La rivista del Credit Suisse dal 1895 Edizionevizzera s ...
Transcript of La rivista del Credit Suisse dal 1895 Edizionevizzera s ...
Manuale dei settori Il lavoro ridotto allevia la crisi / Nouriel Roubini Grande intervista all’insigne economista americanoDossier investimenti immobiliari L’edilizia sostenibile è un must anche in Svizzera
La rivista del Credit Suisse dal 1895 Numero 1 Edizione svizzera / Italiano Aprile /Maggio 2011
OrigineSolo una questione di prospettiva temporale
TECHART in Svizzera:
TECHART Schweiz by Sahli & Frei AGIndustriestrasse 2, CH-8307 EffretikonTel.: +41 (0)52 355 30 60, E-Mail: [email protected]: http://www.techart.ch
TECHART GrandGT e TECHART Magnum.I nuovi programmi personalizzazione per la vostra Porsche Panamera e Cayenne.
Programmi di individualizzazione TECHART sono sport abbagliante ed emozionante. Piena di carattere e unico come la vostra personalità. Per esempio, i nuovi programmi TECHART GrandGT per la Porsche Panamera e TECHART Magnum per i modelli di Porsche Cayenne.
Originale TECHART significa anche é: sviluppo certificata TÜV e processi DTC, la più alta qualità di materiale,controlli di sicurezza rigorosi e dei cicli di test. Nella galleria del vento e in pista.Sul banco di prova e in prove di crash.
Secondo il nostro principio di base: la qualità OEM.
Provate anche voi individualizzazione TECHARTcon i vari programmi per la vostra Porsche Boxster, Cayman, 911, Panamera e Cayenne.
Bulletin_IT_058M070GGT:Layout 1 27.01.2011 09:31 Seite 1
Editoriale 1Foto: Cédric Widmer
kooabakooaba riconosce le foto di CD, libri e giornali e fornisce informazioni tratte dal web.
Dal mio atto di nascita risulta che sono originario di Obererlinsbach, un paesello dell’Altipiano svizzero. Pur contando complessivamente poco più di 6000 abitanti, fino a poco tempo fa Erlinsbach era suddiviso nei tre comuni di Ober e Niedererlinsbach, nel canton Soletta, ed Erlinsbach, in Argovia. L’Erzbach, che scorre nel cuore del paese, segna il confine cantonale. Perlomeno cinque anni or sono, i cittadini di Ober e Niedererlinsbach, sulla sponda solettese, si sono riuniti in un unico comune.
Ora, mio padre è effettivamente nato e cresciuto a Obererlinsbach, nel canton Soletta. In termini di origini, dunque, nel suo caso i fatti combaciavano con gli atti ufficiali. Non appena concluso il tirocinio si trasferì però nella Svizzera orientale, dove oltre a un buon posto di lavoro l’attendeva anche la sua futura moglie. Benché nei primi tempi venisse talvolta punzecchiato per il suo inconfondibile dialetto «esotico», si sentì ben presto a proprio agio e rimase fedele alla Svizzera orientale e a San Gallo per tutta la vita. Eppure, storie di migrazioni in seno ai confini elvetici come questa, soprattutto tra regioni linguistiche, rappresentano a tutt’oggi un’eccezione alla regola: gli svizzeri tendono a essere profondamente legati al proprio comune di domicilio e nel raffronto internazionale sono decisamente restii a levare le tende.
Questo aspetto non scalfisce tuttavia affatto l’attrattiva della Svizzera come meta dei flussi migratori. Livelli salariali relativamente elevati e un buon tenore di vita, abbinati a un basso tasso di disoccupazione, attirano ogni anno migliaia di lavoratori stranieri, ormai divenuti un importante motore dell’economia e, dunque, del benessere del paese. In alcuni di noi suscitano però timore: secondo il barometro dell’identità, misurato dal bulletin per la settima volta e allegato alla presente edizione, rispettivamente il 78 e il 67 per cento degli svizzeri vedono nell’immigrazione e nell’apertura internazionale una minaccia per la propria identità. A quanto pare hanno dimenticato che, nel corso della storia, tutti noi siamo stati immigrati. È suffi ciente percorrere a ritroso il nostro albero genealogico per averne la conferma.
Anche il mondo animale e vegetale è teatro di un continuo andirivieni. Prima di emigrare al sud, leoni e leopardi popolavano per esempio l’Altipiano svizzero. Perfi no la stella alpina, simbolo della flora montana elvetica per antonomasia, si è calata dalle alte steppe asiatiche fino alle nostre regioni in tempi relativamente recenti. Sulle tracce delle origini di uomini, animali e piante, il presente numero del bulletin riserva non poche sorprese. Nel mio caso ho compreso che l’origine può essere intesa unicamente come un’istantanea. Il mondo è e rimane in costante movimento. Ecco perché nel frattempo ho aggiornato il mio atto di origine autenticato, acquisendo anche la cittadinanza di San Gallo. Che i concittadini di Obererlinsbach non me ne abbiano a male. Daniel Huber, caporedattore del bulletin
Mossi dalla passione per l’arte.
Il Credit Suisse è partner di lunga data di istituzioni artistiche selezionate.La banca annovera tra i propri partner il Kunsthaus Zürich, il Singapore Art Museum e la National Gallery di Londra.
credit-suisse.com/sponsorship
L E S A M I S D U C R E D I T S U I S S E
8425 Anz Kunst 210x297ra dfie.indd 3 15.02.11 15:10
Sommario 3
Il nostro know-how a portata di clic: www.credit-suisse.com/bulletin
Foto di copertina: Pia Zanetti | Foto: Pia Zanetti
Origine Il team Currency & Commodity Research del Credit Suisse è formato da nove persone provenienti da sette paesi diversi. Ve le presentiamo con le cose che le legano alla loro patria e le interpelliamo sulle peculiarità più distintive della Svizzera.
4 _ Genealogia L’autore Till Hein spera di scoprire origini vichinghe con l’ausilio di un test genetico.
6 _ Generi alimentari I consumatori vogliono sapere da dove proviene ciò che sta sul loro piatto.
9 _ Barometro dell’identità Gli svizzeri sono fieri del loro paese e credono nella forza dell’economia.
10 _ Melting pot Giungono a Zurigo da tutto il mondo per formare un team.
26 _ Umanità Un lungo viaggio a ritroso nel tempo verso le origini della «materia prima» dell’uomo.
29 _ Migrazioni Anche nel mondo delle piante e degli animali regna un frenetico andirivieni.
Invest
Analisi e previsioni attuali
Economia
34 _ Manuale dei settori 2011 Il lavoro ridotto è uno strumento efficace per contrastare la crisi
39 _ La parola all’esperto Perché l’origine è così importante per la strategia d’investimento
40 _ Africa Risorse naturali, agricoltura e telefonia mobile sostengono la crescita economica
44 _ Nanotecnologia La scienza del piccolo ha un enorme potenziale di crescita
46 _ Mercati emergenti Da «fabbrica del mondo» a promettente tema d’investimento
Dossier
greenproperty L’edilizia sostenibile è un must anche in Svizzera
Credit Suisse
50 _ Forum economico mondiale Dialoghi costruttivi a margine delle manifestazioni ufficiali
53 _ Promettenti opportunità A colloquio con Antonio Quintella, CEO della regione Americas
55 _ San Francisco Conferenza in tema di innovazione, energia alternativa e investimenti
62 _ Mi Zhou La violoncellista cinese vince il Prix Credit Suisse Jeunes Solistes
64 _ Incontri fra chef Il Ticino è una roccaforte culinaria durante tutto l’anno
66 _ Man Ray e Adolf Wölfli Eventi espositivi a Lugano e Berna
69 _ Uster La succursale del Credit Suisse si è vestita di nuovo
70 _ Innovazione Le indicazioni scaturite dallo Swiss Innovation Forum al Novartis Campus
71 _ Capitale di rischio Venture Incubator: retrospettiva con il presidente Pius Baschera
72 _ Postato da… Per Daniel Küng, direttore dell’Osec, vi sono nuovi territori all’orizzonte
Leader
73 _ Roger Federer Tre giornate frenetiche al servizio della sua fondazione e una rilassante sessione fotografica con Mario Testino
76 _ Nouriel Roubini Il nomade globale parla di economia mondiale, avidità e se stesso
Informazione pratiche
72 _ Sigla editoriale
10
bulletin 1/11 Credit Suisse
4 Origine Genealogia
Foto: C Squared Studios, Getty Im
ages
Chissà dove vivevano i miei trisavoli. In Patagonia? A Zanzibar? O forse dietro l’angolo, nel quartiere di St. Johann a Basilea? Saranno stati cacciatori? Contadini? O magari pirati?«Solo chi conosce il passato è padrone del presente», sentenzia
no gli storici. Eppure, il mio albero genealogico è per me un mistero. In occasione di una festa di famiglia ho recentemente scoperto che, generazioni addietro, un mio prozio ha vissuto in Austria: si dice che fosse un nobile straricco e che perse la sua intera fortuna al gioco. Ma la storia della mia famiglia si perde nel 1850.
Per fortuna, pare che la scienza compia passi da gigante in campo genealogico. Oggi è dimostrato che ogni individuo reca nel proprio patrimonio genetico (DNA) tracce dei suoi progenitori risalenti a epoche remote della storia dell’umanità. E alcuni ricercatori sostengono di essere in grado di interpretarle.Questo metodo ha catturato la mia attenzione per pura coinci
denza, quando una rivista mi ha incaricato di scrivere un articolo sui vichinghi. Per un fan sfegatato di «Hagar l’Orribile» come me, il progetto capitava a fagiolo. Durante le ricerche online mi sono imbattuto in un’azienda di Zurigo specializzata in test genetici. «Lei è un vichingo?», chiede ammiccante sul proprio sito web la ditta Igenea, che offre una serie di test di analisi genetica a partire da 199 franchi.
Di certo non potevo farmi sfuggire un’occasione del genere. La maggior parte dei miei parenti ha l’argento vivo addosso, proprio come me. Siamo costantemente preda della voglia di viaggiare, di avventurarci alla volta dell’immensità del mare. E i vichinghi non sono forse stati i più grandi navigatori della storia? Magari la spiegazione è semplice, mi sono detto: noi Hein siamo i loro discendenti! I vichinghi suscitano simpatia. In Hillary Clinton addirittura vero e proprio amore. È stata la passione per i barbari del nord a spingerla tra le
braccia del marito. «Aveva l’aspetto di un vichingo», scrive con trasporto il Segretario di Stato americano nella propria autobiografia al ricordo del primo incontro con Bill, nel 1970, in un club studentesco. Erano soprattutto la barba rossa e i capelli lunghi a renderlo così sexy agli occhi di Hillary, che non seppe resistere al «vichingo dell’Arkansas».
E pensare che nel Medioevo i veri vichinghi ne combinarono di tutti i colori: appiccavano il fuoco a monasteri e interi paesi e facevano man bassa di oro e pietre preziose. «A furore Normannorum libera nos, domine!», pregava la gente: «Proteggici dal furore dei vichinghi, Signore!». Eppure, oggi nessuno serba loro rancore. Anzi, ormai sono assurti allo stato di cult: forse un po’ maldestri e goffi – come «Hagar l’Orribile» – ma alla mano, divertenti e autentici.
Il simbolo della nave vichinga figura in commercio su conserve di pesce, zucchero in zollette, senape, automobili, cetrioli, würstel, tartufo e marzapane. Nutrizionisti scandinavi raccomandano vivamente una «dieta vichinga» e anche Igenea cavalca l’onda della «vichingomania». Sul sito web dell’azienda apprendo non solo che l’analisi del patrimonio genetico rinvenuto in reperti ossei ha consentito agli studiosi di tracciare il profilo del DNA di Celti, Persiani, Germani, Sciti, Slavi e Illiri: analizzando tracce di sangue ritrovate nel nordovest dell’Inghilterra e risalenti a oltre 1200 anni fa sarebbe stato possibile isolare anche vero e proprio «sangue vichingo»!
Che nelle mie vene scorra davvero sangue vichingo? Per avere una risposta al mio quesito devo inviare un campione di saliva. Igenea mi recapita per posta l’attrezzatura necessaria. Ed ecco che mi ritrovo a passare un cotton fioc sull’interno guancia. Delicatamente, ma con polso sicuro, per raccogliere una quantità sufficiente di materiale cellulare. Provo una strana sensazione: prima d’oggi avevo
Testo: Till Hein
I geni non men-tono, purtroppo
Anima russa? Savoir-vivre francese? O forse sangue vichingo? Chi si diletta di genealogia può cercare di risalire ai propri antenati con l’aiuto dei genetisti. Resoconto di un esperimento in prima persona.
Credit Suisse bulletin 1/11
Genealogia Origine 5
Till Heinvive a Berlino, dove lavora come autore indipendente. Originario di Salisburgo, collabora fra l’altro a «Die Weltwoche», «mare», «Die Zeit», «Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung» e alla collana «GEO».
Nonostante nel Medioevo i vichinghi fossero particolarmente temuti, o forse proprio
per questo, molti desiderano discendere in linea diretta da questo popolo.
visto prelevare campioni di saliva solamente nei gialli televisivi. Poi inserisco il campione in un contenitore di plastica, lo invio a Zurigo e verso i 199 franchi.Tutto tace per settimane. Che Igenea si sia scordata di me?
Finalmente ricevo posta. Da una busta grande e spessa estraggo una cartella marrone scuro recante un logo dorato. All’interno trovo la copia a colori di un planisfero disegnato a mano, su cui sono tracciate le migrazioni dei popoli: quasi 20 rotte differenti. La genealogia non è di certo un gioco da ragazzi!Su un altro foglio è riportato il risultato del mio test personale:
«Aplogruppo: R1a1, Popolo originario: Germani o Slavi». Osservo il certificato con una certa perplessità. Dunque non sono un vichingo? E cosa sarà mai un aplogruppo? Mi viene in aiuto la legenda alle gata: gli aplogruppi sono una sorta di «grandi rami dell’albero genealogico dell’Homo Sapiens» o «etnie arcaiche», che dir si voglia. Si vengono a creare quando popolazioni dello stesso ceppo si sviluppano separatamente per un periodo prolungato. Fin qua, tutto bene.
Peccato che, a quanto pare, il mio aplogruppo R1a1 sia molto diffuso: «Vi appartiene oltre il 40 per cento degli individui di sesso maschile residenti nell’area compresa tra la Repubblica Ceca e i confini estremi dell’Asia centrale», recita il testo di accompagnamento. E un indiano su tre che parla l’hindi, per giunta. Non mi ci raccapezzo più! Quanto al sangue vichingo, le prospettive sono tutt’altro che rosee: nella notte dei tempi, gli appartenenti all’aplogruppo R1a1 risiedevano presumibilmente nell’Asia meridionale.
E come la mettiamo con il «popolo originario»? Il dato si riferisce alla popolazione a cui i miei progenitori appartenevano tra il 900 a.C. e il 900 d.C. Una classificazione inequivocabile non è però sempre possibile. Prendiamo il mio esempio: «Germani o Slavi». Devo forse lanciare una moneta?! Igenea non mi pianta in asso. Il direttore Roman C. Scholz mi rincuora al telefono: grazie al mio profilo DNA
posso cercare, in una banca dati che ne comprende circa altri 300 000, i miei «cugini genetici», ovvero individui con cui ho condiviso un antenato in tempi recenti. «Molto probabilmente nell’arco delle ultime 24 generazioni», precisa Scholz. Dopo aver inserito il numero del test e la password nella maschera di ricerca, il software individua subito un «cugino»: in Danimarca. Ho un nuovo bagliore di speranza: il risultato potrebbe suggerire la presenza di sangue vichingo!
Nessuno dei «cugini genetici» risiede però in Islanda o Norvegia, tipiche roccaforti della civiltà vichinga. Accidenti! Il programma informatico identifica complessivamente 15 «cugini»: oltre a quello danese figurano tre polacchi, tre tedeschi, due russi, due italiani, un ucraino, un bulgaro, un olandese e un rumeno. Certo che la mia stirpe ha girato mezzo mondo! Tuttavia, Scholz mi consola: a detta sua non è «categoricamente escluso» che nelle mie vene scorra sangue vichingo. Il sito web dell’azienda consiglia diversi «upgrade». Per esempio un «Super Kombi», apparentemente molto più preciso del test di base che ho eseguito io. Per determinare la linea paterna, la procedura analizza 67 marcatori del cromosoma Y del DNA invece di 12 e sottopone inoltre la linea materna a un attento esame. Il prezzo? 899 franchi. Accipicchia!
Mi sa che piuttosto mi stendo comodamente sul divano e mi immergo nuovamente nella lettura delle ultime avventure di «Hagar l’Orribile». <
6 Origine Generi alimentari
bulletin 1/11 Credit Suisse
Dalla regione, a giusta ragioneI ricercatori di tendenze constatano in Europa e negli Stati Uniti una «nuova consapevolezza alimentare». Oltre alla buona qualità, è essenziale soprattutto la provenienza. I generi ali-mentari di origine regionale o con una tracciabilità certa consentono di instaurare un legame emotivo, che nell’era della globalizzazione assume un ruolo sempre più importante.
Credit Suisse bulletin 1/11
Generi alimentari Origine 7Foto: Valentyn Volkov, Shutterstock
>
Agli ospiti del ristorante Krafft di Basilea basta uno sguardo al menu per notare che il numero di piatti offerti è relativamente esiguo, mentre le descrizioni sono molto ampie. Un menu di tre portate potrebbe presentarsi così: a un «bis di trota affumicata di Zeiningen» seguono «capuns ai semi di colza in salsa verjus del lago di Costanza, funghi shiitake e formaggio Belper Knolle». Come dessert, viene poi proposto un carrello di formaggi svizzeri a latte crudo.Vengono inoltre fornite informazioni dettagliate sulla provenienza
di carni, verdure, pesce e frutti di mare. Lo stesso accade per il vino, che proviene esclusivamente da aziende vitivinicole identificabili. E chi desidera saperne ancora di più – ad esempio sull’origine dell’olio d’oliva o dei dolci – può consultare il sito Internet del rinomato hotelristorante.A meno di dieci minuti dal Krafft, nelle immediate vicinanze delle
grandi sedi di produzione della multinazionale farmaceutica Novartis, troviamo la Matthäusplatz, un’oasi nel cuore di un quartiere densamente popolato. Qui ogni sabato si svolge un vivace e colorato mercato, in cui avviene un contatto diretto tra produttore e consumatore: circa l’80 per cento delle merci esposte è infatti di coltivazione o produzione propria. Gli orticoltori della regione di Basilea – molti provenienti dalla vicina Germania meridionale – vendono frutta e verdura, pane e fiori, e moltissime specialità quali miele, aceto artigianale o acquavite. Creato nel 2006, questo mercato dei contadini si è rivelato un pieno successo, tanto che i suoi promotori sono stati recentemente insigniti di un premio della città di Basilea, e oggi attira numerosi visitatori anche dagli altri quartieri. Come spiega Christof Dietler, contitolare dell’azienda di consulenza Pluswert, un simile mercato è il trend del momento. Questi esperimenti sono seguiti con grande attenzione dagli esperti dell’industria alimentare e dai ricercatori di tendenze, in quanto anticipano gli sviluppi futuri.
Denominazioni fuorvianti
Oggigiorno molti consumatori hanno la spiacevole sensazione di non essere informati a sufficienza circa la provenienza dei generi alimentari, o talvolta addirittura di essere imbrogliati. Ormai non sono solo gli insider a sapere che l’Italia esporta molto più olio d’oliva di quello che produce, oppure che la carne secca grigionese è spesso prodotta con manzo argentino. Tra i consumatori c’è inoltre grande incertezza circa l’impiego di additivi e conservanti nella produzione di alimenti.
Per Christof Dietler è chiaro che l’origine verificabile e possibilmente regionale di un prodotto svolge un ruolo sempre più importante per la vendita. Si tratta peraltro di una tendenza osservabile anche a livello internazionale, precisa Dietler. Una valutazione del tutto analoga la fornisce anche Denise Stadler, addetta stampa di Coop: molti consumatori non chiedono solo alimenti prodotti in modo sostenibile, bensì anche di provenienza regionale. «Constatiamo sempre più spesso che i consumatori si informano sull’origine della merce», afferma Stadler. Ciò vale in particolare per la clientela «orientata al bio». Secondo Dietler, per tali consumatori la provenienza regionale è addirittura più importante di una produzione biologica certificata.
Ma quali sono i motivi alla base del desiderio di alimenti regionali? Da un lato, un ruolo di una certa importanza è svolto dal fattore fiducia. «Si tende a fidarsi maggiormente dei prodotti della propria regione», spiega Stadler. Tra l’altro, per questi prodotti è anche più facile verificare la correttezza dei dati indicati. Ma un ruolo essen
ziale è svolto anche dall’aspetto ecologico: per i prodotti locali i percorsi di trasporto sono molto più brevi, cosicché nella maggior parte dei casi il bilancio ecologico è decisamente migliore rispetto ai beni importati. Un terzo fattore molto importante è tuttavia anche di tipo emotivo: entrambi gli esperti concordano che si tratta di valori come terra di appartenenza, identificazione, radici, rapporto con il territorio. Proprio nell’era della globalizzazione, questa esigenza sembra aumentare: in un mondo in cui i produttori regionali e finora indipendenti vengono comprati e integrati da gruppi multinazionali, che poi vendono gli stessi prodotti a livello mondiale, cresce il bisogno di un legame con la propria terra d’origine.Un certo ruolo è svolto anche dal trend chiamato LOHAS, in atto
tra le persone con redditi elevati e di estrazione urbana, diffusosi dagli Stati Uniti anche negli altri paesi occidentali. Il concetto di LOHAS (si veda la scheda a pagina 8) indica uno stile di vita che punta a conciliare alimentazione sana e responsabilità ambientale. O forse LOHAS, pur essendo un’espressione specifica per un ceto elevato, designa in realtà lo stesso trend che spinge i consumatori di un’altra classe di potere di acquisto a rinunciare in inverno a fagioli o asparagi giunti sugli scaffali per via aerea, preferendo le verdure di stagione degli orticoltori locali?
L’esigenza di un’indicazione esatta per la provenienza degli alimenti non è nuova: per i vini di qualità, l’esatta località di produzione è riportata già da molto tempo sull’etichetta, e anche per diversi tipi di formaggio la provenienza è essenziale. Attraverso le denominazioni di origine protetta AOC e IGP (si veda la scheda a pagina 8), i produttori hanno cercato fin dagli anni Novanta dello scorso secolo di distinguere i propri prodotti «autentici» da emuli e succedanei di qualità inferiore. A tale riguardo, un ruolo centrale è svolto anche dal concetto di «terroir». A livello internazionale, il movimento Slow Food ha dato un impulso notevole alla promozione di alimenti autentici, non contraffatti e unici, in grado di offrire un elevato piacere di degustazione.
Filiere sostenibili
Sebbene i piccoli e vivaci mercati dei contadini oppure i ristoranti come il Krafft di Basilea possano dare spunti importanti, non sono in grado di risolvere i problemi derivanti da una produzione non sostenibile e dai lunghissimi percorsi di trasporto.Secondo Dietler è decisivo che nella grande distribuzione svizze
ra si sia messo in moto un meccanismo notevole sotto il profilo quantitativo, che riguarda migliaia di animali allevati in modo migliore, rilevanti quantità di pesticidi, a cui probabilmente si rinuncerà, e centinaia di migliaia di chilometri di trasporti su gomma che forse non saranno percorsi. «Si tratta in ultima analisi di filiere sostenibili, da cui tutte le parti coinvolte traggono un vantaggio», afferma Dietler. I prodotti originari delle rispettive regioni conseguono ovviamente risultati migliori.
Come spiega Dietler, i due giganti della grande distribuzione svizzera, Coop e Migros, hanno già compiuto importanti passi in avanti in termini di sostenibilità e regionalità dei prodotti alimentari. Si parla di programmi in piena crescita come «Naturaplan» (Coop, bio con la gemma, 760 milioni di franchi di fatturato), «Naturafarm» (Coop, programma di allevamento, 480 milioni), «Terrasuisse» (Migros, prodotti di IPSuisse, 650 milioni), «Dalla regione. Per la regione.» (Migros, 750 milioni) o «Pro Montagna». Dietler è certo che, a fronte di simili volumi di fatturato e con un assortimento così ampio di prodotti regionali ed ecologici, Coop e Migros abbiano svolto un
Testo: Beat Stauffer
bulletin 1/11 Credit Suisse
8 Origine Generi alimentari
LOHASÈ l’acronimo di «Lifestyles of Health and Sustainability» (letteralmente: stili di vita im- prontati a salute e sostenibilità) e indica un atteggiamento che punta a conciliare un’alimentazione sana con una responsabilità consapevole verso l’ambiente e le altre persone.
TerroirQuesto termine di origine francese indica la zona specifica di provenienza di un prodotto, che si compone a sua volta di una località, contraddistinta dalle sue peculiarità naturali (composizione del suolo, flora, fauna e topo grafia), e degli uomini che riescono a valorizzare le qualità locali.
Prodotti AOC e IGPI marchi ufficiali di qualità AOC e IGP sono riservati (dal 1997) ai prodotti agroalimentari aventi uno stretto e tradizionale legame con la rispettiva zona di origine. In Svizzera, la maggior parte delle certificazioni AOC e IGP è costituita da prodotti a base di carne e formaggi.
Slow FoodIl movimento Slow Food è nato negli anni Novanta dello scorso secolo in Italia, espan-dendosi poi a tutta l’Europa. La priorità è sempre incentrata sulla riscoperta della cultura del gusto.
ruolo pionieristico a livello internazionale, guadagnando una note vole visibilità in tutta l’Europa.
Accesso ai produttori bio in un clic
Per la portavoce Coop è evidente che un segmento di clientela in piena crescita si sta orientando verso queste tendenze. Denise Stadler è però soprattutto convinta che la sua azienda abbia contribuito a plasmare tali trend. Peraltro, Coop esercita questa politica non solo nell’ambito dei prodotti bio, bensì in tutto il segmento: laddove possibile, si cerca sempre di offrire prodotti originari della Svizzera e in particolare della regione. Attualmente circa il 70 per cento dei generi alimentari a marchio Coop proviene dalla Svizzera, e per i prodotti freschi questa percentuale è ancora nettamente più elevata. Un’attenzione particolare per quanto riguarda la prove nienza dei prodotti viene dedicata da Coop alle cosiddette filiere regionali: prodotti bio provenienti da piccole realtà locali e prodotti che portano il marchio «Pro Montagna» e «Pro Specie Rara». L’ultimo progetto in termini di trasparenza e tracciabilità dei generi alimen tari è il codice d’identificazione Naturaplan riportato sulla confezio ne. Si tratta di un numero da tre a cinque cifre con il quale i consumatori possono apprendere mediante un semplice clic del mouse l’esatta provenienza di un prodotto, giungendo direttamente alla pagina della biofattoria. Questa applicazione web è disponibile da ottobre 2010.
Il concetto di «terroir»
Torniamo ora all’hotelristorante Krafft, affacciato sul Reno, che propone ai propri ospiti una cucina basata su ingredienti prettamente regionali e pratica una politica di trasparenza sulla provenienza degli stessi. Lo chef Andi Steiner è convinto che la sua «filosofia dei prodotti freschi e locali» e la dettagliata dichiarazione di origine siano molto apprezzate dai clienti del Krafft. La stessa linea è seguita anche da ristoranti come il Terroir di Zurigo e il Lötschberg di Berna. Nel primo vengono serviti esclusivamente prodotti svizzeri, e ove possibile regionali, la cui esatta origine è attestata nel menu con dovizia di particolari. Con il termine «terroir» si indica l’origine specifica di un prodotto (si veda la scheda a sinistra). Una «swissness» al 100 per cento viene garantita anche per le ricette della nonna rivisitate in chiave moderna.
In un’atmosfera più rustica, anche nel ristorante Lötschberg di Berna vengono serviti soltanto prodotti svizzeri: vino e birra, for maggi e insaccati, vari tipi di fondue e raclette vallesana. Anche qui, nel piatto e nel bicchiere si trovano pietanze di provenienza certificata AOC (si veda la scheda a sinistra), con una tracciabilità talvolta possibile fino alla singola fattoria o a una determinata alpe.Tutti gli esperti interpellati concordano sul futuro degli alimenti
regionali prodotti in modo sostenibile o con esatta denominazione d’origine: il trend va chiaramente in questa direzione. Del resto, la provenienza e il terroir sono in auge anche perché questi termini richiamano valori e sensazioni molto più coinvolgenti e immediati di un freddo bilancio ecologico. <
Link Internet www.slowfood-ticino.ch www.krafftbasel.ch/restaurant.html www.terroir.ch www.loetschberg-aoc.ch www.pluswert.ch www.aoc-igp.ch
plusLa rivista del Credit Suisse dal 1895
Barometro dell’identità Credit Suisse 2010
PaesaggioNeutralità Alpi
Barometro dell’identità Credit Suisse 2010
Assieme all’istituto di ricerche gfs.berna, il bulletin vuole indagare sui problemi che più affliggono gli svizzeri e mostrare quale sia il loro atteggiamento rispetto a diversi aspetti della vita. Nel nostro numero di dicembre avevamo presentato i risultati del barometro delle apprensioni 2010 nonché del barometro della gioventù, realizzato per la prima volta. Con il barometro dell’identità pubblichiamo ora i principali dati del settimo sondaggio relativo all’identità svizzera, che illustra fra l’altro i punti di forza e di debolezza del paese sul piano economico e socio-politico. Un confronto fra i vari sondaggi può rivelarsi utile.
Le versioni in formato PDF (in italiano, tedesco e francese) sono disponibili al sito www.credit-suisse.com/bulletin.
bulletin plusL’inserto da staccare
bulletin 1/11 Credit Suisse
Sven SchubertGermania
Marcus HettingerGermania
Julia Dumanskaya Russia
Tobias MerathGermania
Joe PrendergastIrlanda
Shivani Tharmaratnam
Singapore
10 Origine Melting pot
Melting pot Svizzera: il team Currency & Commodity Research del Credit Suisse di Zurigo è formato da nove collaboratori provenienti da sette paesi diversi. Ciascuno di loro presenta le cose e i luoghi che lo lega alla patria e svela cosa trova di così straordinariamente elvetico nella Svizzera.
ORI GINEAnnotazioni: Bettina Bucher; fotografie: Pia Zanetti
Credit Suisse bulletin 1/11
Joe PrendergastIrlanda
Stefan GraberSvizzera
AnnaMária SimonRomania
Karim CherifFrancia
Melting pot Origine 11
ORI GINE
12 Origine Melting pot
bulletin 1/11 Credit Suisse
Mia madre mi ha comperato questo scialle un paio d’anni fa a Mosca. Ogni volta che lo indosso provo una sensazione par-ticolare. Il motivo è tipicamente russo, ma mi è stato detto che va sempre più di moda anche nell’Europa occidentale. Il libro sotto il mio braccio è un vecchio volume illustrato di Mosca, una bellissima edizione rilegata in pelle che a dire il vero appartiene a mia madre. Lo mostro ai miei amici svizzeri quando vogliono saperne di più sulla mia città natale. La mia foto preferita ritrae le cattedrali del Cremlino, il simbolo di Mosca....
Julia DumanskayaRussia
Credit Suisse bulletin 1/11
Melting pot Origine 13
…In Svizzera noto uno spiccato senso di responsabilità nel piccolo e nel grande, un approccio sostenibile a tutte le cose. Ne è un limpido esempio la chiusura al traffico della strada nell’Eigental, nelle vicinanze di Kloten, durante il periodo di migrazione degli anfibi in primavera. Il blocco stradale consente a rospi e rane di raggiungere indenni le acque per la deposizione delle uova. È un evento che si ripropone ogni anno e ogni volta ne rimango affascinata.
14 Origine Melting pot
bulletin 1/11 Credit Suisse
Il dipinto grigio alle mie spalle è opera di un artista gallese sconosciuto. È uno dei primi quadri che abbia mai acquistato. Sono ormai trascorsi vent’anni e nonostante le sue smisurate dimensioni ha condiviso tutte le tappe geografiche del mio cammino professionale. Ha abbellito la mia casa a Londra e poi in Irlanda e infine mi ha accom-pagnato in Svizzera. Amo le sue dimensioni e la profondità. Ha per tema l’infinità ed è molto più complesso di quanto possa sem-brare a un primo sguardo. ...
Joe PrendergastIrlanda
Credit Suisse bulletin 1/11
Melting pot Origine 15
…L’importanza tributata qui a direttive, disposizioni e puntualità può sembrare un poco fredda o impersonale. Eppure ne emerge un’armonia collettiva che a mio giudizio rappresenta una componente essenziale dell’identità svizzera. Un pregio di questa società perbene e affidabile risiede nel fatto che persino i bambini pic-coli possono recarsi a scuola da soli in sicurezza, un’eccezione davvero notevole nel mondo di oggi.
16 Origine Melting pot
bulletin 1/11 Credit Suisse
A Zurigo mi muovo quasi esclusivamente in bicicletta. Si è veloci, non si perde tempo, non si fa attesa da nessuna parte, non ci sono orari dei mezzi di trasporto da spul-ciare e parcheggi da cercare: per me è un pezzo di qualità della vita. A Singapore, dove ho lavorato e vissuto per un paio d’anni, ho rimpianto questa semplice forma di mobilità. Nella città-Stato asiatica non solo la regolazione del traffico è integral-mente incentrata sull’automobile, anche il clima tropicale caldo e umido non è pro-priamente ideale per i ciclisti. L’evoluzione si muove in controtendenza: da noi si passa dall’automobile alla bicicletta, in Asia dalla bicicletta all’automobile....
Stefan GraberSvizzera
Credit Suisse bulletin 1/11
Melting pot Origine 17
…In Svizzera la sfera privata, il proprio ‹giardinetto›, riveste grande importanza. Sui mezzi di trasporto pubblici ognuno cerca possibilmente un posto a sedere separato. Al ristorante ciascuno ordina il proprio piatto, mentre a Singapore si ordina insieme, il cibo viene disposto al centro della tavola e tutti se ne servono. Anche nell’abitare gli svizzeri hanno spesso cura di isolarsi il più possibile dai vicini, mentre a Singapore gli edifici residenziali dispongono sempre di un’area comune dove gli abitanti si ritrovano per svolgere tutte le possibili attività.
Foto: S
tefan Jaeggi, K
eystone
18 Origine Melting pot
bulletin 1/11 Credit Suisse
L’amore per il paese natio non va forse preso in parte per la gola? Salsiccia al curry e patatine fritte sono un’autentica pietanza berlinese. A Berlino ci sono un paio di locali, come il Curry 36 a Kreuzberg, un chiosco per spuntini dove la gente fa la coda fino alle tre di mattina. In Svizzera invece, dove vivo da sei anni, non sono ancora riuscito a trovare una salsiccia al curry davvero ap-petitosa. Per questo ogni volta che mi reco a Berlino la regina delle salsicce è una tap-pa obbligata. Ma sul piano culi nario sono assolutamente aperto alle nuove esperienze. Ho cominciato a consumare formaggi solo in Svizzera e nel frattempo ho imparato ad apprezzare raclette e fondue come auten-tiche prelibatezze. ...
Sven SchubertGermania
Era un maggiolino VW, me lo ricordo benis-simo, anche se non rammento più il colore. Con il maggiolino, all’inizio degli anni Settanta, i miei genitori hanno lasciato per lavoro la Germania meridionale alla volta della Svizzera. Sul sedile posteriore c’ero io, in questo seggiolino. Siccome sono arri- vato in Svizzera già da bambino, parlo per-fettamente anche il dialetto. Oggi vivo nella regione di Basilea, il balzo dalla Germania non è stato troppo grande ed è sicuramente anche per questo che, oltre al seggiolino, non ho conservato altri oggetti legati a ricor-di della vecchia terra d’origine....
Marcus HettingerGermania
Credit Suisse bulletin 1/11
Melting pot Origine 19
…Apparentemente una spada ha funto per lungo tempo da legittimazione al diritto di voto alla Landsgemeinde di Appenzello. La spada è stata tramandata di generazione in generazione, e ancora oggi numerosi appenzellesi la portano alla Landsgemeinde. Da un lato è una curiosità, dall’altro trovo encomiabile che si conservino i cerimoniali, poiché arricchiscono la cultura.
Foto: S
TR, K
eystone
…Spesso si tende a dimenticare che in Svizzera si parlano quattro lingue. Trovo affascinante l’idea che si possa viaggiare nel proprio paese e imbattersi all’improv- viso in una lingua diversa, ritrovarsi in terra ‹straniera› senza aver valicato il confine, e credo che dovremmo sforzarci di più per parlare queste lingue nazionali o perlo- meno comprenderle.
Foto: A
rno Balzarini, Keystone
20 Origine Melting pot
bulletin 1/11 Credit Suisse
A dire il vero preferisco fotografare piutto-sto che essere fotografata, tant’è che quando viaggio per affari ho sempre la mia fotocamera digitale con me. Ma non solo per immortalare le mie nuove impressioni, bensì anche perché vi sono memorizzate innumerevoli fotografie dei miei cari a Sin-gapore. E di luoghi familiari. Sono attac-catissima alla famiglia e anche gli amici mi stanno a cuore. Una delle mie fotografie preferite ritrae mia sorella e la mia nipotina. La tecnologia moderna mi consente di portarmi appresso all’altro capo del mondo un pezzetto di patria e sicurezza in formato tascabile....
Shivani TharmaratnamSingapore
Il mio piatto preferito sono le Maultaschen, e purtroppo sono quasi introvabili in Svizzera. Si è quasi portati a credere che una volta attraversato il lago di Costanza le Maultaschen siano da dimenticare. Ecco perché quando vado in Ger mania ne ac-quisto alcune confezioni e le congelo. Le Maultaschen sono una specialità sveva e costituiscono un tipo di pasta ripiena, una sorta di grossi ravioli, il cui ripieno è pre-parato con un trito di carne, spinaci, mollica di pane e cipolle, insaporito con diverse spezie. Nel linguaggio comune sono note anche con il nome umoristico di ‹Herr-gottsbscheisserle› (piccoli ingannatori del Signore Iddio), che trae origine dal fatto che durante il periodo di quaresima la carne può essere nascosta avvolgendola nella pasta....
Tobias MerathGermania
Credit Suisse bulletin 1/11
Melting pot Origine 21
…Mi sorprende il fatto che in Svizzera basti obliterare un biglietto a un apparecchio automatico per poter salire sul treno o sul tram. Il controllo avviene solo a campione. In Asia invece il più delle volte non ci si avvicina proprio al treno se non si ha un biglietto. A quanto pare in Svizzera si nutre molta fiducia negli utenti dei mezzi pubblici.
…Ciò che a volte mi stupisce è la grande cor-rettezza che presiede a tutto quanto viene fatto in Svizzera. Ad esempio la carta usata deve essere rigorosamente legata insieme perché venga anche raccolta. Gli orari di utilizzo del raccoglitore del vetro vanno rispettati alla lettera. E se l’orario di sosta in un parcheggio riservato ai visitatori è limitato a quattro ore, si può essere certi che qualcuno ti incolla un bel foglietto sul parabrezza se osi lasciarci la macchina una mezzoretta in più.
22 Origine Melting pot
bulletin 1/11 Credit Suisse
Le mie radici sono nella Terra dei Siculi, una piccola regione della Transilvania rumena. Un oggetto che mi ricorda la mia amata ter-ra natia è un portone in miniatura, prove-niente appunto dalla Terra dei Siculi. Questi imponenti portoni in legno sono un tipico esempio di architettura transilvana: sono ornati con dipinti o intagli e donano un toc-co maestoso all’ingresso delle case nel villaggio. Sotto lo stesso tetto vi sono due passaggi: il più piccolo per le persone, il più grande per i veicoli. Il visitatore che pas-sa attraverso il portone viene accolto da iscrizioni come ‹Benedetto sia colui che en-tra, e la pace accompagni colui che parte›....
Anna-Mária SimonRomania
Credit Suisse bulletin 1/11
Melting pot Origine 23
…I primi tempi che mi trovavo in Svizzera cercai in una libreria qualcosa che mi aiutasse a migliorare il mio tedesco. Il mio sguardo cadde sull’opera ‹Der Wasch-küchenschlüssel› (letteralmente ‹La chiave della lavanderia›) di Hugo Loetscher. Poiché avevo già sperimentato che nel rapporto con la lavanderia risiede senz’altro una con-flittualità, ne rimasi incuriosita e acquistai il libro. Per mia fortuna! Mi ha spiegato come funziona la mentalità svizzera nel quoti-diano e perché è così importante per gli svizzeri attenersi a tutte le regole scritte e non scritte. Il breve racconto geniale di Loetscher mi ha dato la chiave per aprire il... portone elvetico.
Foto: D
irk Holst, D
H Foto
24 Origine Melting pot
bulletin 1/11 Credit Suisse
In questo tea room marocchino respiro un po’ di aria di casa. Ho radici arabe. Le numerose piastrelle di maiolica colorata sprigionano un’atmosfera orientale e i bassi sofà ricordano un salotto arabo, dove ci si mette comodi, si sta con la famiglia e gli amici, si sorseggia un tè. Il tè per l’ap-punto riveste un’importanza particolare nella nostra cultura e ospitalità: c’è sempre il tempo per un tè e c’è sempre un buon motivo per berlo insieme. Quando si riceve un ospite si finisce immancabilmente in salotto, con un tè. Sono momenti di aggre-gazione e condivisione, propriamente di felicità. ...
Karim CherifFrancia
Credit Suisse bulletin 1/11
Melting pot Origine 25
…Della Svizzera amo soprattutto l’estate, quando si può trascorrere la serata in un bar di uno stabilimento balneare all’aperto lungo il fiume o il lago. Che io ricordi non c’è nulla di comparabile in Francia: a Parigi nessuno si sognerebbe di fare il bagno nella Senna. I miei preferiti sono il Rimini-Bar e il Barfuss-Bar all’interno del Frauenbadi, lo stabilimento balneare in stile liberty riservato di giorno alle sole donne. La totale trasformazione di questi centri all’imbrunire mi affascina: diventano un luogo di ritrovo per chi desidera diver-tirsi e ascoltare musica. Una combinazione davvero straordinaria di vita notturna me-tropolitana e natura intatta.
La nota fotografa Pia Zanetti vive e lavora a Zurigo dal 1971. In precedenza aveva trascorso otto anni a Roma e Londra. Pia Zanetti ha richiamato l’attenzione su di sé con vari reportage di grande impatto su America latina, Africa, Medio ed Estremo Oriente, Europa orientale e occidentale. Le sue fotografie sono presenti in collezioni pubbliche e private.
Foto: D
agmar Lorenz
bulletin 1/11 Credit Suisse
Migliaia di stelle sono dovute nascere e poi morire per creare quei materiali di cui noi stessi, in buona sostanza, siamo fatti.
Mentre i tentativi di spiegare la genesi dell’umanità sono spesse volte intrisi di elementi mitici, l’origine vera e propria rimane avvolta nell’oscurità. Viceversa, l’origine della «materia prima» di cui l’uomo è costituito è una pagina decisamente meglio esplorata.
Figli del-l’universo
Credit Suisse bulletin 1/11
Elementi Origine 27Foto: Reha Mark, Shutterstock
>
dando infine origine, circa 4,8 miliardi di anni fa, agli otto pianeti, a vari pianeti nani, almeno sessanta lune, migliaia di asteroidi e innumerevoli meteoroidi e comete.
Stadi di sviluppo del sole e di altre stelle
Il sole si trova attualmente con buona approssimazione a metà del suo ciclo vitale. Per il «prossimo futuro» – alcune centinaia di milioni di anni – splenderà con la stessa costanza di oggi, dopodiché la sua luminosità aumenterà lentamente, la sua massa comincerà a gonfiarsi fino a una volta e mezzo le sue dimensioni attuali e sarà due volte più brillante. Frattanto il calore sulla terra diverrà insopporta bile tanto da fondere le calotte polari e desertificare il pianeta. Fra circa cinque miliardi di anni, infine, la riserva di idrogeno presente all’interno del sole sarà esaurita. Il nucleo si contrarrà per effetto della sua gravitazione (collasso gravitazionale) e si riscalderà fino a innescare i processi di fusione nucleare negli strati esterni dove ancora vi sono sacche di idrogeno. Il sole continuerà a ingrandirsi mentre al tempo stesso la sua superficie comincerà a raffreddarsi. A questo stadio si trasformerà in una colossale stella rossa cento volte più luminosa dell’attuale sole che si espanderà fino all’orbita di Mercurio. Sulla terra regnerà a questo punto un clima da altoforno che farà evaporare gli oceani e arroventerà la superficie terrestre.Dopo alcuni altri milioni di anni la temperatura nel nucleo di elio
della gigante rossa salirà a circa cento milioni di gradi, quindi inizierà la fusione degli atomi di elio in atomi di carbonio e ossigeno. Per effetto delle reazioni termonucleari, da questo istante in poi al centro del sole si accumulerà carbonio, nel seguito il nucleo si ristringerà nuovamente e la zona di combustione dell’elio si espanderà verso l’esterno, cosicché la gigante rossa assumerà dimensioni così colossali che la sua atmosfera esterna ingloberà la terra.
In un arco di circa 100 000 anni il sole rilascerà nello spazio gli strati più esterni. Questa nube gassosa continuerà a espandersi nel cosmo formando una nebulosa planetaria al cui centro rimarrà una stella rovente e poco luminosa, il nucleo inerte della gigante rossa.
Dopo altri milioni di anni questa stella darà origine a una nana bianca. Una volta raggiunto questo stadio, il sole avrà ancora una massa pari all’incirca alla metà di quella attuale, ma comunque grande appena quanto il nostro pianeta, giacché la parte residua
Stante le attuali conoscenze viviamo in un universo che si è formato circa 13 miliardi di anni fa. Da una gigantesca esplosione, nota comunemente come «big bang», scaturì una palla di fuoco estremamente piccola, di densità e temperatura inimmaginabili – l’universo primigenio – che per effetto dell’esplosione iniziò a espandersi seguendo un processo che continua tuttora. Svariate centinaia di migliaia di anni dopo il big bang si formarono enormi quantità di idrogeno, l’elemento più leggero costituito da un protone e da un elettrone, nonché da elio e tracce di litio.
I fisici si interrogano ancora oggi cercando di indovinare perché la storia della creazione non si sia già interrotta poco dopo il big bang: per pura teoria l’idrogeno avrebbe infatti potuto distribuirsi abbastanza uniformemente nell’universo e rimanere poi sospeso nel cosmo come una nube che con l’espandersi dell’universo si sarebbe assottigliata sempre più.
Se l’universo avesse compiuto questa evoluzione sarebbe perito prima di dar vita a qualcosa, o espresso con altre parole: sarebbe finito in uno spazio gigantesco in cui fluttuavano solo immani nebulose di idrogeno. Ma la natura previde uno sviluppo diverso.
Con il tempo la concentrazione di materia diede vita alle stelle, disposte in masse colossali dette galassie, che sono insiemi di vastissime dimensioni di varie centinaia di miliardi di soli. Anche il numero delle galassie stesse è oggi stimato a oltre 100 miliardi.
Masse gassose addensate in stelle
Miliardi di anni or sono dalla materia della nebulosa primordiale si formò anche una spirale gassosa in rotazione su se stessa, la nostra Via Lattea primigenia. Quando le masse gassose si condensarono lentamente in stelle, nacquero i soli. Stelle massicce o blu di prima generazione fusero l’idrogeno in elio e poi in elementi più pesanti e poiché avevano vita breve e alla fine del loro ciclo vitale divennero instabili, «presto» si dissolsero in luminose esplosioni come spettacolari supernove, rilasciando detriti stellari e una gigantesca nube gassosa. Alcuni miliardi di anni addietro ai margini della Via Lattea si condensò anche una nebulosa di polveri e gas interstellari, nel cui centro si formò un nucleo denso e rovente (protosole) dal quale nacque una stella gialla: il nostro sole. Oggi si ritiene che la materia detritica si sia raccolta in cerchi concentrici attorno al neonato sole,
Testo: Andreas Walker
bulletin 1/11 Credit Suisse
28 Origine Elementi
della materia è stata dispersa nello spazio interplanetario nella fase di gigante rossa.
Le nane bianche o degeneri presentano una densità di circa una tonnellata per centimetro cubo. Non potendo più innescare alcuna reazione nucleare sono destinate a raffreddarsi e a spegnersi lentissimamente nell’arco di vari miliardi di anni.
Le stelle con una massa fino a quattro volte quella del sole compiono un’evoluzione analoga alla sua, ma molto più rapidamente. Più elevata è la massa di una stella, più breve è il suo ciclo vitale. La stella Sirio ad esempio, con una massa circa due volte superiore a quella solare, raggiunge solo un decimo dell’età del nostro sole. Le stelle con massa molto grande vivono persino «solo» alcuni milioni di anni, il che secondo i parametri cosmologici è molto poco.
Detriti stellari come materiale di costruzione
Pur avendo un ciclo vitale breve, le stelle con massa molto grande assolvono una funzione molto importante nel cosmo: producono gli elementi chimici pesanti. Nel corso del loro sviluppo si trasformano in supergiganti rosse e il calore al loro interno è tale che la fusione termonucleare travalica ampiamente la combustione dell’elio di stelle solari. Il processo innesca così una reazione a catena durante la quale si producono elementi sempre più pesanti. Dopo che la stella ha fuso i nuclei di silicio in nuclei di ferro, la produzione di energia termina e il nucleo collassa. Il collasso gravitazionale è di così vaste proporzioni da liberare una gigantesca quantità di energia che provoca un’immane esplosione cosmica: gran parte della stella, in particolare i suoi strati più esterni, definita «supernova», si disintegra e viene lanciata nello spazio. La stella diventa più luminosa dell’intera galassia che la ospita sprigionando una luce pari a miliardi di soli normali e scagliando nello spazio tanta materia quanta ne occorrerebbe per dar vita a parecchi sistemi solari come il nostro. Per gli osservatori sulla terra la stella diverrebbe improvvisamente così chiara da eclissare l’intera sua galassia, anche se prima era del tutto invisibile a occhio nudo, tanto da infondere la sensazione di una nuova stella nata dal nulla. Ecco perché l’improvviso risplendere di un oggetto simile a una stella è definito nova, e supernova quando il fenomeno è particolarmente luminoso e brillante.
Durante l’esplosione di una supernova vigono condizioni alle quali possono formarsi elementi anche più pesanti del ferro, quindi anche atomi «esotici» come l’oro o l’uranio, presenti pure sulla nostra terra. Questa esplosione gigantesca scaglia e disperde i nuovi elementi nello spazio, dove possono di nuovo mescolarsi con altre nubi gassose ed essere poi «utilizzati» in futuro per creare nuovi soli e pianeti. Tutti gli elementi che si incontrano sul nostro pianeta sono «maturati» in stelle e supernove. I nostri corpi umani sono costituiti
di fatto da polvere stellare raffreddata, ovvero i nostri organismi sono detriti trasformati di soli scomparsi da lungo tempo. È affascinante l’idea che le persone che stanno leggendo questo bulletin, persino lo stesso telescopio con cui osservano le stelle e infine tutto il materiale di costruzione della terra, siano fatti di materia stellare proveniente da corpi celesti collassati in un passato lontanissimo. Siamo dunque «figli dell’universo» in senso letterale!A questo punto si evidenzia l’affascinante intelligenza ordinatrice
all’opera nell’universo e non fortuitamente protesa alla vita. Per effetto di minime fluttuazioni di densità e della gravitazione, da enormi masse di idrogeno si formarono galassie e stelle. Se l’idrogeno si fosse distribuito del tutto uniformemente, oggi non esisteremmo. I «grandissimi soli» bruciarono molto rapidamente, fornendo così gli elementi assolutamente necessari per un ulteriore sviluppo dell’universo. Dopo alcune generazioni stellari apparvero anche elementi più pesanti dell’idrogeno e dell’elio, fra l’altro anche ossigeno e silicio, che sulla terra ricoprono un ruolo primario per la nascita della vita. Infine occorrono piccoli soli gialli come il nostro, che abbiano un ciclo vitale sufficientemente lungo e un sistema planetario che ospiti inoltre un pianeta posto alla «giusta» distanza dal sole madre, non troppo vicino e non troppo lontano. Il pianeta deve anche possedere la giusta densità e composizione atmosferica, altrimenti potrebbe regnarvi un clima torrido come su Venere o da periodo glaciale come su Marte. A queste condizioni possono esistere le forme di vita a noi oggi note, se aggiungiamo acqua in quantità sufficiente e in forma adeguata (oceani liquidi).
In un’ottica puramente statistica, i 13 miliardi di anni di esistenza del cosmo sono un periodo troppo breve per un’origine meramente casuale della vita. In altre parole: la vita molto evoluta è nata praticamente nel minor tempo possibile. Anche se di primo acchito sembra che la nostra terra si trovi in un universo freddo e ostile alla vita, così vasto da farci sentire forse smarriti, in realtà è esattamente l’opposto.
L’universo è programmato per la vita
L’universo sembra programmato a creare, in cicli incessanti di divenire e perire di innumerevoli miliardi di soli, un ordine sempre più progredito della materia che consentisse inizialmente una vita primitiva e infine le sue forme più evolute. Varie generazioni di stelle sono dovute nascere e poi morire per creare quei materiali presenti sulla nostra terra e di cui noi stessi, in buona sostanza, siamo fatti.
L’interrogativo del «perché» sembra trascendere l’intelletto umano. Poco importa se questa forza viene chiamata Dio, intelligenza superiore, creatore o altro: per il pensiero umano la nascita della vita nell’universo rimarrà il più affascinante prodigio che mai si sia compiuto. <
Credit Suisse bulletin 1/11
Flora e fauna Origine 29
>
Le piante e gli animali sono un po’ come gli esseri umani: se scaviamo nel loro passato, scopriamo che sono tutti stranieri.
Perfino le Alpi, per molti svizzeri la quintessenza della patria, ospitano quasi esclusivamente immigrati. Ai tempi della loro orogenesi, 25–35 milioni di anni or sono, furono prese d’assalto dagli abitanti di massicci montuosi più antichi: rododendri, primule e genziane provenienti dall’Asia nonché crochi, margherite e narcisi originari del bacino del Mediterraneo.
E pensare che la composizione delle specie delle Alpi è tuttora relativamente stabile. A subire trasformazioni ben più radicali sono state la flora e la fauna prealpine, esposte a un continuo andirivieni dettato dai mutamenti climatici e, in tempi più recenti, dagli interventi dell’uomo. «Il concetto di stato primordiale del nostro ecosistema è utopico», sostiene lo zoologo di Monaco Josef Reichholf. «L’evoluzione è sempre stata estremamente dinamica».
Costante alternanza di periodi glaciali e interglaciali
L’avvenimento più significativo prima della comparsa dell’uomo furono le ere glaciali, una catastrofe per animali e piante: dopo 60 milioni di anni di temperature stabilmente miti, due milioni di anni fa avanzarono improvvisamente i ghiacciai. Di seguito si assistette a una costante alternanza di brevi periodi interglaciali e prolungati periodi glaciali, l’ultimo dei quali (per ora) si concluse solo 12 000 anni fa.
In Europa centrale gli sbalzi climatici furono talmente marcati da mettere sottosopra anche il regno animale e vegetale. Durante i periodi glaciali i boschi si ritiravano e sulle superfici prive di ghiaccio attecchivano le specie originarie della tundra e della steppa dell’Europa orientale e della Siberia, che vi facevano ritorno nei periodi interglaciali. In compenso, l’Europa centrale veniva ripopolata da piante e animali che avevano «svernato» nel bacino del Mediterraneo. Ogni mutamento climatico andava dunque di pari passo con massicci flussi migratori.Alcune specie si persero per strada. In quanto disposte da ovest
a est, le grandi catene montuose europee (Pirenei, Alpi, Carpazi) ostacolano infatti il percorso inverso da sud. A ogni innalzamento o abbassamento delle temperature si estinguevano dunque determinate specie: ecco perché al giorno d’oggi la flora europea è relativamente povera. Il Nord America (dove i massicci montuosi sono disposti da nord a sud) ospita ad esempio oltre venti varietà di quercia, il Vecchio continente soltanto quattro.
Leoni e leopardi in Europa centrale
A volte, il cambiamento climatico favorì però anche nuovi arrivi: si presume che la stella alpina, originariamente di casa nelle alte steppe dell’Asia centrale, si sia spinta fino alle pianure europee in occasione dell’ultima era glaciale. In seguito all’innalzamento della
Che andirivieni!Da due milioni di anni il regno animale e vegetale svizzero è teatro di un continuo andirivieni. Se non fosse per l’immigrazione il paesaggio sarebbe desolato. Perfino la stella alpina era originariamente di casa nella steppa asiatica.
Testo: Mathias Plüss
30 Origine Flora e fauna
bulletin 1/11 Credit Suisse
Foto: Creativ Studio Heinemann, Getty Im
ages | M
ichael Breuer, Prism
a Bildagentur
temperatura, invece di far ritorno nella steppa si arrampicò lungo le pendici dei monti. Anche il più carismatico esponente della flora alpina è dunque un immigrato, e per giunta un ritardatario.
Le perdite più massicce furono accusate dal regno animale. Fino a 30 000 anni fa, la popolazione dei grandi mammiferi vantava dalle nostre parti una varietà oggi inimmaginabile. Lungi dal limitarsi agli esemplari dell’era glaciale forse già noti, quali il mammut, la tigre dai denti a sciabola o l’orso delle caverne, la fauna era ricca di rinoceronti lanosi, buoi muschiati, bisonti delle steppe, cavalli selvatici, antilopi saiga e cervi giganti le cui corna raggiungevano i 45 kg di peso. E ancora grandi predatori come iene, ghiottoni e leopardi. Il leone abitava le nostre regioni anche dopo l’era glaciale; in Ungheria e nei Balcani sopravvisse addirittura fino a 2500 anni fa.
Mandrie di ippopotami nel Reno
Ben diverso e forse ancora più esotico si presentava il regno animale mitteleuropeo dell’ultimo interglaciale, circa 120 000 anni or sono, quando rinoceronti di Merck, daini e uri convivevano con bufali indiani, cavalli selvatici ed emioni, mentre il Reno ospitava mandrie di ippopotami. Con un’altezza massima di quattro metri al garrese, i numerosi elefanti africani erano sicuramente gli esemplari più imponenti! Fino al XVIII secolo l’idea di rinoceronti ed elefanti europei era talmente avulsa dall’immaginario degli studiosi che tutti i reperti ossei venivano attribuiti a importazioni per giochi circensi ai tempi dell’antica Roma.
Poiché oggi ci troviamo nuovamente in un periodo interglaciale, sarebbe lecito attendersi la presenza di queste specie. La maggior
parte di esse è però estinta o si è ritirata in Africa e in Asia, e altrettanto dicasi per i grandi mammiferi e i predatori dell’era glaciale. Benché molte popolazioni siano state probabilmente sfoltite dal brusco cambiamento climatico al termine dell’ultimo glaciale, dal momento che tutte le specie scomparse erano sopravvissute ai precedenti sbalzi di temperatura le cause di questa estinzione di massa sono difficilmente di origine climatica. L’unica ipotesi plausibile è che l’intervento dell’uomo abbia drasticamente decimato la ricca fauna europea di un tempo con la caccia e la concorrenza per il cibo.
Lo sterminio dei grandi mammiferi non fu però che l’inizio. Con l’avvento dell’agricoltura, 7000 anni fa, l’uomo prese infatti a modificare anche il paesaggio e, quindi, il regno vegetale. Dapprima lento, il processo si fece talmente incalzante che oggi in Svizzera non c’è più nemmeno un fazzoletto di terra allo stato originario. 8000 anni fa, al di sotto del limite della vegetazione arborea l’Europa centrale era ancora ricoperta per l’80–90 per cento da foreste, mentre in pianura le radure sorgevano solo in seguito a incendi boschivi e frane o in prossimità dei corsi d’acqua. Tuttavia, non dobbiamo immaginarci la foresta vergine svizzera come una selva di abeti rossi impenetrabile e buia: era sicuramente variegata e inondata di luce, anche grazie agli ultimi grandi animali sopravvissuti dediti al pascolo, quali cervi, uri e bisonti, che la mantenevano accessibile brucando e calpestando il suolo.
La monotonia della foresta è opera dell’uomo
Successivamente, i nostri avi iniziarono a debbiare le superfici boschive per coltivarvi cereali, sacrificando l’estensione e la varietà della foresta. Come è emerso da studi condotti dal gruppo di ricerca del botanico bernese Willy Tinner, l’attuale predominanza di faggi, querce e abeti rossi è opera dell’uomo, che a furia di appiccare il fuoco e sfruttare la foresta ha decimato gli olmi, i tigli, gli aceri e i frassini che un tempo popolavano il panorama boschivo dell’Alti piano. A trarne vantaggio sono state le specie particolarmente resistenti al fuoco e agli influssi esterni, primi fra tutti faggi e querce.
I boschi cedettero quindi il passo a campi rigogliosi. Sulle superfici dissodate non cresceva infatti soltanto il grano, bensì anche una ricca flora avventizia che gli europei dell’età della pietra avevano inavvertitamente importato dal Medio Oriente con il cereale: camomilla, gittaione, papavero, fiordaliso. Queste splendide specie di origine orientale sono oggi in parte nuovamente rare.
Ma non finisce qua. Si stima che in Svizzera il 40 per cento delle varietà vegetali sia costituito dalle cosiddette specie sinantropiche, che beneficiano dell’attività umana. Alcune sono immigrate dalle steppe quando da noi imperversava il disboscamento, mentre altre, già presenti in piccole radure, si sono diffuse massicciamente grazie all’agricoltura. Lo stesso discorso vale anche per animali quali il topo campagnolo e la cavolaia, nonché per specie ormai minacciate come la starna, la lepre comune o la pavoncella.
Gli esperti invocano il ritorno alla natura
In Svizzera ormai nulla sfugge più al controllo dell’uomo, che ha alterato i boschi e i corsi dei fiumi. E proprio le superfici più ricche di specie, prati e campi con un microcosmo di siepi, alberi isolati e margini boschivi – per molti l’incarnazione della natura – sono in realtà un prodotto artificiale: conseguenza spontanea di una determinata forma di lavorazione della terra, stanno scomparendo con l’avvento dell’agricoltura intensiva. Come si può conciliare la protezione ambientale con questa situazione? Gli esperti sostengono
Si presume che la stella alpina si sia spinta dalle steppe asiatiche fino alle pianure europee solo durante l’ultima era glaciale.
Credit Suisse bulletin 1/11
Flora e fauna Origine 31
all’unisono la necessità di un ripristino dello stato selvaggio, per esempio tramite nuovi parchi nazionali in cui la dinamica della natura possa seguire il proprio corso indisturbata, pur consapevoli dell’impossibilità di trovare superfici estese nel prossimo futuro. «Nel neolitico il territorio della Svizzera contava solo 20 000 abitanti, nell’età del bronzo forse 100 000», spiega Urs Tester dell’organizzazione ambientale Pro Natura. «Alla luce dell’attuale densità della popolazione è illusorio sperare di riconquistare per esempio l’80 per cento di terreno boschivo».
Tutelare il paesaggio con fondi statali?
D’altro canto, il paesaggio culturale tradizionale ha una storia millenaria che lo rende prezioso, benché sia frutto dell’opera dell’uomo. Ma come si fa a preservarlo se viene meno la relativa agricoltura estensiva? Pro Natura suggerisce ai coltivatori di integrare, nei campi, maggesi fioriti e strisce colturali estensive. «La flora avventizia va a braccetto con l’agricoltura», dichiara Urs Tester. «Se in Svizzera non ci fossero più campi di grano sarebbe superflua, perché in assenza dell’apposito habitat si ridurrebbe a qualcosa di museale e non è certo questa la nostra intenzione».Josef Reichholf sottolinea invece proprio i paralleli con un museo:
«A lungo termine, non è realistico mantenere forzatamente in ambito agricolo o forestale uno statu quo meno produttivo rispetto alla coltivazione intensiva», sostiene. La tutela del paesaggio culturale andrebbe pertanto affi data agli ambientalisti, non già agli agricol tori. «Si tratta di un bene – e dunque di un compito – culturale. L’ideale sarebbe che le associazioni ambientaliste acquistassero terreni e
contribuissero alla cura del paesaggio, magari con sovvenzioni statali. Sarebbe esattamente come con un museo, dove grazie a fondi pubblici si preserva un patrimonio importante per parte della popolazione».
Dibattito sulla reintroduzione del bisonte
La questione si fa più complessa quando la natura è già estinta. È pensabile poter reintrodurre in Svizzera i bisonti, grandi bufali diffusi dalle nostre parti fino a un paio di migliaia di anni fa? «In quanto erbivoro, il bisonte sarebbe di casa nel nostro ambiente», spiega Urs Tester di Pro Natura. Attualmente ne viene preso in considerazione il reinserimento nel Giura, anche se in grandi recinti. «Altrimenti gli animali entrerebbero presto in conflitto con il nostro sistema di utilizzo del suolo». Josef Reichholf nutre riserve simili: sarebbe meglio reintrodurre in libertà cavalli robusti. «Il cavallo è l’animale più indicato. Mantiene le distanze ed è dotato di capacità di apprendimento: per esempio, capisce in fretta che le automobili rappresentano un pericolo».
E come la mettiamo con tutti i grandi predatori che un tempo abitavano le nostre regioni? Il biologo danese JensChristian Svenning ha seriamente avanzato la proposta di reintrodurre in Europa i leoni. Ma non occorre essere dei chiaroveggenti per sapere che, almeno per la Svizzera, l’idea è utopica: un paese densamente popolato, che ha già un bel daffare con orsi e lupi immigrati, non tollererebbe mai e poi mai la presenza di questi predatori. <
I bisonti sono grandi buoi selvaggi diffusi nelle regioni prealpine fino a qualche migliaio di anni fa.
Le turbolenze in Libia hanno comportato un’impennata del prezzo del petrolio e un cedimento dei mercati azionari. Pertanto sorge spontanea una domanda: dobbiamo attenderci scenari inquietanti come quelli del 1973 o del 1990, quando le guerre scoppiate in Medio Oriente causarono uno shock petrolifero, seguito poco dopo da una recessione? Non crediamo, in quanto il rischio di una seria destabilizzazione dei paesi del Golfo esportatori di petrolio sembra piuttosto ridotto. Proprio perché devono sostenere le fasce di po polazione attualmente insoddisfatte, alcuni paesi come l’Arabia Saudita e l’Iran saranno persino portati ad aumentare l’estrazione di greggio. La crescita dell’economia mondiale non dovrebbe pertanto venir compromessa seriamente e si prevede soltanto un temporaneo rialzo dell’inflazione. Questa è la ragione per cui attualmente la nostra strategia d’investimento rimane basata su una sovraponderazione della quota azionaria. Dai recenti sviluppi possiamo tuttavia trarre quattro insegnamenti. Primo: nel settore degli investimenti gli eventi politici sono importanti come quelli economici. Secondo: i sistemi politici privi di basi democratiche a lungo termine si rivelano instabili. Terzo: i cambiamenti politici sono difficili da prevedere come quelli economici. Quarto: la dipendenza dalle fonti energetiche fossili rimane uno dei principali punti deboli del nostro sistema economico.
Credit Suisse bulletin 1/11
InvestEconomia, mercati e investimenti
Dr. Oliver Adler Responsabile Global Economics
Invest l
Economia Tassi d’interesse e obbligazioni
Valute Mercati azionari Materie prime Immobili
Ci attendiamo un altro anno di forte crescita. Il dinamismo aumenta soprattutto nei paesi industrializzati. L’infl azione sale in particolare nei paesi emergenti.
Verso la fi ne del 2011 la BCE e la BNS potrebbero iniziare a intervenire sui tassi. Questo è quanto anticipano gli interessi a lungo termine. Le obbligazioni rimangono sotto pressione.
Ci attendiamo un certo indebolimento del dollaro nei confronti del l’euro e delle valute asiatiche. Il franco ha raggiunto il suo livello massimo rispetto all’euro.
Forte crescita, bilanci societari sani, valutazioni ragionevoli e crescente propensione al rischio sostengono le azioni. Il rischio principale è rappresentato dall’aumento dei tassi d’interesse.
La domanda globale continua ad aumentare, ma ci attendiamo una crescente volatilità dei prezzi. Anche in questo caso il rischio è costituito dai tassi d’interesse più elevati.
I prezzi degli immobili svizzeri sono eccessivi solo in alcune regioni. Nonostante l’ampliamento dell’offerta, per il 2011 prevediamo ulteriori aumenti dei prezzi.
Foto: Ed Darack, Corbis
bulletin 1/11 Credit Suisse
ll Invest
Economia
Miglioramenti nei paesi industriali, i paesi emergenti rimangono solidi
La crescita dell’economia mondiale continua e poggia su una base sempre più ampia. Colpisce il fatto che gli ultimi sondaggi aziendali evidenzino un ulteriore miglioramento nei paesi industrializzati, mentre i risultati nei paesi emergenti sono stabili o in lieve calo (si veda il grafi co). In Europa la crescita continua a presentare un andamento molto eterogeneo. I principali paesi del l’eurozona, in particolare la Germania, si contraddistinguono per la crescita solida. Nei paesi colpiti dalla crisi del debito, per contro, le rigorose misure di risparmio limitano fortemente le prospettive di crescita. Thomas Herrmann
Cresce l’ottimismo tra gli imprenditori dei paesi industrializzatiFonte: Bloomberg, PMIPremium, Credit Suisse
G3 (USA, eurozona, Giappone) BRIC
30
35
40
45
50
55
20102009200820072006
EspansioneContrazione
2011
Indice dei direttori agli acquistidel settore industriale
La forza del franco frena i prezzi
L’economia svizzera continua a benefi ciare della forte domanda interna ed estera. A causa della persistente forza del franco, prevediamo comunque un rallentamento nel dinamismo delle esportazioni. Una conseguenza positiva del franco forte è il crescente contenimento dei prezzi. A gennaio l’infl azione di fondo è scesa allo 0% rispetto a 12 mesi prima. Ad eccezione dei prezzi del l’energia più elevati, non si rileva pressoché nessun altro fattore in grado di far correre i prezzi, tanto più che lo sfruttamento delle capacità produttive è solo mediocre. Pertanto la Banca nazionale svizzera non dovrebbe essere costretta a operare alcun aumento dei tassi prima della fi ne del 2011. Fabian Heller
Valute
Dollaro senza il sostegno dei tassi
Nel 2011 il dollaro potrebbe rimanere debole o perfi no perdere ancora terreno rispetto alla maggior parte delle valute. L’effetto combinato del persistente basso livello dei tassi e del disavanzo commerciale e fi scale ostacola, a nostro avviso, la ripresa del dollaro. Sulla scia del recupero econo mico globale, ci atten diamo anche una prosecuzione del trend strutturale di apprez zamento delle valute dei paesi emergenti. Le valute asiatiche ci sembrano interessanti perché potrebbero subire ulteriori spinte al rialzo grazie al surplus delle partite cor renti. Marcus Hettinger
I tassi USA bassi depongono contro la ripresa del dollaroFonte: Datastream, Credit Suisse
Fine della forza del franco rispetto all’euro
L’evidente sopravvalutazione del franco rispetto all’euro nonché i tassi più alti nell’eurozona sembrano indicare la probabilità di un indebolimento della moneta svizzera. Questo soprattutto se il contenimento della crisi del debito nell’UE si dimostrerà duraturo e il miglioramento globale della congiuntura da noi previsto compirà ulteriori progressi. In queste circostanze diventerebbero sempre più probabili defl ussi di capitali dalla Svizzera. Il quadro tecnico del cambio EUR/CHF recentemente è migliorato e segnala che la forza del franco ha raggiunto un picco. Marcus Hettinger
Tassi d’interesse e obbligazioni
Tassi d’interesse a breve termine ancora ai minimi storici malgrado l’aumento dell’infl azione
In particolare nei paesi emergenti, recentemente si è assistito a una ripresa dell’in fl azione (si veda il grafi co). Tale rialzo va ricondotto in primo luogo al rincaro delle materie prime (p. es. derrate alimentari); nei paesi emergenti sussiste però anche un rischio di infl azione ciclica che va oltre lo «chock delle materie prime». Le banche centrali locali tendono perciò sempre più ad adottare una politica monetaria più rigorosa. Nei paesi industrializzati prevediamo un primo aumento dei tassi da parte della Bank of England a maggio. Nell’area euro e in Svizzera i tassi d’interesse a breve termine potrebbero rimanere ai minimi storici sino alla fi ne dell’anno, negli Stati Uniti perfi no più a lungo. Thomas Herrmann
Il rincaro delle materie prime spinge al rialzo l’infl azioneFonte: Bloomberg, Datastream, Credit Suisse
Paesi emergenti (EM-8) Paesi industrializzati (G3: eurozona, Giappone, USA)
– 2,0
0
2,0
4,0
6,0
2009200720052003 2011
Inflazione,variazione annua (in %)
Mercati obbligazionari: investire in uno scenario di tassi diffi cile
Lo slancio riacquistato dall’economia mondiale e la crescente propensione al rischio degli investitori potrebbero contribuire a una risalita dei tassi a lungo termine, non da ultimo per le obbligazioni in EUR e CHF, i cui rendimenti sono ancora compressi dal persistere di incertezze sulla crisi del debito europeo. In tale contesto, consigliamo una focalizzazione su durate mediobrevi e un mix di fondi che investono in obbligazioni con qualità di credito inferiore, p. es. nel segmento dei paesi in via di sviluppo nonché in obbligazioni societarie high yield o prestiti bancari subordinati. Stefan Klein
EUR/USD
Cambio USD/EUR Differenziale swap a 2 anni EUR meno USD
1.10
1.20
1.30
1.40
1.50
1.60
2009200720052003
–2
–1
0
1
2%
2011
Credit Suisse bulletin 1/11
Invest Ill
Immobili
Immobili residenziali svizzeri: prospettive positive stabili
Dal 2005, in Svizzera i prezzi delle abitazioni sono aumentati del 35%. Ciò malgrado, a nostro avviso, nella maggior parte delle regioni i prezzi non sono fondamentalmente eccessivi. Fanno eccezione la regione del lago Lemano e alcune zone dell’area metropolitana di Zurigo, nonché alcune regioni turistiche. L’attività di costruzione, che rimane alta, attenua la pressione sui prezzi a medio termine. Per il 2011 ci aspettiamo nondimeno un nuovo aumento dei prezzi medi delle abitazioni. Martin Bernhard
Forte attività dell’edilizia residenziale in SvizzeraFonte: UST, Credit Suisse
Nuovi alloggi, totale su 4 trimestri Alloggi in costruzione
30 000
40 000
50 000
60 000
70 000
Numero
201120092007200319991995
Materie prime
Forte inizio di anno, ma la volatilità potrebbe aumentare
I prezzi delle materie prime hanno iniziato il nuovo anno su livelli sostenuti. Gli indici anticipatori suggeriscono una crescita robusta della domanda, che farebbe prevedere un ulteriore aumento dei prezzi. Crescono comunque anche i rischi. Grazie alla ripresa, le scorte di magazzino in molti mercati sono diminuite. Questo può portare a forti escursioni di prezzo nel caso di un’interruzione della produzione, con conseguente instabilità del trend rialzista. Tobias Merath
Da inizio anno nuovo aumento della volatilità sui mercati delle materie primeFonte: Bloomberg, Credit Suisse
Credit Suisse Commodity Benchmark
0
10
20
30
40
201120102009200820072006
Volitalità storica a 30 giorni(annualizzata) in %
Mercati azionari
Mercati azionari globali con ulteriore potenziale
Malgrado il forte recupero dei mercati azionari dai livelli minimi di marzo 2009, manteniamo la nostra valutazione favorevole del contesto dei mercati azionari. La solida crescita economica nei paesi emergenti e la ripresa sostenuta da una base sempre più ampia nei paesi sviluppati dovrebbero sostenere le azioni in generale. Gli elevati livelli di liquidità nei bilanci societari e le valutazioni ancora favorevoli costituiscono ulteriori argomenti a favore delle azioni. Consigliamo un’ampia diversifi cazione mediante investimenti sia nei mercati sviluppati sia nei paesi emergenti. Roger Signer
Sempre vantaggiosa la valutazione delle azioni globaliFonte: Datastream, Credit Suisse
(P/E ) MSCI World Deviazione standard +/–1 Media
1990 1994 1998 2002 2006 2010
Previsione a 12 mesiP/E MSCI World
5
10
15
20
25
SMI: ulteriore crescita degli utili malgrado la forza del franco
Secondo le aspettative di consenso 2011, le società anonime svizzere dovrebbero presentare una crescita degli utili del 10% circa. Riteniamo tale valutazione realistica, poiché la domanda di beni svizzeri dovrebbe rimanere alta. La possibilità di un ulteriore aumento dei costi di input o di un nuovo rafforzamento del franco costituiscono, a nostro avviso, i principali fattori di rischio. Il livello di valutazione resta interessante, pertanto vediamo ulteriore potenziale nell’SMI per i prossimi 12 mesi. Nel raffronto inter nazionale classifi chiamo il mercato azionario comunque come neutro. Roger Signer
Focus Materie prime: come investire?
La ripresa economica successiva alla crisi finanziaria globale entra nel terzo anno. Gli indicatori previsionali mo-strano che la crescita potrebbe esse-re solida anche nel 2011. Il risveglio congiunturale si fa sentire anche nei mercati delle materie prime, dove l’in-cremento della domanda porta a un au-mento dei prezzi. Le commodity gio-cano un ruolo sempre più importante anche nel portafoglio degli investitori: puntare sulle materie prime significa infatti partecipare alla crescita globale e beneficiare di una certa copertura dal l’inflazione. I metalli preziosi si pre-
stano inoltre a essere utilizzati come protezione da eventi estremi. Attualmente gli investitori dispongono di un’ampia gamma di opportunità per investire nelle materie prime: oltre all’acquisto fisico, modalità consueta perlo meno nell’am-bito dei metalli preziosi, vi sono numerosi indici che replicano la performance di gruppi di materie prime, ma anche di singoli mercati. Questi indici servono come base per una molteplicità di veicoli d’investimento, quali per es. ETF o pro-dotti strutturati. Le commodity diventano così accessibili a un numero sempre maggiore di investitori. Tobias Merath
Andamento dei rendimenti nei singoli settori delle materie primeFonte: JPMorgan, Credit Suisse
Indice settore energetico CSCB Indice settore agrario CSCB
Indice metalli preziosi CSCB Indice metalli industriali CSCB
80
100
120
140
160
180
200
Andamento dei rendimenti in CHF a partire da gennaio 2009
20102009 2011
bulletin 1/11 Credit Suisse
lV Invest
Una panoramica del rendimento e delle previsioniPrincipali categorie d’investimento e mercati
Rendimento complessivo in CHF (%) Rendimento atteso1 e rischio (% p.a.)
2011 (fi no al 16.02)
Ultimi 3 anni(p.a.)
Ultimi 5 anni(p.a.)
1 anno 5 anni Rischio2
Azioni
MSCI World 8,7 – 6,2 –5,3 12,5 9,3 17,9
S&P500 8,1 – 4,6 –5,3 13,5 9,1 16,3
Eurostoxx 50 10,5 – 11,0 –7,9 14,0 9,4 20,9
SMI 3,0 – 3,1 –1,9 9,5 8,1 19,2
MSCI Emerging Markets – 0,7 – 4,9 1,2 16,5 11,6 28,9
Obbligazioni3
Svizzera – 0,3 4,6 2,9 2,0 2,4 3,0
Eurozona 4,5 –3,2 –0,6 2,0 2,8 4,6
Stati Uniti 3,8 0,0 –0,7 2,5 1,9 3,7
Paesi emergenti 2,3 3,8 1,3 8,0 6,2 16,7
Mercato monetario (CHF) 0,0 0,8 1,3 0,4 1,4 2,6
Investimenti alternativi
DJ UBS Commodities 10,3 1,0 7,1 8,0 8,0 17,7
Oro 0,2 10,3 13,1 9,0 6,0 13,3
Fondi immobiliari Svizzera (SIX) 3,0 8,6 5,4 2,0 4,5 7,4
Indice DJ CS Hedge Fund 4,2 – 1,3 – 0,3 7,5 6,8 8,6
Congiuntura e infl azioneCrescita del PIL reale (in %) Infl azione (in %)
2009 2010 5 2011 5 2009 2010 5 2011 5
Globale – 1,3 4,8 4,2 1,5 3,2 3,2
Stati Uniti – 2,4 2,9 3,0 – 0,4 1,6 1,8
Giappone – 5,2 4,3 1,4 – 1,4 – 0,8 – 0,4
Eurozona – 4,0 1,5 2,1 0,4 1,6 1,9
Germania – 4,9 3,5 2,7 0,3 0,8 1,4
Paesi emergenti 4 4,9 8,9 7,5 3,7 5,0 5,6
Cina 9,1 10,3 8,8 – 0,7 3,1 4,8
Svizzera – 1,9 2,8 1,2 – 0,5 0,7 0,7
Interessi (in %)
Interesse a breve termine (Libor a 3 mesi) Rendimenti a 10 anni titoli di Stato
16.02 a 3 mesi a 12 mesi 16.02 a 3 mesi a 12 mesi
Stati Uniti 0,31 0,4 0,4 3,61 3,5 3,5
Germania 1,09 1,1 1,5 2,29 3,1 3,2
Gran Bretagna 0,80 0,7 1,0 3,85 3,6 3,9
Giappone 0,34 0,2 0,2 1,31 1,1 1,2
Svizzera 0,17 0,3 0,5 1,92 1,9 2,2
ValuteRispetto al franco svizzero Rispetto all’EUR
16.02 a 3 mesi a 12 mesi 16.02 a 3 mesi a 12 mesi
CHF – – – 1.31 1.28 1.32
USD 0.97 0.95 0.94 1.35 1.35 1.41
CAD 0.98 0.99 0.94 1.33 1.30 1.41
GBP 1.56 1.56 1.58 0.84 0.82 0.83
JPY 6 1.16 1.14 1.13 113.21 112.05 117.03
CNY 6 14.68 14.59 14.86 8.90 8.78 8.88
Fonte: Credit Suisse, Bloomberg, Datastream
1 Azioni e obbligazioni in valuta locale, indice DJ UBS Commodity, oro e indice DJ CS Hedge Fund in USD 2 Deviazione standard attesa del rendimento 3 Svizzera: Credit Suisse LSI; eurozona: Citigroup WGBI EMU govt 5–7Y.; USA: Barclays US Govt Intermediate Bond; paesi emergenti: JPM EMBI+; mercato monetario (CHF): JPM Cash CHF 1M 4 Otto (8) dei maggiori paesi emergenti 5 Previsioni 6 Prezzo di risp. 100 JPY e CNY in CHF
Informazioni importantiLe informazioni e opinioni contenute in questo documento sono state formulate dal Credit Suisse alla data indicata e possono subire modifiche senza preavviso. Il documento è stato pubblicato unicamente a scopo informativo e non costituisce né un’offerta né un invito, da parte o per conto del Credit Suisse, all’acquisto o alla vendita di titoli o analoghi strumenti finanziari o alla partecipazione a una strategia di negoziazione specifica in un qualsiasi ordinamento giuridico. Il documento è stato realizzato senza tenere conto degli obiettivi, della situazione finanziaria o delle esigenze di un particolare investitore. Esso non contiene alcuna raccomandazione di natura giuridica o relativa a investimenti, rendiconti e imposte. Inoltre non rappresenta in alcun modo un investimento o una strategia concepiti sulla base della situazione personale di un investitore né un’altra raccomandazione destinata a un investitore particolare. I riferimenti a evoluzioni passate non costituiscono necessariamente un’indicazione per risultati futuri.
Sebbene le informazioni provengano da fonti che il Credit Suisse ritiene attendibili, o si basino su di esse, non è possibile fornire alcuna garanzia in merito alla loro esattezza o completezza. Il Credit Suisse non si assume alcuna responsabilità per eventuali perdite derivanti dall’utilizzo di questo documento.
NÉ IL PRESENTE DOCUMENTO NÉ COPIE DELLO STESSO POSSONO ESSERE INVIATI O PORTATI NEGLI STATI UNITI O CONSEGNATI A US PERSON.
Leggi o disposizioni locali possono limitare la distribuzione di documenti di Research in determinati ordinamenti giuridici.
Questo documento è distribuito dal Credit Suisse, una banca svizzera soggetta all’autorizzazione e regolamentazione dell’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari.
La riproduzione integrale o parziale del presente documento non è consentita senza il permesso scritto del Credit Suisse.
Copyright © 2011 Credit Suisse Group AG e/o aziende a esso collegate. Tutti i diritti riservati.
Sigla editoriale InvestEditore Credit Suisse AG, Global Research, Casella postale 300, 8070 ZurigoE-mail publications.research@creditsuisse.comInternet www.creditsuisse.com/researchRedazione Maxime Botteron Articoli Dr. Oliver Adler, Thomas Herrmann, Fabian Heller, Stefan Klein, Marcus Hettinger, Roger Signer, Tobias Merath, Martin BernhardIdeazione e layout www.arnold.inhaltundform.comRiproduzione consentita con l’indicazione «Dal bulletin del Credit Suisse»
Albert Einstein ha lasciato al mondo la teoria della
relatività. Anche se non siete né fisici né Premi Nobel,
potete fare qualcosa per le generazioni future. Con
un testamento o un legato a favore dell’UNICEF,
contribuite a gettare le basi di un mondo migliore
per i bambini. Per maggiori informazioni:
UNICEF Svizzera, Baumackerstrasse 24, 8050 Zurigo,
telefono +41 (0) 44 317 22 66, www.unicef.ch
UNICEF Einstein_i_CS-Bulletin:Layout 1 01.06.10 14:34 Seite 1
bulletin 1/11 Credit Suisse
34 Economia Manuale dei settori 2011
Farm
aceu
tica,
chi
mic
a
Inge
gner
ia m
edic
a, in
dust
ria d
ella
mis
uraz
ione
Indu
stria
oro
logi
era
San
ità
Con
sule
nza
azie
ndal
e
Info
rmat
ica
Ass
icur
azio
ni
Ban
che
Stu
di d
i arc
hite
ttur
a e
inge
gner
ia
Com
mer
cio
all’i
ngro
sso
Ele
ttro
tecn
ica
Com
unic
azio
ni
App
rovv
igio
nam
ento
ene
rget
ico
Fabb
ricaz
ione
di m
acch
inar
i e a
ppar
ecch
iatu
re
Att
ività
imm
obili
ari
Ele
ttro
nica
Indu
stria
alim
enta
re
Indu
stria
del
le m
ater
ie p
last
iche
Indu
stria
del
legn
o
Att
ività
met
allu
rgic
he
Com
mer
cio
al d
etta
glio
Set
tore
aut
omob
ilist
ico
Edi
lizia
Indu
stria
del
mob
ile
Age
nzie
di v
iagg
io
Att
ività
met
allu
rgic
he
Indu
stria
car
taria
Tras
port
o te
rres
tre
e lo
gist
ica
Sta
mpa
ed
edito
ria
Tess
ile e
abb
iglia
men
to
Indu
stria
alb
ergh
iera
e d
ella
ris
tora
zion
e
Agr
icol
tura
5
%
0
–5
La carta vincente del lavoro ridottoIl Manuale dei settori 2011 esplora con dovizia di particolari il controverso strumento del lavoro ridotto, dedicandogli un capitolo speciale. Lo studio è focalizzato come di consueto sui fattori d’incidenza e sul potenziale di crescita nel medio periodo di 31 settori svizzeri. Testo: Aline Jörg, Economic Research
Fonte: Credit Suisse Economic Research
Manuale dei settori 2011 Economia 35
Farm
aceu
tica,
chi
mic
a
Inge
gner
ia m
edic
a, in
dust
ria d
ella
mis
uraz
ione
Indu
stria
oro
logi
era
San
ità
Con
sule
nza
azie
ndal
e
Info
rmat
ica
Ass
icur
azio
ni
Ban
che
Stu
di d
i arc
hite
ttur
a e
inge
gner
ia
Com
mer
cio
all’i
ngro
sso
Ele
ttro
tecn
ica
Com
unic
azio
ni
App
rovv
igio
nam
ento
ene
rget
ico
Fabb
ricaz
ione
di m
acch
inar
i e a
ppar
ecch
iatu
re
Att
ività
imm
obili
ari
Ele
ttro
nica
Indu
stria
alim
enta
re
Indu
stria
del
le m
ater
ie p
last
iche
Indu
stria
del
legn
o
Att
ività
met
allu
rgic
he
Com
mer
cio
al d
etta
glio
Set
tore
aut
omob
ilist
ico
Edi
lizia
Indu
stria
del
mob
ile
Age
nzie
di v
iagg
io
Att
ività
met
allu
rgic
he
Indu
stria
car
taria
Tras
port
o te
rres
tre
e lo
gist
ica
Sta
mpa
ed
edito
ria
Tess
ile e
abb
iglia
men
to
Indu
stria
alb
ergh
iera
e d
ella
ris
tora
zion
e
Agr
icol
tura
5
%
0
–5
1 Valutazione opportunità /rischi a medio termineScala da 10 (migliore) a –10 (peggiore); i quadrati gialli esprimono la percentuale sul valore aggiunto lordo svizzero.
bulletin 1/11 Credit Suisse
Foto: Rolex Learning Center: Roland Halbe | Yang Liu, Corbis, Specter | W
eisflog, Fotofinder | Michael Turek, Getty Im
ages | Toshi Kaw
ano, Getty Im
ages
36 Economia Manuale dei settori 2011
2 Commercio al dettaglio: in un decennio scomparso il 10 per cento dei negoziFra il 1998 e il 2008 il commercio al dettaglio ha subito un processo di concentrazione. La scomparsa dei piccoli negozi è stata compensata dalla filializzazione, che ha persino portato a un leggero aumento del numero di occupati nel settore. Fonte: Ufficio federale di statistica, Credit Suisse Economic Research
Il commercio al dettaglio ha superato bene la crisi
Il commercio al dettaglio è passato pressoché indenne attraverso la recente crisi economica, tant’è vero che persino nell’anno di recessione 2009 i fatturati nominali hanno espresso una pro -gressione di quasi l’1 per cento. Nel 2010 i commercianti al dettaglio svizzeri dovrebbero aver contabilizzato addirittura un 2 per cento in più di fatturato. La crescita in atto dal 2004 è alimentata sostanzialmente dal copioso flusso immigratorio che persino in tempi di scarsa propensione al consumo induce un certo aumento della crescita di base. Stante la solidità del commercio al dettaglio si dimentica facilmente che il settore è stato oggetto di una notevole ristrutturazione.
La «moria» dei piccoli negozi non è un mito, bensì una concreta realtà: tra il 1998 e il 2008 in Svizzera ha dovuto chiudere i battenti nel commercio al dettaglio un esercizio su dieci, e questa cifra sale addirittura a uno su quattro per i negozi di piccole dimensioni. Al contempo, nello stesso decennio l’occupazione è tuttavia cresciuta complessivamente dell’1,7 per cento, di pari passo con la tendenza all’apertura di esercizi di grande superficie.
Il trend verso la filializzazione ha rappresentato un importante motore di questa evoluzione, e nel periodo compreso tra il 1998 e il 2008 ha interessato quasi tutti i segmenti del commercio al dettaglio. I progressi maggiori sono stati registrati dalle catene di filiali per quanto riguarda il commercio di articoli sportivi, farmacie e drogherie, librerie e negozi di mobili: tutti comparti in cui nel 1998 buona parte degli occupati lavorava ancora all’inter-no di esercizi individuali indipendenti. In termini regionali, la scomparsa dei piccoli negozi è stata uniforme, risultando tut ta-via particolarmente accentuata in regioni periferiche a scarsa vocazione turistica come l’arco del Giura, il Togghenburgo o la parte settentrionale del Ticino (si veda il grafico 2 in alto).
Lo spettro della più grave recessione dalla grande depressione a questa parte, che ha tenuto con il fiato sospeso l’economia mondiale nel solco della crisi finanziaria, sembra ormai allontanato. Il 2010 sarà ricordato come l’anno della ripresa, poiché l’economia globale, sia pure con l’aiuto di massicce misure di sostegno fiscale, è riuscita a ripianare in brevissimo tempo le gravi perdite subite. In uno scenario macroeconomico avverso, la Svizzera ha dato prova di buona tenuta nel raffronto internazionale, tant’è vero che nel secondo semestre sempre più settori sono riusciti a rientrare nella normalità. La via della ripresa nel settore industriale svizzero è stata connotata dal risveglio congiunturale dei partner commerciali internazionali, mentre i settori votati al mercato interno hanno potuto fare affidamento sulla voglia di spendere dei consumatori svizzeri e sull’effetto coadiuvante dell’immigrazione. A dispetto delle nuove incertezze indotte dalla crisi dell’eurodebito, anche il settore finanziario si è affrancato dal suo minimo.
Lavoro ridotto nella metallurgia
Ciò che rende fondamentalmente diversa questa crisi da quelle del passato non è solo il fatto che l’economia mondiale abbia ritrovato molto più rapidamente la strada della crescita, ma anche l’andamento della disoccupazione, con il suo scarso incremento. Un possibile approccio per spiegare questo fenomeno può essere il lavoro a tempo ridotto, al quale nel 2009 si è fatto molto più ricorso rispetto alla crisi dotcom: infatti, al punto zenitale della bolla tecnologica solo circa 19 000 persone se ne erano avvalse, mentre al picco massimo della crisi finanziaria ed economica erano quasi cinque volte più numerosi i lavoratori che figuravano sotto il suo tetto.
Dati finora non pubblicati del Segretariato di Stato dell’economia (SECO) hanno consentito per la prima volta di analizzare a livello settoriale il ricorso al lavoro a tempo ridotto. Le risultanze indicano che sono state soprattutto le industrie orientate all’export a sfruttare questo strumento, fatto che peraltro non deve stupire considerando che proprio i loro rispettivi settori hanno pagato più di tutti la crisi economica globale, spesso con flessioni a doppia cifra di vendite e fatturati.
In rapporto alla dimensione del settore, la graduatoria del lavoro a tempo ridotto ha visto assolutamente primeggiare l’industria metallurgica, seguita dal tessile/abbigliamento e dalla fabbricazione di macchinari e
> 7,5% > 5% –2,5% – 2,5% > –5% > –7,5% > –10% > –20% > –25% > –50%
Credit Suisse bulletin 1/11
Manuale dei settori 2011 Economia 37
>
apparecchiature: a maggio 2009 il taglio dell’orario di lavoro ha riguardato nella metallurgia un lavoratore su quattro e, su base annualizzata, un ragguardevole 16 per cento dei dipendenti, cifra che equivale al tempo di lavoro di circa 5700 occupati a tempo pieno. Nel terziario, al contrario che nell’industria, questo strumento è stato impiegato solo marginalmente.
Nel 2010, quando l’economia mondiale è uscita dall’occhio del ciclone, anche le indennità per lavoro ridotto hanno subito massicce contrazioni. È quindi lecito chiedersi se la disoccupazione non sia stata mitigata da questo «ammortizzatore»: il SECO è giunto alla conclusione che, senza il lavoro a tempo ridotto, essa sarebbe cresciuta fino al 4,3 per cento anziché fermarsi a quota 3,7.
Le potenziali ricadute negative sui singoli settori – ossia l’incremento dei loro rispettivi tassi di disoccupazione in assenza di questo strumento – sono illustrate nel grafico 3 a pagina 38. Ad esempio, sulla base dei nostri calcoli la quota di senza lavoro nell’industria tessile e dell’abbigliamento si sarebbe arrampicata al 17 per cento invece che fermarsi 7 punti sotto, a circa il 10 per cento, grazie al lavoro a tempo ridotto. Lo stesso dicasi per l’industria meccanica e metallurgica, dove la disoccupazione sarebbe potuta lievitare di circa 70 punti percentuali in più.Tuttavia, se il lavoro a tempo ridotto abbia
o meno potuto impedire a titolo permanente il taglio di posti di lavoro è un interrogativo che oggi resta ancora aperto. Esiste sempre il pericolo che il ricorso a questo «paracadute» possa solo rimandare i licenziamenti necessari sul piano strutturale e che a richiedere indennità per lavoro ridotto siano anche imprese che invece potrebbero occupare i loro dipendenti senza aiuti statali. Alcuni segnali indicano comunque che proprio in questa crisi – responsabile di gravi emergenze ma anche abbinata a una ripresa straordinariamente rapida – lo strumento del lavoro a tempo ridotto abbia rappresentato per le imprese un valido veicolo per traghettarsi fuori dalla catastrofica situazione degli ordinativi.
Settori high-tech ai vertici
Accanto al capitolo speciale del lavoro ridotto, il Manuale dei settori esplora la struttura del panorama settoriale elvetico. La valutazione opportunità/rischi a medio termine del Credit Suisse identifica il potenziale futuro dei singoli rami di attività (si veda il grafico 1 alle
pagine 34 /35). Non stupisce che siano proprio i
settori hightech come l’industria chimicofarmaceutica, l’ingegneria medica, la produzione di strumenti di misurazione e di controllo e l’industria orologiera, di grande rilevanza per la Confederazione, a spartirsi le primissime posizioni, visto che beneficiano della solida posizione nel campo della ricerca e dell’innovazione sfoggiata dalla Svizzera nel confronto internazionale. La crescente complessità e interazione di economia e società disegna un futuro roseo anche alle aziende del comparto dei servizi di consulenza e informatici.
La piazza finanziaria ben posizionata rispetto agli altri paesi forma una buona base sulla quale assicurazioni e banche possono continuare a costruire una crescita superiore alla media, mentre la sanità sarà avvantaggiata soprattutto dall’invecchiamento demografico. Il centro classifica è caratterizzato da una miscellanea eterogenea di settori. Rami industriali come l’elettronica, la fabbricazione di macchinari e apparecchiature, l’elettronica e l’industria delle materie plastiche, che in futuro dovranno affermarsi sul
mercato globale con prodotti innovativi, sono esposti a un’intensa pressione internazionale sui costi.
Le ultime posizioni della graduatoria sono occupate dai settori afflitti da problemi strutturali, che impongono nel medio periodo cambiamenti radicali. Il commercio al dettaglio sta sostenendo una lotta concorrenziale serrata e senza esclusione di colpi, il comparto automobilistico è confrontato con una saturazione di mercato e nell’edilizia vige una notevole pressione sui margini dettata dalle basse barriere di accesso. Nel raffronto settoriale l’industria tessile e dell’abbigliamento, il settore alberghiero e della ristorazione e l’agricoltura evidenziano il potenziale di crescita più debole.
Commercio ad alto plusvalore lordo
Ma il potenziale di crescita di un settore non è indicativo della sua importanza per l’economia svizzera. Relativamente al valore aggiunto lordo, ossia il valore della produzione al netto degli input intermedi, le banche, il commercio al dettaglio e la sanità si
Mentre all’industria farmaceutica e all’ingegneria medica viene riconosciuto un notevole potenziale, l’industria alberghiera/della ristorazione e l’agricoltura figurano nelle retrovie.
bulletin 1/11 Credit Suisse
38 Economia Manuale dei settori 2011
>
hanno aiutato il settore bancario elvetico a sciogliersi dalle maglie della crisi finanziaria mondiale e a conquistare nel medio periodo una posizione di crescita superiore alla media nel raffronto settoriale svizzero. Ciò malgrado, il successo delle banche è tuttora fortemente vulnerabile all’andamento globale dei mercati dei capitali e all’ampiezza delle regolamentazioni.Durante la recessione il commercio al
dettaglio si è rivelato un sostegno della congiuntura e grazie al flusso immigratorio incessantemente copioso ha risentito solo marginalmente del pessimo stato d’animo dei consumatori (si veda la scheda a pagina 36). Come terzo creatore di valore aggiunto in ordine d’importanza in Svizzera, la sanità è
meno legata agli sviluppi congiun tu rali dell’economia globale, ma viene influenzata dall’aumento della popolazione, dal suo invecchiamento e dalle crescenti esigenze di salute e benessere. La crescita a ciclo continuo della spesa sanitaria è imputabile in misura non ininfluente alle limitazioni della concorrenza e all’assenza di incentivi a contenere i costi. Le riforme politiche cercano con elementi concorrenziali di promuovere la responsabilità dei costi non solo presso gli assicurati, bensì anche presso medici e assicuratorimalattie. A seguito dello sviluppo dinamico della domanda, a medio termine è tuttavia prevedibile un ulteriore aumento della spesa sanitaria.
Rischi presenti anche nel 2011
Cosa è lecito attendersi per l’economia svizzera dopo l’anno della ripresa? Il ruggito dello scorso anno non deve trarre in inganno e far dimenticare che la crescita è stata accelerata da effetti speciali come ad esempio misure di sostegno fiscali, il nuovo aumento delle scorte ed effetti base statistici che nel prossimo futuro perderanno vigore.
Il rapido recupero non ha invece fugato i rischi: gli squilibri e le disuguaglianze globali non sono ancora stati ridimensionati e l’indebitamento eccessivo di alcuni paesi graverà sull’economia anche in futuro. Oltre agli sviluppi menzionati, per la Svizzera è di fondamentale importanza anche l’ulteriore andamento del corso di cambio eurofranco. L’economia è posta dinanzi a sfide proporzionalmente impegnative e deve dimostrare che dopo la rapida ripresa può affermarsi una crescita duratura. <
propongono attualmente come i comparti prioritari dell’economia svizzera, prova ne è che in sieme totalizzano circa il 20 per cento del l’intero valore aggiunto lordo della Svizzera (quota banche 6,9 per cento, commercio al dettaglio 6,5 per cento e sanità 6,2 per cento). Questi tre settori di servizi figurano inoltre fra i principali datori di lavoro della Svizzera e occupano oltre il 28 per cento di tutti i dipendenti.
L’elevata creazione di valore della banche si fonda non da ultimo sull’offerta ampiamente diversificata di servizi finanziari: la tradizionale attività di risparmio e creditizia è integrata dalla gestione patrimoniale e da un ampio ventaglio di servizi nel segmento del finanziamento e della consulenza alle imprese. Una tale ripartizione dei rischi del business, la capacità di adeguarsi ai cambiamenti in modo generalmente rapido e la tendenza della crescita globale dei redditi
Il Manuale dei settori 2011 e lo studio sul commercio al dettaglio «Retail Outlook 2011» dell’Economic Research sono disponibili all’indirizzo www.credit-suisse.com/research (Economia svizzera / Settori).
3 Tasso di disoccupazione per settori: il lavoro ridotto ha dato i suoi fruttiSenza lo strumento del lavoro ridotto, in parecchi settori il tasso di disoccupazione sarebbe lievitato a livelli notevolmente più elevati. Fonte: Segretariato di Stato dell‘economia, Ufficio federale di statistica, Credit Suisse
4
8
12
16
%
0
Indu
stria
tes
sile
e d
ell’a
bbig
liam
ento
Indu
stria
car
taria
Sta
mpa
ed
edito
ria
Chi
mic
a/Fa
rmac
eutic
a
Indu
stria
del
le m
ater
ie p
last
iche
Indu
stria
met
allu
rgic
a
Indu
stria
mec
cani
ca
Indu
stria
ele
ttro
nica
e s
trum
enti
di p
reci
sion
e
Edi
lizia
Com
mer
cio
all’i
ngro
sso
Ban
che
Info
rmat
ica
Tasso di disoccupazione 2009 senza lavoro ridotto (stima)Tasso di disoccupazione 2009 con lavoro ridotto
Understanding infl ationwww.credit-suisse.com/globalinvestor
Credit Suisse bulletin 1/11
Strategie d’investimento Economia 39Foto: Rainer Wolfsberger
bulletin: In quali aspetti del suo lavoro è presente
il tema «origine»?
Andreas Russenberger: Questo tema mi interessa sotto tre aspetti: in rapporto ai nostri collaboratori, ai clienti e ai prodotti.
Allora cominciamo dai collaboratori: perché la
provenienza è così importante?
Il Portfolio Management del Credit Suisse ha venti sedi in tutto il mondo. Facendo parte di un’impresa finanziaria svizzera con una presenza globale, dobbiamo sempre avere un buon mix di comprovati specialisti locali ed esteri, a Hong Kong e Londra così come a Dubai e Singapore.
E qual è il peso dei collaboratori locali?
Un buon mix è essenziale. In linea di massima direi che i collaboratori locali sono divenuti più importanti. È finita l’epoca in cui, come banca svizzera, si poteva presumere che tutti i nostri clienti parlassero senza eccezione una lingua nazionale o l’inglese. Il cliente si sente più a suo agio se può comunicare nella sua lingua. Comunque anche in Australia, dove la lingua in sé non sarebbe un problema, abbiamo collaboratori prevalentemente locali, che hanno familiarità non solo con la cultura, bensì soprattutto con la giurisprudenza e lo specifico quadro normativo.
Quindi le radici locali sono sempre più importanti?
Non solo. Come azienda globale dobbiamo utilizzare al meglio il nostro knowhow internazionale. Per questo motivo, nel nostro settore abbiamo avviato un programma ufficiale di scambio che permette ai nostri collaboratori di lavorare per alcuni mesi presso un’altra delle nostre sedi. L’obiettivo è consentire un arricchimento culturale reciproco. Così il grande knowhow sui prodotti e le competenze presenti in Svizzera diventano accessibili ai collaboratori di altre sedi, e viceversa.
In questo modo è assicurato il trasferimento di know-how
sul piano interpersonale. Qual è invece la situazione per quanto
riguarda i prodotti?
La strategia della nostra gestione di portafoglio prevede sedi di produzione specializzate: un portafoglio misto in euro per un cliente tedesco, ad esempio, deve essere uguale in tutto il mondo e presentare gli stessi elevati standard di qualità. Lo schema fondamentale di un portafoglio del genere viene inviato da Zurigo ai diversi paesi, dove viene copiato e adeguato alle realtà locali. In questo modo possiamo assicurare che il cliente benefici della stessa quali
tà indipendentemente dalla piattaforma di contabilizzazione. Per converso, consideriamo ora un mandato per investire in titoli asiatici: non andrebbe sviluppato a Zurigo bensì, com’è logico, nel nostro centro di competenza a Singapore. E così il knowhow asiatico diventa accessibile anche ai clienti svizzeri. Quindi da un lato favoriamo in modo molto mirato lo scambio culturale e, dall’altro, grazie alla moderna tecnologia,
mettiamo il knowhow locale a disposizione dei clienti di tutto il mondo.
Nel complesso, quindi, l’origine svizzera del Credit Suisse
passa sempre più in secondo piano.
Sì, la tendenza è questa. Come banca svizzera con un orizzonte globale dobbiamo ovviamente essere vicini al cliente a livello culturale e linguistico. Nei diversi mercati c’è bisogno di collaboratori con radici locali. Tuttavia, vogliamo offrire ai nostri clienti di tutto il mondo anche una certa dose di swissness.
E in che modo?
Ad esempio sviluppando in Svizzera il design del prodotto e adottando globalmente i nostri elevati standard negli ambiti controlling, gestione del rischio nonché legal e compliance. Per me il termine swissness, oltre a significare elevati standard di qualità e affidabilità, è anche sinonimo di discrezione, disponibilità e professionalità.
Così siamo passati quasi senza accorgercene dai collaboratori
ai prodotti. Dei tre punti iniziali rimane solo la provenienza dei
clienti.
L’origine dei clienti non si riferisce solo al passaporto, bensì principalmente alla residenza e al domicilio fiscale. A prescindere dalla piattaforma di contabilizzazione in cui il cliente effettua la stipulazione, i prodotti che riceve soddisfano sempre le disposizioni di diritto fiscale o le altre norme vigenti del suo paese d’origine. Sotto questo aspetto siamo leader di mercato.
Come viene garantito questo principio?
Sottoponendo lo schema grezzo di un prodotto sviluppato in Svizzera alle necessarie verifiche legali nei principali mercati di destinazione, dove in genere viene ulteriormente calibrato in base alle esigenze locali. Quindi, alla fine, un cliente domiciliato ad esempio in Francia può acquistare da qualche parte del mondo un prodotto made in Switzerland ammesso anche nel suo paese. Sono poche le imprese finanziarie globali che possono fornire verifiche così complesse nel paese d’origine del cliente. Daniel Huber
Il prodotto adatto per ogni domicilio del clienteAndreas Russenberger, responsabile Global MACS (Multi Asset Class Solutions) Mandates and Funds del Credit Suisse, spiega perché il tema «origine» è così importante non solo per lo sviluppo dei suoi prodotti, ma anche per il trasferimento del know-how all’interno dell’azienda.
40 Economia Africa
Il potenziale dell’Africa è tuttora enorme
1 La crescita africana supera quella mondialeIl ritmo di crescita del prodotto interno lordo reale africano è destinato a superare quello mondiale sia nel 2011 sia nel 2012. Fonte: FMI, Credit Suisse
Illustrazione: John Hollander
6%
4%
2%
0%
2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012
Crescita del PIL africano Crescita del PIL mondiale
Credit Suisse bulletin 1/11
>
Africa Economia 41
polazione della Germania. Inoltre, benché il tasso di crescita sia enorme, il continente offre ancora significative opportunità di sviluppo poiché oggi solo quattro africani su dieci possiedono un cellulare, mentre circa 600 milioni di persone ne sono ancora privi. Il Credit Suisse prevede che il tasso di penetrazione raggiungerà il 75 per cento entro il 2014, ossia 350 milioni di nuovi abbonati in più rispetto ai livelli attuali, pari alle dimensioni dell’intera popolazione statunitense. Queste solide prospettive sono sostenute da un lato dai redditi crescenti nella maggior parte dei paesi africani, e dall’altro dall’importante ruolo assunto dal cellulare nel contesto di sviluppo africano. Ad esempio, il mobile banking rende più efficienti i mercati facilitando il commercio e riducendo le asimmetrie informative.
Servizi finanziari per tutti
Nella maggior parte dei mercati di frontiera, il settore bancario è tra i primi comparti a realizzare una crescita. L’Africa non ha fatto eccezione: secondo i dati McKinsey, nel 2008 gli attivi bancari totali nel continente ammontavano a 1100 miliardi di dollari, paragonabili ai circa 1000 miliardi della Russia. Quando nel 2007 la cinese ICBC, la maggiore banca mondiale per capitalizzazione di mercato, ha pagato 5,5 miliardi di dollari per una partecipazione del 20 per cento nello Standard Bank Group in Sud Africa, i banchieri di tutto il mondo hanno cominciato a capire il potenziale del continente. A fronte di un 80 per cento circa di africani ancora sprovvisto di un conto bancario
Le prospettive di sviluppo del continente africano stanno cambiando radicalmente. Dopo un decennio di crescita reale superiore alla media, la performance dell’Africa sta smentendo molte cassandre. Il promettente profilo previsionale è basato su vari fattori di crescita che spaziano dalle enormi risorse naturali del continente alla telefonia mobile e all’agricoltura.
Testo: Robert Ruttmann, Eastern Europe & Africa Equity Research
nell’ultimo decennio, rispetto al solo 8 per cento nel resto del mondo. E nonostante che le grandi compagnie petrolifere siano state le prime a investire in Africa, quelle più piccole le seguono da molto vicino.
Enormi risorse metallifere
Molte parti dell’Africa sono conosciute già da lungo tempo per i vasti giacimenti di metalli preziosi e industriali. Il continente vanta infatti la maggior parte delle risorse mondiali note di platino, cromo e diamanti, così come un’alta percentuale dei depositi mondiali di bauxite, cobalto, oro, fosfato e uranio (si veda
il grafico 4). In particolare, il patrimonio minerario del continente si classifica al primo o secondo posto nelle graduatorie per le riserve mondiali di bauxite, cobalto, oro, diamanti, metalli del gruppo del platino (MGP), fosforite, vermiculite e zirconio.
In generale, fino a oggi le principali società minerarie hanno investito in Africa con ritrosia; nel 2009 solo il 6 per cento dei guadagni dei principali gruppi di questo settore (BHP Billiton, Vale, Rio Tinto e Xstrata) è stato generato in questa parte del mondo. Lo sviluppo delle risorse africane è stato pertanto trainato principalmente dalle piccole società minerarie, molte delle quali sembrano de stinate a beneficiare dei prezzi dei metalli a nuovi massimi storici.
Telefonia mobile sempre più diffusa
Nella telefonia mobile l’Africa si conferma il mercato più effervescente a livello mondiale. Solo l’anno scorso i nuovi abbonati sono stati circa 90 milioni, una cifra pari alla po
Dopo il forte recupero successivo alla crisi finanziaria e un decennio di sviluppo economico sopra la media, il trend di crescita dell’Africa si presenta intatto. Di fatto, la ripresa africana dalla crisi finanziaria pare destinata a mantenersi su livelli superiori rispetto al tasso di crescita mondiale (si veda il grafico 1). Questa robusta performance continua a consolidare lo scenario cui stiamo assistendo ora: un cambiamento fondamentale delle prospettive di sviluppo a lungo termine del continente. In questo momento molti investitori si chiedono pertanto quali settori siano destinati a trainarne la crescita futura.
Scoperta di riserve energetiche
Negli ultimi anni l’Africa si è affermata come primario fornitore di greggio e gas. Forte di riserve petrolifere pari a 120 miliardi di barili, ossia il 9,5 per cento di quelle mondiali, è la terza area geografica più ricca di oro nero. Inoltre, nell’ultimo decennio, la produzione petrolifera africana è aumentata del 3,4 per cento su base annua, con un ritmo doppio rispetto alla media globale dell’1,4 per cento. L’Africa possiede altresì 14,6 miliardi di metri cubi di gas naturale (pari a 91,8 miliardi di barili), ossia l’8,2 per cento delle riserve mondiali totali di questa risorsa (si veda il gra-
fico 3).
Siccome l’attività esplorativa è a tutt’oggi ridotta, il Credit Suisse è del parere che i giacimenti da scoprire siano ancora molti. Le recenti scoperte in Uganda e Ghana sembrano confermare tale tesi, oltre al fatto che le riserve dimostrate di gas e petrolio dell’Africa sono aumentate del 15 per cento >
3 Riserve di petrolio e gas ampiamente intatteL’Africa è la terza area geografica al mondo con le maggiori riserve di petrolio e gas.
Ram
e
OroUra
nio
Man
gan
ese
Flu
ori
te
Zir
con
io
Bau
xiteFo
sfat
i
Ve
rmic
ulit
e
Co
bal
to
Dia
man
ti
Pla
tin
o
Eu
rop
a o
ccid
en
tale
Eu
rop
a o
rie
nta
le
Am
eri
ca s
ett
en
trio
nal
e
Am
eri
ca la
tin
a
Me
dio
Ori
en
te
Asi
a P
acif
ico
Afr
ica
2 L’Africa ha un enorme potenziale agricoloFondamentalmente, nessun altro continente vanta una quantità così elevata di superfici agricole utili.
30%
20%
10%
0%
60%
40%
20%
0%
2
1
0
80%
40%
0%
4 Enormi risorse metallifereUna buona parte delle riserve globali di metalli preziosi e industriali si trova in Africa.
5 Infrastrutture: grande potenziale di miglioramento L’Africa possiede la più bassa capacità di infrastrutture regionali al mondo.
6 Rapida crescita del tasso di penetrazione della telefonia mobilePer il settore telecom, l’Africa presenta una bassa penetrazione di mercato e un elevato potenziale di crescita. Tasso medio di crescita annua previsto per il periodo 2007–2012 (asse a destra).
7 Buone prospettive per il settore bancarioL’80 per cento degli adulti africani è ancora sprovvisto di un conto bancario.
120%
80%
40%
0%
80%
60%
40%
20%
0%
20%
16%
12%
8%
0%
Me
dio
Ori
en
te /
Afr
ica
sett
en
trio
nal
e
Afr
ica
Am
eri
ca la
tin
a
Asi
a
Eco
no
mie
ava
nza
te
Me
rcat
i em
erg
en
ti
Asi
a se
tte
ntr
ion
ale
Eu
rop
a
Am
eri
ca s
ett
en
trio
nal
e
Asi
a P
acif
ico
Am
eri
ca la
tin
a
Afr
ica
sub
sah
aria
na
Me
dio
Ori
en
te
Eu
rasi
a
Afr
ica
Am
eri
ca la
tin
a
Asi
a P
acif
ico
Am
eri
ca s
ett
en
trio
nal
e
Pae
si O
CS
E a
d a
lto
re
dd
ito
Asi
a ce
ntr
ale
ed
Eu
rop
a o
rie
nta
le
Tota
le
Asi
a m
eri
dio
nal
e
Am
eri
ca la
tin
a
Asi
a o
rie
nta
le
Sta
ti a
rab
i
Afr
ica
sub
sah
aria
na
Credit Suisse bulletin 1/11
Africa Economia 43
(si veda il grafico 7), molte banche puntano sulla crescita del continente attraverso lo sviluppo di servizi finanziari innovativi come il mobile banking, che garantisce l’accesso al sistema finanziario a coloro che ancora ne sono privi. A questo proposito, le istituzioni bancarie di microfinanza hanno mostrato che l’accesso ai servizi bancari, anche sotto forma di prestiti esigui, può favorire la produttività e perfino far nascere una vibrante cultura imprenditoriale nelle nazioni a basso reddito.
Utilizzare meglio le superfici agricole
L’Africa vanta un grande potenziale agricolo. Sebbene utilizzi il 25 per cento dei terreni coltivabili mondiali, realizza soltanto il 10 per cento della produzione, una situazione riconducibile principalmente all’inadeguatezza delle risorse tecniche. Ad esempio, è disponibile un solo trattore ogni 868 ettari di terreno, a fronte della media di uno ogni 56 ettari a livello mondiale. Inoltre, l’impiego di fertilizzanti per ettaro si attesta a un modesto 13 per cento rispetto alla media globale. L’effetto cumulativo è un rendimento dell’agricoltura africana inferiore di ben il 66 per cento rispetto alla media mondiale.
Questi dati suggeriscono che la produzione agricola africana può essere incrementata attraverso un uso più intenso di fertilizzanti e pesticidi, l’irrigazione e migliori tecnologie. Inoltre, il continente ospita oltre il 27 per cento del potenziale mondiale di terreni arabili inutilizzati (si veda il grafico 2). Siccome oltre il 65 per cento della popolazione lavora nel settore agricolo, la messa a frutto di questo potenziale potrebbe produrre anche un effetto moltiplicatore.
Ascesa della classe media
Man mano che l’Africa continua a crescere, il suo mercato di consumo diventa sempre più interessante. Dal 2005 al 2008 la spesa per consumi è aumentata del 16 per cento su base annua, con un ritmo più che doppio rispetto al tasso di crescita del PIL per lo stesso periodo. Questo sviluppo riflette l’ascesa di un segmento di consumatori africani, poiché la spesa per consumi inizia a mostrare segnali di accelerazione parallelamente all’aumento dei redditi. Secondo l’FMI, i tassi di crescita del PIL pro capite in Africa dovrebbero evidenziare progressi medi intorno al 5 per cento su base annua fino al 2015 (si veda il grafico 8).
Ciò si traduce in una crescita di almeno il 30 per cento del potere di spesa entro il 2015. Inoltre questa situazione implica che più con
sumatori stanno passando da un livello di redditi molto basso (ad esempio inferiori a 1000 dollari) al livello delle necessità primarie (1000–5000 dollari), a dimostrazione dell’ascesa della classe media africana. Le aziende che si stanno posizionando per soddisfare questa domanda crescente da parte dei consumatori della nuova classe media potrebbero beneficiare di un vantaggio di «first mover».
Spese per infrastrutture in aumento
La produttività dell’Africa rimane imbrigliata dal livello assolutamente inadeguato delle infrastrutture, con conseguenti strettoie nei trasporti e interruzioni nell’erogazione di energia elettrica. I costi dei trasporti risultano fino a quattro volte maggiori rispetto a quelli del mondo sviluppato e rappresentano una barriera al commercio e all’attività economica. L’Africa dispone di pochissime ferrovie, peraltro malridotte, ha una rete elettrica inaffidabile e non esiste niente che possa assomigliare a un’autostrada transcontinentale.
Nonostante la spesa per investimenti sia cresciuta considerevolmente dai 3 miliardi di dollari del 1998 ai 12 miliardi del 2007 (di cui tre quarti finanziati dalla Cina), secondo le proiezioni di McKinsey per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio l’Africa avrà ancora bisogno di una cifra stimata in 180 miliardi di dollari entro il 2014. Di conse
guenza, governi e aziende private dovranno realizzare investimenti più consistenti. Inoltre, a fronte del successo riscosso dalla Cina nel giocare d’anticipo, un numero maggiore di aziende internazionali potrebbe seguire i suoi passi.
Nessun investimento privo di rischio
Il boom economico quasi decennale dell’Africa ha messo in dubbio la tradizionale visione del continente nero come un’area geografica in crisi, dilaniata dalle guerre, colpita dalla povertà e quindi non meritevole dell’attenzione degli investitori. Siccome il centro di gravità economico continua a spostarsi verso i mercati emergenti e la domanda di risorse africane da parte di Cina e India rimane inalterata, l’interesse degli operatori esteri per questo continente sembra destinato a mantenersi elevato. Nonostante queste interessanti prospettive, gli investitori non devono trascurare i rischi politici, legali e operativi insiti in ogni attività condotta in Africa. Tenuto conto di questi rischi, al tempo stesso è opportuno notare che molte aree geografiche – fra cui Cina e India – considerate in passato incerte, esotiche e rischiose similmente al continente nero, negli ultimi anni hanno consentito agli investitori di realizzare cospicui rendimenti. Quello iniziato da pochi anni potrebbe essere il secolo dell’Africa. <
8 Il potere d’acquisto africano è in crescitaIl reddito pro capite africano continua ad aumentare a un tasso annuo medio di circa il 5 per cento.
in USD
2000.00
1000.00
0.00
20082006200420022000 2010 2012 2014
Tasso di crescita annuale composto: 4,8%
Illustrazione: John Hollander
44 Economia Nanotecnologia
bulletin 1/11 Credit Suisse
rifiuti e inquinamento. Questo smartphone vanta inoltre molte nuove funzioni, come elaborazione dei dati e visualizzazione migliorate, applicazioni Internet, fotocamera e GPS. Il suo prezzo al dettaglio parte da 500 dollari, oltre il 90 per cento in meno rispetto al vecchio Motorola (aggiornato all’attuale valore del dollaro). Questa svolta è stata resa possibile solo grazie a numerose soluzioni nanotecnologiche, come un display a diodo organico a emissione di luce (OLED), tecnologia al silicio 45 nm e una batteria agli ioni di litio. Secondo le stime del Credit Suisse, dal suo
lancio a giugno fino a inizio dicembre 2010 sono stati venduti oltre 8 milioni di questi smartphone. L’esempio illustra in modo ideale l’evoluzione rapidissima dei mercati per la nanotecnologia.L’uso più diffuso della nanotecnologia
condi zionerà diverse tematiche di ordine ambientale, economico e sociale, come la crescente scarsità di energia e risorse, la sanità, le aspettative di una qualità di vita superiore, la maggiore mobilità e un mondo sempre più assetato di informazioni. La crescente importanza della nanotecnologia
Nel 1983, con l’autorizzazione della serie DynaTAC da parte dell’autorità statunitense per le telecomunicazioni, Motorola effettuò il lancio commerciale della prima generazione di moderni telefonini. Oltre a essere grande quanto un libro, rispetto a un odierno smartphone Samsung Galaxy il Motorola aveva costi molto elevati, anche sotto il profilo ecologico: il Galaxy consuma oltre l’80 per cento di materie prime in meno (plastica, ceramica e metallo) rispetto al suo progenitore Motorola, con un conseguente forte minore impatto in termini di risorse naturali, energia,
Entro il 2015 il fatturato annuo dei prodotti nanotecnologici è destinato a triplicare. Questa forte crescita sarà trainata da fattori quali la maggiore domanda di energia, la scarsità delle risorse, gli aspetti relativi alla sicurezza dell’approvvigionamento energetico e le aspettative di una qualità di vita più elevata.
Testo: Dr. Miroslav Durana, responsabile Index Development and Nanotechnology, Thematic Research
Scienza del piccolo dal grande potenziale
Sviluppo della telefonia mobile: dal DynaTAC di Motorola creato nel 1983 all’iPhone lanciato nel 2007.
Credit Suisse bulletin 1/11
Nanotecnologia Economia 45Foto: Kyle Bean
2 Outperformance dei mercati Il Credit Suisse Global Nanotechnology Index ha sovraperformato per anni l’MSCI World Equity Index. Fonte: Bloomberg, Credit Suisse / IDC
1 I settori chiave della nanotecnologia Il mercato delle nanotecnologie può essere suddiviso in cinque settori chiave. Fonte: Credit Suisse
si spiega con la possibilità di controllare o manipolare materia o processi in scala nanometrica (1 nanometro = 0,000001 millimetri), o atomica per ottenere materiali o prodotti con caratteristiche e funzioni nuove e/o migliori. Secondo l’analisi del Credit Suisse, i mercati per la nanotecnologia possono essere suddivisi in cinque settori chiave (si
veda il grafico 1).
Motore della crescita a lungo termine
Questo trend si riscontra a livello sia pubblico sia privato. Samsung Electronics, ad esempio, ha annunciato di voler investire circa 21 miliardi di dollari entro il 2020 nello sviluppo di tecnologie innovative come batterie agli ioni di litio per le future automobili ibride ed elettriche, funzioni di memoria avanzate per molti apparecchi elettronici come tablet e laptop, e diodi a emissione luminosa (LED). Nel corso di questo decennio, Samsung intende utilizzare da 7 a 8 miliardi di dollari di tale somma per lo sviluppo di LED basati su nanotecnologie e 10 miliardi per la realizzazione di batterie ricaricabili (agli ioni di litio) e nuovi sistemi solari. La maggior parte di queste tecnologie comprenderà design nanostrutturati al fine di ottimizzare il rapporto costo/prestazioni. Un ulteriore buon esempio è il progetto del governo sudcoreano di investire quasi 6 miliardi di dollari tra il 2011 e il 2013 a favore delle tecnologie ambientali. Numerose di queste soluzioni «verdi» conterranno prodotti con caratteristiche nanotech finalizzate all’ottimizzazione delle performance, come quelle utilizzate nei sistemi di trattamento idrico.
La nanotecnologia dovrebbe quindi es sere una delle tecnologie chiave del XXI secolo, contribuendo così a garantire una crescita economica sostenibile. Consente lo sviluppo di molti prodotti nuovi, più leggeri e intelligenti, rispondendo all’esigenza di una qualità di vita superiore, salvaguardando le risorse e riducendo l’inquinamento e la spesa sanitaria. Una forte crescita dei mercati per la nanotecnologia è prevista in tutti i suoi cinque settori (si veda il grafico 1). È infatti attesa una solida domanda di nuovi smartphone, laptop, tablet, prodotti e televisori con tecnologia LED e OLED, apparecchi elettronici o medici, nuove soluzioni per il trattamento dell’acqua, batterie agli ioni di litio, film sottili per il fotovoltaico, sistemi per la purificazione dell’aria e la somministrazione mirata di medicinali.
Inoltre, questo trend sembra destinato a proseguire nei prossimi anni. Molti prodotti
nanostrutturati sono già disponibili su scala industriale, ma innovazione e ottimizzazione della produzione avanzano costantemente. Entro il 2013 la spesa in ricerca e sviluppo del settore dovrebbe raggiungere 70 miliardi di dollari, oltre il doppio rispetto al 2010. Alla luce dei crescenti investimenti in R&S, di un promettente orizzonte per ulteriori conquiste tecnologiche, dell’ottimizzazione dei prodotti e delle economie di scala, si pre vede che entro il 2015 i mercati delle nanotecnologie arrivino a superare la soglia dei 380 miliardi di dollari, più del triplo rispetto ai livelli attuali.
Crescita di oltre il 20 per cento
A livello di settore, a mostrare i tassi di crescita più elevati (oltre il 25 per cento all’anno entro il 2015) è il comparto «nano information technology», in virtù della rapida penetrazione di soluzioni quali le tecnologie di memoria a 24 e 32 nm, le illuminazioni e i display LED, nonché di numerose unità mobili quali smartphone, laptop, supporti di memoria (come le USB stick), i lettori DVD avanzati e le apparecchiature mediche. Il tasso di crescita annuale composto dei settori «nanomateriali» e «nanoenergie e altri» è stimato su livelli superiori al 20 per cento, trainato prevalentemente dalla forte domanda di vari nanomateriali e nanocompositi (come gli ossidi di metallo nanostrutturati), moduli fotovoltaici nanotech, nonché batterie agli ioni di litio e sistemi antiinquinamento dell’aria, specifici per i settori di energia, difesa, autoveicoli e beni strumentali. Il tasso di crescita più modesto, con un livello medio stimato tra l’8 e il 15 per cento, è invece atteso per il
settore «nanostrumenti», prevalentemente a seguito del suo stato tecnologico già avanzato.
Meglio dei mercati azionari
Il Credit Suisse ha messo a punto il Credit Suisse Global Nanotechnology Index (ticker Bloomberg: CSGNI Index) per gli investitori che desiderano seguire i rapidi sviluppi economici e tecnologici sui mercati delle nanotecnologie. La sovraperformance a lungo termine di questo indice rispetto all’MSCI World Equity Index è illustrata dal grafico 2,
il quale evidenzia prospettive di crescita per la nanotecnologia chiaramente superiori rispetto alle borse valori globali. <
Mercati per la nanotecnologia
Nanostrumenti Nanomateriali Nanoenergie e altri
Nano information technology
Nanomedicina
· Microscopia ottica,
elettronica e a forza atomica
· Nanoattuatori
· Nanomateriali· Materiali compositi
· Film sottili· Nano-
fabbricazione
· Moduli fotovoltaici· Batterie
· Nanofiltrazione· Super-
conduttori
· Elettronica stampata
· Memorie· Illuminazione
(OLED)· Schermi piatti
· Biomateriali· Somministra-
zione di farmaci· Ingegneria
medica· Cura del
cancro
Credit Suisse Global Nanotechnology IndexMSCI World
80
100
120
140
160
180
200
220
Indice
60
06.02
06.03
06.04
06.05
06.06
06.07
06.08
06.09
06.10
46 Wirtschaft Anlagestrategien
I paesi emergenti, in primis la Cina (nella foto un’acciaieria), sono diventati i motori di crescita per la congiuntura globale.
Credit Suisse bulletin 1/11
Strategie d’investimento Economia 47Foto: Lin Debin, Imaginechina
>
un’esposizione a questi mercati. Occorre tuttavia osservare che investimenti di questo tipo necessitano di analisi particolarmente approfondite. Oltretutto, la sensibilità delle singole categorie d’investimento a specifici eventi dei paesi è di gran lunga maggiore. Questo fa aumentare le prospettive di rendimento degli investimenti, ma anche i rischi salgono proporzionalmente alle opportunità.
Il punto è quello di applicare un processo in grado di individuare tempestivamente le inefficienze di mercato e di attuarle nei portafogli. A fronte di un rischio controllato, gli investimenti all’interno dei vari paesi e delle diverse regioni andrebbero ristrutturati in modo tale da creare un’ulteriore fonte di rendimento. Per meglio far fronte a queste sfide e rispondere alla crescente domanda di investimenti nei mercati emergenti da parte della nostra clientela, l’Asset Management del Credit Suisse ha istituito un nuovo team di esperti sotto la guida del CIO Office: l’Emerging Market Steering Committee (EMSC). L’obiettivo perseguito da questa rosa di specialisti integrata nel processo d’investimento globale è quello di sfruttare sistematicamente a vantaggio dei nostri clienti, nel quadro dell’asset alloca
Paesi emergenti: un’alternativa in ambito azionario e obbligazionarioNegli ultimi dieci anni i paesi emergenti si sono trasformati da «fabbrica del mondo» a principale volano per l’espansione dell’economia mondiale, con un consumo interno destinato a diventare un fattore di crescita sempre più importante. Questo li rende particolarmente allettanti per gli investitori.
Testo: Anja Hochberg, responsabile Strategia d’investimento, e Adrian Zürcher, stratega Azioni/Mercati emergenti
tion tattica, i temporanei squilibri esistenti tra azioni, obbligazioni o monete.
Contesto di mercato e prospettive
Anche nei paesi emergenti si registra un certo rallentamento congiunturale, in particolare in Cina, dove la crescita è sensibilmente rallentata negli ultimi mesi attestandosi al 9,6 per cento (terzo trimestre 2010). Circostanza, questa, che ha già suscitato la preoccupazione di alcuni operatori circa un possibile atterraggio duro da parte dell’economia cinese. Tuttavia, l’EMSC ritiene decisamente esagerati tali timori. Finora, la Cina ha sempre dimostrato grande abilità nell’adozione di provvedimenti volti ad arginare l’inflazione e a raffreddare il mercato immobiliare senza peraltro rallentare eccessivamente la dinamica di crescita. La forza recentemente espressa dagli indicatori economici previsionali come l’indice dei direttori agli acquisti confermano la nostra valutazione. Questa evoluzione positiva offre al governo cinese la libertà di manovra necessaria a varare ulteriori misure per tenere a freno l’inflazione e i prezzi immobiliari. Anche in altri paesi emergenti la dinamica
di crescita appare fin troppo vigorosa, il
Nell’anno in corso i paesi emergenti contribui ranno per circa il 75 per cento alla crescita globale (si veda il grafico 1). Siamo convinti che non si tratti semplicemente di un movimento ciclico, quanto piuttosto di un deciso trend strutturale. Grazie a una maggiore integrazione nell’economia globale, molti paesi emergenti sono passati da un modello di crescita guidato dall’export a uno orientato all’economia interna. In anni recenti questo processo ha determinato un riequilibrio dei rapporti di forza. Se all’inizio degli anni Novanta il consumo globale era ancora fortemente dominato dagli Stati Uniti, oggi il potere di consumo dei paesi emergenti ha ormai raggiunto quello degli USA. Vere e proprie colonne portanti di questa rincorsa economica si sono rivelati la robusta struttura demografica dei paesi emergenti e i bassi livelli di indebitamento pubblico e privato (si veda il grafico 2).
Investire nei mercati emergenti
L’influsso sempre maggiore sull’economia mondiale e la forte dinamica di crescita fanno dei paesi emergenti un tema d’investimento fondamentale. Siamo dell’avviso che in un portafoglio bilanciato non possa mancare
bulletin 1/11 Credit Suisse
48 Economia Strategie d’investimento
che porta le banche centrali a stringere ulteriormente le redini del credito. Nell’attuale contesto caratterizzato da spread creditizi in aumento non sorprende quindi che il trend rialzista di queste valute prosegua il suo corso. Molti paesi iniziano però a opporsi ai flussi di capitali occidentali e alcuni di essi hanno introdotto misure di controllo sotto forma di imposta sui capitali per gli investitori stranieri. L’EMSC prevede tuttavia che tali provvedimenti comporteranno un aumento della volatilità senza peraltro sortire l’effetto desiderato in quanto i capitali, in virtù dei vantaggi in termini di rendimenti, continueranno ad affluire verso i paesi emergenti. La maggiore dinamica di crescita nei
paesi emergenti e i bassi livelli dei tassi nei paesi occidentali continuano a favorire un sovrappeso tattico sulle obbligazioni dei mercati emergenti rispetto ai mercati principali. Al momento preferiamo le obbligazioni in moneta locale alle emissioni in dollari. Le monete di questi paesi sono perlopiù sottovalutate e quindi offrono una fonte di rendimento in più. Oltretutto ravvisiamo rischi decisamente più elevati nelle obbligazioni in dollari a causa della curva dei tassi USA molto piatta. Da un punto di vista valutativo privilegiamo le obbligazioni est europee e sudamericane in moneta locale rispetto alle asiatiche. In virtù dell’elevata dinamica dell’econo
mia interna e della maggiore crescita degli utili societari, sul fronte azionario confermiamo il sovrappeso sui mercati emergenti rispetto al mercato globale. Un sovrappeso solo moderato, però, giustificato in termini tattici dall’attuale difficile contesto politico in Medio Oriente e dalle conseguenti possibili implicazioni per altre regioni emergenti. L’Asia come motore di crescita rimane la nostra regione favorita. Tra le nostre preferenze in termini di asset allocation figurano attualmente la Corea e, da poco, anche la Cina. L’India per contro appare piuttosto cara. A causa della natura eterogenea di alcuni paesi est europei, assegniamo una valutazione neutrale a questa regione, mentre evitiamo l’Europa centrale. La Russia invece è il paese che preferiamo in assoluto, in quanto presenta una valutazione molto interessante. Anche la Turchia, caratterizzata da prospettive di crescita elevata e di tassi in calo, si profila come paese d’investimento allettante. Sottopesiamo l’America latina, regione che attualmente offre le prospettive di rendimento più basse. <
1 Crescita: mondo industrializzato e paesi emergenti a confrontoLa crescita globale continua a essere trainata dai paesi emergenti. Già quest’anno vi contribuiranno in misura del 75 per cento.Fonte: Segretariato di Stato dell’economia, Ufficio federale di statistica, Credit Suisse
2 Indebitamento: mondo industrializzato e paesi emergenti a confrontoMentre il debito pubblico nei paesi industrializzati è in continuo forte aumento, nei paesi emer-genti diminuisce. Fonte: Segretariato di Stato dell’economia, Ufficio federale di statistica, Credit Suisse
1998
Mercati emergenti Paesi industrializzati Crescita dell’economia mondiale
2000 20062002 2004 2008 2010
–3,0
–2,0
–1,0
1,0
2,0
0
3,0
4,0
5,0
6,0
Variazione percentuale rispetto all’anno precedente tenendo conto della parità dei poteri di acquisto
2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 Gennaio
30
40
50
70
80
60
Debito pubblico (in % del PIL)
90
100
110
Paesi sviluppati
Paesi emergenti
Dossier investimenti immobiliari
Esperti diediliziasostenibile
Sommario01 Real Estate Asset Management del Credit Suisse02 Credit Suisse Real Estate Fund Hospitality03 greenproperty – un sigillo di qualità ecologica04 Intervista a due voci in tema di edilizia sostenibile05 Business Center Andreaspark, Zurigo06 Progetto Foyer, Zugo07 Panoramica dei veicoli d’investimento
RorschachTrischli’s
01Immobili
SpreitenbachShoppi
BasileaTorre della Fiera
ZugoUptown
ZurigoJelmoli – House of Brands
ZurigoSihlcity
DavosStilli Park
ZurigoPrime Tower
BurgdorfResidenza Burdlef
San GalloBusinesshouse
GinevraConfédération Centre
Gli investimenti nel mattone sono resistenti alle crisi e generano un rendimento stabile, che a medio termine vede generalmente crescere la propria attrattiva di pari passo con l’aumento della diversificazione. Considerato il loro margine d’azione più ristretto, i clienti privati apprezzano la possibilità di effettuare investimenti indiretti attraverso i fondi immobiliari, le cui quote fanno volentieri parte del portafoglio dei clienti professionali come le casse pensioni. Come
emerso negli ultimi anni, ai fini della decisione d’investimento, oltre al rendimento atteso conta anche l’impostazione di un determinato fondo. Tale circostanza è alla base dei diversi veicoli d’investimento del Real Estate Asset Management del Credit Suisse, che a dicembre 2010 gestiva un patrimonio immobiliare per un valore complessivo di 27,2 miliardi di franchi. L’insieme degli investitori rientra così tra i principali locatori e committenti, poiché ai 1100 immobili corri
spondono ben 70 000 rapporti locativi che, a loro volta, si traducono in un reddito netto pari a 1,44 miliardi di franchi all’anno (2010). Gli investimenti annui di tutti i fondi immobiliari per ristrutturazioni e risanamenti ammontano a 250 milioni di franchi; gli attuali 48 nuovi progetti edilizi implicano costi di costruzione complessivi per circa 2,3 miliardi di franchi. Queste cifre di tutto rispetto rappre
sentano un’importante responsabilità per
Pregny-ChambésyChemin des Cornillons
BellinzonaVia dei Gaggini
LucernaLakefront
LucernaSportarena
GinevraGeneva Business Center
BernaGenfergasse 14
Köniz Business Park
Eccellenti gestori patrimoniali
Foto: C
redit Suisse
St. ErhardSilence
ZugoFoyer
LosannaEPFL
La Chaux-de-FondsSede centrale Tag Heuer
02Immobili
Real Estate Asset Management del Credit Suisse
Immobili in portafoglio
Progetti
Valore degli investimenti immobiliari nelle singole regioni (in milioni di franchi): Berna 1883, lago Lemano 3719, Svizzera centrale 1473, Svizzera nordoccidentale 5050, Svizzera orientale 1371, Svizzera meridionale 494, Svizzera romanda 521, Zurigo 8064.
Prima assoluta Il fondo immobiliare con le qualità dell’accoglienzaLa famiglia dei veicoli d’investimento immobiliare del Real Estate Asset Management del Credit Suisse è divenuta ancora più attraente: alla fine del 2010 il Credit Suisse Real Estate Fund Hospitality ha riscontrato una domanda molto vivace da parte degli investitori.
Per tradizione la Svizzera attribuisce grande importanza all’ospitalità, che può essere considerata parte integrante dell’identità nazionale. «L’hospitality business muove originariamente dall’industria alberghiera, ma oggigiorno comprende un’offerta molto più ampia e articolata: dagli alloggi per studenti agli immobili del settore sanitario, dai vari tipi di alberghi ai centri residenziali fino agli alloggi nella regione alpina», spiega Lucas Meier, gestore del Credit Suisse Real Estate Fund Hospitality (CS REF Hospitality). «Con il nuovo fondo investiamo in modo ampiamente diversificato nel settore dell’ospitalità e possiamo quindi far valere il nostro knowhow in modo mirato».
Secondo Meier, un immobile hospitality ha successo se riesce a soddisfare i bisogni dell’investitore, dell’utente/ospite e del gerente. Ai fini del successo economico quest’ultimo assume un’importanza fondamentale; per questo motivo il primo fondo immobiliare svizzero con le qualità dell’accoglienza collabora solo con marche e società di gestione di prestigio nazionale e internazionale. «I conflitti d’interesse sono impossibili, poiché la legge esclude una partecipazione nelle società di gestione», sottolinea Lucas Meier.
Gli investimenti sono diversificati in base a ubicazione e destinazione d’uso; possono essere acquistati e risanati edifici già esistenti o se ne possono costruire di nuovi. All’inizio era previsto un fondo con una
dimensione di circa 500 milioni di franchi. «Abbiamo però presto constatato che la domanda è notevolmente superiore», spiega il gestore del fondo. «Alla fine abbiamo fissato un volume di emissione pari a 900 milioni di franchi». I primi investimenti
riguardano gli interessanti nuovi progetti Hotel Stilli Park, a Davos, nonché un centro congressi e un edificio residenziale sul campus del Politecnico Federale di Losanna (EPFL), a Ecublens.
Il fondo è attraente soprattutto per chi ha un orizzonte d’investimento dal medio al lungo termine, finalizzato innanzi tutto a un utile corrente. Sinora è stato riservato esclusivamente agli investitori qualificati, ma si prevede di aprire il CS REF Hospitality al pubblico e di quotarlo alla Borsa svizzera entro i prossimi cinque anni. schi
i 110 collaboratori del Real Estate Asset Management del Credit Suisse, guidati da Markus Graf: la responsabilità di effettuare investimenti oculati e con una prospettiva di lungo termine. Andreas Schiendorfer
Maggiori informazioni al sito www.credit-suisse.com/ch/realestate
Volete leggere articoli di appro-fondimento sull’Hotel Stilli Park o sul centro congressi e l’edificio residenziale sul campus dell’EPFL di Losanna? Ci pensa kooaba! Basta fotografare questa pagina con l’app kooaba ottenibile gratuitamente e accederete a un browser con le informazioni che cercate. Le stesse sono disponibili anche al sito www.credit-suisse.com/bulletin.
Hotel Stilli Park, Davos
EPFL,Losanna
kooaba
03Immobili
greenpropertyUn sigillo di qualità ecologicaIl Credit Suisse Real Estate Fund Green Property, lanciato nella primavera del 2009, sta dando ottimi risultati: sono stati varati sette promettenti progetti e uno, il Business Center Andreaspark di Zurigo, è già stato realizzato. Il sigillo di qualità greenproperty, nato contestualmente a questo fondo, ha brillantemente superato l’esame pratico.
Quando si parla di costruzioni sostenibili, le raccomandazioni come gli standard Minergie o il certificato energetico cantonale sono parametri noti. Ma un altro marchio ha fatto recentemente la sua com parsa: si tratta del sigillo di qualità greenproperty, assegnato per la prima volta al Business Center Andreaspark BCA di ZurigoLeutschenbach, ultimato a metà 2010.
Ma qual è il suo significato? «Il nostro obiettivo era quello di dare vita al primo sigillo di qualità completo per gli immobili in Svizzera, rendendo possibile una valutazione e una qualificazione complessive
degli oggetti», spiega Markus Graf, responsabile Real Estate Asset Management Switzerland. «A questo scopo, insieme allo studio di ingegneria e pianificazione Amstein + Walthert, abbiamo analiz zato le attuali etichette di sostenibilità e messo a punto un nostro processo di valutazione».La verifica greenproperty consiste in
86 indicatori, raccolti in 35 criteri, che vengono parametrizzati sulla base di benchmark e standard in vigore. Ciascun criterio viene a sua volta assegnato a cinque ambiti di sostenibilità: utilizzo, infrastruttura, energia, materiali e ciclo vitale (si veda il
grafico). Il sigillo di qualità greenproperty testi monia dunque che l’immobile in questione soddisfa in tutti e cinque gli ambiti la valutazione consolidata dei criteri previsti dal sigillo (si veda la tabella in calce).«Questo sistema si è affermato nella
pratica. Soprattutto è stato dimostrato che un immobile concepito sin dall’inizio badando ai requisiti di greenproperty non deve necessariamente costare più di uno convenzionale», ribadisce Claude Maissen, gestore del Credit Suisse Real Estate Fund Green Property (CS REF Green Property). «Abbiamo ricevuto richieste da tutto il mondo. Il pubblico chiedeva chiarimenti sulla definizione dei criteri, sulle esperienze raccolte e sulla composizione di un fondo di questo genere».
Il CS REF Green Property ha già investito nei seguenti progetti: Uptown (Zugo), Business Center Andreaspark BCA (Zurigo), Lindenhöfe e Westhöfe (Dietikon), Foyer (Zugo), Trischli’s (Rorschach) e nelle aree edificabili amRietpark A2 e B (Schlieren).
Markus Graf sottolinea che dal 2010 il Real Estate Asset Management del Credit Suisse punta solo su opere sostenibili. «Siamo lieti di assumere il ruolo di pionieri per quanto riguarda l’edilizia sostenibile in Svizzera». schi
Utilizzo
Ciclo di vita
Valutazione progetto esemplificativo
Infrastruttura
Materiali Energia
Alla base di ciascuno dei cinque ambiti greenproperty troviamo da cinque a nove criteri. La linea di valutazione rossa non indica soltanto se i criteri sono stati soddisfatti, ma anche in quale ambito si rileva il maggiore potenziale di miglioramento.
Grafico: Credit Suisse
Alcuni criteri assegnati ai cinque ambiti di sostenibilità
Utilizzo Infrastruttura Energia Materiali Ciclo di vita
Contatti sociali Trasporti pubblici/ traffico lento
Protezione dal calore estivo Disponibilità di materie prime
Struttura edificio/ ampliamento
Luce diurna Servizi di base Calore per acqua calda Sostanze nocive Riparazione
Identità del territorio Mobilità individuale Elettricità Impatto ambientale Esercizio/mantenimento
Accessibilità Ubicazione Copertura fabbisogno energetico
Ripristino Valutazione
Sicurezza Clima interno Sostanza edilizia
Real Estate Asset Management del Credit Suisse
04Immobili
bulletin: Quali sono le dimensioni del Credit Suisse Real Estate Fund Green Property (CS REF Green Property)?JeanClaude Maissen: Dal lancio nel l’aprile 2009 abbiamo acquisito sette progetti edili per un valore di 425 milioni di franchi, di cui circa un terzo destinato all’utilizzo abitativo e il resto a immo bili commerciali. Uno dei sette progetti è stato completato già a metà 2010 e l’edificio è ora abitato; altri tre saran no conclusi nel 2011.Il rispetto dell’ambiente è per voi importante. Tuttavia, anche il CS REFGreen Property utilizza preziose riserve di terra coltivabile...
Maissen: I nostri progetti si trovano perlopiù in zone precedentemente adibite ad attività industriali. Il Limmatfeld a Dietikon, ad esempio, è un’area industriale convertita in un quartiere a utilizzo misto, e lo stesso vale per il complesso edilizio amRietpark di Schlieren. Questa compattazione verso l’interno è anche l’obiettivo del progetto Foyer relativo all’ex area di Landis & Gyr a Zugo. Costruire in modo sostenibile non significa necessariamente distruggere disponibilità di terra coltivabile, ma piuttosto compattare l’ambiente urbano, operando al suo interno: incremen tiamo l’utilizzo di un’infra struttura esi
stente aumentandone il grado di efficienza.Roger Baumann: I progetti greenproperty collegati a infrastrutture esistenti ottengono un punteggio superiore nella nostra valutazione di sostenibilità rispetto a quelli realizzati in mezzo alla natura. Il sito e l’infrastruttura sono criteri essenziali per una valutazione globale della sostenibilità. Tenendo conto di questi fattori intendiamo contrastare l’espansione urbana incontrollata e ridurre il consumo energetico per gli spostamenti casalavoro, quindi per la mobilità indotta.La parola chiave è «sigillo di quali
Il Credit Suisse ha ridefinito gli immobili sostenibiliIl Credit Suisse Real Estate Fund Green Property è l’unico fondo che investe esclusivamente in progetti di edilizia sostenibile. Il Credit Suisse punta così sui propri valori in questo campo. Il suo sigillo di qualità greenproperty stimola un cambio di mentalità.
Roger Baumann (a sinistra), responsabile Business Development Real Estate Asset Management del Credit Suisse, e Jean-Claude Maissen, gestore del Credit Suisse Real Estate Fund Green Property, rispondono alle nostre domande sull’edilizia sostenibile e sul sigillo di qualità greenproperty.
Foto: Katharina Lütscher
Real Estate Asset Management del Credit Suisse
>
06
05
«Da un lato, questo nuovo stabile è il più grande progetto in ambito uffici in seno al Gruppo Johnson & Johnson e, dall’altro, è un progetto pilota in molti settori come quello della flessibilità dei posti di lavo-ro e dell’edilizia sosteni-bile», spiega Heinz Schmid, General Manager di Cilag GmbH International. L’im-presa farmaceutica sarebbe quasi diventata vittima del proprio successo: inse-diatasi nell’area Siemens
presso la stazione di Zugo nel 1999 con 110 persone, è cresciuta fino a impiegare oggi 600 collaboratori distribuiti in sei sedi. Ma due nuove costruzioni, realizzate tramite il CS REF Green Pro perty e il CS REF PropertyPlus, dal maggio 2012 porranno rimedio all’attuale situazione, creando anche lo spazio per altre due affi-liate di Johnson & Johnson. Maggiori informazioni al sito www.credit-suisse.com/bulletin
tà»: perché la Svizzera ha bisogno di un marchio di sostenibilità?
Baumann: Il Center for Corporate Responsibility and Sustainability (CCRS) dell’Università di Zurigo si è chinato sulla questione su incarico di Minergie. Si è concordi sul fatto che la molteplicità di marchi rende necessario uno strumento di orientamento nel settore immobiliare. Un marchio di sostenibilità deve basarsi su standard vigenti a livello locale. greenproperty è un criterio di qualità nelle decisioni di affitto o d’investimento.
È però comprensibile che le ditte internazionali intenzionate ad affittare superfici «verdi» in Svizzera utilizzino come criteri i loro standard specifici quali ad esempio LEED, BREEAM o DGNB. Perciò in futuro sul mercato assisteremo a un aumento delle certificazioni multiple. È del tutto logico.Quanto è oggettivo greenproperty?Maissen: Lo scopo del sigillo di qualità è permetterci di misurare oggettivamente la sostenibilità di un immobile. In questo modo possiamo basare le nostre decisioni d’investimento su un fondamento solido e valutare se un progetto edile o un immobile presenta un ulteriore potenziale di ottimizzazione. L’oggettività è elevata perché il sigillo è stato sviluppato in stretta collaborazione con noti specialisti.Qual è esattamente l’idea dietro questo marchio? Potete adattare i 35 criteri alle vostre esigenze?Baumann: Gli indicatori e la loro valutazione sono definiti. Il sistema di valutazione viene verificato periodicamente e all’occorrenza adattato a nuovi standard. Ad esempio, MINERGIE® e MINERGIEECO® sono componenti essenziali del nostro sigillo di qualità. Quando questi marchi vengono per fezionati e adattati alle nuove disposizioni legislative, anche greenproperty si adegua.Maissen: Abbiamo sviluppato il sigillo di qualità assieme a noti speciali sti creando così la chiave d’accesso al mercato immobiliare sostenibile. Ritengo che grazie al nostro esaustivo elenco di criteri abbiamo ottenuto un vantaggio di mercato per i prossimi trecinque anni.Perché un immobile può essere declassato o perdere il sigillo?
Zugo Due fondi in sintonia
Zurigo Il progetto di riferimento
«Gli elevati standard ecolo-gici e la posizione centrale sono i principali motivi del nostro interesse per l’Andreaspark», spiega Christine Gebhard, Head Corporate Communication del Gruppo Aduno, azienda operante nel settore del-l’elaborazione dei paga-menti. Il Gruppo Aduno è il principale locatario, assie-me a Karl Steiner AG, del Business Center Andreas-park BCA a Leutschenbach. «Una tappa fondamentale
nella storia della nostra impresa», afferma Christine Gebhard. «Il design e l’architettura del BCA indicano la strada del futuro». E naturalmente anche il fatto che la rimarchevole facciata in vetro con lamine di alluminio non incide negativamente sulla so-stenibilità. Il primo immobile completato con il certificato green-property non potrebbe essere più adatto al nuovo dinamismo di Zurigo Nord. Maggiori informazioni al sito www.credit-suisse.com/bulletin
Foto: C
redit Suisse
Real Estate Asset Management del Credit Suisse
Baumann: Nella fase di gestione, determinati indicatori non sono di fatto più influenzabili o lo sono solo limitatamente. Un esempio è la percentuale prescritta di cemento riciclabile. Tuttavia, i dati del piano e del progetto relativi al fabbisogno energetico possono senz’altro essere modificati nella fase di utilizzo. Quando il consumo è superiore alle attese a causa di una modalità di utilizzo che non poteva essere prevista o di difetti tecnici, è possibile ricorrere a un declassamento qualora non vengano adottate le contromisure per la sua riduzione. Con la ricertificazione annuale incentiviamo una costante ottimizzazione dei nostri edifici.Maissen: I cambiamenti possono realizzarsi in entrambe le direzioni; vi è sempre la possibilità che dopo un determinato periodo un immobile avanzi a una categoria superiore. Ad esempio, il miglioramento dell’infrastruttura aumenta il valore dell’immobile, come nel caso di trasporti pubblici più frequenti o di maggiori possibilità d’acquisto nelle immediate vicinanze. Un controllo critico deve anche stimolare una gestione più sostenibile.L’infrastruttura è quindi una componente rilevante del vostro sigillo di qualità. Ciò significa che chi vive in campagna non può soddisfare i requisiti greenproperty?Maissen: Osservata nel suo complesso, la sostenibilità comprende tutti gli aspetti: infrastruttura, ciclo di vita, materiali, utilizzo ed energia. Il nostro sigillo è ora articolato in tre classi, ossia oro, argento e bronzo. Per questo, anche un immobile in campagna che sia collegato ai mezzi pubblici può ricevere un certificato argento o bronzo. Assieme agli specialisti competenti siamo però giunti alla conclusione che un immobile non deve essere considerato sostenibile quando è necessario percorrere in auto un tragitto di un quarto d’ora per raggiungere negozi, scuole, posti di lavoro o altri luoghi analoghi: anche la costruzione più efficiente dal punto di vista energetico perderebbe tutta la sua utilità.Estenderete greenproperty anche ad altri settori?Baumann: È uno dei temi principali di quest’anno, trattato nell’ambito di un progetto denominato Green Hospitality. Finora abbiamo applicato il sigillo a immobili a uso abitativo, lavorativo e commerciale. Ora si tratta di valutare
la sostenibilità degli immobili adibiti a strutture di ospitalità. Nel settore alberghiero esistono circa 340 marchi a livello mondiale. In quest’area l’attenzione non viene prestata alla sostanza edilizia e all’utilizzo, ma è rivolta principalmente alla conduzione operativa. Ciò comprende generi alimentari locali, apparecchi improntati al risparmio energetico, riciclaggio, servizio di lavanderia. Un sigillo di qualità globale che faccia riferimento alla struttura dell’hotel, ad esempio al l’utilizzo di climatizzatori nelle camere, sarebbe vantaggioso per una conduzione d’impresa sostenibile. Maissen: Con la nostra società di ge stione Wincasa sono già in corso progetti in questo settore. Abbiamo previsto anche un manuale sulla gestione immobiliare. Pensiamo a istruzioni operative complete che possano ad esempio riguardare anche i detergenti usati dalla portineria. Tutti gli aspetti della sostenibilità costituiscono parte integrante dei nostri contratti: anche i nostri locatari devono soddisfare le prescrizioni che li riguardano, ad esempio quelle relative alle finiture.Perché i piccoli risparmiatori non possono investire nel CS REF GreenProperty?Maissen: Il CS REF Green Property non è un prodotto ordinario. L’Autorità di vigilanza sui mercati finanziari (Finma) ha autorizzato eccezioni basilari, come ad esempio una quota del 100 per cento nel progetto edile. Per proteggere i pic
coli risparmiatori, la Finma ha posto una clausola che limita la possibilità di partecipazione ai soli investitori qualificati. La limitazione vale per i primi cinque anni, ossia per la fase di costituzione del fondo. Nei prossimi tre anni porteremo il fondo in borsa consentendo così a tutti gli investitori di accedervi. A quel punto saranno annullate anche tutte le autorizzazioni eccezionali.Per l’anno in corso sono già stati avviati diversi progetti...Baumann: Il 2011 è l’anno dell’ulteriore sviluppo e della comunicazione. Oltre al progetto Green Hospitality, è prevista l’estensione del sigillo di qualità agli altri veicoli d’investimento del Real Estate Asset Management del Credit Suisse. Certificheremo inoltre il primo immobile in modo definitivo (una volta ultimato). Stiamo poi lavorando anche a una soluzione per la valutazione degli immobili in fase di rinnovo. Abbiamo fatto molto dal 2009 a oggi: ora è giunto il momento di dimostrarlo. Franziska Vonaesch
Real Estate Asset Management del Credit Suisse
Vari articoli sui progetti del CS REF Green Property e informazioni di approfondimento su greenproperty sono consultabili con l’applicazione kooaba.
kooaba
Nel Limmatfeld di Dietikon, il CS REF Green Property e il CS REF LivingPlus realizzano i progetti Westhöfe e Lindenhöfe. Entrambi sono certificati con il sigillo di qualità greenproperty. Per ulteriori informazioni rimandiamo al sito www.credit-suisse.com/bulletin.
07Immobili
CSF Real Estate Switzerland CSF RES Commercial CSF RES Dynamic Swiss Prime Site
Focus Parco immobiliare equilibrato Immobili commerciali Immobili residenziali Immobili commerciali
Svizzera x x x x
Piano internaz.
Investitori Istituzioni del 2° pilastro esenti da imposta
Istituzioni del 2° pilastro esenti da imposta
Istituzioni del 2° pilastro esenti da imposta
Tutte le categorie; il fondo è quotato in borsa
Real Estate Asset Management del Credit Suisse
Credit Suisse REF Siat Credit Suisse REF Interswiss Credit Suisse REF PropertyPlus
Credit Suisse REF LivingPlus
Focus Immobili residenziali Immobili commerciali Immobili commerciali Appart. con pacchetto di servizi
Svizzera x x x x
Piano internaz.
Investitori Tutte le categorie; il fondo è quotato in borsa
Tutte le categorie; il fondo è quotato in borsa
Tutte le categorie; il fondo è quotato in borsa
Tutte le categorie; il fondo è quotato in borsa
Credit Suisse REF Green Property
Credit Suisse REF Hospitality Credit Suisse REF International
Credit Suisse 1a Immo PK
Focus Immobili sostenibili Immobili del settore hospitality Immobili commerciali Parco immobiliare equilibrato
Svizzera x x x
Piano internaz. x
Investitori Investitori qualificati* Investitori qualificati* Investitori istituzionali Casse pensioni, casse di assicura zioni sociali/di compensazione
I veicoli d’investimento immobiliare del Real Estate Asset Management (inclusi quelli di terzi)
Trovate ulteriori informazioni al sito www.credit-suisse.com/ch/realestate.Credit Suisse AG, Real Estate Asset Management, Sihlcity – Kalandergasse 4, 8070 Zurigo, telefono 044 334 43 48, fax 044 332 10 82,
email info.realestate@creditsuisse.com
* ai sensi dell’art. 10 cpv. 3 della LICol i. r. con l’art. 6 cpv. 1 dell’OICol
Foto: C
redit Suisse
Con un capitale investito di circa 27 miliardi di franchi, il Real Estate Asset Management del Credit Suisse è il maggior offerente in Svizzera nell’ambito degli investimenti immobiliari in diretti. Gestisce otto fondi immobiliari, tre gruppi d’investimen to immobiliare della Credit Suisse Fondazione d’investimento nonché strumenti di terzi (ad esempio Swiss Prime Site AG). Il
Real Estate Asset Management mette in campo una pluriennale esperienza nella realizzazione di grandi progetti edili. Il suo successo poggia su un solido knowhow maturato nel corso di molti anni e su un’affermata collaborazione con rinomate im prese generali e totali, come pure su una gestione professionale del portafoglio.
Credit Suisse bulletin 1/11
Credit Suisse 49
Premi EuromoneyMigliore banca privata al mondo
Per il 2° anno consecutivo il Credit Suisse è stato proclamato migliore banca privata al mondo da Euromoney, pubblicazione di spicco per i mercati bancari e finanziari internazionali, e si è aggiudicato numerosi riconoscimenti regionali e nazionali, compresi quelli di migliore banca privata in Europa occidentale, Medio Oriente ed Europa centrale e orientale. Le classifiche Euromoney si basano su un’analisi qualitativa e quantitativa dei migliori servizi di private banking per mercato e settore.
Summit degli imprenditoriSuccesso e responsabilità sociale
Il Private Banking del Credit Suisse negli Stati Uniti ha organizzato il 2° summit annuale degli imprenditori a Sundance, nello Utah, per promuovere la leadership di pensiero tra gli imprenditori UHNW. I partecipanti hanno colto l’opportunità per allacciare contatti con colleghi, scambiare knowhow con esperti e apprendere gli attuali sviluppi di mercato. Incentrato sull’innovazione nel nuovo decennio e sulla chiave del successo in un mondo degli affari socialmente responsabile, l’evento ha visto la partecipazione di relatori quali Biz Stone, cofondatore di Twitter, Jerry Greenfeld, cofondatore di Ben & Jerry’s Homemade, e Danny Meyer, presidente di Union Square Hospitality Group.
02
03
In memoriamPaul Calello
Paul Calello, responsabile Investment Banking del Credit Suisse, si è spento all’età di 49 anni. «Leader carismatico e collega disponibile e sensibile, ha instaurato solidi legami e conquistato la stima di chi gli è stato accanto. Lascia un vuoto incolmabile, ma i suoi ideali e il suo operato sono indelebili in seno al Credit Suisse», ha ricordato Brady W. Dougan, CEO del Credit Suisse. Al Credit Suisse dal 1990, Calello aveva partecipato alla costituzione del settore Credit Suisse Financial Products. Nel 2006 era stato nominato CEO della regione Asia Pacifico, dove da quel momento la banca avrebbe vissuto una crescita esponenziale. Nel 2007 era diventato CEO Investment Banking, proprio agli albori della crisi finanziaria. «Con la collaborazione del suo team, Calello ha dato prova di straordinaria abilità nell’affrontare la crisi», ha aggiunto Dougan. Calello era stato eletto chairman della divisione Investment Banking a luglio 2010.
Credit Suisse Business / Sponsoring / Responsabilità
Formazione al fronteProgramma di certifica-zione globale al via
Il Credit Suisse ha introdotto un nuovo programma di certifi cazione e test globale per tutti i collaboratori di private banking al fronte. Il programma Frontline Training and Certification, articolato in un rigo roso training online e in classe, pone l’accento su temi d’investimento quali processo di consulenza, fondi d’investimento, investimenti alternativi, divise, mandati di gestione e derivati strutturati. Vengono inoltre trattati argomenti non inerenti agli investimenti, come la pianificazione successoria e One Bank. Oltre 6000 relationship manager del Credit Suisse otterranno la certificazione entro la fine del 2012. I primi gruppi pilota, composti da circa 150 collaboratori, hanno completato il modulo con esito positivo in settembre. Da allora, l’intenso programma di formazione è stato assolto da 615 collaboratori in tutto il mondo.
SingaporeInaugurato il family office
Per soddisfare meglio le esigenze degli UHNWI, in gennaio la banca ha inaugurato a Singapore il suo primo family office, che assiste i numerosi clienti della regione alle prese con questioni inerenti al passaggio generazionale del patrimonio, le eredità di famiglia, nonché la governance e la politica d’investimento. La guida del nuovo team è affidata a Bernard Fund.
01
02
01
03
04
04
50 Credit Suisse
bulletin 1/11 Credit Suisse
Foto: Eric Bouvet, VII Network, Corbis, Specter | Laurent Gilliéron, Keystone
Forum economico mondiale Testo: Dorothée Enskog
>
Il meeting annuale 2011 del Forum economico mondiale si è tenuto all’insegna dello slogan «Shared Norms for the New Reality» (Regole con divise per la nuova realtà). Fra i partecipanti, CEO di grandi aziende globali, alcuni politici di paesi chiave e direttori di agenzie internazionali.
Tre rappresentanti di spicco delle autorità finanziarie – Philipp Hildebrand, presidente della Banca nazionale svizzera, Lawrence Summers, professore emerito alla Harvard Uni
versity ed ex ministro del tesoro statunitense, e Jaime Caruana, direttore generale della Banca dei regolamenti internazionali – hanno analizzato le ripercussioni sul sistema finanziario delle riforme in corso in una tavola rotonda a margine del Forum economico mondiale (WEF). Il dibattito si è soffermato anche sui rischi in agguato.
Occorrono norme chiare
Secondo Hildebrand il quadro normativo deve essere chiaro, certo e prevedibile. «Ora la sfida più ardua è trovare un equilibrio: affrontare con cautela i problemi e risolverli presto. Per l’economia, l’incertezza e un processo normativo incompiuto sono più dannosi di regolamenti severi. Una volta che le leggi saranno chiare le banche si adegueranno al rigore», ha sottolineato Hildebrand, che ha individuato tre questioni cruciali ancora da risolvere: esigenze di liquidità, il sistema bancario ombra e la problematica del «too big to fail».
«Grazie al sostegno del summit dei G20 di novembre, le disposizioni di Basilea 3 sono in fase di attuazione, rendendo molto più sicuro il sistema finanziario», ha affermato Jaime Caruana. «Uno dei cardini di Basilea 3 è una seria riflessione sui livelli di capitale necessari: l’idea di base è che fondi propri supplementari contribuiranno a ridurre sostanzialmente le probabilità del ripetersi di una crisi del genere». Poiché le disposizioni di Basilea 3 sono requisiti minimi, i singoli paesi sono liberi di adeguarli alle loro esigen
ze. «Tuttavia abbiamo bisogno di maggiore congruenza e di un equilibrio tra l’attuazione a livello nazionale e internazionale», ha precisato Caruana.
Il Consiglio di stabilità finanziaria mira ad assicurare su tutto il mercato la massima congruenza riguardo ai regolamenti finanziari ma, nell’implementare i principi di Basilea 3, singoli paesi sono stati più inclini a concentrarsi su questioni specifiche, ha rilevato Hildebrand. «La Svizzera è focalizzata sul capitale, il Regno Unito sugli oneri e gli Stati Uniti sulle Volcker rules e le operazioni in proprio. La sfida è garantire che le soluzioni del Consiglio di stabilità finanziaria siano congruenti». Uno dei suoi imperativi è elaborare un regime di risoluzione globale in caso di crollo di un’istituzione finanziaria di portata sistemica, ha affermato Hildebrand.
Serve un approccio macroeconomico
Secondo Summers un buon punto di partenza è analizzare il paradosso fondamentale della crisi da una prospettiva macroeconomica. «La crisi è nata per un eccesso di fiducia, di in de bitamento e di credito, così come per i prezzi degli asset troppo alti. Ora viene affrontata con un aumento della fiducia,
Riforme finanziarie e imprenditoria nell’agenda del WEFMalgrado i progressi della riforma del settore finanziario, non è dato sapere se le misure adottate basteranno a evitare una crisi futura. È quanto hanno affermato le auto rità finanziarie in una tavola rotonda del Credit Suisse organizzata nell’ambito del Forum economico mondiale di Davos. In un altro incontrodibattito sono stati discussi i fattori alla base del successo imprenditoriale nei mercati emergenti: eccellenza nel proprio settore, ottima reputazione e chiare strategie a lungo termine.
Credit Suisse 51
Credit Suisse bulletin 1/11
L’Hotel Belvedere di Davos illuminato con la bandiera svizzera durante una precedente edizione del Forum economico mondiale.
L’imprenditoria nei mercati emergenti «Entrepreneurs & Family Groups – Foundations of Emerging Markets Growth» (Imprenditori e grandi aziende di famiglia: i motori della crescita dei mercati emergenti), un’altra tavola rotonda organizzata dal Credit Suisse e con-dotta da Fawzi Kyriakos-Saad (nella foto a sinistra con il microfono), CEO EMEA del Credit Suisse, era incentrata sui fattori alla base del successo imprenditoriale nei mercati emergenti. I cinque partecipanti, provenienti rispet-tivamente da Argentina, Libano, Repubblica Ceca, Filippine e Russia, hanno espresso opinioni e dato consigli. Tre di loro rappresentano conglomerati di famiglia con una lunga storia, mentre altri due sono imprenditori che hanno co-struito le loro aziende nell’ultimo decennio.
Regolamenti finanziari «Balancing the New Financial Regulations With Prospects for Economic Growth» (Equilibrare i nuovi regolamenti finanziari con le prospettive di crescita econo-mica): la tavola rotonda organiz-zata dal Credit Suisse, in cui ha fatto gli onori di casa Eric Varvel, CEO Investment Banking del Credit Suisse, si è occupata non solo della riforma finanziaria in corso, ma anche del modo di affrontare i rischi ereditati dal-l’ultima crisi. I governi ce la faran-no a costruire un sistema finan-ziario più forte, o i provvedimenti adottati finiranno per peggiorare la situazione? Tre rappresentanti di spicco di autorità finanziarie – della Svizzera, degli Stati Uniti e della Banca dei regolamenti internazionali di Basilea – hanno partecipato al dibattito che ha suscitato numerose domande da parte del pubblico.
52 Credit Suisse
bulletin 1/11 Credit Suisse
Foto: Laurent Gilliéron, Martin Rütschi, Keystone | Steffen Thalemann | Cam
eron Davidson, Corbis, Specter | D
anny Lehman, Corbis, Specter
dell’indebitamento e del credito. Ma è una risposta sbagliata che finisce per peggiorare la crisi.
I regolamenti finanziari devono diventare un esercizio di macroeconomia, piuttosto che di microeconomia. «Se i requisiti patrimoniali sono vicini alla soglia che gli istituti finan ziari adotterebbero per se stessi, allora non sono particolarmente gravosi. Ma se devono oltrepassarla notevolmente, allora esiste un ‹rischio da linea Maginot›: sono livelli considerati invalicabili ma facili da aggirare che alla fine creano un rischio», ha sostenuto Summers. «Viviamo un periodo di eccessiva avversione al rischio, malgrado a breve termine un’altra crisi sia improbabile. Le iniziative adottate a livello nazionale e internazionale sembrano poter ridurre il grado d’indebitamento, incrementando i livelli di capitale e rispondendo alle esigenze di liquidità», ha aggiunto. «Però continuo a temere che quando il mondo tornerà all’ottimismo, la nostra sarà una prospettiva troppo microeconomica, eccessivamente improntata alla salvaguar dia di istituzioni e settori individuali», ha sottolineato Summers.
Mercati emergenti con un grande futuro
«Sui mercati emergenti vediamo aziende di famiglia e imprenditori molto forti. Il futuro appartiene a loro», ha sostenuto Fawzi KyriakosSaad, CEO della regione Europa, Medio Oriente e Africa al Credit Suisse, in un’altra tavola rotonda. «Il mondo è a corto di capitale. I paesi in crescita se lo contendono con quelli sviluppati. Per poter competere per lo scarso capitale disponibile, i
conglomerati di famiglia devono essere i migliori della classe». Gli ospiti del dibattito, cinque affermati imprenditori della regione, hanno detto la loro sul modo migliore per avere successo.«Per affermarsi, un’azienda di famiglia
deve avere un orizzonte a lungo termine», ha ricordato Enrique Pescarmona, presidente del Gruppo IMPSA, un’azienda a proprietà familiare con una storia di 104 anni attiva nel settore delle energie rinnovabili. «E per poter competere con i maggiori global player deve anche essere la migliore del settore». Un’opinione condivisa da David Iakobachvili, chairman della WimmBillDann Foods, colosso russo del settore lattierocaseario, recentemente acquisita dalla PepsiCo. «I nostri concorrenti sono le aziende straniere, quindi la nostra qualità deve essere superiore alla loro». «Per durare 175 anni, un’azienda deve sapersi reinventare», ha affermato Jaime Agusto Zobel de Ayala, presidente del Consiglio di amministrazione e CEO del Gruppo Ayala, una holding filippina fondata nel 1834. «Per affermarsi sui mercati emergenti bisogna anche avere ambizione, ottimismo, pazienza e abbastanza contante quando il gioco si fa duro», ha osservato Jiri Smejc, presidente del Supervisory Board del PPF Group, uno dei maggiori gruppi finanziari e d’investimento internazionali in Europa centrale e orientale. «In caso di espansione all’estero, io consiglio di focalizzarsi sull’attività chiave piuttosto che tentare una diversificazione», ha affermato Samer Said Khoury, vicepresidente esecutivo della Consolidated Contractors Company, una delle maggiori società di costruzioni arabe di livello internazionale, fondata da suo padre. «La collaborazione con i partner locali giusti e un’ottima reputazione sono ulteriori fattori di successo».
Si è anche parlato di filantropia
Gli affari non erano l’unico argomento nell’agenda del Credit Suisse durante il Forum. Al centro delle discussioni c’era anche la filantropia, con le presentazioni del sostegno della banca alle fondazioni per i clienti. «Il significativo incremento delle donazioni effettuate nell’ultimo decennio e l’aumento molto rapido, e quindi ancor più incoraggiante, dei singoli donatori sono rimarchevoli», ha affermato Flavio Cotti, presidente del Consiglio di fondazione delle fondazioni per i clienti del Credit Suisse.
Ogni anno il Credit Suisse allestisce un centro speciale a Davos per incontrare i suoi stakeholder globali durante il Forum economico mondiale. Esso ospita anche tavole rotonde di esperti che discutono i temi più svariati. Nella foto in alto l’ex Consigliere federale e attuale presidente del Consiglio di fondazione delle fondazioni per i clienti del Credit Suisse, Flavio Cotti, e a si nistra Almiro Carigiet, responsabile Private Banking Nordbünden. La banca è membro del Forum economico mondiale da decenni, nonché partner strategico dal 2006.
Credit Suisse bulletin 1/11
Intervista: Kate Baum e Dorothée EnskogAntonio Quintella CEO della regione Americas
Credit Suisse 53
bulletin: Quali priorità si è posto quando
è stato nominato CEO della regione Ameri-
cas del Credit Suisse, nel luglio 2010?
Antonio Quintella: Direi i clienti, la collaborazione e la strategia di gestione del capitale umano.
E quali sono le sue prime considerazioni
sulla presenza del Credit Suisse nella
regione?
Siamo ottimamente posizionati con l’investment banking in tutta la regione e in particolare in America latina, dove possiamo far leva su questa forza a vantaggio del private banking e dell’asset management. Inoltre vantiamo straordinarie opportunità di cre scita in Canada e nel private banking negli Stati Uniti. Abbiamo riorientato l’asset management, che è ora pronto a crescere. Nel complesso ci aspettano numerose opportunità.
Lei soprintende alle attività del Credit
Suisse in Brasile dal 2003. Ci può par-
lare della trasformazione cui ha assistito
nel paese e del suo significato per il
Credit Suisse?
La trasformazione in Brasile è stata un processo di stabilizzazione economica. Ci siamo mossi in un contesto in cui la pianificazione e gli orizzonti d’investimento erano di brevissimo termine in conseguenza dell’elevata volatilità macroeconomica e in parte anche politica. Mancavano molte chance di soddisfare le esigenze dei clienti che diamo per scontate nei mercati sviluppati.Abbiamo previsto la trasformazione e po
sizionato la banca in modo da cogliere le opportunità di crescita nell’investment banking così come nel private banking e nell’asset management, concentrando la nostra attenzione sul servizio clienti di tutti e tre i settori. In Brasile, la crescita in queste aree di >
Secondo Antonio Quintella, CEO della regione Americas, il Brasile e altri paesi emergenti presentano potenziale di crescita, così come il private banking in America e Canada. Fattore decisivo sono i collaboratori, che pongono al centro i clienti e le loro esigenze.
«Nella regione Americas si prospettano buone opportunità»
Antonio Quintella è CEO della regione Americas dal 2010 e membro del Consiglio direttivo del Credit Suisse. Riveste anche i ruoli di CEO per la regione Brasile (dal 2003), di corre sponsabile del Global Emerging Markets Council nonché di presidente dell’Americas CEO Management Committee. Quintella è al Credit Suisse dal 1997. In precedenza aveva lavorato presso ING Barings. Nel tempo libero partecipa a gare di motocross, sia sulla lunga distanza sia fuori strada.
Nella regione Americas il Credit Suisse è presente con oltre 40 sedi, ad esempio a New York e Rio de Janeiro.
01
02
01
02
bulletin 1/11 Credit Suisse
54 Credit Suisse
business è stata imponente. Ci siamo mossi sin dall’inizio per soddisfare la richiesta che la clientela avanzava sulla scia della stabilizzazione economica. Concentrando la nostra attenzione sul servizio al cliente, abbiamo modificato i nostri obiettivi operativi e il nostro posizionamento, trasformandoci da banca in grado di ottenere ottimi risultati su mercati estremamente volatili a banca che opera altrettanto bene quando la volatilità diminuisce.
Ritiene che il Brasile confermerà lo
stesso tasso di crescita in futuro?
È possibile che manterrà un tasso di crescita elevato per diversi anni, favorito da fattori demografici e dalla ricchezza di risorse naturali, nonché dal fatto che il governo sta perseguendo politiche economiche piuttosto coerenti.
Le esigenze da soddisfare sono molte e riguardano le infrastrutture, l’immobiliare e il credito. Le società e gli investitori godono di molte opportunità di impiego dei loro capitali. Il contesto è quindi piuttosto positivo e non mi sorprenderebbe se i tassi di crescita elevati persistessero ancora per qualche anno.
Vi sono lezioni che gli altri mercati emer-
genti possono apprendere dal Brasile?
Direi quella di prestare attenzione al basso livello d’inflazione, a politiche fiscali prudenti e alla promozione di un contesto politico democratico. Questi sono probabilmente i principali fattori che hanno guidato il cambiamento in Brasile nel corso degli ultimi anni. Dovremmo anche aggiungere le politiche destinate ad alleviare la povertà, che è un problema storico tuttora irrisolto.
Lei è corresponsabile del Global Emer-
ging Markets Council del Credit Suisse.
Quali mercati emergenti osserva con parti-
colare attenzione?
Sono tutti molto interessanti in modi leggermente diversi e offrono opportunità entusiasmanti per i nostri clienti e per la banca. Molta
della nostra attenzione è rivolta ai mercati più grandi – Cina e India – perché ovviamente presentano svariate opportunità. Ma vi sono occasioni parimenti allettanti in Medio Oriente, Russia, Asia e Sud Africa. Sono tutti luoghi molto promettenti in cui fare affari.
Ci può parlare della rilevanza degli im-
prenditori nel guidare la crescita eco-
nomica nei mercati emergenti e del signi-
ficato per il Credit Suisse?
Gli imprenditori sono sempre importanti, come dimostra ad esempio la storia degli Stati Uniti. Ma più ancora degli imprenditori, ciò che conta è uno scenario che consenta loro di prosperare: se il quadro generale è favorevole, se promuove l’impresa, ci saranno sempre imprenditori interessati a cogliere le opportunità d’investimento e commerciali.Quel che è diverso nei mercati emergenti è che le attività commerciali sono tendenzialmente controllate dai rispettivi fondatori o dalle loro famiglie. Di conseguenza, si assiste a una notevole sovrapposizione delle esigenze di private banking e investment banking dei nostri clienti.
Che cosa contraddistingue davvero il
Credit Suisse? Dopo tutto, sono molti gli
istituti che vorrebbero conquistare gli
stessi mercati con tasso di crescita elevato
e gli stessi creatori di ricchezza.
È vero, ma non tutti gli istituti hanno lo stesso modello operativo, la stessa strategia o lo stesso mix di attività. Noi del Credit Suisse abbiamo un obiettivo molto chiaro: vogliamo occupare una posizione di prim’ordine come banca privata e d’investimento nonché come gestore patrimoniale nei mercati di nostra scelta e per i nostri clienti target. Questa chiarezza è, di per sé, un fattore differenziante.
Un altro aspetto sul quale abbiamo le idee chiare è il nostro approccio, orientato a sostenere il successo e la crescita dei nostri clienti nonché a fornire prodotti e servizi finan ziari di qualità elevata, adeguati a soddisfare le loro esigenze. Possono essere prodotti d’investimento, finanziamenti, consulenza strategica o pianificazione successoria: una serie di competenze diverse e un’attenzione sempre puntata sul successo dei clienti.
La concorrenza sui mercati emergenti è intensa poiché ormai da tempo sono quelli con la maggiore crescita. Credo che il nostro modello operativo ci posizioni ottimamente per far fronte alla concorrenza.
Torniamo agli Stati Uniti: la nostra
attività di investment banking è robusta ma
03
03 Per il Credit Suisse la regione Americas – Stati Uniti, Canada, America latina e Caraibi – riveste grande importanza, come dimostra la sua presenza in 44 città di 14 diversi paesi. Nel comples so, il Credit Suisse occupa nella regione Americas 12 000 collaboratori.
Credit Suisse 55
Credit Suisse bulletin 1/11
>
Testo: Jack Grone / Dorothée EnskogSan Francisco
Innovazione, futuro degli Stati Uniti ed energie alternative Il settore dell’innovazione, l’impatto delle energie alternative,
la situazione del settore immobiliare negli Stati Uniti e il futuro dell’America sono stati alcuni tra i numerosi temi di discussione della 10a West Coast Wealth Management
Conference del Credit Suisse Private Banking USA.
Il tema della conferenza, «Nuove realtà, nuove risposte», ha raccolto circa 250 investitori ad Half Moon Bay, in California. I discorsi di ampio respiro
tenuti durante l’intera giornata, nonché i gruppi di discussione, hanno permesso agli investitori di comprendere meglio il mondo in rapida evoluzione in cui viviamo. «Se riflettiamo su cosa sta accadendo, ci rendiamo conto che settori in passato considerati di importanza critica stanno oggi scomparendo, mentre ne vengono creati di nuovi», ha affermato Robert Weissenstein, Chief Investment Officer di Private Banking Americas nel suo discorso di benvenuto. «Verso queste nuove tecnologie c’è ora un’apertura mentale che in passato non esisteva. La differenza tra ciò che sta accadendo oggi e quanto accadeva negli anni Novanta è che adesso la tecnologia è importante per le persone».
La rivoluzione online
Nell’ultimo decennio, il settore dell’innovazione si è evoluto, lasciandosi alle spalle la frenesia fine a se stessa dell’era dotcom per concentrarsi su connettività, accessibilità e valore dimostrabile. «L’innovazione è un tema importantissimo per gli investitori orientati alla crescita. Non sono interessati ai dettagli o alla tecnologia in sé, ma piuttosto al tipo di opportunità che questa può creare, e in che modo essa permette di produrre di più e più efficientemente», ha precisato Cully Davis, del team Equity Capital Markets del Credit Suisse. Paul Ciriello, fondatore della società di venture capital Fairhaven
Capital Partners, afferma che, a seguito del cambiamento demografico, l’innovazione sta iniziando a modificare settori come quello della sicurezza alimentare e della logistica. E ciò avvicina un nuovo tipo di investitori a questi settori. Un tema trasversale nel mondo dell’innovazione è quello della sicurezza. «Il boom nel settore dei dispositivi e della connettività implica maggiore vulnerabilità. I rischi di sicurezza che ne derivano sono notevoli», ha aggiunto Ciriello, secondo il quale entro il 2020 i dispositivi elettronici connessi aumenteranno dai circa 6 miliardi odierni a 50 miliardi. «Virus o altri tipi di minaccia non saranno rivolti ai singoli utenti, bensì a tutti noi. Nel 2009 sono stati prodotti più malware che in tutti gli anni precedenti messi insieme».
Un altro cambiamento fondamentale consiste nel fatto che alcuni paesi, come la Cina, stanno affermandosi come centri di innovazione a sé stanti, ha affer mato Richard Kramlich, cofondatore di New Enterprise Associates, un’altra azienda venture capital. «Il governo cine se ha dichiarato apertamente che l’innovazione è una delle più importanti priorità del paese. Personalmente, considero la Cina come il Walmart dei governi: irreprensibile e impressionante al tempo stesso. Gli Stati Uniti stanno correndo il rischio di perdere la loro leadership economica», ha sottolineato Kramlich.
Le energie alternative stupiscono
Nonostante sia molto giovane, il settore delle energie alternative sta obbligan
Credit Suisse 55
Credit Suisse bulletin 1/11
dobbiamo stimolare la crescita del private
banking.
Esatto. Nella nostra attuale situazione, lo sviluppo organico dell’attività è una strategia molto concreta, anche se richiede il suo tempo. La sfida riguarda davvero il capitale umano, i nostri collaboratori: in un’attività di servizi, incentrata sui clienti, tutto dipende dalle persone preposte alle aree di business. Il successo nei servizi finanziari è veramente determinato dalla qualità dei collaboratori. Molte altre imprese dispongono di capitale e di marchi piuttosto affermati nei loro segmenti. Quello che può differenziare il Credit Suisse, consentendogli di conseguire una crescita superiore e ottenere rendimenti maggiori per i suoi azionisti, è una strategia vincente sul fronte del capitale umano.
Il quadro normativo è stato molto al cen-
tro dell’attenzione negli Stati Uniti. Com’è
posizionata la banca in considerazione del-
le modifi che in atto?
Il Credit Suisse è ben posizionato. Ovviamente, le autorità di regolamentazione sono concentrate sui servizi finanziari e sulle grandi banche. Ciò non dovrebbe sorprendere nessuno, se si considera quanto accaduto a livello globale nel 2007 e 2008. Le autorità vogliono accertarsi che le banche dispongano di processi solidi e che i loro rischi siano sotto controllo. Vogliono assicurarsi che il sistema finanziario non presenti rischi indebiti per l’economia nel suo complesso.Gli enti di vigilanza prestano attenzione a
una serie di aspetti relativi alle attività bancarie, ma direi che il loro principale interesse è rivolto ai meccanismi di controllo. Questo è un aspetto che dobbiamo veramente fare nostro, è una responsabilità che dobbiamo assumerci, a livello istituzionale e individuale come collaboratori, per garantire la nostra capacità di prosperare negli anni a venire. L’elevata attenzione rivolta al quadro normativo pone difficoltà specifiche, nei termini di una rendicontazione più estesa e di altre necessità, ma l’obiettivo delle autorità di vigilanza coincide, in ultima analisi, con il nostro: meccanismi di controllo efficaci e accurati, in linea con la nostra strategia.
Per fi nire, quali sono i suoi obiettivi per
l’anno in corso?
Innanzi tutto aumentare ulteriormente la quota di mercato nelle nostre attività chiave. La strategia è quella giusta: dobbiamo concentrarci sui nostri clienti e soddisfare le loro aspettative, giorno dopo giorno.
56 Credit Suisse
bulletin 1/11 Credit Suisse
Foto: Credit Suisse | Collezione Georges Bloch, Kunstmuseum di B
erna | G
iornate musicali di Stans | 2010, ProLitteris, Zurigo
do gli investitori a notare la rapidità con cui sta crescendo, come constatato da un gruppo di lavoro. «Le energie alternative sono ancora nella loro fase iniziale, ma si stanno rapidamente rivelando un settore di livello mondiale», ha affermato Bryce Lee, corresponsabile Global Alternative Energy presso il Credit Suisse. «Aziende che normalmente non sarebbero state quotate in borsa fanno ora il loro ingresso sul mercato: è davvero incredibile». Il setto re può essere suddiviso in quattro categorie: energia solare, energia eolica, combustibili alternativi e infine una categoria tecnologica che include batterie e smart grid. Come ha sottolineato Satya Kumar, senior analyst del team Energy and Semiconductor Capital Equipment Stocks del Credit Suisse, l’energia solare è stata uno dei primi settori ad attrarre ampi flussi di capitale. Centinaia di aziende cinesi stanno entrando nel mercato dei pannelli solari, e vi è il timore che in futuro si apra un periodo caratte
rizzato da un surplus di capacità e da controlli sui prezzi, che a loro volta peseranno sulle azioni del settore. «Per chi cerca rendimenti comodi e stabili, probabilmente questo non è il settore giusto», ha affermato Marc Stuart, fondatore di Allotrope Venture, azienda che investe nelle tecnologie pulite. Ma le energie alternative sono interessanti in un’ottica di lungo termine, ha sottolineato Lee: «Queste aziende sono trainate dalla loro capacità di tagliare i costi per competere con le tradizionali fonti di energia».
Tempi duri per l’immobiliare statunitense
Negli Stati Uniti, l’immobiliare sta ormai attraversando da anni un periodo critico, hanno affermato gli esperti del panel dedicato al ripristino del settore. Gli immobili offrono infatti valore su base selettiva, ma sono necessari nervi d’acciaio. Le richieste dei potenziali acquirenti sono diminuite bruscamente dallo scorso aprile, quando sono scaduti gli
incentivi statali, afferma Dan Oppenheim, membro del team di analisi azionaria Homebuilders and Building Products del Credit Suisse. Un calo significativo dei pignoramenti nel segmento residenziale sarà il segnale d’inizio della ripresa, ha aggiunto. Sul versante commerciale molti proprietari registrano modeste diminuzioni dei flussi di cassa, e un immobile su dieci ha un mutuo caduto in morosità, ha dichiarato Lawrence Raiman, partner di Big 5 Asset Management. «Gli investitori concentrati sul settore commerciale possono trovare opportunità, ma dovranno muoversi con estrema cautela», ha affermato sottolineando che circa 400 miliardi di dollari in ipoteche commerciali giungeranno a scadenza in ognuno dei prossimi anni.
Il futuro degli Stati Uniti
Il compito a cui devono attualmente far fronte i politici statunitensi è ripristinare la capacità reddituale dei lavoratori americani, in modo tale che i salari e non i prestiti tornino a essere il motore primario della crescita economica, ha osservato l’economista e scrittore Robert Reich, ex ministro del lavoro durante il mandato di Bill Clinton. «I consumatori americani sono stati il motore dell’economia globale per 30 anni», ha affermato Reich, «ma nel momento in cui i salari hanno cominciato a stagnare, i consumatori hanno iniziato a utilizzare i debiti, come le carte di credito e i mutui, per mantenere le loro abitu dini di acquisto. E queste ‹fonti di compensa zione› si sono ora esaurite». Gran parte della frustrazione degli americani è rivolta alla Cina, che agisce come un «regime capitalista statalizzato» piuttosto che come un vero modello di libero mercato, ha aggiunto Reich.Se da un lato l’economia e le grandi azien
de cinesi operano a proprio vantaggio, dall’altro esse non possono essere ritenute responsabili dei 15 milioni di disoccupati negli States. L’America sta anche accumulando problemi nei suoi sistemi pensionistici pubblici e privati, alimentati dall’invecchiamento della generazione nata durante il boom demografico. «È ancora diffusa quell’idea che vede il pensionamento come un incrocio tra un Club Med e una struttura medicoassistenziale: snorkeling la mattina, tenda a ossigeno il pomeriggio». Tuttavia, Reich resta fondamentalmente ottimista sul futuro degli Stati Uniti: «Ogni volta che abbiamo raggiunto un punto di pericolo, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo unito le nostre forze. E lo faremo ancora».
01 Bryce Lee, corresponsabile Global Alternative Energy del Credit Suisse, ha parlato dell’importanza delle energie alternative.
02 Robert Weissenstein, Chief Investment Officer di Private Banking Americas, ha accolto i 250 partecipanti.
03 La 10a West Coast Wealth Management Con ference si è tenuta a Half Moon Bay, in California.
04 Robert Reich, economista e saggista, ha parlato del futuro degli Stati Uniti.
02
01
03 04
03
04
Credit Suisse bulletin 1/11
Credit Suisse 57
02
01
02
04
Partnership
Irène Schweizer in concertoBuon compleanno
La sciaffusana più conosciuta? All’estero è senza dubbio la pianista Irène Schweizer, figura di spicco del free jazz europeo e sempre pronta a percorrere nuove strade musicali. Il prossimo 2 giugno soffierà sulle 70 candeline. Nel 1976 ha debuttato al Jazz Festival di Willisau, mentre la sua prima esibizione nella Grande Sala della Tonhalle di Zurigo avverrà l’11 aprile 2011, in un concerto ambientato negli All Blues Jazz Recitals. La collaborazione fra Credit Suisse e All Blues è iniziata 15 anni or sono; per i festeggiamenti mettiamo in palio cinque coppie di biglietti. www.credit-suisse.com/
sponsoring
Lucerne FestivalNuovi membri
Il Consiglio di fondazione del Lucerne Festival, presieduto da Hubert Achermann, ha tre nuovi membri: oltre a Isabelle Welton, di IBM Svizzera, e Martin Senn, CEO di Zurich Financial Servi ces, fa ora parte di questo comitato anche Urs Rohner, presidente designato del CdA del Credit Suisse. Urs Rohner è altresì consiglie re di amministrazione della Opernhaus Zürich AG.www.lucernefestival.ch
Kunstmuseum di BernaAd Anker segue Picasso
Grazie alla mostra per il centenario della morte di Albert Anker, con 168 176 ingressi il Kunstmuseum ha ottenuto il terzo miglior risultato annuo della sua storia, inferiore solo a quelli del 1985 e 1992 favoriti dalle mostre di Picasso. E proprio alcu ni giorni fa è stata inaugurata a Berna la personale di Picasso «Il potere dell’eros», con stampe d’arte della collezione Bloch. Sarà aperta fino al 1° maggio.www.kunstmuseumbern.ch
Giornate musicali di Stans20 nazioni
Le Giornate musicali di Stans, piattaforma d’incontro fra il jazz e la world music, hanno introdotto un focus tematico che quest’anno sarà rappresentato dall’area culturale mediterranea (nella foto: Mistico Mediterraneo). Ciononostante, dal 1° al 7 maggio i 13 concerti del programma principale e i 40 di quello secondario proporranno con 300 artisti una varietà culturale senza confini.www.stansermusiktage.ch
Kunsthaus di ZurigoGiacometti e Beuys
Nel 2010 il Kunsthaus ha accolto 420 000 visitatori, la migliore affluenza da 20 anni a questa parte. A questo successo hanno contribuito soprattutto le mostre della collezione Bührle e di Pablo Picasso. Anche il 2011 sarà ricco di momenti clou: attualmente è in corso una mostra di Alberto Giacometti, a maggio seguirà Joseph Beuys e a ottobre la nota collezione Nahmad.www.kunsthaus.ch
Festival di SalisburgoAmici da 50 anni
Nel 1960 venne inaugurata la Sala Grande del Festival. L’anno successivo si riu nirono per la prima volta gli Amici del Festival di Salisburgo. Presieduta da Heinrich Spängler, l’associazione conta oggi 1800 promotori e 2800 membri, fra cui molti svizzeri, e partecipa al Festival con due milioni di euro (5 per cento del budget).www.festspielfreunde.at
01
03
58 Credit Suisse
bulletin 1/11 Credit Suisse
Testo: Bernard van Dierendonck e Fabienne de Lannay
ridionale dallo tsunami di sei anni fa. Questo ragazzo è per me l’esempio vivente di quanto sia giusto e necessario soccorrere i più deboli».
Conseguenze devastanti
Interi territori della provincia meridionale di Sindh sono ancora sott’acqua. «Nelle altre regioni, una striscia di fango di colore grigiomarrone che si estende per chilometri ai lati del fiume Indo e dei suoi affluenti ci ricorda la portata dell’alluvione», afferma Schuler. Un territorio grande come la Gran Bretagna è distrutto, il fango soffoca le colture dei piccoli agricoltori, annientando i raccolti di cotone. Il Pakistan, tradizionalmente uno dei maggiori esportatori di cotone, è costretto a importarlo per la prima volta. Per ricostruire il paese ci vorranno decenni e molti miliardi di dollari. Fino ad allora l’esistenza di 12 milioni di pakistani sarà a rischio. Anche ad Haiti la situazione dopo il terre
moto del 12 gennaio 2010 è tutt’altro che buona. Circa 1,3 milioni di haitiani hanno perso la casa e la maggior parte di loro, a oltre un anno dal sisma, dipende ancora dalla distribuzione di acqua potabile e altri aiuti elargiti dalle organizzazioni umanitarie. A causa delle pessime condizioni igieniche locali, alla fine dello scorso ottobre il nord del paese è stato per giunta colpito da un’epidemia di colera. Alla fine del 2010 i casi di colera erano 150 000, le vittime sono state sinora almeno 350. All’inizio di dicembre la CRS, insieme a Médecins du Monde, ha allestito a GrandGoâve una clinica da campo per curare i malati di colera, dove lavora anche un team svizzero di quattro persone.
Per i corridoi polverosi della tendopoli che accoglie le vittime dell’alluvione un giovane si aggira su un carrellino che funge da sedia a rotelle. Un anno prima era stato morso
da un serpente velenoso. Una ferita del genere in realtà è curabile anche in Pakistan, ma la sorte avversa ha voluto che nel suo villaggio fosse terminato l’antidoto. Da allora questo ragazzo quindicenne è rimasto paralizzato in modo permanente. Quando nell’estate del 2010 le piogge monsoniche hanno completamente devastato il suo paese, per il giovane disabile sembrava che ormai fosse tutto finito. Ma ora c’è di nuovo un po’ di speranza nella sua vita, grazie al campo di accoglienza allestito vicino alla grande città di Hyderabad dalla Croce Rossa Svizzera (CRS) e dalla Mezzaluna Rossa Pakistana.
In aiuto dei più deboli
L’incontro con questo ragazzo pakistano ha lasciato un segno indelebile in Karl Schuler, addetto alla comunicazione della CRS. «Nei nostri campi di accoglienza diamo la precedenza ai più deboli, ai disabili, alle famiglie senza tetto con bambini piccoli e agli anziani», spiega. «I disagi delle vittime delle inondazioni e i danni in Pakistan sono di dimensioni inimmaginabili, secondo fonti ONU persino peggiori di quelli causati in Asia me
Il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) è nato nel 1863 su iniziativa di Henry Dunant e interviene principalmente nelle zone flagellate dalla guerra. Nelle regioni colpite da catastrofi è presente soprattutto con le 186 Società Nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, riunite nella Federazione Internazionale delle Società Nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, fondata nel 1919. Nel 2010 il Credit Suisse ha sostenuto in qualità di partner sia il CICR sia le diverse Società Nazionali della Croce Rossa, ad esempio in America, Australia, Svizzera e a Hong Kong.
L’aiuto deve continuare nel tempo, anche dopo le catastrofiHaiti si sbriciola, il Pakistan affonda. Le immagini dell’anno scorso si sono impresse indelebili nella nostra memoria. Ma mentre l’attenzione dell’opinione pubblica si rivolge a nuovi avvenimenti, le Società Nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, oltre a prestare i primi soccorsi, si occupano anche della ricostruzione.
Fondo di aiuto in caso di catastrofi
Credit Suisse 59
Credit Suisse bulletin 1/11
Foto: CRS, Augusta Theler | CRS, Karl S
chuler
«Oltre a prestare i primi soccorsi, il nostro obiettivo è soprattutto addestrare medici e infermieri locali, perché ad Haiti questo flagello era ancora sconosciuto», sottolinea il collaboratore della CRS.
Una chiara ripartizione dei ruoli
È difficile paragonare tra loro le calamità e i relativi soccorsi, perché le sfide sul posto sono ogni volta diverse. Comunque si tratta sempre di prestare aiuto quanto prima possibile con operazioni di soccorso mirate, preparandosi a un intervento, anche se non c’è stato ancora un appello ufficiale da parte del paese colpito e le risorse necessarie per una missione di diversi mesi sono disponibili solo in quantità limitata. E, non da ultimo, bisogna anche coordinare l’intervento delle più svariate organizzazioni umanitarie provenienti da tutto il mondo.
Per quanto concerne le 186 Società Nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, si è stabilito chi interviene e in quali settori, inviando sul posto un’Unità di Risposta alle Emergenze, anche nota come Emergency Response Unit (ERU), opportunamente formata e addestrata. La Società Nazionale del paese colpito contatta la federazione a Ginevra, che poi mette a disposizione le ERU necessarie.Ad esempio, la CRS si concentra, come
altri cinque paesi, soprattutto sulla logistica e collabora inoltre con la Croce Rossa Tedesca in ambito sanitario (Basic Health Care). La Croce Rossa Britannica, oltre che in logistica, è specializzata soprattutto in impianti ospedalieri, mentre quella statunitense si occupa prevalentemente di tecnologia >
Dal terribile terremoto del 12 gennaio 2010 varie Società Nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa sono presenti ad Haiti e si occupano sia dell’aiuto immediato sia della ricostruzione. Le numerose donazioni che le Società Nazionali hanno ricevuto da tutto il mondo subito dopo il sisma vengono impiegate, fra l’altro, per la costruzione di impianti sanitari e alloggi nonché per l’lT e la telecomunicazione. Lo scoppio del colera nell’ottobre 2010 ha altresì richiesto l’apertura di cliniche supplementari.
Fondo di aiuto in caso di catastrofiGuardate un filmato sul lavoro della Croce Rossa ad Haiti e in Pakistan. Fra l’altro Karl Schuler, addetto alla comunicazione della Croce Rossa Svizzera, parla delle sfide da affrontare sul posto.
60 Credit Suisse
bulletin 1/11 Credit Suisse
Foto: CRS, Olivier Mathys | Fondazione Sasso San Gottardo
dell’informazione e comunicazione, nonché dello sgombero delle macerie e dell’allestimento dei centri di accoglienza.
Consentire un’azione rapida
Le catastrofi del 2010 hanno chiaramente dimostrato, ancora una volta, che le organizzazioni umanitarie devono essere preparate in qualsiasi momento a interventi in grande stile. «Poiché è impossibile prevedere le catastrofi, abbiamo sempre a disposizione beni di soccorso e risorse finanziarie per interventi immediati», spiega Hannes Heinimann, responsabile degli aiuti in caso di catastrofe della CRS. «Ma la loro quantità è ovviamente limitata. I nostri appelli a effettuare donazioni sono sempre funzionali a un evento concreto e quindi non siamo in grado di accantonare riserve. Per questo siamo ben felici quando possiamo avere risorse utilizzabili immediatamente, prima ancora dell’avvio delle campagne vere e proprie». Il fondo di aiuto del Credit Suisse in caso di catastrofi rappresenta una possibile fonte per questo tipo di risorse urgenti. «Per il terremoto di Haiti il nostro Disaster Relief Fund Committee ha messo a disposizione nel giro di poche ore un milione di dollari, distribuito in parti uguali alla Croce Rossa Svizzera e a quella americana», spiega Fritz Gutbrodt, direttore della Credit Suisse Foundation. «Spesso organizziamo anche una colletta tra i nostri collaboratori, vi aggiungiamo un importo doppio preso dal nostro fondo e mettiamo il totale a disposizione della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa». In questo modo nel 2010 sono stati raccolti circa sette milioni di dollari per le vittime delle catastrofi in Pakistan e ad Haiti.
Sostegno anche per il dopo emergenza
Eric Eckholdt, responsabile della Credit Suisse Americas Foundation, ha potuto constatare personalmente l’efficienza del lavoro delle Società Nazionali della Croce Rossa durante il suo soggiorno ad Haiti: «Sono davvero colpito da come la collaborazione tra le diverse società sia disciplinata e coordinata. Malgrado temperature di oltre 30 gradi e fino a 20 ore di lavoro al giorno, i soccorritori si impegnano al massimo fino al limite delle forze».
La CRS, oltre a coordinare la logistica degli aiuti di tutte le Società Nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, persegue una strategia pluriennale. «A settembre 2010, nel villaggio montano di Palmiste à Vin so no state consegnate le prime delle nostre
In Pakistan, le piogge monsoniche del 2010 hanno provocato violente inon- dazioni che hanno sommerso circa un quarto del territorio. Secondo le stime è minacciata l’esistenza di 12 milioni di persone, di cui un milione vive ancora in campi di accoglienza. Per migliorare in modo rapido e duraturo le condizioni di vita delle persone, le Società Nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa Pakistana costruiscono alloggi e riparano impianti sanitari e per l’acqua potabile. Inoltre forniscono assistenza medica d’emergenza.
Credit Suisse 61
Credit Suisse bulletin 1/11
Con i suoi 57 km di lunghezza, il tunnel di base del San Gottardo tra Erstfeld e Bodio
è il traforo ferroviario più lungo del mondo. Grande attenzione è stata perciò dedicata
alla caduta dell’ultimo diaframma nel tubo est della galleria, avvenuta il 15 ottobre
2010. Ma fi no alla realizzazione completa della nuova trasversale alpina dovremo atten-
dere la fi ne del 2017. Nel 1992 il popolo svizzero aveva accolto il progetto da 8 miliardi
di franchi; nel 2006 il parlamento aveva poi approvato il tetto dei costi fi ssato a
19,1 miliardi di franchi. Anche il primo tunnel del San Gottardo tra Göschenen e Airolo
rappresentò un record mondiale quando fu inaugurato il 1° giugno 1882, benché al
momento della perforazione fi nale il 29 febbraio 1880 mancassero le forze trainanti
del progetto: l’ingegnere Louis Favre era deceduto poco tempo prima e Alfred Escher
aveva dovuto lasciare la direzione della Ferrovia del
Gottardo per aver sforato il budget preventivato del 20 per
cento. Grazie allo spazio tematico Sasso San Gottardo,
sulla Via delle Genti sta oggi sorgendo un altro progetto:
nell’ex postazione d’artiglieria Sasso da Pigna, cardine
del Ridotto nazionale nella Seconda guerra mondiale, si
affrontano i cinque temi fondamentali mobilità/spazio
vitale, acqua, energia, sicurezza e clima, legati a un’unica
domanda: «Come utilizziamo le nostre risorse?». schi
Troverete maggiori ragguagli sul progetto sostenuto dal Fondo del Giubileo della Credit Suisse Foundation al link www.sassosangottardo.ch.
Progetto al via sulla Via delle Genti
Credit Suisse Foundation
600 case antisismiche», spiega Heinimann. Ma resta ancora molto lavoro da fare. Nella capitale PortauPrince i progressi sono ben pochi, persino le strade del centro non sono state ancora sgomberate dalle macerie, anche perché il governo non dispone di sufficienti macchine edili.
In Pakistan la Mezzaluna Rossa locale aveva chiesto aiuto alla CRS per allestire e gestire campi di accoglienza. Insieme alla Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC), gli svizzeri hanno portato 1000 tende in un campo nel Sud del paese, nei pressi di Hyderabad. Con la distribuzione di generi alimentari è stato possibile aiutare 30 000 famiglie a superare la fase di massima emergenza. Per un periodo di due mesi hanno ricevuto due pacchi di 30 kg ciascuno, contenenti generi alimentari come frumento, riso, zucchero, olio, lenticchie, sale, latte in polvere e tè, tutti prodotti provenienti dal Pakistan.«Siccome bisogna prestare i primi soc
corsi un po’ ovunque, dopo un mese c’è il rischio di perdere di vista le famiglie», afferma Karl Schuler. «È proprio quanto vogliono evitare le società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa». Per questo la CRS si concentra sugli aiuti più a lungo termine anche in Pakistan, nella provincia meridionale di Sindh e nella valle montagnosa dello Swat, nel nord del paese. Nel Sindh assiste la popolazione nel tornare ai villaggi mentre nelle zone montuose, dove vivono i pashtun, è impegnata nell’organizzazione di un servizio medico mobile e nella costruzione di abitazioni.
Nel 2010 la Croce Rossa ha dovuto far fronte a catastrofi gravi che l’hanno messa a dura prova. Karl Schuler: «Ovviamente c’è una discrepanza tra le enormi necessità e l’entità concreta degli aiuti. Ma il nostro approccio mirato continua a dare buoni risultati e permette di avere incoraggianti incontri con le persone colpite».
«La realizzazione di una ferrovia alpina svizzera diventava ai miei occhi sempre più importante e urgente. Mi divenne man mano più chiaro che senza una ferrovia che attraversasse il baluardo costituito dalle Alpi la Svizzera sarebbe stata aggirata dal grande traffi co internazionale e destinata a diventare una landa desolata».Alfred Escher
Consiglio di lettura«Alfred Escher zwischen Lukmanier und Gotthard. Briefe zur schweizerischen Alpenbahnfrage 1850–1882» (disponibile solo in tedesco). A cura della Fondazione Alfred Escher/Joseph Jung. Autori vari. NZZ Libro, Zurigo 2008, 3 volumi, 808 pagine. ISBN: 9783038233794
Concorso al sito www.creditsuisse.com/bulletin
62 Credit Suisse
bulletin 1/11 Credit Suisse
Testo: Andreas Schiendorfer
svizzere. «Dopo l’ultima riforma, la formazione musicale in Svizzera è tra le migliori al mondo», conferma Michael Haefliger. E stavolta è proprio vero che tutti avrebbero meritato di vincere. La clarinettista Melinda Maul, ad esempio, ha incantato con uno strumento che solo di rado viene apprezzato in un assolo, mentre il violinista Stefan Tarara ha affascinato il pubblico con una straordinaria «Sonata a Kreutzer» di Beethoven. La scelta, difficile ma unanime, come sottolinea Christoph Brenner, è caduta sulla violoncellista cinese Mi Zhou, che si è esibita dimostrando sensibilità, versatilità e sicurezza di sé e, al tempo stesso, un atteggiamento di estrema semplicità. È forse l’inizio di una grande carriera? Mi Zhou: «L’esibizione di Lucerna sarà un momento cruciale nella mia carriera. Il mio obiettivo è tuttavia quello di suonare all’interno di un’orchestra svizzera».
Lugano, Conservatorio della Svizzera Italiana: l’audizione pubblica per il Prix Credit Suisse Jeunes Solistes dura tutto il giorno. Un piacere per
il pubblico e uno stress per la giuria, che deve farsi un quadro obiettivo dei finalisti ed essere in grado di giudicare un violista tedesco, un violinista russo, una clarinettista ungherese, una violoncellista cinese e un violinista tedesco. «Noi professori di musica siamo abituati a ritmi del genere», spiega il padrone di casa e presidente della giuria Christoph Brenner, «e a questi livelli è davvero divertente». Anche gli altri membri della giuria concordano: per Michael Haefliger, sovrintendente del Lucerne Festival, l’intero gruppo di finalisti è stato persino il migliore nella storia del premio. Un’apparente nota dolente: non vi è neppure un partecipante svizzero. «Nel 2007 il premio è stato assegnato all’elvetica Aniela Frey, ma questa volta gli svizzeri si sono fermati alla semifi
nale di Losanna», precisa Michael Eidenbenz, della Scuola Universitaria delle Arti di Zurigo. «Molti dei migliori artisti svizzeri sono assenti perché si recano all’estero al termine della formazione. Un passo consigliato ai fini della propria crescita personale». Per contro, moltissimi talenti provenienti da tutto il mondo frequentano le sette scuole universitarie di musica
Prix Credit Suisse Jeunes SolistesIl Prix Credit Suisse Jeunes Solistes, organizzato ogni due anni dal Lucerne Festival, dalla Conferenza delle Scuole Universitarie di Musica Svizzere (CSUM) e dalla Credit Suisse Foundation, è destinato a musicisti fino a 26 anni con un chiaro legame con la Svizzera. L’importo del premio è di 25 000 franchi e il vincitore si esibirà al Lucerne Festival nella serie «Debut». I talenti finora premiati: Andriy Dragan, piano (2009), Aniela Frey, flauto (2007), Tecchler Trio (2005), Pawel Mazurkiewicz, piano (2003), Sol Gabetta, violoncello (2001).
Il violoncello magico di Mi Zhou Dieci anni dopo l’argentina Sol Gabetta, un’altra violoncellista è entrata nei cuori degli appassionati di musica classica: si tratta della cinese Mi Zhou, che sta affinando la propria formazione sotto la guida di Thomas Demenga presso l’Accademia Musicale di Basilea.
Prix Credit Suisse Jeunes Solistes
I membri della giuria (da sinistra) Stephan Schmidt, Hervé Klopfen stein, Michael Eidenbenz, Michael Haefliger e Christoph Brenner con la vincitrice Mi Zhou al centro.
Giovedì 18 agosto 2011 Mi Zhou farà il suo debutto al Lucerne Festival, accompagnata dalla pianista Paola de Piante Vicin. Nella Lukaskirche di Lucerna eseguirà opere di Stravinksy, Cassadó, Fauré e Demenga.
www.lucernefestival.ch Foto: Conservatorio della Svizzera Italiana | U
we Arens | S
ean Sprague, Fotofinder
Credit Suisse 63
Credit Suisse bulletin 1/11
Testo: Andreas SchiendorferFondazioni per i clienti
Sette milioni spesi beneLe tre fondazioni di pubblica utilità Accentus, Empiris e Symphasis hanno sostenuto nel 2010 oltre 200 progetti in tutto il mondo.
Accentus, Empiris e Symphasis, le tre fondazioni per i clienti istituite dal Credit Suisse, consentono ai donatori di impegnarsi in maniera semplice a favore dell’ambiente e della società. Per far sì che i fondi elargiti vengano impiegati in modo integrale ed efficace per lo scopo designato, il Credit Suisse si assume le spese amministrative e di gestione. Competenti collaboratori nella sede delle tre fondazioni assicurano inoltre che i progetti vengano adeguatamente selezionati e monitorati. Secondo il direttore Daniel Otth e il presidente del Consiglio di fondazione Flavio Cotti, lo scorso anno oltre sette milioni di franchi sono stati destinati a 204 progetti a livello mondiale.
AccentusNel 2010 la più vecchia delle tre fondazioni ha festeggiato il suo decimo anniversario con un nuovo e interessante sito Internet. Accentus Scacchi Svizzera è un esempio di subfondazione. Attualmente questo fondo sostiene la scuola di scacchi di Zollikon Chess4Kids (foto) e il progetto Science City Jugendschach nelle scuole della città di Zurigo. L’iniziatore di Accentus Scacchi Svizzera è William Wirth, che ha festeggiato i suoi 80 anni il 13 marzo 2011 precedendo di dieci giorni Viktor Kortschnoi, il miglior scacchista svizzero di tutti i tempi. www.accentus.ch
EmpirisInfaticabili i vincitori del premio internazionale Empiris Award for Research in Brain Diseases: Susanne A. Schneider, vincitrice del premio nel 2009, al convegno annuale dell’American Academy of Neurology dello scorso aprile a Honolulu ha ricevuto il rinomato Jon Stolk Award in Movement Disorders for Young Investigators. Troverete un profi lo dei nuovi vincitori Verena Finder, del Politecnico di Zurigo, e Andreas Vitalis, dell’Università di Zurigo, al sito www.empiris.ch.
SymphasisGrazie alla Croce Rossa Svizzera migliorano le condizioni sanitarie nelle regioni settentrionali del Laos: Symphasis vi contribuisce con la costruzione di pozzi, riserve e tubature di acqua potabile. Nel 2010 la fondazione ha cofi nanziato oltre 40 progetti in Asia e Africa. Nel bulletin è riportata una breve descrizione degli interventi a favore della foresta pluviale in Madagascar. Per ulteriori esempi invitiamo a consultare il sito www.symphasis.ch.
ww
w.c
redi
t-su
isse
.com
/mbu
lleti
n
bulletin mobile
64 Credit Suisse
bulletin 1/11 Credit Suisse
Visto dall’esterno il Ticino è spesso considerato la «Sonnenstube» della Svizzera, con il suo meraviglioso paesaggio e le specialità culinarie come la zuppa di castagne,
la cazzuola o il brasato al Merlot. Tutto questo è realtà, come realtà sono gli accoglienti grotti dove un bicchiere di vino assume un sapore del tutto particolare. «Ma esiste anche un altro Ticino», spiega Dany Stauffacher. «Il Ticino della haute cuisine, il Ticino per i buongustai». La missione di Stauffacher è quella di diffondere questo messaggio in tutta la Svizzera, ma anche nello stesso Ticino. Per questo, cinque anni fa, ha fondato un festival gastronomico sul modello di quelli di Gstaad e St. Moritz. In occasione della quinta edizione di San Pellegrino Sapori Ticino, tra il 3 aprile e il 22 maggio otto chef svizzeri si recheranno a sud delle Alpi non per dare un contributo allo sviluppo culinario, bensì per far visita a colleghi che si motiveranno a vicenda nel fornire performance di prim’ordine. E la ricetta di Stauffacher funziona: di anno in anno sempre più svizzeri tedeschi e romandi approfittano di questo festival gastronomico sostenuto anche dal Credit Suisse per visitare la Svizzera meridionale. Tutte le in for mazioni necessarie sono disponibili agli indirizzi Internet riportati qui sotto.
www.saporiticino.ch www.sanpellegrinosaporiticino.ch
Settimana culinariaTesto: Andreas Schiendorfer
Il Ticino oltre i cliché
Grandes Tables de SuisseDal 1960 l’associazione Grandes Tables de Suisse riunisce gli chef elvetici di maggior talento e creatività. Sotto la guida di André Jaeger promuove lo scambio tra talenti eccezionali nel segno della cultura del gusto e dell’ospitalità. Tra i 50 membri fi gurano, oltre ai sette cuochi ospiti, anche i quattro che faranno gli onori di casa: Ivo Adam, Gian Luca Bos, Martin Dalsass e Dario Ranza.
Consigli di letturaL’amore per il cibo comincia leggendo. Molti chef, con i loro libri, ci consentono di gettare uno sguardo nelle loro cucine. André Jaeger, ad esempio, nel suo libro «Highlights der europäischasiatischen Küche» getta un ponte tra la cucina europea e quella asiatica. In ordine sparso vi presentiamo i libri di André Jaeger, Ivo Adam, Martin Dalsass, Markus Neff nonché i DVD di Denis Martin all’indirizzo www.creditsuisse.com/bulletin. L’accesso più rapido è tramite kooaba.
Eventi quadro
Ristorante: Grand Hotel Eden Luogo: Lugano Cuochi: Alessio Rossi Dario Ranza Gian Luca Bos Ivo Adam Luigi Lafranco Marco Ghilodi Martin Dalsass Rolf Krapf
Ristorante: Cantina Vinattieri Evento: Festa annuale delle Grandes Tables de Suisse Luogo: Ligornetto Cuochi: Alessio Rossi Dario Ranza Gian Luca Bos Ivo Adam Luigi Lafranco Martin Dalsass Rolf Krapf Silvio Galizzi
3.4.2011
22.5.2011
Ristorante: Al Portone Luogo: Lugano
Ristorante: Villa Saroli Luogo: Lugano
Ristorante: Seven Easy Luogo: Ascona
Ristorante: Locanda Orico Luogo: Bellinzona
Pranzo
10.4.2011
16.4.2011
30.4.2011
21.5.2011
Cena
Luogo: Sciaffusa Ristorante: Fischerzunft Cuoco: André Jaeger
Luogo: Ascona Ristorante: Hotel Eden Roc Cuoco: Rolf Krapf
Luogo: Cologny Ginevra Ristorante: Le Lion d’Or Cuochi: Tommy Byrne e Gilles Dupont
Luogo: Locarno Ristorante: Hotel Villa Principe Leopoldo Cuoco: Dario Ranza
Luogo: Steinen SZ Ristorante: Adelboden Cuoco: Franz Wiget
Luogo: Vacallo-Chiasso Ristorante: Conca Bella Cuoco: Gian Luca Bos
Luogo: Vevey Ristorante: Denis Martin Cuoco: Denis Martin
Luogo: Ascona Ristorante: Seven Easy Cuoco: Ivo Adam
Luogo: Küsnacht Ristorante: Rico’s Kunststuben Cuoco: Rico Zandonella
Luogo: Lugano Ristorante: Santabbondio Cuoco: Martin Dalsass
Luogo: Saas-Fee Ristorante: Fletschhorn Cuoco: Markus Neff
Luogo: Ascona Ristorante: Parkhotel Delta Cuoco: Luigi Lafranco
Luogo: Friborgo Ristorante: Le Pérolles Cuoco: Pierre-André Ayer
Luogo: Lugano Ristorante: Hotel Splendide Royal Cuoco: Alessio Rossi
4.4.2011
10.4.2011
11.4.2011
17.4.2011
18.4.2011
1.5.2011
2.5.2011
Buon appetito!
Foto: Armin Zogbaum
, Corbis | Patrick Kälin | P
HOTO
PRESS/Alexandra W
ey
Credit Suisse bulletin 1/11
Credit Suisse 65
01
02
03Inserzione
03
02
ww
w.c
redi
t-su
isse
.com
/mbu
lleti
nbulletin mobile
CFO of the Year 2011I migliori direttori finanziari della Svizzera
In occasione del CFO Day, tenutosi a Zugo, il Forum CFO Svizzera (CFOs) ha premiato per la seconda volta i migliori direttori finanziari della Svizzera. Nella categoria Imprese SMI si è imposto Michel Demaré di ABB SA (nel 2010 Theophil H. Schlatter di Holcim), nella categoria Ditte SPI Roland Abt di Georg Fischer SA (nel 2010 Gerard van Kesteren di Kühne & Nagel) e nella categoria Membri CFOs Reto Conrad di Emmi SA (nel 2010 Andreas R. Herzog di Bühler). Fra gli 11 membri della giuria figurava anche Hans Baumgartner, responsabile Affari PMI al Credit Suisse. Per maggiori informazioni: www.swisscfoday.ch
Johanna DürmüllerBol Young Classic Award 2011 Il Festival di Davos promuove i talenti
Nel quadro di Interlaken Classics è stato premiato per la quinta volta un promotore delle giovani leve in campo musicale. Nel 2007 il premio dotato di 20 000 franchi era stato assegnato ad AnneSophie Mutter e alla sua fondazione, mentre lo scorso anno è stato vinto dall’Accademia Sibelius di Helsinki (rettore Gustav Djupsjöbacka). Nel 2011 ha vinto il Festival di Davos young artist in concert con la sovrintendente Graziella Contratto (nella foto). La manifestazione, che nel 2010 ha festeggiato il 25° anniversario dalla sua fondazione, si terrà quest’anno dal 23 luglio al 6 agosto. Per maggiori informazioni: www.davosfestival.ch e www.interlaken-classics.ch
Credit Suisse Sports Awards 2010 Ariella Kaeslin e Simon Ammann
In dicembre la ginnasta Ariella Kaeslin è stata eletta sportiva dell’anno per la terza volta consecutiva. Simon Amman, due volte doppio campione olimpico nel salto con gli sci, si è imposto quale sportivo dell’anno. Gli altri vincitori: la nazionale di calcio U17 campione del mondo (squadra), Dany Ryser (allenatore), Mike Schmid (rivelazione) e Christoph Kunz (sportivo disabile). Chantal Cavin, collaboratrice del Credit Suisse, è salita sul secondo gradino del podio per la terza volta dopo il 2007 e il 2009. A Rio de Janeiro, la nuotatrice non vedente si è laureata tre volte campionessa mondiale in vasca corta.Per maggiori informazioni: www.sports-awards.ch
Giornate musicali di Stans e Jazz Festival di Sciaffusa Nuovo premio per il jazz formato giovani
Il vincitore del nuovo concorso delle scuole jazz svizzere riservato ai giovani avrà l’opportunità di esibirsi alle Giornate musicali di Stans, sabato 7 maggio, e al Jazz Festival di Sciaffusa del 2012; inoltre beneficerà di un band coaching e sarà assistito nella produzione di un CD. schi
Premi e premiati
01
66 Credit Suisse
bulletin 1/11 Credit Suisse
Testo: Andreas Schiendorfer
Dopo il grande successo della retrospettiva di Robert Mapplethorpe nel 2010, il Museo d’Arte riaccende i suoi riflettori su un artista fotografo americano. Ma
Man Ray è davvero americano? Nato il 27 agosto 1890 a Filadelfia – al secolo Michael «Emmanuel» Rudnitzky, primo di quattro figli di genitori ebrei russi – era cittadino statunitense e trascorse anche metà della sua vita negli States, ma la sua ispirazione artistica nacque e crebbe nelle avanguardie europee, in particolare quelle della scalpitante e ribelle Parigi, la città che amò più di tutte e nella quale soggiornò una pri ma volta dal 1921 al 1940. Tant’è che il suo rientro in America insieme a Salvador Dalí, per sfuggire alla dittatura nazionalsocialista, fu per lui più un esilio che un ritorno. In Francia tornò a trascorrere l’ultima parte della sua vita, dal 1951 al 1976.
Decisivi per la sua carriera artistica furono gli anni alla Modern School del Ferrer Center a New York, istituto noto per i suoi metodi di insegnamento fuori dagli schemi e i suoi insegnanti ispirati da ideali liberistici, che spalancò le sue porte al 22enne Ray e lo indirizzò di fatto verso il Dada, movimento che poi lo vide tra i massimi esponenti. Dalla pittura, sempre più caratterizzata da una propria figurazione futuristico–cubista, nel 1915 compì il salto all’arte tridimensionale. In questa fase fu l’artista francese Marcel Duchamp
Incurante, ma non indifferente: Man RayIl Museo d’Arte di Lugano dedica la sua nuova mostra, fino a metà giugno, all’eclettico artista americano Man Ray.
Arte
01 Man Ray. «Le Violon d’Ingres». 1924. Man Ray Trust. Ritratto di spalle di Kiki de Montparnasse con le «effe» del violino, ispirato da «La Grande Baigneuse» di JeanAugusteDominique Ingres. Quest’ultimo amava dipingere il nudo e suonare il violoncello.
02 Man Ray. «Les Larmes». 1924. Man Ray Trust.
a motivare il suo approccio alla fotografia, complice una fotocamera che Man Ray si era da poco procurato.
Sul piano dei contenuti, nella sua opera ebbero un ruolo sempre più centrale l’inconscio e le suggestioni mistiche, elementi che a partire dal 1919/20 ritroviamo nei fotogrammi e nelle rayografie, immagini senza macchina fotografica su carta fotosensibile.
Giunto in Europa, in compagnia dei suoi amici Marcel Duchamp e Francis Picabia, divenne protagonista della scena artistica parigina a Montparnasse. I suoi fotoritratti di amici artisti rappresentano non solo capolavori nel loro genere, ma anche documenti storici. Nella Ville Lumière, Man Ray si dedicò anche alla fotografia di moda e al nudo d’arte, come testimonia una delle sue opere in assoluto più celebri, «Le Violon d’Ingres», raffigurante la sua amata Kiki de Montparnasse ripresa di spalle con le «effe» del violino (si veda l’immagine 01). Si cimentò inoltre nel cinema d’arte, ma con modesti successi.
Dopo il suo rientro dall’esilio americano fotografò nuovamente molti artisti come Juliette Gréco o Catherine Deneuve, ma al contempo tornò a esprimersi nella pittura con i suoi «Natural Paintings». In Svizzera, opere di Man Ray furono esposte ad esempio nel 1966 al Kunsthaus di Zurigo in occasione della grande retrospettiva Dada per il 50° anniversario. E anche il biglietto d’invito per la frequentatissima mostra di Picasso che si è appena conclusa al Kunsthaus recava una foto di Man Ray, grande amico del pittore malagueno, anch’egli parigino di adozione.
Man Ray morì il 18 novembre 1976 a Parigi. Sua moglie, Juliet Browner, fece incidere sulla lapide l’epigrafe «unconcerned, but not indifferent» (incurante, ma non indifferente) e in seguito fondò anche il «Man Ray Trust» con molte opere originali. Il sito della fondazione, pur offrendo un’eccellente documentazione dell’opera di Man Ray, non può competere con la grande opportunità offerta dal Museo d’Arte di Lugano di ammirare gli originali.
02
01
Man Ray. Museo d’Arte, Lugano, 26 marzo – 19 giugno 2011
www.mdam.ch www.manraytrust.com Foto: 2010, Prolitteris, Zurigo | Fondazione Adolf Wölfli, Kunstmuseum di B
erna
Credit Suisse 67
Credit Suisse bulletin 1/11
Il Kunstmuseum di Berna, la «casa» di
Adolf WölfliChi ama l’Art brut può
sempre incontrarla al Kunstmuseum di Berna, dove sono in mostra
i quadri dell’artista bernese Adolf Wölfli. Attualmente in un affascinante
confronto con i vecchi maestri del Medioevo.
Irgendwann irgendwohin unterwegs im ICN Adolf Wölfli (In viaggio chissà quando e per quale meta nell’ICN Adolf Wölfli), questa la citazione del pittore e scrittore dell’Emmental che il viaggiatore legge sulla parete della carroz
za. Ne resta affascinato e al contempo irritato, profondamente ispirato pur senza approdare alla perfetta comprensione di quelle parole. La citazione proviene dal suo scritto «Von der Wiege bis zum Graab», pubblicato nel 1985, ma già realizzato dal 1908 al 1912. Nel manicomio di Waldau presso Berna. Adolf Wölfli vi viene ricoverato nel 1895
con la diagnosi di schizofrenia, dopo il tentativo di violenza carnale ai danni di una bambina. È possibile che la sua vita sarebbe stata diversa, e sotto certi aspetti normale, se non avesse trascorso un’adolescenza da bambino in affidamento, così avvilente e nella quale si è costretti a crescere fin troppo in fretta. Straordinario è che Adolf Wölfli – come anche Robert Walser, in modo diverso – scopre a 35 anni nella sua più profonda interiorità una provvidenziale sorgente di arte che lo tiene in vita, caratterizzata da una produttività e da una qualità misteriosa, che ancora oggi non finiscono di stupire.
03 Adolf Wölfli. «Die DrachenfelsTrimbachEisenbahnFuss und FahrBrücke, in China». 1909. Fondazione Adolf Wölfli, Kunstmuseum di Berna.
04 Adolf Wölfli. «Die Kreuzigung Jesus Christi». 1917. Fondazione Adolf Wölfli, Kunstmuseum di Berna.
Con la sua opera «Ein Geisteskranker als Künstler», nel 1921 Walter Morgenthaler – per molti anni suo assistente medico – richiama l’attenzione su Wölfli. Ma l’affermazione tarda a venire, frenata anche dalla natura troppo bizzarra di questo gigantesco lavoro. Saranno l’artista francese Jean Dubuffet, nel 1945, e poi il gallerista bernese Harald Szeeman, a partire dagli anni Sessanta, ad accendere nell’attuale universo dell’arte la stella del maggiore esponente dell’Art brut e a renderlo accessibile al grande pubblico.
Nel frattempo Adolf Wölfli gode di ampia notorietà. Ma lo si conosce davvero? Davanti alle sue opere si scoprono sempre nuove sfaccettature. Nata nel 1975 e oggi diretta da Daniel Baumann, la Fondazione Adolf Wölfli è domiciliata al Kunstmuseum di Berna e con le sue mostre assicura sempre nuovi e appassionanti viaggi di scoperta: e questa volta il viaggio ci porta indietro nel Medioevo. Il garzone e manovale incolto conosceva davvero i vecchi maestri oppure ha scoperto solo dentro di sé i suoi motivi? La sua interpretazione e il suo uso dell’iconografia cristiana sono comunque estremamente originali. E quindi degni di una riflessione. schi
Arte
03
04
Esposizioni: Adolf Wölfli Univers Rétrospective, Lille/Villeneuve d’Asque, LaM, Lille métropole musée d’art moderne, d’art contemporain et d’art brut, 9 aprile – 3 luglio 2011
Adolf Wölfli. Municipio di Ingelheim. Giornate internazionali di Boehringer Ingelheim. 3 maggio –10 luglio 2011
www.kunstmuseumbern.ch www.adolfwoelfli.ch
68 Credit Suisse
bulletin 1/11 Credit Suisse
Inserzione
L a Svizzera è chiamata il serbatoio idrico d’Europa: dalle sue cime l’acqua scende verso il Mare del Nord (Reno), il
Mediterraneo occidentale (Rodano), l’Adriatico (Ticino/Po) e il Mar Nero (Inn/Danubio). E a proposito di acqua come non ricordare i numerosi parchi acquatici, che offrono svariate attività all’insegna dell’intrattenimento e della distensione! Non lontano dal Reno a Basilea, ad esempio, ci si può persino tuffare nell’ambiente tipico della valle Verzasca: basta varcare la soglia di aquabasilea, il più grande parco acquatico del paese con una superfi cie utile di oltre 13 000 metri quadrati. Il centro balneare dedicato all’avventura e
alla salute ospita varie piscine con un volume complessivo di oltre 2200 metri cubi e non meno di sette scivoli, un ampio spazio sauna e un settore riservato allo spa e al fitness. «Ma con i numeri bisogna stare attenti», precisa Andreas Schauer, consigliere di amministrazione della società di gestione aquabasilea SA: «Un centro del genere non è mai finito». Il progetto da 270 milioni di franchi, finanziato tramite investimenti im mobiliari del Real Estate Asset Management del Credit Suisse (si veda il dossier), all’inizio ha faticato a conquistare gli amanti del l’acqua. Tuttavia, dopo un adeguamento dei prezzi d’entrata e dei parcheggi, le affluenze al parco acquatico e al business e wellness hotel Courtyard By Marriott raggiungono ora facilmente gli obiettivi prefissati. Per saperne di più vi rimandiamo alla nostra rivista Internet, dove potrete altresì partecipare al sorteggio di 6 × 2 carte giornaliere. schi
aquabasilea
A casa, anzi in vacanza
aquabasilea di Pratteln, il più ampio parco acquatico
della Svizzera, festeggia il suo primo compleanno. Vincete due delle dodici carte giornaliere in palio.
www.creditsuisse.com/bulletin
www.credit-suisse.com/bulletin
Credit Suisse 69
Credit Suisse bulletin 1/11
Foto: Marco Blessano | Credit Suisse | Aquabasilea AG, www.aquabasilea.ch
Branch Excellence Succursale di Uster Nell’ambito dell’iniziativa Branch Excellence, fino al 2010 sono state rimodernate novanta succursali del Credit Suisse all’insegna di un nuovo look comune ispirato all’attenzione al cliente e alla sensibilità ambientale. La sede di Uster è stata riaperta lo scorso 1° novembre.
bulletin: Da quando il Credit Suisse è presente a Uster?Ruedi Grünenfelder: La nostra presenza in città risale al 1892, anche se allora come succursale della Banca Popolare Svizzera. L’edificio realizzato all’epoca, ubicato in posizione centrale nei pressi della stazione, è di proprietà della banca dal 1912.
Come si è svolta la ristruttura-zione?Si è trattato di una sfida impegnativa, dal momento che l’immobile è sottoposto a tutela dei monumenti e aveva già subito numerosi interventi. Abbiamo attuato il progetto in nove mesi con una spesa complessiva di circa otto milioni di franchi. E ne è valsa la pena: le sale adibite ai colloqui, che ospitano le opere di artisti svizzeri, sono il fiore all’occhiello della sede rinnovata, e i clienti hanno mostrato di apprezzarle moltissimo. Ottima anche la collaborazione con gli imprenditori e artigiani della città e della regione, che hanno assorbito circa l’80 per cento delle commesse legate al progetto.
Che importanza riveste Uster per il Credit Suisse?Con 32 000 abitanti, Uster è la terza città del canton Zurigo. Diverse ricerche hanno mostrato il grande potenziale dell’Oberland zurighese in termini di clientela privata e commerciale. Presso la sede lavorano attualmente 40 collaboratori. Sono convinto che nell’immediato futuro, grazie alla ristrutturazione, potremo ampliare notevolmente la nostra presenza. schi
Ruedi Grünenfelder, responsabile Clientela privata Uster
Tracce di effimeroNelle succursali di Arosa, ChâtelStDenis, Giubiasco,
St. Margrethen, ZurigoUraniastrasse e Uster sono esposte alcune opere dell’artista Dominique Lämmli.
Arte nell’architettura
Nata nel 1964, Dominique Lämmli lavora a Zurigo: non solo pittrice, l’artista si esprime con installazioni, creazioni con oggetti e disegni. Quello qui riprodotto
s’intitola «Fliegen1» (Mosche1) ed è attualmente esposto nella succursale di Uster. L’opera, composta di due fogli accostati di 120 × 80,5 cm ciascuno, è parte di un progetto chiamato «Innamorata dei pianeti», che impegna l’artista ormai da diversi anni e nel quale trovano espressione paesaggi fiabeschi fatti di cespugli, fiori, boschi e animali.
Il titolo del disegno ci invita a immaginare, dietro gli aloni neri impressi sui fogli, tanti insetti ronzanti. Normalmente pensiamo alle mosche con fastidio, le consideriamo brutte e persino cattive; anche la letteratura non è molto benevola: Mefistofele è chiamato «dio delle mosche» nel «Faust» di Goethe, mentre nella tragedia «Le mosche» di JeanPaul
Sartre esse incarnano le dee della vendetta. Dominique Lämmli sembra regalare a questi insetti disprezzati una nuova dignità: in una mescola di lacca e guazzo, posata sulla carta come un velo di carbone, le mosche danzano sul foglio bianco come in uno spazio immaginario e libero, seppur spazialmente delimitato e indifferente. Sul foglio bianco si assiste al tentativo di fermare per l’eternità le piccole avventure della loro vita terrena altrimenti brevissima. Raquel Brühlmann, stagista presso il Servizio Arte
«Fliegen-1» Dominique Lämmli, 2009, guazzo, ossido di ferro nero su carta, due fogli, 120 × 80,5 cm cad. Collezione del Credit Suisse, inv. 2010/12382.
70 Credit Suisse
bulletin 1/11 Credit Suisse
Passione e frustrazione come fonti d’innovazionePassione, curiosità e frustrazione: per i relatori del 5° Swiss Innovation Forum di Basilea sono questi i fattori che stimolano l’innovazione. Tra gli ospiti della manifestazione anche Jimmy Wales, cofondatore di Wikipedia, e Joseph Jimenez, CEO di Novartis.
Testo: Dorothée Enskog
Fare innovazione significa credere in qualcosa, essere in grado di lasciare un segno», ha spiegato al pubblico del 5° Swiss Innovation Forum Joseph Jimenez, CEO della casa farmaceutica
Novartis. «Significa cambiare il paradigma e il modo di affrontare le cose». Ma l’innovazione in campo farmaceutico ha il suo prezzo. «Per innovare dobbiamo ottenere rendimenti interessanti sul capitale investito. Immettere sul mercato una nuova molecola costa in media circa 1,5 miliardi di dollari», ha svelato Jimenez.
All’origine della rapida ascesa di Wikipedia non vi è invece il risultato di innovazione tecnologica né di ricerca innovativa. L’enciclopedia gratuita online, andata in rete all’inizio del 2001, conta oggi oltre 17 milioni di voci. «Wikipedia è stata tuttavia fonte di innovazione sul piano sociale. Oggi una vasta comunità aperta di contributori collabora gratuitamente con l’obiettivo di riassumere la totalità del sapere umano», ha spiegato Jimmy Wales, cofondatore di Wikipedia.
La passione come chiave del successo
Wikipedia conta circa 100 000 contributori attivi. A Wales viene spesso chiesto che cosa possa motivare queste persone a dedicare tanto tempo a questo progetto. «Credo che molti trovino stimolante l’idea di un’enciclopedia gratuita nella quale condividere con altri le proprie conoscenze. Ed è anche divertente costruire insieme qualcosa in tempo reale». Attualmente quasi il 90 per cento dei contributori è costituito da uomini, probabilmente a causa della complessità di alcune funzioni di editing. «Stiamo cercando di semplificarle», ha sottolineato Wales. L’età media degli editor è di soli 26 anni, e la quota di contributori con un dottorato di ricerca è doppia rispetto alla media della popolazione totale. Circa 400 milioni di persone si informano ogni mese su Wikipedia, che è così il 5° sito più cliccato della rete.
La curiosità traina l’innovazione
«La passione è alla base di creatività e innovazione», ha dichiarato convinto JeanClaude Biver, CEO della casa di orologi svizzeri Hublot. Biver, una figura chiave nell’ambito della positiva svolta del brand Omega, considera la creatività più importante della conoscenza. «Il sapere è accessibile a tutti, mentre l’innovazione è basata sulla creati vità. Bisognerebbe chiedersi ogni giorno: ‹Come fare le cose diversamente?› Ripeten
Swiss Innovation Forum
01 La società Optotune SA di Dübendorf (a destra il CEO Manuel Aschwanden) ha ricevuto lo Swiss Technology Award nella categoria Startup. Optotune ha messo a punto una lente a regolazione progressiva che rappresenta un’importante evoluzione per le fotocamere dei telefoni cellulari.
02 Malcisbo SA di Zurigo (nella foto il CEO Lino Camponovo, secondo da sinistra) ha vinto nella categoria Seed per lo sviluppo di vaccini biotecnologici, ad esempio contro la verminosi.
03 HeiQ Materials SA di Bad Zurzach (a destra il CEO Carlo Centonze) si è distinta nella categoria Maturity Stage. L’azienda sviluppa effetti tessili da impiegare ad esempio per applicazioni mediche o per Oilguard, un tessuto in grado di assorbire il petrolio.
04 Swiss Technology Award: un riconoscimento molto ambito e meritato. Maggiori informazioni al sito www.chinnovation.ch
04
Foto: Swiss Innovation Forum
| H
ilti A
ktiengesellschaft
03
01 02
Credit Suisse 71
Credit Suisse bulletin 1/11
do sempre le stesse cose finiremmo per trasformarci in musei. La curiosità è ciò che ci mantiene giovani e creativi». Biver ha anche illustrato la sua filosofia aziendale di grande successo, che è articolata su tre pilastri: condivisione, rispetto e perdono. «Un manager deve condividere le sue conoscenze, le sue perplessità e i suoi errori rispettando chiunque lungo l’intera scala gerarchica, compreso il personale di pulizia». Un manager deve inoltre saper perdonare gli errori e gli insuccessi in quanto fonte d’insegnamento. Ad eccezione, naturalmente, degli errori reiterati, ammette Biver.
Anche la frustrazione può ispirare
È stato il senso di frustrazione dovuto all’impossibilità di visualizzare dati o statistiche con un software a spingere il fondatore della Gapminder Foundation, Ola Rosling, a sviluppare un innovativo strumento di visualizzazione. «La frustrazione si è trasformata in amore per il mio prodotto», confida. Il suo tool consente agli utenti di convertire in pochi secondi trend a lungo termine, inclusi mi gliaia di dati, in grafici o tabelle. «Possiamo migliorare il mondo solo con le decisioni giuste. E per prendere le decisioni giuste dobbiamo poter accedere a dati comprensibili». Gapminder è stata acquistata da Google nel 2007 ed è ora parte integrante del motore di ricerca per la visualizzazione dei dati economici disponibili. «Purtroppo molte entità pubbliche non vogliono condividere con noi le loro banche dati», osserva dispiaciuto Rosling, indicando la Banca mondiale e l’Eurostat tra le rare eccezioni. Quest’anno il Credit Suisse ha sponsorizzato per la prima volta il forum sull’innovazione.
Intervista: Andreas SchiendorferCapitale di rischio
«L’innovazione è il volano dell’economia svizzera»
Dieci grandi imprese svizzere, tra le quali il Credit Suisse,
hanno dato vita nel 2000 al fondo di capitale di rischio
Venture Incubator. Il presidente Pius Baschera trae un bilancio.
Secondo il barometro dell’identità
Credit Suisse, il 67 per cento degli sviz-
zeri è molto fiero della nostra repu-
tazione internazionale per l’alta qualità,
mentre solo il 35 per cento è soddi-
sfatto della forza innovativa svizzera.
La qualità dell’economia svizzera si fonda in gran parte sulla sua capa cità innovativa. In termini di ricerca, numero di brevetti o riferimenti in riviste di carattere scientifico, la Svizzera si colloca sicuramente ai primissimi posti. Il giudizio piuttosto negativo che emerge dal sondaggio si riferisce forse al fatto che il trasferimento sul piano pratico può essere migliorato. E questo è vero.
Può essere utile il capitale di
rischio in questo contesto?
Certamente. Per questo un decennio fa dieci aziende hanno creato Venture Incubator, investendo dieci milioni di franchi ciascuna.
Perché vi partecipa anche Hilti?
Anche per voi è importante l’innova-
zione?
Anche noi possiamo trarre vantaggio da un clima di progresso e innovazione in Svizzera. Del resto, per Hilti l’inno vazione ha sempre svolto un ruolo di cruciale importanza. Ed è bene che sia così: senza innovazione una grande azienda non potrebbe sopravvivere. La capacità innovativa non si limita tuttavia ai prodotti, bensì riguarda anche processi e modelli di business.
Qual è il bilancio dei primi dieci
anni di Venture Incubator?
Assolutamente positivo. Per questo
motivo nel 2009, in piena crisi economica, abbiamo deciso di prorogare il nostro impegno a tempo indeterminato.
Ci potrebbe citare qualche cifra?
Finora abbiamo investito 116 milioni di franchi in 35 imprese, che hanno creato circa 750 posti di lavoro di grande valore. In seguito a 11 uscite ab biamo svincolato 53 milioni di franchi, che ora ci accingiamo a reinvestire.
Alcuni esempi di successo?
Fra le aziende vendute figurano ditte come Endoart, HPL, EsbaTech o Picodrill, che hanno già saputo distinguersi nel proprio settore. Anche l’attuale portafoglio vanta analoghi casi di successo.
Vi siete mai sbagliati nelle vostre
valutazioni?
Ogni investimento è sottoposto a un attento esame da parte dei partner di Venture Incubator e dell’Investment Committee. Tuttavia, dato che investiamo anche in startup che si trovano nella fase iniziale, qualche contraccolpo è inevitabile.
Per finire, qualche commento sulla
concorrenza. La disturba la comparsa
sul mercato della SVC-SA per il capi-
tale di rischio delle PMI?
Ai fini della promozione delle startup è positivo che vi siano molti investitori. Sebbene la SVCSA si rivolga a imprese che hanno già raggiunto l’accettazione del mercato, vi sono interessanti forme di partnership, come nel caso della sonicemotion.
Pius Baschera, presidente di Venture Incubator e presidente del CdA di Hilti
www.ventureincubator.ch www.svccapitaledirischio.ch
bulletin mobile
www.credit-suisse.com/mbulletin
Inserzione
72 Credit Suisse
bulletin 1/11 Credit Suisse
Sigla editoriale Anno 117, 5 volte all’anno in italiano, tedesco, francese e inglese EDITORE Credit Suisse AG Casella postale 2, CH8070 Zurigo, Telefono +41 44 333 11 11 REDAZIONE Daniel Huber (dhu; direzione), Andreas Schiendorfer (schi); Regula Brech bühl (rb), Dorothée Enskog (de), Michael
Krobath (mk), Mandana Razavi (mar). Collaborazione: Fabienne de Lannay (fdl), Ivana Bianchet (dossier). Contatto: redaktion.bulletin@credit suisse.com REALIZZAZIONE www.arnold.inhaltundform.com Progetto grafico: Michael Suter, Luzian Meier, Maja Davé, Alice Kälin, Angelique Bolter Gestione dei pro-cessi: Karin Cappellazzo Traduzione italiana: Servizio linguistico del Credit Suisse: Francesco Di Lena, Luigi Antonini, Michele Bruno, Livia
Marazzi, Roberto Negroni, Ezio Plozner Stampa: Swissprinters Zürich AG DATI MEDIA/CONTATTO Marketing: Veronica Zimnic Tiratura REMP 2009: 7461 Registra-zione ISSN: 16624580 Internet: www.creditsuisse.com/bulletin Inserzioni: printad kretz gmbh, telefono +41 44 924 20 70, bulletin@kretzgmbh.ch Cambiamenti: si veda il modulo di ordinazione Riproduzione di testi: consentita con l’indicazione «Dal bulletin del Credit Suisse».
COMMISSIONE DI REDAZIONE Richard Bachem, Nicole Brändli, René Buholzer, Urs P. Gauch, Fritz Gutbrodt, Anja Hochberg, Angelika Jahn, Bettina Junker Kränzle, Hanspeter Kurzmeyer, Andrés Luther, Charles Naylor La presente pubblicazione persegue fini informativi. Non costituisce né un’offerta né un invito all’acquisto o alla vendita di valori mobiliari da parte del Credit Suisse. Le indicazio ni sulle performance registrate in
passato non garantiscono un’evoluzione positiva per il futuro. Le analisi e le conclusioni sono state elaborate dal Credit Suisse e potrebbero già essere state utilizzate per transazioni effettuate da società del Credit Suisse Group prima della loro trasmissione ai clienti del Credit Suisse. Le opinioni pubblicate sono quelle del Credit Suisse al momento della stampa (con riserva di modi fiche). Il Credit Suisse è una banca svizzera.
Nuovi territori all’orizzonteDaniel Küng
CEO dell’Osec
Postato da...
L’Osec fornisce informazioni, consulenza e assistenza alle PMI della Svizzera e del Liechtenstein nell’ambito di progetti commerciali internazionali. Il Credit Suisse ha stretto una partnership con l’Osec all’inizio del 2009.
Indicatore export delle PMIL’indicatore export trimestrale è elaborato sulla base delle prospettive di export delle PMI espresse dall’Osec e del barometro delle esportazioni del Credit Suisse. La prossima rilevazione sarà pubblicata il 7 aprile e potrà essere consultata al sito www.creditsuisse.com/research.
Forum del commercio esteroSi terrà il 7 aprile presso la Fiera di Zurigo con il titolo «Nuovi territori – nuove opportunità». Tra i relatori figurano l’autore di bestseller Kjell Nordström, dell’Institute for International Business della Stockholm School of Economics, JeanClaude Biver, CEO di Hublot, e il consigliere federale Johann N. SchneiderAmmann. Il Credit Suisse propone due workshop sui temi «finanziare la crescita» (con Carlo Centonze, CEO di HeiQ) e «la sfida del l’internazionalizzazione» (con Annette Heimlicher, CEO di Contrinex, e Rico Baldegger, HSW di Friborgo). Per informazioni dettagliate si rinvia a www.osec.ch > Forum 2011.
Osec Export AwardI vincitori del 2011 saranno resi noti il 7 aprile. I loro predecessori nel 2010 sono stati bauwerk di St. Margrethen (Stepin) e Contrinex di Givisiez (Success); nel 2009 KTeam, YverdonlesBains, e nel 2007 Schmid Rhyner, Adliswil.
Rivista del commercio estero «Go!» approfondisce semestralmente i temi del commercio estero. È possibile abbonarsi gratuitamente al sito www.osec.ch/publikationen. schi
nuove «tigri» sudamericane Perù e Colombia, diventate improvvisamente allettanti. Ma anche altri mercati come il Sudafrica, l’Egitto, la Corea del Sud e paesi di grande influenza come l’Indonesia e gli Stati del Golfo sono parimenti interessanti.
In passato, sostenere il commercio estero significava principalmente agevolare le esportazioni. Oggi, in seguito alla globalizzazione e a causa della forza del franco svizzero, è anche necessario sostenere il cosiddetto «sourcing». Gli esportatori devono chiedersi dove convenga acquistare componenti e servizi. In considerazione dell’euro debole e della riduzione dei margini delle esportazioni, può essere infatti del tutto logico effettuare il sourcing o gli approvvigionamenti nell’area dell’UE per una migliore copertura contro il rischio di cambio.
Flessibilità, adattamento e aumento della produttività sono obiettivi fondamentali per gli esportatori svizzeri. Ma è più facile a dirsi che a farsi. Anche a noi dell’Osec spettano compiti impegnativi: dobbiamo orientarci a nuovi mercati emergenti, offrire, oltre alla tradizionale consulenza sull’export, anche un maggiore supporto per il sourcing e in generale riuscire a soddisfare le mutate esigenze della nostra clientela PMI. È essenziale che il nostro intervento sia immediato, poiché proprio ora i clienti hanno più che mai bisogno di noi.
Spesso le imprese penetrano in nuovi mercati per diversificare mag
giormente la loro strategia sul fronte dell’export. Oggi, nell’era della globalizzazione, a fronte di una pressione concorrenziale sempre più intensa dovuta al numero crescente di offerenti, è una strategia particolarmente importante, anche se non di semplice attuazione. Molte imprese continuano a risentire infatti dei postumi della crisi economica e patiscono ora anche le conseguenze dell’impennata del franco. Perciò è indispensabile che gli imprenditori tengano gli occhi ben aperti e cerchino costantemente «nuovi territori». Per non arretrare, le imprese devono quindi seguire da vicino le aree in cui si sviluppano i nuovi trend globali nonché i nuovi mercati dove si registrano elevati volumi commerciali.
È dimostrato che quando la Svizzera o l’AELS conclude un accordo di libero scambio con un altro paese, il suo volume commerciale con quest’ultimo aumenta. Emergono infatti opportunità supplementari per le imprese orientate all’export perché i dazi doganali si riducono considerevolmente. Il nuovo potenziale commerciale si afferma soprattutto in quei mercati che fino a quel momento non avevano ancora occupato i primi posti delle loro priorità. È ad esempio il caso delle
Fotos: Osec | Andreas Meier
Poco prima di Natale Roger Federer ha vissuto tre giornate intense come ambasciatore della propria fondazione e di quella di Rafael Nadal. In occasione del gran galà e della partita in casa a Zurigo sono stati raccolti 2,5 milioni di franchi, a cui se n’è aggiunto un altro per la fondazione di Nadal durante il match di ritorno il giorno successivo.
Gran galà per un nobile scopo
Credit Suisse bulletin 1/11
Roger Federer Leader 73
bulletin 1/11 Credit Suisse
74 Leader Roger Federer
Foto: Andreas Meier | Daniel H
uber (Madrid)
Tavola rotonda sulla filantropia: Roger Federer e Oliver Adler, analista al Credit Suisse.
Cornice mozzafiato: 10 500 spettatori fanno registrare il tutto esaurito all’Hallenstadion.
HansUlrich Meister, CEO Credit Suisse Switzerland, comunica il ricavo totale.
Federer e il moderatore televisivo Jann Billeter sorteggiano i premi principali della tombola.
Federer (n. 2 ATP) accoglie il rivale e amico Rafael Nadal (n. 1 ATP) sulla pista di atterraggio.
A spasso per Zurigo: Roger e Rafa davanti alla sede centrale del Credit Suisse a Paradeplatz.
A tu per tu con il grande idolo: 56 giovani talenti si allenano con Roger e Rafa.
Nel 2003 ha fondato la Roger Federer Foundation per aiutare gli altri con il suo successo.
Roger Federer e Rafael Nadal: per una volta, il risultato in campo passa in secondo piano.
Il Match for Africa frutta alla Roger Federer Foundation 2 524 899 franchi!
Il gran galà di beneficenza all’hotel Hyatt raccoglie fondi per la Roger Federer Foundation.
Un’ultima intervista con la TV spagnola prima dell’incontro alla Caja Mágica.
1° giorno, Zurigo
2° giorno, Zurigo
3° giorno, Madrid
Credit Suisse bulletin 1/11
Roger Federer Leader 75
Cinque giorni prima della vigilia di Natale Roger Federer atterra in tarda serata all’aeroporto di Zurigo. L’asso svizzero del tennis ha davanti a sé tre intense giornate come ambasciatore della propria fondazione e di quella di Rafael Nadal. Entrambe sostengono progetti umanitari a favore di bambini disagiati nel terzo mondo. È bastata una breve telefonata di Roger per convincere Nadal a partecipare a un’esibizione di beneficenza a Zurigo. Entusiasta dell’idea, lo spagnolo ha subito proposto di organizzare il giorno seguente un match a Madrid per la sua fondazione.
Per la mattinata successiva il carnet di Roger è denso di incontri e interviste, seguiti nel pomeriggio da una tavola rotonda con ospiti invitati indetta dal Credit Suisse e dedicata alla filantropia, in cui lo sportivo interviene come «special guest» per rispondere a domande sulla Roger Federer Foundation. Oltre che dalla consueta dialettica brillante, i partecipanti sono colpiti dal profondo knowhow che Roger vanta in materia.
Nel contempo, al pianterreno dell’hotel Hyatt fervono i preparativi. La serata di gala a favore della Roger Federer Foundation prevede la partecipazione di circa 300 ospiti. L’evento si apre poco prima delle venti, quando HansUlrich Meister, CEO Credit Suisse Switzerland e «maestro di cerimonie», porge il benvenuto sul palco al più grande sportivo svizzero di tutti i tempi, che fa la sua bella figura anche in smoking.
Nelle prime ore del mattino è in programma un appuntamento con una troupe televisiva della CNN e alle dieci Roger si reca all’aeroporto per incontrare Rafael Nadal. L’attuale numero uno del tennis mondiale è visibilmente felice della calorosa accoglienza sulla fredda pista di atterraggio. Dopo una breve passeggiata a Paradeplatz e lungo la Bahnhofstrasse e un pranzo in un ristorante italiano, i due mostri sacri del tennis partono alla volta dell’Hallenstadion, dove li attendono 56 bambini che non stanno più nella pelle all’idea di poter eseguire un piccolo allenamento con loro. Infine, nello stadio gremito fino all’ultimo posto si disputa il tanto atteso «Match for Africa». Nella cornice di un ricco programma d’intrattenimento, l’intera serata è un tributo all’asso del tennis svizzero, che conquista la vittoria in tre set. La vera trionfatrice dell’evento è però la Roger Federer Foundation: ai circa due milioni di franchi ricavati con biglietti d’ingresso, attività di marketing e sponsorizzazioni si aggiunge infatti oltre mezzo milione in donazioni da parte dei telespettatori. Quando HansUlrich Meister comunica ufficialmente la somma in qualità di rappresentante del Presenting Partner Credit Suisse, Roger trattiene a stento la commozione. Una serata di tennis storica per la Svizzera volge al termine.
La mattina dopo Roger e Rafael s’imbarcano sullo stesso jet diretto a Madrid, dove nel pomeriggio si allenano con bambini e prima dell’incontro visitano l’area VIP degli sponsor e rispondono alle domande dei media. Pare che a Roger faccia piacere stare una volta tanto in disparte. Questa sera i riflettori sono infatti puntati sul numero uno della Spagna. Le tribune della Caja Mágica pullulano di personalità di spicco iberiche, tra cui la regina Sofia. Grazie all’evento, la Fundación RafaNadal raccoglie circa un milione di franchi. A chi gli chiede di pronosticare l’esito del match, prima di scendere in campo Roger risponde con un sorriso: «Spero che duri tre set». I fatti gli danno ragione, anche se oggi è Rafael ad aggiudicarsi il 3° set decisivo. Quando la sera stessa Roger reclina soddisfatto lo schienale del proprio sedile in volo per Dubai, il risultato della partita non gli turba di certo il sonno. Daniel Huber
Amici e ammiratori reciproci: Federer e Testino.
Shooting pubblicitario con Mario Testino, fotografo delle star Per le immagini della nuova campagna pub-blicitaria il Credit Suisse si è affidato a Mario Testino, noto fotografo del mondo della moda e delle teste coronate. Lo shooting si è svolto nell’atmosfera distesa di una villa di Dubai, dove Testino ha reso in immagini lo slogan pubblicitario «Credit Suisse Helping Roger Federer Relax Since 1981».
Il «making of» della sessione fotograficaAvventuratevi dietro le quinte dello shooting pubblicitario con il fotografo delle star Mario Testino e Roger Federer a Dubai. Il reportage e il video sono disponibili online all’indirizzo www.creditsuisse.com/bulletin.
bulletin 1/11 Credit Suissebulletin 1/11 Credit Suissebulletin 1/11bulletin 1/11bulletin 1/11 Credit Suisse Credit Suisse Credit Suisse
Nouriel Roubini, uno dei più autorevoli nomadi globali dell’economia mondiale, parla di se stesso e del perché l’avidità debba essere tenuta a freno dalla paura.
L’amm onitore
78 Leader Nouriel Roubini
bulletin 1/11 Credit Suisse
Foto: Brian Smale
bulletin: La gente la considera una sorta di profeta.
Cosa ne pensa?
Nouriel Roubini: Non mi ritengo un profeta. Alcuni mi hanno per sino soprannominato Dr. Doom (dottor catastrofe). Mi sembra corretto avere una visione realistica delle sfide che minacciano l’economia globale. Non si tratta di essere ottimisti o pessimisti. Per quanto possibile cerco sempre di effettuare stime equili brate, basate sulla valutazione oggettiva di rischi, volatilità e potenzialità rialziste, analizzando i possibili scenari e definendo le varie probabilità. Questo è l’unico approccio possibile di fronte alle incertezze del futuro.
Tuttavia molti non amano questo atteggiamento cauto che
porta a non sbilanciarsi.
Sì, è vero. Degli economisti si dice talvolta che non sanno da che parte stare. Dicono sempre «da una parte…, d’altra parte…». Questo perché è necessario valutare gli scenari e le probabilità. Ma poi bisogna anche essere in grado di giungere a una conclusione personale, trovando il modo di esprimere le proprie convinzioni con prudenza e intelligenza. Ovviamente, se cambiano le condizioni, si deve anche trovare il coraggio di rivedere le proprie opinioni, e non rimanervi testardamente aggrappati.
Tutti noi abbiamo a disposizione gli stessi dati: come è
possibile che finiamo per formulare giudizi così diversi?
Attualmente ho un team di una quarantina di economisti e strateghi che lavorano insieme per capire cosa accade nei paesi, nelle regioni e nei mercati di tutto il mondo. Nessuno può arrivare a detenere il monopolio della saggezza e della verità. Bisogna guardare in faccia la realtà. Io metto in campo oltre 25 anni di conoscenze in materia di teoria economica, analisi empirica della storia, comprensione delle politiche economiche e dei mercati. Quindi, sì, i dati sono gli stessi. Ma per un analista indipendente, lontano dai conflitti di interesse che ruotano intorno alla gestione del denaro, la misura del successo è la propria reputazione. Non è possibile avere sempre ragione, ma la cosa importante è anche il ragionamento. Le cose possono andare in un modo o nell’altro. Dobbiamo cercare di capire quale potrebbe essere lo scenario e quali le implicazioni in termini di prezzi azionari. I dati suggeriscono qual è lo scenario più probabile.
I negoziati commerciali di Doha sono falliti. È un fatto di
rilievo?
Certo, perché solo tramite la progressiva liberalizzazione del commercio a livello multilaterale sarà possibile beneficiare dei vantaggi dell’integrazione commerciale. Il fatto che i negoziati siano entrati in una fase di stallo è negativo, in parte a causa del rischio di un’involuzione dell’attuale liberalizzazione. Certo, le trattative possono proseguire a livello bilaterale. Ma la mia opinione, condivisa da molti economisti, è che gli accordi bilaterali possano condurre a distorsioni commerciali. Pertanto l’approccio migliore alla liberalizzazione commerciale è quello di un processo multilaterale, piuttosto che regionale o bilaterale. Non è la fine del mondo se i negoziati saranno sospesi per qualche anno, ma è utile e auspicabile che vengano ripresi e portati a termine con successo.
Cosa avrebbe voluto sapere e non le è stato detto sulla
pro fessione di economista?
Che viene considerata una scienza triste. Per certi versi non lo è. Comprendere l’economia significa essere in grado di attuare le
Nouriel Roubini è professore di economia presso la Stern School of Business dell’Università di New York, fondatore dell’agenzia di consulenza RGE Monitor e autore di numerosi interventi su CNBC, Bloomberg Television, Financial Times, Wall Street Journal e altre testate di rilievo. Nel 2006, la sua previsione di un incombente collasso dell’economia mondiale, che avrebbe colpito per primo il mercato immobiliare statunitense, ha incanalato l’attenzione sulla sua esclusiva metodologia, un’innovativa tecnica open-source praticata dagli economisti della RGE per spiegare le complesse leggi alla base della moderna economia mondiale. Roubini, forse meglio di chiun-que altro, ha tutte le carte in regola per comprendere le complessità dell’economia mondiale non solo in virtù del suo track record accademico, ma anche della conoscenza di quattro lingue (persiano, italiano, ebraico e inglese) e del fatto che vive praticamente in aereo.
Intervista: Dan Scott
Credit Suisse bulletin 1/11
Nouriel Roubini Leader 79
>
del debito sovrano, come nel caso dell’Uruguay, del Pakistan o dell’Ucraina.
Non è paradossale che un mercato possa essere esposto
alla deflazione tanto quanto all’inflazione?
Vi è sostanziale incertezza su quale dei vari scenari ipotizzati per il futuro dell’economia globale finirà col trasformarsi in realtà. Con questo non intendo dire che vi siano uguali probabilità. A mio avviso, alcuni scenari sono più verosimili di altri. All’orizzonte si potrebbe delineare una fase di crescita moderata, all’insegna dell’«arte di arrangiarsi» oppure una ripresa preceduta da un periodo difficile. Si può immaginare uno scenario di double dip (recessione a W) ad andamento deflazionistico, nel quale tuttavia il disavanzo di bilancio sarà sottoposto a un processo di monetizzazione su larga scala, tale da provocare spinte inflazionistiche. Ritengo che la prospettiva di un esito bipolare dell’inflazione rifletta da un lato la sostanziale incertezza sul futuro dell’economia e dall’altro le preoccupazioni legate alla risposta che il mondo politico saprà dare. In funzione di tale risposta, si potrebbe innescare una spirale inflazionistica o deflazionistica.
Quali sono le sfide imposte dalla rapida crescita economica
dei mercati emergenti?
In un contesto di economia globale, sono molti i rompicapi e gli enigmi che non possiamo capire se non tenendo conto del ruolo assunto dall’integrazione dei mercati emergenti. Ad esempio, nei mercati sviluppati, la retribuzione reale ha subito un calo in termini di redditi di capitale dei lavoratori non qualificati. Ciò non stupirà se prendiamo in considerazione la teoria di base del commercio. Aggiungete all’economia globale 2,2 miliardi di cinesi e indiani, e la retribuzione relativa dei lavoratori non qualificati nelle economie avanzate non potrà che tendere al ribasso con implicazioni, ad esempio, sugli utili e la distribuzione.
Le banche e le imprese tengono ben stretta una riserva
ingente di denaro contante. In entrambi in casi, quale via d’uscita
dalla recessione, non sarebbe più logico attuare una politica
orientata agli investimenti?
Per quanto riguarda le banche, direi che si tengono strette ingenti quantità di riserve eccedentarie, senza praticare prestiti. Se si trattasse solo di un problema di offerta di credito, ma una volta terminato il processo di ricapitalizzazione avrebbero potuto ricominciare a erogare prestiti. A mio parere ciò che trattiene le banche dal concedere prestiti è la debolezza della domanda di credito e il fatto che molte tra le imprese più solide non intendono accedervi. Molte famiglie, già deboli, non prendono prestiti perché sono pesantemente indebitate e vi è ancora preoccupazione da parte delle banche sull’affidabilità creditizia dei beneficiari. >
politiche giuste, quelle che possono trasformare il mondo in un posto migliore. Non si tratta solo di una disciplina intellettuale o di una scienza. È anche l’arte di cogliere le possibilità. Da quando ho intrapreso questa carriera, mi sono reso conto che è molto più sfaccettata di quanto si pensi.
Qualsiasi sia lo scenario atteso dai mercati per il futuro
dell’economia globale (una nuova recessione o un ritorno alla
crescita), quali sono le implicazioni per il dollaro?
In entrambi gli scenari, anche in uno scenario fiacco, il dollaro potrebbe uscirne rafforzato. Ma in fondo, in termini di fondamentali, il biglietto verde dovrebbe indebolirsi per far fronte al pesante deficit delle partite correnti che affligge gli Stati Uniti. L’unico modo per ridurlo è appunto il deprezzamento del dollaro. Il problema è: deprezzamento nei confronti di quale moneta? Non nei confronti dell’euro o dello yen, perché queste economie sono deboli. Dovrebbe indebolirsi nei confronti della moneta cinese o di quelle asiatiche che sono sottovalutate e responsabili di un surplus delle partite correnti. Ma fintanto che le autorità cinesi non daranno segno di voler adottare nuove politiche di cambio, nessun altro paese lascerà che la propria moneta si apprezzi. Quindi, in termini di fondamentali, il dollaro dovrebbe deprezzarsi gradualmente nei confronti delle monete dei mercati emergenti. Ma il processo è bloccato a causa delle politiche adottate dalla Cina e da altri paesi al fine di impe dire questa inversione di tendenza.
Ci racconti tre fatti su Nouriel Roubini l’uomo, non l’econo-
mista.
Direi che i miei interessi spaziano ben oltre i confini dell’economia. Mi interesso di storia, politica e cultura, ma anche di arte. Sono un collezionista di arte contemporanea, soprattutto arti visive. Per comprendere il mondo, è necessario uscire dai limiti della propria disciplina e abbracciare una visione più ampia e rinascimentale della realtà. Inoltre, a dispetto del nomignolo di Dr. Doom, sono piuttosto ottimista. Credo nel lavoro duro, nel successo e nei piaceri della vita così come nella fatica quotidiana. Diversamente da come molti credono, non sono una persona triste e negativa. Infine penso che a distinguermi sia la mia curiosità intellettuale e la curiosità verso il mondo. I due terzi del mio tempo li trascorro in viaggio. Conoscere altre parti del mondo è estremamente importante. Indipendentemente dalla destinazione (Asia, America latina, Europa o Africa), è sempre utile visitare altri paesi e incontrare la gente: dalle due battute scambiate con l’autista, che appena giunto in aeroporto interpello circa l’andamento dell’economia locale, fino all’incontro con i governatori delle banche centrali, i giornalisti e così via. Bisogna ampliare lo spettro delle proprie conoscenze e nutrire passione intellettuale e curiosità verso il mondo. Nessuna cultura nazionale è dominante. Credo che ogni paese, ogni cultura, ogni religione posseggano attributi degni di considerazione.
Per la Grecia la soluzione ideale sarebbe stata la ristruttura-
zione del debito?
A mio avviso, la Grecia affronterà la ristrutturazione del suo debito prima di quanto ci si aspetti. Il tema non è «se», ma «quando» e «come» avverrà il processo. Anche se la Grecia adottasse tutte le misure necessarie, nella migliore delle ipotesi finirebbe con un debito pubblico pari al 148 per cento del PIL. Un livello non sostenibile. Non deve necessariamente trattarsi di un default disordi nato, come nel caso della Russia, dell’Argentina o dell’Ecuador. Potrebbe invece essere una ristrutturazione ordinata
«Degli economisti si dice talvolta che non sanno da che parte stare. Dicono sempre ‹da una parte..., d’altra parte...›.»
80 Leader Nouriel Roubini
bulletin 1/11 Credit Suisse
Foto: Nic Arnold
Le banche in passato svolgevano un ruolo di controllo della qua lità del prestito, ma negli ultimi 20 anni di cartolarizzazione – durante i qua li non hanno fatto quanto dovevano – hanno perso questa facoltà. Vi sono costi fissi sulle operazioni di emissione e di prestito, e proprio ora che il modello di cartolarizzazione «originate and distribute» (frammentazione e trasferimento dei rischi di credito) si è infranto, le banche si limitano a tenere stretto il denaro contante senza riuscire a farne granché.
Penso che il settore corporate sia afflitto dall’incertezza macroeconomica. Come si evolverà la congiuntura? Cosa accadrà a livello normativo? Le società con un rating a tripla o doppia A (highgrade), seppur disponendo di una cospicua liquidità, vedono ridursi i margini di rendimento, mentre le piccole e medie imprese devono ancora fare i conti con la stretta creditizia. Ecco quindi emergere questo sottogruppo del settore corporate: il settore corporate highgrade che è sano e dotato di elevata liquidità, al contrario di molti altri settori attualmente in pericolo. Perché si limitano a tenersi stretto tutto questo denaro e non puntano ad aumentare gli investimenti o la domanda di lavoro? La risposta ha a che fare con il clima di incertezza a livello macroeconomico: con il fatto che la domanda finale è ancora debole e che permane un eccesso di capacità. Penso che in larga misura quel denaro potrebbe essere impegnato in operazioni finanziarie, attività di fusione e acquisizione, programmi di riacquisto del debito e delle azioni proprie e nel rifinanziamento dei piani di previdenza, piuttosto che essere destinato a spese d’investimento e alla domanda di lavoro.
Nel sequel del film «Wall Street» di Oliver Stone lei compare
nel ruolo di se stesso. Se all’inizio del 2007 il suo monito
sui pericoli della finanza complessa fosse stato preso sul serio,
come sarebbe andato a finire il film?
Il film parla della crisi finanziaria. Non so se nel 2007 sarebbe stato possibile modificare il finale. A quel punto era già tardi. Era da troppo tempo che maturavano le condizioni legate alla crescita smisurata del credito, del debito e dell’effetto leva. Quindi il finale della storia sarebbe stato altrettanto drammatico, indipendentemente dalle mie previsioni. Forse, con un’azione di vigilanza più incisiva e una migliore regolamentazione del sistema finanziario, la continuazione della storia racconterà di come siamo riusciti a evitare un’ulteriore crisi finanziaria. La morale del film è che i banchieri e i trader di oggi non sono più avidi dei Gordon Gekko degli anni Ottanta dello scorso secolo, che affermavano che l’avidità è una cosa buona.
Nei mercati finanziari è legittimo, entro certi limiti, lasciarsi guidare dall’avidità e agire secondo la logica del profitto. Ma l’avidità deve essere mitigata dalla consapevolezza delle possibili perdite e deve essere controllata dalla paura. Non serve sperare in provvidenziali operazioni di salvataggio. Fintanto che si nutrirà questa aspettativa e regnerà un modello di remunerazione unilaterale, che garantisce utili e bonus elevati in tempi di prosperità e al massimo qualche bonus in meno in quelli di crisi, vi sarà sempre una propensione al rischio e all’indebitamento tale da alimentare all’infinito il ciclo di espansione e recessione. In un certo senso, nel capitalismo una certa dose di avidità non fa male, ma deve essere mitigata dalla paura e prevedere un modello di remunerazione giusto, che non si basi sull’aspettativa di salvataggi in extremis. Ecco gli insegnamenti che dobbiamo trarre da tutti i Gordon Gekko del mondo. Oggi, ieri e domani. <
Il Credit Suisse Salon ad Abu Dhabi Il settimo Credit Suisse Salon, svoltosi lo scorso autunno ad Abu Dhabi, aveva per tema la «ridefinizione del commercio mondiale». Questa serie di manifestazio-ni consente a esperti del mondo politico ed eco-nomico di dialogare con gli ospiti del Credit Suisse. A fare gli onori di casa è stato Walter Berchtold, CEO Private Banking, che nel suo discorso di benve-nuto ha sottolineato l’importanza storica del com-mercio quale forza trainante dell’economia mondiale. L’oratore principale Nouriel Roubini, nella sua relazione, si è occupato in particolare della nuova situazione venutasi a creare con l’ascesa economica della Cina e dell’India. La successiva tornata di discussioni fra Roubini e gli ospiti è stata moderata dall’ex premier britannico Sir John Major.
Venite a conoscerci a Wädenswil, alla nostra esposizione di 800 m2, oppure online.
+41 (0)44 780 67 55 kuengsauna.ch
Küng Sauna conquista lo spazio in cui si vive. Grazie alla qualità straordinaria, all’innovazione e al know-how raggiungiamo gli standard più elevati e realizziamo oggetti di design unici. Per voi. Swiss Made.
« il mio nuovo wellness.»
KS_11001_Ins_CreditSuisse_220x297_wellness_IT_RZ.indd 1 31.01.11 14:30
Biketec AG | Schwende 1 | CH-4950 Huttwil /BETel. +41 (0)62 959 55 55 | [email protected]
www.flyer.ch
Una strategia sempre sostenibile
La bici elettrica «FLYER» originale svizzera. Qualità indiscutibile!
Provate il seducente abbinamento di mobilità intelligente, efficienza ecologica, libertàindividuale e divertimento di guida assoluto. Quando spingete sui pedali, il silenziosomotore elettrico aumenta la vostra forza muscolare, dosandola nel modo che più viconviene. Avanzerete così in maniera spedita e con un bel sorriso sulle labbra. Pocoimporta se fate un'escursione, se vi recate al lavoro o se andate a fare acquisti in città.
«FLYER» offre a livello mondiale la più vasta gamma di biciclette elettriche del modello PREMIUM!
Ordinate oggi stesso il catalogo FLYER 2011via SMS: SMS con flyerd61 +Nome/Indirizzo al 919 (20 ct./SMS)
via e-mail: [email protected]
per Tel.: 062 959 55 55
CSbulletin_1_11_220x297_it.qxd 10.2.2011 9:29 Uhr Seite 1