GROSSETO - Campionato di Giornalismo

11

description

GROSSETO - Campionato di Giornalismo

Transcript of GROSSETO - Campionato di Giornalismo

Page 1: GROSSETO - Campionato di Giornalismo
Page 2: GROSSETO - Campionato di Giornalismo

•• 8 CAMPIONATOGIORNALISMO VENERDÌ 27 GENNAIO 2012

«I GIOVANIdiRoccastradanon so-no soltanto quelli descritti dalla cro-naca, bensì ragazzi con valori impor-tanti e speranzosi di migliorare lecondizioni del loro paese».Esordisce così Sandro, della scuolamedia di Roccastrada, di fronte alprimo cittadino,Giancarlo Innocen-ti.

Sindaco, come si trova a Roc-castrada?

«Mi trovo bene, sononato qui e ci vi-vo tuttora, amoRoccastrada in parti-colar modo in questo ruolo».

Noi siamo amareggiati per igiudizi negativi che sonoemersi dalla cronaca diquest’anno. Come possiamorivalutare il nostro paese?

«Mi sono preoccupato per gli episo-di di bullismo. Ci siamo mossi conle organizzazioni e i servizi sociali. Ilcittadino si deve sentire sicuro, devedenunciare alle Forze dell’ordine;raccomando ai ragazzi di non chiu-dersi in se stessi perchè la società èfatta di persone che si incontrano, sistimano e collaborano».

Nel nostro territorio ci sonomolte attrazioni turistiche: leterrazze panoramiche, il tea-tro, il centro storico, il castel-lo;quello che lamentiamope-

rò è l’assenza di un locale do-ve i giovani si possano incon-trare, come l’Arci.

«Una delle risorse principali di Roc-castrada è il paesaggio che dobbia-mo salvaguardare anche per il turi-smo; purtroppo il locale che primaaccoglieva l’Arci non è agibile e quin-di, per l’incolumità delle persone, de-vono essere fatti dei lavori, c’è co-

munque unbando per trovare un ge-store».

Noi ragazzi abbiamo notatoun degrado ambientale: lestrade, le fontane. Perchénon abbellire i giardinetti coni fiori, in modo che diventinobelli come quando eravamopiccoli?

«Sonod’accordodi abbellire i giardi-nettimanon ci sono gli operai, quin-

di cerchiamodi trovare una collabo-razione con i cittadini».

Che prospettive di lavoro ab-biamo nel territorio di Rocca-strada?

«Ci vuole volontà e adattamento peri giovani, che in futuro si affacceran-no al mondo del lavoro. Oggi c’èprecarietà ed è difficile trovare unaoccupazione. Fate bene ad aspirarealle attività intellettuali,ma adattate-vi a fare anche altri lavori più umi-li».

Secondo lei si potrebbe mi-gliorare la condizione econo-mica del paese?

«Si puòmigliorare ma non è l’unicoindice di benessere: vivere in un am-biente pulito è una ricchezza; ora èun momento difficile, bisogna pun-tare su cose più collettive emeno in-dividuali».

Quali sono le risorse sul no-stro territorio?

«Parlerei di sviluppo plurimo: agri-coltura, attività legate alla cava delgesso, l’attività mineraria purtropposta andando in esaurimento».Al termine dell’intervista i ragazzi sisono stretti intorno al sindaco peruna foto ricordo e hanno salutato ilprimo cittadino augurandogli buonlavoro e pregandolo di ricordarsi deigiovani durante la propria attività.

Rivalutiamo il nostro paeseGli studenti chiedono al sindaco interventi per il bene di Roccastrada

PROBLEMA VIAGGIO POCO AGEVOLE PER CHI ABITA A TORNIELLA E PILONI. OGNI GIORNO UNO STRESS

Ascuola a tappe: tre busper 17 chilometri

LAREDAZIONE

ORE 7, PILONI: i giovani abitanti di Piloni, fra-zione di Roccastrada, aspettano il pulmann che licondurrà a Torniella. Ore 7.20,Torniella: arrivo adestinazione, un altro gruppo di ragazzi aspetta al-la fermata . Ore 7.50, Roccastrada: tutti gli studen-ti scendono di fronte al teatro.Un altro pulmino licondurrà a acuola. Queste sono le tappe del tragit-to che i giovani abitanti di Torniella e Piloni per-corrono tutte lemattine: la scuola dista soltanto di-ciassette chilometri e per raggiungerla devonocambiare tre mezzi di trasporto. Marta si apre ad uno sfogo personale: «Lamattinami sveglio alle 6.30 per arrivare a scuola alle 8, cam-bio tre pullman e, inoltre, quando ritarda, stiamofuori al freddo ad aspettare; questa non è una criti-ca al servizio di trasporto, gli autisti fanno il lorolavoro con professionalità, ma è una considerazio-

ne personale che viene dal cuore e penso, a nomedi tutti i ragazzi del posto, che ottenere un pulmi-no tutto per noi sarebbe un riscatto anche socialepoiché ci sentiamo a volte fuori dal mondo e pocointegrati con la società; Torniella è una piccola re-altà di 350 abitanti, Piloni è ancora più piccola».

BIANCA, un’altra studentessa torniellina, espri-me il proprio rammarico per il disagio, si rattristaperché, dai suoi occhi di dodicenne, si sente bi-strattata. «E’ possibile— si chiede— che non pos-siamo avere una linea diretta che ci porti diretta-mente a scuola? Abitiamo soltanto a diciassettechilometri di distanza!Dobbiamo parlare per otte-nere quello che ci spetta, siamominorenni però ab-biamo anche noi il diritto di esprimere la nostraopinione».

Scuolamedia

GozzanoRoccastrada

INCONTROGli studenti della scuolamedia insieme a Innocenti

I MALTRATTAMENTIverso gli animali stanno cre-scendo a dismisura, vittimedell’incoscienza e della catti-veria dell’uomo , che per pu-ro divertimento o per scopodi lucro, limaltratta, li sfigu-ra e li uccide. I diritti deglianimali vengono ignorati ela gente fa finta di non sape-re: molto spesso i genitoriregalano al figlio un cuccio-lo, che crescendo diventauna spesa, un peso e se nesbarazzano. Il problema delmaltrattamento non è lega-to soltanto agli «amicidell’uomo» ma anche ai ca-valli: in un maneggio delsud Italia, sono stati scoper-ti, dai volontari della prote-zione animale, ventiquattrocavalli maltrattati e malnu-triti, costretti a trascinarepesanti zavorre lungo il lito-rale o a camminare al passocon le zampe posteriori lega-te tra loro; tutti i cavalli,tranne due, erano destinatial macello. Anche in Ma-remma si sono verificati epi-sodi del genere: un allevato-re racconta di aver salvatodei cavalli malnutriti e ma-grissimi, abbandonati in unterreno dismesso, caso dicui si è occupato anche il ce-lebre programma «Strisciala Notizia».Roma, 29 marzo 2011: 234comunicazioni in pochigiorni, nove persone indivi-duate e denunciate per prati-che crudeli contro i cani, glianimali venivano accecaticon un laser puntato drittonegli occhi.Ci interroghiamo quindisulle motivazioni che spin-gono l’uomo, ancora oggi, aribadire ed esercitare la pro-pria supremazia sulla natu-ra.

RIFLESSIONE

Lebestieche fannomaleagli animali

LAPAGINAè stata realizzata dagli studen-ti della classe 2 B della scuola media diRoccastrada. I loro nomi: Alimi Meleke,Ballerini Giovanni, Bartalucci Sandro,Brandaglia Sofia, Ceccarini Luna, France-

schini Camilla, Gradinaru Denis, GuiggianiBianca, Lanforti Alessio, Mancianti Ettore,Menichetti Benedetta, Mustiata Gabriel,Nocciolini Elena, Pieri Lorenzo, PorcuFrancesca, Rovaldieri Davide, Roveri Lo-

la, Solomon Valeria, Xhaferi Bayran.

L’insegnante è la professoressa Michela

Cavese, il dirigente scolastico è la profes-

soressa Loretta Borri.

FRAZIONE RaggiungereTorniella con il bus non è facile

Page 3: GROSSETO - Campionato di Giornalismo

••9CAMPIONATOGIORNALISMOVENERDÌ 27 GENNAIO 2012

Salve, Antinisca. Piacere, PoldelioViaggio tra i nomi più stravaganti dei residenti a Sorano e Castell’Azzara

PASSEGGIANDO per Montevi-tozzo, Castell’Azzara e Selvena,possiamo imbatterci in personedai nomi davvero stravaganti.Questa cosa ci ha incuriosito mol-to e ci siamo chiesti da dove han-no origine tali nomi. Così siamoandati in giro ad indagare.A Castell’Azzara abbiamo trovatouna persona di nome Antinisca,così chiamata perché era il nomedi una regina greca; un’altra di no-me Geronima, chissà se crescen-do avrà letto molti libri di Geroni-mo Stilton! In realtà il suo era ilnome di un capo indiano.

E CHE VE NE PARE di Firen-ze? Noi pensavamo romantica-mente che tale nome gli fosse sta-to dato perché i genitori si eranoconosciuti a Firenze, invece per ilsemplice fatto che a loro piacemolto questa città. IncontriamoPrimo, che porta il suo nome per-ché è il primo figlio… poi ne sononati altri sette!

AMERIGO ha un nome impor-tante, così si chiamava il grande

navigatore Amerigo Vespucci! EGioconda? I suoi genitori deside-ravanouna bambina allegra, eppu-re a noi non sembra così giocondala «Gioconda» di Leonardo da

Vinci. Alcide prende il suo nome

da Alcide De Gasperi.

SPOSTANDOCI a Montevitoz-

zo, troviamo un dottore di nomePoldelio: è l’unione dei nomi deisuoi genitori, Poldo suo padre edElia sua madre .A Selvena c’è una signora di no-me Speranza, perché il padre e lamadre speravano di avere una fi-glia femmina e così è stato, la lorosperanza non è stata delusa.

ANCHE SE non sappiamo il mo-tivo di altri nomi che circolanonelle nostre zone ci sembrava di-vertente almeno citare questi perla loro particolarità: Selvaggio,Aristippo, Aristotile, Clorinda,Genoveffa (speriamo non sia brut-ta e cattiva come la sorella di Ce-nerentola), Manfredo, Agostino,Remigio, Alfina, Orlando, Tele-sforo, Erina, Clementina, Ferruc-cio, Egisto, Asterio, Oreste, Serafi-na, Oro Massimo, Kaia, Argento.

INFINE, ma non ultimi per origi-nalità, Blu, Aria e Acqua. Nell’at-tesa di trovare Terra e Fuoco, peril momento pensiamo che i nostripaesi, per quanto piccoli, si distin-guano in creatività.

«E’ VIETATO — secondo la legge — imporre al bam-bino lo stesso nome del padre vivente, di un fratello odi una sorella viventi, un cognome come nome, nomiridicoli o vergognosi». Lo stabilisce l’articolo 34 delDpr 396/2000. Quante volte, sentendo il nome scelto,verrebbe la tentazione di dire al genitore «ma si rendeconto che questa persona verrà chiamata con tale no-me per tutta la vita?» e potremmo anche scommettereche, prima o poi, l’individuo che lo porta sarà oggettodi scherno ed ironia….. Happy Accident è il nome diuna frugoletta venuta al mondo lo scorso 26 settembreal Portland Hospital di Londra; la casualità (che felicecoincidenza!) ha voluto che la piccola fosse figlia di undivo del cinema, Hugh Grant, e di una donna asiatica:scegliendo il nome della neonata, il papà si è concessoun stravaganza da star, la mamma si è adeguata allatradizione cinese, che prevede nomi evocativi. O forsei genitori non hanno voluto essere da meno dei colle-ghi che, ai loro ultimi nati, hanno affibbiato nomi mol-to, molto singolari? E’ il caso del calciatore David Be-

ckham e della cantante Victoria, che hanno registratoall’anagrafe la propria figlia come Harper Seven; rima-nendo in tema di celebrità, si chiama Peach una dellefiglie del cantante Bob Geldof, e Gwyneth Paltrow hascelto di chiamare la primogenita Apple. E a questopunto, ci poniamo una domanda: cosa può fare l’uffi-ciale di stato civile prima della formazione dell’atto?In realtà, ben poco, secondo quando previsto dal 4ºcomma dello stesso articolo 34; l’ufficiale di stato civi-le dovrà avvisare il genitore dell’esistenza della nor-ma, ma non è prevista nessuna possibilità di rifiuto, nédi contenzioso di fronte all’insistenza del genitore che«vuole» attribuire quel determinato nome: comun-que, il dichiarante otterrà di imporre il nome voluto.Concludendo, potremmo affermare che nella sceltadei nomi si sono aperti più vasti orizzonti, i nomi tra-dizionali stanno ormai «tramontando», ma.. perchènon concederci il piacere di un momento di ottimi-smo e di intelligente speranza nell’uso del buon sensoda parte dei genitori?

TEORIA & PRATICA ESISTE UNANORMATIVA SPECIFICA, PERO’ INMOLTI FANNO FINTADI NULLA

La legge impone vincoli,machi li rispetta?

DIFFERENZE I giovani possono sorprendersi per i nomi degli anziani

LAREDAZIONE

IN RUSSIA i nomi sonocomposti da tre componenti:il nome proprio (per esem-pio, Ivan), il patronimico (os-sia il nome del padre in geni-tivo, per esempio, Petrovic) eil cognome (normalmentecon la terminazione -ov perun uomo, oppure -ova per ladonna, Ivanov e Ivanova).Prima della rivoluzione del1917, il nome di battesimoveniva usato nei ceti alti soloper denotare un legamed’amicizia particolarmenteprofondo e duraturo, o unostretto legame di parentela.Si usava il nome esclusiva-mente tra le persone dellostesso sesso. Il patronimicoda solo, in passato, era usatoquasi esclusivamente tra per-sone semplici e poco istruiteo quando qualcuno volevaimitarne, per ironia o sarca-smo, la parlata. Invece, i no-mi in Giappone vengononor-malmente scritti con gli ideo-grammi (kanji), per questomotivo ogni nome giappone-se ha un significato. I «kanji»hanno una natura pittografi-ca in quantoderivanodadise-gni. Durante un lungo perio-do di tempo la forma di queidisegni è cambiata fino a per-dere quasi totalmente la suanatura iconografica origina-ria, ma tuttavia rappresentaancora intere parole o partidi esse. Ne esistono alcunemigliaia. Il governo ha stila-to una lista di «kanji» di altadisponibilità, ovvero quellipiù usati quotidianamente.Il Katakana, insieme all’hiri-gana e al kanji, è uno dei trealfabeti giapponesi, si usaper tradurre alcune parolestraniere. Questi sono solodue esempi che rendonochiaramente come dietro adun nome si celi anche la sto-ria, i costumi e più in genera-le la cultura materiale diogni popolo.

Scuolamedia

CastellazzaraCastellazzara

REBUSNomi o anagrammi? Avolte la domanda è giustificata

LAPAGINAè stata realizzata dagli studen-ti: Bernardini, Carbonari, Conti, Cracium,ElAzhari, El Habti,Manase, Pifferi, Toniaz-zini S., Yakimova, Baldoni, Bohr, Donati,

Fazzini, Foudal, Gallo, Nutarelli, Paradisi,Tonioni, Tutini, Bellumori, Biondi, Boni,Dani, Esposito, Fortunati, Mastacchini, Lu-chian, Toniazzini C. Gli insegnanti tutor so-

no i professori Simonetta Breschi, Fabia-na Petrillo e Fabrizio Nai, mentre il diri-gente scolastico è la professoressa Nun-ziata Squitieri.

NELMONDO

Russi, triplettaI giapponesi«disegnano»

Page 4: GROSSETO - Campionato di Giornalismo

•• 6 CAMPIONATOGIORNALISMO MERCOLEDÌ 1 FEBBRAIO 2012

LA DISLESSIA è un disturbodella lettura caratterizzato dalledifficoltà ad effettuare una letturaaccurata e fluente. E’ il prototipodei Disturbi specifici di apprendi-mento (Dsa) che comprendonoanche disgrafia, disortografia e di-scalculia ovvero difficoltà nell’ac-quisire e padroneggiare abilità discrittura e di calcolo.Il dislessico può leggere e scriverema riesce a farlo solo impegnandoal massimo le sue capacità e le sueenergie, poiché non può farlo inmaniera automatica come la stra-grande maggioranza dei ragazzi,perciò si stanca rapidamente,commette errori, rimane indietroed è sempre pressato dal tempo.La dislessia, che in Italia riguardacirca il 4%della popolazione scola-stica, si manifesta già all’iniziodella scuola primaria e, grazie allasegnalazione della famiglia e de-gli insegnanti, gli specialisti nestabiliscono la presenza osservan-do la «discrepanza» tra l’intelli-genza generale e le più sempliciabilità scolastiche.Il dislessico può attardarsinell’esecuzione del compito e poiagire in modo affrettato, leggerecon difficoltà l’orologio analogi-

co, avere un equilibrio precario,non essere coordinato ed ancorapuò sembrare tra le nuvole, nonstare mai fermo, avere poca me-moria e non trovare le parole peresprimersi o prendere troppo tem-po prima di rispondere alle do-mande.

FINO a non molto tempo fa i di-

slessici venivano etichettati comelenti e svogliati, pigri e poco intel-ligenti, a volte anche ritardati. In-vece il dislessico è intelligente perdefinizione! E’ capace di impara-re, è intuitivo, creativo, intelligen-te, spesso anche oltre la media, satrovare soluzioni originali, hauna eccezionale memoria visiva,sa integrare nuove informazioni

in modo globale, apprende facil-mente mediante l’operatività e lasperimentazione concreta e ciò lorende particolarmente perspica-ce. Finalmente il ministero ha va-rato le misure, efficaci da quest’an-no scolastico, per assicurare il di-ritto allo studio degli studenticon disturbi specifici dell’appren-dimento.

LA LEGGE 170/2010 e il decretoattuativo con le linee guida assicu-rano a questi studenti una didatti-ca personalizzata e l’introduzionedi strumenti compensativi emisu-re dispensative. Gli strumenticompensativi servono per com-pensare il disturbo e svolgere laparte automatica del compito, so-no «protesi» come gli occhiali,«strumenti» come le penne o «me-morie esterne» come le chiavetteUsb (pc con controllo ortografico,sintesi vocali, audiolibri, calcola-trice). Per le prestazioni più diffi-coltose, le misure dispensativeconsentono di non svolgere attivi-tà come la lettura a voce alta, lostudio mnemonico di tabelline opoesie e possono essere dispensatidalle prove scritte di lingua stra-niera sostituite da prove equiva-lenti.

Niente vergogna, è solo dislessiaInmedia soffredi questodisturbounostudenteogni venti

ANALISIMUSICISTI, SCIENZATI, ATTORI, SCRITTORI, IMPRENDITORI. QUANTI VIP CON QUESTA «DIFFICOLTA’»

Segni particolari: essere una persona geniale

LAREDAZIONE

COSA HANNO in comune Albert Einstein conMozart, Leonardo Da Vinci con John Lennon?Non solo la genialità: erano tutte persone dislessi-che! Pittori e musicisti, politici e scienziati. Sonomolti i nomi celebri che vengono associati al di-sturbo della dislessia: da Pablo Picasso a StevenSpielberg e Agatha Christie, scienziati come IsaacNewton, politici come John F. Kennedy e Win-ston Churchill, imprenditori di successo comeRockfeller e Henry Ford e personaggi del mondodello spettacolo come Cher, Orlando Bloom, TomCruise e Mika. Il legame tra dislessia e creatività èdovuto ad una differente attivazione neuronalenell’emisfero celebrale destro, quello adibito alleattività sintetiche, concrete, intuitive e spaziali, alcontrario di quello sinistro che regola le azioni ver-

bali, analitiche, simboliche, temporali, razionali elogiche.Durante la lettura nel cervello dei dislessi-ci si attivano zone diverse e questo li facilita neltrovare soluzioni originali, li rende creativi e viva-ci.Ricercatori di Stoccolma, studiando alcune fami-glie finlandesi in cui questo disturbo è ricorrente,hanno scoperto che anche la dislessia ha il «suo»gene dal nome impronunciabile: Dyx1c1. Questascoperta conferma che c’è una predisposizione fa-miliare alla dislessia, oltre ad altre cause non anco-ra chiare che potrebbero esserne all’origine.Il «dislessico» dunque non guarisce ma, se la fami-glia, la scuola, il lavoro gli danno le giuste opportu-nità, può imparare ad aggirare il disturbo perché ladislessia non è di per sé un ostacolo al successo nel-la carriera e nella vita.. e questi dislessici famosi lodimostrano!

ScuolamediaScuolamedia

UngarettiUngarettiGrossetoGrosseto

DIFFICOLTA’ Leggere parole e numeri diventa un po’ più complicato

F., 16 ANNI, frequenta laterza superiore di un istitutotecnicodella città, è un adole-scente come tanti, sportivo espigliato nei rapporti con gliamici.«I miei problemi sono inizia-ti in prima elementare: hoavuto serie difficoltà ad im-parare a leggere, non memo-rizzavo le sillabe, invertivole lettere, mi stancavo moltofacilmente e piangevo. Sulquaderno le lettere sembra-va che ballassero!»

Quando sono stati rico-nosciuti i tuoi problemicon la dislessia?

«L’insegnante di lettere inprima media ha consigliatoai miei genitori una visitaspecialistica che ha eviden-ziato il disturbo. Credevo diessere stupido perciò per meinizialmente è stato quasi unsollievo. Finalmente mi sen-tivo giustificato di fronteagli insegnanti e aimiei geni-tori. La neuropsichiatra miaveva spiegato che la disles-sia non c’entrava niente conl’intelligenza».

Molti ragazzi dislessicisi vergognano di am-metterequesto loropro-blema di fronte ai com-pagni. Capita anche ate?

«Sì, perché molti non cono-sconodavvero questo proble-ma. Anche adesso non vo-glio che i miei compagni miconsiderino diverso!».

Come incoraggeresti unbambino dislessico adaffrontare il futuro?

«Gli farei capire che non èsua la colpa e che la dislessiaè una caratteristica di unapersona come l’avere gli oc-chi azzurri. Però è dura, so-prattutto a scuola. Sapessiquante volte rinuncio aduscire perché non mi bastamai il tempoper fare i compi-ti!».

INTERVISTA

«Bisognaimparareaconviverci»

LAPAGINAè stata realizzata dagli studenti: Ke-rol Alafleur, Anna Amico, Angelica Baglioni,Alessio Bennati, Chiara Bernabini, FedericaBoldorini, Manuele Brancaccio, Angela Coppo-la, Davide Corridori, Massimiliano D’Aniello,Giose Fusco, Arianna Gaudino, Vincenzo Hu-

delka, Aldo Longobardi, PamelaManfredini, Si-mone Mangiavacchi, Matteo Montani, GiovanniMormone, Cecilia Moscatelli, Chiara Ottaviani,Federica Pianese, Anas Rhallab, Elena Saviel-lo, Paolo Sodano, Leoluca Volpi (classe III G,scuola media «Ungaretti»). Il dirigente scola-

stico è la dottoressa Fiorella Bartolini e gli in-segnanti tutor che hanno seguito i ragazzi nellaraccolta delle notizie e nella realizzazione dellavoro sono la professoressa Maria Carla Giu-liarini e il professor Giorgio Nocchi.

TUTTO E’ RELATIVO

Einstein, un genio dislessico

Page 5: GROSSETO - Campionato di Giornalismo

••7CAMPIONATOGIORNALISMOMERCOLEDÌ 1 FEBBRAIO 2012

La solidarietà accende la notteUnanave affonda, un territorio simobilita. E’ il cuoredeimaremmani

NON ERA QUESTO l’argomen-to di cui dovevamo trattare, maquello che è successo a poche mi-glia dal nostro paese ci ha talmen-te coinvolto che non potevamo fa-re a meno di parlarne, per di piùla nostra scuola, ossia la scuolamedia «Mazzini», è stata diretta-mente coinvolta nell’evento. Tut-to è cominciato la sera del 13 gen-naio, quando la nave Costa Con-cordia, in navigazione da Civita-vecchia verso Savona, si è scontra-ta con gli scogli «Le Scole» all’iso-la del Giglio. L’allarme è stato da-to intorno alle 23 e all’una di not-te il segretario della nostra scuola,StefanoPicchianti è stato chiama-to dai vigili urbani di Porto S.Ste-fano, perché c’era necessità diaprire l’istituto per farne un cen-tro di accoglienza per i naufraghi.E’ stato lui ad aprire la scuola e adavvisare il nostro preside, Gian-carlo Stoppa.A scuola sono arrivati gli operaidel Comune ed alcuni rappresen-tanti della società Costa. Addettie volontari hanno sistemato la pa-lestra, mettendo le panche e i tap-peti per far sedere piùpersone pos-sibili. Verso le 4.30 una telefonata

ha avvisato che dal Giglio era par-tito il primo traghetto con diversinaufraghi a bordo. Le persone so-no arrivate dopo un’ora e sono su-bito state accolte in palestra, conbevande calde, vestiti per colorochene avevanobisogno e cureme-diche per i feriti. Quando si è capi-to che il numero di persone in ar-rivo sarebbe stato molto elevato

sono state chiamate le custodiDir-ce e Daniela, per poter aprire tut-te le stanze della scuola e poter co-sì dare accoglienza a tutti. Duran-te la mattinata sono arrivati i rap-presentanti delle ambasciate chehanno occupato un’ala della scuo-la ed hanno potuto assistere tutti inaufraghi stranieri, mentre un’al-tra ala è stata occupata dall’equi-

paggio della Costa Concordia. E’stata una nottata impegnativa,manonostante questo la scuola è ri-masta attiva fino la sera del sabatoaccogliendo e rifocillando più diquattromila persone.

TUTTO il personale della scuolache è intervenuto quella notte è ri-masto segnato da quell’esperien-za, da quei volti stravolti dalla pa-ura e dallo shock, dalla ricerca dipersone care che non si trovava-no, ma contemporaneamentedall’organizzazione che è statamessa in piedi in poco tempo gra-zie all’aiuto di chi ha fatto il pro-prio dovere e dei tanti volontariche hanno dato unamano. Anchemolti di noi, insieme ai genitori,quando la mattina hanno saputocosa era successo sono venuti a da-re un aiuto,magari anche solo por-tando qualche capo d’abbiglia-mento. Noi siamo orgogliosi diciò che è stato fatto nella nostrascuola, nel nostro paese, perchéquesta vicenda ci ha insegnatochenelmomento del bisognopos-siamo riuscire a far fronte ad ognidifficoltà.

SULL’ARGOMENTO abbiamo intervistato il no-stro sindaco, Arturo Cerulli.

Signor sindaco,quando e da chi è stato avvisa-to di ciò che era successo?

«Intorno alle 23.30 di venerdì 13 mi ha telefonato laProtezione civile diGrosseto,ma all’inizio ho pensa-to ad uno scherzo, non potevo credere che una navedel genere si potesse scontrare con uno scoglio delGiglio. Quando dopo cinque minuti mi ha telefona-to ilmaresciallo dei carabinieri ho capito che era tut-to vero».

Come è stato organizzato il lavoro?«Quando arrivava il traghetto con i naufraghi a bor-do per primi scendevano i feriti. Gli altri venivanofatti accomodare nei tendoni riscaldati, montati dal-la Protezione civile, dove erano censiti e poi portaticon dei pullman alla scuola media. Da qui poi parti-vano con altri pullman per le varie destinazioni».

Riescea trovareun latopositivo in ciò cheèsuc-cesso?

«Sì, credo che sia stata positiva la collaborazione tratutte le forze in campo per organizzare al meglio isoccorsi. A ciò bisogna aggiungere la grande rispostache ha dato la cittadinanza collaborando e aiutandoil più possibile. Tra tutti mi va di ricordare i ragazziche alle 7 di mattina sono andati alle fermate degliautobus per andare a scuola, ma non hanno trovato ipullman, che erano stati requisiti per l’emergenza:invecedi tornare a casamoltissimi di loro sono venu-ti a dare una mano».

Che cosa farete se il mare viene inquinato?«La società che si sta occupandodel recupero del car-burante è già al lavoro. Noi come Comune stiamofacendo fare dei corsi ai nostri tecnici in modo chesiano pronti all’occorrenza. Naturalmente tutti noisperiamo che non accada nulla».

L’INTERVISTA IL SINDACO ARTUROCERULLI ELOGIA IL COMPORTAMENTODEI CONCITTADINI

«Ho visto tanti giovani rimboccarsi lemaniche»

RELITTO La Costa Concordia adagiata su un fianco di fronte al Giglio

LAREDAZIONE

DOPO LA PRIMA acco-glienza dei naufraghi spon-tanea e importantissimaall’isola del Giglio, anchePorto S.Stefano ha fatto lasua parte e non solo con leIstituzioni che si sono mes-se all’opera già dalla notta-ta, ma anche con semplicicittadini che si sono sentitipartecipi di questa immen-sa tragedia.Molti sono quel-li che hanno delle esperien-ze da raccontare. Il dottorRizzardi, come altri medici,è intervenuto adare unama-no e ci ha raccontato delledue immagini che lo hannopiù colpito: una ragazza cheha avuto una crisi epiletticae alcuni bambini scalzi esenza vestiti. Il signor Aloc-ci, che lavora per la compa-gnia Maregiglio, ha portato inaufraghi dal Giglio a Por-to S.Stefano ed è rimastocolpito dagli occhi di questepersone, che esprimevanopaura, tristezza,ma allo stes-so tempo gratitudine per es-sere stati salvati. Il padre diuna nostra compagna, mili-tare all’Aeronautica, ci hadetto che la base ha messo adisposizione cibo e coperte,che erano indispensabili vi-sto che moltissimi naufra-ghi erano vestiti in modoleggero. Anche i negoziantisono intervenuti donandonon solo cibo, ma anche ve-stiti, calze, scarpe e copertedi pile per riscaldare i nau-fraghi. Molte sono poi lepersone comuni che hannoportato tutto ciò che poteva-nonei luoghi di accoglienzao che addirittura hannoospitato dei naufraghi nelleloro case. Insomma tutto ilpaese si è datoda fare in que-sta emergenza.

ScuolamediaScuolamedia

MazziniMazziniPorto Santo StefanoPorto Santo Stefano

ASSETTO La banchina delporto come base per i soccorsi

LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti

Ambrogetti Filippo, Becattini Carlotta, Benic-

chi Beatrice, Bocchia Alessio, Costanzo

Arianna, Cresti Chiara, Ferraro Marco, Fo-

tea Alexandra, Hillebrand Andrea, Maththu-

magalaNatasha,Mazzitelli Sebastian, Nuzia-

le Sabrina, PalermoGiovanni, Pareti Federi-

co, Patarca Camilla, Pennisi Ilenia, Santana

Michael, Scotto Susanna, Settembrini Noe-mi, Terramoccia Lara della classe II B dellascuola media «Mazzini» di Porto S.Stefano.L’insegnante tutor è la professoressaDanie-la Scotto. Il dirigente scolastico è il professo-re Giancarlo Stoppa.

IRACCONTI

«Certescenenonpossiamodimenticarle»

Page 6: GROSSETO - Campionato di Giornalismo

•• 8 CAMPIONATOGIORNALISMO VENERDÌ 3 FEBBRAIO 2012

QUAL È LA PAURA più gran-de di ogni studente? La bocciatu-ra, ovvio... per molti di noi è soloun brutto «fantasma», per alcunidei nostri compagni è una amararealtà. E i dati parlano chiaro: lebocciature incidono tantissimosulla dispersione scolastica. Unabocciatura è un fallimento, si per-de la motivazione, cala a piccol’autostima, aumenta il distaccocon i coetanei e ci si smarrisce inun percorso scolastico irregolareche spesso si conclude non con lalicenza media ma con l’abbando-no, raggiunti i sedici anni di età.Per affrontare il problema e co-minciare a risolverlo, la nostrascuola quest’anno ha avviato unprogetto—unico in città—dedi-cato ai nostri compagni in difficol-tà, con qualche ripetenza alle spal-le, che continuano a vivere la scuo-la con fatica e che sono ancora arischio bocciatura: «S-bocciati»,affinché diventino «ex-bocciati»,non più bocciati, nella scuola enella vita, affinché ritrovino lastrada per mettere fine agli insuc-cessi e recuperare fiducia in sestessi, e anche negli altri.

MA IL NOME del progetto ci favenire in mente anche qualcosadi più suggestivo e... colorato, dav-vero vitale: l’immagine del fiore.Sbocciato è infatti il fiore chema-tura e che porta a compimento ilsuo compito, il fiore sbocciato èbello. Questo progetto, però, noncoinvolge solo i ragazzi in difficol-tà: c’è bisogno del contributo di

tutti, ci riguarda tutti, perché cosìavremo una scuola — e domaniuna società—migliore, dove le re-lazioni prima di tutto contanodavvero. Per questo tutta la no-stra classe ha incontrato l’esperto,il «giardiniere» che cura gli alun-ni-fiori e li aiuta a s-bocciare: Gui-do Tallone.

«ABBIAMO un piccolo grandesogno—ci hadetto— far sboccia-re i ragazzi nelle scuole, farli pro-muovere ed farli aprire alla vita».Ma chi è GuidoTallone? Fa partedel «GruppoAbele», che ha sede aTorino ed è presieduto da donLuigi Ciotti, lavora nel sociale,nell’ambito dell’educazione e del-la rieducazione per aiutare perso-ne chehannoproblemi come le di-pendenze (droga, alcool, giocod’azzardo); lavora anche all’inter-no delle carceri, con detenuti edex detenuti. Ci ha raccontato sto-rie tristi, ma coinvolgenti, realtàmolto dure anche di Paesi delSuddelmondo con le quali da tan-ti anni è a contatto. Ci ha fatto ri-flettere su quanto noi siamo fortu-nati, e su quanto sia importante lascuola per diventare uomini edonne domani, esseri pensanti enon vittime di un sistema che civuole solo consumatori, senza te-sta e senza cuore. Il progetto è par-tito, è un’esperienza nuova che siapre piano piano anche a tutta lacittà, al mondo del volontariato,alle istituzioni... Speriamo davve-ro di poter creare, tutti insieme,una «rete» per «sbocciare».

Starebeneascuola... si può«S-bocciati», il progetto dellaProvincia per gli studenti in difficoltà

L’ESPERIENZA PROBLEMI IN CLASSE? IMPARIAMO A RISOLVERLI INSIEME FACENDO IL «CIRCLE TIME»

LikeSkills: è arrivato il tempodel cerchio

LAREDAZIONE

PER STARE BENE a scuola — e nella vita —con noi stessi e con gli altri, da alcuni anni alla Ga-lilei c’è anche il progetto «Life Skills». Cosa sonole life skills? Sono le «competenze per la vita», defi-nite dall’Oms e raggruppate in tre aree (cognitiva,emotiva e sociale). Alcune di esse? Essere consape-voli di se stessi, saper contattare e gestire le proprieemozioni, risolvere i problemi, sapermantenere re-lazioni efficaci e imparare ad avere una comunica-zione efficace con gli altri. Teorie? Nient’affatto!Noi le sperimentiamo spesso, e talvolta quasi sen-za rendercene conto: le mettiamo in pratica nel«cerchio». Quando c’è un problema in classe, unmomento difficile, incomprensioni tra di noi, uncalo nello studio… chiediamo ai nostri professori(o ce lo propongono loro): «facciamo il circle ti-

me?». C’è un’aula dedicata a questa attività, con lesedie disposte in cerchio inmodo che non ci siamobarriere. Tutti ci guardiamo in faccia, senza difeseo «protezioni» (quante volte ci nascondiamo inclasse, dietro ai compagni, con testa china sul ban-co?), siamo alla pari e rispettiamo le tre regole fon-damentali: parlare uno alla volta, ascoltare l’inter-vento del compagno, non giudicare. E’ proprio ilrispetto delle regole del cerchio che rende questaattività molto piacevole, perché parliamo e discu-tiamo tra di noi sempre nel rispetto dell’altro.Dopo il «circle time» ci sentiamo fiduciosi, serenima qualche volta anche contrariati, incerti e impo-tenti… non è sempre facile avere consapevolezzadi se stessi, accettare i nostri «punti deboli» e quel-li degli altri, scoprire certe emozioni. Ma a scuolasi impara anche questo.

Scuolamedia

GalileiGrosseto

CRONISTI Gli studenti della «Galilei» insieme a Guido Tallone

DISPERSIONE scolastica.Ci abbiamo provato con unbrainstorming e poi abbia-mo consultato le pubblica-zioni dell’Osservatorio sco-lastico provinciale per defi-nirla e «quantificarla» nellanostra realtà. «Fenomenocomplesso di ordine socia-le, culturale ed economicoche provoca abbandoni, ri-tardi, interruzioni nel com-pletamentodel processo for-mativo». E in effetti il di-sperso non si trova più, per-de la strada e l’orientamen-to. Ma, come in un bolletti-no di guerra, quanti dispersici sono nella nostra provin-cia? I dati che abbiamo ana-lizzato nell’ultimapubblica-zione dell’Osp— «La scuo-la grossetana in cifre» — siriferiscono alla scuola secon-daria di primo grado (annoscolastico 2008/09) e fannoriferimento ad alcuni indi-catori come il tasso di ripe-tenza, il tasso di ritiro, il tas-so di trasferimento e di ritar-do scolastico. Ebbene, undato su tutti: ritiri e trasferi-menti hanno un valore per-centuale molto basso men-tre i respinti sono il 7%. Inpratica, quasi tutta la disper-sione è dovuta alle bocciatu-re. Scomponendo gli indica-tori, dai grafici abbiamo os-servato anche che il tasso dibocciatura ha una vera epropria impennata nella ter-za classe, dove raggiungel’8,3% (6,9% in prima, 6,2%in seconda).Gli alunni in ri-tardo (per età rispetto allaclasse frequentata) sonoqua-si il 13%; allarmante la situa-zione delle Colline metalli-fere dove in terza mediauno studente su quattro haun’età superiore a quellaprevista. A Grosseto l’indi-ce di ritardo passa dal 9,7%in prima a 16,9% in terza.

LADISPERSIONE

Impennatadi bocciaturein terzamedia

LA PAGINA è stata realizzata dagli studentidella classe 3^ A della scuola media «Gali-lei»: Annunziata Joseph, Bancalà Lorenzo,Benassi Ludovico, Bocci Simone, CantelliNicolò, Cherubini Sara, Comandi Lorenzo, Di

Lorenzo Veronica, Ferrara Raffaele, GarciaGenao Oneida, Gianni Monica, Giardina Ma-ria, Grimani Asja, Guidarini Luca, Landi Ric-cardo, Leoni Martina, Machetti Luca, MaioneMatteo, Melone Sofia, Merlini Clara, Niemen

Jason, Rossetti SaraMaria, Scalabrelli Ales-sia, Simi Elia, Stefanini Simona. L’insegnan-te tutor è la professoressa Claudia Biagioli,la dirigente scolastica la professoressa Pao-la Brunello.

CIRCOLARE Il «Circle time»

serve a confrontarsi senza barriere

Page 7: GROSSETO - Campionato di Giornalismo

••9CAMPIONATOGIORNALISMOVENERDÌ 3 FEBBRAIO 2012

Global ononglobal?Ci aspetta unmondodove pochi hanno tanto e tanti hanno poco. O nulla

OGNI GIORNO telegiornali, no-tiziari e quotidiani parlano di cri-si. E’ un problema che ci sta a cuo-re perché, essendo quattordicen-ni, tra non molto entreremo a farparte della popolazione attiva. Lacrisi purtroppo morde e taglia viamolti posti di lavoro ed aumentala disoccupazione giovanile. Macos’è che principalmente la cau-sa? Dove bisogna ricercare le ra-gioni? Com’è iniziata? Uno deimotivi principali è la globalizza-zione. Essa permette ad ogni im-presa di operare in qualsiasi Paesedel mondo producendo di tutto,in concorrenza con le altre impre-se. Ciò è reso possibile dalle teleco-municazioni moderne e dai tra-sporti integrati. Nell’economiaglobalizzata, agiscono soggetti dif-ferenti: imprese gigantesche, im-prese piccole e medie, stati ricchi,stati poveri. Quindi globalizzazio-ne significa competizione e con-correnza, essa provoca quattro ef-fetti.

UN PRIMO EFFETTO èl’espansione dell’economia mon-diale. Ogni Paese viene classifica-

to in Paese ricco (che cresce po-co), Paese in via di sviluppo (cre-sce molto) e Paese povero (chenon cresce). Quando unPaese ric-co non cresce, vuol dire che haun’economia stagnante. L’espan-sione dell’economia ha portato al-la ribalta la Cina, tanto dadiventa-re al prima potenza nel 2012. Un

secondo effetto della globalizza-zione è l’aumento dei poveri nelmondo. L’Onu stima che per il2050 i ricchi diminuiranno men-tre i poveri saranno aumentati diun terzo.Questo fenomeno riguar-da tutto il mondo. I Paesi ricchisubiscono la deindustrializzazio-ne e le persone perdono il lavoro.

Aumenta così il numero di perso-ne che vivono sotto la soglia dellapovertà.

UN TERZO EFFETTO dellaglobalizzazione è il peggioramen-todella vita nei Paesi poveri. Il de-bito estero aumenta ogni annoperché i prodotti importati sonomolto costosi, mentre le materieprime esportate costano sempremeno. Inoltre, il lavoro minorileassume forme di vera schiavitù. Igoverni dei Paesi ricchi non inter-vengonoper non intralciare gli in-teressi delle società transnaziona-li.Unquarto effetto della globaliz-zazione è la minore attenzionenei confronti dell’ambiente: la lot-ta all’inquinamento è vista comeun limite alla libertà di azione del-le imprese e dei consumatori. NeiPaesi in via di sviluppo l’inquina-mento è un fenomeno tolleratodai governi, lo sviluppo economi-co è la priorità assoluta e la tuteladell’ambiente è un costo aggiunti-vo chenon si puòpagare. Ci sareb-bemolto da dire su questo proble-ma. Sperando di essere stati suffi-cientemente chiari, un saluto.

LA SPESA DAL CONTADINO a «chilometri ze-ro» è una tendenza già affermata all’estero e in forteespansione anche in Italia: un numero sempre mag-giore di consumatori italiani si sta rendendo contodell’importanza e della differenza dell’acquistare iprodotti nazionali, meglio ancora se regionali. Maquali sono i motivi per cui scegliere i farmersmarket? Il successo deimercati degli agricoltori è do-vuto al prezzo ridotto del prodotto e al rispetto dellastagionalità che permette di avere a disposizione cibisempre di ottima qualità e gusto. I farmers marketsono un modo diverso di comprare, scegliendo conpiù libertà, senza lasciarsi catturare dalla sola campa-gna pubblicitaria con cui le aziende sponsorizzano ilprodotto. Parlare con chi gestisce questi punti vendi-ta locali dà la possibilità di confrontarsi e di «docu-mentarsi» sulle tecniche di produzione di cui il con-tadino potrà illustrare ogni singolo passaggio. Il no-

stro territorio è ricco di prodotti che provengono da-gli allevatori e coltivatori locali, diffuso è anchel’agriturismo e l’usanza di visitare le fattorie in cui simangia prevalentemente biologico. Il Caseificio so-ciale di Sorano, nato nel 1963, è una cooperativa cheriunisce oggi 120 allevatori della provincia diGrosse-to e Siena, con lo scopo di valorizzare proprio la voca-zione agricola del territorio. Tra i prodotti «nati» direcente possiamo citare il «Marzolino», tipico for-maggio a cui è stata data una sorta di carta d’identitàal fine di rendere tangibile ai consumatori ,findall’etichetta, la «tracciabilità del prodotto». Nella«carta d’identità» sono presenti anche le firme, contanto di indirizzo, delle 18 aziende, tutte locali, chehanno prodotto il latte con il quale sono confeziona-ti i formaggi dal Caseificio sociale di Sorano. Questoè, senza dubbio, un esempio di come si può offrire alconsumatore un cibo genuino, di qualità e di certaprovenienza!

ANALISI IL MERCATO A CHILOMETRI ZERO FA BENE AL TERRITORIO E ANCHE ALLE NOSTRE TASCHE

E’ sempremegliomangiare comesi parla

INGIUSTIZIA Laminima parte della popolazione ha grandi ricchezze

LAREDAZIONE

IL FENOMENOdella globa-lizzazione è molto difficile daidentificare emisurare, soprat-tutto in un contesto di provin-cia come in quello in cui noiviviamo, poiché abbraccia in-numerevoli fattori, dalla sferaeconomica e culturale fino aquella personale. Tutti i gior-ni possiamo constatare gli ef-fetti tangibili di questo feno-meno: tutti noi siamo dotatidi cellulari, internet e tv e at-traverso questimezzi siamo alcorrente di tutto ciò che avvie-ne nel mondo: ascoltiamo lastessa musica e indossiamo lestesse felpe e gli stessi jeansdei nostri coetanei australia-ni. Fra poco anche l’ultimabotteghina del nostro paesevenderà burro di arachidi (dicui se ne potrebbe fare volen-tieri a meno), ciò ci consenti-rà di sentirci ancora più «glo-bali». Nei nostri piccoli centriabitati lo sviluppo economicoè fondato sulla valorizzazionedelle risorse locali come il pae-saggio, il patrimonio storico eculturale, la coesione sociale, iprodotti tipici e la qualità del-la vita. Un effetto devastantedell’economia globale che siavverte anche qui, è la crisi.Tutto è partito dal crollo dei«giganti» americani, che coneffetto domino hanno trasci-nato verso il basso tutte le eco-nomie occidentali.Molte atti-vità stanno chiudendo a causadella delocalizzazione.Abitan-do in piccoli paesi di campa-gna, l’agricoltura domestica èancora attiva e quindi garanti-sce amolte famiglie un sosten-tamento economico. Non cre-diamo ci sia la possibilità disottrarsi a questo fenomeno;l’augurio che esso sia guidatonon solo da obiettivi esclusiva-mente economici votati al pro-fitto, ma che sia unmezzo perguardare al mondo nella suainterezza, salvaguardando lapace, l’ecologia, l’equa distri-buzione delle ricchezze ed ilrispetto delle differenze cultu-rali. Per quanto ci riguardanoi viviamo inun contesto so-ciale in cui ci hanno insegna-to a nonperdere di vista le tra-dizioni locali, per questo cisembra giusto cantare la Befa-na e non farsi troppo traspor-tare da mode passeggere.

ScuolamediaVanniSorano

FORMAGGIO Il «Marzolino»èmaremmano al 100 per cento

LA PAGINA è stata realizzata dagli sudenti Baldelli,Benicchi, Biondi, Campanile, Capoccia, Ciccarella.,El Hichami, S e Y, Ennached, Foschini, Giulietti, Go-scilo, Guerrini, HiraldoM.L. e A.,Mameli C.P., Napoli-tano, Pampanini, Serra N., Artibani G., Daldelli I.,

Bianchi, Cappelletti D., Corbianco, De Angelis D. e T.,Dominici G. e S., Fioravanti, Giulietti V., Mazzuoli, Pa-cini, Papini, Pompili, Radiconi, Sulo, Tulli, ArtibaniA., Benicchi C. e M., Boggi, Camilli, Cappelletti D.,Censini, Ciccarella, Cintio, Crociani, Franci, Giuliani,

Gubernari,Moufkir K. e Y., Pelosi, Petri, Pichini, Por-ri, Ronca, Santarelli, Scalabrelli, Serra. Gli insegnan-ti tutor sono i professori Giuliana Silvestri, MariellaPacchiarotti e Fabrizio Nai, la dirigente scolastica laprofessoressa Nunziata Squitieri.

RIFLESSIONE

Mode, nograzieMeglio cantarelaBefana

Page 8: GROSSETO - Campionato di Giornalismo

•• 6 CAMPIONATOGIORNALISMO MERCOLEDÌ 8 FEBBRAIO 2012

NEI GIORNI scorsi tutti gli alunnidella scuola secondaria di primogra-do di Cinigiano accompagnati dagliinsegnanti, si sono recati nella salaconsiliare del Comune per la com-memorazione della giornata dellashoa. L’iniziativa si è svolta proprioil 27 gennaio, giorno che ricorda laliberazione del campo di concentra-mento di Auschwtz, ed ha visto lapartecipazione del sindaco SilvanaTotti, e della professoressa ElenaVellati rappresentante L’Istitutostorico della resistenza maremma-na. Il titolo dellamattinata era «Me-ditate che questo è stato» e i lavori sisono aperti proprio con la letturadella poesia di Primo Levi «Shemà,voi che vivete sicuri». Come in ogniappuntamento gli alunni delle quat-tro classi hanno illustrato i loro lavo-ri. I primi a esporre il lavoro sonostati gli alunni della classe I E chehanno illustrato, tramite una pre-sentazione powerpoint, fatta di fotoe riassunti, le condizioni dei detenu-ti del campo di concentramento diTerezin, alla periferia di Praga.Que-sto camponacque nel 1940, per ope-ra dellaGestapo, prima come ghettoper gli ebrei e poi si è trasformatopoi in un vero campo di concentra-mento o meglio di transito per gli

ebrei diretti ad Auschwtz ed altricampi di sterminio. Gli alunni han-no messo in risalto come erano co-stretti a vivere, cioè in totale man-canza di condizioni umane, vecchie bambini e si son soffermati su tut-te le malattie che hanno causatospesso la loro morte. Infatti, alla fi-ne del secondo conflitto mondialedi circa 15.000 bambini detenuti

sembra ne siano rimasti in vita solopoco più di 100. In seguito gli alun-ni delle classi ID e II D hanno pre-sentato il loro lavoro intitolato:«Con gli occhi dei bambini». Si ètrattato di immagini messe a con-fronto.Da un lato sono stati presen-tati disegni realizzai da bambini in-ternati nei vari campi e dall’atro fo-to-documento che attestano la con-

dizione dei bambini nei campi. Glialunni hannomesso a confronto co-sì, ciò che i bambini «vedevano» du-rante la loro prigionia con come«erano visti» da chi li ha rinchiusi.La riflessione finale dei ragazzi di IID è stata la seguente: nei disegni enelle poesia realizzati da i bambiniinternati è prevalsa la fantasia (im-magini di farfalle che volano libere)e la voglia di vivere (prati verdi suiquali correre) ovverouna grande for-za e un coraggio che i bambini han-nodimostrato di avere anche in con-dizioni di vita disumane.Nelle foto,invece, che retraggono bambini pri-gionieri è prevalsa la tristezza, losconforto e la sofferenza. Infine, l’ul-tima esposizione, quella dei ragazzidella III D, hamesso a confronto daun lato, i dieci articoli contenuti nelmanifesto della razza del 1938 con ipiù recenti studi scientifici. I ragaz-zi nella loro presentazionehannodi-mostrato che se da una parte nel1938 si sosteneva che il «termine raz-za esiste ed è un termine biologico»,i più recenti studi pubblicati da unimportante gruppo di ricerca dellaStanford University , di cui fa parteanche l’italiano Luigi Cavalli Sfor-za e pubblicati nella rivista «Lescienze numero 476», aprile 2008,hanno dimostrato che le razze nonesistono, o meglio esiste una solarazza: quella umana!

«Meditate che questo è stato»Gli studenti ricordano la Shoa. Cerimonia aperta dalle parole di Levi

IL FATTO ALL’INTERNODELLA RESIDENZADEI SEMINARISTI FU ALLESTITOUNCAMPODI «RACCOLTA»

Roccatederighi, una ferita nella nostra storia

LAREDAZIONE

DURANTE la commemorazione della giornata del-la shoa aCinigiano c’è stato l’intervento della profes-soressaElenaVellati, rappresentante dell’Istituto sto-rico della resistenza maremmana. L’intervento e ilfilmato che lo ha seguito, sono stati per noi moltoimportanti: ci siamo sentiti «dentro la storia» vistoche si parlava di un particolare episodio riguardantegli ebrei della provincia di Grosseto.La professoressa ci ha spiegato chemolti ebrei eranoarrivati nella nostro provincia da diverse parti di Eu-ropa soprattutto dall’Austria. Si tratta di persone chehanno lasciato la loro patria convinti che in Italiaavrebbero potuto salvarsi la vita invece, in seguito aduna serie di opere di spionaggio, fatte da grossetani,sono stati catturati. Dopo la cattura tutti gli ebrei(grossetani e non) sono stati trasportati in una sortadi campo di concentramento provvisorio nato nellaresidenza estiva del seminario vescovile presso Roc-catederghi. Tutti i superstiti , intervistati nel filma-

to, hanno sottolineato come inizialmente non si ren-dessero conto di ciò che gli sarebbe successo in segui-to. Lamaggior parte di loro ha trascorso i primi gior-ni in serenità, giocando a carte o passeggiandonell’ombroso cortile (anche se non si potevanomini-mamente avvicinare alla recinzione perché erano sor-vegliati da una guardia armata). La permanenza lì èstata breve per la quasi totalità delle persone interna-te perché da lì poi sono partiti convogli che hannotrasportato tutti gli ebrei non grossetani fino ad Au-schwtz. Le cose che ci hanno colpito però sono statedue: uno che l’allora vescovo di Grosseto ha consen-tito che all’interno della residenza estiva dei semina-risti fosse allestito un campo di concentramentoprovvisorio; due il fatto che in cambio di questa sor-ta di prestito abbia ottenuto che gli ebrei grossetanifossero risparmiati dalla deportazione. Cosa vuol di-re questo?Che gli altri ebrei non grossetano non era-no persone ugualmente?

Scuolamedia

BuonarrotiCinigiano

ANGOSCIA Due bambini rinchiusi in un campo di concentramento

UNA VOLTA tornati ascuola noi ragazzi della clas-se IIID abbiamoprovato a ri-flettere sul senso della matti-nata trascorsa inComune. In-sieme alle nostre professores-se (RominaColombini eAn-gela Scarpata) abbiamo in-staurato una discussione inclasse proprio sull’importan-za di eventi del genere e sia-mo arrivati a queste conclu-sioni. Prima di tutto i nostrilavori, i filmati che abbiamovisto, le parole commoventiche abbiamo sentito pronun-ciare agli intervistati, ci han-no colpito fortementenell’anima e nel cuore. Tuttinoi al solo pensiero di azionidi quel genere siamo rabbri-viditi. Abbiamo provato tan-ta malinconia e tanta tristez-za e ci siamo augurati chechiunque assista a mattinatedel genere se ne vada a casacon nel cuore le stesse emo-zioni che abbiamo provatonoi. Infatti, solo così possia-mo sperare che certe atrocitànon si ripetano più. Abbia-mo capito, inoltre, che oratocca a noi portare avantil’umanità e lo dobbiamo faresenza commettere lo stessoerrore brutale di chi ci ha pre-ceduto. Adesso che abbiamoimparato questa lezione dob-biamo fare il possibile per tra-smetterla anche a tutte le per-sone che nasceranno. Pur-troppo abbiamo preso attoche c’è ancora molto fare perpoter avere un futuromiglio-re. Sono ancora troppe le par-ti del mondo dove diritti cheper noi risultano banali co-me andare a scuola, avere co-me amico del cuore un ragaz-zo appartenente ad una reli-gionediversa, esprimere libe-ramente un pensiero, avereunamadre cheha gli stessi di-ritti del padre, sonomete lon-tane da raggiungere. La no-stra mattinata si è conclusacon l’impegno da parte diognuno di noi che ogni qualvolta ci troveremo di frontead un possibile diritto nega-to faremo tutto ciò che è innostro potere perché le cosemigliorino.

LARIFLESSIONE

Dalla tristezzaalla vogliadimigliorare

LAPAGINAè stata realizzata dagli studen-ti della classe III D della scuola media«Buonarroti» di Cinigiano. I loro nomi:Bambagioni Alessio, Bellacchi Azzurra, Bi-blekajGianina, BucciNicola, Cherubini Giu-

lia, CiacciMarcello, Del Bue Emiliano, Gui-darini Nicolò, Guerrini Gianmarco, LambaRazvan Constantin, Massai Matteo, Neruc-ci Michela, Ozcan Pinar, Roggiolani Simo-ne, Rossi Gabriele, Rossi Simone, Siveri

Federico, Svet Vladis, Via Agnese. L’inse-

gnate tutor è la professoressaRomina Co-

lombini, il dirigente scolastico è la profes-

soressa Cinzia Machetti.

TEREZIN Una farfalla in volodisegnata da un bimbo prigioniero

Page 9: GROSSETO - Campionato di Giornalismo

••7CAMPIONATOGIORNALISMOMERCOLEDÌ 8 FEBBRAIO 2012

Imparare avivere insiemeLasciare il proprio Paese per abitare in un altro. E sentirsi integrati

SEMBRA FACILE, vivere insie-me, ma non sempre è così.Quest’anno come argomento distudio abbiamo affrontato imovi-menti migratori: sia quello degliItaliani all’estero, soprattutto nelpassato, sia quello, più attuale, diflussi verso l’Italia. Ma, a parte glistudi barbosi, sappiamo davverocosa significa essere un immigra-to? Come far convivere tra loroculture a volte molto diverse?Questa è la domanda che ci siamoposti.Abbiamopensato di ascolta-re l’esperienza storica di una non-na che ha vissuto in Libia duran-te la colonizzazione fascista. Ab-biamo letto un libro che raccontala storia vera di un ragazzo che èpronto a superare qualsiasi diffi-coltà per fuggire da unPaese, l’Af-ghanistan, in cui la vita è impossi-bile. Ma, prima di tutto, abbiamoparlato con i nostri amici di nazio-nalità diversa che, fortunatamen-te, frequentano la nostra scuola.Volevamo sapere come si trovanonel nuovo Paese, quali sono i loroattuali sentimenti e quali quellipassati.La maggior parte di questi ragaz-

zi si è trasferita in Italia per moti-vi di lavoro dei genitori: improv-visamente la loro vita è cambiata.Abbiamo chiesto loro cosa hannoprovato quando sono arrivati. Leemozioni più comuni sono statela tristezza e il dispiacere per averlasciato un mondo familiare, il ti-more dell’ignoto, la preoccupazio-

ne e lo smarrimento di fronte a si-tuazionimai vissute primama, so-prattutto, la paura di non esserecapiti e accettati. La prima diffi-coltà che hanno incontrato è statol’ingresso a scuola che quasi tuttihanno descritto come un «disa-stro». Si sentivano osservati e perquesto si vergognavano, non capi-

vano una parola di italiano, nonconoscevano nessuno. Per fortu-na c’erano i compagni e gli inse-gnanti che con tanta pazienza lihanno aiutati a superare ogni pro-blema. Infatti, nonostante ancoraqualcuno non parli proprio benel’italiano, si sono trovati bene coni nuovi amici e affrontano con piùforza e serenità i piccoli intoppiquotidiani. Alcuni di loro hannonostalgia perché vivevano in cam-pagna e si sentivano più liberi acontatto con la natura; ora la vitadi città è più complicata. In più,invece di uscire tanto quanto face-vano prima, devono impegnarsinello studio dell’italiano. Ci ha fat-to molto piacere sentirci dire che,nonostante sentano la mancanzadegli affetti più cari (tutti parlanodei nonni), hanno intenzione dirimanere in Italia per sempre e ditornare nel loro Paese solo per lefestività. Per noi significa che sia-mo stati capaci di accoglierli e far-li sentire quasi come a casa. Per dipiù abbiamo imparato come è faci-le cadere nei pregiudizi verso cul-ture e persone, che invece, quan-do le conosci, sono belle quanto lenostre.

LA NOSTRA REDAZIONEha incontrato Jolan-da, nonna di una nostra amica, nata a Bengasi nel1923 da genitori italiani inviati dal regime fascistacome impiegati delle poste (il padre inventore diapparecchi per telegrafi) e ritornati in Italia nel1945 come profughi. Questa la sua straordinariastoria.

Comeerano i rapporti tra colonizzatori e abi-tanti?

«Non c’era razzismo, si stava bene, c’era un bel rap-porto. Tant’è vero che mammami mandava a farela spesa nei negozi degli arabi, non c’erano proble-mi né discriminazioni. Io andavo nelle case deimiei vicini che erano arabi a chiedere uova e latte.Avevo anche un’amica con cui uscivo».

Com’erano organizzate la città e la scuola?«Bengasi era una bella città, c’erano case bianche

con le finestre verdi, chiese, moschee, sinagoghe,alberghi. Abitavo in una piccola strada dove si tro-vava la chiesa di S.Francesco; negli anni hanno co-struito la cattedrale, con due grandi cupole. Vene-zia ci aveva regalato due colonne che erano situateall’inizio e alla fine del viale della Vittoria; questerappresentavano la lupa diRoma e il leone diVene-zia. Da noi esistevano scuole per italiani e per ara-bi, perché era diversa la cultura».

Anche le insegnanti erano italiane?«Sì, italiane. Imparavamo tutto come in Italia, iosono andata anche all’istitutoMagistrale, avevo fi-nito le superiori, dovevo andare a Tripoli a studia-re all’università...poi però è scoppiata la guerra».

Voi siete arrivati lì come colonizzatori, inva-sori.

«No, come invasori no, lo eravamo forse nel 1911,ma poi gli abitanti non ci hanno visto più così».

L’INTERVISTA I RICORDI E LE EMOZIONI DI UNANONNA CHEHA VISSUTO IN UNA TERRA STRANIERA

«Iomi sentivo a casa anche laggiù, a Bengasi»

PRESENTAZIONE Il primo giorno di scuola di un bimbo straniero

LAREDAZIONE

«NEL MARE ci sono i coc-codrilli” è un libro di FabioGeda edito nel 2010 da Bal-

dini e Castoldi. E’ la storia ve-ra di un bambino afgano,EnaiatollahAkbari, lasciatodalla madre ad un traffican-te di uomini perché lo fac-cia fuggire da un destino di-sumano.Avrebbedovuto es-sere il risarcimento per undebito contratto dal padre.Le condizioni di vita per iragazzi inAfghanistan sonoterribili. Un esempio pertutti: la scuola che frequen-ta Enaiatollah deve esserechiusa per ordine dei taleba-ni. Due giorni dopo, alcunidi essi tornano a controllareche la scuola sia stata chiu-sa; trovando il maestro aspiegare si infuriano e, da-vanti agli alunni, nel cortiledella scuola, lo fucilano.Du-rante il suo viaggio (Afgha-nistan-Pakistan-Iran-Tur-chia-Grecia e infine Italia)Enaiatollah vive esperienzetraumatiche che ai nostri oc-chi, lettori ingenui, risulta-no irreali, sconvolgenti. Pe-rò incontra anche moltaumanità, e questo ci haugualmente colpito. Giuntoin Italia viene accolto dauna famiglia torinese e, perottenere lo status di rifugia-to,mostra alla commissionela foto di un bambino solda-to: se fosse rimasto in Af-ghanistan, avrebbe potutoessere lui. Consigliamoque-sto libro, comunica le verepaure che gli immigrati so-no disposti ad affrontarenei loro viaggi (mare e coc-codrilli compresi) pur di ot-tenere una vita migliore: ciha aperto gli occhi su unmondo che non conosceva-mo.

Scuolamedia

VicoGrosseto

CERIMONIA La Festa deiMarabutti in una cartolina d’epoca

LAPAGINAè stata realizzata dagli studenti dellascuolamedia «Vico». Classe 2 A: Fuschi Niccolò,Bruni Andrea, Mosconi Matteo, Stanganini Mat-teo, Marra Alessandro, Valentina Meoni, Karoli-na Kuznyetsova, Martini Erika, Meoni Valentina,Bai Alessia, Di Maggio Alessia, Merella Valenti-

na, Marra Alessandro, Matteo Biagioli, MatteoTanini, Privato Giacomo, Maccarucci Manuel,Matteo Mosconi, Balghi Safaa. Classe 3 C: Sbor-done Salvatore, Frezza Erica, Berardini Ilaria,Flaminio Elena, Morlungo Leonardo, FlaminioElena. Classe 3 F: Lozzi Benedetta,Massetti Giu-

lio,MarinoGiuseppe, Gramaccia Silvia, Formico-la Sara. Gli insegnanti tutoro sono le professo-resse Monica Bondani, Eleonora Baffigo e Elisa-betta Scollo Abeti. La dirigente scolastica è ladottoressa Graziana Bongini.

ILLIBRO

I coccodrilliche insegnanoariflettere

Page 10: GROSSETO - Campionato di Giornalismo

•• 8 CAMPIONATOGIORNALISMO VENERDÌ 10 FEBBRAIO 2012

LA STORIA ha camminato an-che nelle vie di Massa Marittima,sulle gambe di Giuseppe Garibal-di e dei cittadini maremmani chehanno appoggiato il movimentorisorgimentale. Nell’occasionedei 150 anni dell’Unità d’Italia, èstato bello ricordare l’eroe dei duemondi e scoprire che anche la pic-cola città maremmana ha dato uncontributo significativo a realizza-re l’unificazione e l’indipendenzaitaliane. I segni del Risorgimentosono anche nelle viemassetane in-titolate a uomini del posto di quelperiodo storico, come i fratelli La-pini (che aiutarono la fugadiGari-baldi).Massa Marittima poco dopo la fi-ne delMedioevo cadde in profon-da crisi, a causa delle paludi che lacircondavano. I Granduchi Lore-na nel Settecento cercarono di ri-popolare la cittadina; nonostantetutto, questo esperimento fu fattoinvano, e si continuava amorire acausa della malaria, portata dallegrandi paludi circostanti. Soltan-to nell’Ottocento, con i primi suc-

cessi delle opere di bonifica, la cit-tadina si ripopolò e iniziarono acircolare nelle vie le idee liberali.Molti giovani patrioti, che già co-noscevano Garibaldi, le sue im-prese coraggiose e le sue intenzio-ni, furono felici di aiutare l’eroeche scappava da Roma a Genovanel settembre 1849, durante il no-

to «trafugamento». Pur di proteg-gere la sua incolumità durante lafuga da Roma, dopo la caduta del-la repubblica, i patrioti massetanierano disposti a tutto e questa vo-lontà così forte e spontanea fu lagaranzia del successo dell’iniziati-va: in gran segreto Garibaldi e ilsuo fido capitan Leggero, che so-

no arrivati dai boschi, vengonoospitati in un podere fuori Massachiamato «Malenotti». La questio-ne è molto pericolosa e viene usa-ta dai patrioti una parola d’ordinedi riconoscimento,«Venezia».Do-po qualche ora di riposo, alle pri-me luci dell’alba, la piccola com-pagnia si dirige ai piedi del collemassetano di «Schiantapetto»; lìaltri fidati aiutanti del posto dan-no a Garibaldi un carro, con ilquale sarà più facile arrivare allacosta di CalaMartina, oggi nel co-munedi Scarlino. Stremati, salgo-no su una barca che li aspetta allafonda, diretti finalmente a Geno-va, dove Garibaldi organizzerà laSpedizione dei Mille con le famosecamicie rosse che libereranno ilSud. Grazie al valore e al coraggiodimostrato dai cittadini di MassaMarittima nel Risorgimento essaè stata chiamata la «Brescia ma-remmana», ricordando non soloil suo importante contributo al«trafugamento» di Garibaldi, maanche i soldati delle guerre d’indi-pendenza e quelli che si aggrega-rono a sostegno dei Mille.

Garibaldi e la «Bresciamaremmana»CosìMassaMarittimanel 1849haaiutato l’eroedei dueMondi

TESTIMONIANZE SULLE ORME DELLA STORIA: A SPASSO PER LE STRADE CERCANDO I SEGNI DEL PASSATO

I luoghi risorgimentali sparsi nella città

LAREDAZIONE

IL PASSAGGIO di Garibaldi aMassa Marittimaha lasciato una grande impronta: le dita sono leopere a lui dedicate e la pianta è il ricordo impres-so nellememorie cittadine.MassaMarittima è sta-to un luogo importante per il Risorgimento, con ilpassaggio di Garibaldi ed altri fatti importanti.Qui sono nati e hanno vissuto uomini che hannocombattuto nelle guerre d’Indipendenza e nellaPrima guerra mondiale. Infatti, vicino al cimitero,sorge una cappella dove riposano i caduti di questeguerre, tra cuiGaetanoBadii, che fu anche uno stu-dioso al quale è dedicata la locale biblioteca comu-nale. Questa piccola cappella è chiusa al pubblico,ma in occasione di feste o celebrazioni in ricordodei caduti è possibile visitarla. Le impronte che ciha lasciato la storia, però, non sono finite qui; sulla

piazza XXIV Maggio si affaccia il Parco delle Ri-membranze, dove c’è una statua dedicata aGaribal-di, spostata da piazza delDuomo circa settant’annifa. Inoltre su ogni singolo cipresso del parco nelpassato c’era una targhetta con su inciso il nomediun caduto. Infine, un ultimo segno del Risorgi-mento, ma nonmeno importante, si rintraccia nelMuseoArcheologico dove si conservano alcune ca-sacche rosse originali della Spedizione dei Mille, in-sieme alle lettere mandate da Garibaldi ai giovanimassetani, ai quali egli dava un unico consiglio:l’istruzione e la formazione dovevano venire pri-ma di tutto!I giovani massetani di oggi possono essere indub-biamente fieri di vivere in questa cittadina, perchéporta con sé un pezzo di storia italiana e si sentonoparte di ciò per questo ricordo.

Scuolamedia

Don BreschiMassaMarittima

RICOSTRUZIONE L’incontro di Teano visto dagli studenti massetani

ÈNOTTEFONDA, un ful-mine colpisce la famosa sta-tua di Garibaldi, situata aMassa Marittima e con no-stra grande sorpresa ilmonu-mento prende vita. Iniziamopertanto a tempestarlo di do-mande…

Come e perché iniziò ilsuo «trafugamento»?

«Ero a Roma durante la pri-ma Guerra d’Indipendenza,si stava combattendo per sot-trarre al papaPio IX il poteretemporale; le sue armate mistavano cercando, così ioscappai. La mia meta era Ve-nezia, che stava combatten-do contro gli austriaci per tor-nare ad essere libera. Pur-troppo mia moglie, duranteil viaggio, si ammalò e morìdimalaria; in quei giorniVe-nezia fu sconfitta e fui co-stretto a cambiaremeta, pun-tando verso Genova».

Perché è passato pro-prio dallaMaremma ?

«Hodeciso questo perché, es-sendo la Maremma un terri-torio straordinariamente ric-co di fitti boschi, poteva of-frirmi un riparo sicuro daimiei inseguitori. E così è sta-to».

Dopo che è arrivato aGenova cosa ha pensa-to di fare?

«Ho organizzato da lì unaspedizione via mare per diri-germi a Sud, ho coinvoltomolti cittadini e sono statoaiutato da truppe situate sul-la terraferma in punti strate-gici; inoltre alcune donnedella città ci hanno cucitodelle camicie rosse per identi-ficarci in battaglia».

Se riuscirà a conquista-re il Sud Italia, che cosane farà?

«Sacrificherò i miei ideali re-pubblicani e cederò, peramor di patria, il Regno delleDue Sicilie a Vittorio Ema-nuele II, che è l’unica perso-na che può realizzare l’Unitàd’Italia... Almeno, credo!».

FANTAINTERVISTA

«Eccoperchéhoscelto

questa terra»

LA PAGINA è stata realizzata dagli studentidella IIIA della scuola media «Don Breschi»di Massa Marittima: Marco Candela, SerenaCantini, Carolina Cheleschi, Arbri Daiu, Asca-nio De Liguori, Perla De Paoli, Alessandro

Gai, Samuel Gambassi, Barbara Grosoli, So-fia Guiducci, Angelica Innocenti, Alice Kri-smer, Filippo Ladu, Benedetta Maletta, Giu-lioMartellini, ChiaraMonterisi, GianlucaNe-ri, Ilaria Parigi, Francesco Piccirillo, Cri-

stian Radici, Gianpiero Ribechini, GianmarcoVarriale, Isabella Ventura. Il dirigente scola-stico è la dottoressa Marcella Rossi e l’inse-gnante tutor è la professoressa Cecilia Sac-chi.

VISITA Gli studenti della 3 A

sotto il busto di Giuseppe Garibaldi

Page 11: GROSSETO - Campionato di Giornalismo

••9CAMPIONATOGIORNALISMOVENERDÌ 10 FEBBRAIO 2012

Meno fondi, Orchestra in crisiCosa sta succedendo? L’intervista al presidente Antonio Di Cristofano

DOPO ANNI di brillante carrie-ra — e di sostegno economico —l’Orchestra Sinfonica «Città diGrosseto», la «nostra» orchestra,quella che ha portato il nome diGrosseto in tutto il territorio na-zionale e all’estero, legandolo alleparole «prestigio», «cultura», «tra-dizione», sta subendo una brutta,ma speriamo non irreversibile,battuta d’arresto. I primi sintomidel malessere risalgono al2007-’08. La causa? La progressi-va riduzione dei contributi econo-mici degli Enti sostenitori.«Fino a quel periodo— ci ha det-to ilmaestroAntonioDiCristofa-no, presidente dal 1997 — l’Or-chestra navigava in acque tran-quille. A partire dal 2000, infatti,arrivava a circa 400mila euro di fi-nanziamenti annui (per i «profa-ni» potrebbe sembrare una cifraenorme, ma si pensi che l’Orche-stra di S.Cecilia di Roma ha unbudget di 50 milioni di euro!). Inparticolare, potevamo contare sui35mila euro del Comune, 25miladel Ministero, più di 20mila dellaRegione Toscana, 23mila dellaProvincia e 50mila dell’Ente Cas-sa di Risparmio di Firenze: così

riuscivamo a garantire circa 60concerti».Il 2011 è stato l’anno della crisi.Ad aprile viene azzerato il contri-buto della Provincia. Il colpo digrazia è arrivato il 27 settembre,quando l’assessore alla Culturadel Comune annuncia al Consi-glio direttivo la drammatica noti-zia: forse sarebbero arrivati per il

2011 (nel quale già molte speseerano state sostenute) solo 15milaeuro (lordi, ovviamente). Ma nonfinisce qui. «Per l’anno in corso— ci ha tristemente detto Di Cri-stofano—il Comune può garanti-re un contributo di soli 10mila eu-ro, che servono a malapena a co-prire le spese per il tradizionaleconcerto di Capodanno agli Indu-

stri. Paradossalmente, suoneremomolto in un altro comune tosca-no, a Lucca, che economicamenteci sostiene». Il prezzo da pagare?Il rischio che l’Orchestra cambi ilproprio nome in «Città di Grosse-to e di Lucca», sperando che —per sopravvivere—nondebba ab-bandonare del tutto la sua deno-minazione originaria.«Per protesta — ha concluso ilpresidente— ed anche per neces-sità siamo costretti a ridimensio-nare tantissimo la stagione 2012in città: il prossimo concerto saràquello per il Premio internaziona-le Scriabin il 26 febbraio; il 1 apri-le in Cattedrale il concerto in be-neficenza per Duchenne ParentProject, e orse il tradizionale con-certo di San Lorenzo».Per sostenerla, si è mobilitata tut-ta la città: raccolte di firme, unapetizione online, una pagina suFacebook. Anche noi, dato chefrequentiamo una scuola ad indi-rizzomusicale, dalle pagine de LaNazione vogliamo richiamare l’at-tenzione su questo problema … esiamo certi che tutte le istituzioniascolteranno il nostro appello: sal-viamo l’Orchestra!

DIDATTICAARRIVA IL LICEOMUSICALE E NOI ABBIAMO PARTECIPATO ALLAREALIZZAZIONEDELLO SPOT

Aadesso c’è la scuola dove lamusica è di casaLO SAPEVATE? AGrosseto è nato finalmente ilLiceoMusicale. Finalmente, perché la sua apertu-ra va a colmare un vuoto culturale che cominciavaa farsi sentire, non esistendo in provincia istitutianaloghi. Il «Musicale» è l’istituto per chi dellamu-sica vuol fare una passione, una professione o sem-plicemente approfondire le proprie conoscenze. Ilpiano di studi prevede le discipline comuni dei li-cei (italiano, storia, inglese, matematica, filosofia)e le discipline specifiche, come esecuzione ed inter-pretazione; analisi e composizione; storia dellamusica; laboratorio di musica d’insieme; tecnolo-gie musicali. In più si suoneranno due strumenti,quello principale e il pianoforte. E’ proprio il casodi dire che tutto questo è «musica per le nostreorecchie».Ma tutti possono iscriversi, anche senza

alcuna competenza musicale specifica.Noi, orgogliosamente, abbiamo fatto la nostra par-te per avere il LiceoMusicale a Grosseto: frequen-tando una scuola media ad indirizzomusicale, sia-mo stati molto coinvolti dall’apertura, che rappre-senta per noi l’opportunità di proseguire i nostristudi. Così ci siamo impegnati per diffondere la no-tizia: con i nostri genitori abbiamoorganizzato rac-colte di firme per l’apertura, stampato volantini,creato eventi per fare conoscere la nuova scuola.

ABBIAMO addirittura partecipato alla realizza-zione dello spot pubblicitario del liceomusicale gi-rato dal Polo Bianciardi, di cui la nuova scuola faparte. La sua sede è in piazza deMaria. A quanto sidice, sono già molto numerose le preiscrizioni,chissà che non si possano formare due prime!

PRESTIGIO Il concerto a Vienna dell’Orchestra Città di Grosseto

LAREDAZIONE

L’ORCHESTRA Sinfoni-ca «Città di Grosseto» nascediciotto anni fa, per volontàdell’Amministrazione co-munale, dalla fusione delleprincipali associazioni mu-sicali grossetane: l’Orche-stra «Carlo Cavalieri», gli«Amici del Quartetto» e «G.Donizetti».GiovanniLanzi-ni è stato il primo presiden-te (triennio 1994-96); dal‘97 ad oggi ha ricoperto que-sta carica il maestro Anto-nio Di Cristofano.Nel corso degli anni l’Or-chestra ha moltiplicato lasua presenza sul territorio,locale e nazionale, passandodai 10-12 concerti a stagio-ne (nel ‘99) a 60 (di cui unaventina in città, il resto intutta Italia) nel 2006-07.Tutto questo era possibilegrazie ai contributi chegiungevano da vari enti.Tra tutti, due i concertime-morabili: a Torre del Lagoil 29 novembre 2004, perl’80˚ anno dalla morte diGiacomo Puccini; quellodel 19 aprile 2010, nella«Golden Hall» al Musikve-rein di Vienna, di fronte adun pubblico di 1.800 perso-ne (si tratta di una delle saleda concerto più prestigioseal mondo, quella del tradi-zionale concerto di Capo-danno trasmesso inmondo-visione!). Prima di ogni esi-bizione, gli orchestrali han-no due giorni di prove (dicinqueore ciascuno); gli ele-menti erano una cinquanti-na fino a una decina di annifamentre oggi il loro nume-ro è sceso a meno di trenta,dato che le casse sono vuote… ma con una storia cosìprestigiosa, vogliamodavve-ro lasciarla andare alla deri-va? Siamo convinti che lanostra Orchestra si salverà!

Scuolamedia

DaVinciGrosseto

PROMOZIONE Un’immaginedella pubblicità del nuovo liceo

LA PAGINA è stata realizzata dagli studentidella classe 3 G della scuola media «da Vin-ci»: Gabriele Bernabò, Caterina Bernocco,DavideBlanchi, RebeccaBovo, Ilaria Busone-ro, ValentinaDaveri, LisaDolabella, Alice Fa-

dini, Laura Ferri, Erica Fiorini, Giusy Ignar-ra, Chiara Masuero, Trudy Niessen, StefanoNizza, Ilaria Pennacchio, Maria Teresa Pe-trucci, Giulia Pierro, Mattia Porro, GiacomoScarpignato, Samuele Scarpignato, Sofia

Sgherri, Chiara Tiberi, LeonardoUgolini, An-drea Voira.L’insegnante tutor è la professoressa Clau-dia Biagioli, il dirigente scolastico la profes-soressa Paola Brunello.

LASTORIA

Dal 1994 aoggiha fatto

il giro delmondo