La Struttura Proprietaria Delle Imprese Del Lusso n
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1
TESI:
“LA STRUTTURA PROPRIETARIA DELLE IMPRESE
DEL LUSSO”
A cura di
Marica Lecchi
2
INDICE
Introduzione
Capitolo 1: I modelli di struttura proprietaria delle imprese
Capitolo 2: Cause e conseguenze della quotazione in borsa
Capitolo 3: Le imprese familiari
Capitolo 4: Analisi delle strutture proprietarie delle imprese del settore
del lusso
Capitolo 4.1: Ermenegildo Zegna: simbolo di un’impresa familiare nel
settore del lusso
Capitolo 4.2: Alberta Ferretti e l’Aeffe S.p.A.: impresa quotata con
struttura concentrata
Capitolo 4.3: Bulgari S.p.A.
Capitolo 4.4: Tod’s S.p.A.
Capitolo 4.5: Etro S.p.A.
Capitolo 4.6: Versace S.p.A
Capitolo 5: Conclusioni
Bibliografia
3
Introduzione
Il luxury business, negli ultimi anni, è stato in costante crescita e le società che fanno
parte di questo settore hanno subito vere e proprie evoluzioni sotto molti punti di vista:
un forte aumento dei ricavi delle vendite, una continua espansione internazionale, un
maggior reperimento dei capitali attraverso il mercato della borsa telematica e
continui cambiamenti all’interno della corporate governance. Quest’ultimo aspetto è il
fulcro della mia ricerca, ovvero l’analisi della struttura proprietaria delle imprese del
lusso.
L’analisi inizia con una rappresentazione dei due modelli di struttura proprietaria
esistenti: quello disperso e quello concentrato, mostrando i pro e contro nel loro
utilizzo. Vengono poi illustrati le cause e le conseguenze che dipendono dalla
quotazione in borsa delle aziende, evidenziando i benefici e i costi che queste devono
sopportare per entrare nel mercato borsistico. Dopo una breve parentesi
sull’importanza delle imprese a proprietà familiare, le quali continuano ad esistere
tutt’ora, l’ analisi si concentra sulla descrizione di sei società relative al settore del
lusso: l’Ermenegildo Zegna S.p.A., l’Aeffe S.p.A., la Bulgari S.p.A., la Tod’s S.p.A.,
l’Etro S.p.A. e la Versace S.p.A.. Queste aziende sono solo alcune delle numerose
imprese che lavorano nel luxury business: delle società illustrate vengono descritte la
storia, i loro prodotti, la struttura proprietaria, finanziaria e operativa. Per evidenziare
meglio i mutamenti del capitale azionario che possono aver coinvolto le aziende, sono
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state proposte delle tabelle che sottolineano i nomi degli azionisti, le loro quote
percentuali sul capitale e la data in cui è stata rilevata la quota. I dati di queste tabelle
sono stati ricavati dai database Orbis e Aida, i quali contengono informazioni
finanziarie riguardo l’azionariato, le partecipazioni e in generale l’assetto economico
e di controllo.
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1. Modelli di struttura proprietaria delle imprese
I modelli di struttura proprietaria principali sono due: quello avente struttura
proprietaria dispersa e quello avente struttura proprietaria concentrata. Nel modello
con struttura proprietaria dispersa il management si occupa del controllo dell’impresa,
mentre gli azionisti, che detengono i diritti di proprietà sulle attività aziendali ,
forniscono capitale e beni necessari, senza però poter influire sulle strategie stabilite
dal gruppo di comando. I diritti di proprietà si sostanziano in diritto a ricevere una
quota dei flussi di cassa generati dall’impresa e diritto di voto nell’assemblea degli
azionisti.
Il gruppo di comando, ovvero il management, esercita il potere decisionale in merito
all’ allocazione e alla gestione delle risorse dell’impresa. Gli interessi che fanno capo
ad azionisti e manager possono divergere: mentre i primi agiscono in qualità di puri
investitori finanziari orientati alla massimizzazione del valore delle azioni, i secondi
perseguono anche altri obiettivi diversi dalla massimizzazione del valore, quali il
prestigio e il potere, attraverso la crescita delle dimensioni dell’azienda oltre il livello
ritenuto ottimale dagli azionisti.
Ulteriori conflitti si creano in merito alle politiche di investimento, poiché i manager,
il cui benessere deriva dalle sorti dell’impresa, preferiscono progetti di investimento
poco rischiosi ma che permettano la stabilizzazione dei risultati dell’impresa, anche se
generano un valore attuale netto minore rispetto ad altre alternative disponibili o non
creano valore. Un metodo per allineare il comportamento dei manager agli obiettivi
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degli azionisti consiste nella partecipazione manageriale al capitale dell’impresa: in tal
caso il manager detiene quote azionarie non troppo elevate per scoraggiare eventuali
comportamenti opportunistici manageriali, come spesso accade nelle public
companies, società con strutture proprietarie disperse, diffuse soprattutto nella realtà
anglo-americana. Nelle imprese di questo tipo, nessuno shareholder detiene più del
5% delle azioni in circolazione e, per contenere potenziali conflitti di interesse tra
finanziatori e manager, utilizza un adeguato sistema di corporate governance.
Quest’ultimo è costituito da meccanismi interni, come la supervisione dell’operato
del management da parte del consiglio di amministrazione, legali, come la garanzia di
un flusso informativo al mercato per proteggere gli investitori, ed esterni, come la
riallocazione del controllo del capitale.
Gli Stati Uniti e il RegnoUnito sono i due paesi in cui è maggiormente diffuso il
modello di struttura proprietaria dispersa: secondo uno studio di Holderness, Kroszner
e Sheehan (1999) nel 1995 gli Amministratori di società quotate negli USA
detenevano mediamente il 21% delle azioni; nel Regno Unito l’ analisi di Faccio e
Lang (2002) ha evidenziato che, in un campione di 250 società quotate sul mercato
inglese, la quota mediana di azioni detenute dal principale azionista non supera il
10%.
Nel modello con struttura proprietaria concentrata, le decisioni in merito all’utilizzo
delle risorse aziendali sono prese dall’azionista che possiede la maggioranza delle
azioni in circolazione, riducendo così il potere attivo degli azionisti di minoranza nella
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gestione dell’impresa. Esiste infatti un soggetto titolare di una frazione significativa
delle azioni grazie alla quale egli svolge un ruolo attivo nella gestione aziendale.
L’azionista o gli azionisti di maggioranza esercitano un maggior controllo sul
management e spesso ricoprono incarichi manageriali, sostenendo così un maggior
allineamento tra gli obiettivi del soggetto controllante e la massimizzazione del valore
dell’impresa. Poiché la proprietà e il controllo vengono attribuiti ad un unico soggetto,
sono risolti i problemi di agenzia tipici delle imprese a controllo manageriale. In realtà
i conflitti di interesse continuano ad esistere ma con una connotazione diversa, cioè
quella di una contrapposizione tra azionisti di maggioranza e azionisti di minoranza,
che apportano mezzi finanziari ma non partecipano alle decisioni aziendali. Il potere
degli azionisti di maggioranza può offrire l’incentivo a sfruttare i benefici privati di
controllo, ovvero a estrarre risorse dall’impresa a esclusivo personale vantaggio, tanto
da ridurre il valore complessivo dell’impresa.
L’effetto di una struttura proprietaria concentrata dipende dalla relazione reciproca tra
benefici condivisi tra gli shareholder e benefici privati del controllo.
La proprietà concentrata è difficilmente contendibile e il trasferimento di controllo si
verifica solo mediante accordi diretti tra gli azionisti e non attraverso scalate ostili,
come accade nelle proprietà disperse. A differenza di quest’ultime, il mercato della
riallocazione del controllo non può essere adottato come meccanismo di governance :
sono invece efficaci i meccanismi di controllo interni e legali, che offrono una maggior
protezione agli azionisti di minoranza.
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Aziende con struttura proprietaria concentrata sono tipiche dell’Europa continentale e
dei paesi asiatici: secondo uno studio di Faccio e Lang (2002), analizzando 5232
società quotate in 13 paesi dell’ Europa continentale, il principale azionista detiene in
media oltre il 43% delle azioni e rasenta il controllo di diritto in Italia, Francia,
Germania e Austria.
Claessens, Djankov e Lang (2000) hanno preso in esame 2980 società quotate in
nove paesi dell’Estremo Oriente e hanno trovato che oltre due terzi delle società sono
controllate da un singolo azionista.
2. Cause e conseguenze della quotazione in borsa
Le imprese, durante il proprio ciclo di vita , si trovano davanti alla necessità di reperire
mezzi finanziari per effettuare nuovi investimenti e, di conseguenza, dare inizio alla
crescita aziendale. Uno dei metodi per raggiungere questo scopo è la quotazione su
un mercato azionario: è un fenomeno che riguarda imprese spesso di grandi
dimensioni con stabili flussi di cassa e che hanno raggiunto la fase di maturità.
L’entrata di un’impresa in borsa comporta un’attenta valutazione del trade –off tra
benefici e costi. Grazie alla quotazione, l’ impresa ottiene i finanziamenti per i propri
progetti di crescita e per riequilibrare la struttura finanziaria, in caso di eccessivo
indebitamento, nonché un miglioramento dell’immagine e della reputazione della
società. L’azienda quotata ha accesso ad una maggiore liquidità rispetto alle imprese
non quotate: le azioni sono scambiate con maggior facilità grazie alla sistematica
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fissazione del prezzo, il quale include informazioni sul settore di attività dell’impresa
e sulla situazione del mercato nel suo complesso. Poiché il flusso informativo è
fondamentale per la determinazione del prezzo, l’impresa ha l’onere di programmare
un efficiente sistema informativo tale da limitare le asimmetrie informative e di
svolgere un controllo sulla sua gestione. Solo così l’imprenditore può dare una
immagine credibile della qualità della società agli investitori. La ricerca e la
programmazione di informazioni è molto costosa, perciò solo le aziende già mature
sono dotate delle risorse per intraprendere questa operazione.
Dopo aver analizzato i vantaggi e gli svantaggi della quotazione, le imprese che
decidono di iniziarla mutano la loro struttura proprietaria, a seconda dell’obiettivo che
l’imprenditore si è prefisso al momento della quotazione.
Se l’imprenditore –manager decide di cedere la sua partecipazione con l’IPO e perdere
il suo controllo azionario, può favorire i large investitors, i quali sono in grado di
realizzare una migliore valutazione del valore dell’impresa sul mercato. Questo si
verifica raramente, infatti l’imprenditore spesso compie una discriminazione tra gli
investitori, preferendo coloro che hanno richiesto minori quantitativi per scoraggiare
la formazione dei blockholders.
Se l’impresa da cedere non fosse quotata, converrebbe all’imprenditore quotarsi
mantenendo il controllo e successivamente rivendere il pacchetto azionario ad un
acquirente. Nel caso in cui quest’ultimo potesse aumentare il valore dell’azienda e
volesse usufruire de i benefici privati, l’imprenditore otterrebbe un valore maggiore
rispetto a quello di mercato.
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La quotazione fornisce ai suoi investitori le informazioni necessarie anche per le
successive negoziazioni.
A differenza di paesi europei, come la Germania e l’Inghilterra, in Italia sono poche le
aziende che intraprendono la via della quotazione borsistica: le piccole e medie
imprese italiane, ma anche imprese di grandi dimensioni, diffidano dei vantaggi di
questa operazione, preferendo aumentare il capitale di debito con dei prestiti dal
sistema bancario, piuttosto che capitalizzarsi in borsa.
3. L’impresa familiare
Un’impresa familiare è un’azienda gestita da più persone legate tra loro da vincoli di
parentela. Questo tipo di impresa, molto diffusa in Italia, nasce come impresa
individuale con un imprenditore-fondatore, personaggio spesso carismatico che
modella l’azienda sulla base dei suoi orientamenti.
Con il passare del tempo e con lo sviluppo della società, l’imprenditore si trova a
dover chiedere il supporto di altri soggetti, a causa delle crescenti necessità
dell’impresa.
La scelta ricadrà sui componenti della propria famiglia, che assumeranno le posizioni
di vertice, dando così la priorità al legame di parentela, piuttosto che a considerazioni
relative al merito o alle competenze.
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I processi di crescita delle aziende familiari sono condizionati dalla dimensione del
patrimonio familiare e dalla propensione della famiglia ad investirlo in capitale di
rischio dell’impresa.
Infatti, le imprese familiari sono caratterizzate da numerosi limiti interni, in termini di
risorse umane, abilità, capitali posseduti o reperibili dalla famiglia.
4. La struttura proprietaria delle imprese del lusso italiane
4.1 Ermenegildo Zegna: simbolo di un’impresa familiare nel settore del lusso
Ermenegildo Zegna è un’impresa manifatturiera d’abbigliamento maschile, nata nel
1910 a Trivero, sulle Alpi biellesi, grazie all’omonimo fondatore, il quale prese le
redini del lanificio del padre Angelo.
L’elemento chiave dell’impresa erano i tessuti di alta qualità, prodotti grazie alle
materie prime importate dall’Australia e dal Sud Africa e successivamente lavorate con
macchinari che provenivano dalla Gran Bretagna.
I tessuti di Zegna diventarono presto uno dei prodotti più prestigiosi d’Italia, esportati
su scala internazionale.
Negli anni sessanta si afferma il carattere familiare dell’ azienda: i figli di
Ermenegildo, Angelo e Aldo, presero in mano la gestione e portarono a termine la
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completa integrazione verticale dell’impresa, aumentando l’internazionalizzazione
della produzione e della distribuzione e aprendo i primi negozi monomarca in tutto il
mondo.
Così come aveva fatto Ermenegildo con loro, anche Angelo e Aldo Zegna fecero
entrare in azienda i figli Ermenegildo, Paolo, Anna, Benedetta, Laura e Renata,
affidandogli le cariche più importanti.
Oggi l’impresa è diventata il Gruppo Ermenegildo Zegna, il quale si è impegnato in
un importante processo di diversificazione: nel 1999 ha acquistato le Lanerie Agnona
S.p.A., mentre dal 2002 controlla l’azienda Guida, proprietaria del marchio Longhi.
Nello stesso anno ha costituito la società ZeFer, una joint venture con il Gruppo
Salvatore Ferragamo, per sviluppare i settori della pelletteria su scala internazionale.
Nel 2003 ha acquisito il 50% dell’azienda SharMoon della famiglia Chen, che produce
abiti di alta qualità per il mercato cinese, aumentando la propria presenza sul mercato
cinese.
La proprietà del Gruppo Zegna è nelle mani dell’omonima famiglia attraverso la
Monterubello società semplice così da controllare il 100% dell’azienda, come viene
mostrato dalla tabella 1.1.
Tabella 1.1 Fonte dei dati: database Aida( n.d = non disponibile)
Nome Azionista
Azionariato
Diretto (%) Totale(%) Data di informazione
MONTERUBELLO SOCIETA' SEMPLICE 95 n.d. giu-12
95 n.d. giu-11
100 100 giu-10
50 n.d. giu-09
- n.d. giu-07
SELF OWNED 4,52 n.d. giu-12
13
ZEGNA ERMENEGILDO 0,48 n.d. giu-12
L'OREAL SA 100 100 nov-10
100 100 gen-10
100 100 giu-09
YSL BEAUTE HOLDING 100 100 giu-09
100 100 set-08
100 100 set-07
La famiglia rimane la garanzia di continuità e solidità del gruppo sulla base di un
impegno etico condiviso con una governance rigorosa .
L’unità della famiglia Zegna porta ad escludere una possibile entrata in borsa,
puntando invece sulla crescita, organizzazione, risorse, così da generare un profitto
sufficiente per sviluppare i nuovi investimenti.
Nella tabella 1.2 vengono rappresentati alcuni dei dati più importanti riguardo la
produttività e la posizione finanziaria della società dal 2007 al 2011.
Tabella 1.2 Fonte dei dati: database Aida
2007 2008 2009 2010 2011
Fatturato(EURO) 843.407.000 870.580.000 796.961.000 962.617.000 1.126.620.000
EBITDA (Euro) 121.928.000 110.276.000 85.372.000 140.491.000 232.804.000
UtileNetto (Euro) 69.725.000 62.259.000 17.268.000 60.101.000 115.121.000
Patrimonio
Netto (Euro)
568.819.000 629.592.000 631.246.000 718.018.000 842.693.000
14
Rapporto di
indebitamento
1,6% 1,56% 1,6% 1,63% 1,61%
Flussi di Cassa
(Euro)
108.423.000 106.245.000 70.049.000 118.405.000 175.560.000
Alla fine del 2011, Ermenegildo Zegna ha un Ebitda in aumento del 66%, a circa 233
milioni e un utile netto a 115,1 milioni: avendo una posizione finanziaria netta
rafforzata, l’azienda ha investito il 3 % nel capitale della Brunello Cucinelli.
Nonostante la crisi del 2009, lavorando su efficacia ed efficienza di mercati e negozi e
puntando sull’innovazione del prodotto, Ermenegildo Zegna ha conseguito ottimi
risultati, tali da confermare il suo marchio all’interno del settore del lusso.
4.2 Alberta Ferretti: impresa quotata con struttura proprietaria concentrata
Alberta Ferretti è il nome della stilista nonché fondatrice dell’omonima casa di moda
italiana nata nel 1972. La stilista ha iniziato l’attività sotto forma di ditta individuale,
trasformandola nel 1990 nell’attuale Aeffe S.p.A., gruppo che opera nel settore della
moda e del lusso. La società realizza prodotti pret-à-porter, calzature, pelletteria,
lingerie e beach wear che vengono distribuiti in Italia, Europa, America,Giappone ed
Estremo Oriente. Quotata presso la Borsa Valori di Milano, Aeffe S.p.a. conta una
produzione di 900.000 capi ogni anno, gestisce 1400 dipendenti, 46 punti vendita
monomarca ed è presente in 2000 negozi in tutto il mondo.
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Le acquisizioni di aziende nel settore moda sono iniziate nel 1999 con una
partecipazione del 70% nella Moschino S.p.a., società operante dal 1983 e titolare
degli omonimi marchi facenti capo allo stilista Franco Moschino; nel 2001 acquista
una partecipazione del 72% nella Pollini S.p.A., marchio storico del settore della
pelletteria e delle calzature, che produce marchi come Genny, Byblos, Prada, Extée.
Oltre a queste, Aeffe è proprietaria dei marchi Philosophy di Alberta Ferretti,
Verdemare, Studio Pollini, Moschino Cheap and Chic e Moschino Jeans.
L’azienda possiede, inoltre, una licenza sui marchi Jean Paul Gaultier, Gaultier 2,
Blugirl, Authier e Basso & Brooke.
Riguardo la struttura proprietaria, l’Aeffe S.p.A. ha un azionista di maggioranza, la
Fratelli Ferretti Holding S.r.L. con il 61,797%, di cui direttamente per il 37,39% e
tramite I.M Fashion S.A per il 24,410%. Data questa governance, la struttura
proprietaria della Aeffe S.p.A. si può definire concentrata e la famiglia Ferretti detiene
il maggior potere: le posizioni di Presidente e Vicepresidente sono state affidate
rispettivamente a Massimo Ferretti ed Alberta Ferretti, i quali fanno parte anche del
Consiglio d’Amministrazione in qualità di Amministratori Delegati, insieme a Simone
Badioli e Marcello Tassinari.
Nella tabella 2.1 vengono rilevati i principali azionisti succedutisi dal 2007 al 2012 e
la loro quota percentuale sul capitale ordinario.
Tabella 2.1 Fonte dei dati: database Aida (n.d. = non disponibile )
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Azionisti Quota %
diretta
Quota
%totale
Data di
informazione
FRATELLI FERRETTI HOLDING S.R.L. 37,39 n.d. dic-10
- 66,83 mar-09
- 61,8 ago-07
- 63,81 lug-07
45,43 n.d. giu-07
IM FASHION S.A. 24,41 n.d. dic-10
24,41 n.d. dic-09
24,41 n.d. apr-09
24,41 n.d. ago-07
26,42 n.d. lug-07
49,98 n.d. giu-07
SELF OWNED 5,5 n.d. dic-10
5,04 n.d. mar-09
2 n.d. set-08
BADIOLI TULLIO 5 n.d. ago-12
4,68 n.d. gen-12
5 n.d. ott-10
2,24 n.d. dic-09
2,24 n.d. lug-07
2,71 n.d. giu-07
2,67 n.d. mag-06
MEDIOBANCA SPA 2,06 n.d. dic-10
2,06 n.d. dic-09
2,06 n.d. feb-08
HENDERSON GLOBAL INVESTORS LIMITED
1,9 n.d. set-11
2,98 n.d. dic-10
2,98 n.d. dic-09
2,98 n.d. lug-07
HENDERSON GROUP PLC attraverso i suoi fondi
- 1,89 set-11
- 2,98 mar-11
- 2,98 dic-09
- 2,96 apr-09
FERRIM SRL 0,9 n.d. giu-11
0,91 n.d. giu-07
0,89 n.d. mag-06
EXTRAFIN SA 0,88 n.d. giu-11
0,88 n.d. giu-07
INTESA SANPAOLO attraverso i suoi fondi
- 0,87 mag-12
- 0,87 feb-12
17
- 0,84 ott-11
- 0,83 set-11
- 1,16 giu-10
- 1,44 dic-09
- 1,43 giu-09
- 1,16 giu-08
- 0,37 dic-07
LANDESBANK BADEN-WÜRTTEMBERG attraverso i suoi fondi
- 0,13 gen-12
0,09 n.d. giu-11
0,09 n.d. giu-07
0,09 n.d. mag-06
Come si nota dalla tabella, dal 2007 la famiglia Ferretti continua a detenere la
posizione di azionista di maggioranza e quindi la proprietà della società, che è
detenuta congiuntamente da Alberta Ferretti e Massimo Ferretti.
Nonostante la solida posizione sul mercato, l’Aeffe S.p.A. ha subito un forte
decremento del fatturato e parallelamente un aumento dell’indebitamento, a causa della
crisi economica che ha coinvolto anche il settore del lusso. La tabella sottostante
evidenzia l’improvviso cambiamento iniziato nel 2009.
Tabella 2.2 Fonte dei dati: database Aida
2007 2008 2009 2010 2011
Fatturato(Euro) 293.210.633 294.684.156 217.038.684 219.239.971 246.025.000
Utile
Netto(Euro)
18.270.142 8.777.253 -23.777.235 -14.255.406 -4.108.000
EBITDA(Euro) 44.450.624 34.293.901 -12.956.196 2.972.663 21.241.000
18
Patrimonio
Netto(Euro)
194.627.621
196.011.329
170.494.238
155.544.521 150.197.000
Rapporto di
indebitamento
2,09%
2,17%
2,31%
2,48%
2,62%
Flusso di
cassa(Euro)
26.042.268 20.104.602 -5.912.837 3.590.148 11.061.000
Nonostante la difficile congiuntura economica Aeffe S.p.A e le sue aziende
partecipanti hanno fiducia nella ripresa, continuando ad investire sul miglioramento
dell’efficienza e sulla crescita, anche attraverso la diversificazione geografica su scala
internazionale.
I risultati conseguiti nel 2011 hanno fatto crescere il successo del gruppo tanto che nel
settembre del 2012 la statunitense Aimz, proprietaria della Emanuel Ungaro, marchio
storico della moda, ha concesso all’Aeffe la licenza esclusiva per la produzione e
distribuzione di abbigliamento e accessori per la durata di sette anni. Inoltre, avrà la
possibilità di entrare nel capitale della Ungaro con una quota di minoranza
significativa al raggiungimento degli obiettivi condivisi.
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4.3 Bvlgari S.p.a.: ex impresa familiare quotata
Bulgari S.p.A. è la casa madre e proprietaria del marchio BVLGARI e svolge attività
di coordinamento nelle aree di sviluppo del prodotto, marketing, finanza, sistemi
informativi, e gestione delle risorse umane del Gruppo Bulgari. L’azienda Bulgari è
stata fondata da Sotirio Bulgari, discendente di un’antica famiglia di argentieri greci,
che nel 1905 insieme ai figli Costantino e Giorgio inaugurò la gioielleria di via
Condotti a Roma, ancor oggi negozio simbolo della famiglia Bulgari.
Negli anni Settanta Bulgari inizia una fase di espansione globale, con l’apertura di
nuovi negozi a New York, Ginevra, Parigi e Montecarlo e la nascita dell’ orologio
Bvlgari Bvlgari che raggiunge un successo tale da fondare la Bvlgari Time Neuchatel,
un’azienda dedita esclusivamente alla creazione e produzione degli orologi.
In seguito, l’azienda perfeziona la strategia di diversificazione fondando la Bulgari
Parfums, per gestire la creazione e produzione dei profumi di lusso, e presentando le
prime collezioni di accessori in seta, accessori in pelle e occhiali.
I primi anni del XXI secolo sono segnati da una strategia di integrazione verticale più
aggressiva, con l’acquisizione di aziende manifatturiere svizzere di orologi,
come la Cadrans Design, e di aziende impegnate nella produzione di alta gioielleria e
di pelletteria, rispettivamente la Crova e la Pacini.
Oltre a ciò, la diversificazione del prodotto si è maggiormente ampliata attraverso la
creazione di una catena di alberghi e resorts, Bulgari Hotel & Resorts, e di una linea di
prodotti cosmetici.
20
Dal 1995, Bulgari è quotata alla borsa di Milano e al Seaq di Londra, grazie al
precedente Amministratore delegato Francesco Trapani: nel momento in cui è entrata
nel mercato borsistico la famiglia Bulgari era l’azionista di maggioranza con una quota
del 51%.
Nel giugno 2011, Paolo e Nicola Bulgari, rispettivamente Presidente e Vicepresidente
del Consiglio di Amministrazione di Bulgari S.p.A, decidono di trasferire a LVMH
Moet Hennessy Louis Vuitton S.A. la propria quota di maggioranza, al fine di
rafforzare lo sviluppo a lungo termine del Gruppo Bulgari e di realizzare sinergie
significative, soprattutto nell’ambito degli acquisti e della distribuzione.
Mentre alla LVMH viene conferita la partecipazione di controllo della famiglia,
quest’ultima diventa il maggior azionista familiare del Gruppo LVMH, a seguito
dell’emissione di 16,5 milioni di azioni LVMH in concambio dei 152,5 milioni di
azioni Bulgari detenute dalla famiglia. Le cariche di Presidente e Vicepresidente
restano ai fratelli Bulgari, che possono nominare due membri del Consiglio di
Amministrazione di LVMH, mentre Francesco Trapani, Amministratore delegato di
Bulgari S.p.A., entra nel comitato esecutivo di LVMH e assume la direzione di tutta
l’attività di orologeria e gioielleria di LVMH.
Nella tabella 3.1 viene rappresentato l’elenco degli azionisti che si sono succeduti dal
2006, con quote azionarie maggiori del 2%.
Tabella 3.1 Fonte dei dati: database Aida (n.d = non disponibile)
Nome Azionista
Azionariato
Diretto (%) Totale(%) Data di informazione
BERNARD ARNAULT & FAMILY - n.d. giu-12
21
LVMH MOET HENNESSY - LOUIS VUITTON SA
- 100 dic-11
WO n.d. ott-11
92,47 n.d. set-11
62,91 n.d. lug-11
69,64 n.d. giu-11
14,61 n.d. mar-11
HANNIBAL SA 5,61 n.d. nov-11
5,62 n.d. set-11
5,85 n.d. lug-11
6,48 n.d. mar-11
AMUNDI - 0,06 set-11
- 2,48 gen-11
2,03 n.d. nov-09
CRÉDIT AGRICOLE S.A. - 0,01 set-11
- 2,17 gen-11
- 2,01 nov-09
UNIONE FIDUCIARIA SPA SOCIETA FIDUCIARIA E DI SERVIZI DELLE BANCHE POPOLARI ITALIANE IN BREVE UNIONE FIDUCIARIA SPA
2,73 n.d. set-11
Di cui: 23,39% di Paolo Bulgari, 22,83% di Nicola Bulgari, 4,38% di Francesco Trapani
50,60 n.d. dic-09
51,99 n.d. mar-07
BLACKROCK, INC. attraverso i suoi fondi
- 0,14 lug-11
- 0,16 giu-11
- 0,17 apr-11
- 0,32 feb-11
- 2,82 dic-10
- 3,37 giu-10
SAS RUE LA BOETIE attraverso i suoi fondi
- 3,7 lug-11
- 3,97 apr-11
- 5,86 mag-10
- 4,02 apr-10
- 4,12 feb-10
- 2,22 dic-09
- 0,12 dic-08
- 0,22 set-08
- 0,16 giu-08
- 0,28 mar-08
- 0,24 dic-07
- 0,22 set-07
BULGARI PAOLO 25,45 n.d. mag-11
- 23,4 dic-09
- 23,79 mar-07
BULGARI NICOLA 24,82 n.d. mag-11
- 22,83 dic-09
22
- 23,8 mar-07
TRAPANI FRANCESCO 4,76 n.d. mag-11
4,76 n.d. apr-11
4,38 n.d. dic-09
4,45 n.d. set-09
4,45 n.d. gen-07
CREDIT SUISSE GROUP AG - 0,2 apr-11
- 6,93 mar-11
<2.00 n.d. apr-07
BPCE SA attraverso i suoi fondi - 0,78 mar-11
- 6,23 ott-10
- 6,24 giu-10
- 6,27 apr-10
- 4,91 mar-10
- 4,88 gen-10
- 6,05 dic-09
- 5,84 nov-09
- 6,16 giu-09
- 5,86 mar-09
CREDIT SUISSE INTERNATIONAL 4,58 n.d. mar-11
MASSACHUSETTS MUTUAL LIFE INSURANCE COMPANY attraverso i suoi fondi
- 1,52 mar-11
- 3,52 gen-11
- 3,66 ago-10
- 2,1 apr-10
- 2,1 mar-09
- 4 dic-08
- 2,1 apr-08
- 2,1 set-07
OPPENHEIMERFUNDS, INC. 1,7 n.d. mar-11
3,52 n.d. gen-11
3,66 n.d. lug-10
2,1 n.d. gen-07
FMR LLC 0,33 n.d. mar-11
1,73 n.d. giu-10
1,82 n.d. mar-10
<2.00 n.d. gen-10
- 2,34 giu-09
PREDICA SA 2,03 n.d. gen-11
1,86 n.d. nov-09
STATE OF NEW JERSEY attraverso i suoi fondi
- 0,45 giu-10
- 0,66 giu-09
- 1,89 giu-08
- 1,9 apr-07
- 2 dic-06
BLACKROCK INVESTMENT MANAGEMENT (UK) LIMITED
3,13 n.d. giu-10
23
3,12 n.d. mag-10
5,13 n.d. gen-10
2,66 n.d. dic-09
HARRIS ASSOCIATES L.P. 5 n.d. nov-09
5,01 n.d. ago-08
2,1 n.d. gen-07
Dal 2011, la proprietà dell’azienda è passata nelle mani di Arnault Bernard,
proprietario del gruppo del Lusso LVMH, la cui quota di maggioranza è gestita
direttamente per il 92,47% e per il 5,62% tramite la Hannibal SA, società controllata
dallo stesso Arnault.
L’integrazione con il colosso del lusso francese crea valore per l’azienda, favorendo
nuove opportunità di sviluppo soprattutto sotto il versante della commercializzazione
dei prodotti, dei costi e del rafforzamento dei marchi, passando dal controllo di un
business medio-piccolo alla partecipazione e gestione di un business più grande.
Infatti, i risultati operativi e finanziari fino al 2010 erano in calo, come viene mostrato
dalla tabella 3.2.
Tabella 3.2 Fonte dei dati: database Aida
2007 2008 2009 2010
Fatturato 1.073.810.000 1.061.150.000 923.862.000 1.054.180.000
24
(Euro)
EBITDA
(Euro)
164.521.000 115.981.000 -19.823.000 154.858.000
Utile
Netto(Euro)
151.156.000 82.257.000 -46.951.000 38.004.000
Patrimonio
Netto (Euro)
778.462.000 824.984.000 781.862.000 933.989.000
Rapporti di
indebitamento
1,6% 1,73% 1,65% 1,6%
Flussi di
Cassa (Euro)
150.918.000 82.865.000 -47.095.000 107.557.000
Attualmente le vendite sono aumentate in modo rilevante nel segmento orologi e
gioielli con un incremento di +98% su base annua.
Il passaggio di proprietà non è stato quindi un cambio di rotta ma la continuazione
della strategia della famiglia Bulgari improntata su prodotti di alta gamma e qualità.
4.4 Tod’s S.p.A.
La Tod’s S.p.A. è l’azienda di calzature della famiglia Della Valle, fondata agli inizi
del Novecento da Filippo Della Valle, nonno degli odierni proprietari Diego e Andrea,
25
a Casette d’Ete, una frazione del comune di Sant’Elpidio a Mare in provincia di
Fermo.
Nei primi anni dopo la fondazione, l’azienda era una piccola fabbrica di scarpe con a
capo la famiglia Della Valle. Il passaggio da impresa familiare ad impresa industriale
inizia a fine anni Settanta, con l’ingresso in azienda di Diego Della Valle, Presidente e
Amministratore esecutivo, e l’inizio del processo di sviluppo dell’attività.
Attualmente Tod’s S.p.A. è la holding operativa del Gruppo Tod’s: opera nel mercato
di calzature e pelletteria di lusso con i marchi Hogan, Tod’s e Roger Vivier e
nell’abbigliamento con il marchio Fay.
Il marchio Tod’s rappresenta nel mondo degli accessori del lusso la perfetta
combinazione di tradizione, alta qualità e modernità: ogni prodotto è eseguito a mano,
con tecniche di alto artigianato, per diventare un oggetto esclusivo e riconoscibile.
Amati dalle celebrità e personaggi in tutto il mondo, calzature e borse Tod’s, quali ad
esempio la Driving Shoe o la D-Bag, sono diventate simboli di un nuovo stile di
eleganza maschile e femminile.
I prodotti Hogan, invece, si distinguono per il loro mix tra l’informale e l’elegante,
adatto alla vita di tutti i giorni, sempre garantendo alta qualità e funzionalità. Alcuni
modelli sono dei best sellers, come ad esempio le calzature Interactive.
A consolidare la posizione tra i principali attori del settore, vi è anche il marchio Roger
Vivier, il cui omonimo stilista è stato artefice del primo tacco a spillo creato negli anni
Cinquanta. Il brand è stato acquisito nel 2001 da Diego Della Valle, così che ancor
26
oggi può continuare a vivere il patrimonio artistico della maison francese attraverso
borse, piccola pelletteria, gioielli e occhiali.
Nel settore dell’abbigliamento la linea di prodotti Fay, marchio nato nella seconda
metà degli anni Ottanta, si contraddistingue dalle linee dei competitors per il
trattamento tecnico dei tessuti e per il culto dei dettagli, esaltando la combinazione tra
stile e qualità.
Il prestigio ed il successo dei marchi Tod’s hanno permesso all’azienda di espandersi
su scala internazionale e di entrare nel mercato borsistico nel 2000.
La corporate governance della Tod’s S.p.A. è diretta da Diego Della Valle, in qualità
di Presidente, affiancato dal fratello Andrea Della Valle, Vice Presidente: tra i
consiglieri del Consiglio di Amministrazione spiccano i nomi di Luigi Abete,
imprenditore e Amministratore delegato dell’azienda tipografica di famiglia, e Luca
Cordero di Montezemolo, Presidente della Ferrari S.p.A.
La struttura proprietaria del gruppo è concentrata ed è Diego Della Valle che ne
detiene il controllo e la gestione. Nella tabella 4.1 vengono elencati gli azionisti diretti
e le loro quote percentuali totali sul capitale azionario dal 2007 al 2011.
Tabella 4.1 Fonte dei dati: database Orbis (n.d.= non disponibile)
Azionisti Diretti 31/12 2011
31/12 2010
31/12 2009
31/12 2008
31/12 2007
27
D D D D D
DELLA VALLE DIEGO -
67.22% 09/2011
-
56.76% 12/2010
-
64.80% 05/2009
2.80%
n.d. 05/2007
%diretta
% totale
DI.VI. FINANZIARIA DI DIEGO DELLA VALLE & C. S.R.L.
53.66% n.d. 09/2011
53.66% n.d. 12/2010
53.66% n.d. 04/2009
52.63% n.d. 03/2007
%diretta
% totale
SERVIZIO ITALIA SOCIETA' FIDUCIARIA E DI SERVIZI P
10.45% n.ad 09/2011
%diretta
% totale
BORGOGNONA SRL 9.00% n.d. 08/2011
%diretta
% totale
MASSACHUSETTS MUTUAL LIFE INSURANCE COMPANY attraverso propri fondi
- 5.78% 08/2011
- 5.61% 08/2010
- 5.01% 04/2009
- 6.37% 12/2008
- 5.03% 11/2007
%diretta
% totale
CAPITAL GROUP COMPANIES, INC., THE attraverso propri fondi
- 1.27% 09/2011
- 1.20% 12/2010
- 0.95% 12/2009
- 0.53% 09/2008
- 0.53% 12/2007
%diretta
% totale
OPPENHEIMERFUNDS, INC. - 4.98% 06/2011
- 5.61% 07/2010
- 5.30% 11/2007
%diretta
% totale
LVMH MOET HENNESSY - LOUIS VUITTON SA
3.00% n.d. 09/2011
3.00% n.d. 12/2010
3.00% n.d. 12/2009
3.00% n.d. 10/2008
3.00% n.d. 10/2007
%diretta
% totale
FMR LLC attraverso propri fondi - 2.23% 12/2011
- 3.30% 11/2010
- 2.25% 12/2009
- 2.76% 12/2008
- 2.17% 07/2007
%diretta
% totale
DIEGO DELLA VALLE & C SAPA 2.28% n.d. 09/2011
2.28% n.d. 12/2010
8.35% n.d. 04/2009
8.17% n.d. 12/2007
8.17% n.d. 12/2007
%diretta
% totale
SOFIDIV
3.50% n.d. 05/2007
%diretta
% totale
BERNARD ARNAULT
- 3.50% 01/2007
%diretta
% totale
28
BORGOGNONA S.R.L.
%diretta
% totale
GORAL INVESTMENT HOLDING BV
%diretta
% totale
DADV FAMILY HOLDING SARL
52.63% n.d. 01/2007
%diretta
% totale
DELPHINE SAS
3.46% n.d. 01/2010
3.46% n.d. 11/2009
%diretta
% totale
DELLA VALLE ANDREA 0.88% n.d. 12/2010
0.88% n.d. 12/2010
2.91% n.d. 12/2008
2.91% n.d. 12/2008
2.82% n.d. 04/2007
%diretta
% totale
STATE OF NEW JERSEY attraverso propri fondi
- 2.45% 06/2009
- 2.05% 05/2008
- 3.94% 12/2006
%diretta
% totale
GROUPE ARNAULT SAS
- 3.46% 11/2009
%diretta
% totale
Attualmente l’azionista di maggioranza rimane Diego Della Valle, con una quota totale
del 56,76%, gestita anche attraverso la sua società finanziaria Di.Vi. di Diego della
Valle & C. S.r.L. e la Diego Della Valle & C. S.a.p.A..
Nella tabella 4.2 vengono rilevati il fatturato, l’EBITDA, i flussi di cassa e il numero
dei dipendenti nell’arco degli ultimi 5 anni.
Tabella 4.2 Fonte dei dati: database Orbis (n.d = non disponibile)
2007 2008 2009 2010 2011
Fatturato(in
migliaia di
670 054
722 325
728589
806 358
909 632
29
Euro)
EBITDA(in
migliaia di
Euro)
152 973 156 204 158 653 193 059 232 417
Flussi di
cassa(in
migliaia di
Euro)
765 016
809 742
847 361
915 696
1 044 375
Numero dei
dipendenti
n.d 2 814 2 840 3 194 3 549
Questi risultati confermano la solidità della quota di mercato raggiunta dall’azienda: “i
clienti apprezzano le caratteristiche di qualità e iconicità senza tempo dei prodotti
Tod’s” afferma il Presidente Diego Della Valle in un’intervista al Sole24Ore
dell’agosto 2012, che si mostra fiducioso anche per il futuro. Grazie anche alla
conclusione del contratto di sponsorizzazione dei lavori di ristrutturazione del
Colosseo, siglato nel 2011, si possono confermare le prospettive di realizzare una
significativa crescita.
30
4.5 Etro
Etro è una casa di moda italiana, produttrice di tessuti, arredamenti e profumi nonché
un’impresa familiare sin dal 1968, anno in cui fu fondata da Gimmo Etro.
Il capostipite del marchio avvia la produzione di stoffe pregiate, realizzate con fibre
nobili e naturali, impreziosite da disegni originali e colorazioni innovative. Il motivo
che caratterizza la prima collezione è il Paisley e diventerà il simbolo dello stile di
Etro: è un motivo a forma di goccia, nato in Mesopotamia, dove rappresentava il
germoglio della palma da dattero, l’albero della vita.
Dal 1981, anno in cui nasce la linea di tessuti per l’arredamento, la gamma produttiva
continua ad ampliarsi, prima con la pelletteria e la collezione di borse e sacche da
viaggio, successivamente con le fragranze e le prime collezioni pret-a-porter maschili
e femminili.
Il successo del marchio, legato all’uso di tecniche di stampa, alla ricerca di materiali e
all’artigianalità dei prodotti, è dovuto anche alla famiglia Etro che, sin dalla
fondazione, ha detenuto la proprietà e si è occupata della gestione dell’azienda. Oggi,
infatti, i quattro figli di Gimmo occupano le posizioni più prestigiose all’interno della
società: Veronica firma le collezioni donna, Ippolito è direttore generale, Kean è
l’anima creativa della collezione uomo mentre Jacopo è il direttore creativo delle
collezioni accessori, pelletteria, home e tessuti ed è anche a capo della divisione della
comunicazione.
Dal 2006 sino al giorno d’oggi, il capitale dell’azienda è detenuto al 100% dalla
GEFIN S.p.A, unico socio che gestisce le partecipazioni azionarie della famiglia Etro
31
dal 2006 sino al giorno d’oggi. Nella tabella 5.1 viene descritto un riepilogo sulla
redditività, produttività e sull’indebitamento della società.
Tabella 5.1 Fonte dei dati: database Aida
2007 2008 2009 2010 2011
Fatturato(Euro) 208.994.343 213.810.235 194.089.920 200.920.033 216.582.817
EBITDA(Euro) 36.796.927 29.387.595 28.812.531 35.727.645 37.602.033
Utile
netto(Euro)
7.136.166 7.620.060 5.358.921 16.332.491 14.185.674
Patrimonio
netto(Euro)
205.078.097 208.878.160 212.087.078 226.819.573 238.005.244
Rapporto di
indebitamento
1,43% 1,59% 1,46% 1,4% 1,39%
Flusso di
cassa(Euro)
23.523.637 23.570.224 21.735.901 32.800.926 30.809.357
Nonostante il calo di ricavi delle vendite del 2009, l’azienda sembra aver riguadagnato
ciò che aveva perso e ridotto il proprio indebitamento per iniziare un 2012 alla volta di
una continua crescita aziendale e dell’affermazione del brand a livello internazionale.
32
4.6 Versace:un capitale detenuto interamente dalla famiglia
La Gianni Versace S.p.A è un’azienda italiana di moda e abbigliamento, con sede a
Milano, fondata nel 1978 dallo stilista Gianni Versace e da suo fratello Santo. Le sue
collezioni, rivoluzionarie e spregiudicate, in cui si pone l’attenzione alla ricercatezza
dei materiali e agli accostamenti inconsueti, come ad esempio gli abiti futuristici in
maglia di metallo della fine degli anni Ottanta, riscuotono subito un grande successo e
fanno vincere allo stilista numerosi premi, tra i quali il CFDA, oscar della moda
americana.
Nel 1988 Donatella, sorella di Gianni e Santo, diventa direttrice creativa del marchio
Versus, linea giovane di Versace. A causa di una rara forma di cancro, Gianni Versace
è costretto a lasciare la direzione del marchio Versace e ad affidare parte dei suoi affari
ai famigliari. Nel 1997 lo stilista viene assassinato nella propria villa a Miami: da
quel momento, l’azienda iniziò un periodo di crisi economica che termina nel 2004
con l’arrivo di Gian Giacomo Ferraris, Amministratore delegato del gruppo, che
riorganizza la società, eliminando alcune licenze e tagliando alcuni costi. Dopo la
morte dello stilista, la posizione di direttore creativo del gruppo viene affidata a
Donatella. Nonostante la crisi aziendale, la Versace S.p.A. si è risollevata ed ha
continuato ad essere presente nel settore della moda con le sue quattro collezioni.
33
La collezione atelier Versace è caratterizzata da capi d’alta moda, che esprimono
grande artigianalità ed esclusività. Le linee pret-a-porter donna e uomo sono
collezioni che esprimono la perfetta combinazione contemporanea tra eleganza e
glamour mentre la Versace Collection e Versus sono collezioni incentrate sulla moda
più giovanile.
Le collezioni non sono concentrate solo sulla linea d’abbigliamento ma anche sulle
linee di orologi, gioielli, fragranze e accessori.
Completamente opposta è la Versace Home Collection linea dedicata all’arredamento,
che offre una mix tra stile classico e contemporaneo. Nel 2000 il gruppo Versace ha
aperto un resort a sei stelle sulla “gold coast” australiana, il Palazzo Versace: è stata
la prima fashion luxury house a firmare un hotel.
La famiglia Versace è stata l’artefice di questa espansione settoriale nell’arco degli
ultimi vent’anni: infatti ha sempre detenuto la carica di azionista di maggioranza con
la proprietà di tutte le azioni in circolazione, attraverso la Givi Holding S.p.A., unico
socio che a sua volta fa capo per il 50% ad Allegra Versace, figlia di Donatella, per il
30% a Santo Versace e per il 20% a Donatella.
La Versace S.p.A. è rimasta una impresa familiare, prima con a capo Gianni e poi con
i fratelli Santo e Donatella, ora rispettivamente Presidente e Vice Presidente del
Consiglio di Amministrazione, senza quotarsi in borsa.
Dal 2007 l’azienda ha subito un calo del fatturato a causa non solo delle ripercussioni
della ristrutturazione aziendale, ma anche della crisi economica europea del 2009 che
34
ha investito persino il mercato del lusso, con un conseguente aumento
dell’indebitamento.
Il riepilogo della situazione finanziaria e produttiva è rappresentato nella tabella 6.1.
Tabella 6.1 Fonte dei dati: database Aida
2007 2008 2009 2010 2011
Fatturato(Euro)
310.644.000
336.272.000
268.021.000
292.349.000
340.198.000
EBITDA(Euro) 41.073.000 23.836.000 -13.419.000 11.837.000 36.937.000
Utile
netto(Euro)
16.002.000 -6.349.000 -50.151.000 -20.872.000 8.591.000
Rapporto di
indebitamento
2,16% 2,42% 3,16% 2,61% 2,88%
Flussi di
cassa(Euro)
42.027.000 18.136.000 -16.499.000 9.417.000 30.881.000
Posizione
finanziaria
netta(Euro)
12.522.000 55.002.000 72.474.000 25.620.000 33.131.000
I risultati del 2011, con una crescita dei ricavi del 16,4% sul 2010, fanno guardare al
futuro con ottimismo alla maison Versace: come sostiene l’Amministratore delegato
35
del gruppo Gian Giacomo Ferraris, in un intervista al Sole24 ore del 28 marzo 2012,
“l’obiettivo del triennio 2012-2014 è una crescita a doppia cifra” attuata grazie
all’apertura di nuovi negozi in Italia e in altre città europee e all’ampliamento dell’e-
commerce verso l’intera gamma Versace.
Conclusioni
Dopo aver analizzato gli assetti proprietari e di controllo di alcune delle imprese che
operano nel settore del lusso sono emerse le seguenti peculiarità: una proprietà spesso
concentrata, la rilevante diffusione della forma organizzativa del gruppo e la
prevalenza di un controllo familiare.
Nella struttura concentrata, l’azionista principale possiede in media una quota di
capitale che gli consente di avere il controllo di diritto della società: ad esempio
Ermenegildo Zegna e Diego Della Valle ricoprono entrambe le posizioni di azionista e
Amministratore delle società che dirigono. Inoltre la proprietà diretta del capitale è
detenuta soprattutto da holding e imprese, come la Bulgari S.p.A. controllata dalla
holding francese LVMH SA e la Etro S.p.A. controllata dalla GEFIN S.p.A..
Su un campione di cinque aziende, solo la quota di capitale del gruppo Tod’s è
detenuta da un individuo, ovvero il Presidente Diego Della Valle. Questi dati fanno
emergere una possibile correlazione tra dimensione dell’impresa e tipologia di
controllanti: al crescere delle dimensioni si registra la riduzione del controllo delle
persone fisiche e l’incremento delle società e delle holding.
36
Inoltre, il modello della holding e del gruppo societario si sta rapidamente
diffondendo: Ermenegildo Zegna, Alberta Ferretti, Diego Della Valle, sono solo alcuni
degli imprenditori che hanno costituito un gruppo sotto il cui nome si riuniscono vari
marchi.
Un altro degli elementi emerso da questa analisi è la prevalenza del controllo familiare,
carattere rilevante in alcune società studiate come Versace e Bulgari, la quale, prima
del 2011, era controllata dall’omonima famiglia: il modello di impresa familiare è
largamente diffuso in Italia, dove i vertici delle aziende vengono occupati da famiglie,
le quali trasferiscono la proprietà di generazione in generazione. Questo tipo di
struttura allontana il rischio di entrare sul mercato azionario per ottenere finanziamenti,
dando una maggior continuità e solidità al governo aziendale.
La decisione di non quotarsi può ridurre i ritmi di crescita dell’azienda e la sua
internazionalizzazione.
I dati relativi alla redditività e all’operatività delle imprese analizzate confermano lo
stesso trend: il settore del lusso, nonostante la crisi economica che ha sconvolto il
sistema economico europeo, è riuscito a crescere ancora di più.
Ciò viene confermato da uno studio realizzato da Frontier Economics, commissionato
da ECCIA, organismo rappresentativo costituito dalle cinque principali associazioni
europee dell’alto di gamma (Fondazione Altagamma, Comitè Colbert, Walpole British
Luxury, Circulo Fortuny e Meisterkeis). Presentato al Parlamento Europeo, lo studio
sottolinea che l’industria europea del lusso è uno dei principali attori dell’economia
37
europea, con un fatturato totale del settore di oltre 440 miliardi di Euro e rappresenta il
3% del PIL europeo.
Le aziende del lusso sono fonte di occupazione ed esportano il 60% del proprio
fatturato, rappresentano oltre il 10% di tutto l’export dall’Europa.
Il settore è quindi un fattore chiave di crescita per il futuro e si stima continuerà a
crescere tra il 7% e il 9% ogni anno. Come afferma Armando Branchini, Presidente
dell’Executive Team di ECCIA, “ Questo studio mostra come il settore contribuirà alla
prosperità dell’economia europea da qui al 2020 con oltre 900 miliardi di euro ed
occuperà fino a 2,2 milioni di persone se saranno stabilite le giuste condizioni quadro”.
Le imprese del lusso rappresentano una via d’uscita dalla crisi e un esempio di crescita
sostenibile, basato sull’artigianalità e sulla creatività.
38
BIBLIOGRAFIA
Silvia Rigamonti (2005) “Nuove quotazioni della borsa italiana: separazione tra
proprietà e controllo ed evoluzione della struttura proprietaria”
Materiali per il corso- economia e Gestione delle imprese- Baronchelli, Crespi,
Serio
Sito di Ermenegildo Zegna (www.zegna.com e www.zegnagroup.com)
Sito di Etro (www.etro.com)
Sito di Alberta Ferretti (www.albertaferretti.com e www.aeffe.com)
Sito di Bulgari (www.bulgari.com)
Sito di Tod’s (www.tods.com e www.todsgroup.com)
Sito di Versace (www.versace.com)
Sito del Sole24ore (www.ilsole24ore.com)
Sito della Consob (www.consob.it)
Database Orbis e Aida
Sito della Fondazione Altagamma (www.altagamma.it)