I DS a convegno con l’ARSSA - sanmarcoargentano-polis.it · popolari. Nel considerare gli...

6
Direttore editoriale Luigi Parrillo - Registrazione del Tribunale di Cosenza n.751 del 19/05/2005 - Comitato di redazione: Giovanni Carlo Gallo, Romina Zavatta, Sabina Licursi, Paolo Chiaselotti, Fernando Bianchino, Domenico Formoso, Vito Argondizzo, Franco Castagnaro - Sede legale: San Marco Argentano (Cs), Via Vitt.Emanuele n.51 - http://www.partecipazioneedemocrazia.org/ E-mail: [email protected]/ Giornale periodico di informazione a distribuzione gratuita - Direttore responsabile Luigi Tucci NUMERO 12 DICEMBRE 2005 I DS a convegno con l’ARSSA L’interesse dei democratici di sinistra per il mondo dell’agricoltura Il vicepresidente Caligiuri, critico sulla legge finanziaria, promette nuove modalità di gestione GIOVANNI CARLO GALLO Femminismo: conquista incompleta A cinquantatre anni si può sicuramente fare il bilancio della propria vita e delle esperienze fatte: il lavoro, la fami- glia, le idee e gli ideali, l’aver realizzato o meno quello che ogni donna desidera in giovane età ecc. Mentre ripercorro il cammino e le tappe del- la vita, con una certa soddisfazione per i risul- tati raggiunti, nella mia mente si insinua con sottile amarezza il ricor- do di anni intrisi di ide- ali, di aspirazioni, di spi- rito corporativo, di gran- di idee, e di donne “fini- te a lavorare” come gli uomini ma, purtroppo, ancora oggetto di “vec- chi” pregiudizi. Ed è a questo punto che su- bentra la convinzione che il femminismo sia stata una conquista in- completa: non finita e indefinita. WILMA GIOVANE La nuova legge elettorale, basata sul ritorno al sistema proporzionale, riveduto e cor- retto in peius, rispetto a quel- lo vigente sino a dodici anni fa, che il Centrodestra si ap- presta ad approvare in via definitiva, rappresenta una sorta di ancora di salvezza dell’attuale maggioranza par- lamentare. La Casa delle libertà, infatti, facendo tesoro delle continue sconfitte, puntualmente regi- strate, in tutte le elezioni te- nutesi nel quinquennio in cui ha governato, fiutando i rischi di un’ulteriore perdita di con- sensi nelle prossime politiche di primavera, a causa del pro- babile giudizio negativo degli Italiani sull’operato del Gover- no, dietro l’incalzare dei son- daggi favorevoli all’Unione, vuole confondere le idee agli elettori, nel chiaro intento di evitare o quantomeno conte- nere la sconfitta elettorale ed ha partorito questa riforma, con un autentico colpo di coda di fine legislatura. Tan- t’è vero che, il disegno di leg- ge che riforma il sistema elet- torale è approdato il 24 novem- bre, in tutta fretta, al Senato, senza relatore, in quanto non è stato concluso l’esame in Commissione Affari costitu- zioni, con l’intenzione di licen- ziarlo entro la prima decade di dicembre nel testo integrale approvato alla Camera. La coalizione guidata da Ber- lusconi, in barba a qualsiasi forma di intesa bipartisan, fi- nalizzata alla ricerca di una pur minima forma di dialogo con il Centrosinistra, in ordine al cambiamento di una legge, che ridetermina il sistema ele- torale e l’espressione del civi- co consenso, ha proceduto in tutta fretta ed a spron battu- to, pur di raggiungere il pro- prio scopo, ignorando, finan- che che, più di dodici anni fa, l’elettorato italiano votò, in modo massiccio, a favore del- l’abrogazione del sistema pro- porzionale in due referendum popolari. Nel considerare gli ef- fetti, che la nuova legge elettorale produrrà, diversi politologi e gior- nalisti hanno concordemente as- serito che il suo principale obiet- Una riforma elettorale che confonde le idee e rende il Paese ingovernabile PINO TRICANICO Continua a pag. 6 Continua a pag. 2 Continua a pag. 3 Il 25 novembre scorso si è tenuto a San Marco Argen- tano un convegno dal titolo “ Finanziaria 2006, come di- fendersi: ruolo dell’ARSSA nello sviluppo economico della Valle dell’Esaro”. L’evento è stato organizza- to dall’UdB dei Democratici di Sinistra di San Marco Ar- gentano nell’ambito delle iniziative promosse dalla Di- rezione Nazionale del Parti- to finalizzate ad una migliore conoscenza da parte dei cit- tadini dei contenuti del DPF 2006 e delle possibili ricadu- te sull’economia degli Enti Locali. Relatore unico del convegno Enzo Caligiuri, vice presiden- te dell’ARSSA. Avvia i lavori il segretario dell’UdB, Giancarlo Gallo, che sottolinea la valenza elet- torale di quest’ultima finan- ziaria: un documento in cui, attraverso il corposo taglio delle rimesse del governo nazionale agli enti locali, go- vernati nelle stragrande maggioranza da giunte di ccntrosinistra, si tenta di trasferire sugli amministra- tori locali il dissenso per la drammatica riduzione dei servizi ai cittadini che an- drà a verificarsi da qui a qual- che mese. Aborto: tutti contro tutti ROBERTA SAIARDI Continua a pag. 2 Con la sperimentazione della pillola RU 486 esplode la polemica sulla legge 194 Sono un po’ confusa. Gli stessi che sei mesi fa lottava- no per non far nascere i bam- bini oggi si battono perché tutti i bimbi vengano al mon- do. Sei mesi fa mi proibivano di diventare madre e adesso invece mi obbligano. Oggi Ruini sostiene “senza figli non c’è futuro”, però a giu- gno a quelli che chiedevano di procreare con l’aiuto del dottore rispondeva che no, vi basti l’aiuto del Signore. Sì, sono confusa. Come si fa a non esserlo quando Giulia- no Ferrara dalla poltrona di Matrix tuona che il grande problema mondiale è l’abor- to. A dirlo non è uno qualun- que, è Ferrara, l’amico di Sil- vio, il simpatizzante di Bush, il neocon de noantri, un lai- co, chierichetto di don Camil- lo, adorante di Ratzinger, di- rettore del Foglio che fa rima con Soglio, uno che c’è poco da ridere perché quello è uno che se lo dice lui… Ed io che pensavo fosse la guerra, l’ingiustizia sociale, l’inquinamento, la fame, le pandemie, l’aviaria e, con un pizzico di presunzione, la ndrangheta. Sbagliavo. Ora finalmente ho capito che il problema è Carlotta! 38 anni, casalinga, il marito usciere, due parti tre figli, affetta da un problema vascolare per cui l’uso del contraccettivo orale è controindicato, Car- lotta dice che un quarto figlio proprio non poteva tenerlo, per via dei soldi, dell’età, del- la salute. Sarà, ma fatto sta che con la sua scelta Carlotta ha alimentato una piaga mon- diale. Altro che Chernobil e Bhopal! C’è però ancora una cosa che non mi quadra e che mi fa sentire davvero molto, molto confusa. Sempre Ferra- ra, quella stessa sera dalla stes- sa poltrona, sentenzia che la pillola RU 486 banalizzando l’aborto banalizza l’omicido. E Ferrara, l’abbiamo capito, non è una voce fuori dal coro. In molti, più uomini che don- ne, di destra e di sinistra, la pensano come lui. Il ministro della salute Storace la pensa così, papa Ratzinger, papa in pectore con delega speciale per l’Italia don Camillo Ruini e naturalmente il Movimento per la Vita la pensano così. La Il pessimo esempio dei reality Annalisa Martino a pag. 4 Centro, periferia e sviluppo globale Elenio Maistrello a pag. 3 Cervicati: politica, identità e solitudine Raffaele Ruffo a pag. 3 Allarme elettrosmog: il pericolo è l’indifferenza Fabrizio Sabato a pag. 4 Caligiuri: urge una buona politica Alberto Volpe a pag. 2

Transcript of I DS a convegno con l’ARSSA - sanmarcoargentano-polis.it · popolari. Nel considerare gli...

Direttore editoriale Luigi Parrillo - Registrazione del Tribunale di Cosenza n.751 del 19/05/2005 - Comitato di redazione: Giovanni Carlo Gallo,Romina Zavatta, Sabina Licursi, Paolo Chiaselotti, Fernando Bianchino, Domenico Formoso, Vito Argondizzo, Franco Castagnaro - Sede legale:San Marco Argentano (Cs), Via Vitt.Emanuele n.51 - http://www.partecipazioneedemocrazia.org/ E-mail: [email protected]/

Giornale periodico di informazione a distribuzione gratuita - Direttore responsabile Luigi TucciNUMERO

12DICEMBRE

2005

I DS a convegno con l’ARSSAL’interesse dei democratici di sinistra per il mondo dell’agricoltura

Il vicepresidente Caligiuri, critico sulla legge finanziaria, promette nuove modalità di gestione

GIOVANNI CARLO GALLO

Femminismo:conquista

incompleta

A cinquantatre annisi può sicuramente fareil bilancio della propriavita e delle esperienzefatte: il lavoro, la fami-glia, le idee e gli ideali,l’aver realizzato o menoquello che ogni donnadesidera in giovane etàecc.Mentre ripercorro ilcammino e le tappe del-la vita, con una certasoddisfazione per i risul-tati raggiunti, nella miamente si insinua consottile amarezza il ricor-do di anni intrisi di ide-ali, di aspirazioni, di spi-rito corporativo, di gran-di idee, e di donne “fini-te a lavorare” come gliuomini ma, purtroppo,ancora oggetto di “vec-chi” pregiudizi. Ed è aquesto punto che su-bentra la convinzioneche il femminismo siastata una conquista in-completa: non finita eindefinita.

WILMA GIOVANE

La nuova legge elettorale,basata sul ritorno al sistemaproporzionale, riveduto e cor-retto in peius, rispetto a quel-lo vigente sino a dodici annifa, che il Centrodestra si ap-presta ad approvare in viadefinitiva, rappresenta unasorta di ancora di salvezzadell’attuale maggioranza par-lamentare.La Casa delle libertà, infatti,facendo tesoro delle continuesconfitte, puntualmente regi-strate, in tutte le elezioni te-nutesi nel quinquennio in cuiha governato, fiutando i rischidi un’ulteriore perdita di con-sensi nelle prossime politichedi primavera, a causa del pro-babile giudizio negativo degliItaliani sull’operato del Gover-

no, dietro l’incalzare dei son-daggi favorevoli all’Unione,vuole confondere le idee aglielettori, nel chiaro intento dievitare o quantomeno conte-nere la sconfitta elettorale edha partorito questa riforma,con un autentico colpo dicoda di fine legislatura. Tan-t’è vero che, il disegno di leg-ge che riforma il sistema elet-torale è approdato il 24 novem-bre, in tutta fretta, al Senato,senza relatore, in quanto nonè stato concluso l’esame inCommissione Affari costitu-zioni, con l’intenzione di licen-ziarlo entro la prima decade didicembre nel testo integraleapprovato alla Camera.La coalizione guidata da Ber-lusconi, in barba a qualsiasi

forma di intesa bipartisan, fi-nalizzata alla ricerca di una purminima forma di dialogo con ilCentrosinistra, in ordine alcambiamento di una legge,che ridetermina il sistema ele-torale e l’espressione del civi-co consenso, ha proceduto intutta fretta ed a spron battu-to, pur di raggiungere il pro-prio scopo, ignorando, finan-che che, più di dodici anni fa,l’elettorato italiano votò, inmodo massiccio, a favore del-l’abrogazione del sistema pro-porzionale in due referendumpopolari. Nel considerare gli ef-fetti, che la nuova legge elettoraleprodurrà, diversi politologi e gior-nalisti hanno concordemente as-serito che il suo principale obiet-

Una riforma elettorale che confondele idee e rende il Paese ingovernabile

PINO TRICANICO

Continua a pag. 6

Continua a pag. 2

Continua a pag. 3

Il 25 novembre scorso siè tenuto a San Marco Argen-tano un convegno dal titolo“ Finanziaria 2006, come di-fendersi: ruolo dell’ARSSAnello sviluppo economicodella Valle dell’Esaro”.L’evento è stato organizza-to dall’UdB dei Democraticidi Sinistra di San Marco Ar-

gentano nell’ambito delleiniziative promosse dalla Di-rezione Nazionale del Parti-to finalizzate ad una miglioreconoscenza da parte dei cit-tadini dei contenuti del DPF2006 e delle possibili ricadu-te sull’economia degli EntiLocali.Relatore unico del convegno

Enzo Caligiuri, vice presiden-te dell’ARSSA.Avvia i lavori il segretariodell’UdB, Giancarlo Gallo,che sottolinea la valenza elet-torale di quest’ultima finan-ziaria: un documento in cui,attraverso il corposo tagliodelle rimesse del governonazionale agli enti locali, go-

vernati nelle stragrandemaggioranza da giunte diccntrosinistra, si tenta ditrasferire sugli amministra-tori locali il dissenso per ladrammatica riduzione deiservizi ai cittadini che an-drà a verificarsi da qui a qual-che mese.

Aborto: tutti contro tuttiROBERTA SAIARDI

Continua a pag. 2

Con la sperimentazione della pillola RU 486 esplode la polemica sulla legge 194

Sono un po’ confusa. Glistessi che sei mesi fa lottava-no per non far nascere i bam-bini oggi si battono perchétutti i bimbi vengano al mon-do. Sei mesi fa mi proibivanodi diventare madre e adessoinvece mi obbligano. OggiRuini sostiene “senza figlinon c’è futuro”, però a giu-gno a quelli che chiedevanodi procreare con l’aiuto deldottore rispondeva che no,vi basti l’aiuto del Signore.Sì, sono confusa. Come si faa non esserlo quando Giulia-no Ferrara dalla poltrona diMatrix tuona che il grandeproblema mondiale è l’abor-to. A dirlo non è uno qualun-que, è Ferrara, l’amico di Sil-vio, il simpatizzante di Bush,il neocon de noantri, un lai-

co, chierichetto di don Camil-lo, adorante di Ratzinger, di-rettore del Foglio che fa rimacon Soglio, uno che c’è pocoda ridere perché quello è unoche se lo dice lui…Ed io che pensavo fosse laguerra, l’ingiustizia sociale,l’inquinamento, la fame, lepandemie, l’aviaria e, con unpizzico di presunzione, landrangheta. Sbagliavo.Ora finalmente ho capito cheil problema è Carlotta! 38 anni,casalinga, il marito usciere,due parti tre figli, affetta daun problema vascolare percui l’uso del contraccettivoorale è controindicato, Car-lotta dice che un quarto figlioproprio non poteva tenerlo,per via dei soldi, dell’età, del-la salute. Sarà, ma fatto sta

che con la sua scelta Carlottaha alimentato una piaga mon-diale. Altro che Chernobil eBhopal! C’è però ancora unacosa che non mi quadra e chemi fa sentire davvero molto,molto confusa. Sempre Ferra-ra, quella stessa sera dalla stes-sa poltrona, sentenzia che lapillola RU 486 banalizzandol’aborto banalizza l’omicido.E Ferrara, l’abbiamo capito,non è una voce fuori dal coro.In molti, più uomini che don-ne, di destra e di sinistra, lapensano come lui. Il ministrodella salute Storace la pensacosì, papa Ratzinger, papa inpectore con delega specialeper l’Italia don Camillo Ruini enaturalmente il Movimento perla Vita la pensano così. La

Il pessimo esempiodei reality

Annalisa Martinoa pag. 4

Centro, periferia esviluppo globale

Elenio Maistrelloa pag. 3

Cervicati:politica, identità

e solitudine

Raffaele Ruffoa pag. 3

Allarme elettrosmog:il pericolo èl’indifferenza

Fabrizio Sabatoa pag. 4

Caligiuri: urge una buona

politica

Alberto Volpea pag. 2

Pag. 2 DICEMBRE 2005

GIOVANNI CARLO GALLO

I DS a convegno con l’ARSSADalla prima pagina

Femminismo: conquista incompletaA fine anno, un bilancio desolante sugli esiti del movimento

WILMA GIOVANE

Circa quarant’anni fa co-minciai a sentirne parlare ea viverlo nella piccola cittàtoscana dove frequentavoil liceo: riunioni, scioperi,comizi, manifestazioni co-minciarono ad entrare nellamia anima, a formare la miamente e a darmi la convin-zione che noi donne sarem-mo arrivate in alto.Pur essendo una “ragazzadel Sud”, in me era già pre-sente questa aspirazioneper più di un motivo: le ideedi mio padre fortunatamen-te acculturato e, dunque,moderno, l’essere io la set-tima di una grande famiglia,l’aver avuto due sorellemaggiori che mi avevano“fatto strada”.Dicevo a me stessa che lacosa era fatta: le donne era-no uguali agli uomini conpari diritti e doveri!!!Man mano che gli annipassavano ho realizzato al-cune delle mie aspirazioni:ho studiato superando queipregiudizi che volevanol’altro sesso più “adatto”alla professione medica, mi

sono laureata e ho iniziatosubito a lavorare.All’inizio non è stato facilerapportarmi né coi colleghi,né con i pazienti. Espres-sioni del tipo “Dottore’ …ma voi visitate anche uo-mini?!” erano frequenti efrutto di una mentalità cheavrebbe potuto stroncaresul nascere ogni velleità dicarriera. Infatti, ricordo an-cora il primo giorno di guar-dia medica. Una telefonata da Sartanochiede se c’è il dottore.“Sono io” rispondo.“No! Voglio proprio il dot-tore!” insiste l’uomo.“Ma sono proprio io!” ri-badisco pensando ad unmalinteso.“Ma se siete una don-na!?!”E abbassa il telefono.Anche a livelli più alti il ri-conoscimento della nostraprofessione era difficile.In una riunione di medici ilpresidente (!) della USLchiese ai maschi se “i dot-tori” erano d’accordo su undato argomento e poi, in-terpellando le uniche duedonne medico, aggiunse:”… e le signore?”, ritenen-do del tutto normale chequel titolo di studio fosseuna prerogativa solo ma-schile.Sullo stesso piano si collo-ca la disponibilità del col-lega di sostituirmi in casodi cateterizzazione di un pa-ziente di sesso maschile,considerando naturale, an-che in questo caso, il fattoche egli potesse farlo sulledonne!Negli anni vi sono state al-tre delusioni che qui nonsto ad elencare, ma per re-stare nell’ambito medico eal proverbio che il tempo èla migliore medicina, devoritenere che questo rimedioè inefficace nel caso di noidonne!Ho letto su una rivista untrafiletto di Livia Turco. Laparlamentare racconta chequalche giorno prima il pre-sidente del consiglio, SilvioBerlusconi, durante la di-scussione sulle “quoterosa” (già l’espressione ladice lunga su quanto noidonne siamo considerate!),pare abbia apostrofato il mi-nistro Stefania Prestigiaco-mo con queste parole “Nonfare la bambina!”, comedire “non ti sai comportarequindi questo posto non èadatto a te”.Pensate che il presidente

del consiglio avrebbe det-to questa stessa frase adun uomo?Ma neanche all’ultimousciere !!!La storia delle donne è uncontinuo divenire: più cer-chiamo di conquistare nuo-vi diritti, più aumenta la re-azione alle nostre richiestee la volontà di cancellareanche quelli già acquisiti.In questi giorni c’è statoun argomento che ha occu-pato i pensieri del ministrodella salute Storace e di al-tri “uomini saggi”: quellodel controllo sull’applica-zione della legge 194, ri-guardante l’aborto.Pensate che riparlare dellalegge 194, al di fuori deldramma che la donna vivein prima persona, sia di aiu-to alla sua vita? O che la proposta di utiliz-zare dei “controllori”, ap-partenenti a movimenti bi-gotti e contrari all’applica-zione della stessa legge,possa risolvere l’angosciae il dolore di chi deve assu-mersi tale responsabilità?O qualcuno ritiene davve-ro che sia meglio ritornarealle “mammane”, all’infusodi prezzemolo e alle prati-che abortiste alle quali han-no fatto ricorso per anni eanni migliaia di donne nel-l’assoluta indifferenza ditanti benpensanti? Il bilancio di fine anno, edi tanti anni di lotta appas-sionata, mi sembra piutto-sto deludente.Tuttavia voglio ancora cre-dere che qualcosa possacambiare.Visto che siamo prossimialle feste voglio rivolgerealle giovani donne – benvestite, più belle di unavolta, più colte e più accul-turate di noi – l’augurio chela loro vita sia ricca di sod-disfazioni materiali e so-prattutto spirituali.E nello stesso tempo voglioincoraggiarle ad essereprotagoniste del loro tem-po, senza deleghe, senzaconcessioni e senza imba-razzi, in casa, nel lavoro,nella politica, pensandoche non sono quote, chenon vivono in una “riser-va”, che non hanno infe-riori diritti, non solo per unfatto di giustizia sociale, masoprattutto perché sololoro, oggi, possono impe-dire che la storia torni in-dietro.Anche gli uomini, quelliveri, le ringrazieranno.

Dalla prima pagina

Ciò premesso e preso attodell’ineludibilità del provve-dimento, il segretario ribadi-sce la necessità che anche icittadini calabresi comincinoad acquisire una mentalità fe-deralista capace di sostituireclientelismo e assistenziali-smo con cultura diimpresa e coopera-zione. In tale conte-sto il ruolo fonda-mentale dell’ARS-SA, agenzia di pro-mozione delle attivi-tà in un ambito quel-lo agroalimentare,che ha rappresen-tato e, si spera , pos-sa continuare a co-stituire la maggiorerisorsa economicadel nostro territorio.Segue l’interventodi Giuseppe Terra-nova, Coordinatoredell’Unità Territoria-le Esaro-Media Val-le Crati-Pollino deiDemocratici di Sinistra cheentra subito del merito delletante opportunità di svilup-po, finora mai adeguatamenteconsiderate, che vanno dallacastanicoltura, all’olivicoltura,alla utilizzazione delle biomas-se e di altre fonti rinnovabilidi energia, al termalismo chepotrebbero rappresentare unaprerogativa pressoché inesclusiva dei nostri territori.Terranova, inoltre, in virtù del-la carica politica assegnataglida circa un mese, coglie occa-sione per offrire la disponibi-lità del partito, in quanto forzadi governo, all’apertura di piùtavoli di concertazione contutte le forze destinatarie di unruolo, oltre che di ogni formadi partenariato, finalizzato afare impresa attraverso la va-lorizzazione delle nostre mol-teplici risorse .Dopo una serie di qualificatiinterventi da parte di GiulioSerra, vice Sindaco di SanMarco Argentano, di Vito Ar-gondizzo, dirigente sindacale,di Paolo Chiaselotti, consiglie-re di minoranza e di SergioLento, preside del locale Li-ceo Classico, prende la paro-la il vice presidente dell’ARS-SA, Enzo Caligiuri, che dimo-stra subito una grande dime-stichezza nel duplice ruolo,politico e tecnico, della sua re-cente nomina. Dopo un rapi-do excursus su un Ente natoper promuovere sviluppo nelsettore agricolo, ma troppospesso utilizzato come stru-mento di promozione eletto-rale, Caligiuri sottolinea comenel corso dei governi regio-nali di centro destra non si siamai neppure tentato da partedell’Assessorato alle Politi-

che Agricole di riconoscere ilruolo dell’ARSSA che è ap-punto quello di promuoverela divulgazione, la ricerca, lasperimentazione nel settoreagricolo. Il vice Presidente sisofferma poi sulle grandi pro-fessionalità di cui l’agenzia di-

spone, anche queste mai suf-ficientemente valorizzate epienamente utilizzate , promet-tendo che ad esse presto sa-rebbe stato restituito il meri-tato ruolo. Entra, quindi, nelmerito delle attività in cui

l’Arssa avrebbe potuto daree che si ripromette di rendereal più presto possibile, un im-pulso decisivo: tutte nella pro-spettiva di realizzare prodottidi alta qualità che possanocompetere sui mercati nazio-nali ed esteri. Da qui la centra-

lità del ruolo che do-vrà ricoprire il CentroSperimentale del-l’Arssa di San MarcoArgentano nell’ac-cendere i riflettori suun territorio, quellodell’Esaro, pieno dirisorse che fondanole proprie origini su ti-picità e tradizioni, cuisolo un grande movi-mento culturale e di ri-cerca applicata puòdare adeguata valoriz-zazione.Il vice Presidente con-clude il suo interven-to dichiarando di es-sere entrato nel ruoloassegnatogli con

grande entusiasmo e soprat-tutto con grandi sogni che,con l’aiuto di quanti avrannovoglia di collaborare e il sup-porto della buona politica,spera poter realizzare nei cin-que anni di mandato.

Resistere all’accidia da“dipendenza del potere”: èquesto il segno che va trac-ciandosi la locale Unità diBase dei Democratici di Sini-stra. Quelle sue iniziative acarattere, certamente politica-mente finalizzate, ma essen-zialmente volte anche ad unaindispensabile acculturazioneche non siaesclusivamen-te quando ten-denzialmentet e l e v i s i v a ,quelle sue atti-vità appuntohanno il meritodi dare voce aduna “base”non influenza-ta dalla figurache incarna erappresenta,non sempre meritoriamente il“potere” tradizionalmente in-teso. Certo l’altra sera “l’In-contro” ha ospitato un mo-mento di confronto che, pro-prio perché non inficiato daspeculare immagine di “pote-re”, ha avuto il merito di averposto all’attenzione degli in-tervenuti retro e prospettiveche spiegano la condizione incui si dibatte l’agricoltura ca-

labrese, e quali invece potreb-bero essere le sue migliori for-tune. Proprio perché sottoquesto aspetto meritorie, vor-remmo dire ai suoi promotori :andate avanti, al di là del“chiasso” o del numero cheesso può suscitare ed attirarevolta per volta. Credere valbene resistere, come afferma-

va l’ex Procuratore di Milano,Borrelli. Ma andiamo alla so-stanza dell’argomento tratta-to dal dr Giancarlo Gallo, se-condo il quale tocca alla poli-tica “spiegare” una Finanzia-ria, come convocare al capez-zale di un ammalato (e l’Agri-coltura calabrese lo è, attesoche la si considera sempre incrisi) un consulto per una ana-lisi e conseguente possibile

ALBERTO VOLPEterapia. Circa la situazione dicrisi del settore tradizional-mente redditizio della econo-mia calabrese è intervenutoEnzo Caligiuri, fresco di inve-stitura, come del resto i verticidell’ARSSA. Neanche margi-nale la partecipazione di Giu-sepe Terranova, quale coor-dinatore del distretto politico

Esaro-Pollino per conto deiDs. In tale veste egli non hamancato di sottolineare comel’ultima Finanziaria varata dalGoverno romano ricalca paripari la concezione liberista diuna economia, in cui a pagare“i costi” di quel tipo di scelteeconomiche sono i ceti socia-li più deboli, ed in particolarenaturalmente appartenenti al

Caligiuri: urge una buona politicaTerranova: la politica romana è nelle mani dell’ “aristocrazia finanziaria”

Continua a pag. 6

Pag. 3DICEMBRE 2005

“…Ho girato abbastanza ilmondo da sapere che tuttele carni sono buone e siequivalgono, ma è per que-sto che uno si stanca e cer-ca di mettere radici, di farsiterra e paese, perché la suacarne valga e duri qualco-sa di più che un comunegiro di stagione.”

(C. Pavese)Ci sono stati anni nei qualiabbiamo creduto che Cervi-cati fosse tutto il mondo eche in qualche modo tutto

dovesse da lì cominciare.Ci si sono stati anni nei qua-li bastava poco per essere fe-lici e per essere “paese”, so-prattutto aveva un sensoabitare a Cervicati inveceche altrove. Ci sono state illusioni e lot-te nella convinzione che fos-se necessario cambiare il no-stro piccolo centro per ren-derlo più “moderno” e supe-rare tanti schemi mentali checredevamo superati.Sono stati tempi felici e di-sperati, bruciati nella frettadi fare, passati troppo rapi-damente e, soprattutto, sen-za lasciare tracce se non den-tro di noi.Adesso che la corsa è finitao ha perso molto della suaspinta ci chiediamo tantecose e vorremmo tornare in-dietro non fosse altro che perrisentire il sapore della lotta,il soffio caldo della speran-za, l’orgoglio di fare qualco-sa per Cervicati.Ci ritroviamo, invece, in unpaese che ha rinunciato allapropria identità con abitantiche potrebbero tranquilla-mente ed indifferentementetrovarsi a vivere in una qual-siasi grande città e magari inuno dei quei condomini fattidi tanti piccoli appartamentitutti uguali dove… si affitta,si vive un giorno o deglianni, e poi quando si tra-sloca restano gusci vuoti,disponibili, morti.Cervicati, come tanti piccolicentri del nostro sud, viveanni di profonda crisi e di ab-bandono con le nuove ge-nerazioni che fuggono inse-

guendo la promessa (spes-so l’illusione) di un posto dilavoro e perpetuando il no-stro amaro destino di eterniemigranti.Le grandi città del nord comeil sud America dei nostrinonni o la Germania delle ge-nerazioni che sono venutedopo.E il paese, il nostro paese sisvuota e perde man mano lasua anima, la sua storia, lasua identità.La politica ha grandi e pe-

santi responsabilità per quel-lo che sta accadendo per nonaver saputo progettare unaqualsiasi ipotesi di sviluppoche potesse andare oltre lesquallide pratiche assisten-ziali fatte di mance e promes-se. Sempre uguali e semprefunzionali (solo) al potere.

I nostri vicoli, le nostre piaz-ze che fino a 50 anni fa pul-savano e tramandavano va-lori, storia, cultura e varieumanità sono oggi presso-ché deserti e vivere qui è di-ventato difficile, quasi comevivere in città.Si è forse irrimediabilmenterotto quel tessuto socialefatto di vita comune, relazio-ni, contatti quotidiani, riti edusanze che ci sono sembratiarcaici, ma che invece han-no costituito per tantissimo

tempo un vero proprio testa-mento e quasi un filo invisi-bile ma solidissimo che haconsentito di tramandare, digenerazioni in generazione,la nostra storia e il sensoprofondo del vivere qui in-vece che altrove.

Cervicati: politica, identità e solitudineRAFFAELE RUFFO

Partendo dal convinci-mento che ogni società civi-le non possa evolversi sen-za far tesoro delle proprie ori-gini e dei luoghi che ne han-no permesso l’inizialesviluppo,ritengo indecorosolo stato di assoluto abban-dono in cui versa il nostrocentro storico.Per dissipare ogni dubbioche dovesse emergere sulmio pensiero e per non ali-mentare ulteriormente questaestenuante diatriba, che con-trappone da troppo tempo esenza non pochi danni il cen-tro alle contrade, vorrei pre-cisare che trovo assoluta-mente normale lo sviluppoindustriale e commercialedello Scalo di San Marco Ar-gentano dato che la sua po-sizione, in quanto pianeg-giante, centrale rispetto aicomuni limitrofi e assoluta-mente privilegiata per la faci-lità di accesso alle principalivie di comunicazione, ne giu-stifica ampiamente la propriacrescita.Non ritengo quindi per nien-

te scandaloso che le ultimeamministrazioni abbianospeso tempo e risorse perfavorire con ogni mezzo lacrescita di questa realtà, an-che perché tutto ciò ha per-messo a non poche personedi poter accedere ad un red-dito più o meno costante epiù o meno gratificante, an-che se mi duole pensare chequesti posti di lavoro sianostati elargiti non certamentesu basi eticamente corrette,né tanto meno siano sotto-posti a tutela sindacale.Premesso ciò, siccome nonpenso che possano essercicittadini di serie A e cittadinidi serie B credo che quandosi è pensato (giustamente)allo sviluppo delle aree ruralinello stesso momento si sa-rebbe dovuto studiare unpiano alternativo per lo svi-luppo del centro storico, pia-no che avrebbe dovuto pas-sare attraverso una riqualifi-cazione del centro da realtàprettamente commerciale arealtà artigianale, turistica edi servizio.

Certamente non è un’opera-zione facile, ma se manca lavolontà politica la cosa di-venta addirittura impossibi-le. A questo punto penso siaassolutamente indispensabi-le una reazione da parte dellapopolazione,che resta co-munque sovrana rispetto aipropri rappresentanti politi-ci, siano essi di maggioranzao di minoranza. Capisco cheattuare una protesta chevada in questa direzione nonè certamente facile, ancheperché i retaggi culturali checi vedono più propensi allasudditanza verso chi ci am-ministra facendoci spessodimenticare che senza il no-stro consenso non potrebbe-ro sedere sulle poltrone dipalazzo Santa Chiara, ci im-pediscono di organizzarci elottare in tal senso; ecco per-ché sarebbe auspicabile unaforte presa di coscienza daparte dei giovani del nostrocomune, che ritengo più li-beri mentalmente e menopropensi ad asservirsi al po-tere.

Centro, periferia e sviluppo globaleELENIO MAISTRELLO

Le inutili diatribe che pregiudicano la crescita del territoro

Continua a pag. 6

Dalla prima pagina

Una riforma elettorale che confondele idee e rende il Paese ingovernabile

PINO TRICANICO

La redazione augura a tutti i lettori

tivo é quello di volere azzoppa-re la quasi certa vittoria del Cen-trosinistra ed esporre Prodi al ri-catto dei piccoli partiti, impe-dendogli, così, di governare.Tra l’altro é alquanto stranoche, tra coloro i quali hannovotato la nuova legge eletto-rale, vi siano molti parlamen-tari, fautori da sempre, delmaggioritario.Interpellati sui motivi, che lihanno indotti a votare per unalegge che ripristina il propor-zionale, costoro hanno riferi-to che questo rappresenta unmodo migliore per il funzio-namento di partiti e coalizio-ni; nessuno ha saputo forni-re una motivazione, che pos-sa essere riferita all’interessedella Nazione!Ma cosa comporta la riformaelettorale del Centrodestra?Sostanzialmente, questisono i punti di novità.Innanzitutto, dall’attuale si-stema misto, che prevede unmaggioritario al 75% e un pro-porzionale al 25%, si passeràad un sistema, in cui i seggiverranno attribuiti in base allapercentuale di voto ottenutada ciascun partito; cesseran-no di esistere i collegi unino-minali e verranno istituite ma-cro circoscrizioni, che potran-

no interessare più regioni perla Camera, mentre per il Sena-to, la circoscrizione sarà regio-nale; ogni partito presenteràliste bloccate (simili all’attualelistino) e non potranno essereattribuiti voti di preferenza: inpratica, l’elettore non potrà,autonomamente, scegliere ilproprio candidato, come avve-niva in precedenza. I partitipotranno formare le coalizio-ni, nelle quali ciascuno di essielencherà i propri candidatiunitamente al programma del-la coalizione ed indicherà no-minativo del “capo unico del-la coalizione” oppure potran-no presentare proprie liste inmodo autonomo. Verrannofissati tre sbarramenti, al disotto dei quali non viene attri-buito nessun seggio. Gli sbar-ramenti alla Camera sarannoprevisti al 10% per ciascunacoalizione, al 4% per ogni par-tito che si presenta da solo, al2% per ogni partito che si pre-senta in coalizione; è previsto,inoltre, per la sola coalizionevincente, che al riparto deiseggi, partecipi il partito cheabbia ottenuto il miglior risul-tato, anche al di sotto del 2%.Per il Senato, invece, si voteràsu base circoscrizionale regio-nale con sbarramenti fissati,rispettivamente, al 20%, all’8%e al 3%. Verrà attribuito unpremio di maggioranza allacoalizione vincente, in modotale da poter contare su alme-no 340 seggi alla Camera (54%

dei componenti); il premionon spetterà, qualora la coali-zione ne ottenesse di più dalvoto. Tale premio potrebbeessere rilevante, se al votopartecipano più di due coali-zioni! Al Senato, il premio dimaggioranza sarà assegnatosu base regionale, attribuen-do al gruppo vincitore il 55%dei seggi spettanti a ciascunaregione. Dato che le regionipiù popolose avranno dirittoad un numero maggiore di seg-gi, con questo meccanismopotrebbe succedere che la co-alizione vincente alla Camerapotrebbe non essere maggio-ritaria al Senato. Senza trascu-rare che verrebbe leso un prin-cipio costituzionale, in fatto divoto egualitario dei cittadini,in quanto nelle regioni con piùabitanti (Lombardia, Lazio,Campania, ecc.), aventi dirittoa molti seggi, il premio di mag-gioranza sarà basso (tra il 10ed il 20 per cento); viceversa,in quelle che i seggi da attri-buire sono pochi (Basilicata,Marche, Umbria, ecc.), lo stes-so premio potrebbe notevoleed arrivare sino al 100% nellaregione Molise, alla qualespetteranno solo due seggi.Di questa riforma, per tempi emodi di realizzazione, avrem-mo potuto farne, senz’altro, ameno.Se il passato insegna qualco-sa, prepariamoci a dire addioalla governabilità e alle legi-slature durevoli cinque anni!

Buon Natalee

Felice Anno Nuovo

Pag. 4 DICEMBRE 2005

Antenne, ripetitori,trasmettitori…e elettrodotti,tutti questi e molti altri ap-parati sono silenziosi killerper la nostra salute.L’esposizione ai campi elet-tromagnetici che ognuno dinoi subisce ogni giorno èpiù di quanto immaginiamoe molti di noi non ne sonoconsapevoli, praticamentesiamo attraversati e distur-bati da onde elettriche ben24 ore su 24, a volte in am-bienti con bassa intensitàaltre volte in luoghi con in-tensità assurde e estrema-mente nocive.E’ vero è molto difficile evi-tare di esporsi ai campi elet-tromagnetici perché a voltenon ce ne rendiamoconto…ma quei grossi mo-stri di ferro e acciaio, chepassano sulle nostre teste,sulle nostre case, sui nostricampi coltivati, come faccia-mo a non vederli?Occupano indebitamente lenostre terre rovinano i no-stri paesaggi, splendidi per-ché naturali e spontanei,non perché ottimi per ospi-tare tralicci ingombranti, or-ribili, ma soprattutto perico-losi; e nel momento in cui siusa il termine “pericolosi”non sta a significare assolu-tamente che sulla concretaminaccia di questi impianti cisia ancora qualche genere didubbio o incertezza, tuttal-tro! Gli elettrodotti sonopuro, subdolo e silenziosoveleno, che ci viene propi-nato da società nazionali emultinazionali senza scrupolie da uno Stato che invece dicurare la nostra salute, aval-la con pochi scrupoli gliobiettivi di profitto indiscri-minato di società fondate eattive in funzione del dena-ro e solo in pochi casi anchein nome dello sviluppo, na-turalmente gli organi istitu-zionali ne ricavano il loro tor-naconto.In verità la questione non èse siamo capaci di notare ono qualcosa di grande e dan-noso, ma la questione si apretra l’informazione e la piùpersuasiva disinformazione,due correnti contrapposteche si combattono a suon didossier, rilevazioni e relazio-ni scientifiche commissiona-te e finanziate da questa oda quell’altra parte.L’informazione a mio perso-nale avviso è fatta dalle as-sociazioni di ecologisti inbuona parte, ma quella chepiù deve far riflettere pensosia l’informazione fatta da

persone colpite ampiamentee spesso in modo tragico daquesti problemi, persone chespontaneamente in tutta laregione Calabria, in tutta Ita-lia e in tutto il mondo si co-stituiscono in comitati perfermare ciò che ieri ha colpi-to loro e che in un vicino fu-turo e anzi oserei dire in que-sto presente, colpirà noi,perché penso ormai bastiguardare fuori dalle nostre fi-nestre o basti uscire dallaporta di casa, alzare gli oc-chi quel tanto che basta evedere come viene progres-sivamente deturpato il no-stro territorio e minacciata lanostra vita proprio qui, nellevalli, nelle pianure e sullecolline su cui siamo nati ecresciuti e che in qualchemodo abbiamo cercato direndere un po’ migliori con inostri sforzi.I censimenti reali, fatti nellepiù diverse località italiane eanche in piccoli centri abita-ti che loro malgrado si tro-vano in prossimità di elettro-dotti, rivelano che in alcunezone si arriva al 30% di casidi cancro nelle forme più va-rie ed altre gravi disfunzionighiandolari. Un caso su tut-ti: a sud di Roma c’è una pic-cola frazione di Ostia Anticache si chiama Longarina, cir-ca 200 persone abitano inuna zona da alcuni anni at-traversata da un elettrodot-

to, ebbene, in questa picco-la comunità ci si trova di fron-te ad una realtà terribile, cisono 36 casi di cancro, 5 per-sone affette da leucemia, 12con disfunzioni alla tiroideed altre gravi patologi. La ca-sistica è ancora molto ampiama credo che questo esem-pio basti a farci pensare unpo’ di più a cosa sta succe-dendo e al pericolo che cor-riamo.Siamo sicuri che non abbiaalcuna conseguenza viverevicino a cascate di Me-gaWatt che attraversanocontinuamente i nostri terri-tori?Questo è ciò che ci voglio-no far pensare i signori checon il sorriso sulla bocca civendono un pizzico di morte(la nocività dovuta all’elet-trosmog), e un mare di disa-gi (caduta del valore dei ter-reni, svalutazione di immagi-ne del paesaggio e delle atti-vità a sfondo biologico e sa-lutare, quindi un netto crol-lo delle potenziali attività eattrazioni turistiche basatesulla genuinità dell’ambien-te e dei prodotti) questa è ladisinformazione. Con la spe-ranza che si possa porre unlimite a questo scempio in-vio un solidale e sentito sa-luto ai vicini amici di Mon-talto che la loro battaglia lastanno combattendo conpassione e speranza.

Allarme “elettrosmog”Il pericolo è l’indifferenza

FABRIZIO SABATO

Alcuni esempi di inquinamento elettromagneticonel centro urbano di San Marco Argentano

Per problemi di salute, inquesti ultimi mesi, mi sonoassentata dal lavoro.Ciò mi ha permesso di fruiredi una discreta quantità ditempo libero. Alle letture più

svariate ho alternato lunghimomenti di televisione.Ho guardato di tutto, dai do-cumentari agli spettacoli diintrattenimento, dai film ai te-legiornali, dai dibattiti politi-ci ai reality show.Questi ultimi, in particolare,non avevano mai suscitato ilmio interesse e, nonostantemi proponessi, in passato, diguardarli per capire meglio igusti e gli interessi di alcunimiei alunni, avevo sempre di-rottato le mie scelte altrove.Avendo tanto tempo a dispo-sizione e saltabeccando daun canale all’altro, ho inizia-to a guardare alcune scenedi reality che hanno subitosollecitato la mia curiosità emi hanno dato conferma diquanto già avevo arguito sul-l’argomento. Lavoro da annicon bambini e preadolescen-ti, ma non finisce mai di stu-pirmi la facilità con cui di tan-to in tanto, da un momentoall’altro, come per magia,esplodono mode e straneabitudini.Si tratta di atteggiamenti tal-volta apparentemente insi-gnificanti, che però si propa-

gano con rapidità impressio-nante. Si sta sempre più dif-fondendo l’attitudine a mu-tuare dai super “palestrati”del Grande fratello o dainaufraghi dell’Isola dei fa-

mosi espressioni, vezzi, modidi vestirsi e di muoversi.Questi personaggi costitui-scono degli esempi di com-portamento per molti dei no-stri ragazzi, i quali non si li-mitano a seguirne le vicendepiù o meno romanzate, ma su-biscono dei veri e propri pro-cessi di identificazione.Tali processi vengono ulte-riormente raffor-zati dall’illusioneche questi eroi (opseudoeroi) nonsiano creati dalgenio di un nar-ratore o di unosceneggiatore,ma che si tratti dipersone “vere”che parlano e simuovono e inte-ragiscono nella“realtà”.Direi però che,più che altro, in-teragiscono conla realtà, sovrap-ponendo il veroalla finzione, gio-cando e giocan-dosi in continua-zione per allarga-

Il pessimo esempio dei realityUna scadente programmazione televisiva, fondata sul perenne

chiacchiericcio, induce i giovani a comportamenti vuoti e superficialiANNALISA MARTINO

In alto: aspiranti in attesa per le selezioni del “Grande Fratello”.In basso: protagonisti di uno dei reality che infestano la televisio-ne italiana a scapito di una più utile informazione sulla realtà vera.

re la propria fetta di succes-so. Anzi, paradossalmente,questi nuovi eroi sono veriin quanto appaiono e si ma-nifestano in televisione;sono credibili perché qualcu-

no parla di loro e li os-serva; guadagnano tan-ti soldi grazie al fatto chemettono a nudo il pro-prio privato attraversoil mezzo televisivo. Edecco che il pettegolez-zo o, come comunemen-te si dice oggigiorno, ilgossip diventa oggettodi discussione, di so-cializzazione, pretestodi schieramento a favo-re degli uni piuttostoche degli altri. Ed i per-sonaggi pubblici, pro-prio perché santificatidalla notorietà, assur-gono a modelli da imita-re, non solo tra i giova-nissimi, purtroppo, maanche presso gli adulti.È questo un pessimoesempio di quell’omolo-gazione preconizzataoltre trent’anni fa da Pa-solini, che pur non co-noscendo ancora i rea-lity, aveva previsto conestrema lucidità i rischidi spersonalizzazione edi impoverimento cultu-rale connessi con lo svi-luppo di un certo feno-meno televisivo. Ciònon significa che sidebba demonizzare la

televisione, né che se ne deb-ba vietare acriticamentel’uso. È moralmente necessa-rio, piuttosto, tenere sottocontrollo le scelte dei nostrifigli e, ove possibile, accom-pagnarli nella fruizione di cer-ti programmi che vanno, sì,visti, ma con l’opportuno di-stacco e con una sapientedose di ironia.

Pag. 5DICEMBRE 2005

Nel precedente numero di“Partecipazione & Democra-zia” ho letto l’articolo delDott. Giancarlo Gallo, intito-lato “Vive per ballare”.Premetto che, condivido apieno l’ammirazione per An-tonella, ma mi trovo lontanadall’opinione espressa nelperiodo terminante tale arti-colo: “… per tanti suoi coe-tanei, troppo inclini a pian-gersi addosso, bravi più neldire che nel fare …“.Indubbiamente il caso diAntonella funge da eccellen-te esempio per tutti noi ra-gazzi, ma non penso sia giu-sto dire che in tanti siamobravi piagnucoloni, abili re-tori e scarsi nell’azione con-creta.Sostengo questo perchévivo intensamente la mia ge-nerazione, penso di conosce-re un po’ i suoi problemi e lesue difficoltà, i suoi pregi e isuoi mille difetti.È vero che la situazione è to-talmente stagnante da ormaitroppi anni, ma bisogna com-prendere e capirne i motivi.La maggior parte dei giovanidella nostra comunità nor-manna è dedita allo studio epiù della metà hanno preferi-to affidare il proprio “capita-le intellettuale” (proprio ciòche di più manca nel nostropaese) agli atenei delle altreregioni italiane, soprattutto aquelle del centro e del nord.Ci siamo mai chiesti perché?È luogo comune dire che ècolpa della Calabria, dilania-ta dai suoi problemi internitra i quali, soprattutto, quel-lo della ‘ndrangheta, ma per

una volta propongo di la-sciare stare una questionetanto delicata e di focalizzarel’attenzione sulle disfunzio-ni del nostro comune.Personalmente, ritengo chela realtà di San Marco Argen-tano sia ben lontana da quel-la in cui vivono i paesini del-la Locride; da noi fortunata-mente si vive in modo sicu-ramente più tranquillo, ma ledifficoltà non mancanougualmente.Dico questo perché sonostati tali ostacoli che hannoportato i miei coetanei adandar via, non il voler scap-pare dalla Calabria siccomeCalabria, ma la necessità difuggire da San Marco Argen-tano.Il nostro paese è un paesemorto in tutto, per tutto.Basta pensare che ciò chesolitamente anima le nostreserate sono unicamente lesagre… se ne trovano di tuttii tipi! L’arte culinaria è il mag-gior interesse della nostracomunità! Non c’è mai stataalcun attività pensata per igiovani e per una cultura verae importante e se c’è statal’organizzazione lasciavatanto a desiderare come sem-pre. Ma come si fa a mettereradici in un posto tanto tri-ste? In un luogo dove ancheper andare a fare il lavoropiù umile c’è bisogno dellafamigerata raccomandazio-ne? Io ho deciso di restarenella mia terra perché cercod’essere ottimista ma non misento neanche di criticare lescelte dei miei coetanei, nel-l’aver preferito altro rispetto

a San Marco Argentano.Noi giovani ci siamo…siamotutti qui ma ci fate sentireinutili... questa è realtà deifatti. Io insieme a tanti altri,saremmo disponibili nel po-ter mettere a disposizione lenostre capacità acquisitedurante gli studi, esprimerele nostre idee creative e fun-gere da piccola classe diri-gente, sempre senza alcunapresuntuosità, affinché lanostra cittadina viva anchedel nostro modesto contribu-to. Tutto questo senza avan-zare nessuna pretesa o parti-colare ricompensa, perché seavessimo la possibilità di farequesto, sarebbe la mera col-laborazione a ripagarci, of-frendo esperienza e non fa-cendoci più sentire super-flui. A questo proposito lasoluzione sarebbe solo una:far capire ai componenti del-l’amministrazione comunaleche, se si continua così, traqualche anno saranno sololoro a vivere in questo paesee che, in tutta questa tristesituazione, i falliti sarannoloro e non chi decide di ab-bandonare la nave.Dott. Gallo, non negando chei “vagabondi” ci sono e chesono tanti, non penso chel’ozio giovanile sia cercatovolontariamente dalla nuovagenerazione, ma dipende daalcune circostanze che ci co-stringono a condizioni stret-te per tutti.Come uscirne?Il nostro è come il problemadella sinistra: cercasi urgen-temente leader!

G.C.

Soddisfazione: finalmente il dialogoI giovani ci leggono e simpaticamente interagiscono

proponendosi attraverso il proprio pensiero divergente Ho dovuto attendere perben dodici numeri e quasi unanno di pubblicazione del no-stro giornale cittadino per po-ter registrare una reazione, laprima, alle sollecitazioni alconfronto che ho sempre ri-cercato attraverso i miei arti-coli.Francamente, ritenevo quellosui “diritti” il più adatto a sti-molare un dibattito, ma, evi-dentemente, la connotazionelocalistica dell’articolo “viveper ballare” ha agito meglio dacatalizzatore di una voglia direagire sopita ma, grazie a Dio,ancora presente nei nostri gio-vani.Pertanto, voglio esprimere lamia gratitudine alla giovaneG.C. di San Marco che attra-verso una lettera alla redazio-ne, pubblicata in questo stes-so numero, ha inteso confu-tare una mia opinione su alcu-ni atteggiamenti rinunciataridei ragazzi d’oggi.Gratitudine, cara G.C., perchèla tua lettera di garbata conte-stazione è giunta in un momen-to di revisione critica sulla re-ale utilità di un giornale localeche grava, sia per costi cheper impegno redazionale, sul-le spalle di pochissime perso-ne, ma che, finora, malgradola buona volontà, sembra in-capace di quel coinvolgimen-to della pubblica opinione cheavrebbe dovuto rappresentar-ne il vero scopo.E se è vero come tu affermiche “noi giovani cisiamo…siamo tutti qui ma ( voinon più giovani n.d.r.) ci fatesentire inutili”, è altrettantovero che i non più giovani peretà anagrafica ma, almeno

quelli, ancora sorretti dallasperanza di poter costruire unmondo migliore, di potercelafare, tendono ad illanguidirsi,a sentirsi definitivamente inu-tili, se non supportati dall’en-tusiasmo, dalla vigoria, dal-l’onestà intellettuale, valoripropri della gioventù.Per cui mi sento di promettertiche il giornale continuerà adessere pubblicato, anche se tudovessi esserne l’unica desti-nataria, perché una societàpoco attenta alle istanze an-che di uno solo dei suoi gio-vani è una società senza ca-pacità di investimento e diconseguenza senza futuro.Ora, se mi consenti vorrei en-trare nel merito dei contenutidella tua lettera che, devo dire,fotografa abbastanza fedel-mente la nostra realtà sociale.E’ vero, se sono riuscito a leg-gere anche tra le righe dellatua lettera-denuncia, il malepeggiore della nostra societàè l’acquiescenza, la paura diaffrontare i problemi veri chevengono esorcizzati attraver-so le numerose, troppe festedi contrada, le sagre paesane,la fanatica e fuori misura par-tecipazione ad eventi sportivia sostegno di squadre di cal-cio di aree geografiche, soven-te, tutt’altro che benevole neinostri confronti.Com’è altrettanto vero che unasocietà che seleziona i propriamministratori più sulla capa-cità di promettere che di agireè un po’ autolesionista, prefe-rendo il fumo all’arrosto. Cosìcome fa più pena che rabbiaquel padre di famiglia che, piut-tosto che reagire al fallimentoproprio e della realtà che locirconda, si sente addiritturagratificato di una possibile espesso improbabile realizza-zione dei propri figli a centi-naia di chilometri di distanzadalla famiglia d’origine.E allora è giusto chiedersi chefare e, soprattutto, come rea-gire. Personalmente, se per unverso ritengo la generazioneche ha preceduto la vostra,vale a dire, la mia, quella deivostri genitori, oggettivamen-te responsabile di non esserestata in grado di selezionareuna classe dirigente all’altez-za del mandato conferitogli,per un altro sono convinto chevoi giovani non abbiate il di-ritto di recriminare più di tan-to, non fosse altro che per ilfatto che la gran parte di noiha trascorso buona parte del-la propria esistenza a spaccar-si la schiena, talora anche at-traverso prassi discutibili, perpoter garantire ai propri figli,cioè voi, quegli agi, quel be-nessere cui voi spesso guar-date con sussiego, ma del

quale non mi pare che siatedisposti a fare a meno.Tante volte mi capita di osser-vare alcuni miei concittadini,ormai per fortuna sempre dimeno, chini a novanta gradialla ricerca di un sostentamen-to dalla terra. E allora mi vieneda pensare come un atteggia-mento di postura talora possagenerare un habitus compor-tamentale, ma che a nessunopuò essere consentito espri-mere giudizi morali su chi perdecenni è tornato a casa lasera, sette giorni su sette, stan-co morto con la voglia solo didormire, in attesa di un nuovogiorno uguale al precedente.Diversa, se mi consenti, caraG.C., è la condizione di voi gio-vani che proprio in quanto“capitale intellettuale” dovre-ste cominciare a rimboccarvile maniche e, in virtù di condi-zioni di partenza certamentepiù favorevoli, cominciare adimostrare di saper essere ar-chitetti di una società più li-bera, più giusta di quella ere-ditata.E allora ti chiedo cosa c’e dipiù liberatorio del sapere, checosa più della cultura ci puòaffrancare dalla necessità diessere perennemente sotto-messi al potente di turno.Non sono gli altri a farci senti-re inutili. Saremo noi a consi-derarci tali, fino a quando nonsapremo ribellarci all’andazzo,fino a quando cederemo allelusinghe di chi ci mostreràcome sia più agevole percor-rere la via della grazia piutto-sto che del diritto, fino a quan-do troveremo più comodo tro-vare uno diverso da noi a fareda battistrada, ovvero a ri-schiare di rompersi la faccia,fino a quando non capiremoche il rischio fa parte della vita,fino a quando riterremo cheper esprimere in maniera deltutto legittima la nostra opi-nione, usare un acronimo ciconsente di dire la nostra sen-za esporci più di tanto.Oggi grazie a questa tanto bi-strattata democrazia vi si of-frono tante possibilità, attra-verso i partiti, le associazioni,i sindacati, i movimenti, i massmedia, per poter essere piùutili a voi stessi e a chi vi cir-conda. Il punto è saper rimuo-vere la paura di affrontare ciòche non si conosce e assu-mersi sempre e comunque laresponsabilità di scelte ancheapparentemente difficili, se cisembrano le più giuste.Francamente non conosconoaltri modi perché ognuno pos-sa, a giusta ragione, sentirsileader senza dovere andarealla ricerca di altre, spessosurrettizie, forme di leader-ship.

Giovani, leadership e voglia di essereGIANCARLO GALLO

MALINCONIAMalinconia infinita del mio amore lontano.Forse è il grigiore del cieloche al mio cuore fa velo…Forse è una musica stranache canta nelle vene,forse è la primaverache languida sorride.Forse è il ricordo di un amore lontanodi una pace scordatache mette nel mio cuorequesta infinita malinconia.

DELUSIONECome l’edera all’olmo io mi attaccaia lui con grazia e con amor profondo.Tutti gli affetti, tutte le pene calpestai;solo in lui vedevo il mondo…Negli occhi suoi mi sorrideva il cielo;nel suo parlar la terra misteriosa.Si coprivano i fiori di un bianco velol’anima mia prostrava a lui pietosa.Ma un dì nel cuore un’ombra tenebrosavolle insidiarlo nell’affetto puro…Ed io rimasi, costernata cosa, delusa,tremolante nell’oscuro.Crollò il sogno, l’amore, la poesia,tutto il bello che un’anima conquista.

Quando il sentimento si sublima in versi

VITA MIAPassa la vita miae sempre nostalgiaavvince il mio cuoreche vuole amore.I giorni lentipassano e diventisempre più stanca anima mia. Mancaa te il sorriso belloche solo amore può darein questo triste andare…

Liliana Sarnelli Iacovini, di origine campana, vive a San Marco Argentano da moltissimianni in virtù del suo matrimonio con un figlio di questa cittadina. La sua sensibilità d’animo, ilcui travaglio interiore emerge prepotente dal contenuto dei suoi versi, la indirizza verso l’impe-gno sociale con il trasporto e l’estemporaneità tipiche del carattere mediterraneo che ne dise-gna i tratti interiori e i comportamenti. La sua produzione poetica, con radici nella metà delsecolo appena trascorso, viene ispirata prevalentemente dal suo essere moglie, madre, profes-sionista dell’educazione, con quelle proiezioni sul sociale che ne sottolineano il valore didonna e di persona.

«La poesia ha eco profonda ed intensa nel cuore della gioventù, in cui l’amore deveancora nascere. È allora come il presagio di tutte le passioni, ma più tardi non ne èpiù che il ricordo e il rimpianto. Fa piangere così ai due stati estremi della vita: igiovani di speranza e i vecchi di rimpianti.» (Da Ricordi di Liliana Sarnelli Iacovini)

A destra: Una foto degli anni giovanili

Pag. 6 DICEMBRE 2005

Qualche anno fa, in uno deirari momenti pubblici, neiquali a Cervicati si è potutoriflettere e parlare di questecose mi ha colpito la testi-monianza di un emigrato checi ha raccontato con sempli-cità di quanto era stato diffi-cile inserirsi nel nuovo am-biente e, soprattutto, dicome è stato importante, neimomenti difficili, il ricordo diquelli che sono (erano?) icaratteri dei cervicatesi: ilsenso del dovere e del sacri-ficio, l’orgoglio, la perseve-ranza e la speranza di farce-la. C’erano diversi giovani,quella volta, ed io avrei vo-luto capire se le parole di quelnostro amico producevanolo stesso effetto che hannoavuto su di me.Quella sera mi sono sentitoveramente come parte di unmondo e di una storia ed hoavvertito (una volta di più)che quei sentimenti, quei va-lori erano e sono anche miei.La politica non ha capitoqueste cose e perciò non hadato risposte e prospettiveed anzi ha svuotato di signi-ficato le parole che esprimo-no sentimenti, valori e storiaper sostenere modelli chenon hanno tenuto in alcunconto le tante piccole realtàdi tradizioni ed arti che era-

no il nostro substrato comu-ne di calabresi.Aver immaginato che sareb-be bastato costruire muri epavimentare strade per tene-re vivi i nostri paesi è statauna grande illusione primache un imbroglio.Adesso, infatti, abbiamo viepulite, ordinate ma, per esem-pio, non c’è più un artigia-no, non c’è più quasi nessu-no che decida di restare e cheriesca trovare una occupa-zione per farlo.La politica non ha saputo ovoluto investire nella valo-rizzazione della memoria, peresempio inventando un si-stema di incentivi che aves-se potuto legare i tanti no-stri giovani al territorio for-nendo loro una prospettivaed una speranza ed inve-stendo su ciò che siamosempre stati e sulle cose chesapevamo fare.Si pensi su quante risorsesono state adoperate per co-struire piccole e grandi ope-re pubbliche e su come sa-rebbe stato più utile contra-stare il degrado morale edoccupazionale investendo incultura per valorizzare storiae tradizioni e non inseguiremodelli che non ci sono maiappartenuti.Le responsabilità della poli-tica, dunque.

Segue da pag. 5

RAFFAELE RUFFO

Stampa: Tipografia MIT Tel. 0984.411123 - Cosenza

Coccodril loinnamoratocerca casa ,€.11,50, Zooli-bri, 2004, da 3anni in suLei è una gi-raffa. Lui uncoccodrillo.L’amore li uni-sce. L’altezza lisepara. Danie-

la Kulot, trentottenne bavarese, scrittricee illustratrice di libri per l’infanzia pubbli-cati in oltre trenta paesi, è l’autrice di que-sta favola sull’amore e sulla convivenzatra diversi. Tanti i problemi tra coccodrilloe giraffa: soffitto troppo basso, sedie trop-po alte…Alla fine però riusciranno a darsiun bacio e a vivere per sempre insieme, fe-lici e contenti. Un libro dove le immaginiparlano più delle parole e dicono una cosasemplice: se c’è amore le differenze noncontano più. (r.s.)

Karawan, dal deserto al web, €.12,00,Giunti, collana Astrea, 2004La carovana civica nasce in tempi non so-spetti tra le montagne isolate del MedioAtlante. Fatema Mernissi, classe ’40, do-cente di sociologia all’Università di Rabat,ci porta nel Marocco civico che viaggia a

dorso di cammello sulle autostrade del web.Da Sharazad al satellite, la realtà marocchi-na e l’islam umanista raccontati con rigorescientifico e gusto della chiacchiera. Nien-te stereotipi o accademismi ma aneddoti,nomi, cognomi e anche indirizzi! Pesciven-doli, giornalai, artisti, ecologisti, tessitrici,professori, nomadi e contadini. Chaibia,l’analfabeta che guadagna milioni. FatemaMelal, l’analfabeta che tesse l’alfabeto.Mustapha Boujrad, il professore che hacompiuto miracoli nel suo paesino dimenti-cato da tutti. Una guida del Marocco sor-prendente. Per ripensare la nostra Calabria.Per capire che ciascuno di noi è una risorsa.(r.s.)

La carta geografica di Peters, ASALGuardare il mondo con gli occhi del mondo.E’ la proiezione del geografo tedesco ArnoPeters datata 1973. Rappresentate nelle lororeali dimensioni, scopriamo che l’Africa èdecisamente enorme e che l’America latinaè quasi il doppio dell’Europa.Un approccio culturale, cartograficamentecorretto, che rende giustizia al sud del mon-do, sin dal 1569 rimpicciolito dalla visioneeurocentrica del Mercatore.Pregi: fedele alle superfici e alla proporzio-ne. Difetti: deformazione delle terre in pros-simità dell’equatore. Oggi molto diffusa nel-le scuole. Un po’ meno nelle case. (r.s.)

Cervicati: politica, identità e solitudineDella politica nazionale, for-se. Di quella regionale, cer-tamente. Di quella locale,anche. Si avvicinano perio-di elettorali. Riassesteremo aisoliti riti? Io non ho grandisperanze che qualcosa cam-bi. Anzi l’aver vissuto recen-temente ed in prima personauna competizione ammini-strativa mi ha riportato allarealtà. Un amico che ha l’etàe la memoria (…) per fare ri-flessioni utili, ha definito lacampagna elettorale delloscorso anno a Cervicati si-mile a quelle dei primi anni’50. E’ un segno dei tempi.Del resto nei centri vicini ac-cade probabilmente di peg-gio. Per non parlare del livel-lo più alto (…mi consenta!).Quali prospettive ci restanoe cosa possiamo fare perchéi tanti piccoli paesini del no-stro sud riescano a soprav-vivere? Io credo che intantosarebbe utile parlarne ed ap-profittare delle occasioni chela prossima tornata elettora-le ci offre per riflettere e farriflettere sulla nostra realtàchi potrebbe fare qualcosa.Sarebbe (ancora) utile capi-re che da ciascuno di noipassa il nostro avvenire eche tutti siamo ugualmenteresponsabili di quello che staaccadendo.Prima che sia troppo tardi.

pensano così i neocon america-ni, i cristiani rinati e il cristianorinato più famoso di tutti: il pre-sidente degli Stati Uniti Bush jr,quello che definisce effetto col-laterale il sangue di centinaia dimigliaia di bambini innocenti ap-pena nati. E già morti.La RU 486 banalizza l’omicidio?E le bombe intelligenti che cosadiavolo fanno?Domande retoriche, lo so. Cio-nonostante voglio fare doman-de retoriche per le prossime 1000battute.Perché il Movimento per la Vitainvece di andare nei consultorinon va dai datori di lavoro a far‘opera di persuasione’? Perchési tace sul fatto che a un collo-quio di lavoro a una donna chie-dono se è sposata, se sta persposarsi e se ha figli? Perché siignorano volutamente le stati-stiche da cui si evince che il ri-corso all’aborto è in sensibilecalo (-35% all’anno dall’introdu-zione della legge, salvo un +3%circa dell’ultimo anno riferibilealle extra-comunitarie)? Perchéle signore del Movimento per laVita non s’incatenano col filo diperle davanti a Montecitorio re-clamando l’introduzione di leg-gi e tutele che garantiscano efavoriscano per davvero la ma-ternità?Perché invece di pensare alla RU486 non pensano ad un’altrasigla AIDS?Perché la Chiesa invece di ac-cusare noi di genocidio nonpensa al Darfur, al Rwanda e aiveri genocidi che si consuma-no davanti alla colpevole cecitàdella comunità internazionale?E perché non incentivareun’educazione sessuale basatasul rispetto di se stesse, dellapropria salute e sull’uso del pro-filattico?Non hanno fatto nulla di meglioche distribuire nelle scuole de-pliant con api, fiori e un’esorta-zione: astenetevi... come al refe-rendum, dev’essere un vizio!Potrei andare avanti per altrenove colonne. Preferisco inve-ce tornare indietro fino a Matrixe fermarmi al titolo della punta-ta: ‘Aborto sì/no’. Delle quattropersone invitate a polemizzaretutte erano contro l’aborto e tuttierano favorevoli alla legge 194.Ma allora, come direbbero aRoma, de che stamo a parla’,che se dovemo di’? Siamo tutticontro l’aborto. Siamo tutti a fa-vore di una legge che ha inferto

un colpo mortale allabarbara pratica del-l’aborto clandestino.Perché litighiamo e con-tinueremo a farlo fino alleprossime elezioni? Inquale punto quei princi-pi comuni prendonostrade diverse? Avver-to, ho la testa talmente

gravida di confusione che po-trei abortire le idee così, sponta-neamente. Capirete perciò chevaneggio se dico che l’interafaccenda puzza di fumo anzipuzza proprio come la campa-gna antifumo: una grande ma-novra per distogliere l’opinionepubblica da ben altri problemi,leggi ad personam e altre respon-sabilità. Come dire, meglio pen-sare ai bambini mai nati che aquelli già morti. Uno sporcomezzo per guadagnarsi l’eletto-rato, l’inizio della restaurazione

Aborto: tutti contro tuttiDalla prima pagina

ROBERTA SAIARDI

I consigli di RobertaStrenna di Natale in libreria

Sud Italia. Ma stessa sorte col-pisce ormai, da quando Roma“è occupata” dall’aristocraziafinanziaria, quel ceto medio chesosteneva una economia meri-dionale. Da qui la “coerenza” ri-levata da Terranova nel Docu-mento finanziario del centrode-stra. Al fronte opposto, peròveniva fatto rilevare nel corsodegli interventi, il compito di“fare la differenza”, essendo di-ventato Forza di Governo nellanostra Regione Calabria. Manon sfuggiva al componente laFederazione provinciale dei Dsneppure un settore molto vici-no a lui, che risiede in un Comu-ne montano, e dove appunto ilcastagno costituisce un poten-ziale economico, ma che rischiadi scomparire. Questo, come glistimoli che venivano da una si-gnificativa serie di interventi delpubblico presente, consentiva-no al vicepresidente dell’ARS-SA, Caligiuri, di fare il punto dellasituazione agricola calabrese.Ma non senza bypassare dallastessa Agenzia preposta allosviluppo del comparto lavorati-vo e produttivo di questa partedel Sud. Innanzitutto egli cerca-va e trovava una spiegazionealla crisi agricola calabrese anell’immobilismo delle funzioniproprie dell’ex Esac. Ma anchequella condizione era, molto ve-rosimilmente, dovuta al fattoche l’Arssa era divenuto stru-mento di rilancio politico o diaffermazione personale di qual-che personaggio nostrano. Conciò mortificando potenzialità eprofessionalità tecniche, ma indefinitiva bloccando un proces-so positivo dell’agricoltura ca-labrese. Volendo “sognare” (ma

perché deve rimanere sogno?)un futuro diverso per quel-l’Agenzia, Caligiuri non vedeche l’impegno dello staff mana-geriale e dirigenziale volto a “ri-fondare” il volto e la funzione diun’Arssa che deve tornare asvolgere la funzione della ricer-ca, della sperimentazione, delladivulgazione e del marketing.Tanto, naturalmente, per starealle dinamiche di un mercato, chechiede anche qualità di prodot-to, selezione, conservazione epuntuale ed adeguata promo-zione, sia la materia il peperonci-no roggianese, il vitigno au-toctono, la castagna, o gli altriprodotti agricoli. Una visione,veniva opportunamente sotto-lineato, da cui non può tirarsifuori quel lavoratore della terra,agricoltore biologico o meno,che oggi deve poter ambire adessere un imprenditore di sestesso, e senza immotivate odinfondate preoccupazioni versol’utilizzo di energie alternativecome le biomasse. In conclusio-ne, per una “politica di sviluppoè necessario affrontare con se-rietà, onestà e coerenza, e senzasubalternità al Governo politicodi turno, la serie di problemi cheun settore trainante come l’Agri-coltura e la dinamica di un mer-cato globale pongono. In altritermini, come chiedeva Giancar-lo Gallo nella sua introduzione,si deve lavorare per una “politi-ca buona (o buona politica?)”che affranchi dal servil clienteli-smo, nocivo ad una legittimaprospettiva di progresso, e ri-metta anche il Sud al passo coni tempi.

Caligiuri: urge una buona politicaALBERTO VOLPE

Dalla prima pagina

del potere temporale della chie-sa, intento persecutorio nei con-fronti delle donne, condannatead abortire con dolore come serinunciare a un figlio non fossedi per sé doloroso e umiliante…farneticazioni, parti di una men-te in malafede. Spero solo di nonsbagliare nel credere fermamen-te che la 194 non è a rischio. E sepure mi sbagliassi sono prontaa legarmi davanti a Montecito-rio con il filo di perle di mia non-na che quella legge l’havoluta.Ma se mi sbagliassi suFerrara? Se avesse ragione lui?Se anziché dramma privatol’aborto fosse veramente un pro-blema dai risvolti mondiali? Siparla di 500mila aborti all’annonegli Stati Uniti.Cinquecentomila. È un esercitodi fedeli. Ed è un terzo della for-za armata degli Stati Unitid’America.