La relazione daiuto in una prospettiva sistemico-evolutiva .

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La relazione d’aiuto in una prospettiva

sistemico-evolutiva

www.iprnapoli.it

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Alla nascita il bambino dipende totalmente dall’aiuto degli altri, solo così può svilupparsi. La sua crescita è legata alla scelta di un

adulto, o di una comunità, di prendersi cura di lui.

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Questa comune esperienza ci predispone ad aiutare l’altro e

ci rende appartenenti alla comunità. Non aiutare, invece, ci rende soli, tristi, e

ci priva della possibilità di restituire all’altro il dono della cura.

Aiutare, quindi, non serve solo agli altri, ma anche

a noi stessi.

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Aiutare quindi deriva da un bisogno di compensazione rispetto a ciò che abbiamo ricevuto (onorare l’impegno assunto dai nostri genitori).

Ci sono diversi modi per farlo…

Aiutare in modo professionale è un’arte. Come tale implica una capacità che si può acquisire ed esercitare.Aiutare in modo professionale prevede, dunque, un apprendimento, una formazione.

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Obiettivi principali di una formazione alla professione d’aiuto:

- acquisire una visione di se stessi collegati al mondo (epistemologia);

- conoscenza approfondita di se stessi;

- capacità di stabilire e gestire una relazione d’aiuto utile.

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Principi del pensiero sistemico:

- i sistemi viventi sono totalità integrate le cui proprietà non possono essere ricondotte a quelle di

parti più piccole (il tutto è più della somma delle parti)

- in tutto il mondo vivente troviamo sistemi inseriti dentro altri sistemi tra loro connessi (tutto è

collegato) - ciò che definiamo una parte non è altro che uno schema di una trama inscindibile di relazioni - rete

(spostamento dagli oggetti alle relazioni).

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La concezione sistemica dell’essere umano:

- Il “modello di articolazione intersistemica”

di L. Baldascini.

- Universi intrapsichici e universi interpersonali.

- Isomorfismo tra mondi interni e mondi interpersonali.

- “Mobilità” e “immobilità” tra i sistemi.

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La conoscenza di sé prevede fondamentalmente:

- Conoscere la propria famiglia, attraverso le generazioni. - Individuare i propri schemi

relazionali e modelli di riferimento.

- Approfondire il proprio stile di personalità.

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La relazione d’aiutoLa relazione d’aiuto

-Acquisire una visione sistemica (aerea) che consente di comprendere contemporaneamente

più cose e cogliere i rapporti reciproci tra esse-Esercitare la doppia attenzione a se stesso in

quanto particolare e al sistema (famiglia, gruppo, relazione d’aiuto) in quanto universale

- Sostenere esperienze correttive rispetto a quelle primarie vissute (individuare le risorse).

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“La relazione d’aiuto è un ponte che stabilisce un legame tra due o più soggetti. Nei momenti difficili essa procede se chi chiede aiuto sente di essere compreso e non c’è ricompensa migliore, per lo sforzo di liberarsi dalle cattive abitudini, che sentirsi compresi.”

Baldascini, 2008

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Il counselling secondo l’Associazione Europea di Counselling

“I counsellor professionisti lavorano con individui, famiglie ed organizzazioni. Il counselling è un impegno condiviso tra counsellor e clienti per identificare obiettivi e possibili soluzioni a problemi che causano disagio emozionale; gli interventi mirano a migliorare la comunicazione e le capacità di affrontare sfide, a rafforzare la stima di sé, a promuovere cambiamenti nel comportamento e nel benessere mentale...

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…attraverso il counselling si esaminano comportamenti, pensieri e sentimenti che provocano disagio nella vita quotidiana. Si imparano modi efficaci di affrontare problemi, facendo leva sulle risorse personali. Il counsellor professionista promuove la crescita e lo sviluppo personale secondo modalità che potenziano gli interessi e il benessere del cliente”.

In breve, usa tutti i modi congruenti con l’assunto del rispetto e del’autonomia del cliente per promuovere il suo benessere e prevenire il disagio

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Chi è il counsellor?

medico

infermiere

operatore sanitario

psicologo

consulente

assistente sociale

educatore

insegnante

operatore sociale

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Professionalità che si aggiunge a quella esistente

Professionalità specifica nella relazione d’aiuto

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La carta d’identità del counsellor

Promuove l’incontro e l’integrazione con la diversità

È una figura di rete

Non cura la patologia ma valorizza le risorse