LA SPEZIA - Campionato di Giornalismo

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•• 6 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 31 GENNAIO 2012

Per una scuola ’alunnocentrica’MetodoGordon: efficacia educativa in uno scenario di sterile tecnocentrismo

RIPERCORRENDO le tappedella nostra storia abbiamo com-preso che l’uomo ha compiutoprogressi sorprendenti in ognicampo.L’umanità “bambina”, de-siderosa di crescere, si è aperta almondo attraverso i miti, le fiabe ele favole, acquisendo una gradua-le consapevolezza di sé. L’Occi-dente europeo, dopo una visioneoscurantista di teocentrismo,“monopolio” di unMedioevo cle-ricale, è passato ad un maturo econsapevole antropocentrismo apartire dall’Umanesimo-Rinasci-mento. L’uomo ha così comincia-to ad avere fiducia nelle propriecapacità e a “costruire” se stesso,diventando artefice del propriodestino.Oggi strumenti “sopraffi-ni” e un certo tecnologismo idola-tratohanno finito per aprire il var-co alla grande era tecnocentrica,impoverendo quell’humanitasche nella scuola dovrebbe essereil veromotore.L’efficentismo fre-netico che dilaga ormai in ogniambito ( anche educativo!) spessocrea sfiducia in noi giovani e so-prattutto non stimola la motiva-zione allo “studio”.

ThomasGordon (1918-2002), psi-cologo americano di orientamen-toumanistico, consapevole di que-sti “vuoti” (nonostante le speran-zose nuove tecnologie!), recuperail materiale più prezioso: quelloumano! Lo sviluppo della perso-na nella sua “unicità” e il suo pro-cesso di maturazione diventano

l’obiettivo primario: solo così sipuò ottimizzare l’apprendimento,rendendolo piacevole e stimolan-te. Il cosiddetto “metodo Gor-don” rappresenta proprio una va-lida opportunità per recuperare ilsenso dell’azione educativa non-ché della sua efficacia, puntando iriflettori sul nostro ruolo di alun-

ni e sulla paritetica centralità del-la relazione educando-educatore.Esso garantisce uno spazio scola-stico “non giudicante”, aperto aldialogo, alla comunicazione,all’ascolto, alla nostra crescita intermini di autenticità e trasparen-za. Partendo da una serie di “eser-cizi psico-pedagogici”, che hannocoinvolto l’intero gruppo-classecon l’uso di “carte speciali”, sia-mo riusciti a vivere e a gestire iltempo scuola in modo armonico,imparando a collaborare e a sana-re eventuali conflitti. Queste car-te esprimono, attraverso le parolee le immagini, sensazioni, emozio-ni, desideri e bisogni ed invitanonoi studenti alla riflessione, allacomunicazione “senza filtri” e al-la condivisione della nostra sto-ria. Il recupero di sé e della dimen-sione valoriale permette di accre-scere la motivazione allo studiononché la propria fondamentaleautostima. Ogni alunno, infatti,nella centralità (e qualità!) dellarelazione educativa sente final-mente di poter esistere per quelloche “è” e non soltanto per quelloche “fa”.

IL METODO Gordon ci ha offerto la possibilitàdi lavorare con strumenti decisamente “sui gene-ris”: non vanno al di là del cartaceo (ad esempio le“carte emozionando”, le “carte chi sono io”, le car-te dei “bisogni”)ma sono capaci di sollevare “mon-tagne”, di superare ostacoli che a prima vista risul-tano insormontabili. In un clima di autentica coo-perazione e con il sostegno dei nostri docenti sia-mo riusciti a prendere atto dell’importanza diaspetti del nostro vivere quotidiano che forse, perdistrazione o superficialità, ci risultavano quasiestranei. Si è trattato di prendere atto di “concetti”nuovi, dai nomi nuovi ma che abitavano segreta-mente in noi! Il loro risveglio ci ha permesso disentirci più “grandi” e dunque più forti per segui-re un percorso (anche scolastico!) più stimolante e

motivante! E allora ecco che la parolamagica “em-patia”(mettersi nei panni dell’altro, condividendo-ne le esperienze) è stata un colpodi fulmine: abbia-mo imparato a uscire dal nostro piccolo mondo, aguardare con occhi nuovi e a capire che è costrutti-vo (per noi e per gli altri) condividere emotivamen-te le esperienze. Dunque il dare agli altri, ascoltan-doli e comprendendoli, è automaticamente ancheun ricevere con gli interessi! Un certo signor Ma-slow, psicologo umanista e “maestro”di Gordon, èstato davvero illuminante con la sua “piramide deibisogni”, il cui soddisfacimento, tappa dopo tappa,è fondamentale per progettare il nostro camminodi crescita. Dai bisogni fisiologici a quelli di sicu-rezza, dai bisogni sociali a quelli di stima verso lanostra realizzazione!

PROGETTO DI CRESCITA STRUMENTI DI LAVORO “SUI GENERIS” TRA PIRAMIDI (DEI BISOGNI) ED EMPATIA

Psicologia “applicata” e conoscenzadi sé

LABORATORIO Spazio di interazione di gruppo

LAREDAZIONE

HO CONOSCIUTO ilme-todo Gordon nella scuola“Carlo Cattaneo” che fre-quento da due anni. All’ini-zio ero alquanto scettico, so-no piuttosto chiuso di carat-tere,ma sono bastati i primiincontri per ricredermi. Hoprovato molta serenità nelparlare delle mie emozionidurante il problem-solvinge il brain-storming perchégli altri non potevano giudi-carmi per quello che dice-vo. A volte era più sempli-ce, altre più difficile e nelconfronto ho compreso dinon essere “solo”. Questomio pensiero è condivisodai tutti i compagni di clas-se; ora affrontiamo serena-mente le interrogazioni, leverifiche e partecipiamocon gioia ai successi diognuno di noi.Il fatto di conoscere megliome stessomi da più sicurez-za nell’affrontare imiei coe-tanei; rispetto all’anno scor-so sono in grado di espri-mermimeglio e questo faci-lita la comunicazione e raf-forza il rapporto di amici-zia: se riesco ad esprimerela mia gioia, ma anche ilmio disagio, chi mi sta difronte è in grado di conosce-re i miei bisogni, e vicever-sa, per empatia. Penso cheunmondopiù sincero e one-sto inizi da questo. Sarebbeun peccato interrompereproprio adesso questo per-corso appena iniziato per-ché grazie al metodo Gor-don siamo meno inibiti enon temiamo più il giudi-zio dei nostri amici: la con-sapevolezza delle nostrepotenzialità ci fa capire sucosa “puntare” per valoriz-zare le nostre capacità e su-perare le nostre debolezze.

ScuolaMediaScuolaMedia

«C. Cattaneo»«C. Cattaneo»LASPEZIALASPEZIA

IL METODO

La Piramide di Maslow

LA PAGINA é stata realizzata dagli alunnidi 1˚ C Adumitroaei Sergiu, Biggio Nicole,Campagni Federico, Carignani Silvio, Dibe-nedetto Cristian, Dughetti Chiara, El Al-loui Hamza, Evangelisti Luca, Fossati Ga-ia, Gritti Melba, Ilardi Maria, Masini Mat-

teo, Morelli Irene, Paoletti Micol, Vinci-guerra Gaia, Zeuli Emanuel e di 2˚ C: Bor-zani Greta, Cantini Rossella, Cutugno Cin-zia, DeMarinis Luca, D’EsteGiulia, Dibene-detto Gabriel, Di Biasi Francesco, FrunzaMihaela, Grassi Elisa, Isernia Giuseppe,

Lago Greta, Lagomarsni Giacomo, MillhajKlevisa,Moreni Sara, Paolucci Chiara, Pio-li Camilla, Saia Leonardo, Salamina Sa-muele, Salvemini Alessia, Sejdovic Mir-sad, Zucchello Lorenzo.Il Dirigente è Felice Biassoni, i prof tutorsono Aurora Ceccarini e Paolo Mignani.

RIFLESSIONI

«Formazione»tramotivazioneeapprendimento

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••7CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 31 GENNAIO 2012

Lavorominorile, lavoro sempreIn classe si parla di sfruttamento edella «Dichiarazione sui diritti del fanciullo»

SIAMO i ragazzi della 3B dellascuola media “Dante Alighieri”di Castelnuovo Magra e quest’an-no abbiamodeciso di proporre unargomento che ci sta particolar-mente a cuore, ossia lo sfrutta-mento dei minori. Quest’idea ènata dopo aver letto un brano inclasse con la nostra professoressadi lettere la quale, piacevolmentestupita per il nostro interesse, ciha divisi in gruppi di ricerca perapprofondire l’argomento. Unadelle nostre fonti di documenta-zione è stata la «Dichiarazione suidiritti del fanciullo», in particola-re l’Articolo n˚ 32 paragrafo 1:«Gli Stati parti riconoscono il di-ritto del fanciullo ad essere protet-to contro lo sfruttamento econo-mico e qualsiasi tipo di lavoro ri-schioso o che interferisca con lasua educazione o che sia nocivoper la sua salute o per il suo svilup-po fisico, mentale, spirituale, mo-rale o sociale». E’ assurdo quindiche ancora oggi lo sfruttamentonei confronti dei ragazzi persista:esso non solo simanifesta nei pae-si più poveri, ma anche negli statipiù industrializzati e moderni co-me la Cina popolare ecc.La schiavitù consiste nell’imposi-zionedella proprietà nondi unbe-ne, ma di una persona che è sem-

pre considerata un oggetto facen-te parte del patrimonio del padro-ne. Egli crede di avere diritto disfruttare il lavoro dello schiavo, si-no ad arrivare a poterlo uccidere.I bambini vengono impiegati nel-le più ignobilimansioni, ad esem-pio nell’ambito della prostituzio-ne, come operai nelle fabbriche discarpe e palloni, nelle industrietessili (sono molto utili perchéhanno le mani talmente piccoleche riescono a cucire ogni mini-

mo particolare). I bambini schia-vi sono costretti a lavorare per piùdi 12 ore al giorno senza nessunapausa per riposare e nutrirsi. Danon dimenticare sono, inoltre, ibambini soldato: essi vengono al-lontanati dalle loro famiglieall’età di 4 anni, privati del giocoe dell’istruzione, quindi dell’in-fanzia che non conoscerannomai. I fanciulli vengono inoltreutilizzati per scavare fosse nellequali metteranno degli ordigni

esplosivi. Questa è una delle for-medi sfruttamento più atroci. I ra-gazzi sono in costante pericolo difronte a sostanze tossiche, con si-tuazioni di igiene e sanità pari azero, senza ottenere ovviamentequasi nulla in cambio. I bambininon hanno nemmeno i soldi pernutrirsi, e quindi sono costretti asaccheggiare villaggi, per poi ri-vendere gli oggetti rubati a prezzistracciati e poter finalmenteman-giare.Le bambine sono utilizzate anchecome domestiche nelle case deipadroni. Altre invece lavoranonei campi da mattina a sera. Uninferno senza uscita.Per fortuna nel 1948 con la «Di-chiarazione universale dei dirittidell’ uomo» la schiavitù è stata de-finita una condizione illegale intutto il mondo occidentale.Solo dopo aver affrontato questoargomento abbiamo compresoche ciò che noi consideriamo«scontato» come vivere una vitaserena, giocare, studiare e impara-re è un privilegio riservato a po-chi. Dobbiamo quindi smetterladi lamentarci per le cose più futilie apprezzare ogni gioia che la vitaci offre.

A VOLTE sui mass media alcune notizie hannomeno risalto rispetto ad altre. Quando si tratta delnomedi una grandemultinazionale le informazio-ni negative ci arrivanomaggiormente attraverso larete.Negli anni ‘90 era scoppiato il casoNike: bam-bini che cucivano palloni di cuoio destinati aimer-cati occidentali .Dopo lo scandalo e l’indignazionedell’opinione pubblica tutto sembrava risolto manegli ultimi anni un’altra grandemultinazionale èimplicata in un episodio simile. Sapete chi sonogli «schiavi di Topolino»? Noi lo abbiamo scoper-to navigando su internet: sono adolescenti cinesicon un’età variabile dai 13 ai 16 anni che lavorano12 ore al giorno per confezionare i pupazzi con cuigiocheranno i loro quasi coetanei di tutto il mon-

do e con i quali, forse, abbiamo giocato anche noi.A lanciare l’allarme è stata una ong americana con-tro lo sfruttamento minorile: sotto accusa sono fi-niti soprattutto gli orari insostenibili per qualun-que lavoratore, figurarsi per un ragazzo di 14 anni.Secondo l’ong i baby-operai restano in fabbrica76 ore alla settimana per uno stipendio di soli 1100yuan (121 euro) al mese, circa 11 centesimi all’ora.Siamo rimasti colpiti anche dalle disumane condi-zioni dell’ambiente di lavoro e dalla pericolositàdei materiali chimici che devono maneggiare.L’azienda, da parte sua, ha risposto alle accuse so-stenendo di aver avviato un’inchiesta e noi speria-mo di leggere presto che questo caso si sia risolto,come quello della Nike.

LAVORO APPELLO DI UNA ONG AMERICANA PER DIFENDERE QUESTI RAGAZZI SFRUTTATI EMALPAGATI

InCina tanti adolescenti «Schiavi di Topolino»

ATTIVITA’ Ragazze e ragazzi devono prima di tutto studiare

LAREDAZIONE

«…È QUASI buio e stoguardando tra le foglie: aldi là del fiume c’è un villag-gio. Perfetto, questa seramangerò dopo tre giorni didigiuno! Il Padrone mi haminacciato anche oggi, nonneposso più di queste conti-nue pressioni. Hamel, ilmio compagno, èmorto ieridopo l’ennesima serie di cal-ci e pugni del Padrone enon posso permettergli dimietere altre vittime.Noi ra-gazzi siamo una squadra, ciproteggiamo a vicenda, eogni persona è come l’anel-lo di una catena: mortouno, morti tutti. Sappiamoche le possibilità del Padro-ne di sopravvivere senza dinoi sono pari a zero. Siamonoi che reggiamo la barac-ca! Per ora siamo in sei ra-gazzi, ma presto il Padroneandrà a comprare altri inno-centi. Kajheda ha 5 anni, èla più piccolina del gruppoeppure combatte ogni gior-no come tutti noi. È da po-co che l’ha comprata, ma ècome se fosse la nostra sorel-lina minore da sempre.Quando “vivi” qui impariad amare il prossimo comefosse te stesso: può sembra-re impossibile, ma l’odiodell’uno nei confrontidell’altro non c’è. Fra di noic’è solo il sentimento di fra-tellanza che ci unisce e cirende forti. Forti nel mon-do, ma non contro il Padro-ne, perché l’ultimo compa-gno che ha provato a ribel-larsi è stato picchiato amor-te. Adesso sono qui, ho 21anni e sono riuscito a fuggi-re da quell’inferno. Raccon-to la mia storia con la spe-ranza che il futuro sia mi-gliore, perché non si puòcontinuare con questo terri-bilemassacro». Ci siamo im-medesimati in Khaehdr,“immaginario” bambino-soldato.

ScuolaMediaScuolaMedia

«D. Alighieri»«D. Alighieri»CASTELNUOVO MAGRACASTELNUOVO MAGRA

TEMPO LIBEROC’è chi giocaalla guerra e chi lavora in fabbrica

LA PAGINA è stata realizzata dagli alunnidella classe III B della scuola media «D.Alighieri» di Castelnuovo Magra. SonoBertini Sally, Bianchi Mattia, Bogazzi An-drea, Borotto Elia, Bosco Greta, Coloretti

Camilla, Di Pasquale Francesca, LuchesiniLorenzo, Malloggi Giacomo, ManfrediAlessandro, Marzari Sofia, MoussaddakRonaldo, Musetti Ginevra, Orlando Ales-sio, Petacchi Giulia, Petacco Sean Valerio,

Petrolo Daniele, Ponzanelli Marco, RaitiGabriele, Salini Patrick, Simonelli Luca,Tinfena Francesco, Tonelli Giada, VillanoDiego. I docenti «tutor» sono i professoriLogli Veronica e Giorgi Maria Luisa.

DRAMMA

LastoriadiKhaehdr

soldato bambino

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•• 10 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 2 FEBBRAIO 2012

Fango e acqua: la paura di chi c’eraTestimonianze ineditedi chi ha vissuto la tragediadi Vernazzasulla suapelle

LE TESTIMONIANZE ineditedi chi ha vissuto la tragedia diVer-nazza sulla propria pelle.La signora S. lavorava nel bar vici-no alla stazione. Veniva una piog-gia fortissima e c’era molto vento.“All’inizio eravamo tranquilli” ciha raccontato “poi quando abbia-mo sentito l’odore del gas e l’ac-qua che arrivava alle ginocchia ab-biamo sbarrato le porte con tavo-li. Oltre a noi c’erano molti turistie due bambini. Proprio uno di lo-ro ha chiesto al proprietario senon c’erano altre vie di fuga e allo-ra lui si è ricordato di una portamurata che portava in un localecon accesso al piano alto. Con unmartello abbiamo aperto un bucosufficientemente largo per passar-ci uno alla volta. Io sono passataquasi per ultima e ho fatto in tem-po a vedere un albero enorme cheveniva trascinato via come se fos-se una foglia. Quando l’acqua hainiziato a scendere i vigili ci han-no raggiunti e ci hanno portato inmunicipio dove abbiamo passatola notte”.La signora G. R. era invece nellasua pizzeria in fondo al paese:“Ho iniziato a preoccuparmi

quando il tombino si è alzato dimezzo metro. Nonostante miavessero detto che era impossibileraggiungere casa mia, sono co-munque andata alla macchina esono riuscita a arrivarci. Da lì hovisto il disastro che era successo eho pensato che i cittadini di Ver-nazza erano tutti morti. Il mio vi-cinonon riusciva a contattare la fi-

glia che era a scuola. Quando so-no arrivati i soccorsi ci hanno det-to che il paese era diviso a metà.Dove ero io c’era ancora la lucema non potevamo raggiungerequelli che stavano dall’altra partedove non c’era più né luce né gas.Il giorno seguente nella pizzeriaho trovato un disastro: pezzi dimacchine, alberi e tanto fango. A

volte non mi sembra vero quelloche è successo…è troppo”Antonella, una nostra compagnaracconta: “Ha iniziato a piovereverso le 10.30 e fino a sera questapioggia non si è fermata mai. Do-po pranzo ho sentito molte urlaprovenienti dalla via principale,ma da casa non potevo vederequello che succedeva. Mio padreè sceso e io sono rimasta sola. Po-co dopo due miei amici mi hannodetto di andare in municipio e liho seguiti salendo le scale il piùvelocemente possibile. Non ho vi-sto subito quello che è successoma vedere il mio paese ridotto co-sì è stato tremendo. Camminavonel fango e piangevo”.Ancora più forte è il racconto diTiziano, un alunno della prima:“Ero con mio padre chiuso nel ri-storante quando abbiamo vistol’acqua salire, siamo riusciti a tele-fonare ai nostri vicini che ci han-no calato una corda dal terrazzo eci hanno aiutato a salire. Il giornodopo ho visto che il paese era divi-so da un fiume in piena. La terrasi era fermata e arrivava alle fine-stre del primo piano”.

NON era un film sull’apocalisse quello che si è pre-sentato agli occhi dei soccorritori accorsi a Vernaz-za ma una realtà assurda anche per chi è abituato aintervenire nelle emergenze. Non paura per ciòche si doveva affrontare, ma sgomento per non po-ter essere subito presenti ovunque. Questo lo statod’animo, come emerge dal racconto dei vigili delfuoco Andrea Stretti e Nicola Donno, di chi si ètrovato lì il 25 ottobre. Dalle parole dei due CapiSquadra appare chiaro come una serie di concauseabbiano reso difficilissimi i soccorsi a Vernazza,dove è saltato ogni tipo di collegamento e dove iprimi soccorsi sono potuti giungere con un carrel-lo ferroviario agganciato a un vagone procedendoa passo d’uomo grazie a chi spalava la terra dai bi-nari. All’alba, i vigili del fuoco si sono calati

dall’elicottero su Vernazza. Impossibile elencaretutti gli interventi, si citano solo il salvataggio deidue giovani intrappolati in banca, tirati fuori in ap-nea, e dei due anziani coniugi recuperati nei pro-pri letti e calati dal loro appartamento in un climadi dignitosa compostezza. Compostezza di tutti gliabitanti che ha contribuito a facilitare le operazio-ni. Gestire una tale emergenza non era facile, ma lefasi (soccorso, messa in sicurezza delle strutture, re-cupero dei beni) si sono succedute puntualmente.Come ricordato da Donno e Stretti, lavorare conpersonale di Comandi diversi, ma con la sensazio-ne di trovarsi con colleghi di sempre, è la provache, anche quando si scende all’inferno, la profes-sionalità non viene meno. E questo in una societàdove si insegue il facile successo è bene ricordarlo.

TESTIMONIANZEA TREMESI DI DISTANZA I VIGILI DEL FUOCORACCONTANO L’INFERNODI VERNAZZA

Viamare, via cielo, via terra: difficile anchearrivare

TIZIANO RACCONTA I pesci del mare incontrano quelli del fiume

LAREDAZIONE

UNA bomba d’acqua quel-la del 25 ottobre; una bom-ba d’acqua che da sola nonspiega ciò che è accaduto,ma che indubbiamente hale sue origini nella particola-re situazione climatica chesta interessando anche le no-stre zone. Si deve partire dalunedì 24 ottobre quandoun vasto fronte freddo, favo-rendo il formarsi di una sac-ca nel golfo del Leone, ha ri-chiamato un flusso di cor-rente più calda. Questo fiu-me di aria calda, arricchitodi vapore nel suo tragitto,ha posto le basi per precipi-tazioni intense. Nella nottehanno cominciato a formar-si delle linee temporaleschee nella giornata del 25 si erain presenza di una situazio-ne di blocco: un fronte fred-do esteso sul golfo del Leo-ne e un fronte caldo sul marLigure. La notevole diffe-renza di pressione tra la pia-nura Padana e il mar Ligu-re ha poi causato una persi-stente ventilazione dalla ter-ra verso il mare: l’aria piùfredda, a contatto con l’ac-qua più calda ha incremen-tato l’evaporazione creandouna zona di bassa pressione,e spinta contro le Prealpi hafacilitato la generazione del-la pioggia. Il primo tempo-rale, nato sul mare e scarica-tosi nell’interno, ha creatoun flusso di aria fredda cheritornando al mare (moltocaldoper la stagione) ha cre-ato i presupposti per la for-mazione di un’altra cellatemporalesca e così di segui-to.Questa l’origine del siste-mamulti cella che si è autoa-limentato insistendoore sul-la stessa area geografica. Lanatura ci ha messo del suo,ma forse, sui cambiamenticlimatici (come un mare distagione troppo caldo) qual-che responsabilità è da attri-buire anche all’uomo.

ScuoleMedieScuoleMedie

«Di Giona-Signorini»«Di Giona-Signorini»LE GRAZIE-RIOMAGGIORELE GRAZIE-RIOMAGGIORE

LA VIGNETTA L’acqua ci dà lavitama a volte ce la toglie

LA PAGINA è stata realizzata da BerghichGloria, Dabroja Sabina,D’Aprile Micol, Fa-ietti Marco, Giunti Alice, Giusti Giulio, Ma-niscalco Lorenzo, Martino Lucrezia, MoriEmma, Myftaraj Mimosa, Palmas Leonar-do, Pirone Chiara, PisanoCostanza, PolaniElia,Sadlej Damian, Selimi Sauro, Turano

Matteo, Agrifogli Noemi, Barbati Serena,BelloManuele, Bertano Arianna, BlandinoMattia, Carassale Mattia, Coluccia Giaco-mo, Consoli Veronica, Danese Martina,Fonzi Sara, Giunti Elisabetta, Intorcia Ma-rika, Malvolti Luca, Matana Zeno, MercoleStefano,MoraSilvio, NuzzelloNicolò, San-

venero Aurora, Stradini Marlena, AzzaroGiacomo, Barberotti Matilde, CappelliniLuca, Cataldi Marco, Daniello Noemi, Do-nelli Greta, Franceschetti Leonardo, Maz-zitelli Antonella, Pasini Pietro, VesignaMarco. Tutor Natale Gloria, Ghio Tiziana,Colla Marta. Dirigente Beretta Giancarlo.

RIFLESSIONI

Bomba d’acquaSolo

fatalità?

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••11CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 2 FEBBRAIO 2012

Quale territorio, per quali cittadini?Lecollinedi Fabiano: esempioperuna riflessionegenerale

QUALE territorio, per quali citta-dini? Questa la domanda che cisiamoposti da giovanissimi croni-sti della classe. E abbiamo sceltole colline della nostra Fabiano perproporre sul tema una riflessionegenerale.Le colline di Fabiano, come tuttala zona occidentale dei promonto-ri del golfo, rientrano nell’areadei SIC (siti di interesse comuni-tario).Vi sono habitat particolari legatialle caratteristiche geologico-car-siche (campi a massi, doline), vivivonomolte specie animali e bo-taniche di generale interesse(piante... volatili,mammiferi e ro-ditori), tuttavia, per chi percorrauno dei bei sentieri fino al monteSantaCroce, o nei dintorni del pa-ese alto, risulta evidente lo statodi abbandono dei manufatti, lapresenza di cave e spesso di disca-riche abusive, per non parlare delgeneralizzato disordine edilizio.In Liguria il 98 per cento dei co-muni sono esposti a frane e allu-vioni, 470 chilometri quadrati(kmq) sono ad elevato rischioidrogeologico e i tragici avveni-menti dell’ottobre scorso, anchese eccezionale è stata la quantità

di pioggia caduta in poco tempo(500 ml d’acqua in poche ore, glistessi raggiunti in media in 6 me-si), ci devono far riflettere sul valo-re, sulla vulnerabilità e sulla curadel nostro territorio.Sappiamo che l’uomo ha semprepiù abbandonato gli antichi per-

corsi insieme alle attività per cuierano stati costruiti, così pure lezone boschive o coltivate non so-no più sfruttate, molti muri a sec-co tendono a cadere, mulattiere egradinate sono invase dalle erbac-ce, danneggiate dai cinghiali o dasmottamenti del terreno, quando

addirittura l’uomo non intervie-ne depositando abusivamente ri-fiuti di ogni genere.Sul monte Santa Croce e lungotutta la Litoranea, ben visibili dadiversi punti, esistono zone di ca-va di portorino e di materiale perl’edilizia, vecchie e nuove, che fe-riscono il paesaggio e aumentanoi rischi idrogeologici, come risul-ta chiaramente anche da una re-cente interrogazione parlamenta-re dei “Verdi” sull’argomento.La valorizzazione dei sentieri(con l’attività dimappatura e cen-sitoria del Comune della Spezia,quella didattica del LabTer, quel-la delle associazioni di volontaria-to, del CAI, e così via) e le iniziati-ve come l’ «orto in condotta»mira-no a sensibilizzare alla conoscen-za e alla salvaguardia del patrimo-nio naturale e paesaggistico.Nel corso di questi anni, propriograzie a queste iniziative di cui sia-mo stati protagonisti, abbiamopreso coscienza dell’importanza edella fragilità del nostro territorioe abbiamo imparato ad osservare,a riflettere e a giudicare, acquisen-doun crescente senso di responsa-bilità individuale, che è il primopasso verso un impegno condivi-so.

PARLIAMO di catastrofi: non tutte, lo abbiamocapito insieme, sono inevitabili. Spesso nascono

da incuria. Siamo chiamati ad essere responsabili,tutti, del nostro pianeta nella sua complessità (geo-

sfera, idrosfera, atmosfera e soprattutto zooosfera:creature a due zampe, quattro, con le ali, le pinne e

striscianti). I gravi fatti legati all’alluvione inLigu-ria hanno qualcosa in comune con il naufragio del-

la Costa. L’uomo si comporta inmodo irresponsa-bile verso il pianeta e verso i suoi simili.

Nella discussione abbiamo trovato tante possibiliazioni positive e abbiamo contribuito ad esprimer-

le:Nicholas: fare del pianeta ununico grande par-

co internazionale;Niccolò: non disboscare, ridur-re le emissioni che portano alle piogge acide;Mar-tina: non versare petrolio inmare;Giulio: abolirele guerre che sono il massimo della distruzione;Yang: pulire i fiumi; Claudio: aumentare le areeprotette e poi proteggerle davvero; Greta e Cas-sandra: smettere di fumare e di bere (per partiredanoi stessi);Davide: sostituire i combustibili fos-sili con le energie alternative; Alice e Sara: fareraccolta differenziata fino alla eliminazione dellediscariche; Oussam: proteggere gli animali e la-sciarli liberi; Michele e Lisa: innalzare gli arginie non costruire vicino ai fiumi.Aspettiamo di diventare adulti per concretizzare.

PENSIERO E AZIONE IMPEGNO: ESSERERESPONSABILI VUOL DIREDARE UNARISPOSTA

Lacronacadi undibattito in classe

PRATICA I ragazzi al loro secondo anno di orto scolastico

LAREDAZIONE

LARIFLESSIONE cheproponiamo è su«Agricivismo e riffa conlattuga e basilico».E vi spieghiamosinteticamente il perchéattraverso due semplicipassaggi.Comiciamo con«agricivismo».Con il termine agricivismosi definisce un nuovomovimento, spontaneo,attraverso il quale singoli ogruppi di personerecuperano spazi verdi percoltivare i propri ortaggi.Sembra peraltro che ilfenomeno siainternazionale: da NewYork, al Regno Unito(terrace garden); e,ovviamente, anche inItalia, prolificano ortiurbani e suburbani, in casee spazi privati o pubblici,che coinvolgono uncrescente numero dipersone di diverse età.La prima esperienza,quella avviata a Bologna,risale già a diversi anni fa,mentre noi siamo solo alnostro secondo anno diorto scolastico.Tuttavia, tra la semina e ilraccolto, abbiamo scopertola pazienza, l’attenzione aquelli che sono i ritminaturali e ai fenomeniclimatici, il rapporto congli anziani che ci hannotrasmesso con le loroconoscenze, anche le storiee i ricordi.Poi, con la «Riffa dellozuccone» (il primo premioconsiste in uno zucchinoenorme che per sbaglionon era stato raccolto) sonoin molti che hanno potutogodere del premio di unortaggio freschissimo ebiologico.

ScuolaMediaScuolaMedia

«Fratelli Incerti»«Fratelli Incerti»FABIANOFABIANO

LA VIGNETTA Non tutte lecatastrofi sono inevitabili

LAPAGINAè stata realizzata dagli studen-

ti Di Prisa, Cozzani, Ginesi, Miotti (della

classe III B), Milone, Tinto, D’Aprile, Di

Mauro, Telara, Gavini (della classe II B) e

dalle classi I e II A della Scuola Seconda-

ria di primo grado “Walter e Riccardo In-

certi “ a Fabiano.

Il dirigente scolastico èProfessoressaRo-

saria Micheloni e le insegnanti tutor chehanno seguito i ragazzi nel lavoro di idea-zione e di redazione di questa pagina sonoSilvia Pellegrottti, Paola Faleni e Paola DiCapua.

RIFLESSIONE

Agricivismoe riffacon lattugaebasilico

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•• 6 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 7 FEBBRAIO 2012

Laprimavera sceltadellanostra vitaSumaterne,elementari,mediedecidono i genitori,maoraper le superiori...

«DA BAMBINO volevo diventa-re archeologo» dice, con aria no-stalgicaFilippo «ed io un calciato-re dell’Inter» riprendeMarco. «Iosognavo di fare la modella» ricor-daLucrezia «ed io la cantante» ag-giunge Michelle. Un breve silen-zio, sono passati non molti annidal dolce fantasticare dell’infan-zia, eppure a tredici anni la realtàs’impone e, non senza timore e in-certezze, noi alunni di terza me-dia dobbiamo affrontare per la pri-ma volta nella nostra vita un pro-blema serio e da «grandi» che, inqualche misura, impegnerà il no-stro futuro: la scelta della scuolasuperiore, finito il ciclo delle ele-mentari e delle medie. E’ forse laprimapercezione concreta che ab-biamo di non essere più dei bam-bini.Unpòdispiace lasciare il ras-sicurante universo delle decisioniprese dagli altri, ma, allo stessotempo, è come salire su una bar-chetta e per la prima volta remareoltre le acque tranquille del portic-ciolo: timore ma anche aspettati-va. E’ con questo spirito chemoltidi noi affrontano il duro tema del-la scelta scolastica. Mancano solopochi giorni alla scadenza della

data di consegna della domandad’iscrizione ed è ormai arrivatal’ora di chiarirsi le idee. Dal Clas-sico alLinguistico, dallo Scientifi-co all’Alberghiero… le possibilitàsono molte, ma l’indecisione nonèdameno, ed è inparte dovuta an-che alla nostra età: quella dellapreadolescenza. Infatti, nella fasedella vita che stiamo vivendo ci

poniamo domande come: chi so-no davvero? Per cosa sono porta-to? Chi voglio diventare?...e quasimai riusciamo a darci una rispo-sta. Un giorno ci sentiamo in unmodo, il giorno dopo in un altro.Gli adulti dicono che la preadole-scenza è un’età felice e spensiera-ta, eppure alla fine della terza me-dia tutti noi ci troviamo di fronte

ad una scelta che potrà condizio-nare la nostra vita; scegliamoqua-si ad occhi chiusi perché non ciconosciamo abbastanza. Ma chipuò consigliarci seriamente? Fi-darci ciecamente dei nostri geni-tori i quali pretendono di cono-scerci?Quanti aspetti di noi igno-rano!E i nostri insegnanti, che co-sa sanno di noi? Vedono soltantoi risultati scolastici, la punta di uniceberg.Di certo sappiamo che sa-rebbe sbagliato lasciare la scuola asedici anni: senza un apprendista-to è impossibile trovare lavoro.Agli Open Day, i giorni in cui lesuperiori aprono le porte ai lorofuturi alunni, le scuole sembranodei paradisi dove si studia poco esi socializza molto, dove tutto ilcorpo docente è formato da ange-li. –Iscriviti da noi- ti dicono- edavrai un futuro assicurato. Però levoci di corridoio dicono ben al-tro. E i giornali ricordano che an-che i migliori neolaureati hannodifficoltà a trovare un impiego. Achi dare ascolto? Sbagliare scuolasignifica perdere un anno di studi,ricevere frustrazioni e far spende-re inutilmente soldi ai genitori.

ABBIAMO svolto un sondaggio nella nostraclasse riguardo alle preferenze e alle difficoltàincontrate nella scelta. È emerso che la mag-gior parte dei ragazzi di oggi preferiscono unliceo Classico o Scientifico, in quanto credo-no che apra maggiore possibilità per il futu-ro, sono sempre di meno, invece coloro chescelgono istituti tecnici o professionali, pen-sando di non essere dotati per una scuola piùimpegnativa. Molti intervistati si sono basatisui consigli dei genitori e degli amici piùgrandi che ci sono già passati,ma trovanodif-ficile individuare le loro attitudini.Emma: “Eromolto indecisa dato chemi piac-ciono sia lematerie letterarie che quelle scien-tifiche e ho buoni voti in entrambe, così ho

scelto la scuola che secondome offre più pos-sibilità di lavoro in futuro: il liceo Scientifi-co”.Enrico: “Io, invece, nonho trovato gran-di difficoltà, infatti, sono portato per le mate-rie umanistiche, mentre la matematica non èil mio forte”. Federico: “Ame appassionanole lingue e le culture straniere quindi ho scel-to con una certa sicurezza il liceo Linguisti-co”. Luca: “ Io ho deciso di iscrivermi all’Al-berghiero perché non sono un grande studio-so e vorrei imparare a cucinare”. Angelo: “Iosonoun appassionato dimusica, adoro suona-re la chitarra e quindi ho scelto il nuovo Li-ceo Musicale che mi consente di seguire ilmio sogno e di diventare un musicista famo-so”.

SONDAGGIO INDAGINENELLANOSTRA CLASSE RIGUARDOALLE PREFERENZE E ALLEDIFFICOLTÀ

Responsabilità: che cosa ne pensano i ragazzi?

VIGNETTA Emblematica ironia di una decisione importante

LAREDAZIONE

MOLTE nella nostra cittàsono le interessanti e valideofferte di studio,ma una no-vità di quest anno è il LiceoMusicale, che va a coprireuna lacuna avvertita ormaidamolto tempo.Noi alunnidi una classe a indirizzomu-sicale della scuolamedia Sil-vio Pellico abbiamo accoltocon grande interesse la noti-zia e quindi ci è parso natu-rale porla all’attenzione deinostri coetanei. A partiredall’anno scolastico2012-2013 il liceo VincenzoCardarelli aprirà la sezionemusicale, presso la sede delliceoArtistico in viaMonte-pertico 1. Il corso di studioprevede l’insegnamento didue strumenti e l’approfon-dimentodellamusica in tut-ti i suoi vari aspetti: espres-sivi, culturali, interdiscipli-nari, tecnologici, interatti-vi…A queste attività viene af-fiancato, inoltre, il tradizio-nale monte ore delle mate-rie comuni:Lingua eLette-ratura italiana, Storia eGeo-grafia, Filosofia, Linguastraniera, Matematica, Fisi-ca e Scienze. La dirigentescolastica dell’Istituto Car-darelli, Sonia Carletti, do-po essersi recata in variescuole medie della nostraprovincia, ed essersi scusataper il ritardo con il quale èstata presentata la nuova of-ferta,invita noi possibili fu-turi alunni a seguire le no-stre passioni e a scegliere li-beri, sulla base di quello percui ci sentiamodavvero por-tati, senza farci influenzaredai giudizi e dalle critichealtrui.

ScuolaMedia

«Silvio Pellico»LASPEZIA

LA CLASSE Gli allievi della Media Silvio Pellico,sezione musicale, che formano la redazione

LA PAGINA è stata realizzata dalla classe3 C della Scuola Media «Silvio Pellico»:Abbione Priscilla, Bianchi Edoardo, Bre-sciaMarco, BrignoloAndrea, CaneseFilip-po, Capobianco Gilda, Chilosi Chiara, Cor-netto Angelo, Corradino Margherita, Co-sta Edoardo, De Hoffer Filippo, Di Sacco

Eleonora, Farina Emma, Fazio Enrico, Ga-getti Emanuele, Greco Federico, Landi Lu-crezia, Milella Alessia, Moran Gustavo,Moricca Arianna,Orlando Federica, PietraMatteo, PispisaMichelle, Pucci Emanuele,Quaranta Mattia, Schiffini Celeste, Seba-stiani Diego e Tavilla Federico. Il cuore

della redazione in classe è stato formatoda Priscilla Abbione, Eleonora Di Sacco,Lucrezia Landi, Michelle Pispisa e CelesteSchiffini. Dirigente scolastico professorGiuseppe Sciacca, insegnante tutor il pro-fessor Umberto Monti.

LICEOMUSICALE

Nuovaoffertadell’IstitutoCardarelli

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••7CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 7 FEBBRAIO 2012

Svizzero?No,Castelnovese!Ciocco-lezione:una classecon tanti piccoli ‘MaîtreChocolatiers’

PERCHÉ concludere una pesan-te settimana di scuola con una le-zione di aritmetica o una letturadeiPromessi Sposi?!Visto che sia-mo una classe ‘all’avanguardia’,abbiamopensato di fare una lezio-ne alternativa all’insegna del cioc-colato. Questa divertente ma an-che istruttiva esperienza si è svol-ta un sabatomattina, con un cielouggioso edun vento freddo. Il pro-fessor Mario Vangeli, docente dicucina all’Istituto Alberghiero diLa Spezia, ha tenuto per noi unalezione sul cacao e il cioccolato.Dapprima ci ha illustrato le origi-ni, le varietà, le proprietà e le mo-dalità di lavorazionedi questo pre-giato prodotto tramite diapositi-ve, poi ci ha fatto assaggiare, par-tendo dalla fava del cacao, diversitipi di cioccolato per farci capirela differenza dei sapori: fondentein percentuali varie e al latte.Qualche ‘eroe’ è riuscito anche amangiare il fondente al 90%, cheèunpo’ amaromanon fa ingrassa-re e non causa quegli sfoghi cuta-nei che noi adolescenti tanto odia-

mo perché contiene pochissimizuccheri e grassi!Abbiamopoi an-nusato e toccato il burro di cacaopuro, che ha un profumo davverodelizioso, e alcuni di noi se lo so-no spalmato sullemani e sulle lab-bra! Dopo questa prima degusta-zione ci siamo messi ai fornelliper creare favolosi cioccolatini ri-

pieni di una notissima crema dinocciole spalmabile (che tecnica-mente si definisce una ‘ganache’,termine che interessava molto alnostro compagno Alessio, che èun fanatico di programmi televisi-vi sulla cucinama talvolta non ca-pisce il linguaggio del settore!).Dopo aver sciolto a bagnomaria

del cioccolato fondente e averlotemperato mettendo la pentolasul ghiaccio (non avendo a dispo-sizione una lastra di marmo), loabbiamo colato nelle apposite for-mine, lasciandolo raffreddare.Nel frattempo abbiamo ammorbi-dito la crema alla nocciola, checon il sac-a-poche è stata poi versa-tanelle ‘camicie’. Per finire, abbia-mo ripetuto le prime operazioniper richiudere i cioccolatini.Quando abbiamo visto il risultatodel nostro lavoro ci siamo sentitidei veri ‘maître chocolatiers’ e for-se abbiamoprovato lo stesso orgo-glio dello svizzero Suchard, chenel 1913 produsse i primi ciocco-latini ripieni!Non ci è voluto tan-to tempo a farli ma ne abbiamoimpiegato ancora meno a man-giarli! Il professore ci ha spiegatoche il cioccolato aiuta il cervello aprodurre le endorfine, sostanzechimiche che influiscono positi-vamente sull’umore: sarà per que-sta ragione che siamo usciti dascuola così euforici e pieni di ener-gie o forse solo perché era saba-to?!

IL CACAO si ricava dai semi di un albero origina-rio dell’America centrale, il Theobroma cacao, og-gi coltivato anche inAfrica e in numerose isole tro-picali. A partire dal Cinquecento i coloni europeiportarono nel Vecchio Continente questi semi,che sollevarono subito un grande interesse. Dap-prima il cacao era consumato come bevanda, manell’Ottocento si cominciò a produrre il cioccolatoin forma solida e secondo varie ricette. Dai tempidiMontezuma, quando i semi servivano anche co-me moneta, ai nostri giorni i progressi tecnici so-no stati notevoli, ma c’è un aspetto di questo mon-do che sembra rimasto ai tempi del colonialismo:il lavoro nelle piantagioni. Purtroppo le modalitàdi raccolta della materia prima sono ancora basatesullo sfruttamento del lavoro inPaesi poveri e arre-

trati. I più colpiti da questo fenomeno sono i bam-bini tra i 10 e i 16 anni, venduti per poche decinedi dollari dalle loro famiglie a persone senza scru-poli che li portano nelle piantagioni e li costringo-no a lavorare anche 18 ore al giorno tra fatiche eabusi. Le Organizzazioni internazionali e le asso-ciazioni umanitarie, negli ultimi anni, hanno con-dotto indagini nell’Africa occidentale e subsaharia-na, segnalando il dramma di alcuni Stati dove laschiavitù infantile sembra ormai inestirpabile econtinua ad essere praticata apertamente. Questasituazione ci tocca molto da vicino perché nostricoetanei vengono maltrattati e sfruttati nel lavoronero e ci sentiamo impotenti di fronte ad un pro-blema così importante; ma il fatto di essere consa-pevoli di questa terribile realtà ci renderà forse piùdeterminati, da adulti, a cambiare le cose.

LAVORO MINORILE LO SFRUTTAMENTODEI RAGAZZI NELLE PIANTAGIONI IN AFRICA

Il cioccolatononèsempredolceper tutti

MESTIERIGli studenti che hanno lavorato per fare i cioccolatini

LAREDAZIONE

NELL’universo del cacao edel cioccolato si possono tro-vare tante notizie curiose!Sembra, ad esempio, chenel regno degli Aztechi esi-stessero già i falsari che uti-lizzavano come moneta, alpostodelle fave di cacao, pal-line di creta di aspetto mol-to simile alle ‘monete’ origi-nali.Nel 1569 l’intransigen-te papa Pio V fece scalporeconsentendo nei periodi didigiuno la consumazione diuna tazza di cioccolata algiorno, sostenendo che fos-se un liquido. Primadell’Ot-tocento in Europa il consu-mo del cacao era riservatoagli adulti perché considera-to altamente afrodisiaco;Giacomo Casanova, infatti,ne era un grande consuma-tore. Manzoni amava moltoi dolci, in particolare il pa-nettone e la cioccolata.Alcu-ni cronisti riportano cheGiuseppe Mazzini durantel’esilio in Francia fosse soli-to dire: “Il cioccolato hamille pregi: consola i falli-menti, i tradimenti, le ingiu-rie della vita, le malinconieper le passioni perdute e perquelle mai avute.” In epocapiù recente, a partire dal1937, il governo americanoinserì il cioccolato nelle ra-zioni standarddelle forze ar-mate affinché i soldati aves-sero sempre a disposizioneuna buona risorsa energeti-ca di formato tascabile e al-lo stesso tempo una piccola‘gratificazione’ morale. Inoccasione della Guerra delGolfo, lo stesso governoamericano mise a punto unnuovo impasto di cioccola-to in grado di resistere allealte temperature (fino a60˚C), ma le truppe non loaccolsero con entusiasmo!

ScuolaMedia

«D.Alighieri»CASTELNUOVOMAGRA

SFRUTTAMENTONelmondo illavorominorile è una triste realtà

LA PAGINA è stata realizzata dagli alunnidella classe III C della scuola «Dante Ali-ghieri» di Castelmnuovo Magra. Ecc i loronomi: Amorfini Eleonora, Antognetti Ele-na, Bacci Adamo, Bertelloni Lorenzo, Ber-

tolini Alessio, Bonvini Ilaria, Bussini Mat-teo, Cagnoli Elisa, Daino Erika, FilattieraMalfanti AnnaLucia, Filippi Beatrice, Gian-franceschi Alessia, Guglielmotti Nicolò,Imberti Lorenzo, Paone Veronica, Pelli-

stri Emanuela, PetaccoMartina, Poli Fede-rica, Presti Luana Ailen, Pupuleku Majlin-da, Ricci Federico, Suffer Kelly, TempestaNicola, Valenti Umberto e Veschi Eros. Ladocente tutor è la prof. Silvia Scaglione

STORIA

Losapevatecheaiutai soldati?

Page 8: LA SPEZIA - Campionato di Giornalismo

•• 8 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 9 FEBBRAIO 2012

Dagrande farò il calciatore!Alessandro Cesarini: «Ho trovato lamia faccia sulle figurine Panini»

IL TALENTO innato unito aduna volontà tenace hanno portatoAlessandro Cesarini, 22 anni, 34reti segnate, ad indossare la ma-glia con il numero 10 nel Viareg-gio, squadra di Prima Divisione.Ecco cosa ci ha raccontato duran-te una lunga «intervista».

Si parte con la Sarzanese,no?

«Ero unbambino e non mi separa-vo mai dal mio pallone. Poi sonoarrivare le squadre: Castelnuovo,Follo e la Sarzanese. Sì, la svolta èiniziata dalla Sarzanese».

Dove un giorno arriva un belregalo

«Dall’allenatore Sottili, che mi dàfiducia, ero un ragazzino, e mibutta in Prima squadra. Il destinocominciava a muoversi».

Nel 2010 l’esordio in primasquadra nello Spezia.

«L’esordio più bello. Fin da bam-bino sognavo di poter giocare conla squadra del cuore: lo Spezia».

E poi arriva il Viareggio...«Qualche difficoltà di ambienta-mento, meno tifosi alle partite.Questa squadra è una buona occa-sione per crescere calcisticamen-te. Voglio andare oltre».

Faresti le valigie domani perla Juventus, il Milan o l’Inter?

Alessandro sorride sornione:«Per tutte e tre, ma se proprio do-vessi scegliere: Inter».

Cosa vorresti migliorare neltuo bagaglio tecnico?

«Devo riuscire a sbagliare il menopossibile».

A chi chiederesti consiglio?«A Ibrahimovic per gestire al me-glio una partita importante».Cosatiaiutaprimadiunapar-tita?

«Ascoltare la canzone di MorandiUno su mille…»Chi ti ha dato di più?

«L’allenatore Sottili e la mia fami-glia, che mi è sempre stata vicinonei momenti belli e nei brutti».

Qual è il tuo goal più bello?«Finale play-off Legnano Spezia,fondamentale per la promozioneinC1, lo stadio pieno, un pallonet-to fuori area e il goal decisivo. Ri-corderò sempre quel goal!».

Tidàpiùsoddisfazioneungo-al o un assist?

«Il goal è il massimo. Un assist èbello per condividere con il grup-po il successo».

Buttiamola sulla cucina: pa-stasciutta o panigacci?

Alessandro ride: «Panigacci!Man-gio sempre pastasciutta per la miaforma».

Haimai sognato di trovare latua faccia sulle figurine Pani-ni?

«Oh, sì! Ho sempre fatto gli al-bum dei calciatori, che soddisfa-zione quando ho trovato la mia fi-gurina! C’è qualcuno che la vuolescambiare?» Scherza Alessandrocon noi ragazzi.

«Chenepensi degli episodi diviolenza che sconvolgono ilcalcio?»

Alessandro si fa serio: «Il calciodeve essere divertimento, passio-ne. Se noi calciatori riusciremo afar venire allo stadio più bambinie famiglie sarà una grande festa.Dobbiamo lasciare fuori le forzedel male travestite da tifosi. Que-sto è anche vostro compito, sietevoi il pubblico del futuro, non la-sciate che la violenza infanghi ilcalcio». Alessandro ci saluta. Lasua storia continua sui campi dacalcio.

DOPO AVER intervistato Alessandro Cesarini ab-biamo parlato a lungo dell’importanza dello sportnon solo per mantenersi in salute ma anche per sca-ricare le tensioni emotive e per maturare. A segui-to di questa discussione abbiamo svolto una picco-la indagine per rilevare quali fossero gli sport piùpraticati: il calcio rimane lo sport preferito dai ma-schi anche se non è l’unico.Piacciono molto anche il tennis, la canoa, il cicli-smo, l’atletica e il nuoto; tra le femmine sono diffu-si specialmente il nuoto, la pallavolo, l’aerobica, ladanza, la ginnastica artistica, lo sci e l’atletica. Faresport mantiene in forma, aumenta la concentrazio-ne, insegna a lavorare insieme favorendo il rispet-to nei confronti degli altri. Misurarsi quotidiana-mente con i propri limiti è molto importante an-

che perchè oltre alle gioie della vittoria s’imparaad accettare la sconfitta. La cosa che più ci ha fattoriflettere è stato constatare che i ragazzi più sporti-vi ottengono spesso i risultati scolastici migliori,non sottraggono tempo allo studio ma alla televi-sione e ai giochi elettronici.La nostra scuola fortunatamente riconosce il valo-re aggregante dell’attività sportiva ed organizzatornei interni di calcio, sci, atletica, pallavolo eping pong. Ogni anno partecipiamo alle competi-zioni sportive interscolastiche, qualche volta ciqualifichiamo bene… qualche volta no! L’impor-tante non è vincere, è sentirsi una squadra; lavora-re tutti insieme per conseguire un obiettivo comu-ne; vivere l’esperienza sportiva come una palestradi vita; darsi una mano quando c’è bisogno, gioireinsieme, soffrire insieme, crescere insieme.

EDUCAZIONE FISICA IL VALOREDELLO SPORT PER LO SVILUPPO FISICO EMENTALE

Praticare discipline sportive ci fa crescere forti

DIBATTITO Alessandro Cesarini durante l’incontro con gli alunni

LAREDAZIONE

CALCIATORI, tennisti,piloti sono tra gli idoli dinoi ragazzi. Lo sport è diver-timento, passione, movi-mento, sfidare continua-mente se stessi e vincere. Cisiamo chiesti qual è la veraforza dello sport e la rispo-sta l’abbiamo trovato in duecampioni: Alex Zanardi eOscar Pistorius. Sì, proprioAlex,il pilota senza gambeche continua a correre inmacchina e a vincere azio-nando contemporaneamen-te acceleratore al volante, fri-zione con un pulsante sulcambio e il cambio stesso.Oscar Pistorius, l’atleta cheha subito da bambino l’am-putazione delle gambe sottoil ginocchio e corre i 100me-tri con le protesi. Sono solodue fra i tanti esempi di per-sone che, con il corpooltrag-giato da protesi o legato aduna carrozzina, hanno co-stretto lo sport a guardarequello che restava e nonquello che non c’era. La lo-ro storia rischiava di finirenella nebbia della compas-sione, ma loro hanno conti-nuato a divertirsi, , a segui-re la loro passione, a muo-versi aiutati dalle protesi, asfidare se stessi e a vincere.Ci piace ricordare un no-me: Mattia. A molti non di-rà nulla ma per noi, ragazzidella scuola media di Orto-novo, vuol dire un compa-gno costretto su una carroz-zina da una rara malattiache gioca a ping-pong connoi, si diverte, si muove, cisfida e vince. Questa è pernoi la vera forza dello sport:non escludere nessuno e ri-portare dentro la vita chi neè stato sbattuto fuori dal de-stino

ScuolaMediaScuolaMedia

«C.Ceccardi»«C.Ceccardi»ORTONOVOORTONOVO

QUESTA pagina è stata realizzata daglialunni delle classi prima, seconda e terza«C»della sezione strumentale della Scuo-

la Media «Ceccardo Ceccardi» di Ortono-vo.Gli insegnanti che hanno svolto il ruolo di

«tutor» sono i professori:FrancescaBassani, PaolaMacchiarini e Lu-cio Cesarini.

CALCIO Alessandro Cesarinidurante una partita

RIFLESSIONI

Losportnonescludenessuno

Page 9: LA SPEZIA - Campionato di Giornalismo

••9CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 9 FEBBRAIO 2012

UnSantuario... inParadisoL’importanzadella riservaper i cetaceinelMarTirrenoSettentrionale

LA SERA del 13 gennaio 2012,mentre la nave Costa Concordiastava effettuando una crociera nelMediterraneo, ha urtato, tra le21:20 e le 21:40, gli scogli situati a500 metri dal porto dell’Isola delGiglio, provocando uno squarciodi 70metri nello scafo e causandomorti, dispersi, numerosi feriti,sul totale delle 4.229 persone abordo della nave tra equipaggio epasseggeri.La notizia si è diffusa velocemen-te ed è accorso un gran numero disoccorritori e volontari, in tuttopiùdi 300 secondovari telegiorna-li nazionali.Il gravissimo incidente coinvolgeuna zona particolarmente pregia-ta del nostro mare.Infatti le acque dell’Isola del Gi-glio sono inserite in una zonama-rina protetta: il Santuario dei Ce-tacei.Il primo progetto di monitorag-gio del tratto di mare interessatodalla presenza di cetacei a livellonazionale è del 1978.Il 29 settembre 1998 il Santuariodel Mar Ligure è più vicino allasua realizzazione, grazie alla presadi posizione del Governo Italianoche si impegna ufficialmente apromuoverne la causa con il go-

verno francese e quello monega-sco.Nelnovembre 1999 si arriva all’ac-cordo definitivo tra i rappresen-tanti di Francia, Italia e Principa-

to diMonaco che sancisce l’istitu-zione del Santuario.Dopo la firma dei Ministri dei treStati, che rende realtà l’idea pro-posta dall’Istituto Tethys (Orga-

nizzazione non-profit per lo stu-dio e la tutela dell’ambientemari-no, ndr) 10 anni fa, la presidentedell’ente Margherita Zanardelliha dichiarato: «Questo è un passomolto importante per la conserva-zionedell’ambientemarinomedi-terraneo. Speriamoche rappresen-ti un modello da imitare in altrezone del bacino del Mare No-strum».L’area, che è di circa 100.000 chi-lometri quadrati, comprende le ac-que tra Tolone (costa francese),Capo Falcone (Sardegna occiden-tale), CapoFerro (Sardegna orien-tale) e Fosso Chiarone (Toscana).Il tratto di mare interessato dalSantuario è una porzione del Me-diterraneo estremamente ricca divita pelagica e senz’altro la più im-portante dell’intero bacino pervia delle popolazioni di cetaceiche ospita.Anche nel nostro Mar Ligure sipossono incontrare gruppi di ceta-cei, tra cui: i delfini, le balenotte-re, i capodogli e altri.Noi crediamo che i cetacei sianoun simbolo della energia delmaremolto importante, perché sonoanimali che ci ricordano il nostrolegame preistorico con l’acqua,che dà la vita.

I CETACEI più diffusi tra la Francia e l’Italia, nel-la riserva marina a loro dedicata, il Santuario deiCetacei, sono: la balenottera, il secondo animalepiù grandemai esistito sulla terra, avendo una lun-ghezza del corpo che, nelle femmine, leggermentepiù grosse dei maschi, può arrivare a 24 metri; ilcapodoglio, il più grande odontocete esistente, ca-ratterizzato da un capo enorme di forma squadra-ta; il globicefalo, odontocete di mole media, conevidente dimorfismo sessuale, il cui nome derivadalla forma globosa del capo; maschi e femminedifferiscono anche per la forma della pinna dorsaleche, bassa e con base allungata, nei primi è mag-giormente ricurva. A queste specie si aggiungono

la Stenella striata, che è provvista di una pinna dor-sale piccola e arretrata e assomiglia a un piccolodelfino dalla forma slanciata e dalla lunghezzamas-sima di un paio di metri, con un peso intorno ai100 chilogrammi; il delfino comune, che ha di-mensioni e morfologia simili a quelle della stenel-la striata eccetto che per il rostro, leggermente piùsottile e allungato; lo zifio, unico cetaceo bifide pre-sente nel Mar Ligure, che misura dai 5 ai 7 metridi lunghezza e può pesare fino a 5 tonnellate e iltursiope, di corporatura possente e muscolosa, ilcui capo presenta un melone pronunciato e un ro-stro corto e tozzo. Tutti questi splendidi animalifanno parte delle meravigliose ricchezze del no-stro mare.

LAMAPPA TUTTI GLI SPLENDIDI ANIMALI CHE SI INCONTRANONELLA GRANDE AREAMARINA

Ecco lenostremeravigliose ricchezze

AREA PROTETTA Si estende su 100mila chilometri quadrati

LAREDAZIONE

IL NAUFRAGIO dellaConcordia continua apreoccupare anche per ilriaschio inquinamento: lanave si è incagliata in unoscoglio dell’Isola delGiglio, che appartiene allazona protetta Santuario deiCetacei. La biodiversità, lafauna e la flora marina,oltre alla gravissimafuoriuscita di oliocombustibile, rischiano diessere aggredite dallesostanze tossiche e daimateriali presenti nellanave: vernici, solventi, olilubrificanti, detersivi,reflui sanitari,composti delcloro, metalli pesanti oltrealle enormi quantità diderrate alimentari inputrefazione. Mal’inquinamento del mareconsiste in diversifenomeni: l’invasionebiologica delle zone vicineai porti e alle lagune per icambiamenti delmicroclima dell’area, con ildeterioramento degliecosistemi locali invasi danuove specie esotiche; leattività e i ritmi di pescainsostenibile accompagnatida nuove forme diacquacultura, pratica diallevamento che modificagli equilibri biologici conl’introduzione di nuovespecie e alghe pericolose.Inoltre, si deve tenereconto anche della fiorituradelle alghe, che provocaepisodi di mortalità inmassa di pesci e dimammiferi marini eabbassamento dei livellid’ossigeno nei fondali;dell’urbanizzazione, chealtera la struttura delterritorio anche con laproduzione di rifiuti e,infine, l’inquinamentodovuto all’uso e altrasporto di petrolio, chepurtroppo finisce nelnostro mare, congravissimi danni.

ScuolaMediaScuolaMedia

«2Giugno»«2Giugno»LASPEZIALASPEZIA

AVVISTAMENTI

La piacevole sorpresa di vedere davicino balenottere, delfini,capodogli...

LAPAGINAè stata realizzata dagli studen-

ti Chiara Cositore, Justin Quezada Jimi-

nian, Kevin Monaco, Juan Cortorreal Lo-

pez Ignazio, Fabrizio Condotti , IbrahimAk-

nouch,Angie IvetteEscuderoMontoya, Eri-

ck William Fernandéz Chavez delle classi

1˚ e 2˚ D della Scuola media «2 Giugno»,

Istituto comprensivo ISA 2. Il dirigente

scolastico è la dottoressaAntonellaMinuc-ci e l’insegnante tutor che ha seguito i ra-gazzi nella raccolta delle notizie e nella re-alizzazione del lavoro è la professoressaLiana Locatelli.

COMMENTO

Inquinamentodelmare:

rischi e tutela