Know how e ricerca per Romeo Gestioni

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2 Stil’è “I l rilancio economico? Lo sviluppo? La ripresa del- la domanda interna? In un Paese che non produce più nemmeno le lavatrici, la grande risorsa da esplorare e sollecitare è il mercato dei servizi. E dunque anche per Il facility management è il momento di esprimere inno- vazione e capacità di strutturare circuiti economici virtuosi. Mi sembra di capire che l’Esecutivo di Renzi stia ragionando in questi Know-how e ricerca per Romeo Gestioni Progetti innovativi e tecnologia per città e territorio. Solo così il facility management può diventare volano di sviluppo ALFREDO E DIEGO ROMEO termini, come pure vedo che si stanno aprendo nuovi orizzonti, per esempio sul fronte dell’Ener- gia e dei Poli Museali, ma bisogna stringere i tempi e avviare percor- si strategici di medio periodo. È un mercato che complessivamen- te - tenendo come riferimento la valorizzazione del territorio urba- no nel suo complesso - può valere 15 miliardi di euro, e non possia- mo lasciarlo ai player stranieri. Qui in Italia ci sono capacità e ri- sorse, a partire da noi che siamo leader europei del settore. Ma, ripeto, servono linee e strategie di sistema che ancora non sono state messe a punto a dovere”. Alfredo Romeo - leader del Grup- po omonimo che cura servizi di facility per oltre 50 milioni di me- tri quadrati di proprietà pubblica e privata - non ha remore a sug- gerire la sua ricetta per lo svilup- po del facility management, par- tendo da un postulato di base: “il ruolo strategico di aziende di ser- vizi come le mie, che operano a supporto del pubblico, è quello di soddisfare i bisogni del cittadino con elevati standard qualitativi, all’interno di processi economici autofinanziati o che, comunque, ottimizzano le limitate risorse pubbliche, che possono essere garantiti, però, solo con innova- zione continua e un efficiente e specializzato approccio profes- sionale privato”. “Un tale schema però - continua Romeo - che è garante di parte importante della qualità della vita della collettività, per essere com- PRIMO PIANO

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“Il rilancio economico? Lo sviluppo? La ripresa del-la domanda interna? In

un Paese che non produce più nemmeno le lavatrici, la grande risorsa da esplorare e sollecitare è il mercato dei servizi. E dunque anche per Il facility management è il momento di esprimere inno-vazione e capacità di strutturare circuiti economici virtuosi. Mi sembra di capire che l’Esecutivo di Renzi stia ragionando in questi

Know-how e ricerca per Romeo GestioniProgetti innovativi e tecnologia per città e territorio. Solo così il facility management può diventare volano di sviluppo

ALFREDO E DIEGO ROMEO

termini, come pure vedo che si stanno aprendo nuovi orizzonti, per esempio sul fronte dell’Ener-gia e dei Poli Museali, ma bisogna stringere i tempi e avviare percor-si strategici di medio periodo. È un mercato che complessivamen-te - tenendo come riferimento la valorizzazione del territorio urba-no nel suo complesso - può valere 15 miliardi di euro, e non possia-mo lasciarlo ai player stranieri. Qui in Italia ci sono capacità e ri-

sorse, a partire da noi che siamo leader europei del settore. Ma, ripeto, servono linee e strategie di sistema che ancora non sono state messe a punto a dovere”.Alfredo Romeo - leader del Grup-po omonimo che cura servizi di facility per oltre 50 milioni di me-tri quadrati di proprietà pubblica e privata - non ha remore a sug-gerire la sua ricetta per lo svilup-po del facility management, par-tendo da un postulato di base: “il ruolo strategico di aziende di ser-vizi come le mie, che operano a supporto del pubblico, è quello di soddisfare i bisogni del cittadino con elevati standard qualitativi, all’interno di processi economici autofinanziati o che, comunque, ottimizzano le limitate risorse pubbliche, che possono essere garantiti, però, solo con innova-zione continua e un efficiente e specializzato approccio profes-sionale privato”.“Un tale schema però - continua Romeo - che è garante di parte importante della qualità della vita della collettività, per essere com-

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piutamente sviluppato necessita di una ‘vision strategica comples-siva dei problemi’ che oggi sem-bra del tutto mancare alla poli-tica, soprattutto a livello locale dove spesso non è più in grado di ‘fare’, ‘scegliere’, perseguire in tempi certi risultati concretamen-te misurabili dalle persone, nel rispetto di criteri di efficienza e sussidiarietà ormai imprescindi-bili”.“Vuole un esempio? - continua Romeo - Che cosa sarebbe stato il principio del ‘Global Service’ senza la criminalizzazione ottusa che se ne è fatta? Rispondo in to-tale convinzione di imprenditore e di cittadino: sarebbe stato un metodo, condiviso e trasparente, per gestire i problemi strutturali di una città (non necessariamen-te Napoli) con l’obiettivo di cre-are ‘normalità vivibile’. Semplice-mente strade senza buche, multe incassate e dunque soldi per ma-nutenere anche giardini con al-beri infradiciati e palazzi con i cornicioni pericolanti, e riqualifi-cazione urbana, risanamento am-bientale, energetico etc. In parole povere: servizi al cittadino”. Ma che cosa può fare il facility management per dare un contri-buto alla creazione di un nuovo modello di città? “Il facility ma-nagement può e deve fare moltis-

simo. Negli ultimi anni abbiamo visto amministratori locali che si mostrano attivi nel proporre pro-getti atti a migliorare la città con un utilizzo sostenibile delle risor-se - risponde Diego Romeo, diret-tore dell’area FM del Gruppo: un gigante che fattura 200 milioni - . Però io credo davvero ci debba essere un’inversione di tendenza. Il mondo del facility management deve diventare più attivo in que-sto settore e proporre prototipi e progetti ai Comuni, ribaltando la questione e creando attraverso queste iniziative ‘nuovi bisogni’. Non possiamo aspettare solo che sia la lenta evoluzione della società a proporci delle sfide cui poi reagire, come può essere ad esempio l’invecchiamento della popolazione. Credo che debba entrare in gioco anche la capa-cità d’impresa delle società di FM e che questa porti a proporre alle amministrazioni comunali un nuovo linguaggio e una nuova in-terpretazione della realtà. Su que-sto fronte noi abbiamo elaborato un sistema di implementazione nell’ambito della nostra informa-tion tecnology che abbiamo chia-mato ‘F@acile’ per trasformare il software in tecnologia. E siamo arrivati anche all’applicazioen di droni, per fare un esempio, al controllo di qualità dei servizi

out-door e in-door, o alla verifi-ca delle termodispersioni, con riduzioni di costi e miglioramen-to della qualità che va oltre ogni aspettativa”.Una corsa al futuro, insomma “La specificità del FM - continua il manager - in fondo è proprio quel-la di sapere anticipare i bisogni futuri di un’organizzazione e di ri-uscire a trovare una nuova chiave di lettura nei processi quotidiani per renderli più efficaci. Lo stes-so va fatto con le città, piccole o grandi che siano. Le società di FM - conclude Diego Romeo - devono fare il primo passo, analizzare la realtà dei singoli Comuni, aiutarli a individuare le loro reali esigenze e proporre quindi nuovi progetti e prototipi su misura. In conclusio-ne non esistono perciò soluzioni buone per tutti. Né le aziende, né a maggior ragione per organismi complessi quali sono le città e i quartieri. E dunque non dobbia-mo lasciare gli amministratori comunali da soli nell’impresa di trattare questa complessità, che tra l’altro è il pane quotidiano di chi si occupa di facility manage-ment”. Ste.Nic

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