La castità: riflesso dell’amore infinito di Dio · costituisce un riflesso dell‟amore infinito...
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La castità:
riflesso dell’amore infinito di Dio
Il celibato di Gesù e dei suoi seguaci
sullo sfondo dell’epoca
La castità dei celibi e delle vergini,
in quanto manifestazione della dedizione a Dio
con cuore indiviso (cfr. 1Cor 7,32-34)
costituisce un riflesso dell‟amore infinito
che lega le tre persone divine
nella profondità misteriosa della vita trinitaria;
amore testimoniato dal Verbo incarnato
fino al dono della sua vita;
amore “riversato nei nostri cuori
per mezzo dello Spirito Santo” (Rm 5,5),
che stimola a una risposta totale
per Dio e per i fratelli.
(Vita consecrata, 21)
La testimonianza del NT sul celibato
precomprensioni di una certa tradizione
Nuovo Testamento sul celibato parla poco
(Mt 19,10-12; 1Cor 7,1-40)
Due tendenze
1) NT: approccio motivazionale
Alcuni Padri (il fatto)
2) NT: approccio escatologico
Alcuni Padri (il ritorno alla protologia)
1) Approccio positivo (motivazionale)
Gli autori del NT pongono al centro:
– “la motivazione” della scelta celibataria,
– lasciano in secondo piano “il fatto” di non sposarsi:
– fissano lo sguardo sul Regno e sul Signore,
– prospettano una vita di fecondità e di dedizione,
– indicano un percorso
segnato dalla presenza dello Spirito
e dalla sua forza unificante.
Nella tradizione patristica, dal II secolo,
avviene l‟esatto contrario:
il fatto di non sposarsi prevale sulle motivazioni.
Accentuazioni (oggi inaccettabili):
– Origene (185-254): il celibato è superiore alla vita
matrimoniale,
– Giovanni Crisostomo (345-407), trattato sulla verginità.
Quasi la metà del testo:
o i mali del matrimonio,
o il celibato sulle rovine della scelta matrimoniale.
2) Approccio escatologico
– NT: il celibato diventa l’icona profetica dei tempi futuri,
dove la dedizione al Signore è destinata ad accelerarne il
ritorno,
– Alcuni Padri: il sogno dell‟innocenza originaria.
passaggio dall‟escatologia alla protologia:
se non ci fosse stato il peccato di Adamo,
non ci sarebbe stato nemmeno il matrimonio
– l‟esercizio della sessualità:
uno dei frutti del peccato delle origini.
– visione più biblica: se non ci fosse stato il peccato,
non ci sarebbe stato il celibato
Tre aspetti classici della questione:
– il celibato di Gesù,
– il loghion di Mt 19,10-12
– i consigli di Paolo ai credenti di Corinto in 1Cor 7,1-40)
Il celibato di Gesù
Anni ’70 in poi
William E. Phipps:
il silenzio del Nuovo Testamento
sulla moglie e sui figli di Gesù
non provano che Gesù fosse celibe.
- Una cosa naturale
- Analogia con altri rabbi contemporanei
Una scelta celibataria secondo W.E. Phipps è:
– totalmente esclusa dal giudaismo del I secolo,
– considerata come innaturale
– contraria al comandamento di Dio.
Da considerare:
– il matrimonio e la sessualità nel giudaismo:
valori grandi
– Gesù celibe: un maestro autorevole?
Da dove viene il dato tradizionale del celibato di Gesù?
Phipps: da una scorretta concezione della sessualità che negli
ambienti cristiani si diffonde già dalla fine del I secolo.
Osservazioni critiche a William E. Phipps
I vangeli parlano, sì, sulle relazioni di Gesù:
– ampio ventaglio dei suoi familiari, con i loro nomi (la
madre Maria, il padre putativo Giuseppe, i fratelli
Giacomo, Ioses, Giuda e Simone, alcune sorelle, cf. Mc
6,3-4; Mt 13,55-56)
– gli apocrifi: altre informazioni ricche
– preziosi dettagli sul seguito femminile di Gesù: alla
scuola di Gesù ci sono delle donne, (Maria di Magdala,
Giovanna moglie di Cusa, amministratore di Erode,
Susanna, Maria madre di Giacomo il minore e Ioses,
Salome, la madre dei figli di Zebedeo, cf. Mc 15,40-41,
Lc 8,1-3 e Mt 27,55-56).
Egli se ne andava per le città e i villaggi, predicando e
annunziando la buona novella del Regno di Dio. C‟erano con lui
i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi
e da infermità: Maria di Magdala, dalla quale erano usciti sette
demòni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode,
Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni.
(Lc 8,1-3).
Il silenzio su una eventuale moglie e sui relativi figli?
La soluzione è semplice: non esistevano.
Vanno relativizzati:
– Il paragone con gli altri rabbi
(non si parla della loro vita).
– Il contesto religioso e sociale del I secolo
(discontinuità con le tradizioni contemporanee).
– Gesù: l‟unico uomo celibe nella Scrittura?
Geremia: Ger 16;
Elia: 1Re 17–19; 2Re 1–2;
Eliseo: 1Re 19,19–21.
La tradizione AT: un progressivo cambio di mentalità
per es. nella trattazione riservata ai cosiddetti «eunuchi»
– Dt 23,2: esclusi dalla comunità d‟Israele,
– Is 56,1-8 o Sap 3,13-19: un posto nella casa di Dio.
Giovanni il Battista:
un uomo che cresce in regioni deserte,
nutrendosi di miele selvatico e locuste,
accompagnato da moglie e figli?
Quando decapitato in prigione:
– nessun familiare per reclamare il cadavere,
– se ne occupano i suoi discepoli (Mc 6,29).
Dunque: il celibato
– non appare come una scelta di vita sconosciuta
– o totalmente disprezzata nel I secolo. Da ridimensionare!
Il celibato nel giudaismo del I secolo
Il giudaismo del I secolo è molto variegato
Si possono dedurre diverse concezioni del celibato.
La posizione negativa
L‟ebraico antico non ha un vocabolario specifico sul tema.
Una scelta radicalmente contraria alla logica della creazione.
Rabbi Eliezer ben Ircano (fine del I secolo):
la scelta di non procreare è come un omicidio,
un grave peccato contro Dio
diminuisce l‟impronta e l‟immagine di Dio nel mondo.
Chi non si dà pensiero della procreazione, è come uno che sparge
sangue, perché è detto: chi sparge il sangue dell‟uomo, dall‟uomo il
suo sangue sarà sparso (Gn 9,6); e di seguito sta scritto: e voi siate
fecondi e moltiplicatevi (Gn 1,28). E rabbi Jaaqob ha detto: “È come
uno che sminuisce l‟immagine dì Dio; è detto infatti: perché ad
immagine di Dio egli ha fatto l‟uomo (Gn 1,27) e di seguito sta
scritto: e voi siate fecondi e moltiplicatevi (Gn 1,28)”.
Chiunque disprezza o rigetta il comando creazionale
diviene oggetto di disprezzo agli occhi di Dio:
Sette specie di persone sono condannate dal cielo: il giudeo che non
ha moglie, colui che avendo una moglie sterile non ha figli e non
divorzia [...]
(b. Pessahim 113b).
Rabbi Shemuel: disprezzo per le donne sterili
Vi sono quattro specie di uomini che devono essere considerati come
morti: i lebbrosi, i ciechi, gli uomini senza figli e quelli che si sono
impoveriti (Gen Rabbah LXX 1,5).
Essere celibi
– contravviene al disegno di Dio sulla creazione
– esclude dai beni della salvezza.
Un giudeo che non ha moglie, vive senza gioia, senza benedizione,
senza felicità. Senza gioia, perché sta scritto: tu gioirai, tu e la tua
famiglia (Dt 14,26), senza benedizione, perché sta scritto: affinché la
benedizione riposi sulla tua famiglia (Ez 44,30), senza felicità,
perché sta scritto: non è bene che l‟uomo sia solo (Gn 2,18). Si dice
ancora in Palestina che un celibe vive senza Torah e senza
protezione. Senza Torah, perché sta scritto: non v‟è proprio aiuto per
me e la salvezza è lontana da me (Ger 31,22), senza protezione
perché sta scritto: la donna cingerà l‟uomo (Ger 31,22). Rabbi ben
Oula aggiunge: il celibe è anche senza la pace, perché sta scritto: tu
godrai la pace sotto la tua tenda (Gb 5,24) (b. Yebamot 63b).
La posizione positiva
I sandali di Mosè (Es 3,5):
Il Santo, benedetto egli sia, gli ordinò con l‟intermediario della
Gloria, di separarsi da sua moglie in modo definitivo. Infatti,
riguardo a Mosè è detto togliti i tuoi sandali (Es 3,5), mentre
riguardo a Giosuè è detto togliti il tuo sandalo (Gs 5,15), affinché
egli si separasse dalla moglie per dei periodi determinati. R. Abba
spiegava ancora le parole poiché il luogo sul quale tu stai è terra
santa, dicendo: “Tu possiedi un luogo più elevato di quello degli altri
uomini, il grado più elevato che si chiama Santo”. Per questo il
Santo, benedetto egli sia, gli ordinò di separarsi da sua moglie con
l‟ingiunzione di togliersi i sandali. Ogni volta che sta scritto togliere
il sandalo, questo significa separarsi da donna. (Zohar Hadash, ki-tese 59)
Lo stupore degli angeli
Allora l‟angelo Michele disse a Dio: “Signore del mondo
come può essere tua volontà la distruzione dell‟umanità? La
benedizione può affermarsi solo se il maschio e la femmina
si uniscono, e ora tu ordini a Mosè di separarsi da sua
moglie?!”. Dio rispose dicendo: “Mosè ha già procreato figli
e ha adempiuto il suo dovere verso il mondo. Io ora voglio
che egli scelga come sposa la mia presenza, la Shekinah,
affinché grazie a lui essa possa discendere sulla terra”.
(Zohar, Nissa‟ 149).
Polemica tra Mosè e Miriam (Numeri 11):
Quando i settanta anziani furono designati e lo Spirito del Signore
venne su di loro, tutte le donne accesero le lampade di gioia per
celebrare con questa illuminazione l‟elevazione di quegli uomini alla
dignità di profeti. Zippora, moglie di Mosè, vedendo l‟illuminazione
chiese a Miriam di spiegargliela. Miriam gliene spiegò il motivo e il
significato dicendo: “Benedette le donne che vedono con i loro occhi
come i loro mariti sono stati elevati alla dignità di profeti”. Ma
Zippora rispose: “Sarebbe più opportuno dire: „Sventurate le mogli di
questi uomini che ora devono astenersi da ogni felicità coniugale‟ ”.
Allora Miriam disse: “Come fai a saperlo?”. E Zippora: “Lo deduco
dal comportamento di Mosè tuo fratello: da quando infatti è stato
scelto a ricevere le rivelazioni di Dio, egli non mi conosce più come
moglie”.
Allora Miriam andò da Aronne ed entrambi dissero: “Mosè si astiene
dai piaceri della carne solo per orgoglio, per far vedere come è
santo”. Si recarono in fretta da lui e gli dissero apertamente la loro
opinione sul suo comportamento. Ma Mosè che era sicuro di se
stesso e severo quando si trattava di un problema riguardante la
gloria di Dio, rimase in silenzio di fronte agli immeritati rimproveri,
ben sapendo che era per comando di Dio che egli aveva rinunciato ai
piaceri coniugali. Perciò Dio disse: “Mosè è molto mite e non fa caso
all‟ingiustizia commessa contro di lui come ha fatto quando la mia
gloria fu disprezzata ed egli coraggiosamente si fece avanti ed
esclamò: Chi sta dalla parte del Signore? Venga con me! (Es 32,26).
Perciò io ora resterò con lui”.
(Abot di Rabbi Natan 2)
Una disposizione per custodire l’assiduità con Dio
Calamità (il diluvio):
Durante il loro soggiorno nell‟arca i due sessi degli uomini come
degli animali si tennero separati l‟uno dall‟altro perché quando
infuria una calamità pubblica, la continenza si addice anche a coloro
che sono risparmiati. (Gen Rabbah 36,7).
Il tempo a venire
Alcuni dicono che anche il rapporto sessuale sarà proibito nel tempo
futuro. Sappi che è così perché nel giorno in cui Dio si manifestò sul
monte Sinai per dare la Torah a Israele proibì il rapporto sessuale per
tre giorni, come sta scritto: Siate pronti in questi tre giorni, non
unitevi a donna (Es 19,15).
Se dunque Dio proibì loro il rapporto sessuale per tre giorni
allorquando si manifestò loro per un giorno solo, la stessa cosa non
dovrebbe essere proibita a maggior ragione nel tempo futuro quando
la Shekinah dimorerà continuamente in mezzo a loro?
(Midrash Tehillim al Sal 146,7).
La venuta del Messia
Rab diceva spesso: “Il mondo a venire non sarà come questo mondo
presente: nel mondo a venire non si procreerà, non si eserciterà il
commercio, non si conoscerà la gelosia, né l‟odio, né la rivalità. I
giusti sederanno con la fronte ornata di una corona e godranno dello
splendore della Shekinah come sta scritto: Essi vedranno Dio e
mangeranno e berranno (Es 24,11)”.
(b. Berakot 17a)
Il testo più noto
Rabbi Shimon ben Azzai
contestato per la sua scelta di vivere celibe, risponde:
“Chi non si dà pensiero della procreazione, secondo la valutazione
della Scrittura, impoverisce l‟immagine di Dio, come sta scritto: A
sua immagine Dio ha fatto l‟uomo (Gn 1,27) e subito dopo: Siate
fecondi e moltiplicatevi (Gn 1,28)”. R. Eleazar ben Zaccaria allora
replicò dicendo: “Le parole sono belle se escono dalla bocca di chi le
mette in pratica. Molti dicono cose belle e le osservano, ma tu, R.
Shimon ben Azzai dici cose belle ma non le osservi!”. R. Shimon ben
Azzai gli rispose: “Che cosa posso fare? La mia anima è legata alla
Torah, il mondo può essere perpetuato da altri”.
(Tosefta Yebamot 8,4)
Nel giudaismo:
non c’è l’istituzione del celibato,
ma ammissione del valore positivo
dell’astensione sessuale
in vista dell’assiduità con Dio.
GLI ESSENI
– Non coltivano celibato a vita
– La maggior parte vive come persone non sposate,
in periodi prolungati di continenza, a causa di:
il posticipo dell’età da matrimonio (vent‟anni per gli uomini),
la dottrina sul matrimonio unico (vedovi o separati nella comunità)
Significative le motivazioni
– sono il popolo della nuova alleanza;
– norme precise di “santificazione” e di continenza
legate ai tempi di culto;
– il culto è condivisione del servizio che gli angeli rendono
a Dio (distacco particolare da tutto ciò che è mondano);
– forte impronta escatologica:
credono di essere prossimi alla grande battaglia
tra i figli della luce e i figli delle tenebre.
Per il giudaismo del I secolo:
ci sono testimonianze (rare ma positive)
contemporanee a Gesù
sulla possibilità di una scelta celibataria nel I secolo.
J.P. MEIER:
Se il celibato di Gesù è, in qualche modo,
un punto interrogativo per noi,
forse Gesù voleva che lo fosse precisamente
anche per i suoi contemporanei [...].
Il suo celibato era una parabola in azione,
l‟incarnazione di un messaggio enigmatico
inteso a turbare la gente
e a provocarla a pensare,
sia su Gesù che su se stessa.
EUNUCHI PER IL REGNO DEI CIELI
Gesù chiede ai discepoli
non: di “rompere” i vincoli coniugali o familiari,
sì: non anteporli alle esigenze del Regno.
Il matrimonio nel Nuovo Testamento non rappresenta un limite
per servizi di responsabilità
all‟interno della prima comunità.
At 18,1-3;
Rm 16,1-4;
1Cor 9,5;
1Tm 3,2-7.12; 5,9;
Tt 1,6.
L’eunuchia in Mt 19,10-12
Il loghion di Mt 19,10-12
– il contesto in cui il loghion è inserito
– i termini che lo compongono,
– le diverse interpretazioni nate.
Mt 19,10-12
10 Gli dicono i discepoli: “Se tale è la condizione
dell‟uomo rispetto alla moglie, non conviene sposarsi”. 11
Egli disse loro: “Non tutti comprendono questo
discorso, ma soltanto coloro ai quali è dato. 12
Vi sono infatti eunuchi che nacquero così dal seno
della madre, e vi sono eunuchi i quali furono resi tali
dagli uomini, e vi sono eunuchi che si resero tali da sé
per il Regno dei cieli.
Chi può comprendere, comprenda”.
Il contesto
L‟unità della sezione è definita dagli spostamenti di Gesù:
Mt 19,1-3: Gesù è nel viaggio dalla Galilea alla Giudea
Mt 19,4-14: Gesù viene avvicinato e fermato da alcuni farisei
Mt 9,15: Gesù riprende il cammino verso la Giudea.
Il loghion sugli eunuchi è collocato tra
– il discorso su matrimonio e divorzio (Mt 19,3-9)
– la benedizione dei bambini
(il frutto del matrimonio, Mt 19,13-15).
Il loghion è esclusivo di Matteo
senza paralleli negli altri evangelisti
Il contesto più ampio segue da vicino il racconto di
Mc 10,1-16.
Le varianti tra i due testi
aiutano a focalizzare alcune questioni.
Mt modifica la posta in gioco suggerita da Mc. La doman-
da dei farisei (v. 3) mette in discussione non la pratica del
divorzio, ma solo le condizioni che lo permettono («per
qualsiasi motivo?»).
La possibilità di divorziare viene data per assodata in Matteo.
La posizione di Gesù è contraria non solo alle condizioni, ma
al divorzio stesso.
Mt 19,9: la clausola non citata da Mc: Gesù esclude ogni
possibilità del divorzio, tranne:
la porneía (un enorme dibattito).
Opinioni più comuni:
1) la porneía: rapporti tra consanguinei o casi di incesto,
proibiti dalla Legge. Mt: casi concreti nella comunità?
(matrimoni fra i consanguinei, incompatibili con la nuova
fede).
2) Convivenza prematrimoniale esclusa dalla Legge
Mt 19,9: Mt non riprende la specificazione marciana
riguardante la donna. Per Marco sia l‟uomo che la donna sono i
protagonisti del matrimonio e dell‟atto di ripudio. Matteo si
limita alla figura maschile, forse a motivo delle origini
giudaiche della comunità a cui si rivolge.
Mt 19,9: la possibilità di divorziare (ammessa dalla
Legge) è equiparata all’adulterio. Gesù richiama gli
ascoltatori a un forte senso di responsabilità, ma indirettamente
afferma che la Legge non riesce a tutelare l‟amore tra un uomo e
una donna. La Legge, permettendo il divorzio e il nuovo
matrimonio, espone l‟uomo a ciò che essa stessa condanna!
Tutto il discorso è concentrato
sulla questione del matrimonio!
I Discepoli di Gesù: reazione di sorpresa:
di fronte alle esigenze evidenziate da Gesù,
è più conveniente non sposarsi affatto (Mt 9,10).
Gesù: non conferma tale reazione,
invita alla responsabilità che ogni scelta di vita esige.
Non emerge nessuna raccomandazione a non sposarsi.
Il vocabolario
Il termine eunoûchos
– non significa “celibe” (potevano essere sposati),
– richiama l‟incapacità di compiere l‟atto matrimoniale
o la condizione delle persone evirate.
– indica non chi vive celibe,
ma chi ha una deficienza fisica o psichica
che lo rende impotente.
Cf. anche l’eunuco etiope in At 8,27-39:
il termine può significare
“ufficiale, ministro”.
L‟immagine di qualcuno
che “si evira” per il Regno dei cieli
è talmente sorprendente e violenta sia per il giudaismo che per il cristianesimo del I secolo
che appare come
un modo ripugnante per descrivere il celibato.
Nel mondo giudaico nessuno utilizza una simile metafora:
né Flavio Giuseppe, né Filone, né i rabbini.
In ambito cristiano:
né Paolo, né l‟Apocalisse,
quando richiamano la scelta celibataria,
riprendono tale metafora.
Il loghion sembra accentuare una simile sfumatura negativa:
Mt 19,12 gli eunuchi hanno una gradazione ben precisa:
– quelli nati così dal seno della loro madre
(cosa giudicata come un castigo divino),
– quelli resi tali dagli uomini
evirati per alcuni servizi,
come la custodia di un harem
o forme di sacerdozio pagano,
– quelli che si rendono tali
l‟automutilazione,
il massimo della vergogna.
Il termine deriva dall‟associazione di due termini greci:
– il sostantivo eunē (letto)
– e il verbo échō (avere)
da qui la definizione degli eunuchi come
“custodi del letto”
destinati a tutelare l‟harem
di personalità importanti.
utilizzato anche per indicare i frutti
che non avevano un nocciolo
e che quindi non potevano offrire seme.
Il verbo chōréō (Mt 19,11): «comprendere»
evoca il concetto di «fare posto».
Gesù:
non tutti sono in grado di fare spazio alle sue parole,
assumendo fino in fondo la responsabilità
che la scelta di sposarsi o non sposarsi implica.
Non tutti possono assumersi tale impegno,
ma «solo coloro ai quali è stato concesso» (Mt 19,11).
dédotai il passivo divino
Il discorso di Gesù non è del tutto chiaro:
a che cosa si riferisce l‟espressione
tòn lógon toûton - «questa parola»?
Tre soluzioni possibili:
1) l‟attenzione poggia sulle parole dei discepoli (v. 10)
«non conviene sposarsi» (soluzione classica)
1) l‟attenzione è sul versetto che segue (v. 12)
sugli «eunuchi»;
2) tòn lógon toûton sembra invece richiamare
l’affermazione chiara di Gesù al v. 9:
«chi ripudia la propria moglie,
se non per porneía, e ne sposa un‟altra,
commette adulterio».
– Il Regno richiede una logica totalmente nuova
nei rapporti più intimi
– e non tutti sono in grado
di fare immediatamente spazio ad essa,
– gli stessi discepoli ne sono una prova negativa.
«Per il regno dei cieli» (Mt 19,12)
Diverse forme di eunuchia sono in rapporto con l‟espressione:
«per il regno dei cieli»
dià tēn basileían tôn ouranôn.
La particella dià può essere intesa in un duplice senso:
finale o causale.
dià nel senso finale (il Regno ancora da conquistare)
– l‟eunuchia diventa una scelta
che viene assunta per rendere visibile il Regno dei cieli
o per viverne le dimensioni;
dià nel senso causale (il Regno già sperimentato)
– il Regno non è più il fine che spinge alla continenza,
ma ciò che la motiva.
L’amore di Dio
appassiona, affascina e coinvolge i credenti
al punto tale che essi sono in grado di fare scelte
che si pongono al di là delle norme della stessa Legge
Coloro che sono rimasti sedotti dal Regno
sono spinti dalla gioia di tale esperienza
a impostare in modo nuovo i propri rapporti.
Il senso non sarebbe pertanto “ascetico”
ma piuttosto “ecclesiologico”.
Ci si fa eunuchi
non per entrare nel Regno dei cieli,
ma perché una nuova logica è stata interiorizzata
e viene estesa ad altri.
Varie interpretazioni del loghion (le ipotesi)
Il loghion riecheggia
1. ingiurie e derisioni
rivolte a Gesù o a qualcuno dei discepoli.
2. la reazione stupita dei discepoli
(troppo impegnativa la condizione posta da Gesù)
un vero e proprio insegnamento sul matrimonio:
è proprio la causa del Regno a rendere tutto ciò possibile.
3. un argomento a fortiori di Gesù (a maggior ragione):
se è impegnativa la scelta di sposarsi,
è ancor più impegnativa quella di non sposarsi,
che i discepoli vorrebbero abbracciare.
4. Alcuni ne fanno una vera e propria forma di sequela:
il celibato non è accidentale,
né temporaneo,
né motivato da ragioni terrene.
Ogni scelta di vita si rivela esigente,
ma è l’esperienza del Regno di Dio
che può renderla concretizzabile.
Altre due motivazioni possibili nel contesto di Matteo
e della comunità a cui lui si rivolge:
1) Gli “eunuchi” non sono i discepoli che hanno optato
per il celibato, ma gli sposi cristiani che, separatisi dal
coniuge in seguito alla conversione, non possono
risposarsi perché si renderebbero rei di adulterio. Essi
devono, per tali motivi, vivere come eunuchi per la
causa del Regno (il Regno esige una condotta).
Oppure:
2) Mt vuole tutelare la comunità da eccessi di rigorismo
che si stanno diffondendo: i credenti vengono spinti
alla continenza e all’eunuchia. Matteo ribadisce:
non a tutti è dato questo dono
non è possibile farne un precetto
che vincola chiunque.
Derive pericolose del loghion Mt 19,19-20
Giustino (100-168): esalta il desiderio di un giovane
convertito che, basandosi su Mt 19,19-20, chiede alla Chiesa
a cui appartiene il permesso di automutilarsi e ne viene
impedito.
Epifanio (315-403): cita con compiacenza una serie di
monaci egiziani che si auto-evirano per amore del Signore.
Origene (185-254), esegeta di spicco della Chiesa delle
origini, giunge a tale gesto, proprio basandosi sul testo di Mt
19. Più avanti negli anni, nel suo commento a Matteo, non
solo invita i lettori a non fare altrettanto, ma lascia intendere
che il suo atto è stato un grave “errore di gioventù”.
Davanti a simili pericolose deviazioni,
i Padri apologeti dei primi secoli
intervengono a più riprese
precisando il senso del loghion
e stimolando la sua interpretazione
spirituale e intima.
Dall‟analisi del contesto, del vocabolario e delle varie
interpretazioni date al loghion matteano emerge che
al centro dell’attenzione
più che il celibato
sembrano esserci
le esigenze del matrimonio
vissuto alla luce del Regno di Dio.