Kyos Verona Luglio-Agosto 2009

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Impazziamo di luce

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Impazziamo di luce

Elio FiorucciMarco VincoTeresa RomanoGiovanni SirottoAlberto Sartori

Verona Emergenza

luglio-agosto 2009

MUSICA ARTE TEATRO SPETTACOLO DESIGN SPORT TEMPO LIBERO PERSONAGGI CULTURA CUCINA VIAGGI AUTO NATURA

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MUSICA ARTE TEATRO SPETTACOLO DESIGN SPORT TEMPO LIBERO PERSONAGGI CULTURA CUCINA VIAGGI AUTO NATURA

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Eccomi Associazione di Volontariato onluslavorare per i giovani con i giovaniEccomi è un’associazione di volontariato che sostiene progetti per i giovani in Burundi, Burkina Faso, e in Brasile, il progetto Remar. Promuove l’educazione, l’istruzione e la formazione di giovani e adulti in difficoltà Appoggia i giovani nel loro ambiente collaborando alla realizzazione di iniziative imprenditoriali e artigianaliReperisce le risorse umane ed economiche necessarie alla definizione dei progettiSostiene lo scoutismo giovanile e adulto, coerente con i valori associativi di solidarietà, di promozione umana, di pace e di rispetto della dignità di ogni uomo

Come offrire le donazioniLe donazioni possono essere effettuate a favore diEccomi - Associazione di volontariato OnlusVia G.A.Pasquale, 11 - 00156 Roma indicando il nome del progetto che si intende sostenere- tramite conto corrente postale: n° 78044310- tramite assegno non trasferibile o bonifico bancario:Banca Popolare Etica, Agenzia di Roma, via Rasella, 14 - 00187 Romacoordinate bancarie internazionali: IT77 Q 05018 03200 000000118601.

L’Associazione di volontariato Eccomi Onlus è una Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale con sede legale in Roma debi-tamente registrata presso l’Agenzia delle Entrate, Direzione regionale del Lazio ai sensi dei D.Lgs 460/97 e D.M. 266/03. Pertan-to le donazioni in denaro e in natura erogate da persone fisiche sono deducibili dal reddito complessivo o detraibili dall’imposta lorda del soggetto erogante a norma di legge.

Printedita

Verona

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KYOS verona editoriale

Che sia l’estate che desiderate. Che sia cal-da, piena di luce, fiorita e riposante. Che ci sia acqua per rinfrescarsi, laghi, mari, colline e montagne. Vi facciamo compagnia raccon-tandovi alcune perle che arricchiscono l’estate veronese, consigliandovi come passare le vostre giornate e le vostre serate andando in giro per il centro e la provincia che non vi deluderanno per le innumerevoli occasioni di intrattenimen-to che offrono. Vi raccontiamo con piacere le conoscenze che abbiamo fatto, sempre speciali, che ogni volta aggiungono alla nostra esperien-za preziose, semplici, occasioni per crescere e conoscere. Da un punto di riferimento per la storia della moda italiana Elio Fiorucci, all’en-tusiamo, la passione e la fatica di due giovani artisti del mondo dell’opera, che, anche grazie alla loro testimonianza si avvicina un po’ di più al mondo dei giovani. Marco Vinco e Teresa Romano ci hanno offerto nuovi punti di vista sulla lirica. La pazza idea di uno sciatore incal-lito di arrivare fino in Cina... ma in bicicletta, ci ha portato a viaggiare con il “diario di bor-

do” di Giovanni Sirotto e del suo compagno Renato Ciravegna, e, per non cambiare tema (in fatto di pazze idee), ecco che vi raccontiamo la storia di un campione mondiale di canarini. Vi sembra un refuso, probabilmente, penserete che il direttore questa volta si è proprio confusa e sicuramente voleva scrivere un’altra parola. Ve lo giuro! Ho scritto canarini perché di ca-narini si tratta; i piccoli uccellini gialli, sì, loro. A Soave c’è un signore che li alleva... leggete per credere. 120 anni di pizza e una voglia che non pas-sa mai, non potevamo perdere l’occasione di dedicare spazio anche alla regina della tavola italiana facendola raccontare da chi se ne in-tende.Perciò pensiamo di aver messo insieme vari e curiosi argomenti per intrattenervi se farà brut-to tempo, o sotto l’ombrellone su un comodo sdraio davanti al vostro panorama di vacanza.

Silvia [email protected]

Portami il girasole

impazzito di luce(Ossi di seppia Montale)

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Placido DomingoI 40 anni di carriera del grande tenore 06

TEATRO DANZA - MUSICA 24ARTE - DA NON PERDERE 28

SPORT 32

Marco VincoL’arte come mestiere 10

Teresa RomanoIl debutto all’Arena di Verona di una giovane stella 14

Verona EmergenzaIl cuore del soccorso 16

appuntamenti

Vetrina veroneseAlberto Sartori: campione del mondo con i suoi canarini 34

rubriche

Colori in cucinaGiallo da mangiare 36

Consigli di letturaIl romanzo giallo 37

AbruzzoTra le nuvole e i sassi... domani 38

AnniversariLa regina della tavola compie 120 anni 40

TradizioniSimboli di accoglienza 41

rivista mensile di Verona

luglio-agosto 2009anno 4 - numero 35

Rivista mensile free press di Verona e provincia. 12.000 copie distribuite nei migliori punti di incontro

EditorePRINTEDITA Srl - Via Francia, 7/b - 37024 Negrar (Vr) - Tel. : (+39) 045 8101204 Fax: (+39) 045 [email protected]

Iscrizione al Tribunale di Verona:n. 1786 - 17/01/2008Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, CNS VERONARegistrazione al ROC n° 16808 Prezzo a copia € 2,00

Direttore responsabile: Silvia Sartea

Art director: Simone Pavan

Consulente editoriale: Pino Agostini

Redazione: Guido Benati, Simone Bonini, Riccardo Ferraresso

Hanno collaborato: Cristiana Albertini, Jean Pierre Piessou, Ennevi, Elisa Zoppei Supervisione Tecnica: Gianna Calabria

Redazione Grafica: Cinzia Signorini, Manuel Bergamasco

Relazioni Pubbliche: Luisa Calabria

Sviluppo Commerciale e Pubblicità:Guido Benati, Alessia Corso 340 7532873

Stampa: CierreGrafica Sommacampagna (VR)Tel. 045 8580900 - www.cierrenet.it

Numero chiuso in redazione il:25 giugno 2009

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Giovanni SirottoSulla strada di Marco Polo... in bicicletta 18

Elio FiorucciModa, creatività e arte secondo Elio Fiorucci 08

Printedita sostieneABO PROJECTwww.aboproject.it

Nella storia e nella tradizioneRicorrenze dei mesi di luglio e agosto 44

Storie su ruote Viaggiando sul mito: Land Rover Defender 46

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storia e curiosità su un colore

Gli uomini preferiscono le bionde, secondo il bel film di Howard Hawks del 1953, con Ma-rilyn Monroe e la rossa Jane Russell. Sarà poi vero? Il fatto è che, quando si tratta di prefe-renze di questo tipo, il colore della chioma non stimola l’influenza determinante. Lo spiega al Piccolo Principe di Saint-Exupéry anche la volpe: «La mia vita è monotona. Io do la cac-cia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. [...] Ma se tu mi addo-mestichi, la mia vita sarà come illuminata. Co-noscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nasconde-re sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, i campi di grano? Io non mangio il pane e il grano per me è inutile. I campi di gra-no non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai i capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…».A parte il biondo dei capelli, il “biondo” del-la birra, e alcune proposte sfolgoranti della moda, il giallo in realtà è un colore ben poco apprezzato. La disistima risale molto addietro nel tempo, a quando gli uomini associavano

alla divinità dorata del Sole la fonte della vita: il giallo appariva loro come oro spento, opaco, fiacco, triste. È, infatti, il colore della malattia (il “colorito giallastro”), dell’ira biliosa, dell’ag-gressività mascherata, del sospetto e della gelo-sia (le “rose gialle”); è il colore del declino, delle foglie che cadono dagli alberi in autunno… Ma ci piace rivalutarlo e ci rendiamo conto che, invece, porta calore e buon umore. Anche mangiare cibi dai colori solare influisce positi-vamente sull’umore. E poi è bellissimo, come la visione di un paesaggio collinare dipinto dalle ginestre in fiore.In Oriente il giallo è il colore del sole, della fer-tilità e della regalità. Nell’antica Grecia era il colore dei pazzi che dovevano vestirsi di questo colore per farsi riconoscere. Nel Giappone im-periale poteva vestire in giallo solo chi appar-teneva alla famiglia reale. I guerrieri africani Masai dipingevano il loro corpo e gli scudi di giallo ocra per prepararsi alla battaglia. Nella storia dell’arte, la rivalutazione di questo colo-re arriva con gli impressionisti, con i campi di grano e i girasoli di Van Gogh, i colori infuo-cati dei fauves e alle stranezze degli astrattisti. (P.A.)

Marilyn Monroe in una famosa fotografia, circondata da (nell’ordine da sinistra a destra): Clark Gable, John Huston, Arthur Miller, Eli Wallach, Franck Taylor e Montgomery Clift.

Luminoso caldo e solare

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radioverona.it

la tua città, la tua provincia...

dal 1975 Radio Verona

FM 103.00 - 103.90 MHz - AM 1584 Khz

PrinteditaVerona

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Verona si prepara ad accogliere uno spettacolo unico nel suo genere. Il 24 luglio, nel cuore del Festival Lirico 2009, il tenore Placido Domin-go festeggerà i suoi 40 anni di Arena. L’Arena di Verona fu infatti la cornice del suo debutto in Italia, quando vestì i panni di Calaf nella Turandot di Giacomo Puccini. Era il 1969 e al suo fianco cantava la soprano svedese Bir-git Nilsson, leggendaria Principessa Turandot, e Gabriella Tucci in Liù. Ma la stessa stagio-ne lo vide protagonista anche del Don Carlo di Giuseppe Verdi, in una edizione storica di Jean Vilar, dove era in scena con Montserrat Caballé, Piero Cappuccilli, Fiorenza Cossotto. L’Anfiteatro Arena gli aprì le porte del Teatro Scala di Milano, nell’Ernani di Giuseppe Ver-di, in cui trionfò nel dicembre del 1969. E da lì in avanti i palcoscenici di tutto il mondo lo vi-dero protagonista di interpretazioni ogni volta speciali, fino ad ora 124 ruoli differenti, e due nuovi in programma per le prossime tre stagio-ni: Orestes in Iphigenie en Tauride di Gluck al Metropolitan Opera e Bajazet nel Tamerlano di Handl al Teatro Real di Madrid e al Wa-shington National Opera. Così la Fondazione Arena gli dedica un concerto di Gala con un programma ideato per offrire al pubblico l’op-portunità di applaudirlo ancora in alcuni dei ruoli più importanti della sua carriera. Domingo ha registrato oltre 50 video e rea-lizzato tre film girati in presa diretta in teatro: La Traviata, l’Otello di Zeffirelli e la Carmen di Francesco Rosi. La messa in onda di Tosca da lui interpretata a Roma è stata seguita da oltre 1 miliardo di telespettatori in 117 pae-si. Ha aperto la stagione del Metropolitan 21 volte, superando nel 1999 il record di Caruso (17). Attualmente è il direttore generale del Washington National Opera e del Los Angeles Opera. (G.B.)

Programma della serata

Otello - IV atto: Plácido Domingo con Teresa RomanoCyrano de Bergerac - IV atto: Plácido Domingo con Isabelle KabatuCarmen - IV atto: Plácido Domingo con Nancy Fabiola Herrera

Plácido Domingo festeggia 40 anni di ArenaIl 24 luglio 2009 un grande gala ripercorre la carriera del tenore

Plácido Domingo all’Arena di Verona

dal 1969 al 20091969Turandot di Giacomo Puccini16, 19, 24, 27 luglioCalaf - Plácido DomingoDon Carlo di Giuseppe Verdi2, 5, 8, 13, 16 agostoDon Carlo - Plácido Domingo1970Manon Lescaut di Giacomo Puccini25, 30 luglio e 2, 6, 13, 16 agostoRenato Des Grieux - Plácido Domingo1974Tosca di Giacomo Puccini14, 19, 27, 30 luglioCavaradossi - Plácido DomingoAida di Giuseppe Verdi10, 14 agostoRadamès - Plácido Domingo1975Turandot di Giacomo Puccini26, 31 luglioCalaf - Plácido Domingo1976Aida di Giuseppe Verdi25 luglioRadamès - Plácido Domingo1977Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni23, 26 luglio – 6, 9 agostoTuriddu - Plácido DomingoPagliacci di Ruggero Leoncavallo6, 9 agostoCanio - Plácido Domingo1993Pagliacci di Ruggero Leoncavallo2, 4 luglioCanio - Plácido Domingo

1994Otello di Giuseppe Verdi22 luglio – 5 agosto Otello - Plácido DomingoAida di Giuseppe Verdi 6 agostoPlácido Domingo Direttore1994Serata di Gala9 agostoOtello di Giuseppe Verdi - 1° attocon Daniela Dessì (Desdemona), Leo Nucci (Jago), Vincenzo La Scola (Cassio), Franco De Grandis (Montano), Mario Bolognesi (Roderigo)La Bohème di Giacomo Puccini - 3° attocon Cecilia Gasdia (Mimì), Leo Nucci (Mar-cello) Adriana Anelli (Musetta), Gianni Van-zelli (Sergente)Aida di Giuseppe Verdi - 3° attocon Daniela Longhi (Aida), Leo Nucci (Amonasro), Anna Schiatti (Amneris), Bo-naldo Giaiotti (Ramfis), Adriana Marfisi (Sacerdotessa)1999Carmen di Georges Bizet 14 agostoPlácido Domingo - Direttore2004La Corona di pietra4 agosto2009Carmen di Georges Bizet 19. 27 giugno – 2. 9 luglioPlácido Domingo - Direttore

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Elio Fiorucci ci ha dedicato il suo tempo in un caldo pomeriggio di giugno per raccontarci la storia del marchio che lo ha reso famoso in tutto il mondo. Una storia iniziata oltre qua-rant’anni fa partendo da Milano per arrivare in ogni parte del mondo, una storia apprezzata persino da un genio come Andy Warhol. Anche a Verona nella centralissima via Maz-zini, Fiorucci (ora Love Theraphy) è stato ed è ancora punto di ritrovo per moltissimi giovani. Durante la nostra piacevole chiacchierata ab-biamo percepito la vera essenza di Elio Fioruc-ci, un appassionato sognatore che ha saputo trasformare il modo di intendere la moda (e molto di più) in Italia.

Dal primo negozio a Milano nel 1967 ad ora, la distingue una incontenibile attività creativa e di comunicazione dei marchi e dei messaggi che portano. Qual è il segreto del successo di ogni sua idea?Forse il vero segreto è quello di aver avuto delle idee originali. Non volevo creare un tra-dizionale negozio di abbigliamento (come ce n’erano tanti) ma ho scelto fin dall’inizio una forma di concept store, che desse spazio non alla moda ufficiale bensì a quella innovativa, sco-vata andando in giro per il mondo, prima a Londra, poi a New York e poi ancora a Tokyo. Doveva essere un luogo speciale dove si potes-sero acquistare articoli di abbigliamento, ma anche oggetti di arredamento, gadget, quadri, colori. Così è nata l’idea degli store Fiorucci, contenitori di tutte le tendenze nel mondo, compresa la musica, gli accessori, i libri... una scelta globale, tanti stili di vita in cui potersi riconoscere.

di Riccardo Ferraresso

Un viaggio che parte dal sogno e dalle immagini dell’infanzia per arrivare alla rivoluzione dello stile

Elio Fioruccimoda, creatività, arte, colore, innovazione

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Le immagini del servizio sono state fornite da Love Therapy

Angeli e nanetti, da dove hanno avuto origine i marchi con cui si identifica la sua moda?Gli angeli sono stati pensati nel 1972. Voleva-mo comunicare che Fiorucci non era soltanto un luogo commerciale ma era anche luogo dello spirito, della filosofia, dell’amore. Negli anni ’60 noi eravamo i figli dei fiori, io stesso mi considero un vecchio hippie, mi pia-ce la rivoluzione pacifica, una rivoluzione che incide sul costume e sullo spirito delle perso-ne. Anche per questo motivo nei nostri negozi c’erano collezioni di dischi e libri provenienti da ogni parte del mondo, per andare oltre il concetto di negozio e creare un vero e proprio punto di incontro. Quando abbiamo aperto a New York (nel 1976), il “punto vendita” è diventato da subito un luogo in cui si riuni-vano molti personaggi di spicco tra cui Andy Warhol che scelse proprio le nostre vetrine per lanciare la sua rivista Interview. Fiorucci non proponeva solamente abbiglia-mento ma anche cultura, arte...I nanetti (ndr. ride)? I nanetti hanno un’altra storia. Nel 1998 ho venduto il marchio Fioruc-ci e, di conseguenza, il suo simbolo, gli angio-letti, per dare vita al marchio Love Theraphy (che racchiude un po’ lo spirito degli anni ‘70, un mondo migliore e più dolce). Quando ero piccolo e vivevo in campagna mi venivano raccontate storie che parlavano di boschi e di nanetti, racconti che mi facevano immaginare uno spazio per evadere dal mondo reale che non mi piaceva molto, e per entrare invece in un “mondo di sogno”. L’idea dei nanetti nasce quindi dalla mia infanzia, proprio da quei na-netti che immaginavo di incontrare da bambi-no. In tutti i miei lavori ho sempre privilegiato

l’aspetto del sogno rispetto a quello della re-altà, la creatività non nasce da quello che c’è, ma dell’immaginare ciò che potrebbe esserci.

Quale è il suo rapporto con i colori? Come li sceglie, come li abbina nelle collezioni e nel suo stile personale?I colori... i colori che utilizzo io sono inusuali. Quando nel 1967 ho aperto il primo negozio a Milano i colori alla moda si rifacevano ad uno stile classico (marrone, blu, grigio nero...). Quando ho portato in città la moda londinese

(tutt’altro che classica) fu una sorta di rivolu-zione. Persino il negozio non fu disegnato da un architetto ma da una scultrice. All’inaugurazione si presentò a sorpresa Adria-no Celentano con il suo Clan a bordo di una Cadillac rosa. Da quel giorno ha avuto inizio il nostro bellissimo rapporto, forse anche perché siamo tutti e due sognatori ed apparteniamo

alla stessa generazione.La mia passione per i colori fluorescenti è dovuta anche all’incontro con Andy Warhol avvenuto a New York, proprio lui mi ha aiu-tato a “capire i colori”. Durante una nostra chiacchierata chiesi come mai i suoi quadri sembrassero così moderni, lui mi rispose che il perché stava nei colori: fluorescenti e accesi come le luci di New York. I nostri nanetti, sono tutti vestiti fluorescenti, alla Andy Warhol. Io vedo la moda fusa all’arte, alla cultura. Ho rot-to i canoni della moda classica, i miei modelli sono di ispirazione emozionale.

Qual è il must tra i capi di abbigliamento? Quello che non deve mai mancare?Assolutamente il jeans. Direi che è il capo che tutti abbiamo ed adoriamo, ed è anche uno dei nostri punti di forza. Fin dall’inizio la nostra li-nea jeans ha spopolato grazie anche ai modelli stone washing che ora utilizzano in molti.

Dal 1967 ad oggi cosa ha portato lo stile Fiorucci?Ho sempre seguito il mio istinto e così con-tinuerò a fare. I progetti seguiti con Oliviero Toscani e le campagne di comunicazione at-traverso le immagini hanno contribuito alla rivoluzione comunicativa. Il successo delle immagini e della comunicazione è stato un no-stro punto di forza. Abbiamo voluto portare l’innovazione su qualcosa di statico come la moda, sempre legata ai canoni classici talvolta tristi e scuri.

Sopra: a sinistra, Elio Fiorucci con Andy Warhol; a destra, l’interno del negozio. In basso al centro della pagina: l’ingresso del negozio di Fiorucci a New York. Nella pagina a sinistra: il marchio Love Therapy con gli inconfondibili nanetti

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Marco Vinco, giovane cantante veronese, ap-prezzato dal pubblico e dalla critica sia per la voce sia per le doti sceniche, è considerato tra i migliori interpreti del repertorio rossinia-no. Dal 2001, anno in cui ha debuttato come protagonista nelle Nozze di Figaro al Festival di Aix en Provence, è ospite regolare del Rossini Opera Festival di Pesaro, ha calcato alcuni tra i maggiori palcoscenici del mondo, e ha collabo-rato con molti celebri direttori. L’11 luglio farà il suo debutto all’Arena di Verona interpretan-do il ruolo di Don Basilio nel Barbiere di Siviglia di Rossini. Eterno studente, perché la materia di studio sarebbe infinita, non si sente affatto arrivato. Ma non si può dire che di strada non ne abbia fatta da quando in Arena vendeva bi-bite sulle gradinate...

Partiamo dal presente. Il debutto in Arena: cosa ti passa per la testa se ci pensi?Il solo pensarci è un’emozione. Nel 1996 men-tre andava in scena il Barbiere di Siviglia facevo il barista sulle gradinate. Avevo iniziato i vocaliz-zi da appena due mesi e non avevo la minima idea di come sarebbe andata a finire. Quest’an-no è capitato di debuttare proprio nel Barbiere di Siviglia, la stessa opera che vidi in quell’occasio-ne, e devo ammettere che è strano pensare che diventerò quello che una volta è stato l’oggetto della mia emozione. È una cosa che mi ha mol-to colpito, anche perché il Barbiere è un’opera cui sono molto legato. Rossini è il mio reperto-rio prediletto, per adesso, non tanto per scelta quanto per circostanza.

Cosa significa? Che rossiniani si nasce e non si diventa?La voce è come uno strumento che ti trovi ad-dosso, e la voce che hai è per sua natura adatta ad un certo repertorio. Non si sceglie che voce avere, se ti trovi nella gola uno strumento, do-vrai suonare quello strumento, sia esso un vio-lino o un contrabbasso. Io non avevo assoluta-mente in mente di fare Rossini, però è capitato e, come spesso accade, se si vuole fare bene, più che seguire le proprie idee si segue quello che succede.

Com’è capitato?Fin dall’inizio sono stato indirizzato verso il re-pertorio rossiniano. È stato determinante l’in-

Marco VincoL’arte come mestiere

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In che modo spiegheresti come non ammutolire davanti a migliaia di persone, a chi perde il controllo della propria voce per l’ansia di parlare di fronte ad uno sparuto gruppetto di sconosciuti?Ricordo la mia prima esibizione. Dietro le quinte con me c’era mio zio, Ivo Vinco. Ero molto spaventato e, confidando nella sua lun-ga esperienza, gli chiesi come dovessi fare per vincere il timore di uscire sul palco. Lui mi dis-se: “Cammina lentamente, più piano che puoi. Entra, saluta il pubblico, appoggiati al pia-noforte, e inizia a cantare”. Così feci, e devo ammettere che dopo qualche minuto già non pensavo più al pubblico, ma solo a cantare. A quel punto non importa quanto sia numero-sa la platea, perché semplicemente non ci fai più caso. Certamente esistono delle tecniche per impa-rare a stare in palcoscenico, comunque credo che sia soprattutto questione di natura, di istin-to. Moltissimi attori tra quelli che ho conosciu-to sono molto timidi e riservati di carattere. Però poi, davanti al pubblico, scoprono questa loro esigenza di comunicare quello che sono.

Come si costruisce il personaggio?Per quanto riguarda le interpretazioni dei per-sonaggi è vero che c’è uno studio psicologico, una serietà con cui l’attore approfondisce, leg-ge, si documenta. Ma tutto questo non è sufficiente a fare l’arti-sta. Ci sono artisti che non sanno nulla eppure sono giganteschi. Ci sono degli attori che leggono i saggi e non sanno stare in palco, mentre ci sono altri attori che non leggono niente e sono grandiosi per-ché hanno un istinto teatrale pazzesco.Ovviamente questo non significa che non si debba leggere e approfondire il più possibile la propria parte. Anzi, più si è coscienti di quello che si va a fare, più si investono energie per andare a fondo del proprio ruolo, più si potrà sperare di essere grandi. Però lo studio, la preparazione, per quanto approfondita, non è una condizione sufficiente per essere degli artisti. Dentro all’artista deve esserci un po’ tutto, scoprire razionalmente che cosa ci sia è impossibile, però di certo, mescolato in dosi misteriose, c’è tutto: l’istinto, l’approfondimento, lo studio...

Allora è destino?Senza dubbio devono incrociarsi delle cose. Ma non tanto nel tempo, non è che le occa-sioni passano solo una volta. Semmai devono incrociarsi delle cose in te, devi avere una serie di caratteristiche: non puoi avere solo la voce, non puoi avere solo la capacità di stare in sce-na, non puoi avere solo la forza psicologica di affrontare certe situazioni, non puoi avere solo la disponibilità a viaggiare... devi avere tutta una lunga serie di cose, in diversa misura. Non tutti ce la fanno.

Qual è il segreto di chi ce la fa?Un mio collega, Alfonso Antoniozzi, cantante lirico e uno dei più grandi attori che abbia mai visto, era impegnato nel ruolo di Falstaff. Un giornalista (uno di quelli pseudo-musicologi in-tellettualoidi) inziando a intervistarlo gli chie-se: “Ma tu, quando pensi a Falstaff, cos’è che pensi? Come vai sul palcoscenico?”. Lui, un tipo molto intelligente e colto, ma che sa an-che essere terra terra, rispose: “Io quando vado in palcoscenico monto sulle assi e dico: faccia-mo che sono Falstaff. Punto”. Hai presente da bambino quando si giocava e si diceva “Faccia-mo che io...”? Ecco, questo è quello che fa un artista in palcoscenico, è tutto un gioco.

Un gioco di abilità?Ovviamente non è totalmente istintivo. Il pre-supposto della riuscita è un grande lavoro. Co-struisci, ti documenti, guardi come fanno gli altri, hai maestri che ti insegnano, registi, attori (anche del cinema) che cerchi di copiare... Il genio, inteso come talento, non nasce dal nulla. Einstein diceva: “Il vero creativo è colui che sa nascondere le proprie fonti”. E Falstaff stes-

contro con Alberto Zedda, attuale direttore ar-tistico del Rossini Opera Festival di Pesaro, uno dei più grandi studiosi di Rossini (tutte le revi-sioni degli spartiti Ricordi di Rossini le ha fatte lui), nonché tra i personaggi più importanti e stimati nel panorama musicale internazionale. Mi sentì per la prima volta quando avevo 20 anni, dovevo ancora debuttare. “Tu sei adatto a fare questa musica qua”, mi disse, e mi scritturò subito per l’incisione di un disco.

Cosa significa Rossini Opera Festival per un “rossiniano”?È il festival dedicato alla musica di Rossini più importante al mondo. È stato ideato trent’anni fa e ha ospitato, soprattutto negli anni ’70-’80, i più grandi cantanti di Rossini, della cosiddetta Rossini Renaissance, decennio in cui è saltato fuo-ri tutto il repertorio che fino a quel momento era stato dimenticato. Ancora oggi il Rossini Opera Festival è un punto di riferimento in tut-to il mondo, e uno dei festival più importanti in Italia. Una vetrina fondamentale per chi fa Rossini, esattamente come San Remo per chi fa musica leggera. Rossini è nato a Pesaro, an-dare a Pesaro per fare Rossini è fondamentale come andare a Salisburgo per fare Mozart.

Che caratteristiche ha la tua voce per adattarsi a questo tipo di repertorio?Le voci maschili si distinguono in tre grandi categorie in base all’altezza. Andando dalla più grave alla più acuta si hanno le voci di bas-so, di baritono, e di tenore. Tuttavia possono esserci molte sfaccettature sia tra una voce e l’altra sia all’interno di una stes-sa voce. La mia è una voce di basso-baritono. Una voce che è sicuramente grave, quindi di basso, però con molta estensione anche nel registro acuto, per cui posso fare anche ruoli baritonali. Una voce molto estesa e duttile che si adatta a gran parte del repertorio di Rossini e Mozart. Una cosa che in pochi sanno, è che prima di Rossini la voce di baritono non esi-steva, c’erano solo bassi e tenori, voci gravi e voci acute. Rossini quando compose il Barbiere di Siviglia inserì il ruolo di Figaro, che non era né un tenore né un basso, ma un ruolo di ba-ritono quasi tenorile. Così nacque la corda di baritono, per la quale in seguito (da Verdi a tutta la letteratura musicale successiva) si scris-sero delle cose meravigliose.

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so dice: “L’Arte sta in questa massima: rubar con garbo e a tempo”. Questa è l’arte. Tutti imparano da quelli che vengono prima. Poi la tradizione, il passato, ciò a cui ti ispiri, passa attraverso il filtro della tua persona, si trasfor-ma e diventa qualcosa di tuo. Chi pretende di essere originale in maniera astratta, a prescin-dere dal contesto in cui si trova a vivere, è un povero illuso.

Quindi l’arte si impara?Il nostro è un mestiere, esattamente come per chi fa i mobili o le sedie: devi imparare come fare i vocalizzi, ad andare in palco, come muo-versi, come camminare, come stare fermi. Una volta che sai fare il mestiere sei un artigiano della lirica, poi se sei anche uno che ha qualco-sa in più diventi un artista. Se no niente. Però almeno l’artigianato deve essere garantito.

Per imparare bene un mestiere occorre avere un buon maestro...

Tu hai avuto un insegnante d’eccezione, tuo zio Ivo Vinco. Come sei entrato alla sua “bottega”?Senza di lui non avrei neanche iniziato a stu-diare. Io suonavo rock: chitarra, basso, batte-ria... insomma ho fatto casino fino a 18 anni, fino alla quarta superiore. Incontrai mio zio quell’anno, quando lui, finita la carriera, era rientrato a Verona. Trovandolo nella corte di casa gli dissi: “Scusa quand’è che mi dai del-le lezioni? Perché sto facendo dei concerti e dopo un quarto d’ora, gridando come un’aqui-la, perdo la voce...”. E lui: “Quando te vol. Se vedemo”. Allora sono andato a casa sua il giorno dopo e ho fatto dei vocalizzi. Dopo circa mezz’ora vedevo che la voce acquistava un volume, un qualcosa, che non avevo mai sentito. Nel giro di un paio di settimane ero innamorato pazzo dell’opera, del canto, della lirica, tant’è che ho venduto tutto l’armamen-tario rock e mi sono dedicato subito al teatro. È stata una decisione totalizzante e immediata,

convinta... perché veniva fuori da me una cosa che io neanche immaginavo di avere. Un conto è mettere la voce nel microfono e sentire che suona, un conto è quando butti fuori un suono che è tuo.

Che maestro è stato Ivo Vinco?In questi anni di insegnamento mi ha travasa-to la sua passione, maturata nell’esperienza di 40 anni di palcoscenico. È stato fondamentale. Mi ha spiegato tutto: i trucchi, da quello che si deve sapere a quello che non si deve sapere, i segreti, anche semplicemente come affrontare certi personaggi in teatro, come reagire di fron-te ad alcune situazioni, come fare le scelte del repertorio. È stato una guida, quello che si può chiamare un vero maestro, figura sempre più rara in qualunque campo.

Quindi sei stato molto fortunato?Certo, ho trovato un insegnante, il mio mae-stro, mio zio (dunque straordinario anche affet-tivamente) che è cresciuto nella tradizione della scuola italiana di canto. Quando era giovane è stato 4-5 anni alla scuola della Scala. Lì c’era-no i grandi direttori d’orchestra, i grandi mae-stri di canto che l’hanno impostato secondo la scuola italiana, quella vera, senza contamina-zioni, che si distingue per la tecnica della voce emessa in un certo modo. La scuola italiana è quella del canto dolce, sul fiato, del suono pu-lito, della musicalità. Si basa su un certo gusto che noi abbiamo e che fuori non c’è. L’Italia è universalmente riconosciuta come la patria del bel canto, ed è il paese in cui, chi sotto la doccia e chi in palcoscenico, tutti cantano. Quindi aver avuto la possibilità di imparare il mestiere, la tecnica, da una persona che si è inserita nel solco della tradizione autentica del canto è stata una fortuna, ed è stata una cosa che è capitata proprio per caso. In quarta superiore ero sicuro che avrei fatto il medico... invece faccio il cantante lirico!

Un riassunto: da quando hai iniziato a quello che farai domani.Ho fatto il primo concerto dopo un anno e mezzo di studio, applicandomi però tutti i giorni. In conservatorio si fa circa mezz’ora a settimana, invece mio zio abita davanti a casa mia... È stata una cosa pazzesca: finivo di stu-diare, mangiavo, andavo da lui e stavo lì fino a sera. L’anno della maturità non si può dire che io abbia studiato tantissimo per la scuola, ero sempre a studiare canto, completamente perso

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dietro la muscia, ero innamorato pazzo, peggio che se fosse stata una donna, e ancora adesso è così. La prima opera che ho fatto è stata la Bohème nel ’98, dopo circa 3 anni di studio. In quell’occasione mi sentì la Ricciarelli che mi scritturò subito a Lecce, e da lì iniziò tutto... Attualmente sto allargando il repertorio ros-siniano, che mi ha portato così tanta fortuna. L’anno scorso ho fatto Anna Bolena e Lucrezia Borgia di Donizetti; quest’anno, ad agosto, farò I Puritani di Bellini; l’anno prossimo farò I racconti di Hoffmann di Offenbach... insomma una serie di incursioni in nuovi repertori, ma sempre mantenendo il piede nel mio repertorio: Mozart e Rossini, perché quella è la mia base di partenza.

Cos’è il successo?Credo che si chiami successo perché succede, e in questo senso posso dire che “è successo”, perché non me l’aspettavo ed è successo. Non sono il tipo che smania di arrivare chissà dove, e devo riconoscere che sarebbe difficile fare più di quello che sto facendo perché non ne avrei nemmeno il tempo. Inoltre credo che la carriera sia qualcosa che si gestisce negli anni avanzando con calma. Per me è come se stessi muovendo ancora i primi passi in teatro, non mi sento “arrivato” proprio per niente. So di aver raggiunto degli obiettivi importanti, ma mi ritengo ancora uno studente, e infatti tutti i giorni studio. Per migliorare bisogna lavorare su se stessi e studiare, non solo sui libri, ma sul corpo, sulla voce, sulle potenzialità, su quello che di nuovo la vita propone, perché poi quello che propo-ni agli altri è quello che ti viene proposto dal mondo. Occorre entrare nel mezzo delle cose per ca-pire il linguaggio attraverso cui comunicarle. Non è più possibile recitare come 20 anni fa, perché nessuno ci crederebbe più.

A questo proposito, voce e presenza scenica: cosa conta di più?La voce è senz’altro la cosa più importante. A parità di voce però è chiaro che viene scelto chi ha la presenza migliore, chi si addice di più al ruolo. Per interpretare il don Giovanni, il se-duttore che concupisce una fanciulla, non si può predere un vecchio pancione. Così come per interpretare un anziano maestro non si può scegliere un giovanotto mingherlino. L’attore deve corrispondere al personaggio che rappre-senta perché altrimenti la finzione scenica non risulterebbe credibile. Inoltre c’è anche da dire che per fare certi ruoli, soprattutto quelli più buffi (molto presenti nelle opere rossiniane), è necessaria una minima predisposizione fisica, perché è necessario muoversi molto sulla scena, non stare impalati al centro del palco muoven-do le braccia di tanto in tanto e facendo quat-tro passi a destra o a sinistra come si faceva una volta. I tempi sono cambiati e la maniera di fare spettacolo anche.

Nella home page del tuo sito si legge questa frase di Rossini: “Non è il sentimento che dà forma all’arte, ma l’arte che dà forma al sentimento. E che cos’è l’arte? L’arte è studio, studio e ancora studio”. Sentimento, arte e studio in che rapporto stanno tra loro?La frase è naturalmente provocatoria, sembra celare un pensiero reazionario, ma in realtà racchiude un’idea rivoluzionaria. Non è un caso che provenga da un genio come Rossini che ha davvero rivoluzionato il modo di fare musica del suo tempo, scrivendo cose che allora erano avanti di un secolo. Al giorno d’oggi questa provocazione è da ri-volgere alla concezione moderna di arte, che non tiene più conto di qual è l’essenza dell’ar-te stessa, ovvero l’interpersonalità, la capacità di instaurare un rapporto tra chi l’arte la crea e chi dell’arte fruisce. Purtroppo nella nostra epoca l’arte è diventata quasi incomprensibile.

Cos’è l’arte?Credo che l’arte sia un mestiere, una cosa seria e bella, quanto di più lontano ci sia dalla spon-taneità. Anzi, l’arte è proprio la capacità di far apparire spontaneo ciò che non lo è. Il pubbli-co deve avere l’impressione che quello che l’at-tore fa sulla scena gli venga naturale, che non gli costi alcuno sforzo. Ovviamente l’apparente spontaneità si guadagna solo con tanto sudore, ma di questa fatica non deve rimanere alcuna traccia nel momento in cui si va sul palco. Come si fa? Non so dirlo, succede! L’arte è un fatto che succede.

La lirica può essere moderna?La lirica è un museo, è racchiusa in reperto-rio finito, le opere non si scrivono più, e dun-que manca il nesso con la contemporaneità. Quindi l’operazione che si cerca di attuare è quella di svecchiare l’involucro. Ma visto che il contenuto, se va bene, risale sempre a 100 anni fa, può facilmente accadere che un’opera sia snaturata dall’idea di un regista. Penso però che non si debba scartare qualcosa solo perché segue la tradizione, o viceversa preferire qual-cos’altro perché è moderno.

Qual è allora il criterio di valutazione?Bisogna semplicemente operare una distinzio-ne tra bello e brutto. A me piacciono le cose belle, non importa che siano antiche o nuove, e sono convinto che il bello possa essere valutato secondo un metro oggettivo, solo che non sia-mo più abituati a farlo. L’arte, e quindi anche la lirica, deve evolversi per essere una cosa viva. Ma questa evoluzione deve essere operata sulla base della tradizione, non con una banale de-molizione del passato, ricordando che la lirica è fortemente radicata nella nostra cultura, tanto da esserne rappresentante in tutto il mondo.(S.B.)

Immagine fornita da Ufficio Stampa Fondazione Arena

La scenografia del Barbiere di Siviglia nell’allestimento del regista argentino Hugo de Ana

Le immagini di Marco Vinco sono state fornite da Atelier Musicale

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Giovanissima, approdata al canto lirico qua-si per caso, la soprano Teresa Romano ha già saputo affermarsi tra le voci femminili più apprezzate in Italia, conquistando tra l’altro ambiti riconoscimenti. Il 24 luglio all’Arena di Verona, in occasione della serata di gala per i 40 anni di carriera del grande tenore Placido Domingo, Teresa Romano sarà Desdemona, realizzando così un suo sogno...anzi, tre!

Come è nata la tua passione per la musica e il canto lirico?Mi sono avvicinata alla musica classica ini-ziando a suonare il pianoforte a 9 anni. Un po’ più grande, nel coro della parrocchia, ho iniziato a cantare da solista pezzi sacri. Da lì è nata la curiosità di ascoltare i dischi di lirica che avevo dispersi nella discoteca di casa. La vera folgorazione è stata quando ho sentito la Callas! Cercando di imitare le esecuzioni, sen-tivo che quella musica mi piaceva via via sem-pre di più, e soprattutto mi riusciva molto sem-plice da cantare. Alcuni maestri che mi aveva-no sentita in chiesa mi hanno incoraggiata a fare un’audizione con un’insegnante di canto. Così quando arrivò il momento di scegliere se continuare o meno lo studio del pianoforte al conservatorio, decisi di abbandonarlo per pro-seguire con il canto lirico. E pensare che i miei genitori non sono mai stati molto appassionati di musica, al massimo mio papà ascoltava i Queen... L’incontro con la lirica è stato veramente un caso, che poi è diventato la vita.

Si sa che la lirica non rientra tra i generi più apprezzati dalle nuove generazioni, pensi che la presenza di interpreti giovani e di talento come te possa in qualche modo avvicinare i ragazzi al “bel canto”? Certo, sono convinta che anche i più giovani possano essere avvicinati alla lirica da bravi in-

terpreti loro coetanei. Ho potuto constatarlo anche nella mia piccola esperienza: tutti i miei compagni di scuola sono diventati miei fan, e non per una questione di legame personale, ma perché hanno avuto l’occasione di avvici-narsi a questa musica attraverso una persona della loro età. Bisogna ammettere che quello della lirica è un mondo che non tocca molto le nuove generazioni anche perché è visto come molto distante, e un po’ passato. Ma sono cer-ta che con giovani interpreti in gamba e freschi il nostro pubblico potrebbe essere senz’altro ringiovanito.

Nonostante tu sia molto giovane, hai già ottenuto numerosi successi e riconoscimenti, tra cui il primo posto al Concorso internazionale Voci Verdiane nel 2008, uno dei premi più antichi e prestigiosi. Tu come definiresti la tua voce?La mia voce è sempre stata definita come un “drammatico di agilità”, ha il colore molto schietto di questo tipo di vocalità, ed è dram-matica per l’accento. Una voce di primo Otto-cento dunque, quel tipo di vocalità che si rim-piange da sempre in Italia perché rappresenta i fasti della nostra opera ottocentesca, di Bel-lini, Donizetti, Verdi, che ormai sono andati perduti. Essendo molto giovane so che la mia voce si svilupperà ancora. Già in questi anni sono passata dal repertorio lirico leggero a quello un po’ più drammatico in cui al momento mi sento molto a mio agio. Non so ancora cosa aspettarmi dal futuro, però credo che l’impronta drammatica rimar-rà, è ciò che più appartiene alla mia voce.

Qual è dunque il repertorio che preferisci?Il repertorio italiano dell ’800, a partire da Verdi, perché è quello in cui sento di poter dare il meglio.

Teresa Romano

Il debutto all’Arena di Verona di una giovane stella della lirica italiana

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Come ti prepari ad affrontare i ruoli che ti vengono assegnati?Fino ad ora, e spero di farlo sempre, ho avuto il tempo per maturare i ruoli e farli miei quanto più possibile. È fondamentale avere il tempo per far adattare la voce alle varie tonalità, e come si dice in gergo “farla mettere in gola”. Investo molto tempo anche nello studio dei personaggi e della storia che c’è dietro il dram-ma. Cerco sempre il romanzo di ispirazione dell’opera, e le fonti letterarie del librettista. Se non conosco il personaggio mi è difficile in-terpretarlo, specie se si tratta di ruoli comici. Nonostante la vocazione al drammatico ho affrontato, infatti, anche diversi ruoli buffi, soprattutto in teatro, che mi hanno insegna-to tantissimo. È ogni volta una sfida riuscire a dare a questo tipo di personaggi un taglio che sia interessante, senza rischiare di scade-re nelle gag più banali. Far piangere è facile, specie con le belle melodie italiane, imparare a gestire la teatralità del comico è più difficile e altrettanto stimolante.

Arriviamo a Verona. Il 24 luglio sul palco dell’Arena sarai Desdemona, e affiancherai il maestro Placido Domingo nel ruolo di Otello. Come è arrivata questa splendida occasione?Una meraviglia! Ero in viaggio quando è ar-rivata la telefonata. Mi hanno detto che c’era questo gala con Placido Domingo per il quale mi chiedevano di fare Desdemona. Così, sem-plicemente... Sono rimasta senza parole! È sta-to sempre il mio sogno cantare Desdemona, l’Otello, anche perché finalmente inizio ad av-vicinarmi con calma al mio repertorio, quello che adoro di più. Poi cantarlo con Placido Do-mingo, l’ultimo grande tenore dell’età d’oro della lirica italiana, pensando che probabil-mente sarò la sua ultima Desdemona... È sta-ta proprio una bellissima bellissima notizia, e sono certa sarà un’esperienza indimenticabile.

Guardando ai grandi interpreti del passato, quali sono i tuoi punti di riferimento?Fin dall’inizio è stata la Callas. È stata la sua voce ad accendere in me la scintilla della pas-sione. In generale prendo come riferimento la vecchia generazione, quella della gloriosa scuola di canto che si è sviluppata dal secon-do dopoguerra fino agli anni ’80, che ha fat-to grande l’Italia e ha esportato la lirica nel mondo.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?Approfondire con calma i ruoli che mi aspet-tano, che per ora saranno drammatici nella vocalità mozartiana. Infatti, anche se la mia voce ha colore drammatico, devo sempre con-siderare che sono molto giovane e che dunque devo proseguire cautamente. Gettarsi a ca-pofitto in opere drammatiche, che apparten-gono a repertori che si eseguono tantissimo e sono particolarmente impegnativi, significa non fare bene i conti con il futuro carico di lavoro. Preferisco quindi interpretare questi ruoli che, seppur drammatici e molto belli, restano comunque all’interno di una vocalità molto controllata ed equilibrata, che è quella mozartiana appunto. Mi attende quindi Vitel-lia in Clemenza di Tito al San Carlo di Napoli, l’Elettra nell’Idomeneo alla Scala, poi qualcosa di verdiano, ma sempre con la dovuta parsi-monia. Per me e per il pubblico mi auguro di avere sempre il tempo di studiare per bene i vari ruoli.

Qualche sogno nel cassetto?Di sogni ne ho davvero tanti! Le opere con cui vorrei debuttare e i teatri in cui farlo, la possi-bilità di lavorare con direttori, registi e colleghi che mi piacerebbe incontrare.Per ora un piccolo sogno già avveratosi è stato quello di incontrare Claudio Abbado. Ho fatto una piccolissima aria all’interno di un salmo

in un concerto con pezzi di Pergolesi. È stato meraviglioso incontrare questo grandissimo direttore, capace di un’umiltà, un’umanità e una semplicità incredibili. Con poche parole è in grado di fare musica ad altissimo livello, e di farti entrare in questo mondo con calma e serenità, cosa che pochi altri sanno fare. Una persona straordinaria ed una bellissima espe-rienza, spero di farne tante altre così!

E l’Arena?L’Arena è senz’altro uno di questi sogni! Anzi, è tre volte un sogno: perché canterò con Pla-cido Domingo, per l’opera che interpreterò, e perché è l’Arena! Sono tanti gli elementi che fanno dell’Arena di Verona un palcosceni-co ancora ambitissimo: tutti i più grandi, tra cui la Callas, hanno debuttato e consacrato la loro carriera in Arena, e poi c’è il pubblico più genuino. L’Arena è un teatro davvero ec-cezionale, uno dei pochi ad aver resistito alle trasformazioni del tempo, rimanendo così un esempio attuale dei fasti del passato.

Se dovessi scegliere, quale opera vorresti cantare in Arena?Ce ne sono molte, ma la prima cui ho pensato è La Gioconda. Un’opera mastodontica e bellis-sima, con un ruolo che trovo meraviglioso, an-che se difficile da eseguire, motivo per cui non si vede così spesso. Mi piacerebbe molto po-terla fare in Arena. (ndr. Maria Callas debuttò all’Arena di Verona proprio con La Gioconda).(S.B.)

Teresa Romano alla Scala di Milano

Le immagini del servizio sono state fornite da Agenzia de Amici S.a.s

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di Alessia Corso

Il cuore del soccorsoPapa Echo, Kyos Verona, arrivo sul posto

118. Uno uno otto. Così tutti lo sanno dire e digitare al telefono per richiedere aiuto. Il dottor Cipolotti, direttore di Verona Emer-genza, e Marco Manzini, infermiere, ci han-no ospitato nella Centrale Operativa del 118 (chiamata Papa Echo nelle comunicazioni di soccorso) e ci hanno spiegato la realtà del co-ordinamento delle richieste sanitarie e il loro impegno nelle attività di formazione. E soprat-tutto ci hanno elencato le informazioni fon-damentali da dare per rendere il più possibile rapido ed efficace il loro lavoro.

Il coordinamento delle attività di soccorsoVerona Emergenza è il Servizio di Urgenza ed Emergenza Medica per la provincia di Verona e costituisce un vero e proprio sistema per la gestione di tutte le emergenze sanitarie.Nel linguaggio comune il termine 118 o come meglio amiamo dire noi 1.1.8. (più facilmen-te memorizzabile dal bambino o dall’anziano che dovesse usarlo), viene associato all’ambu-lanza, automedica o elicottero del caso, di-menticando quell’importantissima attività di regia svolta invece dai 18 infermieri della Cen-trale Operativa. Il nostro compito fondamen-tale è, infatti, raccogliere e filtrare le richieste sanitarie e gestirne la risposta mediante l’invio del mezzo e dell’equipe di soccorso. Monito-

riamo, inoltre, i posti letto dell’area critica, organizziamo il trasporto sanitario assistito e pianifichiamo gli interventi sanitari preventivi o in caso di emergenze di massa. Al sistema fanno capo oltre 30 basi ambulanze, ubicate in varie posizioni del territorio, nonché la stazio-ne del Soccorso Alpino di Verona.Inoltre da qui si coordina uno dei poli regio-nali dell’elisoccorso: l’elicottero, con a bordo un’equipe di rianimazione e tutto il materiale sanitario necessario per la terapia intensiva, interviene in ambito provinciale ed extrapro-vinciale in supporto ai mezzi che operano via terra. Monitorando costantemente la situazio-ne posti letto di area critica siamo in grado di garantire il ricovero dei pazienti direttamente all’ospedale più idoneo ad effettuare la proce-dure di diagnosi e terapia. La collaborazione con il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico permette inoltre, grazie alla pre-senza a bordo dell’elicottero di un tecnico di soccorso alpino, gli interventi in montagna nel territorio delle province di Verona e Vicenza.

Gli occhi di Verona EmergenzaLa difficoltà nell’organizzare un soccorso ap-propriato, in termini di tempistiche e di ido-neità del mezzo, è sicuramente data dal fatto che l’unico canale di passaggio delle informa-zioni tra chi chiede il soccorso e noi è il telefo-

no: per questo i nostri occhi sono quelli di chi ha composto l’1.1.8 e che, in quel momento, diventa il protagonista sulla scena, colui che, rispondendo con chiarezza a delle semplici do-mande, ci permette di capire come realizzare un intervento efficace, tempestivo e il più ap-propriato possibile.

Informazioni fondamentaliDove. La prima informazione, fondamentale. Operiamo su tutto il territorio di Verona e provincia, di conseguenza l’identificazione del Comune, della Via e del numero civico sono le prime informazioni da avere per garantire un intervento efficace. Se l’evento si è svolto in casa diventa importante avere un riferimen-to anche riguardo al nome sul campanello e al piano dell’edificio. Per eventi avvenuti sulla strada invece, chiediamo di identificare alme-no la tipologia di strada, (urbana, provincia-le, statale) e il tratto stradale, anche con dei semplici riferimenti a bar, negozi, ristoranti. Su strade a scorrimento veloce e a carreggiate separate diventa fondamentale anche la dire-zione; in autostrada il riferimento all’ultimo casello sorpassato. Ricordate che è meglio perdere qualche secondo in più al telefono che rischiare che l’ambulanza non riesca a localiz-zare il luogo di intervento.Cosa. Acquisita l’indicazione geografica si cer-

di Alessia Corso

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to del paziente nell’ospedale di competenza territoriale: potendo raggiungere nel giro di un quarto d’ora i confini della provincia è in grado di trasportare il paziente nell’ospedale più attrezzato per la patologia da trattare, ri-ducendo di molto il tempo necessario per la terapia definitiva.

Tempo alleato preziosoLe linee guida nazionali prevedono una tem-pistica di riferimento per gli interventi di emergenza quantificata in 10 minuti in area urbana, in 15 minuti per l’area extraurbana. Questi dati risultano indicativi in quanto i fat-tori che fanno variare la risposta alla richie-sta di soccorso vanno dalla problematica del traffico, particolarmente incisivo in alcune ore del giorno, alla contemporaneità di alcu-ni interventi e alla loro mole, e sicuramente dalla precisione con cui sono state fornite le informazioni necessarie per definire priorità e tipologia di mezzi nel momento in cui si è composto l’1.1.8. Grazie alla presenza sul ter-ritorio veronese di numerose associazioni di soccorso possiamo sicuramente dire di essere ampiamente all’interno degli standard di rife-rimento, ciò nonostante, portiamo avanti con dedizione i vari progetti formativi sia per gli operatori di soccorso che per i possibili utenti, in modo da migliore costantemente il nostro servizio.

Le braccia di Verona EmergenzaSe gli occhi sono quelli di chi compone l’1.1.8, le braccia sono le realtà pubbliche che per al-cuni ospedali mettono a disposizione mezzi e personale e tutti quegli enti e associazioni di volontari con i quali ci coordiniamo anche per ciò che riguarda la formazione. Riteniamo sia importante raggiungere uno standard di preparazione unificato e adeguato anche alla gestione delle situazioni più gravi, come richie-de la Regione, per questo il nostro Centro di Formazione 1.1.8 Verona, coordinato dall’In-

fermiere Massimiliano Maculan, è impegnato tutto l’anno nel supportare l’addestramento e l’aggiornamento dei volontari e nell’organiz-zare anche corsi specifici rivolti ai laici, a colo-ro che non operano direttamente nel soccorso

“Il nucleo della conoscenza è questo: se la possiedi applicala, se non la possiedi confessa la tua ignoranza.” (Confucio)È il motto del nostro Centro di Formazione. una frase provocatoria perché questa è la stra-tegia di comunicazione che abbiamo scelto di adottare in tutte le attività del centro, dalla prevenzione in materia stradale, alla formazio-ne delle associazioni di genitori che vogliono essere istruiti in materia di manovre salvavita pediatriche. Dall’esperienza, ormai assodata negli anni scorsi, nel progetto condotto insie-me alla Provincia all’interno delle ultime classi degli istituti superiori, abbiamo compreso che è il messaggio forte, è l’immagine cruda, a con-densare silenzi pieni di interesse…Utilizziamo la realtà come mezzo di prevenzione.Con il Centro di Formazione si vuole arrivare anche ai cittadini, non solo agli operatori del soccorso: per questo la nuova filosofia adotta-ta in centrale è quella di mantenere, nel mo-mento della chiamata di richiesta del soccorso, un continuo contatto telefonico con l’utente e fornirgli istruzioni dettagliate su quelle che sono le manovre attuabili prima dell’arrivo dei soccorsi.

[email protected]

Nella pagina di sinistra e in basso a destra: l’elicottero di Verona Emergenza. In basso a sinistra: Massimiliano Maculan al lavoro in Centrale Operativa

ca di capire la tipologia dell’evento: malore in casa, incidente stradale, infortunio sul lavoro. Questa informazione fa variare la risposta e i nostri obblighi nei confronti degli altri enti non sanitari che devono intervenire nell’ambito del soccorso: polizia stradale, vigili del fuoco, ca-rabinieri e polizia.Cerchiamo di ottenere informazioni anche sulla dinamica dell’evento e sul numero di persone coinvolte (soprattutto negli incidenti stradali quando l’organizzazione del soccorso può richiedere la mobilitazione di più mezzi).Chi. Per ribadire ulteriormente la quantità di persone coinvolte e, a seguire, l’età: il paziente pediatrico o l’anziano con una similare sinto-matologia richiedono una risposta di soccorso diversa. Quando. Per assegnare un codice di priorità corretto è importante sapere a quando risale l’evento per il quale si richiede l’intervento dell’ambulanza. La cronicità di una patologia è per noi criterio per definire l’intervento non ad alta priorità. Importante ricordare che i mez-zi di soccorso non sono taxi e limitare quindi le richieste di intervento ai soli casi in cui le condizioni del paziente non consentono il tra-sporto con altri mezzi. Se non siete di fronte ad un malore improvviso, prima di richiedere l’ambulanza, valutate se non sia opportuno ri-chiedere una visita urgente al medico di base o al Servizio di Continuità Assistenziale.

Il soccorso dal cieloIl disegno della rete di soccorso regionale pre-vede un certo numero di mezzi che viaggiano via terra, con diverse tipologie di equipaggi, le automediche, che trasportano un’equipe di rianimazione e sono mezzi veloci che, una volta stabilizzato il paziente, possono svinco-larsi dal trasporto e rendersi disponibili per altri interventi, e l’elicottero con a bordo un medico e un nostro infermiere del 118, che ha il grande vantaggio di essere svincolato sia dalle problematiche di traffico che dal traspor-

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- Dobbiamo andare e non fermarci mai finché non arriviamo.

- Per andare dove, amico?- Non lo so, ma dobbiamo andare.

Questa è la citazione che appare sull’ala di copertina del libro Sulla strada di Marco Polo. È tratta da Jack Kerouac, autore statunitense che con il romanzo On the road, Sulla strada, ha “inventato” la beat generation: la generazione di quei giovani che negli anni ’50 hanno de-ciso di non sottostare e di ribellarsi alle co-strizioni della società, incarnando così per la prima volta il desiderio senza tempo e confini di libertà totale e da tutto. Di questo tipo di libertà un certo tipo di viaggio diventa allo stesso tempo metafora e realizzazione. Si trat-ta del viaggio senza meta apparente, il viaggio che ha come fine il viaggio stesso, il viaggiare per viaggiare, l’unico tipo di viaggio che ha come destinazione se stessi. È il viaggio che si sogna fin da bambini, restando a bocca aperta nel ripercorrere col dito sulla cartina geografica il cammino di Marco Polo. Lo stesso viaggio che si progetta bivaccando in una tenda sull’Ararat, a 4200 metri di altezza in attesa che cessi la bufera di neve. Proprio quel viaggio che finalmente inizia, con una pedalata colma di malinconia, da piazza Bra

il 14 febbraio 2008. È il viaggio che Giovanni Sirotto ha vissuto con l’amico Renato ‘Renè’ Ciravegna andando da Verona a Pechino in bicicletta. Il viaggio di una vita, attraverso i “tanti, improvvisi, allegri, caldi, bizzarri, unici” in-contri di altre vite. C’è Maicol, un anziano ma ottimista marinaio croato che confida nella bontà delle nuove generazioni; il console gen-tile di Scutari e il meno simpatico burocrate turkmeno; François, l’odyssée vagabonde collega di bicicletta e di ideali; il tassista di Pechino, in vacanza per la Cina con un carretto trainato da tre cavalli; il Princy, un amico che non c’è più ma che è sempre presente; la famiglia di pastori kirghisi nella yurta, i venditori di sco-pe iraniani, e tutte le altre persone che hanno condiviso il cibo, i numerosi tè, le altrettanto numerose birre, la casa, un sorriso, un saluto... Tutti sempre accoglienti e ospitali, tutti pro-tagonisti di un film da sogno, come scrive Gianni: “Dream bikers [...]: un viaggio in bici in Asia alla conquista di niente, cercando di vedere il più possibile, imparare dagli altri e, avendone il tempo, leggersi dentro”.

Ciclista per forza, sci-alpinista per vocazioneDi certo non sono un amico della bicicletta. La bicicletta è fatica, fa sudare, come si fa ad

essere amici della bicicletta? Sono amico della tavola, del buon vino, delle donne. Il mio mez-zo preferito sono gli sci, la mia vera amante è la neve, e lo sci-alpinismo è il massimo della libertà, l’apice del piacere.

Un kerouachiano dello sciPosso definirmi un kerouachiano dello sci. In pratica ho messo assieme la filosofia della beat generation, all’ammirazione per le esperienze di Ghiglione, di Parmentier, e di altri illustri esploratori della neve di cui colleziono i libri. Negli anni ’70 questo connubio mi ha portato a sciare sull’Atlante in Marocco tra le popola-zioni berbere, tra i cedri del Libano, a salire il Damavand in Iran, l’Ararat in Turchia, ad attraversare Creta con gli sci, ad andare in Norvegia in barca a vela per poi scendere giù per i fiordi, a passare dai Pirenei alla Sierra Nevada, fino alla Patagonia.

Con gli sci giù dal vulcanoSono anche uno dei pochi che è riuscito a scia-re sul Vesuvio. Non è facile trovare il momen-to buono perché lì la neve dura poco, ma ero d’accordo con Tullio, un amico di Napoli, che mi avrebbe chiamato non appena il monte fos-se stato sciabile. E così è andata. Tullio mi ha chiamato, e ho preso l’aereo...

di Simone Bonini

Appunti di un viaggio straordinario sulla strada verso se stessi

Giovanni Sirotto

Sulla strada di Marco Polo

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L’illustre ispiratoreSono figlio unico di una famiglia torinese se-dentaria e polentona. I miei erano gente tran-quilla, e certo non dei grandi viaggiatori. Si andava una settimana al mare, una in monta-gna, niente di più. Io però ricordo che fin da bambino sono sempre stato affascinato dalla geografia, e in particolare da Marco Polo, e mi attirava l’idea di andare in Cina come aveva fatto lui...

13.760 km attraverso 11 statiOvviamente tutta questa strada l’avrei fatta più volentieri con gli sci, ma purtroppo stu-diando il percorso mi sono reso conto che non sarebbe mai stato possibile. Ho anche pensato di farla a piedi, ma avrebbe richiesto troppo tempo, e non mi andava di lasciare per un pe-riodo così lungo i miei figli, Federica e Chri-stian, e la mia meravigliosa mamma Elda. La soluzione di compromesso è stata dunque la bicicletta che fino a quel momento per me ave-va rappresentato solo motivo di allenamento in vista della stagione sciistica. Con il viaggio a Pechino devo ammettere che mi sono appas-sionato un po’ di più all’attrezzo, inteso come modo di viaggiare...

Gli IncontriIl tempo è sempre stato bello, gli Dèi sono sta-ti buoni, e forse è servito anche l’aumento di stipendio che ho dato al mio angelo custode.

La cosa più bella sono stati gli incontri. Ogni giorno abbiamo trovato persone pronte ad ac-coglierci, a condividere il tè, il cibo, a scam-biare una parola, o qualche gesto, di amicizia. Non abbiamo mai trovato ostilità, segno che i popoli saprebbero benissimo vivere in pace se non fossero male governati.

Né imprese, né eroiNon mi piace sentire parlare di imprese e di eroi. Le imprese le fanno quelli che hanno per-so il lavoro e sono in cassa integrazio ne, e gli eroi invece sono tutti morti. Io sono solo tanto fortunato, per gli affetti, e per gli amici, pochi ma buoni, di quelli che basta guardarsi negli occhi per capirsi. Per fare un esempio, nean-che un mese fa, ci siamo trovati a Verona nord per salire la Tofana di Rozes con gli sci. Che c’è di strano? Che uno arrivava da Napoli, un altro da Novara e l’altro ancora da Trieste! Roba da urlo!

Diario di viaggioUna volta tornato molte persone mi hanno chiesto di scrivere qualcosa per raccontare la mia esperienza. Pur consapevole di non essere uno scrittore ho accolto l’invito. Così è nato il libro. La cosa che più mi fa felice è che chi lo ha letto afferma di provare la sensazione di es-sere in bicicletta con me. Una signora di oltre 80 anni mi ha addirittura scritto due lettere che mi hanno profondamente commosso.

Ho scritto di getto, senza gonfiare la storia, senza fronzoli inutili. Ho semplicemente rac-contato quello che ho visto, le sensazioni che ho provato, gli incontri che ho fatto. Non c’è bisogno di esagerare la gentilezza della vec-chietta albanese che, in mezzo alla neve con il suo scialle nero, mi ha offerto due arance dicendo: “Per il tuo amico [ndr. Renato che era più avanti] e no pagare, io tua mama e fai tenzione che strada dificile”. Serve aggiungere qualcosa a questo?

Nuovi progettiCi sono tanti luoghi che vorrei visitare. L’Afri-ca è certamente tra questi, ma devo ammet-tere di avere qualche riserva. Ho molta paura dei cani, e se solo penso che in Africa ci sono i leoni mi passa la voglia di correre il rischio di incontrarne uno. Se ti morde un cane magari te la cavi, ma se un leone decide di mangiarti la faccenda si fa molto più difficile.

Nel frattempo - primaDomani [ndr. 5 giugno] parto con Maurizio Poerio, un veronese più conosciuto per l’otti-ma cucina che propone nella sua osteria Le Piere sulle colline di Mizzole poco fuori città. Attraverseremo l’Italia: Appennini, Forlimpo-poli, Assisi, giù verso la capitale, poi golfo di Napoli, costiera Amalfitana, e infine entriamo in Calabria e su verso la Sila fino a raggiunge-re il paese natio di Maurizio, Roccabernarda,

In Kurdistan, pedalando verso l’Ararat. Nella pagina a sinistra: la copertina del libro Sulla strada di Marco Polo, in cui Giovanni Sirotto ha raccolto gli appunti del viaggio in bicicletta con l’amico Renato Ciravegna da Verona a Pechino.

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Eh sì, vagabondare a piedi, con un paio di sci, con una bicicletta o chiudendo gli occhi sognando mete, luoghi o posti lontani è il sale della vita di chi ama la libertà ed è curioso di tutto quello che accade in questo meraviglioso mondo e poi vagabondando fai incontri che ti arricchiscono interiormente, conosci altra gente, magari altri cibi, diminuisce il razzismo che, velato o marcato, c’è in ognuno di noi, noti le ingiustizie sociali, religiose, politiche e ti rendi conto di essere un uomo fortunato e libero; godi a passare frontiere e confini e sogni un futuro senza passa-porti, cancelli, sbarre e divisioni geografiche e speri che si arrivi a dire.. “sono cittadino del mondo”. Vedendo cosa sta succedendo qui da noi e in giro, ho paura che la mia sia pura utopia ma voglio crederlo e sperare che si avveri confidando come mi aveva detto Micael a Dubrovnik nelle nuove generazioni.

Gianni Sirotto, Sulla strada di Marco polo, appunti, incontri e sogni in bicicletta...Le immagini del servizio sono state fornite da Gianni Sirotto

Incontro fra vagabondi: (da sinistra) Renato, Gianni e François, odysée vagabonde

località dal nome in parte evocativo, almeno per la seconda metà.

Nel frattempo - dopo: ovvero di quanto è piccolo il mondo, anche per i vagabondiIo e Maurizio, passata da poco Terracina, ci accorgiamo di aver sbagliato strada. Dopo un po’ troviamo un altro ciclista, lo fermiamo, gli chiediamo qualche informazione per ripren-dere a pedalare per il verso giusto e scambia-mo due parole. Cosa scopro? Che questo cicli-sta, Franco, incontrato per caso, anzi, per sba-glio, è amico di Renato Ciravegna. Lo stesso Renato che con me è andato a Pechino, e che invece con lui ha attraversato la Patagonia in bicicletta. Incredibile! È l’ennesima conferma che il popolo nomade non solo si cerca, ma si trova anche senza volerlo.

Il sensoUn’esperienza di questo tipo non nasce dalla passione per la bicicletta, e nemmeno dalla voglia di raggiungere mete particolari in modi alternativi. Quello che ti muove è tutto il resto, ciò che sta tra la partenza e l’arrivo e che al ritorno porterai sempre con te.Nel mio caso i cinque mesi passati sulla stra-da sono stati molto utili: sono serviti a snellire la rubrica del telefono, a scoprire quali sono i veri valori, la vera amicizia, ma soprattutto ad iniziare l’incontro in assoluto più difficile e problematico, l’incontro con me stesso.

In alto a sinistra: in piazza Bra prima della partenza; al centro: a Samarcanda; a destra: il sogno si avvera, 22 giugno 2008 ore 12.25, piazza Tien An Men

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KYOS verona

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Puntuale e ricca di ospiti imperdibili torna anche quest’anno Negrar d’estate, la rassegna ideata dall’Assessorato alla cultura del Comu-ne di Negrar che porta nelle location più af-fascinati della Valpolicella artisti e compagnie teatrali davvero speciali. Ha preso il via il 26 giugno con lo spettacolo Ma l’amore che cos’è, realizzato dalla compagnia QMNT, prosegue per il mese di luglio, con un appuntamento alla settimana, tra i quali spicca la partecipazione di Paolo Rossi con Sulla strada ancora. La realtà e l’immaginazione mescolate in monologhi, po-esie, barzellette e vita vissuta; il lavoro prende spunto dalla storia di uno spettacolo mai anda-to in scena, Ubu Re d’Italia, fino ad immaginare il prossimo ancora da realizzare. Vere e proprie lezioni di teatro, dove Jarry e Shakespeare, Ce-chov e Lenny Bruce si alternano fino a confon-dersi con lo stesso artista.Rossi lascia il passo a una combinazione di danza, voce e chitarra della compagnia italo

spagnola FlamenQueVive, che realizzerà le sue coreografie nella cornice di Villa Rizzardi, a questo seguirà il concerto di musica classica della City of Belfast Youth Orchestra, inoltre una doppia serata tutta a base di jazz con l’Ot-tetto Senzaparole (Combo Jazz e Quartetto d’Archi) e il New Italian Trio (Tromba-Con-trabbasso-Batteria) Fabrizio Bosso (tromba), Luca Bulgarelli (Contrabbasso), Amedeo Aria-no (batteria) e il giorno dopo il Lennart Aberg Quartet con Peter Erskine. Il 31 luglio, conclu-de il mese I vestiti nuovi dell’imperatore Uqbarteatro.

Ma la rassegna non finisce qui, e si ripresenta alla fine di agosto con tre serate di teatro am-bientate ad Arbizzano a Villa Albertini. Sa-ranno in scena le compagnie Fatamorgana, El Gavetin e Teatro dell’attorchio rispettivamente con La donna di testa debole, Fiole da maridar ossi da rosègar, e Non sparate sul postino.(S.S.)

L’estate di Negrar

eventi

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Dall’11 al 13 settembre nel Circolo Surf Tor-bole e dal 29 settembre all’11 ottobre a Ca-stelvecchio saranno esposte le affascinanti fo-tografie di Cataldo Albano, un appassionato fotografo di appassionati giovani surfisti. Con il supporto del Circolo Surf Torbole esporrà dal 11 al 13 settembre presso i locali del Circolo durante la manifestazione annuale Surfestival. Con la collaborazione del Circolo Ufficiali di Verona esporrà dal 29 settembre all’11 ottobre in Castelvecchio sede del Circolo. Il Castello si vestirà con grandi vele da surf realizzate per questa speciale occasione e all’interno saranno esposte 36 stampe di grande formato, a ren-dere vivo uno sport emozionante e intenso, supportate dal costante passaggio di video. La mostra è realizzata insieme con la Società del-la Forma che presenterà “Graffiti” attinenti al tema. Infatti in entrambe le sedi di esposizio-

ne (sabato 12 settembre a Torbole e venerdì 2 ottobre a Verona) i writers cureranno una Live Performance. Sempre il 2 ottobre nella sede del Circolo Ufficiali contribuiranno alla serata live anche due palestre di danza Hip hop e un gruppo musicale.

Cataldo Albano per saperne di piùMetti insieme un padre con l’hobby della fo-tografia e suo figlio sfrenato cultore del surf. Aggiungi una madre che, anche per motivi di lavoro, osserva i giovani e le loro abitudini, e avrai il punto di partenza di una magia che ha coinvolto tutto il gruppo di acrobati del vento sull’acqua. Loro sono diventati l’oggetto della ricerca dell’obiettivo fotografico di Ca-taldo Albano di cui vediamo la prima perso-nale in questa occasione.(S.S.)

Alla ricerca del vento

Una mostra fotografica sulla magia del surf

Grazie al supporto diDistar record, Scuole di danza moderna Vaganova e Nuova Immagine, La So-cietà della Forma, Adami teloni, Leroy Merlin Casto-rama, Euronics, Ferramenta Veneta, Pierwindsurf, Sha-ka, Isotta, Promoline, Con-sorzio Produttori Vini Mae-stri del Primitivo, Okkio.

KYOS verona eventi

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Alcuni giovani artisti veronesi, studenti dell’Ac-cademia Cignaroli, si sono aggiudicati il 3° posto ex aequo per i loro progetti presentati al concorso “Coloriamo il mondo”.L’International Colour Consultant Associa-tion, di cui è vice presidente Massimo Caiaz-zo, ha esteso ai giovani studenti e progettisti la sfida di contribuire a diffondere la cultura del colore, portandolo a migliorare le strutture e le architetture delle nostre città. La sfida per i progettisti è riuscire a riqualificare edifici e strutture abbandonate - come ex fabbriche, ex magazzini, ex spazi commerciali, ex caserme, ex carceri, ex ospedali, ex scuole - ma anche case popolari, capannoni industriali, ponti, sottopassaggi, mercati, marciapiedi e persino le strade. I tanti “non luoghi”, pezzi di città dimenticati situati nelle fasce periferiche della città di Milano e Verona. Hanno così preso for-ma una serie di progetti in cui i colori sono stati pensati per valorizzare elementi architettonici

spesso brutti o invasivi. Per esempio Piazzale Corvetto a Milano, o un ponte della ferrovia, o nel caso di Verona il complesso delle case popolari di Via Lussino, oppure della piazzet-ta San Sebastiano a Villafranca. Sono Debora Giacinti, Mazzone, Toniolo, Bolla e Schanung, tutti e cinque studenti dell’Accademia Cigna-roli, ad essersi classificati al terzo posto ex aequo. Il lavoro di riqualificazione cromatica realiz-zato da Debora, nasce dalla sua esperienza di inquilina di una di quelle case che si affacciano sulla piazzetta S. Sebastiano. Così, ispirandosi alla policromia delle città marinare l’ha viva-cizzata con “facciate dipinte nei diversi colo-ri che si susseguono e rincorrono”, portando “una ventata d’aria nuova a basso costo”. Gli altri quattro giovani artisti, che costituiscono il gruppo aula 28, con il lavoro Colours for a new living hanno invece progettato un intervento su alcune case popolari suggerendo il “colore più vicino alla soluzione architettonica inizia-

le”, un arancione dalla tonalità calda, mentre “tutte le sporgenze e rientranze della zona bal-cone sono state colorate seguendo uno schema cromatico sui toni freddi che vanno dal viola all’azzurro”. Gli altri progetti, che riguardano interventi nella città di Milano, si sono meritati i primi due gradini del podio. Il primo premio è del progetto Green Tunnel di Heewon Kim e Larsen Niklas, studenti della Domus Academy di Milano, il secondo è andato a Tunnel, pro-getto di riqualificazione del tunnel adiacente la Stazione Centrale di Milano, realizzato da Ce-line Switzeny, anche lei studentessa della stessa accademia.Ai tre progetti sono state assegnate tre borse di studio di 1.000 euro (1° classificato), 600 euro (2° classificato) e 400 euro (3° classificato) mes-se a disposizione da ILVA - azienda che spon-sorizza il progetto e dal Gruppo Immobiliare Ceccarelli che ha offerto una borsa di studio.(S.S.)

Coloriamo il mondo

Una serie di progetti per la riqualificazione cromatica delle periferie e delle aree urbane dismesse

KYOS verona eventi

Sotto: 3° classificato ex aequo, intervento di riqualificazione cromatica sulle case di piazzetta San Sebastiano (Villafranca di Verona), realizzato da Debora Giacinti, studentessa Accademia Cignaroli.

Sopra: 3° classificato ex aequo, Colours for a new living, intervento di riqualificazione cromatica su alcune case popolari di Verona, realizzato dal gruppo aula 28 (Mazzone, Toniolo, Bolla e Schanung, studenti dell’Accademia Cignaroli)

“Il colore può essere una risorsa insostituibile per valorizza-re e recuperare il territorio, perché produce associazioni di stati d’animo, impressioni”. Massimo Caiazzo

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Foto fornita da Ufficio Stam

pa Estate T

eatrale Veronese

Photo Jérome Prébois

lmm

agine fornita da Ufficio Stam

pa Fondazione Arena

24La redazione non è responsabile di eventuali cambiamenti di date e/o programmi

87° festival liricoArena - Verona

CarmenDiretta da Plácido Domingo (2 e 9 luglio)Julian Kovatchev (14, 18, 23, 30 luglio e 2, 13, 20, 23, 25, 28 agosto)Regia di Franco Zeffirelli ripresa da Marco Gandini. Nuove scene di Franco Zeffirelli con scenografo collaboratore Carlo Centolavigna.Coreografia di El Camborio ripresa da Lucia Real.2, 9, 14, 18, 23, 30 Luglio ore 21.152, 13, 20, 23, 25, 28 Agosto ore 21.00

TurandotDiretta da Daniel Oren. Regia di Yuri Alexandrov, scene e costumi di Viacheslav Okunev3, 10, 17, 29 Luglio ore 21.154, 7 Agosto ore 21.00

AidaRievocazione dell’Aida del 1913Diretta da Daniel Oren, con la regia di Gian-franco de Bosio e coreografia di Susanna Egri4, 12, 16, 22, 26, 28, 31 Luglio ore 21.155, 8, 16, 18 21, 27, 30 Agosto

Il Barbiere di SivigliaDirettore Antonio Pirolli Regia, scene, costumi e luci di Hugo de Ana11, 15, 25, 1, 6, 14 Agosto ore 21.00

Serata di Gala con Plácido DomingoVenerdì, 24 Luglio ore 21.15

ToscaDirettore Pier Giorgio Morandi.Regia, scene, costumi e luci di Hugo de Ana15, 19, 22, 26, 29 Agosto ore 21.00

Carmina BuranaTeatro Romano - Verona 12, 15, 17 Agosto ore 21.00

Per informazioni: Fondazione Arena di VeronaTel.: 045 8005151www.arena.it

61° festival shakespearianoTeatro Romano (Vr)

Khora La dodicesima notte (prima nazionale)Nella foto accanto Maria Laura Baccarini che interpreta Feste ne La dodicesima notteDal 7 all’11 luglio ore 21.15

Teatro Stabile di Verona La bisbetica domata (prima nazionale)Dal 15 al 18 luglio ore 21.15

Nuova Scena, Arena del Sole, Teatro Stabile di Bologna Shylock: il mercante di Venezia in prova (prima nazionale)Dal 22 al 25 luglio ore 21.15

Per informazioni:Comune di VeronaTel.: 045 8077500 - 045 8077201www.estateteatraleveronese.it

tango de burdel, salón y calleTeatro Romano - Verona

Varie tipologie di tango, dalle sue origini nei bordelli del Rio de la Plata fino allo sviluppo di quello da sala e di strada. In scena Eleono-ra Cassano e Cecilia Figaredo e i danzatori di Bocca, accompagnati da due voci soliste e l’orchestra diretta da Julian Iva.(Nella foto accanto Cecilia Figaredo)Dal 19 agosto al 22 agosto ore 21.00

Per informazioni: www.estateteatraleveronese.it

appuntamenti teatro e danza

negrar d’estate

Villa Rizzardi ore 21.15Concerto di musica classica Shostakovic, Tchaikovsky, Brahms City of Belfast Youth Orchestra, 17 luglio

Amarone in Jazz 23, 24 luglio

Montecchio ore 21.15I vestiti nuovi dell‘imperatoreUqbarteatro, 31 luglio

Per informazionxi: www.comunenegrar.it

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Kyos Verona Luglio-Agosto 2009

KYOS verona

Foto di Max Pucciariello - fornita da Ufficio Stampa Estate Teatrale Veronese

Foto BAMSPHOTO

P a t r o c i n i oRegione del Veneto

ComunePeschiera del Garda

Città Turistica e d’Arte

AssociazionePro Loco

Manifestazione organizzata dalComune di Peschiera del Gardacon il Patrociniodella Regione Veneto

SIPARIO PESCHIERA

Pes

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elG

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da

Pro Loco: 348 7419471Sirius Agency: 340 6643684

TEATRO ESTIVOCaserma d’Artiglieria di Porta Verona

Direzione Artistica: Marco Federici

2301

GIUGNO

SETTEMBRE

Martedì 23-06 “DELITTO A VILLA ROUNG” di A. Campanile - Regia: R. Totola - Punto in Movimento

Martedì 30-06 “IL GIUOCO DELLE PARTI” di L. Pirandello - Regia: E. Rapisarda - N.C.T.

Martedì 07-07 “QUANDO AL PAESE MEZOGIORNO SONA” di E. F. Palmieri - Regia: R. Puliero - La Barcaccia

Martedì 14-07 “SOTTO PAGA NON SI PAGA” di A. Foa - Regia: P. Balassone - Scacciapensieri

Martedì 21-07 “I PETTEGOLEZZI DELLE DONNE” di C. Goldoni - Regia: C. Totola e T. De Berti - Giorgio Totola

Martedì 28-07 “LE DONNE DI BUON UMORE” di C. Goldoni - Regia: L. Ravazzin - Renato Simoni

Martedì 04-08 “IL BORGHESE GENTILUOMO” di Molière - Regia: A. Cella - Il Nodo

Martedì 11-08 “NAPOLI MILIONARIA” di E. De Filippo - Regia: E. Rapisarda - N.C.T

Martedì 18-08 “DON GIOVANNI, ARLECCHINO E IL CONVITATO DI PIETRA” di L. Caserta - Regia: L. Caserta

Martedì 25-08 “IL TACCHINO” di G. Feydeau - Regia: F. Boschiero - Arte Povera

Martedì 01-09 “SIOR TODERO BRONTOLON” di C. Goldoni - Regia: R. Puliero - La Barcaccia

RASSEGNA TEATRALEV edizione - 2009

Santuariodel Frassino

1510-2010

2525

appuntamenti teatro e danza

La redazione non è responsabile di eventuali cambiamenti di date e/o programmi

Bohemian Rhapsody&Beatles...In symphonyconcerto, 13 agosto

Tu che m’hai preso il cuor concerto dedicato all’operetta, 20 agosto

I Bergamelliconcerto per voce, violoncello e pianoforte27 agosto

Per informazioni: Malcesinepiù Tel.: 045 7400837 www.malcesinepiu.it

momix in bothanica Teatro Romano, Verona

Momix mettono in scena il loro ultimo spet-tacolo, Bothanica: i dieci danzatori ci condur-ranno nell’affascinante natura attraverso una commistione di musica dei più svariati generi; uno spettacolo struggente sulla meraviglia di un mondo da preservare. Dal 27 luglio fino all’ 8 agosto ore 21.15

Per informazioni: Comune di VeronaTel.: 045 8077500www.estateteatraleveronese.it

nel bosco a primavera e d’estateBosco Magico, Torricelle

Tutte le domeniche alle ore 16.30 nel teatro del Bosco Magico diversi spettacoli dedicati ai bambini:12 luglio Senza paura19 luglio I tre porcellini26 luglio Le tre piume e la principessa2 agosto Pierino e il lupo 23 agosto Storie di storie30 agosto Pierino PieronePer informazioni: Fondaz. Gaspari Avrese Tel.: 045 8309066 - www.ilmuseodelgiocattolo.it

giovedì a teatroTeatro al Castello Scaligero, Malcesine

Tutti i concerti iniziano alle ore 21.15

Prima donna, concerto lirico, 16 luglio

Rapsodie sul Danubio pianoforte a quattro mani, 23 luglio

Clair del Lune, recital pianistico, 30 luglio

The entertainer concerto per clarinetto e fisarmonica, 6 agosto

sipario peschiera 2009Caserma d’Artiglieria Porta Verona Peschiera

N.C.T. Il gioco delle parti di L. PirandelloGiovedì 30 luglio ore 21.30

La Barcaccia Quando al paese mezzogiorno sona di E. F. PalmieriMartedì 7 luglio ore 21.30

Scacciapensieri Sotto paga non si paga di A. FoaMartedì 14 luglio ore 21.30

Giorgio Totola I pettegolezzi delle donne di C. GoldoniMartedì 21 luglio ore 21.30

Renato Simoni Le donne di buon umore di C. Goldoni Martedì 28 luglio ore 21.30

Il NodoIl boghese gentiluomo di Molière Martedì 4 agosto ore 21.30

N.C.T Napoli milionaria di E. De FilippoMartedì 11 agosto ore 21.30

Teatro Scentifico Don Giovanni, Arlecchino e il convitato di pietra di L. Caserta Martedì 18 agosto ore 21.30

Arte Povera Il tacchino di G. FeydeauMartedì 25 agosto ore 21.30

La Barcaccia Sior Todero brontolon di C. Goldoni Sabato 1 agosto ore 21.30

Per informazioni:Sirius AgencyTel.: 045 6402385I.A.T. PeschieraTel.: 045 7551673 www.comune.peschieradelgarda.vr.it

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Kyos Verona Luglio-Agosto 200926

KYOS verona

VERONA - Teatro Romano - nel 10° anniversario della scomparsa di Fabrizio De Andrè

SAN GIOVANNI LUPATOTO – Parco ai Cotoni

VALEGGIO – piazza centrale

MONTORIO – Castello

ZEVIO – piazza centrale

VILLAFRANCA – Castello

SOMMACAMPAGNA – Villa Venier

ZEVIO – Castello

MASSIMO BUBOLA

PIPPO POLLINA INGRESSO LIBERO

LUDOVICO EINAUDI

STEFANO “CISCO” BELLOTTI

EDOARDO BENNATO INGRESSO LIBERO

NEGRITA

ROKIA TRAORE’ (MALI)

SIMONE CRISTICCHI e il Coro dei Minatori di Santa Fiora

estate2009

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giugno

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luglio

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luglio

martedì

giovedì

giovedì

mercoledì

venerdì

venerdì

domenica

venerdì

in collaborazione con

in collaborazione con

www.teatrostabileverona.it

Infoline:Prevendite:

e-mail:

045 8011154Verona Box Office, Unicredit [email protected] www.boxofficelive.it

appuntamenti musica

La redazione non è responsabile di eventuali cambiamenti di date e/o programmi

pooh “ancora una notte insieme”Castello Scaligero, Villafranca di Verona

Una selezione particolare di canzoni, brani cantati dai quattro musicisti una strofa a testa. Con questo tour il batterista Stefano D’Orazio si congeda dal gruppo in cui era entrato nel 1971.Mercoledì 22 luglio 2009 ore 21.15

Per informazioni: EventiTel.: 045 8039156www.eventiverona.it

verona rockVallo città di Nimes - Verona

Ospite della serata sarà Falcon, dj di fama in-ternazionale ha scalato le vette delle classifi-che con la sua So much love to give. A divedere la consolle con Falcon anche il dj veronese Alex Mastini.Venerdì 10 luglio dalle 21.00

Per informazioni: Box Office LiveTel.: 339 67 29 264www.boxofficelive.it

sonohra tour estivo 2009Castello Scaligero, Villafranca di Verona

Vincitori della 58ma edizione del Festival di Sanremo nella categoria Giovani, I Sonohra, Luca e Diego Fainello. Il loro genere musicale concilia il linguaggio pop con le più recenti tendenze della musica “british”.Domenica 26 luglio ore 21.15

Per informazioni: EventiTel.: 045 8039156www.eventiverona.it

verona jazzherbie hancock and lang langArena di Verona

Due pianisti leggendari hanno scelto l’Arena di Verona per incontrarsi nel primo concerto-evento del loro tour, accompagnati dall’Or-chestra dell’Arena di Verona.Lunedì 13 luglio ore 21.00

Per informazioni: www.estateteatraleveronese.it

placeboCastello scaligero, villafranca di Verona

Grande attesa per l’unica data italiana del tour mondiale dei Placebo, band britannica tra le più apprezzate nel repertorio alternative rock.Sabato 18 luglio ore 21.30

Per informazioni: EventiTel.: 045 8039156www.eventiverona.it

con l’arena sul monte baldoMalcesine

Nella splendida cornice del versante gardesa-no del Monte Baldo pezzi lirici tratti da Na-bucco, Macbeth, Rigoletto, Madame Butter-fly, Tosca e Cavalleria Rusticana eseguiti dal Coro dell’Arena.Sabato 1 agosto ore 15.00

Per informazioni: MalcesinepiùTel.: 045 7400837www.malcesinepiu.it

verona folknegritaCastello Scaligero, Villafranca di Verona

Passa da Verona Helldorado Tour, il tour estivo della celebre rock band italiana che farà bal-lare il pubblico con i pezzi dell’ultimo album e le hit storiche.Venerdì 24 luglio ore 21.15

Per informazioni: EventiTel.: 045 8039156www.eventiverona.it

veneto jazzgeorge bensonCastello Scaligero, Villafranca di Verona

Il musicista statunitense George Benson, ecce-zionale chitarrista jazz, conosciuto al grande pubblico per le canzoni pop e R&B come Give me the night, In your eyes, Turn your love around, in un concerto-tributo a Nat King Cole con l’Or-chestra della Filarmonia Veneta.Domenica 19 luglio ore 21.30

Per informazioni: EventiTel.: 045 8039156 - www.eventiverona.it

lmmagine fornita da Press1

lmmagine fornita da Box Office Live

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KYOS verona appuntamenti musica

La redazione non è responsabile di eventuali cambiamenti di date e/o programmi

verona folkedoardo bennatoZevio, piazza centrale

Edoardo Bennato, autentica leggenda della musica italiana, sarà il protagonista del con-certo gratuito che si terrà nella piazza centrale di Zevio.Venerdì 17 luglio ore 21.00

Per informazioni: Box Office LiveTel.: 045 8011154 www.boxofficelive.it

concerti scaligerinick harperForte Gisella

Nick Harper è per la prima volta in Italia a presentare la sua musica ricca di riferimen-ti, da Elvis a Zappa, dai Led Zeppelin a Jeff Buckley fino alle splendide ballate acustiche di ispirazione folk.Mercoledì 29 luglio, ore 21.00

Per informazioni: Tel.: 045 954296www.fortegisella.it

concerti scaligeriashley hutchings’ rainbow chasersCastello di Montorio

Gli “inseguitori di arcobaleni”, band folk in-glese creata da Ashley Hutchings, bassista ce-lebre per l’abilità nel raggruppare talentuosi musicisti.Giovedì 30 luglio, ore 21.00

Per informazioni: www.montorioveronese.it

verona folksimone cristicchie il coro dei minatori di santa fioraZevio, Castello

Grande finale di Verona Folk 2009 l’originale spettacolo di Simone Cristicchi con il Coro dei Minatori di Santa Fiora, alla riscoperta della tradizione della musica popolare italiana.Venerdì 31 luglio ore 21.00

Per informazioni: Box Office LiveTel.: 045 8011154 www.boxofficelive.it

elton john special guest anastaciaArena di Verona

Appuntamento unico in Italia, occasione im-perdibile per vedere sullo stesso palco Sir El-ton John e Anastacia, una delle voci pop più apprezzate e originali degli ultimi anni.Martedì 7 luglio ore 21.00

Per informazioni: Zed LiveTel.: 045 8644888www.zedlive.com

verona folkstefano “cisco” bellottiCastello di Montorio

L’ex cantante dei Modena City Ramblers tornato recentemente sulle scene con grande successo grazie al suo secondo CD da solista intitolato Il mulo.Mercoledì 15 luglio ore 21.00

Per informazioni: Box Office LiveTel.: 045 8011154 www.boxofficelive.it

verona folk rokia traorèSommacampagna, Villa VenierRokia Traorè, giovane cantautrice africana del Mali, allieva del grande Alì Farka Tourè, rappresenta con la sua elegante voce ciò che di più originale offre il panorama dei grandi talenti africaniDomenica 26 luglio ore 21.00

Per informazioni: Box Office LiveTel.: 045 8011154 www.boxofficelive.it

concerti scaligerifilskaCastello di Montorio

Il quartetto porterà a Verona le suggestive sonorità delle lontane isole Shetland. Musica celtica di altissimo livello.A sinistra il gruppo di shetlanders.Sabato 25 luglio, ore 21.00

Per informazioni: www.montorioveronese.it

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lmmagine fornita da Concerti Scaligeri

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Kyos Verona Luglio-Agosto 200928

KYOS verona appuntamenti arte

La redazione non è responsabile di eventuali cambiamenti di date e/o programmi

mostra scafi d’epoca3° guarnati dayPiazza del Porto, Bardolino

Strepitosa mostra degli scafi d’epoca del cantie-re nautico Guarnati, fondato nel 1916, da cui fu varato anche il glorioso San Nicolò, il più anti-co barcone ancora in navigazione sul Benaco.sabato 18 e domenica 19 luglio

Per informazioni: PromobardolinoTel.: 045 6212586www.promobardolino.it

guareschi. non muoio neanche se mi ammazzanoQuinto di Valpantena, Verona

Dalla vita e dall’opera di Guareschi, creatore della saga di Don Camillo e Peppone, traspa-iono una profonda religiosità, l’amore per la terra e la propria storia: quella civiltà che Gua-reschi ha descritto con realismo e tenerezza.Dal 26 al 31 agosto ore 19.30-23.00

Per informazioni: Associazione RivelaTel.: 347 9765382 - 328 5467592www.rivela.org

l’imperatore probo nelle sue moneteMuseo Archeologico Teatro Romano, Regaste Redentore 2, Verona

Una selezione di 48 monete dei più importan-ti imperatori provenienti dal Ripostiglio della Venèra, rinvenuto nel 1876 nei dintorni di Cerea.. Fino al 4 ottobre - lunedì ore 13.30-19.30, da martedì a domenica ore 8.30-19.30

Per informazioni: Tel.: 045 8000360

il mito marc quinnCasa di Giulietta, Via Cappello 23, Verona

Prosegue la mostra dedicata a Marc Quinn, collaterale alla 53^ Biennale di Venezia con installazioni nel centro storico e l’esposizione delle opere più celebri.Fino al 27 settembre, lunedì 13.30-19.30, da martedì a domenica 8.30-19.30.

Per informazioni: Galleria Palazzo FortiTel.: 045 8001903www.palazzoforti.it

confininfranti. collezione permanentePalazzo Forti, Verona

90 opere dagli anni settanta fino alle ricerche più recenti: una pluralità di codici espressivi che ben testimonia la complessità del mondo dell’arte. Attraverso il nuovo allestimento di-namico, interagiscono spazio, opera e fruitore con un approccio di tipo creativo e formativo. Da martedì a domenica ore 10.30-19.00

Per informazioni: GAM Palazzo FortiTel.: 045 8001903 www.palazzoforti.it

maggie taylor: albumCentro Internazionale di fotografia Scavi Scaligeri, Verona

Con una selezione di più di 100 opere, pietre miliari della fotografia digitale contempora-nea, si presenta questa visionaria artista.Fino al 6 settembre, da martedì a domenica ore 10.00-19.00

Per informazioni: Centro Internazionale di fotografia Scavi ScaligeriTel.: 0458077532 - 0458007490www.comune.verona.it/scaviscaligeri

summer show. esotico contemporaneoGalleria Studio La Città, Lungadige Galta-rossa 2, Verona

Collettiva di artisti provenienti dai cinque continenti che trattano nelle loro opere il tema dell’ esotico contemporaneo.A sinistra Untitled 2009 di Hema UpadhyayFino al 4 ottobre lunedì ore 13.30-19.30, da martedì a domenica ore 8.30-19.30

Per informazioni: Studio La CittàTel.: 045 597549www.studiolacitta.it

peschiera vedute a 360°Caserma d’Artiglieria, Peschiera del Garda

Anche quest’anno il teatro a Peschiera si arric-chisce di altre forme d’arte: nella sala bigliet-teria potrete ammirare le originali fotografie di Peschiera “Vedute a 360°”, un esposizione personale dell’artista Maurizio Rovati. .Fino al 1 settembre

Per informazioni: Comune di PeschieraTel.: 045 7551673www.comune.peschieradelgarda.vr.it

lmmagine adsharp-test.com - Dunedin Fine Art Center

lmmagine fornita da Studio La Città

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Kyos Verona Luglio-Agosto 2009 29

KYOS verona approfondimento in collaborazione con il Teatro Stabile di Verona

Il primo requisito che un professionista della voce (cantante, attore, insegnante) deve posse-dere, è la coscienza e conoscenza ben precisa delle diversità tra l’emissione vocale quotidia-na e quella artistica. A questo deve aggiungere il riconoscimento intimo che tale vocalità non è e NON PUÒ essere acquisizione spontanea, istintuale, ma risultato di un addestramento specifico. La voce è una forza viva che ci ac-compagna nella vita come fonte primaria di comunicazione, e per questo rischia di essere resa afona, non chiara, spenta, stanca… di-menticata! Dare vitalità alla vibrazione vocale, giocare “consapevolmente” con la nostra voce, ascoltare il profondo piacere della risonanza, permette al nostro corpo di ritrovare la gioia di esprimersi. Il laboratorio La voce creativa si propone di trasmettere strumenti “concreti” per poter entrare in contatto con la propria dimensione vocale, attraverso un uso corretto dei propri mezzi vocali. Argomenti dello sta-ge Elementi di fisica acustica (il suono e le sue proprietà). La respirazione (organi della respi-razione, esercizi). La laringe (suono fondamen-tale laringeo, le corde vocali). Sistema di riso-nanza e sistema di articolazione. Esercizi per aumentare l’emissione e l’estensione vocale. Lettura di testi e poesie. Igiene vocale. Il seminario prevede un ciclo di quattordici ore da svolgersi nell’arco di due giorni (sabato e domenica). Il seminario sarà effettuato al rag-giungimento minimo di 10 iscritti.

Roberto Petruzzelli conduce uno stage sull’educazione della voce. Dal 25-26 luglio 2009 al Teatro Alcione

La voce creativa

Il percorso si articolerà in due momenti. Fare subito, come proponeva Antoine Vitez, igno-rando la barriera dei saperi e la necessità di imparare, portare il testo sulla scena. La prima fase servirà a creare un terreno fertile al fine di liberare l’immaginario personale dell’attore attraverso esercizi di improvvisazione e l’ide-azione di giochi scenici, in piena libertà di parola e movimento. La seconda fase verterà sulla lettura più approfondita di alcune scene dell’opera di Brecht, al fine di orientare il lavo-ro pratico svolto durante la prima fase, relazio-nandolo al tema principale dell’opera e spin-gersi al di là di quanto immaginato dall’autore.

Laboratorio a cura di Mario Monopoli. Dal 4-5 luglio 2009 al Teatro Alcione

In principio è l’azione

Il seminario prevede un ciclo di quat-tordici ore da svolgersi nell’arco di due giorni (sabato e domenica).Il seminario sarà effettuato al raggiun-gimento minimo di 10 iscritti.

Per informazioni e iscrizioni:Linda Faccenda - Teatro NuovoTel.: 045/8006100E-mail: [email protected]

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Kyos Verona Luglio-Agosto 200930

KYOS verona appuntamenti da non perdere

festa dei ciclaminiLoc. Cassone, Malcesine

Manifestazione folkloristica con stand e mu-sica dal vivo. Tradizionale regata delle Bisse alle ore 20.00 del sabato e fuochi artificiali nella serata di domenica, ore 23.00Sabato 1 e domenica 2 agosto ore 18.00

Per informazioni: MalcesinepiùTel.: 045 7400837www.malcesinepiu.it

festa della madonna della neveColà di Lazise, Lazise

L’antica sagra della Madonna della Neve si svi-luppa in 4 serate durante le quali si potranno assaporare vini locali, il tradizionale piatto di “anara col pien” e altre specialità. Fuochi arti-ficiali nella serata conclusiva di sabato 8 agosto.Da mercoledì 5 a sabato 8 agosto

Per informazioni: IAT LaziseTel.: 045 7580114www.tourism.verona.it

festa dell’ospite e dello sportPacengo, Lazise

Come ogni anno si rinnova l’appuntamento con la sagra paesana di Pacengo, animata da musica, chioschi e tanta allegria. Fuochi arti-ficiali la sera conclusiva.Dal 31 luglio al 2 agosto

Per informazioni: I.A.T. LaziseTel.: 045 7580114 www.tourism.verona.it

festa dell’ospiteLazise

La tradizionale festa dell’ospite di Lazise pre-vede, come ogni anno, la particolare sfida al palo della cuccagna sull’acqua, concerti e gastronomia locale. Fuochi artificiali la sera conclusiva di domenica 16 agosto.Dal venerdì 14 al 16 agosto

Per informazioni: Comune di LaziseTel.: 045 6445130www.lazise.comune.vr.it

festa di s. annaLungolago, Malcesine

Stand gastronomici, musica e fuochi d’ artifi-cio alle ore 22.30.Mercoledì 26 agosto ore 20.00

Per informazioni: MalcesinepiùTel.: 045 7400837www.malcesinepiu.it

parasplash show Porto di Malcesine, Verona

Spettacolare esibizione di parapendio con de-collo dal Monte Baldo e atterraggio di preci-sione su un bersaglio nelle acque antistanti il Porto di Malcesine, a cura dell’Associazione Paragliding Club Malcesine.Sabato 4 luglio ore 19.00

Per informazioni: Paragliding Club MalcesineTel.: 335 6112902www.paraglidingmalcesine.itwww.malcesinepiu.it

Voci e Luci in Lessinia

Paola Turci, Giorgio Rossi. CieloSabato 11 luglio, ore 21.30 Ponte di Veja, Sant’Anna D’Alfaedo

Cuadro FlamencoSabato 18 luglio, ore 21.30 Pesciara di Bolca, Vestenanova

Marco Baliani KolhaasDomenica 26 luglio, ore 21.00Covolo di Camposilvano, Velo Veronese

Giovanni Angeleri, i solisti dell’orchestra delle venezie. Un violino all’alpeggio. 14 agostoErbezzo: Malga Lessinia ore 7.00 - Ala: M.ga Lavacion ore 11.00, Castelberto ore 16.00

Wind Band. Domenica 16 agosto, ore 15.00Malga Campobrun, Ala

xV film festival della lessiniaDal 22 al 30 agosto, Bosco Chiesanuova

Per informazioni:Tel.: 045 6799215 www.vocieluciinlessinia.it

Quartetto d’archi dell’Arena di VeronaDomenica 2 agosto, ore 18.00 Abbazia di San Moro, San Mauro di Saline

Natalino Balasso, Mirko Artusi. Meneghello ReadingSabato 8 agosto, ore 18.00Conca dei Parpari, Roveré Veronese

Javier Girotto, Sax Four Fun Pangea. Dalle Dolomiti Alle AndeDomenica 9 agosto, ore 15.00Malga Cornesel, Bosco Chiesanuova

La redazione non è responsabile di eventuali cambiamenti di date e/o programmi

Foto Ennevi

Immagine fornita da Paragliding Club Malcesine

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KYOS verona

Foto A. Rinaldi

appuntamenti da non perdere

appuntamenti con erbecedarioSprea di Badia Calavena

IV Camminata tra le Erbe: due ore per sco-prire la tradizione erboristica della Lessinia. Domenica 5 luglio ore 15.00Domenica 19 luglio e 9, 16 agosto ore 15.30

Festività religiosa dell’Avoto e camminata Domenica 26 luglio

Per informazioni: Ass. ErbecedarioTel.: 045 6510130www.erbecedario.it

31̂ festa dei gnochi sbatuiTeatro Tenda, Erbezzo

Tradizionale festa dedicata ai famosi “gnochi sbatui”, piatto tipico della nostra cucina mon-tanara: celebrazione della messa, benedizione delle strade di montagna, il “baby maneggio” gratuito, l’immancabile serata danzante e de-gustazioni a pranzo e a cena.Domenica 2 agosto

Per informazioni: Pro Loco Erbezzo Tel.: 349 [email protected]

il festival del garda

xIV Edizione Festival del Garda: concorso nazionale per voci emergenti, e inoltre nel corso delle serate esibizioni di cabaret, ele-zione di “Miss del Garda”, e la 4^ edizione dell’Italian Bodypainting Festival.

Lazise, Parco al CastelloSabato 11 luglio

Torri del Benaco, Lungolago BarbaraniSabato 25 luglio

Peschiera del Garda, Caserma d’Artiglieria di Porta VeronaSabato 1 agosto

Bardolino, Parco Villa Carrara BottagisioVenerdì 14 agosto

Cavaion Veronese, Teatro Arena TorcoloSabato 22 agosto

Per informazioni: Fondazione BenacusTel.: 335 6778448www.ilfestivaldelgarda.it

festival latino americano del garda 2009 notte bianca festa di s. annaParcheggio discoteca Dehor, Lonato

Serate latine con musica dal vivo, scuole di ballo, degustazioni, ristoranti, artigianato, un “salsodromo”, discobar e freestyle bar.Fino al 23 agosto

La noche del Reggaeton con Julio Voltio dal Puerto Rico Sabato 11 luglio

Harmonia do Samba con Carla PeresMercoledì 22 luglio

Isaac Delgado y la India da La Habana, Cuba Venerdì 24 luglio

AlexandraSabato 8 agosto

Miss Latingarda presenta Ana Laura RibasDomenica 9 agosto

Per informazioni: Tel.: 348 5945150www.festivallatino.info

la provincia da scoprire 2009 tra luoghi e sapori della provincia

5^ edizione della manifestazione per conosce-re la provincia scaligera: Verona, la Lessinia, la Valpolicella, il lago di Garda, il Monte Bal-do, l’est veronese e la pianura.Roverè Veronese 18, 19 luglioSan Zeno di Montagna 25, 26 luglioSan Pietro In Cariano 29, 30 agosto

Per informazioni: IAT Verona Tel.: 045 8068680www.laprovinciadascoprire.it

bandiera del lagoLungolago Mazzini, Peschiera del Garda

Regata in notturna di voga veneta, in cui 17 imbarcazioni provenienti da tutto il Garda si contendono il “Campionato della Regata delle Bisse”, le tipiche imbarcazioni strette e a fondo piatto con quattro vogatori. La tradi-zione di queste regate risale al 1584.25 luglio ore 21.00

Per informazioni: I.A.T. PeschieraTel.: 045 6402385www.legabissedelgarda.it

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Immagine fornita da Festival Latino

lmmagine fornita da Ass. Erbecedario

Immagine tratta da www.ilfestivaldelgarda.it

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KYOS verona

Foto di Dna Sport Consulting

appuntamenti sport

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escursioni guidate in mountain-bikeMagugnano, Brenzone

Ogni giovedì, escursione di 3 ore per una lun-ghezza di circa 20 km, caratterizzate da un livello medio di difficoltà. è possibile noleg-giare MTB e casco, il cui uso è obbligatorio.2, 9, 16, 23, 30 luglio 6, 13, 20, 27 agosto ore 9:30

Per informazioni: Tel.: 045 7420076www.brenzone.it

22^ corsa ciclistica vini doc valda-dige e terre dei forti Fraz. Rivalta, Brentino Belluno B

22^ edizione del Gran Premio Vini Doc Val-dadige, categoria Elite-Under 23, che si svi-lupperà in un percorso compreso tra Rivalta, Rivoli, Dolcè e Borghetto. Partenza ed arrivo previsti a Rivalta, totale 161 km. Sabato 20 giugno ore 12.30

Per informazioni: Tel.: 045 6284079www.comune.brentino.vr.it

Regate di VelaMalcesine - Verona

rc44 malcesine cupL’RC 44 Championship Tour 2009 fa scalo a Malcesine, prima di spostarsi a Dubai per la finale. Mascalzone Latino difenderà i colori dell’Italia. Dal 7 al 12 luglioeuropa cupRegata di Vela organizzata dal Centro Velico “Fraglia Vela” della classe “Europa”. Dal 24 al 26 luglio

Per informazioni: www.fragliavela.org

campionati italiani giovanili di tamburelloImpianti sportivi di Cavalcaselle, Castel-nuovo del Garda (Vr)

Gare nazionali giovanili open di tamburello con stands enogastronomici, ospitate come di consueto a Cavalcaselle.Da giovedì 27 agosto a domenica 30 agosto

Per informazioni: Tel.: 347 8212037 - 393 9313272 www.granfondoeddymerckx.com

torneo interprovinciale di sciancoPiazzale Alferia, Cerro Veronese

Dal mattino e per tutto il giorno gare di Scianco e chioschi della pro loco aperti per degustare piatti dell’enogastronomia tipica della Lessinia.Domenica 5 luglio

Per informazioni:www.agaverona.it/s-cianco

motocross free style showPiazza Statuto, Malcesine

Esibizione sportiva di motocross con stand gastronomici e musica dal vivo a cura dell’As-sociazione Monte Baldo Snowboarding. Lunedì 27 luglio ore 18.30

Per informazioni:Malcesine Piu’Tel.: 045 7400837www.malcesinepiu.it

escursione di nordic walkingBosco Chiesanuova

Escursione guidata nel Parco Naturale della Lessinia con un’attività sportiva completa e aerobica, senza particolari difficoltà.Domenica 26 luglio e 2, 9, 16 agosto ore 9.30

Per informazioni:Tel.: 340 4678116www.lessinianw.it

Immagina fornita da Ass. Erbecedario

7^ magnalonga settembrinaNegrar - Verona

Quattro passi fra i colotidei vigneti e i sapo-ri delle cantine nei sentieri salgariani. Anche quest’anno torna la Magnalonga settembrina, un iniziativa nata per far conoscere i vini, i sapori e il territorio che le colline della Valpo-licella sanno offrire.

Domenica 6 settembre ore 10.00

Per informazioni: Tel.: 346 36 47 892www.magnalongasettembrina.it

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KYOS veronaKYOS verona approfondimento in collaborazione con il Teatro Stabile di Verona

Il Teatro Stabile di Verona in collaborazione con Estate Teatrale Veronese presenta in prima nazionale al Teatro Romano il 15 luglio 2009 LA BISBETICA DOMATA di William Shakespeare con adattamento di Piermario Vescovo. Una commedia piacevole recitata in sogno in lingua familiare e rustica da nove donne e un ubriaco. La regia di Paolo Valerio e Piermario Vescovo. Interpreti principali Natalino Balasso e Stefania Felicioli nei ruoli di Petruccio e Caterina.

Tradurre o adattare La bisbetica domata in veneto non ha alcuna velleità o rivendicazione: è, semplicemente, un’operazione teatrale. Stupisce il fatto che una tradizione letteraria e spettacolare tanto ricca – che attraversa i secoli, da Ruzante a Goldoni e oltre, e il più grande uomo di teatro di tutti i tempi, che ha ambientato su suggestioni novellistiche o drammatiche tante sue trame tra Venezia, Verona e Padova – non si siano, naturalmente, incontrati, soprattutto alla luce delle ricreazioni più alte degli anni a noi più prossimi, dalla versione in napoletano secentesco della Tempesta con cui Eduardo ha chiuso la sua carriera, alla straordinaria invenzione del lombardo barocco degli scarozzanti di Testori, per limitarci a due episodi di particolare evidenza. Nella complicata e per più versi sfuggente

cronologia delle opere shakespeariane una prima versione della Bisbetica domata – che si svolge ad Atene – sembra collocarsi negli anni giovanili del drammaturgo, intorno al 1594. Mentre nella più celebre versione “padovana”, la beffa giocata a Christopher Sly – il calderaio ubriaco davanti a cui gli attori recitano la storia di Caterina e Petruccio, di Bianca e dei suoi pretendenti – è solo una sorta di prologo, che non trova poi alcuna prosecuzione, la versione “ateniese” costruisce una vera e propria cornice intorno alla commedia recitata dai comici, con una conclusione speculare all’inizio, a proposito dell’incertezza che i sogni proiettano sulla vita. Se questa cornice offre al quadro della Bisbetica un tempo esatto – dal far della sera al mattino seguente –, essa suggerisce anche un elemento di più singolare e libero raccordo del ruolo dell’ubriaco sognatore con la “commedia in commedia”. Come accade a tutti i sognatori, il ruolo di chi è spettatore nel “teatro del sonno” e di chi in sogno agisce è sottile e intercambiabile. Non siamo presumibilmente i primi – perché tutto è stato già fatto e tentato – a pensare di far entrare Sly nel sogno-commedia come attore, e anzi nel ruolo del personaggio-cardine di Petruccio. È fin banale ricordare – infine e per il più vistoso capovolgimento di questo spettacolo – che le compagnie del teatro elisabettiano

erano composte solo da attori di sesso maschile. L’unione naturale di Sly e Petruccio, del sognatore sconfitto e del protagonista vincitore, soprattutto se il protagonista – come qui ancora accade – viene sottratto al canone, peraltro del tutto convenzionale, del primo attore prestante. Quale migliore occasione per un rovesciamento di prospettiva, rispetto alla consueta morale della sottomissione femminile, nel chiamare un drappello di donne, attrici o scarozzanti, a mettere in scena la celebre commedia e il sogno che la contiene?

Con Balasso e la Felicioli sul placo del Teatro Romano dal 15 al 19 luglio le attrici: Linda Bobbo (Gremio), Ursula Joss (Falso Vincenzo al pianoforte), Silvia Masotti (Tranio), Marta Meneghetti (Bianca), Lucia Schierano (Grumio), Carla Stella (Battista), Antonella Zaggia (Ortensio) e Camilla Zorzi (Lucenzio). Le illustrazioni dal vivo sono di Gek Tessaro, le musiche di Antonio Di Pofi, allestimento scenografico a cura di Giuseppe De Filippi Venezia, si ringrazia per la collaborazione Fondazione Arena di Verona e in particolare il Sovrintendente Dott. Francesco Girondini, costumi Chiara Defant, responsabile tecnico Roberto Rossetto, luci Enrico Berardi, assistente alla regia Paola Degiuli.

La Bisbetica domata debutta al Teatro Romano

Si ringrazia

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KYOS veronaKYOS verona vetrina veronese

Piacenza, gennaio 2009. 57° Campionato del mondo di ornitologia. Giuria internazionale composta da centosei giudici. A gareggiare 28 mila volatili, 3215 allevatori provenienti da 20 nazioni. Categoria lipocromici giallo intenso ali bianche, una delle più combattute per il gran numero di concorrenti. Il vincitore è un cana-rino di Soave, cresciuto nell’allevamento-reggia che Alberto Sartori, grafico per professione e allevatore di canarini per passione, ha ricavato nella taverna di casa.

Che significato ha la medaglia d’oro?Anche se è un premio simbolico (perché proprio d’oro non è...) ripaga senz’altro di tutti gli sfor-zi fatti. è tanta la fatica che si fa per arrivare a questo punto. Tutti i giorni per almeno un’ora e mezza bisogna dedicarsi ai canarini, e non è fa-cile. Al momento ne ho 150 di nati da poco, che sommati ai genitori arrivano a circa 200 canari-ni da gestire ogni anno. Un impegno abbastanza considerevole...

Quando hai capito che ti piacevano i canarini?Fin da piccolo mi sono sempre piaciuti tutti gli animali, ma in particolare i canarini. Ho comin-ciato con una coppietta e quando ho visto na-scere i piccoli ho provato un’emozione enorme: vedi la vita che nasce, la mamma che comincia a dar da mangiare e a imbeccare i piccoli... come si fa a non rimanere colpiti!

È così facile far nascere i pulcini?Non basta mettere insieme un maschio e una femmina affiché nascano i piccoli, ci sono tan-te altre cose da tenere presente, e non è affatto semplice tenerle tutte sotto controllo. Su cinque uova non è detto che nascano cinque pulcini e anche una volta nati bisogna monitorare costan-temente l’allevamento. La coppia deve essere tenuta in una gabbia singolarmente, bisogna vedere come si comporta, se è possibile lasciare

che il maschio conviva con la femmina e i pic-coli, oppure se è meglio separarlo perché troppo aggressivo. Per esempio io ho un maschio che puntualmente, quando all’alba la femmina de-pone il primo uovo, va subito a beccarlo. Per fortuna non capitano spesso esemplari del gene-re, ma quelli che capitano bisogna tenerli bene d’occhio.

Da cosa è determinato il carattere di un canarino?Che un canarino sia aggressivo o pacifico di-pende interamente dalla genetica, non è possi-bile addestrare i canarini come si fa con i cani... Faccio un esempio. Al settimo giorno di vita del pulcino mettiamo un anellino alla zampa, sul quale c’è scritto l’anno di nascita; è segnalata l’appartenenza alla FOI (Fondazione Ornitolo-gica Italiana) che controlla allevamenti, allevato-ri, ecc; e il codice dell’allevatore. In questo modo

quando si fanno le gare è sicuri che il nome del proprietario del canarino corrisponda a quello registrato, così che nessuno possa gareggiare con il canarino di qualcun’altro. Dopo aver messo l’anellino ai piccoli e averli ricollocati nei loro nidi ci sono tante femmine che si comportano in modo strano. Alcune di esse appena lo vedo-no vogliono toglierlo, come se lo riconoscessero come un oggetto estraneo e pericoloso, e così gettano i piccoli dal nido. E non c’è verso di far loro cambiare idea! Allora la soluzione che ab-biamo trovato è di mettere i canarini con l’anello in gabbia con delle coppie cui non dia fastidio, e dare alle madri che rigettano l’anello i pulcini più piccoli non ancora anellati o quelli un po’ più grandini e che quindi non corrono più il rischio di essere buttati giù dal nido.

Alberto SartoriUn’insolita passione: allevare canarini per vincere il mondiale

Alberto Sartori con la sua famiglia: la moglie Federica Feltre e il figlio Nicolò.

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Cos’è la cosa che ti dà più soddisfazione? Che non c’è niente di scontato nell’allevamento dei canarini. Dietro l’apparente facilità di tenere un uccellino in gabbia c’è una lavorazione che è molto particolare. Ed è quello il bello! Perché occorre avere una vera passione per farlo. Le delusioni che si possono incontrare sono molte: magari ti muoiono soggetti belli (e in generale tutti i canarini non durano una vita... hanno una vita media che va dagli 8 ai 10 anni, ma se du-rano 5 anni è già tanto), sono molto delicati, bi-sogna stare attenti a tanti elementi, e ovviamente tenerli molto bene.

Quali sono i criteri con cui si giudica un canarino?Ci sono diversi criteri con i quali viene giudicata la bellezza di un soggetto. Per questo motivo l’al-levatore deve dedicarsi ad una ricerca minuziosa per accoppiare i vari esemplari in modo da tro-vare il canarino che corrisponda il più possibile ai criteri di giudizio della FOI. Testa bella tonda, becco conico, la postura a 45 gradi, il piumaggio che dev’essere bello pulito... Ci sono circa 300 tipologie di canarini e di colore, e ogni canarino gareggia per la sua categoria specifica. Per esem-pio secondo la varietà del colore il giallo deve essere un giallo limone bello e uniforme, senza macchie. Io allevo i canarini gialli e quelli rossi (detti lipocromici, che hanno cioè colori chiari, il rosso, il giallo e il bianco, e si distinguono dai melaninici, che sono più scuri). I due colori che vanno per la maggiore e che dunque non a caso corrispondono alle due categorie rappresentate dal maggior numero di esemplari in occasione delle competizioni. Anche per questo motivo è stata una grande soddisfazione ottenere la vitto-ria al mondiale, perché è molto difficile avere la meglio su un numero così grande di concorrenti, che possono vantare tra l’altro un’esperienza più lunga della mia.

Hai già vinto molti premi, da quanto

tempo ti stai “allenando”?Sono ormai 5-6 anni che frequento le mostre, mentre l’allevamento è iniziato 4 anni fa. Il pri-mo anno ho fatto una gara a Verona arrivando secondo; e sempre il primo anno ho vinto a Bas-sano del Grappa e a Padova. Il terzo anno ho vinto il campionato del Triveneto e solo un mese dopo il premio più ambito: il mondiale! Fare le gare era il mio obiettivo, e ovviamente, come ogni allevatore, sognavo un giorno di poter vin-cere il mondiale... ma non avrei mai pensato di riuscire a conquistarlo così presto!

Come funziona un allevamento?Il lavoro dell’allevatore inizia fin da prima che il canarino sia venuto alla luce. Ogni volta che la femmina depone un uovo viene immedia-tamente tolto e sostituito con un uovo finto. Quest’operazione è fondamentale perché altri-menti la femmina inizierebbe immediatamen-te la cova dell’uovo, senza aspettare di deporre anche gli altri per i 4 o 5 giorni a seguire, e in questo modo i canarini nascerebbero tutti in giorni diversi. Solo quando ha finito di depor-li tutti si fa l’operazione contraria: si tolgono le uova finte e si rimettono quelle vere, così che possano essere covate tutte insieme. Se i pulcini nascessero a distanza di un giorno l’uno dall’al-tro, di certo il più piccolo, quello che nasce per ultimo, non sopravviverebbe. Tenendo presente che ogni femmina depone al giorno dall’uno alle sei uova, per sei giorni consecutivi si capisce che il lavoro da fare è parecchio... e a questo pro-posito devo ringraziare mia moglie che se ne occupa con tanta pazienza. Dopo 13 giorni di cova nascono i piccoli. Dalla stagione di cova, che va da febbraio a giugno, si ricavano in me-dia tre covate, non di più, altrimenti si rischia di stancare eccessivamente la femmina, e bisogna stare attenti perché i canarini sono molto suscet-tibili allo stress. Poi viene la fase dell’allevamento vero e proprio, e alle zampe di ogni esemplare si mette l’anello che lo identifica univocamente. I

piccoli vengono nutriti dalla madre che li imbec-ca, e se è bravo dà una mano anche il maschio (specializzato nell’imbeccare i pulcini quando sono un po’ più grandi)... Dopo altri 15-16 gior-ni dalla nascita i piccoli iniziano ad uscire dal nido, e vengono divisi dai genitori tramite una grata. Questa operazione fa sì che il maschio possa continuare ad alimentare i figli attraver-so le sbarre, e allo stesso tempo che la femmina sia più libera di dedicarsi alla costruzione di un nuovo nido per la covata successiva. I picco-li infatti non solo intralcerebbero il lavoro, ma rischierebbero anche di venire spiumati perché molto spesso accade che per fare il nido la fem-mina strappi il soffice piumino dei piccoli. Dopo un mese circa i canarini sono liberi di mangiare senza più l’ausilio dei genitori e hanno raggiunto più o meno la loro grandezza. A questo punto inizia il cambio del piumaggio (tranne che per le piume delle ali e della coda). Sono poi necessari altri 4-5 mesi affiché il canarino diventi adulto, la sua crescita sia completa e possa quindi parte-cipare ad una gara. Per questo le competizioni, le manifestazioni, e tutti i campionati sono pro-grammati sempre da settembre-ottobre fino al massimo a gennaio dell’anno sucessivo: alle gare possono partecipare infatti soltanto i canarini nati nell’anno in corso.

Come si alleva un campione del mondo?Sono specializzato nell’allevamento del canarino giallo e rosso. è necessario scegliere di dedicarsi solo ad un tipo particolare di canarini per poter concentrare le forze solo su quello. Averne troppi tipi sarebbe solo un inutile dispendio di energie. Per riuscire a far nascere un esemplare bello cer-co di compensare, di trovare un equilibrio. Pren-do per esempio un maschio di taglia più piccola e lo metto insieme ad una femmina di taglia più grande; uno che ha un bel colore, un bel fondo, con uno che ne ha un po’ meno. Poi non si può mai sapere quello che succederà, come si può immaginare è anche questione di fortuna... (S. B.)

Sopra, partendo da sinistra: i canarini gialli allevati da Alberto Sartori, alcuni degli ultimi nati e il campione del mondo.

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KYOS veronaKYOS verona colori in cucina

Il giallo-arancio è in cucina un colore dilagan-te, straripante… perché hanno questo colore albicocche, pesche, zucche, peperoni, cachi, meloni, limoni, arance, mandarini, cipolle, miele, marmellate, papaie, carote, uva, la po-lenta, l’olio d’oliva, insomma un pot-pourri di ingredienti che caratterizza la nostra dieta mediterranea. Tutti questi alimenti, spiegano i nutrizionisti, contengono un precursore del-la vitamina A, il beta-carotene, che svolge una potente azione provitaminica e antiossidante, per cui fanno molto bene alla salute. Conten-gono anche flavonoidi che proteggono da vari tipi di tumore e così via. Oltre a queste virtù “interiori”, ne posseggono altre più palesi, non ultima quella di rallegrare con il loro vivace colore il desco famigliare. Per quanto riguarda il gusto, tuttavia, alcuni studi scientifici hanno dimostrato che il giallo aumenta la soglia gu-stativa per il dolce, per l’acido e per l’amaro, cioè per quasi tutti i “gusti”, il che significa che vengono apprezzati di meno, anche se noi non ce ne accorgiamo. In realtà gli alimenti gialli e arancio si caricano di energia solare e la tra-smettono al nostro corpo, sono insomma cibi per la vita. Di seguito si forniscono due “ricette in giallo” di facile esecuzione: uno sfizio di con-torno, e un dolce.

Torta del SolePer 4 persone servono: 4 carote, 6 albicocche, 1 pesca, 6 uova, 200 g di farina, 200 g di zuc-chero, 1 bustina di lievito, 80 g d’olio d’oliva, un pizzico di noce moscata e uno di sale. Si taglino a pezzetti le carote e si pongano a cuocere in una casseruola con un po’ d’acqua; una volta cotte, vanno sgocciolate e frullate fino a ridurle in purea. Si taglino intanto a dadini la pesca e le albicocche, e si pongano poi in acqua tiepida ad ammollarsi per mezz’ora. Intanto si accenda il forno a 180 °C. In una terrina si versino poi la farina, le uova, la purea di carote, l’olio, un piz-zico di sale e uno di noce moscata, poi si mescoli il tutto fino a ottenere un composto omogeneo. Si sgocciolino i dadini di pesca e albicocche, si uniscano al composto, si mescoli per bene e si versi il tutto in uno stampo per torte. Si ponga lo stampo nel forno caldo per 35 minuti. Quando la torta sarà cotta, si tolga dal forno e si lasci ri-posare per 5 minuti prima di gustarla.

Zucca al fornoPer 4-6 persone si prenda una zucca di circa 1 kg, si pulisca privandola dei semi e dei filamenti e si tagli a fette larghe 2 cm senza privarle della scorza. Si scaldi intanto il forno a 200 °C, si posino sulla griglia interna le fette di zucca e si lascino cuocere per un quarto d’ora. Si alzi poi la temperatura del forno a 220 °C e si lascino cuocere ancora per 5-6 minuti, perché si biscot-tino fuori restando tenere dentro. Le fette vanno mangiate caldissime con pezzetti di burro crudo, pepe e sale.

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Giallo da mangiaredi Pino Agostini

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KYOS verona consigli di lettura a cura di Elisa Zoppei

Luglio e agosto sono i mesi del giallo, il co-lore solare per eccellenza che indora il verde dei prati, le distese marine e i campi di grano. “Tu hai i capelli color dell’oro - dice la volpe al Piccolo principe - il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano”. La poesia di queste parole arriva attraverso il tempo e richiama il desiderio di calde letture estive. Le pagine di questo mese invitano a sguazzare nel grande mare della letteratura gialla, nata verso la metà del xIx secolo e sviluppatasi nel Novecento. La prima apparizione del giallo moderno risale infatti al romanzo I delitti della via Morgue del 1841, (Ed-

“Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te”

Mistero palladiano

gar Allan Poe, 1809 -1849), ma solo nel 1929 viene lanciata in Italia la collana de Il Giallo Mondadori, ideata da Lorenzo Montano (Da-nilo Lebrecht, poeta e scrittore, 1893 - 1959), come genere di narrativa popolare a ricalco del romanzo poliziesco (roman polizier) dei pa-esi francofoni. Da allora vengono sfornate sul mercato editoriale valanghe di libri solitamente contraddistinti, dal colore giallo della copertina e contrassegnati da un denominatore comune: l’ordinario tran tran della vita quotidiana viene sconvolto da un accadimento criminoso, che dà origine a indagini poliziesche per far luce sulla dinamica dei fatti e portare allo smasche-

ramento del colpevole. Diffusissimo, assume il termine tedesco di kriminalroman, quello anglo-sassone di thriller o crime novel, quello francese di noir. Autori di fama mondiale hanno dato vita a storie di questo tipo, creando personaggi me-morabili come Hercule Poirot e miss Marple, (Agatha Christie 1890 - 1976), il Commissario Maigret (Georges Simenon 1903 - 1989), il dectetive Nero Wolfe (Rex Stout 1886 - 1975), l’avvocato Perry Mason (Erle Stanley Gardner, 1889 - 1970). Da noi detiene il primato il Com-missario Montalbano di Andrea Camilleri, so-stenuto dal successo della serie televisiva con Luca Zingaretti).

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Il romanzo Il sigillo del Palladio (Cierre, 2008), di Corrado Buscemi, medico oculista appas-sionato ricercatore storico, con una trama av-vincente e incalzante, addomesticata nell’abito provinciale, si colloca in questa tipologia. Lo scelgo per la peculiare novità di apparire un saggio travestito di giallo, dove, come confessa l’autore, gli elementi del mistero e del crimine vengono sottoposti a una serrata inquisitoria per esaltare Vicenza nella sua bellezza artisti-co-naturale e spalancare finestre a saperi poco conosciuti. La storia inizia con un enigmati-co omicidio commesso in una nebbiosa serata autunnale nella Piazza dei Signori di Vicenza. Nel buio un assassino ghermisce uno scono-sciuto passeggero appena giunto dalla stazione colpendolo tre volte alla gola con le punte me-talliche di un compasso, abbandonandolo poi dissanguato ai piedi della Basilica Palladiana. La polizia, entrata subito in campo, avvia le in-dagini osservando che l’indice della vittima si protende verso la vicina statua di Andrea Palla-dio (1508 - 1580). La dinamica con cui è stato

compiuto il delitto, ripetuto con il medesimo ri-tuale a Bruxelles e a Napoli, apre la pista a una lettura inquietante che si addentra nei meandri misteriosi dell’occulto, fruga nelle relazioni eso-teriche del grande architetto cinquecentesco, appartenuto alla confraternita massonica dei liberi mastri muratori, per giungere alla leg-gendaria setta degli Assassini del Veglio del-la Montagna, determinata a impadronirsi col sangue del Tesoro dei Templari. Attraverso interrogatori, sondaggi, dotte conversazioni e inaspettate rivelazioni da parte di vari perso-naggi implicati nell’inchiesta, il commissario Mimmo Reale, vicentino d’adozione, sgrovi-glierà con acume l’ingarbugliata matassa, sven-tando un pericoloso complotto internazionale. Il tutto accade coinvolgendo il lettore in un col-to colloquiare che lo invita a mettere il naso in esclusivi archivi storici e straordinari campi di conoscenza. Leggiamolo quindi, questo roman-zo in grado di farci gustare in via di metafora ghiotte porzioni di una torta riccamente strati-ficata, che, boccone dopo boccone, ci condur-

rà passeggiando fra stupende ville palladiane, disseminate nel vicentino, a scoprire perché è così prezioso il Tesoro dei Templari, e che cosa lo associa al Palladio e al suo misterioso sigillo.

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È tornato. Lunedì 22 giugno, ore 22.58, una scossa di magnitudo 4,6 della durata di 4/5 secondi e la paura è tornata con invadenza.Stavolta l’epicentro è stato individuato ad una decina di chilometri a nord del capoluogo abruzzese, nel Parco dei Monti della Laga. Il forte terremoto è stato segnalato dai simografi ad una profondità di 14 chilometri ed è stato avvertito anche a Roma. Ecco, la profondità ha attutito la forza e la violenza della scossa ma non il vissuto della gente, la paura e lo scorag-giamento, la tensione che ha colto ancora una volta impreparati e allibiti. A L’Aquila le perso-ne sono scese per strada, quelle poche che sono nelle case e quelle sfollate nelle tende, il ricordo del 6 aprile è ancora vivo e presente nella vita di tutti i giorni. Proprio il giorno prima il cen-tro storico, per un tratto di Corso Federico II, era stato riaperto con una cerimonia ufficiale e, nello stresso tempo, i Vigili del Fuoco (ecce-zionali, bravissimi) avevano appena invocato rinforzi per evitare un ulteriore allargamento delle crepe nei muri. Sono passati oltre due mesi e, come spesso succede, la quotidianità appare poco appetibile alla comunicazione ma unica nella sua verità storica perché proprio il giorno dopo giorno segna il passo del possibile cambiamento. Così il racconto, quasi un dia-rio, di un’altra esperienza personale vissuta nel mese di giugno lascia lo spazio non solo alle riflessioni ma anche ad eventuali azioni socia-

li e, perchè no, politiche. Lo spunto parte da una chiamata dal Ministero e Alberto Alber-tini, architetto veneziano, insegnante e segre-tario nazionale del Masci (Movimento Adulti Scouts), parte per l’Abruzzo prima degli esami di maturità. L’esperienza si rivela impegnati-va, forte e piena, carica di relazioni e riflessio-ni. Alberto arriva a Pianola, COM 4 (Centro Operativo Misto), paese alle porte de L’Aquila, e viene sistemato come tanti nella tendopoli, il ruolo richiesto è come architetto-tecnico per la valutazione dei danni agli immobili, quin-di entrare direttamente all’interno del pro-blema: la situazione degli edifici de L’Aquila e dei paesi intorno. Pianola è il paese dove c’è la direzione generale affidata al Triveneto e alla Lombardia, tutto il lavoro viene gestito e coordinato dalla Protezione Civile che Alberto definisce un sistema burocratico ma efficiente, che stabilisce i tempi e ritmi della vita quoti-diana dei volontari che operano in Abruzzo. Lo aveva fatto notare anche Umberto, volonta-rio veronese partito subito dopo il sisma. E qui sorge una riflessione proprio sullo stile: tutte le mattine infatti la divisa e l’alza bandiera diven-tano il modo di iniziare la giornata di servizio, uomini e donne sono pronti al lavoro, sembra quasi uno stile militare che lascia titubanti ma che garantisce l’organizzazione, indispensabile in questo momento. Alberto racconta: “Questo modo di affrontare la giornata mi ha lasciato

inizialmente perplesso ma ho colto due cose: il bisogno assoluto di organizzazione e coordi-namento dei volontari per fare un lavoro dav-vero proficuo e il bisogno dei volontari stessi di essere anche riconosciuti nel loro servizio. La mattina inizia con il rito della vestizione: scarpe anti-infortunistiche ed elmetto, un bre-ve breefing e via, al paese di Roio Piano. Ci si incontra con la gente, un piccolo comitato di accoglienza, gli anziani chiedono quando po-tranno rientrare nelle loro case... A Roio Pia-no quasi tutto è distrutto, i tetti sono crollati, i muri distrutti, case apparentemente perfette mostrano all’interno solai crollati, molti sono in volterranea con putrelle d’acciaio da 12 cm, ottimi per unire il peso e l’attacco alle muratu-re di sasso.Il paese è morto, ci sono solo i gatti e i cani che girano solitari, nel garage di una casa troviamo una RUMI 125 del ’56 intatta, una moto bellissima! Molti edifici sono secon-de case, quelle più belle sono quelle degli an-ziani, piene di cose di un tempo, le botti del Marsala, le pentole di rame per fare la lisciva..Alcuni posti sembrano musei viventi, stupen-di nella loro semplice verità. Proprio in una di quelle case sto facendo un rilievo e una voce mi chiama: “Vuole un uovo fresco?” Un signore era andato sotto i muri crollati a prendere le uova dalle sue galline, “Sono contento, sono ancora vivo e anche le mia galline!” Molte per-sone desiderano farci vedere la loro casa e tutto ciò diventa un rito, un racconto commovente e mistico. Il 19 giugno siamo a Rocca di Roio, paesino spettrale, il centro storico non c’è più, l’effetto “domino” ha fatto sì che le case sia-no crollate una sull’altra come a Trasaghis nel 1976. Il 20 dobbiamo effettuare 8 sopralluoghi e alcuni nel centro de L’Aquila, con l’ingegnere del Comune e l’incaricato dei Beni Ambientali andiamo nei punti più significativi dal punto di vista strutturale e qui mi e ci assalgono dubbi e domande: è stato detto molto sui condomini crollati e sulla sabbia del mare, in realtà ab-biamo visto in caso sabbia di cava e pilastri interi, oppure situazioni di case in cemento ar-mato che hanno retto e altre disintegrate come quella della voragine. Ho l’impressione che, a volte, si dicano e pubblichino delle notizie non corrette. Inizia allora tra noi una discussione: A) le strutture delle case sono in generale di 20/30 anni fa; B) in un andamento sinusoidale

Tra le nuvole e i sassi...domani di Cristiana Albertini

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del sisma può avvenire che la stessa accelera-zione provochi reazioni diverse alla struttura dei condomini; C) è difficile a volte valutare perchè in edifici vicini cosrtuiti con gli stessi materiali, uno crolla e l’altro no...Altra osservazione: un buon numero di case sono secondi alloggi comprati, in gran parte, dai romani vista la vicinanza dei paesi e lo-calità abruzzesi con la zona del Gran Sasso e le località pregiate della montagna invernale, come Campo S.Felice... Allora è indispensa-bile privilegiare i veri abitanti il cui bisogno è impellente. Così la gente comune che ha perso quasi tutto ora vuole la casa di legno da costru-ire magari intanto nell’intatto giardino di casa, il legno è più sicuro e costa meno, anche se la speculazione ha già colpito i prezzi attuali .E la casa di legno fa pensare al sentimento del-la gente, la pietra si è rotta e non dà più sicu-rezza. Le persone hanno dentro la paura, par-lano del senso del disastro imminente, dicono e vivono con prostrazione, quasi con fatalismo, la terra ha tremato e la vita può finire. Forse allora chi condivide con la gente d’Abruzzo questo momento può trasformare il sentimento con l’azione e passare dall’ansia alla speranza, forse...

Le immagini del servizio sono state fornite da Alberto Albertini

Non siamo così soli, domani è già qui... ma domani, domani, domani lo so, lo so che si passa il confine. E di nuovo la vita sembra fatta per te, e comincia domani...Tra le nuvole e il mare,si può fare e rifare, con un pò di fortuna si può dimenticare,e di nuovo la vita sembra fatta per te... domani.

da Domani - Artisti uniti per l’Abruzzo

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La tradizione vuole che nell’estate del 1889, il re Umberto I° con la regina Margherita tra-scorsero a Napoli nella reggia di Capodimonte, come voleva una certa regola della monarchia, per fare atto di presenza nell’antico regno delle due Sicilie. La regina era incuriosita dalla pizza che non aveva mai mangiato e di cui forse aveva sentito parlare da qualche scrittore o artista am-messo a corte. Ma non poteva andare lei in piz-zeria, così la pizzeria andò da lei. Fu chiamato a palazzo il più rinomato pizzaiolo del tempo, don Raffaele Esposito, titolare della rinomata pizzeria Pietro il Pizzaiolo, che si trovava alla salita Sant’Anna, a pochi passi da via Chiaia. Don Raffaele venne, vide e vinse, utilizzando i forni delle cucine reali, assistito dalla moglie donna Rosa, che era poi la vera maestra di piz-

ze, la vera autrice di quelle classi-che che furono presentate

ai sovrani (le crona-che del tempo ci

hanno infor-

mato di tutto): una con sugna, che è una sorta di strutto, formaggio e basilico; una con l’aglio, olio e pomodoro, e una terza con mozzarella, pomodoro e basilico, cioè con i colori della ban-diera italiana, che entusiasmò in particolare la regina Margherita, e non solo per motivi pa-triottici. Don Raffaele, da bravo uomo di pub-bliche relazioni, colse al volo l’occasione e chia-mò questa pizza “alla Margherita”, il giorno dopo la mise in lista al suo locale ed ebbe come si può immaginare innumerevoli richieste... E questa è la storia vera; solo che la pizza alla margherita o pizza margherita, come si inco-minciò a chiamarla, passava per una novità, una invenzione vera e propria, mentre si sa che esisteva già prima. Non era considerata tra le più classiche e importanti però a Napoli si face-va già. Per esempio, per un’altra regina, la bor-bonica Maria Carolina che di pizza era ghiotta, tanto che aveva voluto a corte, nel palazzo di San Ferdinando, un forno apposito. Carolina amava molto la pizza bianca, rossa e verde, ma forse, se avesse potuto immaginare che quel-li sarebbero stati i colori dell’Italia unita sotto un’altra dinastia, che avrebbe cacciato la sua, non ne sarebbe stata più tanto entusiasta.Gli eredi della pizzeria ancora oggi orgogliosi espongono nel locale la lettera firmata dal Gran capo dei servizi di tavola di casa Savoia Camil-lo Galli inviata a Raffaele Esposito Brandi. Nel documento, un po’ ingiallito dal tempo, si legge

tutto l’apprezzamento della regina Margherita per la pizza (tratto da www.pizza.it).

Prendete un pezzo di pasta (fatta con farina sale lievito e acqua), allargatelo e distendetelo col mattarello o percuotendolo con le palme delle mani, metteteci sopra quanto vi viene in testa, conditelo di olio o di strutto, cuocetelo al forno, mangiatelo, e saprete cosa è una pizza. Le fo-cacce e le schiacciate sono alcunché di simile, ma sono l’embrione dell’arte. Questa è la de-scrizione della pizza napoletana “verace” che fece il gourmet francese François De Bourcard in un’antologia di gastronomia compilata alla metà dell’Ottocento.La pizza oggi è un piatto cosmopolita la sanno preparare in ogni angolo del mondo, e ognuno può inventarsi le varianti che vuole per gustarla in mille sapori, salata o dolce. (P.A.)

Buon compleannoMargheritaSemplice, buonissima, pizza

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Buon compleannoMargheritaSemplice, buonissima, pizza

Accoglienza significa tante cose, ma, soprat-tutto esprime disponibilità ad offrire attenzio-ne, ascolto, a regalare gesti concreti anche in modo semplice; è una parola concreta perché traduce quello che esprime in gesti e simboli. la Calebasse e la Moka del caffè sono due simboli di accoglienza che provengono rispet-tivamente dalla cultura africana ed italiana. In questo periodo storico, in questa nostra vita così frettolosa e complicata, l’accoglienza è un valo-re importante che accomuna tutte le culture e tutti i popoli e quindi, quando lo viviamo o lo esprimiamo, entriamo in una rete universale di condivisione che supera ogni confine geografi-co, culturale e di appartenenza. Anche i gesti più veri hanno bisogno di oggetti o di simboli per esprimersi in modo più diretto e più effica-ce, per quanto siano piccoli o apparentemente insignificanti.La Calebasse è “la tazza del povero” è sem-plicissima, e la si trova in ogni casa anche nel-le case dei villaggi più sperduti e lontani dalle zone urbane. è un recipiente ricavato dalla zuc-ca scavata, della quale si raccolgono i semi che a loro volta vengono essiccati al sole, macinati sulla pietra e utilizzati per fare sughi o salse. Le zucche vengono raccolte ogni anno tra mag-gio e ago-

sto, poi scavate e lasciate essiccare al sole co-cente per un mese. La calebasse è l’oggetto più prezioso che ogni famiglia possiede. Avere delle calebasse a casa, vuole dire che essa è aperta a qualsiasi ospite vi entri. Il primo e più importan-te ospite di una famiglia africana è l’Antenato, depositario della memoria. Con la calebasse, gli si offre da bere ogni volta che lo si invoca come protettore della famiglia o della casa. L’acqua o la bevanda viene versata e viene porta a due mani1, all’ospite inchinandosi2 leggermente davanti a lui e con un sorriso sulle labbra, ma prima di consegnarlo all’ospite si consiglia di assaggiarne il contenuto. Questo per assicura-re che quello che essa contiene è gradito e non è assolutamente nocivo. La saggezza popolare africana vede l’ospite versare per terra qualche goccia della bevanda che gli viene data, in ri-cordo degli antenati, degli abitanti della casa o della famiglia e per coloro che passeranno dopo di lui. Un gesto che mette la memoria, la storia e la prospettiva (il futuro) in rapporto tra di loro dicendo in modo implicito che ogni essere uma-no è un anello della catena. Si dice in Africa che chi non sa accogliere non sa né vivere né spe-rare. L’accoglienza è una bellissima occasione per celebrare la propria vita e quella altrui. Ma l’oggetto che accompagna l’accoglienza non è

un patrimonio esclusivo dell’Africa nera, perché in Italia la moka

del caffè ha una funzione molto simile, un oggetto mol-

to vissuto e consumato perché utilizzato dalla famiglia. Ho iniziato a co-

noscere e ad apprezzare la moka del caffè nel periodo in cui

facevo il venditore ambulante di li-bri, di libricini passando di paese in

paese e di famiglia in famiglia. Non conoscevo prima la moka. Una giovane

mamma con due figli mi preparò il caffè con la moka chiacchierando con me, il sorriso sulle labbra, in presenza dei due piccoli. Facevo fati-ca a bere questa “tisana marrone” amara, ma mi colpì positivamente la semplicità del gesto con cui mi veniva offerta. Potrei anche dire che la moka del caffè nelle famiglie italiane, come la calebasse in quelle africane, rappresenta un oggetto magico, ovvero una realtà che sa co-niugare la realtà con l’immaginazione e il desi-derio dell’incontro con l’Altro. Nei molti paesi europei che ho visto in questi venti anni della mia “diaspora” non ho mai assistito alla “ceri-monia” quotidiana dall’alba al tramonto che si svolge qui in Italia. Anche se oggi la moka del caffè rischia di diventare un semplice oggetto estetico per l’arredo familiare, possiamo dire che essa rimane nell’immaginario collettivo dei “visitatori” e degli “ospiti” che vengono in Ita-lia un simbolo di disponibilità e di accoglien-za. Tra la moka del caffè italiana e la calebasse africana del Bénin e del Togo3, non c’è alcuna sostanziale differenza. Entrambi gli oggetti ri-chiamano al grande valore dell’accoglienza e alla centralità dell’ospite nella casa e nella fa-miglia. I due oggetti sono differenti nella loro composizione, ma ciò non toglie nulla a quello che rappresentano e continuano a rappresen-tare. La calebasse ha in più di venire presa in prestito come oggetto di mediazione spirituale tra i presenti della comunità e gli invisibili.

1 Offrire una cosa o salutare una persona a due mani esprime la totalità e la pienezza del gesto. Ovverosia che si dà tutto quello che si ha senza riserva. 2 L’inchino rappresenta il gesto del rispetto e della “venerazione”. è uno degli importanti gesti di rispetto e di considerazione che vengono insegnati fin dalla tenera età.3 Sono i miei paesi d’origine

Acqua o caffè per sentirsi a casa

di Jean Pierre Piessou

La calebasse e la moka del caffè come simboli dell’Accoglienza

Le illustrazioni sono state realizzate da Jose Wilson de Souto Mendez

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Si preannuncia ricca di sorprese questa xV edizione del Lessinia Film Festival in cui verrà presentata in una serata speciale la nuova ope-ra del regista Ermanno Olmi Terra Madre, rea-lizzato in co-regia con Franco Piavoli. Per nove giorni, da sabato 22 a domenica 30 agosto il Teatro Vittoria di Bosco Chiesanuova ospiterà la kermesse, diretta da Alessandro Anderloni, dedicata alle pellicole sul rapporto tra l’uomo e la montagna senza sport, alpinismo o avven-tura. Il meglio di una selezione internazionale di film provenienti da tutti i continenti, molti dei quali in anteprima italiana, sarà presen-tato nelle sezioni: Concorso, Altre Montagne, Eventi Speciali, Retrospettive, Lessinia-Monte Baldo. Oltre ai numerosi film in concorso che si potranno vedere avendo prenotato o ac-quistato il biglietto presso l’Ufficio turistico di Bosco Chiesanuova, è previsto anche Heidi in Lessinia un grande evento dedicato ai bam-bini (ma non solo) realizzato in collaborazio-ne con il Museo della Montagna “Duca degli Abruzzi” di Torino. Al Film Festival saranno presentati, durante tutta la settimana, alcuni

dei capolavori cinematografici della storia di Heidi, tratti dal fortunato romanzo di Johan-na Spyri. Non mancheranno le proiezioni dei celebri cartoni animati che hanno conquistato generazioni di bimbi. Ad Heidi sarà dedicata una mostra, che verrà allestita durante i giorni del Festival nella Sala Olimpica. Con la retro-spettiva “La Television Suisse Romande e il mondo della montagna” il Film Festival della Lessinia prosegue il ciclo di esplorazioni sulle programmazioni dedicate alla montagna delle televisioni europee. Protagonista di quest’anno la svizzera, dove si trova la prima televisione che abbia dedicato una trasmissione regolare alle tematiche della montagna. Tra i convegni culturali del XV Film Festival della Lessinia, venerdì 28 agosto 2009 la Regione Veneto e l’associazione Veneto Film Festival, che riuni-sce tutti i festival videografici del Veneto, ha or-ganizzato un incontro sul tema “Documentare la marginalità”. Al convegno saranno chiamati a partecipare documentaristi, direttori di fe-stival e critici cinematografici per tracciare un quadro di quanto il mezzo documentaristico

possa raccontare, e contribuire, alla salvaguar-dia dei territori così detti emarginati. Il tema delle lingue e delle culture minoritarie, a cui è dedicato un premio speciale, sarà oggetto di incontri culturali e dibattiti organizzati dal Cu-ratorium Cimbricum Veronense.(S.S.)

Informazioni e bigliettiTutti i biglietti per le proiezioni sono in pre-vendita, a partire dal 1 agosto 2009, presso l’Ufficio Turistico di Bosco Chiesanuova (Piazza della Chiesa, 34). Telefono + 39 045 6782091. [email protected] www.filmfestivallessinia.it

Montagne sul grande schermo

Dal 22 al 30 agosto 2009, a Bosco Chiesanuova la XV edizione del Film Festival della Lessinia

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Evento speciale della XV edizione del Film Festival della Lessinia sarà la presentazione della nuova opera cinematografica di Ermanno Olmi, Terra Madre, con la co-regia di Franco Piavoli. Il film, prodotto dalla Cineteca di Bologna e da Slow Food, è uno sguardo di denun-cia e di amore per la terra e il rapporto dell’uomo con essa e i suoi prodotti. Gli ultimi 30 minuti della pellicola sono stati girati nella Chiusa di Ceraino, lungo le pendici della Lessinia che si affacciano sulla Val d’Adige. Ne è autore Franco Piavoli, autentico poeta del cinema, che sarà a Bosco domenica 23 agosto 2009 per presentare il film e a cui il Festival dedicherà un omaggio. Alla memoria del regista Marcello Baldi – autore dell’indimenticabile Italia K2 – sarà dedicato un altro evento speciale con la proiezione del film Narciso. Girato sulle montagne del Trentino, dove Baldi era nato, il film racconta una storia d’amore contrastata in un piccolo paese di montagna e mette in luce conflitti, contraddizioni e valori del vivere sulle terre alte. Alla presentazione sarà presente il figlio di Marcello Baldi, Dario, che è co-autore dell’opera e che ricorderà il padre, recentemente scomparso, con la presentazione di alcuni estratti del back stage.

EvEnti SpEciali

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1776 Rivoluzione americana: Il Congresso Continentale approva la Dichiarazione di Indipendenza dal Regno Unito, formando gli Stati Uniti d’America.

2006 L’Italia batte per 5 a 3 la Francia dopo i calci di rigore e si aggiudica così il suo quar-to mondiale. A segnare il rigore decisivo sarà Fabio Grosso, giocatore diventato simbolo del mondiale di Germania.

1973 Viene lanciata l’undicesima sonda verso Marte, nell’ambito della missione russa Mars 4. La sonda però non riuscirà ad immettersi nell’orbita del pianeta.

1986 I Queen si esibiscono a Budapest, diventando il primo gruppo occidentale a esibirsi in un paese dell’est sotto la dittatura dell’URSS.

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uglio nel passatoLa cura della redazione

gosto nel passatoA1944 L’IBM inaugura il primo calcolatore controllato da un programma, l’Automatic Sequence Controlled Calculator (meglio noto come Harvard Mark I).

1946 Nasce la Sampdoria, squadra di calcio di Genova, dalla fusione di “Andrea Doria” e “Sampierdarenese”.

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Viaggiando sul mito

Land Rover Defender: la jeepper eccellenza, una vera icona del marchio

KYOS verona storie su ruote

di Simone Pavan

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Dici fuoristrada e subito pensi alla mitica Land Rover Defender: auto spartana, ma efficacissi-ma tra fango, rocce e neve, figlia di un progetto riuscitissimo datato 1948 e che è rimasta so-stanzialmente immutata fino ai giorni nostri.Quando, nel dopoguerra, venne imposto alla Rover, solitamente impegnata nella produzio-ne di auto di lusso, di costruire veicoli più eco-nomici per rendere più facili le esportazioni di autoveicoli in quei difficili anni, la ditta reagì costruendo un veicolo totalmente diverso, il fuoristrada Land Rover.Il primo veicolo col nome Land Rover fu dise-gnato da Maurice Wilks nel 1947 in Inghilter-ra, ispirandosi alle Jeep utilizzate dagli Ame-ricani durante la Seconda Guerra Mondiale, infatti il primo modello realizzato si basava proprio su una struttura della Jeep.Anche se non ce ne rendiamo conto all’origine del progetto c’è la campagna inglese, le stermi-nate colline verdi, le pecore, i campi di patate e i boschi popolati di fagiani e conigli selvatici. Ci sono, in sostanza, i contadini e gli allevatori di Sua Maestà, ai quali nell’immediato dopo-guerra hanno pensato i tecnici della Rover per creare quella Defender divenuta l’icona delle 4x4. Nulla a che vedere con la precedente e ce-leberrima Jeep, essenziale mezzo da battaglia. Nel Dna della Land Rover non c’era la guerra ma la voglia di applicare le moderne tecnologie ad una mobilità totale con vocazione agricola: un po’ jeep, un po’ trattore, un po’ automobile e un po’ cavallo.Una formula che resiste da quasi 60 anni so-pravvivendo alle innovazioni, alla concorrenzae soprattutto ad una interminabile serie di vi-cissitudini aziendali che hanno portato la Land a servire bandiere inglesi, tedesche e america-ne. Caratteristica base fin dal primo modello lanciato ad Amsterdam il 30 aprile 1948 è la trazione integrale che permette a questi vei-

coli di affrontare terreni anche molto acciden-tati; l’altra caratteristica base è la carrozzeria in alluminio, meno esposta alla corrosione e all’epoca non sottoposta a contingentamento dal Governo Britannico. Il risultato è stato una famiglia di veicoli che hanno fatto la storia del movimento fuoristrada, e che agli inizi degli anni Settanta ha superato il milione di mezzi costruiti, sia per clienti civili che militari.La produzione di Defender è oggi pari a circa 25.000 unità all’anno e conta schiere di appas-sionati che non sono disposti a rinunciare alle sue doti di robustezza ed efficienza, anche a costo di qualche sacrifi cio sul piano di finiture e comfort. Gran parte degli ordini provengono da contratti stipulati con enti statali e governa-tivi. In Italia ne fanno uso i carabinieri, la guar-dia forestale, i pompieri, la guardia di finanza,ma anche molte società.Immutabile e immutata, l’ultima versione della Defender è il sequel di una storia prossima ai 2 milioni di esemplari tuttora costruiti a mano, un po’ per tradizione e molto per le esigenze di una gamma di varianti e di personalizza-zioni che non ha riscontri nella storia dell’au-tomobile (3 diverse misure di passo e 14 tipi di carrozzeria). Nell’era dei Suv e delle 4x4 addomesticate e raffinate i tecnici della Defen-der coltivano con scrupolo l’immagine rustica e avventurosa della loro creatura, cambiando solo quello che sono obbligati a cambiare. Al massimo si aggiunge un rigonfiamento sul co-fano per far stare il nuovo motore o si cambia la plancia e la disposizione dei sedili per ade-guarsi alle nuove normative di sicurezza. Non certo la linea squadrata e nemmeno la tecnica, fedele al vecchio telaio.D’altronde la Defender è nata per arrampicarsisui sassi, immergersi nel fango, strisciare contro i fossi e saltare alberi abbattuti con il sorriso sulle labbra.

“una mobilità totale con vocazione agricola: un po’ Jeep, un po’ trattore,un po’ automobile e un po’ cavallo”

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Eccomi Associazione di Volontariato onluslavorare per i giovani con i giovaniEccomi è un’associazione di volontariato che sostiene progetti per i giovani in Burundi, Burkina Faso, e in Brasile, il progetto Remar. Promuove l’educazione, l’istruzione e la formazione di giovani e adulti in difficoltà Appoggia i giovani nel loro ambiente collaborando alla realizzazione di iniziative imprenditoriali e artigianaliReperisce le risorse umane ed economiche necessarie alla definizione dei progettiSostiene lo scoutismo giovanile e adulto, coerente con i valori associativi di solidarietà, di promozione umana, di pace e di rispetto della dignità di ogni uomo

Come offrire le donazioniLe donazioni possono essere effettuate a favore diEccomi - Associazione di volontariato OnlusVia G.A.Pasquale, 11 - 00156 Roma indicando il nome del progetto che si intende sostenere- tramite conto corrente postale: n° 78044310- tramite assegno non trasferibile o bonifico bancario:Banca Popolare Etica, Agenzia di Roma, via Rasella, 14 - 00187 Romacoordinate bancarie internazionali: IT77 Q 05018 03200 000000118601.

L’Associazione di volontariato Eccomi Onlus è una Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale con sede legale in Roma debi-tamente registrata presso l’Agenzia delle Entrate, Direzione regionale del Lazio ai sensi dei D.Lgs 460/97 e D.M. 266/03. Pertan-to le donazioni in denaro e in natura erogate da persone fisiche sono deducibili dal reddito complessivo o detraibili dall’imposta lorda del soggetto erogante a norma di legge.

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