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Informazioni generali:

DURATA DEL VIAGGIO: 17 – 18 giorni.

PERIODO DEL VIAGGIO CONSIGLIATO: Marzo – Novembre.

COME ARRIVARE: In auto. Firenze dista da Milano 305km (3 ore e mezza),

mentre da Roma dista 275km (3 ore); per quanto concerne

Pisa dista da Milano 285km (3 ore), mentre da Roma 340km

(4 ore).

FUSO ORARIO: ///

DOCUMENTI NECESSARI: Carta d’Identità.

PATENTE RICHIESTA: Patente Italiana.

RISCHI SICUREZZA E SANITARI: Nessuno.

MONETA: EURO.

TASSO DI CAMBIO: ///

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Descrizione del viaggio:

1° - 2° - 3° giorno: FIRENZE

Adagiata nell’incassata piana che l’Arno ha prodotto millenni or sono Firenze è da secoli una delle bussole del turismo internazionale, uno

di quei luoghi che non escono mai né dall’immaginario collettivo di città d’arte né dalle mete classiche di viaggi anche di persone provenienti

da altri continenti. Firenze è la quintessenza assoluta della città medievale, con i suoi ponti sull’Arno, i palazzi aristocratici antichi,

testimonianze architettoniche religiose uniche al mondo per bellezza e maestosità e alcuni dei musei che custodiscono ciò che di meglio

hanno saputo produrre i maestri del rinascimento. Conformemente a quest’aura di città sospesa nel tempo Firenze è ancora una realtà a

misura d’uomo dove sartorie esclusive predominano ancora sulle filiali di grande catene commerciali (comunque presenti), dove taverne e

trattorie di estrazione popolare dominano rispetto agli esclusivi ristoranti nouvelle-cousine, dove è comune trovare esercizi commerciali a

gestione famigliare (pelletterie, oreficerie, calzolerie, botteghe artigiane) ancora in grande lustro e floride. Certo talvolta le folle di visitatori

sono opprimenti (come il caldo estivo davvero soffocante da queste parti) ma questo è il piccolo prezzo che voi e i fiorentini debbono pagare

per essere stata la luce del Rinascimento italiano, la culla di Dante e del poema nazionale italiano (la Divina Commedia), di maestri come

Michelangelo, Giotto, Brunelleschi (solo per citarne alcuni) e di una delle tradizioni culinarie italiane tra le più feconde (tra i piatti più noti

la bistecca alla fiorentina, i crostini, la ribollita, la pappa al pomodoro, la trippa alla fiorentina o i suoi succulenti gelati). Bene fermatevi in

una delle numerose enoteche coi tavoli all’aperto, rilassatevi, chiudete gli occhi e riapriteli sulle sagome medievali del centro gigliato e la

sua gente colta e indaffarata e lasciatevi trasportare, finirete inconsapevolmente per innamorarvene alla follia e solo una volta ripartiti

comprenderete che unicum mondiale sia davvero Firenze.

Trovare un luogo da cui consigliarvi di iniziare la vista di Firenze non è semplice ma abbiamo propeso per suggerirvi la vasta Piazza

di Santa Maria Novella, caratterizzata da due alti obelischi marmorei del ‘600 e dalla mole dell’omonima chiesa, non foss’altro che

perché qui si colloca la principale stazione ferroviaria e lo snodo dei trasporti pubblici gigliati e quindi è ragionevolmente il punto in

cui verrete convogliati entrando in Firenze. La chiesa di Santa Maria Novella è uno dei capolavori del gotico toscano, iniziata nel

1278 ha facciata marmorea imponente rimaneggiata nel ‘400 da Leon Battista Alberti e interni slanciati e armoniosi che culminano

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nella Cappella Maggiore decorata da affreschi del Ghirlandaio, nella Cappella Gondi con Crocifisso ligneo del Brunelleschi e nel

magnifico affresco del Masaccio che domina la sua navata sinistra. Questo non è però che l’antipasto di un succulentissimo banchetto

di arte medievale che vi aspetterà a Firenze. Dalla Piazza di Santa Maria Novella infilate infatti l’asse di Via de’Panzani e Via

de’Cerretani che si approfondisce nel cuore della città gigliata, tra boutique esclusive e animate filiali di catene internazionali di

moda, fino a raggiungere nel volgere di poche centinaia di metri le piazze gemelle di Piazza San Giovanni e Piazza del Duomo,

autentiche gemme splendenti dei marmi bianchi, verdi e rosati che donano un’unità artistica incredibile al cuore pulsante della fede

fiorentina. Arrivando da Via de’Cerretani la prima struttura che vi si paleserà innanzi agli occhi è il Battistero di San Giovanni,

ottagonale e di antichissima costruzione (è citato già nell’897 d.C.). Punti focali del Battistero sono le sue quattro Porte bronzee

disposte secondo i punti cardinali che fungono da sunto biblico figurato per i credenti del passato: ognuna di queste deve la sua

genesi a grandi artisti del passato come Andrea Pisano (Porta Sud, 1330), Lorenzo Ghiberti (Porta Nord, 1403-1424) e Michelangelo

(Porta Est, in fronte al Duomo, del ‘500). Anche gli interni sono fastosi con pavimenti a tarsie marmoree e l’interno della cupola

abbellito da mosaici bizantineggianti. Una volta usciti dal Battistero dalla porta michelangiolesca sarete però irrimediabilmente rapiti

dalla bellezza eterea della basilica di Santa Maria del Fiore (il Duomo) e dallo slanciato e policromo Campanile di Giotto, iniziato

dal maestro nel 1334 con aiuti di Andrea Pisano che svetta alto 85m sul cuore di Firenze (non mancate di salirne i suoi 414 gradini

per vedere questo panorama grandioso).

Una vista della facciata a marmi policromi di Santa Maria Novella e quindi un dettaglio sull’ottagonale Battistero di Firenze e dei

suoi interni meravigliosamente ornati da tarsie marmoree e mosaici bizantineggianti.

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Il Duomo in sé invece data come inizio dei lavori il 1296 su direttive di Arnolfo di Cambio ma fu costruito in più fasi successive

(incredibile l’omogeneità di stile costituente però) fino alle ultime aggiunte e modifiche operate dal Brunelleschi nel ‘400 che vi

aggiunse anche la famosissima Cupola. Ciò che è ammirabile oggi in facciata è purtroppo un rifacimento ottocentesco dell’originaria

costruita da Arnolfo di Cambio nel ‘300 ma andata distrutta nel 1587, tuttavia per i meno avvezzi alle sfumature artistiche la vista

generale appare omogenea e apprezzabile. L’interno è invece originale, vasto, semplice e puro e dono una spiccata idea di maestosità.

Vi si collocano lavori di Paolo Uccello, del Ghiberti e del Brunelleschi stesso e tramite passaggi interni si può anche accedere alla

chiesa sotterrata di Santa Reparata, riemersa da scavi nel 1966 che costituiva la chiesa primigenia di Firenze con resti romani e

corredi funebri di Giovanni de’Medici e la lastra tombale del Brunelleschi. La gemma del Duomo di Firenze è però indiscutibilmente

la Cupola, ardita costruzione alta 91m (risalibile a piedi) impreziosita all’interno da affreschi sul Giudizio Universale del Vasari

(1572-1579) e da vetrate a cui lavorò anche Donatello. Dal suo perimetro si può infine accedere a diverse sacrestie attigue, tra cui

spicca la Sagrestia delle Messe in cui Lorenzo il Magnifico riparò e trovò scampo durante la congiura dei Pazzi nel 1478. Per

completare in maniera esauriente la conoscenza del Duomo fiorentino non esitate poi a entrare nel retrostante Museo dell’Opera del

Duomo, nato per salvaguardare alcuni tesori artistici privati alla chiesa per salvaguardali dal passare del tempo. Troverete sculture

una volta posizionate in facciata da Arnolfo di Cambio, una Pietà di Michelangelo, la Sala delle Cantorie con bassorilievi e statue di

Donatello, Luca della Robbia e Andrea Pisano e la celebre Sala delle Formelle, rimosse dal Campanile di Giotto.

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Una straordinaria vista d’insieme su Piazza del Duomo di Firenze con in primo piano il Battistero, quindi la mole di Santa Maria del

Fiore con la celeberrima Cupola del Brunelleschi e lo slanciato Campanile di Giotto che spunta nella composizione.

Un poco provati da questa profonda immersione nella storia dell’arte italiana sentirete l’esigenza di un po’ di stacco dedicandovi a

occupazioni più frivole: ebbene Via de’Martelli che si apre a nord di Piazza del Duomo sarà il perfetto sbocco per le vostre velleità. Si

tratta infatti di un asse viario sempre congestionato di gente e zeppo di negozi in cui intrattenervi per un po’, entrando in connubio

con la vita locale fiorentina. Proseguendo verso nord al primo grande incrocio sulla strada si noterà quindi sulla sinistra l’imponente

mole del Palazzo Medici-Ricciardi, prototipo assoluto della dimora aristocratica fiorentina antica con facciata a bugnato e finestre

bifore che si dice debba parte della sua fisionomia a interventi del Michelangelo, anche se il progetto complessivo fu del Michelozzo

nel 1444. Gli interni non sono imperdibili ma tra questi merita una menzione la Cappella dei Magi, massima espressione della verve

creativa del Michelozzo. A conclusione della fitta mattinata portatevi quindi nell’adiacente Piazza San Lorenzo che appare dominata

in tutto e per tutto dalla mole della basilica omonima, capolavoro del primo rinascimento fiorentino (la costruì il Brunelleschi nel

‘400) e indissolubilmente legata alla famiglia dei Medici. L’interno denota la grande armonia tipica del Brunelleschi e un’integrità

unica con opere minori di Michelangelo e di Donatello, tuttavia sono gli ambienti attigui ad essere davvero straordinari: la Sagrestia

Vecchia è un gioiello rinascimentale del Brunelleschi decorato da sontuosi affreschi di Donatello, mentre la Sacrestia Nuova su

disegni di Michelangelo e del Vasari è il luogo sepolcrale per eccellenza dei Medici annoverando tra gli altri i monumenti funebri

michelangioleschi a Lorenzo Duca d’Urbino e a Giuliano Duca di Nemours. Altrettanto sontuose sono le Cappelle Medicee rivestite in

marmi e pietre dure la Biblioteca Medica Laurenziana, che annovera la più importante raccolta di manoscritti storici d’Italia.

Oltre che per i tesori artistici incomparabili il centro di Firenze annovera in queste zone alcune delle ristorazioni più in vista della

città frammiste a sedi storiche delle rivendite alimentari fiorentine come il Mercato Centrale in cui fermarsi per qualche ora a

rifocillarvi e rilassarvi: sedetevi, gustate le prelibatezze della cucina toscana e assaporate qualche calice dei vini locali.

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La facciata a bugnato tipica delle residenze aristocratiche fiorentine rinascimentali di Palazzo Medici-Ricciardi del Michelozzo,

quindi l’interno delle Cappelle Medicee e della Sagrestia Nuova presso San Lorenzo, chiesa tempio della famiglia Medici di Firenze.

Una volta rigenerati dalla sosta culinaria potrete continuare il vostro percorso a piedi lungo la prosecuzione di Via de’Martelli fino a

raggiungere l’ampia e alberata Piazza San Marco. Questo slargo nel tessuto urbano apparentemente comune racchiude invece sul suo

perimetro tre istituzioni fiorentine di grande rilievo: la sede storica dell’Università gigliata, la Galleria dell’Accademia, esposizione

museale principalmente di opere michelangiolesche che annoverano sia le cosiddette Prigioni che l’originale del celeberrimo David

(1501-1504) che troneggia oggi in copia dinnanzi al Palazzo Vecchio e il Museo di San Marco. Ricavato negli ambienti di un convento

domenicano che il Michelozzo riadattò nel ‘400 oggi questo museo forse meno noto di altri di Firenze racchiude interessanti collezioni

che spaziano da una vasta sezione dedicata al Beato Angelico (Crocifissione, Annunciazione), alla Deposizione di Cristo di Lorenzo

Monaco, al Tabernacolo dei Lignaiouli del Ghiberti, oltre a uno stuolo importante di opere minori di maestri meno conosciuti. Al fine

di concludere con una vista armonica la prima giornata fiorentina trasferitevi quindi nella vicina Piazza della Santissima Annunziata,

cinta da raffinati portici rinascimentali e adorna di un paio di belle fontane barocche del ‘600. Passeggiando lungo questo slargo

ameno e tranquillo non potrete fare a meno di osservare l’elegante porticato a nove arcate su colonnine del Brunelleschi che

compongono la facciata dell’Ospedale degli Innocenti sul lato orientale della piazza e la mole della barocca Basilica della Santissima

Annunziata (con vistose opere barocche al suo interno) sulla sua porzione settentrionale. In realtà ciò che ci spinge a consigliarvi di

venire in zona sono le molteplici opportunità di sosta e svago presso i diversi bar della zona universitaria che servono abbondanti e

succulenti aperitivi, ideale modalità con cui concludere con sfizio la prima giornata di visita a Firenze.

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L’originale David di Michelangelo, opera famosa in tutto il mondo, custodita presso la Galleria dell’Accademia, quindi

l’Annunciazione del Beato Angelico, capolavoro custodito presso il limitrofo Museo San Marco. Infine uno spettacolare apericena

presso la Terrazza Brunelleschi con ampia e sontuosa vista sul cuore della città gigliata.

La seconda giornata gigliata va ad approfondire tutti i tesori architettonici e non presenti lungo e nelle immediate vicinanze alla

sponda settentrionale dell’Arno. Siamo sempre nel cuore pulsante della città vecchia fiorentina, solo pochi isolati a sud da dove si è

sviluppato l’itinerario della giornata precedente e vi consigliamo di iniziare le mosse di giornata dalla vasta e trecentesca Piazza di

Santa Croce che prende il nome dalla grande chiesa gotica presente, nota per essere uno dei pantheon degli italiani illustri del

passato. Iniziata nel 1285 da Arnolfo di Cambio vanta un interno semplice ma di grandiose proporzioni dove si susseguono le tombe

di Michelangelo, di Ugo Foscolo, di Gioacchino Rossini, alternate a tumulazioni di personaggi meno noti ma magnificamente adorne

di opere d’arte come il Monumento a Vittorio Alfieri del Canova o la Tomba di Leonardo Bruni del Rossellino. Molto interessanti

sono anche le cappelle absidali che posseggono affreschi di Giotto (Cappella Peruzzi e Cappella Bardi) e un crocifisso ligneo di

Donatello. Adiacente alla chiesa è poi il Museo dell’Opera di Santa Croce che si sviluppa negli ambienti convenutali dell’antico

monastero e che purtroppo subì grosse devastazioni in seguito alla furiosa alluvione dell’Arno del 1966 quando le acque raggiunsero

qui i 5m di altezza. Oggi la struttura è stata del tutto bonificata e ristrutturata ed è possibile ammirare in tutta armoniosità la

splendida Cappella Pazzi, autentico capolavoro del rinascimento italiano opera di Brunelleschi (1429). Il suo interno a bianche pareti

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in pietra serena è adorno di dodici tondi con figure degli Apostoli in ceramica di Luca della Robbia , quindi nel vicino Refettorio

trecentesco spiccano il famosissimo Crocifisso di Cimabue (recuperato dopo i danni subiti nel 1966) e una bronzea statua di San

Ludovico di Donatello del 1424. Terminate queste prime visite potrete iniziare quindi a dirigervi a piedi verso ovest seguitando a

scovare ad ogni angolo antichi palazzi rinascimentali (Palazzi Gondi e Pazzi su tutti), luoghi caratteristici (Casa di Dante Alighieri o

dei Buonnaroti, famiglia di Michelangelo) e chiese mirabili (si ricordi la duecentesca Badia Fiorentina di Arnolfo di Cambio),

intervallate ad amabili negozi tipici e caffè che seguiteranno a indurvi di fermarvi per una sfiziosa sosta mattutina. Camminando ci

stiamo inevitabilmente portando verso il cuore di Firenze e una prima maestosa anticipazione è Piazza Santa Firenze, un oblungo

slargo nel tessuto medievale del centro storico che è indiscutibilmente dominata dal Palazzo del Podestà (o del Bargello) costruito tra

il 1255 e il 1345 e che fu sede del Capitano di Giustizia di Firenze dal 1574. Oggi l’edificio ospita l’immancabile Museo Nazionale del

Bargello che annovera alcune delle principali opere del rinascimento fiorentino: nella Sala dei Cinquecento si trovano infatti diverse

opere di Michelangelo (Tondo Doni, uno dei David e il Bruto), il Salone del Consiglio Generale appannaggio di Donatello (David in

marmo e bronzo, San Giorgio), oltre a una serie di esposizioni di collezioni minori come 265 pezzi in avorio, mobili del ‘500 e opere

di Michelozzo, Luca della Robbia e del Brunelleschi.

L’interno della Cappella Bardi in Santa Croce, una delle migliori creazioni di Giotto in quei di Firenze, quindi il famoso Crocifisso

del Cimabue custodito sempre nella stessa chiesa e restaurato dopo i danni del 1966, quindi l’imponente Palazzo del Podestà, sede del

Museo Nazionale del Bargello.

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Giunta l’ora di pranzo vi consigliamo di incamminarvi decisi verso ovest fino a intersecare Via dei Calzaiuoli, principale asse viario

del centro fiorentino che unisce Piazza Duomo a Piazza della Signoria. L’ambiente è esclusivo e perennemente affollato ma è un vero

piacere procedere tra questi edifici che trasudano storia, politica, arte e antiche vicissitudini. Monumento principe della strada è

l’Orsanmichele, chiesa trecentesca rappresentativa delle corporazioni fiorentine dell’epoca con tabernacoli sull’esterno in cui si

collocano statue rappresentanti i santi patroni delle Arti. Ciò che ci spinge a suggerirvi di venire in zona per l’ora di pranzo è però

l’adiacente presenza del Mercato Nuovo che oltre a propinarvi dell’ottimo cibo da asporto vi delizierà con le sue vendite di prodotti a

mano, gioielli, corredi d’arredamento, profumi, vini, bambole e qualsiasi chincaglieria possiate desiderare.

Digerito il pranzo e terminato lo shopping potrete quindi converge su Piazza della Signoria, luogo che grazie ai grandiosi edifici che

vi si prospettano vi terrà impegnati per tutto il pomeriggio. Entrare in quello che è sin dai tempi dell’età comunale l’epicentro della

vita politica e civile fiorentina è davvero memorabile: l’inconfondibile sagoma di Palazzo Vecchio ne domina il lato orientale

anticipato sulla sua gradinata da copie di alcune delle sculture più iconiche di Firenze (Giuditta e Oloferne, Leone Marzocco di

Donatello e il David di Michelangelo) ,mentre le arcate della Loggia della Signoria ne completano il lato est (costruita nel ‘300 per le

assemblee e le cerimonie pubbliche divenne già in antichità una sorta di galleria d’arte all’aperto in cui artisti in erba espongono le

loro creazioni), ne completa poi il perimetro meridionale la propaggine della Galleria degli Uffizi. Come intuibile è Palazzo Vecchio a

focalizzare l’attenzione dei visitatori. Si tratta infatti di uno dei palazzi medievali più significativi del Mondo: venne costruito a

partire dal 1299 sui disegni di Arnolfo di Cambio, divenne quindi nel ‘500 residenza della famiglia dei Medici, salvo che poi questi

ultimi si trasferirono nell’800 a Palazzo Pitti cambiando residenza (e da qui il nome Vecchio) lasciando i suoi spazi dal 1865 al 1871

alla Camera dei Deputati italiani nel periodo in cui Firenze divenne capitale d’Italia. Il nucleo originario è a tre piani con bifore a

schietto bugnato a cui venne poi aggiunto un alto ballatoio merlato da cui si stacca la Torre dell’Arnolfo (94m), ma sono soprattutto le

sale interne la vera meraviglia del palazzo: si trovano qui il quattrocentesco Salone dei Cinquecento che in passato fu luogo di ritrovo

per il consiglio comunale e per le udienze impreziosito dal gruppo scultoreo michelangiolesco Genio della Vittoria, la Sala dei Gigli

con splendido soffitto intagliato e dorato, affreschi del Ghirlandaio e l’originale Giuditta e Oloferne di Michelangelo, oltre a una

sequenza di saloni e “quartieri” interni di altissima valenza artistico-storica.

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Una sempre animata Via dei Calzaiouli funge da asse portante dei commerci e della vita del centro storico fiorentino, quindi la

sagoma inconfondibile di Palazzo Vecchio in Piazza della Signoria e un dettaglio del suo Salone dei Cinquecento.

Uscendo dal palazzo e tornando in Piazza della Signoria noterete come verso sud la piazza paia restringersi e protendersi verso

l’Arno insinuandosi entro la mole del fastoso Palazzo degli Uffizi, creazione cinquecentesca del Vasari che in origine ospitava la sede

degli uffici del ducato fiorentino ma che oggi custodisce uno dei primissimi musei al mondo per valenza artistica: la Galleria degli

Uffizi (ricordatevi di organizzare la prenotazione dei biglietti di ingresso per tempo). Si tratta del più antico museo moderno d’Europa

e, oltre ogni ragionevole dubbio, la più importante galleria d’arte d’Italia: grazie alla primigenia donazione dei Medici che iniziarono

ad esporre i loro tesori nel ‘500 la collezione crebbe di prestigio e aumentò man mano negli anni annoverando circa 2000 opere oggi

esposte e ben 1800 stipate nei suoi depositi sotterranei, capolavori però di tale pregio che potrebbero tranquillamente sostenere altri 3

musei almeno di livello internazionale. Passeggiare e adocchiare nei suoi saloni tutte queste creazioni dell’ingegno umano equivale a

fare un viaggio completo nella storia dell’arte italiana (principalmente ma non solo) dal medioevo a oggi e, statene pur certi,

rimarrete più volte attoniti e sgomenti di fronte a tanta virtù, perizia e cura dei particolari. Sarebbe improponibile in questa

trattazione elencarvi e descrivervi tutte le principali opere presenti, ve ne proponiamo un sunto delle più celebri giusto per stimolarvi

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alla visita. Nel nucleo storico del museo nel primo corridoio ammirerete lavori di Duccio di Buoninsegna (Madonna Rucellai),

Cimabue, Giotto, Simone Martini, Masaccio, Paolo Uccello, Piero della Francesca, Beato Angelico, Pollaiolo, Giovanni Bellini

(Allegoria Sacra), Sandro Botticelli (tra le altre la Nascita di Venere e l’universalmente nota Primavera), Leonardo da Vinci

(Adorazione dei Magi), Verrocchio ecc. e già capirete di non stare perlustrando una normale collezione museale. Passando poi al

secondo e terzo corridoio vi immergerete ancora di più nella pittura fiorentina del ‘500 e vi accoglieranno alcuni capolavori noti

anche ai meno avvezzi alla storia dell’arte: il Tondo Doni di Michelangelo con la Madonna del Cardellino e il Ritratto di Papa Leone

X di Raffaello su tutti. Si passa quindi a sale che approfondiscono le altre scuole dell’Italia centro settentrionale medievale con lavori

di Tiziano (Venere di Urbino), del Parmigianino, del Caravaggio (Bacco, Medusa), per sfumare poi in collezioni comprendenti grandi

maestri stranieri come Rembrandt, Rubens, Van Dyck, El Greco. Non mancate infine di percorrere il celebre Corridoio Vasariano che

collega gli Uffizi a Palazzo Pitti sormontando il Ponte Vecchio. Oltre che per l’insita scenograficità del passaggio qui vi sono anche

esposte una serie di autoritratti di pittori e artisti tra i più insigni della storia dell’arte.

Gli Uffizi, tempio dell’arte di Firenze e museo tra i più noti del Mondo. In primis una vista sul sontuoso palazzo che li ospita quindi la

Primavera del Botticelli, il Tondo Doni di Michelangelo e il Ritratto di Papa Leone X di Raffaello, solo alcuni dei numerosissimi

capolavori custoditi al suo interno.

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Al termine di questo lungo pomeriggio di immersione nel mondo dell’arte desidererete quindi quasi istintivamente staccare per un po’

la spina da tanti tesori antichi concentrati nel cuore di Firenze. Ebbene per rispondere ai vostri desideri non dovrete far altro che

spostarvi da Piazza della Signoria verso ovest fino a raggiungere la sofisticata Via de’Tornabuoni, autentico salotto bene di Firenze

dove si concentrano le boutique sia per costosi regali da accaparrarsi sia anche solo per seguitare ad adocchiare le sontuose vetrine

poste ai margini della strada. Da qui si può anche raggiungere l’Arno per un romantico aperitivo nei pressi del Ponte della Santa

Trinità, capolavoro dell’Ammannati del 1608, ricostruito secondo l’originale dopo che l’antico passaggio fu fatto brillare dai tedeschi

nel 1944. Tutta la zona a sera è incredibilmente suggestiva, sia che vi addentriate nel Borgo dei Santissimi Apostoli dove svettano

numerose case-torri del ‘200 e ‘300 sia che ripercorriate a ritroso Via de’Tornabuoni. Cenare in questo contesto e poi compiere

un’ultima romantica passeggiata ammirando i grandiosi palazzi che si affacciano (come Palazzo Strozzi a bugnato o il di poco

antecedente Palazzo Rucellai, entrambi emblemi del rinascimento di Firenze del ‘400) su queste strade è davvero un modo magico di

porre fine a questa seconda, intensa, giornata di visita al capoluogo toscano.

L’esclusiva Via de’Tornabuoni, fulcro delle boutique fiorentine, in veste serale, quindi la sagoma a bugnato di Palazzo Strozzi e la

regina della cucina gigliata: la bistecca alla fiorentina.

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Adagiato sulla sponda di mezzogiorno del fiume il quartiere di Oltrarno è un vero e proprio scrigno di tesori che si allunga sulle

colline che cingono a sud Firenze donandole un aspetto insolito e raffinatissimo fatto di palazzi e giardini storici che si alternano a vie

zeppe di atelier di artisti moderni e favolosi belvedere panoramici. Vi si accede dal centro storico gigliato attraverso il Ponte Vecchio,

il più antico e celebrato ponte sull’Arno costruito nel 1345 su preesistenze che risalgono a oltre l’anno mille. Fu probabilmente la sua

bellezza incredibile a convincere persino i nazisti a risparmiarlo durante la loro ritirata nel 1944 (fu l’unico a non venir fatto saltare)

e ancora oggi si apprezzano le sue doppie file di botteghe artigiane, oggi caratteristicamente occupate quasi solo da rivendite orafe,

sormontate dal Corridoio Vasariano che unisce gli Uffizi a Palazzo Pitti. Sarà irrinunciabile qualche scatto per immortalare nei vostri

ricordi questa meraviglia architettonica ma una volta oltrepassata dirigetevi senza indugio presso il vicino Palazzo Pitti, voluto

dall’omonima famiglia di banchieri e mercanti nel 1458 su disegni del Brunelleschi e uno dei palazzi più monumentali di tutta Italia.

Utilizzato anche come residenza transitoria dal re Vittorio Emanuele II quando Firenze fu per breve periodo capitale italiana il

palazzo oggi ospita alcuni tra i musei più spettacolari di tutto il capoluogo toscano, annoverando gli Appartamenti Reali, il Museo

delle Carrozze, il Museo degli Argenti (con raccolte di metalli preziosi, pietre duri, cristalli, avori e la vasta collezione orafa di

Lorenzo il Magnifico) e un’interessante Galleria d’Arte Moderna. E’ tuttavia la Galleria Palatina la gemma indiscussa tra le sale di

Palazzo Pitti: qui infatti si conservano la Venere Italica del Canova, capolavori di Tiziano (Ritratto di Giulio II, Il Concerto, Ritratto

di Pietro Aretino, Giovane Inglese), Van Dyck, Tintoretto, Giorgione (Le tre età dell’Uomo), Raffaello (Madonna del Granduca,

Madonna della Seggiola, La Gravida), Caravaggio, Botticelli e altri maestri italiani del passato che ne fanno una delle pinacoteche

più illustri d’Europa.

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Una romantica e suggestiva vista serale del Ponte Vecchio di Firenze che sormonta l’Arno dal 1345, quindi due dei principali

capolavori esposti nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti: il Ritratto di Giulio II di Tiziano e la Madonna della Seggiola di Raffaello.

Dopo questi tour culturali potrete quindi accedere attraverso il maestoso Cortile Ammannati (1570) di Palazzo Pitti ai meravigliosi

Giardini di Boboli, esempio probabilmente ineguagliato di eleganti giardini all’italiana sparsi su una vasta superficie di 45.000m2.

Riadattato nel ‘700 è ornato da viali disegnati su fughe prospettiche, statue, fontane e aiuole fiorite ed è un luogo ameno in cui

soffermarsi per qualche ora rilassandovi e lasciandovi trasportare dall’armonia che emana ad ogni angolo. Per i cultori dell’arte

ceramica poi al suo interno vi è un Museo delle Porcellane che raggruppa manufatti provenienti da tutte le principali produzioni

europee, oltre a quello ovviamente di Capodimonte a Napoli. Uscendo dai Giardini di Boboli vi consigliamo poi di indugiare in Via

Maggio, la più sofisticata e autentica tra le vie di Oltrarno che vi conquisterà con le sue molteplici offerte di taverne e ristorazioni in

cui pranzare. Ripresisi dai postumi del pasto vi suggeriamo poi di visitare nella prima parte del pomeriggio le due principali chiese

che sorgono in Oltrarno, a partire dalla gemma rinascimentale iniziata dal Brunelleschi nel 1444 di Santo Spirito. La facciata dimessa

contraddistinta da un leggiadro campanile fa da contraltare ad un interno a tre navate su colonne che proseguono anche nel transetto,

ornate da lavori di artisti toscani minori del passato. Spostandosi di un paio di isolati a ovest si raggiunge invece la settecentesca

(ricostruita) chiesa di Santa Maria del Carmine nota alle folle per la Cappella Brancacci, invasa da affreschi del Masolino e del

Masaccio e completata postuma da Filippo Lippi. L’impatto visivo è davvero importante e non mancherete di rimanere stupiti

dinnanzi a tale sfoggio delle abilità umane.

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Due scorci degli ameni Giardini di Boboli, sontuoso esempio di giardino all’italiana che si aprono sul retro di Palazzo Pitti, quindi

l’interno meravigliosamente affrescato della Cappella Brancacci in Santa Maria del Carmine.

Vi consigliamo quindi di noleggiare una bicicletta in zona per mezza giornata e di dirigervi senza indugio verso la Collina di Firenze,

altura verdissima che cinge a sud-est il capoluogo tosco. Per accedervi vi suggeriamo di passare attorno a Palazzo Pitti in direzione

del Forte di Belvedere e quindi di proseguire in Via San Leonardo tra muri di ville e ulivi fino a Viale Galileo Galilei. Le viste iniziano

a farsi ampie ed emozionati e risalendo le poche curve che conducono alla sommità della Collina in breve sarete dinnanzi alla chiesa

di San Miniato al Monte, storica chiesa fiorentina iniziata nel 1018. La sua facciata in marmo bianco e verde a motivi geometrici fa da

accesso scenografico al suo interno dominato da un tetto a capriate perfettamente conservato e con un presbiterio sopraelevato per

fare spazio alla sottostante cripta dell’XI secolo. Molteplici cappelle laterale ospitano alcuni interessanti lavori di maestri meno noti

al grande pubblico (Michelozzo, Luca della Robbia) ma ciò che identifica più di ogni altra cosa la chiesa sono la sua atmosfera

raccolta e incline alla meditazione e la sua posizione dominante su Firenze. Vi consigliamo di venirci verso il tramonto quando il sole

incendia la città di tonalità calde e il paesaggio visibile diviene incredibilmente romantico. A tal proposito il sottostante Piazzale

Michelangelo, aperto nel 1875, rappresenta un must per ogni visitatore fiorentino: ammirare la sagoma della cupola del Duomo quasi

specchiarsi nel sinuoso corso dell’Arno e tutto lo skyline medievale fiorentino stagliarsi contro le ondulate colline circostanti è

davvero una di quelle immagini che vi si stampiglierà nella mente. Per la serata poi planate sulla città vecchia e dedicatevi un’altra

serata a base di ottimi cibi e vini toscani.

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Vista sulla facciata esterna a marmi bianchi e verdi e degli interni della chiesa di San Miniato al Monte sulla Collina di Firenze e una

delle cartoline più classiche della città gigliata: la spettacolare vista che si apprezza su Firenze da Piazzale Michelangelo.

4° giorno: PRATO, FIESOLE

Dopo esservi estasiati di fronte alle bellezze uniche di Firenze ed averne colto i tratti fondamentali del suo vivere e dei suoi abitanti con il

quarto giorno inizia un duo di giornate da trascorrere nelle immediate vicinanze del capoluogo toscano (su cui si rientrerà a sera per la cena

e per la nottata). Prima meta che vi proponiamo è Prato (25km, 35 minuti), una cittadina sempre associata alla sua laboriosità e alle sue

industri tessili (oggi qui vive una comunità orientale tra le più numerose d’Italia) piuttosto che alle sue bellezze artistiche. Questo archetipo

di immagine di Prato, quantunque sostanzialmente corretta, è però fuorviante tanto che i turisti che la visitano sono davvero pochissimi ma si

lasciano sfuggire alcune delle perle della Toscana. Il centro è minuto e invaso da numerose costruzioni non propriamente imperdibili ma vi

sono alcuni luoghi d’eccezione, primo tra tutto Piazza del Duomo. Il Duomo di Prato è decisamente romanico nelle forme e venne costruito

su disegno di Giovanni Pisano nel ‘200. La facciata è composta di marmi bianchi e serpentino verde (aggiunti nel ‘300-400) e ha decorazioni

straordinarie come il Pergamo del Sacro Cingolo del Michelozzo e le formelle della Danza dei Putti di Donatello (copie). Come è

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spettacolare l’esterno lo sono gli interni dove si trovano affreschi di Paolo Uccello, di Filippo Lippi (grandiosi quelli dell’abside) e di

Giovanni Pisano stesso. Per ammirare gli originali bassorilievi della Danza dei Putti di Donatello e altri rilievi originali strappati al Duomo

per conservarli non dimenticate di entrare nel limitrofo Museo dell’Opera del Duomo. Percorrete quindi verso meridione Via Manzoni fino a

portarvi in Piazza del Comune, centro del potere temporale cittadino e animato ritrovo amato dagli abitanti, e da qui mediante Via Cairoli

dirigetevi nella vasta Piazza di Santa Maria delle Carceri. Qui la vista si divide tra l’omonima chiesa rinascimentale del 1485 progettata da

Giuliano di Sangallo e l’imponente Castello dell’Imperatore, fortezza duecentesca voluta da Federico II di Svevia che presenta singolari

analogie con masti siciliani e pugliesi, su tutti Castel del Monte. Vale quindi la pena di indugiare un po’ nella cittadina, di dedicarsi a un

poco di shopping e a magiare qualcosa nelle taverne a buon mercato qui presenti, prima di fare un passaggio in albergo a Firenze (25km, 35

minuti) nel pomeriggio. Qui il consiglio è di spendere almeno un paio d’ore al Museo Stibbert, una delle più vaste collezioni al mondo di armi

e costumi antichi custoditi in 60 sale di un museo posto al limitare settentrionale del capoluogo toscano, in vista di Fiesole.

Una vista d’insieme di Piazza Duomo di Prato con la bicroma facciata della cattedrale locale, quindi un dettaglio della famosa Danza dei

Putti di Donatello oggi ubicata nel Museo dell’Opera del Duomo e la turrita e imponente sagoma del Castello dell’Imperatore.

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Verso il tramonto potrete quindi riprendere l’auto e dirigervi presso Fiesole (10km, 20 minuti), storica cittadina fondata dagli etruschi che

per secoli fu madre e abitato maggiore rispetto alla sottostante Firenze, la quale però nel corso dei tempi la conquistò e conglobò sotto il suo

giogo (venne annessa nel 1125). Ciò che più impressiona di Fiesole è la posizione dominante su Firenze su cui si godono mirabolanti viste,

specie al tramonto o dopo l’imbrunire. Essenzialmente l’unica zona di interesse è quella che ruota attorno a Piazza Mino da Fiesole, ubicata

sulla sommità della collina fiesolana laddove un tempo vi fu il foro romano. Del periodo imperiale romano ciò che rimane è principalmente il

Teatro Romano di cui si può ammirare la cavea che poteva contenere fino a 3000 spettatori, mentre di epoca etrusca sono un breve tratto di

mura erette con colossali blocchi di pietra. Piazza Mino da Fiesole è poi dominata dal profilo del Duomo duecentesco con austero interno in

cui si raccolgono opere minori di maestri locali medievali. Come anticipato però il meglio che ha da offrire Fiesole sono le viste serali e

notturne su Firenze che vi suggeriamo di apprezzare sorseggiando un cocktail o un calice di vino dai bar all’aperto che animano Piazza

Mino da Fiesole. Dopo qualche tenera effusione e quale memorabile scatto fotografico potrete quindi ridiscendere a Firenze per la nottata

(10km, 20 minuti).

Le spettacolari viste panoramiche su Firenze che si godono da Fiesole, davvero incomparabili. Quindi una vista sulla sezione archeologica

locale, nel dettaglio i resti dell’antico Teatro Romano.

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5° giorno: PISTOIA, MONTECATINI TERME

Se la quarta giornata ha indugiato sulle attrattive poste in estrema vicinanza di Firenze la quinta giornata consta sempre di una gita

giornaliera con base il capoluogo toscano ma si spinge fino al limitare della conca dell’Arno per toccare due realtà spesso a torto escluse dai

tour toscani: Pistoia e Montecatini Terme. Pistoia (45km, 40 minuti da Firenze) è una realtà provinciale che finisce sempre per stupire i

visitatori che vi si approcciano, in genere con qualche remora. Passeggiare per il suo minuto ma raffinato centro storico imperniato sui

colori bianco e verde che contraddistinguono i suoi monumenti è davvero scenografico, come lo è il paesaggio circostante da cui iniziano a

sollevarsi gli Appennini al termine settentrionale della piana dell’Arno. Non potrete che iniziare la vostra visita di Pistoia che da Piazza del

Duomo, unico e inarrivabile centro artistico e politico della cittadina che racchiude buona parte dei principali monumenti locali. Rubano

immediatamente la scena il Duomo e l’antistante Battistero composti da marmi bicromi bianchi e verdi che donano armonia alla piazza. Il

Battistero è postumo (del 1337) mentre il Duomo risale al XII secolo e presenta una lunetta con bassorilievi di Andrea della Robbia del 1505

in facciata e un possente campanile alto ben 67m. E’ l’interno però a custodire la principale opera d’arte del complesso religioso: la Dossale

di San Jacopo, grandiosa opera orafa di maestri senesi, pistoiesi e fiorentini che vi lavorarono per ben 200 anni per completarla.

Spingendosi quindi al limitare orientale di Piazza Duomo si incontra con lo sguardo la sagoma del Palazzo del Comune, severa architettura

in pietra del ‘300 con alcune interessanti sale interne, come il Salone con soffitto ligneo e stalli della scuola del Verrocchio. Portandovi

quindi sul retro del Duomo imboccate Via Pacini verso sinistra e percorrete l’asse viario concentrico che racchiude il nucleo storico di

Pistoia: oltre che i diversi negozi presenti avrete così modo di incrociare la vista con lo storico Ospedale del Ceppo ornato di fregi e

medaglioni in facciata e la romanica sagoma della chiesa di Sant’Andrea che custodisce uno dei pulpiti più mirabili prodotti da Giovanni

Pisano (1298-1301). Per concludere a vista alle bellezze locali vale infine la pena di raggiungere anche San Giovanni Fuorcivitas,

particolare chiesa composta con travertini orizzontali bianchi e verdastri del XII secolo che chiude a sud l’area di interesse del centro

storico. Pistoia vi si rivelerà come una cittadina incredibilmente a misura d’uomo e tranquilla nonostante la collocazione felicissima tra i

maggiori centri di interesse toscano. Questo peraltro contribuisce anche a donarle una tradizione culinaria di primo livello, specie sotto un

profilo enologico. Dei dintorni sono infatti alcuni dei vini più insigni di Toscana come il Carmignano, il Vin Santo di Carmignano e il Val di

Nievole che felicemente si sposano con i piatti del territorio da provare nelle gustose taverne del centro di Pistoia.

Nonostante le tentazioni di gola non eccedete però oltremodo con il pranzo, infatti il vicino centro termale di Montecatini Terme (15km, 25

minuti) è una tra le più eleganti, attrezzate e frequentate spa d’Europa, note al grande pubblico fin da inizi ‘900 che sfruttano risorgive

termali conosciute già dal ‘300. La zona principe di Montecatini Terme è il Parco delle Terme, meravigliosamente curato e fiorito per buona

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parte dell’anno dove si concentrano i principali stabilimenti locali: il Tettuccio, l’Excelsior e le Terme Leopoldine, tutti rinnovati agli inizi

del secolo scorso che si prestano ottimamente a qualche ora di relax e di rigenerazione tra piscine termali, massaggi e percorsi benessere.

Quando vi sentirete sufficientemente corroborati dall’esperienza potrete quindi riprendere l’auto e rientrare rapidamente a Firenze (50km,

55 minuti) dove passare un’ultima romantica serata nella città d’arte per antonomasia della Toscana.

Una vista onnicomprensiva di Piazza del Duomo di Pistoia con il Palazzo del Comune sulla sinistra e il complesso del Duomo sulla destra,

quindi uno scorcio degli interni opulenti e fastosi delle terme di Montecatini, qui lo stabilimento del Tettuccio.

6° giorno: CHIANTI, MONTERIGGIONI

Benvenuti nella terra dei vini, benarrivati nella Toscana da cartolina. Potrebbe riassumersi così il brusco e incantevole cambio di paesaggio

che si produrrà dinnanzi ai vostri occhi non appena abbandonerete Firenze per dirigervi nei colli che la cingono immediatamente a

meridione. Questo territorio noto con l’appellativo di Chianti è una delle quintessenze dell’immaginario collettivo toscano con colline

coltivate in larga parte a vite, intervallate da uliveti secolari e punteggiate di filari di cipressi che convergono verso fattorie rustiche costruite

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con la tipica tonalità ocra. A completare la vista amena contribuiscono poi pievi (chiese rurali) e castelli e palazzi medievali che sembrano

come spuntare dal nulla nella campagna toscana. Vi suggeriamo di partire di buona mattino da Firenze e raggiungere in breve il comune di

Greve in Chianti (30km, 50 minuti), centro di riferimento del Chianti fiorentino che mantiene inalterata la sua fisionomia da centro

mercantile di riferimento locale e che appare punteggiato da un interminabile sequela di enoteche prestigiose ubicate specie nella zona

comunale occidentale. Qui potrete tranquillamente impegnare la mattinata entrando in alcune delle più prestigiose cantine vinicole della

zona (come quella Antinori nel Chianti Classico), talvolta inserite in complessi medievali perfettamente conservati come quello di Badia a

Passignano comprendente anche una abbazia benedettina dell’XI secolo o quello del Castello di Verrazzano, che fu dimora dell’esploratore

Giovani da Verrazzano che cercò nuove vie marittime nel nord America. Inutile dire come ognuna di queste location possieda anche taverne

o ristorazioni di altissimo livello in cui fermarsi per pranzo ad assaporare favolosi piatti della tradizione culinaria toscana.

Nel pomeriggio potrete completare il vostro tour tra cantine e castelli spostandovi verso Radda in Chianti (25km, 35 minuti) e limitrofi dove

potrete scegliere se visitare le fortificazioni meno note di Volpaia o di Ama, oppure propendere per il più noto Castello di Brolio che

costituisce la base dei possedimenti dei Ricasoli, storica famiglia aristocratica locale che può fregiarsi del titolo di più antica produzione

vitivinicola italiana, risalente continuativamente all’XI secolo. Oltre che per l’immancabile osteria e per la straordinaria cantina il castello

in sé è anche interessante per gli interni ricercati e per la presenza della cripta in cui sono conservati i resti di generazioni della dinastia. Va

ricordato in merito enologico che solo in queste lande si produce l’originale Chianti Classico, una mistura di vigneti sangiovese (in primis),

canaiolo, malvasia e trebbiano che costituisce la produzione più insigne di queste colline, al quale però si affiancano altri validi vini come il

Val d’Arbia o il Vin Santo del Chianti. Verso metà pomeriggio abbandonate quindi il Chianti vero e proprio e puntare dritto su Monteriggioni

(35km, 50 minuti), un borgo medievale incredibilmente conservatosi con la sua cinta muraria intatta comprendente 14 torri quadrilatere,

risalente al 1212-1219 quando la borgata venne fondata dai senesi come avamposto nei confronti dei fiorentini. Nonostante i plurimi

passaggi di mano nella sua storia Monteriggioni conserva un’unità urbanistica davvero invidiabile, un’atmosfera autentica corroborata da

bar aggettanti sulle piazze selciate e negozi di souvenir, ma forse l’aspetto più caratteristico sono le viste che si aprono sul Chianti

circostante al tramonto, quando il territorio pare incendiarsi nei caldi colori del calar del Sole. Vi consigliamo di intrattenervi in loco fino a

tale avvenimento, di consumare un lauto aperitivo e solo in seguito di convergere su Siena per la notte (25km, 30 minuti).

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Due viste classiche del Chianti: la Badia a Passignano immersa tra cipressi e immaccolati campi coltivati e uno scorcio delle campagne nei

pressi di Greve in Chianti. Quindi una vista aerea del borgo fortificato perfettamente mantenutosi di Monteriggioni.

7° giorno: VOLTERRA, SAN GIMINIANO

Nonostante la vostra stanzialità in quei di Siena già dal mattino vi suggeriamo di spendere ancora una giornata ad esplorare le alture

settentrionali rispetto la città che accolgono due dei borghi più famosi ed emozionanti della Toscana interna: Volterra e San Giminiano.

Volterra (60km, 70 minuti da Siena) è uno dei più tipici borghi toschi con una cinta muraria medievale conservata ubicata sulla vetta di una

collina dominante della zona, frequentemente spazzata dal vento e caratterizzata dalla presenza di profondi calanchi che fendono le pendici

della rupe, note con il nome di Balze. Le viste che si aprono dalla città vecchia di Volterra sono davvero incantevoli e forse proprio per

questo la realtà è stata scelta da Stephenie Meyer come covo dei vampiri della saga Twilight (coincidenza che ha dato nuovo forte impulso al

turismo locale). Fulcro di Volterra è Piazza dei Priori, selciata e sede di mercato già dall’851 d.C., dominata dalla sagoma del Palazzo dei

Priori, duecentesco e merlato, storica sede del comune con facciata cosparsa da stemmi in terracotta smaltata medievali. Continuando a

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camminare verso ovest si perviene quindi al Quadrivio dei Buonaparenti, dominato dalla casa-torre della famiglia omonima, che funge da

snodo principale delle arterie del centro storico. Svoltando a sinistra si raggiunge in breve la piazzetta che ospita la semplice facciata

romanica del Duomo, contraddistinto però da un interno a tre navate su colonne marmoree impreziosito da un soffitto a cassettoni del ‘500 e

da diverse opere di artisti locali minori del passato. Tornando quindi al quadrivio proseguite ora dritto per Via dei Sarti che compiendo una

semiluna circoscrive la zona centrale del nucleo storico di Volterra. Oltre a essere piena di negozi di antiquariato e di alimentari di qualità la

via si caratterizza per la presenza della Pinacoteca Civica che raccoglie opere insigni del Ghirlandaio, di Luca Signorelli e di Rosso

Fiorentino (Deposizione dalla Croce). Continuando poi la camminata si raggiunge l’intersezione con Via Matteotti (altra via squisitamente

medievale e forse scorcio più autentico della Volterra antica, che risale dalla storica Porta all’Arco, zona tradizionalmente abitata dagli

alabastrai) e da qui puntando dritti verso est si arriva al Museo Etrusco Guarnacci che comprende una enorme collezione di urne cinerarie

etrusche in tufo, alabastro e terracotta e un’approfondita sezione numismatica etrusca e romana.

La panoramica vista che si gode dalla rupe volterrana, quindi un dettaglio di Piazza dei Priori e Via Matteotti, squisite tesimonianze

medievali toscane.

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Concluso questo appassionante tour di Volterra potrete quindi guidare a ritroso lungo la panoramicissima regionale 68 in direzione est

lasciando che man mano Volterra e la sua Fortezza (splendido esempio di piazzaforte rinascimentale italiana) spariscano lemmi negli

specchietti retrovisori tra ondulazioni collinari dalla tinte calde e borghi medievali semisconosciuti ma incredibilmente fotogenici come

Mazzolla o Pignano. Nel volgere di un breve trasferimento (30km, 40 minuti) avrete quindi modo di raggiungere San Giminiano. Questa

località è nota al grande pubblico come “la città delle torri” ed effettivamente il suo skyline deliziosamente medievale appare quasi moderno

nel concetto essendo disseminato di 14 alte torri (in origine erano 72) che come pinnacoli segnano il confine tra cielo e terra viste da lontano.

Fondata dagli etruschi, scampata all’invasione unna di Attila e divenuta comune già nel 1199 San Giminiano ebbe il suo periodo di massimo

sviluppo nel ‘200 quando le famiglie locali investivano i proventi derivanti dal fatto di essere importante tappa sulla Via Francigena e del

commercio dello zafferano nella costruzione di queste torri slanciate, autentico status symbol dell’epoca. Sciaguratamente la peste del 1348

colpì molto violentemente l’abitato che cadde sotto il giogo fiorentino nel 1353 e ne rimase subalterno fino ai nostri giorni. Si accede in

genere al nucleo storico di San Giminiano dalla Porta San Giovanni che fende la cinta muraria del 1262 e penetra mediante l’irta Via San

Giovanni, meravigliosamente contornata da palazzi d’epoca e negozi di alimentari, enoteche e prodotti tipici, fino alla centrale Piazza della

Cisterna. Questo slargo nel tessuto urbano di forma triangolare è i centro profano della borgata e un animato punto di raccolta delle folle di

turisti che sovente visitano la cittadina. Incuneandosi nelle viuzze che si diramano verso est si raggiungono bei punti e camminamenti

panoramici sulla Val d’Elsa sottostante, mentre spingendosi a nord ci si collega rapidamente a Piazza Duomo, centro spirituale e politico

locale. Sul lato orientale si staglia il Palazzo del Podestà del 1239 con facciata in pietra e laterizi che si identifica facilmente per la Torre

Rognosa, alta 51m, e che per editto doveva essere la più alta della città ai tempi medievali. Sul lato meridionale si colloca invece il Palazzo

del Popolo, del 1288 che possiede un’altra alta torre, Torre Grossa, da cui si godono splendide viste panoramiche su San Giminiano e

dintorni. Oggi poi all’interno del complesso vi sono esposte le opere del Museo Civico che annovera lavori di Coppo di Marcovaldo, Benozzo

Gozzoli, Filippo Lippi (Annunciazione) e del Pinturicchio. L’elemento architettonico più saliente di Piazza Duomo è pero indiscutibilmente la

Collegiata dalla semplice facciata duecentesca ma che possiede all’interno decorazioni del Gozzoli, statue lignee di Jacopo della Quercia e

la Cappella di Santa Fina, una tra le creazioni più intense del rinascimento toscano, opere dei fratelli Maiano (1468). Per concludere la

visita a San Giminiano infilate quindi la storica Via San Matteo che da Piazza Duomo corre rapida verso il limitare settentrionale della cinta

muraria contornata da case-torri e palazzi medievali perfettamente conservati. Proprio prima di uscire dal nucleo antico di San Giminiano

non dimenticate infine di entrare nella chiesa di Sant’Agostino, apparentemente quasi insignificante all’esterno ma che all’interno si fregia di

un magnifico altare marmoreo dei Maiano e di un presbiterio decorato dall’Incoronazione di Maria, capolavoro del Pollaiolo del 1483, e da

un ciclo di affreschi sulla Vita di Sant’Agostino del 1465, una delle massime espressioni artistiche di Benozzo Gozzoli. Anche in questa

giornata il consiglio è di godervi la località con estrema calma e spirito curioso fino all’ora dell’aperitivo, qui da gustarsi accompagnati da

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un calice di rosso San Giminiano o dal meraviglioso bianco della Vernaccia di San Giminiano. A sera poi fate rientro alla vicina Siena per la

notte (40km, 50 minuti).

L’inconfondibile profilo a torri medievali di San Giminiano, quindi un dettaglio della Piazza della Cisterna e di Piazza Duomo con in bella

vista la Collegiata sulla sinistra e il Palazzo del Podestà con la svettante Torre rognosa sullo sfondo.

8° - 9° giorno: SIENA

Se ci chiedeste di indicarvi una realtà della provincia italiana che possa essere emblema del Bel Paese oltre ogni ragionevole dubbio vi

indicheremmo senza esitazione Siena. Immersa in una paesaggio collinare da cartolina, costruita con un’armonia di stile unica che la rende

un esempio straordinario di architettura medievale perfettamente conservata e possedente alcuni degli scorci urbani e opere d’arte più

mirabili d’Italia Siena è una vera delizia per gli occhi del viaggiatore. Come non bastasse tutto questo la città affonda le sue radici in una

storia millenaria grazie alla sua probabile fondazione etrusca ma, indubbiamente, visse il suo periodo di gloria a partire dal XII secolo

quando crebbe per importanza e ricchezza anteponendosi alla guelfa Firenze (lei sostenitrice dell’imperatore convinta, ghibellina) per il

predominio commerciale, militare e artistico sulla Toscana. Siena vanta poi alcune peculiarità uniche: qui si conviene si parli l’italiano più

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puro (è davvero gradevolissimo sentir il fluire della favella degli autoctoni), vi è una sede universitaria fondata da secoli che accoglie uno

stuolo immenso di studenti provenienti sia dall’Italia che da ogni angolo del globo e, assolutamente non in ultimo, si ha una attaccamento

spasmodico alle tradizioni popolari antiche. Per farvi intuire di cosa stiamo dicendo basti una parola: il Palio. Questa corsa di cavalli sulla

Piazza del Campo che si svolge due volte l’anno (il 2 luglio e il 16 agosto) è uno degli avvenimenti folkloristici più in vista di tutta Italia e

non si risolve solo nella seguitissima competizione equestre che coinvolge le 17 contrade (quartieri) senesi ma anche in un attesa e

coinvolgimento a tutto tondo della città che si plasma attorno all’evento. Le viuzze medievali delle contrade si trasformano in palcoscenici

adornati di gagliardetti, stemmi e variopinte decorazioni, alcune abitazioni vengono adibite a stalle dove maniscalchi ferrano i cavalli e li

nutrono prima della corsa, la gente si aggira festosa in costumi d’epoca per le vie e l’atmosfera diventa elettrica prima del Palio e si risolve

poi in sfrenati festeggiamenti. Tutto questo e molto altro ancora (non abbiamo citato ad esempio la squisita cucina locale) è Siena, perla

eccezionale di una nazione grandiosa come l’Italia, meta immancabile del vostro tour toscano e suggerita sede di pernottamento per alcune

delle più belle serate del vostro itinerario: veniteci propositivi, ve ne innamorerete perdutamente.

Simbolo indiscusso di Siena e una delle viste più celebrate d’Italia Piazza del Campo è il logico punto di partenza per ogni visita alla

città toscana. Di sagoma unica con la sua forma a valva di conchiglia che converge verso il basso sulla mole straordinaria di Palazzo

Pubblico è uno scrigno a cielo aperto squisitamente medievale, contornato da palazzi armonici nelle forme e colori, frutto di uno dei

primi lungimiranti editti urbanistici in merito all’omogeneità architettonica stilato già nel lontano 1297. Al centro del vasto catino del

Campo sorge poi la Fonte Gaia, vasca del 1419 opera di Jacopo della Quercia che fa fluire acque qui convogliate da un elaborato

sistema di tubazioni sotterranee. Praticamente tutti rimangono in estasi quando mettono per la prima volta piede in Piazza del Campo

(e se ci arriverete in notturna l’impatto sarà ancora più spettacolare, salvo poi capire vedendo i chioschi di persone che si

raggruppano qua e là suonando chitarre, schiamazzando fragorosamente o scambiandosi tenere effusioni che questa non è una città

prigioniera del suo passato ma incredibilmente attiva, viva e protesa al futuro) ma questo è solo l’antipasto delle meraviglie che

vedrete entrando nel Palazzo Pubblico.

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Una vista all’imbrunire sulla meravigliosa Piazza del Campo di Siena, fulcro cittadino e una delle gemme dell’arte italiana. Quindi la

stessa piazza durante la corsa del Palio, storica manifestazione che plasma la realtà senese in luglio ed agosto.

Simbolo della potenza e dell’opulenza antica senese Palazzo Pubblico e venne eretto a più riprese nel ‘300 e la composizione in

mattoni pare essere un punto di incontro tra i concetti architettonici di fortezza e architettura civile. Sulla sinistra della facciata sopra

la Cappella di Piazza a forma di loggia marmorea addossata a Palazzo Pubblico (costruita con voto per la fine della peste del 1348)

svetta poi l’imponente e altissima (102m) Torre del Mangia (1338-1348), anch’essa in laterizi, che si può risalire per ardite scale

interne fino alla sua sommità da cui si apre una delle viste più grandiose su tutta Siena e dintorni. Articolato tra le diverse sale

monumentali all’interno di Palazzo Pubblico il Museo Civico è quindi un vero e proprio tesoro dell’arte mondiale. Tra le opere più

celebri custodite al suo interno si ricordano un portale scolpito da Bernardo Rossellino del 1446 nella Sala del Concistoro, la

Cappella con cancello in ferro battuto e coro ligneo di Domenico di Niccolò (1425-1436), la Sala del Mappamondo (dove si riuniva in

passato il Consiglio senese) in cui troneggiano i famosi affreschi della Maestà e dell’Assedio del Castello di Montemassi da parte di

Guidoriccio da Fogliano di Simone Martini (1315 e 1328) e la Sala della Pace (o dei Nove, storici amministratori del comune

medievale) in cui campeggia l’Allegoria del Buono e Cattivo Governo, ciclo di affreschi trecenteschi di Ambrogio Lorenzetti.

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Due tra i capolavori più celebri custoditi nel Palazzo Pubblico di Siena: l’affresco dell’Assedio del Castello di Montemassi da parte di

Guidoriccio da Fogliano di Simone Martini e l’Allegoria del Buono e Cattivo Governo di Ambrogio Lorenzetti.

Terminata la visita di Palazzo Pubblico ritornerete quindi nel catino di Piazza del Campo e a questo punto spingetevi appena al di

fuori di essa nella Via dei Banchi di Sotto (sulla vostra destra uscendo da Palazzo Pubblico) strada che pare avvolgere

concentricamente la piazza seguendone il perimetro esterno. Lungo questa via si collocano sia la storica sede del rettorato

dell’Università di Siena (quest’area è il fulcro delle intemperanze stradali notturne degli studenti senesi in genere) che Palazzo

Piccolomini, grandioso esempio di architettura rinascimentale senese (1469) che accoglie al suo interno il Museo dell’Archivio di

Stato che oltre a raccogliere documenti storici inerenti passi della Divina Commedia o il testamento del Boccaccio è noto

principalmente per la Collezione delle Biccherne, 103 tavolette lignee dipinte dai maggiori maestri antichi utilizzate come copertine

dei pubblici registri locali tra il 1258 e il 1682. Percorrendo quindi verso ovest Via dei banchi di Sotto si raggiunge quindi la Croce di

Travaglio, storico punto di intersezione tra le principali strade del centro storico senese, incrocio facilmente identificabile per la

Loggia della Mercanzia elegante costruzione quattrocentesca su archi e pilastri. Da qui vi suggeriamo di prendere Via di Città, in

direzione sud, che vi apparirà come una piccola navicella del tempo contornata da palazzi medievali perfettamente conservati ai cui

piani terreni sono stati ricavati bar, rivendite alimentari, negozi di pelletterie, boutique, tabacchi ecc, che en fanno uno dei poli

commerciali cittadini. Sebbene i prezzi siano considerevoli prendete in considerazione di fermarvi in loco (o nelle vie limitrofe, più a

buon mercato) per pranzare con quale succulenta preparazione della cucina locale.

Dopo il lauto pranzo terminate Via di Città e svoltate a destra in Via del Capitano che nel volgere di circa 200m vi convoglierà in

Piazza del Duomo autentico scrigno mediavate asimmetrico dominato dalla mole marmorea bicroma (bianca e nera) del Duomo,

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capolavoro di fama mondiale del romanico-gotico italiano. “Vanto dei Senesi di ogni epoca” fu costruito nelle fattezze odierne a

partire dal ‘200 e presenta una grandiosa facciata ricca di decorazioni e gruppi scultorei accessori di Giovanni Pisano che colpisce

principalmente per l’armoniosità compositiva e per i vividi colori. L’interno è vasto e luminoso, grazie anche all’effetto chiaroscuro

dei marmi bicromi e presenta un pavimento marmoreo a colori e a sgraffio unico nella storia dell’arte, frutto del paziente lavoro

spalmato sull’arco di due secoli di numerosissimi artisti locali (è visibile completamente solo in particolari occasioni a causa della

sua fragilità). Animano cappelle, transetto e navate laterali numerosissime opere di pregevole fattura di maestri come il Bernini,

Mattia Preti, Pinturicchio, Donatello, l’altare maggiore di Baldassarre Peruzzi e l’eccezionale Pulpito marmoreo di Nicola Pisano

(1266-1268), pietra miliare dell’arte italiana a pianta ottagonale con statue allegoriche e gruppi scultorei di straordinario impatto

visivo.

Uno scorcio di Via di Città, animata arteria del centro storico di Siena, quindi una vista d’insieme su Piazza Duomo con la mole dello

stesso che troneggia con i suoi marmi bianchi e neri nel cielo toscano. Infine dettaglio del sontuoso Pulpito di Nicola Pisano.

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Altrettanto interessante è l’entrata alla Libreria Piccolomini (vi si accede dall’estremità della navata sinistra), creazione

quattrocentesca che accoglie la libreria privata di Papa Pio II che deve la sua fama a un ciclo di affreschi del Pinturicchio (1502-

1509) intitolato Scena della Vita di Pio II. Per completare la visita del Duomo è poi irrinunciabile la visita al Museo dell’Opera

Metropolitana ospitato in un palazzo di Jacopo della Quercia che funge come da limitare settentrionale alla Piazza del Duomo. Qui

sono raccolti i lavori tolti dal Duomo per preservazione come la Maestà di Duccio di Buoninsegna del ‘300 che un tempo svettava

sopra l’altare maggiore o la Natività della Vergine di Pietro Lorenzetti, oppure lavori indipendenti come il rilievo Madonna,

Sant’Antonio abate e il Cardinale Casini di Jacopo della Quercia, il tondo Madonna col Bambino di Donatello e alcune statue di

Giovanni Pisano che un tempo erano in facciata del Duomo. Terminata anche questa visita discendete poi la ripida scalinata

adiacente sul lato settentrionale della piazza che vi riporterà nel cuore delle contrade centrali senesi e giunti nella sottostante

Piazzetta San Giovanni non dimenticate di entrare nella singolare chiesa di San Giovanni Battista ricavata nel ‘300 tra gli arconi che

sostengono l’abside del Duomo che trova il suo motivo di interesse nel Fonte Battesimale (1417-1434) di Jacopo della Quercia e

ornato da splendidi bassorilievi del maestro e di Donatello.

Sarà quindi immancabilmente giunta un’ora abbastanza tarda del pomeriggio e i diversi bar che vi propongono aperitivi della zona

saranno tentatori difficilmente rifiutabili per una rigenerante sosta dopo tutta questa scorpacciata di tesori artistici senesi. Vi

suggeriamo di fare uno snack rigenerante ma non troppo protratto sia per permettervi di gironzolare un po’ in zona senza meta tra

stradine disseminate di botteghe artigiane e negozietti tipici imperdibili sia per permettervi di riuscire ad arrivare per tempo utile alla

Pinacoteca Nazionale, ultimo sito di interesse da non mancare in giornata. Anche se non siete cultori o sfegatati appassionati d’arte

antica vi consigliamo di intraprendere quest’ultimo tour nella pittura senese passata poiché qui si collocano alcuni dei lavori più

mirabili di diversi artisti meno noti al grande pubblico ma che non hanno nulla da invidiare a capolavori più famosi. Niccolò di

Segna, Lippo Memmi, Sassetta, Maestro dell’Osservanza, Brescianino forse non sono nomi altisonanti per i più ma provare per

credere, entrare in questa pinacoteca e verrete una volta di più rapiti dai tesori artistici di Siena. Per la serata il consiglio è poi di

trovarsi una trattoria tipica nel cuore di Siena, magari dietro Piazza del Campo, saziarvi e dissetarvi con calici degli ottimi vini di

zona e poi passeggiare senza meta per le vie centrali, seguendo i rumori e gli schiamazzi degli studenti universitari, verrete catapultati

e accolti da un mondo vibrante che sarà felice di coinvolgervi nei suoi festeggiamenti.

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L’interno della splendida Libreria Piccolomini ornata dagli affreschi sulla Vita di Pio II del Pinturicchio e la famosissima Maestà di

Duccio di Buoninsegna, simbolo del Museo dell’Opera Metropolitana di Siena.

Dopo un primo giorno senese immersi nei tesori artistici della città la mattinata del secondo giorno in città muove le mosse da Via dei

banchi di Sopra, principale asse stradale del centro storico che dal retro di Piazza del Campo si allunga verso nord con diverse

denominazioni fino alla Porta di Camollia da cui partono le strade verso Firenze. Si tratta dell’epicentro della vita commerciale

senese, sempre animata di folle intente in shopping tra le varie filiali di marchi internazionali che però hanno il privilegio intervallare

le loro peregrinazioni profane vedendo esempi di architetture antiche particolarmente significative come il duecentesco Palazzo

Tolomei o Piazza Salimbeni risistemazione di una rocca arcaica in belle forme gotiche che è oggi sede della famosa (o famigerata

viste le ultime difficoltà finanziarie) banca dei Monte dei Paschi di Siena, vero volano economico della città fino a pochi anni fa.

Addentrandovi nel tessuto urbano che si sviluppa a est di Via dei Banchi di Sopra non mancate poi di raggiungere Piazza San

Francesco, importante slargo nel fitto tessuto medievale senese dominato dalla possente mole della basilica di San Francesco,

ricostruzione secondo l’originale devastata da un incendio dell’800 che annovera nel suo grande e luminoso interno un affresco sulla

Crocifissione di Pietro Lorenzetti (1331) e un ciclo pittorico di Ambrogio Lorenzetti, contemporaneo, inerente il Martirio dei

Francescani e San Lodovico d’Angiò davanti a Bonifacio VIII. Adiacente e imperdibile è anche l’Oratorio di San Bernardino, dove il

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santo era solito predicare, composto di una sezione inferiore e una superiore, la seconda delle quali è un capolavoro dello stile

rinascimentale italiano. Sempre in mattinata riportatevi quindi in Via dei Banchi di Sopra e oltrepassatela in direzione ovest. In questa

sezione del centro storico senese meno battuta dai turisti si può scorgere la vera vita cittadina odierna, fatta ancora di botteghe

artigiane che si alternano a belle vie sormontate da arcate medievali, come Via della Galluzza, e complessi religiosi notevoli come il

Santuario di Santa Caterina, che merita una fugace entrata se ne avrete tempo e voglia. Di sicuro invece non dovreste farvi mancare

l’ingresso alla basilica di San Domenico, aggrappata su una scarpata al limitare occidentale della città vecchia, su cui si aprono

splendide viste. Fondata nel 1226 dai Domenicani ha la singolare peculiarità di essere priva di facciata, rimasta solo in progetto,

mentre gli interni sono molto ampi e illuminate da numerose bifore da cui filtra la luce naturale. Spiccano tra i vari componimenti

interni la Cappella di Santa Caterina ornata da affreschi del Sodoma e il ciborio che sormonta l’altare in forme marmoree di angeli di

Benedetto da Maiano. Vale la pena di fermarsi ad indugiare poi un poco sui panorami senesi che si aprono dal suo sagrato, magari

unendo la sosta alla pausa pranzo.

Il trivio Croce del Travaglio da cui si diramano le sempre affollate principali vie del centro storico senese, quindi una suggestiva vista

notturna di Piazza Salimbeni lungo Via dei Banchi di Sopra e l’interno dell’Oratorio di San Bernardino.

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Nel primo pomeriggio prendete quindi l’auto e compiete il periplo delle mura cittadine attraverso le vie a scorrimento veloce che ne

seguono il tracciato (passando avrete modo di adocchiare la Porta Camollia, ricostruzione seicentesca dell’originale del ‘300 e la

Porta Ovile, turrita e possente così come lo è dal ‘200 a questa parte) fino a pervenire a Porta Romana, la più scenografica di tutte le

storiche porte senesi, del 1328, sormontata da un’edicola. Lasciate quindi l’auto in uno dei parcheggi pubblici limitrofi e portatevi per

una veloce visita alla Basilica dei Servi, consacrata nel 1533, e altro punto panoramico su Siena (questa volta vista da meridione).

Gli interni della chiesa sono assai luminosi e spiccano i lavori di Niccolò da Segna (Strage degli Innocenti) nella cappella absidale e

la Madonna del Bordone dipinta da Coppo di Marcovaldo nel 1261. Dopo quest’ultima visita riportatevi quindi nel centro storico

cittadino e dedicate tutte le ore che vi rimangono della giornata a girovagare tra le strade senesi, facendo ora un po’ di shopping, ora

rimanendo in contemplazione di quella che è a buon titolo una delle realtà urbane più pittoresche del mondo. In serata infine

lasciatevi nuovamente trasportare dalla vivacità senese, magari partecipando a qualche festa di contrada se vi fosse la possibilità.

Una vista panoramica del cuore della città senese su cui spiccano la mole del Duomo sulla destra e la Torre del Mangia sulla sinistra,

quindi un’istantanea della Porta Romana, principale accesso monumentale tra le mura antiche di Siena.

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10° - 11° giorno: VAL D’ORCIA

Pochi territori al mondo sanno essere così profondamente scenografici da causare autentiche reazioni emotive in chi li attraversa. Ebbene la

Val d’Orcia con i suoi scenari collinari perfetti fatti da alture che risplendono di tonalità che spaziano dall’ocra al giallo intenso e dal verde

brillante al terra senese (talmente è unico questo luogo che è stato identificato un colore per definirlo) è una fortunata eccezione, un luogo

quasi ultraterreno che rappresenta la quintessenza dell’immaginario collettivo toscano. Solo serpeggiando su questi nastri d’asfalto che

mutano in strade bianche prima di ritornare a essere normali percorsi automobilistici potrete comprenderne il fascino, acuito enormemente

dalle produzioni vitivinicole autoctone che sfornano alcuni dei vini più pregiati del mondo. Come non bastasse tutto questo borghi medievali

perfettamente conservati si alternano ad abbazie immerse tra i cipressi e campi di grano perfettamente arati paiono come delicate coperte

adagiate sul paesaggio, insomma siate i benvenuti e sentitevi privilegiati, la Val d’Orcia vi ha appena accolto con tutte le sue meraviglie!

Come prima giornata in zona vi suggeriamo di compiere questo tour della sezione occidentale della Val d’Orcia che tocca aree meno

note al grande pubblico ma squisitamente autentiche, luoghi in cui potrete entrare in simbiosi profonda con il contesto. Da Siena

imboccate velocemente la provinciale 438 in direzione Asciano (30km, 45 minuti), piccolo borgo cinto da mura che i senesi eressero

nel ‘300. Non è però l’abitato a suscitare l’interesse quanto il paesaggio delle Crete che la strada attraversa lungo il suo percorso.

Certo è sempre soggettivo e opinabile decretare un luogo più bello di altri ma a nostro avviso questo tratto collinare fatto di aspri

calanchi, pendii scoscesi, declivi argillosi e punteggiato da tenute svettanti sulla sommità delle colline raggiunte da piste bianche

delimitate da cipressi è probabilmente il meglio che la campagna senese abbia da offrirvi. Immancabilmente finirete per compiere

numerose soste fotografiche lungo il percorso e quindi i tempi segnalati spesso si dilungano più del previsto. Giunti in vista di

Asciano svoltate a destra e infilate quindi la provinciale 451 che in un quarto d’ora (10km) vi accompagnerà fino all’Abbazia di

Monte Oliveto Maggiore, fondata nel 1331 da Bernardo Tolomei che sposò la regola benedettina. Oltre che per la splendida posizione

panoramica (si vedono distintamente sia la Val di Chiana che il Monte Amiata nelle giornate serene) l’abbazia è un tesoro artistico di

livello internazionale grazie al ciclo di affreschi Vita di San Benedetto di Luca Signorelli e del Sodoma (1497-1505) che orna le pareti

del suo Chiostro Grande, mentre all’interno della chiesa abbaziale spicca un magnifico coro ligneo del ‘500. Inoltre l’abbazia è

ancora abitata da una fervente comunità monastica intenta sia in lavori di produzione agricola che di restauro di libri antichi, e vanta

anche una zona di clausura in cui dimorano i monaci che hanno scelto di vivere una vita solitaria e di contemplazione al di fuori del

mondo.

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Una vista esemplificativa del meraviglioso paesaggio rurale delle Crete Senesi, una delle sezioni più spettacolari della Val d’Orcia.

Quindi l’ubicazione tra boscose colline dell’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore e un dettaglio del ciclo di affreschi sulla Vita di San

Benedetto eseguiti da Luca Signorelli e dal Sodoma sulle pareti del suo chiostro.

Giunta l’ora del pranzo il nostro fermo consiglio è di ripartire dall’abbazia alla volta di Bagno Vignoni (35km, 40 minuti), un

minuscolo abitato medievale sito a brevissima distanza dalla Via Cassia che si caratterizza per la singolarità di avere una piazzetat

centrale che in realtà è una grande vasca termale adoperata in passato per terapie curative. La frazione è davvero romantica con le

acque che poi defluiscono mediante una serie di canaletti verso una cascata di acque curative nella vallata sottostante ed è animata

da piccoli negozi di artigianato locale e da una serie di ristorazioni, anche open-air, in cui potrete degustare alcune delle igliori

specialità in assoluto della Toscana. Bruschette intinte nel meraviglioso olio locale, affettati di qualità sublime, panzanelle, sott’oli di

tutte le specie, minestre di fagioli, pappardelle di cinghiale, pici cacio e pepe, formaggi stagionati di capra e pecora, fegatelli, tagliate

di carne, trippe, cinta senese, cantucci col vin santo, panpepato sono solo una minima parte delle squisitezze con cui la Toscana

conquisterà facilmente i favori del vostro palato e del vostro stomaco.

Nel pomeriggio, dopo essersi ripresi dall’inevitabile abbuffata, guidate quindi con calma lungo la tortuosa e panoramicissima strada

che congiunge Bagno Vignoni all’Abbazia di Sant’Antimo (25km, 35 minuti) , sito religioso immerso tra uliveti e colline nel cuore

della Val d’Orcia. La sua fondazione si fa risalire direttamente a Carlo Magno nel 781 d.C. ma il complesso visibile oggi è quello che

uscì da importanti opere di ristrutturazione nel XII secolo. La chiesa ha foggia romanica con influenze cistercensi e il suo interno e

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semplice, adagiato su pilastri con capitelli di forme diverse, e straordinariamente silenzioso e raccolto tanto che vi verrà naturale

chiudervi in meditazione. Con la ferma convinzione di trovarsi in una zona quasi eterea continuate quindi il vostro percorso sulla

provinciale 55 fino a Montalcino (10km, 15 minuti) un borgo medievale scevro di grosse attrattive artistiche ma capitale di una delle

produzioni vinicole più celebri del mondo. Su queste colline viene infatti prodotto l’inarrivabile Brunello di Montalcino oltre al più

accessibile ma sempre favoloso Rosso di Montalcino. Inutile rimarcare come appaia d’obbligo una visita a una delle numerose

cantine in loco e aspettare pazienti l’ora di un aperitivo accompagnato da calici di questi nettari. In serata infine fate rientro a Siena

per la nottata (40km, 50 minuti).

La romantica piazza-vasca di Bagno Vignoni, frazione medioevale intonsa lungo la Via Cassia, quindi la silhouette dell’Abbazia di

Sant’Antimo immersa nel cuore rurale della Val d’Orcia e due prelibati calici di Brunello di Montalcino, il re dei vini toscani.

La seconda giornata in terra senese volge invece l’attenzione sulle famose borgate ordinatamente poste lungo la spettacolare

provinciale 146 che dalla Val d’Orcia si allunga fino alla limitrofa Val di Chiana. Prima meta di giornata è Pienza (55km, 1 ora da

Siena), un piccolo borgo medievale toscano reso grande da Enea Silvio Piccolomini, poi divenuto papa con l’appellativo di Pio II, che

volle ricostruire l’abitato secondo i canoni della città ideale rinascimentale per farla divenire la perla architettonica dello Stato della

Chiesa. Va reso atto al pontefice che l’iniziativa perpetrata ottenne i suoi scopi essendo oggi Pienza annoverata tra i patrimoni

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dell’umanità da parte dell’UNESCO e una delle località più affollate di turisti, specie nei weekend della bella stagione (attenzione che

la ressa può farvi decadere l’atmosfera della visita e fuorviarvi nelle vostre valutazioni, veniteci in settimana o in bassa stagione). Il

nucleo storico locale è minuto e cinto dai resti della piccola cerchia muraria, zeppo in maniera incredibile di rivendite alimentari di

altissimo livello, mercati tradizionali e pelletterie o manifatture locali. Se Corso Rossellino è l’asse principale dei commerci e delle

passeggiate di Pienza, Via del Castello è il balcone panoramico sulla Val d’Orcia e sulla mole boscosa del Monte Amiata che si

scorge sullo sfondo di un panorama straordinario. Fulcro però di Pienza è però Piazza Pio II dove si concentrarono gli interventi

papali del ‘400 seguendo i canoni architettonici di Leon Battista Alberti. La pavimentazione della piazza a travertino non fa che

convogliare la vista sulla Cattedrale, dedicata all’Assunta e costruita tra il 1459 e il 1462. Particolarmente belli sono gli interni,

molto luminosi, di stampo gotico che raggruppano diverse mirabili lavorazioni di artisti quattrocenteschi locali. Completano poi la

piazza il Palazzo Pubblico (sede del comune), il Palazzo Vescovile (che ospita il Museo Diocesano ricco di paramenti sacri) e

l’imponente Palazzo Piccolomini. Per dimensioni, studio prospettico e grazie alla sua decorazione esterna a bugnato liscio è il vero

emblema di Pienza e comprende anche un giardino pensile interno su cui aggetta la grandiosa loggia a tre ordini che chiude a

mezzogiorno l’edificio.

Una veduta iconica dell’abitato di Pienza dal fondovalle della Val d’Orcia, splendido esempio di borgo toscano. Quindi un dettaglio

delle sue vie selciate del centro storico e una vista d’insieme della centrale Piazza Pio II con la Cattedrale sulla sinistra e Palazzo

Piccolomini sulla destra.

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Dopo alcune ore spese nell’abitato di Pienza potrete quindi proseguire lungo la vostra rotta lungo la provinciale 146 fino a pervenire

in quei di Montepulciano (15km, 20 minuti), che per dimensioni e monumenti presenti può essere considerato il capoluogo della Val

d’Orcia. Arroccato sulla scoscesa sommità di una collina vulcanica locale Montepulciano è un borgo che si sviluppa tra cambi di

pendenza, strade storiche intervallate da scalinate ed è costantemente battuto da orde di turisti che curiosano tra i suoi bar, i suoi

negozi e le sue numerosissime cantine. Giungendo da Pienza tuttavia prima di inoltrarvi nel centro cittadino merita assolutamente

una sosta la chiesa di San Biagio, posta su una terrazza naturale che domina le ondulazioni circostanti. Solenne e armoniosa venne

edificata in travertino e a pianta greca nel ‘500 da Antonio di Sangallo il Vecchio e ha nella sua imponente cupola l’elemento

identificativo. L’entrata nel borgo storico di Montepulciano avviene tradizionalmente invece dal suo limitare settentrionale attraverso

la Porta al Prato che fende la possente cinta muraria medievale. Una volta oltrepassata la porta ci si ritrova in Via di Gracciano nel

Corso che risale centralmente la rupe di Montepulciano e funge da asse portante cittadino. Circa a metà percorso lanciate un occhio

verso la Torre del Pulcinella , in laterizio, con un automa che ad ogni scoccare dell’ora fa rintoccare la campana più nota

dell’abitato. Giunta verso il centro geografico di Montepulciano la strada cambia toponomastica diventando prima Via di Voltaia nel

Corso (bellissima sezione storica in cui si colloca Palazzo Cervini) e quindi Via dell’Opio nel Corso contornandosi di favolose

cantine in cui assaporare le fantastiche produzioni vinicole dei dintorni. Tra le etichette più note si ricordano il sublime Rosso di

Montepulciano, il Vin Nobile e il dolce Vin Santo, ideale per accompagnamenti di dessert. Pranzare in queste taverne e cantine è un

vero must per ogni visitatore del paese. Dopo pranzo, superato l’irto tratto di Via del Teatro portatevi quindi in Piazza Grande, il

vero e proprio centro monumentale di Montepulciano su cui affacciano tutti i principali monumenti cittadini. Sistemata dal

Michelozzo nel ‘400 questo slargo nel fitto tessuto urbano medievale è dominato dalla presenza del Duomo con severa facciata

incompiuta raggiungibile con una possente scalinata. Gli interni della chiesa sono scarni e silenziosi con alcuni lavori di maestri

locali medievali. Sul lato occidentale di Piazza Grande si colloca invece il Palazzo Comunale, con bella facciata in pietra costruita

dal Michelozzo nel 1440 completata da una torre merlata risalibile da cui si godono splendide viste panoramiche sull’abitato e sulle

vallate limitrofe. Vale la pena di indugiare un poco più del previsto a Montepulciano e completare il tour cittadino ridiscendendo

verso Porta al Prato attraverso Via del Poggiolo, in modo da gustarvi la realtà in tutte le sue sfaccettature.

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La vista di Montepulciano così come appare giungendovi da Pienza con la chiesa di San Biagio in primo piano in basso, quindi

l’interno di una delle cantine storiche del paese dove abbondano le botti di decantazioni dei vini locali e uno scorcio di Piazza

Grande con il Duomo sulla sinistra e il bel Palazzo Comunale del Michelozzo sulla destra.

Quando ne avrete a sufficienza di questo tuffo nel medioevo toscano compiete infine l’ultimo tratto della provinciale 146 verso est a

raggiungete la località termale di Chianciano Terme (10km, 20 minuti). La fama di questa località dalle acque curative trascende il

tempo essendo la sorgente già nota ad Etruschi e Romani ma è negli ultimi 150 anni che Chianciano si è dotata di alberghi, centri di

cura, ville aristocratiche e boutique costose che ne hanno creato un’immagine snob e chic. Tra gli stabilimenti termali in cui potrete

passare qualche rilassante ora tra massaggi e bagni corroboranti si ricordano i Bagni Silene e soprattutto lo Stabilimento dell’Acqua

Santa contornato da due vasti parchi urbani: il Parco delle Fonti e il Parco dei Fucoli. Non abbiate fretta e lasciatevi cullare da

queste acque curative fino all’imbrunire e anche oltre, tanto Chianciano offre anche diverse ristorazioni di livello in cui desinare se vi

attarderete nelle terme. Per la nottata però vi rammentiamo di fare rientro a Siena (85km, 70 minuti).

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Alcune delle splendide piscine degli hotel termali di Chianciano Terme, rigenerante tappa lungo le strade turistiche della Val d’Orcia.

12° giorno: SAN GALGANO, MASSA MARITTIMA

Con la dodicesima giornata di viaggio si lascia definitivamente Siena e i suoi meravigliosi territori circostanti per spostarsi a sera fino

sull’Isola d’Elba, vera e propria perla dell’arcipelago toscano. La tappa non vive però di un mesto trasferimento ma tocca due realtà davvero

interessanti della boscosa area senese sud-occidentale. Per prima cosa in mattinata spostatevi da Siena all’Abbazia di San Galgano (35km,

45 minuti), una sorta di isola monastica antica immersa nel silenzio delle alture toscane. Fondata dai Cistercensi l’abbazia visse il suo

periodo di massimo splendore nel ‘200, salvo poi andare incontro a un rapido declino tanto che dal ‘700 in poi il sito versò in stato di

pressoché totale abbandono. Oggi la chiesa abbaziale di San Galgano è un luogo che infonde profonda riflessione e raccoglimento religioso

con la sua facciata a tre portali, le pareti laterali e l’abside quasi perfettamente conservati che fanno da contraltare a quello che un tempo

era l’interno e che invece adesso si compone solo di maestose colonne innalzate verso cielo, poiché la chiesa è scoperchiata e sormontata

solo dalla volta celeste. Da non perdere è poi anche il limitrofo Eremo di Monte Siepi innalzato laddove si dice che San Galgano abbia

piantato la sua spada in una roccia (c’è chi fa risalire a questo avvenimento il mito di della Spada nella Roccia) in segno di pace. Oltre che

per il curioso manufatto incastonato in una pietra l’eremo merita la vostra attenzione anche per begli affreschi di Ambrogio Lorenzetti.

Terminata questa sosta a carattere contemplativo e mistico potrete quindi riprendere l’auto e raggiungere per pranzo la cittadina, spesso

colpevolmente trascurata dai flussi turistici, di Massa Marittima (30km, 35 minuti), scampata per larghi settori ai rimaneggiamenti della

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storia grazie al fatto di essere stata zona endemica di malaria fino alle possenti bonifiche ottocentesche che sanarono l’area. Dominata dalla

mole semplice e possente della Fortezza dei Senesi (roccaforte difensiva eretta a protezione della conquista locale da parte dei senesi nel

1335) la città vecchia di Massa Marittima si incentra quasi esclusivamente su Piazza Garibaldi, caratterizzata dalla mole del Palazzo

Comunale in travertino che si articola su tre piani ornati di bifore e dalla presenza del maestoso Duomo del XII secolo, vero capolavoro dello

stile romanico-gotico pisano. L’interno è generosamente luminoso e si fregia di un fonte battesimale costituito da una vasca monolitica di

Giroldo da Como (1267) , di una tavola di Duccio da Buoninsegna, dal Crocifisso ligneo di Giovanni Pisano e dalla fastosa Arca di San

Cerbone, trecentesca. Ciò che forse però vi appassionerà di più di Massa Marittima sarà, ancora una volta, la vasta offerta culinaria e

enologica. Qui le etichette più importanti sono il Monteregio, il Bolgheri e il Montescudaio che ottimamente si sposano alle preparazioni

locali. Nel pomeriggio, ripresisi dal pranzo, convergete quindi su Piombino (45km, 40 minuti), anonima stazione portuale da cui salpano i

traghetti che nel giro di 40 minuti vi porteranno a Portoferraio, località principale dell’Isola d’Elba. Una volta lì giunti, qualora sentiste la

necessità di un primo bagno rigenerante nelle turchesi acque del Tirreno, non dovrete poi far altro che compiere un breve tratto di strada

fino a raggiungere le località di Procchio o Biodola (10km, 15 minuti) se siete amanti delle mezzelune sabbiose attrezzate tipiche di una

spiaggia urbana, oppure portarvi alle più appartate Spiagge della Sorgente o del Sansone, incuneate tra il mare e le dirupate scogliere

retrostanti annidate sotto l’abitato di Acquaviuva (5km, 10 minuti da Portoferraio). Dopo un corroborante bagno di sole e una nuotata nelle

cristalline acque locali potrete quindi a sera rientrare a Portoferraio per la notte.

L’atmosfera rurale e profondamente mistica dell’Abbazia di San Galgano, immersa nell’ondulata campagna senese, quindi il Duomo di

Massa Marittima simbolo del romanico-gotico pisano e le incredibili trasparenze del Tirreno presso la Spiaggia del Sansone all’Elba.

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13° - 14° giorno: ISOLA D’ELBA

Isola maggiore dell’arcipelago toscano l’Elba ha saputo fiorire nel ‘900 come meta turistica di richiamo estivo, principalmente nazionale. Le

sue acque cobalto, i suoi monti color ruggine da cui si estrae il ferro da millenni, le pendici amabilmente coltivate a vite, i borghi

marinareschi appartati e quell’atmosfera ancora autentica non potranno che farvi innamorare di quest’isola, che risulta congestionata solo

in agosto, periodo di massimo afflusso turistico. Certo non stiamo più parlando di quella terra dimenticata che era nel 1814 quando vi venne

messo in esilio Napoleone ma l’Elba sa ancora sorprendere anche i viaggiatori più scafati con la sua macchia mediterranea perfettamente

conservata che si irradia tra un villaggio agreste e l’altro e una linea costiera per lo più dirupata ma nella quale talvolta si aprono cale

meravigliose. Vi suggeriamo di pernottare durante la vostra permanenza a Portoferraio, una località forse non appariscente sotto il profilo

architettonico ma nella quale si respira il vero volto isolano, con pescatori che ancora indugiano in contrattazioni nel mercato del pesce

paesano rivendendo il pescato freschissimo, con una vita notturna vibrante (in estate) e scorci romantici nel resto dell’anno tra vie

acciottolate e scalinate consunte dal tempo.

La prima giornata intera sull’isola può essere spesa completamente per rigenerarsi al mare, alternando magari la permanenza su

alcuni dei diversi litorali che si incontrano nei pressi di Capoliveri (15km, 30 minuti). Lungo il lato occidentale del promontorio di

Capoliveri si susseguono infatti alcune delle cale più pittoresche dell’Elba come quelle del Lido di Capoliveri, della Cala Zuccale,

della Barabarca, di Morcone, di Pareti o dell’Innamorata, perfette per nuotate in compagnia di diversi pesci o per memorabili giochi

da spiaggia. L’ideale per muoversi da una spiaggia all’altra è avere a disposizione un mezzo motorizzato a due ruote, peraltro

facilmente noleggiabile in quei di Portoferraio, inoltre le borgate sorte dietro le mezzelune sabbiose qui presenti si sono ormai

attrezzate per rifocillarvi con bevande fresche e sfiziosi aperitivi pomeridiani.

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La splendida e poco antropizzata Cala Zuccale nei pressi di Capoliveri, quindi un coloratissimo tratto costiero presso Sant’Andrea

all’estremo nord-ovest dell’Elba.

Nella seconda giornata sull’Elba potrete invece alternare un’esperienza montana a quella marina. Raggiungendo infatti il borgo di

Marciana nell’entroterra (25km, 45 minuti) si può prendere una singolare funivia di foggia antica (le cabine sembrano quasi gabbie

per canarini di dimensioni umane vista la colorazione sgargiante gialla e la forma cilindrica ridotta) e raggiungere praticamente al

vetta del Monte Capanne (1018m), massima altura dell’isola da cui si godono, specie al mattino quando le nuvole non ci sono o sono

molto diradate, meravigliose viste complessive sull’Elba, le altre isole dell’arcipelago toscano e in caso di meteo particolarmente

favorevole anche la costa della Corsica. Indugiate il giusto per godervi il panorama e scattare memorabili foto ma già verso l’ora di

pranzo riprendete l’angusta funivia per fare rientro a Marciana e da qui dirigetevi lesti verso le principali spiagge della costa

meridionale dell’Elba. Cavoli e Seccheto sono splendide spiagge urbane, sì lottizzate da stabilimenti balneari attrezzati, ma che si

specchiano in insenature cristalline della costa tirrenica, mentre Fetovaia (25km, 50 minuti) è con ogni probabilità il tratto di litorale

più famoso e scenografico dell’Elba intera incuneato com’è al fondo di un recesso della costa selvaggio e di una bellezza estasiante,

con la spiaggia che luccica lucente al sole grazie alla sua soffice sabbia. Tra l’esperienza di escursionistica del mattino e quella

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balneare del pomeriggio la giornata trascorrerà via veloce e divertente. Ancora una volta per la cena e per la nottata vi persuadiamo

a tornare a Portoferraio (25km, 35 minuti).

La vetta del Monte Capanne, massima asperità dell’Elba, raggiungibile con la vetusta funivia visibile sulla sinistra offre

incomparabili viste panoramiche sull’arcipelago toscano, quindi la favolosa spiaggia di Fetovaia incastonata in una baia appartata.

15° - 16° giorno: PISA

Antica potenza marinara che per secoli contestò a Genova, Venezia ed Amalfi il dominio sul Mediterraneo Pisa è oggi un polo universitario

frizzante, sempre percorso da orde di studenti ora intente a conversare su questioni di studio ora a scatenarsi tra i bar all’aperto e i locali

che caratterizzano la città, oltre ovviamente ad essere una delle località turistiche più iconiche d’Italia grazie principalmente ai tesori

racchiusi nel Campo dei Miracoli (anche se ufficialmente la toponomastica la identifica come Piazza del Duomo).

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Vi consigliamo di dedicare almeno un paio di giorni a questa splendida realtà toscana, anche perché il primo giorno per raggiungerla

dall’Elba impiegherete inevitabilmente quasi tutto il mattino tra il tratto in traghetto da Portoferraio a Piombino e alla strada che da

qui raggiunge Pisa (105km, 90 minuti). Non appena arriverete in città puntate dritti sul Campo dei Miracoli, un’enorme distesa

erbosa posta al limitare settentrionale del nucleo storico che racchiude tutti i principali monumenti cittadini, simbolo del romanico

pisano per eccellenza. Vedere d’infilata il Battistero, il Duomo, il Camposanto e la celeberrima Torre Pendente (Campanile) tutti

edificati in marmo candido e composti con un’omogeneità architettonica ineguagliabile è davvero una delle visioni più grandiose non

solo del vostro viaggio toscano, ma anche di tutte quelle che potrete giovarvi al mondo. Percorrendo la piazza da ovest ad est

incrocerete immediatamente il Battistero, a pianta circolare, eretto in tempi successivi su progetto iniziale di Diotisalvi del 1152 con

quattro portali monumentali esterni finemente decorati. Del monumento colpisce però soprattutto l’interno in cui un grande fonte

battesimale ottagonale di Guido da Como del 1246 è attorniato da rosoni a tarsie marmoree, statue a carattere religioso di Nicola e

Giovanni Pisano e dal finissimo pulpito di Nicola Pisano (1260) decorato a rilievi commemoranti le Storie di Cristo e dei Profeti.

Due viste classiche sul Campo dei Miracoli di Pisa: un’infilata del Battistero, del Duomo e della Torre Pendente illuminati al

tramonto e quindi una zoomata sul Duomo e il suo Campanile, in perfetto stile romanico pisano edificati in marmo bianco.

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Uscendo dalla porta orientale del Battistero sarete quindi in fronte al grandioso Duomo, emblema della piazza, iniziato già nel 1064

dall’architetto Buscheto che appare come un monolite di marmo scolpito in forme romaniche con una facciata a capanna percorsa da

loggette e una pianta a croce latina perfettamente identificabile da ogni punto lo si ammiri. L’interno è grandioso, a cinque navate,

con soffitto a cassettoni ed è percorso da un’abbagliante luce naturale che filtra dalle numerose finestre presenti. Particolarmente

significativi sono il pulpito della navata centrale di Giovanni Pisano (1302-1311) eretto su colonne cosparse di statue allegoriche e la

Lampada di Galileo che gli pende innanzi che la leggenda vuole aver ispirato Galileo per comprendere il moto del pendolo. Tutto il

resto della chiesa è poi impreziosito da una serie di opere minori di artisti toscani antichi (mosaici, stalli intarsiati, sculture) che

danno un’idea di opulenza e potenza di quella che fu la Repubblica Marinara pisana all’apice delle sue fortune. Una volta usciti dal

Duomo dedicate un poco di tempo anche alla lunga sagoma rettangolare del Camposanto percorso lungo il suo perimetro da un

Porticato costruito a più riprese tra il 1283 e il 1464. Qui vi vennero collocati man mano diversi monumenti funebri arcaici (anche

sarcofagi di epoca romana) frammisti a creazioni medievali, mentre sulle pareti si conservano alcuni frammenti i affreschi antichi,

irrimediabilmente i più consunti dagli agenti atmosferici. Particolarmente interessante nel Camposanto è il Salone degli Affreschi con

lavori pregevolissimi di Bonamico Buffalmacco (Trionfo della Morte, Strage degli anacoreti nella Tebaide) oltre alla Cappella

Ammannati impreziosita da un monumento funebre del 1359 di Giovanni Pisano. Quale che possa essere la vostra conoscenza della

storia e dell’arte pisana vi è però un elemento noto davvero a tutti in tutto il mondo che identifica senza indugio Pisa nel globo: la

Torre Pendente, l’ultimo monumento verso est del Campo dei Miracoli. Quasi tutti avrete l’impressione di assistere ad un dejà-vu

quando incrocerete con lo sguardo questo campanile marmoreo sbilanciato rispetto al suo asse maggiore e non potrete fare a meno di

chiedervi come con quella pendenza non crolli irrimediabilmente al suolo da un momento all’altro. Eppure è lì, storto, da secoli e

resiste a generazioni di uomini curiosi che faticano a comprendere come l’iniziale cedimento del terreno su cui venne edificato nel

1173 si attestò così stabilmente da permettere il suo completamento tra il ‘200 e il ‘300. Fatto sta che oggi è uno dei simboli

dell’Italia, invaso quotidianamente da folle di turisti che risalgono i suoi 54m per godersi il grandioso panorama pisano e fermarsi a

riflettere su come questa singolarità favorì anche gli studi di Galileo sulla gravità secoli or sono. A completamento della visita del

Campo dei Miracoli di Pisa meritano l’ingresso i due musei posti sul lato meridionale della piazza noti come Museo delle Sinopie che

raccoglie disegni preparatori con cui venne ideata la piazza e diversi affreschi strappati al consumo dal Camposanto (bellissimi gli

affreschi di Bonamico Buffalmacco) e Museo dell’Opera del Duomo che invece annovera composizioni estratte dal Duomo con

sculture pregevolissime dei fratelli Pisano, oltre ad un inestimabile Crocefisso e Madonna col Bambino in avorio degli stessi maestri.

Se passaste infine da Pisa in giugno non mancate quindi di assistere all’annuale Luminaria di San Ranieri (16 giugno) nella quale

migliaia di candele e torce illuminano i camminamenti lungo le sponde dell’Arno di notte dando un aspetto davvero magico alla città,

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oppure assistete al Palio delle Repubbliche Marinare che ogni quattro anni consta di regate storiche con navi d’epoca tra le ex

potenze marittime italiane.

Ancora una vista (centrale) sulla Torre Pendente, vista dal retro del Duomo e quindi il famoso Pulpito di Giovanni Pisano e l’interno

grandioso e armonioso del Duomo visto da posizione sopraelevata.

La seconda giornata pisana può invece incentrarsi sul resto della cittadina toscana, muovendo le mosse da Piazza dei Cavalieri,

antico epicentro della vita della repubblica marinara. Gli edifici che la cingono sono opera per lo più del Vasari come il Palazzo dei

Cavalieri (1562) con facciata curvilinea piena di graffiti e preceduta da una scala a doppia rampa e il Palazzo dell’Orologio

riadattato dall’architetto sui resti della mitica Torre della Muda (della Fame) in cui Dante narra che trovò la sua triste fine il conte

Ugolino della Gherardesca, così come narrato nella Divina Commedia. Completa Piazza dei Cavalieri poi la mole marmorea della

chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri, con facciata marmorea opera eretta postuma sui disegni sempre del Vasari. A sud di Piazza dei

Cavalieri si apre un quartiere di forma irregolarmente triangolare, compreso tra le storiche Via Santa Maria, Borgo Stretto e il

Lungarno Pacinotti che costituisce da sempre il cuore pulsante dell’università e del sapere pisano. Qui sono numerosissimi gli edifici

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dell’ateneo e la zona è invasa sempre da giovani studenti che animano moltissimo la vita diurna e notturna del quartiere. Piazza

Dante e Piazza delle Vettovaglie sono i centri di aggregazione classici, ma ovunque vi aggiriate, specie dopo il calar delle tenebre,

sarete sopraffatti dalla vitalità espressa da Pisa e dai suoi abitanti. Tra i monumenti più insigni qui presenti si citano la chiesa di San

Michele in Borgo e il Ponte di Mezzo, storico attraversamento sull’Arno riedificato in seguito ai danni subiti nella seconda guerra

mondiale. Sempre in mattinata vi suggeriamo quindi di percorrere il Lungarno sulla sponda settentrionale a ritroso di corrente fino a

pervenire al Museo Nazionale San Matteo che raccoglie sia una fitta collezione di ceramiche medievali sia di produzione locale che

islamica che una sezione di opere d’arte davvero imponente comprendente lavori dei fratelli Pisano, del Verrocchio, di Donatello

(Busto di San Lussorio), di Simone Martini (Madonna col Bambino e Santi), del Beato Angelico e del Masaccio.

Il Palazzo dell’Orologio sullo sfondo e il Palazzo dei Cavalieri sulla sinistra costituiscono i monumenti principali dell’omonima

piazza pisana. Quindi il romantico Lungarno Pacinotti, al limite del quartiere universitario scaldato dagli ultimi raggi del sole e il

Polittico della Madonna col Bambino e Santi di Simone Martini presso il Museo Nazionale San Matteo.

Nel primo pomeriggio, dopo esservi rifocillati in una delle numerosissime taverne a buon mercato della zona universitaria (provate

durante la vostra permanenza assolutamente il piatto a base di pesce del caciucco alla livornese), attraversate quindi il corso del

fiume Arno mediante il Ponte di Mezzo ed insinuatevi tra i quartieri cosiddetti di sponda sinistra. Le vie principali che si diramano da

Piazza XX Settembre sono il pedonale Corso Italia, asse portante della zona che converge verso la stazione ferroviaria, e Via San

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Martino zeppo di architetture medievali che richiamo il fatto che fu il perno dei quartieri arabi e turchi antichi. Tuttavia il monumento

principale della sponda meridionale dell’Arno rimane sempre la chiesa di Santa Maria della Spina , gioiello del romanico-gotico

locale che sorge in posizione scenografica lungo il corso dell’Arno. Scomposta e ricollocata più in alto per salvarla dalle acque nel

1871 è una piccola gemma di trifore, pinnacoli e guglie e luminosissimi interni a fasce bianche e scure, frutto dei lavori di Andrea e

Nino Pisano. Indiscutibilmente queste rapide visite non vi intratterranno per tutto il pomeriggio ma un validissimo modo di completare

la giornata è quello di spingersi fino alla vicina cittadina di Viareggio (25km, 30 minuti) per godersi qualche ora rigenerante sulle

infinte spiagge sabbiose che contraddistinguono il suo lungomare, tratto terminale della Versilia. Questa zona fu una delle principali

mete turistiche italiane decenni or sono e vanta lande sabbiose basse e sicure per i bambini da far invidia alle coste romagnole. Qui

gli intrattenimenti serali (Forte dei Marmi a parte) sono però più esigui (tanto che vi suggeriamo di tornare a Pisa per la serata e la

nottata) ma se foste in zona verso febbraio non dovreste perdere per nessuna ragione al mondo i variopinti e sfrenati festeggiamenti

del Carnevale di Viareggio, uno dei principali italiani, in cui carri allegorici enormi, satirici e meccanizzati percorrono la città tra

gruppi mascherati chiassosi che animano la festa. Bambini e adulti apprezzeranno il clima festoso e i suoi eccessi, sempre all’interno

di un contesto goliardico e sereno.

L’eleganza della chiesa di Santa Maria della Spina, salvata dalle acque dell’Arno nell’800, e un’istantanea delle sfranate sfilate dei

carri allegorici del Carnevale di Viareggio.

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17° giorno: LUCCA

Considerata uno degli esempi di comune medievale meglio conservati d’Italia Lucca colpisce sempre il visitatore che in genere si approccia a

questa realtà toscana quasi con diffidenza, solo per il fatto di non essersi fatta una nomea altisonante come alcune cittadine vicine. In realtà

Lucca (20km, 30 minuti da Pisa) è davvero romantica con il centro storico ancora completamente cinto dalle antiche mura medievali

perfettamente consevatesi le quali attorniano piazzette dal sapore antico zeppe di bar all’aperto, viuzze acciottolate e ombreggiate che si

snodano a labirinto e alcune chiese che sono entrate ormai nei libri di storia dell’arte. Lucca è altresì una cittadina che si presta

perfettamente a una gita giornaliera da Pisa e il modo migliore per coglierne gli aspetti più nascosti e inconsueti è percorrerla a piedi

insuandosi nei suoi dedali più reconditi. In genere le visite di Lucca prendono avvio da Piazza Napoleone, il più vasto slargo urbano dentro

le mura che si caratterizza per i numerosi parcheggi, i platani che l’ombreggiano e il Palazzo della Provincia sul suo lato occidentale.

Incamminandosi verso est e oltrepassando la sagoma della chiesa dei Santissimi Giovanni e Reparata si arriva quindi in Piazza San Martino

che con l’attigua Piazza Antelminelli funge da fulcro della vita religiosa locale e da palcoscenico per la mole marmorea del Duomo di Lucca.

La costruzione del XII secolo ha sembianze romaniche e si identifica facilmente per la facciata asimmetrica del 1204 completata dall’alto

campanile di Guidetto da Como e da rilievi sotto il portico di diversi artisti locali. L’interno ha invece forme gotiche e trova nella sagrestia il

suo cardine artistico. Qui infatti si trova sia l’altare del Ghirlandaio che uno dei complessi scultorei più insigni dell’Italia quattrocentesca: il

Monumento Funebre di Ilaria del Carretto (1408), di Jacopo della Quercia. Terminata la visita dentro il Duomo potrete quindi lanciarvi nel

labirinto dedalo di stradine medievali che si inoltrano nel centro storico lucchese: sarete presto sopraffatti dai numerosi negozi tipici e

dall’atmosfera autentica del luogo, ma è nostra premura ricordarvi di non lasciarvi sfuggire Via Guinigi che grazie alle sue case antiche

dotate di torri trecentesche e palazzi in laterizio rappresenta uno degli scorci immancabili di Lucca. Una volta qui giunti piegate decisamente

verso est, superate l’altrettanto suggestiva Via del Fosso che prende il nome dal corso d’acqua che in passato proteggeva le mura

duecentesche e in cui ancora oggi scorre un corso d’acqua e raggiungete quindi il Museo Nazionale di Villa Guinigi ospitato in una villa

ristrutturata secondo l’aspetto primigenio del ‘400 che raccoglie quasi esclusivamente opere prodotte per e dai lucchesi nel corso della

storia. Forse i nomi dei maestri esposti non sono di grido ma visitare questo museo è praticamente un dovere per conoscere più in profondità

la storia lucchese e la sua bellezza e filosofia artistica.

Giunta quindi l’ora di pranzo un’esperienza da non mancare è quella di concedersi un bel pic-nic sulle fortificazioni delle mura lucchesi, o

immediatamente sotto ad esse nei vasti prati che le contornano. Questa pratica è squisitamente locale e sarete frequentemente in compagnia

di autoctoni che amano respirare un po’ di aria buona per smezzare la giornata. Le mura risalgono al 1504-1645e costituirono la terza

cerchia difensiva di Lucca: lunghe più di 4km, con 12 baluardi e completamente percorribili offrono anche bellissime viste panoramiche

dall’alto dei loro 12m di altezza.

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Piazza San Martino di Lucca, cuore religioso cittadino su cui si innalza l’asimmetrica facciata del Duomo del 1204, il quale custodisce il

celebre Monumento Funebre di Ilaria del Carretto (di seguito), di Jacopo della Quercia (1408). Quindi una vista aerea della città da cui si

desume facilmente la vasta cinta muraria che attornia il centro storico.

Vi suggeriamo di percorrerne un tratto fino a raggiungere la corrispondenza di Via Fillungo , principale asse del centro storico e salotto

bene di Lucca con i suoi numerosi ed esclusivi negozi. Questa strada oltre ad essere il tempio del commercio locale vi porterà in breve anche

nei pressi sia della Piazza del Mercato dalla curiosa forma ellittica (sorge sulle fondamenta dell’antico anfiteatro romano di cui conserva la

forma) con costruzioni medievali sovrapposte che creano un’ambientazione singolare, che della mirabile chiesa di San Frediano. Semplice

negli esterni del 1112-1147 con un mosaico bizantino sull’Ascensione, stupisce negli interni a tre navate, che culminano nel mosaico

cosmatesco medievale del presbiterio e nella Cappella dei Trenta che annovera rilievi di Jacopo della Quercia. Continuate quindi le vostre

peregrinazioni secondo istinto nel cuore di Lucca fino a raggiungere Piazza San Michele, animato cuore della vita pubblica lucchese da

sempre, o meglio fin dai tempi dei romani che qui vi posero il foro. Ancora una volta è un edificio ecclesiastico a rubare la scena sulla piazza,

nella fattispecie la chiesa di San Michele in Foro, iniziata nel 1070 che presenta una facciata con ricchissime tarsie marmoree decorate e una

colossale statua di San Michele Arcangelo. Negli interni si possono poi apprezzare lavori di Andrea della Robbia e Filippo Lippi. Conclusa

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anche quest’ultima visita non dovrete far altro che indugiare nel centro storico, concedervi un po’ di tempo per lo shopping e consumare un

ultimo straordinario aperitivo (o cena) in terra toscana, prima di iniziare il vostro rientro verso casa, con nel cuore tutti i tesori e gli scorci

indimenticabili che vi ha appena fornito la Toscana.

La facciata ornata dal mosaico bizantino di San Frediano e la particolare disposizione ad anfiteatro di Piazza del Mercato. In seguito la

marmorea chiesa di San Michele in Foro, collocata nella piazza più animata e principale del centro lucchese.