In montagna …. quando eravamo giovani alpinisti · 2014. 5. 11. · In montagna .... quando...

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In montagna .... quando eravamo giovani alpinisti

Premessa

Il mio approccio con la storia della SEM avvenne quando il Consiglio della sezionemi nominò Presidente (aprile 1999) a poco più di sei mesi dal mio subentro ad unConsigliere purtroppo deceduto. Data la situazione del periodo ed in considerazione del cambio generazionale delConsiglio, il Vicepresidente in carica mi presentò ai soci, sul notiziario che curava edavendone il privilegio, "ecco il traghettatore". In realtà involontariamente presagì correttamente il breve termine del mio mandatoche durò, per esclusiva mia scelta, soli due anni di intenso e duro lavoro disistemazione dei conti, delle pendenze amministrative, della ricerca di un nuovasede e del rinnovamento della ragion d'essere della sezione, impegno che continuòper tre anni successivi in veste di Vice Presidente. Tutto questo militando anche nell’attuale Scuola di Alpinismo e Scialpinismo “SilvioSaglio”, la cui appartenenza mi sensibilizzava a memorizzarne eventuali riferimentiquando rovistavo nella documentazione storica della SEM. Purtroppo anche in occasione di specifiche ricerche ho trovato solo le notizierelative alla costituzione della Scuola di Alpinismo (settembre 1957), peraltro soloorganizzative e fino alla scomparsa (luglio 1964) del Presidente dott. Silvio Saglio (1)

al quale, subito dopo, la stessa fu dedicata. Successivamente, sono rilevabili soloscarse e scarne note di normale amministrazione che poi si persero nell'oblio, il chemi ha portato a credere che non esistessero tracce vere e proprie per unaricostruzione storica della Scuola nel vero senso della parola.In diverse occasioni mi sono rivolto ad Oreste Ferré, unico mio conoscente che havissuto quei tempi, per raccogliere frammenti di eventi demandati alla memoria cheperò, ahimè, poteva anche non essere presente in frangenti soggettivamente noninteressanti. Credo che queste interrogazioni siano comunque servite a sensibilizzare il "Mitico"sull'utilità di stilare anche minimamente il passato della Scuola, che altrimenti sisarebbe perso definitivamente per il percorso naturale che la vita riserva ad ognuno. In verità, mi era già stata paventata la possibilità di una rimpatriata degli "ex" dellaScuola per parlarne. E' stato il triste e doloroso evento della scomparsa (maggio 2007) di LucianoTenderini (2) ed una mia conseguente ricerca pubblicata sul notiziario della SEM "LaTraccia" di luglio 2007 (3), ma anche la voglia di ritrovarsi in memoria dell'amicoscomparso, a destare definitivamente l'iniziativa di concretizzare l'incontro. Così è stato (ottobre 2007) con grande soddisfazione da parte di tutti i convenuti edin particolar modo mia, avendo proposto e recepito la possibilità di ulteriorievoluzioni che si sono poi verificate a breve termine. Ho avuto fotografie e memorie scritte dei tempi passati che sono state la base perprodurre l'esposizione che segue, ma anche il viatico per il coinvolgimento collettivoe fattivo degli interessati.Mi domando se altrimenti si sarebbe fatto, come sarebbe potuto essere e con qualerisultato.Ovviamente non si potrà mai scoprire. Certo è che se ci fosse stata anche la presenza vivente di Luciano Tenderini,avremmo avuto sicuramente l'apporto del suo fervore illuminante ed il confortodella sua guida.....

Ciao Luciano............

1

In Copertina:digitalizzazione elaborata del distintivo per gliAllievi del Corso (archivio Ferré)

Nel risvolto di copertina:elaborazione digitalizzata di una pregevolelastra impressionata dal dott. Silvio Saglio dellaPunta Grohmann, Cinque Dita e Sassolungo(archivio fam. Bozzoli Parasacchi).

Le digitalizzazioni e le elaborazioni delle imma-gini, la digitazione di alcuni testi autografi el’impaginazione, sono state curate da Jeff.

Stampato in proprio nel novembre 2008.

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eccezionali meriti culturali in campo alpinistico, nel 1949 gli valsero l'ammissione nelle fila delCAAI, Club Alpino Accademico Italiano.Silvio Saglio è stato un Uomo tanto modesto e schivo da mantenersi distante dalla notorietàed anche dalle immagini, nonostante non gli sia mancata l'occasione per la Sua rilevanza neivari ambiti frequentati; questo forse spiega perché non ha ricevuto onorificenze dalleistituzioni che tanto devotamente e fedelmente ha servito.

(2) Luciano Tenderini fu socio SEM tra gli anni cinquanta e sessanta,partecipò fattivamente alla costituzione della Scuola di Alpinismo dellaSEM con il ruolo di istruttore sul "campo". Fermo restando che fu inassoluto il primo Istruttore Titolato della SEM a soli 26 anni,presumibilmente nella primavera del 1959 cessò la sua attività nel Corsodi Alpinismo della SEM. Su proposta del dott. Saglio, il Consiglio gli assegnò un riconoscimentosimbolico in denaro, per l'attività svolta nella Scuola della SEM.Successivamente, il grande bagaglio di esperienza acquisita nellanotevole attività alpinistica svolta ed anche, con ogni probabilità, il titoloINA conseguito, ebbero l'effetto del trampolino di lancio che favorì lapartecipazione, all'inizio degli anni sessanta, al corso di Guida Alpina

ottenendone la nomina che gli consentì l'esercizio della professione cessando la precedenteattività lavorativa.Importante era il senso del valore che dava alla vita e la sua convinzione che non si dovevamai metterla in gioco, condizione troppo spesso disattesa dai frequentatori della montagna.Con i suoi personali interventi, che lo avevano posto al centro di feroci polemiche riportateanche dalla stampa sociale del CAI, tentava di colmare questa disattenzione esistenziale.Anche per questo si sarà meritato il titolo di benemerenza riconosciutogli nel 2002 dallafondazione KIMA.Luciano Tenderini si ripresentò alla ribalta della SEM all'inizio del 1966, in occasione delcambio di gestione del rifugio SEM Cavalletti, che ottenne e mantenne fino al novembre del1968. Dai copiosi atti relativi esistenti nell'archivio della SEM ne risulta una conduzionemeticolosa ed innovativa, con frequenti scambi formali riguardanti la normaleamministrazione e proposte di sistemazione per favorire la frequentazione ed aumentarne lavisibilità.

(3) L'istituzione della Scuola fu proposta dal dott. Silvio Saglio, Presidente della SEM già dal 1951,durante la seduta del Consiglio del 17 settembre 1957, con la decisone e preparazione chesempre lo contraddistinse. Così in quella serata si profilò l'organizzazione del primo Corso di Alpinismo, con tutti gliaspetti annessi e connessi da lui già preparati nel dettaglio. In sostanza il Corso era rivolto ai soli Soci della SEM ed era costituito da 20/22 lezioni teoriche- incentivate da premi di partecipazione - e 6/7 lezioni pratiche con base ai rifugi della SEM. Il piano economico presentato, che prevedeva anche il costo dei distintivi per gli allievi piùmeritevoli, considerava un coinvolgimento dei Soci all'assemblea ordinaria in merito allacopertura finanziaria del Corso. Una iniziativa condotta in completa trasparenza che ha ottenuto l'immediato ed unanimeconsenso dei Consiglieri, anche per la nomina del Direttore (Silvio Saglio) del Segretario edell'Addetto alle riprese cinematografiche durante le lezioni teoriche e pratiche. Da allora in poi l'andamento del Corso diventò argomento di dibattito durante le riunioni del

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(1)Silvio Saglio s’iscrive alla SEM nel 1926 ed entra nel gruppo giovaniarrampicatori semini: Vitale Bramani, Ettore Castiglioni, Eugenio Fasana,Antonio Omio, Elvezio Bozzoli Parasacchi, con i quali apre parecchie vienuove in Grigna, in Presolana, in Val Masino e nelle Pale di S. Martino;mostrandosi un alpinista medio ma tenace, che considera il rapportocon la montagna un mezzo per l'acquisizione di una gioia interiore.Si mette subito in luce per la sua efficace attività di coordinatoreoccupandosi dei problemi organizzativi della sezione, particolarmentenella direzione delle gite sociali, tracciando gli itinerari, la descrizione delgruppo montano o della vetta meta dell'escursione, i tempi di marcia ela logistica dell'avvicinamento, il tutto pubblicato su foglietti volanti aduso e consumo dei partecipanti dai quali, con solerzia e pazienza,

riscuoteva la simpatia e la stima.Il frutto dell'organizzazione delle gite sociali da Lui curate in SEM, ha dato origine allemonografie alpinistiche, sciistiche ed escursionistiche pubblicate per 247 puntate su "LoScarpone", fondato nel 1931 da un altro socio della SEM, Gaspare Pasini, che man manoampliate e perfezionate sono poi culminate nella collana "Da rifugio a rifugio".Nel 1951, dopo aver ricoperto diverse cariche sociali, Silvio Saglio è stato eletto Presidentedella SEM, carica che ha mantenuto fino alla sua scomparsa il 19 luglio 1964.L'autorità della sua competenza e del suo giudizio pacato e pratico, prevaleva spesso nellediscussioni del Consiglio, perché non si limitava a "presiedere" ma, pur circondato dacollaboratori attivi, si assumeva la parte più onerosa di molti incarichi e la soluzione praticadelle questioni più spinose, accentuando lo scrupolo amministrativo nell'oculata gestione delpatrimonio sociale, specialmente per quanto riguardava i rifugi e la sede sociale, portando laSEM a una solidità finanziaria che poche Sezioni potevano vantare.Era sempre disponibile ad esaminare ed accogliere le richieste dei gruppi interni e vollefortemente la creazione della Scuola d'Alpinismo che, dopo i primi momenti d'incertezza, siaffermò tanto da venire classificata tra quelle di carattere Nazionale; giustamente prese il suonome e venne a lui dedicata post mortem.Forse la SEM non ha fatto abbastanza per perpetuare la memoria di Silvio Saglio fra i soci edalpinisti in genere, sia come suo presidente per la completa dedizione alla Sezione, sia comeUomo per il grande impegno profuso nell'ambito del CAI, al quale egli diede moltissimo comedirigente.La grande passione di Silvio Saglio, che ha prodotto il segno tangibile demandato ai posteri,è stata la sua opera di autore, redattore e coordinatore di innumerevoli pubblicazioni, guidee carte toponomastiche; prodotte quasi nella totalità nel dopo guerra, quando il suoimpegno nell'ambito del CAI è stato globale, anche se l'incarico di redattore della "Guida deiMonti d'Italia", affidatogli dal TCI e che diede inizio l'attività di Silvio Saglio scrittore e fotografodi montagna, la sua qualità più conosciuta, risale all'aprile 1932.Lavoro di non poco conto se si considera che le sue guide, prima di essere scritte, eranovissute in prima persona scarpinando in lungo ed in largo per le Alpi, con l'ingombrante epesante attrezzatura fotografica che non mancava mai, talvolta accompagnato da un allievodella Scuola Alpina della zona, tra i quali si ha notizia di:- Lucio Brambilla, già socio SEM ed istruttore della scuola di alpinismo, - Nino Acquistapace, futuro presidente della SEM. Queste "sgobbate" duravano talvolta più di un mese e si ripetevano quasi ogni anno; adesempio: per preparare la guida Alpi Retiche Occidentali della collana "Da rifugio a rifugio",Silvio Saglio percorse in un mese dell'estate 1952, ben 400 chilometri in montagnasuperando complessivamente più di 100 mila metri di dislivello. Imprese che, unitamente agli

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11 maggio 2007, inizio di una giornata tristema serena; mi trovo poco sotto i Piani deiResinelli su uno spiazzo ancora deserto chetra poco vedrà riunito un folto gruppo dipersone per l'estremo saluto all'amicoLuciano Tenderini che, purtroppo ci halasciato.….. Incontro una giovane signorauscita dalla casa che subito riconosco …. seisua figlia Silvia? …. Io sono Luciano Negri diMilano, ho arrampicato con lui quandoeravamo giovani …… io abitavo in viaRovello, Luciano in via Broletto e andavamoassieme anche all'oratorio ……

1953: il primo che Luciano ha legato alla suacorda è stato mio fratello Piero con il quale,dopo aver fatto le gambe al Resegone, alPizzo Tre Signori, al Varrone ed ai Pizzi diTrona che ben conosceva (genitori diPremana), salivano scoprendo l'arrampicatavera e propria, i severi torrioni dellaGrignetta, le creste e i canaloni. Eranoancora i tempi che si prendeva il treno versole 5 di mattina della domenica, poi iltramvaino Lecco - Malavedo e a piedi in Val Calolden fino al SEM-Cavalletti gestito

dal sig. Mauri, che non si scandalizzava seprendevamo poco o niente (pasta asciutta einsalata mista cotta con patate, carote,cipolle e un quartino di rosso) ..... Lucianoimpara presto le elementari nozioniarrampicatorie dai più esperti: Mauro il"toscano", un tale soprannominato "topolino"e Cairoli, e ben presto li supera in bravura edattività. Porta anche me in montagna: Campaniletto,Angelina, Fungo e Lancia; poi i TorrioniMagnaghi, la Lecco ed il Sigaro …… Via tuttele feste comandate ed in giugno 1954 gitasociale G.E.P. in Presolana, dove scaliamo lospigolo sud (via Longo) divisi in quattrocordate da due (io con mio fratello Piero).Nei pochi giorni di vacanza con il Lino dellaBarona scaliamo il M. Disgrazia per la viaBaroni da Cataeggio, poi il Bernina ed ilPizzo Palù dalla Marinelli Bombardierimentre Luciano e Piero in Valmasino-B o n d a s c a -Albigna scalanola Bramani allaRasica, l'Ago diSciora, lo spigolonord del Badilecon gli amici delG r u p p oEscurs ionis t icoP r e a l p i n o :O p p i o n i L u i g i"Pioppa", Pino Gallie Nilo Bordoni ......Con loro spessosi cantava così:vegnen giò dalla Valmasin - vegnen giò daS. Martino - sono i Bruti pien di vino - cheritornano a Milan ...... son tornati dall'Allievi -son tornati dalla Omio - sono peggio deldemonio quando vanno arrampicar ......siamo nati in pianura - siamo figli delgranito - siamo i bruti porco dito mai nessunci fermerà!! ...... Con altri amici: Mario Galli,Ugo Bordoni, Giancarlo Pizzigoni, Arturo

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G l i Autor i . . .(in ordine di apparizione)

Luc iano Negr i

da sinistra: Piero Negri, Luciano Tenderini, Gianni Cattaneo,Luciano Negri (arch. Luciano Negri)

1954 - Capanna Sciora - Pino Galli(G.E.P.) (arch. Luciano Negri)

Consiglio, consentendoci di conoscerne le vicende riportate sui verbali.Detto fatto. Il sette gennaio 1958 venne comunicato che il Corso era iniziato con le lezioni teorichetenute il mercoledì e il quattro febbraio che alla sesta lezione, relativa alla topografia, gliallievi avrebbero ricevuto una grande carta del Gruppo delle Grigne. Nella seduta del primo aprile vennero proposti i nominativi di tre soci SEM, tra i quali LucianoTenderini, per il ruolo di istruttori alle lezioni pratiche e comunicato il nome del relatore dellalezione di equipaggiamento. Due settimane dopo fu la volta di Riccardo Cassin per la lezione di materiali e dell'offerta nonidentificata di corde d'arrampicata nonché di 14 moschettoni messi a disposizione dal dott.Saglio. Il sei maggio si parlò dell'inizio delle lezioni pratiche e di una gita al Moregallo con ladirezione di Cornelio Bramani, mentre nella seduta successiva si relaziona sulla riuscita diquanto fatto sul campo e della prossima lezione tenuta da Eugenio Fasana, e così via. Il corso si concluse con la salita alla Punta Grober e dell'avvenimento venne pubblicato unarticolo sul Corriere della Sera a firma di Fulvio Campiotti. Ma questo Corso fu solo la prima prova per traguardi più ambiziosi, che iniziarono conl'iscrizione degli istruttori dello stesso al Corso Istruttori Nazionali d'Alpinismo, che si tenne nelsettembre 1958 ai rifugi Zamboni - Zappa, a seguito del quale Luciano Tenderini ottenne iltitolo INA e Sergio Lucchini la qualifica di Istruttore. Successivamente, nell'ultimo trimestre del 1958, si studiarono le basi per il prossimo Corso diAlpinismo, ma anche per un possibile Corso per Istruttori di Scialpinismo diretto da RomanoMerendi e Iacchini, con il contributo della Commissione Centrale di Scialpinismo del CAI, iltutto sempre proposto e vagliato dal Consiglio Direttivo che il dott. Silvio Saglio presiedeva. Nonostante la notevole attività scialpinistica dei Soci della SEM che partecipavano edorganizzavano gare e rally in detta disciplina, la suddetta Commissione non concessel'autorizzazione e tantomeno il contributo per effettuare il Corso. Per contro il dott. Silvio Saglio propose al Consiglio di organizzare un Corso di Ghiaccioall'Alpe Pedriola, con base ai rifugi Zamboni - Zappa, da effettuarsi a cavallo tra la primaverae l'estate 1960, con le medesime modalità ed a seguito del Corso di Alpinismo gia' iniziato.La direzione dei Corsi dell'anno 1961 passò a Sergio Lucchini che nell'anno precedente rivestìil ruolo di Vicedirettore. I relativi programmi e regolamenti furono letti e discussi nella seduta del Consiglio del seigiugno, e, già in quella successiva, vi furono alcune "interrogazioni" ed osservazioni conconseguenti dibattiti verbalizzati in due pagine manoscritte. Brevemente, si stigmatizzò lavariazione del programma del Corso e la disertazione degli allievi ad una manifestazionesociale istituzionale, che conseguentemente sarebbe stata possibile, a seguito di presuntavolontaria opera di dissuasione e comunque di non raccomandazione. Ciò, oltre all'atteggiamento intransigente del Direttore nei confronti degli allievi in certi casi,mentre per quelli d'interesse comune alle attività della sezione e quelli relativi alla educazionee al buon comportamento degli allievi durante le trasferte, sarebbe stato ininfluente. Il dubbio espresso da alcuni Consiglieri che il Lucchini non fosse sufficientemente informatoed anche abbandonato a se stesso, presumibilmente propiziò la sua entrata nel Consiglio cheavvenne con la gestione dell'anno successivo.Questi furono i primi passi, con tante luci quasi esenti da ombre, che risultano dai documentiufficiali della SEM relativi all'attuale Scuola di Alpinismo e Scialpinismo "Silvio Saglio" .

JeffAppiano Gentile, 10 dicembre 2007

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Sullo spigolo Vinci al Cengalo incrociamo ilmitico Leone Pelliccioli che ci spiegherà i varitiri della N.E. visibilissima dalla discesa. Nel gruppo del Brenta scaliamo lo spigoloFox al Basso poi lo spigolo superiore delCorno Stella alle Marittime. Siamo pronti per le vacanze, l'ultima

1955 - Vetta P.ta Allievi - dal basso: Berto Bocchiola,Luciano Tenderini, Alvise Gaiotto (arch. Luciano Negri)

domenica la dedichiamo al Nibbio (sabatopomeriggio abbiamo salito due volte ilMedale lasciando lo zaino a metà via….).…… Inspiegabilmente Luciano si mette adarrampicare con Berto ed io … con Alvise…..dice che è bene allenarci anche a questesituazioni ……. sarà ma gatta ci cova …. lorodue hanno più giorni di ferie ….. facciamo laCassin poi provo l'attacco della Comici chesubito mi riesce (al solito sono secondo fissodella cordata) ma gasato da quel successoparto da primo…....... Dopo pochi metri nonriuscendo ad entrare nel canale e senza piùbraccia, salto alla base procurandomi unaginocchiata in faccia per la violenta flessionesulle gambe ed un sette in testa contro laPunta Rossi (non si usava ancora ilcasco)……..Dopo una settimana siamo in ferie,destinazione Sass Fourà ….. siamo senzapassaporto quindi andiamo ai Bagni diMasino, sorpresa!!! Spunta improvviso unquinto zainetto pieno di ferraglia perché idue "fortissimi" dopo la nord-est devonotentare una via nuova sulla Sciora di Dentro;portiamo a turno l'intruso fino alla Gianetti esalutato Giulio Fiorelli ci affrettiamo avalicare il Passo Porcellizzo …. La giornatasarà lunga, scesi al bivacco Vaninetti nell'altaVal Codera incontriamo gli amici AngeloPavesi, Oppioni Luigi, Domenico Mazzini e ilFederico; saluti ed auguri, proseguiamo peril passo Trubinasca e divalliamo in Svizzeraverso il passaggio sulla forra che ci porteràcon un traverso al famoso baitello …..

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1955 - SpigoloSud P.ta Allievi

dal basso:Luciano Negri,

Luciano Tenderini(arch. Luciano

Negri)

1955 - Vetta P.taAllievi dal sinistra:

Luciano Tenderini,Berto Bocchiola,Luciano Negri(arch. Luciano

Negri)

1955 - Baitello Sass Fourà - Berto Bocchiola (il trovarobe) (arch. Luciano Negri)

Ceriani, Lino e Mariodella Barona, FrancoBarbesta, che giàfrequentavano il regnodei Fiorelli, c’incontravamosettimanalmente allasede della G.E.P. in viaSanzio 8, ma eravamoanche iscritti al CAI.

Poi Piero parte a militare, alpino istruttore aMontorio Veronese, così io guadagno ilposto sulla corda di Luciano; bruciamo letappe, entro la fine dell'anno mettiamonel sacco la Cassin al Medale, la Mary

all'Angelina, la Gandini ai Magnaghi, lospigolo del Fungo, la Rizieri al Sigaro perconcludere con la Cassin e la Comici alNibbio ….C'è un altro milanese tosto come lui nelnostro gruppo, si chiama Silvio Sandri e saràil primo a meritarsi il titolo di Accademico(suo secondo fisso era il fortissimo RomanoPalvarini); anche Jean Sterna, altroemergente del Fior di Roccia, sale la Comicisulla corda di Silvio prima di diventare alpinoparacadutista.1955: Luciano aveva 23 anni, io 22,diventiamo un quartetto aggregandoci laforte cordata della S.C.A. Alvise Gaiotto anni21 e Umberto Bocchiola di solo 20 anni,l'anno prima già saliva sul M. Bianco; dopoun intenso allenamento sulla Grignetta e labastionata del Resegone torniamo inValmasino …… saliamo ben sei volte al rif.Allievi per scalare la Punta omonima (viaGervasutti) e lo spigolo Parravicini alla Cimadi Zocca.

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1954 - Torre Elisabetta al Resegone - Lucianoe Piero Negri (arch. Luciano Negri)

1954 - P.ta Rasica - Via Bramani - Nilo Bordoni, Pino Galli,Oppioni Luigi "Pioppa" (arch. Luciano Negri)

1954 Grignetta

Luciano Negri eArturo Ceriani

(G.E.P.) (arch. Luciano

Negri)

1955 Val di Zocca

LucianoTenderini e Silvio Sandri

(arch. LucianoNegri)

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d’elefant li sognamo ad occhi aperti…..Si leva il sole, traversiamo a sinistra e cicaliamo in doppia nell'imbuto finale ……l'uscita è impastata di grandine e nevelasciata dai temporali dei giorni scorsi ….Alvise e Luciano affrontano il misto ….. amezzogiorno siamo fuori, in cima al PizzoBadile .....… fumiamo rilassati l'ennesima

sigaretta e tre ore dopo gustiamo unabuona pastasciutta dal Giulio Fiorelli; io mibutto in branda …… Al fuoco! Al fuoco!….. Misono addormentato con la sigaretta accesaed ho bruciato coperta e pantaloni …….qualcuno con il naso fino ha potuto limitarei danni ….. grazie ancora Alvise e buonriposo.Mentre noi due torniamo a casa Luciano eBerto vanno alla capanna Sciora per il loroprogetto (verrà risolto da Livanos-Gabrielqualche anno dopo) ma loro si cavano unagrossa soddisfazione ripetendo il diedroOggioni-Aiazzi alla Brenta Alta pochi giornidopo, bravi!!!L'ultima salita dell'anno la facciamo solo io eLuciano il tre ottobre in Valmasino, unamattata ……. A mezzanotte sfrecciamo con laLambretta attraverso S. Martino ….. giunti aiBagni ci incamminiamo con le pile sulsentiero basso per la Omio, naturalmentechiusa, e dopo un paio d'ore ci sistemiamoper poco tempo in un baitello di pastori aipiedi della nord del Fiorelli, vogliamoripetere la via Bonatti ….. I gandoni cheportano all 'attacco sono ghiacciati ,scivoliamo parecchio ma stiamo attenti anon farci male …. la giornata è splendida,Luciano ha calcolato bene, e salendo le

bellissime placche finoal diedro strapiombantetutto si scalda. Dopo il diedro e unaripida placconata cisi cala in doppia nelcanale a sinistra checi fa raggiungere la

cresta dentellata con l'ultimo passo difficile. Le giornate si sono fatte corte, scendiamocon estrema attenzione il canale che ci portasui gandoni costantemente gelati …. è buioquando ci fermiamo soddisfatti a berequalcosa di caldo dalla signora Mariuccia aS. Martino…… Con questa notevole attività Luciano èinvitato a Roma assieme a Romano Merendie Fornelli di Cave del Predil per ricevere unpremio di 100.000 lire della Presidenza dellaRepubblica ai tre migliori alpinisti lavoratoridistintisi nell'anno…. Peccato che Berto aveva una salita inmeno....... glielo assegneranno l'annosuccessivo per la ripetuta notevole attività (laBoga alla punta Allievi con Carlo Grossi, laGraffer allo Spallone del Basso, la Via delleGuide al Crozzon di Brenta etc.)1956: i progetti di Luciano diventano piùambiziosi, sta impostando la vita per viverein montagna ….. in una delle prime uscite vàa "togliersi le tonsille" con Guido Bonali sullanord della Cima Grande, via Comici ……. Nelfrattempo io faccio cordata col preziosissimo

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1955 - In Vetta al Pizzo BadileLuciano N., Luciano T. e Alvise (arch. Luciano Negri)

1955 - Primadella P.ta

Fiorelli LucianoNegri (arch.

Luciano Negri)

A sera raggiungiamo una comoda cengiaalla fine del camino dove bivacchiamoseduti ....... mangiamo quel poco cheabbiamo e aspettiamo raccontandocela chearrivi mattina ……

il freddo non è atroce ma restiamo sveglitutta la notte perché i caldi douvet e piè

Incrodato per la stanchezza ed il buio pestovengo legato e assicurato negli ultimi diecimetri dal buon Alvise ……

Due giorni di riposo ci rimettono in sestomentre Luciano e Berto scendono a Bondoper provviste, cioccolata, frutta secca esigarette. All'alba del terzo giorno, scesi alghiacciaio dal "viale" attacchiamo la parete….Luciano in testa affronta le primedifficoltà, il primo diedro,......

Alvise e Berto si contendono i tiri più belli odifficili (se volete saperne di più leggete larelazione tecnica, ma non quella di Cassin,che ci ha tenuto tutto il giorno inapprensione). Noi eravamo preparati el'arrampicata è stata splendida!!…..

1955 - Alba sulla N.E. del Pizzo Badileda sinistra: Luciano, Berto, Alvise (arch. Luciano Negri)

1955 - Baitello Sacs Fourà - Luciano Negrie Alvise Gaiotto (arch. Luciano Negri)

1955 - P.zzo Badile N.E. 1° diedro - Luciano Tenderini(arch. Luciano Negri)

1955Pi.zzo Badile N.E.Berto Bocchiola

in azione (arch. Luciano

Negri)

1955Pi.zzo Badile N.E.

Alvise Gaiotto neidiedri obliqui(arch. Luciano

Negri)

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Parliamo di sci e della montagna d'inverno….. le mie scialpinistiche si contano su unasola mano e le curve …. quasi tutte a"perteghetta" …. 2 volte il Grignone, Passodel Forno dal Maloia, mezzo Basodino emezzo Gran Paradiso, Passo S. Marco …. AllaS.E.M. ci sono forti sciatori, Gaetani, Risaritutti, Maietti, Livio Ratti, B. Bocchiola eHondo, chiedete a loro….. Hanno fattoanche i rally.Notevoli le prime invernali di Luciano,Romano e Gigi Alippi alla Bonatti al GranCapucine e lo Spigolo Parravicini inValmasino …… poi una prima ascensione nelgran diedro settentrionale della Brenta Altae lo Sperone Zippert alla nord del Palù.1960 - 61: con Hondo, Bob, Andrea, Luigi,Ernesto e gli altri accompagnatori seguiamocostantemente le attività della scuola,andiamo a scalare i soliti Dentini ma anchelo Spigolo nord dell'Oro, poi in Brenta ilCampanil Alto ….. via Pauche e Spigolo sud-ovest , gli allievi si fanno onore…. SeguonoP.ta Grober dalla Zappa, S. Matteo dal rif.Branca spesso accompagnati dalla preziosapresenza degli accademici: Pino Cetin,Mascadri e Bernasconi di Como. Sempre conHondo, la Carlina ed il Carlo Grossi saliamodalla Zappa i 2000 metri dello Jagerruckenfino al bivacco ..... purtroppo la S. Caterina èimpastata, ci accontentiamo della puntadello Jagerhorn (30 metri) e poi scendiamoa Zermatt e su alla Betemps .... Colle del Lys,scaliamo il Crestone Rey alla Doufurproseguendo, Colle del Papa, Zumstein e

Capanna Margherita .... Prima delle ferieavevamo salito la Marimonti alla Sertori, loSpigolo Gervasutti alla Cima di Valbona e loSpigolo Nord del Badile con Guido Zocchied ancora con Hondo lo spigolo Ovest dellaPioda di Sciora, l'Innominata di Cacciabella....... saliamo anche la Bramani alla Rasica e loSpigolino Est del Cengalo con Edo.

L'ultima salita legato con Hondo il DiedroDonvito all'Aguille della Brenva, giornatasplendida ...... la tira tutta lui, io mi sento adisagio .… Era già cominciata la "moria" ecolpiva tra le file dei milanesi ..... prima latragedia del Cengalo …. Il forte Renzo Bigi"Bistecca" sparisce con altri tre compagnidopo aver salito lo Spigolo Vinci ...... siamoandati per cercarli ma il tempo inclementeha messo giù più di un metro di neve frescae continua per giorni..... li troverà CarloMauri due mesi dopo in Bondasca viciniall'attacco dello Spigolo nord-ovest??Mistero... Seguono quelli della Tour Ronde,Pluda e soci, precipitano nella discesa …. tremorti.

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1960 P.ta Rasica

Via Bramaniprima del traverso(arch. Luciano

Negri)

1960 P.ta Rasica

Via BramaniCuspide intermedia

Luciano Negri (arch. Luciano

Negri)

1960 - P.ta Rasica Via Bramani - In vetta Berto Bocchiolae Angelo Pavesi "Hondo" (arch. Luciano Negri)

dice la fortuna!!??!!! Seguono arrampicate in Grignetta concludendocon i dentini Dell'Oro in Valmasino, rif.Omio. Alcuni degli allievi sono molto bravi:Brambilla, Ferré, Avogadro, Ferrari … e liprendiamo con noi in salite importanti:Molteni al Badile e Spigolo Nord … Arrivano le vacanze, dopo aver salito ilDente del Gigante ci portiamo al bivaccodella Fourche dove l'indomani con Hondo,Bob Belloni, Andrea Porta, EugenioLazzarini e Renato Armelloni supereremo laparete della Brenva per la via Moore.

compagno Angelo Pavesi "Hondo" ….. acomando alternato iniziamo l'attività.Luciano è lanciatissimo, so che ha salito lanord del Gran Paradiso, poi con Merendi,Sterna e Zamboni la Peterey al Bianco,segue il Pic Gugliermina per la difficile viaGervasutti e tante altre.1957 - 58: la Patria mi chiama alle armi, miofratello Piero è tornato ed io crepo d'invidiasentendo che ha salito il Cervino con E.Tomasi, che và a fare la traversata delLyskam con G. Zocchi e guiderà E. Frisiasulla S. Caterina. Alla Nordend ……. Siallenava prevalentemente col forte e giàfamoso Stefano Duca che aveva salito conNino Oppio la nord della Sfinge. A Milano funzionava da tempo la scuolaParravicini diretta dai vari Gallotti, Cesana,Contini, Piccinini, Maffioli , Merendi,Armelloni, e Lazzarini del C.A.I. Centrale edavvenne che il nostro Silvio Saglio progettòuna scuola analoga per la S.E.M. che nasceràin quegli anni mettendo a dirigerla il nostroLuciano Tenderini.Molti di noi come C.A.I. passiamo l'iscrizionealla S.E.M. …. Il dott. Saglio ci regalò la bellamonografia del M.te Rosa dove scoprimmoche l'amico Emilio Amosso con Oliviero Elliaveva fatto nel 1953 la prima ascensionedella parete Est in inverno ….. Tanti di noidiventeranno istruttori (capicordata) deicorsi.Luciano consegue l'abilitazione di IstruttoreNazionale di Alpinismo al corso svoltosi al rif.Z. Zappa mentre il buon Sergio Lucchini sipuò fregiare del distintivo aiuto-istruttorequale premio alla tenacia, alla costanza e lepeculiari doti organizzative.1959: la stagione inizia con l'attività dellaScuola di Alpinismo ….. io frequento anche lelezioni teoriche così non farò figuracce congli allievi …… Il 4 aprile una delle prime uscite,andiamo a pernottare al rif. Tedeschi alPialeral ed il giorno dopo, Traversata Bassacon Lucchini in testa - Direttissima - rif.Rosalba …. poi ritorno al SEM-Cavalletti …..Qui incontriamo quattro ragazze e Sergio neconosce una .. convenevoli … offerta dicibarie e ….. una di loro, l'Olgamariadiventerà mia moglie nel 1962 … quando si

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1959 - M.te BiancoSperone della

Brenva Via Mooreil Seracco

(arch. LucianoNegri)

1959 - M.te BiancoSperone della

Brenva Via Moore

a lato: Col Gusfeldsotto: Spalla del

Tacul(arch. Luciano

Negri)

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Nel 1962 il Gran Paradiso .... Stop.Luciano diventerà guida e gestore di rifugi:Cap. Pairolo, SEM Cavalletti, Alb. Italia, AlpeDevero ed Alpe Cheggio con Mirella ed ifigli..... Romano Merendi sparirà alla norddella Dent d'Erens ..... anche il buon"Dumenic" Mazzini si perderà tra i denti dellaPresolana ......Ora si dovrebbe cominciare il discorso dal"Califfo", da Vasco Taldo, dal "Gianela", daGiorgio Fiorini e gli altri ma non c'è più"spazio", quello che potrei sapere è persentito dire.

Questo è un fedele resoconto di quegli annigiovanili, storie di ideali, di ardimento e diamicizia alla quale ho modestamentecontribuito ...... Ho smesso perché la montagna non potevaesaurire tutta la mia vita .... Ma questiavvenimenti sono rimasti indelebili nelprofondo dei miei sentimenti ............ Come puoi constatare, carissima Mirella,siamo in tanti a non poter dimenticare il tuoLuciano ..... ci siamo persi di vista e incontratiraramente ..... ma tu conosci il resto dellastoria ..... raccontacela.Milano, 9 novembre 2007

Caro Lucianograzie per la relazione della tua vitaalpinistica, nella quale ho ritrovato il mioLuciano di tanti anni fa, gli anni nei qualil'ho incontrato, e molta sua attivitàalpinistica che conoscevo e anche cose chenon conoscevo. Mi sono commossa edentusiasmata: come eravate belli, tuttiquanti, con la vostra passione e la voglia dirivoltare il mondo! Mi ricordo di tutti voi, eLuciano poi parlava spesso di quegli anni esoprattutto degli amici come tè che eranostati suoi compagni di scalata. Non conrimpianto - Luciano era un uomo di quelliche guardano sempre avanti, mai indietro -se non per ricordare con gioia le cose belle,e lui quegli anni e quegli amici li ricordavacon gioia. Poi sono passati anni e la vita haportato ciascuno per una strada diversa daquella degli altri; con qualcuno ci siamorivisti spesso, con altri di rado, con altriancora ci siamo persi. Ma il ricordo dellecose belle e dei sentimenti rimane persempre. Alla fine della tua lettera mi chiedi diraccontarti il seguito e lo faccio volentieri:sono felice di parlarti di Luciano e spero chetu vorrai raccontare anche agli altri di lui,

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Mentre vado per montagne con lamorosa e Uccio Calvano incrociamo alrif. Mezzalama Oreste Ferré e l'Avogadro;partiamo per la salita del Polluce .... gliamici arrivano in vetta mentre noi tre cifermiamo al canalino che accede allacalotta finale perché uno di noi siindispone .....

Gli ex allievi saliranno in seguito Breithorn eCastore, noi tre ci accontentiamo dellanormale al Breithorn e proseguiamo per ilrif. Teodulo - Zermatt - Rotenboden, Betems-Hutte, Colle del Lys, Cap. Gniffetti .... Uccio cilascia .... con la Ja salgo la Punta Gnifetti e diseguito Ludwigshohe, Balmenhorn ePiramide Vincent .... Mentre scendiamo aGressoney un'altra triste notizia, sul MontGreuvetta nel gruppo del M. Bianco, sonoprecipitati gli amici Giorgio Bianchi,Eugenio Lazzarini e De Capitani ...... Hondoe soci che assieme campeggiavano alPlampincieux, hanno partecipato alrecupero .........

1961- Sopra: Capanna Margherita - Olgamaria Sotto: Al Colle del Lys (arch. Luciano Negri)

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1961 - Sopra il Rif.Mezzalama verso

il Colle di Felix:Avogadro,Olgamaria,

Oreste e Uccio (arch. Luciano

Negri)

1961 Vetta

LudwigshoheOlgamaria

(arch. LucianoNegri)

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obbligo per le guide, e lui comunqueavrebbe e ha fatto sempre spontaneamenteperché diceva sempre che se qualcuno sitrova in pericolo in montagna è dovere deglialpinisti, di quelli che conoscono meglio lamontagna, portare soccorso. E lui erasempre disponibile di giorno e di notte e hafatto anche un mucchio di lavoro, sempre disua iniziativa, da volontario, per mettere insicurezza punti di sosta su vie da dovesapeva che erano caduti e morti diversialpinisti. Per questa sua attività è statomolto criticato, osteggiato e maltrattato,soprattutto da alpinisti lecchesi ignorantistupidi e invidiosi, che quando, anni dopo, laregione e le comunità montane hannocominciato a pagare chi metteva catene erichiodava le vie, hanno messo - apagamento! - tutti i chiodi e le catene cheLuciano aveva istallato gratis e che loro gliavevano tirato via.La più grande soddisfazione di Luciano peròè stata quella di creare e dirigere scuole dialpinismo C'è una zona di falesie sotto laGrigna, andando in direzione Pialeral, chenessuno aveva mai preso in considerazione:gli scudi di Val Grande. Lui ha apertoun mucchio di vie (che adesso sonostate chiodate e richiodate e sonofrequentatissime) e aveva inventato e messoin opera anche un impianto per fare provedi caduta e di tenuta delle corde e dellesicurezze. Una cosa avveniristica all'epoca,che in seguito gli hanno copiato moltescuole, con sua grande soddisfazione. Lescuole gli hanno dato molte gioie, e tantiragazzi giovani che sono diventati buonialpinisti si ricordano di lui e gli sono grati,perché lui oltre alla tecnica ha trasmessoloro la passione e la conoscenza dellamontagna che solo con la passione si puòraggiungere. E sono contenta che inquegli anni lui abbia potuto dare pienosfogo alla sua voglia di montagna,perché arrampicava sempre, tanto, perlavoro o con gli amici, e si è rifatto degli annidi scarse arrampicate di quando gestivamo irifugi ma mai mai si è lamentato diquegli anni durante i quali pur vivendo inmontagna, in montagna c'è andato proprio

poco.Un'altra cosa che ha fatto negli ultimitrent'anni, all'inizio come guida e poi per suopiacere con gli amici e con me, è statal'arrampicata nel deserto. Per la verità hacominciato (abbiamo cominciato) conl’Africa equatoriale - Monte Kenya, i monti diPassala, il Kilimanjaro - e poi con l'Hoggar laTefedest e il Tesnou, le montagne del Saharainsomma, ma anche dell'Atlante e dellaGiordania . U l t imamente c i vedevapochissimo ma siamo sempre andati inmontagna, o nel deserto anche senzamontagne al quale ormai si eraappassionato enormemente, lui e io da soli,e lui anche da poco vedente era la miaguida e io ero sempre tranquilla, con lui, inqualsiasi posto si andasse anche se noneravamo mai stati prima, anche se ciperdevamo, perché io sapevo che luiavrebbe sempre trovato la via e lui sempre latrovava. Pochi mesi prima che morisseeravamo insieme nel Grande Mare diSabbia, nel sud egiziano e dormivamo sullasabbia senza tenda, sotto le stelle e lui silamentava un po' per il freddo che sentivapiù del solito. Era già molto ammalato manon lo sapeva - non lo sapevamo. Menomale, così ha goduto ancora una volta ditutta quella bellezza e mi ha detto ancorauna volta: sono felice, come sono felice qui!Caro Luciano, ricordati sempre di lui. Lui tivoleva bene: sei stato uno dei suoi primicompagni di cordata ma soprattutto uno deisuoi più vecchi amici, quelli dei primi anni.Lui ha avuto una brutta infanzia, difficile etriste, da stupirsi che ne sia uscito con uncarattere così positivo. Tu sei una delle cosebuone che ricordava con piacere di queglianni, sempre. Anche tu ricordati sempre dilui, per favore -

Mirella Vescovi TenderiniPiani Resinelli, 18 novembre 2007

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che a settantacinque anni era ancoracapace di entusiasmi e aveva ancora tantoda fare e da dare a tutti.Per Luciano, come tu hai capito benissimo,la montagna era il mondo ideale. Ma nonsolo l 'alpinismo: la montagna comeambiente, come luogo d'elezione. Perquesto aveva scelto di vivere in montagnaed era andato alla SEM dal Romano Merendie poi aveva preso la capanna Pairolo inTicino. Erano state proprio queste sue sceltead affascinarmi. Io non sono mai stataun'alpinista, anche se con Luciano ho fattotantissime salite, sempre da seconda ma maitirata su di peso, ci tengo a dirlo e ci tenevaanche lui tantissimo. Ma la montagna eraanche per me quello che era per Luciano,un mondo dove si poteva vivere liberi dalleconvenzioni e dalle costrizioni della città. DiMilano, quantomeno, o meglio dell'ambientedi Milano in cui mi ritrovavo io, che misembrava troppo provinciale e mi andavadavvero stretto. Tanto che avevo partecipatoa un concorso, l'avevo vinto e stavoandando a Bruxelles a lavorare allaComunità Europea, quando Luciano ed ioabbiamo deciso di sposarci. Ho dovutoandarci lo stesso, a Bruxelles, ho lavorato unmese poi ho dato le dimissioni e ho dovuto -per contratto - rimanere lì a lavorare per altridue mesi, e quando sono tornata ci siamosposati ai Resinelli e il giorno dopo abbiamopreso la lambretta e siamo andati al Pairolo.E' stato durissimo per me signorina milanesedalle mani bianche abituarmi a fare a menodell'elettricità e del telefono, a cucinare conil fuoco di legna, a lavare le lenzuola nellafontana, a spaccare il ghiaccio nel lavello lamattina e fare la doccia fredda all'aperto. Maera così bello, così romantico, ed eravamocosì felici... Per la verità al Pairolo facevamola fame perché non veniva quasi nessuno egli svizzeri si portavano da mangiare e dabere e non lasciavano un centesimo. Così cisiamo trasferiti all'Alpe Devero, altro posto disogno. Terribile l'inverno che durava novemesi. Nove mesi di neve l'anno e i bambinipiccoli, piuttosto duro anche lì - meno maleche c'era almeno la luce elettrica - ecomunque anche lì c'erano tutte le albe e

tutti i tramonti più belli del mondo... E poi ilrifugio SEM ai Resinelli, e poi l'Alpe Cheggioe poi ancora i Resinelli all'albergo Italia chegestivamo come un rifugio, privilegiando glialpinisti. Intanto però Luciano, che avevapreso il brevetto di guida alpina, inmontagna ci andava proprio poco. Di moltecose io sono grata a Luciano, ma di unasoprattutto. Nonostante la sua passionegrandissima per l'alpinismo non ha mai fattol'alpinista che lascia la moglie a gestire ilrifugio e lui se ne va ad arrampicare: quandoc'era lavoro lui era sempre, ma sempresempre lì con me. Qualche volta gli capitavaun cliente o un amico in settimana, e alloraandava via e magari stava via qualchegiorno. Era forte, lui, è sempre statofortissimo, e senza allenarsi (perché nonc'era tempo) andava tranquillamente a farsila Sud della Noire o la Nord Est del Badile.Comunque a un certo punto gli è venutavoglia di esercitare sul serio la professione diguida e nel frattempo i ragazzi eranocresciuti, andavano a scuola e non si potevapiù stare in rifugi a casa di dio. Così abbiamopreso questa casa e lui si è messo a fare laguida con un'attività, ti assicuro, di tuttorispetto, e io sono tornata in città a lavorare- in editoria che era la mia passione - ma dapendolare, nel senso che alla mattinaandavo a lavorare a Milano e alla seratornavo qui a casa, sempre, qualsiasi tempofacesse, e cascasse pure il mondo. Perchéanche questa casa ce la siamo scelta sumisura, e anche da qui si vedono tutte lealbe e tutti i tramonti più belli del mondo edi notte tutte le stelle e di questo non potreifare a meno ed è una delle ragioni per cui miostino ad abitare in questa casa scomoda efredda e troppo grande per me e lontana datutto e da tutti, ma non importa. Qui hosempre con me Luciano e tutte le albe e itramonti del mondo.Luciano ha lavorato parecchio come guida,però lui era un originale che se un clientenon gli piaceva (se era maleducato oprepotente) lo mandava al diavolo esecondo me faceva bene. Era anche moltoimpegnato col soccorso alpino, che alloranon era pagato come adesso ma era un

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faccio la Via Pauker al Campanile Alto.In società l'ambiente è molto caloroso esimpatico. Il venerdì sera dopo aver parlatodi montagna in sede si va tutti a bere e acantare al Cantinone. Eravamo affiatati e cidivertivamo moltissimo.1961Lucio diventa istruttore.Una sera in sede ci trovammodavanti ad Oreste (abitavaanche lui nella stessa via) e conmolto stupore chiedemmo cosaci facesse. In quegli anni Orestenon aveva mai esternato la suapassione per la montagna. Così iniziò la sua avventuraiscrivendosi al corso che superòbril lantemente. In seguitodiventò direttore della Scuola.Tramite amici conosco Giorgio,molto bravo che mi fa fare ilsalto di qualità nell'arrampicare.Facciamo la stagione insieme emi insegnò a praticare le vie di VI

in Civetta e in Lavaredo.Facciamo la Piaz alla punta Emma nelgruppo del Catinaccio, la Vinci al Cengalo.In luglio in Civetta la Andrict e la Tissi alla

Venezia con il custode del Rifugio Vazzoler.Da Roit che ci ha seguito per tutta la salita.La Tissi alla Trieste - ci spostiamo in Lavaredoe facciamo la Comici alla nord della Grande.La Vinatzer alla terza Torre del Sella.

In agostoandai unasett imananel Gruppodel Bianco, f a c e n d ocampeggiolibero in ValFerret. Purtroppoq u a n d oa r r i v a i

appresi la notizia che non si erano ancoravisti dei nostri amici usciti tre giorni prima.Sfortunatamente caddero dalla Nord delGreuvetta (dovevo esserci anch'io), fuuna bruttissima esperienza dover portare ipoveri amici a valle. Nessuno ebbe più voglia di arrampicare, macon Angelo Pavesi, Flavia e Emilio Amossosalimmo la normale della Tour Rond.

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1961 Torre Venezia

via Tissi(arch. Ernesto

Ferrari)

Domenica mattina treno Milano-Lecco delle5.50, ci si guarda in giro sull'ultima carrozzaci siamo tutti? Sesto-Monza salgono iFalchetti. Li chiamavamo così noi di Milano,tutti alpinisti fortissimi della Peel.e.oss. sidecide cosa fare - tu dove vai: Magnaghi,Segantini, Val Tesa. Quelli bravi fanno ilTrittico al Sigaro, poi l’Albertini e la Lecco aiMagnaghi. Noi facciamo le normali. Avevocominciato ad andare in montagna dabambino con mio padre. Mi portava inValsassina ai Piani d'Artavaggio e di Bobbio,poi la Cima del Grignone, il canalone Porta ela Sodadura.

Con Lucio Brambilla mio amico di infanzia,andammo in vacanza con una tendamilitare e facemmo le cime Grigna,Grignone, Pizzo dei Tre Signori tutto a piedicon due zaini enormi sulle spalle. Avevamo16 anni. Suo fratello Guido, più grande dinoi, ci porta al Resegnone e ai Piani deiResinelli e ci fa vedere come si arrampica. Ciiscriviamo al Cai di Varallo Sesia tramite unamico.Nel 1958 con le Acli andiamo al RifugioMiriam in Val Formazza ci sono dei ragazzipiù grandi che ci insegnano le corde doppiee i primi rudimenti dell'arrampicata.In 15 giorni facciamo la Punta d'Arbora 3volte tanto era l'entusiasmo. Era la primavolta che andavamo in alta montagna.Frequentiamo la sede della Sem. Leggomoltissimi libri di montagna, Cassin, Comici,Gervasutti e Prois, quello che più mi haimpressionato è Bull che in bicicletta arrivòalla Nord-est del Badile…fantastico.1959Durante la primavera del '59, io e LucioBrambilla veniamo a sapere che la Semorganizza un corso di roccia e ci iscrivemmo.Eravamo tutti entusiasti, avevano 18 e 19anni. Io dopo poco trovai un lavoro che miimpiegò, per fortuna o sfortuna per tutta lasettimana. Per ciò, con molto rammaricodovetti rinunciare al corso pratico.Così la domenica della prima lezione mirecai al Rifugio Sem "Ai Resinelli" per

comunicare la mia rinuncia. Lasciati conmolto dispiacere gli istruttori Tenderini,Negri, Pavesi, Porta, Belloni e Lucchini,spinto da una forte passione, salgo da solo ilcanalone Porta e incoscientemente arrivoall'attacco della Normale dei Magnaghi eincomincio a salire. Arrivato al passagginoattraverso attaccandomi sia al manettoneche ad una scaglietta che sfortunatamentesi stacca. Resto appeso solo con la manosinistra. Ancora oggi non so come ho fatto,ma supero il passaggio e arrivo in cima.Scendo tutto tremante e arrivato alla Semnon dico nulla per paura di essere ripreso.Il corso in tanto proseguiva. Lucio miragguagliava sulla tecnica che apprendevaed io ascoltavo con molto interesse e un po'di invidia. Siamo amici di infanzia, abitavamonella stessa via e ci vedevamo tutti i giorni.Al termine del corso Lucio è uno dei migliorie inizia ad arrampicare con Negri eTenderini.Ed io grazie all'insegnamento saltuario degliistruttori, ora amici, imparo ad arrampicarein sicurezza.Una domenica Luciano Tenderini e RomanoMerendi (custode del Cavalletti) , ciportarono a fare lo spigolo del Nibbio. Lucioed io ne fummo entusiasti tant'è che ledomeniche successive, dopo aver arrampicatoin Grigna, nel pomeriggio facevamo almenouna volta lo spigolo.Frequentai i Resinelli praticamente rutte ledomeniche. Diventai amico di Romano chemi diede molti buoni consigli per molte bellesalite. Dopo la sua morte avvenuta nelmarzo 1963 sulla Nord della Dent d'Herens,diventai Ispettore del rifugio Sem Cavalletti.1960Lucio continua ad arrampicare conTenderini e Negri. Con me soprattutto inGrignetta dato che il sabato ero impegnatoal lavoro. Cominciamo a fare qualche Via diIII e IV e a discutere per chi tira da primo.La mia prima salita importante fuoridalla Grigna avvenne durante una gitaorganizzata dalla Sem in Brenta.Con Luciano Negri, Lucio e Carlo Brambilla

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Ernesto Ferrar i

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facemmo lo Spigolo del Velo alla Cima dellaMadonna. In agosto in val Montanaia, chespettacolo fu il Campanile che facemmo incompagnia del Dottor Altamura, granconoscitore della zona.

Con lui facemmo anche una nuova via alCadin di Toro spigolo ONO. Poi con Orestela Fessura Piaz al campanile Toro e laGervasutti alla Cima Both.1964Mi ammalai e la stagione salta.1965Feci una bella salita di ghiaccio conl'accademico Jan Sterna e GianfrancoCastardelli - la parete nord del Obergaberhornnel Gruppo del Vallese.In agosto con gli istruttori Oreste, Vito, Luigie Giancarlo facemmo le Torri del Vaiolet poinel Sella la Trenker, la Gluk Yann, Steger alleTorri.

In agosto con Luigi andammo al RifugioMarinelli per fare lo Sperone Sud-estdell'Argent via Carlo Negri. Il giornoseguente ci raggiunsero Oreste e VitoBianchi che divenne a sua voltaistruttore. Percorremmo lo Sperone Sud-ovest al Roseg, scendemmo al rifugio Cervae il giorno dopo Bianco Grat con traversataal Bernina, fu uno spettacolo.Luigi ed io andammo in Brenta. Spigolo delCrozzon - Campanile Basso - Spigolo ovestCampanile Alto.In settembre con Angelo la traversata delleAguilles de Diable al Mont Blanc de Tacul eper finire la Fasana al Grignone con Luigi.1963Ero solo, Lucio era ancora al militare e Luigitrovò la ragazza.Mi aggregai a Vito Bianchi e in prima uscita

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1962 - Cima di Val Bona Fiorella in placca e a metà salita

(arch. Ernesto Ferrari)

1963 - Cima del Campanile Val Montanaia: Oreste Ferré ed Ernesto Ferrari (arch. Ernesto Ferrari)

1965 - Cima dei Magnaghi con gli Allievi(arch. Ernesto Ferrari)

In settembre con Lucio e Luigi Magenes chedivenne istruttore, facemmo lo Sperone Suddella Rachele.

Quasi tutti gli istruttori vanno al Badile afare lo spigolo Nord ed io, sempre per illavoro, devo rinunciare. Ma, con Luigifacciamo la Fessura Comici al zucconeCampelli.Finita la stagione Lucchini, che era diventatoDirettore, mi chiese se volessi diventare

Capo Cordata. Accettai molto entusiasta e così cominciò lamia avventura da istruttore.1962Eravamo un bel gruppo. Lucio andò allascuola militare alpina di La Tuille a farel'istruttore. (peccato avremmo potuto faredelle belle salite insieme)Luigi mi fece conoscere i Gruppi delDisgrazia e Bernina. Facciamo la Cresta Estdel Pizzo Ventina. Il Cimone della Pala conOreste e Angelo, con Luigi la Gervasutti allaCima di Val Bona.

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1961 - P.ta Rachele - Cresta Sud secondo diedrosopra: Ernesto Ferrari

sotto: Ernesto Ferrari e Oreste Ferré (arch. Ernesto Ferrari)

1962 Cima di Val

Bonaattacco della

placca ein placca

(arch. ErnestoFerrari)

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Alpinismo: magica parola che evoca grandispazi, natura incontaminata, montagna,amicizia, gioventù, fatica evasione, e moltoaltro.

Come sono arrivato a ciò? E' stata la fortunadi avere nonni montanari e mangiato panee camminate già da adolescente.

1954/55 - Non ancora diciottennefrequento la scuola di roccia "Fior di Roccia",ed eccomi pronto per iniziare le ascensioni.Qui ritrovo un ex compagno di scuola mediaLuigi Magenes e via via ne conosco altri, mala nave scuola di molti di noi è stato elDumenic. Grazie a lui ho conosciuto partedelle guglie della Grigna.

I soldi disponibili non sono molti, perciò valela pena parlare della logistica dell'epoca.

Abbigliamento: (è tipico il trasformismo)impermeabili di città diventano giacche avento; pantaloni lunghi diventano allazuava secondo la modo di allora; (poi su altripantaloni militari acquistati alla Fiera diSinigallia applicai lateralmente due pezzi dipelle onde evitare scottature nelle discese acorda doppia; maglioni sferruzzati dallevarie morose; calzettoni berretti e guantispessi un dito. È importante ricordare che siusciva da casa con gli scarponi ai piedi.

Alimentazione: uova sode, Simmenthal,sardine, robiola, pane e fame arretrata,ma tutto accompagnato da tantadeterminazione.

Il generoso Romano Merendi mi ospita alrifugio Sem Cavalietti per un certo periodoin cambio di piccoli lavori, così continuo aconoscere la Grignetta e Grignone. Nelfrattempo conosco Luciano Negri, LucianoTenderini, Alvise Gaiotto, UmbertoBocchiola, Carlo Grossi, Andrea Porta,Roberto Belloni e tanti altri alpinisti.

Ci identifichiamo con nomi diversi: Hondo(Angelo Pavesi), II Famoso (LucianoTenderini), Berto (Umberto Bocchiola), Bob(Roberto Belloni), Bistecca (Renzo Bigi),Pioppa (Luigi Oppioni), Piziga (Pizzigoni G.).

1956 - Passo dal Cai-Milano alla SEM. Ognivenerdì sera ci troviamo in sede per deciderele salite del sabato/domenica, poi in Grottadove davanti a qualche bicchiere di vino sicantava in allegria. Arrampico in coppia conLuciano Negri e i trasferimenti li facciamo intreno-pullman. Siamo un po' bollettari maaffiatatissimi. Quante salite assieme!

1957/58 - Due anni con Luciano Tenderini.Viaggi in lambretta anche sotto la pioggia,perché allora pioveva veramente, specialmentenel fine settimana. Con lui ho arrampicatoda secondo frequentavamo principalmentela Val Masino e la Val Bondasca, salendodecine di Vie di ogni tipo e alcune primeripetizioni su: Badile, Cengalo, Ligoncio,Cavalcorto, Torrone Orientale, Sciora difuori, Pizzo Trubinasca, Pizzo del Gallo. Ilgranito della Val Masino ci aveva stregato. Ciao Luciano ..... resti "Il Famoso". Mi hai purefatto conoscere mia moglie.

1958/60 - Collaboro come "istruttore" allaScuola di Roccia della SEM fondata dal Dott.Saglio. Siamo diversi "istruttori": Bocchiola,Negri, Porta, Maietti, Belloni etc. Il direttorein primis è Luciano Tenderini (che diventeràIstruttore Nazionale) e Sergio Lucchini poi.Le lezioni teoriche si svolgono in sede e perle uscite pratiche ci offrono viaggio, cena epernottamento rifugi.

L'atmosfera è vivace e si spazia in buonaparte delle Alpi. Ecco alcune uscite:

29.6.1958 - Punta Grober direttissima Nord16.5.1959 - Punta Milano24.5.1959 - Magnaghi e Lecco31.5.1959 - Rif. Tucket - Castelletto Inf. ViaHeinemann e Via Kiene

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Angelo Paves i (Hondo)

BREVI NOTE DI UN ANTICO "ISTRUTTORE" DELLA SCUOLA DI ROCCIA DELLA SEM

1966In giugno con Lucio e Oreste facemmo ilCanalone della Tosa. Purtroppo in luglio alla est del Rosa cadeVito Bianchi che restò in coma per seimesi. Mi demoralizzai molto e non ebbi piùtanta voglia di andare in montagna. Così durante il mese di agosto andai almare.

1967Mi fidanzai. E così la mia compagna di alloradal 1968 divenne mia moglie.Smisi di fare l'istruttore per divergenze conSergio Lucchini e riprendo ad andare inmontagna non facendo delle vie impegnativema delle belle traversate: Lyskamm,Tredici Cime e Breithorn.1971Se non ricordo male è durante quest'annoche Oreste diventa Direttore della Scuola.Ricomincio a fare l'istruttore e fu di nuovouna bellissima esperienza.

Questi sono dei ricordi bellissimi della miagiovinezza che ho indelebili nella miamemoria. Il rivedere gli amici istruttori,anche dopo quasi cinquant'anni è statocome se non li avessi mai lasciati.Spero che ogni ragazzo che intraprenderàquesta esperienza con la Scuola diAlpinismo possa vivere delle appassionantiavventure tra le montagne.

Siziano novembre 2007

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1965 - Cima deiMagnaghi con gli

Allievi(arch. Ernesto

Ferrari)

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1961/62 - Riprendo la mia attivitàallargandomi nelle Alpi Occidentali: MonteBianco, Gran Jorasses, Aguilles du Diable,Requin, Grepon, tutte le punte del Rosa,Cervino (con strategiche ritirate), GranParadiso, Apostoli, Monviso, Bernina,Salbieshing e Dolomiti , magnifichearrampicate su roccia e misto.

17-9-1961 - È bello ricordare quando indodici, tutti soci della SEM, divisi in cinquecordate abbiamo salito lo Spigolo Nord delBadile e non era una gita sociale! per me erala quarta volta che la salivo.

1963 in poi - Continuo l'attività sempreintensamente prediligendo lo sci-alpinismoanche sconfinando nel regno dell'Oberland,Vallese, Otzaler, Delfinato, Vanoise. Week-end indimenticabili, cadute memorabili,neve bella, neve brutta, neve crostosa,neve marcia, neve farinosa, neve primaverile,ma tanta tanta neve.La fonte affidabile per le previsioni deltempo allora era Radio Monteceneri colrelativo bollettino valanghe, unico mezzo amia disposizione per non bollettare le gite. Moltissimi i 4000 con sci, traversate e valloniinterminabili, panorami mozzafiato, sempre

con i soliti amici, più altri nuovi. Alcunipurtroppo persi, ma mai dimenticati. Tantisono diventati accademici per la loro grandeattività, altri guida, altri istruttori di roccia emaestri di sci ....... ma quanti amici ho? , nonposso nominarli tutti.

Sono passati 54 anni da allora e ancora cifrequentiamo pur diversificando le attività:settimane scialpinistiche, giri ciclistici,trekking..

È una vera fortuna!

Forse sono stato troppo sintetico nella miabiografia alpinistica, ma sono grato aJeff per questa bella iniziativa, che ci hapermesso fare un tuffo nel passato,ricordando episodi anche romantici, comesalire in montagna col plenilunio per vederesorgere il sole mentre tramonta la luna (Etnae altre cime) e leggendo le note degli amicirivivere fatti ameni e sentirci ancora giovani!Senza cadere nella retorica spero che il miomodesto contributo come “istruttore dellaScuola SEM abbia giovato ad altri ad amaree rispettare la montagna. Grazie!

Milano gennaio 2008

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20.9.1959 - Rif.Brentei -Campanile Alto Spigolo Ovest26.9.1959 - Rif. Zappa - SaltiniPizzo Biancooltre a quelle in Grigna.

Molti allievi sono diventatiottimi alpinisti (Ferrè, Bianchi,Ferrari, Brambilla) e con lorofarò in seguito belle salite.L'esperienza scuola finisce perdissapori col Lucchini.

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1958 - P.ta Groeber (arch. Angelo Pavesi)

1959 P.ta Milano

(arch. AngeloPavesi)

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compenso la discesa dai Bivacchi Oggioni eTaveggia dopo una fitta nevicata e con ilmaltempo, penso che gli allievi di allora se laricordino ancora adesso.

Torniamo ai Corsi di Roccia primaverili.Si andava generalmente in Grignetta e disovente ci si incontrava con altre Scuole, piùfrequentemente con la Parravicini del CAIMilano diretta dal valente alpinista TinoAlbani. Detto tra parentesi, io e FerrariErnesto soffiammo alla cordata Albani Frisia,un estate, precedendoli, prima una rararipetizione della Cresta Est del Pizzo Ventinae poi dello Spigolo S. E. del Pizzo d'Argentnel Gruppo del Bernina, questa era laterza ripetizione, il tutto senza nessunaintenzione, capitò così ma se ne ebbero amale.

Torniamo alla Scuola: non ricordo benel'anno, forse il 1972/73, incontrammo inGrignetta la Scuola della Valle Serianadiretta da quel forte alpinista che fu CarloNembrini, ci conoscevamo già per essercitrovati varie volte , specialmente in inverno,in Presolana. Il caso volle che la domenicaseguente ci trovammo ai Piani di Bobbio conla Scuola Bergamasca. Saliti tutti alloZuccone Campelli per varie vie i lpomeriggio, al rif. Ratti, capitai ad un tavolocon Nembrini. Parlammo delle Scuole e deiloro problemi e ci trovammo d'accordo, mal'idea la coltivavo da tempo dentro di me,che alle Scuole veniva gente che noiportavamo ad arrampicare ma chedella Montagna non sapevano niente esoprattutto non sapevano nemmenocamminare. Per loro era un impatto troppoduro e tanti sparivano dalla circolazione.Fummo concordi sul fatto che sarebbe statoutile un Corso da tenere prima dei Corsi diRoccia si da avvicinare in un modo menoviolento la gente alla Montagna.

Poi andai ad abitare fuori Milano e midiventò sempre più difficile frequentarela SEM con regolarità come negli anniprecedenti. Però avevo un progetto dainiziare e portare a termine, era il problema

di cui avevo parlato con Nembrini, il qualepurtroppo nel frattempo morì in SudAmerica nel tentativo di soccorrere unalpinista incidentato, forse facente parte diuna spedizione francese.

Allora parlai del mio progetto in seno allaScuola, apriti o cielo! Lotte tremende con gliamici Istruttori, ore piccole, ..... corsi di serie"A" e di serie "B"! Alcuni nicchiavano,altri erano decisamente contrari e quiBertolaccini e Ferré ne sanno qualcosa. Ioero sempre ostinato sulla mia idea ma laScuola sempre contraria. Volevo realizzarequesto Corso in tutti i modi. Ne parlaicon l'allora presidente della SEM NinoAcquistapace il quale mi disse chiaro etondo che se volevo fare questo Corso lofacessi pure, ma la SEM non mi avrebbe nèaiutato nè appoggiato in nessun modo.

Lo organizzai appoggiato da RobertoFiorentini, Angelo Galbiati, ex Istruttore aitempi di Lucchini, Sergio Franzetti, RomanoGrassi, Sansone Zuccolotto, Franco Bozzini -validissima persona che poi divennePresidente della SEM - e altri di cui nonricordo il nome. Naturalmente io facevoparte ancora della Scuola come Istruttore, miassunsi tutte le responsabilità. Comeorganico ci battezzammo "Accompagnatori".Nessuno ci aiutò, facemmo tutto da soli equando ci fu d'acquistare delle corde lofacemmo a nostre spese.

Tutto venne ben organizzato e nellaprimavera del 1975 inaugurammo il 1°Corso di Introduzione all'Alpinismo. (Nonvorrei essere presuntuoso, non ho alcunadocumentazione, ma forse fu il primo corsodel genere in tutta Italia, perché poividi che altre Scuole lo inserirono nei loroprogrammi.) La prima uscita la facemmo ai Corni diCanzo, poi lezioni teoriche e uscite a finesettimana. Mi ricordo che l'uscita cheottenne maggior successo tra gli Allievi, fu latraversata del Grignone pernottando al rif.Tedeschi al Pialeral - gestito in modostupendo dall'indimenticabile Antonietta

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Penso che per dare il mio contributo allastoria della Scuola di Alpinismo "Silvio Saglio"sia giocoforza presentarmi e parlarebrevemente di me stesso.

Come alpinista mi sono sempre consideratomediocre, tanto per intenderci, il mioalpinismo era rivolto più alla Cresta Signalpiuttosto che alla Nord dei Lyskamm, alloSpigolo del Crozzon di Brenta non alla Viadelle Guide.

Ho sempre mirato a gruppi di montagnesolitarie e secondarie, come le OrobieValtellinesi, il Gruppo Scalino, Painale esimili . Montagne quasi sconosciutenegli anni 50/60 ma per me ricche disoddisfazioni. Trovavi solo pastori, alpinistimai, si dormiva negli alpeggi fuori dalmondo, la sera attorno al fuoco a parlarecon i pastori e poi a nanna sul fieno; ilmattino si saliva qualche cima negletta percreste di pessima roccia o per canali nevosi.Certamente non mancavo di salire anchequalche montagna per vie belle eremunerative. Questo modo di andare permonti arricchì il mio bagaglio e mi feceoltremodo esperto.

Fu nel lontano 1964 che Sergio Lucchini,subentrato a Luciano Tenderini alladirezione della Scuola, mi propose di entrarenell'organico della Scuola stessa. Accettaicon entusiasmo. Ritengo che Lucchini nonmi volle alla Scuola per le mie capacitàarrampicatorie e nemmeno per il miocurriculum alpinistico che era ben modesto,ma bensì come alpinista esperto e di buonsenso, requisiti questi che avrebbero dato illoro contributo alla Scuola che non fossesolamente l'arrampicare. Incominciai comecapo cordata, aiuto istruttore, istruttore.

Per un pò regnò l'armonia, eravamoabbastanza amici, si andava in montagnaassieme, tutto filava liscio e gli allievi netraevano beneficio. Ma Lucchini eraLucchini, le sue maniere e il suo operato

erano un pò dittatoriali sia verso gli istruttoried in maggior misura verso gli allievi. Perciòsenza voler togliere nulla alle capacità e aimeriti di Lucchini, cominciammo un pò tuttia contestarlo. Qualcuno se ne andò in malomodo, altri, me compreso, chi prima chi poi,dettero le dimissioni. La Scuola si sfasciò eper un paio di anni, se non ricordo male,non si tenne nessun corso. Un pò delusonon frequentai più nemmeno la SEM conassiduità.

Poi, un bel giorno arriva Ferré, con il quale,sebbene in cordate separate, avevo fattodelle ascensioni, mi propose di tornare allaScuola di cui era diventato Direttore.Accettai. C'era gente nuova, giovane e brava, c'eraBertolaccini, persona validissima, con ilquale entrai subito in sintonia. Si formò unbel gruppo, si lavorò e ci si divertì inarmonia.

Armonia sempre, amiconi anche, ma chelotte, per le divergenze di idee, nelle riunionisettimanali. Che lotte quando si progettò ditenere un Corso di Alta Montagna. Io e forseun paio di altri Istruttori fummo per un Corsoda tenersi nelle Alpi Occidentali, altri, ederano la maggioranza, proponevano ditenerlo in Dolomiti , così potevanoarrampicare. Io non ci stavo. Fu una lottaacerrima, chiamammo a Giudice GuidoDella Torre, a quel tempo responsabile delleScuole di Alpinismo, il quale ritenne, data laposizione geografica di Milano, furono sueparole, opportuno tenere il Corso sullenostre Alpi Centrali che contemplasse anchel'insegnamento della progressione e dellatecnica su neve e ghiaccio.

Con Bertolaccini e altri due o tre Istruttori, dicui non ricordo il nome, diressi per due anniil Corso di Alta Montagna al rif. Porro in ValMalenco. I risultati furono ottimi. Unicorammarico è che in quei due anni non siriuscì a causa del maltempo di salire ilDisgrazia dal versante del Ventina, ma in

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Magenes Lu ig i

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Quando nel 1957 il Dott. Saglio e l'amicoTenderini ci coinvolsero nel progetto dellaScuola di Alpinismo della SEM, ci fuassegnato il compito di accompagnare gliallievi in montagna e di insegnare loro adarrampicare. Noi futuri "aiuto istruttori"avevamo, chi più e chi meno, circa dieci annidi esperienza alle spalle e quindi potevamoassolvere, anche se abusivamente,questa funzione. Ognuno di noi avevaincominciato a frequentare la montagnacon motivi diversi. Il motivo invece che citeneva insieme era unico: andare tutte ledomeniche in montagna. E in montagna ciandiamo ancora adesso in tutte le stagionidell'anno, nonostante la maggior parte dinoi abbia superato i settant'anni. Siamo ungruppo di camminatori, allegri e contenti,consapevoli di cavalcare questa esagerata "fortuna ".

E così nella primavera dell'anno successivo siraccolsero le prime iscrizioni al corso dialpinismo della SEM. La direzione del corsofu affidata a Luciano Tenderini, circondatoda parecchi amici alpinisti trasformatiin aiutanti istruttori. In ordine di importanza,come primo argomento, l ' istruttoreTendermi ritenne necessario evidenziarecome si deve comunicare fra componentidella stessa cordata durante un'arrampicatain roccia.Diceva: dovete comunicare gridando forte echiaro con parole esatte e precise come "Vieni! - Tira! - Bona!" e aggiunse subito perfarsi capire meglio: che non vi venga inmente di dire al vostro compagno di cordata20 metri più sotto- "senti caro, ti spiaceallentare un pochino la corda che devospostarmi ecc. ecc." un romanzo! Gli allievigiù tutti a ridere, avevamo capito ilpragmatismo del Tenderini istruttore e ilmetodo "ruspante" che si sarebbe usatocome insegnamento.Dopo diverse lezioni teoriche circa l'usodelle corde e delle attrezzature, verso la finedi maggio venne organizzata la prima

lezione pratica di arrampicata con meta iPiani dei Resinelli. Ricordo che mentre la"corriera" saliva lungo gli ultimi tornanti cheportano ai Resinelli, Tenderini estrasse unelenco dal quale leggeva i nomi degli allieviaccoppiati agli aiuti istruttori con a fianco ilnome e la via da salire sulle Guglie o suiTorrioni della Grignetta : Magnaghi - Fiorelli- Angelina - Fungo - Campaniletto - Nibbio -Lancia - ecc. ecc.A me sono capitati due ottimi allievi che hoportato per la prima volta sul Fungo. È stata la prima volta anche per me, ottimo ilbattesimo delle discese in corda doppia per idue allievi. Sono seguite successivamentealtre uscite in montagna e alla finedella stagione siamo andati un sabatopomeriggio al Rifugio Zamboni e Zappasopra Macugnaga.Scesi dal pullman ci siamo incamminati versol'alpe Belvedere, il capo (Tenderini) ci haproibito di prendere la seggiovia, intanto iprimi davanti avevano ingranato le marcedell'alta velocità. Secondo me, è stato l'unicoepisodio di "bullismo" di tutto il periodo dellascuola.Non ricordo quanto tempo abbiamoimpiegato, ma sicuramente è stato fatto intempo eccezionale il percorso Pecetto -Rifugio Zamboni.La sera, dopo cena, fiumi di vino e cantate,anche a squarcia gola. Il mattino dopoabbiamo salito la punta Groeber seguendoun itinerario sconosciuto anche alla guida.Gli allievi si sono comportati tutti molto benecon l'uso della piccozza e dei ramponi masoprattutto sono rimasti incantati dalmaestoso scenario che offre il Monte Rosaalla base della Cresta Signal.La scuola ha preparato un gruppo di giovania diventare alpinisti, i primi di un lungoperiodo durante il quale sono usciti giovani"alpinisticamente" veramente bravi.

Ora qui cerco di narrare come sessant'annifa ebbe inizio il percorso alpinistico che miha consentito di andare in montagna per

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Luc iano Maiet t i

. . . . . . . . C O M E E R A V A M O C I N Q U A N T ' A N N I F A . . . . . . . .

Pensa - salendo il Grignone e scendendo alCainallo.L'iniziativa ottenne grande successo e portòmolta gente nuova in Sezione, soprattuttogiovani. Diversi di loro diventarono ottimialpinisti. Nei due anni che ne fui Direttore,finito il Corso, non lasciammo mai soli gliAllievi e cercammo di organizzare gite esalite con loro. Poi la lontananza, il lavoro, lafamiglia e i figli non mi permisero più di dareil mio tempo alla SEM. Feci ancora due gitecon gli amici degli anni passati, la vianormale alla Waismiss e la traversata deiLyskamm, saliti per la Cresta Sella, in cordatacon la simpatica Wanda.

Vorrei elencare anche alcune saliteeffettuate negli anni 75/76. Alcunerealizzate nell 'ambito del Corso diIntroduzione all’Alpinsimo ed altre fatte congli Allievi dopo il corso stesso:

InvernaliCanalone Porta, Canale Comera, CanaleSEM allo Zuccone Campelli, Pizzo Caminoattrezzando il Canale da cima a fondo,Traversata Alta, Monte Legnone.

EstiveGran Paradiso, Ligoncio, Punta Gniffetti,Punta Grober, Cresta Sud della PiramideVincent, Cresta Battisti al Pizzo Bianco,Cresta di Carisei al Monte Mars, Pizzo Sella alBernina, Normale e Parete N. O. al PizzoCassandra, via Marini-Praolini al TorrionePorro, Traversata delle Tredici Cime,Normale Francese al Monte Bianco, CrestaSud al Pizzo Zupò con traversata per Crestaai Bellavista fino al Pizzo Palù Occidentale.Ascensioni con Ernesto Ferrari ed altri già dalui citate.

Carvico gennaio 2008

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Parecchie volte tornavamo senza saperebene dove eravamo stati perché il tempo eraquasi sempre brutto.A settembre, di ritorno dal Disgrazia,incominciammo ad arrampicare perdavvero: Segantini, Angelina, ecc, ecc.Nell'inverno che segue incominciamo anchel'avventura con gli sci. A Milano da Piazza Castello e da PiazzaReale partono i primi pullman di sciatoridella domenica.I pionieri di questa iniziativa erano per lo piùi Dopolavoro Aziendali, l'APE e lo SciQuarantotto. Erano viaggi lunghissimi, si partiva allecinque del mattino e si tornava dopomezzanotte. Nella primavera 1949 continuiamo afrequentare la Grigna e programmiamo perle ferie il nostro primo 4000.Infatti in agosto saliamo in vetta al Bernina;ormai consapevoli delle nostre possibilità,percorriamo abbastanza speditamente lafamosa affilata cresta di ghiaccio checonduce alla vetta.In discesa ci coglie una violenta tempesta dineve, a fatica raggiungiamo la CapannaMarco e Rosa,dove restiamo bloccati dallatormenta per due lunghi giorni, insieme anumerosi altri alpinisti.Già alla fine del primo giorno non c'era piùniente da mangiare per nessuno. Tuttiavevano mangiato tutto, compreso lemodeste scorte che il custode teneva diriserva.Ci rimaneva solo da cucinare un vecchiopaio di scarponi, come nel film di Chaplin: Lafebbre dell'oro.Al terzo giorno, con le condizioniatmosferiche ancora pessime, solo noi, spintidalla fame abbiamo affrontato la discesaverso il Rif. Marinelli, dove siamo arrivati,dopo cena, grazie ad una schiarita, dopoaver sbagliato direzione più di una volta. In Rifugio ci hanno accolto quasi da eroi, ifamiliari di quelli che sono rimasti alla Marcoe Rosa ci hanno assalito di domande inmerito a quanto stava accadendo lassù nellaCapanna bivacco. A tavola, fra lo stupore dei presenti,

abbiamo sbranato un'enorme quantità dicibo.Più tardi siamo andati a dormire convinti diaver ricevuto il battesimo del brutto tempoin montagna.Incominciano gli anni Cinquanta, continuiamoa frequentare la Grigna risalendo sempre lestesse vie, mai oltre il quarto grado.In agosto partiamo in treno per Pre St Didier.Appena arrivati andiamo dal Parroco achiedere un posto per dormire una notte. Cifa accomodare in un fienile vicino la Chiesa,raccomandandoci, inutilmente, di nonfumare. Sì, perché, in quei tempi, fumavamoquasi tutti come Turchi. Il giorno dopo, in corriera, andiamo fino adEntreves, quindi, su a piedi fino al Rif. Torinovecchio, dove stabiliamo il nostro campobase.Girovaghiamo tutto il circondario percorrendole "piste" che dal Rifugio portano un pòovunque sul Ghiacciaio del Gigante.Un giorno, scendendo dalla Tour Ronde,faccio un volo con pendolo, sul labbro di uncrepaccio, Il nodo della corda di canapa allaquale ero legato, si bagna e si stringe.Arrivati in Rifugio cerco di slegarmi ma nonci riesco, tutti i presenti si prodigano persciogliere il nodo: niente! Vado a dormireancora legato con 20 mt. di corda doppiache pendono giù dal letto. Finalmente ilgiorno dopo, con l'aiuto del sapone mi sfilodall'anello di corda e tutto rientra nellanormalità.Nella zona si stabilisce il bel tempo,decidiamo di salire la vetta del Bianco, perun percorso lungo e faticoso. Partiamo amezzanotte da una capanna di minatorisull'Aiguille du Midì.Andiamo al Col du Midì saliamo quasi incima al Mont Blanc du Tacul e riscendiamofin sotto il Col du Mont Maudit dove ciaspetta un grande crepaccio che superiamocon qualche difficoltà causa la ripidità e laneve fresca.Superiamo il colle e constatiamo che la vettaè ancora parecchio lontana. La giornata èbella, siamo al colle della Brenva e non ciintimidiscono i circa cinquecento metri didislivello che ci separano dalla vetta del

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così tanto tempo, in compagnia di tantistupendi amici con i quali ho condivisoquesta " fortuna ". Abitavo a Porta Romana e la Domenica aMilano ci si annoiava da morire. Una domenica dell'estate del 1946 siamoandati ad accompagnare un amico a Canzo.Nel pomeriggio abbiamo incominciato asalire per prati e boschi, senza sapere doveandare, un violento temporale ha interrottosul più bello la nostra escursione che nonaveva una meta precisa, salivamo e basta.Quando è tornato il sole abbiamo visto,lontano oltre i Corni di Canzo unamontagna luccicante il cui aspetto ci hasubito favorevolmente incuriositi.Scendendo abbiamo chiesto informazioni esaputo che quella luccicante montagna erala Grigna.Durante la settimana, a Milano, ci siamoinformati e organizzati per andare in Grigna. Così la domenica successiva, all'alba siamoandati a piedi da Porta Romana alla StazioneCentrale a prendere il treno e siamo scesi adAbbadia Lariana.Ci avevano detto che per andare sullaGrigna bisognava prendere un sentiero fraAbbadia e Mandello.Noi abbiamo a lungo cercato questosentiero ma non l'abbiamo trovato. Allora cisiamo arrampicati lungo un enorme tubo diferro che era una conduttura d'acqua chealimentava una centrale elettrica.Arrivati alla sommità del tubo abbiamovagato disordinatamente per parecchiotempo, poi abbiamo risalito un lungosentiero e alla fine ci siamo trovati al Rifugio.Rosalba.Era ormai tardo pomeriggio, felici mamassacrati dalla stanchezza, avevamoaumentato di due unità il numero degliamanti della montagna e forse scoperto lapassione per l'alpinismo. Successivamente scoprimmo che per andarein Grigna era meglio salire dalla parte deiPiani dei Resinelli passando per LeccoMalavedo Val Calolden, piuttosto che salireda Mandello . Cos ì ne l l 'Agosto de l 1947 c i s iamoaccampati a 200 mt. dalla Chiesetta ai Piani

dei Resinelli.Abbiamo percorso più volte tutti i sentieriche partono dai Resinelli per scoprire doveportano. Devo premettere che fino a quel momentola nostra ignoranza alpinistica circa latoponomastica e l'attrezzatura era colossale.Se avessimo visto in vetrina, ramponi, chiodie moschettoni, per noi, sarebbero statioggetti privi di nome, per citarli avremmodovuto indicarli con un dito.Quando abbiamo percorso per la primavolta il sentiero della Direttissima e abbiamosuperato il caminetto Pagani, ci siamo sentitimolto diversi dai nostri amici coetaneirimasti a Milano. Dalla Direttissima abbiamo visto per la primavolta gente che arrampicava, siamo rimasticon la bocca aperta meravigliati e increduli avedere una cosa simile. Sotto il Nibbio abbiamo visto da vicinochiodi e moschettoni e come vengonoimpiegati durante la salita. Da quel momento le nostre conversazioniavevano per argomento corde, chiodi emoschettoni. Intanto il tempo passava e del nostrogruppo siamo rimasti solo in due. Arriva la stagione 1948 quasi tutte ledomeniche andiamo ai Resinelli. L'andata eritorno in treno Milano-Lecco costava 60 lire.Saliamo anche di sabato sera e dormiamonei prati vicino al rifugio SEM, perché nonabbiamo i soldi per il pernottamento.Passavamo ore ad osservare, sotto al Nibbio,quelli più grandi di noi, che rampicavano. Quasi di nascosto facciamo i primi tentatividi arrampicata su roccia usiamo la piattinadelle tapparelle al posto della corda persalire il Campaniletto.Prima delle vacanze comperiamo corda,piccozza e ramponi e andiamo a fare le ferieal Rifugio Porro in Val Malenco.Calziamo per la prima volta i ramponi e concautela saliamo il ghiacciaio del Ventina.Andiamo spesso al Passo Cassandra perchéera un percorso da fare con corda piccozzae ramponi.Nei dintorni del Rifugio ci allenavamo ascendere con la corda doppia.

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stata un'esperienza indimenticabile che miha in parte ripagato dal non aver potutoseguire Antonioli a fare la traversatadei Lyskam. Traversata che fortunatamenteavrei fatto parecchi anni più tardi.Un anno dopo mi sono ritrovato al passo delNuovo Waissor insieme a Pavesi e Tenderini,avevamo passato la notte al bivacco delloJagerhorn, che avevamo raggiunto il giornoprima, partendo da Milano in Lambretta,percorrendo, da Macugnaga al Bivacco,ben 2700 m. di dislivello con gli zainipesantissimi. Dovevamo salire la Nordend per la cresta diSanta Caterina ma siamo stati costretti arinunciare perché uno di noi è stato colto damalessere. Peccato! In quegl'anni di spensierata giovinezza,si andava in montagna quasi tutte ledomeniche, Ricordo d'aver salito il Pollucecon Maurizio Gaetani, la Lia Risari e il LivioRatti Ricordo la volta che con Lucchini abbiamosalito la cresta nord del Bernina e che ilcustode della capanna Tschierva del CAS infondo alla Val Roseg. non ci fece entrare inRifugio con la scusa che non c'erano piùposti per dormire. Abbiamo atteso l'alba,seduti per terra, fuori dal Rifugio, poi cisiamo incamminati, infreddoliti, verso latemuta Furca Prievlusa .Tornati a Milano abbiamo saputo, da amicidel Fiordiroccia, che anche a loro eraaccaduto la stessa avventura - il custode delrifugio Svizzero - era un balordo che nongradiva ospitare alpinisti Italiani.A quei tempi si lavorava normalmente fino amezzogiorno di sabato. Quindi le salite siprogrammavano con partenza da Milano ilsabato pomeriggio. Così, in un caldo e afososabato di luglio con l'amico Ratti siamopartiti in Lambretta per Gressoney la Trinité.Da lì siamo saliti fino alla capannaMargherita in vetta al Monte Rosa; quindisiamo rientrati a Milano la sera di domenica.E' stata una giornata faticosa.Al Campanil Basso abbiamo fatto unacordata di quattro fondisti con in testaGuido Bonali, si perche d'inverno, con gli scida fondo parecchi di noi , facevamo per lo

Sci Sem, quasi tutte le gare organizzate dallaFISI a livello provinciale, e anche gareinternazionali come: Marcialonga, Pustertaler,Ski Marathon, etc, etc . A quell'epoca lo Sci Sem organizzava laCoppa Pisati staffetta 3x10 km. Gara di scinordico che richiamava numerosissimipartecipanti.In primavera facevamo sci alpinismo moltoimpegnativo. Siamo saliti alla capannaMargherita partendo da l'Alpe Gabiet, conpesanti sci di legno e con le pelli di focalegate con il filo di ferro.Abbiamo salito il Castore dal rifugioTeodulo, il Pizzo Palù dalla capanna Boval ,abbiamo salito, sempre con gli sci,parecchi "4000" Svizzeri partendo dallaBritanniahutte. Pavesi e Magenes sonoarrivati fino in vetta al Monte Bianco. C'è stata una volta che abbiamo organizzatoper la SEM la traversata Gressoney-Cerviniaattraverso il colle del Lys con discesa lungo ilGrenzgletscher in cordate da due o tresciatori. Eravamo circa in 50, la maggiorparte sciava da dilettanti allo sbaraglio,praticando la tecnica dello "spazzaneve". Abbiamo cenato e dormito alla Monterosahuttebevendo solo acqua di neve sciolta. Quasitutti si sono addormentati sognando unbicchiere di vino. Il giorno dopo abbiamorisalito, con le pelli, il Teodulgletscher eraggiunto il pullman della Sem che ciaspettava a Cervinia.Probabilmente si è trattato della piùnumerosa gita Scialpinistica sociale, finoraorganizzata dalla Sem, tenuto conto delledifficoltà del percorso: Audaci.Ovviamente, partecipavamo anche adavventurosi Rally scialpinistici che andavanodi moda a quei tempi. Alcuni di noi partecipavano nelle vestidi atleti concorrenti, altri in qualità diaccompagnatori-portatori.Da ricordare il Rally Italo Francese in Vald'Iser nel 1958 per gli innumerevoli episodiaccaduti che determinarono situazioniindimenticabili che ancora oggi ricordiamocon nostalgia. Pure indimenticabile, per motivi diversi, ilRally del 1° Maggio1961 nel gruppo del

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Bianco. Arriviamo in cima naturalmente stanchi,non abbiamo incontrato altre cordate,eravamo soli a goderci un panoramainfinito, al sole e senza vento. Io avevo 18 anni e il mio compagno dicordata, Angelo Manzotti, ne aveva circa 20.Per quei tempi, eravamo forse, la cordata piùgiovane che, da sola, ha raggiunto la vettadel Bianco lungo il percorso: Rif . Torino - Coldu Midì . Comunque il nostro piccolo "primato" èdurato poco perché, solo tre anni dopo,ossia nel 1953 Alvise Gaiotto e UmbertoBocchiola che insieme, fanno una cordata di3 anni più giovane della nostra, salgonoanche loro il Bianco per questo duropercorso, dando inizio, tra l'altro, ad unaeccezionale carriera alpinistica. Dalla vetta, prima o poi, bisognaincominciare a scendere, cosa che abbiamofatto anche noi, con una cauta andaturaperché non avevamo le ghette. Nel pomeriggio, come al solito in altamontagna, i l tempo si è guastato;nonostante seguissimo nella nebbia, unapista battuta, non eravamo tranquilli. Scendendo dal Col du Gros Rognonincrociamo, finalmente, il grande pistoneche porta al Rif. Torino.A quel punto, esausti, ci siamo accasciatisulla neve; ormai ci sentivamo al sicuro.Dopo un po' di tempo trascorso sdraiati eimmobili ai margini della pista, veniamoraggiunti da un alpinista che, in francese, cichiese preoccupato, se avessimo bisogno diaiuto. Ci siamo subito rialzati e con il nostro migliorsorriso lo abbiamo ringraziato per lapremura che ci ha riservato e che avremmoproseguito subito verso il Rif. Torino, doveinfatti, siamo arrivati che era quasi buio. La sera stessa, in rifugio, abbiamo ritrovatol'alpinista francese che ci voleva "soccorrere"era una Guida di Chamonix e precisamenteil famoso Gaston Rebuffat che pochi mesiprima, maggio 1950, aveva partecipato conuna spedizione francese alla conquista dellaAnnapurna, primo 8000 Himalaiano nellastoria dell'alpinismo.

In quei giorni, era Agosto 1950, èavvenuto un memorabile incontro, abbiamoconosciuto un socio della SEM: AldoAntonioli, una figura forte e originale,alpinista preparato e competente. Il giornoprima era "volato" insieme alla Guida EliseoCroux mentre cercavano di superare il saltoterminale all'uscita della via Moore sulghiacciaio della Brenva. Erano scivolati peroltre un centinaio di metri gli è andata bene,vivi per miracolo.Antonioli era un esperto conoscitore delleAlpi occidentali, più avanti avrebbe salito viedifficili come la cresta di Peuterey, la Kuffneral Mont Maudit, l'Albertini alla DentD'Herens, salirà il Cervino perla cresta diFurggen. L'aver conosciuto Antonioli è stata unaoccasione fortunata per la mia "carriera"alpinistica. A Milano mi introdusse subito inSEM dandomi l'opportunità di fare tanteimportanti amicizie. Con lui e con altri amici della SEM, abbiamosalito la cresta Signal alla Gnifetti, c'eraanche Giovanni Megna, quello che portavain sede un grosso cane puzzolente. Con lui ho salito la Doufur per la parete est,dietro di noi c'erano anche Lino Pasi e ErmesTommasi. Con lui ho salito la Parrot per lo sperone sudest via degli Italiani, c'era anche EmilioAmosso che aveva già effettuato conOliviero Elli la prima salita invernale dellaparete est del Monte Rosa.Con lui ho salito la Grober per la cresta sudest ( cresta di Flua ) partendo da Alagna,abbiamo affrontato, impreparati, un bivacco acirca 3000 mt. dove abbiamo patito tuttanotte un freddo tremendo. Con lui ho salito la parete est della Nordendper la via Brioschi con arrivo allaMonterosahutte. Il giorno dopo, Antonioli eOberto hanno fatto la traversata dei Lyskamscendendo al rifugio Quintino Sella. Ioinvece, da solo, ho risalito il Gornergletscherfino al passo del Nuovo Weisshorn e poi giùfino a Macugnaga .Camminare tutto il giorno in solitudine, inun ambiente, alpinisticamente stupendo,circondato da tanti famosi "quattromila" è

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segno evidente che non avevano capito unasola parola della nostra lingua. Meglio così,giù tutti a ridere. Avevamo rischiato unincidente di frontiera e evitato l'interventodella Farnesina. Un giorno in località Entrèves, io eTenderini, incontriamo casualmente l'Avv.Romano, allora vicepresidente, della SEM, ciha fatto una gran festa e ci ha invitati apranzo per il giorno dopo. nella sua casa diCourmayeur, dove con la moglie, ci haricevuto rifacendoci una festosa accoglienza.Ci hanno dato da mangiare un sacco di ciboe noi ne abbiamo approfittato da veriaffamati. La fine di queste vacanze eradominata dal brutto tempo. Le ferie eranoquasi terminate e ci stavamo preparando arientrare a Milano. Il giorno prima di partire Tenderini mi chiesedi fermarmi ancora una settimana. Sperava in un miglioramento del tempo,voleva salire il Bianco per la via dellaSentinella. Accettai volentieri. Nel campeggio eravamo rimasti solo noidue, costretti sotto la tenda e sotto lapioggia per tutta la settimana a leggere erileggere sulla Guida Vallot il percorso e ledifficoltà della salita che avremmo dovutoaffrontare. Ogni tanto Tenderini andava nelle cucinedel GAM e tornava con una pentola di ali ecolli di gallina lessate che si faceva regalaredalla cuoca.Fu proprio al GAM che alla fine di quellapiovosa settimana incontrammo GuidoRossa, forte alpinista veneto che circavent'anni dopo, quando era sindacalista

all'Ansaldo di Genova, veniva, incredibilmente,assassinato dalle Brigate Rosse. A Genovahanno eretto una statua che lo ricorda. Planpincieux serviva in agosto anchecome luogo di incontri. Parecchi amicialpinisti venivano a farci visita. Il nostroaccampamento era di moda e faceva"tendenza ". Purtroppo, nell'agosto del 1961 una cordatadi tre nostri carissimi amici: Lazzarini Bianchie De Capitani non ha fatto più ritorno alcampo base.Erano partiti per fare la parete nord delMonte Greuvetta, che si raggiunge dal Rif.Dalmazzi in fondo alla Val Ferret.Una bella salita, lunga 800 mt. Difficile masenza pericoli, così scrive Buscaini nella suaguida del Monte Bianco. Non ce la fanno, precipitano quando eranoquasi giunti in vetta. Una tragedia tremendache segnerà anche la fine del nostrocampeggio. Termino qui questa raccolta di episodi e diavvenimenti, alcuni narrati nei dettagli, altrinarrati velocemente e a spanne, conl'intento però, di fornire una fotografia,ovviamente un po' ingiallita dai 50 anni chesono felicemente trascorsi. Fotografia di " come eravamo " noi giovanialpinisti Semini che abbiamo avuto lafortuna di essere stati i primi - aiuto Istruttori- nell'anno della costituzione della Scuola diAlpinismo della SEM.

Chiedo scusa per eventuali imprecisioni.

Arese Maggio 2008

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Cevedale dove io e Savare, mentrebattevamo la pista, che dal rifugio 5°Alpiniva al rifugio Pizzini, siamo rimasti travolti etrascinati da una valanga che si è staccatadal colle delle Miniere.Ce la siamo cavata solo con un terrificantespavento e la mia spalla fuori posto, ci èandata bene perché non avevamo gli sci aipiedi. Le Guide ci hanno soccorso eaccompagnato ai Forni, dove un premurosoGiorgio Fiorini mi ha portato fino a Milano.Esaurite le attività intorno la neve siricominciava a frequentare i soliti rifugi: Sem,Gianetti, Allievi, ecc, fuori dai quali, ormai, gliorizzonti erano fin troppo conosciuti.Sentivamo la necessità di cambiare,cercavamo un palcoscenico più grandedove si sarebbe potuto migliorare le nostreesperienze alpinistiche e soddisfare ilbisogno di novità.Così, nell'agosto 1957 ci siamo "inventati" uncampeggio ai piedi del Monte Bianco, cheper circa 5 anni ha funzionato da luogo diincontro estivo di quasi tutta l'attivitàalpinistica di noi, giovani di Milano e dellaSEMSiamo partiti da Milano in Lambretta perandare a cercare sul luogo il posto giustoper piantare le tende. Strada facendo cisiamo fermati ad Aosta per salutare l'amicoBocchiola "prigioniero" nella caserma dovefrequentava la Scuola Militare Alpina .Quando siamo ripartiti ci ha salutato coninvidia. Arrivati sul posto e dopo laboriose ispezioni,sciegliemmo l'inizio di un bosco in Val Ferretlocalità Planpincieux poco lontanidall'accantonamento del GAM e da unnegozio di commestibili, che non ci ha maifatto mancare il pane fresco e i fiaschi diChianti. Ci sistemammo ai margini di una mulattieracarrozzabile che ci permetteva diraggiungere l 'accampamento con leLambrette. Eravamo sotto due enormi abeti,che ci riparavano dal sole e dall'acqua,vicino ad un minuscolo ruscello che,qualche volta, durante la notte, gelava,lasciandoci momentaneamente nel panico.Questo ruscello per noi era tutto. Il mattino

era il lavabo, durante il giorno fungeva dalavandino e da lavabiancheria, la sera dalavastoviglie, da lavapiedi e da bidet. Più che un campeggio era un accampamentoinadatto ai borghesi, la funzione piùimportante era da fungere da campo base, eda campo base fungeva.La sera dopocena, intorno al fuoco, oltreche cantare, formavamo gli accoppiamentiche costituivano le cordate del giornodopo.Non è che dal campo base, tutti igiorni partissero cordate in grado ditracciare nuove vie o ripetere quelle ormaifamose, no, niente di tutto questo. C'era soloun andirivieni di attività, un su e giù cheandava dall'arrampicata vera e propria, allasalita divertente e basta. Così, nello stesso giorno, vedevi partire,tanto per fare un esempio, Tenderini ePavesi per fare la cresta dell'Hirondelles alleJorasses, e Maietti, Amosso e MirellaTenderini per fare semplicemente la TourRonde.Il bello e il brutto tempo si alternavano,dividendosi il predominio in parti uguali.Per dare un'idea di come ci organizzavamoquando c'era una bella giornata di soleprendo a ricordo quella volta che, abbiamomesso insieme cinque o sei cordate e conTenderini in testa ci siamo arrampicati sulDente del Gigante, ridendo e scherzandocome sempre. La bella giornata aveva attirato altre cordatesul Dente, alcune delle quali si sono poi,rivelate impacciate e maldestre per la loroesagerata lentezza nel calarsi con le doppie. Così quando è venuto il nostro momento discendere abbiamo trovato degli ingorghicostringendoci a delle estenuanti fermatead ogni inizio delle doppie. Ad un certo punto Tenderini ha persocomprensibilmente la pazienza, ed haincominciato ad inveire contro questiimpacciati alpinisti francesi, lasciandosiscappare qualche aggettivo irriguardosoanche all'indirizzo del loro capo di Stato.Quando, alla gengiva del Dente, li abbiamoraggiunti e superati, temevamo una lororeazione in risposta ai nostri insulti, invece, cihanno salutato con un cordiale sorriso,

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vorticosamente fino a confondersi inun'informe striscia colorata. Parete, bosco,valle, ancora parete, bosco, valle. Dal basso sento una voce che grida: "Allarga le gambe!". Ci provo, assumendouna strana posizione ginecologica. Mafunziona e dopo un po' la giostra si arresta ela visione si stabilizza. Ora posso guardare in alto. La cordasparisce vibrando oltre il bordo del grottonenerastro a cui mi trovo appeso: mi sento unalampada nel mezzo del catino di un'abside.In basso scorgo i puntini colorati dei mieicompagni appollaiati sulla sosta. Sono ametà calata. Soprattutto sulla spalla la strettadella corda si è fatta dolorosa e per giorni miporterò addosso una riga rossastra.

Questo ricordo di iniziazione all'alpinismo,che apre “Rocce. Dal Borneo alle Lofoten,dalle Alpi al Sahara. Avventure di uomini inscalata”, uscito nel 2004 da Mondadori, siriferisce agli anni della mia frequentazionedella scuola "Silvio Saglio". Doveva essere il1968 o più probabilmente il 1969. La letturadelle Mie montagne di Walter Bonatti avevacambiato la mia vita. L'allarme dei mieigenitori per qualche temeraria puntata inGrigna li indusse a iscrivermi a quel corso ecosì mi ritrovai a frequentare le stanzettesopra la Galleria Vittorio Emanuele, dovesarei tornato molti anni più tardi per tenerele lezioni di storia dell'alpinismo.Fu un impatto duro con il popolo dellamontagna. Direttore della scuola era alloraun tale Sergio Lucchini, certamente unbrav'uomo, ma dai modi un po' rudementemilitareschi. Lo stile della sua didatticarichiamava la caserma e a noi cheprovenivamo dalle piazze incendiate dalSessantotto tutto ciò che sapesse anchelontanamente di militare procuravaun'insofferenza epidermica. Forse era ilnostro stesso atteggiamento di enfantsgâtés a irritare il brav'uomo, sta di fatto chesoprattutto le uscite erano costellate diepisodi sgradevoli, in cui l'inesperienza degliallievi, invece di essere soccorsa, diventavamotivo di divertimento per gli istruttori,anche se fortunatamente non per tutti:

penso a Ferré, a Tormene, al vecchioAcquistapace. Erano tempi di tazebao, di manifesti, diappelli e di denunce appassionate e cosìinsieme a un amico, Claudio Cima, che per dipiù aveva dovuto subire l'onta dellabocciatura, decidemmo di rendere pubblicala nostra esecrazione. Fu così che nacquel'articolo Contro certi ambienti alpinistici,apparso sul n. 14 del gennaio-febbraio 1970di Rassegna Alpina, la rivista di cui di lì aqualche anno sarei diventato direttoree che ancora recentemente in un librosul Sessantotto e la montagna è stataricordata come una delle pionieristicheesperienze di svecchiamento della culturadelle vette.Quelle fitte colonne di testo, che seguivanonell'impaginazione un articolo su Unalpinismo possibile di Bepi Pellegrinon,suscitarono infinite polemiche. Forseavevamo toccato un nervo scoperto. Maoggi mi appaiono patetiche come unavecchia istantanea in bianco e nero.Vedermi ingenuamente avvinto a quellaprosa stentata e a quella fragile idea dellavita, mi ha dato una stretta al cuore. Maforse più patetico mi appare il mondo che siintravvede attraverso le mie righe, forseun'ultima sopravvivenza di quell'alpinismooperaio e popolare che aveva segnato lastagione fra le due guerre e gli anniCinquanta. La montagna come durezza,l'autoritarismo e il nonnismo, lo schiamazzo,le angherie, gli scherzi grevi (un cascoriempito di urina), il vino, i discorsimaschilisti, il disprezzo di tutto ciò chesapesse di colto e raffinato: ecco cosaregistrava lo scandalizzato diciottenne del1969, che si era affacciato alla montagnacon gli occhi colmi dei grandi spazi rivelatiall'Italietta democristiana dai reportages diWalter Bonatti su Epoca. Allora non lo sapevo, ma la mia era unabattaglia di retroguardia. Tutto sarebbestato travolto in un breve giro d'anni dallamodernizzazione, che si stava incaricando didiffondere comportamenti più laici. Insiemeal protervo istruttore, sarebbero spariti iltreno delle 5.45 per Lecco, l'autostop ai

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"Dài, non aver paura, lasciati andare. Tantola corda ti frena".Afferrandomi al cordino della sosta, misporgo nel vuoto per esplorare quello chemi aspetta. La parete precipita verticale percinque-sei metri. Poi sparisce incurvandosi inun gigantesco strapiombo. Senza piùappoggio, le due corde oscillano estraneenell'aria. Osservo i colori familiari della calzaesterna di nylon rosso e blu che pendono inquel repulsivo, aereo niente, proiettatiin una distanza irraggiungibile rispetto allospuntone di calcare al quale si afferra il miocorpo terrorizzato. Anche le punte deglialberi appaiono lontanissime, sotto i piedi.Le vedo incurvarsi mollemente alla brezzadel pomeriggio che sale con lunghi brivididalla valle."Tira fuori 'sto culo e va' giù" taglia cortol'istruttore. "Alla fine è poi solo una doppia,santa Madonna!". "Ma che doppia!" mormoro tra me e me,gettando una nuova occhiata nel pozzoprofondissimo su cui sono in bilico. Lostomaco si contorce in un nodo, ho lemani tutte sudate e il vuoto dietro allespalle mi dà la nausea. Ma i modicaporaleschi dell'istruttore hanno ferito ilmio orgoglio. Prendo a indietreggiare versol'abisso lasciando scorrere la corda diqualche centimetro e accompagnando conla mano sinistra il bel nodo simmetrico delPrussik di sicurezza. Guardo in su perscacciare almeno dalla vista l'immagine diquel precipizio, al quale non ce la faccioproprio ad abbandonarmi. Mi colpiscono lenuvole. Sono altissime e bianche e corronosilenziose come goffe navi alla derivanell'azzurro del cielo. C'è una pace infinita inquesto angolo di Grigna e la tromba di unacorriera che sale dalla strada della CostaAdorna porta un suono di spensierate gitein comitiva."Su, fioeu, dài, descioless una bella voelta!(Su, ragazzo, dài, sbrigati una buona volta!)"."Ora!" mi dico e parto. Le spalle sono giàfuori. Sento il vento che mi asciuga il sudore

e mi scompiglia i capelli. La stretta dellacorda intorno al torace mi avverte che stocaricandola. Una serie di passettini a ritrosoe il corpo affonda nel vuoto. La discesa ècominciata."Sei partito, su che vai bene" faccio intempo a sentire prima che, deformatadalla prospettiva, la faccia congestionatadell'istruttore sparisca risucchiata in altodietro la roccia cui ero abbarbicato. Provouno strano intenerimento verso quel mestesso che spenzola terrorizzato da una funee, chissà perché, mi chiedo cosa direbbero imiei genitori se mi vedessero appesoquassù. Gli scarponi puntati contro la pareteaccompagnano questo strano cammino,metà da gambero e metà da ragno. Ilcalcare è grigio e tagliente, qualche ciuffod'erba spunta qua e là da un buco. Pensoallo strano destino di questi steli spuntatiproprio qui sull'orlo dell'abisso. Ma losfregamento della corda sul collo mi riportabruscamente alla realtà. I discensori nonsono ancora stati inventati e la doppia si fapassando le corde direttamente sul corpo:sotto la gamba, sulla spalla opposta, dietrola schiena. I cotoni leggerissimi e i gore-texdi oggi si lacererebbero in una sola calata.Ma quelli erano anni di maglioni infeltriti, digiacche di tela grezza, di pesanti stoffemilitari: fustagni, covercoat, velluti a costegrosse. Tutti i miei settanta chili sonoconsegnati a questi attriti e il serpente dicalore che scorre intorno al corpo mi avverteche la discesa sta proseguendo.Ecco ci sono: ora comincia lo strapiombo. Laroccia cambia colore e lunghe colate nerestriano la parete. I piedi toccano ormai solocon le punte. Poi, senza più appoggio,annaspano nel vuoto. Prima piano, quindivelocemente, il mio corpo comincia aruotare come una goffa trottola. Lasensazione che provo è la stessa di quando,bambino, al luna park, credevo di essere io astare fermo, mentre la folla assiepata inattesa del turno e le luci della fiera giravano

Franco Brev in i

....... UNA RUDE INIZIAZIONE .......

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Mi è stato chiesto di dare il mio contributo ditestimonianza sulla scuola di arrampicatadella SEM ma mi è difficile adesso, acinquant'anni di distanza, mettere a fuocol'unico corso da me frequentato perché loconfondo con tutti quegli anni che sonostati il prologo al mezzo secolo successivovissuto interamente in montagna dove miostino ancora ad abitare, dove rimarròfinché avrò respiro. Cerco di ricordare e miperdonerete se farò un po' di confusionecon i tempi e con le persone. Per fortuna altriamici della SEM più precisi di me scriverannocose più puntuali. Fate riferimento a loro perfavore, non a me; io vi offro soltanto qualcheflash, e forse è meglio così, altrimenti nonfarei che ripetere quello che hanno giàscritto gli altri.Ho telefonato a mia sorella Rosella: c'eraanche lei a quel corso, ci eravamo iscritteinsieme. Io frequentavo la SEM già dapiù di un anno - lei era appena tornatadall'Inghilterra. Le avevo raccontato dellemie arrampicate sulle guglie della Grigna,l'avevo portata al rifugio SEM Cavalletti,campo base per tutte le ascensioni, e si eraentusiasmata anche lei. Iscriviamoci allascuola di roccia! E perché no?Le ho telefonato dunque per mettere a fuocoun po' di nomi e un po' di date. Accidenti,anche lei ha ricordi confusi. Non è cheabbiamo cancellato dalla nostra memoriaquel corso ma confondiamo le uscite dellascuola con le molte altre escursioni e saliteche abbiamo fatto in quegli anni con lestesse persone - o con altre, ma adesso èdifficile dire chi era chi: allievo o istruttoreo qualcuno che non c'entrava con la scuoladi arrampicata ma era uno degli amici con iquali si andava in montagna in quegli anni."Telefono al Fabio" ha detto Rosella, "lui disicuro si ricorda tutto". Il Fabio è FabioMasciadri, che era uno degli istruttoriquell'anno e ci ha tenuto anche le lezionisulla storia dell'alpinismo, in sede a Milano.Ricordo i suoi commenti sui vari personaggi,e in particolare uno su Riccardo Cassin, che

considerava il più grande alpinista vivente. Eche fosse ancora vivente, diceva, costituivauno dei suoi maggiori meriti… Questocinquant'anni fa. Che dire di Cassin adessoche compie cento anni dopo averecontinuato la sua attività alpinistica fino allaripetizione della Nord-Est del Badile per bendue volte a quasi ottant'anni? E' vero anchequello che dice sempre il buon Riccardo,divenuto nel frattempo "vicino di casa"e amico di famiglia: in montagnacontano molte qualità, ma ci vuole ancheun po' di fortuna. Certamente ci vuolefortuna, e lui ha avuto tutta quella che simeritava.Allora. Rosella ha telefonato al Fabio, ma luiha fatto l'istruttore per tre anni di seguito enon ricorda chi faceva che cosa e in qualeanno. Bisogna trovare un'altra via. Telefonoal Bob Belloni, ma lui è stato istruttore nel 58e nel 59: nel 60 non c'era e non c'erano, misembra di capire, altri istruttori dei due primianni. L'Hondo - Angelo Pavesi - per esempio.O c'era? Provo a chiamarlo, ma non lo trovoe nonostante l'aiuto di Luciano Maietti e diLuigi Magenes mi ritrovo ancora in altomare. Io mi ero dimenticata che mi era statochiesto di scrivere sulla scuola e lo stofacendo adesso mentre questa raccolta diricordi sta andando in stampa. Ormai nonc'è più tempo per fare indagini accurate.Andrò a memoria e spero di non scriveretroppe sciocchezze. Dunque, sono sicurache la scuola di alpinismo era stata iniziatada Luciano Tenderini, credo nel 1958, e tra iprimi istruttori c'erano il Bob, l'Hondo, ilLuciano Negri e l'Andrea Porta. Ma nel 1960Luciano Tenderini se ne era andato e anchequalcuno di loro. Il nuovo direttore eraSergio Lucchini e agli istruttori rimasti (unodi sicuro era Luciano Negri) si eranoaggiunti Pino Cetin e Fabio Masciadri, eLucio Brambilla come aiuto istruttore. Gliallievi erano tanti - molte ragazze - una bellacompagnia. La Vincenzina e la Giovannaerano le amiche con le quali avevamo giàfatto escursioni e salite - di altre ricordo la

Mire l la Vescov i Tender in i

....... LA SCUOLA DI ARRAMPICATA DELLA SEM .......

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Resinelli, il rifugio Alveare Alpino, gli zaini ditela color coloniale con gli spallacci in feltro,gli scarponi da ungere col grasso, i pullmandopolavoristici, i canti di montagna colfiasco che gira, la montagna che rende migliori. Mi dicono che Sergio Lucchini è morto daqualche anno. Mentre scrivo, me lo rivedodavanti con la sua fulva chioma arricciata eil suo iroso berciare. Il suo mondo non hasmesso di apparirmi piccolo e triste, maanche quello che noi sognavamo non è si èrivelato un granché. Resta la vecchia scuolaSilvio Saglio, come un piccola nave che

continua tenacemente ad arrancare suimarosi di questi anni enigmatici. Ho conservato in un cassetto il piccolodistintivo azzurro, ambito premio difine corso. Qualche volta mi capita tra lemani, con il bell'argento della piccozzaormai annerito. Penso che i mesi del corsorappresentarono per me una rude iniziazioneal mondo adulto, un rito di trapassodall'adolescenza alla virilità. Mi ero avvicinatoalla montagna per inseguire il sogno e inveceavevo ritrovato la realtà.Milano 0ttobre 2008

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Sono ancora vivi nella mia memoria i novegiorni passati all'Alpe Pedriola durante leferie di agosto di oltre quarant'anni fa. Saràstato per la posizione del rifugio situato difronte alla maestosa parete Est del MonteRosa che incombeva, ti coinvolgeva, era lì daammirare in ogni momento della giornata operché, man mano passavano i giorni e ci siconosceva meglio, si consolidava il rapportotra noi tredici allievi provenienti da varieregioni, fatto sta che furono giorniindimenticabili.Io fui attratto dall'idea di partecipare al "7°Corso di ghiaccio - alta montagna" siaperché volevo incrementare la preparazionealpinistica già acquisita con la frequenza nel1966 ai corsi di sci alpinismo e diintroduzione all'alpinismo tenuti dal CAI diBergamo, sia per capire come era strutturatoun corso, che oltretutto, come in questocaso, era già collaudato nel tempo. Avrei poipotuto applicare le conoscenze acquisitepresso la mia sezione (Calolziocorte che èvicina al Resegone e alle Grigne) giàfrequentata da valenti alpinisti cheavrebbero fatto gli istruttori. Niente dimeglio quindi di questa occasione cheveniva offerta da una sezione importantecome la SEM. Chiesi a mio cognato chefrequentava l'ambiente alpinistico di Milanoed era amico di Sergio Lucchini, direttore delcorso, cosa ne pensasse e lui mi rispose: "vaitranquillo e vedrai che non ti pentirai. Sergioè un tipo originale, molto esigente ma èpreparato e veramente bravo".Arrivato alla Zamboni mi resi subito contoche Sergio Lucchini era davvero il "capo"indiscusso e del resto aveva tutto il carismaper esserlo; era infatti uno dei pochi istruttorinazionali con "due stelle" in quanto abilitatosia per le Alpi orientali (dolomia e granito)sia per le Alpi occidentali (ghiaccio e misto).In quel corso era coadiuvato da NinoAcquistapace che con quella barba biancasembrava molto più vecchio di quanto inrealtà non fosse; molto disponibile con tutti

era un po' il papà di noi allievi. C'era poiEnrico Tormene laureando in ingegneriache si dedicava soprattutto alle lezioniteoriche. Il corso era tenuto con una professionalitàineccepibile con esercitazioni sia teoricheche pratiche che ci tenevano impegnatitutta la giornata e richiedevano unapartecipazione sempre attiva e responsabile.Ripensandoci nel corso degli anni non fucerto una vacanza! Ma non poteva cheessere così. Ricordo la scrupolosità che ci veniva impostanella preparazione, con la piccozza, degli"scalini" nel ghiaccio per le punte deiramponi; degli "acquasantini" per ricavaredegli appigli per le mani e nella costruzionedei "funghi" di ghiaccio su cui far passare lacorda per le calate a corda doppia in parete. Che dire poi delle "scivolate" sulla schienalungo i pendii innevati del Pizzo Biancoimpugnando la piccozza in attesa delcomando con cui ci si doveva velocementeruotare per frenare la corsa tenendo lebraccia ben vicine al petto. Che fifa!!! Come se non bastasse se ti giraviun attimo prima del comando dovevi risalireil pendio e ripetere la prova.Nei pressi del rifugio vi era un grande massocon un lato verticale su cui si faceva unaesercitazione sfruttando dei minuscoliappigli e spingendo con le gambe verso laparete secondo la tecnica così detta inopposizione lungo tutto lo sviluppo inorizzontale dello stesso.Se malauguratamente si posava il piede aterra un po' prima di essere arrivati proprioin fondo, bisognava rifare un'altra voltaandata e ritorno.Un'attenzione particolare veniva dedicataall'ispezione delle corde che si usavano tuttii giorni per le esercitazioni su ghiaccio: dopoessere state ispezionate centimetro percentimetro onde verificare che non fosserostate ramponate venivano stese adasciugare e riavvolte al tramonto. Il direttore

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Nino Maver

....... CORSO DI ALPINISMO - SEM MILANO .......RIFUGI ZAMBONI - ZAPPA DAL 12 AL 20 AGOSTO 1967

faccia e non il nome, ma non ha importanza:se ci incontrassimo adesso ci abbracceremmoe saremmo felici di rivederci. Dei ragazziricordo il Gigi Lanzoni, l'Oppici (mai saputo ilcognome) e il Brunetto che qualche annodopo fece un volo credo sui Magnaghi erimase paralizzato su una sedia a rotelle pertutta la vita - bravissimo e coraggioso esempre con molti amici attorno. Io avevo incominciato ad arrampicare unpaio di anni prima con l'Andrea Porta che erail mio moroso. Devo a lui la mia iniziazionealla montagna e gliene sono immensamentegrata. La mia prima scalata era stata lanormale dell'Angelina, con lui e con PippoTiso. Facile facile ma con discesa in cordadoppia, che all'epoca - senza imbragatura esenza l'otto - era una bella sfida per unaprincipiante assoluta. Non so se Andrea eratra gli istruttori che avevano lasciato lascuola con il Tenderini, ma se c'era al corsodel 1960 non è mai stato mio istruttore né dimia sorella. Nelle uscite che ricordiamo io eRosella eravamo sempre con il FabioMasciadri o col Pino Cetin e io una volta,sulla Punta Grober al Monte Rosa, con ilSergio Lucchini. Le altre ascensioni che mi

vengono alla mente non sono molte: il SanMatteo, bello, e una punta marcissima soprail ghiacciaio del Ventina in Val Malenco -Punta Rachele mi sembra che si chiamasse.Forse qualcosa in Val Masino e quattro ocinque vie in Grigna ma non mi ricordo suquali pareti. L'ho già detto che mi confondole uscite della scuola con altre salite di queglianni. Comunque, anche se non ho ricordiluminosissimi di quel corso, quello che hoimparato mi è servito sempre in seguito.Non sono mai stata una "vera" alpinista, madopo che ci siamo sposati Luciano miha legato spesso alla sua corda e miconsiderava una seconda affidabile. E anchequando mi è capitato di arrampicare conqualche vecchia gloria dell'alpinismo cherifiutava imbragatura, scarpette e mezzobarcaiolo, io (con imbragatura e scarpette,subito adottate appena inventate) loassicuravo tranquillamente a spalla con tuttii crismi e l'assoluta certezza che semmaifosse volato l'avrei tenuto. Non c'è mai statal'occasione per una verifica, perché perfortuna le vecchie glorie non volano mai.Beh, io questo lo sapevo: non per niente erocosì fiduciosa! Piani Resinelli, ottobre 2008

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Il mio approccio con la montagna e’ statodel tutto casuale ed è stato nell’estate 1960quando - cittadino milanese in vacanza aPasturo - sono andato con altri in gitaalla Grigna Settentrionale e, di fatto, sonoarrivato in vetta da solo. Le soddisfazione ele sensazioni provate mi hanno segnatoprofondamente e tanto, che, desideroso dialtre esperienze, ho pensato d’associarmi alCai. Cosa che avvenne nel 1961 quando,indirizzato alla sede Centrale del CAI aMilano in via Ugo Foscolo 3, chiusa alla sera,mi sono trovato di fronte la sede dellasezione SEM aperta, dove, sentite le miemotivazioni, il simpaticissimo segretarioEttore Savi, mi propose anche l’iscrizioneal Corso di Roccia che stava proprioiniziando in quel periodo. Detto fatto, sonodiventato socio ed allievo neofita. Questacasualità fu un vera fortuna, perché in SEMho trovato due amici che conoscevo dal tempodell’Oratorio: Ernesto Ferrari e Lucio Brambilla- già istruttore della Scuola - ed ho conosciutoLuigi Magenes che arrampicava con loro. Misono aggregato al gruppo ed ho cominciatoad arrampicare assiduamente. Tutte le domeniche ci trovavamo al rifugio SEMCavalletti, gestito magistralmente da RomanoMerendi, per formare le cordate ed arrampicare,e poi ritrovarsi al ritorno per fare baldoria. La partecipazione al Corso fu decisiva per ilmio esordio nell’alpinismo. Ero talmentecoinvolto che per collaudarmi mi azzardavoa risalire da solo, con incoscenza e dopo lasalita in cordata durante il Corso, ma nonsolo, le vie semplici come: Cresta Segantini,Normali ai Magnaghi etc. Fu un’esperienza certamente positiva per itrenta Allievi che frequentarono il Corso -Acquistapace e Marcandalli diventaronoPresidenti della SEM - ed alcuni dei quali: lostesso Acquistapace, lo scrivente, EttoreAvogadro e Vito Bianchi diventatoronoIstruttori ed altri diventarono valenti alpinisti.Un apporto d’esperienza di notevole livello,è stato dato agli Allievi dalla presenzacarasmatica, nel corpo Istruttori del Corso,di Istruttori Accademici blasonati: Fabio

Masciadri, Bernasconi, Pino Cetin, Ettore DeToni, che il Direttore Sergio Lucchini riuscivaa coinvolgere per le sue conoscenze .Ma c’è anche stato l’importante apportoindiretto acquisito da Vito, in termine dicapacità alpinistica e logistica di notevolelivello, che è stato ingaggiato dal Dott.Vincenzo Altamura - durante la sua lezioneteorica - per accompagnarlo in Dolomiti,delle quali era un grande conoscitore edestimatore. Di questa importante esperienzane hanno beneficiato tutti quelli che si sonolegati con Vito, ed in particolare io che sonodiventato poi suo compagno di cordataprivilegiato per cinque anni, fino alla suascomparsa. In estate, Ettore m’invitò a ripetere le sueesperienze vissute col padre, che l’avevainiziato alla montagna, ed insieme abbiamosalito il Breithorn, il Polluce ed il Castore.Successivamente ho frequentato il 5° Corsodella Scuola che si svolse in Val Veny (M.teBianco) con base al Rifugio Elisabetta,acquisendo dimestichezza con la neve, ilghiaccio e le relative tecniche. A settembre, sono andato in Valmasino conl’intraprendente e simpatica Fiorella inLambretta, mitico mezzo di locomozione amia disposizione in quel tempo, per risalire iDentini dell’Oro già frequentati col Corso.Dopo un avventuroso viaggio iniziato ilsabato pomeriggio, al mattino si lavorava,siamo arrivati a mezzanotte al Rifugio Omioed il giorno dopo abbiamo salito il Pizzodell’Oro per la Cresta e la Sfinge per la viaBramani. Prima dell’inverno, con Vito, hoguadagnato la via Cassin al Medale che eraun test positivo di capacità. Riassumendo, in un anno di intensa attivitàalpinistica dove tutte le domeniche ero inmontagna, ho messo nel sacco due Corsi,tre cime superiori a 4000 m. e la ripetizionetutte le vie salite col Corso ed altre, in occasioniche fortunatamente non sono mancate. Quest’attività mi ha aperto la porta ad unacollaborazione richiesta dalla Scuola, nel1962, con la qualifica di capocordata maanche ad una campagna alpinistica di livello

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Oreste Ferrédel corso le prendeva in mano una per voltae le agitava con forza in ogni direzione:se un solo anello tendeva anche sololeggermente ad arricciarsi si dovevaprovvedere a svolgere tutta la corda ed ariavvolgerla fino a quando il risultato eraperfetto.Sono solo alcuni episodi che rendonocomunque bene l'idea della serietà con cuiveniva svolto il corso, alla fine del quale ci fula valutazione finale. Quasi tutti il giornosuccessivo tornarono a casa, solo alcunidopo avere discusso e valutato ogni rischio,forti del diploma appena conseguito,partirono per scalare il Gran Paradiso.

Tra i bei ricordi di quei giorni c'è anchel'incontro con Teresio Valsesia, che tutticonosciamo, il quale con uno grosso zainopieno di provviste saliva al rifugio EugenioSella a 3029m ove fungeva da gestore. La maggior parte di quel gruppo hacontinuato a far parte del CAI, qualcunopurtroppo ci ha già lasciato. Grazie a quegli insegnamenti di cui ho fattotesoro ma anche grazie a quelle che allorapotevano sembrare pignolerie ho avuto lafortuna di superare man mano le difficoltàche incontravo e di essere ancora qui aparlare di cose di altri tempi.Olginate 0ttobre 2008

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ALLIEVI ED ISTRUTTORI DEL CORSO (arch. Nino Maver)

In prima fila da sinistra:

Marco Pozzi - Saronno; Tino Calegari - Ravenna; Costante Zanoni - Seregno; Mario Corsalini (†) - Macerata;

Giuliano Mainini (†) - L'Aquila; Filippo Radicati di Brozolo - Torino; Gino Bruno - Milano;

In seconda fila da sinistra:

Angelo Bincoletto - S. Donà di Piave; Nino Acquistapace († 2005) (istruttore) - Presidente SEM 1973/81 -

Milano; Guido Cazzola - Milano; Andrea Vittone - Monza; Nino Maver - Olginate; Giorgio De Gasperi -

Milano; Paolo Lega - Ferrara; Sergio Lucchini (†) (direttore) - Milano; Enrico Tormene (istruttore) Presidente

SEM dal 2001- Vimercate.

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Alt re tes t imonianze . . . . . . . .

Schizzo autografo diRomano Merendi

(arch. Ernesto Ferrari)

P.zzo Badile: Parete N.E. eSpigolo N.

P.zzo Cengalo: N.O. eColle

(arch. Luciano Negri)

1961- Grigna Meridionale - Cresta Segantini (arch. Luciano Negri)

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molto superiore a quella dell’anno precedente.Mi riferisco ad ascensioni di pregio, nonelencabili per mancanza di spazio, effettuatecon Ernesto ed altri Istruttori sulle Pale di S.Martino, nelle Dolomiti di Brenta, sullaCivetta, nel Gruppo del Bernina, ancora inBrenta e sulle Tre Cime di Lavaredo. Unperiodo di grande attività e soddisfazioneche purtroppo è stato offuscato da un graveincidente: Bruno Colombo, collaboratoredella Scuola, cade dai Magnaghi rimanendoparalizzato ed all’inizio del 1963, ancheRomano Merendi scompare con i suoi duecompagni sulla Dent D’Herens.Inizia anche l’attività alpinistica e la continuafrequentazione ed allenamento consentel’aumento del livello di difficoltà sia su rocciasia su neve/ghiaccio. E purtroppo anche gliincidenti sono sempre in agguato: due mortalisul Roseg e sulla Piccola di Lavaredo in diecigiorni, e di lì a poco, in agosto, ne avvieneuno che colpisce pesantemente la Scuola ela SEM: Fiorella cade con il suo compagnodalla via Tissi alla Torre Venezia. Eventi chesolo dopo un pò di tempo cessano d’influire innegativo e consentono la ripresa del “gioco”.Gli anni successivi trascorrono abbastanzauguali: Scuola in primavera, allenamento esalite in estate. Regolarità turbata nel 1966quando durante la discesa dalla parete Estdel Monte Rosa, dopo l’ascensione, Vito perun malore precipitò sul versante opposto e,nonostante la strenua resistenza di Ettoreper trattenere la caduta, vola per circaduecento metri. Ettore pur trascinato riescea chiamare i soccorsi, ma purtroppo Vito morìpoco prima di Natale dopo sei mesi di coma. A pensare che essendo il suo compagnoassiduo potevo esserci anche io.Il vento contestatore del ‘68 arrivò anche inSEM, e l’atteggiamento assolutista di SergioLucchini determinò lo stop della Scuolanell’estate del 1969 e non si effettuaronoCorsi nel 1970. Nel contempo, il Consiglio eSergio Lucchini fecero sì che io frequentassiil Corso per diventare Istruttore Nazionale.L’impresa non riuscì per un problema fisicoche m’impediva d’arrampicare, ma la commissionediede ugualmente il benestare alla miadirezione del Corso nel 1971 con l’aiuto di

Mario Bertolaccini ed il corpo istruttori disempre, compresi i fuoriusciti per dissaporicon la precedente direzione. Così è ripreso un ciclo mai più interrotto enel 1972 ottenni l’agognato titolo, che nel1976 ottenne anche Mario precedendoClaudio Bisin, Andrea Gentilini e GianmarioPiazza, che lo seguirono prima della riformadelle Scuole CAI del 1995, come pure laschiera degli Istruttori Regionali. Spesso ricordo le persone importanti e glieventi principali che mi hanno permessodi realizzare il sogno di sempre. Allora misembrava irraggiungibile ma la perseveranzae l’amicizia ha fatto sì che tutto si realizzasse,purtroppo anche sopportando perdite dicompagni ed amici mai dimenticati. Chi miavrebbe predetto allora che sarei riuscitoa salire, talvolta solo ammirare, cime in Perù,Argentina, Africa, Himalaya, Cina, che tantialpinisti sognano senza poterlo fare. Per essere sempre presente nella Scuola, misono dovuto allenare per rientrare in formaad ogni primavera, e le nuove conoscenzedovute al rinnovo continuo degli allievi nonha mai permesso di annoiarmi, anzi, finora, èstato lo stimolo per continuare senza tregua,e lo sarà finché avrò la forza perché questosia possibile. Ma il vero segreto è chemuovendomi in mezzo ai giovani dimenticola mia età, e cercando di seguire le loronovità mi pare di essere come loro tra loro. Una costante attività mi ha permesso diconoscere sempre nuove montagne, in ogniaspetto specifico: pareti strapiombanti, scivolie canaloni ghiacciati, bivacchi imprevisti econdizioni avverse con disagi improvvisi. La sensazione che provo quando raggiungouna qualsiasi vetta è sempre bellissima, maè anche il cercare sempre nuovi obbiettivi erivisitare quelli già conosciuti, che mi spingea continuare questa fantastica attività. In quasi mezzo secolo, questa è stata la miaesperienza d’andare per montagne cheforse è iniziata per una duplice casualità; edanche se questo non lo potrò mai scoprire,sono certo che è iniziata per la simpaticaproposta del buon Ettore Savi, al quale saròsempre riconoscente per avermela fatta.Cinisello Balsamo 6 novembre 2008

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Prove di arrampicata sullo Spigolo N.E. del Sasso Merendi (arch. Luciano Negri)

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1960 - in alto: al Passo del Murettoa lato: sopra Chiareggio

(arch. Andrea Porta)

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Questa antologia è dedicata:

- al Presidente dott. Silvio Saglio che è stato l’ideatore,

l’organizzatore e primo Direttore della Scuola di

Alpinismo;

- a Luciano Tenderini che ne è stato il primo e

preminente coadiutore operativo ed esperto sul campo;

- a co loro che hanno cost i tu i to l ’o rganico

“Accompagnatori - Istruttori” dei Corsi ed agli Allievi che

partecipandovi hanno contribuito al riconoscimento

istituzionale della neonata Scuola, e a coloro che ne

hanno tramandato i valori, il rispetto e la conoscenza

della montagna e della natura;

- agli “Autori” che hanno reso possibile la realizzazione

della presente, raccontando di sè, delle loro attività ed

esperienze, che sono state formative delle capacità e

conoscenze necessarie per assumere il ruolo svolto

durante i Corsi, ed anche a quelli che non hanno

raccontato ma avendole condivise compaiono nei

racconti.

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