La Città - La Squadra – Gli Eventi LA ANTONIO...

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COPIA GRATUITA IN EDICOLA CON IL ROMA LA SFIDA SFIDA LA IL CAMPIONE E LUMILTÀ DINO ZOFF IL SUO POSTO AL SOLE PATRIZIO RISPO UNA VITA DA DIRETTORE ANTONIO SASSO ETON: IL SUO SUCCESSO CIRO COZZOLINO FOTO MOSCA numero 7 del 03 Marzo 2019 La Città - La Squadra – Gli Eventi La Città - La Squadra – Gli Eventi

Transcript of La Città - La Squadra – Gli Eventi LA ANTONIO...

  • COPIA GRATUITA IN EDICOLA CON IL ROMA

    LASFIDASFIDA

    LA

    IL CAMPIONE E L’UMILTÀDINO ZOFF

    IL SUO POSTO AL SOLEPATRIZIO RISPO

    UNA VITA DA DIRETTOREANTONIO SASSO

    ETON: IL SUO SUCCESSOCIRO COZZOLINO

    FOTO MOSCA

    numero 7 del 03 Marzo 2019La Città - La Squadra – Gli EventiLa Città - La Squadra – Gli Eventi

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  • 3

    di Giovanni Gaudiano

    L’ EDITORIALE

    Al San Paolo con la Juvepensando al Salisburgo

    nizia stasera una settimana Iimportante per il Napoli di A n c e l o t t i . A r r i v a l a Juventus a l San Paolo, s i

    giocherà per il morale, per dare

    una gioia ai tifosi e forse per

    cambiare un'inerzia che dura da

    troppi anni. La gara con i

    bianconeri è sempre molto

    sentita, si sperava di essere più

    vicini in classifica per provare a

    creare qualche preoccupazione

    ad una squadra costruita anno

    per anno con investimenti

    importanti, che però anche

    quest'anno potrebbe mancare

    l 'obiettivo europeo se non

    riuscirà a ribaltare a Torino il 2 a

    0 subito dall'Atletico Madrid al

    Wanda Metropolitano. Poi il

    Napoli ospiterà giovedì i l

    Salisburgo nella gara d'andata

    degli ottavi di finale di Europa

    League. È una

    p a r t i t a d a

    prendere con

    l e m o l l e ,

    ricordando il

    d o p p i o

    confronto con

    la Lazio dello

    scorso anno.

    La squadra

    azzurra dovrà giocare al meglio,

    senza d istrazioni e senza

    sprecare sotto porta per andare

    avanti nella competizione. Una

    vittoria con la Juve potrebbe

    servire da lancio e potrebbe

    confermare che le incertezze

    degli ultimi tempi sono alle

    spalle. Poi doppia trasferta:

    ancora in terra emiliana, dopo

    Parma, a Reggio Emilia per

    affrontare il Sassuolo e quindi

    ritorno di E.L. in Austria nella

    splendida città

    mozartiana; poi la

    gara in casa con

    l'Udinese prima

    della sosta per la

    nazionale. Ci si

    a u g u r a p e r i l

    momento che lo

    stadio San Paolo

    stasera e giovedì sia strapieno,

    che la società faccia uno sforzo,

    valutando il doppio impegno

    ravvicinato, e che i tifosi non

    f a c c i a n o m a n c a r e i l l o r o

    s o s t e g n o. n c e l o t t i , p u r A

    continuando nel suo lavoro

    proiettato al futuro, sembra aver

    oramai scelto, al netto delle

    forzate assenze di Albiol e Mario

    Rui, una formazione base da

    m a n d a r e i n c a m p o c o n

    c o n t i n u i t à . È n e c e s s a r i o

    sostenerlo, considerando che

    qualche giocatore appare logoro

    p e r i t a n t i a n n i d i bu o n

    rendimento e che il Presidente

    dovrà decidere quale t ipo

    d'investimento fare ad inizio

    estate per tentare ancora una

    vol ta l ' assa l to propr io a i

    bianconeri.

  • 4

    ‘‘Napoli’’ La città, la squadra e gli eventi

    Mensile a distribuzione Gratuita

    Consulenza Amministrativa: Francesco MarchionibusStampa, Grafica e Pubblicità: Sport and Marketing Srl

    Progetto Grafico ed Impaginazione: Daniela AltrudaRedazione: Lorenzo Gaudiano, Bruno Marchionibus

    Sede: Viale V. Lamberti - Trav. SpinelliArea Ex Saint Gobain - Caserta

    Collaboratori: Marco Boscia, Marina TopaCon interventi di: Pier Paolo Cattozzi

    Fotografie: Foto Agenzia MoscaIllustrazioni: Giancarlo Covino

    Direzione Editoriale della Soc. Editoriale Napoli SrlsSede Via F. Cilea, 129 Napoli - P.IVA 09045371219Tel. +39 0823 [email protected] - [email protected] Web: www.magazinenapoli.it

    Aut. Tribunale di Napoli n. 50 del 8/11/2018

    “NAPOLI” SARÀ NUOVAMENTE IN EDICOLA CON IL QUOTIDIANO “ROMA” DOMENICA 31 MARZO 2019

    Numero 7 del 03 Marzo 2019

    Direttore Responsabile: Giovanni Gaudiano

    “NAPOLI” – IL SITO

    'avevamo detto che saremmo arrivati anche sul web ed eccoci pronti a offrire il nostro lavoro a Ltutti coloro che volessero leggere, consultare in ogni momento la nostra rivista. Questo numero che oggi avete trovato in edicola è contemporaneamente visibile sul sito. Abbiamo cercato di offrire un prodotto chiaro, leggibile, attuale, aderente alla nostra formula volta all'analisi,

    all'approfondimento. “Napoli” non ha la pretesa di sfidare chi si occupa della notizia momento per

    momento, non è il nostro obiettivo. Al contrario pensiamo di poter offrire a tutti quelli che avranno la

    NASCE: WWW.NAPOLIMAGAZINE.IT

    bontà di seguirci dei servizi che consentano riflessioni, approfondimenti su quanto pubblicato sulla rivista

    cartacea e che raccontino storie e in qualche caso diano magari delle indicazioni a chi volesse conoscere

    meglio la città e gli eventi che vi si organizzano. Seguiremo la squadra con servizi di approfondimento ed

    interviste. Il sito che nasce oggi offre anche la possibilità di entrare nell'archivio storico della nostra

    pubblicazione. Nella gerenza sono presenti due indirizzi e.mail, ai quali potrete scrivere per suggerimenti,

    richieste, informazioni, spiegazioni o quello che riterrete più opportuno. Troverete ovviamente “Napoli”

    anche sui social. Un saluto a tutti ed un ringraziamento speciale a tutti coloro che hanno reso possibile

    questo ulteriore sviluppo dell'iniziativa in così breve tempo. di Giovanni Gaudiano

    mailto:[email protected]:[email protected]

  • dooa.it

  • 7

    IN PRIMO PIANO

    9 Antonio Sasso - Una vita da Direttore

    14 Caro Fulvio: ‘‘Stiamo sereni’’

    17 Quando Zoff mi offrì un piatto bianconero

    IN QUESTO NUMERO

    VERSO NAPOLI - JUVE

    20 Volpecina: il sinistro della presa di Torino

    25 Fulvio Collovati: un campione del mondo

    30 Napoli - Juve: Una rivalità infinita

    33 Ancelotti ed Allegri dal centrocampo alla panchina

    37 Napoli - Juve: La difficile sfida dei numeri

    40 Al Circolo Nautico Posillipo si parla del Napoli

    LA STRADA PER BAKU

    45 Tutti a Salisburgo

    48 Europa League: Si comincia al San Paolo

    LA CITTÀ

    51 Eton Textile: Dalla Campania all’Europa

    56 Patrizio Rispo: L’anima di ‘‘Un posto al sole’’

  • 9

    Antonio SassoUna vita da Direttore

    di Lorenzo Gaudiano

    Al “Roma” si batte per tenere in vita una testata storica e l'idea di un giornalismo che resta alla base dell'informazione

    Le pareti tappezzate di prime pagine di vecchia

    data, riconoscimenti di ogni tipo sugli scaffali

    tra coppe e targhe al merito, foto d'epoca con

    personaggi famosi, pile di giornali e libri sulla

    scrivania con il computer che occupa il posto un

    tempo riservato alla macchina da scrivere.

    “Tutto scorre”, diceva il filosofo Eraclito di

    Efeso. Il tempo scorre inesorabile, l'evoluzione

    procede incessante ma certe cose difficilmente

    cambiano per davvero. La “sacralità”, ad

    esempio, della stanza del direttore in una

    redazione giornalistica non svanisce mai,

    soprattutto con tutti questi richiami al passato.

    Del resto, il Roma è la testata

    giornalistica più antica del

    M e z z o g i o r n o ,

    un'importante componente

    di una storia che dal 1862 ad

    oggi ha per protagonista la

    Napoli post-unitaria. Dalla

    sede al numero 7 di Vico

    Luperano, dove tutto ha

    avuto inizio il 22 agosto di

    quasi 157 anni fa, è a via

    Chiatamone oggi che il cuore della testata

    continua a battere, nonostante le difficoltà

    dell'epoca governata dall'immediatezza del web

    a discapito della cultura e, per rimanere in tema,

    della carta stampata stessa. È proprio qui che la

    parola passa al direttore Antonio Sasso, che

    oggi mette la sua esperienza al nostro servizio

    per rimembrare il passato, riflettere sulle

    avversità del presente e guardare al futuro con

    speranza e ottimismo. - Direttore, come si è

    avvicinato a questa professione? «Ho scritto il

    primo articolo a 17 anni. Avevo superato il

    quarto anno del liceo scientifico al Vincenzo

    IN PRIMO PIANO

  • 10

    Un giovane Antonio Sasso e Maradona Con Vincenzo Matarrese

    Cuoco. Siccome mio padre era funzionario

    della flotta Lauro ed io ero un grande

    appassionato di calcio, chiesi di poter

    collaborare con la redazione sportiva del

    Roma e così iniziai dal basso, dalla Seconda

    Categor i a . Era l a v ig i l i a de l mio

    diciottesimo compleanno e ricevetti

    l'incarico di seguire la sfida Calciatori

    Porto-Anacapri. Arbitro era quell'Esposito

    Liberato di Torre del Greco che fece una

    nobile carriera tra Serie A e partite

    internazionali, diventando in seguito

    Presidente del Comitato Arbitri Regionale.

    Quello fu l'inizio, poi la mia carriera

    progredì. Il periodo lavorativo più bello per

    me risale all'epoca di Maradona. Prima fui

    capo della redazione sportiva di “Napoli

    Notte”, poi passai a “Il Giornale di Napoli”

    dove ho avuto tanti allievi come: Mario

    Orfeo; Paolo Prestisimone; Gianfranco

    Lucariello e Angelo Rossi». - Ha qualche

    aneddoto di quel periodo da condividere con

    noi? «Uno dei miei allievi, Angelo Rossi, era

    diventato molto amico di Maradona. Dopo

    la partita con la Sampdoria vinta dal Napoli

    grazie proprio ad un gol di Diego, in

    redazione stavamo chiudendo la prima

    pagina del quotidiano con un titolo che

    richiamava al rocambolesco colpo di testa

    messo a segno dall'argentino. In quel

    momento Angelo arrivò con Maradona, il

    quale dichiarò che in realtà l'aveva spinta in

    porta con il pugno. Un altro invece riguarda

    l'ultima partita di Diego con la maglia del

    Napoli. Dopo la sfida con il Bari, ai tempi in

    cui ero direttore del Roma al Centro

    Direzionale, il capo della redazione

    sportiva di allora Francesco Degni si presentò con Maradona e per me fu

    una grande gioia, perché tutti gli aneddoti legati all'argentino per me

    hanno un sapore speciale». - Quanto è cambiata la professione di giornalista

    sportivo dal passato ad oggi? «Nell'ultimo decennio c'è stata una rivoluzione.

    Fare giornalismo sportivo prima significava frequentare ogni giorno

    IN PRIMO PIANO

  • 11

    l'ambiente, adesso invece

    c'è una lontananza con le

    società di calcio dovuta

    alla grande abbondanza di

    p r o f e s s i o n i s t i e

    all'immediatezza dei social

    network. Ai tempi di

    Maradona all'allenamento

    presenziavano anche i

    g i o rn a l i s t i , ch e c o s ì

    potevano anche fa r s i

    un'idea sulla formazione

    che la Domenica sarebbe

    stata schierata in campo

    dall’allenatore di turno. Ora le porte sono

    totalmente chiuse ed il nostro lavoro si

    limita a quanto si può ammirare durante le

    partite e alle conferenze stampa. Tornando

    indietro a 50 anni fa, l'arbitro faceva persino

    accomodare in campo in alcune occasioni i

    giornalisti. Addirittura quando gli addetti

    della società ospitante portavano il tè ai

    giocatori, lo offrivano anche a noi». - La

    carta stampata è in crisi da qualche anno. Una

    fase superabile oppure i l

    dominio del web si allargherà

    ancora di più? «Sto lottando

    c o n l a c o o p e r a t i va d e i

    giornalisti del “Roma” per

    tenere in vita la testata

    giornalistica più antica del

    Mezzogiorno. Si tratta di una

    battaglia perché i giovani non

    acquistano e non leggono il

    quotidiano. Il presente è

    nero, il futuro è nerissimo ma

    secondo la teoria vichiana dei

    corsi e ricorsi storici credo

    nell'esistenza di una strada

    per rivalutare la carta stampata. Per

    esempio, si potrebbe riportare la notizia

    qualche giorno dopo con opinioni di esperti

    del settore e interventi di approfondimento,

    cosa che i siti attualmente non fanno. Con il Presidente del CONI Giovanni Malagò

  • 12

    IN PRIMO PIANO

    Q u a n d o m i r e c o

    dall'edicolante della mia

    zona la domenica, non mi

    capita mai di incontrare un

    g i o v a n e c h e s t i a

    acquistando un quotidiano,

    Alle scolaresche in visita

    alla redazione chiedo se in

    famiglia qualcuno legge il

    quotidiano. Nel passato

    qualcuno rispondeva mio

    padre, ora al massimo si

    parla dei nonni. Gli sviluppi

    al momento sono negativi

    ma da direttore di un

    quotidiano cartaceo nutro

    sempre grande speranza nel

    futuro». - Un suo pensiero

    sul nuovo corso della Figc.

    «Dopo il disastro degli anni

    precedenti, si è aperto

    questo spiraglio con il

    presidente Gravina ed il

    Vicepresidente Sibilia, che

    ho seguito sin da quando

    giocava a calcio. Mi riempie di gioia vedergli ricoprire quel ruolo e

    soprattutto alimenta la mia speranza nel futuro». - Da tifoso appassionato,

    che momento sta vivendo il Napoli di De Laurentiis? «Il lavoro del

    presidente va apprezzato perché consente tuttora alla tifoseria di avere

    una squadra ad alto livello sia nazionale che internazionale. A mio parere

    stiamo vivendo un momento negativo, considerando che con un grande

    allenatore la squadra sta avendo difficoltà a ripetere i risultati della

    passata stagione. Mi sono illuso in parte che potesse bastare la bravura di

    Ancelotti, ma i limiti di questa rosa sono evidenti». - Cosa è cambiato con

    Con il Vicepresidente vicario Cosimo Sibilia

  • 13

    l'arrivo di Ancelotti? «L'anno scorso il

    Napoli ha incantato con il suo calcio-

    spettacolo. Ancelotti invece è un

    allenatore di vecchio stampo e più

    pragmatico. Sta rivoluzionando lo schema

    di Sarri, anche se noto finalmente che il

    Napoli comincia ad avere un undici base». -

    L'addio di Hamsik è il frutto di una

    programmazione? «È da apprezzare il

    comportamento del la società nei

    confronti di Hamsik e v iceversa .

    Impossibile rifiutare 27 milioni a 32 anni

    (nove milioni per tre anni). Dispiace tanto perché il capitano ha dichiarato che ama Napoli e i

    napoletani ma è stata comunque brava la società a monetizzare dalla sua cessione. Spero solo che

    non stia nascendo un caso Mertens. Le sue prestazioni non sono sui livelli degli anni scorsi ed è

    probabile che anche lui abbia avuto qualche contatto dall'estero, anche se la società non gli ha

    aperto le porte». - Napoli-Juve è sempre una sfida molto sentita da tutto l'ambiente. Considerando che

    qualche giorno dopo ci sarà la gara d'andata degli ottavi di Europa League, può rappresentare per il Napoli

    rispetto al passato un fastidio verso quello che attualmente è l'unico obiettivo perseguibile?

    «Sicuramente sarà una gara senza

    significato in termini di classifica. Però è

    sempre un big match che la tifoseria aspetta

    con interesse. Io sarei per una maggiore

    attenzione alla sfida di E.L. ma lo sfizio di

    battere i bianconeri c'è sempre». - Il ricordo

    più bello legato a questa sfida?«Ce ne sono

    tanti. Ad esempio, la vittoria in Supercoppa

    nel 1990 per 5 a 1 in un San Paolo pieno è uno

    dei ricordi più belli che ho vissuto da

    giornalista e tifoso. Anche il successo in

    trasferta nell'anno del primo Scudetto fu

    ricordevole. Vedere il napoletano Volpecina

    segnare a Torino è stata una gran bella

    soddisfazione».

    Con Papa Francesco

    Antonio Sasso con Fabian Ruiz

  • 14

    L’OPINIONE

    Caro Fulvio "stiamo sereni"

    di Pier Paolo Cattozzi

    Caro Fulvio, stai sereno. Sì, proprio come Enrico Letta che fu Presidente del Consiglio e oggi dirige l'Istituto di studi politici di Parigi. Non spaventarti (so che già lo sei) per il paragone, ma Tu come Lui sei persona seria ed educata. Lo fu Lui

    accettando lo sgambetto con battuta di un "amico", lo devi essere Tu

    che dopo lo sgambetto sei stato sommerso di battute, per la verità, non

    tutte consapevolmente pertinenti. È vero, Lui è un

    Professore e Accademico che ha frequentato Università di

    mezzo Mondo per mettere a disposizione del suo Paese il suo

    sapere. Mi pare altrettanto vero che Tu, amico Fulvio, per il

    tuo Paese hai alzato una Coppa del Mondo come Pelé (ai suoi

    tempi si chiamava Rimet), Maradona e Cannavaro. Facile

    dire che tutto quel che di prezioso custodisci lo hai portato al

    massimo del valore non solo sportivo se, come ormai dicono

    tutti, proprio il gioco del calcio è metafora della vita. Così ha

    fatto Letta con quel che di prezioso ha messo nel suo

    bagaglio di conoscenza anche se, al momento, si è fermato

    solo (ovvio che si fa per dire!) a una Presidenza del Consiglio

    e a un Seggio in Europa: "Chiaro che non finirà qui,

    professore". Ho scelto questo parallelo politico-sportivo nel

    considerare quanto il dibattito intorno a quese due primarie

    categorie (la politica e lo sport) sia nel nostro Paese caduto in

    basso. Meglio sarebbe a dire "precipitato", visto quanto

    velocemente gli onnipresenti social prediligano le voci meno

    serie e meno educate. Sul fatto delle competenze culturali

    basti citare il dilagare delle fake-news. Caro Fulvio so bene

    che dopo il Mondiale hai fatto anche molto altro e, ad

    esempio, sei stato manager di imprese televisive e hai diretto TV

    private fino ad arrivare alla RAI (credimi, non è poco e non è facile!).

    Non hai il sacro fuoco della battuta come un Gene Gnocchi (comico dai

    piedi buoni), né l'iconoclastico sorriso di Luca Bizzarri (montanaro di

    Le Scusedi Fulvio Collovati:

    ‘‘Mi scuso se le frasi pronunciate

    in chiusura di trasmissione a

    ‘‘Quelli del calcio’’, pure in un

    clima goliardico, abbiano urtato

    la sensibilità delle donne. Me ne dispiaccio, ma non era

    mia intenzione offendere

    nessuno, chi mi conosce sa

    quanto io rispetti l’universo

    femminile

    A pagina 25 l’intervista a Fulvio Collovati

  • 15

    di origine, ma marinaio ligure per navigazione verbo forbita). Di

    entrambi non devi avere nemmeno gli autori visto che sei scivolato di

    brutto su una battuta e, perdipiù, facendo di ogni erba un fascio,

    mescolando l'Inclita e la Profana. Facendo poi ricorso alla prima

    persona dell'indicativo presente, hai vanamente consumato una sorta

    di "imperativo categorico" più somigliante ad un istintivo sfogo che a

    una sentenza definitiva. Fosse solo per solidarietà di classe (pedatoria,

    s'intende) non era proprio necessaria la difesa d'ufficio della

    Grande Carolina Morace (brava e intelligente in campo e fuori)

    né quella della Dirigente Federale Milena Bertolini (un poco

    meno brava come calciatrice, ma preparata come Dirigente e

    preparatissima come allenatrice). Più che la fama poté il ......

    Discorso a parte per quel che riguarda le frequentatrici degli

    sgabelli e dei divani e divanetti TV, aduse più a mostrare il tacco

    18 che la fiera consapevolezza del proprio patrimonio cognitivo

    sul Gioco del Pallone e non solo. Quanto alle giornaliste, di

    categoria e non, non vorrei sbagliare, ma ritengo di poter

    ritenere che la più preparata (lo era anche in cronaca in

    redazione) e autorevole sia Ilaria D'Amico, che non si

    permetterebbe mai di dire a Gianluigi Buffon (il Campione del

    mondo a Berlino) se uscire sui piedi di un lanciato CR7 con

    falcata stretta o a gambe e braccia aperte. Inevitabile la censura

    RAI, caro Fulvio, fattene una ragione considerando che si

    tratta della più importante azienda culturale del Paese, forte di

    professionisti e tecnici ammirati e invidiati in tutto il Mondo

    tanto da garantirsi un posto fisso sul podio delle comunicazioni

    internazionali. Chiaro che i migliori frequentano più gli studi e

    i laboratori che non l'Ufficio Censura pressoché perennemente

    intasato non solo per il regolamento di conti interni, ma anche e

    soprattutto grazie all'attenzione degli "esperti" che ogni Stagione

    politica accredita (secondo diritto!) in via Mazzini. Chissà quanti,

    immagino, "stai sereno" avrai ricevuto dentro e fuori dagli studi. Sappi,

    comunque, che tu sei e sarai per me, ora e sempre, il mio Campione del

    Mondo preferito (insieme a Pelé, Maradona, Cannavaro e qualche

    altro appena, ma pochissimo, più sotto di Voi). Se lo conosci,

    presentami Enrico Letta: ci tengo a incontrare persone serie ed

    educate. Lunga vita a "Quelli che il calcio", quello dallo zoccolo duro,

    quello con Collovati. Con immutata stima (e smettila di dire che non

    hai Amici!) un caro saluto a te e alla tua bella famiglia.

    PS - TATTICA s. f. ...

    comportamento abile e

    accorto, necessario in

    determinate circostanze

    per ottenere da altri quel

    che si desidera (Devoto-

    Oli). Chi meglio di una

    donna. O no?

    Elena Santarelli: ‘‘Se avesse detto:

    «Preferisco che alcune

    persone che non si

    intendono di calcio non

    esprimano pareri sulla

    tattica», sarebbe stato

    meglio’’

  • 17

    TESTIMONE DEL TEMPOdi Mimmo Carratelli

    Quando Dino Zoff

    Bearzot, Pertini e le loro pipe

    'ultimo giorno di febbraio, LVinic io ha spento 87 candeline e Dino Zoff, nella sua casa romana, ne ha spente 77. Il

    vecchio, brontolone friulano, quanti

    r i c o r d i ! I l p o r t i e r o n e m a i

    spettacolare, ma essenzia le,

    campione del mondo a 40 anni dopo

    avere inchiodato sulla linea di porta

    il colpo di testa del brasiliano Oscar

    aprendo la strada, con i gol di

    Pablito, alla finale di Madrid sotto

    la pipa di Pertini e davanti al viso

    ancora più scavato dall'emozione di

    Enzo Bearzot, l'altro friulano,

    a r t e f i c e d i u n c a m p i o n a t o

    memorabile con la squadra azzurra

    più bella. Cinque anni napoletani,

    passato alla Juve mi offrìun piatto bianconero

    dal 1967 al 1972, per Dino Zoff, 143

    presenze di cui 141 di fila mentre

    invecchiavano in panchina Pacifico

    Cuman, un pel di carota di Varese di

    sette anni più anziano di Zoff, e

    Marcello Trevisan, un vicentino di

    Pontecchio, alto appena 1,73, che

    riuscì a giocare sette partite perché

    il Dinosauro si fermò per un

    infortunio. Capitò a metà marzo del

    1972 quando, in allenamento, Zoff

    mise il piede in una buca. Frattura

    del perone, 40 giorni di gesso.

  • 18

    TESTIMONE DEL TEMPO

    Zoff para il colpo di testa di Oscar

    Dino Zoff al Napoli

    Goriziano di Mariano del Friuli, classe 1942, Zoff

    era costato al Mantova 30 milioni nel 1963 dopo

    che aveva giocato due anni a Udine. Quattro anni

    dopo il Napoli lo prese dal Mantova per 120

    milioni, dando anche il portiere Bandoni. Zoff

    debuttò al “San Paolo” in un'amichevole contro

    l ' Independiente con

    parate prodigiose. Fu

    battezzato “Nembo Kid”.

    “Che esageraz ione”

    c o m m e n t ò . S e r i o ,

    s i l enz ioso, con due

    grandi mani, diceva:

    «Sono un uomo dei

    c a m p i , s o n o u n

    contadino, parlo poco.

    Da ragazzo mi sono già

    sent ito un uomo di

    mezza età». u ceduto F

    alla Juventus in cambio

    di Carmignani più 320

    milioni. Andai a trovarlo

    a Torino alla vigilia della

    partita che il Napoli di

    Vinicio perse 1-2 col gol

    decisivo di Altafini ,

    passato anch'egli alla

    Juve dopo g l i ann i

    azzurri, e Zoff parò un

    gran tiro di Juliano

    quando il match era

    sull'uno a uno. a moglie L

    Anna aveva nostalgia di

    Napoli, della bella casa in via Petrarca spalancata

    sull'azzurro del golfo. Dino mi disse: «Mi sarebbe

    piaciuto restare a Napoli. Non ho fatto nulla per

    passare alla Juve. Hanno fatto tutto gli altri». Mi

    raccontava: «Con le mani che ho, se non avessi fatto

    il portiere di calcio, avrei fatto il contadino. Avrei

    potuto fare anche il motorista. Mi piaceva e le mani

    erano buone per farlo. I motori mi sono sempre

    piaciuti e mi sono sempre piaciute le mani sporche

  • 19

    di grasso che frugano nei cuori delle macchine. Ho lavorato in una officina, a Mariano, il mio paese.

    Lavoravo per trentamila lire al mese, per il resto mi buttavo nel calcio. Mangiavo più mele che il resto. Non

    c'era tanto da scialare a quei tempi». pranzo, Dino mi fece uno scherzo dicendo alla moglie di preparare A

    un piatto speciale per me. Quando il piatto arrivò in tavolo mi accorsi che si trattava di pesce in bianco e

    olive nere. I colori della Juventus!

    ‘‘Ho sempre desiderato

    essere portiere, forse perché in

    campo il portiere è un uomo solo ed

    a me piacciono gli

    sport individuali

  • 20

    PAGINE AZZURRE

    Giuseppe Volpecina: il sinistro che �rmò la presa di Torino di Bruno Marchionibus

    Nato a Caserta, cresciuto nelle giovanili del Napoli resterà nella storia della società azzurra per il suo

    attaccamento alla maglia e per quella rete che siglò il risultato nel 1986

    9 novembre 1986. Dopo 29 anni il Napoli, guidato da Maradona, torna a battere la Juventus al Comunale, in una sfida che si rivelerà poi fondamentale nel

    percorso verso il primo storico Tricolore

    partenopeo. A mettere il sigillo sul successo

    napoletano, dopo che le reti di Ferrario e

    Giordano avevano ribaltato il vantaggio

    bianconero di Laudrup, è il sinistro di

    Giuseppe Volpecina, terzino sinistro cresciuto

    tra Casertana e Napoli ed a Napoli tornato per

    volere di Allodi nell'estate dell'86, giusto in

    tempo per laurearsi Campione d'Italia, che

    grazie a quel gol, in quel pomeriggio

    d'autunno, entra di diritto in una delle pagine

    più belle del romanzo della storia azzurra.

    Giuseppe, non possiamo che partire dall'1 a 3

    del 9 novembre '86. Che ricordo ha di quel

    giorno? «Un ricordo bellissimo; quella al

    Comunale fu una giornata indimenticabile

    che ci regalò una vittoria decisiva, non solo

    per i punti conquistati sul campo ma anche dal punto di vista del morale. Il 9 novembre '86,

    insomma, è una data che non si potrà mai dimenticare». Fu il riuscire a battere la Juve nello scontro

    diretto, dunque, che vi diede la consapevolezza definitiva di poter vincere il campionato? «Sì, ma tale

    consapevolezza non venne solo dalla vittoria in sé e dai due punti guadagnati, ma anche e

    soprattutto dal fatto che portammo a casa il risultato vincendo in maniera schiacciante,

    dominando e creando almeno dieci palle gol, con Tacconi costretto in più di un'occasione agli

    straordinari. Quella Juve era una squadra molto forte, ma noi scendemmo in campo desiderosi di

  • 21

    PROFILI

    conquistare la vittoria, e demmo una

    dimostrazione di forza nel riuscirci

    nonostante lo svantaggio». Passando alla

    sfida tra Napoli e Juve in programma il 3 marzo,

    che partita si aspetta? «Assisteremo

    sicuramente ad una bella sfida; al San Paolo i

    match tra queste due squadre hanno sempre

    regalato spettacolo. Partita difficile sia per

    gli azzurri che per i bianconeri, alla quale

    però è un peccato arrivare con un tale gap in

    classifica, che permette alla Juve di poter

    anche perdere senza veder messo in pericolo

    il proprio primato. Ci fosse stato qualche

    punto in meno di distacco, infatti, una

    vittoria del Napoli avrebbe potuto

    significare una riapertura del campionato,

    ma bisogna essere sportivi ed ammettere

    che gli uomini di Allegri sono un'ottima

    squadra e stanno meritando questo primo

    posto». uò essere proprio il notevole distacco P

    in classifica dai bianconeri la causa della scarsa

    affluenza di pubblico al San Paolo dell'ultimo

    periodo? È sicuramente uno dei motivi. Il «

    campionato ormai chiuso non invoglia i

    tifosi ad andare allo stadio, e tra l'altro a

    causa dell'alto numero di partite disputate

    per molti seguire la squadra da vicino

    rappresenta una spesa notevole, anche se

    ultimamente c'è stata una diminuzione del

    costo dei biglietti. C'è anche, a dire il vero,

    un po' di contestazione contro la società,

    così come è da considerare che ad oggi, con

    la possibilità di guardare le partite in TV, c'è

    chi preferisce la comodità di casa. Infine,

    anche se in piccola parte, possono influire

    anche le condizioni non ottimali dello

    stadio». ornando al Napoli del primo T

    Scudetto, quella squadra era forte, oltre che dei

    tanti fuoriclasse acquistati da Ferlaino, anche di

    molti giovani napoletani provenienti dal vivaio.

    Secondo Lei, che tra l'altro ha lavorato per anni

    coi giovani, investire nel settore giovanile

    potrebbe essere il modo giusto per colmare nei

    prossimi anni il gap con la Juve? Investire «

    sulle giovanili è sempre importante, anche

    perché avere in squadra ragazzi formatisi in

    casa permette di risparmiare molti soldi,

    però c'è da dire che in tutti questi anni la

    società non ha mai mostrato l'intenzione di

  • 22

    Volpecinaracconta quell'impresa

    “Ogni tanto si avvicina qualcuno e mi dice

    che quel giorno era a Torino, e poi mi

    racconta il gol. Comincio a pensare che avrei

    dovuto segnarmi tutti i loro nomi in questi

    trent'anni, perché non c'erano così tanti

    napoletani allo stadio

    “Sono un uomo fortunato a cominciare da

    quel gol, nato dall'egoismo di Andrea

    Carnevale: che parte e non la scambia con me

    nonostante gli avessi chiamato il pallone, e

    poi è costretto a darmela. Se avesse passato

    prima, cambiava tutto, e si sarebbe ritrovato

    solo davanti alla porta. Invece , ha

    tergiversato e per questo finisco in

    fuorigioco. Alla fine, sul limite dell'area,

    finalmente, la tocca, io mi fermo e tiro

    “Dopo il gol, non vedevo l'ora che l'arbitro

    fischiasse la fine. Correvo e sapevo di aver

    fatto una cosa importante, non pensavo,

    però, che durasse tanto

    “Il ricordo più bello di quell'anno rimane

    quello legato al pullman che ci portava allo

    stadio per la partita con la Fiorentina, c'era

    tutta la città per strada. Ricordo un fiume di

    macchine e sopra la gente che ci camminava

    sopra per toccare il pullman

    PAGINE AZZURRE

  • 23

    metter su un centro sportivo ad hoc per il

    proprio settore giovanile, cosa che invece

    hanno quasi tutte le big in Italia e in

    Europa». ei tornò a Napoli per volontà di L

    Allodi, conquistato dalla perfetta marcatura che

    riservò a Maradona in un Pisa-Napoli. È

    d'accordo con chi sostiene che non esistono più i

    difensori di una volta o i l gioco si è

    semplicemente evoluto causando modifiche

    n e l l ' i n t e r p r e t a z i o n e d e l r u o l o ?

    «Personalmente ho avuto modo di giocare a

    zona fin da subito, però mi è capitato anche

    di disputare partite in cui mi venivano

    affidate marcature ad uomo, come nel caso

    di Diego. Adesso sicuramente ai difensori

    v i e n e r i ch i e s t o m a gg i o rm e n t e d i

    partecipare alla manovra, però è anche vero

    che gli attaccanti avversari vanno marcati,

    perché giocare a zona non vuol dire lasciare

    l'uomo libero; molte volte, ad oggi, capita di

    vedere giocatori in area soli con il marcatore

    distante due metri, cosa impensabile nel

    calcio di una volta. I difensori attuali sono

    migliorati nel far girare la palla e nel

    partecipare al gioco ma sono, in generale,

    peggiorati nella marcatura; diciamo che a tal

    proposito ci sarebbe da lavorare un po'». a D

    ex terzino sinistro, crede che Ghoulam possa

    tornare ad esprimersi sui livelli precedenti al

    doppio infortunio? Ghoulam si è infortunato «

    proprio nel momento migliore della sua

    carriera, sia dal punto di vista fisico che

    mentale. Adesso fisicamente è recuperato,

    però bisogna avere pazienza, perché questi

    infortuni si assorbono completamente solo

    col passare dei mesi. Penso che tornerà

    l'ottimo giocatore che avevamo ammirato

    prima dello stop e ci darà ancora grandi

    soddisfazioni».

  • BPMed – Banca Popolare del Mediterraneo S.c.p.a.Via Agostino Depretis N° 51 Napoli 80133 - Tel. 081 5521603 - Fax 081 5516704 - E-mail: [email protected][email protected] Palma Campania (NA)Via Nuova Nola, 16A - Tel. 081 8241120

  • L'INTERVISTA

    25

    Fulvio Collovati: campione del mondo come il nostro Diego Armando Maradona

    di Pier Paolo Cattozzi

    Se qualche editore avesse a chiedermi di

    mettere insieme una "Enciclopedia del Gioco

    del calcio", senza esitazione alcuna

    sceglierei come coautore FULVIO COLLOVATI.

    Messe a tacere le polemiche sulle recenti pseudo

    diatribe socioparacalcistiche tra salottieri da 21

    pollici e in attesa di un editore sportivamente

    coraggioso, chiedo al Campione del mondo 1982 la

    massima sincerità per una intervista sull'italica

    pedata da girare in esclusiva a NAPOLI, il

    periodico della città che si gloria della cittadinanza

    onoraria del suo collega Campione del mondo Diego

    Armando Maradona.- Allora, facciamo una Enciclopedia del calcio? -

    Nooooo, questo mi pare troppo. - Non poteva

    esserci risposta diversa da parte di chi è

    cresciuto nei ragazzi del Milan ed è poi passato

    all'Inter nello stesso anno in cui ha vinto,

    meglio ancora, sollevato la Coppa Rimet 1982 e

    ha continuato a giocare (Udinese, Roma, Genoa

    e, naturalmente, Nazionale) fino a trentasei

    anni. Passo pertanto alla prima domanda invero

    piuttosto ordinaria: perché di questi tempi vince

    sempre la Juventus? - Perché è la più forte.

    Anche se i perché sono più di uno: primo ha

    una Società forte per risorse ed esperienze,

    la qual cosa si trasmette in altrettanta forza

    sul campo; secondo si può permettere di

    comprare i migliori e addirittura CR7 il

    migliore al mondo da 30 milioni 30; perché è

    strategica e, nonostante stia vincendo il suo

    ottavo scudetto consecutivo, sta già

    pianificando la campagna acquisti per le

    prossime stagioni. Nel contempo le altre,

  • 26

    L'INTERVISTA

    dietro, dormono. - Per questo il Napoli alla fine

    è sempre secondo? Certo. Fermo restando -

    che per questo Napoli il secondo posto è un

    successo, tutti sanno che solo ai tempi di

    Maradona si vincevano gli scudetti. Lo

    scorso anno c'era stata la possibilità di

    arrivare in alto o almeno di tentare: bastava

    rinforzare la squadra a gennaio. Non si è

    avuto il coraggio o le possibilità di andare

    sul mercato e ci si è accontentati, si fa per

    dire, del secondo posto. Pur sempre un gran

    risultato, ripeto. Diciamo, quindi, che -

    Ancelotti non basta. Ancelotti ha preso la -

    squadra dopo tre anni di Sarri che,

    diciamolo, era più integralista nel senso che

    ha sempre insistito sul solito schema e i

    soliti uomini e ha messo in carriera gli

    onorevoli secondi posti ai quali si accennava

    prima. Ancelotti da quando è arrivato, in

    ossequio anche alle richieste della Società,

    ha subito cercato di valorizzare tutti. Si sono

    finalmente visti anche i Ruiz, Hysaj, Milik,

    ma sta pagando lo scotto di quelli che io

    chiamo i figli di Benitez. Mi riferisco non

    solo ad Hamsik che se ne è già andato, ma

    anche a Callejon, Albiol, Mertens e via

    dicendo. È tempo di ringiovanire. Tempi duri -

    per il presidente. Parliamoci chiaro: Napoli è -

    da anni l'anti Juve. Non è cosa da poco. Se tu

    pensi che Milan e Inter arrancano e la Roma

    fa fatica a stare in alto. De Laurentiis ha dato

    una identità alla Società e alla squadra che

    da cinque sei anni, dai tempi di Mazzarri e

    poi Benitez, ha vinto una Supercoppa e da

    tre anni arriva seconda. Tanto di cappello,

    ma bisogna riconoscere che a Napoli

    vogliono lo scudetto. Vogliono quel passo in

    più che al momento il Presidente non fa

    perché lui, certo a ragione, guarda ai conti

    della Società che non vuole ritorni al

    passato. Può essere proprio l'allenatore -

    italiano più quotato al mondo a significare il

    vero valore aggiunto per la squadra al via del

    prossimo campionato. Al momento -

    Ancelotti ha fatto quel che voleva il

    Presidente e non aveva fatto Sarri:

    valorizzazione del patrimonio giocatori

    della Società. Non poco. Penso anche a

    Malcuit. Quindi l'Ancelotti napoletano ... Il - -

    curriculum parla per lui: ha vinto in Italia, in

    Inghilterra, in Spagna, in Francia, in

    Germania. Però allenare il Napoli è una cosa

    diversa. Il Paris Saint Germain non aveva

    bisogno di Ancelotti: vinceva già alla

  • grande. Anche il Bayern di Monaco vinceva

    prima e dopo di lui. Sono talmente grandi le

    distanze da queste Squadre e, ripeto, da

    queste Società nei confronti di tutte le altre,

    in casa e in Europa, che l'allenatore conta

    come gli altri. A Napoli, invece, per

    confermare il secondo posto e pensare in

    grande, ci vuole la bravura della Società,

    certo, ma anche la bravura dell'allenatore.

    Proprio sotto questo aspetto Ancelotti è la

    persona giusta. Non esito a dire che è una

    vera e propria garanzia. A lui il compito di

    dimostrarlo. ... se a gennaio fosse arrivato -

    Piatek, forse si poteva giocare d'anticipo sul

    rinnovamento. Il Napoli mi risulta che è -

    stato sulle tracce di Piatek. Il problema è che

    trenta o quaranta milioni di euro De

    Laurentiis a gennaio non li spende: deve fare

    uscire Mertens e qualche altro giocatore di

    pregio per far quadrare i conti. Peraltro non

    è un mistero che a Napoli lo incolpano di

    avere il braccino corto. Un po' ingeneroso -

    tacciarlo di braccino corto. Da un neofita del

    calcio, forse ci si aspettava di meno. Su questo -

    hai perfettamente ragione. Quando ha

    venduto giocatori come Lavezzi, come

    Cavani, come Higuain ha sempre mantenuto

    la rosa a livelli di eccellenza. Seconda solo

    27

    alla Juve e di questo bisogna dargli merito. -

    Ai tuoi tempi i Presidenti erano chiamati

    (firmato Gianni Brera ndr) "ricchi scemi":

    grandi amministratori delle loro aziende, mani

    bucate, diciamo così, quando si interessavano

    delle Società di calcio, piccole o grandi. Oggi

    tutt'altra impresa e tutt'altri imprenditori. -

    Non ricchi scemi, ma benefattori dello

    sport. Mi vengono in mente i Colombo, i

    Fraizzoli, i Farina, gli Agnelli: imprenditori

    che facevano i Presidenti per i colori non

    solo sportivi della propria città. Ci

    mettevano del proprio perché potevano

    contare solo sugli abbonamenti e qualche

    "réclame" (sponsor e pubblicità verranno

    dopo) da parte di amici e appassionati che

    poi diventavano soci sostenitori. Oggi oltre

    agli abbonati ci sono i diritti TV, gli impianti

    e stadi di proprietà che consentono di

    sottoscrivere contratti pubblicitari

    pluriennali e multimiliardari. Tanti soldi,

    calciatori con contratti fuori controllo, ma

    pronti a lasciare in qualsiasi momento,

    anche durante il campionato, a fronte di

    proposte faraoniche. Meglio quando si stava -

    peggio, si fa per dire. Ai miei tempi non solo i -

    giornalisti, ma anche i tifosi entravano nello

    spogliatoio. Il calcio era calore e passione e,

  • 28

    lo confermo, anche attaccamento e appartenenza

    alla maglia e alla Società. Oggi si parla di calciatori

    di ventura. Però non voglio apparire troppo fuori

    tempo. Per i calciatori che guadagnano di più,

    meglio per loro. Diciamo che quanto a rapporti

    umani ... ci sarebbe da discuterne. ... a proposito di -

    ventura con V maiuscola: come la mettiamo con la

    Nazionale? Mancini è la scelta giusta, la migliore. -

    Per esperienza e tanto altro. È chiaro che è normale

    che conosca il calcio, sarebbe anormale se non lo

    conoscesse. La macchina da riavviare è arrugginita e

    non è sbagliato puntare sui giovani. Ci sono

    giocatori come Verratti, Zaniolo, Romagnoli,

    Chiesa che sono già fuoriclasse. Chiaro che ci vuole

    pazienza e saperli far crescere. Si può davvero -

    mettere insieme una vera Nazionale senza i cosiddetti

    Senatori? Chiaro che l'esperienza è fondamentale. -

    Si cresce imparando dagli errori che si commettono. Io ho costruito la carriera imparando proprio

    dagli errori. In Nazionale, però, non si può sbagliare. Hai perfettamente ragione. Da qui però si - -

    deve partire ... Magari anche da Balotelli, che non è più un ragazzino. Io, sinceramente, non sono un - -

    fan di Balotelli. Balotelli però ha una fortuna. Noi abbiamo bravi portieri perché la nostra scuola è

    tornata grande. Difensori e centrocampisti ce ne

    possono anche essere, anche bravi. Il problema è che

    non ci sono attaccanti. Tanto che oggi, tanto in

    campionato che in Nazionale, va di moda il "falso 9".

    Mancini ha fatto giocare Insigne centravanti. Non

    avendo punte, può servire anche Balotelli. Detto della -

    Nazionale, non possiamo tacere sulla VAR. Per me al -

    momento è usata male. Poteva esser indispensabile sul

    fuorigioco, ma oggi la si usa secondo discrezione di chi

    è designato, senza regole. Si ignorano o si scoprono

    contatti in area al limite del regolamento. In sostanza: -

    da eliminare o da migliorare. Indietro non si torna. -

    Certamente da migliorare e mi auguro lo si faccia al più

    presto. - Calciatore, dirigente, amministratore e infine

    manager televisivo di TV private e opinionista in RAI, come

    giudichi il calcio spettacolo in TV? Vedo stanchezza in -

    giro. Gli spettatori e tanto più i tifosi rincorrono

    sempre più l'evento. Certe trasmissioni e rubriche

    andranno a scomparire e, non sempre, saranno

    L'INTERVISTA

  • 29

    sostituite. Visto che a Piacenza hai fatto il -

    Direttore sportivo, cosa pensi del 20 a 0 in serie

    C. Io non grido allo scandalo e alla -

    vergogna dei ragazzini che comunque vanno

    in campo quando qualcuno li chiama. Lo

    scandalo è che ormai da anni la Federazione

    non controlla le iscrizioni delle Società,

    arrivando ad accettare fideiussioni false e

    dichiarazioni e documenti fasulli. Naturale

    conseguenza: fallimenti di ogni genere,

    campionati da dimenticare, tifoserie prese

    per i fondelli, squadre un tempo gloriose

    impietosamente retrocesse fra i dilettanti.

    Occorrono nuove regole, anche fiscali, per

    un calcio più gradito ai tifosi, dal sud al

    nord. Largo ai cinesi ... Non sono un - -

    economista. Credo di capire che i cinesi non

    sono gli arabi che danno l'impressione di

    fare sfoggio della loro ricchezza anche a

    dispetto dei risultati economici. Dalla Cina,

    come stiamo vedendo a Milano, arrivano

    imprenditori intenzionati a investire e a

    seguire i loro business, sia che si tratti di

    imprese commerciali che di Società sportive

    come quelle di calcio. Il nostro campionato

    in Cina è seguitissimo e il ritorno

    pubblicitario garantito.

    Avevo chiesto sincerità: missione compiuta. Grazie.

    Quanto ai cinesi, un tempo più noti come "pericolo

    giallo", penso che ... avremo modo di riparlarne.

    La carriera del campione del mondo

    FULVIO COLLOVATI - Nasce a Teoz

    (Friuli) il 9 maggio 1957. Giovanissimo, si

    trasferisce a Milano. Si narra che a vederlo

    mentre giocava sul campo della Parrocchia di

    Limbiate fu nientemeno che Giovanni

    Trapattoni. Dal 1970 passa alle giovanili del

    Milan per debuttare in serie A nel 1976. Sotto

    la guida di Pippo Marchioro vince la sua

    prima Coppa Italia. Gioca 158 partite (3 gol).

    Resta al Milan anche quando retrocede in B

    una prima volta, ma non la seconda volta

    quando, conquistata la Coppa Rimet nel 1982,

    decide di passare all'Inter. 109 le partite in

    nerazzurro (3 gol) . Nel 1986 passa

    all'Udinese (un anno 20 partite 2 gol) poi alla

    Roma per tre stagioni (45 partite 1 gol), quindi

    al Genoa (72 partite 0 gol) fino al 1993

    quando smette di giocare. In "Carriera" ha

    vestito 8 volte (0 gol) la maglia della

    Nazionale U21 e 50 volte (3 gol) quella della

    Nazionale maggiore conquistando nel 1982 in

    Spagna il Titolo di Campione del mondo. Dal

    2001 al 2004 è stato Direttore sportivo del

    Piacenza. Come comproprietario e dirigente ha

    gestito la Pro Patria in serie C. Da anni in

    veste di manager dirige aziende televisive

    private (Canale Italia, Telenord, Odeon TV e

    altre). Collaboratore RAI ( Notti mondiali,

    DS, telecronache, Quelli che il calcio). Nella sua

    attività imprenditoriale è affiancato dalla

    moglie signora Caterina Cimmino, conduttrice

    TV. Col Milan ha conquistato uno Scudetto,

    una Coppa Italia, un Campionato di serie B,

    una Mitropa Cup. Nel 1982 è Campione del

    Mondo. Nel dicembre 2017 viene insignito del

    Collare d'oro al Merito sportivo. In carriera ha

    avuto come allenatori Pippo Marchioro, Nils

    Liedholm, Mario Corso, Franco Scoglio,

    Osvaldo Bagnoli e Enzo Bearzot.

  • Napoli - Juve: Una rivalità in�nitaUna gara mai banale, molto sentita dalle due tifoserie ma priva di significato per la classifica, con gli ottavi di Europa League alle porte

    di Bruno Marchionibus

    30

    A Fuorigrotta i rivali per eccellenza

    LA SFIDA

    Quella tra Napoli e Juventus non è solo una partita di calcio. È la sfida tra due filosofie e di modi di porsi alla vita totalmente agli antipodi, l'incontro tra due città, l'una bagnata da un fiume e l'altra abbracciata dal mare, quanto mai differenti anche se ugualmente centrali nella storia d'Italia. La squadra bianconera, al San Paolo, è da sempre accolta come l'avversario per eccellenza, ed anche per la Vecchia Signora la rivalità con i partenopei si è decisamente accentuata negli ultimi anni, nel corso dei quali gli azzurri si sono rivelati gli unici ad essere in grado di tener seriamente testa alla Juve, fino ad arrivare allo scorso torneo, quando solo la controversa ed ormai celebre partita di San Siro spense i sogni Tricolore napoletani. È anche per il ricordo ancora fresco del finale di stagione passato che i ragazzi di Ancelotti saranno senza dubbio motivati al massimo nel cercare di battere la corazzata juventina, “vendicando” anche lo 0 a 1 dell'ultimo campionato, firmato dal “core 'ngrato” Higuain.

    NAPOLI - JUVENTUS

    STADIO SAN PAOLO - 03 MARZO 2019 - ORE 20.30

    CAMPIONATO – SERIE A

    GIRONE DI RITORNO7^ GIORNATA

    NAPOLIALLENATORE ANCELOTTI

    ZIELINSKI

    INSIGNE

    NAPOLIALLENATORE ANCELOTTI

    STADIO SAN PAOLO

    HYSAJ

    MILIK

    ALLAN

    FABIAN RUIZ

    KOULIBALY

    GHOULAM

    MERET

    MATUIDI

    MANDZUKIC

    MAKSIMOVIC

    Dal punto di vista tattico la Juventus, sotto la gestione di Allegri, si è rivelata camaleontica e capace di adattarsi a più sistemi di gioco. CR7 si sta dimostrando senza dubbio l'uomo in più per i bianconeri, ed il supporto di uomini quali Mandzukic, Dybala, Bernardeschi e Douglas Costa non può che aumentare il potenziale del portoghese. Il Napoli, dunque, dovrà essere innanzitutto bravo a disinnescare le tante soluzioni offensive della Juventus grazie alla solidità del suo 4-4-2, che nel corso del campionato ha regalato stabilità ed

    Fermare la Juventus e contrattaccare

  • 31

    NAPOLI - JUVENTUS

    STADIO SAN PAOLO - 03 MARZO 2019 - ORE 20.30

    JUVENTUSALLENATORE ALLEGRI

    ZIELINSKI

    INSIGNE

    JUVE

    NTUS

    4-3

    -3CHIELLINI

    ALEX SANDRO

    SZCZESNY

    CANCELO

    BONUCCIPJANIC

    MATUIDI

    DYBALA

    RONALDO

    MANDZUKIC

    BENTANCUR

    equilibrio agli azzurri, per poi provare a punire la r e t r o g u a r d i a a v v e r s a r i a c o n l ' e s t r o e l'imprevedibilità dei suoi giocatori più talentuosi come Insigne, ed all'intelligenza tattica di elementi come Callejon, che nel passato ha più volte punito la Signora con i suoi celeberrimi tagli.

    Precedenti in parità per i due tecniciNon sono molti i precedenti tra Ancelotti ed Allegri, dal momento che la carriera del mister livornese è decollata proprio quando l'allenatore della “Decima” del Real ha temporaneamente salutato la Serie A per cominciare il suo peregrinare tra i massimi campionati europei, che l'ha portato ad arricchire il proprio palmarés con titoli nazionali ed internazionali alla guida di squadre di quattro Paesi diversi. Sono solo tre, infatti, le volte in cui il tecnico emiliano ha incrociato sulla sua strada quello della Juve, ed il bilancio è in perfetta parità, con una vittoria in favore di Ancelotti ed un pareggio nella stagione 2008/09, quando Carletto guidava il Milan e Max il Cagliari, ed il successo in favore di Allegri dello scorso 29 settembre. Una parità perfetta, questa, che potrebbe spezzarsi proprio nella notte del San Paolo.

  • 33

    LA COPERTINA

    Ancelotti ed Allegri dal centrocampo alla panchina di Marco Boscia

    Due stili diversi ma convergenti nella ricerca della vittoria. L'emiliano ed il toscano di fronte per una sfida mai banale

    Un passato da centrali di centrocampo ed un presente da allenatori di due tra i club più prestigiosi d'Italia: Napoli e Juventus. Il primo, Carlo Ancelotti, a 16 anni, grazie alle innate qualità, espresse

    già con la maglia del Reggiolo, approda a Parma, dove esplode

    grazie all'avvento in panchina di Cesare Maldini. Viene

    reinventato trequartista, ruolo che lo porterà a fare le fortune

    dei gialloblù e che gli permetterà di disputare una gloriosa

    carriera nelle file di Roma prima e Milan poi. Il secondo,

    Massimiliano Allegri, ha una carriera meno brillante e

    cambia più volte casacca prima di essere notato da Pierpaolo

    Marino nel 1991, allora dirigente del Pescara. Max viene

    allenato da quello che poi definirà il suo maestro, Giovanni

    Galeone: debutta in massima serie e dimostra anch'egli di

    essere un ottimo centrocampista centrale con spiccate

    proprietà offensive. Dopo stagioni con il Cagliari, il Perugia

    ed il Padova, disputa le sue ultime partite in massima serie

    proprio con la maglia del Napoli. Chiude la carriera in Serie D

    con l'Aglianese. Divenuti allenatori, dimostrano di essere

    meno maniacali di altri ma con una

    magnifica capacità di gestire la rosa ed i

    grandi campioni: amano far ruotare i

    calciatori, sfruttando l'intero organico a

    propria disposizione. Apparentemente

    simili, ma invece profondamente

    diversi: silenzioso, pacato e “leader

    calmo” Carlo, più frizzante e fumantino

    Max. Entrambi uomini di stile e sempre

    eleganti nel vestire, ma se da un lato

    Ancelotti mantiene il suo “aplomb”

    anche dinanzi le telecamere, non sempre

    Allegri riesce a contenersi, finendo in

    qualche occasione per esagerare. Così

    diversi, così uguali, Ancelotti ed Allegri

    sono nati per vincere.

    “Quando smetterò mi dovranno

    spiegare cosa vuol dire giocare bene. Se

    vogliamo divertirci possiamo giocare

    per quello, però poi se non si vince

    qualcuno si lamenterebbe. Nell'albo

    d'oro viene ricordato chi vince, non chi

    gioca meglio. A me piace vincere, anche

    se si gioca male

    Massimiliano Allegri

    “Ci sono diversi modi per

    arrivare alla vittoria, ma se

    giochi bene senz'altro è più

    fac i l e v incere. I l mio

    obiettivo è quello, far

    giocare bene la squadra, far

    rendere al massimo i miei

    calciatori

    Carlo Ancelotti

  • LA COPERTINA

    AncelottiI Signori della panchina

    opo essere stato il vice di Arrigo

    DSacchi in nazionale ai mondiali del 1994, comincia la sua carriera da allenatore con la Reggiana in

    Serie B. Passa poi al Parma, dove resta per

    due anni. Tra il 1999 ed il 2001 allena la

    Juventus, con due secondi posti, e nelle

    successive otto stagioni si consacra con il

    Milan, con cui vince praticamente tutto.

    Attira quindi le attenzioni dei più grandi

    club europei, allenando in ordine Chelsea,

    Psg, Real Madrid e Bayer Monaco prima di

    arrivare al Napoli la scorsa estate. É

    considerato uno dei migliori allenatori al

    mondo: soprannominato Carlo Magno dalla

    stampa spagnola, nel 2014 è stato inserito

    nella Hall of Fame del calcio italiano. In

    carriera ha vinto: 1 Coppa Italia, 1

    Campionato italiano, 1 Supercoppa italiana,

    1 Community Shield, 1 Premier League, 1 Fa

    Cup, 1 Ligue 1, 1 Coppa del Re in Spagna, 2

    Supercoppe di Germania, 1 Bundesliga, 3

    Champions League, 3 Supercoppe europee e

    2 mondiali per club, 1 Coppa Intertoto.

    Carlo Ancelotti: nato a Reggiolo, età 59 anni, altezza 179 cm, peso 81 kg

    34Foto Mosca

    A N C E L O T T I : I L P I Ù VINCENTE A CUI MANCA L'EUROPA LEAGUE

  • 35

    Massimiliano Allegri: nato a Livorno, età 51 anni, altezza 183 cm, peso 75 kg

    i n c e c o n l ' A g l i a n e s e , d a

    Vcalciatore, il campionato di Serie D nel 2002, venendo assunto come allenatore per la stagione successiva.

    Gavetta sulle panchine di Spal, Grosseto e

    Lecco nei cinque anni successivi. Approda

    nel 2007 al Sassuolo, raggiungendo la

    storica prima promozione in Serie B del club.

    Lo chiama il Cagliari ed in due anni

    raggiunge altrettante salvezze. In Sardegna

    lo chiama il Milan, che gli affida la panchina

    nel 2010. Dopo quattro ottime stagioni,

    vince uno scudetto con i rossoneri, arriva

    alla Juventus per sostituire Antonio Conte.

    È l'unico tecnico ad aver raggiunto un

    double nazionale (coppa e campionato con la

    Juve) per quattro stagioni consecutive. In

    carriera ha vinto: 1 Campionato italiano di

    Serie C1, 1 Supercoppa di Serie C1, 5

    Campionati italiani, 3 Supercoppe italiane e

    4 Coppe Italia. Dopo aver raggiunto due

    finali di Champions League, poi perse, sogna

    di consacrarsi definitivamente al di fuori dei

    confini nazionali.

    di Marco Boscia

    35

    Allegri con la vittoria nel dna

    ALLEGRI: IL TOSCANO CHE

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    SOGNA LA CHAMPIONS

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  • 37

    L'APPROFONDIMENTO

    Napoli – JuveLa s�da più dif�cile è quella dei numeri

    di Francesco Marchionibus

    Il De Laurentiis pensiero:

    “Forse non riusciremo a battere la

    Juventus, chi lo sa, ma con quel

    fatturato dieci scudetti li avrei vinti

    anch'io

    “Vincere i campionati è difficilissimo,

    ma anche continuare a fare meglio di

    club come l'Inter e il Milan. Sono

    società forti, che investono, fanno più

    incassi di noi allo stadio, eppure noi

    siamo davanti in classifica

    “Oggi il Napoli fattura un terzo della

    Juve, ma i nostri c o n t i s o n o

    migliori dei l o r o . L a

    Juventus p e r ò

    appartie ne alla

    famigli a p i ù

    potente d'Italia

    da 100 anni

    a partita tra Napoli e Juventus Lrappresenta oramai da anni la principale sfida di vertice del calcio italiano, ed infatti a prendere in esame la

    classifica complessiva degli ultimi dieci

    campionati ci si rende conto che alle spalle dei

    “cannibali” bianconeri, avviati con ogni

    probabilità verso l'ottavo titolo consecutivo, si

    trova proprio la squadra azzurra. La distanza in

    termini di punti tra Juve e Napoli nell'ultimo

    decennio è senz'altro notevole (ad oggi di poco

    superiore ai novanta), ma considerando l'ampio

    arco di tempo preso in esame non è poi così

    abissale. Laddove invece il divario tra le due

    società aumenta enormemente è dal punto di

    vista economico/finanziario. È cosa nota che i

    bilanci dei bianconeri presentino mediamente

    ricavi almeno doppi rispetto a quelli della

    società partenopea, e che la Juventus può

    permettersi di pagare ai propri giocatori

    ingaggi che sono per la quasi totalità al di fuori

    della portata del Napoli (basti pensare che

    Bernardeschi, riserva bianconera, percepisce

    circa 4 milioni all'anno, così come solo alcuni dei

    titolari azzurri). Ma questo è solo l'aspetto più

    evidente ed immediato dello strapotere

    economico/finanziario della società juventina,

    che rispetto al Napoli può beneficiare di un altro

    fattore decisivo, che le ha consentito di

    effettuare l'acquisto monstre di CR7 e che le da

    la possibilità di provare ad avvicinarsi ai top

    clubs europei: la Juventus ha una grossa

    capacità di attirare risorse finanziarie,

    indispensabili per elevare il livello degli

  • 38

    L'APPROFONDIMENTO

    investimenti e dunque, in un circolo virtuoso, migliorare ulteriormente i

    risultati sportivi. Basti pensare che la società bianconera (che è quotata in

    borsa) al solo diffondersi delle voci sull'acquisto di Ronaldo ha registrato un

    aumento di valore delle proprie azioni di oltre il 100%, e in due mesi ha visto

    accresciuto di oltre 800 milioni il proprio valore di borsa. poi recentissima È

    la notizia dell'emissione da parte della Juventus di

    un bond per 175 milioni di euro: in pratica la società

    bianconera per poter ulteriormente potenziare la

    squadra ha emesso titoli di debito, raccogliendo in

    cambio liquidità dai sottoscrittori dei titoli che

    prevedono la restituzione delle somme dopo cinque

    anni con un tasso di interesse. E se pensiamo che il

    bond Juventus ha avuto tra Europa e Asia ordini

    per un ammontare superiore a 250 milioni,

    comprendiamo appieno come la società bianconera

    rappresenti (per prestigio, dimensioni e potenza

    economica) una opportunità di investimento

    estremamente appetita sul mercato finanziario, dal

    quale ha la possibilità di attingere cospicue risorse.

    Purtroppo, la capacità di attrarre investimenti del

    Napoli (che peraltro non è una società quotata in

    borsa) è di gran lunga inferiore rispetto a quella

    bianconera: per preparare il prossimo mercato, la

    società azzurra ha reperito (e reperirà) risorse

    incassando da alcune cessioni e alleggerendo il

    monte ingaggi. i tratta insomma di un confronto S

    tra Davide e Golia, in cui il Napoli per competere

    deve seguire necessariamente la via molto

    complicata di cedere giocatori, mantenendo nello

    stesso tempo elevata la cifra tecnica della squadra.

    In questo contesto, il merito della società azzurra è evidente: se lo

    strapotere economico della Juventus non si è tradotto in un analogo

    strapotere tecnico/sportivo, è stato negli ultimi anni prevalentemente per

    merito del Napoli e dei criteri di conduzione e gestione della società azzurra

    che, sebbene spesso criticati, hanno consentito di mantenere nel tempo la

    squadra partenopea ad alti livelli di competitività. d in questo senso, E

    considerando la diversa portata economica e la diversa “forza complessiva”

    delle due società, il fatto di avere comunque vinto nell'ultimo decennio tre

    trofei (di cui due proprio contro i bianconeri) e di avere sfiorato nella passata

    stagione la conquista del campionato deve rappresentare, oltre che un

    motivo di soddisfazione ed orgoglio, anche la base di partenza per non

    arrendersi e provarci ancora nel futuro.

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  • 40

    LE IDEE

    Napoli – Juventus è l'occasione per stilare un primo bilancio

    Al Circolo Nautico Posillipo per parlare del Napoli, di Ancelotti, dell'Europa League e di una partita sempre tanto attesa

    apoli – Juventus non è stata, non è oggi e non sarà mai una partita banale. A volte la tifoseria Npartenopea attribuisce a questo confronto un'importanza esagerata che non tiene conto della posizione occupata in classifica dalle due squadre. In ogni caso resta una partita di cartello, come si diceva quando non esisteva l'attuale calcio spezzatino ma tutte le partite si giocavano di pomeriggio in

    contemporanea. L'occasione è stata quindi propizia per pensare di raccogliere qualche parere alla vigilia,

    facendolo magari al Circolo Posillipo, un ambiente dove si respira sport, passione, competenza e

    disponibilità al dialogo, grazie anche all’ illuminata presidenza di Vincenzo Semeraro. Cinque domande

    per inquadrare la stagione calcistica, il lavoro di Carlo Ancelotti e la partita. Eccole:

    1 – Gli scudetti a ripetizione della Juventus hanno affievolito l'interesse per il campionato?2 – Quale per lei negli anni il Napoli più bello contro la Juve al San Paolo?3 – Cosa ne pensa del lavoro di Ancelotti sino ad ora?4 – Come si concluderà Napoli – Juve stasera?5 – Può il Napoli raggiungere la finale di Europa League?

    di Giovanni Gaudiano

  • 41

    Vincenzo Semeraro

    Ex Imprenditore e Presidente del Circolo

    Posillipo dal 2017

    1)Sì. È evidente che questa continuità di vittorie

    hanno finito per rendere la competizione poco

    affascinante e quindi è calato l'interesse del

    pubblico. 2)Non sono particolarmente tifoso di

    calcio. Ho praticato altri sport e mi sono

    dedicato da dirigente ad altre discipline. Seguo

    le vicende del calcio e del Napoli ma non ho un

    ricordo particolare di una partita. 3)Ancelotti e

    De Laurentiis stanno facendo il massimo

    possibile con i mezzi a disposizione che non

    sono paragonabili a quelli della Juventus.

    I n o l t r e To r i n o p u ò c o n t a r e s u u n a

    organizzazione perfetta. 4)Mi auguro che vinca

    il Napoli per la città, per i tifosi ed anche nella

    speranza che si possa ridare un minimo di

    interesse al campionato. 5)Non sarà facile. Le

    competizioni interazionali presentano difficoltà

    e insidie difficili da valutare a priori. La squadra

    avrebbe i numeri per raggiungere il traguardo

    ed Ancelotti ha l'esperienza necessaria. Mi

    auguro che ce la faccia.

    Massimo Costa

    Medico, primario dell'Ospedale Cardarelli

    e socio del circolo

    1)Di fatto sì. Se c'è una squadra che vince

    costantemente e lo fa con un distacco

    consistente a metà campionato, l'interesse tende

    a scemare. Il campionato di calcio è bello

    quando c'è l'incertezza. 2)Vorrei ricordare

    quando vincemmo con la punizione di

    Maradona nel 1985. Un'invenzione assoluta

    degna del grandissimo campione che è stato

    l'argentino. 3)Ancelotti è un grande tecnico,

    preparato, esperto. Ha cercato di valorizzare al

    meglio l'intera rosa che De Laurentiis gli ha

    messo a disposizione. Mi sento di dire che la

    prima stagione è da ritenere comunque positiva.

    4)Sper i amo d i v incere per dare una

    soddisfazione alla intera città. Ricordo che

    storicamente una vittoria sulla Juve compensa

    le difficoltà di un'intera stagione. 5)Credo

    proprio di sì. Se si riesce a mantenere la lucidità

    e la calma, il Napoli ce la può fare ed a quel punto

    per molti la valutazione sulla prima stagione di

    Ancelotti cambierebbe completamente.

  • 42

    Nunzia Marciano Francesco Rispoli

    Avvocato, Responsabile per i rapporti con

    le Istituzioni

    1)Penso proprio di sì. Il dominio di questa

    squadra non si era mai visto se si considera che

    perdono raramente. 2)Il mio ricordo più bello si

    riferisce al periodo in cui il Napoli giocava al

    Vomero. Il 20 aprile del 1958 gli azzurri

    batterono la Juventus 4 a 3 con un gol in mischia

    di Bertucco al 42' del secondo tempo. Fu una

    partita epocale. Ero piccolino e ricordo che per

    guardare la partita stavo in piedi su uno

    sgabello. Era un altro calcio. 3)Forse ad oggi

    quella di Sarri era andata un tantino meglio. La

    squadra di Ancelotti gioca ma sta attraversando

    un periodo non fortunato. Ancelotti sta

    rivalutando tutta la rosa come voleva De

    Laurentiis. 4)Mi auguro che il Napoli vinca. La

    Juve non è simpatica e poi la squadra lo

    meriterebbe. 5)Riconosco che Ancelotti è un

    leader e se la squadra lo seguirà con un po' più di

    attenzione e maggiore determinazione il Napoli

    può fare molta strada. Il sorteggio che ci vede

    opposti al Salisburgo è stato benevolo.

    Giornalista, scrittrice e responsabile

    dell'Area Comunicazione

    1)Penso che più che l'interesse si sia affievolito

    lo spirito agonistico con cui si gioca. La squadra

    mostra la sua professionalità scendendo in

    campo sempre per vincere. Per quanto riguarda

    i tifosi, hanno la sensazione che esista un

    campionato a doppia velocità. 2)Ricordo il 2 a 0

    del 2014 con la Juventus imbattuta in

    campionato sino a quel momento. Ero allo

    stadio e quello che mi stupì fu l'incredulità dei

    tifosi. 3)È un grandissimo allenatore. A Napoli

    è partito da quanto fatto dal suo predecessore

    per poi cambiare. Ha operato dei cambiamenti di

    formazione continui, è stata una sorpresa per

    tutti. Non parlerei, come altri, di una stagione

    fallimentare. 4)È una partita secca, spero si

    possa replicare quel 2 a 0 e mi aspetto un San

    Paolo strapieno. 5)Il Napoli può fare un

    cammino importante in Europa League e un

    buon risultato in campo internazionale

    inciderebbe sulla valutazione finale della

    stagione.

    LE IDEE

  • 43

    Filippo Smaldone Marco De Ruggiero

    Ex dirigente di azienda,

    socio del Circolo

    1)Certamente sì, rovescerei però il problema.

    Credo che i costi e la gestione dei giocatori

    hanno bisogno di disponibilità che solo le

    grandi aziende, i grandi marchi, possono

    sostenere. La Juventus è quindi di fatto l'unica

    società di calcio italiana che può competere a

    livello internazionale. 2)Quello dei tempi di

    Maradona, quando la società riuscì ad avvalersi

    o l t re che d i g iocator i impor tant i d i

    un'organizzazione efficiente. Questo non è il

    sistema adottato da De Laurentiis, anche se con

    l'arrivo di Ancelotti qualcosa potrebbe

    cambiare. 3)Fa un buon fuoco con la legna di cui

    dispone. Riesce con una rosa di medio livello

    grazie alla sua esperienza ad ottenere dei buoni

    r i su l tat i . 4 )Credo che i l Napol i s t ia

    attraversando un periodo di scarsa condizione

    atletica. Alla fine andrebbe bene anche non

    perdere. 5)Non saprei dirlo. Penso che sia

    necessario avere in rosa tutti giocatori di buon

    livello ed almeno un paio di fuoriclasse .

    Agente di commercio, Resp. dei rapporti

    con i soci e delle sezioni cultura e musica

    1)Credo che più che la Juventus sia la

    televisione ad avere inciso sull'interesse

    generale. Ero abbonato quando si giocava di

    domenica, era un appuntamento che si

    attendeva e che si poteva programmare.

    2)L'inaugurazione del San Paolo nel 1959 che

    coincise con una vittoria proprio contro la

    Juventus per 2 a 1. In quell'occasione andai allo

    stadio con mio fratello, che era più grande di me,

    e il ricordo è ancora vivo oggi. 3)Credo che

    Ancelotti sia un ottimo allenatore e che abbia

    trovato una squadra con un modulo ben preciso

    e che stia facendo fare al Napoli un passo in

    avanti. 4)Spero che il Napoli possa restituire ai

    bianconeri l' 1 a 0 dello scorso anno che gli

    azzurr i non r iusc irono a recuperare.

    5)Bisognerà vedere gli incroci che il sorteggio

    proporrà. Il Napoli a mio parere ha quella

    struttura e quell'organizzazione tali da potersi

    battere con le squadre più importanti ancora in

    corsa.

  • 45

    LA STRADA PER BAKU

    Tutti a Salisburgodi Lorenzo Gaudiano

    Patria di Mozart e sede di importanti monumenti in Barocco italiano, la “Roma delle Alpi” con la sua squadra divide il

    Napoli dai quarti di finale di Europa League

    a passeggiata a Zurigo si è rivelata Lparticolarmente piacevole visto il r i su l tato. Dal la c i t tà e lvet i ca , percorrendo 450 km ad est, ci si trova in

    Austria, al confine con la Germania. Salisburgo,

    una splendida città, è pronta ad accogliere il

    Napoli, alla sua seconda tappa in questo

    affascinante e tortuoso viaggio europeo. Il

    percorso della squadra di Ancelotti in Europa

    League è partito nel migliore dei modi con due

    discrete prestazioni contro una squadra

    comunque decisamente inferiore sulla carta. Il

    capolinea Baku, nel lontano Azerbaijan, però è

    ancora lontano. Per raggiungerlo, le partite da

    disputare saranno tante, almeno sei, soprattutto

    contro avversari a mano a mano sempre più

    forti e blasonati.

    Salisburgo, la “Roma delle Alpi”Dietro al soprannome “Roma delle Alpi” si cela

    la storia di una città che oggi conta circa 152

    mi la ab i tant i . In un pr imo momento

    insediamento di tribù celtiche ed illiriche, nel I

    d.C. Salisburgo, conosciuta allora come

    Juvavum, da semplice oppidum romano fu

    elevata a municipio per volere dell'imperatore

    Claudio. Successivamente le devastazioni

    barbariche, poi una nuova fondazione nel 696

    con protagonista il vescovo di Worms Rupert

    von Salzburg, che diede alla nuova città proprio

    il nome Salzburg, ossia città del sale. Principato

    a partire dal XIII secolo, Salisburgo ha visto nei

    secoli successivi crescere il suo prestigio grazie

    ad arcivescovi che, impressionati dallo sfarzo

    della Roma pontificia dell'epoca, convocarono

  • 46

    LA STRADA PER BAKU

    alla loro corte architetti ed artisti italiani per

    riprodurre lo splendore della sede della

    cristianità. Così edifici, chiese e giardini furono

    realizzati in stile Barocco, che ancora oggi

    caratterizza in maniera unica questa città.

    Infine, l'annessione all'Austria nel 1816 e la

    Seconda Guerra Mondiale, con l'ingresso delle

    truppe tedesche determinate a dettare legge,

    l'arresto dei cittadini ebrei e degli oppositori

    politici e i 15 bombardamenti di aerei americani.

    Si tratta, quindi, di una storia caratterizzata da

    momenti non solo bui ma anche illustri,

    ambientati nella suggestiva cornice delle Alpi e

    del fiume Salzach, che costituiscono un

    panorama meraviglioso, immune allo scorrere

    del tempo e sempre affascinante da ammirare.

    Il Barocco italiano, Mozart e la ricca culturaMeta d'interesse per una visita, Salisburgo si

    presta per una trasferta non solo sportiva. Il

    centro storico, ad esempio, nel 1997 è stato

    dichiarato dall'UNESCO patrimonio universale

    della cultura per i suoi numerosi luoghi di

    interesse. Il castello di Mirabell, fatto costruire

    dal vescovo Wolf Dietrich von Raitenau per la

  • 47

    sua concubina Salomé von Alt, splendido per i

    suoi scenografici giardini all'italiana ornati con

    statue che rappresentano eroi dell'antichità; il

    Duomo, risalente all'VIII secolo e riedificato nel

    1600 da Santino Solari su ordine del principe-

    vescovo Markus Sittikus, che favorì così nella

    città austriaca la penetrazione del Barocco

    italiano; il Castello di Hellbrunn, famoso per i

    sue fontane ed i loro giochi d’acqua, residenza

    estiva voluta sempre dal principe-vescovo,

    costituiscono soltanto una parte del ricco

    patrimonio culturale che ha da offrire

    Salisburgo, nota soprattutto in quanto patria

    del più grande genio della musica classica di

    tutti i tempi: Wolfgang Amedeus Mozart, che

    dà il nome tra l'altro ad una delle più importanti

    accademie europee di musica, a caffè, ristoranti

    e alle squisite sfere di cioccolato farcite di

    marzapane. Questa località affascinante,

    seducente e, soprattutto, magica può

    rappresentare per il tifoso-turista partenopeo

    una splendida meta magari bagnata da un

    risultato positivo per i propri colori.

    Una gara da non sottovalutareRispetto ai sedicesimi, il Napoli in questi ottavi

    di finale di E. L. affronterà il Salisburgo prima al

    San Paolo, poi alla Red Bull Arena. La gita

    necessiterà di un buon risultato d'andata per

    essere vissuta senza particolari patemi.

    L'avversario non andrà assolutamente

    sottovalutato, considerando che nella passata

    s tag ione l a Laz io fu e l iminata da l l a

    competizione proprio dagli austriaci. La

    superiorità del Napoli è evidente, ma

    l'importante sarà affrontare la sfida con

    personalità e determinazione per incrementare

    i proventi societari e, soprattutto, continuare ad

    accumulare punti utili al ranking europeo.

  • 48

    LA PRESENTAZIONE

    Napoli – Red Bull Salisburgo:si comincia al San Paolo

    di Marco Boscia

    Gli azzurri, per accedere ai quarti di finale, sono attesi da una prova importante contro un avversario non semplice da battere

    Le difficoltà per gli Azzurri

    N o n s a r à s e m p l i c e affrontare il Salisburgo, squadra che negli ultimi anni si è affermata, oltre che in campionato, anche in Europa League. Unica f o r m a z i o n e a d a v e r superato tre volte i l p r o p r i o g i r o n e a p u n t e g g i o p i e n o , riuscendovi nelle stagioni 2009-2010, 2013-2014 ed in quella in corso, dove ha battuto Celtic, Lipsia e Rosenborg. Ai sedicesimi di finale ha poi eliminato il Club Brugge: dopo aver perso 2 a 1 in Belgio, il Salisburgo è riuscito a strapazzare gli avversari al ritorno per 4 a 0 in casa dimostrando la propria pericolosità sul terreno amico. Questo sarà un aspetto da non sottovalutare per gli azzurri, che giovedì si giocano una fetta importante di qualificazione tra le mura amiche, visto che gli austriaci non perdono in casa loro in Europa dal 2016. Il ritorno è previsto infatti il 14 marzo nel cald iss imo Stadion Wals-Sie zenheim, riconosciuto come Red Bull Arena, da quando la nota azienda di bevande è divenuta proprietaria del club austriaco.

    Napoli e Salisburgo si schierano a specchio: partono entrambe da un 4-4-2 che spesso muta nel corso della partita. Per il Napoli la sfida arriva dopo quella di stasera contro la Juventus, distante troppi punti per poter pensare di riaprire la corsa scudetto. Quindi, con l'Europa League divenuta obiettivo primario, Ancelott i deciderà quasi certamente di schierare tutte le frecce a disposizione del proprio arco anche giovedì sera. Il Salisburgo in campionato si avvia a vincere il suo sesto titolo consecutivo e dopo

    aver perso in semifinale d'Europa League, contro il Marsiglia, solo ai supplementari lo scorso anno, vuole certamente ben figurare anche stavolta,

    La Red Bull Arena di Salisburgo

    Quali formazioni al San Paolo?

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    NAPOLI - RED BULL SALISBURGO

    STADIO SAN PAOLO - 07 MARZO 2019 - ORE 21.00

    EUROPA LEAGUEGARA D’ANDATA

    8° DI FINALE

    NAPOLIALLENATORE ANCELOTTI

    FABIAN RUIZ

    NAPOLIALLENATORE ANCELOTTI

    STADIO SAN PAOLO

    MERET KOULIBALY

    INSIGNE

    WALKE

    MALCUIT

    RED BULL SALISBURGOALLENATORE ROSE

    RED

    BULL

    SAL

    ISBU

    RGO

    4-4-

    2

    MAKSIMOVIC

    GHOULAM

    CALLEJON

    ALLAN

    ZIELINSKI

    MILIK

    LAINER

    PONGRACIC

    ONGUENE

    ULMER

    JUNUZOVIC

    SCHLAGER

    WOLF

    SAMASSEKOU

    DABBUR

    DAKA

    stavolta, affidandosi all 'estro dell'attuale c apocannon ie re de l l a compet i z ione , i l ventiseienne l'israeliano Munas Dabbur, capace di timbrare il cartellino già 7 volte che nelle ultime due stagioni con il Salisburgo ha realizzato cinquantacinque reti.

    Red Bul l Sal isburgo: la malediz ione Champions

    L'attuale club fu fondato nel 1933 come Sportverein Austria. Ha poi cambiato diverse volte nome e colori sociali per motivi legati agli sponsor: l'ultima nel 2005, col passaggio di proprietà alla Red Bull. Questo ha creato non pochi malcontenti fra i tifosi, tanto da spingere i più nostalgici a fondare un'altra squadra con il nome di Sportverein Austria Salzburg, che milita in Regionalliga. Il Salisburgo ha un recente palmarès essendo diventato campione d'Austria 12 volte, di cui 8 nelle ultime 10 stagioni. Questi risultati gli hanno permesso di accedere quasi ogni anno agli spareggi di Champions - da regolamento difatti ne s suna squadr a aus t r i a ca è ammessa direttamente alla fase a gironi. Sono stati undici i tentativi della compagine austriaca, a cui sono corrisposte altrettante eliminazioni: l'ultima quest'anno contro la Stella Rossa, poi avversario del Napoli nei gironi di Champions.

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    STORIE NAPOLETANE

    Eton TextileDalla Campania all'Europa

    L'azienda di famiglia guidata da Ciro Cozzolino, che dai foderami si è specializzata nei tessuti di abbigliamento maschile, ha raggiunto nel corso degli anni una dimensione internazionale dopo aver consolidato quella sul mercato interno

    di Lorenzo Gaudiano

    Fuori fa freddo, un vento forte ha abbassato ver t ig inosamente la temperatura atmosferica. Entriamo nel deposito di Eton Textile al Cis di Nola ed

    immediatamente l 'accoglienza di Ciro

    Cozzolino, titolare dell'azienda insieme alla sua

    famiglia, ci restituisce un po' di calore. Tra le

    presentazioni di routine, qualche risata e un

    viaggio nel passato con i vecchi ricordi che

    straripano come un fiume in piena inizia la

    chiacchierata con il Sig. Ciro, che affabilmente ci

    dedica il suo tempo nonostante l'ennesima

    giornata lavorativa sia giunta al termine.

    Ercolanese doc, è proprio con lui che

    ripercorriamo le origini di un'azienda capace

    non soltanto di affermarsi sul territorio

    campano, ma anche di estendere il proprio

    raggio d'azione nei confini sia nazionali che

    internazionali. «È dal 1975 che sono nel

    campo dei tessuti. Prima lavoravo per la

    Società Italia (la compagnia di navigazione

    di bandiera italiana leader nel trasporto di

    passegger i e d i merc i ndr ) . I

    m e r a v i g l i o s i t r a n s a t l a n t i c i

    Michelangelo e Raffaello, vanto della

    marineria italiana, erano il nostro fiore

    all'occhiello». Quindi da marittimo ad

    imprenditore. «Mio padre era nel

    settore delle pelli, faceva l'ambulante.

    Io lavoravo sulle navi da crociera,

    mentre mio fratello Vincenzo era

    dipendente di concerie. Quando scesi

    dalle navi e mio fratello lasciò il settore

    di pelletteria, cominciammo ad aiutare

    nostro padre nella sua attività». Da qui

    comincia la storia di Eton Textile. «Per

    necessità abbiamo iniziato come ambulanti. Ad

    Ercolano vendevamo una vasta gamma di tessuti

    acquistati grazie all'amicizia, alla fiducia e al sostegno

    di persone del posto. In seguito ci siamo specializzati

  • STORIE NAPOLETANE

    52

    ‘‘Vorrei disporre di una bella palla di cristallo che mi rivelasse che l’anno prossimo saremo una azienda premiata con g r o s s i f a t t u r a t i . Purtroppo per il vento di questi giorni è caduta dalla scrivania e si è rotta

    nel foderame, perché i fratelli di nostro padre erano

    grossisti conosciuti e ben introdotti in questo

    settore. È così che la nostra avventura è cominciata

    nel nostro primo deposito, un 6x6, ad Ercolano».

    L'azienda si occupa della produzione e distribuzione di

    tessuti da uomo. Come

    mai vi siete specializzati

    soltanto nel settore di

    abbigliamento maschile?

    «Come ho già detto,

    prima di dedicarci ai

    tessuti ci occupavamo

    di foderami. Nella

    nostra progressiva

    t r a s f o r m a z i o n e

    c u r a v a m o s i a

    l ' a b b i g l i a m e n t o

    maschile che quello femminile. Quest'ultimo, però,

    portava con sé tanti fattori di rischio a causa delle

    stampe, dei colori e della moda. Abbiamo preferito

    intraprendere preva lentemente la s t rada

    dell'abbigliamento maschile, dove le percentuali di

    rischio sono sicuramente più limitate. Del resto,

    rispetto alla varietà stilistica e cromatica delle

    donne, gli uomini abitualmente tendono a vestirsi

    sempre in blu, grigio e nero con trame ricorrenti a

    quadri o righe. La moda maschile per consuetudine

    ripropone ciclicamente gli stessi modelli». uesta Q

    scelta naturalmente ha pagato. In Campania e nel «

    territorio nazionale abbiamo costruito il nostro

    fatturato e nel corso degli anni siamo riusciti grazie

    alla nostra determinazione ad acquisire una

    dimensione sempre più europea. Nel mondo

    dell'imprenditoria è assolutamente vietato fermarsi.

    Di conseguenza abbiamo dovuto ampliare il nostro

    raggio d'azione al di fuori dei nostri confini,

    elevandoci dal nostro status di azienda locale.

    L'ambizione di crescere non c'è mai mancata e i

    nostri figli e nipoti in questo senso ci hanno dato una

    grande mano». a parlato di giovani. L'azienda ha H

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    saputo far fronte all'evoluzione del settore

    anche grazie a loro apporto? Se non ci si «

    adegua al progresso dei tempi, qualcosa poi

    si paga. Grazie al contributo di forze

    giovani ed idee nuove siamo riusciti ad

    affrontare i cambiamenti nel nostro settore

    in maniera adeguata, riuscendo a dare

    vigore a quella che si sarebbe potuta

    trasformare in una mentalità di commercio

    antico, se non gestita al passo con i tempi.

    L'alternativa era tornare in quel famoso

    deposito 6x6 da cui tutto ha avuto inizio».

    O «biettivi futuri? Vorrei disporre di una

    bella palla di cristallo che mi rivelasse che

    l'anno prossimo saremo un'azienda

    premiata con grossi fatturati. Purtroppo

    per il vento di questi giorni è caduta dalla

    scrivania e si è rotta». na curiosità, perché U

    Eton? “Manifattura Foderami Cozzolino «

    Spa” era in precedenza il nome della nostra

    azienda storica di famiglia, che limitava il

    nostro raggio d'azione alla Campania.

    Fuori dalla nostra regione, purtroppo,

    suonava malissimo. È stato durissimo per

    noi abbandonare la nostro tradizionale

    denominazione e il nostro cognome, che

    portiamo sempre con orgoglio, per

    trovarne una adeguata ai tempi. Ed è qui

    che spuntò fuori Eton, l'unione dei nomi

    Enzo e Toni. Ci accorgemmo però che c'era

    già un'altra società che portava questo

    nome, la Eton Shirts, un marchio

    internazionale specializzato soprattutto

    nel settore delle camicie. Probabilmente

    quest'af fiancamento ci ha portato

    fortuna». ton dispone anche di una filiale a E

    Bari. I mercati e le zone di produzione di «

    abbigliamento sono la Campania e la

    Puglia, dove affluiscono tutte le richieste

    delle griffe. È vero che oggi ci sono le

    grandi marche, ma le aziende che

    realizzano ancora un prodotto made in

    Italy si trovano lì. In Puglia abbiamo aperto

    quella vetrina per essere presenti e offrire

    un servizio che localmente diamo anche in

    Campania». Bari si è stanziato anche il A

    presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis.

    «Sono un grande tifoso del presidente,

    anche se a volte non lo condivido.

    Diventerò tifoso del Bari (ride ndr). De

    Laurentiis si sta rivelando un grande

    imprenditore, un grande manager. A mio

    parere, sta sbagliando a non prendere in

    considerazione, per far crescere la società,

    l ' idea di un azionariato popolare.

    Nonostante dopo la sconfitta con l'Atletico

    abbia vi