Evasion 20 Maggio 2011

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EVASION 1 BLOG DEL LIBERO PENSIERO Sommario 20 Maggio 2010 Segnalazioni, Contatti …..…………………………………………..…………………….. PAG.2 L’Opinione di Marco Lombardi ……………………………………………..………………PAG.3 Contro-Informazioni……………………………………………….……………………….. PAG 5

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EVASION 1

BLOG DEL LIBERO PENSIERO

Sommario 20 Maggio 2010

Segnalazioni, Contatti …..…………………………………………..…………………….. PAG.2 L’Opinione di Marco Lombardi ……………………………………………..………………PAG.3 Contro-Informazioni……………………………………………….……………………….. PAG 5

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SEGNALAZIONI - CONTATTI – NEWS

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Frank Mugisha e altri attivisti coraggiosi pro-diritti umani consegnano la nostra petizione al

Parlamento ugandese poco prima che i leader hanno accantonato la pena di morte contro i gay. La legge anti-gay ugandese è stata definitivamente accantonata! La settimana scorsa era quasi scontato che passasse, ma dopo 1,6 milioni di firme consegnate al Parlamento, decine di migliaia di telefonate fatte ai nostri governi, il giro del mondo della notizia riguardante la nostra campagna e un'indignazione globale incredibile, i politici ugandesi hanno rinunciato ad adottare questa legge! E' stata una battaglia senza esclusione di colpi: gli estremisti religiosi hanno provato a far passare la legge mercoledì, e poi si sono accordati per fissare una sessione d'emergenza del Parlamento venerdì, una tattica mai utilizzata prima. Ma ogni volta, nel giro di poche ore, abbiamo reagito prontamente. Tantissimi complimenti a tutti quelli che hanno firmato, fatto chiamate, inoltrato l'appello e fatto una donazione per questa campagna. Con il nostro aiuto migliaia di persone innocenti della comunità gay ugandese non si sveglieranno questa mattina con una condanna a morte sulla loro testa decisa in base a chi hanno scelto di amare. Frank Mugisha, impavido leader della comunità gay in Uganda, ci ha inviato questo messaggio: "I coraggiosi attivisti pro-diritti degli omosessuali ugandesi e i milioni di persone da tutto il mondo si sono uniti e hanno sconfitto questa orrenda legge anti-gay. Il sostegno dalla

comunità globale di Avaaz è stato fondamentale per far sì che questa legge venisse bloccata. La solidarietà globale ha fatto la differenza". Anche l'Alto Rappresentante dell'UE per gli Affari internazionali ha scritto ad Avaaz: "Grazie mille. Come sapete, grazie alla pressione esercitata e ai vostri sforzi, uniti a quelli di altri rappresentanti della società civile, all'UE e ad altri governi, insieme alle nostre delegazioni e ambasciate lì presenti, questa mattina la legge non è stata presentata". La battaglia non è finita qui. Gli estremisti che vogliono questa legge potranno riprovarci di nuovo fra 18 mesi. Ma questa è la seconda volta che siamo riusciti a sconfiggerli, e andremo avanti finché questi seminatori d'odio non si fermeranno. Debellare le cause più profonde dell'ignoranza e dell'odio che stanno dietro all'omofobia fa parte di una battaglia storica e molto lunga, una delle cause più nobili della nostra generazione. E l'Uganda è diventato uno dei campi di battaglia più importanti, e un simbolo molto potente. La vittoria in quel paese rimbalza in tutti gli altri luoghi in cui c'è bisogno di speranza, a dimostrazione che l'amore, la tolleranza e il rispetto possono sconfiggere l'odio e l'ignoranza. Ancora una volta, un enorme grazie a tutti coloro che hanno reso questa impresa possibile. Con enorme gratitudine e ammirazione per questa incredibile comunità, Ricken, Emma, Iain, Alice, Giulia, Saloni e tutto il team di Avaaz. La notizia sui media:

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Legge anti-gay accantonata (in inglese): http://www.bbc.co.uk/news/world-africa-13392723 La risposta di Avaaz al risultato positivo sul Guardian (in inglese): http://www.guardian.co.uk/world/2011/may/13/uganda-anti-gay-bill-shelved Il Presidente ugandese non ha appoggiato la legge a causa delle "enormi critiche dai gruppi pro-diritti umani" (in inglese): http://www.sfgate.com/cgi-bin/article.cgi?f=/n/a/2011/05/13/international/i042638D37.DTL La legge anti-gay rimandata a seguito dell'indignazione generale (in inglese): http://www.news24.com/Africa/News/Uganda-shelves-anti-gay-bill-20110513 Uganda, nessun dibattito in Parlamento sulla legge contro i gay: http://www.wallstreetitalia.com/article/1131071/uganda-nessun-dibattito-in-parlamento-sulla-legge-contro-i-gay.aspx :::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

L’OPINIONE

Quel NO color rosso vergogna”

Il Comune di Roma ha deciso di segnalare le baracche dei campi nomadi da non smantellare, tracciando un “NO” con vernice spray rossa sulle pareti delle medesime .

Premetto che sulle politiche inerenti le popolazioni nomadi difficilmente si verrà a capo di qualcosa; costituiscono un'entità a parte nella casistica giuridica dello "straniero", anche perché in buona parte

non riguardano stranieri ma cittadini comunitari, con una libertà di circolazione in Europa parificata a quelli di tedeschi, francesi e così via. Ci vorrebbe davvero una seria presa di coscienza dei nostri decisori pubblici, oltre i pregiudizi ma anche le difese ad oltranza. Una prova di maturità rara nell'Italia di oggi. Tuttavia c'è modo e modo di fare le cose, non dico gestirle, che è un livello superiore, ma semplicemente di realizzarle. Se si vuol fare una selezione delle baracche da non abbattere (come se esistessero “baracche” da tenere in piedi in forza di legge), secondo un criterio più o meno opinabile, credo sarebbe buona cosa evitare di segnalarle con scritte in vernice. Ricordano troppo il marchio “jude” con cui i nazifascisti individuavano pubblicamente gli esercizi commerciali appartenenti a cittadini ebrei, le cui vetrine sovente andavano in frantumi: un'analogia che, francamente, avrei evitato. Marco Lombardi

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CONTRO - INFORMAZIONI

Reportage Il piccolo mondo padano saccheggiato dalla mafia Viaggio nelle terre tra hinterland milanese e Brianza dove imprese e centri commerciali fanno gola ai boss

MARCO ALFIERI INVIATO A PADERNO DUGNANO (Mi) Il cimitero appena ristrutturato, un parco giochi con gli scivoli gialli, un fiorista all'angolo, il campo da calcetto «Juventus Academy» e poi un'inferriata verde con appeso il cartello «Centro aggregazione sociale Falcone e Borsellino» di Paderno Dugnano. Sono due edifici nuovi attraversati da un porticato bianco. Sotto il pergolato una decina di tavoli di plastica rossa occupati da gran partite di carte tra anziani, nel silenzio umido di luglio. Nella sala grande del bar, proprio sotto la foto di Falcone e Borsellino che si parlano ridendo («perche' quel sorriso viva per sempre»), la sera del 31 ottobre 2009 si e' tenuta la famosa cena di ndrangheta che tutti i siti del MONDO stanno rilanciando. Quella che ha eletto Pasquale Zappia al vertice dei clan calabresi in Lombardia. Pastasciutta a nduia e olive calabresi il menu'. Eppure a vedere questi anziani brianzoli accanirsi sulle carte davanti ai manifesti dell'Orchestra Patrizia Canarini, sembra impossibile che dentro a queste stanze si sia ospitata una cena di mafia. «Non sappiamo nulla, scusateci», si schernisce Mirella, la barista. Invece

Arturo Baldassarre, oggi presidente del Centro, ex consigliere comunale Pd, quella sera ha addirittura servito ai tavoli. «Ma non ricordo alcun discorso particolare», spiega trafelato. «Si sono messi a ferro di cavallo e hanno parlato tutta sera...» A prenotare la sala, pagandola regolarmente, e' stato probabilmente Antonio Chiarella, residente a Paderno e, secondo gli inquirenti, capo della locale di Milano. «Abitiamo vicino, ma non riesco a credere che quell'imprenditore sia coinvolto», taglia corto Baldassarre. Insinuando il fantasma della ndrangheta della porta accanto, invisibile. Paderno non e' nuova a fatti di mafia. Toto' Riina avrebbe soggiornato da queste parti e alcuni anni fa i Carabinieri hanno sequestrato ai boss un attico e una villetta (oggi occupata dalla sede del Cai). Metafora di questo PICCOLO MONDO PADANO colonizzato in silenzio dalle ndrine ioniche. Tante impresine, fonderie, meccanica, legno-arredo ed estrazione cave, insaccate tra Limbiate e Nova. Ultimo paesone dell'hinterland milanese o primo della Brianza, dipende. Una cittadina certo ricca e antropizzata (50mila abitanti), Paderno, ma investita da un forte processo di de-industrializzazione. Delle grandi imprese e' rimasta in piedi solo la Clariant e la Tagliabue impianti. I big oggi sono il Carrefour, la Clinica San Carlo e il centro commerciale Le Giraffe, shopping, cinema & ristoranti. Insomma terziario e servizi che hanno liberato terreni, una manna per chi ha liquidita' da investire e necessita' di pulire soldi marci. Paderno non a caso entra spesso nel lavoro degli inquirenti. Dalla famosa cena delle cene con brindisi finale a Vincenzo Mandalari (boss di Bollate) e Pietro Francesco Panetta (boss di Cormano) che discutono di un cantiere da «aggiustare». Poco piu' in la' c'e' Desio, l'altra notte sorvolata da un paio di elicotteri e per gli inquirenti la vera capitale delle cosche in Brianza. Qui c'e' ricchezza, imprese in sofferenza da mungere, banche, immobiliari e un boss

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che si chiama Giuseppe Moscato e in passato e' stato consigliere comunale Psi di Cesano Maderno. La mega informativa dei Carabinieri di Monza, partendo proprio da Paderno, apre dunque squarci sconvolgenti. Come se Corsico, Trezzano, Bollate, Cormano, Seregno o Buccinasco fossero diventati un clone della fascia ionica. E' la linea della palma di Leonardo Sciascia che piano piano sale «strappando» case e beni immobili. Ripulendo i soldi della coca. Movimentando la terra. Trafficando in droga, armi e rifiuti tossici. E comprando negozi e appalti. A Milano, non in Calabria. Sullo sfondo, l'Expo 2015 e la sciatteria di una classe dirigente convinta che la mafia da queste parti non esista. Sono infatti i politici delle piccole Paderno padane, imprenditori e professionisti insospettabili (in parte emersi dalle inchieste Cerberus e Isola del 2008-09), l'ultima frontiera. La piu' preoccupante. Dopo che la prima generazione era salita al Nord sulla scia del boom economico e del pioniere Giacomo Zagari, ndrina di san Ferdinando, arrivato nel gallaratese addirittura nel 1954 per trasferirsi poi a Buguggiate, alle porte di Varese. Erano gli anni del grande esodo, delle rapine e del traffico di droga. A cavallo tra gli anni settanta e ottanta la Lombardia era al centro dei sequestri di persona, che permisero di realizzare quell'accumulo di capitale che avrebbe consentito alla ndrangheta di entrare da protagonista nel mercato internazionale del narcotraffico. Ci fu poi negli anni ottanta-novanta una seconda generazione, che visse su quell'accumulo partecipando agli utili delle aziende come socio occulto. La terza generazione che esce da queste ultime indagini ha un ruolo ben diverso e piu' funzionale. «Sono imprenditori attivi ma con metodi mafiosi. Ossia, utilizzano la forza d'intimidazione e la collaborazione con la politica», raccontano in procura. Uno dei cellulari piu' «cercati» dall'assessore di Baranzate, Prisciandaro, non a caso e' proprio quello di Vincenzo Mandalari. Il

boss di Bollate ha bisogno di ridiscutere una convenzione con il Comune? Al telefono, Mandalari decide pure l'importo per la costruzione di una rotonda («50-60.000 euro e non 100.000 come vorrebbe il funzionario comunale»). E Prisciandaro si spende per l'amico ogni volta che puo'. La ndrangheta non accetterebbe mai che il lavoro non si faccia bene come pattuito. ..

(La Stampa 14 Luglio 2010)

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La storia Nigeria, la caccia all'oro fa strage di bambini Almeno 400 vittime uccise dai vapori velenosi del piombo

Quattrocento morti di saturnismo in sei mesi, forse di piu', tutti bambini, tutti con meno di cinque anni, secondo Me'decins sans frontie'res. Altri cinquecento sono in cura presso i centri dell'organizzazione umanitaria. I contaminati, secondo l'Onu, potrebbero essere 18 mila, i villaggi colpiti sono almeno sette ma solo in due i medici hanno finora potuto svolgere controlli accurati. Lo stato di Zamfare nel Nord-Est della NIGERIA e' una terra maledetta su cui grava il silenzio della morte: tutto e' contagiato dal piombo, l'acqua la terra le rocce l'aria. Bisognera' scriverli, i nomi di questi sette villaggi: Abare, Sunke, Dareta, Tungar DaJi, Duza, Yargalma e Tunguar Guru, nell'interminabile lapide della tragedia africana. Questi innocenti sono stati uccisi da un sogno antico come l'uomo, l'oro, il metallo giallo, la ricchezza o meglio ancora la possibilita' di

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sopravvivere. Perche' questo basta per dire di essere ricchi in un Paese gigante che ha tutto, oro petrolio minerali, e agonizza sull'orlo di una perenne catastrofe. Da vent'anni in questa zona si cerca l'oro, tutto il mondo che fino ad allora era quello placido e immutabile dei contadini e degli allevatori e' sottosopra. Si scava con tutti mezzi, con le mani, i picconi, le ruspe che sono arrugginite come la terra, fumano accampamenti provvisori, citta' di lamiera e di fango attorno a quelle che una voce, o una scoperta fortunata, ha indicato come le zone «buone». In due ore di fatica si estrae un grammo d'oro che si vende a 23 dollari. Cinquanta chili di miglio, per cui occorrono quattro mesi di sudore e di buona fortuna, si vendono a 40 dollari. Giganti stanchi patinati di polvere e di fatica, torsi da gladiatori entro maglie lacere, pantaloni a lembi, le loro donne curve sotto ceste smisurate, a portar via le pietre di un possibile miracolo, da triturare ancora. Nel passo la solennita' della stanchezza come solo in Africa si puo' osservare, diffidenza negli occhi, sguardi che sorvegliano. Perche' questa raccolta e' vietata dalla legge. E' gente, in questo che e' uno dei grandi formicai della razza umana, gia' scampata alla malaria, alla mosca tze tze, a mille malattie mortali. E ora l'oro perfidamente li uccide. Non e' oro puro, infatti, quello che arraffano, e' roccia sterile che dell'oro conserva solo un palpito spettrale di piriti. Cio' che rodono nelle fondamenta dell'Africa bisogna trascinarlo poi nei villaggi, in blocchi. Non ci sono macchine, frantoi, sfere trituratrici o mandibole di acciaio per afferrare il minerale intriso di piombo, e' la mano dell'uomo che spezza tocca lava il fiume di sassi, lo sgretola in grandi nubi di polvere assassina. Sono le donne che lo spaccano con un martello o in una mola prima di lavarlo e conservare una polvere di sole. I bimbi al loro fianco giocano con le pietre e inalano la polvere che uccide perche' intrisa di piombo. Cosi' si e' sviluppata giorno dopo giorno la strage. A Kirsa, uno dei villaggi della

morte, 50 bimbi sono morti di saturnismo e si sono contati venti aborti dall'inizio di quest'anno. La concentrazione media di piombo nel sangue delle vittime era di 119 microgranmmi per decilitro; nel suolo era 250 volte superiore al limite tollerato in Europa e negli Usa nelle zone abitate. La malnutrizione, la mancanza di calcio in particolare, li ha resi ancora piu' fragili di fronte al veleno. Ma c'e' un altro dubbio, atroce: quanti tra loro sopravviverano ma portando con se' l'indebolimento del quoziente intellettuale, turbamenti dell'apprendere, danni ai reni e ad altri organi? Lo sviluppo dei globuli rossi? La maledizione continuera' per anni, lascera' piaghe permanenti, non si fara' dimenticare. Questo inferno impastato di avidita' povera e di criminale indifferenza restera' rovente. In NIGERIA ogni dono del Cielo e' corruttore, si capovolge in disgrazia: il petrolio uccide le acque e la terra nel delta del Niger, asciuga la vita giorno dopo giorno agli abitanti che di questa manna vedono scorrere appena le gocce. A Nord l'oro avvelena i bambini, li brucia dentro come una febbre. Nella capitale uomini con grossi orologi d'oro e rassicuranti conti in banca parlano di sviluppo, potenza, seggi permanenti alle Nazioni Unite perche' l'Africa non sia piu' Terzo Mondo, vedono dietro l'angolo le meraviglie del Terzo Millennio. Eppure per mesi, nei villaggi, nessuno ha paralato: i bambini manifestavano segni terribili, convulsioni, perdita di coscienza, cecita' temporanea; ma si taceva, li si seppelliva in silenzio, con lagrime furtive; spiriti cattivi, singhiozzavano le madri, troppo forti per loro. Eppure a luglio alcuni funzionari avevano dato l'allarme. Ma si temeva che le autorita', spaventate, bloccassero davvero la estrazione privata. In questo gigante anemico e straziato da lotte selvagge, di fede, di interessi, di tribu', si fa finta di non sapere, di non accorgersi di questa corsa all'oro dei derelitti. Serve a tener quiete popolazioni che altrimenti potrebbero unirsi ai mille ribelli di ogni bandiera. Ian Von Linden dirige Terra Graphic, la

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societa' americana di ingegneria ambientale incaricata delle operazioni di decontaminazione. Un lavoro lungo e paziente che consiste nel portar via dai villaggi tre centimeri di terra, la profondita' della contaminazione, che sara' sepolta in zone disabitate, e sostituita con terra pulita. «La reticenza delle comunita' a dichiarare i casi di malattia o le morti legate al piombo e a svelare le loro attivita' di estrazione intralcia seriamente la decontaminazione, in alcuni casi ci vogliono settimane di tratattive per convincere un villaggio a parlare», dice.

(La Stampa 6 ottobre 2010)

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IL DUELLO PANTOMIMA FINALE il caso Bossi e Alemanno la pace alla vaccinara Dopo le frasi su Roma: ma alla fine la piazza insulta il Senatu'r, ed e' ressa

La verita' vera? Sono un po' tutti porcelli, parlando di etichetta, si intende: l'armistizio e' siglato con le bocche sgocciolanti di sugo e le camicie chiazzate di rosso frizzante, senza esclusioni per censo o latitudine. Un po' cosi', freddamente, coi romani che vincono la gara canora («e noi je dimo, e noi je famo...») contro una certa

gutturalita' padana («BOSSI! BOSSI!»), e con le cucine da campo allestite in piazza Montecitorio con sprezzo del sacro. Spqr? «Sono porci questi romani», disse Umberto BOSSI. Ora non sara' nemmeno «Sono pochi questi rigatoni». La pace voluta da Gianni Alemanno, e offerta teatralmente, sara' all'italiana, coi calici al cielo e i piatti pieni, in un imprevedibile e labile meticciato culinario. Ci sono i ristoratori del Testaccio che cuociono la coda alla vaccinara e la trippa; e un geometra modenese che dettaglia la ricetta del ragu' per polenta: cinquanta chili di verdura (carote, cipolle, sedano, asparagi) e cinquanta di carne (mista, piu' frattaglie), fiammata di vino e whisky, sei ore di cottura. Quella che dovrebbe essere comunione e' cosi' subito sfida. E' meglio la cicoria ripassata o la soppressa a fette? E' piu' gonfio d'orgoglio il coro Romano o quello Barbaro? I meno fanatici consumano il duello fra il Frascati dei Colli e il Lambrusco di Sorbara. I piu' volenterosi propongono l'ibridazione: polenta padana con trippa romana. L'invasione strapaesana ha ricacciato in un angolo il presidio delle vittime di trasfusioni di sangue infetto, disgraziati con l'Aids e l'epatite. Fra loro l'integrazione e' favolosa: siciliani, genovesi, campani, milanesi, tutti contro il governo in una fatica sollevata dal napoletano che distribuisce casatiello, rustico a base di ciccioli e salumi. E' una giornata cosi', a panza piena, che si pianga o si rida, si festeggi o si contesti. Arrivano gli stornellatori del Partito democratico. Loro sono per la porchetta, dicono. Per la porchetta e contro il porcellum: «Semo de Roma / Trasteverini / Semo signori / senza confini». La reazione leghista straripa di neocultura: «Alla Corrida / Andate alla Corrida». E quelli di rimando: «Er senatore BOSSI e' un pensatore / che ce le spara grosse a tutte l'ore». Ma fin li' sono bravini. Provocazione garbata. Non accendono gli animi. I lombardi aspettano i capi esercitandosi sulle lingue straniere, ma non ce la fanno a dire «pajata». Una di

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Venezia chiama la vaccinara «osso buco». E poi finalmente ecco Roberto Calderoli, e poi Alemanno che quando arriva BOSSI sfodera le qualita' d'alpinista scavalcando d'un balzo le transenne, e precipitandosi sull'ospite per gli onori di casa. La ressa ora e' micidiale. Tra i fan del sindaco e i fan del senatore, piu' i fan della gozzoviglia gratuita, piu' i fotografi, piu' i cameraman, ci si deve difendere a gomitate. I celebranti riescono a infilarsi dentro ai gazebo. Piluccano da subito. La presidente del Lazio, Renata Polverini, imbocca BOSSI di rigatoni. Lui, uomo di sostanza, si complimenta, soprattutto in forma tattile, con le cuoche di Modena. La coda e' buona, dice, ma meglio la polenta. E viceversa per Alemanno: il politicamente corretto fa i conti con le questioni territoriali. Sono ora tutti seduti al tavolo. Brindano. Si abbracciano. E' un momento di euforia. Un romano, reduce da un inatteso e felice incontro col Lambrusco, cede all'eccesso di zelo: «A Rosi Maurooo! Sei bbonaaa!». Le bicchierate hanno smussato gli spigoli: si sentono sudisti ammirati dalla laboriosita' del Nord, e nordisti ammirati dall'estro del Sud. Ma di colpo l'afflato matrimoniale si spezza: arriva una donnetta sulla cinquantina, energica e minacciosa: «'Ndo sta BOSSI?... Aho... 'Ndo sta?...». Infine lo vede: «A BOSSI! A fijo de 'na m... A str. ..». BOSSI: «Cornuta!». Una decina di leghisti, immemori del fair play, le sono addosso, la colpiscono con l'asta di una bandiera, ma lei non indietreggia: «Ma che voi? Li mortacci tua...». La devono tenere. Lei farebbe pure a pugni, ma la portano via, mentre i leghisti le urlano di tutto: «Scema! Cretina! Gallina!». E li', dal nulla, sbuca una vecchiarella, piu' furente di quella di prima, e si mette muso a muso coi virgulti padani: «A chi hai detto gallina? Sti c...». E lo ripete una decina di volte: «Sti c...». Con lapide finale: «Str...». E loro zitti, capo chino, si ritirano. Ma e' soltanto una tregua. Ne arrivano altri, di romani. «Ce state a magna' li soldi!». Arrivano quelli

dell'Italia dei valori, che non spiccano per ironia. E nemmeno quelli del Carroccio. Parte qualche «Roma ladrona!». I piu', per fortuna, stanno cercando il modo di conciliare la polentata col sole dell'una, una martellata sulla nuca. Rimane la forza per una estemporanea contesa fra i manifestanti del Pd e Ignazio La Russa, che al banchetto nemmeno s'era fatto vedere, ma davvero passava di li'. Alemanno accende il sigaro a BOSSI. Si sbaracca. Ma non prima di aver dato modo agli operatori dell'informazione di gettarsi sul ragu' come prima si erano gettati sulla notizia. :::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

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