I SEGRETI DEL GENIO CREATIVO:nuovoMK inizio · 2015-09-02 · Robert Dilts e Stephen Gilligan hanno...

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da leader nella consulenza direzionale, pre- sentò i dati di una famosa ricerca su una po- polazione di 13mila manager statunitensi di 67 aziende leader. L’indagine annunciava l’i- nizio della ‘guerra dei talenti’ e giungeva al- la conclusione che, negli anni a venire, le aziende vincenti sarebbero state quelle ca- paci d’individuare e trattenere i manager di qualità. La sfida del futuro si gioca dunque sul fattore umano. E, in particolare, su quel- la risorsa vitale per l’impresa che è la crea- I SEGRETI DEL GENIO CREATIVO Robert Dilts e Stephen Gilligan hanno rivelato i segreti del genio creativo in un work- shop che sta facendo il giro d’Europa, registrando ovunque il tutto esaurito: ‘Genius and Generative Self’. La prima tappa in Italia è stata a Firenze (15-17 gennaio). Abbiamo partecipato all’evento e scoperto che… di Raul Alvarez MK 241 I NCONTRI P er frenare gli scossoni del- l’economia mondiale non ci sono più formule ma- giche. Restano solo anco- re di salvataggio. Quelle su cui oggi punta la mag- gior parte delle aziende sono la creatività e il talento dei propri ma- nager. Una qualità che non passa mai di mo- da, anzi è più che mai ricercata da quando nel 2001 la McKinsey & Company, azien- ~ 8 ~ Nonostante alcune varianti superficiali, i geni come Einstein e Mozart strutturano il processo creativo secondo schemi mentali simili. Da questa premessa parte l’illuminante studio di Robert Dilts sul genio creativo.

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da leader nella consulenza direzionale, pre-sentò i dati di una famosa ricerca su una po-polazione di 13mila manager statunitensi di67 aziende leader. L’indagine annunciava l’i-nizio della ‘guerra dei talenti’ e giungeva al-la conclusione che, negli anni a venire, leaziende vincenti sarebbero state quelle ca-paci d’individuare e trattenere i manager diqualità. La sfida del futuro si gioca dunquesul fattore umano. E, in particolare, su quel-la risorsa vitale per l’impresa che è la crea-

I SEGRETI DELGENIO CREATIVO

Robert Dilts e Stephen Gilligan hanno rivelato i segreti del genio creativo in un work-

shop che sta facendo il giro d’Europa, registrando ovunque il tutto esaurito: ‘Genius

and Generative Self’. La prima tappa in Italia è stata a Firenze (15-17 gennaio).

Abbiamo partecipato all’evento e scoperto che…

di Raul Alvarez

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I N C O N T R I

Per frenare gli scossoni del-l’economia mondiale nonci sono più formule ma-giche. Restano solo anco-re di salvataggio. Quellesu cui oggi punta la mag-gior parte delle aziende

sono la creatività e il talento dei propri ma-nager. Una qualità che non passa mai di mo-da, anzi è più che mai ricercata da quandonel 2001 la McKinsey & Company, azien-

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Nonostante alcunevarianti superficiali, i geni come Einstein e Mozart strutturano il processo creativosecondo schemimentali simili. Daquesta premessa partel’illuminante studio di Robert Dilts sul genio creativo.

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tività: la più ambita ‘Skills for the future’,come titola il nuovo libro di Robert Dilts,edito in Italia da Guerini e Associati.Ma come coltivare questa qualità tanto ra-ra quanto ricercata? Come portare le per-sone a esprimere i massimi livelli di crea-tività sul lavoro? Come fare uscire dallalampada il genio senza dissolverlo? Comeconciliare le ragioni del business con i so-gni della creatività?A queste e ad altre domande hanno rispo-sto Robert Dilts e Stephen Gilligan in unworkshop che sta facendo il giro d’Europaregistrando ovunque il tutto esaurito. ‘Ge-nius and Generative Self’ è il titolo del se-minario. La prima tappa, in Italia, è stataFirenze (15-17 gennaio). Un evento straor-dinario organizzato da Dialogika, una gio-vane associazione di terapeuti e consulen-ti aziendali. Stephen Gilligan è uno psicoterapeuta digrande talento (allievo di Milton Erickson),molto noto negli ambienti ericksoniani. Mail nome di Robert Dilts è, ormai da qualcheanno, fra i più gettonati nei convegni inter-nazionali di management. I suoi interventivertono sulla comunicazione, la leadershipe il pensiero creativo. Molti lo consideranouno dei massimi guru su questi temi. Famaaccreditata da un rivoluzionario metodo d’ad-destramento alla leadership denominato‘Alpha Leadersip’, collaudato presso azien-de internazionali del calibro di IBM, Hew-lett Packard, Lucas Film. E in Italia da Fiat,Telecom Italia e Ferrovie dello Stato. La fama di Dilts è legata anche alle sue ri-cerche sulla ‘genealogia del genio’, uno de-gli studi più originali condotti in materia,che vedrà finalmente la luce anche da noigrazie a una piccola e coraggiosa casa edi-trice, la NPL Italy di Alessio Roberti, che

sta pubblicando tutte le più importanti ope-re di Dilts.‘Strategies of Genius’ è uno studio compa-rativo fra geni d’epoche diverse, in campidiversi (Mozart, Einstein, Leonardo da Vin-ci e Walt Disney). La scoperta di Dilts èche, nonostante alcune varianti superficia-li (legate per lo più all’oggetto della crea-zione), i geni strutturano il processo crea-tivo secondo schemi mentali simili. E la co-sa più sorprendente è che questi schemipossono essere appresi per emulazione. Maa una condizione: che si sappia entrare incontatto con quella preziosa fonte di risor-se che Dilts e Gilligan chiamano ‘il sé ge-nerativo’. Il workshop si è assunto il diffi-cile compito di condurre una platea, accor-sa numerosa all’appuntamento, ad acco-gliere questa sfida.

MK: Da cosa nasce questa ricerca sul genio?Robert Dilts: Dal profondo fascino chehanno esercitato su di me geni come Leo-nardo i quali, oltre ad aver lasciato tracciadel proprio talento nelle loro opere, hannoscritto anche diverse riflessioni sul propriometodo. Inoltre la mia formazione in programmazio-ne neurolinguistica (una delle più avanzatetecniche di comunicazione, ndr) mi ha faci-litato. Dopotutto la PNL è nata proprio perrispondere a questa sfida: è possibile estrar-re dai comunicatori eccellenti una strategiaricorsiva e renderla riproducibile? Lo studiodei geni parte dallo stesso assunto.

MK: Ma com’è possibile studiare il geniosenza averlo mai visto all’opera?Robert Dilts: Il mio lavoro è un po’ comequello di un archeologo. Dai cocci di un piat-

to posso determinarne l’intera forma anchese non l’ho visto nella sua interezza. E que-sta è la sfida ma anche il fascino di questaricerca. In ogni caso ho lavorato su un am-pio materiale etnografico e ho trovato pas-si illuminanti nelle lettere di Mozart, raccol-to testimonianze eloquenti su chi ha lavora-to con Walt Disney, letto gli scritti di Leo-nardo alla luce delle sue opere.

MK: Che differenza c’è fra talento, creati-vità e genio?Robert Dilts: La creatività è una capacitàdi base. Tutti, in qualche modo, in deter-minati momenti, esprimiamo delle azionicreative. Il genio (sinonimo per Dilts di ta-lento, ndr) connette questa creatività a unlivello superiore, fino a plasmare l’operacon tutta la propria unicità di individuo. Ladifferenza fra il creativo e il genio è comela differenza fra la parte e il tutto. Nei la-vori del genio ciò di cui resta traccia nonè solo l’idea brillante di un determinatomomento, ma una totalità che esprime (at-traverso l’estetica) i valori, le convinzioni,l’identità che l’individuo ha trasfuso nellapropria opera e di cui resterà traccia. Ci so-no persone che hanno genio ma non han-no abilità e altre che hanno abilità ma nonhanno genio. Il genio viene dal profondodella persona, non implica solo l’uso di de-terminate tecniche e capacità. L’opera delgenio plasma tutto l’essere, non una solaparte. Ed è anche questa caratteristica aconferire ‘unicità’ ai propri risultati. Pen-siamo agli atleti. Alcune persone sono na-te con un talento per uno sport ma, se nonlo esercitano, non uscirà fuori il genio. Al-cune persone non hanno talento, ma han-no abilità. Le loro prestazioni potranno es-sere buone, ma non raggiungeranno mai laqualità del genio. Il genio è una totalità in-tegrata che plasma l’essere del genio, a tut-ti i livelli.

MK: In Europa esistono diverse scuole dicreatività, la più famosa è quella di EdwardDe Bono. Pensa che siano efficaci?Robert Dilts: Sono sicuramente valide,ma mi pare che lavorino solo sulle tecni-che, tralasciando i livelli del processo crea-tivo che conducono a quella creatività conla maiuscola, risorsa caratteristica del ge-nio, che pervade l’opera del suo essere atutti i livelli.

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Da sinistra Robert Dilts, Stephen Gilligan e Charlie JohnFantechi, presidente di Dialogika.

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creativo dando concretezza alle idee. Il cri-tico apporta idee di miglioramento. Tutti gliesseri umani, potenzialmente, possiedonoqueste tre prospettive, ma in genere fini-scono con il privilegiarne una. Conseguen-za: un critico senza un realista e un sogna-tore diventa un distruttore. Un sognatoresenza un realista e un critico resta un illu-so. Un realista senza un sognatore e un cri-tico non è che un robot. Usare prospettivemultiple significa guardare e valutare il pro-prio lavoro da queste tre diverse prospetti-ve, sapendo trarre beneficio da ciascuna diesse. E questa è una qualità decisamentepoco comune.

3) Il genio spazia avanti e indietro fradifferenti livelli di pensiero

I geni alternano con estrema abilità la vi-sione generale del problema e i dettagli

cominciato a chiedersi “come sembrerebbela realtà se io fossi seduto su un raggio diluce?”. La capacità di accedere alla cono-scenza attraverso tutti e cinque i sensi allar-ga la nostra mappa percettiva e rende il ge-nio più abile a raccogliere dall’ambiente lerisorse che gli occorrono per generare la suaopera.

2) Il genio guarda le cose da diverse prospettive

Il cartone animato di Walt Disney sintetiz-za bene un processo tipico di tutti i geni: l’a-bilità di dare forma a qualcosa che esiste so-lo nella propria immaginazione. Una dellecaratteristiche di Disney era la capacità dientrare nei suoi personaggi, di pensare, ve-dere, parlare come loro. Ma di sapersi met-tere anche nei panni dello spettatore che liavrebbe visti sullo schermo. Infine di guar-dare le cose dall’esterno,dal punto di vista delmercato e del business.Abilità propria dei geniè quella di immedesimar-si in tutto ciò con cui la-vorano, sia che si tratti dicose animate che inani-mate. Michelangeloadottava questo principionei confronti della pie-tra. Diceva: “Non sonoio a scolpire la statua. Es-sa è già dentro il marmo,in attesa che io la liberi”.Rispetto a tanti geni Di-sney aveva anche un’al-tra abilità straordinaria:quella di trasformare isuoi sogni in business.Per ottenere questo, se-guiva una strategia rive-lata da uno dei suoi piùstretti collaboratori:“Quando lavorava”, rac-conta, “era come se cifossero tre diversi Walt:il sognatore, il realista eil critico. E non sapevimai quali dei tre avrestiincontrato nella riunio-ne”. Tre prospettive di-verse e complementarida cui valutare il propriolavoro. Il sognatore ser-ve alla creatività per ge-nerare nuove idee eobiettivi. Il realista con-tribuisce al processo

LE OTTO DOTIFONDAMENTALI DELGENIO CREATIVOLa parola ‘genio’ deriva dal latino genius eindica la natura superiore o divina, innata inciascuno di noi. La stessa parola viene a suavolta da ‘generare’, ossia ‘portare fuori’. Tut-to ciò sta ad indicare che il genio è qualco-sa di generato. Secondo la PNL, di cui Diltsè maestro, la manifestazione del genio pro-viene da una strategia mentale unica, pro-pria dell’individuo, e da altre otto doti chepossono essere apprese.

1) Il genio sviluppa numerosi collegamenti fra i sensi

Ricordando uno dei principi fondanti dellaPNL, Dils afferma che noi accediamo allaconoscenza della realtà attraverso i cinquesensi. Ma generalmente tendiamo a privile-giarne alcuni sugli altri. La peculiarità deigeni è che li usano tutti, dando persino vitaa originali sinestesie. Mozart, ad esempio,era capace di vedere, sentire e anche assa-porare la sua musica. Einstein sosteneva digenerare sensazioni dalle proprie immaginiinterne. Aveva la capacità di entrare nellesue immagini e di renderle vive. La teoriadella relatività, racconta sia nata quando ha

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La prima dote fondamentale del geniocreativo è la capacità di svilupparenumerosi collegamenti tra i sensi.Mozart, ad esempio, era capace divedere, sentire e anche assaporare lasua musica. La capacità di accederealla conoscenza attraverso i cinquesensi allarga la mappa percettiva.

Il genio ha familiarità con il pensiero laterale e pensa permetafore e analogie. Leonardo, il più grande geniodi tutti i tempi, guardando le onde concentriche formate da una goccia d’acqua in una fontana mentre suonava una campana, ipotizzò che anche il suono potesse produrre onde simili.

necessari per giungere alla soluzione, sen-za tuttavia perdersi mai nel particolare.Sono capaci di tradurre i principi astrattiin concetti concreti. E riescono a equili-brare queste due facoltà in modo straor-dinario.

4) Il genio si autoinduce gli stati necessari per accedere alle proprie risorse

Per attivare l’immaginazione creativa, il ge-nio deve saper accedere alle proprie risorseinterne, essere in grado di entrare, a sua ri-chiesta, in quello stato mentale ed emotivoche apre la mente alla creatività; senza do-ver aspettare l’illuminazione o il caso. Mo-zart, ad esempio, usava fare delle lunghepasseggiate in silenzio, finché la musica nongli entrava nelle orecchie e cominciava ascorrergli nelle dita. Era il cammino la suachiave d’accesso al sé generativo. Leonar-do, invece, fissava un muro finché le ideenon uscivano fuori distintamente. Il genio,insomma, non aspetta che l’illuminazionevenga dall’esterno, ma sa come accedervidall’interno.

5) Il genio è perseverante e vive il dissenso come un feedback

Ciò che più d’ogni altra cosa può frenare lagenialità è la paura di essere incompresi e il

conseguente venire meno della perseveran-za nel portare avanti la propria idea. ArthurSchopenhauer sosteneva che tutte le grandiidee passano attraverso tre fasi: la prima è ilridicolo. La seconda è l’opposizione violen-ta. La terza è la sua accettazione come sefosse la cosa più normale del mondo. I ge-ni riescono a perseverare in ciò in cui cre-dono, anche quando non ricevono alcun in-coraggiamento esterno. Allora diventano lo-ro i principali sponsor di se stessi. E vivonola mancanza di successo non come un falli-mento, ma come un’utile feedback sul qua-le lavorare. Lo psicoterapeuta Milton Erick-son sosteneva: “Finchè la cura non falliscenon sai chi è veramente il cliente e di checosa ha bisogno”.

6) Il genio pensa per metafore e analogie

Il genio ha familiarità con il pensiero late-rale e con le metafore e le analogie. Queste,lungi dall’essere un mero orpello retorico,rappresentano degli schemi di ragionamen-to, cioè modi originali d’accedere alla co-noscenza e di generare nuove idee. Leonar-

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In alto, la locandina del convegno.

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sica solo per onorare un contratto. Ma per-ché aveva un sogno da realizzare: risveglia-re con la musica l’animo delle persone, en-trare dentro di loro ed essere ricordato neisecoli per la sua opera. Quando a Einsteinfu chiesto perché avesse deciso di dedicar-si alla fisica rispose: “Perché voglio cono-scere i pensieri di Dio, tutto il resto sono so-lo dettagli”, sottolineando che tutti i mezziimpiegati per le sue ricerche, senza un finepiù alto a sostenere i suoi sforzi, erano me-ri accessori. Disney diceva: “Il mio lavoronon è solo animazione, ci sono interi mon-di da conquistare. Tutto ciò che la menteumana può concepire può essere rappresen-tato dall’animazione”. Ecco allora che unacaratteristica comune a tutti i geni è quelladi percepire il proprio lavoro a servizio diun fine più alto che trascende loro stessi.

IL SÉ GENERATIVOSono queste le otto strategie fondamentalidei geni che Dilts ha riscontrato in anni distudi. Ma queste strategie possono genera-re qualcosa di speciale e di davvero unicosolo quando l’individuo è in contatto con ilproprio ‘sé generativo’. Dilts ha introdotto questo concetto con unaneddoto. Si dice che per gli ebrei la mentesia nella testa (dove hanno sede le tavole deidieci comandamenti). Per Cristo è nel cuo-re. Per Marx è nella pancia. Per Freud neigenitali. Per Einstein, la mente è ovunque.

la ricerca di Einstein della grande teoriaunificatrice altro non rappresenta se nonuna ricerca della struttura profonda dell’u-niverso.

8) Il genio ha una missione che trascende il proprio lavoro

Nella sua creazione, il genio è guidato spes-so da un principio più alto che trascende ilvalore materiale del proprio lavoro. Quelprincipio è la sua ‘missione personale’, cioèil fine ultimo per cui ha deciso di fare quelche fa. Ed è proprio questa finalità superio-re a motivare i suoi sforzi, a dare slancio edenergie al proprio impegno.Mozart, spiega Dilts, non ha composto mu-

do guardando l’acqua gocciolare dauna fontana notò come, cadendo, lagoccia formasse delle onde concentri-che. In quello stesso istante suonò unacampana. Il genio di Leonardo stabilì su-bito un’analogia e pensò che, anche il suo-no della campana, potesse produrre ondenell’aria simili a quelle prodotte dalla goc-cia nella fontana. “Voglio fare per gli occhiciò che il fonografo fa per le orecchie”, dis-se Thomas Edison, ed è così che nacque lapellicola. Successivamente trovò un’ulterio-re analogia fra il movimento della pellicolae quello di un disco. Einstein usava metafo-re come quella dello scarafaggio cieco checamminava su una palla di sabbia o tre di-mensioni di ombre per formulare e spiega-re le proprie teorie. Gesù usava le parabole.Sembra che l’uso delle metafore e delle ana-logie aiuti il genio creativo a uscire dallestrettoie della realtà e a guardare là dove glialtri non arrivano. Le metafore ampliano lapercezione, acuiscono la sensibilità e aiuta-no a esprimere concetti inesprimibili con illinguaggio letterale.

7) Il genio ha una visione sistemica e si concentra sulla struttura profonda

Un’altra delle caratteristiche proprie del ge-nio è la capacità di pensare in modo non li-neare (meccanicistico), ma sistemico. Lamente del genio è una mente che connette,che crea continuamente nuovi legami, cheguarda al particolare senza mai perdere divista l’insieme. Lo scopo probabilmente èquello di riuscire a cogliere la strutturaprofonda dei fenomeni. Aristotele e Leonar-do affermavano di essere alla ricerca dei‘principi primi’ del mondo naturale. Anche

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A sinistra, il nuovo libro di Robert Dilts edito da Guerini e Associati e, sotto, il volume edito da NPL Italy che illustra il modello di Dilts sulla Alpha Leadership.

Sotto, Raul Alvarez intervista Robert Dilts.

La storiella è esemplare di come la mentesia un concetto inafferrabile, ma di cui i ge-ni hanno una capacità di controllo sicura-mente superiore rispetto agli altri. Il genionon è nella testa (come credono i razionali-sti) ma nella capacità di attivare il propriosé generativo. E questa ‘dimensione profon-da e generativa’ nasce dall’incontro delle trementi che convivono dentro di noi: la men-te somatica (legata al corpo), la mente co-

gnitiva (legata ai processi di ragionamento)e una mente del campo (legata ai contestid’interazione). Quando queste tre menti s’in-tegrano e s’armonizzano è allora che pren-de forma il sé generativo, ed è anche allorache il genio può esprimere tutte le sue po-tenzialità. E può esprimerle perché è allorache riesce a sponsorizzare se stesso, cioè ariconoscere la propria identità e a valoriz-zarla inviandosi messaggi positivi. Il genio

emerge soprattutto – sottolinea Dilts – co-me il risultato di una sponsorship persona-le che porta al ‘risveglio interiore’ e alla sal-vaguardia del nostro potenziale. Il workshop ha impegnato intensamente ilpubblico a liberare il genio attraverso va-ri esercizi mirati a riconoscere e impiega-re varie forme di sponsorship, a lavoraresulla ricerca di un proprio ‘centro’. E al-la fine siamo tutti usciti fuori con la spe-ranza di poter cominciare finalmente a fa-re grandi cose.

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In Walt Disney eranosempre presenti il sognatore, il realista e il critico. Il sognatore servealla creatività per generarenuove idee e obiettivi; ilrealista contribuisce alprocesso creativo dandoconcretezza; il criticoapporta idee finalizzate almiglioramento. Tuttipossiedono queste trecaratteristiche, ma raramente le utilizzano insieme.