Il paesaggio della Bonifica in bicicletta, di Paola Gemelli

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di Paola Gemelli “D io mi faccia torto se io so di storia più di un cavallo da tiro, ma di una cosa sono ben sicuro: prima dell’avvento della bicicletta, la pianura pada- na non esisteva, né poteva esistere. Inventata la bicicletta, fu inventata la pianura padana. Quando fui inventato io (1.5.1908) la pianura padana esisteva già, quindi, sin dal mio primo vagito, io fui e sono padano e ciclista”. Le parole di Guareschi non lasciano scelta: dimenticate la fretta, il viaggio che sto per proporvi è di quelli che si gustano appieno su due ruote. Prendiamoci tempo e guardiamoci bene attorno. Prati stabili e campi regolari di erba medica, granoturco, frumento, orzo e riso… e poi ancora barbabie- tole, ortaggi e frutta, un mosaico di tessere verdi e gialle punteggiato di case coloniche e piccoli paesi: ecco il paesaggio che scorre sotto gli occhi del viaggiatore che sceglie di addentrarsi nel territorio della Bonifica dell’Emilia centrale, nel cuore della pianura padana. È un viaggiare lento in quelle terre “basse” a prevalente geometria piana, non molto densamente abitate e ancora non scoperte dal turismo di massa, già celebrate da Guareschi, appunto, ma anche da Zavattini, altro illustre figlio di questa terra piatta come “una riga su un foglio”. L’orizzonte è segnato dal volo solitario degli airo- ni o da quello, nella caratteristica formazione a V, di stormi di anatre. Qualche campanile segnala piccoli agglomerati urbani. È un viaggiare dolce, in un paesaggio costruito nel tempo dalla mano dell’uomo, che, con ingegnose opere idrauliche e un vasto sistema reticolare di canalizzazioni dagli Appennini fino alla pianura, è intervenuto a regolare le acque, creando così l’odierno assetto del territorio e sicurezza per le popolazioni. Una maglia antichissima, gettata già in età romana e pienamente realizzata agli inizi del ‘900, che ha fatto di terre paludose gli ambiti di maggiore produzione agricola nazionale e di alcuni dei prodotti più apprezzati dell’enogastronomia italiana. Per ricordarne solo uno, proprio grazie all’abbondanza di acqua e di pascoli, qui nella “bassa reggiana” fin dal XII secolo si produce il gustoso Parmigiano Reggiano. Ne sono testimo- nianza, tra l’altro, i numerosi caselli storici in cui si incappa lungo queste strade… Ma – abbiano pazienza i lettori - ancora non è ora di pranzo! Puntiamo, invece, dritti verso l’impianto irriguo di Boretto, raggiungibile dall’argine del fiume. Un maestoso edificio, dall’architettura di gusto decò, è il nostro punto di partenza per scoprire il territorio della Bassa in destra Po. Viaggiare attraverso i paesaggi d’acqua della bonifica idraulica significa anche viaggiare at- AllA scopertA del pAesAggio dellA bonificA Un racconto da “leggere” in bicicletta In alto: uno dei tre edifici che compongono il nodo idrovoro di Boretto. “...prima dell’avvento della bicicletta, la pianura padana non esisteva, né poteva esistere. Inventata la bicicletta, fu inventata la pianura padana”. Giovanni Guareschi 32

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Lungo il Po, un racconto da leggere in bicicletta alla scoperta del paesaggio della Bonifica, nel cuore dell'Emilia e della Pianura padana. Articolo di Paola Gemelli, foto di Diego Liziero, pubblicato sul numero di agosto 2014 del mensile di attualità e cultura Montepiano.

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di Paola Gemelli

“Dio mi faccia torto se io so di storia più di un cavallo da tiro, ma di una cosa sono ben sicuro: prima

dell’avvento della bicicletta, la pianura pada-na non esisteva, né poteva esistere. Inventata la bicicletta, fu inventata la pianura padana. Quando fui inventato io (1.5.1908) la pianura padana esisteva già, quindi, sin dal mio primo vagito, io fui e sono padano e ciclista”. Le parole di Guareschi non lasciano scelta: dimenticate la fretta, il viaggio che sto per proporvi è di quelli che si gustano appieno su due ruote. Prendiamoci tempo e guardiamoci bene attorno. Prati stabili e campi regolari di erba medica, granoturco, frumento, orzo e riso… e poi ancora barbabie-tole, ortaggi e frutta, un mosaico di tessere verdi e gialle punteggiato di case coloniche e piccoli paesi: ecco il paesaggio che scorre sotto gli occhi del viaggiatore che sceglie di addentrarsi nel territorio della Bonifica dell’Emilia centrale, nel cuore della pianura padana. È un viaggiare lento in quelle terre “basse” a prevalente geometria piana, non molto densamente abitate e ancora non scoperte dal turismo di massa, già celebrate da Guareschi, appunto, ma anche da Zavattini, altro illustre figlio di questa terra piatta come “una riga su un foglio”.

L’orizzonte è segnato dal volo solitario degli airo-ni o da quello, nella caratteristica formazione a V, di stormi di anatre. Qualche campanile segnala piccoli agglomerati urbani. È un viaggiare dolce, in un paesaggio costruito nel tempo dalla mano dell’uomo, che, con ingegnose opere idrauliche e un vasto sistema reticolare di canalizzazioni dagli Appennini fino alla pianura, è intervenuto a regolare le acque, creando così l’odierno assetto del territorio e sicurezza per le popolazioni. Una maglia antichissima, gettata già in età romana e pienamente realizzata agli inizi del ‘900, che ha fatto di terre paludose gli ambiti di maggiore produzione agricola nazionale e di alcuni dei prodotti più apprezzati dell’enogastronomia italiana. Per ricordarne solo uno, proprio grazie all’abbondanza di acqua e di pascoli, qui nella “bassa reggiana” fin dal XII secolo si produce il gustoso Parmigiano Reggiano. Ne sono testimo-nianza, tra l’altro, i numerosi caselli storici in cui si incappa lungo queste strade… Ma – abbiano pazienza i lettori - ancora non è ora di pranzo! Puntiamo, invece, dritti verso l’impianto irriguo di Boretto, raggiungibile dall’argine del fiume. Un maestoso edificio, dall’architettura di gusto decò, è il nostro punto di partenza per scoprire il territorio della Bassa in destra Po. Viaggiare attraverso i paesaggi d’acqua della bonifica idraulica significa anche viaggiare at-

AllA scopertA del pAesAggio dellA bonificA

Un racconto da “leggere” in bicicletta

In alto: uno dei tre edifici che compongono il nodo idrovoro di Boretto.

“...prima dell’avvento della bicicletta, la pianura padana non esisteva, né poteva esistere. Inventata la bicicletta, fu inventata la pianura padana”.

Giovanni Guareschi

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traverso la storia di questi luoghi: “una storia di lavoro, di acque, di paesaggi, di uomini e donne” che andremo a scoprire sugli “itinerari di turismo consapevole” realizzati dal Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale. Il progetto, denominato “Il Paesaggio della Bonifica”, propone un percorso di 90 km (su una superficie di 175 kmq) tra Emilia-Romagna e Lombardia e interessa 20 piccoli comuni. Tra le tappe possibili, anche alcuni edifici industriali per la salvaguardia idraulica, come la famosa Botte Bentivoglio del 1576 o gli imponenti edifici di età littoria quali quello di Boretto in cui stiamo per entrare. Per il visitatore, insieme alla possibilità di ammirarne le caratteristiche architettoniche, anche quella di conoscere con l’aiuto della tecnologia multime-diale ciò che ci sta intorno, molto spesso risultato dal valore operativo di questa rete d’acque. Nella grande chiavica ancora in attività a Boretto sono presenti interessanti testimonianze di archeologia industriale, mentre un’installazione multimediale racconta, con suggestive proiezioni su 500 mq, ciò che nel viaggio poi si incontrerà. Cinque itinerari, con sei tappe, che partono dalla provincia di Reggio Emilia, attraversano quella di Modena, per arrivare a quella di Mantova. Soste consigliate sono la grande Botte Bentivo-glio e l’impianto idrovoro di Gualtieri, le Casse d’espansione di Novellara oggi Valli naturalisti-che, le risaie carpigiane e i nodi idrovori di Mon-dine a Moglia e di San Siro a San Benedetto Po. Non mancano indicazioni stradali, panoramiche aree sosta e pullman dedicati per agevolare il viaggio. In ciascuna tappa, il racconto ha moda-lità diverse: ad esempio nelle Valli di Novellara si trova una postazione di osservazione, mentre nelle risaie di Carpi si possono ascoltare i canti tradizionali delle mondine. La consapevolezza di ciò che si vede è favorita dalla possibilità di accedere a informazioni anche scaricabili di-rettamente attraverso Qr Code e applicazioni. Audio racconti e interazioni multimediali che trasformano un paesaggio, altrimenti percepito come normale e sempre uguale, in un racconto ricco di passione e contenuti, fatto dai protago-nisti stessi di questa affascinante storia. Ponti, canali, aree rurali con coltivazioni tradizionali e ambienti naturali ricchi di specie animali e vegetali scorrono sotto i nostri occhi… Volendo scoprire qualche centro urbano e limi-tandoci alla zona di partenza, la scelta è ardua: nel giro di poco si trovano Boretto, Brescello e Gualtieri, tre paesini dotati di un proprio fasci-no particolarissimo, uniti da un’aria placida e tranquilla. Gualtieri, piccola capitale padana, sorprende con la sua piazza Bentivoglio: un per-fetto quadrato di 100 metri per lato circondato su tre lati da portici per un totale di 69 arcate. Vi si affacciano la collegiata di Santa Maria Della Neve e la Torre Civica, mentre il quarto lato è chiuso dalla facciata di palazzo Bentivoglio, che ospita il museo dedicato all’artista Antonio

Info: sono consultabili il sito www.ilpaesaggiodellabonifica.it e i più usati social media, come Facebook, Twitter, Google+, Flickr, oltre a Youtube, con più di 80 video.

Ligabue. Boretto, paese rivierasco a ridosso dell’argine maestro del Po, offre la possibilità di vedere da vicino il grande fiume e, volendo, di navigarlo. Gi itinerari proposti sono diversi e conducono alla scoperta del paesaggio naturale, di graziose città rivierasche ricche di storia e cultura o dei luoghi dove furono ambientati i famosi film di Peppone e Don Camillo del già citato Guareschi… Brescello d’altra parte dista solo pochi chilometri. A chi ha la curiosità di conoscere meglio la storia che lega le popolazio-ni rivierasche al grande fiume, segnaliamo che a Boretto è visitabile Po432, il museo del Po e della navigazione. Si trova nell’area golenale, a cui si accede dall’argine maestro, ed è ospitato in un’ala dei cantieri dell’ex Azienda Regionale per la Navigazione Interna, edificati negli anni ’20 per la manutenzione e riparazione dei natanti. Nella prima sala è riprodotto il cantiere dei fra-telli Chezzi, con strumenti originali, nelle altre 4 si visitano le officine – autosufficienti in tutto, compresa fonderia e forgiatura dei pezzi - dove fino agli anni ’70 i borettani (circa 300 addetti) riparavano le draghe, occupandosi del drenaggio e della manutenzione del fiume. Non mancano ancore, eliche, segnali, timoni, pompe, motori, modelli e imbarcazioni, le macchine e gli attrezzi per forgiarle, utensili, archivi ricchi di documen-tazione… L’accompagnamento obbligatorio di una guida rende la visita ancora più affascinante: si tratta di gente del posto (nel nostro caso il gentilissimo signor Fausto Bonazzi, figlio di bi-rocciai addetti al trasporto dei materiali prelevati dal fiume) che gratuitamente e volontariamente dona il proprio tempo e i propri ricordi. Se nel frattempo, pedalando, è giunta ora di pranzo e la fame si fa sentire, avrete solo l’imba-razzo della scelta tra ciò che offre la produzione locale: oltre al Parmigiano Reggiano da gustare a scaglie, consigliamo i salumi tipici, magari con mostarda, e specialità come l’erbazzone e la cipolla borettana. Sapori decisi da accompagnare con un bicchiere di lambrusco. Per proseguire con i piatti forti - tortelli di zucca e risotti tra i primi, pesce di fiume e bolliti come secondi - e chiudere con la sbrisolona mantovana.

Un momento della visita al Museo del Po e della navigazione di Boretto.

Museo del Po e della navigazione di Boretto, strumentazione.

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