Il suono e l'inchiostro

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IL SUONO E L’INCHIOSTRO POESIA E CANZONE NELL’ITALIA CONTEMPORANEA CANTAUTORI, SAGGISTI, POETI A CONFRONTO A CURA DEL Centro Studi Fabrizio De André CON UN CONTRIBUTO DI Marco Paolini

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Musica e de Andrè

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IL SUONO EL’INCHIOSTRO

POESIA E CANZONE NELL’ITALIA CONTEMPORANEA

CANTAUTORI, SAGGISTI, POETI A CONFRONTO

“NOI DAI CANTAUTORI ABBIAMO TRASLATO, COPIATO, ALLUSO,PARODIATO, TRADOTTO E, SOPRATTUTTO, CANTATO, PER DIRE INPRIVATO, CON PAROLE RUBATE, COSE CHE A PENSARLE NON SONOMAI COSÌ CHIARE.” Marco Paolini

Un viaggio nel ritmo dell’Italia contemporanea.Un libro per scoprire il dialogo tra poesia e canzone attraversole parole di studiosi, giornalisti e artisti, che riflettono sui modie le forme in cui le due arti si confrontano fra loro, ma anchecon alcune forme contemporanee di spettacolo e di performance.Oltre a interventi di artisti come Teresa De Sio, Sergio Berardo,Aldo Nove, Samuele Bersani, Elisa Biagini, Lello Voce, Frankie HiNRG Mc, Rosaria Lo Russo, Franco Loi, Enrico Ruggeri, SalvatoreNiffoi, David Riondino e Roberto Vecchioni, il libro riproduce alcuniautografi di Fabrizio De André attraverso i quali è possibile riper-correre i suoi processi creativi.

Il Centro Studi Fabrizio De André è nato nel 2004 per iniziativadella Fondazione Fabrizio De André Onlus e della facoltà diLettere dell’Università di Siena. Cura iniziative di ricerca e didivulgazione, organizza convegni, seminari di studio e sostieneiniziative editoriali sull’artista genovese e sulla canzone d’autore.

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Progetto grafico: David Pearsonwww.davidpearsondesign.com

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ILSUONOEL’INCHIOSTRO

A CURA DEL Centro StudiFabrizio De André

CON UN CONTRIBUTO DI Marco Paolini

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Pamphlet, documenti, storieREVERSE

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Michele Ainis, Avventura Urbana Torino, Andrea Bajani, Gianni Barbacetto, Franz Baraggino, Stefano Bartezzaghi, Oliviero Beha, Marco Belpoliti, Daniele Biacchessi, David Bidussa, Paolo Biondani, Tito Boeri, Caterina Bonvicini,Beatrice Borromeo, Alessandra Bortolami, Giovanna Boursier, Carla Buzza, Olindo Canali, Davide Carlucci, Luigi Carrozzo, Andrea Casalegno, Carla Castellacci,Massimo Cirri, Fernando Coratelli, Pino Corrias, Gabriele D’Autilia, Andrea Di Caro, Franz Di Cioccio, Gianni Dragoni, Diego Fabricio, Giovanni Fasanella, Massimo Fini, Fondazione Fabrizio De André, Goffredo Fofi, Massimo Fubini, Milena Gabanelli, Vania Lucia Gaito, Pietro Garibaldi, Mario Gerevini, Gianluigi Gherzi, Salvatore Giannella, Francesco Giavazzi, Stefano Giovanardi, Franco Giustolisi, Didi Gnocchi, Peter Gomez, Beppe Grillo, Guido Harari, Ferdinando Imposimato, Karenfilm, Giorgio Lauro, Stefano Lepri, Marco Lillo, Felice Lima, Giuseppe Lo Bianco, Saverio Lodato, Carmelo Lopapa, Vittorio Malagutti, Elia Mariano, Giorgio Meletti, Luca Mercalli, Lucia Millazzotto, Angelo Miotto,Letizia Moizzi, Giorgio Morbello, Alberto Nerazzini, Raffaele Oriani, Sandro Orlando, Pietro Palladino, David Pearson (graphic design), Maria Perosino,Renato Pezzini, Telmo Pievani, Paola Porciello (web editor), Marco Preve, Rosario Priore, Emanuela Provera, Sandro Provvisionato, Luca Rastello, Marco Revelli, Piero Ricca, Gianluigi Ricuperati, Sandra Rizza, Marco Rovelli,Claudio Sabelli Fioretti, Andrea Salerno, Laura Salvai, Ferruccio Sansa, Evelina Santangelo, Michele Santoro, Roberto Saviano, Matteo Scanni, Roberto Scarpinato, Filippo Solibello, Riccardo Staglianò, Bruno Tinti, Marco Travaglio, Elena Valdini, Carlo Zanda.

Autori e amici di chiarelettere

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“...rifiutavo questa etichetta di poeta che volevano per forza appiccicarmi addosso: cercavo soltanto di gettare un ponte tra la poesia e la canzone, e mi servivo della musica come un pittore si serve della tela.”Fabrizio De André

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© Chiarelettere editore srlSoci: Gruppo editoriale Mauri Spagnol S.p.A.Lorenzo Fazio (direttore editoriale)Sandro ParenzoGuido Roberto Vitale (con Paolonia Immobiliare S.p.A.)Sede: Via Guerrazzi, 9 - Milano

ISBN 978-88-6190-037-0

Prima edizione: gennaio 2009

www.chiarelettere.itBLOG / INTERVISTE / LIBRI IN USCITA

© Per i testi delle canzoni: Mi sono innamorato di te, Fuochi nella notte (di SanGiovanni), Una rotonda sul mare, La topolino amaranto, Diavolo rosso, Madeleine,Questa sporca vita, Max, Hemingway, Alle prese con una verde milonga, Hesitation,Chissà, I giardini pensili hanno fatto il loro tempo Universal Music PublishingRicordi Srl; Signorinella Gennarelli Casa Editrice, Abici Edizioni Musicali Srl, Bideri C.e.v.e.l.Spa; La Reina Felmay Srl.

© Per i testi delle poesie: La casa dei doganieri Arnoldo Mondadori Editore;Città vecchia Giulio Einaudi editore.

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A cura del Centro StudiFabrizio De André

Il suono el’inchiostro

chiarelettere

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Sommario

Quelli di Genova, quello di Venezia e noialtri ixdi Marco Paolini

il suono e l’inchiostro

Premessa 3

Introduzione 5di Gianni Guastella

LA SCRITTURA NEL TEMPO. GENESI, RAPPORTI, TENDENZE

Canzone d’autore: lo stato dei lavori 17di Enrico Deregibus

La Musa e sua cugina 28di Umberto Fiori

Non sono più solo canzonette. 38Storia della canzone e storia sociale degli italiani (e dell’italiano)di Massimo Arcangeli

Le radici culturali di Fabrizio De André 70di Gianni Borgna

De André il progressivo 81di Franco Fabbri

Il «mosaicista» De André. 104Sulla genesi e la composizione dei testi di un cantautoredi Marianna Marrucci

«Max, non si spiega.» Figure dell’opacità semantica in Paolo Conte 122di Paolo Zublena

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L’ARTE DEL SUONO. VERSI, RITMI, MELODIE

Il verso di canzone: una neometrica dal basso? 151di Paolo Giovannetti

Diavolo rosso: l’immagine e l’epopea 160di Stefano Colangelo

Musica per poesia in Paolo Conte. 171Una rilettura di Madeleinedi Stefano La Via

Sereni-Tenco: un confronto impossibile 214di Stefano Dal Bianco

Situare lo stile nel suono di De André 221di Errico Pavese

Nota 249di Enrico de Angelis

LIVE

L’uso dei dialetti nella canzone e nella letteratura 255Tavola rotonda moderata da Enrico de Angelis, con Teresa De Sio, Franco Loi, Sergio Berardo e Salvatore Niffoi.

Scrivere fra canzone e letteratura 291Tavola rotonda moderata da Teresa Marchesi e Francesco Stella, con Aldo Nove, Elisa Biagini, Samuele Bersani e Piero Cademartori.

Poesia, canzone e performance 319Tavola rotonda moderata da David Riondino, con Enrico Ruggeri, Frankie Hi NRG Mc, Rosaria Lo Russo e Lello Voce.

Poesia e canzone d’autore nella scuola 359Tavola rotonda moderata da Natascia Tonelli, con Roberto Vecchioni, Giuseppe Truini, Federica Ivaldi, Simone Giusti, Paolo Giovannetti e Umberto Fiori.

Indicazioni bibliografiche 390

Gli autori 395

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Quelli di Genova, quello di Venezia e noialtridi Marco Paolini

Il cantautore in inglese non si chiama così, non so come lochiamino i francesi, ma tradotto alla lettera dall’italiano nonsuona per niente, e forse chansonnier non è proprio giusto.

Ho letto che l’inventore della parola italiana sarebbe unprofessore de angelico di Verona, uno che, per inciso, cono-sco di persona, mentre quelli di cui si parla in questo libro, icantautori genovesi e gli altri di questo repertorio di successinon li ho incontrati né conosciuti, solo invidiati. Invidiatiperché scrivere d’amore senza far ridere è un’impresa quasiimpossibile e per cantarlo devi essere credibile. E loro losono, lo sono stati, e usando quelle canzoni io e altri siamoriusciti a esprimere qualcosa altrimenti inesprimibile. Noidai cantautori abbiamo traslato, copiato, alluso, parodiato,tradotto e, soprattutto, cantato, per dire in privato, con paro-le rubate, cose che a pensarle non sono mai così chiare.

Non sono un fan e non ho mai scelto un cantautore fra glialtri. Non ho mai sentito il bisogno di una foto con lui, per-ché di lui mi bastava il canto.

Ogni tanto a teatro canto qualcosa, ma preferisco partireda un testo, a volte una poesia, e inventare la musica insie-me ai miei compagni di avventure. Sono brevi incursionialla periferia di quel territorio che in Italia chiamiamo «can-zone d’autore», che ho fatto soprattutto con i Mercanti diLiquore che spesso, oltre alle loro, hanno suonato canzoni di

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De André, avendo il merito di aver smesso di farlo quandoil rischio di diventare una cover band si era fatto più forte.

Secondo me copiare all’inizio non è un peccato, quandosuccede per sbaglio poi è anzi quasi inevitabile. Quando siforma un territorio nella musica con dei modelli, per tutti glialtri che vengono dopo è impossibile evitare il confronto congli originali o presunti tali.

Ho vissuto qualcosa di simile nel teatro. Qualcuno, non sochi sia l’inventore (ma non è quel professore di Verona), hachiamato teatro di narrazione il mio lavoro, facendo di meun capostipite, e di quello che faccio, un genere. La cosa diper sé non è importante, io continuo a pensare al teatro enon al genere, sentendomi libero di provare strade, ma peraltri più giovani di me, che si cimentano con l’arte del rac-conto non è facile, sono schiacciati dall’accusa di plagiare, difar come me, anche se io sono sicuro che insistendo quelliche valgono trovano, troveranno o hanno trovato strade cheallargano il territorio della narrazione costringendo lo spetta-tore pigro o prevenuto ad accorgersi di loro.

Quando ho iniziato a raccontare storie e personaggi il mioregista e amico Gabriele Vacis mi diceva: «Non fare DarioFo, non corrugare le sopracciglia, non strabuzzare gli occhi,chiudi quella bocca quando resta aperta».

C’era solo Dario Fo negli occhi e nelle orecchie della miagenerazione. Oggi non è così, ma non è stato facile liberarsidi un padre putativo così ingombrante.

Mi è capitato di cimentarmi con qualche canzone di DeAndré sul palco. Giusto o sbagliato che sia, mentre provavoa farle, ho smesso di ascoltarle per non tentare di imitare l’in-terprete.

Da un cant-autore, parola composta, secondo me occorreseparare la seconda, che si può proficuamente usare, dallaprima che si può solo clonare, riprodurre o copiare. Noncredo sia saggio per chi vuole provare a scrivere, cantare ofare teatro, ignorare il repertorio ormai abbastanza solido chequesti autori con le loro musiche e testi hanno costruito in

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pochi anni; pochi in confronto a generi più tradizionali, manon pochi per la storia recente del nostro Paese. Ma credo siadeleterio assecondare la nostalgia, l’effetto Graceland chereplica cloni di artisti, di band di interpretazioni famose, alsolo scopo di bucare nel modo più ovvio l’emozione: con lanostalgia. Le cover band mi sembrano come le vacanze sullenavi da crociera.

Per me una canzone di De André o di Gaber o di GiovannaMarini sono due cose: un piacere privato del tutto legale e unapubblica sfida se decido di cimentarmi con loro sul palcosce-nico. Serve una traduzione-tradimento non diversa da quellache si ha con un’opera letteraria, bisogna avere il coraggio dinon farla uguale, tanto quella è impossibile da fare.

La mia non è una teoria, non un pensiero legato all’espe-rienza di quelle incursioni in un territorio che non è il mio.

Il resto che segue è un racconto di provincia, una cosa cheho immaginato così.

Al cantautore stava cambiando la voce. All’inizio si poteva far finta di non accorgersi, finché stavamotra noi non succedeva niente, ma alle manifestazioni era lui ilmiglior megafono degli studenti medi, gli slogan che detti daaltri non funzionavano, detti da lui diventavano credibili, giu-sti, potenti e uno li ripeteva.Gli stava cambiando la voce. Quando cantava Avevamo vent’anni e oltre il ponte, ma il titoloforse è O ragazza dalle guance di pesca, nessuno di noi avevaancora vent’anni e li volevamo subito. Quando lui cantava noigli andavamo dietro, è incredibile quanto si sta bene ad andardietro a uno che canta lì davanti a te, e canta bene. A Venezia di notte il canto arriva lontano.Il cantautore aveva facilità con le parole e siccome sapeva suona-re, ma non come certi che imparano gli accordi, sapeva suonaree, quando ascoltava un disco, capiva subito come si suonava, e lorifaceva solo con la chitarra ma quasi non te ne accorgevi.Anche noi sul diario abbiamo scritto versi, perché se uno è sfi-gato di solito diventa poeta e dura almeno finché non finisce la

XIQuelli di Genova, quello di Venezia e noialtri

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sfiga. Ma il cantautore aveva quaderni di testi e spesso gli sloganli prendeva dalle sue canzoni, ma questo lo capivamo in pochi.Di canzoni di lotta e di dolori del mondo lui ha scritto volumi.Ma gli stava cambiando la voce, prima era profonda e poi, perun po’, gliene è venuta fuori una da donna, tutta in testa, condei colpi e delle frustate che gli scappavano via quando apriva labocca. Quella volta poi al corteo è successo un disastro, era orrendosentirlo, poi gli han tolto il megafono e lui non l’ha presa bene.Per un periodo non si è fatto più vedere, sei mesi almeno, poiun giorno è tornato, aveva la chitarra e dei fogli. Ha comincia-to a cantare roba in inglese. L’aveva studiato di nascosto, erasolo da ascoltare, bello, ma avevamo voglia di cantare. Lo hacapito e ha fatto Avevamo vent’anni e oltre il ponte e l’ha fatta inun modo che nessuno potrà più farla così. La voce era struttu-rata in modo strano, che i vent’anni li sentivano tutti cantandoanche se noi ne avevamo solo diciassette. C’erano toni nuovi,medio alti, che uscivano dalla schiena, dalla nuca, dai gomiti. Lachitarra incollata al bacino, allo stomaco, la gamba piegata tene-va su tutto, la pelle del collo vibrava e tutti abbiamo comincia-to ad andargli dietro. Al finale, ripetuto una volta in più di quelche serve, ho avuto una specie di piacere così intenso da sentirepudore.Quella volta eravamo in pochi, era quasi estate, maggio credo,era tardi, faceva un po’ freddo ma avevamo sempre un bottiglio-ne per resistere, eravamo appoggiati al muro del campo sporti-vo della Giudecca.Poi ha accennato a una melodia nuova, l’ha fatta a vuoto e poiha cantato.Pausa.Ho cominciato a vergognarmi per lui, una vergogna così inten-sa che volevo scappare. Era una canzone d’amore, sua, il titoloera Norma ti ricordi. Norma era una che piaceva anche a me, mala canzone era ridicola. Quando ha finito c’è stato un silenzio...lui ha capito e non l’ha presa bene. Dopo un po’ di anni horisentito la canzone, mi pareva bella, oggi penso sia bellissima.Il testo era lo stesso, ha solo cambiato il nome, non più Norma,ma Nina, ed era in dialetto. A mente mia è l’unico tentativoefficace fatto in Adriatico per contrastare la supremazia dei can-

XII Il suono e l’inchiostro

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tautori liguri in campo amoroso, ma ammetto di non sapernemolto, comunque preferisco scrivere un monologo di tre oresull’acqua e sul cemento, che una canzone di tre minuti sull’a-more. Quelli di Genova che scrivono canzoni e poi le cantano così... esagerano, bastava meno, bastava meno, non occorreva stravincere così.

XIIIQuelli di Genova, quello di Venezia e noialtri

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IL SUONO EL’INCHIOSTRO

POESIA E CANZONE NELL’ITALIA CONTEMPORANEA

CANTAUTORI, SAGGISTI, POETI A CONFRONTO

“NOI DAI CANTAUTORI ABBIAMO TRASLATO, COPIATO, ALLUSO,PARODIATO, TRADOTTO E, SOPRATTUTTO, CANTATO, PER DIRE INPRIVATO, CON PAROLE RUBATE, COSE CHE A PENSARLE NON SONOMAI COSÌ CHIARE.” Marco Paolini

Un viaggio nel ritmo dell’Italia contemporanea.Un libro per scoprire il dialogo tra poesia e canzone attraversole parole di studiosi, giornalisti e artisti, che riflettono sui modie le forme in cui le due arti si confrontano fra loro, ma anchecon alcune forme contemporanee di spettacolo e di performance.Oltre a interventi di artisti come Teresa De Sio, Sergio Berardo,Aldo Nove, Samuele Bersani, Elisa Biagini, Lello Voce, Frankie HiNRG Mc, Rosaria Lo Russo, Franco Loi, Enrico Ruggeri, SalvatoreNiffoi, David Riondino e Roberto Vecchioni, il libro riproduce alcuniautografi di Fabrizio De André attraverso i quali è possibile riper-correre i suoi processi creativi.

Il Centro Studi Fabrizio De André è nato nel 2004 per iniziativadella Fondazione Fabrizio De André Onlus e della facoltà diLettere dell’Università di Siena. Cura iniziative di ricerca e didivulgazione, organizza convegni, seminari di studio e sostieneiniziative editoriali sull’artista genovese e sulla canzone d’autore.

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Progetto grafico: David Pearsonwww.davidpearsondesign.com

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ILSUONOEL’INCHIOSTRO

A CURA DEL Centro StudiFabrizio De André

CON UN CONTRIBUTO DI Marco Paolini