Estratto ChristmasTails 2013

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PERIODICO BIMESTRALE DI INFORMAZIONE MUSTELIDE

riservato ai soci di Furettomania Onlus

EDIZIONE STRAORDINARIA

SOMMARIO Timmy il tasso freddoloso

Le puzzole infreddolite

Il tasso e la chiocciola

L'ermellino e il lupo

Il pipistrello e la donnola

Chi ha ucciso i cuccioli di lontra?

Le lontre e il lupo

La vera storia della Baronessa di Carini

La leggenda dell'isola di Mackinac

L'ermellino e il cacciatore

Super Mario Tanuchi

Pot pot Signor Klaus

Un amico speciale Ladri di calzini

Mille strane posizioni

REDAZIONE

Direzione e Supervisione: Consiglio Direttivo Furettomania ONLUS Capo Redattori: Ariela Trovato e Patrizia Puccetti Consulente Scientifico: Claudio Cermelli Collaboratori di Redazione: Lo Staff e i Soci Impaginazione e Grafica: Patrizia Puccetti Spedizioni web: Gaia Franzoso FurettoMania Informa Edizioni Furettomania Onlus Via Petrarca n.12 21012 Cassano Magnago (Varese)

Anche quest'anno ci siamo lasciati catturare dallo spirito natalizio e siamo qui ad offrire ai nostri

soci una raccolta di fiabe, racconti e filastrocche, originali, tradotte, inventate o riadattate a tema

mustelide: tutta da gustare per risvegliare il bambino che è in noi e goderne insieme ai nostri figli

e nipoti.

Sperando in cosa gradita vi lasciamo a queste pagine e...

Buone feste!

OH! OH! OH!!! La Redazione Orgogliosa!

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Nel bosco delle Sette Querce, viveva un tasso

di nome Timmy, sempre triste e freddoloso,

poiché la sua pelliccia non era folta come

quella dei suoi amici.

All’arrivo dell’inverno, mentre cercava un

riparo dal freddo, avvistò fuori dal bosco

una piccola baita.

Si avvicinò furtivo alla casa e vedendo la

legnaia, pensò che era una tana perfetta.

Quel pomeriggio, mentre la padrona di

casa stava raccogliendo la legna per il

camino, scorse tra i tronchetti una codina

penzolare.

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Si chinò e vide Timmy che tremava per il

freddo.

Intenerita, la vecchina lo prese in braccio

e lo portò a casa al calduccio.

In casa lo mise davanti al caminetto e gli

venne in mente un’idea.

“Ti farò un bel cappotto!”, esclamò.Tirò

fuori il metro e gli prese le misure.

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Senza perdere tempo si mise subito al

lavoro, mentre Timmy si gustava il tepore

del

camino.

Dopo poche ore il cappotto era pronto per

essere indossato.

Soddisfatta dal suo lavoro, la vecchietta

strinse Timmy in un tenero abbraccio.

Ora Timmy non si vergognava più del suo

aspetto. Colmo di gioia corse nel bosco e si

mostrò fiero ai suoi amici.

Ringraziamo Davide Ghidini Tratto da http://fantasiasullacarta.blogspot.it/2012/03/fiaba-tasso-timmy.html

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La vera storia della Baronessa di Carini di Claudio Cermelli

A differenza della sua antenata che morì

trucidata dal padre nel castello di famiglia

per salvaguardare l’onore del casato, la

protagonista di questa storia vive beata tra

molti cavalieri che stravedono per lei.

Adesso vi racconto come sono andate le

cose.

La barunissa Purpidda di Carini viveva

infelice, reclusa dal padre nel castello

baronale in Sicilia, a Carini appunto. Per

una importante occasione, il padre diede

una grande festa cui partecipò il fior fiore

della nobiltà sicula e diplomatici da tutto il

mondo di stanza in Sicilia. Le coppie di

furetti ballavano negli splendidi saloni del

castello, immensi vassoi di pregiate

cacciagioni erano portati in giro da

puzzole in livrea che fungevano da

camerieri e valletti, il furotone scorreva a

fiumi. La giovane e bella Purpidda (avete

presente Claudia Cardinale nella scena del

ballo del Gattopardo?) ballava felice,

inebriata dalle luci e dagli sguardi dei tanti

giovani furettoni che la divoravano con gli

occhi: il suo carnet di ballo era zeppo di

nomi di pretendenti. Non sapeva, però, che

con la sua bellezza stava creando i

presupposti di un dramma. Tra tutti i bei

maschi, tre soprattutto si stavano rodendo

per la smania di conquistarla: il conte

Potemkin, ambasciatore russo presso la

corte di Palermo, il generale Popoff, cosacco

dello zar (zoppo e sdentato per ferite di

guerra) e il bellissimo Poldo, una puzzola

nera come il carbone, assoldato come

cameriere per la festa. Quest’ultimo, conscio

del suo ruolo di servo, se ne stava

timidamente da parte, sognando ad occhi

aperti un bacio di Purpidda, mentre girava

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coi vassoi di quaglie, anatre e conigli. Nel

cuore della festa il conte Potemkin andò a

reclamare il suo turno di ballo dalla

affascinante baronessa, come prevedeva il

di lei carnet. Purpidda era ancora tra le

braccia del precedente ballerino, il generale

Popoff, che nonostante la zoppia ballava

egregiamente. Tra i due nacque un alterco

e il generale lanciò il guanto di sfida al

conte. Il barone, indignato per lo scandalo,

fece portare fuori i due russi ormai

ubriachi di furotone e mandò in camera la

figlia. Mentre la giovane saliva gli scaloni

per tornarsene mestamente nei suoi

appartamenti, sentì dietro di sé dei passi

leggeri. Si girò, ma non vide nessuno.

Riprese a camminare e risentì il leggero

fruscio: voltatasi, ancora non vide nessuno.

Alla terza volta vide un’ombra scura

nascondersi dietro un divano: andò a

vedere e vide uno dei camerieri di cui,

durante la serata, aveva colto lo sguardo

triste, sognante e dolcissimo. Ora quegli

occhi neri brillavano di paura, quasi

terrore, nell’ombra: era Poldo. A Purpidda

battè il cuore: lo aveva seguito con gli occhi

tutta la sera, rapita dal suo manto nero e

lucido, dalla coda lunghissima, dagli occhi

vivacissimi e selvaggi, da vera puzzola

sicula. Il servo era terrorizzato perr essere

stato scoperto a seguire la padrona e non

osava potpottare…un goccia cominciò a

scendergi dal naso.

“Buonasera” disse Purpidda “come vi

chiamate?”

“Po…po…pot…pot…po Poldo, vossignurìa”

balbettò il giovane.

“Perché mi stavate seguendo?”

“M’havi ‘a pirdunari….”

“Non dovete scusarvi. Mi piacete e parlare

con voi mi consola della fine improvvisa

della festa. Quei due maledetti russi

ubriaconi…”

Poldo raccolse tutto il coraggio della sua

vita e in un soffio disse: “Vinni vuliti fuiri

cu’ mmia?”

Purpidda non se lo fece dire due volte:

afferrò una zampa di Poldo, si precipitò giù

per lo scalone e in un attimo la coppia fu

lontano dal castello. Fuggirono al nord, la

baronessa tradusse il suo nome in Polpetta

e vissero per un poco in un modesto

appartamento. Ma qualcuno era sulle loro

tracce. Non il barone, che per l’onta subita

si era chiuso nel castello e non ne uscì più

lasciandosi morire, ma il generale Popoff,

deciso a conquistare la bella baronessa; era

un uomo d’azione abituato a lunghe marce

nella neve lungo il fiume Don e non si

sarebbe lasciato scoraggiare facilmente.

Riuscì alla fine a trovarli, ma con grande

dolore vide che Polpetta viveva con l’ex

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cameriere. Scappò a Firenze, dove viveva il

fratello, il conte Cannellosky, che cercò

invano di farlo rinsavire (nonostante a suo

tempo lui stesso avesse avuto una cotta per

la bella baronessa): ma per Popoff esisteva

al mondo solo una cosa, l’amore di Polpetta.

Passava tristi giorni, affogando il dolore

nel cibo e nel furotone (l’appetito, infatti,

non gli era venuto meno). Un giorno

suonarono alla porta e si vide davanti

Polpetta, che era stata chiamata da

Canellosky stufo di avere il fratello tra i

piedi. “Popoff, a casa nostra c’è posto per

tre. Possiamo vivere tutti assieme. Poldo è

dolcissimo, ma è sempre tanto timido e

pauroso: ci vuole un po’ allegria e in tre

staremo bene”. Il generale non se lo fece

dire due volte: prese armi e bagagli, cioè la

sua cuccia, e seguì Polpetta. Che,

ovviamente, aveva ragione: Poldo, da quel

cuore grande che era, accolse a braccia

aperte il generale Popoff e i tre divennero

inseparabili.

Ma le peripezie non erano ancora finite. Al

ritorno da una vacanza in montagna,

dove, come al solito la baronessa e il

generale avevano fatto vita mondana, tra

un aperitivo e l’altro, con il timido Poldo

che li seguiva in disparte, i tre si videro

piombare in casa il conte Potemkin. Anche

lui aveva passato brutti giorni, affranto

per la fuga della baronessa, e anche lui

aveva affogato il malumore nel cibo: era

così diventato una palla di lardo.

Ma Polpetta non poteva negare che la

morbida ciccia, il pelo argentato e setoso,

gli occhi dolci, la simpatia estrosa avevano

fatto breccia nel suo cuoricino generoso.

Decise che c’era posto anche per lui con la

completa approvazione di Poldo che, fin da

subito, trovò irresistibile il conte. Iniziò così

un periodo difficile: il conte e il generale,

entrambi russi temperamentosi, non

riuscivano a sopportarsi vicendevolmente e

gli scontri erano continui. Poldo, molto

diplomaticamente, non parteggiava per

nessuno dei due ma si godeva beato la

compagnia dei due nuovi amici e il dolce

affetto della ex padrona.

Arriviamo così alla cena di Natale del 2013.

Polpetta, elegantissima e bellissima,

mollemente adagiata su una dormeuse di

velluto, spilucca una quaglia frullata in

salsa di furotone, scaldandosi in

un’immensa pelliccia di zibellino russo

(sintetica, ma lei non lo sa), regalo natalizio

del conte.

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Ha appena finito di scartare i regali:

Popoff le ha regalato uno splendido scrigno

rosa pieno di trucchi di una famosa beauty

farm niuiorchese (“Sex and The City”),

Poldo un bellissimo vestitino rosa con pizzo

bianco. I suoi tre fidanzati la guardano con

gli occhi sognanti. “Adesso” dice lei

“scambiatevi i vostri regali”. E’ tutto un

aprire di pacchi. Manca però il regalo del

generale per il conte Potemkin. Polpetta

guarda il militare russo con occhi

severamente interrogativi. Popoff si

schiarisce la voce: ”Il mio regalo per

Potemkin è speciale, non è un regalo

materiale” (Poldo a questo punto fa una

risatina silenziosa pensando: “Ti pare che

quel tirchione di Popoff spenda due rubli

per comprare un regalo per Palla-di-Lardo-

Potemkin?”. Polpetta lo incenerisce con lo

sguardo.). “Dicevo, il mio regalo è

simbolico” altra risatina di Poldo “ma

sincero: ho deciso di non fare più guerra a

Potemkin”. I due furetti russi si

abbracciano e si mordicchiano dolcemente

sul collo. Poldo salta loro addosso e

comincia a ribaltarli potpottando beato tra

quei due colossi di pelo e ciccia, e la bedda

Purpidda si asciuga gli occhi con la

zampina dalle unghia laccate di rosa.

Da quel giorno vivono felici e contenti. E in

pace.

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Un amico speciale

di Viviana Puzone Presidente Furettomania ONLUS

Lo aspettavo e lo volevo, ma la mamma mi diceva "quand'è ora arriverà.. e il tuo cuore brillerà".

Anche in sogno mi appariva

e a scuola il suo pensiero mi seguiva.. non riuscivo a non pensare

"ma quando arriva il Natale!?"

Tutti vogliono regali macchinine, castelli o costosi aerospaziali

ma il mio unico desiderio, era speciale ed era vero

non un gioco o un pupazzo, ma un Amico vero e pazzo

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un Amico senza eguali che avrebbe reso tutti speciali.

Un Amico senza inganno

con cui giocare tutto l'anno.

Il telefono squillò e il mio cuore subito tremò...

"E' ora, andremo domani" disse mamma,

presto corri a far la nanna!

Non riuscivo, non dormivo

sempre a lui pensavo di continuo era ora e lo sapevo

e il mio amico mi aspettava.

Ed eccoci arrivati dai furetti abbandonati...

quanti sono ogni anno sempre più con l' inganno

di un amore senza fine senza poi esservi incline

Quanti musi tristi

non è giusto... perché gli uomini son così egoisti?

"Figlio mio guarda qui" con un sussulto mi voltai

e dalle braccia di uno ragazzo ecco spuntar un musetto aguzzo

"Come si chiama" domandai

"nessun nome gli è stato dato mai" una carezza gli feci sul peloso crapino

e tanti baci mi diede quel furettino

Vieni qui amico mio non sei più solo ora, sei nel cuore mio

Amico ti chiamerò

perché tutto quel che so è che per sempre ti amerò!

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Il tesoro più prezioso

di Viviana Puzone Presidente Furettomania ONLUS

Senza calze resterai

se un furetto in casa hai!

Un pò matti allegri e distratti

sono i furetti sempre birbanti!

Quando cerchi e non trovi,

guarda bene cerca e muovi.

Il telefono è sparito

sotto l'amaca è custodito!

Un baule di tesori

chiavi, calze e botton d'ori!

Irresitibile musino

chiede scusa restituendo un calzino!

Ma il tesoro più prezioso che ha

è il tuo amore che per sempre nel

cuore custodirà!

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Mille strane posizioni

di Viviana Puzone Presidente Furettomania ONLUS

Mille strane posizioni

mentre dormon in mille torsioni

sembran morti qualche volta

sobbalziamo ogni volta

Acciambellati a pancia all'aria

forman cuori e arme letali

Ci riscaldano nei giorni freddi

ma con una leccornia sono desti

Si emozionano sfurettando

e la poesia va svanendo

ma quando ti accarezzano con le zampine

evviva la puzza senza fine!

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