IL MARE PIÙ CALDO. I VENTI FURIOSI. IL TERRITORIO FRAGILE ... · me stecchi di un gigantesco gioco...

4
. 1 / 4 Data Pagina Foglio 20-09-2020 50/53 L'Espresso Ambiente 1 / Italia e cambiamento climatico SIAMO NEL TEM IL MARE PIÙ CALDO. I VENTI FURIOSI. IL TERRITORIO FRAGILE UN LIBRO -INCHIESTA. RACCONTA COME LA PENISOLA E DIVENTATAVi IL CUORE DEGLI SCONVOLGIMENTI ;:. AMBIENTALI NEL ME r- ERRANEQ QTNO LIBERTI -,. 7 , f ß•ßc .: r r valle ~t• porr►üb GaUio~~ltopianó rAsiago) deváctata ä 50 L'Espresso 20 settembre 2020 Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Transcript of IL MARE PIÙ CALDO. I VENTI FURIOSI. IL TERRITORIO FRAGILE ... · me stecchi di un gigantesco gioco...

Page 1: IL MARE PIÙ CALDO. I VENTI FURIOSI. IL TERRITORIO FRAGILE ... · me stecchi di un gigantesco gioco di Shan-ghai. Le radici fuoriuscite dal terreno, rivolte al cielo, somigliano a

.

1 / 4

Data

Pagina

Foglio

20-09-202050/53L'Espresso

Ambiente 1 / Italia e cambiamento climatico

SIAMO NEL TEMIL MARE PIÙ CALDO. I VENTI FURIOSI.IL TERRITORIO FRAGILE UN LIBRO-INCHIESTA.RACCONTA COME LA PENISOLA E DIVENTATAViIL CUORE DEGLI SCONVOLGIMENTI ;:.AMBIENTALI NEL ME r- ERRANEQQTNO LIBERTI -,. 7, f ß•ßc .:

r r

valle ~t•porr►üb

GaUio~~ltopianórAsiago) deváctata ä

50 L'Espresso 20 settembre 2020

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Page 2: IL MARE PIÙ CALDO. I VENTI FURIOSI. IL TERRITORIO FRAGILE ... · me stecchi di un gigantesco gioco di Shan-ghai. Le radici fuoriuscite dal terreno, rivolte al cielo, somigliano a

2 / 4

Data

Pagina

Foglio

20-09-202050/53L'Espresso

Prima Pagina

PESTA PERFETTA1 paesaggio è livellato, i fianchi dellamontagna innaturalmente spogli.Dove c'erano alberi, ci sono solo fustischiantati. Dove spiccava il verde, c'èil marrone rossiccio della terra che siconfonde con i cippi anneriti. I bo-

-- schi sembrano reduci da un bombar-damento a tappeto: migliaia di tronchi giac-ciono al suolo, accatastati senza ordine co-me stecchi di un gigantesco gioco di Shan-ghai. Le radici fuoriuscite dal terreno,rivolte al cielo, somigliano a braccia feriteche chiedono pietà.A polverizzare questi boschi non sono

stati gli esseri umani, ma la forza della natu-ra. E successo tutto in una notte, quella tra il29 e il 30 ottobre del 2018, quando la cosid-detta "tempesta Vaia" ha colpito con violen-za inusitata: un vortice di venti che ha supe-rato i 200 chilometri orari, travolgendo tut-to quello che incontrava, soprattutto in Ve-neto, ma anche in Trentino, in Alto Adige,nella parte occidentale del Friuli e in quellanord-orientale della Lombardia. Ha sradi-cato i fusti dalle radici, facendoli letteral-mente volare via e ripiegare su se stessi. Ilbilancio finale somiglia a un bollettino diguerra: 41 mila ettari di boschi cancellati, 16milioni di alberi, 8,6 milioni di metri cubi dilegname abbattuti in pochi minuti.Rocca Pietore è l'epicentro della tempesta,

il comune che ha contato il maggior numerodi danni. I monti che circondano questo bor-go del bellunese, adagiato su una strada chesi inerpica verso il massiccio della Marmola-da, sono un'ininterrotta spianata di albericaduti. Qui il vento e l'acqua hanno colpitocon insolita furia, sconvolgendo il paesaggioe compromettendo i luoghi più iconici dellazona: il livello del Lago di Alleghe, rinomatoper le sue acque luccicanti, si è alzato di 2metri a causa dei detriti e degli alberi finitinel bacino. Poco più sopra i serrai di Sottogu-da, il celebre canyon patrimonio dell'Une-sco, sono spariti sotto un fiume di fango.

«Qui in quei giorni sono scesi 700 milli-metri d'acqua. Sono esondati ventiquattrotorrenti su trenta che abbiamo nel nostroterritorio. E sono caduti 600 mila alberi. Setieni conto che qui abbiamo 1.200 abitanti,fanno 500 alberi a testa, compresi i bambi-ni.» Questi numeri da capogiro me li dà ilsindaco Andrea De Bernardin, un uomosportivo sulla cinquantina, fisico atletico damontanaro, il capello arruffato e lo sguardocupo che porta ancora stampati i segni deltrauma subito. «È stato come un miniVajont», dice azzardando un paragone cheda queste parti non si fa a cuor leggero: sia-mo a poco più di 50 chilometri dal luogo do-ve nel 1963 è crollata la famosa diga, trasci-nando con sé interi villaggi e la vita di quasiduemila persone. Come sottolinea il sinda-co, fortunatamente la tempesta Vaia quinon ha provocato morti: le tre vittime sonostate in Trentino e nel Feltrino. Ma ha co-munque segnato un territorio intero, cheancora fatica a riprendersi.La tempesta Vaia è stata la manifestazio-

ne più eclatante di una mega-perturbazioneche in quei giorni ha colpito tutto il Nord Ita-lia. Si è trattato di un vero e proprio tifone,generato da una vasta area di bassa pressio-ne, che ha prodotto mareggiate sulle costedella Liguria, distruggendo il porto di Rapal-lo e isolando a lungo la località di Portofino.

Queste tempeste e questi venti eccezio-nali sono il risultato diretto dei cambiamen-ti climatici? «È difficile affermarlo con cer-tezza», risponde Antonello Pasini usando lanecessaria cautela dello studioso. «Ma è si-curo che il riscaldamento del mar Mediter-raneo libera una maggiore quantità di ener-gia nell'atmosfera e aumenta la possibilitàche si verifichino eventi di questo tipo.»Questo fisico del clima del Cnr mi tiene

un'accurata lezione su dinamiche dell'atmo-sfera, andamento di cicloni e anticicloni, tor-nadi e super-celle. Il Mediterraneo sí sta scal-dando più velocemente degli oceani. Sta -+

20 settembre 2020 L'Espresso 51

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Page 3: IL MARE PIÙ CALDO. I VENTI FURIOSI. IL TERRITORIO FRAGILE ... · me stecchi di un gigantesco gioco di Shan-ghai. Le radici fuoriuscite dal terreno, rivolte al cielo, somigliano a

3 / 4

Data

Pagina

Foglio

20-09-202050/53L'Espresso

Ambiente 1 / Italia e cambiamento climatico

aumentando di volume e al contempo li-berando calore che rende più probabili i feno-meni estremi. Questo spiega la maggiore in-cidenza di eventi prima rari sui nostri territo-ri: grandinate di dimensioni inusuali, pioggetropicali, venti devastanti, come quello cheha spazzato via i boschi del Nord-Est.La tempesta Vaia dell'ottobre 2018 ha

avuto un'eco enorme, così come l'acqua altaa Venezia del novembre 2019. Per il loro im-patto, l'entità dei danni, l'alto valore simbo-lico, questi due episodi hanno attirato l'at-tenzione dei media e dell'opinione pubbli-ca. Ma sono solo la punta di un iceberg benpiù imponente. Il nostro Paese è sempre piùsoggetto a questo tipo di accadimenti. «Ilsurplus di energia presente nell'atmosferanon può che scaricarsi con violenza sul ter-ritorio: fenomeni che un tempo erano gesti-bili diventano così più devastanti» mi dicePasini. «L'Italia e il Mediterraneo sono un"hotspot climatico", un luogo dove gli effettidel riscaldamento globale si misurano inmodo maggiore che altrove.» Per verificarequanto siamo effettivamente al centro di unhotspot, mi affido a un database europeoche registra i cosiddetti «eventi estremi»:tornado, piogge torrenziali, grandinate ec-cezionali, tempeste di neve, valanghe. Sichiama European Severe Weather Database(Eswd), è accessibile a tutti su Internet econsente di fare ricerche avanzate per sin-gole nazioni e per specifici intervalli tempo-rali. Focalizzo la mia attenzione sull'Italia esull'anno appena trascorso: nel 2019 ci sonostati 1.665 eventi classificati come «estre-mi», quasi cinque al giorno. Si tratta perlo-più di fenomeni circoscritti ad aree geogra-fiche limitate e che quindi raramente hannoguadagnato rilevanza sulla stampa nazio-nale. Mi sembra comunque un numeroenorme. Confronto allora il dato italianocon quello di Paesi simili a noi per estensio-

Gli effetti del nubifragioche si è abbattutosu Verona e altrezone del Veneto nelpomeriggio dello scorso23 agosto: un fiumeimprovviso di acqua egrandine che in pochiminuti ha messola città in ginocchio

ALLUVIONI, GRANDINATE. GLIEVENTI METEO ESTREMI ERANO328 DIECI ANNI FA, OGGI SONO1665. UNA CRESCITA SENZAPARAGONI IN EUROPA52 L'Espresso 20 settembre 2020

ne, la Spagna e il Regno Unito. Vedo che íntutto il 2019 nella prima si sono verificati282 eventi estremi, nel secondo 240,1'85 percento in meno rispetto all'Italia. Provo allo-ra ad allargare la ricerca su una serie tempo-rale più lunga, spalmata su vent'anni. Regi-strando il numero di fenomeni estremi neitre Paesi dal 1999 a oggi, noto in tutti i casiuna curva ascendente. Con una non trascu-rabile differenza: rispetto agli altri, da noiquesta linea ha una crescita molto più mar-cata negli ultimi anni. Senza entrare nei det-tagli tecnici, citerò qui i risultati di due annidi riferimento, presi come benchmark de-cennali: il 2009 e il 1999. II risultato è il se-guente: in Italia nel 2009 si sono verificati328 eventi estremi, in Spagna 310, nel RegnoUnito 79. Nel 1999, in Italia se ne sono regi-strati 21, in Spagna 25, nel Regno Unito 33.Cosa ci raccontano questi numeri? La pri-ma considerazione è che il fenomeno stacrescendo ovunque. La seconda considera-zione - che è invece incontrovertibile e in uncerto senso inquietante - è la seguente: ilnostro Paese, che prima registrava numerisimili a quelli dei suoi omologhi europei, èoggi nettamente in pole position. È letteral-mente nell'occhio del ciclone.Quanta consapevolezza c'è nell'opinione

pubblica di detenere questo poco invidiabileprimato? Tutti questi eventi estremi, con laloro accresciuta incidenza, vengono di nor-ma etichettati come effetto di un generico«maltempo». Il che di per sé non è errato, ma

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Page 4: IL MARE PIÙ CALDO. I VENTI FURIOSI. IL TERRITORIO FRAGILE ... · me stecchi di un gigantesco gioco di Shan-ghai. Le radici fuoriuscite dal terreno, rivolte al cielo, somigliano a

4 / 4

Data

Pagina

Foglio

20-09-202050/53L'Espresso

Pagine 50-51: S.

D'amadio / Buenavista. Pagine 52-53: An

sa, Getty Images

~ ~gh 4-4; Mw ~1R. ~I's I~. aM, ~*UM►~ÍAI•!~r►~sl

4k 4h. 4,44.4»tt. 4.4-toZi ll+t

in un certo senso trascura le cause e ignora ilcontesto in cui tali fenomeni avvengono. Seil vento, la pioggia, il caldo si abbattono inmodo sempre più devastante sui nostri terri-tori è perché sono cambiati i modelli clima-tici. E sempre Pasini a spiegarmi da fisicodell'atmosfera quali sono le principali novitàdegli ultimi anni. Innanzitutto è pratica-mente scomparso l'anticiclone delle Azzor-re, che portava stabilità sui nostri territori.Quello che una volta era l'eroe delle nostreestati, che garantiva bel tempo e temperatu-re abbastanza fresche, si è spostato più anord, seguendo l'andamento delle tempera-ture in rialzo degli oceani. E ha lasciato spa-zio alla risalita di anticicloni africani prove-nienti dal Sahara, quindi più caldi. Sono loroi responsabili delle estati sempre più roventi,con prolungate ondate di calore a cui ci stia-mo abituando negli ultimi anni, ma anchedell'estremizzazione di altri fenomeni, de-terminata proprio dal maggior differenzialedi temperatura e dalla maggiore quantità dienergia termica nell'atmosfera. Il tanto de-cantato «clima mediterraneo» sta insommaperdendo la sua mitezza e i caratteri che lorendevano unico. E sta assumendo connota-ti più vicini a quelli di climi tropicali.A questo punto Pasini mi parla dei cosid-

detti "Medicane". Questo termine tecnico èuna contrazione delle parole «"Mediterrane-an" e "Hurricane", ed è usato per designare icosiddetti "uragani mediterranei", tifoni conventi molto sostenuti che si originano sul ma-

(

iÉRRRBRUCIATAWir

„t"

I nuovo libro-inchiestadi Stefano Liberti,in uscita per Rivoli,sarà presentato alfestival Insieme a Romadomenica 4 ottobrealle 15 all'Auditorium.In alto: Veneziasotto l'acqua altaIo scorso novembre

re e possono colpire con violenza anche lecoste. Quanto siamo attrezzati ad affrontarequesta situazione di maggiore intensità deifenomeni? Se poco si può fare quando arriva-no venti distruttivi come quelli di Vaia, è in-dubbio che i nostri territori saranno chiamatisempre più a adattarsi a un clima che diventaestremo. Cosa che al momento è ancora lungidall'avvenire, come dimostra la cronaca quasiquotidiana di smottamenti, valanghe, crollidi infrastrutture determinati anche da mani-festazioni climatiche fuori dall'ordinario. Lasommatoria di tre fattori - l'accresciuta viru-lenza degli eventi meteoclimatici, la fragilitàdel territorio italiano e l'esposizione delle no-stre case e dei nostri beni - amplifica gli effettidel cambiamento climatico, rendendo il no-stro Paese particolarmente vulnerabile, conun conseguente incremento dei costi umanied economici.

Il fatto di trovarsi al centro di un hotspotclimatico ci pone di fronte alla necessità dirivedere tutto il modello di gestione del terri-torio. Ripensare le nostre città e le nostrecampagne, il rapporto con l'ambiente, la reteinfrastrutturale, nonché gli assiomi del mo-dello produttivo e agricolo è la sfida enormea cui siamo chiamati. Una sfida difficile manon impossibile, a cui dovremo concorreretutti, come cittadini, rappresentanti deicomparti produttivi, forze sociali e soprat-tutto esponenti politici, con la sollecitudineche richiede l'urgenza della situazione. •

ORIPRODUZIONE RISERVATA

20 settembre 2020 EEspresso 53

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.