianete, candelabri, panche, tende, cotte, candele,

anelli, orecchini e quant’altro. I dipinti e sculture erano:

- Angelo Custode del Galeazzi [in canonica]

- Quadro cornice dorata con ritratto Arciprete Paganotti, a olio [in sacrestia]

- Quadro piccolo noce con stampa rame della Maternità [opera di Antonio

Paglia nella chiesina della Maternità]

- San Carlo, San Gaetano Thiene e Sant Antonio da Padova [di Domenico

Carretti nella chiesina della Maternità]

- Beata Vergine, San Rocco, Sant Antonio di Padova e San Nicola da

Tolentino (sdruscito) [non individuato]

- Ultima Cena (per modello al Guadagnini) [era L’Ultima Cena dipinta da

StefanoViviani e datata 1616 - scomparsa]

- Beata Vergine delle Grazie di Brescia [non identificata]

- Gran Pala con Beata Vergine e San Zeno (deteriorata) [restaurata nel 2015]

- Pala grande con Ultima Cena del Guadagnini [restaurata nel 2015]

- Altare di San Carlo, affresco del Guadagnini

- Altare di San Giuseppe, affresco antico

- Altare del Rosario, statua lignea quattrocentesca della Beata Vergine

- Statua del Sacro Cuore al naturale, in legno pitturato

- Angeli lignei antichi portafiori [non identificati]

- Cornici grandi con ex-voti pitturati [nella chiesina della Maternità]

- Ovali grandi con ex-voti pitturati [nella chiesina della Maternità ]

- Quadro mezzano con ex-voto pitturato [nella chiesina della Maternità]

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Nell’ambito del progetto per il Censimento delle Chiese delle Diocesi italiane

promosso dalla CEI per la valorizzazione dei beni culturali storico-artistici,

architettonici, archivistici e librari, nel 2004 nella parrocchia di San Zenone sono

sono stati censiti 620 tra mobili, dipinti, paramenti, ecc…. considerabili

patrimonio storico artistico culturale.

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7 dicembre 2017 – Chiesa di San Zenone – Passirano (BS)

Concerto dell’Immacolata

Pro Restauri

Si raccolgono offerte in Chiesa o tramite conto corrente:

IBAN: IT14 C087 3554 9200 1000 0952 011

IT64 Y031 1154 9200 0000 0004 784

Tutte le notizie qui riportate in corsivo sono tratte dal volume con titolo

“Notizie storiche di Passirano”

contenente la ricerca storica pubblicata sul bollettino parrocchiale

dal gennaio 1928 a luglio 1941 da don Luigi Falsina

con annotazioni successive di sua mano.

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Si raccolgono offerte in Chiesa o tramite conto corrente:

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Restauriamo la chiesa per lasciare ai figli

ciò che i nostri avi ci hanno trasmesso.

Prenditi a cuore un piccolo tesoro.

Partecipa anche tu alla sua salvaguardia.