Esperienze di formazione, gestione e utilizzo di Sistemi Informativi ...

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Università degli Studi di Bologna FACOLTA’ DI INGEGNERIA Corso di Laurea in Ingegneria Civile Indirizzo Strutture Tesi di Laurea in FOTOGRAMMETRIA ESPERIENZE DI FORMAZIONE, GESTIONE E UTILIZZO DI SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI IN AMBITO COMUNALE Tesi di Laurea di : Relatore : MIRIAM RUGGIERO Prof. Ing. GABRIELE BITELLI Correlatore : Arch. MARCO STANCARI Anno Accademico 2000 - 2001

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Università degli Studi di Bologna

FACOLTA’ DI INGEGNERIA

Corso di Laurea in Ingegneria Civile

Indirizzo Strutture

Tesi di Laurea in

FOTOGRAMMETRIA

ESPERIENZE DI FORMAZIONE, GESTIONE E UTILIZZO DI

SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI IN AMBITO COMUNALE

Tesi di Laurea di : Relatore :

MIRIAM RUGGIERO Prof. Ing. GABRIELE BITELLI Correlatore :

Arch. MARCO STANCARI

Anno Accademico 2000 - 2001

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Si ringrazia il personale tecnico dei settori del Comune di Modena per il gentile contributo; in particolare per la collaborazione offerta, al di là dei doveri professionali:

• Arch. Marco Stancari (responsabile del Settore Pianificazione Territoriale del Comune di Modena)

• Arch. Giuseppe Zini (responsabile della Cartografia e della Toponomastica del Comune di Modena)

• Ing. Francesca Odorici (Capo Progetto SIT – Centro Elaborazione Dati del Comune di Modena)

• Geom. Walter Gheduzzi (settore Cartografia e Topografia del Comune di Modena)

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Ai miei nonni Antonio e Michele che hanno profondamente desiderato

questa conquista…

A mio padre che mi ha insegnato a lottare

contro la durezza della vita per un sogno…

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Un GRAZIE speciale a: Ing. Gabriele Bitelli, perché nonostante le mie lamentele scherzose, mi ha sempre incitato alla conoscenza di nuovi ambiti professionali e spronato nei momenti di difficoltà; Ing. Federico Ruggiero e Geom. Antonio Ruggiero per il supporto tecnico; Prof. Vincenza Capolino per l’apporto letterario; Dott.ssa Elena Gallini per la collaborazione informatica; Mia madre: per l’amore per la cultura, per le risate e le notti insonni passate insieme; Mio fratello: per l’incoraggiamento nei lunghi anni di studio e la complementarietà che ci lega; La mia famiglia “allargata” e i miei amici: per la sopportazione e l’affetto.

Miriam Ruggiero

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INDICE

Introduzione 1 Cap. 1: Caratteristiche generali di un Sistema Informativo

Territoriale Comunale 1.1) Definizione di GIS e di SIT 5 1.2) Breve excursus storico 6 1.3) Il SIT nell’ambito della Pubblica Amministrazione 9 1.4) La situazione italiana a scala comunale 11 1.5) Il percorso normativo 13 1.6) Il percorso tecnico 14 1.7) Collaborazione fra enti diversi 16 1.8) Risorse necessarie per la realizzazione di un SIT 19 Bibliografia 22

Cap. 2: Le cartografie a grande scala come base per il SIT

2.1) Introduzione 24 2.2) La cartografia numerica 25

2.2.1) Definizione 26 2.2.2) Caratteristiche 26 2.2.3) Scala nominale 27 2.2.4) Struttura dati e interrogazioni 28 2.2.5) La codifica della struttura dati 30 2.2.6) Metodi di produzione della cartografia numerica 31 2.2.7) Le ortofoto digitali 37

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2.3) La carta numerica comunale 39 2.3.1) Definizione 39 2.3.2) Epoca di realizzazione 39 2.3.3) Scala nominale 39 2.3.4) Formato 40 2.3.5) Precisione 40 2.3.6) Visualizzazione e download 40 2.3.7) Origine 40 2.3.8) Metodo di rilievo 41 2.3.9) Riferimento e proiezione 41 2.3.10) Caratteristiche 41 2.3.11) Utilizzi 42 2.3.12) Operazioni standards 42 2.3.13) Integrazione fra le basi di riferimento 42 2.3.14) Aggiornamento 43

Bibliografia 44 Cap. 3: Il Catasto: gli archivi alfanumerici, le mappe e il

trasferimento delle funzioni ai Comuni 3.1) Introduzione 45 3.2) La struttura e la cartografia catastale 47

3.2.1) Nascita del Catasto e delle mappe 48 3.2.2) Il Catasto Geometrico 49 3.2.3) Il Catasto Numerico 50 3.2.4) Il Catasto Fabbricati 53 3.2.5) Documenti catastali 54 3.2.6) La cartografia catastale 56 3.2.7) I formati 60

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3.2.8) L’aggiornamento delle mappe catastali 60 3.2.9) La struttura attuale del Catasto 64

3.3) Il rapporto Comuni – Catasto 68 3.3.1) La sperimentazione catastale nel Comune

di San Giovanni Persiceto 71 3.3.2) Il caso di Bergamo: Sistema Informativo

Territoriale integrato Comune – Catasto 72 3.3.3) Le microzone catastali 74

Bibliografia 75 Cap. 4: Il campo delle applicazioni possibili di un SIT comunale

4.1) Introduzione 76 4.2) Normative recenti in ambito comunale 80

4.2.1) Le leggi Bassanini 80 4.2.2) La telematica nella Pubblica Ammnistrazione 81 4.2.3) L’introduzione della firma digitale 83

4.3) Caratteristiche generali 87 4.3.1) Definizione di applicazione 87 4.3.2) Prodotti all’avanguardia e l’integrazione con

altre tecnologie 89 4.3.3) Software utilizzati 90 4.3.4) Le applicazioni negli enti pubblici 91 4.3.5) Sondaggio sull’utilizzo dei SIT nelle

Amministrazioni Comunali 92 4.4) Gli ambiti applicativi nell’ente comunale 100

4.4.1) Urbanistica: pianificazione e gestione 100 4.4.2) Informazioni catastali e riscossione dei tributi 123 4.4.3) Gestione dell’ambiente 124 4.4.4) Gestione del territorio 135

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4.4.5) Archivio fotografico 139 4.4.6) Altre applicazioni 139

Bibliografia 142 Cap. 5: Censimento della realtà italiana e casi significativi di SIT

comunali 5.1) Introduzione 145 5.2) Il Comune di Genova: il Sistema Informativo Territoriale,

L’Osservatorio Civis e il PRG 153 5.2.1) La rete IG ligure 154 5.2.2) Il settore dell’informazione geografica del

Comune di Genova 155 5.2.3) Il Sistema Informativo Territoriale 156 5.2.4) Il Sistema Informativo Territoriale del Centro

Storico di Genova: l’Osservatorio Civis 160 5.2.5) Il Piano Regolatore Generale 170

5.3) Il Comune di Torino: il Sistema Informativo Territoriale comunale on line, il progetto Torino facile e le altre sezioni 173 5.3.1) La rete della Regione Piemonte 173 5.3.2) Il Sistema Informativo Territoriale

Comunale on line 174 5.3.3) Il progetto Torino_Facile 183 5.3.4) Altri settori: “Ambiente e Territorio” e “Trasporti” 185 5.3.5) Progetti futuri 186

5.4) Il Comune di Padova:le sezioni del Sistema Informativo Territoriale 187 5.4.1) Cenni sullo sviluppo del SIT 187 5.4.2) La struttura del sistema 188 5.4.3) Tutto Padova cartografia on line 188

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5.4.4) Pratiche edilizie on line 190 5.4.5) Modulistica 190 5.4.6) Settori in rete 190

5.5) Il Comune di Siena: Cartografia e Urbanistica 195 5.5.1) Il SIT per la Toscana 195 5.5.2) Brevi cenni sulla nascita del SIT del Comune

di Siena 196 5.5.3) Le banche dati e i suoi accessi 197 5.5.4) Il catasto comunale 198 5.5.5) Aggiornamento delle banche dati della

“Numerazione civica” e degli “Edifici notificati” 199 5.5.6) Le applicazioni 200

Bibliografia 216 Cap. 6: Il Comune di Modena: breve excursus storico

6.1) Introduzione 218 6.2) Le ragioni della formazione 220 6.3) Il Dipartimento chiave 221 6.4) I Database 223 6.5) La cartografia catastale integrata 224 6.6) Il software 227 6.7) Gli ostacoli 229 6.8) L’ambiente politico 230 6.9) Le persone 231 6.10) Gli sviluppi dell’ultimo decennio 231 6.11) La situazione attuale 233 6.12) Gli sviluppi e gli obiettivi futuri 235 Bibliografia 237

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Cap. 7: Il SIT del Comune di Modena: esempio e modello 7.1) Introduzione 238 7.2) L’interfaccia con altri siti web di tipo istituzionale 241 7.3) Le banche dati 243 7.4) Il sistema di riferimento 247 7.5) L’architettura software 249 7.6) Le basi cartografiche 251 7.7) L’aggiornamento 255 7.8) Il rapporto con il Catasto e le mappe catastali 256 7.9) Collaborazione con gli altri enti esterni 258 7.10) Collaborazione fra i settori comunali 261 Bibliografia 264

Cap. 8: Le applicazioni principali del SIT del Comune di Modena

8.1) Introduzione 265 8.2) La firma digitale 270 8.3) Gli utenti 271 8.4) Il Sistema Informativo Territoriale 272

8.4.1) Accesso 272 8.4.2) Mappa tecnica 273 8.4.3) Piano Regolatore 280 8.4.4) Cerca particelle 290 8.4.5) Mappa dei servizi 294

8.5) Gli altri settori 296 8.5.1) Pianificazione Territoriale: PRG 297 8.5.2) Cartografia 298 8.5.3) Modulistica on line 303 8.5.4) Edilizia Privata 303

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8.5.5) Banche Dati delle Pratiche Edilizie 303 8.5.6) Ambiente: il progetto I.S.O.L.A. 305

Bibliografia 310 Cap. 9: La documentazione degli archivi geografici: i metadati

9.1) Introduzione 311 9.2) Definizione di metadata 313 9.3) Forme di utilizzo dei metadati 315 9.4) La metainformazione e le sue funzioni 315 9.5) L’importanza di internet 317 9.6) Analisi degli standard e loro diffusione 318 9.7) La situazione attuale per la compilazione dei metadati

negli enti locali 331 9.8) Il problema della ricerca delle metainformazioni 334 9.9) La situazione del Comune di Modena 336 Bibliografia 340

Appendici

• Appendice 1 relativa al Cap. 3 “Il Catasto: gli archivi alfanumerici, le mappe e il trasferimento delle funzioni ai Comuni” 342

• Appendice 2 relativa al Cap. 9 “La documentazione degli archivi geografici: i metadati” 351

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INTRODUZIONE “Non possiamo modellare la città nella nostra testa: la complessità è superiore alle nostre forze. Sappiamo che la città comprende una miriade di relazioni, ma quando tentiamo di identificarle e descriverle in modo appropriato siamo costretti a farlo in termini matematici. I modi in cui i mutamenti avvengono nel corso del tempo possono essere espressi attraverso equazioni e il calcolatore elettronico, elaborando le istruzioni che gli sono state fornite, può in pochi minuti metterci in condizione di osservare quello che potrebbe avvenire nel corso di decenni di sviluppo di una grande città.” (J. Brian Mc Loughlin: “La pianificazione urbana e territoriale”, 1969, Marsili Editore) Quante complesse problematiche! Ho cercato di elaborare qualche soluzione: la mia tesi.

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Un Sistema Informativo Territoriale (SIT) è costituito da un insieme di tecniche, procedure software, hardware, strumenti e personale tecnico in grado di acquisire, gestire, tenere aggiornati ed elaborare dati ed informazioni riferibili al territorio, con lo scopo di analizzare e di modellare i fenomeni che occorrono soprattutto nelle aree urbane e di fornire supporto alle decisioni di chi deve governare il territorio. In una visione moderna i SIT si rilevano gli strumenti privilegiati per accedere a dati territoriali diversi, ovunque e in qualunque forma essi siano disponibili, e per elaborarli in forma integrata al fine di ricavarne un’informazione accurata e completa. Scopo del SIT è dunque di essere uno strumento per il governo delle trasformazioni del territorio e un supporto non solo per la rappresentazione del dato, ma per l’analisi, l’interpretazione e le conseguenti decisioni e scelte da effettuare nel territorio (DSS, Decision Support System). L’obiettivo di questa tesi è di effettuare un censimento sulla situazione italiana nell’ambito dei SIT a scala comunale, analizzandone le principali problematiche di formazione e gestione, studiandone i principali utilizzi, evidenziandone le criticità e mettendo in luce le possibilità di miglioramento della situazione attuale, anche grazie alle nuove opportunità offerte dalla tecnologia, soprattutto nel campo della telematica. I Sistemi Informativi Territoriali comunali presentano problematiche specifiche non solo a livello informatico e tecnico, ma anche a livello normativo, burocratico, politico, culturale e organizzativo. Inoltre, anche se in Italia si è iniziato a parlare di SIT all’inizio degli anni ’80, la realtà a scala locale si presenta ancora frammentaria, con notevoli differenze fra un comune e un altro: infatti si passa da situazioni all’avanguardia a situazioni in cui a malapena vengono utilizzate le tecnologie informatiche. Uno studio sistematico di queste tematiche legate alla diffusione dei SIT comunali non è stato svolto di recente, se non in modo sporadico da qualche rivista specializzata: l’ambito dell’informazione geografica è ancora fortemente in evoluzione e all’avanguardia, e perciò probabilmente risulta difficile da documentare. Nello svolgimento della tesi, la fase impegnativa di acquisizione dei dati è stata seguita da una ricerca approfondita e a vari livelli: per consultazione bibliografica, per contatti

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diretti e tramite web. Non solo: con ovvie difficoltà pratiche, l’analisi ha spaziato su tutto il territorio nazionale, con occhio critico per le situazioni più all’avanguardia e, data la multidisciplinarietà del SIT, in molti e diversificati ambiti (pianificazione, cartografia, ambiente, ecc.). Sono state prese in considerazione le questioni più attuali e ancora fonte di discussione, come l’introduzione della telematica negli enti locali, l’utilizzo della cartografia numerica a grande scala, i formati software, la collaborazione fra i principali enti che operano sul territorio (Comune, Catasto, Aziende dei servizi, ecc.), gli archivi alfanumerici e le mappe catastali, il trasferimento delle funzioni dallo Stato ai comuni, ecc. Le applicazioni utilizzano le basi cartografiche come chiave di accesso alle informazioni alfanumeriche. Lo studio della diffusione delle applicazioni dei SIT comunali è stato incentrato principalmente su due aspetti: le applicazioni accessibili tramite web e quelle indirizzate al professionista. WebGIS, infatti, vuol dire servizi e tecniche per accedere ai dati geografici attraverso internet utilizzando la tipica architettura client-server del www: infatti oggi, grazie alla diffusione di internet e all’implementazione delle sue potenzialità, l’utente, con il semplice utilizzo di un PC e di un modem, può accedere al SIT in qualunque momento e con un notevole risparmio di tempo e di denaro. Dopo aver verificato la diffusione delle applicazioni standard (mappa tecnica, PRG, particelle catastali, ecc.), sono state analizzate quelle più all’avanguardia (come ad esempio il certificato di destinazione urbanistica), mettendo in evidenza le problematiche relative (come la firma digitale, l’aggiornamento dei dati, ecc.) e proponendo una panoramica sulle possibili soluzioni. Nell’analisi degli ambiti applicativi si è cercato di andare al di là di una bibliografia a volte troppo settoriale e specialistica e di prototipi di ricerca o progetti sperimentali, sicuramente indispensabili in un campo così innovativo ma a volte fuorvianti, per fornire un quadro reale della situazione italiana. Successivamente, attraverso l’analisi di alcuni SIT comunali significativi, sono state considerate problematiche relative a città di diversa grandezza con problemi specifici di tipo economico, applicativo, culturale e formativo. Senza dubbio la collaborazione con il Comune di Modena, per un’analisi approfondita di uno dei SIT oggi più evoluti in ambito nazionale,

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ha reso possibile documentare per la prima volta in modo sistematico il sistema adottato e studiare sul campo un modello per l’approccio alla problematica e la specificità delle soluzioni per un ente locale. Se da una parte sono stati compiuti molti progressi nel campo dell’informazione geografica e ci sono solide basi per uno sviluppo sempre maggiore, dall’altra rimangono ancora irrisolte o di difficile soluzione diverse questioni. Una di queste è senza dubbio la qualità dei dati (geometrici e alfanumerici): non tutte le informazioni devono essere messe in rete, ma bisogna sempre operare una scelta fra le informazioni veramente utili e quelle superflue, e fra le informazioni con una certa qualità e quelle con una qualità insufficiente. L’informazione geografica potrà raggiungere la sua maturazione solo documentando con adeguati strumenti, metadati (descrittori di dati), le banche dati, rendendole disponibili su server in rete, e generando delle interfacce in grado di integrare virtualmente banche dati residenti su server differenti e gestite da enti differenti. Invece, ancora oggi, nella maggioranza dei casi i dati diffusi dagli enti locali comunali non sono adeguati come completezza e qualità. L’analisi degli standard europei e internazionali per l’analisi dei dati si è basata sulla loro completezza, applicabilità e diffusione, ma soprattutto sulla loro accessibilità e fruibilità: questo vuol dire, ancora una volta, integrabilità con il mondo di internet. Infatti l’acquisizione delle informazioni, ancora una volta impegnativa per l’attualità della problematica e la conseguente carenza di dati soprattutto nei siti italiani, si è orientata verso standard condivisibili in rete (pagine HTML o XML) o accessibili tramite motori di ricerca. Partendo da questi standard si sono messe in evidenza le possibili soluzioni attuabili per un ente comunale (compilazione, software disponibili, architettura informatica, ecc.), in riferimento soprattutto al caso di Modena, proponendo per esso uno standard all’avanguardia. Sarebbe auspicabile per l’utente di dati geografici, arrivare ad una situazione simile a quella statunitense, cioè potere consultare via Internet metadati, elaborare banche dati virtuali, copiare dati di pubblico dominio, oppure acquistare informazioni territoriali pagando con carta di credito e trasferendo i file via rete.

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Cap. 1: CARATTERISTICHE GENERALI DI UN SISTEMA INFORMATIVO TERRITORIALE COMUNALE

1.1) Definizione di GIS e di SIT Il Sistema Informativo Geografico (GIS) è un “insieme di strumenti per raccogliere, archiviare, recuperare a piacimento, trasformare e visualizzare dati spaziali” (Burrough,1986) “e dati non spaziali” (Parker, 1988), ”con avanzate capacità di modellazione dei dati geografici” (Koshkariov et al, 1986). Da queste definizioni discende che un Sistema Informativo Geografico ha la capacità di acquisire, organizzare, archiviare, gestire, elaborare dati spaziali riferibili ad aree del territorio, di trasformare dati in informazioni, di integrare differenti tipi di dati, di analizzare e di modellare i fenomeni che occorrono sulla superficie terrestre, di fornire supporto alle decisioni. Il vero scopo di un sistema informativo è l’aumento di conoscenze, che si può avere solo se tutto ciò è finalizzato al supporto di processi decisionali. In letteratura sono presenti sia il termine “GIS” sia il termine “SIT” cioè Sistema Informativo Territoriale, spesso usati con significati diversi. In questa trattazione si intenderà per SIT l’insieme delle tecniche, degli strumenti, delle procedure e delle persone, cioè il SIT è visto come una soluzione, composta di hardware, software, dati, applicazioni, servizi di formazione, addestramento e manutenzione ecc. Quindi bisognerà includere nel progetto i costi, i tempi e i metodi di costruzione della base di dati, delle applicazioni ecc. Mentre si intenderà per GIS il software di gestione di un data base geografico. I prodotti oggi in commercio garantiscono elevati standard qualitativi: si va da pacchetti disponibili sotto Windows a sofisticati strumenti software operanti in rete locale e geografica su Workstation, macchine dipartimentali, mainframes. Ad esempio se si vuole visualizzare e riprodurre una mappa, ed eseguire le funzioni di base di un GIS (overlay topologici, selezioni spaziali, ecc.) si acquista un software, se, invece, si vuole supportare delle decisioni si fa riferimento a una soluzione SIT.

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1.2) Breve excursus storico Negli anni ’60 e nei primi anni ’70 i computer sono utilizzati per la pianificazione a scala territoriale, soprattutto negli Stati Uniti, con modelli che però portano a risultati molto deludenti. Da allora l’uso del computer è stato modesto e selettivo. Successivamente si ha un’evoluzione nel settore grazie a due fattori: la cartografia numerica, che permette di gestire in modo più efficiente la cartografia tradizionale, e il comparire degli strumenti software appositamente studiati per l’analisi geografica. Ma è negli anni‘80 che il problema di gestire in modo adeguato i dati territoriali fa sì che si inizi a diffondere e a sviluppare la ricerca in questo campo. Inizialmente ci si trova di fronte a problematiche economiche rilevanti:

• capitali iniziali ingenti per installare e gestire nel tempo un hardware ancora molto delicato;

• specificità del software; • personale competente.

Di conseguenza amministratori e tecnici arrivano spesso alla conclusione che un SIT è ancora troppo costoso in termini di materiale e di personale, soprattutto per le realtà medio-piccole. Comunque i centri di ricerca e le grandi società continuano la loro attività in tale campo. Negli anni ’90 una serie importante di cambiamenti (figura 1.1) ha reso possibile molti progressi :

• stazioni di lavoro grafico potenti e a costo contenuto; • programmi specializzati disponibili in MS DOS/ Windows e

l’interfaccia utente ad esse relative gradualmente uniformata ai tipi commerciali più diffusi (MS Word, Excel, Access, Autocad, Coreldraw), semplificando la formazione del personale;

• integrazione di diversi ambienti di lavoro prima attraverso uno scambio di dati effettuato manualmente, poi con tecnologie tipo Visual Basic;

• uso di strumenti task-oriented, ragionatori artificiali veloci nel riconoscere e classificare oggetti spaziali, partendo da database

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georeferenziati sempre più integrati tra dati di terra e dati da sensori remoti;

• software GIS modulare: prodotti per l’aggiornamento dei dati, estensioni per la loro pubblicazione in Internet/Intranet, modelli di simulazione, ecc;

• interoperabilità cioè capacità della nuova generazione dei GIS di leggere differenti formati di dati, di accedere a differenti banche dati anche appartenenti a enti diversi (vedi collaborazione fra enti), di generare al volo banche dati virtuali, di cooperare con altri software anche di produttori diversi, di non avere più vincoli tecnici imposti da sistemi e dati preesistenti.

Gradatamente si iniziano ad usare gli strumenti GIS per la Pianificazione Urbana e Territoriale. Quindi oggi i Sistemi Informativi Geografici sono in forte sviluppo in tutti i settori grazie all’evoluzione tecnologica dell’hardware, del software e delle reti. Gli sviluppi nel settore informatico rendono per la prima volta disponibile la tecnologia di base indispensabile per la gestione e l’elaborazione delle immense moli di dati geografici che siamo in grado di raccogliere. Infatti i dati relativi al mondo in cui viviamo divengono, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie di osservazione e misura, sempre più numerosi ed accurati, anche se disponibili in luoghi diversi e geograficamente distribuiti. Nuove tecnologie di telecomunicazione, terrestri e satellitari, permettono infine di mettere in piedi reti capaci delle prestazioni necessarie alla realizzazione di GIS realmente distribuiti in cui i dati, ovunque disponibili, possano essere condivisi in tempo reale da tutti gli utilizzatori interessati. I moderni metodi di elaborazione dei dati sono del tipo data-oriented: si tratta cioè di collocare le informazioni in un singolo data - base, garantendo altresì l’indipendenza tra i dati contenuti nei files e i programmi applicativi. Di fatto la memorizzazione fisica dei dati, essendo controllata da un sistema di gestione del data - base intermedio DBMS (data - base management system) non deve essere conosciuta né dagli utenti né dalle applicazioni software. Ulteriori miglioramenti per la gestione dei dati

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territoriali si sono avuti con l’introduzione dei data – base relazionali del tipo “object-oriented”, in cui l’utente finale può definire sia gli elementi da rappresentare nelle diverse applicazioni sia come gli stessi debbano essere gestiti. Il grande vantaggio di una struttura di questo tipo è la flessibilità. Un linguaggio di interfaccia relazionale come l’SQL (Structured Query Language), ampiamente accettato come standard per le basi dati relazionali, consente operazioni di consultazione, modifica ed aggiornamento degli elementi caratteristici della realtà territoriale.

Fig. 1.1: i cambiamenti del settore informatico

Ma è soprattutto internet il grande protagonista di questa evoluzione (figura 1.2): l’universale accettazione degli standard su cui si è basato e la presenza di strumenti ben conosciuti rendono immediato ed economico lo sviluppo di soluzioni applicative direttamente utilizzabili da ogni genere di utente e da ogni luogo (basta un PC e un modem per la connessione!), senza il bisogno di avere o acquisire quelle tecnicalità che hanno spesso reso difficile l’uso dei GIS di precedente generazione. Inoltre l’ampio utilizzo

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ha come conseguenza e vantaggio il ritorno di capitali investiti per costruire le basi dati geografiche e la possibilità di uno sviluppo ancora maggiore. In altre parole, in una visione moderna i GIS si rilevano gli unici strumenti in grado di accedere a dati diversi, ovunque e in qualunque forma essi siano disponibili, e di elaborarli in forma integrata per ricavarne l’informazione in quel momento necessaria.

Fig. 1.2: l’importanza di Internet 1.3) Il SIT nell’ambito della Pubblica Amministrazione Schematizzando , le componenti principali di un SIT sono:

• la disponibilità dei dati, sia sotto forma numerica che di altro tipo (tabelle, mappe, elenchi, registri, ecc.);

• la disponibilità di un opportuno sistema hardware –software (ne esistono diversi in commercio dai più semplici, di costo e funzioni contenute, ai più complessi che richiedono personale specializzato);

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• la presenza di persone, appartenenti all’amministrazione a livello politico, burocratico e a livello tecnico, di notevole disponibilità che “crescano” culturalmente insieme alle dimensioni del sistema che si vuole costituire.

La gestione del territorio, la cartografia numerica, l’aerofotogrammetria ecc. sono, nell’ambito della Pubblica Amministrazione, componenti del cosiddetto Sistema Informativo Territoriale (SIT). “Le tre componenti fondamentali dei sistemi informativi territoriali sono:

• l’universalità; • la capacità di correlare fra loro dati ed informazioni di diversa

natura; • l’utilizzabilità di sistemi di calcolo”. (P.Radelli)

L’universalità è conseguenza naturale della grande mole di dati e informazioni relativi a punti o aree del territorio di posizione geografica nota. I vari settori della Pubblica Amministrazione (uffici urbanistici, cartografici, tributari..) raccolgono ed elaborano informazioni riferibili a punti o aree del territorio di competenza, sia attraverso le coordinate geografiche sia attraverso i codici di unità immobiliare e/o le vie ed i numeri civici. La capacità di correlare fra loro dati ed informazioni di diversa natura deriva dalla possibilità di realizzare un sistema geografico base di riferimento, sulla quale vengono individuati tutti i punti di origine dei dati e delle informazioni. La coincidenza delle coordinate di riferimento di dati diversi costituisce il sistema di collegamento fra i due. In pratica la costruzione di questa base di riferimento permette di associare ad ogni punto od area individuata dal codice unità immobiliare e/o dalla via e dal numero civico le corrispondenti coordinate geografiche. Inoltre attraverso il codice di unità immobiliare e/o la via ed il numero civico (coordinate georeferenziate) di una certa attività commerciale, ad esempio, si individua l’edificio nel quale tale attività è ospitata, i dati di carattere commerciale, i dati catastali, gli allacciamenti alle reti ecc. , cioè dati differenti sono associati alla base di riferimento attraverso le coordinate di riferimento che essa prevede, siano queste gli immobili, le coordinate geografiche, o altre.

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L’utilizzabilità di sistemi automatici di calcolo ha consentito, forse più di ogni altro fattore, lo sviluppo dei sistemi informativi territoriali anche per enti locali di piccole dimensioni, per la gestione dell’enorme quantità dei dati che debbono essere acquisiti ed elaborati da un sistema informativo territoriale. 1.4) La situazione italiana a scala comunale “The importance of the local level is crucial as it is at his level that most information is collected by the public sector, and that information that is relevant to the citizens and local communities is to be found.” (Craglia, 1999). Come messo in evidenza da Craglia, il problema di fondo è nel sapere quale informazione è possibile rintracciare, chi la gestisce e come è possibile ottenerla. Molto spesso, infatti, l’utilizzabilità delle informazioni raccolte negli archivi gestionali comunali è complicata e frenata da motivi che non sono assolutamente di natura tecnica, bensì organizzativa, culturale e politica. Quindi per molti anni, solo pochi comuni possono essere nominati per una gestione informatizzate del proprio territorio: mancavano comunque effetti di spill over sul resto del sistema istituzionale e mancavano anche verifiche di efficienza ed efficacia dei nuovi modelli di gestione. Oggi, pur rimanendo alcune difficoltà a diversi livelli (tecnico, organizzativo, ecc), i SIT rappresentano in molti casi una reale prospettiva per diventare infrastrutture di raccordo per la gestione dell’informazione territoriale a sostegno delle relative politiche di settore. E’ oggi così proponibile una interazione effettiva tra SIT e vari tipi di utenza (professionisti, cittadini, operatori economici..). I presupposti per una reale utilizzabilità e interoperabilità del patrimonio di dati relativi ad un SIT comunale e per lo sviluppo del sistema possono essere così sintetizzati:

• conoscenza del territorio, sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo;

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• creazione delle condizioni per un buon grado di stabilità organizzativa, logistica, politica (Campbell, Masser, 1995);

• conoscenza approfondita della consistenza del patrimonio informativo comunale, cioè le informazioni gestite dai singoli settori, il loro contenuto, la loro struttura, i requisiti per la loro acquisizione ed eventuali elaborazioni, ecc (metainformazione);

• gestione e diffusione delle informazioni sulla base di una visione strategica, correlata alla fruibilità, alla immediatezza della lettura e alle specifiche e quotidiane necessità dei singoli utenti, sia interni che esterni all’amministrazione comunale, sia tecnici che non tecnici: funzionari tecnici e amministrativi, professionisti, progettisti, dirigenti, politici, assessori comunali, cittadini ecc. ;

• definizione trasparente delle modalità secondo cui queste informazioni possono essere tra loro confrontate e integrate, valutandone tutti i possibili utilizzi, cioè istituzionalizzare le procedure di condivisione e di interscambio informativo;

• creazione di una infrastruttura catastale cittadina in grado di gestire il decentramento catastale e messa a punto di un sistema di interscambio comuni – catasto per assicurare il costante aggiornamento del dato catastale e comunale on line riguardante la stessa unità immobiliare;

• riprogetto e semplificazione delle procedure amministrative, reingegnerizzazione dei processi di lavoro di tutti gli uffici (urbanistica, edilizia privata, lavori pubblici, attività produttive, tributi, uffici demografici e anagrafici) per renderli interoperativi e compatibili con le funzioni finanziarie e territoriali connesse al controllo, alla gestione ed alla pianificazione;

• aggiornamento costante e messa in rete continua dei dati, tenendo conto dei relativi tempi e costi, e in funzione degli scopi prefissati;

• definizione trasparente delle finalità e degli obiettivi fin dalla fase progettuale, per evitare problemi di sotto –utilizzo e inadeguatezza del sistema stesso.

Le condizioni suddette possono essere soddisfatte solo se sarà garantita una corretta metadocumentazione dei dataset comunali e se si inizierà ad

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utilizzare e migliorare gli strumenti di gestione, elaborazione e diffusione delle informazioni geografiche. Questo processo porterà alla creazione e all’integrazione di banche dati informatiche dagli archivi cartacei esistenti e genererà nuovi strumenti cartografici di tipo informatico (cartografie integrate catastali, aerofotogrammetriche, storico monumentali, dei servizi a rete e non, economico commerciali, urbanistiche..) “ per semplificare e rendere coerenti le diverse letture di questo e – territorio” (R. Dolce,2000). 1.5) Il percorso normativo La struttura organizzativa dei servizi per la gestione del territorio deve tenere conto dell’attuale scenario di federalismo amministrativo che stimola la competitività territoriale. Proprio per questa ragione, il percorso normativo degli ultimi dieci anni, a sostegno della autonomia amministrativa in seno agli enti locali, ha incentivato il graduale passaggio da un’amministrazione chiusa al suo interno ad una nuova con una visione aziendale più vicina al cittadino pensato come cliente:

• la riforma delle autonomie locali L.142/90, L.265/99 e DL.vo 286/99, DL.vo 29/93 e le Bassanini ;

• la riforma del Catasto e DL.vo 112/98 ; • lo sportello unico delle imprese; • la riforma del commercio; • la riforma della finanza locale; • l’esternalizzazione dei servizi e il passaggio dalle Aziende Comunali

alle s.p.a. Amministrare oggi gli enti locali pone il territorio in una posizione di centralità indispensabile per la sua programmazione, gestione e controllo, da cui ne deriva la risorsa economica connessa al flusso finanziario da esso prodotto e collegato alla fiscalità e quello ad esso necessario per garantire la qualità dei servizi erogati, dello spazio urbano, dell’ambiente, del paesaggio e quindi della qualità della vita nelle città.

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Oggi riferirsi ad un e – territorio diventa strategico per la gestione di un moderno ente locale, le cui caratteristiche e i cui obiettivi sono:

• sostenere una nuova visione aziendale dell’amministrazione comunale;

• garantire trasparenza nei procedimenti amministrativi nel rispetto della legalità e assicurare, attraverso la standardizzazione delle procedure e dei processi, criteri meno discrezionali da parte degli operatori pubblici;

• avviare un sistema di “controllo di gestione e strategico” all’interno dell’amministrazione, anche sulla qualità dei servizi connessi al territorio secondo criteri di efficacia ed economicità;

• soddisfare le nuove esigenze di marketing urbano e territoriale nel processo di mercificazione in atto dello spazio;

• usare quale deterrente la conoscenza del territorio e consentire all’amministrazione di contenere e reprimere il fenomeno dell’abusivismo;

• sostenere sempre più la separazione dei ruoli, tra attività politica ed amministrativa.

1.6) Il percorso tecnico Oggi in Italia sono molti i Comuni che collaborano per la gestione del territorio, tramite la condivisione di banche dati geografiche e risorse informatiche. Infatti l’amministrazione comunale, le aziende municipalizzate e il catasto insieme progettano e realizzano basi geografiche uniche sulle quali ciascun ufficio inserisce e aggiorna i propri dati tematici. L’obbiettivo comune è quindi quello di non duplicare dati ma di renderli disponibili in rete telematica dando la possibilità di generare la propria base di dati integrando virtualmente le informazioni necessarie, residenti sui diversi server, nel formato e nella struttura che ciascun ufficio sceglie. In altre parole un’alternativa alla duplicazione degli archivi è proprio la condivisione in remoto dei dati tra le differenze utenze, supportata dallo sviluppo di database basati su architetture client – server e

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su meccanismi di elaborazione cooperativa, tali da assicurare le massime prestazioni ad un gran numero di utenti. Per attuare questo processo bisogna individuare dove si trovano i dati, capire se sono ridondanti, renderli omogenei, integrarli, aggiornarli. Proprio per questo diventa essenziale la ricerca delle condizioni per poter migliorare in futuro l’accesso a banche dati, numeriche e geografiche, gestite in modo remoto e, nello stesso tempo, sviluppare la sperimentazione per l’accessibilità alle strutture dislocate dove risiedono le banche dati o i SIT. La soluzione dei problemi tecnici di integrazione in rete è richiesta ai nuovi software GIS, che già tendono alle necessità esposte. In effetti i Comuni sono gli utenti che hanno a disposizione il maggior numero di soluzioni GIS disponibili oggi sul mercato, infatti oltre ai software motore (in prevalenza americani), sono stati sviluppati numerosi applicativi che da questi si dipartono. Ma, oltre ai problemi tecnologici e di condivisione dei dati, gli enti locali devono concentrare la loro attenzione sulla revisione delle procedure tecnico – amministrative e sulla riqualificazione del personale. Infatti i principali fruitori di tecnologia SIT – GIS, operanti presso gli Uffici Tecnici dei quasi 9000 enti locali territoriali e presso le Aziende Municipalizzate, sono in maggioranza architetti, geometri ed ingegneri civili che partono, nella maggioranza dei casi, dalla conoscenza delle soluzioni software per la gestione ufficio, ed anche se è possibile che abbiano appreso nozioni CAD – GIS, si tratta comunque sempre di una modesta minoranza. Per queste persone l’avvento dei GIS rappresenta una riqualificazione professionale che diviene necessaria, ma che è ancora difficilmente riconosciuta ed esplicitata, nonostante l’opera di promozione e il tentativo di coordinamento e disciplina della materia portato avanti da enti di raccordo quali l’Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia (ANCI) e l’Autorità Informatica per la Pubblica Amministrazione (AIPA). Evidentemente, da qualsiasi qualifica funzionale si parta, si rende necessaria una robusta dote di formazione ed acculturamento. E’ inevitabile constatare l’inadeguatezza della cultura SIT – GIS per ora diffusa. Da parte dei responsabili dei vari settori comunali (Pianificazione Territoriale, Edilizia Privata, Tributi, Anagrafe, ecc.) occorrerebbe interessarsi direttamente all’organizzazione strutturale delle applicazioni

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del Sistema. Ricorriamo ad un esempio: per la Toponomastica le problematiche principali sono un modulo software delicato e il controllo dei dati. Quest’ultimo può essere effettuato costruendo un’architettura di sottosistema che preveda da una parte la definizione di due o più classi di privilegio alle operazioni di eventuale modifica ed accesso da parte degli utenti (in relazione sia alle informazioni cartografiche sia quelle alfanumeriche associate), dall’altra l’ottimizzazione dei flussi di interscambio dei dati medesimi tra i diversi utenti interessati. Ma ciò che, ancora oggi, impedisce la diffusione, la formazione e la pratica riguardante i SIT è sicuramente la multidisciplinarietà di questo ambito. Questo problema riguarda i soggetti formatori sia quando devono tradurre in applicazioni GIS le procedure e la gestione dei sistemi pertinenti ai diversi enti utilizzatori, sia quando essi sono chiamati a costruire la figura del Consulente GIS (o GIS Generalist), naturale interfaccia tra i vari attori del mercato SIT – GIS, la cui carenza nel panorama italiano risulta causa determinante della situazione precedentemente esposta. 1.7) Collaborazione fra enti diversi Le sempre maggiori competenze e responsabilità assegnate agli enti locali richiedono una loro capacità di operare in maniera sempre più integrata. Proprio per questo i GIS assumono un’importanza sempre maggiore: è infatti ben nota la capacità propria della “geografia” di consentire l’integrazione di informazioni che non hanno alcun legame esplicito in termini di puri collegamenti “informatici” tra basi di dati “convenzionali”, ma che possono, invece, essere perfettamente messe in relazione utilizzando i rapporti nello spazio che le unità territoriali, a cui le informazioni si riferiscono, hanno tra di loro. Nella realtà amministrazioni regionali, provinciali e comunali, Comunità montane, Enti Pubblici e soggetti economici hanno una specifica collocazione spaziale e sono tutti attuali e potenziali progettisti di SIT. Ogni singolo SIT può relazionarsi con i sistemi già presenti e con quelli futuri; quindi, secondo questa prospettiva possiamo immaginare la rete dei

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SIT che insistono su un determinato territorio come un unico, ipotetico sistema informativo geografico e possiamo denominarla “rete connettiva” tra SIT (Ghiara, Cristoforetti). Per chiarire meglio questo concetto riprendiamo la definizione di GIS: “ I sistemi informativi geografici sono sistemi informatizzati per l’acquisizione, la memorizzazione, il controllo, l’integrazione, l’elaborazione e la rappresentazione di dati che sono spazialmente riferiti alla superficie terrestre.” Considerando un’estensione della “superficie terrestre” assimilabile ad esempio al perimetro amministrativo di una singola regione e, se vogliamo, la rete dei sistemi informatizzati che insistono sul territorio regionale, questo deve afferire a dati che, per loro natura, necessitano di essere poter messi in relazione. In caso contrario “l’acquisizione, la memorizzazione, il controllo, l’integrazione, l’elaborazione e la rappresentazione” saranno puntuali e frammentate, senza nessuna delle caratteristiche che contraddistinguono una rete informativa. Vediamo qualche caratteristica di questa rete connettiva: prima di tutto bisogna precisare che non è solo una rete informatica, ma piuttosto un rete relazionale tra i diversi soggetti, capace di misurare, monitorare e affinare il grado di compatibilità, scambio e coerenza tra i diversi sistemi. Inoltre il concetto di rete connettiva può essere applicata alle diverse scali territoriali (comunale fra enti pubblici e privati, regionale fra Comuni e Province, nazionale) e in diversi ambiti (urbanistica, economia territoriale, ecc). Passiamo ora ai problemi legati a questa rete: infatti quando ad operare insieme sono enti diversi ed autonomi, si manifestano difficoltà maggiori rispetto al caso di un singolo ente (figura 1.3), perchè il sistema utilizzato da un singolo ente, anche se complesso, è “interno” ad esso e quindi in qualche modo “progettato” a priori per operare in modo integrato, determinando opportunamente la natura e la struttura delle basi dati, i ruoli dei diversi utilizzatori, i flussi di informazione tra di essi e le funzionalità necessarie in ogni punto di accesso al sistema.

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Fig.1.3: collaborazione fra i settori comunali Nel caso in cui, invece, enti diversi debbano “interoperare” (figura 1.4), ci si di fronte a enti non solo aventi diverse finalità istituzionali, diverse regole interne e diverse collocazione sul territorio, ma anche aventi situazioni già precostituite e quasi mai modificabili, sia per la tecnologia di base utlizzata, sia per le banche dati e le applicazioni progettate per rispondere agli specifici requisiti di ogni singolo ente utilizzatore. Inoltre la costruzione di un sistema informativo, naturalmente virtuale e distribuito, che colleghi un complesso di enti, implica una diffusione estremamente capillare di strumenti GIS in tutti gli enti interessati e all’interno di essi. I GIS sono invece ancora strumenti “specialistici”, in genere scollegati dai Sistemi Informativi “convenzionali”, sostanzialmente utilizzati “off – line”, all’esterno di procedure complesse di carattere operativo. In conclusione mentre la tecnologia GIS attuale è ormai del tutto adeguata a costruire sistemi “isolati”, i problemi legati alla realizzazione di un GIS diffuso e distribuito in rete non sono oggi del tutto risolti.

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E’ importante ricordare che in entrambi i casi (ente singolo e collaborazione fra più enti) quando si introduce una soluzione GIS si deve tenere conto sia della struttura di sistemi e processi già presenti nell’amministrazione e potenzialmente “allacciabili” ad essa per avere a disposizione i dati necessari alle analisi da effettuare, sia delle procedure organizzative esistenti e di come esse possano modificarsi affinché il sistema GIS sia veramente utile e efficiente. Tutto ciò sicuramente influirà sulla formazione del personale.

Fig. 1.4: collaborazione fra enti diversi 1.8) Risorse necessarie per la realizzazione di un SIT Attraverso le reti connettive tra SIT (Ghiara e Cristoforetti, 2000) passano non solo le informazioni (dati) gestite dai singoli sistemi informativi, ma anche (e soprattutto) informazioni relative ai processi di formazione e gestione dei SIT. Realizzare un SIT vuol dire attivare un insieme di

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informazioni, vero e proprio contenuto del sistema, e un insieme di risorse e di strumenti e tecniche, importanti per il corretto funzionamento del processo. Risorse organizzative e capacità di mobilitazione:

• competenze di tipo amministrativo, istituzionale, burocratico, organizzativo;

• capacità di mobilitazione necessarie per la reale attivazione delle risorse, la collaborazione e l’intervento dei diversi soggetti, l’inserimento di una nuova struttura (il SIT) all’interno di strutture organizzative preesistenti.

Risorse conoscitive: • conoscenze di tipo tecnico scientifico, in particolare le conoscenze

specialistiche inerenti lo studio del territorio e le conoscenze informatiche per le informazioni e i dati e per la gestione degli strumenti informatici;

• conoscenze di cui sono portatori soggetti esterni al processo che, sulla base delle proprie specifiche esigenze, intervengono nella valutazione dell’organizzazione dei dati e della qualità dei dati prodotti (esaustività, attualità, genealogia, precisione metrica, risoluzione, precisione semantica, coerenza logica/topologica, ecc).

Risorse relazionali • rapporti che si stabiliscono tra i singoli soggetti coinvolti (tecnici,

amministratori, soggetti esterni che forniscono informazioni, utenti, ecc), in relazione anche alle singole fasi di restituzione delle informazioni (studio della grafica e dell’interfaccia utenza, ecc);

• rapporti di tipo istituzionale, procedurale e gerarchico; • grado di cooperazione e le modalità di coinvolgimento dei diversi

soggetti nelle diverse fasi di realizzazione e gestione della struttura; • gli ambiti in cui sono prese le decisioni rilevanti (si pensi per

esempio al ricorso a consulenze esterne per la progettazione dei software).

Tecniche • la struttura materiale del SIT: l’hardware e il software utilizzati, gli

spazi fisici che ospitano la struttura, ecc;

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• tecniche e tecnologie per la consultazione del lavoro con riferimento sia agli specialisti in grado di gestire il sistema, sia all’utenza, in senso più generale (altri Enti, cittadini, tecnici);

• tecniche e tecnologie per la consultazione in rete. Strumenti Le caratteristiche degli strumenti di nuova generazione sono:

• capacità di inserirsi in ambienti “open” cioè la capacità di supportare gli standard emergenti in termini di struttura e di formati di dati (ad esempio quelli in via di definizione da parte di organizzazioni quali ISO o OGC) ;

• capacità di supporto di standard per l’ingegneria del software (metodologie e strumenti Object Oriented);

• capacità di integrazione con strumenti di comunicazione, indispensabili per costruire architetture distribuite (internet).

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Bibliografia • “GIS: prodotto o sistema?” , da “Breve introduzione ai Sistemi

Informativi Geografici” di F. Ziviani editore • Casadei M. , Gurnari, Pari S. , Urbinati F. : “Applicazioni di GIS

avanzato mediante hardware e software di uso comune”, Atti della 1° Conferenza Nazionale ASITA, 1997;

• Intervento di Biallo G. al seminario Autodesk “Le applicazioni geografiche per l’Ente locale: servizi innovativi per la condivisione dei dati territoriali” Parma, 2000;

• Biallo G. : “Il Sistema Informativo Geografico nell’Ente locale: da applicazione integrata a integratore di applicazioni”, Speciale MondoGIS, Febbraio 2000;

• Redaelli P. : “Informatica e Pubblica Amministrazione – Il sistema informativo territoriale (SIT)”, sito www.a-i-p.it/Notiziario/NotizieAIP/950709cap6.htm;

• Dolce R. : “La cooperazione catasto enti locali visti da un grande comune”, Atti della 4° Conferenza Nazionale ASITA, 2000;

• Zunino V. : “Le persone preposte alla supervisione, organizzazione e gestione del SIT in ente locale. Problemi ed opportunità nel medio periodo”, Atti della 2° Conferenza Nazionale ASITA, 1998;

• Zunino V. : “I SIT: la formazione”, Atti della 1° Conferenza Nazionale ASITA, 1997;

• Cristoforetti G. , Ghiara H. : “Capacità istituzionale e sistemi informativi territoriali”, Atti della 4° Conferenza Nazionale ASITA, 2000;

• Achille C. , Brumana R. , Fregonese L. , Monti C. , Russo R. , Savi C. : “Un prototipo di WEB GIS on line per la distribuzione delle informazioni a supporto delle politiche di rivitalizzazione del centro storico di Genova”, Atti della 4° Conferenza Nazionale ASITA, 2000;

• Caprioli M. : “Procedure per il rilascio di certificazione urbanistica comunale in tempo reale”, Atti della Seconda Conferenza di MondoGIS, 2000;

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• Cipriano P. : “Le informazioni gestionali come strumento per osservare le trasformazioni urbane”, Atti della 4° Conferenza Nazionale ASITA, 2000;

• Catalfamo D. : “Data-base georeferenziato della rete dei trasporti di un’area urbana”, Atti della 3° Conferenza Nazionale ASITA, 1999;

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Cap. 2: LE CARTOGRAFIE A GRANDE SCALA COME BASE PER IL SIT

2.1) Introduzione Il SIT può essere visto come un insieme di informazioni numeriche capaci di descrivere l’evoluzione dinamica del territorio dal punto di vista cartografico con sovrapposizione dei dati qualitativi e quantitativi che lo influenzano e lo caratterizzano. La rappresentazione dei fenomeni dinamici associati al territorio avviene in generale con approcci basati sulla cartografia che rappresenta un potente mezzo di traduzione dei dati in informazione e consente di evidenziare le connessioni che esistono tra i dati che rappresentano una particolare fenomenologia. Proprio per questo l’utilizzo della cartografia numerica quale supporto di base per la costruzione e lo sviluppo di SIT comunali si sta sempre più diffondendo. In altre parole alla base di un SIT c’è il riferimento ad una comune cartografia di base. Sono coinvolte nella creazione dei SIT cartografie con scale nominali sempre più grandi e sono sempre più le applicazioni dove vengono impiegate cartografie a media e grande scala. Inoltre la diffusione e l’utilizzo allargato della cartografia tramite il SIT porta ad una maggiore valorizzazione del grande patrimonio informatico, realizzato in questi anni con un notevole dispendio di risorse. Non bisogna infine dimenticare che la mancanza di carte (ad esempio per la progettazione stradale e urbanistica) e di informazioni territoriali aggiornate si traduce in maggiori costi delle opere pubbliche. Per tutti questi motivi ci è sembrato opportuno, in questo capitolo, dedicare un paragrafo alla carta tecnica numerica comunale e uno specifico per una trattazione generale sulla cartografica numerica: ci si è dilungati nella descrizione delle caratteristiche proprio perché questi prodotti rappresentano la base di ogni SIT. Il vero nodo per quanto riguarda il problema del controllo della struttura della cartografia finalizzata ad un SIT sta nell’ancora insufficiente controllo di qualità interno alla produzione stessa da parte delle ditte.

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Questo è causato da diversi fattori: prima di tutto influisce il continuo mutare degli standard di riferimento (Spalla, 1997). Oggi lo standard .dxf sta diventando il riferimento per il prodotto finale cartografico; nello stesso tempo praticamente tutti i SIT permettono la cattura di informazioni cartografiche secondo il formato dxf. Inoltre il mondo della produzione è privo di regole stabili e garantiste della qualità, soprattutto per le ambiguità che spesso influenzano le gare di appalto (ricordiamo che, ad esempio, un ribasso eccessivo non può permettere un lavoro di qualità). A questo proposito, in un’ottica europea, è auspicabile che le caratteristiche di qualità della produzione entrino, in tempi brevi, a far parte dei criteri di aggiudicazione dei lavori. Attualmente, nel settore della produzione cartografica, la figura del collaudatore è molto importante: esso deve lavorare con attenzione su tutte le fasi del lavoro, facendo gli interessi del committente (e non mettendosi in una sorta di compiacente accordo con la ditta esecutrice del lavoro) e mirando alla qualità del risultato. 2.2)La cartografia numerica All’interno di un SIT la cartografia numerica costituisce il riferimento spaziale per tutta una serie di informazioni sia di tipo strettamente cartografico sia di tipo descrittivo. Per poter assolvere questa funzione essa viene opportunamente “modellata” e “strutturata” secondo criteri che dipendono dal suo impiego prevalente. La tendenza degli utenti dei SIT è quella di investire risorse nella realizzazione (o nel recupero) di una cartografia numerica finalizzata a soddisfare le proprie specifiche esigenze. L’interesse di enti privati e pubblici nei confronti della cartografia numerica è aumentato proprio per il fatto che la sua struttura dati permette di “dialogare” facilmente e in modo automatico con dati provenienti da altri

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ambiti, anche se nasce il problema della compatibilità dei dati fra ambienti differenti. 2.2.1) Definizione La cartografia numerica è costituita da una sequenza di numeri memorizzati su supporto magnetico, e strutturati secondo le logiche delle banche dati (data base): tali numeri rappresentano le coordinate dei punti in un certo sistema di riferimento, ed una loro codifica che stabilisce la relazione tra il punto in esame e gli altri punti memorizzati, stabilisce cioè, se ad esempio, il punto sia isolato o se appartenga ad un’entità. La cartografia numerica può essere pertanto considerata una raccolta organizzata di informazioni riguardanti la rappresentazione del territorio analizzabile attraverso un opportuno linguaggio di interrogazione. 2.2.2) Caratteristiche La cartografia numerica: - rappresenta un’evoluzione della cartografia tradizionale e la sta ormai

sostituendo, in seguito al processo di informatizzazione della società moderna;

- ha il vantaggio di concentrare una mole di dati nella memoria del computer, lasciando alla rappresentazione grafica solo il compito descrittivo richiesto di volta in volta;

- fornisce le informazioni qualitative e metriche sotto due aspetti: quello numerico (coordinate che descrivono la geometria degli oggetti e codifiche che ne indicano la tipologia), e quello grafico riportando la cartografia su videografico o su supporto cartaceo mediante plotter;

- elimina gli elementi di soggettività che affliggono le operazioni di misura, mediante le quali, nella cartografia tradizionale, si passa dal disegno alle coordinate. Elimina, inoltre, i problemi di deformabilità e deteriorabilità dei supporti cartacei;

- consente di incrociare il dato cartografico numerico con archivi diversi, quali ad esempio l’anagrafe.

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2.2.3) Scala nominale L’introduzione della cartografia numerica fa decadere il concetto tradizionale di scala della carta, che viene sostituito con il concetto di scala nominale della carta. Per convenzione si assume che una cartografia numerica, con un certo rapporto di scala nominale, abbia almeno le stesse caratteristiche di precisione metrica, di risoluzione e di contenuti che generalmente ha la cartografia tradizionale di pari scala. Secondo un’altra interpretazione (Selvini e Guzzetti), per scala nominale si intende la scala grafica di rappresentazione tale per cui le incertezze della catena produttiva nel processo fotogrammetrico risultano inferiori all’errore di graficismo a quella scala; di fatto quindi il riferimento è comunque rimandato alle precisioni, non attraverso la scala della cartografia numerica in sé (un file grafico non ha una sua scala), ma tramite la scala a cui sarebbe comunque corretto plottare la carta, cioè la scala per cui è stata progettata la cartografia. L’archivio numerico dei dati conserva una precisione, o meglio incertezza, ben definita per ogni punto, perché legata alle metodologie di acquisizione dei dati. E’ quindi stretto il legame quantitativo tra la vecchia “scala della carta” e la nuova “scala nominale della carta”. In ogni caso, il rapporto di scala nominale non è in grado di esaurire da solo il problema della definizione della qualità di una cartografia numerica: infatti spesso, a causa di particolari usi, vengono richieste per la cartografia numerica delle caratteristiche superiori a quelle richieste per la cartografia tradizionale di pari scala. La necessità di realizzare una cartografia numerica di elevate caratteristiche è legata anche alla possibilità, fornita dai mezzi informatici, di visualizzare la cartografia su un videografico in un rapporto di scala che può essere molto superiore a quello nominale. Il corrispondente di tale procedura è, per la cartografia tradizionale, l’ingrandimento fotografico che aumenta artificialmente il rapporto di scala della carta, ma che rovina

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definitivamente la qualità della medesima, di conseguenza tale procedura è fortemente sconsigliata. Con la cartografia numerica, invece, l’operatore può permettersi di utilizzare una cartografia realizzata in scala nominale 1:1000, presentandola su videografico in scala 1:500 o 1:200. Tutto questo senza perdere la qualità della cartografia numerica che rimane sempre quella di impianto. Lo scopo di tale visualizzazione a scala maggiore è quello di poter leggere meglio e non quello di poter leggere di più, ma se la cartografia numerica non è realizzata con caratteristiche di qualità elevate, compreso il rispetto della congruenza geometrica, cioè nei dettagli di forma degli oggetti, queste potenzialità di visualizzazione non possono essere sfruttate appieno. 2.2.4) Struttura dati e interrogazioni Nella fase di progetto della cartografia numerica, è indispensabile prevedere l’interfacciamento diretto del data base cartografico con pacchetti DBMS (Data Base Management System) dedicati alla creazione e gestione del Sistema Informativo Territoriale (i più noti sono Arc/Info, Oracle, ecc.). Con questo software, l’Ente potrà effettuare interrogazioni sui dati, ricerche diversificate ed incrociate: per esempio selezionando su videografico un edificio sarà possibile visualizzarne gli attributi descrittivi (anno di costruzione, stato di manutenzione, ecc). Oppure sulla base di una “chiave di ricerca” si potranno ricercare parametri omogenei, come ad esempio tutti gli edifici con lo stesso anno di costruzione. La struttura dati quindi è sempre più complessa: file strutturati in livelli (layers) ciascuno corrispondenti a un codice, ad esempio si possono visualizzare solo i codici corrispondenti agli edifici. La gestione del file cartografico permette ad esempio la rappresentazione del solo tessuto viabilistico o della rete idrologica. La struttura del file dati si richiede sia compatibile con i più diffusi software per i SIT: il formato .dxf noto per la diffusione del software Autocad, sta sempre più diventando il riferimento per le moderne carte numeriche proprio per le sue caratteristiche di standardizzazione e di compatibilità.

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La cartografia di un determinato territorio nasce in un’unica banca dati grafico numerica, ma viene poi suddivisa in differenti files, uno per ciascun foglio, per rispettare le convenzioni di plottaggio. Anche in questo caso sono determinanti le indicazioni di capitolato riguardanti le modalità di taglio, per evitare di “spezzare” fabbricati od elementi unitari. Una volta strutturata la banca dati, sono da eseguire altre interrogazioni di editing, molto importanti per la gestione dei SIT. Tre di esse sono richieste per la maggior parte delle cartografie a grande scala (Pellegrinelli, 1992) : 1. la struttura della viabilità a tronchi e nodi (figura 2.1); 2. la generazione di centroidi per gli elementi areali; 3. l’inserimento dei numeri civici. 1.La strutturazione della viabilità a tronchi e nodi consente l’organizzazione in elementi areali di flussi della rete stradale. Un tronco è costituito da un elemento areale coincidente con la larghezza stradale che collega due nodi successivi; un nodo invece è l’elemento areale dove confluiscono tre o più tronchi o lo slargo servito da due tronchi. Per quanto riguarda questa struttura: - si può associare il nome della via in modo che più tronchi e nodi

ricostruiscano la via stessa; - si possono associare informazioni relative agli aspetti tecnici della

strada (ad esempio per manutenzioni periodiche) e agli impianti sotto di essa (per la ricostruzione dello schema impiantistico di servizio);

- si può eseguire una modellazione in funzione degli schemi di mobilità, dei flussi e della semaforizzazione per un’ottimizzazione del traffico;

2. Per quanto riguarda la generazione dei centroidi per elementi quali edifici, aree verdi, ma anche tronchi e nodi, sino a marciapiedi o tutto ciò che di areale è rappresentabile in una cartografia. Si tratta di associare a ognuno di tali elementi un punto – su di un apposito livello con un apposito codice – a cui poter poi fisicamente associare una scheda: su questa scheda si possono inserire gli elementi interrogabili con le tecniche da SIT. Per gli edifici, ad esempio, si potrà associare: - la scheda catastale corrispondente; - la scheda anagrafica relativa agli abitanti; - la scheda relativa agli impianti che servono l’edificio;

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3. I numeri civici sono elementi rilevati normalmente durante la ricognizione e riportati su apposito livello con il rispettivo codice, come elemento di toponomastica sulla carta numerica. In tal modo, attivando il livello corrispondente, a ogni edificio è possibile caricare la scheda anagrafica suddetta, con un immediato collegamento agli aspetti tributari destinati ai residenti.

Fig. 2.1: esempio di struttura a tronchi e nodi

2.2.5) La codifica della struttura dati Una corretta codifica in cartografia numerica ha la stessa funzione che nella cartografia tradizionale ha la diversificazione della rappresentazione grafica, cioè consente di distinguere fra oggetti diversi ad esempio differenzia le strade ordinarie da quelle ferrate, i fabbricati civili da quelli industriali, ecc. In cartografia numerica qualunque entità (lineare, areale) deve avere un codice appropriato;

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La codifica impiegata nella struttura dati non è ancora uniformata, ma di solito vengono rispettate alcune caratteristiche comuni, ad esempio si utilizzano codici numerici o alfanumerici, che sono più facilmente gestibili. Di solito è necessario: - stabilire quali entità rappresentare e, conseguentemente, quali contenuti

codificare; - decidere il sistema di codifica:

• nelle banche dati territoriali si usano sistemi relazionali • in cartografia numerica si usano i sistemi gerarchico –numerativi

- organizzare i codici per la descrizione del territorio attraverso classi – quali l’orografia, l’idrografia, l’abitato, la viabilità, la vegetazione, ecc. – con le sottoclassi descrittive – ad esempio per l’orografia le curve di livello – e i livelli delle sottoclassi.

2.2.6) Metodi di produzione della cartografia numerica La scelta del metodo di produzione di cartografia numerica è strettamente legata alla tipologia del SIT da realizzare, nonchè alla conseguente strutturazione e modellazione dei dati geografici che vi andranno inseriti. Anche quando già si dispone di una cartografia numerica, il suo contenuto deve essere selezionato e strutturato, operazioni queste tutt’altro che banali e di elevata incidenza economica e temporale. Quindi la fase della progettazione logica del data base geografico deve precedere ed influenzare la scelta del metodo di produzione di cartografia numerica. Una volta definite strutture e codifiche dei dati, si può scegliere una qualunque delle metodologie descritte in seguito: in effetti le codifiche da assegnare ai dati e gli eventuali attributi alfanumerici, possono essere introdotti sia con il restitutore analitico, direttamente in fase di restituzione, sia con il digitalizzatore, sia con le stazioni totali in fase di rilievo diretto topografico. Per realizzare cartografia numerica a media – grande scala ( da 1: 10000 in su) si possono seguire tre strade ottenendo tre differenti tipologie di prodotti: - mediante restituzione fotogrammetrica diretta: avviene utilizzando

fotografie aeree che riprendono la stessa porzione del territorio da punti

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diversi (con una sovrapposizione delle immagini almeno del 60%) e che vengono inserite, una coppia per volta, in uno strumento stereorestitutore: mediante opportune procedure (ricognizione ed editing tridimensionale) si riesce ad ottenere un modello immateriale tridimensionale definito “modello stereoscopico del terreno” ;

- mediante digitalizzazione di cartografia esistente: • può essere manuale: si posiziona una cartografia su di un apposito

tavolo da disegno digitalizzatore di tipo professionale ( digimetro o digitizer) e si inseguono le linee riportate su di essa sotto la guida di un software di memorizzazione vettoriale;

• può essere automatica: si esegue una scansione, lettura a mezzo di uno scanner, di una cartografia esistente su supporto cartaceo.

- mediante rilievo diretto sul terreno con vari tipi di strumenti topografici.

Ognuno di questi metodi ha particolari caratteristiche che devono essere attentamente analizzate dal progettista della cartografia numerica. In generale, la scelta di uno di essi, o di una loro combinazione, non dipende esclusivamente da criteri di precisione, ma deve essere dettata soprattutto da criteri di opportunità. In futuro, le cartografie numeriche moderne nasceranno già con le specifiche richieste, quindi ci dovrebbe essere un progressivo abbandono della pratica di digitalizzazione o scansione di elaborati grafici. La restituzione fotogrammetrica diretta è il principale mezzo di realizzazione di nuove cartografie a scale medie e medio grandi: 1:10000, 1:5000, 1:2000, 1:1000, in quanto è in grado di garantire precisioni e qualità soddisfacenti, con costi e tempi di produzione decisamente inferiori al rilievo topografico del territorio. Vediamo come si arriva a questa cartografia fototogrammetrica numerica. I moderni stereorestitutori analitici sono provvisti di un’interfaccia che trasferisce le coordinate risultanti dall’esplorazione stereoscopica a una routine di grafica automatica (CAD), in modo da memorizzare in opportuni file la cartografia che diventa cartografia numerica. Per arrivare alla tradizionale rappresentazione grafica, il file numerico viene disegnato automaticamente (fase di plottaggio) alla scala richiesta.

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Passiamo ora alla cartografia numerica digitalizzata. Di solito si sceglie la digitalizzazione manuale se: - già esiste una carta tradizionale sufficientemente precisa ed aggiornata

da tradurre in cartografia numerica; - se è necessario numerizzare solo alcuni elementi e non la globalità della

rappresentazione; - se le codifiche da introdurre per la creazione di un SIT sono così

complesse che devono essere attribuite in funzione di elementi che non appaiono sui fotogrammi;

- se si deve effettuare l’inserimento delle particelle catastali nel Sistema Informativo per la gestione del Catasto Automatico.

Il grosso vantaggio del recupero della cartografia tradizionale è il costo limitato dell’operazione rispetto ad un nuovo rilievo aerofotogrammetrico. Un’obiezione che potrebbe essere fatta alla produzione di cartografia numerica tramite digitalizzatore è quella della perdita di precisione che si realizza nel passaggio numero – grafico – numero. Gli studi sperimentali hanno però confermato la validità della cartografia numerica realizzata digitalizzando le carte tradizionali esistenti. Anche se passando alla cartografia vettoriale ottenuta per digitalizzazione si ha un decadimento di qualità rispetto alla stereorestituzione analitica: l’operazione di misura con il cursore del digimetro peggiora la qualità metrica della carta su supporto cartaceo. Quindi la carta numerica vettorializzata sarà metricamente peggiorativa rispetto alla carta di partenza e normalmente non rispetterà le tolleranze proprie della scala nominale della carta. Inoltre la misura eseguita è sostanzialmente bidimensionale (viabilità, idrografia, ecc), solo ad alcuni elementi (curve di livello, piani quotati) potrà essere associata manualmente l’informazione altimetrica, in modo oneroso a livello di tempi richiesti. Il progressivo aumento dell’utilizzo della digitalizzazione automatica mediante scanners è dovuto alla necessità di automatizzare le operazioni di digitalizzazione manuale, che sono lunghe e costose, e al desiderio di trasformare tutto l’archivio cartografico esistente in formato digitale. Con i raster scanners la digitalizzazione produce un’immagine raster, cioè costituita da una matrice di pixel che rappresentano l’intera carta. Alla fine

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del processo di numerizzazione automatica, con un qualunque scanner, si ottiene un grande volume di dati organizzati in modo matriciale. La cartografia raster corrisponde ad un’immagine visualizzabile al computer con opportuni programmi: non è in sé quindi strutturata in alcun modo, non è interrogabile, non ha una struttura gerarchizzata. Alle imprecisioni proprie della carta si devono sommare quelle indotte dallo scanner ma, allo stato attuale, questi dispositivi hardware hanno raggiunto un elevato grado di raffinatezza e precisione, tanto che recenti studi sperimentali su scanners di basso – medio costo ( 1- 70 milioni), hanno dimostrato che la deformazione introdotta nell’immagine rasterizzata è praticamente inesistente (Cramer et al., 1993). Negli ultimi anni, anche grazie alla collaborazione tra Enti di Stato e società informatiche sono nati programmi in grado di gestire e manipolare gli archivi raster: fra questi i più importanti sono quelli che eseguono la conversione raster – vettoriale detta vettorializzazione (programmi OCR), che trasforma i dati distribuiti sulla matrice in un insieme di linee, poligoni e segmenti per ottenere l’equivalente della carta numerica digitalizzata. Questa operazione è spesso indispensabile in quanto: - serve per ridurre la mole dei dati da trattare; - serve per l’introduzione di relazioni topologiche (continuità e

connettività); - alcuni sistemi informativi, come i programmi di disegno e di

progettazione, i cosiddetti CAD, lavorano solo su dati in formato vettoriale.

Dopo aver applicato questi programmi di vettorializzazione, è opportuno – e quasi sempre indispensabile - l’intervento dell’operatore che deve cercare di eliminare gli errori (figura 2.2) commessi dalla logica del programma e ricostruire per quanto possibile le relazioni topologiche. Finita l’operazione di “pulizia” dei dati, per realizzare una cartografia numerica che possa una base per un GIS, bisogna ancora selezionare i dati che ci interessano aggiungendo le opportune codifiche. Questa operazione può essere fatta manualmente, su videografico, con l’uso dei programmi CAD, ma che si sta cercando di realizzare in modo completamente automatico con l’uso di speciali programmi in grado di “catturare” i dati

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per i GIS. Infatti ancora oggi il vero problema per la produzione di cartografia numerica con gli scanners è il processo di vettorializzazione: i programmi di vettorializzazione sono complessi e costosi e richiedono comunque l’intervento dell’operatore per le suddette operazioni di selezione e codifica dei dati. Proprio per questi motivi la ricerca sta cercando di realizzare queste fasi in modo sempre più automatico, così da rendere competitiva la digitalizzazione automatica rispetto a quella manuale.

Fig. 2.2: imprecisioni legate alla trasformazione raster - vettoriale Un altro settore, sempre più promettente e comunque già operativo, riguarda lo sviluppo di programmi che consentono l’elaborazione diretta delle immagini raster (SICAD, CAD OVERLAY, ecc.) e la sovrapposizione ad esse di elementi vettoriali: la cartografia rasterizzata può dare da “sfondo” ad un tematismo vettoriale. I vantaggi di questa tecnica sono la facilità di aggiornamento dell’archivio cartografico e la possibilità di realizzare dei fogli di taglio qualunque; gli svantaggi sono legati al grande volume dei dati in memoria e ai problemi nelle zone di giunzione dei fogli: queste ultime non avvengono mai perfettamente, dando origine a imprecisioni metriche e grafiche che dipendono dalla scala della carta. Il metodo di produzione della cartografia numerica attraverso rilievo è basato sulla misurazione direttamente sul terreno delle grandezze che ci

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interessano, con l’ausilio di strumenti topografici che consentono la lettura di angoli e distanze. Ha avuto un notevole impulso grazie allo sviluppo degli strumenti elettronici (distanziometri, teodoliti, stazioni integrate,..) che hanno velocizzato le operazioni di rilievo. In questo ambito, come ausilio alla produzione di cartografia numerica, si sta sempre più diffondendo l’uso della tecnica GPS: sistema di posizionamento satellitare che permette la determinazione delle posizioni dei punti, rispetto ad un riferimento geocentrico denominato WGS 84. In conclusione, anche se da un punto di vista teorico è più che possibile realizzare una cartografia numerica a grande - grandissima scala con il metodo della restituzione fotogrammetrica diretta, gli alti costi e le “attenzioni” tecniche, ne sconsigliano in alcuni casi la scelta, perlomeno nei rilievi dei centri urbani, a favore invece del rilievo topografico a terra. Infatti grazie alla nascita di nuovi strumenti elettronici, il rilievo topografico è diventato particolarmente competitivo, oltre che per il rilievo di centri urbani in scala 1:500 1:200, anche per la cartografia catastale ed altra cartografia tematica, il cui tematismo da rappresentare non sia individuabile sul fotogramma. In ogni caso anche se il rilievo topografico in alcuni situazioni è conveniente nei confronti del rilievo fotogrammetrico, si tratta sempre di sostenere costi molto elevati. I metodi misti, usati per le carte urbane a grande e grandissima scala, consistono nel “miscelare” le due tecniche di rilievo: si realizza sull’intero territorio un rilievo fotogrammetrico a scala nominale 1:2000, 1:1000, e si integra con un grosso rilievo topografico solo nel centro storico (nei quali non tutti gli elementi - ad esempio vie strette, cortili,ecc. - possono essere stereorestituiti) , o lungo le strade (come è stato fatto per la gestione delle reti tecnologiche) in modo da garantire la precisione tipica delle scale 1:500 1:200 nelle aree interessate. Se si usano i moderni teodoliti integrati, le parti rilevate topograficamente potranno essere congruenti, dal punto di vista informatico e della codifica, con quelle restituite dalle prese aeree: gli elementi rilevati, con precisioni normalmente centimetriche, saranno perciò definiti già nel sistema di riferimento cartografico sfruttando le caratteristiche proprie del piano di Gauss (tenendo conto degli elementi correttivi del caso).

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Fig. 2.3: esemplificazione di elementi tridimensionali e bidimensionali presenti in una cartografia numerica

2.2.7) Le ortofoto digitali Abbiamo visto nel punto precedente i supporti cartografici usati abitualmente per costituire la carta di base di un SIT. Recentemente il crescente sviluppo di SIT con un incremento del dettaglio di rappresentazione dei dati geografici ha richiesto prodotti cartografici sempre più aggiornati caratterizzati da una maggiore precisione metrica e da risoluzioni geometriche sempre più elevate. L’avvento della fotogrammetria digitale ha contribuito alla risoluzione di queste

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problematiche introducendo, come base geometrica di un SIT e/o come supporto per il suo aggiornamento, le ortofotocarte digitali, ottenute applicando il processo di raddrizzamento differenziale ad immagini digitali per le quali sia noto anche il modello digitale del terreno. Sempre più spesso le ortofotocarte digitali vengono usate per integrare la cartografia preesistente o per disporre, in tempi ridotti, di elaborati digitali aggiornati. L’ortofotocarta rappresenta un ottimo supporto, come cartografia di base di un SIT, sia per le sue caratteristiche metriche che per il suo contenuto informativo facilmente interpretabile, e può essere implementata come carta di base di un SIT, per la facilità con cui può essere gestita e integrata con dati vettoriali di tipo tematico (Baltsavias, 1996). Le ortofotocarte digitali: - sono un prodotto raster utilizzabile anche con valenze tridimensionali se

viene contemplata la possibilità di accesso interattivo al DTM usato per la loro creazione;

- consentono un uso versatile, una buona interpretabilità e leggibilità grazie alle possibilità offerte dalle moderne tecniche di elaborazione di immagini;

- hanno costi di produzione minori rispetto a quelli relativi agli altri prodotti cartografici;

- consentono l’utilizzo di numerosi software fotogrammetrici, su normali PC, che permettono di eseguire facilmente le operazioni di ortoproiezione e di generazione automatica del modello digitale delle elevazioni (Gruen 1996);

- permettono grande rapidità nelle procedure di aggiornamento. Pur essendo un prodotto di sicuro affidamento, sussistono ancora dei problemi legati agli errori geometrici, provocati ad esempio dal non corretto raddrizzamento delle sporgenze degli edifici; comunque si sta cercando di migliorare questi aspetti, implementando la ricerca sia in campo universitario sia nelle case produttrici di sistemi fotogrammetrici. Una delle soluzioni al problema consiste nel limitare al solo centro del fotogramma (che meno risente dell’effetto prospettico) l’area. Un’altra soluzione consiste nell’acquisire il dato radiometrico in corrispondenza di pixel caratterizzati da effetti prospettici, da un’immagine diversa.

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Vanno segnalate infine le possibilità, non ancora completamente sfruttate, di poter disporre di elaborati derivabili come viste 3D, texture mapping, ecc. da impiegare per l’analisi territoriale. 2.3) La carta tecnica numerica comunale Oggi le applicazioni più ricorrenti nei Comuni (di solito quelli medio – grandi), attraverso l’utilizzo della carta tecnica numerica, sono la consultazione delle informazioni cartografiche ed alfanumeriche, l’estrazione on – line delle mappe della cartografia, l’accesso alle banche dati del SIT. In questo paragrafo verranno fornite delle indicazioni di massima, perché ogni base cartografica costruita per un SIT comunale ha, chiaramente, le sue peculiarità. 2.3.1) Definizione La carta tecnica in formato numerico è la base cartografica del SIT, cioè lo strato fondamentale su cui vengono georiferite tutte le informazioni e dove “vengono appoggiati” tutti gli oggetti territoriali. La carta tecnica numerica, di solito, è realizzata dall’ufficio tecnico del comune in collaborazione con il settore informatico, deve essere sufficientemente precisa e ricca di contenuti e in grado di consentire lo sviluppo delle applicazioni di maggiore criticità. 2.3.2) Epoca di realizzazione Per la maggior parte dei comunali italiani la carta tecnica numerica è stata realizzata alla fine degli anni ’80, spesso ai fini di una successiva digitalizzazione del PRG. 2.3.3) Scala nominale In ambito urbano si usa solitamente una cartografia a grande scala (1:2000 - 1:1000), mentre a livello provinciale e regionale si ricorre all’utilizzo di

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cartografie a scala intermedia (1:10000-1:5000). I due tipi di cartografia di solito coesistono e hanno costi e tempi di produzione, contenuti ed utilizzi molto diversi; pertanto è necessario tenere ben distinte le ipotesi progettuali e le considerazioni che riguardano le due suddette tipologie di scala. 2.3.4) Formato I formati più ricorrenti sono dwg, dxf o shapefile . Il formato dxf, pur non essendo il formato ottimale per gli scopi prettamente cartografici, è sicuramente uno fra i formati di grafica più diffusi a livello comunale ed è sicuramente interfacciabile con i software di gestione cartografica attualmente esistenti, sia per i sistemi informativi che per programmi di progettazione edile e stradale (come ad esempio Autocad). 2.3.5) Precisione La precisione della cartografia 1:1000 – 1:2000 è raramente indicata nei SIT in rete, comunque di solito la precisione planimetrica delle coordinate è 0.30 0.40 m e quella altimetrica è, per punti sparsi, m 0.02. 2.3.6) Visualizzazione e download Per poter visualizzare la carta tecnica, tramite web, a volte è necessario aver installato sul proprio PC dei plug in, scaricabili gratuitamente. E’ inoltre possibile effettuare lo “scarico” della cartografia sul computer e stamparla. In alcuni Comuni, invece, la cartografia è a disposizione dei vari utenti (cittadini, tecnici, professionisti, studenti, altri enti pubblici…) su supporto magnetico in formati standard. In diversi Comuni si adottano ancora tutte e due le soluzioni, per favorire anche quegli utenti che non hanno la possibilità di connettersi alla rete. 2.3.7) Origine Per quanto riguarda l’origine della carta numerica, i Comuni hanno scelto due strade diverse:

• aggiornare o rifare totalmente la mappa catastale in collaborazione con l’Agenzia del Territorio (ex ufficio tecnico erariale) per potere

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disporre di una carta tecnica costruita su base catastale, integrata con le operazioni di inquadramento e restituzione di volo fotogrammetrico e successivamente trasformata quindi in carta numerica; la città di Torino è stata la prima in Italia a compiere un’operazione del genere. Anche il Comune di Modena ha scelto questo tipo di soluzione;

• costruire la carta tecnica comunale da un cartaceo – che di solito ha origine da un volo fotogrammetrico, integrato da un rilievo a terra – e quindi informatizzarlo, senza tenere conto delle mappe catastali; questa è la soluzione che è stata adottata a suo tempo, ad esempio, dal Comune di Bologna.

Per ora quest’ultima soluzione è la più diffusa, in parte perché evita i problemi di difficile collaborazione e interscambio di informazioni con l’Agenzia del Territorio, e del non aggiornamento delle mappe e dei dati catastali. 2.3.8) Metodo di rilievo Proprio perché di solito la seconda soluzione è la più adottata il metodo di rilievo più diffuso è quello misto aereo fotogrammetrico (restituzioni aerofotogrammetriche) e terrestre (rilevamenti sul terreno). 2.3.9) Riferimento e proiezione Il sistema di riferimento per la carta tecnica è quello geodetico nazionale – ellissoide internazionale orientato a Monte Mario – e il sistema di coordinate cartografiche è quello di Gauss – Boaga. 2.3.10) Caratteristiche Analizziamo le caratteristiche principali:

- acquisizione delle informazioni alfanumeriche qualificanti gli aspetti geografici rilevati (la destinazione d’uso delle aree, l’appartenenza ad organismi più complessi, ecc);

- rappresentazione del territorio attraverso la classificazione degli elementi in categorie diverse (puntuali, lineari, areali) quali: strada, ferrovia, ponte, unità edilizia;

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- acquisizione della terza dimensione, non solo per l’altimetria (attraverso curve di livello, piani quotati) ma per tutti i punti rappresentanti gli oggetti componenti il rilievo;

- integrazione del data base grafico con le informazioni relative alla toponomastica, compresi i numeri civici.

2.3.11) Utilizzi Data la base digitale della cartografia essa consente di:

- produrre mappe (come una cartografia cartacea); - sovrapporre strati logici di dati provenienti da diversi archivi

(edificato, viabilità, altimetria…); - sovrapporre più base dati cartografiche (PRG, sezioni di censimento,

limiti amministrativi, ecc.); - effettuare restituzioni parziali: ad esempio la sola altimetria; - elaborare dati cartografici omogenei: ad esempio calcolare la

superficie o il numero di edifici relativi ad una porzione del territorio;

- disegnare tematismi ad esempio del Piano Regolatore; 2.3.12) Operazioni standards Si rimanda al Capitolo 4 “ Il campo delle applicazioni possibili per un SIT comunale”. 2.3.13) Integrazione fra le basi di riferimento Una delle operazioni più importanti,ma anche più delicate, è l’integrazione delle basi di riferimento – base cartografica, catasto, toponomastica e numerazione civica, grafo stradale (per poter georeferenziare una serie di dati) – per ottenere un’unica base cartografica di riferimento. Altro problema è che nelle diverse basi di riferimento un oggetto territoriale, ad esempio un edificio, viene considerato come una particella catastale per il Catasto o come un elemento della carta per la cartografia ed essi si relazionano tramite il toponimo e il numero civico. I toponimi devono essere necessariamente uniformati fra loro, ma spesso non lo sono, perché le banche dati “non si vedono fra loro”, quindi continuano a

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sussistere delle incongruenze (ad esempio in una banca dati la via Giuseppe Verdi compare come G.Verdi, in un’altra come Verdi G.). 2.3.14) Aggiornamento Sicuramente è uno dei problemi principali per la cartografia e di conseguenza per il SIT: bisogna garantire nel tempo la corrispondenza della Carta Tecnica Numerica alla realtà territoriale, consentendo la fruizione di uno strumento sempre affidabile. Questo è attuabile attraverso un impiego, costante e continuo nel tempo, di risorse economiche, umane, tecniche, tecnologiche,ecc. La messa in rete della cartografia può portare anche ad una maggiore razionalizzazione dell’aggiornamento della cartografia, anche utilizzando le informazioni già prodotte nel formato numerico dai professionisti (planimetrie, frazionamenti e accatastamenti, progetti). La base cartografica viene aggiornata, di solito, con cadenza periodica (nelle situazioni più avanzate l’aggiornamento può avvenire a distanza di alcuni mesi), spesso in base a rilievi topografici a terra e voli aerofotogrammetrici, a volte anche con l’utilizzo di ortofoto.

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Bibliografia

• Catalfamo D. : “Data-base georeferenziato della rete dei trasporti di un’area urbana”, Atti della 3° Conferenza Nazionale ASITA, 1999;

• Tesi di Pellegrinelli A. : “La cartografia numerica come supporto ad un sistema informativo territoriale per reti tecnologiche”, 1992-93;

• Selvini A. e Guzzetti F. : “Cartografia generale – tematica e numerica”, Editore UTET ;

• Guzzetti F. e Trebeschi A. : “Metodi di collaudo della struttura numerica di una cartografia per un SIT”, Bollettino SIFET, 1: 49 – 62, 1998;

• Lo Brutto M. , Franco V. , Messana A. : “Nuovi supporti cartografici come base geometrica di un SIT”, Bollettino SIFET, 2: 83 – 92, 1998;

• Bezoari G. e Selvini A. : “La cartografia per l’urbanistica e la progettazione delle infrastrutture”;

• Baltsavias E.P. : ″Digital ortho – images, a powerful tool for the tial and geo – information”, ISPRS Journal of Photogr. and R.S., 51,6. , 1996;

• Baltsavias E.P. , Waegli B. : “Quality analysis and calibration of International Archives of Photogrammetry and Remote Sensing” Vienna 1996 13-19. , 1996.

dell’Organizzazione del Governo, prevista dal decreto legislativo 30 luglio 1999 n.300, il Ministro delle Finanze, con decreto del 28 dicembre 2000 n°1390 ha reso esecutive le quattro Agenzie Fiscali, tra cui l’Agenzia del Territorio, che è subentrata nelle Attività e nelle funzioni di competenza del Dipartimento del Territorio, con esclusione di quelle trasferite all’Agenzia del Demanio.

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Cap. 3: IL CATASTO: GLI ARCHIVI ALFANUMERICI, LE MAPPE E IL TRASFERIMENTO DELLE FUNZIONI

AI COMUNI 3.1) Introduzione Uno dei problemi che ancora affliggono lo sviluppo di un SIT è il difficile rapporto Comuni – Catasto: essi sono i due enti principali che operano, in diverso modo e con diverse funzioni, sul territorio comunale. Alla problematica di questo rapporto è dedicata una parte della normativa recente, diverse convenzioni, un alto numero di riunioni fra i tecnici di entrambi gli enti, confronti nei vari seminari di settore. Il quadro che appare è tutt’altro che positivo: purtroppo sussistono ancora troppe divergenze d’opinione e difficoltà pratiche. Il problema principale è, senza dubbio, l’arretrato enorme nell’aggiornamento degli atti catastali: questo influisce sullo scambio di informazioni e sulle incongruenze delle mappe. C’è ancora troppo divario fra la realtà territoriale e la cartografia catastale, essendo quest’ultima non aggiornata o non avendo caratteristiche adeguate di precisione e di qualità. Nel panorama italiano sono ancora molto rari i Comuni che riescono ad interagire in modo proficuo con il Catasto: Torino, Bergamo, Modena, Forlì e alcuni piccoli comuni bolognesi entrano in questa fascia ristretta. Alcuni Comuni – come ad esempio il Comune di Savona - hanno dato incarico a società esterne per l’acquisizione e l’aggiornamento della banca dati cartografica catastale, eseguiti nel rispetto della normativa tecnica SOGEI. Per questi motivi si è deciso di dedicare un intero capitolo all’Agenzia del Territorio, ex Catasto: analizzandone gli aspetti organizzativi, i prodotti cartografici, le procedure e gli interventi sul territorio, si riuscirà, forse, a comprenderne più facilmente le problematiche e il suo rapporto con i Comuni.

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Un’auspicabile e futura collaborazione porterebbe i seguenti vantaggi per i Comuni:

• un sostanziale miglioramento dei servizi di gestione del territorio; • un significativo accrescimento del proprio patrimonio

informativo geografico; • una maggiore certezza nell’applicazione della tassazione e una

più equa perequazione fiscale. Per il catasto, invece, si arriverebbe al recupero della mole di arretrato accumulato negli uffici, con la conseguente possibilità di aggiornare gli atti con informazioni complete ed aggiornate. Inoltre nell’ambito cartografico – territoriale, l’ufficio comunale del Sistema Informativo Territoriale potrebbe disporre delle informazioni topo – catastali integrate con gli strati informativi già disponibili presso il Comune per la gestione della pianificazione territoriale e della progettazione. Analizzando la situazione più nei dettagli, la disponibilità di una cartografia catastale aggiornata consentirebbe:

• la redazione di piani urbanistici più aderenti alla realtà territoriale e di piani particellari nelle attività di progettazione;

• la certificazione urbanistica, in modo automatico, attraverso l’intersezione tra gli strati informativi catastali e gli strati relativi alla pianificazione, in particolar modo la redazione del Certificato di Destinazione Urbanistica (per il quale si rimanda al Capitolo 4 “Il campo delle applicazioni possibili di un SIT comunale”);

• l’acquisizione di informazioni relative all’uso del suolo, alla potenzialità produttiva ed al frazionamento della proprietà.

Purtroppo le situazioni suddette non sono ancora una realtà attuale: è auspicabile la loro realizzazione futura, data l’importanza e il ritorno che comporterebbero per il SIT e soprattutto per gli utenti, ma viste le condizioni attuali ci sono seri dubbi per una realizzazione in tempi brevi. E’ necessario comunque un graduale sviluppo di questo arduo processo. Inoltre, in un futuro certamente non immediato, sarebbe auspicabile costituire un sistema informativo territoriale integrato Comune – Catasto

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che porterebbe ad un utilizzo completo delle potenzialità dei GIS: proprio per l’analisi, da una parte dei limiti di due database “paralleli” per i due enti, e dall’altra dei vantaggi di un sistema integrato si rimanda al paragrafo “Il caso di Bergamo: Sistema Informativo Territoriale integrato Comune – Catasto”, dove viene descritto uno dei casi più avanzati nel panorama italiano. Infine il modello organizzativo per la diffusione del dato catastale dovrebbe coinvolgere molto di più il Ministero delle Finanze attraverso nuovi accordi con gli enti locali e con una forte politica di distribuzione, che renda realmente e direttamente fruibili i dati cartografici catastali. Non solo: sarebbe auspicabile anche una maggiore attenzione dei politici sul problema Catasto e nuovi finanziamenti per un concreto rinnovo e aggiornamento del Catasto italiano. E’ opportuno precisare che in questa trattazione, utilizzando il gergo ormai diffuso nel settore topografico e cartografico, sarà spesso impiegato il termine “Catasto” in modo improprio – essendo ora Agenzia del Territorio, come si vedrà più avanti – ma sicuramente più immediato.

3.2) La struttura e la cartografia catastale Con la nascita e lo sviluppo dei SIT , il territorio è sempre più considerato “un bene da tutelare, organizzare e gestire” e inoltre aumentano le richieste di accuratezza e di aggiornamento per la cartografia catastale. Purtroppo ancora oggi è prassi comune per i tecnici operatori sul territorio (geometri, ingegneri, architetti, ecc.) utilizzare le carte catastali come qualsiasi altro prodotto aerofotogrammetrico, quindi in modo non corretto. Ad esempio, fino ad oggi, il 75% dei PRG comunali sono stati redatti su base cartografica ottenuta dalle mappe catastali: essi assumono come “esatta” la cartografia di riferimento e su di essa impostano le destinazioni d’uso e d’intervento future (figura 3.1).

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Fig. 3.1: progetto stradale su carta catastale con curve di livello dedotte dal

25000 IGM: si notino le interpolazioni, del tutto arbitrarie, in corrispondenza dei due tornanti

3.2.1) Nascita del Catasto e delle mappe Il Catasto è nato come inventario di tutti i beni immobili esistenti nel territorio dello Stato con lo scopo di essere di supporto all’imposizione fiscale: essendo quindi nato come strumento di perequazione fiscale, in origine non era necessario che le mappe fossero molto precise sotto l’aspetto metrico (distanze, aree) in quanto piccole variazioni di queste entità non cambiavano significativamente la rendita e quindi l’imposta. La mappa catastale aveva lo scopo di rappresentare, anche metricamente, il possesso di un certo territorio. Tuttavia, con il passare del tempo, il gettito fiscale fondiario perdeva sempre più importanza, mentre contemporaneamente crescevano altre

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esigenze: alle mappe catastali venivano sempre più richieste altre informazioni per lo più di tipo metrico, come ad esempio dimensioni precise delle proprietà e verifica dei confini. Si poneva allora il problema di una migliore corrispondenza geometrica, cioè una maggiore precisione tra lo stato di fatto e la relativa rappresentazione in mappa. Inoltre le mappe catastali erano poco precise dal punto di vista metrico non solo perché nate per fini fiscali, ma anche perché, durante la fase continua di aggiornamento che seguì l’impianto, venivano introdotte in mappa nuove linee anche quando queste non trovavano corrispondenza accettabile con il tessuto cartografico circostante. Questo a causa di una scarsa omogeneità dei rilievi di aggiornamento che venivano effettuati dai tecnici esterni con diverse metodologie, diversi strumenti e diverse competenze. Oggi sembra che l’orientamento politico, cioè quello del Ministero delle Finanze, sia quello di usare gli atti catastali a fini esclusivamente fiscali e non civili. 3.2.2) Il Catasto Geometrico Con la Legge n.3682 del 1886 venne istituto in Italia un Catasto per i terreni, con lo scopo di censire la proprietà fondiaria di ogni cittadino per fissare un’imposta proporzionale al reddito della stessa proprietà. Quindi fu stabilito di formare un catasto del tipo geometrico particellare fondato sulle misure e sulla stima, cioè basato sul rilievo e la rappresentazione delle particelle catastali nella loro configurazione geometrica. La formazione del Catasto Geometrico, dal punto di vista topografico, è avvenuta attraverso:

• il rilievo: • la costruzione delle mappe • il calcolo delle aree delle singole particelle.

Sono stati rilevati i confini di tutte le particelle, le strade, le case, i corsi d’acqua e tutti gli altri particolari utili per un’esatta rappresentazione del territorio al fine di una corretta determinazione del reddito catastale. La conservazione del Catasto Geometrico aveva lo scopo di aggiornare le situazioni che col tempo andavano modificandosi, sia per i trasferimenti di

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proprietà, sia per la variazione del reddito dovuto a cambiamenti di coltura od altra causa. Per registrare queste modifiche venivano redatti gli atti di aggiornamento, che riguardavano sia i documenti amministrativi (registro delle partite, libretto dei possessori ecc.) sia gli archivi geometrici( mappe). Nel 1939 fu istituito,con le stesse finalità di quello dei terreni, il Catasto Edilizio Urbano basato sul rilievo e la rappresentazione dell’unità immobiliare urbana. Sia la formazione che la conservazione del Catasto Edilizio Urbano seguivano le stesse procedure esposte per il Catasto Terreni. 3.2.3) Il Catasto Numerico Alla fine degli anni ’80 il Catasto Geometrico è stato trasformato in Catasto Numerico per:

• migliorare la precisione della produzione cartografica catastale; • modificare le metodologie di rilievo per gli aggiornamenti

geometrici; • per ottenere una migliore omogeneità di risultati.

Per perseguire questi obiettivi, le procedure di aggiornamento sono state standardizzate ed è stata ridotta drasticamente la discrezionalità del tecnico esterno sul modo di condurre il rilievo, attraverso l’emanazione di norme impositive. La formazione del Catasto Numerico è venuta attraverso diverse fasi : a) Informatizzazione dei dati censuari e delle mappe catastali Con l’avvento delle tecnologie informatiche, l’Amministrazione del Catasto ha provveduto prima alla memorizzazione dei dati censuari contenuti nelle partite catastali e successivamente alla digitalizzazione delle mappe del vecchio Catasto Geometrico. Le mappe sono state convertite in dati numerici, memorizzando le coordinate dei vertici sia di ogni linea sia di ogni particella presenti sul foglio. Inoltre le informazioni sono state integrate da dati rilevati direttamente sul terreno, tramite ricognizioni ed operazioni topografiche con le stazioni totali. La ricognizione doveva anche accertare le variazioni intervenute da riportare nelle mappe catastali per il loro aggiornamento, controllare la dimensioni dei fabbricati, correggere le dividenti di proprietà.

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Il tentativo di informatizzare gli atti catastali a cominciare dalle mappe, ovvero della parte cartografica, “è stato condotto – Selvini, Guzzetti - in modo improprio…La pretesa di digitalizzare le mappe urta contro la certezza che, mentre è facile passare dal dato numerico a quello grafico, non sia possibile l’inverso: infatti la soglia rappresentata dall’errore di graficismo impedisce di risalire dal dato analogico (cioè dalla posizione grafica di un punto, dalla lunghezza di un segmento) al valore numerico originario. b) Istituzione della rete dei punti fiduciali Gli Uffici Tecnici Erariali sono stati incaricati di istituire una rete di Punti Fiduciali (PF), che:

• è l’impianto a cui si deve fare riferimento per ogni rilievo topografico connesso all’aggiornamento catastale (figure 3.2 e 3.3);

• è stato costituita utilizzando punti trigonometrici dell’IGM di qualunque ordine, quelli della rete catastale e particolari stabili come spigoli di fabbricati, tralicci ad alta tensione, ecc.

I punti fiduciali sono rappresentati nel sistema di riferimento Gauss- Boaga, che dal 1955 era stato adottato anche per il Catasto Geometrico sostituendo il sistema Cassini- Soldner. c) Conservazione del Catasto Numerico Consiste nel mantenere aggiornato l’archivio dati, seguendo nel tempo le trasformazioni nello stato e nel possesso. I tre tipi di aggiornamento catastale sono:

• i tipi di frazionamento: l’oggetto del rilievo è costituito dalle linee dividenti, che dividono una particella originaria in due o più particelle derivate.

• i tipi mappali: l’oggetto del rilievo è costituito dai contorni dei fabbricati da denunciare (nuovi o variazioni degli esistenti) e le aree di pertinenza ;

• i tipi particellari: l’oggetto del rilievo è costituito dalla intera particella che deve essere misurata per trasferirne il possesso.

Sono state emanate regole e norme per vincolare i tecnici esterni nella redazione dei tipi di aggiornamento: esse sono finalizzate ad un graduale miglioramento della rappresentazione catastale.

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Sino al 1994 vi era la Direzione Generale del Catasto e dei Servizi Tecnici Erariali, come struttura del Ministero delle Finanze, dalla quale dipendevano gli Uffici Tecnici Erariali (UTE) siti in ogni capoluogo di provincia. Questi a loro volta, come si è già visto, erano divisi in sezioni: per esempio la sezione II si occupava della conservazione del Catasto Terreni, la sezione IV di quella del Nuovo Catasto Edilizio Urbano (NCEU). Successivamente al posto degli UTE sono stati istituiti gli Uffici del Territorio (Catasto, Demanio, Conservatoria), mentre poco prima la vecchia Direzione Generale è stata trasformata in Direzione Centrale – posta nell’ambito del Dipartimento del Territorio, inteso sempre come Direzione Generale del Ministero delle Finanze - quindi il catasto diviene una delle quattro Direzioni Centrali per la Direzione Generale.

Fig. 3.2: Catasto Numerico: rilievo topografico di aggiornamento con

frazionamento di particelle. L’oggetto va inquadrato nella rete dei punti fiduciali (almeno3); le linee dividenti sono rappresentate in rosso.

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Fig. 3.3: Catasto Numerico: esempio di aggiornamento con tipo mappale

per l’inserimento dei fabbricati nuovi edificati sulle particelle 18 e 74

3.2.4) Il Catasto Fabbricati Con il decreto del Ministero delle Finanze 28/98 viene adottato il regolamento che istituisce il Catasto dei fabbricati istituito in sostituzione del Nuovo Catasto Edilizio Urbano, di cui conserva la legislazione di base nelle disposizioni che non hanno subito le modifiche e integrazioni. Il decreto ministeriale n.28 del 2/1/98 stabilisce il Regolamento recante norme in tema di costituzione del catasto fabbricati. L’art.1, capo 1, Titolo 1 stabilisce che “Il catasto dei fabbricati rappresenta l’inventario del patrimonio edilizio nazionale. Il minimo modulo inventariale è l’unità immobiliare..” Questo Titolo evidenzia i fini fiscali dell’inventario. “L’unità immobiliare è costituita da una porzione di fabbricato, o da un fabbricato, o da un insieme di fabbricati ovvero da un’area, che, nello stato in cui si trova e secondo l’uso locale, presenta potenzialità di autonomia funzionale e reddituale.” (art.2)

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Il documento inventariale di base – sul quale dovranno essere iscritte le unità immobiliari – è la partita catastale, che comprenderà tutti i diritti di possesso omogenei, esistenti nello stesso Comune e conterrà, oltre all’identificazione catastale, tutte le informazioni toponomastiche, fiscali (rendita) e le informazioni storiche riguardanti la provenienza nel possesso (estremi degli atti) e le mutazioni nello stato (variazioni della consistenza, della destinazione, ecc.), nonché l’indicazione delle riserve e utilità comuni ed esclusive. Considerato che allo stato attuale il Catasto italiano non è ancora probatorio, l’intestazione della Ditta è riferita al possesso e non alla proprietà. Il motivo di questa modifica sembra sia da ricercarsi nel fatto che, nell’ambito del NCEU, i fabbricati rurali erano esenti da imposta, essendo considerati parte integrante dell’azienda agricola produttrice di reddito, dominicale e agrario. Negli ultimi vent’anni molti di tali fabbricati sono stati trasformati in case di campagna od in ristoranti od in altro ancora: per recuperare le imposte, il Ministero delle Finanze ha pensato quindi di trasformare il NCEU in Catasto Fabbricati, eliminando l’esenzione anche per gli edifici ex - rurali. Per l’accatastamento delle nuove costruzioni la procedura ora è più complessa e regolata dalle norma DOCFA (acronimo di DOCumentazione per il catasto FAbbricati). 3.2.5) Documenti catastali I documenti catastali meccanizzati, con i dati sia geometrici che censuari, consultabili presso l’Agenzia del Territorio sono:

1) la mappa particellare; 2) l’elenco e lo schedario delle particelle; 3) il registro o lo schedario delle partite; 4) la matricola o schedario dei possessori.

La consultazione dei suddetti documenti avviene per partita attuale o per particella. Mappa catastale (o mappa particellare): è la rappresentazione planimetrica del territorio comunale, nella quale figurano le diverse particelle, ciascuna

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contraddistinta con un numero arabo – mappale o numero di mappa – in serie progressiva per ciascun foglio di mappa. Per esempio sul foglio n.1 le particelle sono numerate da 1 a 300, sul foglio n.2 le particelle sono numerate da 1 a 500, ecc. I luoghi esenti da imposta (chiese, cimiteri, ecc.) sono indicati con letture maiuscole in ordine alfabetico per ogni foglio. Di solito, per la rappresentazione planimetrica di un Comune, occorrono più fogli di mappa: normalmente il rilievo è in scala 1:2000 fuori dei centri abitati e 1:1000 per i centri abitati. Ogni foglio è contraddistinto da un numero romano (oppure arabo a carattere grande) in ordine progressivo per ciascun Comune: per esempio per il Comune di Modena si hanno i fogli n. 1, 2, 3, 4, ecc. Per ciascun Comune esiste anche un unico foglio – detto quadro di unione – che rappresenta l’intero territorio nei suoi diversi fogli, in scala 1:10000 oppure 1:25000. Schedario delle partite (detto anche partitario): riguarda il Catasto Terreni e si tratta di una serie di schede, numerate in ordine progressivo di numero di partita, su cui sono riportate le Ditte (i possessori) e, a seguito di ciascuna, sono segnati i numeri di mappa delle particelle possedute. In corrispondenza di ciascun numero di mappa (o mappale) è segnato: - foglio di mappa - superficie - qualità - classe - Reddito Dominicale imponibile - Reddito Agrario imponibile. Per ciascun Comune generalmente esistono più schedari, le cui pagine si susseguono in ordine progressivo dall’uno all’altro: per esempio nello schedario n.1 le pagine vanno da 1 a 200, nello schedario n.2 da 201 a 400, ecc.). Schedario dei numeri di mappa: riguarda il Catasto Fabbricati e si tratta di una serie di schede su ciascuna delle quali sono riportati: - il numero del foglio di mappa; - il numero di mappa (o mappale) indicante la particella edilizia (ossia il

fabbricato);

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- la partita ossia il numero della scheda sulla quale sono segnati la ditta proprietaria ed eventuali titolari di diritti reali di godimento.

Le schede, raggruppate per ogni foglio di mappa, sono disposte per ordine progressivo di mappale. Schedario dei possessori: riguarda il Catasto Fabbricati e consiste in un insieme di schede su ciascuna delle quali è iscritta la ditta proprietaria dell’unità immobiliare ed eventuali titolari di diritti reali di godimento, nonché il numero della partita. Le schede sono disposte per ordine alfabetico. Schedario delle partite: riguarda il Catasto Fabbricati e consiste in un insieme di schede disposte per ordine progressivo di numero di partita, su ciascuna delle quali sono riportate: - ditta proprietaria ed eventuali titolari di diritti reali di godimento; - numero di mappa (o mappale) indicante:

• l’unità immobiliare • numero del foglio di mappa • consistenza • piano • categoria • classe • via o piazza e numero civico • gli estremi delle mutazioni di possesso.

Se il fabbricato è composto di più piani, sulla scheda sono indicati anche i numeri subalterni e a fianco di ciascun subalterno viene segnata la partita corrispondente alla ditta proprietaria. 3.2.6) La cartografia catastale Il regolamento (decreto 28/98) ridefinisce modalità di produzione ed adeguamento della nuova cartografia catastale, evidenziandone i requisiti tecnici, i contenuti informativi e la valenza. La cartografia catastale, che rappresenta il territorio con fogli di mappa in scala variabile da 1:1000 a 1:4000 e numerazione autonoma per ogni comune, ha come unità inventariale di base la particella, costituita da una

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porzione di terreno appartenente allo stesso comune e foglio di mappa, avente continuità fisica, omogeneità produttiva e di possesso. “L’elemento inventariale minimo della cartografia è la particella di possesso costituita da una porzione di terreno, sito nello stesso comune e foglio di mappa, caratterizzata da continuità fisica ed isopotenzialità produttiva, nonché da omogeneità dei diritti reali sullo stesso insistenti.” (Art. 13 comma 2, decreto 28/98). Il Titolo II si occupa della cartografia catastale: l’art. 11 recita: “La cartografia è costituita da un archivio informatizzato” -catasto numerico - “ e presenta i requisiti di essere:

a) definita e appoggiata a una maglia di riferimento di punti fiduciali, individuati plano – altimetricamente nel sistema di riferimento nazionale;

b) costituita da una rappresentazione plano – altimetrica basata sul tematismo fondamentale dei possessi o delle proprietà e quello della potenzialità produttiva agricola;

c) aggiornata con precisioni topometriche differenziate, in funzione della conformazione orografica del territorio e della diversa rilevanza urbanistica ed economica dei terreni;

d) costituita da una rappresentazione di tipo numerico a carattere vettoriale o digitale.”

Questo Titolo: • stabilisce che la carta debba essere plano – altimetrica; • caratterizza la rete di punti fiduciali, distribuiti nel territorio

con densità variabile di maglie primarie e secondarie. La maglia primaria è appoggiata alla rete di riferimento dell’Istituto geografico militare, mentre quella secondaria è individuata dagli uffici del catasto, in rapporto all’urbanizzazione e orografia del territorio;

• lascia aperta la possibilità di una probatorietà del catasto (già auspicata inutilmente dalla legge Messedaglia) dove si parla di “possessi o proprietà” dei terreni;

• introduce il termine topometrico, al posto di topografico;

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• è equivoco per ciò che concerne la dizione “di tipo numerico a carattere vettoriale o digitale”: una rappresentazione digitale può essere sia vettoriale che raster, quindi non si comprende la contrapposizione vettoriale a digitale.

A queste reti di punti fiduciali si deve fare riferimento in caso di nuovi rilevamenti, frazionamenti, tipi mappale e aggiornamenti vari. All’art.15 si esamina la struttura logica degli archivi informatizzati della cartografia costituita dai diversi livelli:

a) la maglia dei punti fiduciali; b) il tematismo del possesso o delle proprietà e dell’isopotenzialità

produttiva del suolo; c) le linee perimetrali dei fabbricati e delle relative aree di pertinenza; d) altri elementi informativi geometrici di interesse catastale (ad

esempio l’uso del suolo pubblico) e non catastale (atti a migliorare la lettura della cartografia);

L’art. 16 si occupa dei contenuti informativi della cartografia: essi sono di natura metrica – riguardano le coordinate piane nella rappresentazione di Gauss – Boaga e e le informazioni altimetriche costituite dalle curve di livello e da punti quotati, tra cui i punti fiduciali e i vertici delle particelle – cronologica, qualitativa e amministrativa. Il regolamento, entrando poi nel merito delle procedure celerimetriche e trigonometriche, fornisce:

• elementi topografici che definiscono le modalità e i livelli di precisione del terreno;

• le tolleranze relative al posizionamento dei vertici poligonali; • dati riservati ai soli operatori.

Le tolleranze nel posizionamento planimetrico e altimetrico dei punti fiduciali - maglia primaria e secondaria - sono stabilite al Capo II, art. 21 e successivi del Titolo II. La maglia primaria dei punti fiduciali deve avere le seguenti precisioni intrinseche: a) nel posizionamento planimetrico (DN + DE) ≤ 0.15 m b) nel posizionamento altimetrico | DH| ≤ 0.20 m con:

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• DN, DE differenze fra le coordinate di un punto fiduciale riportate sulla monografia e quelle dello stesso punto ricavate con operazioni di collegamento al vertice IGM95 più vicino;

• DH differenza tra la quota geoidica di un punto fiduciale riportata sulla monografia e quella dello stesso punto ricavata con operazioni di livellazione di precisione appoggiata alla rete sopra menzionata.

Per la maglia secondaria dei punti fiduciali (un vertice ogni 25 ettari, quindi alla scala 1:2000 un punto ogni quadrato in carta di 25 x 25 cm) le precisioni intrinseche sono le seguenti: a) nel posizionamento planimetrico (DN + DE) ≤ Tp b) nel posizionamento altimetrico | DH| ≤ TH con:

• Tp = 0.20 m, TH = 0.30 m per le aree urbanizzate o di espansione urbanistica;

• Tp = 0.25 m, TH = 0.40 m per le aree agricole in pianura o media collina;

• Tp = 0.30 m, TH = 0.50 m per le aree agricole di alta collina o montagna;

L’art.25 si occupa delle precisioni plano altimetriche della mappa, stabilendo le tolleranze planimetrica e altimetrica, e delle norme di conservazione: per l’aggiornamento delle mappe catastali eseguito d’ufficio o proposto dall’utenza tecnica esterna, si applica la normativa di conservazione del catasto terreni e le istruzioni emanate dal dipartimento del territorio. Nel suddetto articolo vengono stabiliti i seguenti valori:

• la tolleranza planimetrica vale rispettivamente 0.40 m, 0.80 m e 1.60 m per i tre casi di aree già descritti più sopra;

• la tolleranza altimetrica di punti singoli vale rispettivamente 0.40 m, 0.60 m e 1.00 m per i tre casi di aree già descritti più sopra;

• la tolleranza altimetrica di punti appartenenti a curve di livello vale rispettivamente 0.60 m, 0.90 m e 1.80 m per i tre casi di aree già descritti più sopra.

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Peraltro la cartografia catastale riporta anche tutti i particolari topografici e naturali del territorio (fiumi, strade, sentieri, ecc) e in alcune zone rilevate con il sistema fotogrammetrico anche le curve di livello. Anche l’archivio catastale dei terreni è basato sulla partita nominativa del possesso e dei diritti relativi, sulla quale vengono riportate tutte le particelle appartenenti alla medesima proprietà, con:

• l’indicazione della superficie espressa in ettari • qualità • classe • redditi dominicali e agrari • informazioni storiche delle mutazioni nel possesso e nello stato

3.2.7) I formati Attualmente si usano i formati DST o NTF per la componente cartografica, ASCII per i censuari terreni ed urbano, DAT per il catasto urbano e il catasto terreni. Alcune Amministrazioni Comunali sono dotate di strumenti di lettura e conversione in formato DXF della componente cartografica. 3.2.8) L’aggiornamento delle mappe catastali Attualmente l’aggiornamento delle mappe catastali è eseguito tramite i tipi mappale, i frazionamenti e gli accorpamenti e deriva da disposizioni che prevedono veri e propri rilievi celerimetrici, da inserire a livello numerico in una banca dati territoriale in coordinate Gauss – Boaga. E’ quindi auspicabile un progressivo miglioramento qualitativo e metrico delle mappe, soprattutto per le zone di espansione edilizia dove il territorio viene notevolmente modificato. La conservazione del catasto prevede variazioni personali e variazioni reali. Queste ultime possono interessare qualità e classe della particella (cioè il tipo di coltivazione effettivamente attuata) oppure riguardare la sua superficie: in quest’ultimo caso occorre redigere il frazionamento. Questi è un insieme di documenti (MOD.51, MOD.51 FTP, grafici, libretto delle

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misure, relazione tecnica) da consegnare per l’approvazione all’ufficio provinciale competente e poi da allegare ad esempio per compravendita, esproprio,ecc. Come è già stato accennato precedentemente le novità nella redazione dei tipi di frazionamento, parte fondamentale nella conservazione del catasto, sono contenute in due circolari di cui la prevalente è la 2/88, e nota del Gennaio 1988 dal titolo “Istruzione per il rilievo catastale di aggiornamento”. Riportiamone i punti salienti: “In relazione alla ubicazione e alla estensione dell’oggetto del rilievo il professionista dovrà individuare l’insieme dei punti fiduciali di primo perimetro ai quali collegare le misure”. Tali punti fiduciali “devono intendersi solamente come elementi di primo inquadramento del lavoro presentato; la ricomposizione cartografica degli stessi potrà avvenire in forma più precisa soltanto quando le coordinate dei punti fiduciali abbiano raggiunto un peso ritenuto topograficamente soddisfacente. In relazione a quanto sopra, al tecnico è richiesto di produrre un elaborato che possa, sulla base delle sole misure assunte in campagna, ricostruire la geometria dell’oggetto del rilievo, indipendentemente dalle coordinate fornite dall’Ufficio per i punti fiduciali considerati. Le coordinate dei suddetti punti fiduciali possono essere utilizzate durante le operazioni di rilievo come elementi di controllo per l’individuazione di eventuali errori grossolani nelle misure. La significatività di detto controllo è funzione del grado di attendibilità delle coordinate dei punti fiduciali.” Successivamente l’Istruzione indica il triangolo fiduciale, costituito da tre punti di note coordinate (PF) entro il quale deve essere contenuto l’oggetto del rilevamento e le stazioni celerimetriche utilizzate, e a ai cui vertici tale oggetto deve essere collegato tramite misure dirette o indirette. L’individuazione dei PF, ubicati a distanza media di 250 – 300 metri, inizialmente sono stabiliti dall’Amministrazione che li sceglie fra 12 categorie contrassegnate da diverso grado di precisione: punti delle reti nazionali (IGM), vertici del sistema catastale, spigoli di fabbricato; successivamente la rete è stata integrata e raffittita con l’individuazione ed istituzione di ulteriori PP.FF. da parte di tecnici esterni incaricati di

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redigere gli atti di aggiornamento. Incerta e soggettiva appare, in base alle circolari, l’attribuzione del codice di attendibilità alle operazioni di rilevamento. L’Istruzione poi stabilisce le precisioni richieste nelle operazioni di rilievo precisando le tolleranze. Il Catasto mette a disposizione dei tecnici il programma Pregeo, per la gestione informatica dei tipi di aggiornamento: esso esegue, in modo automatico, operazioni di verifica e di trattamento dei dati e permette di rototraslare tutto il rilievo celerimetrico nel sistema di riferimento definito dai punti fiduciali coinvolti (almeno 3), controlla le tolleranze da rispettare per il rilievo celerimetrico. In questo modo l’oggetto del rilievo diventa un piccolo estratto di cartografia numerica. La struttura dati così ottenuta nell’aggiornamento catastale può “dialogare” con qualsiasi cartografia numerica purchè sia comune il sistema di riferimento cartografico. Quindi, con piccole modifiche, gli esiti delle procedure di aggiornamento catastale possono essere impiegate dalle Agenzie del Territorio per mantenere aggiornata una cartografia numerica, inserendo le modifiche geometriche all’edificato individuabili in sede di concessione edilizia. La metodologia di rilievo stabilita dal Catasto sulla base della circolare 2/88 - e successive modifiche e integrazioni - e il programma Pregeo sono diventati uno standard di rilevamento celerimetrico per la maggior parte degli operatori topografici. Con il passare del tempo, il contributo dei tipi di aggiornamento avrebbe potuto migliorare qualitativamente l’archivio numerico corrispondente. In pratica, però, solo in alcune zone del territorio nazionale si è arrivati a questo miglioramento. Nella maggior parte delle zone, infatti, gli interventi di aggiornamento sono scarsi o senza continuità geometrica, come ad esempio nei centri già urbanizzati o nelle aree non edificabili (figure 3.4, 3.5, 3.6). Per questi motivi il Catasto ha intrapreso una parallela operazione di “vettorializzazione” o “numerizzazione” delle mappe e dell’archivio.

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Fig. 3.4: modifiche di fatto non riportate in mappa: nuova strada ed erosione di scarpata

Fig. 3.5: modifiche di fatto non riportate in mappa: nuova strada urbana

non censita (a tratteggio nella figura)

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Fig. 3.6: esempio di frazionamento non riportato in mappa

3.2.9) La struttura attuale del Catasto Alla struttura del Dipartimento del Territorio sono state sostituite delle agenzie locali, “quattro Agenzie Fiscali, tra cui l’Agenzia del Territorio”, più adatte fiscalmente a gestire le imposte (l’ICI, le imposte regionali, ecc.). “Dal 1 Gennaio 2001, nell’ambito della Riforma dell’Organizzazione del Governo, prevista dal decreto legislativo 30 luglio 1999 n.300, il Ministro delle Finanze, con decreto del 28 dicembre 2000 n.1390 ha reso esecutive le quattro Agenzie Fiscali, tra cui l’Agenzia del Territorio, che è subentrata nelle Attività e nelle funzioni di competenza del Dipartimento del Territorio, con esclusione di quelle trasferite all’Agenzia del Demanio.” …. …”L’Agenzia nell’ambito del processo di decentramento disposto dal decreto legislativo 31 marzo 1998 n.112, quale organismo tecnico previsto dalla stessa normativa, provvede al coordinamento delle funzioni mantenute dallo Stato e di quelle attribuite ai comuni e potrà continuare a gestire, sulla base di apposite convenzioni stipulate con gli stessi o con associazioni di enti locali, i servizi relativi alla tenuta a all’aggiornamento del catasto di competenza degli enti locali. Tra gli obiettivi fondamentali dell’Agenzia del Territorio, nel rispetto della natura pubblica del servizio e del processo di decentramento agli enti locali, sono compresi:

• il miglioramento della qualità dei servizi resi all’utenza, attraverso il migliore utilizzo dell’informatica e la semplificazione delle procedure

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• il perseguimento del principio di equità attraverso la costruzione di un catasto giusto, presupposto indispensabile per una corretta tassazione del patrimonio immobiliare.

L’Agenzia del Territorio mantiene l’attuale assetto organizzativo caratterizzato dalla presenza di uffici in ogni capoluogo di provincia, coordinati dalle dieci Direzioni Compartimentali, che gradualmente diverranno Regionali. Queste ultime avranno sede nei capoluoghi di regione e avranno anche il compito di gestire i rapporti con il sistema delle autonomie locali e regionali.” In Appendice 1 si riporta lo Statuto dell’Agenzia del Territorio, dal dgls 300/99.

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3.3) Il rapporto Comuni – Catasto Un momento cruciale nella storia del rapporto Comuni – Catasto si ha con il previsto trasferimento delle funzioni dallo Stato agli enti locali, disciplinato dalle riforme Bassanini e dal Dlgs 112/1998, attuativo della legge 59/1997. Proprio con il Dlgs 112/1998 si ha una svolta epocale: esso affida ai Comuni e Province la conservazione degli archivi catastali e la gestione dei servizi di utenza, riservando allo Stato solo funzioni di studio e di indirizzo. Infatti il decreto definisce con gli articoli 65, 66 e 67 i compiti assegnati agli enti locali e quelli conservati dallo Stato, in materia di catasto, servizi geotopografici e conservazione dei registri immobiliari. Restano di competenza statale alcune funzioni fondamentali non delegabili alle amministrazioni locali, perché obblighi costituzionali, come: - la garanzia del diritto di proprietà; - compiti relativi alla ricerca e studio di nuove forme di gestione degli

archivi informatici, del controllo statistico degli aggiornamenti; - funzioni di indirizzo generale. La maggior parte delle funzioni sarà svolta dalle strutture centrali delle amministrazioni, mentre le restanti saranno svolte da un nuovo organismo tecnico periferico, nel quale dovrà essere garantita la partecipazione delle amministrazioni statali e dei Comuni. E’ importante evidenziare che, proprio attraverso quest’ultimo organismo, lo Stato assume il compito di gestire il complesso delle informazioni e degli aggiornamenti provenienti dalle gestioni locali del Catasto, che saranno poi convogliate nell’archivio informatico nazionale, al quale potranno accedere, tramite terminali di rete, tutte le amministrazioni pubbliche per motivi statistici, fiscali e civilistici, e tutti i soggetti interessati come ad esempio notai, professionisti, tecnici, legali. Sono conferite ai Comuni o alle Comunità montane le seguenti funzioni: - la conservazione, utilizzazione e aggiornamento degli atti del Catasto

terreni e dei fabbricati, oltre alla revisione degli estimi e del classamento.

Nei Comuni capoluogo di Provincia e in quelli con oltre ventimila abitanti si aprirà uno sportello:

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- per la visura e il rilascio delle certificazioni catastali; - per la presentazione dei tipi di frazionamento e tipi mappali, su floppy

disk con programma Pregeo, e la denuncia di nuove costruzioni e variazioni di fabbricati con programma Docfa.

Nei Comuni con meno di ventimila abitanti la gestione del Catasto sarà affidata alle Province, che apriranno sportelli consorziali raggruppando diversi Comuni. Analizziamo ora i vantaggi, a decentramento avvenuto, per gli utenti: - i cittadini non saranno più costretti a spostamenti chilometrici e a lunghe

code, perché gli sportelli per i servizi catastali si troveranno presso il Comune o in un Comune vicino e aumenteranno notevolmente di numero, circa 1000 contro gli attuali 100;

- i professionisti, i tecnici e i notai potranno • collegarsi con gli archivi catastali e ipotecari • trasmettere per via telematica gli atti di conservazione (tipi

mappali, tipi di frazionamenti, ecc.) o di valenza pubblicista (trascrizioni, annodamenti,ecc.)

• e avere la certezza che l’atto trasmesso verrà inserito in tempo reale negli archivi per il loro immediato aggiornamento.

Queste operazioni telematiche saranno possibili con il recente decreto che ha istituito la firma digitale sui documenti ufficiali (Dpr 513/1997). Sembra un quadro molto positivo, ma non mancano i dubbi degli esperti sui criteri e le modalità del decentramento (Guazzone 2001): essi riguardano in particolar modo la fase transitoria, con tutti i problemi che affliggono il dipartimento del territorio, che, a grandi linee, sono: - arretrati storici del catasto: quale organismo (Catasto o anche

collaborazione del Comune) e in quali tempi sarà effettuato il recupero dell’arretrato? E’ possibile che l’arretrato storico di un decennio possa essere evaso in 20 mesi, in ore straordinarie? Si intende dare ai Comuni il catasto, a revisioni e recupero avvenuti, o si pensa di “decentrare” anche queste operazioni?

- demotivazione del personale della direzione del territorio, sfiduciato per l’incertezza del lavoro, che potrebbe anche obbligarlo a trasferirsi in altri organismi operativi, per ora di ignota connotazione;

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- mole di lavoro gravosa ai Comuni: ad essi, oltre che lo sportello di visura dei dati – più che doveroso e previsto dalla legge 133/1994 – sono stati affidati anche la conservazione e gli aggiornamenti del catasto, la revisione degli estimi e dei classamenti (scelta delle microzone e approvazione dei valori da utilizzare per la revisione degli estimi);

Inoltre, invece di creare l’organismo tecnico, forse era preferibile mantenere gli UTE, struttura collaudata, professionalmente preparata e ora liberata dalle operazioni di sportello: essi avrebbero potuto occuparsi della conservazione e dell’aggiornamento degli archivi, della revisione di estimi e classamenti, dell’aggiornamento cartografico e della manutenzione del sistema informatico. Purtroppo risulta evidente il mancato coordinamento fra il Ministero delle Finanze e quello della Finanza Pubblica per i recenti provvedimenti legislativi in materia di catasto: forse sarebbe stato opportuna un’analisi più approfondita e un coordinamento più efficace. Per stabilire le modalità di applicazione del decentramento sono in corso degli incontri all’interno dei Comuni di dimensioni maggiori: nella legge infatti si prospettano vagamente delle convenzioni da stipulare, ma permangono ancora diversi problemi pratici da risolvere, come ad esempio la localizzazione della sede per queste funzioni, i dipendenti che saranno assegnati ai Comuni, le risorse finanziarie per avviare il processo, il trasferimento dei mezzi (prima di tutto la rete informatica). Una volta stabilita la linea da seguire per una possibile e attuabile soluzione di questi problemi, i Comuni si confronteranno con l’Agenzia del Territorio per individuare la strada comune da percorrere. Ad esempio per quanto riguarda il Comune di Modena finora sono state prospettate tre differenti possibilità per questo decentramento: - un certo numero di funzionari catastali e un’ adeguata strumentazione

vengono assegnati ad un Comune della Provincia, preso come riferimento per tutta la Provincia (ad esempio il Comune di Modena per la Provincia relativa): questi impiegati permangono nei locali del Catasto e comunicano con il Comune tramite rete informatica interna;

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- diversi addetti del Catasto saranno ubicati in più Comuni della Provincia, cioè vengono costituiti più poli (3 o 4); questa è sicuramente una soluzione più onerosa rispetto alla precedente;

- la Provincia è il punto di riferimento, cioè diviene l’ente delegato dalle Amministrazioni Comunali, gestendo tutti i Comuni convenzionati con essa; questa ipotesi, però, non è prevista dalla legge che sancisce il trasferimento delle funzioni ai Comuni, non alla Provincia.

3.3.1) La sperimentazione catastale nel Comune di San Giovanni Persiceto La domanda d’obbligo è, in pratica, come verrà attuato il suddetto trasferimento di funzioni: San Giovanni Persiceto (BO), di 24 mila abitanti, è il primo Comune in Italia dove verrà attuata la sperimentazione nazionale di catasto integralmente gestito dai comuni. Questo progetto dà proprio attuazione al trasferimento delle funzioni dallo Stato agli enti locali attraverso un protocollo d’intesa. Quest’ultimo, istituito tra l’Agenzia del Territorio, Comuni, Associazioni dei Comuni del territorio bolognese, prevede la creazione di un “polo” catastale proprio a San Giovanni. Il progetto sarà realizzati in due fasi operative: - nella prima si sposteranno gli archivi cartacei, personale e sistemi

gestionali presso la sede del Comune di San Giovanni creando un polo in cui verranno svolte tutte le funzioni catastali;

- nella seconda verrà attuato un potenziamento dei sistemi gestionali con maggiore interscambio di informazioni fra Catasto e Comuni per consentire agli altri comuni del dominio territoriale del polo - Crevalcore, Sant’Agata bolognese, Sala bolognese, Angola e Calderaia sul Reno – di svolgere funzioni di consultazione degli archivi, di visure e certificazioni catastali, di inviare flussi di aggiornamento certificati e di disporre localmente di informazioni catastali da aggregare a quelle comunali.

L’Agenzia del Territorio si impegna, durante la fase di sperimentazione, a fornire le risorse necessarie per l’assistenza tecnico – specialistica, le dotazioni tecnologiche e le documentazioni cartacee necessarie ad un corretto espletamento delle funzioni trasferite.

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Per San Giovanni visure e certificati catastali rappresentano solamente il primo passo: infatti, oltre all’anagrafe dei cittadini, il Comune mira al pieno possesso dell’anagrafe del territorio, per controllare la veridicità dei dati e pianificare meglio le scelte di politica tributaria. Per raggiungere questo obiettivo, manca però la possibilità di aggiornare in tempo reale i dati catastali. Per ora nei sei Comuni suddetti dal 9 Aprile 2001 è possibile ottenere visure e certificati catastali in tempo reale in municipio, invece di recarsi nel capoluogo emiliano negli uffici centrali del Catasto. Tutto questo è stato il risultato della collaborazione fra Provincia di Bologna, alcuni comuni e il Catasto: - per il recupero arretrato e l’allineamento della base informativa catastale - per il collegamento delle banche dati del Catasto, dei Comuni e della

Provincia allo scopo di fornire servizi agli utenti attraverso la rete telematica

- per la rete telematica della Provincia, sulla quale sono connessi i Comuni provinciali e attraverso la quale vengono garantiti i collegamenti fra i diversi sistemi gestionali del Catasto e dei Comuni.

La sperimentazione sul trasferimento delle funzioni catastali ai sei Comuni sarà condotta per tutto il 2001 e, se darà i risultati previsti, forse anche gli altri Comuni della Provincia di Bologna entreranno a far parte del progetto entro il 2002. Infine, entro breve, in tutta la Provincia dovrebbe debuttare il Catasto comunale. 3.3.2) Il caso di Bergamo: Sistema Informativo Territoriale integrato Comune – Catasto Nel 1998 il Comune di Bergamo e il locale Ufficio del Territorio hanno stipulato una convenzione con l’obiettivo di “realizzare un’anagrafe patrimoniale probatoria, aggiornata in tempo reale, relativa ai beni immobili e titolari dei diritti inquadrata in unico Sistema Informativo Territoriale nazionale ed europeo”.

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Nel corso del progetto si è proceduto all’aggiornamento della cartografia catastale attraverso: - il recupero degli arretrati degli atti di aggiornamento di catasto terreni –

tipi di frazionamento e tipi mappali – ed aggiornamento dell’archivio informatico dei dati amministrativo – censuari;

- l’aggiornamento grafico delle mappe; - la digitalizzazione, in formato vettoriale numerico, delle mappe

aggiornate e la strutturazione dei file cartografici per la loro utilizzazione all’interno del Sistema Informativo mediante costruzione, in forma topologica, delle carte catastali;

- il riallineamento tra gli archivi toponomastici comunali e catastali. Al termine dell’attività di recupero, le banche dati geometriche e censuarie sono entrate efficacemente in una fase di conservazione, per impedire il formarsi di nuovo arretrato. Completate queste fasi, il Comune è arrivato ad avere un SIT coerente e temporaneamente allineato con la base dati del Catasto. A questo punto sono stati valutati i limiti di un sistema informativo territoriale catastale “parallelo”, del quale garantire dallo stesso Comune la manutenzione e l’aggiornamento dallo stesso Comune: essi possono essere riassunti nei seguenti punti: - duplicazione delle banche dati: essa genera in breve tempo un

disallineamento tra le informazioni ottenibili dal cittadino presso il catasto e presso gli uffici comunali;

- duplicazione delle funzioni: essa costringe il Comune a costituire una piccola Agenzia del Territorio, con conseguente aumento dei costi del personale e della struttura;

- duplicazione delle procedure: essa causa la richiesta al cittadino delle stesse informazioni che ha già dovuto fornire all’Agenzia del Territorio, in contraddizione con le leggi sulla semplificazione amministrativa.

Partendo da queste considerazioni è apparsa necessaria la realizzazione di un Sistema Informativo Territoriale Integrato Comune – Catasto, basato sulla condivisione degli archivi tra i due enti. La componente informativa geografica è coperta dal Sistema Informativo Catastale Comunale costituito presso l’Agenzia del Territorio. La

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conservazione degli archivi catastali è quindi eseguita dagli operatori dell’Agenzia del Territorio aggiornando con le funzioni GIS la base di dati geometrici ed operando invece secondo le normali modalità per l’aggiornamento delle informazioni censuarie. Le funzioni di visura sono disponibili in modalità locale presso gli uffici del Catasto ed in modalità remota presso gli uffici Comunali, in questo modo viene garantito al Comune un accesso a dati aggiornati in tempo reale. Quindi i cittadini possono accedere alle informazioni catastali ed ottenere certificati indifferentemente presso gli sportelli dell’Agenzia del Territorio o presso gli uffici comunali, e possono navigare nella cartografia catastale attraverso un semplice browser internet. 3.3.3) Le microzone catastali La definizione e la formazione delle microzone catastali rientrano nel processo di revisione generale del Catasto, sono previste dalla Legge n.662 del 23/12/96 e precisate con successivi provvedimenti, cioè D.P.R. n.138 del 23/3/98 (regolamento) e la Circolare n.13/T dell’8/1/99 (istruzioni tecniche). Ai Comuni è affidato il compito di formare le microzone, cioè di suddividere il territorio comunale in ambiti omogenei, soprattutto dal punto di vista socioeconomico e del valore di mercato degli immobili ma anche dal punto di vista ambientale, storico, urbanistico e infrastrutturale. Per raggiungere questo obiettivo i Comuni dovranno sviluppare una ricerca approfondita sul territorio comunale e dotarsi di strumenti adeguati (come programmi informatici) per il controllo permanente del territorio stesso: quest’ultima condizione è necessaria per le future revisioni delle microzone e per le successiva determinazione delle nuove rendite catastali. Questo delicato lavoro di monitoraggio deve essere condotto in collaborazione con l’Ufficio del Territorio. La presenza di un avanzato SIT potrebbe agevolare i Comuni nello studio di analisi territoriale.

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Bibliografia • Panecaldo V. “Catasto rustico e urbano”, Ed. Buffetti; • Cannarozzo R. , Cucchiarini L. , Meschieri W. : “Misure Rilievo

Progetto”, Ed.Zanichelli, 1998; • Guazzone F. : “Fabbricati e cartografia catastale: ecco le nuove

regole”; • Guazzone F. “A Comuni e Province il nuovo catasto”, Il Sole 24 ore; • Costa G. : “Bologna, il Catasto va in Comune”, Il Sole 24 ore

CentroNord, 2001; • Galullo R. : “In Emilia il Catasto passa ai Sindaci”, Il Sole 24 ore”,

2001; • Arch. Stancari, Geom. Gheduzzi et al. : “Delimitazione delle

Microzone Catastali – relazione illustrativa del gruppo di lavoro del Comune di Modena”, 2000

• Deligios M. , Fabrizi C. , Gaspani R. : “SICA SitBg : a Bergamo c’è un Sistema Informativo Territoriale integrato Comune – Catasto”, MondoGIS 19/2000;

• Dequal S. , Furani G. , Galeotti M. : “Le carte tecniche numeriche 1:2000 e 1:5000 integrate con il Catasto, per il SIT di Forlì”, Atti della 2° Conferenza ASITA , 1998;

• contatto diretto con arch. Zini del Comune di Modena; • Biallo G. : “Un servizio da premio Nobel per il GIS – La provincia di

Bologna rende utilizzabili e distribuisce dati catastali ai comuni.”, MondoGis, 24/2001.

l Dipartimento del Territorio, con esclusione di quelle trasferite all’Agenzia del Demanio.

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Cap. 4: IL CAMPO DELLE APPLICAZIONI POSSIBILI DI UN SIT COMUNALE

4.1) Introduzione Il panorama italiano delle Amministrazioni locali è molto variegato: si passa da situazioni all’avanguardia a situazioni in cui a malapena vengono utilizzate le tecnologie informatiche. In generale l’informatizzazione degli uffici tecnici è stata raggiunta parzialmente per i comuni più grandi e più attrezzati, ma rimane un obiettivo ancora piuttosto lontano da raggiungere per i comuni di dimensioni più piccole, considerando sia le risorse umane disponibili sia la situazione operativa. Per raggiungere questo scopo sono state emanate delle normative e introdotte delle norme operative per snellire la burocrazia dell’Amministrazione Pubblica: questo processo è stato supportato dalla volontà di introdurre la telematica negli enti comunali. La prima parte di questo capitolo è appunto un’analisi delle riforme attuate in tal senso e dell’importanza dell’introduzione della firma digitale, utile in particolar modo per le diverse applicazioni di un sistema informativo comunale. Infatti la nuova normativa italiana relativa alla firma digitale ha grandi spazi di applicazione nell'ambito dei rapporti tra i cittadini, i professionisti, le aziende e la pubblica amministrazione; gran parte delle transazioni amministrative che coinvolgono la P.A. potranno essere svolte in modo telematico, con un normale PC ed una semplice connessione Internet, da casa o dall'ufficio, 24 ore su 24, 365 giorni all'anno, in modo veloce ed efficace. Il campo delle applicazioni possibili per un SIT comunale è molto vasto: quanto verrà esposto è derivato soprattutto da una consultazione dei siti web fino ad oggi realizzati dagli enti comunali e da contatti diretti con gli uffici preposti. A volte è stato difficile districarsi all’interno delle responsabilità e delle funzioni comunali; inoltre, in alcuni casi, l’intervento

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di società private nella gestione informatica delle attività comunali ha complicato la situazione. Attualmente le applicazioni più diffuse sono, senza dubbio, quelle relative all’urbanistica, in particolar modo all’uso della cartografia digitale come chiave di accesso alle informazioni territoriali, al PRG, alla normativa, alla modulistica e alle pratiche edilizie. Si parte dai comuni di piccole dimensioni o con SIT ancora in fase di sviluppo, dove è consultabile on line la normativa, la modulistica, le formulazioni redazionali tecnico – amministrative, la produzione progettuale della tipologia cartacea di tutti i documenti e gli elaborati corrispondenti. Un lento processo d’informatizzazione prende campo nell’apparato burocratico collegato alle pratiche edilizie ed urbanistiche che tuttavia sono riferite solo in pochi casi alla produzione cartografica “raster” o “digitale” oggi disponibile. Invece, nei comuni di dimensioni maggiori (come Milano, Torino, Modena, Genova, Bologna..) le applicazioni sono molteplici e ben strutturate. A parte il settore dell’urbanistica, gli altri ambiti (gestione del verde, inquinamento, sistemi pubblici urbani..) sono sviluppati nei comuni grandi e più all’avanguardia, mentre per quelli medio – piccoli la situazione è ancora molto frammentaria, diversificata, spesso carente. A questo proposito è stato riportato, nel paragrafo 4.3.5, un sondaggio, promosso a giugno del 2000 dalla rivista specializzata “MondoGIS”, che aveva l’obiettivo di verificare la diffusione dell’utilizzo dei SIT nelle Amministrazioni Comunali. Ci sembra opportuno ricordare che nell’ambito di un medesimo territorio sono molti gli enti e le aziende interessati allo sviluppo di un proprio Sistema Informativo Territoriale. In particolare, su alcuni temi, quale ad esempio quello dei SIT per le reti tecnologiche, diversi enti ed aziende (Enel, Telecom Italia, Italgas..) si trovano ad avere interessi molto stretti. Un altro esempio sono le informazioni gestite dal Comune e dal Catasto per la riscossione dei tributi. Più in generale si denota come ogni ente o azienda gestisce dei tematismi che poi risultano utili anche ad altri enti o aziende. Molte delle innumerevoli applicazioni possibili risultano realizzabili solo se si è in grado di correlare le informazioni provenienti dalle diverse banche dati di ogni singolo ente o azienda. Ma se, soprattutto nelle grandi

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città, la collaborazione con le aziende dei servizi (per l’erogazione di acqua, gas, elettricità, per la rete dei trasporti, ecc) ha avuto un buon sviluppo, la collaborazione con il Catasto ( per informazioni catastali e riscossione dei tributi) ha ancora molte difficoltà, quindi le applicazioni sono molto rare e poco sviluppate. Inoltre diversi progetti – realizzati da enti di ricerca, dalle Università o dagli stessi enti comunali – sono purtroppo rimasti studi sperimentali senza avere attuazione, spesso per difficoltà pratiche (tecniche, economiche, burocratiche, politiche). Infatti, come abbiamo più volte sottolineato, la realizzazione di un SIT e delle sue applicazioni coinvolge molti settori e quindi implica necessariamente la collaborazione fra essi, che, oggi, è ancora difficile. Le applicazioni necessitano di un aggiornamento costante, continuo, spesso in tempo reale: il loro punto di forza è proprio fare sì che l’utente acceda ad un’informazione aggiornata in qualunque momento. Per fare ciò è necessario un impiego costante di mezzi e personale: processo non facile soprattutto per i comuni di dimensioni medio –piccole, dove le risorse a disposizione sono minori e variabili nel tempo. Inoltre, se l’aggiornamento è più immediato per alcuni tipi di applicazioni, (ad esempio varianti di PRG relative ad edifici), per altre (come ad esempio la cartografia digitale) esso presuppone un lavoro complesso, continuo nel tempo e costoso. Proprio per queste difficoltà, diversi enti comunali di medie dimensioni, partiti con entusiasmo alla fine degli anni ’80 per l’elaborazione e la strutturazione del SIT, hanno poi subito un arresto per aver sottovalutato le difficoltà che si verificano necessariamente nel medio – lungo periodo, come, appunto, l’aggiornamento dei dati. Altro fattore da prendere in considerazione è che non tutte le informazioni devono essere messe in rete: bisogna sempre operare una scelta fra le informazioni veramente utili e quelle superflue, e fra le informazioni con una certa qualità e quelle con una qualità insufficiente. Questa scelta consentirà anche un più facile e veloce aggiornamento. Oggi, comunque, si nota una consapevolezza più matura di questi problemi e quindi una maggiore preparazione nell’affrontarli.

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Lo sviluppo delle applicazioni è anche in relazione delle classi di utenti: gli utenti sono sempre più “maturi” ed “esperti” quindi si devono ricercare le soluzioni tecniche più adeguate: interfacce che aiutano l’utente occasionale, gestione dei dati con motori DBMS integrati con gli altri dati dell’Ente e con navigazioni semplificate, navigazione in rete geografica con gli strumenti normali di Internet e con prestazioni “accettabili”, integrazione fra modelli e GIS per poter pilotare il modello con una applicazione direttamente dall’utente. Accanto agli utenti tradizionali – ministeri, enti cartografici, regioni, province, comuni, comunità montane, consorzi, aziende municipalizzate, università, istituti di ricerca – stanno emergendo sempre più altre classi di utenti come studi di ingegneria e singoli professionisti, società di trasporto, di distribuzione e di manutenzione, strutture del turismo, ecc. Infatti le applicazioni future dei SIT saranno vantaggiose per il cittadino ma soprattutto per i professionisti: accordi e convenzioni stipulati fra gli enti locali e gli Ordini professionali (degli Ingegneri, degli Architetti, ecc) agevolano già tramite accessi preferenziali (password), vantaggi economici (costi minori) e operazioni privilegiate (ad esempio il download della cartografia) queste categorie. Tutto questo per promuovere una diffusione sempre più ampia del dato, soprattutto tramite web: dagli studi tecnici e di ingegneria in futuro sarà sempre più possibile effettuare operazioni che prima richiedevano una perdita di tempo e denaro per raggiungere l’ente e/o gli enti competenti e l’attesa per compiere il necessario iter burocratico, che ci auguriamo sarà in questo modo reso più veloce e snello. Basti pensare al fatto che con strumenti adeguati questi utenti potranno navigare e cercare l’informazione geografica che serve nei vari siti degli Enti utilizzandola direttamente – ovviamente se si sono messi d’accordo sulle possibili forme di rappresentazione e se gli archivi saranno documentati in modo adeguato – senza centralizzare o fare tutti la copia dei vari archivi e senza l’utilizzo di procedure rigide ed uguali per tutti gli Enti. Naturalmente proprio perché sono i professionisti i maggiori fruitori delle informazioni esse non solo dovranno essere sempre aggiornate, come già detto, ma anche avere una certa qualità. Da qui un’altra delle questioni più

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delicate per l’informazione geografica: la qualità dei dati (si rimanda al capitolo 9 “La documentazione degli archivi geografici: i metadati). I requisiti hardware richiesti per la consultazione sono modesti, basta disporre di componenti in grado di effettuare una normale connessione Internet. Di primaria importanza risulta invece il tipo di collegamento disponibile in quanto una buona velocità di connessione è indispensabile all’uso professionale e continuativo del servizio. Per ora la velocità della rete (o meglio la sua lentezza) e la qualità degli strumenti finora prodotti non è sempre soddisfacente e, ancora oggi, in alcuni casi impedisce di fatto utilizzi diffusi e professionali. Ma l’evoluzione tecnologica è certa e gli enti locali dovrebbero progettare e sperimentare i possibili campi di applicazione. Invece per quanto riguarda i requisiti hardware necessari per l’implementazione e la fornitura del servizio occorre distinguere due fasi: quella della produzione del dato (costruzione della banca dati) da quella della distribuzione delle informazioni. Per quest’ultima fase è indispensabile un server web con caratteristiche idonee a supportare i software necessari alle operazioni e conforme agli adeguati standard di sicurezza per la protezione dei dati, oltre la disponibilità di una banda minima garantita commisurata alla necessità di fornire una efficace e completa gestione del servizio interno ed esterno all’Amministrazione. In questo capitolo, dopo la parte riguardante le normative e una trattazione generale, si analizzano le applicazioni più diffuse tramite web e si dà un breve cenno per quelle, fino ad oggi, meno utilizzate e più specialistiche: naturalmente, essendo gli ambiti applicativi molto vasti, la trattazione non è esaustiva ma vuole solo, per cenni, fornire una panoramica generale sulla realtà italiana. 4. 2) Normative recenti in ambito comunale 4.2.1) Le leggi Bassanini Le leggi Bassanini costituiscono una vera e propria riforma strutturale per i Comuni e le Province.

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La “Legge Bassanini” (L.59/97) conferisce funzioni e compiti alle regioni e agli enti locali “per la riforma della Pubblica Amministrazione e per la semplificazione amministrativa" In particolare questa legge ha rinnovato in modo rilevante la disciplina delle procedure amministrative, realizzando uno snellimento della Pubblica Amministrazione e ha introdotto alcune norme immediatamente operative, riguardanti tra l’altro i certificati ed i documenti amministrativi. “Art. 1 L.59/97 1. Il Governo è delegato ad emanare, entro nove mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi volti a conferire alle regioni e agli enti locali… …funzioni e compiti amministrativi nel rispetto dei princìpi e dei criteri direttivi contenuti nella presente legge. Ai fini della presente legge, per "conferimento" si intende trasferimento, delega o attribuzione di funzioni e compiti e per "enti locali" si intendono le province, i comuni, le comunità montane e gli altri enti locali. 2. Sono conferite alle regioni e agli enti locali…. tutte le funzioni e i compiti amministrativi relativi alla cura degli interessi e alla promozione dello sviluppo delle rispettive comunità, nonchè tutte le funzioni e i compiti amministrativi localizzabili nei rispettivi territori in atto esercitati da qualunque organo o amministrazione dello Stato, centrali o periferici, ovvero tramite enti o altri soggetti pubblici.” La “Legge Bassanini bis” (L.127/97) contiene tutta una serie di misure di pronto intervento per alleggerire il carico burocratico di adempimenti, che gravano soprattutto sui cittadini. E’ quindi sicuramente un tentativo concreto per migliorare la vita dei cittadini, evitando trafile burocratiche inutili e dispendiose. 4.2.2) La telematica nella Pubblica Ammnistrazione Con l’art. 15 della legge n.59 del 13/03/1997 è stata avviata una "rivoluzione copernicana" nella telematica: documenti, atti e contratti realizzati con strumenti informatici e trasmessi per via telematica sono validi ai fini di legge.

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Il D.P.R. n.513 del 10/11/1997 rinnova in modo radicale il sistema di produzione e gestione dei dati, degli atti e dei documenti nelle P.A. e contiene il regolamento sulla firma digitale. “Art. 15 L.59/97 1. Al fine della realizzazione della rete unitaria delle pubbliche amministrazioni, l'Autorità per l'informatica nella pubblica amministrazione è incaricata, per soddisfare esigenze di coordinamento, qualificata competenza e indipendenza di giudizio, di stipulare, nel rispetto delle vigenti norme in materia di scelta del contraente, uno o più contratti-quadro con cui i prestatori dei servizi e delle forniture relativi al trasporto dei dati e all'interoperabilità si impegnano a contrarre con le singole amministrazioni alle condizioni ivi stabilite. 2. Gli atti, dati e documenti formati dalla pubblica amministrazione e dai privati con strumenti informatici o telematici, i contratti stipulati nelle medesime forme, nonchè la loro archiviazione e trasmissione con strumenti informatici, sono validi e rilevanti a tutti gli effetti di legge…. “ Con questa norma l’Italia si pone come il primo tra i Paesi dell’Unione Europea a regolamentare la materia in termini generali e con riferimento ai settori pubblici e privati, avviandosi ad una effettiva transizione verso la società dell’informazione. Le amministrazioni, al fine di agevolare l'acquisizione d'ufficio e i controlli da parte delle altre amministrazioni, sono tenute a garantire, senza oneri, la consultazione per via telematica dei loro archivi informatici. Tutte le domande e le dichiarazioni da presentare alla pubblica amministrazione o ai gestori e esercenti di pubblici servizi possono essere inviate anche per fax o per via telematica. Le domande inviate per via telematica sono validamente firmate quando il sottoscrittore è identificato dal sistema informatico con l'uso della carta d'identità elettronica. In questo quadro di rinnovamento si è collocata anche la L.191/98 (Bassanini 3) che all’art.2 recante "Modifiche ed integrazioni alla L.127/97" ha introdotto la cd. carta d’identità elettronica, che dovrà contenere dati personali, codice fiscale, gruppo sanguigno ed altre opzioni di carattere sanitario, nonchè firma digitale ed eventualmente chiave

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biometrica; potrà inoltre contenere anche altri dati al fine di razionalizzare e semplificare l’azione amministrativa e l’erogazione dei servizi al cittadino. La carta potrà essere utilizzata anche per il trasferimento elettronico dei pagamenti tra soggetti privati e pubbliche amministrazioni. Tutto ciò appare di fondamentale importanza, derivandone la possibilità di autocertificazione da parte del cittadino. Laddove i documenti sono informatici ed è richiesta la sottoscrizione lì è prevista una firma digitale: un primo periodo sarà quindi caratterizzato dalla presenza sia della firma autografa che di quella digitale fino al punto in cui poi si arriverà a sottoscrivere tutti i documenti in modo esclusivamente elettronico. Tutto ciò permetterà la realizzazione di una trasparenza ed una chiarezza massime nel sistema procedimentale amministrativo, e la certezza delle transazioni tra i vari uffici della P.A. interamente attuate in forma elettronica. Si potrà sempre quindi, individuare il responsabile del procedimento attraverso la sua firma digitale apposta all’atto amministrativo creato in forma elettronica, ed il cittadino potrà comodamente consultare da casa, attraverso la sua carta d’identità elettronica, con l’ausilio di un computer, tutti i documenti amministrativi che lo riguardano. Si può veramente dire che quel procedimento amministrativo informatizzato, previsto dalla legge 241/90 in astratto, può adesso con il suddetto regolamento trovare concreta attuazione ed entrare finalmente in funzione. 4.2.3) L’introduzione della firma digitale E’ necessario utilizzare la firma digitale per i servizi per i quali è richiesta la firma autografa, essa infatti è l’equivalente elettronico di una tradizionale firma apposta su carta: la sua funzione principale è quella di attestare la validità e la veridicità di un documento. Attraverso la firma digitale si evita che un documento sia intercettato e manipolato senza che nessuno se ne accorga, infatti essa garantisce:

• l’autenticazione del mittente del documento e del messaggio trasmesso;

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• l’integrità del messaggio permettendo di verificare che non ci siano state modifiche rispetto all’originale.

Questo sarà attuabile grazie alla disponibilità di alcune tecnologie di sicurezza informatica basate su di un sistema crittografico a chiavi asimmetriche pubblica/privata. Le peculiarità di questo sistema sono: • si basa su una coppia di chiavi crittografiche: una pubblica e una

privata; • la chiave pubblica è disponibile presso registri accessibili a tutti, quella

privata è nota solo al possessore; • un documento informatico, cifrato con una chiave della coppia, può

essere decifrato solo con l'altra chiave della stessa coppia; • la conoscenza di una della due chiavi non permette di desumere alcuna

informazione sull'altra. Dal punto di vista pratico, coloro che vogliano usare il sistema devono dotarsi di una coppia di queste chiavi, generabile da strumenti informatici già ampiamente diffusi quali i browser. Una delle due chiavi sarà tenuta segreta dal possessore ("chiave privata"), memorizzata per il momento sull'hard disk del proprio computer e successivamente su una carta dotata di un micro processore; l'altra verrà pubblicata ("chiave pubblica") su speciali elenchi disponibili a tutti. Il "certificato elettronico" per la firma digitale è un documento elettronico che attesta la corrispondenza tra l'identità personale del proprietario del certificato e la sua chiave crittografica pubblica. Per quanto riguarda l’utilizzo della firma digitale, nel panorama italiano uno degli esempi più significativi è sicuramente il Comune di Bologna. L’Amministrazione Comunale ha iniziato nel 1998, la fase sperimentale del proprio servizio di certificazione della firma digitale: gli utenti, con i requisiti necessari (maggiore età, esperienza di navigazione su internet, conoscenze informatiche di base,ecc), possono partecipare alla sperimentazione, recandosi all’Ufficio Anagrafe e sostenendo solo il costo di una marca da bollo.

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Per diminuire i costi e trarre vantaggio dalle competenze sul mercato, l’amministrazione locale intende portare avanti la sperimentazione con un partner commerciale che gestisca la distribuzione operativa dei certificati. La soluzione informatica prescelta si basa su prodotti adatti all'ambiente e agli standard di Internet. A causa delle limitazioni sull'esportazione di prodotti crittografici statunitensi, la soluzione adottata integra i prodotti standard con soluzioni ad-hoc . Per generare e utilizzare la firma elettronica con il sistema proposto dal Comune di Bologna sono necessari: • Netscape Communicator versioni 4.0 o superiore oppure Microsoft

Internet Explorer versione 5.0 • software di gestione della firma digitale. Dalla prima fase, contrassegnata dalla diffusione di informazioni, si sta passando alla fase della distribuzione di servizi interattivi, basati sulla specializzazione dei contenuti, a favore sia dei cittadini in generale che di segmenti di utenza con bisogni definiti come ad esempio i professionisti e le aziende. I servizi attualmente disponibili per i cittadini in possesso di certificato elettronico (e quindi capaci di produrre firma digitale) sono: • Accesso via Internet al sistema del protocollo generale del Comune

di Bologna (che interessano le Unità Organizzative Controllo Attività Produttive e Controllo Edilizio): dal sito Iperbole è già possibile ottenere informazioni, in tempo reale, relative allo "stato" della propria pratica, allo scopo di conoscere l'avanzamento ed il risultato finale della pratica stessa, ma garantendo al contempo il rispetto della privacy. Ad oggi queste informazioni sono ottenibili utilizzando come chiave di ricerca solo il numero di protocollo della pratica stessa; mediante la tecnologia della firma digitale, che permette di avere certezza sull'identità di chi richiede queste informazioni, le ricerche potranno essere fatte anche utilizzando semplicemente il nome/cognome del titolare della pratica stessa. Inoltre sarà man mano possibile ampliare ed approfondire il tipo di informazioni personali che saranno ottenibili direttamente via Iperbole/Internet, dando massima applicazione alle necessità di trasparenza sull'operato della P.A.

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• Comunicazione via e – mail delle date di Inizio e Fine Lavori relative alle pratiche edilizie: le comunicazioni che attualmente i professionisti fanno via posta normale nei confronti degli uffici del Controllo Edilizio del Comune di Bologna potranno essere fatte mediante la più semplice e veloce posta elettronica, con messaggi firmati elettronicamente.

• Accesso alle banche dati comunali dell'ICI • Scarico della cartografia in formato digitale: è gratuito e senza

alcuna limitazione. • Accettazione pratiche edilizie Il Comune di Bologna intende, con queste applicazioni, offrire sempre più opportunità telematiche di sveltimento delle pratiche burocratiche, sfruttando la sicurezza offerta dai certificati elettronici e dalla firma digitale. Nella realtà italiana comunale, ci sono ancora molte questioni irrisolte da prendere in considerazione:

• questioni legislative per le quali è ancora difficile l’accesso dall’esterno perché,al contrario dei paesi del Nord Europa – Inghilterra, Olanda, Danimarca – secondo l’ordinamento italiano un terzo è proprietario del dato (es. Comune) e questo lo certifica;

• questioni di diritto alla privacy, tenendo presente la sicurezza e la riservatezza del dato;

• questioni pratiche: ogni ente rilascerebbe la propria firma digitale, quindi il cittadino si ritroverebbe con più firme a seconda dell’uso da fare;

• questioni di interoperabilità che porterebbero ad un’unica firma digitale per i vari enti (ciò è già attuato “per lo sportello unico”) inserendola, ad esempio, nella carta d’identità elettronica.

Proprio per queste problematiche, molti Comuni non hanno ancora adottato la firma digitale, anche se è stata già prevista in diversi progetti sperimentali. In alcuni Comuni non è ancora usata la vera e propria firma

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digitale con tutte le sue potenzialità, ma è presente un’azione interattiva telematica fra utente ed ente locale. 4.3) Caratteristiche generali 4.3.1) Definizione di applicazione La caratteristica peculiare di un’applicazione GIS è rispondere a una domanda precisa e quindi essa può usare risorse “dedicate”. La domanda può essere calcolare i percorsi ottimali per la raccolta dei rifiuti o la distribuzione merci, monitorare l’inquinamento, simulare l’effetto di piani di riconversione, ecc. Una qualunque applicazione è costituita da tre entità:

• un’interfaccia utente; • un insieme di algoritmi; • un modello dati orientato.

Interfaccia utente (figura 4.1): icone, menu, schermate che utilizza l’utente per richiamare le funzioni più richieste all’applicazione e che consentono l’introduzione dei parametri sui quali il sistema effettua i suoi calcoli. Algoritmi : programmi che effettuano, di solito, i calcoli necessari all’utente, per esempio dimensionamento di una rete, percorso ottimale, ecc. Modello dati orientato: modello dati che tenga conto di come i dati debbano essere organizzati per rispondere alle domande che si vorranno fare al sistema. I parametri, che consentono il calcolo di determinate entità rilevanti per il problema analizzato, saranno resi geometricamente ovvero usando specifici attributi, sempre a seconda delle domande che porremo al sistema, a supporto delle decisioni che si devono prendere (analisi e simulazioni). Da un punto di vista grafico gli elementi geografici possono essere rappresentati da punti, linee ed aree. Un punto (a cui sono riferite una coppia di coordinate) rappresenta un elemento geografico atto a descrivere “oggetti” del territorio di dimensioni ridotte, dei quali interessa conoscere la localizzazione (ad esempio un “nodo di una rete”). Un elemento geografico monodimensionale, come la linea, può essere utilizzato quando è necessario descrivere un particolare fenomeno che si verifica in diverse posizioni del territorio (ad esempio un

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collegamento tra i nodi di una rete “ramo”). L’elemento area è invece più adatto al fine di rappresentare superfici con caratteristiche omogenee (ad esempio una “zona” di territorio). Come già detto, nella base dati territoriale è possibile associare ad ogni elemento geografico una o più informazioni di carattere descrittivo denominate “attributi”. Le relazioni topologiche, che stabiliscono un collegamento tra elementi caratterizzanti e lo schema territoriale, rappresentano la parte essenziale di un generico modello concettuale. Tenendo conto delle osservazioni suddette vediamo un esempio su come memorizzare le strade. Analizziamo due alternative:

• una strada può essere memorizzata come superficie ai fini della cartografia di base e usata per “appoggiarvi” gli elementi descrittivi necessari per piani regolatori, per la manutenzione del manto stradale, per la gestione di reti tecnologiche;

• una strada può essere memorizzata attraverso il suo “asse” cioè sotto forma di linee e di nodi a formare un grafo, per tutte le applicazioni concernenti la rete viaria (definita come insieme sul quale calcolare le distanze, i percorsi ottimali, la domanda di trasporto, ecc.), come ad esempio la gestione delle linee di trasporto pubblico, la raccolta di rifiuti, le simulazioni di traffico, ecc.

I parametri, in questo caso, consentono di calcolare l’iscrizione in curva degli autobus, il numero di corsie o i sensi di percorrenza, ecc; inoltre le due rappresentazioni possono avere in comune alcuni attributi (es. toponomastica). Infine è importante sottolineare come in un ente locale sia auspicabile una condivisione del data base che però non deve essere totale. E’ fondamentale definire un insieme minimo di informazioni geografiche comuni, necessario a riferire ad una stessa cartografia di base (di solito di derivazione catastale a grande scala) le informazioni associate alle specifiche applicazioni, ma non si deve ridurre la complessità dei fenomeni studiati da ciascun dipartimento ad un minimo denominatore comune. In altre parole, devono sussistere due condizioni fondamentali: da una parte la necessità di disporre di un modello dati e di descrittori specifici (sia geometrici sia alfanumerici) per ogni singola applicazione, dall’altra la condivisione tra diverse applicazioni di una parte della base di dati, che rappresenta la cartografia di base. Ad esempio il settore urbanistica può avvantaggiarsi degli aggiornamenti alla viabilità operati dal

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servizio strade, ma l’uso e la memorizzazione dei dati può avvenire in modo diverso per applicazioni differenti.

Fig. 4.1: definizione di applicazione: l’interfaccia utente

4.3.2) Prodotti all’avanguardia e l’integrazione con altre tecnologie Partendo dalla considerazione che ogni domanda a cui deve rispondere un’applicazione GIS è diversa, si potrebbe pensare che ciascuna installazione sia “unica” e quindi non replicabile. Ma bisogna considerare che se l’analisi è unica per ciascun utente, d’altro canto gli strumenti per sviluppare le singole applicazioni sono standard e inoltre gli attuali strumenti GIS sono molto flessibili. Basti pensare ai semplici e potenti prodotti integrati object – oriented, con i quali l’utente può estrarre dati da un server, rimodellarli, arricchirli con dati prelevati da altri archivi, organizzarli in un proprio schema, lanciare in cascata una serie di funzioni e memorizzare tutte le connessioni, i modelli, i dati e le procedure in un “oggetto”, magari legato ad un’icona e riprocessato quotidianamente. Però sussiste ancora una questione irrisolta: la maggior parte dei prototipi usati oggi dimostrano la loro piena applicabilità e efficacia, anche se, a volte, conservano una rigidità nella loro utilizzazione: infatti permettono l’uso a un utente qualunque delle opzioni e delle tipologie di ricerca incrociata dei dati, così come previste a priori, ma non consentono ancora all’utilizzatore di uscire dagli schemi e dai dati che l’amministratore del Server GIS ha deciso di pubblicare in rete. D’altronde è sempre più evidente come le aggregazioni, le interrogazioni e le ricerche possibili diventano infinite e pertanto richiedono di aumentare sempre di più il grado di libertà di scelta da parte degli utenti e di

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limitare sempre più pre – organizzati sistemi di relazioni nell’incrocio dei differenti DB. Quindi lo sviluppo della ricerca e la conseguente possibile implementazione del sito Web devono orientare in modo da consentire la connessione on – line direttamente alle differenti banche dati associate ai diversi GIS sviluppati in remoto, per renderli utilizzabili con facilità e flessibilità, garantendo elevati livelli di personalizzazione. In alcuni casi, per applicazioni specifiche, è utile o necessario integrare il GIS con altre tecnologie: ad esempio il GPS per la radiolocalizzazione di mezzi mobili, reti locali e geografiche per la condivisione della cartografia di base con altri dipartimenti e/o enti, ipertesti per la lettura di disposizioni amministrative relative agli oggetti geografici, multimedialità per l’integrazione con basi dati diverse come fotografie, filmati, ecc. 4.3.3) Software utilizzati Nella ricerca condotta durante la tesi sono risultati particolarmente diffusi alcuni pacchetti software:

- browser generici internet: Microsoft Explorer, Netscape - sistemi GIS più utilizzati:

• di fascia alta: ArcInfo (Esri), MGE (Intergraph); • di fascia media e desktop: ArcView (Esri) , MapInfo (MapInfo

Corporation) , Microstation Geographics (Bentley), ArcCad (Esri), GRASS, AutocadMap (Autodesk)

- sistemi per la pubblicazione su web di dati GIS: ArcIMS (Esri), MapGuide (Autodesk), MapXtreme (MapInfo)

- sistemi cad: Autocad, Microstation - sistemi di elaborazione grafica: Corel Draw - plug-in specifici per visualizzazione mappe : vari - sistemi database: Oracle, Access, Informix - sistemi per la diffusione di documenti: Adobe Acrobat Reader - sistemi per compressione dati: WinZip e sistemi per piattaforma Unix

con i relativi formati dati: - cartografia vettoriale: .dxf, .dwg, .dgn, .shp, e00, …. - immagini raster: .tif, .bmp, …..

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- database: .mdb, .dbf,… - vari: .zip, .pdf, .html, ….

4.3.4) Le applicazioni negli enti pubblici In generale un SIT può essere utilizzato efficacemente in tutte quelle situazioni in cui i dati devono essere analizzati rispetto alla loro posizione nello spazio. Inoltre, attraverso l’analisi dai dati, esso dà risposte a problemi concreti: è, quindi, un sistema usato come supporto alle decisioni presso le Amministrazioni Pubbliche. Tutte le regioni ormai utilizzano strumenti GIS e molte sono da anni produttrici e distributrici di cartografia tecnica e tematica digitale. Con le Province, di numero cinque volte superiore alle regioni, la situazione si complica: sono ancora molte le Province che non sono adeguatamente informatizzate e, in questo panorama, il Sud è ancora abbastanza carente. Se poi si analizzano i Comuni, che superano le 8100 unità, la verifica è faticosa e difficilmente controllabile. Rispetto al totale dei Comuni, gli esempi di applicazioni GIS comunali è ancora esiguo, anche se le stesse leggi nazionali spingono nella direzione di automazione delle procedure attraverso l’uso di strumenti informatici e telematici, infatti l’uso integrato di cartografia digitale e database alfanumerici è quanto serve al Comune per migliorare la gestione del proprio territorio e la comunicazione con il cittadino. Secondo bibliografia (studio di Teknibank, 1993) le applicazioni più diffuse sono:

• pianificazione e gestione urbanistica; • pianificazione e gestione del territorio; • gestione di reti tecnologiche.

Le Regioni sono dotate di applicazioni di (in ordine di importanza e di attuazione cronologica) :

• pianificazione e gestione del territorio; • monitoraggio ambientale; • pianificazione e gestione della rete dei trasporti.

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Le Province sono dotate di applicazioni di: • pianificazione e gestione urbanistica; • pianificazione e gestione del territorio; • pianificazione e gestione della rete dei trasporti.

I Comuni sono dotati di applicazioni di: • pianificazione e gestione urbanistica: piani regolatori comunali; • gestione di reti tecnologiche; • monitoraggio ambientale; • uso del suolo; • catasto; • certificazioni; • viabilità, piano del traffico; • studi di impatto ambientale; • ecc.

4.3.5) Sondaggio sull’ utilizzo dei SIT nelle Amministrazioni Comunali Il sondaggio, condotto dalla rivista “MondoGIS”, vuole verificare la diffusione dell’utilizzo delle tecnologie informatiche nei Comuni, cioè l’impiego di software CAD e GIS e della cartografia numerica. I risultati del sondaggio sono relativi ai 139 comuni italiani con oltre 50 mila abitanti che raccolgono circa il 36% della popolazione italiana (secondo i dati ISTAT del 1994): naturalmente si basano sulle informazioni fornite dai comuni che hanno risposto al questionario riportato (figura 4.2).

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Fig. 4.2: scheda del sondaggio compilata dai Comuni

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Analizziamo ora i quattro livelli di contenuti su cui è stato fondato il sondaggio: a) Grado di informatizzazione del comune Questo livello, relativo all’utilizzo di attrezzature tecnologiche, prevede tre modalità di risposta: alto, medio e basso. Per il complesso dei comuni le modalità alta e media informatizzazione sono pressoché equivalenti (46 % alta, 49.4 % media) e poco meno del 5 % dei comuni presentano un basso grado di informatizzazione. Dalla figura 4.3 risulta evidente che:

• nei comuni del nord il livello è nella maggior parte alto (74.4 %) e medio nella restante parte dei comuni (25.6 %);

• nei comuni del centro più della metà dei comuni (57.9 %) ha un grado di informatizzazione medio, mentre quelli ad alta informatizzazione scendono al 31.6 % e circa il 10 % dei comuni si è dichiarato poco informatizzato;

• nel sud oltre il 70 % dei comuni sono a media informatizzazione e solo il 17.2 % si dichiara altamente informatizzato.

Fig. 4.3: Grado di informatizzazione del comune

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b) Tipologia di utilizzazione degli strumenti informatici I comuni potevano selezionare tre differenti possibilità: “Office Automation”, “Gestione Pratiche”, “Gestione del Personale”. Dalla figura 4.4 si vede che nella grandissima parte dei Comuni il PC viene usato principalmente per l’Office Automation (83.9 %) e per la gestione della cartografia (80.5 %): quindi i grandi comuni sono già fortemente sensibilizzati alla gestione informatizzata della cartografia. Nello specifico:

• nel nord: per entrambe le utilizzazioni si raggiunge il 92.3 % • nel centro: rispettivamente circa 83 % e circa 75 %; • nel sud : rispettivamente 69 % e 65.5 %.

Meno frequente è l’utilizzazione del computer per la Gestione delle Pratiche (44.8 % nella media di tutti i comuni) e per la gestione del personale (23 %). Anche in questi casi sono soprattutto i comuni del nord ad usare le tecnologie informatiche: 57.9 % per la Gestione delle Pratiche e il 35.9 % per la gestione del personale.

Fig. 4.4: Tipologia di utilizzazione degli strumenti informatici

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c) Gestione della cartografia numerica Per questo livello bisognava anche indicare se vengono impiegati strumenti CAD o GIS, quali software CAD e GIS vengono utilizzati e quali applicazioni in particolare. La figura 4.5 ci illustra la diffusione del CAD come strumento di progettazione e anche di gestione di cartografia numerica. Vediamo le percentuali:

• il 94,9 % dei comuni del nord usa il CAD • circa il 75 % dei comuni per il resto della penisola.

La figura 4.6 ci mostra la diffusione del GIS: l’uso del GIS non è largamente diffuso nelle Amministrazioni Comunali italiane, infatti ha un’ utilizzazione notevolmente più bassa, rispetto al CAD, in tutta la penisola. Vediamo le percentuali:

• al nord il 79.5 % • al centro il 57.9 % • al sud solo il 34.5 % .

Fig. 4.5: gestione della cartografia numerica: diffusione del CAD

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Fig. 4.6: gestione della cartografia numerica: diffusione del GIS d) Diffusione dei vari tipi di cartografia suddivisa per tipi di formato I Comuni dovevano selezionare le tipologie di cartografie utilizzate – cartografia topografica a varie scale, ortofoto, catasto, PRG – e in quale formato – cartaceo o digitale, raster o vettoriale. Le figure 4.7 e 4.8 mostrano che, naturalmente, per tutte le tipologie il formato cartaceo è sempre il più diffuso, ma sono significativi anche i risultati ottenuti per i formati digitali. Le scale topografiche più utilizzate dai Comuni sono 1:2000 e 1:5000, che hanno raggiunto rispettivamente il 61.9 % e il 59.8 % per le cartografie in formato vettoriale, e il 14.1 % e il 25 % per le cartografie in formato raster. Lo scarso uso di ortofoto digitali (26%) è sostanzialmente limitato alle ortofoto prodotte nel 1997 dall’AIMA (Azienda di Stato per gli interventi

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nel mercato agricolo), con pixel 1x1 m2 ed errore quadratico medio < 2.5 m, dunque con accuratezza geometrica assimilabile a quella di una cartografia in scala 1:10000. Il basso costo del prodotto (£ 45000 + IVA a sezione) avrebbe comportato un investimento di soli 580 milioni per una copertura nazionale, da distribuire gratuitamente a tutti i comuni su supporto digitale in formati standard e corredata di un piccolo software di consultazione. Questo avrebbe aiutato molte Amministrazioni Comunali a comprenderne l’uso e ad avvicinarsi al mondo dei GIS. Anche per il dato catastale vale lo stesso discorso: sempre l’AIMA ha integrato la propria base dati delle ortofoto con i dati catastali, in parte vettoriali (circa il 30 % del territorio nazionale) in parte raster ( restante 70 %) nel sistema di coordinate Gauss – Boaga. Lo Stato potrebbe diffondere gratuitamente questo patrimonio ai Comuni. Il risultato riscontrato sul PRG (il 46.7 % in formato vettoriale) è già significativo. Per un comune l’uso di cartografia numerica dovrebbe andare di pari passo con l’acquisizione in formato vettoriale del PRG. Infatti il rapporto PRG/gestione cartografica dovrebbe tendere a 1, mentre oggi è pari a 0.58: questo indicatore può essere significativo per comprendere il passaggio culturale dei comuni nell’uso di strumenti GIS, da un uso della cartografia come rappresentazione digitale degli aspetti topografici del territorio ad un uso integrato con i dati di Piano.

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Fig. 4.7: Diffusione dei vari tipi di cartografia suddivisa per tipi di formato

Fig. 4.8: Diffusione dei vari tipi di cartografia suddivisa per tipi di formato:

tipologie di cartografie utilizzate

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4.4) Gli ambiti applicativi nell’ente comunale Le applicazioni che ora prenderemo in considerazione sono quelle più diffuse tramite web e che hanno maggiore rilievo nella realtà italiana. 4.4.1) Urbanistica: pianificazione e gestione a) Generalità Come abbiamo già evidenziato nel capitolo 1 “Caratteristiche generali di un Sistema Informativo Territoriale Comunale”, negli anni ’60 e ’70 negli Stati Uniti l’informatica viene usata dai pianificatori che ben ne comprendono le potenzialità applicative. Nella sua fase iniziale, e a volte ancora oggi, il SIT viene utilizzato – con la mediazione dell’esperto informatico – dal pianificatore per produrre analisi o dal decisore politico per generare cartografie delle ipotesi di assetto. Invece oggi, e soprattutto nell’immediato futuro, il SIT si dovrà collocare in un ruolo centrale tra gli attori del Piano – informatico, planner, cittadini, decisore – i quali dovranno sempre più interagire con esso e, tramite esso, tra di loro. Infatti il pianificatore sa che il territorio è un insieme di fattori complessi tra loro strettamente correlati e che le modificazioni, qualitative e quantitative, indotte dalle scelte di piano e di progetto sulla struttura fisica, socioeconomica e culturale di un’area esercitano diversi tipi di gradi di pressioni e di impatto: il territorio reagisce complessivamente ad ogni intervento, anche apparentemente e progettualmente limitato. E’ quindi imprescindibile ottimizzare l’uso della risorsa ambiente – territorio, che passi da variabile manipolabile a dato primo, condizionante esso stesso il processo di trasformazione: non si elabora il progetto e poi se ne mitiga l’impatto, ma, al contrario, è l’uso possibile della risorsa disponibile ad indirizzare la progettazione. Condizione indispensabile perchè ciò avvenga è la conoscenza della realtà in atto: essa diviene l’elemento centrale della rivoluzione della programmazione territoriale. E’ proprio per questa conoscenza che entra in gioco il SIT perché, per sua definizione, il SIT può esprimere la concezione e l’organizzazione della città, cioè rappresentare non solo la mappa del territorio ma la rete della conoscenza, e può consentire la gestione consapevole della città. La rete della conoscenza, posta tra la rete tecnologica e quella

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organizzativa, può migliorare l’organizzazione cittadina e i rapporti del cittadino con gli attori che operano all’interno della città. I Sistemi Informativi Territoriali e le loro evoluzioni in Sistemi Spaziali di Supporto alle Decisioni (SDSS) e Sistemi Cooperativi di Supporto alla Pianificazione (CSCP) rappresentano degli strumenti preziosi ed integrabili per una migliore comprensione delle dinamiche territoriali in atto e per una più efficace individuazione – comunicazione delle alternative di intervento. Gli uffici degli enti locali che si occupano di pianificazione sono in genere quelli più sensibili a promuovere iniziative atte all’uso di information technology di tipo geografico. In generale, i dati estratti, in forma grezza, dall’archivio delle pratiche edilizie, dall’anagrafe della popolazione, dalla tassa raccolta rifiuti, dall’imposta comunale sugli immobili…georeferiti attraverso il numero civico, possono essere facilmente agganciati agli oggetti della cartografia di base della Città (numerazione civica, fabbricati, aree di PRG,…). Bisogna iniziare a concepire l’informazione come bene pubblico e come servizio, in particolare se l’informazione è geografica, cioè riferita o riferibile al territorio. In campo urbanistico ciò è inevitabile, visto che al territorio possiamo riferire informazioni di tipo quantitativo e qualitativo relative a soggetti (persone fisiche o giuridiche) e oggetti (unità immobiliari, particelle, aree di PRG). Gli archivi gestionali di un’amministrazione comunale rappresentano un serbatoio di dati di notevole valore e sono molto importanti per la gestione del territorio. Il patrimonio informativo comunale deve essere impiegato in modo da tendere al riuso delle informazioni ed all’applicazione operativa di queste nelle attività di gestione urbanistica; in particolare, tutte le attività di controllo e monitoraggio delle trasformazioni urbane necessitano di informazioni dettagliate, in costante aggiornamento, integrabili tra loro e riutilizzabili, e che siano facilmente “leggibili”. Per trasformazioni urbane si devono intendere tutte “quelle azioni che comportano innovazioni e/o modifiche dell’assetto del territorio, ovvero modificazioni della destinazione d’uso” (Cutrera, 1977); tali azioni possono essere fisiche, morfologiche, sociali, economiche e, quotidianamente, si traducono in atti amministrativi specifici.

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Il monitoraggio delle trasformazioni urbane può essere visto come l’insieme di attività finalizzate a “controllare qualitativamente e quantitativamente le trasformazioni che interessano il territorio urbano” (Sozza, 1999), tramite un’attenta osservazione ed un sistema di comunicazione che interessa sia soggetti interni all’amministrazione comunale che quelli esterni. Bisogna anche tenere conto che negli ultimi due decenni sono stati progressivamente introdotti negli strumenti urbanistici elementi di maggiore complessità sia dal punto di vista rappresentativo che sostanziale, con la conseguenza di renderne più articolate e meno lineari le modalità di lettura. Per tali motivi sempre più spesso le Amministrazioni si trovano nella necessità di effettuare scelte relative alle modalità di distribuzione delle informazioni attraverso le nuove tecnologie informatiche. Infatti la disponibilità in questo caso di un sistema informativo territoriale può:

• sostituire la consultazione in loco dei documenti urbanistici e rendere semplice e di facile consultazione, materiali complessi e specialistici, quali risultano in genere i piani regolatori e gli altri strumenti urbanistici, senza con questo stravolgerne le modalità di rappresentazione e mantenendone intatto l'impalcato e la struttura organizzativa;

• aiutare nella comprensione di "congegni" non sempre alla portata di un pubblico non competente;

• risultare utile anche per i quadri amministrativi che spesso devono fornire risposte a quesiti specifici ed anche inediti sui contenuti prescrittivi dei documenti che li costituiscono.

D’altra parte esistono due diverse categorie di utenti, aventi esigenze differenti: da un lato si possono considerare gli utenti tecnici (funzionari tecnici e amministrativi, professionisti, progettisti, ecc) che svolgono quotidianamente operazioni di controllo e quindi necessitano di informazioni dettagliate e puntuali, per verificare con precisione lo stato di fatto su una determinata porzione di territorio. Dall’altro lato troviamo gli utenti non tecnici (cittadini, amministratori, politici) ad esempio il cittadino che, collegato via web al sito del comune, vuole verificare cosa sta avvenendo sul territorio, oppure visionare on – line una pratica edilizia, oppure il dirigente o l’assessore comunale che necessita di dati riassuntivi e indicatori generati da incroci tra archivi diversi. Questa seconda categoria ha bisogno di informazioni mirate, costruite ad hoc,

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spesso già “trattate” cioè sulle quali si siano già fatte operazioni di selezione del contenuto informativo oppure di aggregazione. Le tendenze evolutive delle tecnologie informatiche e lo sviluppo esplosivo di Internet ci permettono di immaginare come plausibile un futuro scenario di “perdita di centralità del SIT”, nel quale gli attori del processo di Piano connessi via Web e dotati ciascuno di un proprio SIT svolgono un dialogo continuativo sfruttando i vantaggi delle architetture distribuite. b) La normativa La legge urbanistica regionale n°36/1997 definisce con precisione al suo articolo 65 lo scenario di riferimento per la costituzione di un sistema informatico regionale della pianificazione territoriale. A questa iniziativa partecipano Provincia e Comuni, nell’ambito delle proprie responsabilità e competenze, dotandosi di Sistemi propri di Informatizzazione Territoriali, capaci sia di dialogare tra loro sia di gestire autonomamente le risorse cartografiche e conoscitive disponibili insieme a tutti i necessari procedimenti d’aggiornamento e di messa in rete. A tale scopo è necessario impostare un’attività programmata d’individuazione,raccolta ed aggiornamento sistematico di dati di fonte locale. c) Cartografia tecnica Oggi, in alcuni Comuni (di solito quelli medio – grandi), e’ possibile consultare informazioni cartografiche ed alfanumeriche, ed estrarre on – line le mappe della cartografia, accedendo alle banche dati del SIT. La cartografia numerica è utilizzata per disegnare tematismi del Piano Regolatore, per generare carte di sintesi alle scale 1:10000 e 1:25000 e lo stradario con indicazione dei sensi di marcia, delle vie pedonali, aree verdi, edifici pubblici, ecc. In ambito urbano di solito si utilizza come base cartografica comune una carta tecnica (figura 4.9) in formato numerico a grande scala - 1:1000 o 1:2000 – per l’appoggio degli oggetti territoriali e la georeferenziazione delle informazioni; essa deve essere sufficientemente precisa e ricca di contenuti e in grado di consentire lo sviluppo delle applicazioni di maggiore criticità.

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L’utente può effettuare operazioni di zoom e di interrogazione degli oggetti cartografici permettendo l’integrazione con altre applicazioni del SIT, a seconda dell’oggetto selezionato. Le operazioni che abitualmente è possibile effettuare su una carta tecnica numerica, utilizzando semplici strumenti di selezione e bottoni preconfigurati di ricerca della barra degli strumenti oppure i menù a comparsa, sono: • muoversi sulla carta indicando l’oggetto di interesse sulla mappa, o

tramite un comando apposito di centramento; • individuare le coordinate e la distanza da altri punti; • visualizzare la legenda che descrive le simbologie usate per rappresentare gli

oggetti territoriali sulla mappa tramite il comando apposito; • localizzare l’oggetto di interesse tramite una via o un numero civico con un

semplice comando “cerca via”, cioè un sistema di ricerca che integra il data base grafico con le informazioni relative alla toponomastica;

• modificare la dimensione della mappa in pixel (risoluzione) tramite un comando apposito;

• modificare la scala di visualizzazione tramite un comando zoom che permette di ingrandire e ridurre la mappa o utilizzare i bottoni di scala per inserire la scala richiesta;

• ottenere informazioni sugli oggetti: è sufficiente cliccare sulla mappa in corrispondenza dell’oggetto (a volte bisogna prima selezionare un comando apposito), il sistema aprirà una finestra con una tabella che riporta le informazioni disponibili. Le informazioni variano a seconda dell’applicazione e del tematismo che si seleziona. A volte, prima di cliccare, è richiesta la selezione della tipologia dell’oggetto che si desidera interrogare, ad esempio quartieri, isolati, edifici, strade, toponimi, zone PRG, verde.

I tematismi più frequenti riguardano: la carta tecnica (linee di confine..) il PRG (aree di piano, aree di trasformazione, zone normative…) catasto e rendita immobiliare toponomastica (nomi vie, numeri civici, aggiornamento civici..) patrimonio comunale

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servizi a scala urbana: stazioni metro, impianti sportivi, ospedali, farmacie, università, supermercati

ambiente (aree verdi, alberate..) piano del traffico (cantieri, zone a traffico limitato, gerarchia viaria PRGC, rete trasporto pubblico, rete semaforica…)

commercio (ambiti di insediamenti commerciali, mercati..) progetto periferie (programmi di recupero urbano, aree di trasformazione ..)

zonizzazione acustica zone industriali ( aree industriali, aree dimesse…) ecc.

• Le informazioni date tramite tabella (figura 4.10) variano a seconda del tematismo e dalla tipologia dell’oggetto che si desidera interrogare (interrogazione), comunque le più frequenti sono:

codice zona (es: del PRG) nome o numero foglio della carta tecnica comunale numero foglio catastale e/o numero particella catastale quartiere tipologia (dell’area o dell’isolato o dell’edificio es: immobili, parco verde, edificio caratterizzante il tessuto storico… )

ubicazione (quartiere, indirizzo..) destinazione d’uso superficie numero abitanti breve descrizione (es per gli immobili) tipo di servizio inedificabilità valori immobiliari (minimo, massimo, di max frequenza),valore a bilancio

norme e vincoli a cui è soggetto pratiche edilizie ecc.

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• Se non ci sono informazioni disponibili relative a quell’oggetto o alla tipologia selezionata compare un messaggio di errore (“oggetto non disponibile in archivio”)

• scegliere le cartografie disponibili e da visualizzare dall’elenco – di solito sottostante la mappa – cioè cartografia di base (carta tecnica comunale), zonizzazione di PRG, regolamento edilizio, vincoli, verde pubblico, piano del traffico, limiti amministrativi, ambiente, zonizzazione acustica, ecc;

• cercare una tipologia di oggetti nei campi dei database di tutti gli oggetti, selezionando il tema desiderato, in caso di ricerca positiva gli oggetti saranno evidenziati sulla mappa;

• scaricare la cartografia digitale, di norma in formato DXF : bisogna selezionare l’area di interesse e quindi si può procedere allo scarico sul proprio PC. I vari elementi della cartografia (grafici e testuali) sono sui diversi layers. I dati possono essere acquisiti immediatamente nel formato DXF per l’utilizzo dei quali è indispensabile l’uso di un software CAD o di un software grafico appropriato. Di solito è richiesta una password e/o il possesso della Firma Digitale, rilasciata dal Comune. Per ora l’operazione di download è gratuita, perché le Amministrazioni locali vogliono promuovere il settore, ancora in fase sperimentale. Successivamente bisognerà effettuare il pagamento on – line.

• dopo le varie operazioni di selezione il sistema rigenera automaticamente la mappa oppure basta usare il comanda “ridisegna” o “aggiorna”;

• consultare la guida in linea (help) per l’uso della carta tecnica. Queste indicazioni hanno un carattere generico, perché chiaramente ogni SIT comunale ha le sue peculiarità.

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Fig. 4.9: cartografia tecnica e PRG (SIT del Comune di Bologna)

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Fig. 4.10: collegamento alle informazioni alfanumeriche (SIT del Comune di

Bologna)

d) Piano Regolatore Generale Introduzione Oggi è, senza dubbio, una delle applicazioni dei SIT più importanti e più diffusa, può avere ancora ampi sviluppi in futuro, nei suoi molteplici aspetti e nelle applicazioni ad esso, in qualche modo, collegate . In molti enti locali (Torino, Genova, Modena) la nascita o il rilancio del SIT parte, negli anni ’90, proprio dall’esigenza di dover redigere il nuovo PRG o informatizzare le tavole ad esso relative. Infatti in molti casi si è sentita la necessità di digitalizzare il PRG partendo dagli elaborati cartacei originali. E’ con Schuur, nel 1994, che si ha un nuovo modo di concepire la costruzione di un piano regolatore generale. Egli, infatti, integra due approcci differenti: • l’approccio analitico: ragionamento formale attraverso il quale si individuano

le soluzioni spaziali possibili combinando un set di criteri operazionali spaziali e vincoli. Questo approccio è supportato dal GIS attraverso le funzioni di buffer e overlay;

• l’approccio intuitivo: progettazione effettuata attraverso ragionamento interpretativo – creativo in cui i pianificatori sviluppano “una mappa mentale” delle strutture spaziali future. Questo approccio è supportato dal CAD.

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• La miscela dei due approcci e l’uso integrato delle due tipologie di tecnologie software (GIS e CAD) hanno portato sicuramente a risultati migliori.

Questo tipo di approccio è valido ancora oggi, ma, tenendo presente la realtà comunale italiana, per raggiungere questo obiettivo bisogna: • promuovere l’uso di GIS e CAD sia a livello tecnico sia a livello politico; • formare il personale interno dell’Amministrazione Comunale; • servirsi della consulenza esterna di specialisti di Information Technology di

tipo geografico; • utilizzare pianificatori “aperti” verso queste tecnologie. E’ utile anche a far riflettere sulla odierna necessità di utilizzare le nuove tecniche informatiche contestualmente al processo di elaborazione degli strumenti urbanistici in quanto il dispendio di energie necessarie per compiere una operazione di trasposizione e traduzione in digitale di documenti all'origine prodotti in forma tradizionale risulta notevole (anche quando si arriva con successo all'assoluta rispondenza, nella fase di restituzione grafica, fra le due versioni). Questa operazione è stata inevitabile in presenza di Piani Regolatori Generali elaborati verso la metà degli anni ottanta, come nel caso di molti Comuni Italiani, quando ancora non erano mature le tecniche Gis; assolutamente improponibile oggi, con la disponibilità di risorse hardware e software direttamente utilizzabili anche senza la necessità di investimenti cospicui. Va inoltre sottolineato che l'utilizzo delle procedure Gis fin dalle fasi iniziali di elaborazione dei Piani, comporta indubbi vantaggi in termini di gestione dei dati (naturalmente anche e soprattutto cartografici), aumentando considerevolmente le possibilità conoscitive e rappresentative. Tutto ciò significa pertanto sviluppare e sfruttare al massimo tutte le capacità e potenzialità insite nei sistemi informativi, inserendoli ancora più in profondità ed in maniera integrata all’interno dei processi di pianificazione, considerandoli in tale modo un mezzo non più rinunciabile a sostegno della progettazione urbanistica. PRG, Pianificazione e banche dati Ricordiamo che: • l’oggetto geografico è composto da due parti : una di tipo geografico e una di

tipo alfanumerico; • la topologia gestisce le relazioni tra le primitive geometriche;

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• le funzioni di analisi geografica si riconducono a overlay, buffering, DTM. Allora il sistema informativo per il PRG si compone di: • carte tematiche; • elaborazioni incrociate di banche dati; • modelli decisionali. • Un sistema informativo per la pianificazione si compone di: • base cartografica di riferimento; • tematismi di base; • aggiornamento dei dati; • continuum territoriale. Le base di dati del sistema informativo di pianificazione sono:

1. la base dati delle fonti; 2. la base dati di riferimento; 3. la base dati delle elaborazioni; 4. la base dati delle bozze di piano; 5. la base dati del piano definitivo.

(Biallo G. , intervento al Seminario Autodesk – MondoGIS, Parma, 2000) 1. La base dati delle fonti contiene tutte le fonti cartografiche e alfanumeriche opportunamente documentate (metadati) e nel loro stato di origine. Le fonti a cui si fa riferimento più spesso sono:

• base cartografica; • mappe catastali e catasto immobili; • toponomastica; • grafo stradale; • anagrafe; • sezioni di censimento e dati censuari; • PRG precedente e norme standard PRG; • reti tecnologiche; • dati di traffico; • ortofoto; • ecc.

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2. La base dati di riferimento contiene tutte le fonti cartografiche e alfanumeriche opportunamente documentate (metadati) e integrate. A questo punto le basi devono:

• avere lo stesso sistema di coordinate (Gauss-Boaga, WGS 84, Cassini Soldner, UTM);

• essere strutturate in livelli informativi; • aver normalizzato gli attributi (es. toponomastica); • aver creato delle relazioni fra strati informativi, fra dati geografici e

alfanumerici, fra basi alfanumeriche; • essere aggiornate anche utilizzando le integrazioni (es. aggiornamento base

cartografica da ortofoto). 3. La base dati delle elaborazioni contiene tutte le basi geografiche –descrittive opportunamente documentate (metadati) e elaborate a partire dai dati delle banche dati di riferimento. : • zone territoriali omogenee (per epoca, per consistenza edilizia, ecc); • informazioni su un arco di strada (popolazione residente, servizi pubblici,

ecc); • allocazione di risorse per struttura di servizio; • flussi di traffico; • mappa della disponibilità attuale di servizi proporzionata alla popolazione

residente; • altri. 4.La base dati delle bozze di piano contiene le bozze di piano documentate (metadati) e suddivise per scenari o versioni successive. 5.La base dati del piano definitivo contiene il piano definitivo documentato (metadati). Essa è costituita da : • zone di Piano Regolatore; • aree soggette a strumento urbanistico attuativo; • zone speciali o specialistiche; • aree soggette a piano particolareggiato amministrativo; • aree soggette a vincolo; • le normative e gli standard.

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Una delle operazioni più importanti,ma anche più delicate, è l’integrazione delle basi di riferimento – base cartografica, catasto, toponomastica e numerazione civica, grafo stradale (per poter georeferenziare una serie di dati) – per ottenere un’unica base cartografica di riferimento. Una delle questioni ancora aperte è sicuramente il non aggiornamento dei dati catastali (a questo proposito si rimanda al Capitolo 3 “Il Catasto: gli archivi alfanumerici, le mappe e il trasferimento delle funzioni ai Comuni”). Infatti il PRG deve essere progettato tenendo presente anche la base dati catastale aggiornata, per passare attraverso la base dati integrata Catasto – PRG ed arrivare alla procedura automatica di produzione mappa, normativa e relativi riferimenti (trasformazioni ammissibili, utilizzazioni compatibili, modalità di intervento, indicazioni per piani particolareggiati..) e, infine, al certificato urbanistico. Altro problema è che nelle diverse basi di riferimento un oggetto territoriale, ad esempio un edificio, viene considerato come una particella catastale per il Catasto o come un elemento della carta per la cartografia ed essi si relazionano tramite il toponimo e il numero civico. I toponimi devono essere necessariamente uniformati fra loro, ma spesso non lo sono, perché le banche dati “non si vedono fra loro”, quindi continuano a sussistere delle incongruenze (ad es in una banca dati la via Giuseppe Verdi compare come G.Verdi, in un’altra come Verdi G.). Considerate queste problematiche, i Comuni hanno scelto due strade diverse: - aggiornare o rifare totalmente la mappa catastale in collaborazione con l’Agenzia del Territorio (ex ufficio tecnico erariale) per potere disporre di una carta tecnica costruita su base catastale e trasformarla quindi in carta numerica (scala 1:1000). La città di Torino è la prima in Italia a compiere un’operazione del genere. Anche il Comune di Modena ha scelto questo tipo di soluzione; - costruire la carta tecnica comunale da un cartaceo (che di solito ha origine da un volo fotogrammetrico) e quindi informatizzarlo, senza tenere conto delle mappe catastali. Questa è la soluzione adottata dal Comune di Bologna per la carta tecnica comunale EIRA (scala 1:2000) che ha origine da un volo fatto negli anni ’60 e l’informatizzazione della carta è avvenuta negli anni ’90.

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Gestione del PRG Una delle caratteristiche salienti del PRG e della successiva pianificazione è, o dovrebbe essere, la flessibilità: adeguamento a situazioni diverse, continuo processo di aggiornamento e integrazione. Il sistema informativo deve quindi adeguarsi a questa necessità, pur avendo una base dati e delle procedure ben organizzate e strutturate. Ora analizziamo due aspetti che ci sembrano rilevanti:

1. accesso diretto alla base dati del PRG; 2. applicazioni correnti; 1. L’ accesso è possibile per tutti i settori dell’amministrazione e per tutti

quelli che devono intervenire sul territorio (gestori delle reti tecnologiche, imprese di costruzione, ecc.) attraverso:

• collegamento in rete telematica e con la possibilità di integrare i dati del PRG con i propri dati;

• via internet/intranet solo in consultazione; • su Cd-Rom (di solito a pagamento) per una diffusione capillare, ma

statica; • via totem: colonnine informative presenti presso gli uffici del Comune

o in punti strategici della Città. Per i Comuni medio – grandi (Roma, Torino, Milano, Genova, Bologna, Modena..) è di solito possibile o il collegamento tramite WEB o l’acquisto di un CD-Rom contenente la cartografia e il PRG o, in diversi casi, entrambe le soluzioni. Gli altri enti locali, di dimensioni minori, a volte prediligono la diffusione tramite Cd-Rom e il SIT “interno” agli uffici comunali, altre volte non sono dotati di nessun supporto informatico, ma distribuiscono ancora solo il cartaceo.

2. Come abbiamo visto nel paragrafo relativo alla “Cartografia tecnica” (a cui si rimanda), i tematismi del Piano Regolatore sono disegnati sulle classi della cartografia numerica: zonizzazione del Piano Regolatore Generale e, in alcuni casi, del Piano Regolatore Urbano del Centro Storico. Di solito “cliccando” sulla zona di interesse è possibile accedere (tramite tabella) alle seguenti informazioni: codice della zona, limiti, destinazione d’uso, superficie, descrizione, numero abitanti, tipologia edificio o isolato, tipo di servizio, inedificabilità, normativa relativa, ecc.

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Questa applicazione è presente soprattutto nei comuni medio – grandi, in molti enti locali, invece, è possibile consultare i testi e le norme di attuazione, più raramente le tavole associate del PRG. e) Variazioni toponomastiche I Comuni hanno creata una banca dati georeferenziata della numerazione civica. Gli “oggetti” territoriali sono collegati agli archivi della toponomastica per cui qualunque informazione del sistema informativo comunale, o di altri sistemi informativi, che contenga l’indirizzo in forma normalizzata può essere georeferita sulla carta tecnica. Nel settore toponomastica si può consultare un elenco delle vie, l’aggiornamento della toponomastica e della numerazione civica agli ultimi mesi e la normativa di riferimento. Quest’applicazione è già possibile in diversi Comuni italiani (medio-grandi). f) Certificato di destinazione urbanistica La possibilità di produzione del certificazione comunale relativa ad argomenti di interesse urbanistico (certificato di destinazione urbanistica, classificazione del territorio, ICI, ecc.) può essere realizzata mediante un SIT gestito dallo stesso Comune. Il Certificato di Destinazione Urbanistica (figura 4.11) è quel documento ufficiale che certifica la destinazione urbanistica di una o più particelle catastali ricadenti in una o più zone del PRG e specifica le modalità con cui le indicazioni del PRG si applicano ad una determinata porzione di terreno (particella catastale). Quindi il certificato urbanistico dà la possibilità di sapere a partire da un dato elemento del territorio qual è la normativa (destinazione d’uso) che regola quel punto. Esso è rilasciato dalle Amministrazioni Comunali ed è ottenibile dalla sovrapposizione delle mappe catastali col piano regolatore. Di solito nei certificati non viene riportata l’esatta indicazione metrica, relativa alla quantità di superficie interessata dalle diverse zonizzazioni urbanistiche, ma solo una descrizione qualitativa riassunta dalla frase :”PARTE ricade in ZONA A, PARTE ricade in ZONA B, ecc.” La quantificazione metrica della porzione di superficie, relativa ad una determinata particella catastale contenuta in una

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determinata zona di PRG, viene rimandata all’approvazione del progetto cioè alla verifica di una proposta del progettista, ovvero alla definizione dei confini e/o al tracciamento sul terreno delle linee di PRG che, di solito, vengono richieste ai tecnici comunali solo al momento dell’edificazione. La precisione richiesta nel calcolo va dall’indicazione di semplice appartenenza ad una zona piuttosto che ad un’altra al dettaglio espresso in metri quadri o in percentuale di superficie catastale dell’area identificata dalla sovrapposizione delle due cartografie. Il livello di soggettività dell’operazione di sovrapposizione della cartografia di PRG con le mappe catastali, il non tempestivo aggiornamento di dati e mappe catastali (frazionamenti, tipi mappali, ecc.), la precisione approssimata dei calcoli richiesti per la redazione del Certificato sono tali da innestare • spesso contenziosi senza fine, senza reali soluzioni se non attraverso l’uso

di strumenti informatici; • conseguenze economiche per il cittadino; • pesanti responsabilità per l’Amministrazione. Il Comune per poter realizzare il rilascio in tempo reale di tale certificato deve poter disporre delle seguenti informazioni cartografiche: • Cartografia Numerica fotogrammetrica aggiornata; • Tavole di PRG; • Mappa Catastale; Queste tre informazioni di base devono essere realizzate su supporto numerico, anche se con file di formato diversi, possibilmente alla stessa scala di rappresentazione; la situazione ottimale si ottiene quando esse sono presenti non solo alla stessa scala, ma con lo stesso grado di aggiornamento, con la stessa qualità intrinseca, con lo stesso sistema di riferimento ecc. : si rimanda al capitolo 2 “Le cartografie a grande scala come base per il SIT”. Il PRG deve essere redatto su una cartografia numerica adeguata e il catastale deve essere numerizzato ed aggiornato. La sovrapposizione dei livelli informativi della cartografia aerofotogrammetrica, delle tavole di PRG e della cartografia numerica catastale in un unico sistema consente non solo di visualizzarli contemporaneamente ma anche, e soprattutto, di operare scelte e/o proporre decisioni. Ma l’ostacolo principale all’automazione del Certificato resta proprio la non sovrapponibilità delle due

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cartografie fondamentali, cioè la Carta Tecnica Comunale – di derivazione aerofotogrammetria, utile per una visione aggiornata della realtà territoriale – e la cartografia catastale, che ha valore legale e fiscale anche se non sempre rappresenta la realtà. I principali motivi della non sovrapponibilità sono riconducibili alle diversità di:

• tempi di realizzo e obiettivo del rilievo; • tecnologie adottate e quindi livelli di precisione; • sistemi di coordinate di rappresentazione.

Naturalmente il problema della sovrapponibilità si pone solamente quando la zonizzazione di piano viene realizzata su una base cartografica diversa da quella catastale, come è attualmente nella maggior parte dei Comuni. Se la base cartografica del PRG è quella catastale, il Certificato di ogni particella viene definito in modo univoco all’atto dell’approvazione del PRG, relegando l’attività di redazione del Certificato ad una mera operazione di riporto su un documento cartaceo di quanto già stabilito, con semplici strumenti di Office Automation. Altri fattori indispensabili per la redazione in automatico del Certificato sono:

• la cartografia catastale: essa deve essere aggiornata e aggiornabile, quindi deve essere sviluppato un adeguato meccanismo d’interscambio dati con il Catasto;

• la cartografia digitale del PRG: essa deve essere conforme a quella ufficiale ed approvata;

• l’integrazione delle diverse basi cartografiche: esse devono essere confrontabili ed integrate, a volte uno degli ostacoli è dovuto ai differenti sistemi di proiezione geografica adottati, cioè Gauss Boaga per la carta tecnica comunale e Cassini – Soldner per le vecchie basi catastali;

• l’applicativo software: esso deve operare in modalità GIS e deve consentire una gestione dinamica della procedura di certificazione (variazioni delle proprietà, varianti di PRG, ecc).

Ricavare in automatico il certificato urbanistico tramite web non è ancora una realtà, ma rappresenta sicuramente uno degli obiettivi futuri, nel settore dell’urbanistica, per quei Comuni che hanno già un SIT ben strutturato e avanzato.

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Ad oggi, comunque, sono ancora pochi i Comuni che stanno cercando di avviare un programma di sviluppo in tal senso: Modena, Savona, Firenze, Gorizia sono sicuramente degni di nota.

Fig. 4.11: interfaccia sperimentale del certificato di destinazione urbanistica (Comune di Savona)

g) Pratiche edilizie e modulistica Si possono cercare e consultare on line le pratiche edilizie del Comune: basta inserire alcuni dati come l’anno di presentazione, il numero della pratica, il referente, la localizzazione, i dati catastali, ecc. (figura 4.12).

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Inoltre, è possibile visualizzare, elaborare e stampare tutti i documenti relativi alla pratica edilizia scelta: concessioni edilizie, autorizzazioni, DIA, varianti, ecc. Queste applicazioni sono molto diffuse anche se rimangono ancora aperti due problemi: • il rispetto del diritto alla privacy, per cui a volte sono previsti due livelli di

consultazione, uno accessibile a tutti e l’altro riservato, a cui si accede solo tramite una password rilasciata dal Comune;

• l’inoltro dei documenti tramite web: essendo indispensabile la firma autografa, è richiesta la firma digitale, ancora di rara applicazione e la scelta della forma di pagamento (ad esempio delle marche bollo) che potrebbe avvenire attraverso carta di credito.

Fig. 4.12: pratiche edilizie (settore on line del Comune di Siena)

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h) Regolamento edilizio, Norme PRG E’ possibile consultare, visualizzare, scaricare e stampare i documenti relativi al Regolamento edilizio, alle norme di PRG,ecc. E’ sicuramente un’applicazione molto diffusa. i) Verifica di conformità La verifica di conformità ha lo scopo di verificare l’allineamento dello stato di fatto e dello stato di progetto concessionato e/o condonato; in questo caso si possono consultare on-line: • le visure dello stato delle pratiche edilizie; • le visure dello stato di condono edilizio. Per la visure delle pratiche di Edilizia Privata e delle pratiche del Condono edilizio basta inserire le informazioni relative: Identificativo utente, categoria, numero protocollo della pratica. Oggi è ancora molto raro effettuare quest’operazione tramite Web, ma sarà sicuramente uno degli obiettivi futuri più utili per le Amministrazioni Comunali. l) Conservazione dei centri storici e dei monumenti La riqualificazione urbana rappresenta un nodo centrale nell’insieme di interventi di pianificazione delle nostre città, non solo proiettate verso processi di espansione, ma anche verso la ridefinizione e la valorizzazione della qualità morfologica ed insediativa. I SIT possono essere impiegati anche per la conservazione dei monumenti, sia alla scala di un intero centro storico sia a quella del singolo edificio o di parte di esso. Nel caso dei centri storici le applicazioni più frequenti sono:

• Carte storiche e Carte tematiche, si rimanda all’Osservatorio Civis di Genova Capitolo 5 “Censimento della realtà italiana e casi significativi di SIT comunali”;

• Tabelle informative collegate al progetto; • Uso delle banche dati comprendenti informazioni sulle singole facciate

degli edifici per la programmazione, la documentazione e la gestione degli interventi di restauro di un intero centro storico o di parti di esso, per lo studio dei materiali usati nell’architettura, per rispondere ad interrogativi di carattere storico ed architettonico.

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Nel caso del restauro del singolo monumento, l’impiego delle tecniche GIS è utile: • per la redazione del computo metrico estimativo in fase progettuale; • dopo l’intervento, come documentazione dello stato di conservazione del

monumento prima del restauro; • come base per la valutazione della efficacia nel tempo dei prodotti impiegati

e le modalità di applicazione, dati che risultano essere indispensabili per la pianificazione degli interventi futuri compresi quelli di ordinaria manutenzione.

m) Il Piano del Colore Il Piano del Colore, all’interno della pianificazione urbanistica, si caratterizza come uno strumento di coordinamento degli interventi di manutenzione, ristrutturazione e risanamento dei paramenti murari, comprendendo non solo le superfici a tinteggio, ma l’insieme delle componenti del progetto architettonico. L’Amministrazione Comunale istituisce un archivio informatizzato, nel quale ad ogni facciata sono collegati il disegno, la dimensione, la superficie, il rilievo, le pratiche edilizie, ecc. Nelle schede di rilevazione sono riportati da rilievo – architettonico, metrico, cromatico, fotografico – gli elementi architettonici, tecno –morfologici, dei materiali, gli impianti tecnologici, gli elementi di arredo, ecc. Da questa analisi si valuterà l’opportunità di un intervento di recupero (restauro, manutenzione straordinaria, sistemazione impianti, ecc). Inoltre in questo archivio verranno catalogati, nel tempo, tutti i dati che i vari progettisti e i tecnici raccoglieranno. Fino ad oggi, solo pochi Comuni (come Siena e Padova) hanno attuato questa applicazione, che in futuro potrà essere utile soprattutto per le città con patrimoni storici – architettonici consistenti. n) Modelli tridimensionali L’applicazione di rappresentazioni tridimensionali nella fase di analisi, determinazione degli obiettivi e scelta delle alternative, diventa un mezzo efficace per aumentare la flessibilità della strumentazione urbanistica, per facilitare la comunicazione delle norme e dei progetti che interessano il territorio, creando un contesto sempre più ampio di collaborazione.

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Gli strumenti e le tecnologie – sempre più semplici e “pronti all’uso”- in grado di elaborare e raffigurare informazioni geografiche tramite modelli 3D rappresentano un passo importante verso una comprensione e una comunicazione più aperta e trasparente dei fenomeni e delle trasformazioni che caratterizzano il territorio urbano. Per esempio le rappresentazioni tridimensionali possono sostituire alcuni elaborati specifici in sede di discussione tecnica. Oggigiorno, di solito, l’unico obiettivo di questo tipo di visualizzazioni è quello di rappresentare in maniera statica oggetti aventi una terza dimensione (edifici, modelli digitali del terreno DTM, elementi naturali, ecc). D’altro canto diventa sempre più semplice costruire modelli tridimensionali in ambiente GIS, associando agli oggetti tridimensionali i dati provenienti dagli archivi gestionali dell’amministrazione comunale. Le nuove tecnologie, inoltre, ci permettono di rendere la visualizzazione degli oggetti interattiva (navigazione): per questo motivo si può facilmente immaginare scenari in cui la gestione delle informazioni di carattere amministrativo e tecnico raccolte in un Comune divenga sempre più “geografica”. La possibilità di generare e gestire dati di natura gestionale attraverso un’interfaccia capace di supportare la visualizzazione tridimensionale può essere di aiuto sia per gli utenti tecnici (funzionari e professionisti), sia per gli utenti non tecnici (amministratori, politici, cittadini). Da una parte, infatti, la visualizzazione dell’oggetto rappresenta un modo facile per comunicare decisioni, nuovi progetti, programmi di riqualificazione, ecc. Inoltre, gli interventi urbanistici ed edilizi devono essere rappresentati necessariamente in forma grafica, preferibilmente attraverso strumenti che riescano a :

• utilizzare fonti dati differenti; • legare formati diversi (vettoriali, immagini, video, audio, ecc.); • interoperare tra sistemi diversi.

Da un punto di vista tecnico, invece, è opportuno considerare l’ipotesi di integrare ex ante le informazioni gestionali (anagrafe, tributi, archivio, pratiche edilizie, patrimonio edilizio..) e la visualizzazione 3D, cioè dare la possibilità agli utenti tecnici di registrare, interrogare, selezionare e navigare informazioni gestionali, operando sia graficamente che alfanumericamente.

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Lo strumento GIS è particolarmente indicato per le simulazioni urbane, è infatti possibile:

• compiere un’analisi dell’esistente: partendo dalla carta tecnica comunale si possono ricostruire gli edifici mediante estrusione dei loro perimetri, grazie alla funzione del GIS di associare l’informazione relativa al numero dei piani agli elementi grafici permettendo di ricavare l’altezza delle costruzioni;

• creare rappresentazioni tridimensionali di carte tradizionalmente bidimensionali per aumentare l’immediatezza interpretativa dei dati in esse riportati, ad esempio realizzare degli edifici partendo dalla tavola di progetto ”bidimensionale” ed appoggiandoli sul modello digitale altimetrico già predisposto;

• visualizzare e verificare gli effetti delle norme di piano, mediante la presentazione di situazioni limite (massimo ingombro, massimo sviluppo verticale…);

• presentare grandi progetti a scala urbana, per integrare o sostituire i tradizionali strumenti di presentazione del progetto preliminare come i plastici a piccola/media scala laboriosi nella preparazione, costosi da realizzare e difficilmente modificabili “in itinere”;

• visualizzare e scegliere alternative planivolumetriche durante la definizione di strumenti urbanistici esecutivi, ad esempio la possibilità di definire l’altezza del fusto e la larghezza della corona degli alberi ha reso possibile visualizzare le aree piantumate durante più fasi della crescita delle piante.

In questo modo il GIS rende possibili analisi e simulazioni che contribuiscono a rendere maggiormente efficace la pianificazione. Infatti, usando la visualizzazione 3D nel processo di pianificazione, le fasi di analisi, definizione degli obiettivi e scelte non si alternano più secondo un percorso lineare ma si ripetono durante tutto il processo fino all’attuazione del piano. La visualizzazione 3D aiuta a comprendere i risultati di tali sperimentazioni e favorisce la partecipazione di un maggior numero di attori nelle scelte politiche. L’efficacia di tali strumenti però deve essere gestita in modo appropriato da chi è preposto alla gestione dei flussi di informazioni. L’immagine tridimensionale è utile perché implica una comprensione immediata, deve però essere gestita in

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modo tale che non risulti fuorviante. Nel generare questo tipo di immagini si sfruttano dati provenienti da archivi diversi, quindi risulta indispensabile: • accertare la qualità delle informazioni raccolte; • mettere a punto il metodo di conversione dei dati qualora risultino in formati

differenti da quelli richiesti dal software che si sta utilizzando; • selezionare i dati necessari al processo, evitando così di appesantire

inutilmente il processo di elaborazione. Attualmente, di solito, tutto il patrimonio informativo comunale è gestito attraverso applicativi che non ne permettono una visione geografica in automatico. E’ ancora diffusa una mentalità abbastanza scettica verso l’uso del 3D, relegato a funzioni puramente dimostrative, anche a causa dell’utilizzo preponderante del 2D – sicuramente oggi per molte applicazioni più funzionale – nei vari settori tecnici degli enti comunali. Il SIT del Comune di Torino, ad esempio, offre una visualizzazione dell’ambiente tridimensionale di Piazza Castello, con annessi particolari, schizzi, immagini d’epoca, disegni CAD. Basta semplicemente scaricare il browser indicato. 4.4.2) Informazioni catastali e riscossione dei tributi Uno dei nodi cruciali della strutturazione di un SIT è la collaborazione Comune – Catasto, per la quale si rimanda al capitolo 3 “Il Catasto: gli archivi alfanumerici, le mappe e il trasferimento delle funzioni ai Comuni”. Qui si vogliono analizzare due applicazioni possibili in collaborazione, appunto, fra i due enti: 1. la consultazione delle informazioni catastali relative alle Unità Immobiliari presenti sul territorio cittadino; 2. la riscossione dei tributi. 1. E’ il servizio che permette di consultare la banca dati catastale e verificare quindi la rendita del proprio immobile. La consultazione è possibile, a seconda del SIT preso in considerazione : • per identificativo; • per edificio; • per codice via; • per indirizzo;

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• per numero di partita; • per anno protocollo. La gestione e l’aggiornamento delle informazioni, relative alla descrizione delle classi di oggetti del Catasto Urbano, devono essere condotti da tutti e due gli enti con spirito collaborativo. 2. E’ il servizio che consente lo sviluppo di servizi tributari integrati e può essere visto come una “naturale conseguenza” del punto precedente. Il rapporto problematico Comune – Catasto rende molto rare queste applicazioni: solamente il Comune di Torino, per ora, si è mosso in questa direzione (si rimanda al capitolo 5 “Censimento della realtà italiana e casi significativi di SIT comunali”). Infatti, al di là di problemi meramente tecnici, sussistono ancora questioni politiche, burocratiche, amministrative, di competenza: si rimanda al capitolo 3 “Il Catasto: gli archivi alfanumerici, le mappe e il trasferimento delle funzioni ai Comuni”. 4.4.3) Gestione dell’ambiente L’automatizzazione dei processi di acquisizione dati costituisce uno degli strumenti più efficaci nel campo della gestione del territorio e della tutela ambientale. L’elaborazione simultanea di dati di natura alfanumerica e di dati di tipo spaziale, con le relative procedure numeriche, hanno consentito lo sviluppo, anche in questo settore, dei SIT. Essi devono intendersi come strumento applicativo e di razionalizzazione delle differenti discipline di gestione del territorio, in grado di raccogliere ed elaborare dati. Ciò è alla base dello sviluppo di specifici sistemi capaci eventualmente di simulare molti dei principali fenomeni ambientali e territoriali. In generale, si possono identificare tre classi di obiettivi finalizzati al controllo ed alla tutela del territorio: • controllo delle trasformazioni dell’uso del suolo, verifica delle caratteristiche

dell’ambiente naturale, valutazione di impatti sul territorio; • valutazione degli interventi progettuali e programmatici sulle infrastrutture; • valutazione degli interventi progettuali e programmatici atti a prevenire i

dissesti naturali o mitigarne gli effetti. Analizziamo ora le applicazioni più ricorrenti.

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a) Le aree verdi L’obiettivo è progettare un sistema che rappresenti la base per rivalutare il patrimonio verde esistente (Duntemann, 1999), per realizzare uno strumento di pianificazione e gestione del verde cittadino e per definire un Piano del Verde generale, possibilmente previsto nel PRG. A questo scopo si dovrebbe:

• intraprendere il censimento delle aree verdi cittadine – parchi, alberi stradali, verde scolastico, verde cimiteriale – raccogliendo dati fisici, qualitativi e quantitativi e tenendo conto degli aspetti manutentivi e dell’utenza dei luoghi (localizzazione, denominazione, superficie, manufatti presenti, edifici, fontane, panchine, ecc), livello di frequentazione e loro stato manutentivo;

• collegare la banca dati, ottenuta dal censimento, ad una cartografia tematica specifica;

• valutare la situazione esistente, le esigenze dell’utenza e le azioni manutentive, agevolare le scelte e le strategie decisionali, ottimizzare la logistica e la programmazione dell’azienda che si occuperà della gestione del verde stimando l’efficacia degli interventi e i costi;

• aggiornamento continuo dei dati, tenendo conto delle nuove aree verdi che si possono realizzare e degli interventi di ristrutturazione.

La manutenzione del verde comunale necessiterebbe di continui, specifici e tempestivi interventi, legati all’andamento climatico e stagionale, su materiale vivo, in crescita e trasformazione in funzione di complesse relazioni con l’ambiente. La gestione del verde può essere effettuata mediante dipendenti pubblici o tramite contratti di appalto con soggetti esterni alla amministrazione locale (in seguito ad esempio a una riduzione del personale dipendente del Comune), valutando, in entrambi i casi, la conoscenza del territorio e delle sue caratteristiche peculiari e l’efficienza dell’intervento manutentivo. Ma è soprattutto nel secondo caso che risulta fondamentale la realizzazione di un sistema informativo specifico come è avvenuto nel Comune di Genova: dal 1995 il settore Gestione del Verde ha intrapreso un lavoro di censimento del verde urbano del Comune. La ponderosa banca dati che ne è risultata è stata collegata alla cartografia tematica specifica sulla base della CTR 1:5000 che raccoglie su cinque strati informativi tutte le aree censite.Ogni livello

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informativo (verde scolastico, verde cimiteriale, alberi stradali, fioriere) viene rappresentato con un colore diverso. Il sistema informativo evidenzia il fortissimo frazionamento e dispersione dei 300 ettari di verde cittadino in gestione che, sommato alla presenza di svariate tipologie e alla morfologia della città con gravi problemi di traffico veicolare, implica una serie di difficoltà manutentive. Questo sistema informativo rappresenta il primo passo per la realizzazione di un dettagliato Piano del Verde previsto dal nuovo PRG di Genova. E’ opportuno evidenziare che, per ora, il suddetto sistema informativo non è consultabile tramite web. Anche il Comune di Torino ha realizzato un banca dati relativa alle aree verdi: nel SIT Comunale on line al sottosistema Ambiente è possibile trovare le informazioni relative al verde pubblico e circoscrizionale, alle alberate e al piano del colore. La banca dati delle alberate è in fase di aggiornamento, quella delle aree verdi è in costruzione. Nella sezione “Alberate” è possibile ottenere la descrizione delle specie arboree, nella sezione “Piano del Colore” si possono ricercare le pratiche del piano. Invece nel SIT di Milano nella sezione “Tra Verde e industria” è possibile visualizzare una mappa dove sono riportate le aree verdi, le aree industriali e quelle dimesse e ottenere delle informazioni cliccando sull’area analizzata (tipologia, numero abitanti, destinazione PRG, norme….). Come si vede da questi esempi, alcuni Comuni italiani hanno realizzato banche dati relative alle aree verdi, ma sono ancora lontani da un loro ampio sviluppo e una loro interazione con altre informazioni territoriali e tecnologie (mappe sulla situazione esistente, ad esempio). Inoltre sono ancora pochi i Comuni in cui è stato sviluppato questo tipo di approccio. b) Valutazione di impatto ambientale (VIA) E’ una procedura amministrativa che ha lo scopo di assistere il processo decisionale relativo alla realizzazione di opere o di interventi sul territorio per le quali si prevede un impatto significativo sull’ambiente e sulle componenti ambientali e socio – economiche interferite, ponendo al centro la salvaguardia dell’ambiente naturale; di solito tale procedura coinvolge la valutazione di una

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serie di alternative progettuali e, successivamente, la scelta di quella ritenuta più idonea. Questa può essere considerata un’applicazione del tipo DSS (Decision Support System, cioè Sistema di Supporto alla Decisione) in cui le tecniche GIS e la grande mole di informazioni disponibili rendono il processo decisionale più razionale e le motivazioni della scelta più chiare. Un sistema informativo per la valutazione di impatto ambientale assolve diverse funzioni: • è uno strumento di analisi territoriale – ambientale e di supporto nell’esame

istruttorio degli studi di impatto ambientale che accompagnano l’opera soggetta a VIA;

• è uno strumento di archiviazione di informazioni progettuali e ambientali: può essere consultato dal proponente di un’opera, nella fase di predisposizione di uno studio di impatto ambientale, e può costituire un efficace mezzo di comunicazione per i cittadini chiamati a partecipare alla procedura con opinioni e osservazioni.

Lo sviluppo di sistemi informativi territoriali per la valutazione di impatto ambientale muove oggi i primi passi in Italia, dove non esistono, ad oggi, esperienze consolidate….. L’interdisciplinarietà dello studio di impatto ambientale e la complessità del corredo informativo ad esso associato sono all’origine dei problemi e delle difficoltà di sviluppo dei sistemi informativi in questa direzione. c) Inquinamento atmosferico Il controllo della qualità dell’aria è l’integrazione di tre importanti attività: 1. Il monitoraggio Reti e strumenti di rilevamento, come centraline meteo – chimiche, permettono un efficace controllo in tempo reale dei parametri ambientali, attraverso una raccolta puntuale dei dati sulla qualità dell’aria, e documentano il rispetto ovvero il superamento degli standard di qualità dell’aria nel territorio. Inoltre oggi è possibile anche il rilevamento digitale dei dati e la loro elaborazione e correlazione.

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2. La valutazione preventiva Si stanno sviluppando tecniche (analitiche e statistiche) e modelli di simulazione sempre più raffinate. 3. Il sistema SIT Il sistema SIT: • integra le informazioni provenienti dalla rete di rilevamento (dati chimici e

metereologici) e dalla procedura di simulazione per l’analisi comparata dei dati di diffusione dell’inquinamento;

• gestisce la cartografia di base del territorio comunale; • correla i dati sull’inquinamento con altri dati: ambientali (come per esempio

caratteristiche del territorio, fonti di emissioni, mappa della vegetazione,..), socio – economici, ecc ;

• favorisce la trasparenza e l’accessibilità delle informazioni, aspetto chiave sentito dallo specialista e dal cittadino;

• presenta le informazioni fornendo una rappresentazione grafica e geografica dell’informazione con visualizzazione, sia 2D (produzione di mappe tematiche) sia 3D ( molto efficaci per il loro impatto visivo). L’informazione così strutturata è, senza dubbio, più immediata ed evocativa rispetto al tradizionale utilizzo di grafici e tabelle;

• in generale permette una migliore gestione del territorio anche in questo ambito.

Gli obiettivi dell’uso di questo sistema per l’inquinamento atmosferico sono: • individuare la dinamica dell’inquinamento e i periodi critici; • fornire elementi per individuare le cause che li determinano (complessi

industriali , traffico autoveicolare, ecc); • elaborare, sulla base di un modello territoriale ottenibile dai dati e dalle

informazioni acquisite, un piano di interventi operativi per ridurre al minimo l’inquinamento atmosferico;

• verificare l’efficacia degli interventi di risanamento adottati. • I compiti del Comune in relazione agli aspetti dell’inquinamento

atmosferico sono molteplici: • limitare la circolazione e le emissioni da impianti in caso di stati di

attenzione allarme inquinamento;

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• emettere autorizzazioni, in relazione a impianti industriali, artigianali o di pubblica utilità, per la costruzione di nuovi impianti, la modifica sostanziale delle emissioni o il trasferimento di esistenti, ecc.

• verificare l’ottemperanza alle prescrizioni relative alle autorizzazioni; • ecc.

Nei SIT comunali (settore “Ambiente”) più avanzati si possono consultare on – line i dati della rete di monitoraggio, la normativa (limiti, prescrizioni, compiti), le relazioni e le statistiche mensili e annuali, la descrizione dei controlli e degli interventi per ridurre l’inquinamento atmosferico. d) Inquinamento acustico La “Legge Quadro sull’Inquinamento Acustico” (articolo 6 della legge n° 447/1995) stabilisce le competenze dei comuni circa l’ inquinamento acustico. La sperimentazione dell’uso integrato di alcuni informatici, ormai indispensabili nella stesura dei piani urbanistici sperimentali, consente di gestire la molteplicità di informazioni territoriali necessarie alla redazione dei Piani Comunali di Risanamento Acustico . L’obiettivo è progettare una pianificazione territoriale per prevenire il deterioramento delle “aree vivibili” e, allo stesso tempo, risanare quelle dove sono riscontrabili livelli acustici dannosi per la salute pubblica. La legge suddetta prevede tre fasi fondamentali per la pianificazione acustica: 1. Zonizzazione acustica Prevede l’ attribuzione a ciascuna porzione omogenea di territorio di una delle sei classi acustiche individuate dalla normativa vigente (figure 4.13, 4.14), sulla base della prevalente ed effettiva destinazione d’uso del territorio stesso, e, ad ogni zona viene associato un valore limite di rumorosità ambientale in livello equivalente di pressione sonora ponderata “A” espresso in dBA (decibel espressi secondo la curva di ponderazione “A”). Per la realizzazione di tale lavoro è utile la cartografia digitale e i sistemi GIS per la georeferenziazione e l’elaborazione dei dati, anche esistenti in altri uffici con competenze diverse (ad esempio le destinazioni d’uso delle diverse aree presenti nel PRG informatizzato, i dati censuari, ecc.).

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2. Caratterizzazione acustica E’ la verifica del livello acustico realmente presente sul territorio, con raccolta dei dati attraverso una specifica campagna di misure fonometriche capillare e puntuale con postazioni georeferenziate. In questo modo si crea una banca dati in ambiente GIS, si ottiene una mappa cartografica sulla quale individuare le “zone di isolivello” e si elaborano modelli previsionali di propagazione del rumore e di simulazione di impatto acustico (dovuta alle costruzioni di strade, di nuovi insediamenti, ecc). Queste analisi saranno di supporto alle decisioni del Piano Acustico, funzione DSS tipica di ogni SIT. 3. Piano di Risanamento Acustico La sovrapposizione delle mappe originate dalla zonizzazione e caratterizzazione acustica conduce alla determinazione delle aree di potenziale superamento dei limiti stabiliti (zone di “sofferenza acustica”). Quindi si dovrà determinare la causa della criticità in modo da procedere con i necessari interventi di bonifica. La valutazione delle opere di bonifica ambientale da realizzare in un centro urbano, come ad esempio lo studio della modifica dei flussi di traffico, deve tenere conto di differenti dati territoriali (la popolazione più esposta, le sorgenti dell’inquinamento..) attraverso procedure automatiche, tipiche del SIT, che correlano e permettono di gestire in modo efficace tutti i vari dati territoriali, con uno scambio di dati non solo tra uffici dello stesso ente ma anche tra enti diversi. Inoltre il Piano di Risanamento Acustico deve essere correlato agli altri strumenti di pianificazione – il PRG, il Piano urbano del Traffico, i Piani Particolareggiati.. – e, a loro volta, questi strumenti di regolamentazione acustica e viabilità costituiscono dei mezzi ordinari di intervento che possono esprimere più compiutamente la loro potenzialità ed efficacia proprio alla luce del Piano di Risanamento Acustico.

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Fig. 4.13: quadro d’unione delle mappe di Zonizzazione Acustica (settore on line del Comune di Genova)

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Fig. 4.14: esempio di mappa di Zonizzazione Acustica (settore on line del Comune di Genova)

e) Inquinamento elettromagnetico Le cause dell’ inquinamento elettromagnetico possono essere di differente origine (installazione di apparati per emittenti radio e per emittenti TV, installazione di stazioni radio base di telefonia mobile, rete luce, antenne TV, ecc.), sicuramente, a seguito della crescita degli impianti e dei servizi di telefonia mobile, il cittadino ha una sempre maggiore preoccupazione relativamente all’inquinamento ambientale dovuto a campi elettromagnetici di origine artificiale, il cosiddetto “elettrosmog”. Le recenti normative in materia attribuiscono ai Comuni l’attività di vigilanza e di controllo sugli impianti. Di conseguenza, in alcune zone, sono stati intrapresi degli accordi fra il comune, l’università e i gestori del servizio di telefonia mobile per garantire la corretta informazione, il monitoraggio, il controllo, la razionalizzazione e gli interventi di risanamento per la tutela dell’ambiente e della popolazione dall’inquinamento elettromagnetico. Proprio nel SIT vengono riportati la cartografia utilizzata, le leggi, i regolamenti, i limiti ammissibili alle varie frequenze, le modalità del monitoraggio e dei controlli, ecc.

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f) Suolo Le applicazioni sono le più svariate e riguardano ambiti differenti:

• bonifica dei suoli inquinati: interventi per far fronte a necessità di controllo di delle acque meteoriche, della difesa dal pericolo dell’erosione e dalle frane, la costruzione di strade dei servizio, il controllo sui materiali prodotti dall’uomo, ecc;

• inquinamento: segnalazione del cittadino al Comune di situazioni di inquinamento riferite a condizioni dell’aria, del suolo, dei corsi d’acqua, o al rumore, oppure ad inconvenienti provocati dalle industrie;

• richiesta di controlli igienici relativi a problematiche di igiene del suolo e dell’abitato: segnalazione di situazioni che possono produrre inconvenienti alla salute e/o degrado igienico in ambito sia pubblico che privato può essere fatta per immobili, aree, condotte fognarie, ecc.

• controllo e gestione da parte dell’ente comunale dell’attività estrattiva: previsione di interventi finalizzati ad un recupero ambientalmente accettabile delle aree rese degradate dall’attività estrattiva e definizione di misure compensative necessarie alla mitigazione degli impatti durante la fase dell’attività;

• idrogeologia: documentazione relativa alle falde acquifere (che possono essere utilizzate per soddisfare, in parte, il fabbisogno dell’area comunale) e normativa relativa alle aree soggette a vincolo idrogeologico (cioè divieto, in assenza di specifica autorizzazione, di effettuare interventi in tale aree che comportino scavi o movimentazione di terreni o trasformazione di boschi in terreni saldi o sottoposti a coltura e periodica lavorazione) ;

• subsidenza (figura 4.15): documentazione relativa a rilievi sistematici effettuati nella zona di interesse;

• ecc.

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Fig. 4.15: subsidenza: carta delle curve di ugual abbassamento (settore on line

del Comune di Bologna)

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4.4.4) Gestione del territorio a) Le reti tecnologiche In questi ultimi anni molte Aziende, allo scopo di superare i limiti della gestione delle proprie reti (acqua, luce, gas, telefonia, ecc.), hanno dato luogo alla creazione di appositi SIT che permettono di programmare e pianificare gli interventi sul territorio e nel contempo consentono l’aggiornamento in tempo reale delle modificazioni sopravvenute. Le maggiori difficoltà sono:

• il passaggio dai metodi manuali, consolidati nel tempo, a metodi automatizzati;

• la scelta degli strumenti più adatti per ogni singolo ente; • il corretto impiego dei dati geografici, avendo chiari sia i vantaggi sia i

limiti della tecnologia. Gli obiettivi principali di un SIT di questo genere sono:

• la visualizzazione grafica di tutte le informazioni, attraverso la creazione di carte tematiche polifunzionali;

• la possibilità di introdurre tutte le varianti, relative alle caratteristiche intrinseche delle reti tecnologiche, intervenute aggiornando in tempo reale il contenuto;

• la simulazione del comportamento della rete. Di solito i dati disponibili sono:

• la cartografia numerica, generalmente in scala 1:2000 o 1:1000, realizzata dall’ufficio tecnico del comune;

• la cartografia tradizionale di proprietà dell’Azienda rappresentante il territorio di competenza e su cui sono riportate, graficamente, le caratteristiche tecniche e strutturali delle proprie reti tecnologiche.

Su questa base geometrica verrà riportato un grafo, composto da tronchi e nodi (ad esempio corrispondenti alle tubazioni e ai loro punti di collegamento), che simula lo schema planimetrico della rete. Quindi mediante l’utilizzo del software dedicato per la gestione dei SIT verrà predisposta la connessione tra la base geometrica e quella relativa alla base di dati (associazione grafo – database) tale da consentire, mediante procedure di interrogazione e con opportuni

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algoritmi di elaborazione, la realizzazione delle carte polifunzionali raffiguranti i tematismi ricercati. Inoltre, in futuro, alcuni Comuni – soprattutto quelli di maggiori dimensioni e con rilevanti problemi di traffico veicolare, ad esempio il Comune di Roma – potrebbero richiedere alle aziende, che gestiscono servizi pubblici su rete tecnologica, di avere preventivamente a disposizione documentazione di tutte le reti presenti in un dato luogo, prima di poter ottenere il permesso per procedere ai lavori di scavo relativi a qualsiasi operazione di gestione, manutenzione o ampliamento delle stesse. Questo fa nascere la necessità di dover rendere accessibile con continuità l’intera documentazione in possesso di ogni azienda a tutte le altre e l’esigenza di organizzare una base dati di tipo informatico, somma delle singole ed eterogenee basi aziendali in grado di permettere la necessaria diffusione verso le unità organizzative interessate. Il suddetto processo ha come obiettivo una pianificazione dei lavori di scavo in grado di garantire una maggiore sicurezza e di ridurre al minimo le sovrapposizioni e i conseguenti disagi creati alla cittadinanza. b) I servizi pubblici urbani Le municipalizzate e le nuove società di servizi di mobilità urbana ed extraurbana hanno l’esigenza di migliorare l’offerta, sia in termini di qualità sia di comunicazione verso l’utenza. A tal fine devono sempre di più fare ricorso a tecnologie informatiche per: • gestire una base cartografica ed alfanumerica; • monitorare in tempo reale la posizione degli automezzi; • ricercare “le sofferenze della rete”; • per ridurre i costi di gestione e ottimizzare la gestione degli automezzi; • risultare tempestivi nell’adattare in tempo reale le caratteristiche del servizio

alle richieste dell’utenza e alle modifiche continue che l’ambiente induce; • fornire maggiore informazione all’utenza attraverso vari canali informativi. Per questo è possibile adottare un sistema integrato per il monitoraggio, la gestione e il controllo di mezzi mobili attraverso tecnologie GPS, GIS e Internet. Le loro principali funzioni sono:

• GPS: individuazione della posizione di mezzi mobili e conoscenza di parametri come la velocità;

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• GIS: gestione ed elaborazione del complesso delle informazioni (centro di gestione ed erogazione dei servizi informativi);

• Sito Internet, risponditori vocali, WAP, display luminosi alle fermate: divulgazione delle informazioni.

• Questo sistema permette all’azienda di trasporto pubblico di avere sempre sott’occhio lo stato della rete in tempo reale.

I dati che possono essere acquisiti sono molteplici, a seconda anche delle esigenze di ciascun azienda, citiamo i più tipici: • stato dei mezzi (operativi, in manutenzione, ecc.); • ritardi/anticipi sulle tabelle di marcia, previsione in tempo reale del tempo di

arrivo dei mezzi alle fermate; • segnalazioni di eventi imprevisti (incidenti, blocchi stradali, ecc); • richieste di aiuto e soccorso. c) Gestione dei rifiuti urbani Il problema della valutazione e gestione del ciclo di vita dei rifiuti solidi urbani (RSU) in aree urbanizzate ha assunto, nell’ultimo decennio, notevole importanza. Per una corretta gestione della raccolta dei rifiuti solidi urbani, è necessario affrontare il problema attraverso due principali politiche di intervento:

• la definizione dei percorsi ottimi per la raccolta dei rifiuti, la definizione dei turni e quindi dei tempi richiesti oltre che dei costi finali per l’effettuazione del servizio;

• lo sviluppo di una pianificazione nel medio – lungo termine per la definizione dei livelli ottimali di raccolta differenziata sul territorio, in funzione delle caratteristiche topologiche, geomorfologiche, urbanistiche e soprattutto delle peculiarità dell’utenza.

I possibili interventi devono ottemperare ai vincoli imposti dalla normativa guida nel settore dei rifiuti ossia il Decreto Ronchi (D.Leg.22/97), che recepisce le più importanti direttive europee in tema di rifiuti e mette in risalto i seguenti concetti e obiettivi:

• affermazione della cultura del recupero a discapito della soluzione dello smaltimento ed in particolare dello smaltimento in discarica;

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• attuazione del principio “chi inquina paga”, cioè chi detiene i rifiuti ha l’obbligo di provvedere al loro smaltimento secondo precise modalità vale a dire consegnandoli ad un raccoglitore o ad uno smaltitore autorizzati;

• riduzione della produzione dei rifiuti; • il conferimento e la raccolta differenziata dei rifiuti (RD), sia urbani che

industriali. Integrando strumenti GIS e DSS secondo una concezione moderna di Sistema Informativo Territoriale, si può:

• gestire la cartografia del territorio comunale con l’esatta localizzazione degli oggetti per la raccolta dei rifiuti (cestini, campane, ecc.) che spesso nel tempo vengono spostati o eliminati, e calcolare gli itinerari per la raccolta;

• aggiornare la situazione, ad esempio la posizione e la caratteristiche degli oggetti usati per la raccolta;

• analizzare la soluzione ottimale tra origini e destinazioni assegnate in una rete di raccolta;

• allocare in maniera efficiente i veicoli e i lavori di raccolta all’interno della rete;

• valutare l’opportunità di modificare il parco mezzi necessario alla raccolta al variare delle condizioni territoriali e dell’utenza da servire;

• effettuare simulazioni e ottenere risultati in tempi contenuti al variare delle caratteristiche territoriali, urbanistiche e delle risorse aziendali inerenti il parco mezzi (impossibilità di utilizzare alcuni mezzi per guasti o manutenzione), variazione delle caratteristiche di percorrenza della rete stradale (chiusura di strade, nuovi semafori,..), variazione dei turni di servizio e delle quantità dei rifiuti da raccogliere (aumento o diminuzione o variazione del tipo di utenza).

Nei Comuni di dimensioni maggiori (Torino, Milano, Genova) è presente una sezione dell’Ambiente dedicata alla gestione dei rifiuti: in essa di solito vengono riportati la normativa a cui si fa riferimento, i regolamenti, i servizi del comune e dell’azienda municipalizzata per la gestione dei rifiuti, i piani e i programmi.

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4.4.5) Archivio fotografico La foto costituisce un documento particolare per la conoscenza del territorio: essa è una testimonianza unica e certa di uno stato di fatto e una serie storica di foto evidenzia l’andamento di diversi fenomeni. La gestione del materiale fotografico e cartografico esistente presso gli uffici cartografici delle Pubbliche Amministrazioni crea da sempre grandi difficoltà, sia agli operatori del settore, costretti nel loro lavoro quotidiano ad effettuare manualmente le operazioni di ricerca e consultazione, sia agli utenti finali, che risentono dei lunghi tempi necessari con queste procedure. La gestione informatizzata dell’archivio fotografico delle foto aeree consentirebbe di effettuare la selezione dei fotogrammi a copertura di un ambito territoriale opportunamente definito dall’operatore e potrebbe essere corredata di una serie di semplici opzioni che si rilevano utili quando la ricerca è più articolata. I dati strettamente necessari sono costituiti da confini comunali e fotoindici. Nel database a ciascun fotogramma potrebbero essere associati i seguenti campi: numero della strisciata alla quale appartiene il fotogramma, numero del fotogramma, data del volo, scala del volo, quota di volo, ecc. Oltre alle foto aeree, fanno parte dell’archivio fotografico comunale anche le foto terrestri prodotte per vari scopi e in vari tempi (ad esempio per rilievi di edifici): anche queste, se opportunamente catalogate, potrebbero essere impiegate per un utilizzo anche successivo e per più utenti. Il Comune di Bologna (figura 4.16) propone un quadro d’unione delle foto aree (volo del 1997), dal quale, cliccando sulla zona di interesse è possibile visualizzare la foto area associata (figura 4.17), però ad essa non è collegata, almeno per ora, nessuna informazione. 4.4.6) Altre applicazioni Nei SIT comunali si possono trovare le più svariate applicazioni a seconda delle problematiche territoriali e dello sviluppo di procedure informatizzate GIS. Citiamo qualche esempio: inquinamento idrico, bonifica dei suoli inquinati, balneabilità delle acque, impianti termici, contaminazione del suolo del sottosuolo e delle acque sotterranee in aree a rischio, ricognizione delle fasce costiere, ecc.

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Fig. 4.16: quadro d’unione delle foto aeree (settore on line del Comune di Bologna)

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Fig. 4.17: esempio di fotogramma (settore on line del Comune di Bologna)

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• Mugnai A. : “Siena on-line”, Il Modulo, 2001 • Desideri M. : relazione, Atti del seminario regionale “L’organizzazione e lo

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• Biallo G. , Massari M. , Onorati G. : “Il GIS nei comuni italiani: risultati del sondaggio di MondoGIS (prima parte)” , MondoGIS 24/20001;

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Cap. 5: CENSIMENTO DELLA REALTA’ ITALIANA E CASI SIGNIFICATIVI DI SIT COMUNALI 5.1) Introduzione In questo capitolo vengono riportati alcuni esempi di SIT comunali che, nel panorama degli enti locali italiani, sono sembrati degni di nota. L’obiettivo vuole essere descrivere a che punto è la situazione italiana nell’ambito dei SIT a scala comunale: i problemi che sussistono ancora, gli obiettivi raggiunti, le finalità che ci si è posti e ci si pone, l’ analisi dei progetti presenti e uno sguardo a quelli futuri. Al di là delle singole esperienze specifiche (A. Mugnai, 2001), l’obiettivo primario di un SIT dovrebbe essere la definizione di un progetto complessivo di Sistema Informativo Territoriale a livello locale, all’interno del quale collocare, in modo coerente e conforme ogni singolo progetto e applicazione, in una logica complessiva di sistema integrato, alla quale l’Amministrazione e i tecnici, ma in sostanza l’intera città, possa riferirsi per:

• conoscere i propri obblighi e i propri diritti; • per svolgere con maggiore efficienza il proprio lavoro; • per utilizzare e sfruttare tutto il patrimonio esistente di

conoscenze sul territorio che potrà essere recuperato e su quello nel corso del tempo, se adeguatamente raccolto, continuerà a depositarsi.

Oggi è possibile consultare un Sistema Informativo Territoriale in diversi modi e per diverse categorie di utenti : l’accesso è riservato solo agli utenti interni agli uffici degli enti locali (intranet), è possibile anche per gli utenti esterni tramite l’utilizzo delle colonnine informative (via totem), è esteso ad ogni utente connesso ad un PC (internet). Data l’odierna diffusione di internet e le ampie potenzialità che esso offre, in questa trattazione è stato inteso, spesso, per Sistema Informativo Territoriale un SIT diffuso tramite web. Infatti quanto esposto deriva da una ricerca effettuata per via bibliografica, per contatti diretti e, soprattutto, mediante consultazione dei

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siti web ad oggi realizzati dalle Pubbliche Amministrazioni. Si è trattato di un’attività non semplice, in quanto le informazioni di questo tipo sono spesso non disponibili, o non sono aggiornate, o incomplete, o troppo generiche. Va osservato che di frequente le realizzazioni sono ancora allo stadio progettuale, o, in ogni caso, dalla documentazione disponibile non è possibile approfondire il grado di sviluppo. Per fortuna ci sono, ed è auspicabile che ci saranno sempre di più, diversi esempi degni di nota: alcuni progetti, indagini, piani di settore sono stati impostati fin dall’inizio con strumenti GIS. Al termine di una fase impegnativa di acquisizione dei dati, considerati i problemi sopra esposti, si è deciso di limitare la trattazione sulla realtà nazionale ad alcuni casi di studio significativi, stante l’oggettiva difficoltà di pervenire ad un vero e proprio censimento dettagliato. A questo proposito si è scelto di presentare la situazione di quattro realtà locali di dimensioni diverse, due a carattere metropolitano (Genova e Torino), una relativa ad un comune di media grandezza (Padova) ed una ad un comune di dimensioni medio – piccole (Siena). Non è possibile affermare che questi esempi siano rappresentativi della realtà italiana trattandosi probabilmente di alcuni tra i casi più avanzati. Infatti anche se in Italia si è iniziato a parlare di SIT all’inizio degli anni ’80, la realtà SIT a scala locale si presenta ancora incerta, con notevoli differenze fra un comune e un altro (anche limitrofi), con un divario evidente fra Nord e Sud. In altre parole la diffusione e l’utilizzo dei SIT nelle sue reali potenzialità è spesso ancora agli esordi, benché queste tecnologie siano state sviluppate ormai da decenni. Vediamo un’importante differenziazione nello sviluppo attraverso i decenni dei SIT in Italia. All’inizio degli anni ’90 le tecnologie informatiche sono maggiormente diffuse nelle città con popolazione compresa tra 50.000 e 250.000 abitanti, mentre nessuna delle maggiori città italiane risulta aver acquisito in GIS. Questo è dovuto soprattutto alla difficoltà di assumere decisioni che comportano, come nel caso dei GIS, significativi investimenti economici, a causa anche della forte frammentazione istituzionale ed operativa presente all’epoca nelle maggiori realtà urbane. Le città di minore

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dimensione invece, oltre a richiedere investimenti più contenuti, possono trarre vantaggio dai contatti più diretti tra i diversi decisori per superare, in qualche misura, la rigidità del meccanismo burocratico. Successivamente, però, diversi enti comunali di medie dimensioni, partiti con entusiasmo per l’elaborazione e la strutturazione del SIT, hanno poi subito un arresto per aver sottovalutato le difficoltà che si verificano necessariamente nel medio – lungo periodo, come, ad esempio, l’aggiornamento dei dati. Oggi, quindi, l’informatizzazione degli uffici tecnici è stata raggiunta parzialmente per i comuni più grandi e più attrezzati, ma rimane un obiettivo ancora piuttosto lontano da raggiungere per i comuni di dimensioni più piccole, considerando sia le risorse umane disponibili sia la situazione operativa. Nei comuni di dimensioni maggiori e più all’avanguardia (come Milano, Torino, Genova, Bologna..) le applicazioni, che sfruttano le potenzialità dei SIT, sono molteplici e ben strutturate, mentre per quelli medio – piccoli la situazione è ancora molto frammentaria, diversificata, spesso carente. Come già messo in evidenza nel Capitolo 1 “Caratteristiche generali di un Sistema Informativo Territoriale”, la realizzazione di un SIT:

• è un’operazione molto complessa stutturalmente e tecnicamente; • incide fortemente sulla struttura organizzativa comunale; • richiede molte risorse economiche e umane; • necessita di volontà politica, di personale molto competente – a

livello tecnico, organizzativo e burocratico – e di software specifici;

• deve essere condotta con particolare attenzione, in quanto si lavora su banche dati e quindi entra in gioco il diritto alla privacy;

• implica un’elevata interdisciplinarietà a scale diverse (Regioni, Province, Comuni), in settori comunali differenti e in molti ambiti (informatica, urbanistica, topografia, economia..);

• è un processo che deve essere sviluppato nel tempo: per un sua continua implementazione e un suo costante aggiornamento;

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Da questi presupposti discendono le difficoltà di molti comuni: • nel consolidare una realtà nuova, verso la quale – anche da parte

dei professionisti – si nutre ancora oggi molta diffidenza; • nel trovare persone che, nei vari ambiti – tecnico, politico,

amministrativo, burocratico – comprendano le potenzialità del SIT e ne favoriscano lo sviluppo, infatti per ora gli utenti reali negli uffici degli enti locali sono ancora pochi rispetto al numero complessivo;

• nel reperire i capitali e le risorse necessarie e munirsi di adeguati strumenti informatici ;

• nel trovare professionalità degli “addetti ai lavori” nei vari ambiti (soprattutto tecnico) per un settore in forte espansione e con esigenze precise;

• nel non mirare solamente ad una rappresentazione del dato ma all’ analisi e all’ interpretazione;

• nel riuscire a far collaborare i vari settori comunali; • nel promuovere, attraverso convenzioni, l’interazione con i gli

enti esterni (Catasto, aziende..); • nello strutturare il proprio SIT, ma soprattutto nel portarlo avanti

nel tempo, impiegando tutte le risorse necessarie. Un semplice esempio dei problemi di comunicazione, di interdisciplinarietà e di interconnessione tra realtà diverse che un SIT inevitabilmente solleva, può essere derivato anche dall’esperienza di consultazione in Internet dei siti ad oggi realizzati, esperienza che ha occupato una parte del lavoro di tesi. E’ facile notare come, a volte, la ricerca delle sottosezioni di un SIT o dell’informazione cercata in un sito risulti non immediata. Questo discende dal fatto che, nella stragrande maggioranza dei casi, chi costruisce le pagine Web ha una buona preparazione informatica ma scarse competenze nei vari ambiti territoriali (urbanistica, cartografia, ecc); sarebbe dunque auspicabile che chi è formato territorialmente collaborasse con “l’informatico” per rendere note le esigenze e le priorità del proprio settore. Inoltre, spesso, viene prima costruita l’ossatura informatica del sistema e, in un successivo momento, entrano nel progetto gli altri settori comunali, che quindi devono adeguarsi ad un sistema già in parte impostato.

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Purtroppo questo spirito collaborativo, questo costruttivo scambio di opinioni, questo sincronizzarsi per un obiettivo comune, il SIT appunto, è un processo ancora molto difficile, lento e non frequente, anche se, una volta compreso, porterebbe indubbiamente a risultati migliori. Quindi è importante realizzare, in futuro, una cooperazione sempre più stretta ed intesa fra il SIT e l’informatica e telematica dell’Ente. Il SIT (M. Desideri, 2000) non è un sistema chiuso al servizio di un solo ufficio ma un sistema di basi dati ed applicazioni di interesse di tutto l’Ente e degli utenti esterni: le scuole, i professionisti, le associazioni ed i singoli cittadini. I primi strumenti GIS prodotti erano molti distanti dal resto dell’informatica “tradizionale”: stazioni di lavoro specializzate (tipicamente WS unix), sistemi di gestione ed archiviazione dati complessi e totalmente diversi da quelli tradizionali, strumenti di sviluppo applicazioni e linguaggi dedicati. Oggi i due mondi si stanno avvicinando: si usano normali PC (anche se più potenti), i dati si possono archiviare nei comuni DBMS se dotati di specifiche integrazioni per le specificità geografiche, anche gli ambienti di sviluppo si basano sui linguaggi std (C, visual basic, java) con apposite librerie per le elaborazioni geografiche. La questione va affrontata tenendo conto delle esigenze di integrazione nella rete generale ma anche delle specificità del settore. Spesso la definizione di un Piano o di un Progetto è affidata dagli enti locali a strutture esterne – alcuni studi tecnici si sono già specializzati in questo settore – con un utilizzo significativo di strumenti GIS: anche in questo caso possono nascere delle difficoltà di comunicazione quando il “consulente” non concorda con il SIT l’impostazione delle basi dati e degli strumenti. La soluzione non può che stare nel collegamento stretto fra le strutture di progettazione dei Piani e gli esperti GIS dell’Ente. La formazione delle figure professionali (G. Biallo, 2000) nel settore SIT è sicuramente collegato alle osservazioni suddette: infatti le figure professionali che scarseggiano sono quelle tipicamente SIT, cioè trasversali. Ad esempio per un comune di media dimensione, SIT vuol dire sicuramente una base cartografica ad un certo livello di accuratezza e dettaglio, ma strutturata in modo da modellare la realtà congruentemente con le necessità dei diversi soggetti che su di esse devono operare,

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l’interazione con i diversi processi dei vari uffici, il supporto alle molteplici applicazioni possibili…Quindi le figure professionali devono avere una sufficiente visione d’insieme e competenze che spazino dalla cartografia numerica, ai database, alle reti informatiche, alla capacità di analisi dei processi, di programmazione di soluzioni informatiche in risposta a specifiche esigenze, di leadership per riuscire a interagire con organizzazioni anche complesse; inoltre essi devono cercare soluzioni adeguate, strumenti semplici, aiutare gli utenti, capire le esigenze, impadronirsi delle tecniche di analisi. Invece oggi, gli operatori del settore o hanno ancora livelli di professionalità insufficienti oppure esprimono elevate professionalità ma troppo focalizzate nell’area della cartografia (con un’attenzione eccessiva alla problematica tradizionale della qualità cartografica e magari troppo bassa sull’utilizzo della base cartografica in un GIS), nell’ area informatica, oppure in specifiche applicazioni. Questa situazione è in parte dovuta alla varietà dei sentieri di crescita professionale seguiti da chi opera nel settore e dalla scarsità di percorsi formativi specifici. Anche la sottoscritta si è avvicinata alle problematiche GIS durante un breve seminario all’interno di un corso universitario, ma ha poi dovuto acquisire competenze specifiche attraverso un iter formativo personale. Eppure il mercato oggi necessita e richiede queste figure professionali: l’offerta formativa sui SIT non è ancora all’altezza della domanda espressa. E’ quindi necessario ripensare ai percorsi e ai profili normativi e non solo: come si è più volte evidenziato un SIT coinvolge molti ambiti e quindi molte persone, quindi assessori, politici, manager aziendali dovranno venire a conoscenza dei costi e dei benefici derivanti dalla realizzazione di un SIT, delle leggi di finanziamento, dei piani formativi di riqualificazione del personale, ecc. Ancora: i responsabili dei SIT dovranno acquisire competenze appropriate sugli appalti e i collaudi, sulle risorse informatiche, sulle tecniche di acquisizione dei dati, sui requisiti dei sistemi, ecc. Il basamento informativo (M. Desideri, 2000) costituisce l’elemento basilare senza il quale non esiste nessun SIT: bisogna avere basi dati integrabili, accessibili da tutti e di qualità. Il SIT utilizza i dati amministrativi e statistici degli altri settori e li arricchisce della

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componente geografica con le relative possibilità di analisi spaziale. Spesso si usa dire che i dati ci sono, sono anche troppi, e portano rumore nella loro ridondanza: il problema è che non si sa usarli. E’ importante selezionare l’informazione utile e definire prima quali sono le elaborazioni che servono. Ma non appena si inizia a lavorare e ad effettuare elaborazioni non si va da nessuna parte senza il patrimonio informativo che di fatto è spesso carente. I dati ci sono solo in linea teorica, ma non è solo o tanto per cattiva volontà o malafede (i compartimenti stagni) che non vengono usati, ma perché sono di fatto dati non utilizzabili. I dati diffusi negli uffici non sono organizzati, non contengono in modo corretto il riferimento geografico, non sono adeguati come completezza e qualità: in sintesi non sono elaborabili. Per sviluppare un DB geografico occorrono grossi investimenti, strutture qualificate, utilizzo di procedure rigorose di costruzione ed aggiornamento nei singoli uffici, ponendo la massima attenzione alla qualità. Tutto questo costa in termini di attenzione continua e di fondi da impegnare. Gli Amministratori ed i Responsabili degli Uffici devono pretendere risposte reali alle loro esigenze e che siano coerenti rispetto ai loro tempi; ma se vogliono un servizio di qualità gli investimenti necessari sono significativi a partire dagli archivi di base ed alla loro organizzazione, e non basta mettere insieme l’informazione che sta negli uffici. Il fattore tempo è un potenziale elemento di debolezza. Realizzare un sistema informativo è sempre lungo, quello geografico rischia di essere “infinito”. Si deve avere la capacità di impostare il lavoro in modo tale da dare risposte e dati di giorno in giorno, di anno in anno. Non si possono solo avviare processi lunghi e complessi spesso non governabili in termini di tempo. E’ meglio utilizzare ed elaborare dati anche di minore precisione, che derivano da approssimazioni o stime, ma che possono essere forniti in tempo utile per le esigenze degli uffici. In molti casi questo approccio consente di fare comunque un servizio di qualità e di attivare un rapporto con gli utenti che li può convincere ad investire per migliorare e completare le basi dati di loro interesse. La distribuzione delle informazioni territoriali avviene ancora utilizzando mezzi diversi: in molti Comuni, anche di grandi dimensioni, una parte del SIT è accessibile on – line, mentre una parte rimane ancora su supporto

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magnetico, come può essere la distribuzione del PRG o della cartografia. Queste ultime forme di diffusione del dato, come ad esempio il Cd-Rom, necessitano di continue nuove "release" di aggiornamento, mentre risulta evidente il vantaggio di un sistema on line che permette maggiore facilità di aggiornamento e di modifica da parte degli enti competenti. Infatti uno dei requisiti indispensabili di un SIT è fornire informazioni, in qualunque momento, aggiornate, soprattutto per un uso professionale. D’altra parte, l’uso della connessione ad internet non è ancora così diffusa e praticata da poter escludere quella fascia di utenti che non hanno la possibilità di entrare nella rete, o non hanno ancora abbastanza dimestichezza con questi nuovi strumenti. Una delle difficoltà maggiori che ancora permangono per la formazione di un SIT è la copertura normativa: se sono stati fatti alcuni progressi attraverso leggi regionali e nazionali, ne sono necessari ancora altri per l’ampia diffusione dell’informazione geografica. A questo proposito si rimanda al Capitolo delle Applicazioni. Da quanto finora esposto, risulta evidente che l’affermazione generalizzata dei SIT a scala comunale non è, e non sarà, per ora, di facile attuazione o di normale routine, anche se gli esempi riportati vogliono sottolineare come molti progressi sono stati fatti, molti sono in atto e ci sono tutte le condizioni per poterne fare ancora tanti altri. Infatti, rispetto alle potenzialità degli strumenti, l’uso è ancora limitato: il GIS esalta la sua funzione, la sua “utilità” quando non ci si limita a rappresentare con l’informazione geografica la realtà, ma bensì quando se ne vuole fare un modello per analizzarla, interpretarla e supportare le conseguenti decisioni e scelte.

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5.2) Il Comune di Genova: il Sistema Informativo Territoriale, l’Osservatorio Civis e il PRG La città di Genova si contraddistingue per la forte connotazione territoriale, morfologica, storica del suo Centro: ad esso sono legate sia problematiche tipiche di tutte le grandi metropoli sia caratteristiche peculiari di questo territorio. Il SIT inizia dunque proprio dallo studio approfondito di questo nucleo storico – attraverso la mole di dati e progetti sperimentali, le carte storiche e tematiche, gli studi di fattibilità, ecc. – per arrivare ad estendere i suoi strumenti e le sue soluzioni all’intero ambito cittadino. Allora il recupero del Centro Storico parte dai suoi palazzi storici – con le carte dello stato di manutenzione, del degrado, dell’occupazione – dalle sue strade tortuose – con la carta delle pavimentazioni stradali, dei percorsi turistici e dell’illuminazione – dal litorale – con la carta archeologica – e arriva alla mancanza di parcheggi – con il progetto di un parcheggio sotterraneo – all’ esigenza della disinfestazione dai ratti, con il progetto per il controllo ambientale delle colonie murine. Queste problematiche sono state analizzate non solo dall’ente comunale ma supportate vivamente anche dall’Università di Genova, da enti di ricerca come il Politecnico di Milano e da liberi professionisti. Inoltre esse sono presenti in altre zone e quartieri della Città a cui, in alcuni casi, potranno essere estese le soluzioni già adottate per il centro storico. Altro aspetto degno di nota è la consapevolezza degli “addetti ai lavori” del Comune dell’importanza della collaborazione con enti e aziende che operano sullo stesso territorio, per non duplicare le informazioni ma bensì per condividere le banche dati. Proprio da questa considerazione hanno origine diversi accordi per lo sviluppo di iniziative e progetti. Infine sono da evidenziare i vari settori sviluppati in diversi ambiti: ambiente, traffico, edilizia, ecc.

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5.2.1) La rete IG ligure La rete IG (Informazione Geografica) ligure è schematizzata nella figura 5.1: in essa sono mostrati i principali soggetti che attualmente ne costituiscono i nodi (S. Farruggia, 2000). Al centro di una sorta di planisfero è stata posta l’ Infrastruttura di Informazione Geografica, alla cui creazione concorrono tutti gli attori evidenziati nello schema,ma anche da cui ognuno attinge: procedendo dall’interno del planisfero verso l’esterno) troviamo enti comunali, regionali (la rete regionale si è sviluppata a metà degli anni ’90), enti nazionali e internazionali. Gli stessi canali servono anche ai cittadini e alle imprese per esprimere le proprie richieste (doppia freccia nella figura). Vediamo ora in ordine cronologico i progetti che rientrano in questa rete:

• progetto CIVIS (Criteria to Improve and Vitalise Inner-city Settlements), in particolare l’azione riguardante la realizzazione dell’Osservatorio Urbano Civis (1994);

• progetto “Liguria-Regione Integrata: esso rappresenta la prima esperienza di cooperazione tra Enti Locali in ambito regionale con la condivisione di regole di comunicazione e di banche dati: Al sito della regione Liguria si arriva dalla homepage www.regione.liguria.it, nella sezione “Territorio e Ambiente” si possono selezionare le sezioni “Repertorio cartografico”, “Urbanistica”, “Piani Regolatori” e altri;

• progetto per la realizzazione della Carta Tecnica Numerica a grande scala di Genova: l’accordo tra Comune e le aziende di pubblici servizi locali e nazionali impegna il primo ad effettuare continui aggiornamenti ed arricchimenti dello strumento cartografico e i secondi a utilizzarlo all’interno dei propri sistemi informativi territoriali.

Le conseguenze positive date dall’instaurarsi di questa Rete sono state la cooperazione far i vari enti locali (sia internamente che esternamente), una maggiore efficienza nella raccolta dei dati, tempi e investimenti minori per

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gli obiettivi raggiunti, una formazione più qualificata grazie al riferimento delle esperienze di maggior successo.

Fig. 5.1: la rete IG ligure

5.2.2) Il settore dell’informazione geografica del Comune di Genova Nel 1994 il Comune di Genova, considerando l’alto costo dell’acquisizione e dell’aggiornamento dei dati geografici e l’importanza della cooperazione tra i suoi vari settori (cartografia, informatica..), ha iniziato la costruzione della propria Infrastruttura di Informazione Geografica. Oggi sono due gli uffici addetti all’informazione geografica:

• la Sezione Sistema Informativo Territoriale : ha origine nel 1997 dal “Gruppo di lavoro per l’informatizzazione del PRG” del ’94 e ha il compito di completare e mantenere aggiornato il Sistema Informativo Territoriale dell’intero territorio comunale;

• la Sezione Osservatorio Civis: ha origine nel 1997 dal “Progetto pilota Urbano Civis” e ha il compito di sviluppare,completare e mantenere aggiornato il Sistema Informativo Territoriale del Centro Storico cittadino, sperimentando soluzioni che,in futuro, potranno essere estese all’intero ambito urbano.

Il Web GIS on line è stato riconosciuto come strumento di sviluppo di differenti sinergie tra soggetti pubblici e privati, a supporto delle azioni del Comune nella distribuzione dei servizi, per promuovere progetti di

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fattibilità economico – sociale e di valutazione degli interventi per uno sviluppo cittadino sostenibile. 5.2.3) Il Sistema Informativo Territoriale a) Caratteristiche generali Il rilancio del Sistema Informativo Territoriale è partito nel 1994 dall’esigenza di dover redigere il nuovo Piano Regolatore Generale. Questo progetto ha reso possibile:

• creare un’infrastruttura per l’informazione geografica a scala cittadina, anche attraverso degli accordi con Enti e Aziende che producono e utilizzano dati geografici;

• promuovere l’uso diffuso dell’informazione geografica, coinvolgendo gli Ordini Professionali a altre organizzazioni rappresentative di soggetti che possono trarre benefici da una conoscenza approfondita del territorio;

• formare professionalmente molti tecnici, per promuovere l’offerta di professionalità in questo settore che è in forte espansione date le crescenti esigenze degli enti locali e dei privati.

Alla data attuale (febbraio 2001), il Comune di Genova è impegnato per lo sviluppo del proprio Sistema: esso è in corso di implementazione e in continuo aggiornamento, comunque se ne prevede il rilascio finale entro sei mesi. Inoltre, tenendo conto dell’importanza della condivisione delle banche dati, sta ricercando la collaborazione con gli enti e le aziende che operano sullo stesso territorio (ENEL, TELECOM, le Aziende del Gas e dell’Acqua, del Trasporto Pubblico, l’Autorità Portuale). b) La Carta Tecnica Numerica Tra le iniziative di collaborazione con gli altri enti vale sicuramente la pena menzionare l’ “Accordo per il completamento e l’utilizzo della Carta

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Tecnica Numerica del Comune di Genova (CTN)”. Detto atto stabilisce i termini entro i quali la Civica Amministrazione deve completare la realizzazione della CTN e l’impegno degli altri contraenti a contribuire economicamente al progetto e ad utilizzare tale strumento quale data base geografico nei propri strumenti GIS. L’Accordo coalizza Comune e Autorità del Porto sul fronte della produzione del database geografico a grande scala e, contemporaneamente, aggrega le aziende di pubblici servizi per la valorizzazione di tale strumento cartografico attraverso la sua adozione. Quindi la Carta Tecnica Numerica sarà la base di riferimento – a livello cittadino – di tutte le iniziative utili per incrementare la disponibilità globale di dati georeferenziati. L’Accordo prevede inoltre l’istituzione di un Comitato Tecnico di Coordinamento per il coordinamento degli aggiornamenti e la realizzazione di nuove applicazioni cartografiche. Analizziamo le caratteristiche della CTN:

• acquisizione, già in fase di restituzione, delle informazioni alfanumeriche qualificanti gli aspetti geografici rilevati (la destinazione d’uso delle aree, l’appartenenza ad organismi più complessi,ecc);

• rappresentazione del territorio attraverso la classificazione degli elementi in più di 60 categorie diverse (puntuali,lineari, areali) quali: strada,ferrovia,ponte,unità edilizia;

• acquisizione della terza dimensione, non solo per l’altimetria (attraverso curve di livello, piani quotati) ma per tutti i punti rappresentanti gli oggetti componenti il rilievo;

• integrazione del data base grafico con le informazioni relative alla toponomastica, compresi i numeri civici (neri e rossi).

Inoltre la collaborazione del Comune con i vari enti locali chiama in causa anche gli Ordini Professionali: infatti insieme ai rappresentanti di queste associazioni è stata redatta una nota esplicativa riguardante gli elaborati da presentare in sede progettuale, in base al vigente Regolamento Edilizio. Lo scopo è garantire nel tempo la corrispondenza della Carta Tecnica Numerica alla realtà territoriale, salvaguardando l’investimento effettuato e consentendo la fruizione di uno strumento sempre affidabile.

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c) Le sezioni Dalla homepage www.comune.genova.it cliccando su “Ambiente e territorio” è possibile accedere alle seguenti sezioni:

- Edilizia Privata: è possibile presentare istanze ed elaborati, richiedere documentazione, presentare dichiarazioni, estrarre la modulistica, avere molteplici informazioni (su interventi, procedure e controlli);

- Edilizia Residenziale Pubblica: è possibile consultare la normativa vigente, scaricare la modulistica, vedere le immagini dei Piani di Zona e le opere di riqualificazione urbana;

- Piano Urbano del Traffico (figura 5.2): il Piano Urbano del Traffico dell’area centrale della città di Genova, adottato nel 1995, è in fase di revisione dal 1997. Scopo del Piano è l’alleggerimento del traffico veicolare della città attraverso l’allontanamento dei flussi di transito dal centro per convogliarli verso i percorsi di margine, opportunamente ricalibrati. Questo porterà anche a una riqualificazione ambientale e a una maggiore vivibilità del centro cittadino, che potrebbe recuperare il suo originale ruolo di spazio per la collettività. Il progetto prevede inoltre l’ottimizzazione del sistema di trasporto pubblico per ottenere una struttura integrata diffusa su tutto il territorio cittadino: infatti la revisione del Piano è stata impostata considerando l’insieme dei sistemi di mobilità di tutta l’area metropolitana, integrata a quella regionale (ferrovie, metropolitana, autostrada e strade cittadine incluse le zone pedonali del centro storico). Infine per ottimizzare gli accessi e gli spostamenti sono previsti: un punto logistico di informazione in via Diaz (con mappa a grande scala del centro con lo schema della viabilità e informazione elettronica), servizi di informazione e collegamento telefonico, pannelli a messagistica variabile per i parcheggi e gli alberghi;

- Civis: vedi paragrafo successivo 5.2.4; - Elettrosmog e monitoraggio: è possibile consultare informazioni

generali, documentazione, norme e dati relativi al monitoraggio cittadino;

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- Protezione Civile: informazioni sui fenomeni alluvionali, essendo il territorio comunale esposto a precipitazioni di notevole intensità, soprattutto nel periodo autunnale;

- Tutela Ambiente: il settore coordina e promuove le attività di controllo ambientale e fornisce un’ampia normativa in vari ambiti (inquinamento – atmosferico, acustico, idrico – gestione dei rifiuti, balneabilità delle acque, valutazione di impatto ambientale, ecc);

- Parco Urbano dei Forti: questa sezione raccoglie tutte le informazioni relative al progetto di educazione, promozione e valorizzazione del Parco.

Fig. 5.2: il Sistema Informativo Territoriale: piano urbano del traffico

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5.2.4) Il Sistema Informativo Territoriale del Centro Storico di Genova: l’Osservatorio Civis a) Struttura e finalità L’Osservatorio Civis è accessibile selezionando l’argomento “Ambiente e territorio” nella homepage www.comune.genova.it e quindi “cliccando” su “Civis” oppure direttamente digitando: http://www.comune.genova.it/ambiente/civis/cd/civis_web.htm. Il Sistema informativo dell’Osservatorio Civis ha le seguenti finalità:

• favorire e sostenere il processo di tutela, di recupero,di rivitalizzazione e di sviluppo del Centro Storico di Genova;

• fornire servizi di supporto alla pianificazione urbana, alla gestione operativa degli interventi territoriali, all’organizzazione dei servizi e delle reti tecnologiche per un miglioramento della qualità globale dello spazio urbano;

• incentivare le attività economiche; • promuovere una serie di iniziative per un’eventuale fusione futura

con la sezione SIT, con la conseguente estensione del suo settore d’intervento all’intero ambito urbano e con funzioni di sistema di supporto decisionale di tipo spaziale del Comune di Genova.

Esso è costituito da: 1. una base dati alfanumerica; 2. una base dati cartografica; 3. gli elementi grafici; 4. una documentazione storico-specialistica.

1. La base dati alfanumerica è composta dalle tabelle Oracle, contiene informazioni provenienti sia dagli archivi comunali sia da altri archivi ed è costiuita da cinque sottosistema:

• Sottosistema Territoriale: dati relativi a toponomastica (nomi vie, numeri civici), superfici stradali (tipologia, materiali,ecc), reti tecnologiche (fognature, gas, energia elettrica), arredo urbano, ecc.

• Sottosistema Architettura: dati relativi a “Mappatura culturale della città vecchia” (vero e puro SIT del Centro

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Storico di Genova realizzato fra il 1995 e il 1998), civiche proprietà, recupero edilizio (progetti, pareri Commissione Edilizia, monitoraggio dei cantieri), ecc.

• Sottosistema Censimento : dati relativi al censimento del 1991;

• Sottosistema Sociale : dati relativi all’anagrafe, ai distretti scolastici elettorali..,alla sicurezza del territorio (polizia, carabinieri..), ecc;

• Sottosistema Economico: dati relativi alle attività commerciali ed artigianali, proprietà edilizia, ecc.

2. La base dati cartografica è composta dalle tabelle associate agli elementi rappresentati graficamente e gestiti da Intergraph. 3. Gli elementi grafici rappresentano la cartografia di base e le infrastrutture tecnologiche; 4. La documentazione storico-specialistica è composta da fonti storiche (estimo degli immobili del 1798, catasto unitario del 1907 ecc.) e da documenti di età contemporanea (cartografia per civico, per corpo, per edificio, per unità tecnico-strutturale, per accesso e il catasto terreni).

b) Software Il SIT e tutta la cartografia fornita dal Civis è in formato DGN (Microstation). Il progetto può essere suddiviso in alcune fasi principali:

• Prima fase: acquisizione delle fonti cartografiche, della banca dati DB Oracle e successiva strutturazione in ambiente GIS ArcInfo e Arcview; in questa fase è stata ricostruita la topologia all’interno di ArcInfo, chiudendo con metodi semi-automatici tutte quelle entità che non venivano riconosciute come poligoni. Su questa base sono state costruite le differenti coverage, che sono il collegamento finale tra le entità geografiche e i database descrittivi. Conclusa la fase della ricostruzione topologica,

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tutti i dati cartografici del Centro Storico sono stati importati in ArcView;

• Seconda Fase: sviluppo della architettura Web GIS per la divulgazione dei dati tramite Internet. A questo scopo occorre un Web Server (Netscape Enterprise Server): esso è un programma che, avendo ricevuto delle richieste da parte del client, spedisce il documento richiesto – che può essere un file o il risultato dell’esecuzione di un programma residente sul server, come può essere l’interrogazione al prototipo GIS – o un messaggio di errore al client remoto. In questo modo è possibile l’accesso remoto ad una base dati;

• Terza fase: il Web Server non è sufficiente per la distribuzione in rete delle informazioni geografiche, quindi bisogna implementare le funzionalità GIS nel server cioè occorre implementare le interfacce di interoperabilità tra i geodati ed il server, che devono a servizi generali che l’utente può richiedere e quindi deve essere guidato nella sua scelta con semplicità e libertà. L’implementazione è stata effettuata a due livelli : ad un primo livello i dati sono stati strutturati mediante dei progetti ArcExplorer, costituiti dall’insieme di shapefile strutturati in ArcView direttamente o ricavati da ArcInfo e definiti in funzione delle possibili richieste da parte di un’utenza specialistica (inserire figure). Un secondo livello,definito in funzione di un’utenza non esperta, è stato implementato rifacendosi a due diversi software: l’impiego delle librerie geografiche Map Object mediante la programmazione in VisualBasic permette un’ampia libertà di progettazione dell’interfaccia Web verso una semplice utilizzabilità, mentre l’impiego dell’estensione Internet Map Server (IMS) per Arcview semplifica la progettazione e la creazione dell’interfaccia mediante dei componenti di programmazione già definiti ma non permette la personalizzazione delle pagine html.

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c) Applicazioni Prima di tutto è opportuno sottolineare che ogni oggetto rappresentato su una carta è associato, di solito, a due tabelle: una costituisce il link tra l’entità geometrica e la descrizione alfanumerica che consente di individuarla, l’altra racchiude le caratteristiche specifiche dell’oggetto in questione. Però, per ora, le carte presenti nell’Osservatorio Civis sono carte statiche, non “cliccabili”: il progetto sopra esposto è un prototipo studiato per il Comune di Genova dal Politecnico di Milano ed è funzionante solo sulla rete locale del Politecnico. Le mappe presenti nel sito web sono solamente una presentazione. Le attività del Sistema Informativo Territoriale del Centro Storico si dividono in standard e sperimentali. d) Le attività standard 1. Raccolta, elaborazione ed aggiornamento dei dati; 2. Diffusione di informazioni sul centro storico: distribuzione delle carte ottenute dalla restituzione di carte storiche e delle carte di conoscenza storica. La maggior parte dei dati usati per la realizzazione di queste carte provengono dalla “Mappatura culturale della città vecchia”; 3. Produzione di carte tematiche come supporto ad altri uffici, comunali e non, per rendere più efficaci le loro azioni sul Centro Storico. I dati utilizzati per la realizzazione di queste carte provengono “Mappatura culturale della città vecchia” e dai diversi archivi confluiti nella base dati dell’Osservatorio, e quindi esse risultano datate al momento del rilievo (1995-1998); si osserva che visivamente il colore rosso è spesso usato nelle carte per segnalare situazioni degne di attenzione, ad esempio edifici abbandonati o carente stato di manutenzione delle pavimentazioni stradali ; 2. Carte storiche: mostrano le tappe fondamentali dello sviluppo della città e sono:

- Carta del catasto del 1414; - Carta rilievo del 1656; - Carta del Catasto Napoleonico o del 1810 (figura 5.3).

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Carte di conoscenza storica: - Carta dei tipi connotativi (figura 5.4): il tipo connotativo

descrive sinteticamente la condizione attuale dell’edificio, aggregando per grandi periodi le informazioni relative al carattere dell’edificazione. La carta mostra i seguenti tipi: casa popolare medievale, palazzo nobiliare medievale, casa da affitto moderna, palazzo ad appartamenti moderno ecc;

- Carta delle epoche prevalenti: indica, edificio per edificio, l’epoca che definisce l’assetto generale dell’edificio dal XII al XX secolo. Ad essa può essere affiancata l’epoca antiquaria, che segnala la presenza di segni di epoche anteriori (XII…XIXsecolo);

- Carta dei Palazzi dei Rolli: mostra (in colore rosso) gli oltre 150 palazzi inventariati nei cinque elenchi (i “Rolli degli alloggiamenti pubblici”) a noi noti (1576,1588,1599,1614,1664), divisi in bussoli per categorie di qualità, con cui la Repubblica rifondata da Andrea Doria precettava dimore adeguate alle “visite di Stato”.

Fig. 5.3: Osservatorio Civis – Carta storica

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Fig. 5.4: Osservatorio Civis – Carta di conoscenza storica 3. Carta del degrado degli edifici: in realtà sono state realizzate due carte: - la Carta del degrado è la più generale e differenzia, edificio per edificio, il degrado di tipo strutturale da quello delle finiture o da quello non emerso; - la Carta del degrado strutturale è più specifica e mostra le porzioni di edificio affette da quel tipo di degrado strutturale: localizzato nell’atrio, nelle scale, negli elevati (rotazione, inflessione, sganciamento, lesioni passanti, fessurazioni diffuse) nelle coperture. Le carte saranno aggiornate usando dati provenienti dalla scheda tecnico-descrittiva introdotta dal nuovo Piano Regolatore, dalle richieste di autorizzazione presentate al Settore Edilizia Privata, dall’archivio dell’Ufficio Incolumità Pubblica. Carta della percentuale di occupazione degli edifici: mostra la percentuale di occupazione di ogni edificio, dal 100% (edificio completamente occupato) allo 0% (edificio abbandonato): “visivamente” si è scelto di segnalare con il colore rosso gli edifici abbandonati.

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La carta sarà aggiornata usando dati provenienti dal Settore Servizi demografici. Carta della distribuzione proprietaria: distingue, edificio per edificio, gli immobili di proprietà comunale da quelli di proprietà privata o di altri soggetti. E’ stata realizzata con i dati sulle proprietà della banca dati dei contribuenti ICI. Carta dello stato di manutenzione degli edifici (figura 5.5): rilievo degli edifici che , molto probabilmente, sono stati oggetto di intervento da parte dei loro proprietari.Vengono distinti, in due colori diversi, gli edifici per i quali è stata presentata la domandina (intervento relativo solo ad una parte dell’edificio) e quelli per i quali è stato presentato il progetto (intervento che riguarda l’edificio nel suo complesso). La carta è un tentativo di monitoraggio del processo di recupero del Centro Storico e mostra anche l’ampiezza del fenomeno, indicando dove il processo di recupero è più intenso. I dati utilizzati (domandina, progetto, autorizzazione..) provengono dal Settore Edilizia Privata e vengono aggiornati periodicamente. Carta delle attività al piano terreno: mostra le attività commerciali ed artigianali esercitate al piano terreno degli edifici. E’ stata realizzata e aggiornata di recente utilizzando i dati relativi ai numeri civici rossi (individuano gli ingressi degli edifici che danno accesso a locali ad uso non abitativo) e quelli relativi alle attività commerciali ed artigianali, con riferimento sempre al piano terreno. Carta dello stato di manutenzione delle pavimentazioni stradali: mostra lo stato di manutenzione delle pavimentazioni stradali differenziando tra buono, mediocre e carente (quest’ultimo in colore rosso). La carta è un tentativo di monitoraggio del processo di recupero del Centro Storico attraverso il rilievo dello stato di conservazione degli spazi pubblici. Il Settore Manutenzione Strade si occupa dell’aggiornamento dei dati. Carta dell’illuminamento al suolo: l’illuminazione artificiale della strada è stata rappresentata attraverso delle “isolux”, curve di livello calcolate in funzione di tutti i dati disponibili: punto luce, tipo, altezza ed armatura

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della lampadina, potenza della lampadina.Intorno ad ogni punto luce sono stati plottati quattro fasce di luce, corrispondenti alle diverse potenze in lux: le potenze di valore più basso sono in rosso. I dati utilizzati provengono dal Settore Illuminazione Pubblica.

Fig. 5.5: Osservatorio Civis : Carta dello stato di manutenzione degli edifici e) Le attività di tipo sperimentale 1. Esperienze di condivisione del sistema con altri soggetti; 2. Studi di fattibilità; 3. Esperienze di ricerca applicata. 1. Il Comune di Genova e la Soprintendenza Archeologica della Liguria stanno per arrivare ad un accordo che porterà al completamento della Carta Archeologica e alla realizzazione della Carta del Rischio Archeologico. La Carta Archeologica risponde alle diverse esigenze di gestione scientifica, tutela e progettazione e riporta gli spazi relativi al litorale odierno e al

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litorale del 1414, il catasto del 1414, il rilievo degli scavi urbani, lo stato attuale. La Soprintendenza ha già a disposizione la Carta Archeologica del Centro Storico e il database dell’Archivio Topografico; saranno poi utilizzati gli standard informatici del Comune. 2. Studi di fattibilità 1 (figura 5.6) Constatata la carenza di parcheggi in tutta la città e in particolar modo nel centro storico, è stato effettuato uno studio per verificare la possibilità di costruire un parcheggio sotterraneo in un punto nodale del centro cittadino, cioè al di sotto di una piazza storica, e sarà compito degli uffici competenti esprimersi circa la fattibilità del progetto. Le informazioni, inserite nel sistema informativo dell’Osservatorio Civis, disponibili per lo studio:

• tracciati delle reti degli acquedotti, della rete di distribuzione del gas, della rete fognaria, della rete di distribuzione dell’energia elettrica;

• rilievo per la realizzazione della mappatura del sottosuolo concernente le innumerevoli cavità naturali ed artificiali che ci sono nel sottosuolo (opere idrauliche, opere civili viarie o infrastrutturali di servizio, opere militari, ecc. );

• catasto del 1414: mostra che, a quella data, erano presenti degli edifici al centro di quella che, successivamente, sarebbe diventata una piazza.

Questa è un’applicazione del tipo DSS (Decision Support System, cioè Sistema di Supporto alle Decisioni) in cui le tecniche GIS e la grande mole di informazioni disponibili rendono il processo decisionale più razionale e le motivazioni della scelta più chiare. Infatti, rilevata la quantità di “oggetti” presenti nel sottosuolo, ci sono due alternative: non intervenire o intervenire essendo consapevoli dell’allungarsi dei tempi (tecnici e burocratici) per la costruzione del parcheggio.

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Fig. 5.6: Osservatorio Civis – Studio di fattibilità Studi di fattibilità 2 Percorsi turistici : l’esempio mette in evidenza come, partendo dalla rete dei Palazzi dei Rolli (evidenziati in rosso), di grande interesse turistico e culturale, sia possibile individuare un itinerario che, alla vista dei palazzi, associa un percorso agevole (sono evidenziate le pavimentazioni in buono o discreto stato), privo di brutture ed allietato dalle vetrine dei negozi (evidenziata la rete commerciale attiva). 3. Progetto per l’ottimizzazione del controllo ambientale delle colonie murine (ratti) nel centro storico di Genova : attivato nel settembre 1998 dalla Sezione Tutela Animali con il supporto scientifico del Dipartimento di Zoologia dell’Università di Genova, definisce un efficace programma di controllo e gestione delle colonie murine nel centro storico di Genova.

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Sono state realizzate delle carte tematiche - carte di analisi 1 2 3, carta del rischio, carta di verifica, carta di confronto – determinanti per i risultati fino ad oggi raggiunti. Il lavoro comunque non è stato ancora concluso. f) Potenzialità e ricerca del futuro Negli ultimi anni è stata raccolta una mole eccezionale di dati, geografici e non, relativi al Centro Storico, oggi tutti disponibili in forma GIS. I dati richiedono un’organizzazione sempre più efficiente, per garantire supporto ai diversi livelli di intervento (programmatico, pianificatorio, amministrativo e decisionale) e per migliorare le finalità dell’Osservatorio Civis. Inoltre si stanno ricercando soluzioni – tecniche, metodologiche ed organizzative per sviluppare un sistema di accesso alle informazioni agevole e un sistema di servizi organizzato per livelli differenti a seconda dell’utente: operatori interni all’ente pubblico, operatori esterni all’ente pubblico e interessati ad avere un supporto decisionale circa la qualità dell’utilizzo e degli interventi, cittadini per un’acquisizione delle conoscenze e un’agevole fruizione dei servizi. Le applicazioni saranno sperimentate, in un futuro prossimo, con il software ArcIMS 3.0 della Esri. 5.2.5) Il Piano Regolatore Generale a) La collaborazione fra organi diversi L’informatizzazione del Piano Regolatore Generale del Comune di Genova è un esempio significativo di collaborazione tra ente locale, rappresentanza degli utenti e partner tecnologico, e di promozione e incentivazione degli strumenti informatici nel settore dell’informazione geografica. Infatti proprio nell’ambito del dialogo fra l’Ufficio SIT comunale e gli Ordini Professionali genovesi, è maturata l’idea di progettare uno strumento per la fruizione del Piano Regolatore Generale. A questo scopo è iniziata la collaborazione fra la Consulta, che comprende numerosi ordini e collegi

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professionali, il Comune e la SystemCart, che è un’azienda specializzata nella produzione di cartografia informatizzata. Il risultato è stata la produzione del CD-Rom “PRG – Cartografia e Norme” e gli accordi per la distribuzione di questo strumento multimediale. Inoltre non solo ai professionisti è garantita la disponibilità delle versioni aggiornate del prodotto, ma nell’accordo è stata inserita la costituzione di un comitato tecnico, che avrà il compito di valutare l’opportunità di arricchire il catalogo con gli svariati prodotti urbanistici di pianificazione e attuativi elaborati dal Comune e di indirizzare le scelte tecnologiche e progettuali verso strumenti realmente fruibili dai professionisti. Il CD- Rom si può avere dietro corrispettivo in denaro. b) Le caratteristiche tecniche Il Piano Regolatore Generale del Comune di Genova è stato informatizzato utilizzando la base cartografica in formato vettoriale costituita dalla Carta Tecnica della Regione Liguria, che copre il territorio comunale con 46 tavole alla scala nominale 1:5000, ed è inserito nel SIT del Comune basato su tecnologia Intergraph. Il software applicativo per la gestione del PRG, utilizzato nel CD-Rom, è stato progettato dalla SystemCart e consente:

• di importare dati vettoriali realizzati con sistemi diversi (Intergraph DGN, Arc/Info E00, ArcView SHP, Autocad DXF);

• di associare loro informazioni testuali e sonore, immagini, ecc.

La ricerca della zona di interesse può avvenire: • per cartina, con riferimento al quadro di unione della base

cartografica della CTR in scala 1:5000 o per porzioni di questa, corrispondenti alle mosaicature delle Carte tecniche comunali nelle scale 1:2000 e 1:1000;

• per località, in base ad un indice contenente tutti i toponimi presenti nella CTR.

L’analisi topologica della zonizzazione e le informazioni alfanumeriche presenti nel database relazionale associato consentono all’applicativo di

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effettuare l’interrogazione a video della zonizzazione e la stampa della cartografia del PRG, con l’indicazione delle informazioni generali e delle Norme di Attuazione associate all’area di interesse, che possono essere anch’esse stampate. In modalità di interrogazione compaiono a video, relativamente all’area selezionata :

• tutte le informazioni disponibili di carattere amministrativo ed urbanistico (superficie, circoscrizione di appartenenza, tipologia della zona, ecc.);

• agganci ipertestuali alle Norme di Attuazione del PRG; • ulteriori informazioni ( indirizzo, denominazione e/o

tipologia, proprietà dell’area, ecc) se l’area è destinata a servizi (verde pubblico, parcheggio, istruzione, ecc.).

In fase di visualizzazione si può disattivare alcuni o tutti i livelli della base cartografica ed anche parte delle aree costituenti la zonizzazione, invece la riproduzione in stampa risulta essere completa di tutti i tematismi e conforme alla cartografia ufficiale. La riproduzione della cartografia di PRG può essere effettuata con qualunque stampante e le opzioni di stampa hanno valori di scala di rappresentazione variabile tra 1:10000 e 1:2000.

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5.3) Il Comune di Torino : il Sistema Informativo Territoriale comunale on line, il progetto Torino facile e le altre sezioni Il SIT di una delle maggiori metropoli italiane, Torino, colpisce per gli innumerevoli settori sviluppati e per la struttura efficiente e ben organizzata di ognuno di essi : si spazia dalla cartografia (visualizzazione, interrogazione ed e-commerce), all’urbanistica (PRG, Arredo Urbano, Progetto Periferie..), all’ambiente (aria, acqua, rifiuti..), alla viabilità (traffico, aziende, informazioni in tempo reale..)…Sembra veramente che non ci sia informazione tradizionale o innovativa, relativa al territorio comunale, a cui il cittadino non può accedere, consultare, anche interagire..Gli strumenti messi a disposizione per “navigare” sono immediati e facili da usare. Il Comune di Torino è all’avanguardia anche per quanto riguarda la collaborazione con gli altri enti: basti consultare la sezione “Catasto” o “ICI on line”, oppure ricordare che la stessa base dati cartografica è il risultato di questa collaborazione Comune – Catasto, processo non sempre facile negli enti locali. I punti di forza di questo SIT sono una visione globale dei problemi, con un’ampia collaborazione anche con altri enti, l’utilizzo di strumenti – tecnici, informatici, urbanistici,ecc. –avanzati e adeguati, di personale competente e l’impiego di ampie risorse. Senza dubbio in futuro il SIT continuerà il suo sviluppo, sia per quanto riguarda i progetti già strutturati, sia per la formazione di nuovi settori (gestione delle concessioni e delle autorizzazioni edilizie in modo completamente telematico, catasto delle reti tecnologiche, ecc). 5.3.1) La rete della Regione Piemonte Al SITA (Sistema Informativo Territoriale Ambientale) della regione Piemonte si arriva dalla homepage www.regione.piemonte.it, selezionando “Sezioni Tematiche”, quindi l’argomento “Territorio” (oppure “Pianificazione Urbanistica”) infine “Repertorio Cartografico”.

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L’area SITA è sobria, spartana nell’impostazione, ma efficace, completa e articolata, con molte applicazioni e documentazione. L’obiettivo è “creare un’infrastruttura di base, omogenea per tutte le Amministrazioni” ai vari livelli. L’informazione territoriale viene descritta secondo due modalità: “Sezione Dati Geografici” (descrizione delle basi dati territoriali contenute nel SITA) e “Distribuzione Cartografia” (vendita di carte tematiche e scarico di dati cartografici). In entrambi i casi è necessario scegliere il raggruppamento tematico, l’area geografica, selezionando il comune su un elenco o su una mappa interattiva. Le numerose sezioni del “Metadati” (sezione “Dati Geografici”) sono, a volte, complete e dettagliate (“Metadati” su schema CEN/TC 287 “Geographic Information”), altre volte parziali, proprio per la natura sperimentale del servizio. I dati verranno aggiornati durante lo sviluppo del servizio. Il download dei dati avviene senza costi aggiuntivi (basta un’altra registrazione). Il formato restituito è quello di export di ESRI. 5.3.2) Il Sistema Informativo Territoriale Comunale on line Il SIT On-line è uno strumento gestionale e di comunicazione per i progetti e le attività dell’Ente comunale. Tramite la localizzazione in cartografia è infatti possibile:

• individuare sul territorio tutti i tipi di intervento (es.P.R.U); • consultare la composizione socio – anagrafica della

popolazione, in base alle sezioni censimento, con un aggiornamento mensile;

• monitorare il territorio per la gestione degli interventi attuali e per l’individuazione di nuove aree di intervento (con la possibilità di un’analisi diretta sui vincoli dal Piano Regolatore vigente).

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Con la pubblicazione via Internet delle informazioni territoriali l’Amministrazione intende vuole dotare tutti gli oltre 4000 posti di lavoro di uno strumento unificato di accesso all’informazione (catalogo dati, server GIS e DWH territoriale) e, con lo stesso mezzo, erogare servizi al cittadino ed alle imprese. Questi obiettivi sono realizzati in parte, e saranno ulteriormente sviluppati, tramite i seguenti progetti:

• il Progetto Catasto per gestire e aggiornare le informazioni sul territorio e consentire lo sviluppo di servizi tributari integrati;

• il Progetto di diffusione attraverso un servizio di e-commerce di prodotti cartografici;

• il Progetto di un servizio che consenta la presentazione on-line delle istanze edilizie e monitoraggio del loro iter;

• il Progetto di realizzazione di un catasto delle reti tecnologiche e di uno strumento per il coordinamento e la programmazione degli interventi su suolo pubblico.

Il Sistema Informativo Territoriale SIT della Città di Torino è interrogabile via internet tramite un qualsiasi browser, è accessibile a partire dalla pagina http://sit.comune.torino.it/SIT.html oppure http://sit.comune.torino.it/JSSIT/Sit.html ( ovvero nell’argomento “Ambiente e territorio” della homepage www.comune.torino.it e “cliccare” su “Sistema Informativo territoriale”) e si suddivide nelle seguenti sezioni:cartografia, traffico, progetto, periferie, localizzazione, catasto, ambiente, patrimonio, urbanistica, statistica, commercio. La funzione principale del Sistema è essere un valido supporto alla progettazione e all’attuazione degli interventi a scala comunale. Il SIT mette in relazione le diverse banche dati settoriali del Comune e le georiferisce sulla carta numerica. In questo modo è possibile accedere sia a informazioni di carattere generale, come la toponomastica o il patrimonio

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edilizio, sia a dati più settoriali, come le aree verdi circoscrizionali o il Progetto Speciale Periferie. L’accesso a queste informazioni è sempre possibile secondo due modalità:

• attraverso l’individuazione in cartografia dell’oggetto di interesse;

• attraverso la localizzazione dell’oggetto di interesse per via e numero civico.

Quindi il servizio di accesso ai dati è costituito da: - una base dati cartografica; - una base dati alfanumerica. a) La base dati cartografica La cartografia di base della città di Torino rappresenta un esempio di rilievo per il notevole dettaglio che la caratterizza. Il database cartografico è gestito con il GIS GRASS,Geographic Resources Analysis Support System, e si basa sulla cartografia ufficiale del Comune di Torino. La città di Torino nel periodo 1987-1990 ha realizzato la cartografia numerica. La base cartografica del SIT della città di Torino è la carta tecnica in formato numerico in scala 1:1000: essa è stata divisa in 168 tasselli quadrati con lato pari ad un chilometro, individuati numericamente secondo l’algoritmo di Peano. Si tratta dello strato fondamentale su cui vengono georiferite tutte le informazioni derivanti dai diversi contesti gestiti dal servizio. La carta numerica è stata costruita a partire dalla mappa catastale, riportata alla proiezione Gauss-Boaga e rototraslata su una maglia di 800 vertici di riferimento geodetico. E’ stata quindi integrata con le operazioni di inquadramento e restituzione di volo fotogrammetrico. L’accesso alle informazioni territoriali avviene tramite più base dati cartografiche sovrapponibili (figura 5.7): la carta tecnica, il Piano Regolatore, i limiti amministrativi (circoscrizioni, sezioni di censimento, i progetti di riqualificazione urbana, il verde pubblico, il Piano urbano del traffico, ecc). La base cartografica viene aggiornata trimestralmente in base a rilievi topografici a terra e voli periodici. L’ultimo volo sull’intera città è

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dell’aprile 2000. Uno dei motivi per cui il Comune ha scelto di mettere in rete la cartografia comunale è proprio quello di raggiungere una maggiore razionalizzazione dell’aggiornamento della cartografia e delle informazioni dell’anagrafe edilizia della Città, anche utilizzando le informazioni già prodotte nel formato numerico dai professionisti (planimetrie, frazionamenti e accatastamenti, progetti). Inoltre la diffusione e l’utilizzo allargato della cartografia tramite il SIT porta ad una maggiore valorizzazione del grande patrimonio informatico realizzato in questi anni, con un notevole dispendio di risorse.

Fig. 5.7: Il SIT: la carta tecnica (si è scelto di visualizzare i toponimi, i

numeri civici, e le aree normative del PRG)

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b) La base dati alfanumerica Il database alfanumerico è gestito tramite database relazionale e contiene un centinaio di tabelle raggruppabili nelle sezioni informative già precedentemente elencate, tutte georeferenziate. Dal 1990 al 1994 il Comune di Torino ha provveduto alla costituzione di una base dati territoriale ad oggetti, aggiornando nel contempo la base cartografica; nello stesso arco di tempo ha informatizzato le tavole normative del PRGC. A partire dal 1996, ha realizzato un sistema per il riconoscimento degli oggetti territoriali in grado di integrare e condividere le informazioni gestionali organizzate attraverso:

- la Cartografia quale sistema unico di riferimento per l’appoggio degli oggetti territoriali;

- la Toponomastica come sistema per l’integrazione dell’informazione gestionale;

- il Catasto quale sistema per il riconoscimento del possesso dei beni immobili e del suolo;

- il Piano Regolatore quale sistema per il monitoraggio delle trasformazioni urbane.

Per quanto riguarda la toponomastica, nel 1998 è stata creata la banca dati georeferenziata della numerazione civica,principale e secondaria; la numerazione è esterna a tutte le aperture a piano strada, comprese le vetrine. Questi “oggetti” sono collegati agli archivi della toponomastica per cui qualunque informazione del sistema informativo comunale o di altri sistemi informativi che contenga l’indirizzo in forma normalizzata può essere georiferita sulla carta della Città. Le carte tematiche e le informazioni alfanumeriche associate costituiscono un vero e proprio DataWarehouse territoriale, con funzionalità di ricerca, analisi e metadocumentazione.

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c) La collaborazione Comune – Catasto Il Protocollo d’Intesa tra Città di Torino e Ministero delle Finanze del febbraio ’98 ha dato il via all’interscambio informativo tra i due Enti e produrrà l’integrazione della carta tecnica comunale con la carta catastale. Il ricorso ad un unico sistema di punti topografici di riferimento permette di sovrapporre le due carte suddette e di utilizzare le procedure catastali per l’aggiornamento della carta. Sono stati definiti 15000 punti stabili di riferimento topografico, di cui circa 5000 sono stati integrati con 1200 punti fiduciali già precedentemente definiti dagli uffici catastali. Attualmente si sta procedendo alla sovrapposizione geometrica delle due carte e sono state predisposte le monografie dei punti, da pubblicare via internet, per consentire l’appoggio dei rilievi da parte dei tecnici e delle aziende. d) Le sezioni informative e le applicazioni relative La sezione Cartografia permette l’accesso al SIT partendo dalla carta tecnica (figura 5.7). Questa sezione mette a disposizione dell’utente la possibilità di ottenere la composizione di una carta attraverso la scelta dei livelli della carta tecnica e di altre cartografie tematiche. L’utente può effettuare operazioni di zoom e di interrogazione degli oggetti cartografici (edifici comunali, mercati…) permettendo l’integrazione con le altre applicazioni del SIT, eseguite di volta in volta a seconda dell’oggetto selezionato. I possibili temi di base interrogabili sono : isolati, toponimi, edifici…e le sezioni interrogabili sono: PRG (azzonamento e ZUCS), progetto periferie, ambiente, commercio, piano urbano del traffico. Si può interrogare qualsiasi punto della mappa per ricavarne le coordinate, la distanza da altri punti e tutti gli attributi. E’ possibile anche il calcolo dei perimetri e delle aree. L’istituzione del “Progetto Speciale Periferie – Azioni di sviluppo locale partecipato” ha come scopo la riqualificazione ambientale, fisica, sociale, economica..dei quartieri periferici. Per fare ciò bisognerà attuare una politica urbana volta al policentrismo e tenere conto delle esigenze della

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popolazione: questa sezione si configura, quindi, come uno strumento virtuale di comunicazione tra P.A. e cittadini. Il sottosistema Ambiente gestisce le informazioni relative al verde pubblico e circoscrizionale, alle alberate e al piano del colore. La banca dati delle alberate è in fase di aggiornamento, quella delle aree verdi è in costruzione.Questa sezione sarà presto implementata con gli impianti ad emissione di onde elettromagnetiche usati per la telefonia cellulare. La sezione Patrimonio è la futura Anagrafe Edilizia della Città, infatti essa descrive le caratteristiche, la consistenza e le modalità d’uso dei beni comunali. E’ possibile localizzare gli edifici e i complessi edilizi in cartografia (attraverso il nome dell’edificio, la via e il numero civico) e consultare on line i progetti associati. Agli edifici appartenenti al Patrimonio della Città sono collegate informazioni, disegni, immagini. e pratiche edilizie sono interfacciate attraverso il numero civico principale. Anche per il catasto fabbricati la chiave è l’indirizzo normalizzato. Oggi sono presenti in banca dati tutti gli immobili accatastati (la convenzione con il Ministero prevede la consegna delle planimetrie rasterizzate di tutte le Unità Immobiliari Urbane). E’ anche possibile visualizzare le aree mercatali, anche se i dati e i disegni sono in fase di aggiornamento. Dalla sezione Urbanistica(Pianificazione) si può accedere al piano regolatore e visualizzare, consultare e interrogare tutte le aree normative e le norme ad esse associate (figura 5.8). La carta del PRG è stata trasformata in una “carta ad oggetti” georeferenziati quale base del Sistema Informativo Urbanistico. Il sistema gestionale delle pratiche edilizie è stato progettato in modo da integrarsi con il sistema di certificazione urbanistica con l’obbiettivo di supportare la gestione attuativa del Piano. Esso, inoltre, è integrato con il Piano del Commercio (sezione Commercio) e la relativa normativa e con il Piano Urbano del Traffico.

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Fig. 5.8: Il SIT: carta del PRG (azzonamento)

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La sezione Traffico permette di visualizzare 20 tavole relative al piano urbano del traffico: “Rete trasporto pubblico urbano ’94 – Stato attuale”, “Schema della circolazione di breve periodo”, “Rete semaforica centralizzata” ecc. La sezione Catasto descrive le classi di oggetti che si riferiscono al Catasto Urbano e riporta le informazioni catastali relative alle Unità Immobiliari presenti sul territorio cittadino. Le interrogazioni catastali avvengono per numero di partita, per identificativo, per anno protocollo, per edificio, per codice via e per indirizzo. Nel “Progetto Catasto” sono riportati le normative, i servizi, le attività, gli accordi con altri enti, ecc. La sezione Localizzazione (Indirizzi) permette l’accesso al SIT a partire dallo stradario della città o da una sezione di censimento. Identificando un luogo, attraverso via e numero civico, è possibile visualizzarlo in cartografia o navigare nei dati georiferiti ad esso associati. La sezione Statistica riporta la popolazione nelle sezioni di censimento e la carta dei limiti amministrativi. La sezione Commercio è relativa agli addensamenti commerciali, ai mercati e al Piano del Commercio. Nella sezione Torino in 3D si può visualizzare l’ambiente tridimensionale di Piazza Castello scaricando il browser indicato e sono disponibili anche particolari, schizzi, immagini d’epoca, disegni CAD. Il SIT consente di interrogare il Piano Regolatore attraverso due modalità:

• dalla sezione Cartografia si può accedere alla cartografia del Piano Regolatore della Città o a quella della Zona Urbana Centrale Storica (ZUCS); una volta visualizzata la carta, attraverso zoom successivi, si può individuare un punto e interrogarlo per conoscere le sue caratteristiche (tipo di area, superficie, ecc.) e le norme a cui è soggetto;

• dalla sezione Urbanistica si aprono diverse possibilità di consultazione di informazioni cartografiche e alfanumeriche: normativa, azzonamento (carta) sia della Città sia della Zona Urbana Centrale Storica; nel caso

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dell’interrogazione di un oggetto (di piano o della zona centrale storica) è possibile passare alla sua visualizzazione in cartografia oppure alla normativa cui è soggetto.

A breve sarà possibile la cartografia relativa al nuovo PRG aggiornato con le variazioni approvate alla data del 24/07/2000. 5.3.3) Il progetto Torino_Facile Il Comune di Torino ha realizzato un sito di e – commerce della cartografia accessibile dalla homepage del SIT di Torino cliccando nella sezione “Links”, oppure direttamente digitando http://commerce.csi.it. Questo sito permette agli utenti (cittadini, professionisti, imprese, altri enti pubblici, tecnici degli stessi uffici comunali) di:

• prendere visione, di prenotare i prodotti presenti a catalogo cioè stralci di cartografia numerica (per applicazioni professionali, di studio e progettazione) e informazioni territoriali del SIT, di scaricarli sul proprio computer e, infine, procedere al pagamento on line;

• la visura dello stato delle pratiche edilizie; • la visura dello stato di condono edilizio.

Per poter accedere al servizio di acquisto dei prodotti cartografici numerici, la registrazione degli utenti può essere effettuata con due modalità:

• Accesso con password: prevede il rilascio di un codice di accesso individuale, da utilizzare per la fruizione dei servizi on line. Il codice consente un primo livello di sicurizzazione, per operazioni di accesso controllato alle informazioni, ma anche per la fruizione del servizio di “scarico” della carta numerica;

• Accesso con smart card: rilascio della smart card con relativo kit di sicurezza (anche in vista dell’introduzione della nuova carta d’identità elettronica) . In questo caso il sistema consente, oltre al riconoscimento dell’utente, l’attivazione di funzioni di firma digitale, da utilizzarsi per

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tutte le funzioni di inoltro di documenti e pratiche che richiedono l’esistenza di procedure di “firma”.

Durante la fase di registrazione viene richiesta all’utente a quale categoria appartiene fra le seguenti:

• Utenza interna all’Ente : il servizio elimina gli iter burocratici di richiesta interna tra settori consentendo in tempo reale la comunicazione sui nuovi prodotti cartografici disponibili e la diffusione degli aggiornamenti trimestrali;

• Università e sistema scolastico: utile per divulgare i lavori degli studenti sulla Città, attivando ritorni informativi riusabili (pianificazione, conoscenza di fenomeni sociali, gestione, amministrazione, servizi…);

• Enti pubblici, con l’obbiettivo d’interscambio informativo e condivisione di un’unica base informativa territoriale costantemente aggiornata da utilizzare anche nell’ambito di servizi al cittadino mediante la semplificazione di procedure tra Enti (es sportello unico);

• Professionisti per una attività di gestione di pratiche edilizie,urbanistiche,catastali, con l’obiettivo di predisporre gli strumenti per la presentazione elettronica delle istanze edilizie (modello unico delle pratiche edilizie);

• Aziende erogatrici di servizi a rete, con l’obiettivo di interscambio informativo e costituzione di catasti reti per coordinamento interventi;

• Altri utenti: utente generico. Per la visura delle pratiche di Edilizia Privata e delle pratiche del Condono edilizio bisogna inserire le informazioni relative: Identificativo utente, categoria, numero protocollo della pratica. Questo progetto è, in alcune sue parti, rimasto a livello sperimentale: infatti l’adozione della firma digitale non è ancora possibile per questioni normative (come per altri Comuni italiani) e il download della Cartografia è possibile attraverso l’accesso con password solo, fino ad oggi, per i professionisti, grazie ad un accordo con gli Ordini.

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ICI on line L’accesso avviene con le stesse modalità di Torino_facile. E’ il servizio che permette di consultare la banca dati catastale e verificare quindi la rendita del proprio immobile. La consultazione è possibile:

- per identificativo; - per edificio; - per codice via; - per indirizzo.

5.3.4) Altri settori: “Ambiente e Territorio” e “Trasporti” Dalla homepage www.comune.torino.it è possibile accedere ad altri settori: analizziamo i due che sono più interessanti al fine della nostra trattazione. a) Ambiente e territorio Livelli di inquinamento dell’aria: sono consultabili i dati sulla qualità dell’aria forniti dalla rete di rilevamento dell’inquinamento atmosferico. Arredo immagine urbana: arredo urbano vuol dire estendere il controllo e la cura allo spazio pubblico, integrando le esigenze tecniche e funzionali con quelle formali ed ambientali. Le sottosezioni consultabili sono:

• il Piano del Colore indirizza e propone le tinteggiature degli edifici;

• il Piano della Luce Decorativa individua luoghi e monumenti, oggetto di progetti specifici, in cui la luce interagisce con le diverse forme che la materia assume;

• il Piano della Pubblica Illuminazione detta regole illuminotecniche e formali per molte strade;

• il Piano generale degli Impianti Pubblicitari ha l’obiettivo di rendere compatibile con l’ambiente una presenza ragionevole di pubblicità;

• il Corredo Urbano: oggetti - come fontanelle, panchine, attrezzature di servizio.. - non sono più concepiti come un insieme casuale con la funzione di abbellimento, ma bensì come aspetti di un progetto complessivo e coordinato;

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• i Chioschi e i Dehors: l’inserimento e la realizzazione di queste strutture sono regolamentati da norme e procedure;

• le Pavimentazioni: vengono descritti i materiali usati (lapidei, calcestruzzo,ecc), le loro caratteristiche principali e il loro impiego nelle zone della città, inoltre è possibile visualizzarle attraverso delle immagini.

Piano Comunale dei Rifiuti 1999-2003: il documento definisce le linee guida per la gestione dei rifiuti solidi urbani (RSU) e assimilati (RSAU), facendo riferimento alla normativa specifica come il decreto Ronchi (L22/97). Edilizia e procedimenti relativi: si possono consultare il Piano Regolatore generale (link con il SIT), gli interventi edilizi e le procedure relative, le pratiche di edilizia privata e la modulistica. Aziende: sono in linea sistemi informativi relative alle seguenti aziende: Azienda Multiservizi Igiene Ambientale (AMIAT), Azienda Acque Metropolitane e Azienda Po-Sangone. Ordinanze: è possibile ricercare le ordinanze inserendo alcuni dati (l’anno, l’eventuale scadenza, ecc). b) Trasporti In questa sezione c’è un’ampia panoramica su tutto ciò che riguarda la viabilità: dalle informazioni in tempo reale, alla situazione dei cantieri stradali, al Piano Urbano del Traffico, ai parcheggi, alle aziende per il trasporto pubblico, alle indicazioni sull’aeroporto e sulle ferrovie… 5.3.5) Progetti futuri Il Progetto Torino_Facile è la base di partenza per un progetto più ampio e innovativo, ma ancora in gestazione: la gestione delle concessioni e delle autorizzazioni edilizie in modo completamente telematico, per semplificare e velocizzare le fasi di istruttoria tecnica e di approvazione, dare accesso all’informazione sull’iter e sui procedimenti amministrativi connessi. Un altro progetto futuro è la realizzazione del catasto delle reti tecnologiche per gestire meglio gli interventi nel sottosuolo.

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5.4) Il Comune di Padova: le sezioni del Sistema Informativo Territoriale Il SIT del Comune di Padova è, insieme a quello di Modena, uno dei primi esempi di questa tecnologia in ambito nazionale; però le difficoltà sorte nel lungo – medio periodo ne hanno consentito uno sviluppo relativo e settoriale. Infatti il SIT del Comune di Padova si contraddistingue per due aspetti molto differenti: la buona strutturazione di alcuni settori (cartografia, pratiche, ambiente..) e il necessario sviluppo di altri. Ad esempio non è ancora possibile la consultazione on line del PRG, operazione abbastanza usuale per i Comuni di medie dimensioni, mentre vi è un’ampia panoramica sui programmi urbanistici, sul Piano del Colore e sull’arredo urbano. Senza dubbio, partendo da una base così ben strutturata e impiegando le risorse necessarie, questo sviluppo in futuro sarà attuato. Sicuramente per un Comune di medie dimensioni l’impiego delle risorse in un SIT è più problematico rispetto ad una grande città e anche la collaborazione con gli altri enti può risultare più difficoltosa. Fortunatamente, però, la volontà, l’impegno e la disponibilità di alcuni dipendenti comunali – assessori, tecnici, dirigenti, ecc – sopperisce, in parte, a questi problemi. 5.4.1) Cenni sullo sviluppo del SIT Il SIT è inserito nella rete comunale Padovanet, inoltre vi è un sito della regione – con banche dati relative alle leggi regionali, ai bandi, ecc – e uno provinciale, con diversi siti on line (ambiente, trasporti, ecc.). All’inizio il sistema era relativo solamente al Centro e quindi facilmente gestibile e aggiornabile: quando si è voluti passare all’intero territorio comunale, ci si è trovati di fronte a diverse difficoltà. Molte sono state risolte assumendo come riferimento il numero civico, altre ancora sussistono come la scarsa collaborazione – fra i vari settori comunali, fra “gli addetti ai lavori comunali” e i politici – e la reperibilità di fondi da poter investire nello sviluppo del sistema.

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5.4.2) La struttura del sistema Il SIT del Comune di Padova non è un sistema ad oggetti ma è un sistema basato sul numero civico: la Carta Toponomastica è infatti uno dei fondamenti del SIT e viene continuamente aggiornata, mentre la carta tecnica comunale non è “cliccabile” cioè agli oggetti territoriali non sono collegate le informazioni alfanumeriche relative. Tramite intranet è possibile accedere alle banche dati dell’anagrafe e dei tributi, e alla carta catastale: quest’ultima “si sovrappone” alla cartografia aerofotogrammetrica. E’ prevista la messa in rete di informazioni di varia natura entro l’anno, sempre assumendo come base il numero civico. Il SIT è strutturato in varie sezioni a cui è possibile connettersi tramite accessi diversi e non tramite un’unica sezione SIT. Dalla home page www.comune.padova.it è possibile accedere alle seguenti sezioni:

• Tutto Padova cartografia on line; • Pratiche edilizie on line; • Modulistica; • Settori in rete.

5.4.3) Tutto Padova cartografia on line In questa sezione di cartografia sono possibili tre tipi di operazioni:

• cercare vie, numeri civici,ecc. • visualizzare la carta tecnica comunale; • scaricare la cartografia: ancora in allestimento.

Ricerca delle vie, dei numeri civici, ecc. Viene visualizzata una mappa toponomastica con comandi standard (di scala, zoom, rigenerazione, help, ecc) ed è possibile effettuare ricerche alfanumeriche e grafiche tramite il numero civico . Visualizzazione della carta tecnica La carta tecnica comunale è in scala 1:1000: ed è stata prodotta partendo dai dati del volo aereofotogrammetrico eseguito nel 1995 e dal rilievo a

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terra effettuato nel 1996. La precisione risultante della cartografia è di 35 cm terreno. Per poter visualizzare le tavole (figura 5.9) è necessario aver installato sul proprio PC il programma Whip (Autodesk) o può essere scaricato gratuitamente. Sul frame viene visualizzato il quadro d’unione delle tavole che compongono la carta tecnica comunale, basta cliccare con il tasto sinistro sulla tavola prescelta per selezionarla e visualizzarla. E’ possibile utilizzare le funzioni standards (zoom, pan, ecc), salvare e stampare l’immagine della tavola o del particolare zoomato.

Fig. 5.9: Tutto Padova cartografia on line: tavola della carta tecnica comunale

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5.4.4) Pratiche edilizie on line Il sistema di consultazione delle banche dati del Comune di Padova è suddiviso in:

• pratiche edilizie; • delibere.

E’ possibile la ricerca di una pratica edilizia inserendo uno o più dati (tipologia della pratica, numero, concessionario, data presentazione di partenza, ecc.) e la consultazione dell’ “Albo Pretorio” e delle “Delibere esecutive” (delibere di giunta e di consiglio). 5.4.5) Modulistica In questa sezione si possono trovare, visualizzare, compilare e stampare i moduli da utilizzare per i vari servizi offerti dal Comune nei diversi settori (ambiente, I.C.I., passi carrabili,ecc). Per eseguire la ricerca è sufficiente inserire anche un solo valore (nome del modulo,settore,..). 5.4.6) Settori in rete Dalla home page è possibile accedere a diversi settori: qui verranno analizzati quelli di maggiore interesse per la trattazione. a) Ambiente Acqua: si ha una descrizione del reticolo idrografico, delle modalità del campionamento delle acque e delle reti di controllo. Aria: è possibile visualizzare la descrizione della rete di monitoraggio, i risultati ottenuti (rapporto annuale sulla qualità dell’aria), gli studi ambientali specifici e i progetti. Inquinamento Acustico: si può consultare la normativa, la classificazione acustica del Comune di Padova e il Piano di disinquinamento.

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Inquinamento luminoso: il Comune di Padova è stato inserito nell’elenco dei Comuni ricadenti nella fascia di protezione degli osservatori e dei siti di osservazione dell’inquinamento luminoso. Nella suddetta fascia di protezione si devono applicare delle misure minime di protezione, in attesa dell’approvazione del Piano Regionale di Prevenzione dell’Inquinamento Luminoso. Rifiuti: si possono segnalare l’abbandono incontrollato di rifiuti e disservizi nella gestione dei rifiuti. Altri settori: è possibile consultare anche altri settori (suolo, energia, industrie insalubri, ecc) e scaricare gli stampati. b) Mobilità e traffico E’ possibile avere diverse informazioni sulla viabilità (ingressi, intralci, cantieri, ordinanze, ecc), visualizzare – tramite una mappa – la rete e l’organizzazione del sistema sul territorio, consultare e scaricare il piano urbano della mobilità (PUM). c) Edilizia Privata Si possono consultare alcune informazioni usuali (come atti e documenti, le autorizzazioni per l’abilità, ecc.) e si può accedere al Piano del Colore. Piano del Colore I materiali della tradizione costruttiva padovana costituiscono l’elemento unificante della città: nella Padova storica tutto è mattone, pietra o intonaco, cioè materiali locali che si armonizzano bene con la natura del luogo, delineano l’aspetto e il colore dello spazio urbano sia sul piano dei prospetti degli edifici sia sul piano delle strade e, proprio per questo, definiscono il carattere storico della città e rimangono testimonianza del carattere cromatico della città che si è trasmesso nel tempo. Oggi se da una parte l’impiego dei suddetti materiali è molto limitato – per la loro difficile reperibilità, per le loro caratteristiche chimiche, per la loro inadeguatezza costruttiva, per l’alterazione del loro aspetto dovuta a lavorazioni industriali - dall’altra proprio a questi materiali e alle regole

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compositive e manutentive che li organizzano fa riferimento il Piano, nel tentativo di indirizzare gli interventi di rinnovo e di manutenzione delle facciate verso scelte più armoniose con l’immagine della città. Il Piano del Colore del Centro Storico di Padova:

• è uno strumento di coordinamento degli interventi di manutenzione, ristrutturazione e risanamento dei paramenti murari che coinvolge tutti i componenti architettonici che concorrono a formare la percezione cromatica delle unità edilizie (pietre, intonaci, aperture, elementi di finitura, legni, insegne, tende,ecc);

• ha come oggetto gli edifici e le vie del Centro Storico: essi possono essere individuati nella cartografia di Piano nella tavola di analisi n°11 (“Analisi percettiva dello spazio stradale”) e nella tavola di progetto n°1 (“Piano del Colore – Criteri di intervento”);

• non rappresenta semplicemente una regola delle gradazioni cromatiche che derivano dalla storia, ma attiene anche al sistema percettivo della città, al rapporto tra spazio aperto e volumi costruiti e alle destinazioni funzionali degli edifici;

• vuole essere un punto di riferimento per tutti gli operatori deputati ad intervenire nel Centro Storico: Amministrazione, progettisti, imprese edilizie, proprietari di abitazioni, commercianti ecc;

• è suddiviso in varie sottosezioni: il progetto, l’organizzazione delle norme, la cartella dei colori, la documentazione, il bando pubblico, l’elenco delle strade del Centro Storico interessate dal Piano.

Adottando “il metodo dell’analisi”, è stata predisposta per ogni facciata una scheda di rilevazione per:

• determinare le componenti cromatiche degli edifici; • raccogliere ed analizzare i dati relativi alle tecniche ed ai

materiali usati per i vari elementi del fronte; • fornire informazioni sulle condizioni di degrado esterno

degli edifici, sull’ornato, sui materiali e le tecniche di tinteggio e sulle reti tecnologiche.

La struttura operativa e normativa del Piano prevede definizioni, indirizzi, direttive e norme di intervento riferite all’insieme degli edifici e delle facciate interessanti - l’intonaco, le finiture, l’attacco a terra, le porte e

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finestre, gli impianti tecnologici, le vetrine e le insegne, le tende e la pavimentazione dei portici - in relazione alle tipologie di strade e alle tipologie di edifici (figura 5.10). La normativa, volutamente di facile consultazione, è indirizzata a due soggetti prioritari:

• i proprietari, che si devono attenere e intervenire secondo le norme;

• la commissione edilizia, che può assumere il Piano come una guida per la valutazione dei progetti.

Per favorire gli interventi nel centro storico l’Amministrazione Comunale dà, secondo delle precise modalità, un incentivo economico a coloro che realizzeranno interventi manutentivi in linea con il Piano del Colore.

Fig. 5.10: Piano del Colore: tipologie di strade ed edifici

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d) Edilizia residenziale e Arredo Urbano L’obiettivo del Piano dell’Arredo Urbano è il recupero e la rigenerazione urbana, con interventi per migliorare l’arredo urbano e l’immagine della città attraverso la collaborazione di vari Enti e Settori. Vengono riportati i temi principali (corredo urbano, illuminazione pubblica, impianti pubblicitari, ecc) e la normativa di riferimento. e) Tributi In questa sezione è possibile consultare la modulistica e la normativa specifica del settore. f) Urbanistica Fra l’altro è possibile consultare “Il programma di riqualificazione urbana e sviluppo sostenibile del territorio PRUSST- Arco di Giano (relazione, ambiti di intervento con planimetria generale, spazi di transizione con planimetria generale, bando di gara). La strategia del PRUSST ha due obiettivi:

• sviluppare il processo di specializzazione funzionale (sviluppo del terziario più avanzato cioè finanza, nuove tecnologie, ecc) per gestirlo e valorizzarlo dal punto di vista urbanistico;

• ridare centralità alla città compatta, per contenere la dispersione insediativi legata ai processi di sviluppo metropolitano a bassa densità.

I temi del Programma trovano applicazione in progetti e interventi in larga parte già previsti nella Pianificazione e programmazione urbana e territoriale del Comune di Padova. La loro coerenza con gli strumenti di Pianificazione (PRG vigente e Varianti parziali adottate) assicura un elevato livello di fattibilità sotto il profilo delle normative.

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5.5) Il Comune di Siena: Cartografia e Urbanistica L’ aspetto peculiare di una città come Siena – caratterizzata da una struttura tipicamente medievale, da un tessuto urbano particolare e da una grande rilevanza urbanistica e architettonica - è riuscire ad essere legata al suo passato e proiettata verso il futuro, è riuscire a mantenere la propria identità storica e adottare soluzioni avanzate conservando una buona qualità della vita, è riuscire a coniugare tradizione e innovazione attraverso una politica territoriale mirata e degli strumenti adeguati, come il SIT. A tutti i livelli – politico, tecnico, amministrativo, burocratico – “gli addetti ai lavori” si sono dimostrati consapevoli di questa realtà, grazie ad un’approfondita conoscenza del territorio e delle problematiche ad esso relativo. Inoltre essi hanno ben presto capito che proprio uno strumento avanzato come il SIT poteva permettere di tutelare il loro patrimonio storico dandogli una “veste moderna”. Quindi sono state, e sono tuttora, investite molte risorse – economiche, tecniche, professionali, umane, personali, ecc. – per lo sviluppo del SIT. A questo proposito, basta citare il Piano del Colore, sintesi esemplare di uso di strumentazioni all’avanguardia per la conservazione degli edifici storici. 5.5.1) Il SIT per la Toscana L’articolo 4 della Legge Regionale n.5/1995 individua le finalità e gli obiettivi del SIT per la regione Toscana, stabilendo (Desideri, 2000):

• la partecipazione di Regione, Province e Comuni, singoli o associati, e degli altri Enti pubblici alla sua formazione e gestione;

• la sua funzione di supporto conoscitivo per la definizione degli atti di governo e per la verifica dei risultati.

La legge suddetta, inoltre, delinea il SIT come uno strumento al servizio di tutta la collettività toscana. La Toscana ha grandi tradizioni nella gestione dell’ informazione territoriale, basti ricordare l’Istituto Geografico Militare a Firenze, che è la massima istituzione nazionale di cartografia. Inoltre è stato sviluppato uno dei programmi più avanzati di cartografia tecnica fra le Regioni italiane.

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Partendo da queste basi, negli anni ’90, è iniziato il processo di sviluppo dei SIT in Regione e negli Enti Pubblici. La spinta fondamentale si è avuta con la redazione dei Piani Territoriali di Coordinamento e Strutturali previsti dalla suddetta legge. Molti SIT sono nati proprio come quadro conoscitivo dei PTC. La situazione attuale è molto differenziata: vi sono poche realtà fortemente organizzate, alcune con un nucleo di competenze e di archivi, poche dove anche il nucleo minimo è inesistente. Per quanto concerne le realtà comunali, in alcuni (pochi) Comuni si ha un’ esperienza GIS consolidata da oltre 10 anni e concentrata nelle pratiche urbanistiche e della cartografia di base. In alcuni casi si sono avviate esperienze, degne di nota, di integrazione fra gli archivi comunali e anche con gli archivi catastali, con tutte le difficoltà che queste collaborazioni comportano. Inoltre alcuni Comuni hanno sviluppato iniziative di coordinamento fra loro, per riuscire a creare, in futuro, strutture tecniche consortili, per un’unione delle risorse. 5.5.2) Brevi cenni sulla nascita del SIT del Comune di Siena Negli anni ’80 nell’ente comunale si verifica il passaggio dal mainframe alla rete e si inizia a parlare di SIT con il progetto “Sistema Informativo”. In questa prima fase i problemi più rilevanti sono legati all’informatica e alla ricerca di modelli, presenti in altre realtà locali, da poter seguire come esempio ed, eventualmente, da esportare. Inoltre comincia un lungo lavoro di raccolta e sistematizzazione di una mole consistente di dati,carte e informazioni. Negli anni ’90, la legge 5 suddetta e le leggi Bassanini danno un rilevante impulso allo sviluppo dell’informazione geografica e della sua organizzazione. Nel 1991 il SIT parte con lo sviluppo delle pratiche edilizie e viene chiesta la consulenza anche di un’azienda esterna, ma il “salto qualitativo” si verifica con la realizzazione della numerazione civica interna di tutti gli immobili.

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Oggi la disponibilità di dati numerici all’interno degli archivi della Pubblica Amministrazione e la cartografia digitale incentivano sempre di più lo sviluppo del SIT, che è uno strumento in grado di fornire mezzi adeguati ad elaborare dati di supporto alle decisioni circa gli interventi sul territorio, sia di carattere politico e pianificatorio, sia di carattere tecnico –progettuale. L’obiettivo è arrivare a rendere il SIT “strumento indispensabile” nell’ ente comunale, sia per gli utenti interni – attraverso la loro formazione e competenza – sia per gli utenti esterni, attraverso una distribuzione capillare e delle applicazioni facili da usare. 5.5.3) Le banche dati e i suoi accessi Nello sviluppo del SIT, come d’altronde già verificatosi nelle altre esperienze comunali fin qui descritte, è emerso che l’informazione deve comparire nei diversi archivi con la stessa “dicitura” ed essere leggibile con lo stesso mezzo (web). Inoltre si devono relazionare e integrare i vari archivi, ad esempio le diverse anagrafi (Anagrafe della popolazione, Anagrafe territoriale , Anagrafe tributaria), constatando se ci sono delle incongruenze, nel qual caso gli archivi possono essere definiti “sporchi”, cioè i dati devono essere verificati e quindi modificati. La condivisione delle banche avviene prendendo come riferimento lo stradario : prima esistevano diversi stradari per i diversi servizi (Anagrafe, Commercio, Servizi, Statistica, Vigili Urbani, Servizi Sociali, Istruzione), ora lo stradario è unico, viene aggiornato tramite l’Anagrafe, ma non è condiviso dal Catasto. Nel Comune di Siena si sono voluti creare accessi differenziati per le varie categorie di utenti (tecnici interni,urbanisti, professionisti..) ed è quindi possibile accedere alle banche dati attraverso differenti modalità: 1. intranet; 2. DMZ (delimitarized zone); 3. internet; 4. via totem; 5. rete HFC a banda larga.

1. Intranet è la rete interna del Comune di Siena, essa è collegata alla Rete Telematica Regionale Toscana e le sue dorsali sono in fibra

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ottica. In questa rete non entra nessun utente esterno, perché i dati sono accessibili solo dall’interno. Il suo obiettivo è organizzare e strutturare le varie informazioni (anagrafiche, immobiliari, catastali, tributarie, edilizie…) in modo logico e stratificato. In questo modo sarà anche possibile, visualizzando i dati in intranet, inserire direttamente le variazioni (ad esempio le varianti di PRG);

2. area accessibile ma controllata per gli utenti che hanno la firma digitale, ma per il momento non è ancora attiva;

3. La rete tramite web è accessibile al pubblico attraverso il browser www.comune.siena.it , è completamente aperta e non presuppone nessun tipo di controllo;

4. Ci sono self services pubblici sparsi per tutta la città; 5. Tv interattiva.

Gli strumenti di accesso che è possibile utilizzare sono: • PC; • Telefono GSM via Wap; • Tv con encoder.

Per alcuni servizi è utilizzabile la Siena card (con un valore moneta), mentre la firma digitale, da circa due anni, è utilizzabile solo in intranet. Infatti, come si è già visto per altri Comuni italiani, permangono questioni normative che non consentono, per ora, l’uso della firma digitale esteso a tutti gli utenti. 5.5.4) Il catasto comunale Sono state censite tutte le unità immobiliari ed a queste è stato attribuito un codice composto dall’unione di “codice via – civico – esponente – interno”, così da creare un codice univoco per ogni unità immobiliare. A questo codice sono e/o saranno agganciate tutte le informazioni relative alle unità (foglio – particella, proprietà, residenti, pratiche edilizie, ecc.). Questo permette all’amministrazione di gestire una banca dati propria per l’aggiornamento, senza alcuna interazione con gli enti esterni, e alla quale concorrono più servizi.

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5.5.5) Aggiornamento delle banche dati della “Numerazione civica” e degli “Edifici notificati” E’ stato effettuato l’aggiornamento di queste due banche dati, georeferenziate sulla CTR. a) Numerazione civica Si tratta dell’aggiornamento, correzione e verifica dei numeri civici riportati nella cartografia tecnica digitale. La caratteristica fondamentale della numerazione civica è essere il link per i vari strati informativi: anagrafe, tributi, pianificazione urbanistica ecc. Infatti in molte applicazioni la ricerca avviene per via e per numero civico. L’aggiornamento è stato effettuato fisicamente attraverso dei sopralluoghi e nell’elaborazione dei dati è bastato semplicemente applicare una topologia puntuale. Bisogna sottolineare che la toponomastica è un settore molto dinamico perché, con il crescente sviluppo delle città, si costruiscono nuove strade, si modificano le residenze con aperture di finestre, porte.. e quindi è irrinunciabile un’operazione di aggiornamento continuo. b) Edifici notificati Si tratta dell’individuazione degli edifici notificati del territorio comunale: ad essi corrispondono le informazioni relative al vincolo ed alle caratteristiche principali degli immobili o delle aree interessate. Per gli edifici sottoposti a vincolo si sono reperiti i dati da diverse fonti database :

• catalogo fornito dalla sovrintendenza relativo ai monumenti;

• schede ministeriali; • PRG; • Floppy del Comune; • Cartografia catastale.

L’inserimento dei dati è avvenuto tramite un semplice programma di disegno. Il risultato finale è stato avere per ogni edificio, di posizione nota sul territorio, una tabella contenente diverse informazioni:

• foglio e particella di appartenenza; • indirizzo;

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• proprietario; • tipo di oggetto; • epoca; • fonte dei dati.

Una volta strutturato questo sistema, l’aggiornamento non comporterà un grande impiego di risorse e di mezzi per l’aggiornamento. 5.5.6) Le applicazioni Si può accedere alle applicazioni attraverso la home page www.comune.siena.it cliccando su “Pratiche edilizie e Cartografia” e quindi selezionando l’applicazione desiderata. Le sezioni sono:

• Cartografia; • PRG zone urbane; • Pratiche edilizie on line; • Norme PRG; • Regolamento edilizio; • Piano del Colore; • Cartografia – informazioni generali; • Modulistica per pratiche;

a) Cartografia La cartografia digitale ha origine da un volo aerofotogrammetrico del 1993 ed è oggi disponibile:

- in formato dwg, dxf o shapefile ( formato per ArcView GIS); - con le seguenti rappresentazioni:

• scala 1:5000 per tutto il territorio comunale; • scala 1:2000 per il centro storico e tutte le zone

residenziali o più densamente abitate; • scala 1:1000 per solo centro storico (come limite

esterno sono state considerate le mura civiche). Data la base digitale della cartografia essa consente di (figura 5.11):

- produrre mappe (come una cartografia cartacea);

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- sovrapporre strati logici di dati provenienti da diversi archivi (edificato, viabilità, altimetria…);

- effettuare restituzioni parziali: ad esempio la sola altimetria; - elaborare dati cartografici omogenei: ad esempio calcolare la

superficie o il numero di edifici relativi ad una porzione del territorio.

La cartografia è a disposizione dei vari utenti (cittadini, tecnici, professionisti, studenti, altri enti pubblici…) su supporto magnetico, a pagamento, con agevolazioni per alcune categorie. Se, invece, ci si connette al sito www.comune.siena.it e si clicca su “Pratiche edilizie e Cartografia”, si entra nella sezione “Cartografia”. Qui si troverà la mappa del Comune di Siena (figura 5.11) e sono possibili diverse operazioni standard (per effettuare le quali c’è anche un aiuto on line), si può:

- muoversi sulla mappa attraverso i comandi pan,zoom in e zoom out;

- digitare la scala desiderata (e quindi il comando refresh); - selezionare la risoluzione desiderata fra quelle disponibili; - scegliere (in basso) i temi visibili (mura, civici, edifici,

vegetazione, prg rurale, vincoli..); - cercare una tipologia di oggetti nei campi dei database di tutti

gli oggetti selezionando il tema interessato o digitandolo nel campo “Cerca”, in caso di risultato positivo sulla mappa vengono evidenziati gli oggetti trovati;

- interrogare un oggetto selezionando il comando “Interroga il tema”, quindi scegliendo il tema, infine cliccando sulla mappa per identificare l’oggetto interessato, in caso di risultato positivo sulla mappa viene evidenziato l’oggetto;

- stampare l’area selezionata. L’aggiornamento della cartografia viene eseguito con le ortofoto e le foto aeree. Ci saranno poi degli aggiornamenti conseguenti alle variazioni di Piano, soprattutto per strade e edifici.

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Fig. 5.11: Cartografia: mappa tecnica

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b) Le pratiche edilizie on line Si possono cercare on line tutte le pratiche edilizie del Comune di Siena. Dopo i primi risultati, relativi ai dati generali, si può accedere a due livelli di dettaglio: al primo – pubblico – possono accedere tutti gli utenti, mentre per il secondo – riservato – che è relativo ai dati di dettaglio, è necessaria una password (rilasciata dal Comune). Per la ricerca della pratica bisogna inserire alcuni dati (l’anno di presentazione, il numero di protocollo, il numero della pratica, il referente, la localizzazione, i dati catastali, ecc.). c) Modulistica per pratiche edilizie In questa sezione è possibile visualizzare tutti i documenti necessari alla pratica edilizia scelta ( basta cliccare sul comando apposito). Essi sono in formato .doc e possono essere direttamente utilizzati, elaborati e stampati. L’elenco documenti è il seguente:

• concessioni edilizie (domanda di concessione, conteggio volumi e superfici ecc);

• autorizzazioni edilizie (domanda di autorizzazione, conteggio volumi e superfici ecc);

• DIA art.4 e art.5 (comunicazione del proprietario relazione tecnica asseverata, dichiarazione di accettazione della direzione dei lavori, ecc);

• Varianti interne art.39 della Legge Regionale 52/99 (comunicazione di variante, relazione tecnica asseverata, ecc);

• Varianti a denuncia di inizio di attività in corso d’opera art.9 della Legge Regionale 52/99;

• Varianti a concessioni o autorizzazioni edilizie in corso d’opera art.7 della Legge Regionale 52/99;

• Piano del colore (domanda di concessione o autorizzazione Piano del colore);

• Concessione autorizzazione in sanatoria art.37 della Legge Regionale 52/99 (gli elaborati sono gli stessi della concessione e dell’autorizzazione edilizia);

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• Proroga alla concessione/autorizzazione edilizia; • Richiesta di autorizzazione temporanea o dichiarazione di

inizio attività per strutture a carattere temporaneo (art.14 del Regolamento Edilizio).

Inoltre, sempre, in questa sezione, cliccando sui comandi appositi, è possibile visualizzare:

• Comunicazioni di ordinaria manutenzione; • Schema oneri; • Elenco documenti abitabilità/agibilità; • Norme (per esempio Legge Regionale 52/99).

L’aggiornamento della sezione viene fatto periodicamente ed è possibile visualizzarne la data. d) Regolamento edilizio Il Regolamento edilizio disciplina le attività di trasformazione dell’edilizia e dell’urbanistica nell’ambito del territorio comunale contestualmente alle Norme Tecniche di Attuazione del PRG. E’ possibile fare il download delle sue disposizioni selezionando la sezione “Regolamento edilizio”. e) Il Piano del Colore Nel Piano del Colore rientrano il tema dei colori e delle finiture dei prospetti degli edifici del Centro Storico (il cui limite esterno sono le mura); esso è stato normato dal 1992 avendo come fine la tutela, la conservazione e il recupero del centro storico. Infatti le persone che hanno collaborato a questo progetto (tecnici,operatori, proprietari degli immobili..) sono partiti dalla convinzione che il miglioramento dell’ambiente urbano concorre ad innalzare la qualità della vita nella città. La “città antica” è formata dai monumenti e dalle vecchie case, che, insieme, costituiscono il bene culturale che bisogna tutelare e conservare: “il Piano del Colore vuole dare nuova veste ai monumenti senza dimenticare il prestigio che compete alle costruzioni minori”. La città di Siena, pensata dai più come “tutta di laterizio”, si è concentrata sui suoi colori: il colore non è stato concepito solamente come semplice

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tinteggiatura e il prospetto dell’edificio non è più una parete rigida perché le facciate dipinte si connotano e differenziano rispetto all’esterno, rispetto al fabbricato, rispetto alla strada e rispetto agli edifici contigui… Lo studio analitico dell’immagine della città potrà essere realizzato con l’istituzione, da parte dell’Amministrazione Comunale, di un archivio delle facciate, che col tempo potrà elaborare in modo capillare tutti i dati che i vari progettisti andranno a raccogliere. Ogni facciata ha collegato il disegno, la dimensione, la superficie, il rilievo, le pratiche edilizie, ecc. per analisi quantitative, storiche e qualitative. Inoltre tale archivio, attraverso la rielaborazione dei dati, potrà verificare la validità del Piano, consentendo di tanto in tanto più approfondite puntualizzazioni. In esso saranno raccolte le schede di rilevazione, elaborate grazie al rilievo sistematico delle facciate del Centro Storico: il rilievo deve essere comprensivo degli elementi tecno-morfologici di facciata, degli impianti tecnologici e degli elementi di arredo. Le schede devono essere un contributo dinamico e permettere, attraverso l’archivio computerizzato, di controllare l’evolversi dell’immagine dell’aspetto esterno della città. A questo Piano ha collaborato anche la facoltà di Geologia dell’Università di Siena, fornendo indicazioni sui materiali, sulla loro composizione e tecniche di preparazione, sulle caratteristiche cromatiche, ecc. L’obiettivo di queste indagini è il volere rifarsi, per quanto possibile, alla facciata originale ispirandosi alle cromie originali, ai materiali e alle tecniche tradizionali. Il Piano del Colore è stato sviluppato con il software ArcView. Norme tecniche di attuazione La normativa prevede fra le iniziative che dovranno essere adottate dall’Amministrazione Comunale per eliminare le cause del degrado attualmente esistente:

- la costituzione di un archivio con la catalogazione di tutti gli elementi che compongono le facciate e composto dalla scheda informativa (dimensioni della facciata, numero della pratica edilizia, toponimo, riferimenti al PRG..), dalla tavolozza dei colori, dagli abbachi dei singoli elementi tecno-morfologici

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che compongono la facciata, dalla scheda uniformata relativa ad ogni singola facciata;

- l’istituzione di un contributo da assegnare per il restauro. La normativa viene divisa in diverse parti omogenee – coperture, superfici di facciata, elementi di finitura, impianti tecnologici, ecc. – e i vari interventi, per i lavori di facciata, possono essere relativi a manutenzione straordinaria, restauro, nuova realizzazione di intonaci, ecc. Tavolozza dei Colori La tavolozza dei colori oggi non è più usata perché si preferisce un’analisi in laboratorio per l’intonaco e la pittura di ogni facciata. Abaco degli elementi tecnomorfologici che caratterizzano la facciata Le varie tavole della grafia di riferimento vanno intese come un tentativo di impostare un linguaggio comune, facilmente intelligibile a tutti, e l’inizio di in menu computerizzato che, se in un primo momento viene usato dal tecnico dell’archivio delle facciate per l’archiviazione e la catalogazione delle facciate stesse, in un secondo momento potrà essere impiegato da ogni singolo progettista. Scheda uniformata alla guida pratica delle tecniche di restauro delle facciate L’elaborazione della scheda, successiva al rilievo della facciata ma anteriore al suo restauro, ha come fine ultimo la conoscenza, indispensabile per ogni intervento di restauro. Infatti, anche nella difficoltà della catalogazione delle forme architettoniche, i promotori del Piano del Colore sono convinti che solo attraverso l’analisi si può conoscere il manufatto architettonico e quindi progettare come e dove intervenire. La scheda di rilevazione uniformata (o scheda uniformata alla guida pratica delle tecniche di restauro delle facciate”) è preceduta da una legenda - che si esplica nelle suddette tavole della grafia di riferimento in scala 1:100 riguardanti tutti gli elementi che caratterizzano le facciate – ed è composta da:

• Scheda del rilievo architettonico;

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• Scheda del rilievo metrico; • Scheda del rilievo degli elementi tecno-morfologici; • Scheda del rilievo degli impianti e degli elementi di arredo; • Scheda del rilievo cromatico; • Scheda del rilievo cromatico fotografico. • Planimetria della copertura (con posizionamento dei

comignoli, dei lucernari,degli abbaini e delle antenne televisive) solo in caso di restauro della copertura.

Si vuole sottolineare l’importanza del rilievo fotografico soprattutto in un Piano di questo tipo, “essendo convinti che l’architettura debba esplicarsi per immagini più che per parole e numeri”. Progetto di esempio L’oggetto di studio è il Palazzo Piccolomini Naldi Bandini che si trova in via Bandini ed è uno degli innumerevoli esempi dell’immenso patrimonio immobiliare della dinastia Piccolomini. Nel progetto, fra i vari documenti, si possono consultare:

• la scheda di descrizione - localizzazione comprendente planimetria 1:2000 e dati catastali;

• la relazione storica; • le schede di rilievo fotografico (prospetti, scala posteriore,

porticato); • la scheda di rilievo metrico della facciata esteso a tutti i

fronti (prospetti); • la scheda di rilievo cromatico e dei materiali costruttivi

(prospetti e cortile). f) PRG zone urbane L'Amministrazione Comunale di Siena ha optato per un'applicazione che permetta di distribuire i dati, anche di tipo geografico, attraverso l'utilizzo di internet, mantenendo le originarie caratteristiche vettoriali delle basi cartografiche e dell'insieme di informazioni ad esse correlate. Si è cercato di raggiungere essenzialmente due obiettivi:

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• rappresentare un sistema complesso nei suoi aspetti, come può essere oggi un PRG, con strumenti semplici e accessibili a tutti i cittadini;

• utilizzare software ad ampia diffusione e di facile utilizzo per ridurre i costi di formazione del personale all’interno dell’ente comunale.

Infatti dal 1996 ad oggi, non solo si è verificato uno sviluppo maggiore del SIT con un’implementazione rilevante delle banche dati digitali, ma c’è stata anche una maggiore attenzione per l’urbanistica. Per questo scopo, attraverso una convenzione con lo studio privato LdP Associati, l’Amministrazione Pubblica ha richiesto una consulenza per la diffusione on line dei suoi principali strumenti urbanistici. Le applicazioni sviluppate in questa sezione sono:

• il piano regolatore generale; • il piano per la distribuzione e localizzazione delle funzioni

nel centro antico: consultabile in rete a giugno; • il piano generale degli impianti pubblicitari: consultabile in

rete a giugno; Per la preparazione, la gestione e la distribuzione dei dati sono stati utilizzati i software "MapGuide" Autodesk (per le mappe vettoriali) , "ColdFusion" e le "coperture ArcCad" . Per poter effettuare la navigazione interattiva nei diversi strumenti urbanistici in remoto, con browser di lettura Microsoft Internet Explorer, è necessario disporre del plug-in Autodesk MapGuide Viewer (scaricabile gratuitamente). Carte e norme possono essere visualizzati e stampati sul proprio PC. Il processo di distribuzione necessita, ovviamente, di manutenzione e aggiornamenti. A questo proposito bisogna evidenziare che la banca dati distribuita attraverso Internet è la stessa utilizzata dall'Amministrazione Comunale durante le ordinarie operazioni d'ufficio. In tal modo si fornisce anche all'esterno la massima garanzia circa l'aggiornamento e l'attendibilità del dato trasmesso. La disponibilità di informazioni certe e attuali risulta infatti un requisito irrinunciabile nell'ambito di un progetto che tende ad un suo utilizzo professionale.

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La condivisione della banca dati tra utente "esterno" (professionista, consulente o semplice cittadino) e utente "interno" (amministratore, tecnico comunale, funzionario o dirigente in genere), implicando problemi di sicurezza e riservatezza del dato, non comporta in questo caso la differenziazione (e proliferazione) delle banche dati, bensì un progetto di diversificazione degli accessi secondo le diverse categorie di utenti. In tale modo ad esempio, il professionista ha un accesso ad una parte più cospicua della banca dati rispetto al semplice cittadino e viceversa più limitata rispetto al funzionario comunale. Infine si è deciso di adottare interfacce simili per i tre strumenti urbanistici presenti in questa sezione: quest’ultima soluzione è da porre in evidenza perché agevola sicuramente la consultazione e l’uso per un utente generico. Inoltre è possibile visualizzare contemporaneamente il Piano delle Funzioni e il PRG: questa scelta può essere utile anche per analisi di tipo comparativo. La base dati digitale Per tutti e tre i Piani (Mugnai, 2001) le banche dati sono di tipo geografico. Le operazioni hanno perciò riguardato in genere elaborazioni con software Cad e successivamente con software Gis, intendendo con tale termine applicazioni in grado di costruire banche dati topologiche e non solo semplici visualizzatori. Il piano delle funzioni e quello degli impianti pubblicitari nascono già informatizzati, cioè sono stati costruiti direttamente con tecniche GIS, e quindi sono state realizzate banche dati (coperture Arccad) contestualmente alla elaborazione dei Piani stessi. Nel caso del Piano Regolatore Generale siamo invece in presenza di un processo di informatizzazione effettuato a valle della redazione del Piano ed in maniera del tutto autonoma. Infatti alla fine degli anni ’80 viene redatto il Piano Regolatore Generale con metodi tradizionali cioè con strumentazione Cad, non GIS: la cartografia originale è in scala 1:500 ed è del centro storico su base catastale. Successivamente esso viene informatizzato e viene attuata la trasposizione digitale del materiale cartaceo originario. Questa operazione si rileva tutt’altro che semplice e si arriva, comunque, ad un buon risultato

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finale cioè l’assoluta rispondenza, nella fase di restituzione grafica, fra la versione originale e quella digitale. Analizziamo ora le fasi principali di questo processo: 1. Georeferenziazione e digitalizzazione: il PRG è stato georeferenziato sulla CTR. La georeferenziazione è stata ottenuta trasponendo le aree della cartografia analogica (acquisita tramite scanner) alla cartografia numerica digitale. L’obiettivo, come già detto, è stato che la riproduzione digitale degli elaborati (dal punto di vista grafico) dovesse del tutto coincidere con quella originale. L’operazione si è rilevata alquanto complessa perchè è stata necessaria la trasposizione dalla precedente base cartografica (sulla quale è stato originariamente elaborato il Piano) e quella più recente (di tipo digitale) sulla quale è stata costruita la nuova banca dati, comportando un intenso e delicato lavoro di interpretazione di segni non sempre omologhi tra le due carte. Al termine delle operazione di digitalizzazione sono risultati disponibili files vettoriali (in questo caso formato "dwg" e realizzati attraverso l’utilizzo del software "Autocad 14" Autodesk), perfettamente aderenti alla nuova versione cartografica digitale. Ad ogni poligono disegnato sono stati contestualmente associati dei valori riferiti alla normativa di Piano valida per quella specifica area. Si è reso perciò necessario, al momento del ri-disegno, individuare ciascuna "unità minima informativa" alla quale riferire l'etichetta di Prg. 2. Costruzione e correzione topologica del dato: per tale operazione è stato utilizzato il software “ArcCad" Esri con la produzione di una "copertura" (coverage) utilizzabile con software di visualizzazione e manipolazione ( "ArcView" Esri). 3. Definizione della tabella alfanumerica: la tabella, cioè il database di riferimento, è strutturato in attinenza con l'impalcato normativo di Prg e dunque principalmente secondo campi riguardanti schemi direttori, progetti norma, zone, aree e sottozone. Il formato dei dati scelto è lo ShapeFile che permette la memorizzazione della componente geografica (le coordinate degli elementi grafici, punti, archi e poligoni) in file binari .SHX e .SHP e della componente tabellare in formato .DBF standard.

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4. Metadati: per la corretta interpretazione delle coperture e l’integrazione nel sistema informativo territoriale di livello comunale, è stato prodotto per ciascuna di esse un file di Metadati con i seguenti contenuti:

• informazioni sulle sorgenti, le modalità e le procedure utilizzate;

• informazioni sulla qualità dei dati; • informazioni sul sistema di riferimento cartografico; • informazioni su attributi ed entità; • informazioni sulla validità temporale del dato;

5. Stampa: è possibile la stampa delle tavole di Prg alle varie scale ed in due versioni: in bianco e nero (utilizzabili anche per le normali riproduzioni cianografiche) ed a colori. Entrambe le versioni risultano, dal punto di vista grafico, fedeli alle copie originarie delle tavole di Piano. Il Piano Regolatore Generale Il progetto sviluppato per il piano regolatore copre il centro storico e la parte urbanizzata del territorio comunale, e consente:

- la lettura ipertestuale della relazione di Piano e delle norme tecniche di attuazione;

- la consultazione on-line di tutte le carte di Piano; - la visualizzazione in tempo reale di tutte le norme tecniche

correlate alla singola area evidenziata. Questo significa che attraverso l'applicazione è possibile disporre di tutte le informazioni necessarie ad esempio alla predisposizione di un progetto (autorizzazione, richiesta di concessione, etc.) che risulti coerente con le disposizioni e le prescrizioni urbanistiche esistenti in relazione all'area di intervento. Assieme alla banca dati relativa al piano regolatore sono inoltre disponibili ulteriori e stratificate serie di dati. Tra queste vi sono ad esempio le informazioni riferite alle notifiche immobiliari (come risultano dalle schede della Soprintendenza ai monumenti), relative al tipo di vincolo, alla sua validità, alla tipologia ed alla storia dell’edificio.

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La consultazione avviene sulla stessa base cartografica, ottenendo con ciò la possibilità di effettuare analisi di tipo comparativo su un insieme teoricamente infinito di dati. L'implementazione di nuove banche dati potrà avvenire per fasi successive, dando luogo alla costruzione progressiva e graduale del Sistema informativo Territoriale di livello comunale. Per la visualizzazione delle tavole di Piano e l’accesso alle informazioni relative basta cliccare su “Piano GIS – oriented” e (figura 5.12):

• usare i comandi di "zoom", "pan" e scala dalla barra degli strumenti oppure dai menù a comparsa;

• selezionare sulla barra di navigazione “ricerca per vie" e digitare il nome della via (o anche solo le lettere iniziali) ;

• attivare o disattivare i diversi layer (relativi al PRG, alla Cartografia, agli edifici notificati, ecc.);

• spostarsi con il mouse sui vari oggetti cartografici e accedere tramite una finestra a comparsa alle informazioni relative a quella determinata area in funzione della scala corrente di visualizzazione (ad esempio con una scala superiore a 1:5000 appare la dicitura “Zone residenziali (R) se posizionati su un’area residenziale);

• visualizzare le zone sottoposte a variante tramite una finestra a comparsa;

• aprire con un doppio click sull’area di interesse una tabella informativa contenente dati normativi di piano regolatore, progetti di norma, notifiche, ecc;

Di particolare interesse sono i seguenti comandi: • “riepilogo normativo area”: è possibile effettuare un

riepilogo delle norme per quelle aree che contengono più tipi di informazioni o più riferimenti normativi;

• “visualizza alla scala del Piano”: la mappa si posiziona alla scala con la quale è rappresentata tale area nelle tavole originarie del PRG (questo è indispensabile per stampare nella scala corretta estratti di Piano).

In questa sezione si può anche accedere alle “Nuove regole per la città e il territorio”, utili per capire il meccanismo normativo che regola l’ambito

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comunale, e alle “Norme tecniche del Piano”, consultabili attraverso un testo interattivo.

Fig. 5.12: Piano Regolatore Generale Il Piano delle Funzioni Alla fine degli anni ’80 il Piano per la distribuzione delle Funzioni è la prima applicazione costruita sfruttando le potenzialità GIS a livello comunale.

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Il Piano delle Funzioni riguarda il centro storico e gestisce il piano di cambiamento della destinazione d’uso. E’ un piano dinamico, cioè si aggiorna automaticamente mano a mano che i cambiamenti di destinazione vengono certificati, e uno dei suoi obiettivi principali è conservare la funzione residenziale nel centro storico. La verifica delle Funzioni è stata effettuata con dei sopralluoghi sulle varie unità immobiliari. Il lavoro di aggiornamento, correzione e verifica dei numeri civici è risultato strategico per la distribuzione della lottizzazione delle funzioni in termini sia qualitativi sia quantitativi, cioè localizzazione della funzione e calcolo della superficie ad essa relativa. Infatti per ogni interno sono disponibili informazioni relative alla dislocazione dell’unità immobiliare (piano terra, piano superiore, ecc) alla funzione presente (residenziale, commerciale, ecc) e alla superficie. Per le superfici sono state utilizzate le informazioni fornite dalla Nettezza Urbana; inoltre si può accedere alla banca dati dell’anagrafe (anche se è possibile visualizzare solo alcuni dati per rispettare il diritto alla privacy), ma permangono data base consultabili solo dall’Amministrazione Comunale. Piano degli Impianti Pubblicitari Dal 1998 si inizia a gestire il settore della pubblicità e le problematiche ad essa relative (pubblica affissione, insegne degli esercizi commerciali, targhe…). Il Piano riguarda l’intero territorio comunale. La banca dati del Piano Pubblicità è quella della Pubblica Affissione integrata da due foto digitali per ogni impianto per la pubblica affissione. Il Piano Pubblicità è stato realizzato con un database che contiene tutti i dati relativi agli impianti esistenti e su questi è stata costruita la proposta di piano che ha in parte confermato quelli esistenti, con o senza modifiche, ed ha previsto la rimozione o l’aggiunta di altri.

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La necessità principale è uno sviluppo rapido del progetto, in particolar modo per gli edifici notificati per i quali sussiste, per legge, il divieto di affissione.

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Bibliografia • Farruggia S. : “Flessibilità e conoscenza nella costruzione

dell’infrastruttura di informazione geografica: l’esperienza del Comune di Genova”, Atti della 4° Conferenza Nazionale ASITA, 2000;

• Bertini D. , D’Orazi M. , Farrugia S. , Ferri P. , Marinelli G. , Quartarone C. : “Il Piano Regolatore di Genova è ora disponibile su CD-Rom”, MondoGIS 19/2000;

• D’Orazi M. , Farruggia S. : “Cooperare attraverso l’uso dei SIT: l’esperienza del Comune di Genova”, Atti della 1° Conferenza Nazionale ASITA, 1997;

• Russo R. : “Il GIS dell’Osservatorio Civis: un sistema di supporto decisionale per il comune di Genova”, Atti della Seconda Conferenza di MondoGIS, 2000;

• Russo R. : “Un sistema informativo territoriale per il recupero del centro storico di Genova”, Atti della 3° Conferenza Nazionale ASITA, 1999;

• Achille C. , Brumana R. , Fregonese L. , Monti C. , Russo R. , Savi C. : “Un prototipo di WEB GIS on line per la distribuzione delle informazioni a supporto delle politiche di rivitalizzazione del centro storico di Genova”, Atti della 4° Conferenza Nazionale ASITA, 2000;

• Rutigliano S. : “Due regioni italiane nella rete” MondoGIS, 16/1999; • Margaria A. , Pirrello G. , Sozza A. : “Il Sistema Informativo

Territoriale on-line della città di Torino per i servizi al cittadino”, Atti della 4° Conferenza Nazionale ASITA, 2000;

• Cipriano P. : “Le informazioni gestionali come strumento per osservare le trasformazioni urbane”, Atti della 4° Conferenza Nazionale ASITA, 2000;

• Interventi al Seminario ”Il Sistema Informativo Territoriale e il Sistema dei Servizi del Comune di Siena” Siena, 2000:

Comune di Siena: responsabile ufficio Statistica e Anagrafe Dssa Brugi, Assessore all’urbanistica Mario Cataldo, p.e. Mauro Lusini

LdP Associati Siena: arch. Anna Calocchi e arch. Mugnai;

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• Cd distribuito dal Comune di Siena – Assessorato all’urbanistica – contenente Cartografia digitale, Banca Dati Geografica, Piano del Colore;

• Mugnai A. : “Siena on-line”, Il Modulo, 2001; • Desideri M. : relazione, Atti del seminario regionale

“L’organizzazione e lo sviluppo del sistema informativo territoriale e della cartografia tecnica”, 2000, scaricato da www.rete.toscana.it/sit;

• Biallo G. : “Non è mai troppo tardi…per andare a scuola di gis”, MondoGIS 23/2000.

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Cap. 6: IL COMUNE DI MODENA: BREVE EXCURSUS STORICO

6.1) Introduzione Sono ormai oltre 20 anni che il Comune di Modena è impegnato nello sviluppo del proprio Sistema Informativo Territoriale. Insieme a quello di Padova è perciò uno dei primi esempi della applicazione di questa tecnologia in un Ente locale italiano. All’epoca del suo iniziale sviluppo (Craglia, 1993), il SIT di Modena può essere visto a livello nazionale, come un’opportunità per aumentare la consapevolezza delle potenzialità di questo sistema di gestione e organizzazione delle principali banche dati esistenti nell’Amministrazione Comunale, e come un esempio verso le altre città nel processo di implementazione di questa tecnologia. E’ importante anche notare che città di medie dimensioni come Modena hanno dimostrato concretamente di poter sostenere gli investimenti necessari per la formazione e gestione di un SIT, a differenza delle grandi città che ancora oggi devono risolvere problematiche assai più complesse come la strutturazione degli archivi e la loro connessione con il territorio. La caratteristica più rilevante del SIT di Modena è certamente quella di essere nato non come un progetto definito in tutti i suoi aspetti, gli obiettivi, la struttura, le risorse umane ed economiche ma, al contrario, esso è stato considerato fin dall’inizio come un processo interno, sovvenzionato dai budget dei diversi dipartimenti interessati e sviluppato essenzialmente con personale del Comune. All’inizio degli anni ottanta non esistevano esperienze consolidate in materia di SIT in Italia ed erano limitate anche in campo internazionale e quindi, in assenza di riferimenti, a Modena ci si è mossi nel senso della costruzione di un sistema informativo costituito dalle principali banche dati comunali (toponomastica, anagrafe, tributi, utenze elettriche) connesse fra di loro attraverso la numerazione civica e interna.

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Solo successivamente è stato possibile associare al sistema ulteriori basi informative (concessioni edilizie) e produrre le prime applicazioni a supporto delle esigenze operative dei vari servizi del Comune. Il superamento di diverse problematiche sia di carattere organizzativo che informatico, ha consentito a personale esperto dell’Ente di produrre in pochi anni di lavoro nuove e sofisticate applicazioni, in grado di soddisfare esigenze lavorative sempre più complesse. Lo stretto rapporto tra i gestori del SIT e gli svariati servizi in cui è articolato il Comune, ha prodotto una modalità di sviluppo del sistema essenzialmente aperto alla dinamicità dei bisogni e in grado di fornire informazioni chiare e facili da consultare e utilizzare. Nelle prime fasi di sviluppo del sistema, fu il responsabile della pianificazione territoriale a comprendere la mancanza di una strategia complessiva per poter utilizzare il SIT come strumento di gestione del patrimonio informativo comunale. Al di là di questa mancanza, il SIT si è rivelato comunque di fondamentale importanza, ad esempio, in operazioni straordinarie come la revisione generale del PRG comunale: infatti grazie alla sua potenzialità, è stato possibile effettuare una analisi del territorio in tempo reale mettendo così in evidenza i fenomeni più significativi che hanno caratterizzato le principali trasformazioni urbanistiche ed edilizie. Inoltre l’analisi dell’origine e dello sviluppo del SIT di Modena mostra come gli aspetti tecnici, sia hardware che software, benché importanti, hanno avuto solamente un’influenza marginale sugli sviluppi ed i risultati: gli aspetti organizzativi e umani sono stati di gran lunga dominanti, ed infatti il sistema si è sviluppato basandosi quasi esclusivamente sulle capacità e l’iniziativa di poche persone e sui loro quasi personali contatti con i dirigenti e gli staff di altri dipartimenti e aziende. Questo ha certamente comportato alcuni limiti allo sviluppo più rapido e corretto del SIT, come verrà descritto più avanti, ma era comunque un approccio pragmatico che ha reso possibile il superamento di molti degli ostacoli che la struttura amministrativa del Comune e degli altri Enti pubblici interessati poneva.

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6.2) Le ragioni della formazione Il principio sul quale si basa il SIT è il seguente: integrare e ricondurre ad un sistema unitario, relazionato con il territorio, le banche dati gestionali esistenti e future, realizzando un insieme organizzato dei dati di cui il Comune ha la titolarità o comunque la disponibilità. Questo principio è stato definito ed attuato fin dall’inizio della formazione del sistema, esattamente un anno prima del censimento ISTAT del 1981. Proprio in quell’occasione, all’interno del Centro Elaborazione Dati comunale, si è iniziato a concepire l’insieme delle basi informative non più solamente come sommatoria di archivi, bensì come un’organizzazione di informazioni connesse fra di loro con una comune chiave di collegamento (numerazione civica e interna); mentre solo più tardi si sono compiuti i passi necessari per raggiungere la fisionomia di un vero e proprio sistema informativo territoriale. I principali fattori che hanno contribuito allo sviluppo iniziale del SIT sono i seguenti:

• il Centro Elaborazione Dati, solidamente radicato nell’organizzazione comunale, ha già automatizzato circa il 60% degli archivi gestionali;

• la convergenza di interessi dei responsabili di tre dipartimenti: il responsabile del Settore Casa ed Insediamenti Residenziali che voleva sviluppare un sistema automatico per analizzare e monitorare il complesso dell’edilizia residenziale, il responsabile del Settore Pianificazione Territoriale che era interessato alle mappe digitali e aveva visitato le prime esperienze europee in questo campo, Marsiglia e Dusserdolf in particolare, e il responsabile del Centro Elaborazione Dati che vedeva lo sviluppo di un SIT come un’opportunità per estendere il processo, peraltro già molto avanzato all’interno del Comune, di informatizzazione degli archivi anche a quelli gestiti dai diversi settori tecnici che componevano il Dipartimento del Territorio;

• l’appoggio e il sostegno del Sindaco, che aveva un marcato stile manageriale e un’esperienza precedente come Assessore alla Pianificazione Territoriale.

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6.3) Il Dipartimento chiave Una delle caratteristiche chiave del SIT di Modena è che il sistema è stato sviluppato all’interno di uno dei dipartimenti che è anche uno dei suoi principali utilizzatori: benché il Centro Elaborazione Dati abbia contribuito più che positivamente per incrementare la consapevolezza e per promuovere lo sviluppo professionale dello staff, e benché molti altri dipartimenti e aziende traggano benefici dallo sviluppo del sistema informativo comunale, il principale contributo allo sviluppo del sistema, soprattutto sotto il profilo dell’analisi delle informazioni, è stato prodotto dal Settore Pianificazione Territoriale. Questa circostanza spiega anche la strategia adottata di dare priorità all’analisi dell’informazione piuttosto che all’accuratezza della cartografia di base: è stata data infatti fin dall’inizio poca enfasi all’accuratezza geometrica delle mappe di base digitali. Infatti le prime applicazioni del SIT sono state sviluppate utilizzando grafi geometricamente non perfetti (mezzerie delle strade), o su mappe semplificate, utili più che altro alla semplice rappresentazione delle elaborazioni dei dati alfanumerici (confini degli isolati urbani). D’altro canto lo sviluppo del SIT è caratterizzato soprattutto da una ricchezza molto significativa di dati informatizzati: come già detto in precedenza, già nel 1980 circa il 60% di tutti gli archivi gestionali del Comune sono automatizzati. Perciò si decide di connettere tutti questi data base secondo una comune unità di riferimento, creando un vero e proprio “sistema”, avendo un vantaggio immediato dal valore aggiunto che deriva da questa operazione (confronto e controllo incrociato di informazioni di diversa provenienza), senza attribuire priorità all’acquisizione di cartografie digitali particolarmente accurate. Questa scelta è messa in discussione da molti, come ad esempio i tecnici dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, che nel corso di un meeting organizzato nel luglio 1990 a Milano, contestano numerosi il responsabile della Pianificazione di Modena, affermando che un GIS o SIT è tale solamente se basato su una cartografia digitale accurata. Fino agli inizi degli anni 90, il SIT di Modena pare evolversi più verso un Sistema Informativo con un’interfaccia grafica piuttosto che un GIS vero e

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proprio, dato che le prime applicazioni si preoccupano principalmente di rappresentare sul territorio le informazioni, mentre ancora non vengono sviluppate applicazioni per l’accesso ai dati a partire dai riferimenti grafici (cartografie). Questo è in parte dovuto alle limitazioni del software e dell’hardware disponibile all’epoca, ma anche in larga misura alla strategia dello sviluppo, che è stata determinata come detto principalmente dagli utilizzatori. Dal loro punto di vista, il sistema ha fornito applicazioni e prodotti con una precisione adeguata, come dimostrato chiaramente dal lavoro di progettazione del nuovo Piano Regolatore della città. Inoltre, molti altri utilizzatori interni al Comune hanno dimostrato grande interesse ed utilità all’uso del sistema informativo in sé, più ancora che per la rappresentazione grafica dei dati. Perciò, la strategia adottata ha massimizzato la soddisfazione degli utilizzatori, e la consapevolezza diffusa dei potenziali benefici del SIT, anche se il sistema si rileva ancora lacunoso per alcuni aspetti. Come già accennato, per il Settore Pianificazione Territoriale, lo sviluppo del SIT è stato essenziale per la preparazione del nuovo piano urbano della città, sia per il lavoro di analisi, sia per modellare e simulare l’impatto delle proposte di pianificazione nelle diverse componenti della città. Inoltre, il sistema così sviluppato ha gettato le basi per un nuovo approccio nel monitoraggio e nella progettazione dello sviluppo urbano, articolando gli strumenti urbanistici in Piani operativi rinnovabili annualmente nell’ossatura di un Piano Strutturale. Lo sviluppo del sistema ha anche incrementato la produttività e l’efficienza del Settore, consentendo risparmi di tempo grazie alla qualità ed all’aggiornamento dei dati disponibili, ed ha avuto un impatto positivo nell’ambiente di lavoro, soprattutto attraverso la introduzione di tecnologie innovative. Viceversa lo sviluppo del SIT ha beneficiato nel passato dalla sua associazione con la preparazione del nuovo Piano della città per il quale sono state mobilizzate molte risorse in termini di rilievi, personale, cartografia. Un impegno più difficile è stato consolidare e istituzionalizzare ciò che è stato progressivamente realizzato. Per esempio, l’arrivo di nuove mappe

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digitali crea opportunità per nuovi sviluppi ed applicazioni, ma pone anche considerevoli problemi di gestione e manutenzione, per i quali sono necessari adeguati strumenti, fondi e personale. 6.4) I Data base Per il Comune di Modena la parte fondamentale dello sviluppo del SIT è stata la connessione di tutti i principali data base, che hanno effettivamente prodotto un sistema informativo comunale integrato. Poiché il Comune agli inizi degli anni ottanta aveva già automatizzato la maggior parte delle proprie banche dati, divenne ormai necessario procedere al collegamento tra di loro attraverso una chiave comune di aggregazione che consentisse da un lato la possibilità di effettuare confronti incrociati e dall’altro il collegamento delle informazioni con la cartografia del territorio. Queste operazioni si resero necessarie anche e soprattutto per sperimentare le effettive potenzialità del SIT rispetto alle crescenti richieste di elaborazioni di carattere informatico. Il primo passo per legare questi archivi era quello di riferire ogni singola informazione (record) ad uno specifico oggetto che non poteva essere che la singola unità immobiliare (abitazione, ufficio, negozio, ecc..) da identificare e codificare attraverso la via, il numero civico e soprattutto il numero civico interno che diventa, per la prima volta, il nuovo riferimento per la registrazione dei dati dei diversi archivi. Per questo scopo, ogni unità immobiliare esistente sul territorio comunale viene identificata e codificata: questa operazione richiese un considerevole impegno poiché all’epoca il numero delle unità immobiliari era superiore alle 100.000. In questo modo è stata costituita l’architettura del SIT intorno alla struttura della toponomastica (via, civico e interno) valida tuttora: infatti, dopo aver verificato e codificato tutte le strade, assegnato correttamente la numerazione civica esterna ai fabbricati e la numerazione civica interna ad ogni unità immobiliare si è giunti di fatto ad una completa identificazione di tutto il patrimonio immobiliare esistente.

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Gli sforzi compiuti per realizzare questo imponente aggiornamento si sono rivelati di grande utilità come, ad esempio, nella predisposizione ed esecuzione del censimento ISTAT del 1981. La possibilità di mettere finalmente a confronto i dati raccolti dal censimento con quelli presenti nelle banche dati comunali, ha di fatto aperto la porta a nuovi e interessanti processi di controllo sulle trasformazioni del territorio. Uno dei risultati più tangibili dell’allineamento delle banche dati è stata la verifica dei tributi comunali, che ha portato, tra le altre cose, a consistenti recuperi di evasione contributiva. L’allineamento di tutti gli archivi comunali attraverso la codifica del numero interno viene completato nel 1986. Ma un tabulato di tutti i records rileva molte incongruenze per cui diventa necessario un censimento dettagliato delle unità immobiliari, impegno che è portato a temine in un anno: circa 40.000 indirizzi vengono modificati, la maggior parte dei quali (circa 30.000) riferiti ai numeri civici interni, e approssimativamente 3.500 indirizzi mancano su un totale di circa 60.000. Questo processo di verifica e allineamento ha generato anche qualche ripercussione sui cittadini, poiché per alcuni di essi si è reso necessario il cambio di indirizzo. Alla fine la progressiva meccanizzazione di tutti gli archivi gestionali del Comune, già molto consistente alla fine degli anni ’70, e la loro stretta interconnessione attraverso i riferimenti toponomastici ha portato alla realizzazione di una base informativa integrata che accorpa oggi tutti i dati gestionali dell’Ente. 6.5) La cartografia catastale integrata Nel 1980, quando viene sollevata da più utenti la necessità di nuove mappe, si arriva alla conclusione che le mappe catastali, basate su un volo aereo del 1962 e successivamente aggiornate con rilievi a terra, sono abbastanza accurate per essere utilizzate come base cartografica di riferimento per il SIT. Si pensa perciò di migliorare ulteriormente la loro qualità inserendo,

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attraverso integrazioni grafiche, le nuove aree edificate e le quote altimetriche degli edifici. Viene istituita dal Comune una Commissione che include anche un rappresentante del Catasto, e vengono fatte delle verifiche a terra sulle misure per stimare il livello di errore che non deve superare i limiti ammessi per la rappresentazione grafica. Il progetto viene presentato nel 1983. L’anno successivo l’Amministrazione del Catasto decide di avviare la informatizzazione delle sue mappe e seleziona Modena come una delle quattro città per gli studi pilota. Di conseguenza, viene stipulato un accordo con il Comune per dividere i costi del progetto: l’accordo prevede che il Comune aggiorni i 134 fogli in scala 1:1.000 che coprono le aree edificate della città, mentre l’Amministrazione Catastale aggiorni i 138 fogli in scala 1:2.000 che coprono le aree esterne del Comune. I primi documenti non richiedono che il contraente fornisca un output in forma digitale, ma prevede che le nuove mappe cartacee siano usate per aggiornare le mappe catastali e che queste siano poi digitalizzate in uno stadio successivo. L’azienda selezionata compie un volo nel 1985, ma con successive verifiche a terra, per verificare il grado di errore fra le nuove mappe e quelle vecchie, si scopre che l’assunzione originale concernente il grado di accuratezza delle aree aggiunte dal 1964 ha maggiori imperfezioni di quelle dichiarate dal Catasto. Vengono quindi cancellate tutte le modifiche apportate alle mappe di impianto e consegnate, nel 1988, una serie di mappe cartacee che solo in parte hanno dettagli catastali (in pratica corrispondenti alle mappe di impianto del 1964). Sono necessari 18 mesi ai cartografi per integrare le mappe con tutti i dettagli catastali in modo coerente. Nel frattempo il costo totale del progetto delle mappe è triplicato. Nel giugno 1989, le mappe per le aree urbane sono complete con tutti i dettagli topografici e catastali e vengono consegnate a uno studio esterno per digitalizzarle. Questa operazione viene eseguita usando il sistema adottato dall’Amministrazione Catastale che consente la conversione nel formato IBM per il Comune. Nell’ottobre 1990, 126 fogli su un totale di 134 sono pronti per essere caricati nel Centro Dati; la copertura urbana completa è prevista entro la fine dell’anno.

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Ciò nonostante, per il giugno 1991 queste mappe non sono ancora state caricate a causa della carenza di personale. Per le aree esterne del Comune, emerge che l’ufficio Catastale locale non ha sufficiente personale per aggiornare le mappe: il Comune si vede costretto ad assumere personale esterno per lavorare negli uffici Catastali e eliminare l’arretrato esistente di più di 1.800 atti. Questo lavoro viene completato nell’ottobre 1990 e viene lasciato all’Amministrazione Catastale il compito di digitalizzare queste mappe aggiornate. Il tempo stimato della consegna al Comune viene indicato per la fine del 1991. Durante la seguente ispezione nel giugno 1991, pochi fogli delle nuove mappe sono state caricati nel SIT di prova. Una delle questioni che viene alla luce è che le particelle catastali non sono legate alle Unità di Riferimento adottate dal Comune per connettere tutti i suoi file dati. Per superare questo problema, è necessario aggiungere i 52.000 numeri civici alle nuove mappe e poi legare tutte le particelle catastali al numero civico. Questo lavoro viene ritardato dalla mancanza di personale e per motivi organizzativi e logistici di alcuni settori del Comune. In contrapposizione a questo ritardo, maturano sempre più progetti di sperimentazione cartografica elaborati dal Centro Elaborazione Dati e dalla Pianificazione Territoriale, ma nonostante ciò, nel giugno 1991, dopo 11 anni circa dall’avvio della formazione del sistema informativo, queste mappe non sono ancora disponibili. Sempre nel corso degli anni ‘90 è stata stipulata una convenzione con il Catasto in base alla quale si sarebbero aggiornati sia la cartografia catastale che i censuari terreni e fabbricati, in questa occasione il Comune ha formato definitivamente la propria cartografia di base adottando quella catastale integrata (figura 6.1) con le informazioni di proprio interesse, in particolare:

• la localizzazione dei numeri civici; • le strade; • le sezioni di censimento.

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Fig 6.1: mappe catastali integrate (edifici nuovi in rosso) 6.6) Il Software Nello scegliere il software per il SIT, viene preso in considerazione Arc/Info prodotto dalla ditta Esri, ma poi rifiutato per due motivi: primo perché questo sistema era distribuito in Italia da una compagnia che offriva solamente una limitata diffusione, secondo perché l’adozione di un sistema differente dall’esistente ambiente IBM del Centro Elaborazione Dati avrebbe probabilmente aumentato le difficoltà legate alla carenza di personale di questo dipartimento. Basandosi su queste considerazioni, si decide di usare il software grafico reso disponibile dalla IBM cioè l’IGGS, più tardi aggiornato a GPG Geodis. Sotto il profilo di questa scelta, l’esperienza di Modena diventa particolarmente rilevante per molte altre amministrazioni locali italiane che, nello stesso periodo, dispongono di tecnologia IBM e che desiderano sviluppare un SIT nello stesso ambiente. Il lavoro pionieristico di collegamento dei data base esistenti con un editore grafico ha generato quello che poteva essere considerato un vero e proprio prodotto interno, un SIT in ambiente IBM.

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D’altro canto, questa scelta porta vantaggi in termini di compatibilità con l’esistente ambiente computing, ma ha molte limitazioni tecniche. In particolare, gli utilizzatori devono scrivere per conto loro la sequenza di istruzioni Fortran per generare i record grafici, per collegarli alle base dati e sviluppare le applicazioni necessarie. Questo compito richiede per alcuni anni l’impegno a tempo pieno di due programmatori esperti. Successivamente la disponibilità di questo ingente patrimonio informativo ha consentito al Comune l’utilizzo del Censimento ISTAT 1991 non come momento di acquisizione di informazioni, bensì come momento di verifica della qualità dei dati, quasi tutti già disponibili, verifica rivelatasi estremamente utile e positiva. Nel Giugno 1991 il sistema viene utilizzato a supporto della pianificazione urbanistica, quindi per il PRG, e inoltre sono in progetto applicazioni legate al catasto e al controllo delle aree di sviluppo economico. Nel 1998 il Comune inizia a prendere in considerazione il passaggio da un sistema di notevole complessità per un utente non esperto a un software di maggiore flessibilità e standardizzazione, per diffondere l’uso del SIT all’interno dell’Amministrazione e per soddisfare la domanda crescente da parte del personale tecnico delle diverse strutture dell’ente comunale, che ormai hanno acquisito familiarità con i sistemi informatici e soprattutto con il CAD. Questa domanda di standardizzazione che parte dal “basso” apre ulteriori opportunità non solo nell’uso interno, ma anche per una maggiore interazione con i sistemi adottati nei differenti livelli di governo locale e con i differenti organismi che operano sul medesimo territorio. Si arriva quindi al momento in cui è stata appaltata alla società "Core Soluzioni informatiche" l'attivazione dell'attuale SIT che è partita nella primavera del 1999. Il sistema è completamente basato su tecnologie di reti Intranet – Internet e il costo dell'intervento è stato di circa 500 milioni: per questo progetto si è abbinata la semplicità d’uso delle soluzioni per il SIT di CORE alla rilevante qualità e quantità delle banche dati del Comune di Modena.

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6.7) Gli ostacoli Si sono dovuti affrontare diversi problemi durante lo sviluppo del SIT, alcuni comuni anche agli altri enti locali italiani:

• l’effettiva gestione del SIT è stata influenzata da limiti strutturali, legali e culturali: la rigidità della struttura organizzativa e le lunghe procedure burocratiche, il governo centrale che blocca le nuove assunzioni, la struttura del governo locale che impedisce l’effettiva gestione del personale sono solo alcuni degli aspetti rilevanti. Questo ha comportato, ad esempio, una mancanza di personale e di competenze adeguate, soprattutto per quanto riguarda il Centro Elaborazione Dati e l’Unità Cartografica;

• il Controllo dello Sviluppo in ogni Comune è uno dei dipartimenti più difficili da automatizzare con successo, perché i computers sono visti dal personale al meglio come una barriera nella relazione personale fra essi e il richiedente (che spesso si trasforma in potere reale) e al peggio come un possibile meccanismo di controllo nelle procedure sbagliate: per esempio se ad una pratica è stato dato un trattamento preferenziale questo appare nel sistema;

• la formazione universitaria, come d’altra parte in tutto il resto del paese, non offriva a suo tempo esperienze specificatamente orientate al trattamento automatico dei dati geografici ed alla gestione di GIS o SIT;

• la forte competizione del settore privato per le stesse competenze; • la barriera culturale tipica dei più vecchi geometri e architetti per

il loro background professionale. Inoltre, poiché il SIT è stato sviluppato da poche persone, questo ha comportato:

• elevate pressioni su di essi per raggiungere risultati immediati; • mancanza di collaborazione e coordinamento , di spirito di

squadra, di condivisione di responsabilità e di senso della proposta con i Responsabili degli altri Dipartimenti e gli altri operatori coinvolti nel mantenimento del Sistema Informativo: un

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dialogo quotidiano fra lo staff che condivide il sistema informativo è essenziale al suo costante aggiornamento;

• mancanza di tempo per un’adeguata documentazione: un certo numero di rapporti è stato pubblicato in relazione alla preparazione del piano, ma i dettagli tecnici dello sviluppo del GIS, delle procedure, degli algoritmi, ecc. sono rimasti nelle menti degli sviluppatori;

• mancanza di tempo disponibile per portare a termine rapidamente il progetto di digitalizzazione delle mappe, fattore determinante nel considerevole ritardo per il completamento dell’attività complessiva;

• estensione ad altri usi e utilizzatori.

6.8) L’ambiente politico Modena, negli anni cruciali dello sviluppo del SIT, è una delle autorità locali più avanzate a livello nazionale. La crescita del SIT è stato facilitata da quest’ambiente politico positivo, che ha sempre mirato ad un’effettiva pianificazione e un’efficiente gestione: per esempio, il perspicace interesse dei sindaci nell’automatizzare il Comune è stato un fattore chiave nella diffusione e nell’uso effettivo della computerizzazione nel Comune. D’altro canto anche in questa città, dove il governo locale è stato attivamente coinvolto nel promuovere e dirigere il cambiamento, permane limitato l’interesse generale dei politici per lo sviluppo del SIT. La maggioranza dei politici vede il SIT come un puro aspetto tecnico, che non vale la loro attenzione: essi sono più interessati ad iniziative che hanno un impatto immediato sui cittadini (e elettori), come strade, case o gestione del traffico, piuttosto che in quelli che promuovono l’efficienza interna dell’organizzazione. Anche quando il SIT dimostra benefici tangibili di efficienza e recupera entrate sostanziali, come nell’identificazione degli evasori delle tasse, l’interesse politico per questa tecnologia rimane basso. Inoltre il grado di interesse appare diminuire quanto più l’instabilità nella scena politica aumenta: infatti con la crisi del partito di maggioranza il

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favorevole ambiente politico inizia a deteriorarsi e questo incide sulla possibilità di fare piani a lunga scadenza come estendere l’uso del SIT ad altri dipartimenti. 6.9) Le persone Nonostante il contributo di un ambiente politico trainante, il ruolo degli individui emerge come cruciale per lo sviluppo e l’uso del GIS. In particolare, il ruolo degli allora Responsabili della Pianificazione e della Cartografia non può essere trascurato, perché la combinazione delle loro qualità individuali e capacità professionali appare essere un fattore decisivo nel successo del sistema. Entrambi hanno lavorato per anni impegnandosi personalmente oltre il dovuto, per sviluppare il sistema e le sue applicazioni. Senza la loro determinazione, la loro esperienza tecnica, le loro lotte, probabilmente il GIS di Modena non avrebbe potuto svilupparsi con tale estensione: la loro esperienza tecnica ha supplito alle lacune del software e ha consentito di sviluppare un GIS vero. 6.10) Gli sviluppi dell’ultimo decennio Durante gli anni ’90 continua la collaborazione del Comune con il Catasto: il personale tecnico è impegnato a perfezionare le mappe, a completare il recupero degli arretrati (i cosiddetti atti sospesi) e ad inserire questi dati nelle carte numeriche. Nel 1999 il lavoro sulle mappe catastali è pressoché completato; inoltre dal 1997 la sede del catasto di Modena accetta le variazioni alle mappe solamente su supporto magnetico (tramite l’utilizzo del programma Pregeo), quindi non vengono più creati degli arretrati nell’aggiornamento. Di conseguenza le mappe informatizzate ottenute sono di buona qualità geometrica, aggiornate e rappresentano una base stabile per le diverse applicazioni. Nello stesso periodo il settore Toponomastica digitalizza tutti i civici (oltre 52.000) sulle mappe catastali, in questo modo il SIT (parte alfanumerica) viene riferito al Territorio: questo lavoro era già stato previsto, ma poi non era stato portato a termine per alcune difficoltà pratiche (cfr. paragrafo “La cartografia catastale integrata”). Lo stesso settore attua poi il collegamento

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alfanumerico tra il SIT comunale e gli archivi catastali: ad ogni civico viene associato nell’archivio il mappale catastale dell’edificio, secondo un modello di relazione complesso. Questo link consente di integrare gli archivi catastali nel SIT e di confrontare, a livello di “fabbricato”, i contenuti degli archivi dei due enti. Agli inizi degli anni ’90 inizia la costruzione di una procedura informatica per la gestione di un archivio archi/nodi: esso diviene parte integrante e complementare delle mappe perché serve per la gestione di archivi, riferiti ad oggetti ubicati a bordo strada (segnali stradali, caditoie, ecc.) e che non hanno necessità di precisione geometrica elevata, e per le applicazioni relative, che utilizzano le potenzialità del SIT (come ad esempio il calcolo dei percorsi più brevi). Successivamente, fra le possibili applicazioni basate sul reticolo archi e nodi, si è consolidato solamente la gestione del verde comunale, dei cassonetti per la raccolta rifiuti e alcune problematiche relative al traffico (segnali stradali, passaggi pedonali, ecc.). Alla fine degli anni ‘90 viene ridisegnato il PRG perfettamente accoppiato alle mappe catastali; inoltre viene adottata una variante, divenuta definitivamente efficace nell’agosto 2000, che comprende la nuova versione di tutta la cartografia di Piano. Nello stesso periodo inizia la creazione di un sito Internet che pubblica tutte le cartografie di base; da maggio 2000 è possibile accedere anche agli elaborati costitutivi del P.R.G., incluse alcune funzionalità evolute, come un’elaborazione molto prossima al certificato urbanistico per ciascuna particella di terreno. Vengono poi pubblicate in rete diverse elaborazioni, principalmente carte tematiche di vario tipo. Anche in quest’ultimo decennio è stato fondamentale l’apporto professionale e individuale di alcune persone che hanno saputo sviluppare e ampliare il SIT e le sue applicazioni, tenendo conto delle nuove tecnologie (internet) e delle esigenze degli utenti (interni e esterni). La collaborazione fra tre settori strategici (Pianificazione Territoriale, CED e Toponomastica), supportata dalla continuità dell’incarico e dall’impegno costante dei tre Responsabili (arch. Stancari, arch. Zini, Dott.ssa Ansaloni) e dei loro staffs, è stata cruciale per uno sviluppo sempre più avanzato del sistema.

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6.11) La situazione attuale Il Comune di Modena ha saputo portare avanti nel tempo lo sviluppo del proprio SIT: pur essendo uno dei primi esempi di questa tecnologia, non si è arenato davanti alle difficoltà di consolidamento e aggiornamento, come è successo in altri Comuni italiani, partiti con grande entusiasmo e buone idee alla fine degli anni ‘80, ma poi sopraffatti dalle problematiche che un sistema di questo tipo comporta nel tempo. Infatti, anche oggi, il SIT di Modena può essere considerato un esempio valido nel panorama nazionale. Il Comune si configura ancora come stabile, avanzato e con buone possibilità economiche: questo ha sicuramente contribuito, e continua a contribuire, allo sviluppo del SIT. L’interesse dei politici rimane tuttavia ancora limitato per quanto concerne il SIT come sistema informativo utile ad un’efficiente organizzazione interna, mentre viene prestata attenzione per gli usi che portano vantaggio direttamente ai cittadini. Come già accennato all’inizio, tuttora il SIT conserva la peculiarità di un approccio per singole parti, inquadrate in una semplice ma efficace strategia complessiva: infatti esso continua ad essere integrato ai vari settori (pianificazione, cartografia, toponomastica), ad essere sviluppato grazie alla collaborazione e allo scambio continuo di informazioni fra di essi e alle loro risorse finanziarie. Se all’inizio questo ha comportato pressioni elevate su pochi singoli, oggi si è raggiunto un buon equilibro fra i vari settori, i quali sono direttamente responsabili del loro operato relativo al SIT: si rimanda al paragrafo su “La collaborazione fra i settori interni”. Il SIT è diventato, attraverso gli anni, uno strumento di gestione e di controllo dello sviluppo della città e un’utile base di riferimento comune per le diverse applicazioni. Questo processo è stato supportato anche da una cultura più consapevole a livello nazionale. Se da una parte anche oggi sono cruciali alcune persone per lo sviluppo del SIT, dall’altra il sistema va sempre meno configurandosi come un’iniziativa di pochi singoli. Fra le persone che contribuiscono alla continua implementazione del SIT ci sono, senza dubbio, l’arch. Stancari (responsabile Pianificazione Territoriale), l’arch. Zini (responsabile della Cartografia e Toponomastica) e la Dott.ssa Ansaloni (responsabile Centro

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Elaborazione Dati) e nei loro staff l’Ing. Odorici e il Geom. Gheduzzi, che hanno contribuito allo sviluppo di diversi progetti. L’impegno di queste persone dedicato allo sviluppo del SIT si è dimostrato sempre costante nel tempo e di alto livello, anche se non tutte le esperienze lavorative sono state puntualmente documentate e rese disponibili ai diversi utenti interessati. Alcune informazioni al riguardo sono reperibili nel sito del Comune e tramite consultazione della bibliografia (soprattutto articoli di riviste specializzate e interventi a convegni): altri dati, necessari anche per la stesura di questa tesi, possono essere rintracciati in alcuni documenti interni e grazie alla disponibilità dei Dirigenti comunali e dei loro staffs. Nel corso del 2001 è stato avviato il processo per acquisire al Comune la gestione degli archivi catastali, così come previsto dal Decreto Legislativo 112/98 (Bassanini) e dal D.P.C.M. 19/12/2000, che consentirà di risolvere definitivamente ogni problema organizzativo e di rapporti tra il Comune ed il Catasto. Inoltre, grazie alle leggi “Bassanini”, sarà sempre più possibile superare la rigidità burocratica. Oggi nel SIT si nota sia un’accuratezza per i dati alfanumerici, sia per l’accuratezza geometrica delle mappe di base digitali e sono stati ulteriormente sviluppati e ampliati i diversi settori (pianificazione, cartografia, ecc.) per i quali si rimanda al capitolo 8 “Le applicazioni principali del SIT del Comune di Modena”. Inoltre alla fine degli anni ’90 una delle iniziative sviluppate dal Comune di Modena è stato il progetto I.S.O.L.A. (Information System for the Orientation of Local Actions), finanziato dalla Commissione Europea: esso vuole essere un supporto informativo e informatico a disposizione del Comune per l’orientamento, l’analisi e la valutazione ambientale in tema di pianificazione urbanistica sostenibile e contabilità ambientale (si rimanda al capitolo 8 “Le applicazioni principali del SIT del Comune di Modena”).

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6.12) Gli sviluppi e gli obiettivi futuri Le attività di sviluppo di un Sistema Informativo non hanno mai termine, perché le sue possibili estensioni, evoluzioni ed approfondimenti sono infiniti. Gli investimenti che l’Amministrazione Comunale sta producendo sono finalizzati all’acquisizione di strumenti che consentano un sempre più semplice e produttivo utilizzo del patrimonio di informazione contenute nel SIT. La necessità di produrre in modo semplice e veloce carte tematiche, elaborazioni topologiche ed ogni altro tipo di elaborazione o di rappresentazione, anche da parte di utenti non specialisti informatici, diventa sempre più importante ed evidente. Naturalmente sono sempre necessari una corretta gestione e un costante aggiornamento. Nel corso del 2002 è prevista la conclusione del progetto ISOLA, che aggiungerà al patrimonio del SIT altri archivi, soprattutto descrittivi degli elementi morfologici ed ambientali del territorio comunale. In futuro sarebbe auspicabile un ulteriore sviluppo di altri settori applicativi (per il quale si rimanda al capitolo 8 “Le applicazioni principali del SIT del Comune di Modena”) e uno studio della qualità dei dati (metadati) (per il quale si rimanda al Capitolo 9 “La documentazione degli archivi geografici: i metadati”). Sarebbe opportuno arrivare ad un Sistema Informativo Territoriale:

• che sia trasversale rispetto a tutti i settori comunali; • che sfrutti investimenti comuni; • che eviti applicativi “stand alone” che non comunicano tra loro; • integrato o integrabile con le procedure esistenti; • aperto a successive modifiche ed integrazioni; • standardizzato rispetto agli strumenti disponibili; • facilmente mantenibile e aggiornabile da personale interno.

Infine uno degli obiettivi del SIT dovrebbe essere quello di strutturarsi come supporto non solo per la rappresentazione del dato, ma per l’analisi, l’interpretazione e le conseguenti decisioni e scelte da effettuare nel

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territorio comunale, in altre parole divenire un vero e proprio DSS (Decision Support System).

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Bibliografia • Referenti: arch. Zini (responsabile della Cartografia e

Toponomastica del Comune di Modena) e Ing. Odorici (Capo Progetto SIT – Centro Elaborazione Dati del Comune di Modena).

• Craglia M. : “Geographical Information Systems in Italian Municipalities: A Comparative Analysis” Doctoral Thesis, Sheffield University, 1993;

• Stancari M. (Responsabile del Settore Pianificazione Territoriale del Comune di Modena): “Modena, 20 anni di attività per lo sviluppo del Sistema Informativo Territoriale”, MondoGIS Allegato al 19/2000;

• Ciancarella L. , Craglia M. , Ravaglia E. , Secondini P. , Valpreda E.: “La diffusione dei GIS nelle amministrazioni locali italiane”, Editore FrancoAngeli, 1998;

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Cap. 7: IL SIT DEL COMUNE DI MODENA: ESEMPIO E MODELLO

7.1) Introduzione Nel panorama italiano Modena, pur essendo una città di medie dimensioni, si è sempre distinta per il proprio SIT e continua a farlo: all’inizio degli anni ’80 esso è stato uno dei primi sistemi a svilupparsi, poi ha saputo crescere nel tempo, non arenandosi davanti alle difficoltà tipiche di un sistema di questo tipo, come l’aggiornamento, difficoltà che hanno invece ostacolato lo sviluppo di altri SIT comunali italiani. Non solo: tuttora nel SIT del Comune di Modena è possibile trovare applicazioni di solito presenti per lo più nei SIT delle grandi città italiane. Infatti oggi il Sistema Informativo Territoriale del Comune di Modena è, senza dubbio, uno dei più avanzati, articolati ed all’avanguardia sia in campo amministrativo che tecnologico. Inoltre esso offre ancora le potenzialità di sviluppo e di crescita necessarie per rispondere alle nuove sfide poste dal decentramento amministrativo e dal federalismo fiscale. La quantità e qualità delle basi informative che lo compongono, il suo utilizzo ai fini gestionali ed il suo costante aggiornamento ed espansione sono stati, e sono tuttora, fattori determinanti per la sua durata e il suo successo: infatti esso accorpa ormai da diverso tempo pressoché tutti i dati gestionali dell’Ente comunale. Molte persone che hanno contribuito allo sviluppo nel tempo del sistema sono citati nella letteratura come personalità di spicco nel campo dei SIT. Dimostrazione di questo valore è stato il primo premio nazionale, vinto nel 2001 dal Comune di Modena, relativamente ai progetti di e – Government per la categoria governare il territorio. Il progetto per il quale Modena è stata premiata è proprio quello "Tutta la città finisce nella rete" legato al SIT. Senza dubbio alcuni fattori che hanno contribuito nel tempo allo sviluppo del SIT sono stati la mentalità avanzata dei politici, dei dirigenti e del

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personale tecnico, e il buon livello economico: per l’implementazione di un SIT è indispensabile che vi collaborino persone che ne comprendono le potenzialità, come sono necessarie risorse economiche adeguate. Lo sviluppo del sistema non è stato in ogni caso privo di ostacoli e di problemi, sia interni al Comune, per la maggior parte di natura organizzativa, sia nello sviluppo dei rapporti con Enti esterni. Molti ostacoli sono stati superati per la formazione del SIT, altri lo saranno in futuro. La struttura organizzativa del Comune di Modena presenta, in generale, un buon grado di informatizzazione e il personale è competente e capace di utilizzare gli strumenti a sua disposizione. Ancora non è sufficiente la diffusione e la formazione per quanto concerne le tecnologie GIS, soprattutto ai livelli medio – bassi, ma sicuramente saranno fatti dei progressi anche in questo senso. La peculiarità del SIT di Modena è non avere uno specifico settore all’interno della struttura comunale: questo ha senza dubbio favorito l’acquisizione, l’elaborazione e l’aggiornamento dei dati, senza la creazione di sovrastrutture o costi aggiuntivi. Infatti queste operazioni sono effettuate dai settori dell’Amministrazione Comunale, che gestiscono i dati per i propri fini di istituto: le informazioni necessarie al SIT vengono periodicamente “catturate” dal Centro Elaborazione Dati che, dopo averle selezionate ed elaborate, le inserisce nel sistema. D’altra parte il non aver creato un settore SIT ha portato alla mancanza di risorse specifiche per esso sia in termini di personale addetto sia in termini di fondi: i dipendenti dei vari settori contribuisce anche al SIT e il sistema è sovvenzionato dai budgets dei settori stessi. E’ logico che avendo a disposizione più personale si potrebbero migliorare le applicazioni esistenti e realizzarne di nuove, come ad esempio sviluppare il settore Ambiente o effettuare lo studio dei metadati. Non solo: alcuni settori (Pianificazione Territoriale, Toponomastica e Centro Elaborazione Dati) si sentono parte di un sistema e contribuiscono direttamente alla sua implementazione, altri vi contribuiscono indirettamente e inconsapevolmente, altri non ne fanno proprio parte. Ad esempio il settore Risorse e Tutela Ambientale, coinvolto nel progetto ISOLA, creerà un Sistema Informativo Ambientale? E se la

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risposta sarà affermativa come si relazionerà con il SIT? Se per alcuni settori, come ad esempio la Pianificazione Urbanistica, il SIT si configura come supporto per le decisioni (DSS), per altri esso è ancora relegato ad una semplice rappresentazione del dato o ancora poco utilizzato. Il Comune di Modena ha precorso i tempi normativi, ad esempio per quanto riguarda i rapporti con il Catasto e il trasferimento di alcune funzioni dallo stato agli enti locali, continua a interrogarsi su come attuare le più recenti norme a livello locale (riforme Bassanini, Dlgs 112/1998 attuativo della legge 59/1997) e su come usare gli strumenti più avanzati, come ad esempio la firma digitale (Dpr 513/1997, Bassanini 3, ecc.). E’ inoltre uno dei pochi Comuni italiani che, pur tra diverse difficoltà, è sempre riuscito ad interagire in modo positivo con il Catasto: la collaborazione si è sviluppata nel settore cartografico arrivando alle mappe catastali integrate, nello scambio di informazioni arrivando ad un certificato urbanistico “pro forma”, nel trasferimento di alcune informazioni dallo Stato al Comune distaccando alcuni tecnici comunali presso il Catasto per supportare le attività di conservazione, aggiornamento e recupero dell’arretrato di tutti gli archivi catastali. Per maggiori dettagli si rimanda al capitolo 6 “Il Comune di Modena: breve excursus storico” e al paragrafo 7.8 “Il rapporto con il Catasto e le mappe catastali”. Il Comune di Modena collabora anche con altri enti esterni, anche se sarebbe auspicabile che da quest’interazione scaturisse un maggiore inserimento di informazioni nelle banche dati del SIT. Questa tesi, ad eccezione della tesi di dottorato di Craglia (1993), è uno studio approfondito e critico del SIT di Modena: la sua descrizione è sempre stata fatta sporadicamente per mancanza di tempo e personale. Proprio per questo l’acquisizione delle informazioni non è stata immediata: determinante si è rilevata la collaborazione del personale comunale (dirigenti e loro staffs) tramite contatti diretti e documentazione, alcuni dati sono stati reperiti proprio dal sito del Comune, pochi dagli atti di convegni e seminari o da bibliografia. In particolar modo hanno assiduamente collaborato le persone che tuttora danno un contributo notevole allo sviluppo del SIT: l’arch. Stancari (responsabile Pianificazione Territoriale), l’ arch. Zini (responsabile della Cartografia e della

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Toponomastica), l’Ing. Odorici (Centro Elaborazione Dati) e il Geom. Gheduzzi (Servizio Topografico). In questo capitolo verranno analizzate gli elementi costituenti il SIT e le loro caratteristiche specifiche: dalle banche dati alle basi cartografiche, all’architettura software, alla collaborazione con gli enti esterni, ecc. 7.2) L’interfaccia con altri siti web di tipo istituzionale Le risorse messe a disposizione dal sito web del Comune di Modena sono ovviamente accessibili anche seguendo percorsi diversi di navigazione in Internet. Per esempio, il link alle pagine SIT è fornito dal sito web della Regione Emilia Romagna e da quello della Provincia di Modena, per i quali si dà nel seguito una breve descrizione. a) Il sito della Regione Emilia Romagna “In Emilia Romagna vi è non solo il maggior numero di Enti con esperienza di gestione dei dati geografici, ma anche la maggior presenza di know how in materia nel settore privato”: il sito della regione è una valida prova di questa affermazione, “scaricata” appunto dalla rete. Dalla homepage www.emiliaromagna.it cliccando nella sezione “Link” su “Regione Emilia Romagna”, oppure digitando direttamente www.regione.emilia-romagna.it, si arriva al “sito tecnico” regionale: qui si trova una mole non indifferente di dati, dalla cartografia all’ambiente, dalla pianificazione all’edilizia, ai trasporti, ecc. Vediamo qualche settore. Nella sezione “Cartografia” si può accedere più che altro a informazioni e note tecniche relative alle basi informative geografiche e alle diverse cartografie (topografica, tematica, geologica, ecc.). Ma non solo: questo è uno dei primi siti di commercio elettronico istituzionale, infatti l’archivio cartografico è un vero bookshop, dove si possono consultare, ordinare e acquistare on line cartografie, foto aeree e pubblicazioni specialistiche. Il pagamento è per ora effettuabile con versamento su conto corrente, ma entro l’anno sarà possibile con carta di credito; i prodotti sono spediti all’utente tramite posta. E ancora: c’è un link relativo ai siti web degli Enti locali nella Regione e anche a vari enti esterni

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(IGM, Catasto, ecc.), fra i quali anche quello relativo alla Provincia di Modena. Nella sottosezione “Cartografia interattiva” è inoltre possibile consultare i cataloghi dei prodotti cartacei e digitali disponibili presso la Regione, visualizzare, consultare e scaricare i prodotti digitali disponibili on-line: questi ultimi sono, per ora, in numero limitato e si tratta soprattutto di carte tematiche. Partendo dalla consapevolezza che, per sviluppare interventi di programmazione adeguati e coerenti, bisogna conoscere l’attività programmatoria sviluppata nei diversi anni dalla Regione e dalla Provincia, è stata sviluppata la sezione “Piano territoriale”. Infatti in essa è possibile consultare, fra le varie informazioni, piani e programmi regionali e provinciali di programmazione e pianificazione: per questi strumenti la banca dati contiene delle schede sintetiche con riferimenti amministrativi e normativi. Vediamo per cenni le altre sezioni di maggior interesse: “Edilizia” (gestione di opere edilizie in zona sismica, appalti, modulistica, ecc.), “Urbanistica” (rapporto sullo stato della pianificazione urbanistica, documenti, normativa, ecc.), “Trasporti” (studi pilota, dati, Piano Regionale Integrato dei Trasporti, monitoraggio della mobilità urbana nelle città della Regione,ecc.), Ambiente (inquinamento elettromagnetico, atmosferico, acustico, ecc.). Per accedere da questo sito a quello del Comune di Modena basta cliccare su “Comuni e reti civiche” nell’area “Link”, si arriva a una lista (con relativa mappa interattiva) dei siti comunali presenti nella regione. b) Il sito della Provincia di Modena Digitando l’indirizzo internet www.provincia.modena.it è possibile accedere alla rete provinciale. Sono presenti diverse aree, anche se non tutte tecniche: è possibile più che altro visualizzare on line modulistica, norme, relazioni relative a piani e progetti, descrizioni sull’acquisizione delle cartografie. Uno dei settori di maggiore interesse è sicuramente quello delle “Attività”: tramite esso si accede alle sezioni Ambiente, Traffico e viabilità, Lavori pubblici ed edilizia, ed anche alla “Programmazione territoriale” dalla quale, dopo alcuni passaggi, si arriva al “Servizio Urbanistica e

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Cartografia”. In questa sottosezione è possibile avere una descrizione dettagliata su:

- la cartografia tecnica (carta tecnica regionale, carte topografiche, carte aereofotogrammetriche);

- la cartografia tematica; - le foto aeree.

Fra le carte aereofotogrammetriche vi è un riferimento anche ai Comuni: per il Comune di Modena vi è una breve descrizione del processo di acquisizione della cartografia, anche se non aggiornata degli ultimi sviluppi. Sempre dal “Servizio Urbanistica e Cartografia” è possibile accedere al SIT provinciale: dopo una breve delineazione del sistema, c’è un elenco e una sommaria descrizione delle banche dati numeriche attualmente disponibili presso la Provincia (dati strutturali del territorio, carta dei suoli, destinazione d’uso del suolo-PRG comunali, basi topografiche, ecc.). Infine nella sezione “Area enti locali”, visualizzabile nella homepage, c’è il link per le reti civiche, compresa quella di Modena. 7.3) Le banche dati Tutti gli archivi alfanumerici sono informatizzati, aggiornati in tempo reale ed integrati nel SIT. La numerazione civica e interna è la chiave che permette a tutti gli archivi comunali di collegarsi fra loro (figura 7.1): essi contengono l’esatto riferimento al sistema informativo della toponomastica (via, civico ed interno) e proprio questo semplice riferimento rende la mole delle informazioni, contenute nei diversi archivi, un vero e proprio “sistema”. La possibilità di comparare agevolmente i contenuti informativi dei diversi archivi gestionali costituisce il vero, grandissimo, valore aggiunto. Nel tempo sono stati progettati e realizzati diversi sottosistemi informativi che coprono quasi tutte le tematiche trattate dal Comune. I principali archivi gestionali del Comune compresi nel SIT sono:

• Anagrafe della Popolazione; • Anagrafe degli esercizi commerciali;

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• Anagrafe dei pubblici esercizi; • Anagrafe delle attività artigianali; • Tributi Comunali (R.S.U., ICIAP, ecc.); • Piano regolatore generale; • Concessioni/Autorizzazioni edilizie; • Patrimonio Comunale; • Catasto terreni e fabbricati (copia aggiornata fornita dall’Ufficio del

Territorio) • Catasto delle strade e degli oggetti che si trovano a bordo strada; • Utenze gas, acqua, elettricità; • Reti tecnologiche.

Anagrafe della Popolazione Tributi Comunali

Piano regolatore generale

Reti tecnologiche Utenze

ARCHIVIO DELLA TOPONOMASTICA

NUMERAZIONE CIVICA E INTERNA

Catasto strade

Patrimonio Comunale

Concessioni/Autorizzazioni edilizie

Catasto Attività economiche

Fig. 7.1: la numerazione civica come chiave di collegamento degli archivi comunali

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Analizziamo ora come è strutturata la base di dati: tutte le banche dati suddette (anagrafe della popolazione, anagrafe degli esercizi commerciali, ecc.) sono correlate ad entità principali (figura 7.2):

• numero civico; • arco stradale; • particella catastale;

ed entità secondarie (figura 7.3): • civico interno; • subalterno catastale.

Grazie a tali entità è possibile il collegamento fra le varie banche dati. Attributo Entità Rappresentazione in Cartografia Via, civico, esponente Numero civico Punto Nome strada Arco stradale Arco Foglio Mappale Particella Catastale Poligono

Fig.7.2: entità principali della Base di Dati Attributo Entità Via, civico, interno Civico interno Foglio, mappale, subalterno Subalterno Catastale

Fig.7.3: entità secondarie della Base di Dati

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Le banche dati hanno i requisiti fondamentali tipici del SIT e cioè sono: • presenti in numero ampio e anche esterne all’Amministrazione

Comunale; • note ed identificate; • informatizzate ed accessibili; • elaborabili; • collegate fra di loro e con la geometria del territorio; • utili per le applicazioni. Poiché tutte le banche dati generate nell’ambito del SIT sono state codificate secondo i riferimenti territoriali, esse possono essere poste in relazione fra loro sia attraverso le chiavi alfanumeriche, sia attraverso le relazioni topologiche. Ci sono due tipi di entità:

• entità alfanumeriche che possono essere poste in relazione fra di loro in quanto possiedono chiavi comuni: ad esempio tramite la codifica della numerazione civica e interna è possibile collegare l’anagrafe della popolazione o i dati contenuti nell’archivio delle utenze gas alle unità immobiliari;

• entità grafiche (sagome degli edifici, reticolo viario, le prescrizioni PRG, ecc.) possono essere poste in relazione attraverso gli strumenti di analisi topologica forniti dagli strumenti GIS: ad esempio, possono essere individuate le porzioni di territorio soggette a determinati vincoli paesaggistici ed urbanistici;

• entità alfanumeriche ed entità grafiche possono essere poste in relazione fra loro: ad esempio, tramite toponimo e numero civico è possibile relazionare gli accessi degli edifici all’anagrafe della popolazione e alle attività commerciali e quindi georeferenziare i dati contenuti in questi sistemi.

Il patrimonio informativo è tale da soddisfare la maggior parte delle esigenze dei Settori: infatti il repertorio banche dati del SIT è il mezzo attraverso il quale le singole Unità possono conoscere ed accedere ai dati disponibili presso altri Settori e condividerne così la conoscenza.

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7.4) Il Sistema di Riferimento La numerazione civica ed interna di tutto il territorio, completata nel 1985, costituisce il sistema di riferimento principale del SIT: infatti l’architettura di base del sistema è stata costruita intorno alla struttura della toponomastica (via - civico - interno). Questo sistema di riferimento si configura come unico riferimento per le diverse basi informative e tra esse ed il territorio: il sistema della toponomastica è deputato alla conservazione e codifica delle chiavi territoriali rispetto alle quali vengono relazionate tutte le altre informazioni presenti nel sistema informativo comunale. Il processo di dotare ogni unità di base di riferimento con un unico codice, basato sul suo indirizzo e numero interno, ha portato alla luce alcuni problemi, anche causati dall’integrazione dell’archivio del SIT comunale con gli archivi catastali. Essi sono stati risolti utilizzando un modello di relazione complesso N = M (cioè ad N entità di un sistema sono associate M entità dell’altro sistema). Vediamo alcuni casi singolari:

• l’unità ha più di un accesso sulla strada. Per tenere in considerazione di questo, ogni unità è associata a un numero civico principale, con altri numeri civici eventualmente classificati come secondari;

• l’unità ha diversi usi (per esempio uso residenziale e professionale) e può quindi apparire in differenti data base con differenti classificazioni, anche se è fisicamente solo un’unità;

• stabilimenti che occupano più di un edificio con una o più entrate. In questo caso è stata introdotta la nozione di “edificio funzionale”: un edificio funzionale è pertinente ad un’attività ed è associato a un numero civico principale, anche se nella realtà è costituito da molti differenti edifici;

• edificio o più edifici ubicati su lotti appartenenti a mappali differenti.

Oltre al numero civico che si rifà ad una topologia puntuale, l’altro riferimento territoriale è l’asta stradale. E’ nel 1989 che ha origine e si sviluppa la procedura delle Aste: essa contiene le informazioni inerenti le aste stradali e gli oggetti di arredo relativi ad esse. Infatti l’asta stradale è

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una schematizzazione per rappresentare il tratto minimo compreso tra due nodi, individuati sia da incroci veri e propri, che da curvature significative della strada stessa ed è identificata in modo univoco da un codice. A loro volta gli oggetti che si posizionano sul territorio (segnali stradali, pozzetti, verde, illuminazione, ecc.) hanno come riferimenti asta e civico più vicino. Per la grafica viene utilizzata una macchina (tecnologia Risc) sulla quale è installato un software che ne permette l’aggiornamento e la vestizione con gli elementi territoriali considerati. Purtroppo però ci sono diversi inconvenienti legati a questo sistema:

• la procedura delle aste è difficilmente gestibile ed aggiornabile; • una disaggregazione troppo elevata delle informazioni e della loro

collocazione “puntuale” sul territorio ha reso il sistema di fatto non gestibile per la manutenzione (es.: segnali stradali);

• il linguaggio in cui è stato sviluppato il software rende difficile la manutenzione e sarebbe auspicabile la sostituzione;

• lo strumento per l’aggiornamento grafico delle aste allora disponibile era di non semplice utilizzo e oggi è obsoleto se confrontato ai nuovi prodotti più potenti e con interfacce molto più amichevoli (es.: ArcView).

Il risultato è che oggi gli archivi sono tenuti aggiornati solo da AMIU (per i cassonetti RSU), dal Servizio Verde del Settore Risorse e Tutela Ambientale (per il verde pubblico) e dal settore Traffico (per la segnaletica stradale, per i passaggi pedonali, ecc.). Uno dei settori strategici per il SIT è senza dubbio quello della Toponomastica; esso è incaricato:

• della cura del posizionamento e della modifica dei numeri civici interni ed esterni;

• della conservazione dell’archivio di questo sistema di riferimento ed del suo puntuale aggiornamento;

• dell’aggiornamento del collegamento tra la toponomastica (via, civico) ed i riferimenti catastali (foglio, mappale), integrando così anche gli archivi catastali al S.I.T. comunale;

• dell’integrazione nel S.I.T. degli archivi degli Enti esterni.

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7.5) L’ architettura software Il sistema di diffusione di banche dati riferibili, attraverso diverse chiavi, al territorio (numerazione civica, strade, oggetti sulle strade, anagrafe, attività economiche, ecc..) si basa sul concetto di data warehouse (magazzino dati). Infatti nella realizzazione del sistema informativo territoriale si affrontano le problematiche tipiche connesse all’integrazione di banche dati eterogenee: gli enti dispongono di una grande quantità di banche dati a valenza territoriale gestite in sistemi funzionalmente eterogenei. Per l’utente finale è quindi complicato accedere contemporaneamente ad informazioni presenti in sistemi informativi diversi. Per risolvere questo problema viene adottata la tecnica del data warehouse in cui le informazioni provenienti dai diversi sottosistemi informativi sono tra loro integrate, facilmente accessibili ed elaborabili da parte degli utenti finali. Sotto questo aspetto, quindi, il Sistema Informativo Territoriale può essere considerato un data warehouse (figura 7.4): grazie ad esso si raccolgono molti dati, estratti da basi di dati di tipo eterogeneo, su cui poi operano le diverse applicazioni, utili come supporto alle decisioni. L’estrazione avviene periodicamente in modalità batch, richiede la scansione della banche dati sia su mainframe sia su server dedicati (AIX) e produce dati di sintesi; i dati raccolti vengono quindi memorizzati nel Data Warehouse, costituito da un Data Base altamente denormalizzato (lo stesso dato è presente in più tabelle) e indicizzato in cui gli accessi sono estremamente rapidi. L’architettura del sistema prevede, inoltre, le funzionalità necessarie per l’aggiornamento del data warehouse stesso. Il Data Warehouse risiede su un server AIX con DB2 come DBMS: il DB2 è un gestore di Data Base Relazionali, che permette: • la gestione di dati organizzati in tabelle correlate tra di loro da relazioni

logiche; • la completa eliminazione della ridondanza dati; • la ricerca e l’accesso in modo efficiente dei dati; • la possibilità di costruire, con semplici comandi, nuove tabelle di dati in

relazione tra di loro, mediante estrazione o fusione delle tabelle originali.

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Il linguaggio di interfaccia relazionale SQL (Structured Query Language) consente l’accesso al DB2.

DATI ALFANUMERICI

HOST

SERVER(AIX) elaborazione

DATA WAREHOUSE = SIT

elaborazione

PC

DATI CARTOGRAFICI

Fig. 7.4: il SIT come Data Warehouse

Al Data Warehouse è strettamente collegato il concetto di repertorio, un archivio, unico per l’intero ente, utilizzato dai diversi applicativi per accedere ai dati e contenente una serie di informazioni riguardanti i dati presenti nel Warehouse stesso: infatti la finalità del repertorio è quella di conservare il catalogo completo delle informazioni possedute dall’ente nell’ambito del sistema informativo territoriale e di fornire agli utenti una via semplice ed immediata per l’accesso alle informazioni stesse. Inoltre il repertorio è conforme allo standard europeo CEN/TC 287. La figura responsabile della gestione del repertorio deve essere l’amministratore dell’intero sistema informativo territoriale: egli, attraverso

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il repertorio, cataloga le fonti informative, definisce le modalità di rappresentazione e fissa le limitazioni all’accesso. Chiaramente deve essere una persona con una visione trasversale e generale delle problematiche di tutti i settori e alla quale il singolo possa fare riferimento. Le componenti del sistema (prodotti City Trek forniti dalla società CORE Soluzioni Informatiche di Bologna) sono: - Repertorio: già analizzato; - CityTrek client: componente per accedere al sistema informativo

territoriale tramite rete locale interna da postazioni Windows; - CityTrek GeoView: estensione di ArcView che consente di accedere al

sistema informativo territoriale per eseguire analisi spaziali basate sia sulla cartografia che sulle informazioni presenti nei database gestionali;

- CityTrek Web: componente server per consentire l’accesso al sistema informativo territoriale tramite Internet;

- CT StreetEditor: componente per gestire ed aggiornare lo stradario, il grafo stradale, la numerazione civica e le informazioni ad essi associate;

- CT GreenEditor: componente per gestire il verde di arredo e di servizio (parchi e giardini) e l’arredo urbano;

- CT TrafficEditor: componente per gestire i marciapiedi, le ciclabili, i pozzetti e la segnaletica stradale;

- CT BinEditor: componente con la quale si gestiscono i contenitori di rifiuti urbani, i percorsi per la raccolta e le zone di applicazione dei servizi di spazzamento, pulitura strade, ecc...

- CT Punti di Affissione: componente con la quale si gestiscono i punti di affissione della cartellonistica pubblicitaria stradale.

Il linguaggio usato per lo sviluppo degli applicativi di consultazione e gestione del SIT è il Visual Basic (object oriented). Le applicazioni di interfaccia sono sviluppate in ambiente Host (Cobol) o in ambiente AIX (linguaggio C) o negli ambienti di provenienza delle banche dati; le applicazioni di popolamento del Data Warehouse sono sviluppate in ambiente AIX, in linguaggio C o in linguaggio script. Il continuo territoriale per le basi geometriche relative alla cartografia catastale viene ricostruito periodicamente in modo automatico grazie ad un

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convertitore: l’attuale formato della cartografia catastale, il CXF, viene convertito nel formato shape e contemporaneamente vengono ricostruiti tutti i DWG (uno per ogni foglio catastale), opportunamente “ripuliti” e così utilizzabili dai tecnici comunali. 7.6) Le basi cartografiche Sicuramente all’interno di un SIT la cartografia è uno dei settori più costosi e difficili per il suo sviluppo (voli aereofotogrammetrici, strumenti per la digitalizzazione, ecc.), la sua gestione e il suo aggiornamento (inserimento di nuovi dati provenienti anche da enti esterni, rilievi, ecc.). L’implementazione delle diverse basi cartografiche del Comune di Modena avviene a partire dagli inizi degli anni ‘80, quando l’Amministrazione Comunale decide di avviare la realizzazione di una propria base cartografica: si rimanda al paragrafo “La cartografia catastale integrata” capitolo “Breve excursus storico”. Il lavoro di analisi delle reali necessità in materia di cartografia è stato lungo e complesso e non ha portato ad una risposta univoca: l’Ufficio Cartografico comunale oggi gestisce, con diverse modalità, in pratica una base cartografica per ogni esigenza. Tutte le cartografie, alle diverse scale necessarie alle attività dell’Ente, sono integralmente informatizzate, geoereferenziate con stesso sistema di riferimento – Gauss Boaga – ed aggiornate. La finalità delle carte numeriche all’interno del SIT è rappresentare e georeferenziare le informazioni: la mappa offre sia l’informazione descrittiva, che si può trovare anche in un archivio alfanumerico, sia la posizione rispetto ad un sistema di riferimento. Analizziamo ora le tre principali basi cartografiche gestite attualmente dal Comune, basi di riferimento importanti per una lettura completa del territorio: esse si differenziano l’una dall’altra per l’origine, gli sviluppi, le caratteristiche intrinseche, gli elementi riportati e le finalità.

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a) Cartografia Catastale Integrata Per la sua origine e formazione si rimanda al capitolo 6 “Il Comune di Modena: breve excursus storico” paragrafo 6.5 “La cartografia catastale integrata”. La Cartografia Catastale Integrata rappresenta la base catastale, in scala 1:1000 per le zone urbanizzate - 1:2000 per le zone extraurbane, gestita assieme al Catasto ed integrata dall’Ufficio Cartografico del Comune: sono, appunto, le mappe catastali (272 tavole) digitalizzate e trasformate dal formato NTF (formato catastale) al formato DWG. La base catastale è divenuta la principale cartografia a grande scala su cui il Comune sta sviluppando gli archivi grafici gestionali: sono già stati realizzati la toponomastica (Vie e Civici), il reticolo fognario ed il P.R.G. dell’intero territorio Comunale (figura 7.5), e, sempre sulla stessa base, la Società che gestisce i servizi a rete sta ultimando la numerizzazione delle reti per la distribuzione dell’energia elettrica, del gas e dell’acqua. Su ogni singola mappa vengono inserite e aggiornate, attraverso l’utilizzo di rilievi topografici o, qualora questi non siano stati eseguiti, attraverso le informazioni geometriche contenute negli elaborati grafici delle concessioni edilizie (controllo linee e quote), le seguenti informazioni grafiche e descrittive:

• edifici nuovi e modificati; • viabilità nuova e modifiche a quella esistente; • edifici demoliti; • numerazione civica; • altre informazioni .

Gli inserimenti grafici, pur rientrando nelle tolleranze delle scale delle mappe (1:1000, 1:2000), non devono essere considerati come riferimenti certi rispetto alla geometria di base delle mappe. E’ opportuno precisare che le mappe cartografiche visualizzabili in rete non costituiscono le basi catastali originali e quindi non possono essere considerate a fini probatori: per i fogli catastali originali è necessario, come d’abitudine, fare riferimento all’Agenzia del Territorio.

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Fig. 7.5: elemento del PRG numerizzato sulla base catastale b) Carta Tecnica Regionale La Carta Tecnica Regionale è in scala 1:5.000 e la sua digitalizzazione (38 tavole) è stata eseguita per la prima volta nel 1993, poi ci sono stati successivi aggiornamenti fino al settembre 2000. Questi aggiornamenti riguardano principalmente gli edifici e la viabilità: l’inserimento e l'aggiornamento di questi dati avviene con lo stesso procedimento della Cartografia Catastale Integrata. Per le altre informazioni presenti sulla cartografia, l’aggiornamento risale alla data della prima ricognizione aerofotogrammetria del 1978. c) Rilievi topografici Il mosaico dei rilievi topografici di dettaglio (1:200) comprende ormai oltre il 30% del territorio urbano e l’intero centro storico: in questo archivio si possono visualizzare aree residenziali e produttive, strade, parchi, ecc, rilevati dal servizio Topografico e da Liberi Professionisti per conto del Comune. La raccolta è composta da oltre 400 rilievi, per ora ne sono stati inseriti circa un terzo, gli altri lo saranno tra breve. d) Cartografie “secondarie” Ci sono poi altre basi cartografiche che rappresentano:

• le diverse suddivisioni amministrative del territorio: sezioni di censimento, sezioni elettorali, circoscrizioni;

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• i reticoli completi delle infrastrutture per la mobilità: stradario descrittivo, rete archi/nodi delle strade;

• zone scolastiche, postali, parrocchiali. Per le applicazioni specifiche si rimanda al Capitolo 8 “Le applicazioni principali del SIT del Comune di Modena”. 7.7) L’aggiornamento Un elemento fonte di elevata criticità per un SIT è l’aggiornamento delle banche dati territoriali: il sistema funziona se e solo se i dati di cui si alimenta sono aggiornati. Per raggiungere questo obiettivo deve esserci la volontà e la determinazione da parte di tutti i settori interessati di tenere aggiornate le banche dati di propria competenza e devono essere impiegate adeguate risorse a livello economico, di personale, informatico, ecc. Quindi, anche per il Comune di Modena, la definizione e l’impianto di un modello organizzativo che vede impegnati tutti i Settori al mantenimento del S.I.T. non è stata cosa semplice. Comunque, oggi, il Sistema Informativo è continuamente aggiornato dalle attività dei diversi Settori del Comune senza costi aggiuntivi. Infatti ogni settore dell’Amministrazione Comunale o delle sue società, che gestisce dati per i propri fini di istituto, contribuisce direttamente all’aggiornamento del SIT, senza la creazione di sovrastrutture I programmi informatici che consentono l’aggiornamento dei diversi archivi procedono anzitutto alla verifica di correttezza e congruenza dell’indirizzo, e consentono l’introduzione di nuove posizioni solamente se l’indirizzo esiste ed è corretto. In rete (nella sezione SIT , settore “Info dalla redazione”) è possibile visualizzare i repertori delle banche dati per la mappa dei servizi, il piano regolatore e la mappa tecnica (figura 7.6): per i vari elementi cartografici (numeri civici, archi stradali, edifici e fabbricati, ecc.) sono riportati il settore di provenienza (pianificazione territoriale, risorse e tutela ambientale, ecc.) e la data dell’ultimo aggiornamento.

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Fig. 7.6 : Repertorio banche dati della mappa tecnica 7.8) Il rapporto con il Catasto e le mappe catastali Con il Catasto i rapporti sono iniziati fin dal 1983 e si sono sviluppati positivamente, pur tra difficoltà a volte rilevanti. Il Comune ha contribuito fattivamente alla numerizzazione delle mappe catastali, realizzandone direttamente la metà, ha lavorato, e continua a lavorare, per il loro completo aggiornamento: per maggiori dettagli sullo sviluppo di questa collaborazione nel tempo si rimanda al capitolo “Breve excursus storico”. Analizziamo ora la collaborazione instaurata in tempi più recenti: lo sviluppo dei rapporti con il Catasto, formalizzato con il primo accordo sottoscritto dal Dipartimento del Territorio nel 1993 e confermato con un’altra intesa nel 1997, ha portato all’interscambio dei dati fra i due enti, all’aggiornamento delle mappe catastali anche con l’utilizzo di un rilievo aerofotogrammetrico, ed al completo recupero dell’arretrato. Questi accordi hanno anticipato, nella pratica, l’art.66 del D.L. 31/3/98 n. 112, in attuazione della legge L. 59/1997: infatti sono stati distaccati, già da diverso tempo, alcuni tecnici comunali presso il Catasto, proprio per supportare le attività di conservazione, aggiornamento e recupero dell’arretrato di tutti gli archivi catastali. Inoltre oggi la gestione delle

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mappe catastali avviene con l’intervento diretto di operatori del Comune presso le stazioni grafiche del Catasto. Il suddetto decreto 112/98, svolta fondamentale per il rapporto Comuni – Catasto, prevede una semplificazione e un decentramento amministrativo con delega ai Comuni di alcune competenze in materia di gestione diretta del dato catastale: si rimanda alla parte generale capitolo 3 “Il Catasto: gli archivi alfanumerici, le mappe e il trasferimento delle funzioni ai Comuni”. Per stabilire le modalità di applicazione del decentramento, sono in corso degli incontri all’interno del Comune di Modena: nella legge infatti si prospettano delle convenzioni da stipulare, ma permangono ancora diversi problemi pratici da risolvere, come ad esempio la localizzazione della sede per queste funzioni, i dipendenti che saranno assegnati al Comune, le risorse finanziarie per avviare il processo, il trasferimento dei mezzi (prima di tutto la rete informatica). Una volta stabilita la linea da seguire per una possibile e attuabile soluzione di questi problemi, il Comune si confronterà con l’Agenzia del Territorio per individuare la strada comune da percorrere. Finora sono state prospettate tre differenti possibilità per questo decentramento:

• un certo numero di funzionari catastali e un’adeguata strumentazione vengono assegnati al Comune di Modena, preso come riferimento per tutta la Provincia: questi impiegati permangono nei locali del Catasto e comunicano con il Comune tramite rete informatica interna;

• diversi addetti del Catasto saranno ubicati in più Comuni della Provincia, cioè vengono costituiti più poli (3 o 4); questa è sicuramente una soluzione più onerosa rispetto alla precedente;

• la Provincia è il punto di riferimento, cioè diviene l’ente delegato dalle Amministrazioni Comunali, gestendo tutti i Comuni convenzionati con essa; questa ipotesi, però, non è prevista dalla legge che sancisce il trasferimento delle funzioni ai Comuni, non alla Provincia.

Il problema principale riscontrato in questa ormai pluriennale collaborazione Comune – Catasto è costituito dalle difficoltà di

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collaborazione e coordinamento a livello istituzionale tra gli Enti: lo Stato da un lato chiede ai Comuni di contribuire al superamento del disastroso stato di conservazione degli archivi catastali e dall’altro pretende il pagamento per la loro cessione in uso. I decreti attuativi che ancora mancano alla completa definizione dei rapporti tra i due Enti dovranno consentire il superamento di questi problemi, perché il Catasto, con i suoi archivi e le sue mappe, rappresenta un ente indispensabile per l’analisi delle problematiche territoriali. 7.9) Collaborazione con gli altri enti esterni Si auspica una possibile collaborazione per la programmazione degli interventi, lo scambio reciproco di informazioni e la condivisione del sistema con Enti, aziende o privati, che agiscono sul territorio:

• a livello locale, ad esempio Meta SPA (Modena Energia Territorio Ambiente), A.M.I.U (Azienda Municipalizzata Igiene Urbana), ATCM (Azienda Trasporti Consorziali di Modena);

• a livello nazionale, ad esempio Telecom, Enel, ecc. Meta SPA (Modena Energia Territorio Ambiente), nata dalla fusione delle due ex municipalizzate AMCM e AMIU, è una società che cura a Modena l’intero sistema energetico ed ambientale (erogazione di energia elettrica, acqua, gas, raccolta e smaltimento dei rifiuti, illuminazione pubblica e semaforica, ecc.); in comuni limitrofi gestisce servizi primari ed ambientali. Verso la fine del 1993 la società inizia la progettazione di un sistema computerizzato per unificare e uniformare tutta la conoscenza tecnologia in un unico sistema di riferimento che porterà alla nascita del SIT. Su una base catastale integrata da altri dati, ad esempio toponimi delle strade e civici, vengono caricate la linea elettrica a media tensione, la rete acqua e quella gas, una base fotografica connessa agli oggetti cartografici georeferenziati, e, in collaborazione con ATCM (Azienda Trasporti Consorziali di Modena), le principali fermate filotranviarie. Con l’apporto di questa banca dati ben strutturata, l’Ufficio Informatica Tecnica ha sviluppato nel tempo numerosi servizi per clienti interni ed

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esterni, fra i quali c’è anche il Comune di Modena: i servizi a beneficio dell’Amministrazione Comunale sono:

• la fornitura dei dati gestionali di tutti gli impianti elettrici, acqua e gas (cabine, pozzi, ecc.) e di tutte le stampe della rete elettrica MT in scala 1:2000 con dettaglio dei percorsi;

• la fornitura dei servizi per la realizzazione di alcune iniziative cittadine.

Fra gli obiettivi futuri compaiono: • completamento del caricamento dati degli archivi acqua e gas; • rilevazione e caricamento della rete in bassa tensione e

dell’illuminazione pubblica; • trasposizione completa dei servizi tecnologici su banca dati

informatica per aggiornamenti in tempo reale, calcolo e verifica delle reti, da impiegarsi per la progettazione, la manutenzione e l’ampliamento;

• la consultazione a pagamento del Sistema su rete internet, per fornire ai clienti l’accesso diretto ai servizi e/o alle informazioni senza necessità di raggiungere la sede.

L’ente esterno A.M.I.U. ha mantenuto la volontà di continuare ad usufruire dei servizi comunali, nonostante l’unificazione con A.M.C.M. dotata di un diverso Sistema Informativo Territoriale. L’azienda A.M.I.U.:

• ha sostituito la macchina Risc, ormai obsoleta, con una postazione ArcView dalla quale è possibile in tempi brevi e molto semplicemente creare tematismi e graficizzare, per esempio, i percorsi di raccolta dei rifiuti;

• tiene aggiornato solo l’archivio dei cassonetti RSU sulla procedura Aste;

• lamenta una gestione macchinosa e non flessibile dei modi di interrogazione sul Data Base e il fatto di dovere sempre richiedere stampe al CED senza avere la possibilità di effettuarle nei propri uffici:

Per quanto riguarda il livello di dettaglio dell’informazione cartografica, per i cassonetti RSU è sufficiente e viene confermato quello attuale

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(riferimento al civico più vicino), mentre per le caditoie sarebbe auspicabile una precisione maggiore di quella attuale (adesso vengono posizionate a distanza fissa sulla strada, a seconda della lunghezza di quest’ultima). Vediamo ora il collegamento con gli elaboratori di altri enti, esterni al Comune: - stessa rete SNA: • Comune di Sassuolo; • USL di Modena; • Comune di Carpi. - rete SNI: • INPS; • Ministero delle Finanze; • Multitel (sistema bancario). - rete IP: • META; • ATCM; • Comune di Vignola; • Comune di Soliera • Comune di Nonantola. - enti collegati solo via terminale: • Carabinieri di Modena; • Questura di Modena; • Guardia di Finanza; • ATCM Provincia. Per quanto riguarda lo sviluppo del SIT, fino ad oggi il Comune di Modena non si è avvalso della collaborazione di studi tecnici specializzati: il lavoro è stato fatto, attraverso gli anni, dal personale interno. L’unico apporto esterno si è avuto per la gestione informatica: una società per l’IBM prima, e poi la "Core”. Comunque anche per il settore informatico i tecnici specializzati hanno, in un primo momento, affiancato il personale del Comune, il quale ha successivamente portato avanti da solo lo sviluppo del sistema. Questa strategia di lavoro ha sicuramente portato come risultato un lavoro mirato, puntuale e corrispondente alle esigenze sia degli utenti

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interni sia dei cittadini: questo sarebbe stato di più difficile attuazione se il lavoro fosse stato affidato ad una società o studio tecnico esterno, che avrebbero avuto delle difficoltà maggiori ad entrare nel meccanismo dell’ente locale e nelle problematiche dei suoi settori. Con gli ordini professionali l'Amministrazione comunale si è attivata per creare momenti specifici di confronto e approfondimento per potere sviluppare un SIT che possa rispondere anche alle esigenze dei professionisti e dei tecnici. 7.10) Collaborazione fra i settori comunali La collaborazione fra i diversi settori comunali è “inconsapevole” : essi non si sentono ancora parte di un sistema, anche se vi è, di solito fra i settori che condividono il SIT, un interscambio di informazioni, un coordinamento per gli ambiti comuni, un’assunzione di responsabilità e un senso di proposta per i nuovi progetti. Questo dialogo continuo è essenziale anche per l’aggiornamento del SIT. Questa particolare situazione è stata generata anche dal non aver creato uno specifico settore SIT: questo da una parte ha portato, appunto, alla mancanza di un vero e proprio spirito di squadra, dall’altra ha evitato la duplicazione delle banche dati per questo eventuale specifico settore SIT e costi aggiuntivi. Infatti ogni Settore comunale che gestisce dati per i propri fini di istituto, contribuisce direttamente all’aggiornamento del S.I.T., senza la creazione di sovrastrutture. In generale il personale impiegato nei vari settori comunali ha diversi gradi di formazione e competenza: tutti sono in grado di utilizzare le applicazioni informatiche standard come l’Office Automation, molti si avvalgono degli strumenti per la gestione della cartografia numerica tipo CAD, un buon numero, soprattutto però dirigenti e/o responsabili di settore, utilizza le tecnologie GIS. Di conseguenza il grado di informatizzazione riscontrato nei diversi settori comunali è piuttosto alto anche se non tutti utilizzano tecnologie GIS: si va dall’Office Automation, alla gestione delle pratiche e del personale, alla gestione della cartografia numerica utilizzando strumenti CAD o GIS.

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Sicuramente uno degli ambiti su cui incide la disponibilità di una risorsa come il SIT è quello relativo alla semplificazione delle procedure e della raccolta di informazioni all'interno del Comune. Imparare a usare e gestire le potenzialità del SIT costituisce un processo progressivo che però, già oggi, coinvolge in maniera organica il settore della Pianificazione territoriale (dove il SIT è nato), il settore Ambiente e quello del Traffico e viabilità. Al posto dei passaggi telefonici e cartacei tra uffici, sarà sempre più possibile sostituire la raccolta di informazioni e documentazione per via telematica. Inoltre i vari settori dell'Amministrazione, coordinati dal CED, sono impegnati a inserire in questa enorme banca dati, informazioni sempre più articolate ed approfondite. I settori che necessitano maggiormente di un Sistema Informativo Territoriale che li supporti nelle loro attività quotidiane sono: Risorse e Tutela Ambientale, Pianificazione Territoriale, Traffico Viabilità e Trasporti, Patrimonio e Partecipazioni Patrimoniali, Polizia Municipale, Servizi Tecnologici e della Manutenzione. Uno dei problemi maggiormente sentiti da diversi settori è la necessità di rivedere la procedura delle aste in un ottica gestionale e di trovare strumenti più semplici per il loro aggiornamento, che attualmente viene effettuato di rado sul Risc al CED. Inoltre sarebbe opportuno, per tutti i settori, gestire la moltitudine di dati territoriali e produrre tematismi grafici attraverso l’utilizzo di strumenti GIS, cosa che non è ancora stata realizzata per ogni sezione e a tutti gli effetti. Altro problema emerso è che non ancora tutti i settori, soprattutto quelli considerati ancora “esterni al SIT”, condividono le informazioni grafiche e alfanumeriche in rete: questo comporta difficoltà di reperimento di alcune informazioni, rallentamento del lavoro e sovrapposizione di interventi in una stessa zona territoriale. Infine ogni settore presenta naturalmente problemi specifici, ad esempio la cartografia storico – patrimoniale ed inventariale è ancora su supporto cartaceo anche se è in progetto la traduzione in formato numerico, caditoie e pozzetti necessitano di una georeferenziazione puntuale per potere disporre di mappe precise per il personale che ne cura la manutenzione, è

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necessaria la costruzione di un sistema trasversale che permetta la gestione delle ordinanze ed autorizzazioni, della segnaletica stradale e che dia la possibilità di programmare le manutenzioni degli oggetti presenti sul territorio, ecc.

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Bibliografia • Referenti: arch. Zini (responsabile della Cartografia e

Toponomastica del Comune di Modena) e Ing. Odorici (Capo Progetto SIT – Centro Elaborazione Dati del Comune di Modena).

• Stancari M. (Responsabile del Settore Pianificazione Territoriale del Comune di Modena): “Modena, 20 anni di attività per lo sviluppo del Sistema Informativo Territoriale”, MondoGIS Allegato al 19/2000;

• “Il Sistema Informativo Territoriale del Comune di Modena” , dal SIT di Modena;

• “Il Sistema Informativo Territoriale (SIT) – Tutta la città finisce nella rete”, dal SIT di Modena;

• “SIT, tutta la citta' finisce nella rete – Strade , case, impianti, dati catastali, reti: attraverso il Sistema informativo territoriale tante informazioni e servizi per l'Amministrazione ed i cittadini”, dal SIT di Modena;

• “Stato di aggiornamento della mappa tecnica”, dal SIT di Modena; • "PRG in internet“, dal SIT di Modena; • “Download di fonts per gli estratti di PRG” dal SIT di Modena; • “E-government, premio nazionale per Modena” dal SIT di Modena; • materiale informativo della CORE; • Odorici F. (Capo Progetto SIT – Centro Elaborazione Dati del

Comune di Modena): “Progetto Sistema Informativo Territoriale – Studio di fattibilità”, 1998;

• Ciancarella L. , Craglia M. , Ravaglia E. , Secondini P. , Valpreda E.: “La diffusione dei GIS nelle amministrazioni locali italiane”, Editore FrancoAngeli, 1998;

• Consultazione siti regionale e provinciale; • Craglia M. : “Geographical Information Systems in Italian

Municipalities: A Comparative Analysis” Doctoral Thesis, Sheffield University, 1993;

• Bocchi C. (responsabile del Settore Informatica Tecnica di META spa): “Lo sviluppo del SIT continua a Modena con le reti tecnologiche”, MondoGIS 15/99;

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Cap. 8: LE APPLICAZIONI PRINCIPALI DEL SIT DEL COMUNE DI MODENA

8.1) Introduzione Il SIT (figura 8.1) consente di avere a disposizione tutte le informazioni legate al Comune di Modena, con una capacità di analisi e di visualizzazione che va dal molto piccolo (cioè sino alle informazioni sulle singole unità immobiliari), a porzioni via via più grandi di territorio (come una strada, un'area industriale, un intero quartiere). Ovviamente una serie di queste informazioni (come quelle sui dati anagrafici sui residenti), per motivi legati alla tutela della privacy, non sono disponibili in rete, ma sono utilizzabili solo nei casi consentiti dalla normativa vigente. E ancora: il SIT aumenta il grado di trasparenza dell’Amministrazione nei confronti dei cittadini, consentendo a chiunque un monitoraggio continuo del territorio e delle scelte che vengono compiute. In effetti, collocando gli oggetti su strati diversi ma sovrapponibili, il SIT può confrontare la situazione in essere e la situazione in progetto. Allo stesso modo potrebbe rendere l’evoluzione già avvenuta assumendo in questo caso profondità storica. Infine, ma non di minore importanza, il SIT consente di semplificare e snellire le procedure burocratiche, carico rilevante per ogni Amministrazione locale: ciò che era accessibile solo presso gli uffici comunali oggi è disponibile sul computer di cittadini e professionisti con guadagno di tempo e maggior trasparenza. Inoltre in futuro potrebbe essere attivata una semplificazione burocratica ancora maggiore: ad esempio, se sarà modificata la normativa nazionale, i dati catastali già oggi disponibili (e stampabili) potrebbero assumere valore di certificato, evitando ai cittadini le abituali trafile agli sportelli. Da maggio 2000 il SIT ha prodotto anche una versione WEB raggiungibile all’indirizzo http://sit.comune.modena.it.: in un periodo in cui tanto si parla delle potenzialità della rete e di Internet, questa è una prova tangibile di queste potenzialità messe alla portata di tutti i cittadini. Anche questa tesi,

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che si è basata in modo preponderante sulla consultazione dei SIT tramite web, ha usufruito delle suddette potenzialità. Infatti il SIT da strumento, essenzialmente interno e usato da tecnici ed addetti ai lavori, è diventato eccezionale strumento di comunicazione: il sistema porta sulla scrivania di tutti gli addetti del Comune e, tramite Internet, in casa dei cittadini e sulle scrivanie dei tecnici esterni che lavorano con il Comune, la più completa descrizione del territorio (cartografia, banche dati, foto aeree, ecc.) di ciò che vi accade, delle trasformazioni avvenute e quelle previste, dei servizi presenti e quelli futuri. Attraverso questo sistema, infatti, qualsiasi cittadino può accedere, per via informatica, ad informazioni e cartografie sul territorio comunale legate a infrastrutture, viabilità, urbanistica. Il tutto è incrociato con diverse banche dati e informazioni, da quella sugli esercizi commerciali, a quelle catastali. Anche il nuovo piano regolatore, approvato nel luglio 2000, è pubblicato sul SIT. La risposta della città è stata favorevole: pur con l’ovvia diffidenza e le difficoltà iniziali, ora il SIT è visto dagli utenti come un valido aiuto, anche se la sua effettiva utilizzazione da parte dei più sarà un processo lungo e difficile. A livello medio la buona diffusione di pc, e ora sempre più del modem, contribuisce all’utilizzo del sistema a livello cittadino. Per quanto riguarda la categoria professionisti e tecnici, naturalmente si ha un maggior utilizzo da parte di quelli che hanno delle conoscenze informatiche più sviluppate. D’altra parte il Comune ha sempre tenuto conto delle varie categorie di utenti, delle loro necessità e competenze: prima di tutto l’ente locale utilizza tuttora diversi supporti per le informazioni (internet, intranet, Cd – Rom, cartaceo), inoltre anche per il SIT ha sviluppato diverse applicazioni: la parte più tecnica è a vantaggio di categorie, ordini professionali ed Enti che agiscono direttamente per la trasformazione del territorio, mentre la parte dei servizi è a vantaggio anche di privati e singoli cittadini. Per agevolare sempre di più il processo di acquisizione del SIT e per i problemi di aggiornamento che il supporto magnetico comporta, fra breve il Cd – Rom del PRG non sarà più distribuito dal Comune, quindi sarà possibile la consultazione da casa o dallo studio solo tramite internet. Lo sviluppo del sistema è stato incentrato maggiormente su applicazioni pratiche che su progetti sperimentali o prototipi di ricerca: questo è stato

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causato, forse, sia dalla dimensione media della città, sia dal mancato supporto di un’Università di antica tradizione. Gli ambiti applicativi maggiormente sviluppati sono quelli relativi alla cartografia tecnica (anche catastale), al PRG, alla toponomastica, alla topografia, alla modulistica e alle pratiche edilizie. Questi settori sono in genere ricchi e articolati, anche se possibili di estensioni ( per le quali si rimanda ai paragrafi relativi). Nel SIT sono presenti inoltre applicazioni molto avanzate e innovative a livello nazionale:

• il Certificato di Destinazione Urbanistica “pro forma”; • le Banche Dati delle Pratiche Edilizie; • il progetto ISOLA.

Altri settori andrebbero però sviluppati: mancano quasi completamente i settori della gestione dell’ambiente e del territorio (VIA, inquinamento, subsidenza, rifiuti urbani e in parte reti tecnologiche, presente solamente la linea elettrica), carte tematiche relative ad esempio alla conservazione del centro storico, piano del colore, modelli 3D e il piano del traffico. Inoltre si potrebbe costituire anche un archivio fotografico dal materiale raccolto durante i diversi rilievi effettuati nel tempo. Alcune di queste applicazioni sono già in progetto come la pubblicazione in internet del piano del traffico e del verde, e una nuova veste per la mappa dei servizi. Spesso la carenza di personale è stata determinante per il mancato sviluppo di queste ulteriori ambiti. Inoltre molti settori hanno sviluppato i loro progetti con finalità di settore, ma non nell’ottica del SIT. Di conseguenza questo ha comportato l’utilizzo di strumenti informatici che hanno rallentato la pubblicazione in rete delle applicazioni: ad esempio l’utilizzo di Autocad (formato dwg) ancora in diversi settori (come per il Piano del traffico) ha portato necessariamente ad un lavoro aggiuntivo per arrivare al formato shape (Arcview). Le interfacce web, la guida in linea, i comandi standard sono alcuni dei fattori che facilitano la consultazione del SIT e degli altri settori da parte di un qualsiasi utente, anche non molto esperto. Senza dubbio, informatici e tecnici dei vari settori comunali hanno saputo comunicare ed arrivare ad un buon compromesso fra un sistema leggibile e, allo stesso tempo, con una

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solida base tecnica. Anche se c’è ancora qualche dettaglio tecnico da perfezionare:

• l’accesso dalla homepage della rete civica della città (Monet) al sito del Comune non è immediato: bisogna digitare www.comune.modena.it per arrivare a Monet e poi selezionare la voce “Comune” nella finestra a tendina “Enti e Servizi” oppure per arrivare direttamente al SIT dalla homepage di Monet si deve cliccare su “SIT”, anche se per la verità rimane nascosto fra voci di diversi ambiti ;

• non c’è il link dal SIT agli altri settori che ad esso possono essere collegati: c’è il collegamento al sito della Pianificazione Territoriale (anche se difficilmente visualizzabile perché in fondo alla homepage del SIT) e viceversa (da Pianificazione a SIT ), ma non c’è, ad esempio, il link al sito della Cartografia;

• alcune informazioni sono ancora reperibili solamente nei settori specifici (Pianificazione Territoriale, Cartografia, ecc.) o nel Cd-Rom, e non nel SIT (come ad esempio informazioni relative al volo per le aerofoto, piano dei servizi, ecc).

E’ opportuno sottolineare che, come per la maggior parte dei Comuni italiani, nella struttura comunale ci sono due diversi filoni: uno è rappresentato dal SIT, l’altro da tutti gli altri siti (Pianificazione Territoriale, Cartografia, ecc.). Perciò bisogna tenere conto delle finalità diverse di un SIT e di un settore applicativo: anche se in futuro i diversi settori comunali cercheranno sempre di più di collaborare per arrivare ad un unico sistema, verranno conservati anche i siti specifici dei vari settori, che hanno comunque finalità e applicazioni specifiche. Bisogna inoltre considerare:

• le reali difficoltà tecniche che sussistono in questi processi; • l’oggettiva mancanza di risorse (soprattutto personale

competente); • una non completa collaborazione fra i vari settori interni, i quali

non si sentono ancora tutti parte di un unico sistema. Il SIT del Comune di Modena è comunque un sistema sempre in evoluzione e implementazione: senza dubbio i punti di forza di dirigenti e

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staff sono la capacità di mettersi in discussione e di formulare critiche costruttive, la volontà di progredire sempre di più negli ambiti applicativi e l’apertura alle nuove tecnologie e ai nuovi strumenti. Le applicazioni necessitano di un aggiornamento costante, continuo, spesso in tempo reale: il loro punto di forza è proprio fare sì che l’utente acceda ad un’informazione aggiornata in qualunque momento. L’Amministrazione Comunale, attraverso i suoi diversi settori, garantisce l’aggiornamento di tutti gli archivi collegati al SIT. L’unico aspetto non ancora abbastanza approfondito è quello relativo alla qualità dei dati, per il quale si rimanda al capitolo sui metadati. Il primo paragrafo di questo capitolo è dedicato alla firma digitale: com’è noto, il suo uso porterebbe estensioni ancora maggiori e più evolute del SIT. I paragrafi successivi sono relativi al SIT e agli altri settori presenti in rete. Anche i siti degli altri settori, come il SIT, necessitano del perfezionamento di qualche dettaglio tecnico, ma in generale sono ben strutturati ed evoluti.

Fig 8.1: schema di funzionamento del SIT (dal SIT on line del Comune di

Modena)

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8.2) La firma digitale Il Comune di Modena si interroga e affronta le problematiche inerenti alla firma digitale come la maggior parte degli enti locali italiani: si sta cercando di mettere in pratica le ultime leggi emanate (Dpr 513/1997, Legge 59/1997, L.191/98 Bassanini 3). Fino ad oggi, problemi di diversa natura non hanno permesso l’introduzione e l’uso della firma digitale. Ciò nonostante, il Comune ha stipulato formalmente delle convenzioni con diversi enti certificatori per il suo uso. In pratica sarà attuata, entro l’anno, una sperimentazione che coinvolgerà una fetta limitata di utenti: essi saranno dotati di una card (già oggi pronta per l’uso) per l’accesso alle informazioni e ad alcuni servizi interattivi. Gli utenti saranno sia utenti generici sia utenti appartenenti alle imprese e dovranno avere conoscenze informatiche di base ed esperienza di navigazione su internet. All’inizio i settori coinvolti nel progetto sperimentale saranno, probabilmente, quello della modulistica e quello dello sportello unico. Naturalmente, dietro richiesta di altre settori comunali, potranno essere introdotte anche altre applicazioni. I problemi immediati che ancora sussistono sono:

• garantire l’integrità del dato: l’informazione non deve essere intercettata e/o manipolata, rispetto all’originale, da agenti esterni (hackers, virus,ecc.);

• stabilire, anche e soprattutto a livello normativo, quali documenti e quali servizi necessitano di firma autografa;

• favorire lo scambio di informazioni non solo utente – ente comunale, ma anche fra sistemi interni al Comune o fra sistemi appartenenti a enti diversi con diversi server: anche in questi casi è indispensabile garantire l’integrità del dato;

• non violare il diritto alla privacy, lavorando sulle banche dati. E’ auspicabile che la sperimentazione, attraverso l’interazione con il cittadino, serva per capire le eventuali modifiche da introdurre per un uso più immediato del mezzo. Dopo la sperimentazione si prevede di dare la possibilità a tutti gli utenti dell’uso della firma digitale: questo sarà attuabile entro alcuni anni. Forse

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si avrà l’impressione che i tempi previsti siano lunghi ma per un uso esteso della firma digitale sono ancora molti i problemi normativi, tecnici, economici e culturali da risolvere: i più importanti possono essere riassunti nei seguenti punti:

• i costi saranno elevati e si dovrà stabilire quale soggetto si impegnerà a sostenerli (utente, comune, entrambi e in che misura?);

• la firma digitale sarà contenuta in una card specifica o si riuscirà a trovare il modo di inserirla nella carta d’identità elettronica? Quest’ultima, di prossima emissione, non può fisicamente contenere anche la firma digitale: alcuni Comuni (come quello di Bologna) stanno pensando di emettere una carta elettronica che possa contenere anche la suddetta firma, eventualmente con il supporto economico di partners commerciali;

• i cittadini dovranno acquisire la mentalità per l’uso della firma digitale e, soprattutto, capire e godere dei vantaggi da essa derivanti;

• il Comune dovrà, infine, decidere come interagire con i professionisti (ingegneri, architetti, tecnici, ma anche avvocati, notai,ecc.): se da una parte essi sono una fetta limitata rispetto al bacino d’utenza, dall’altra essi richiedono specializzazione dei contenuti e applicazioni ad hoc, mirate, studiate ed approfondite.

La risoluzione di questi problemi sarà senz’altro un notevole passo avanti per il processo di introduzione ed uso diffuso della firma digitale: questo comporterà, prima di tutto, uno snellimento delle pratiche burocratiche, sfruttando la sicurezza offerta dai certificati elettronici e dalla firma digitale. 8.3) Gli utenti Una delle caratteristiche che contraddistingue il SIT del Comune di Modena è che i dati utilizzati dagli utenti esterni sono gli stessi utilizzati da quelli interni (anche se quest’ultimi hanno anche l’accesso ad ulteriori banche dati) e, inoltre, gli utenti interni ed alcuni enti esterni (come USL, Prefettura, Regione, Provincia, ecc.) possono essere sia produttori sia

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utilizzatori di dati territoriali. Questo assicura la coerenza, la congruenza e l’aggiornamento dei dati. D’altra parte il SIT deve essere in grado di rispondere alle diverse esigenze delle differenti classi di utenti esterni e interni, cosa tutt’altro che semplice. Per ora, le potenzialità del SIT sono sfruttate maggiormente dall’interno, anche se il suo utilizzo si sta diffondendo sempre di più anche all’esterno. Il SIT, nelle sue svariate applicazioni, è indirizzato a due categorie di utenti esterni:

• l’utente generico (soprattutto studenti, gestori di attività commerciali, ecc.), che naviga in rete per avere informazioni sul territorio ma che non possiede specifiche conoscenze tecniche: ad esso sono rivolti, ad esempio, la mappa dei servizi, la modulistica, ecc;

• il tecnico e professionista che dal Sit può ottenere informazioni, scaricare cartografie ed elementi per l'elaborazione dei suoi progetti: ad esso sono rivolte applicazioni di carattere tecnico e specifiche come, ad esempio la mappa tecnica, o il “cerca particelle” che può essere considerato un certificato urbanistico “pro-forma” .

Chiaramente anche all’interno dell’ente comunale ci saranno diversi tipi di utenti con un diverso grado di competenza e informatizzazione: quelli che hanno necessità di consultare direttamente le basi cartografiche o indirettamente le banche a valenza territoriale ad esse correlate, quelli che hanno bisogno di funzioni GIS sofisticate per i propri compiti istituzionali, ecc. 8.4) Il Sistema Informativo Territoriale 8.4.1) Accesso E’ possibile accedere al SIT del Comune di Modena dalla homepage www.comune.modena.it/comune cliccando sulla voce corrispondente, oppure digitando direttamente http://sit.comune.modena.it.

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Arrivati alla homepage del SIT si possono selezionare le seguenti applicazioni:

• mappa tecnica; • piano regolatore; • cerca particelle; • mappa dei servizi.

8.4.2) Mappa tecnica Questa mappa, per le sue caratteristiche intrinseche e le sue funzionalità, è indirizzata soprattutto agli utenti tecnici e professionisti. La ricerca e la localizzazione dell’oggetto di interesse può essere fatta:

• digitando l’indirizzo e/o il numero civico (fig 8.2: la via cercata viene poi evidenziata in rosso sulla mappa e il numero civico in blu);

• selezionando il luogo (città di Modena o posti di maggiore interesse come la stazione ferroviaria, Piazza Grande, ecc.);

• indicando la particella (foglio e mappale). La visualizzazione può essere effettuata:

• tramite gli abituali comandi di zoom; • inserendo la scala richiesta (da 1:50000 a 1:1000); • selezionando la posizione della finestra.

E’ possibile scegliere e modificare la dimensione della mappa in pixel tramite il comando apposito (400x400, 600x600, ecc.). Per ottenere informazioni sugli oggetti, bisogna prima di tutto inserire il tematismo sul quale si vuole ricevere informazioni, quindi è sufficiente cliccare sulla mappa in corrispondenza dell’oggetto e il sistema apre una finestra con le informazioni disponibili. Gli abituali comandi di zoom e di centramento sono d’aiuto per la localizzazione e la legenda è utile per la definizione dei simbolismi. Infine si può procedere alla stampa dell’area di interesse con le cartografie e i tematismi selezionati.

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Fig. 8.2: mappa tecnica: ricerca e localizzazione dell’oggetto cercato

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Analizziamo ora i tematismi e le cartografie disponibili cercando di individuare quali sono realmente utili al professionista che, dal pc del suo studio, può acquisire direttamente informazioni sul territorio con un notevole risparmio di tempo e di denaro. E’ possibile selezionare i seguenti tematismi: 1) Aerofoto: c’è un link con il quale è possibile visualizzare la foto aerea relativa alla porzione di territorio selezionata. Alcune informazioni relative al volo (numero strisciata e numero fotogramma) sono consultabili nel settore Cartografia (vedi paragrafo “Gli altri settori); comunque con tutte le cautele relative al periodo di presa e al suo aggiornamento, le aerofoto possono essere utili per avere un’immagine tridimensionale della zona, con un’immediata leggibilità della situazione plano –altimetrica esistente per studi urbanistici ed edilizi, finalizzati ad un eventuale intervento nell’area analizzata. Le aerofoto ora consultabili saranno in breve tempo sostituite con delle immagini nuove ottenute da un volo già effettuato (a Maggio): queste aerofoto avranno lo stesso taglio delle precedenti, saranno a colori (il che contribuisce sicuramente ad una lettura più immediata), ma saranno comunque semplice riprese fotografiche e non immagini ortopiane. 2) Archi stradali: (figura 8.3) nella tabella vengono visualizzati il nome della strada, il codice strada, il codice tratto (riferimento alla procedura delle aste) e gli estremi della numerazione civica (civici minimi e massimi). Sarebbe di maggiore interesse conoscere la larghezza della strada e la sua classificazione (strada statale, strada comunale, ecc.) per eventuali edificazioni che richiedano la corretta applicazione delle distanze minime previste.

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Fig. 8.3: mappa tecnica: visualizzazione arco stradale

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3) Reti: • linee elettriche esistenti: nome della linea, tipo (anche se da disattivare,

da smantellare, ecc.), tensione, gestore (FS, ENEL, ecc.); • reticolo fognario (figura 8.4): lunghezza, dimensioni, tipo di sezione

(circolare, scatolare, ecc.), pozzetti di ispezione (quota del chiusino dal piano strada, quota di scorrimento dal piano strada), punti di interconnessione della rete fognaria (quota del nodo dal piano strada, quota di scorrimento dal piano strada).

Le informazioni relative alle linee elettriche sono utili per un’analisi sia di progettazione sia di inquinamento elettromagnetico. Infatti le recenti normative in materia attribuiscono ai Comuni l’attività di vigilanza e di controllo sugli impianti: essi devono garantire la corretta informazione, il monitoraggio, il controllo, la razionalizzazione e gli interventi di risanamento per la tutela dell’ambiente e della popolazione dall’inquinamento elettromagnetico. Quindi dovrebbero essere riportati anche le leggi e i regolamenti, i limiti ammissibili alle varie frequenze, le modalità del monitoraggio e dei controlli, ecc. Inoltre sarebbe auspicabile aggiungere alcune informazioni necessarie per valutare l’influenza degli elettrodotti sui parametri di progettazione, per determinare le distanze orizzontali e verticali dagli elettrodotti e verificare il rispetto della Legge Regionale inerente a queste distanze di rispetto; tali dati sono, ad esempio, le altezze indicative dei fili (traliccio e catenaria), tenendo conto della non trascurabile dilatazione dovuta alle condizioni metereologiche. Le informazioni relative al reticolo fognario sono indispensabili per un corretto progetto finalizzato all’autorizzazione allo scarico in pubblica fognatura e per la pianificazione di nuove reti.

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Fig. 8.4: visualizzazione della fognatura e dei pozzetti di ispezione

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4) Particelle catastali: foglio, mappale e superficie. Queste informazioni non solamente sono indispensabili per il calcolo degli indici, ma, integrate da quelle relative al Piano Regolatore, forniscono un quadro completo per la zona di interesse e per la redazione del Certificato di Destinazione Urbanistica. 5) Sezioni di censimento: numero della sezione, numero abitanti complessivo e per fasce di età. Questi dati sono molto utili per un’eventuale pianificazione e progettazione di strutture e servizi, diversificati a seconda del numero degli abitanti e della fascia di età. Inoltre si possono scegliere (dall’elenco sottostante la mappa) le seguenti cartografie da visualizzare: 1) La Cartografia di base (carta catastale integrata) e/o Carta tecnica regionale: queste sono, come già detto precedentemente, due delle principali basi cartografiche per il SIT del Comune. 2) La Carta della zonizzazione acustica attribuisce a ciascuna porzione omogenea di territorio di una delle sei classi acustiche individuate dalla normativa vigente (aree protette, aree residenziali, aree di tipo misto, ecc.), mentre la Carta del rumore misurato associa ad ogni zona (definita nella carta della zonizzazione acustica) un valore limite di rumorosità ambientale in livello equivalente di pressione sonora ponderata “A” espresso in dBA ed evidenzia la percentuale di ogni zona sull’area complessiva. 3) Limiti agevolazioni fiscali: area metanizzata e limiti agevolazioni fiscali 80 m. Per questo tematismo ci si deve riferire all'articolo 27, punto 3 della legge 23.12.2000 n° 388 (legge finanziaria 2001), che riguarda le agevolazioni fiscali per l'acquisto di gasolio e gpl ad uso riscaldamento nelle zone non servite dalla rete gas metano: i cittadini hanno diritto all'acquisto di gasolio e GPL a prezzo agevolati. Il Consiglio Comunale ha in pratica approvato una cartografia in due tavole del territorio Comunale che individua come zone non metanizzate le aree non urbane esterne ad una fascia di 80 metri dalla più vicina conduttura gas. Per avere le agevolazioni bisogna prima di tutto verificare sulla carta allegata alla Delibera di Consiglio Comunale se l'edificio per cui si chiede

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lo sgravio rientra nella fascia considerata non metanizzata, ossia se lo stesso è posto a più di 80 metri dalla più vicina conduttura gas. La cartografia è appunto consultabile nel SIT e si ha anche il link da Monet.

4) Foto aeree: quadro d’unione aereofotogrammetrico. 5) Linee elettriche: linee elettriche differenziate a seconda della tensione e se disattivate o da disattivare, distanze di rispetto dagli elettrodotti, cabine. 6) Ripetitori di cellulari: direzione di emissione e indicazione della società (TIM, Omnitel, ecc.). Questi dati sono utili per l’analisi dell’inquinamento elettromagnetico. 7) Sezioni di censimento: limiti della sezione. 8) Reticolo fognario (fognature, chiusini, nodi) e fossi irrigui. 8.4.3) Piano Regolatore Negli ultimi anni il Comune ha ridisegnato il proprio Piano Regolatore Generale in forma numerica sulla base catastale, ha impiantato il sistema per la diffusione attraverso internet e promosso la sua pubblicazione su supporto magnetico. Il PRG viene gestito con il software GEOPRG della GeoGraphics. E’ stata redatta anche un versione del PRG su CTR nel rapporto 1:5000, ai sensi dell’art.64 comma 1 legge regionale 47/1978, ma non viene utilizzata per queste applicazioni. IL PRG del 1999, con variante vigente da luglio 2000, è stato pubblicato in rete come una delle sezioni del SIT: questa mappa consente al cittadino, ma soprattutto ai tecnici e ai professionisti, un servizio di accesso facilitato ed evoluto agli strumenti urbanistici. I dati sono utili all’utente generico che ha bisogno di informazioni sul territorio per gli scopi più disparati, ma anche al professionista soprattutto per la fase iniziale della progettazione (ad esempio per valutare le possibili modifiche nella destinazione d’uso oppure le modalità di intervento ammissibili). In futuro si avrà un arricchimento dei contenuti informativi, in particolare come supporto delle problematiche della viabilità, mobilità e traffico ecc. Il Comune è anche interessato ad una dimensione sovracomunale per quanto

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concerne le problematiche di piani regolatori provinciali e il cosiddetto marketing territoriale. Gli estratti di PRG sono scaricabili in formato pdf (Adobe Acrobat Reader) ed è inoltre necessario installare sul proprio PC degli appositi fonts della Esri per la corretta rappresentazione della simbologia, scaricabili gratuitamente sia per i sistemi Windows sia per i sistemi Macintosh. In generale, ogni utente può attivare i seguenti servizi: - Consultazione interattiva della cartografia di base e delle tavole di piano: una volta visualizzato l’elenco delle tavole, che costituiscono gli elaborati grafici del PRG, ciascuna di queste è consultabile in maniera interattiva: • indicando un “luogo notevole” (piazza, edificio storico, stazione

ferroviaria…) o mediante zoom o scala; • richiedendo le informazioni collegate ad elementi grafici. - Consultazione della normativa: • in formato ipertestuale: è possibile consultare tutti gli articoli di PRG; • a partire dalla cartografia: nella cartografia e nelle tavole di piano, è

possibile, cliccando su un punto del territorio, aprire una finestra sulla normativa che si applica alla zona individuata.

- Produzione dell’estratto di normativa relativa a uno o più mappali catastali: l’utente può indicare foglio e numero di particella di uno o più mappali; il sistema produce un estratto di mappa riportante i confini dei mappali selezionati e l’intersezione con il piano regolatore; inoltre per ogni area risultante viene visualizzata la disciplina di PRG. Ci sembra opportuno precisare che la cartografia pubblicata in rete è disponibile solo per la consultazione, il piano regolatore vigente è quello depositato presso il Settore Pianificazione Territoriale del Comune. Vediamo ora nei dettagli. L’interfaccia web e i comandi sono gli stessi della mappa tecnica (alla quale si rimanda): cambiano i tematismi e le cartografie selezionabili. E’ possibile visualizzare i seguenti tematismi: 1) Aerofoto: si rimanda alla Mappa Tecnica. 2) Centro storico cittadino: è possibile cliccare su due opzioni per la zona selezionata:

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• destinazioni d’uso: è il link alla tavole della cartografia di PRG (variante –“Destinazione d’uso urbanistico”) in scala 1:2000 con le destinazioni d’uso visualizzabili nella mappa allegata (residenza, servizi, polifunzionale, ecc.);

• modalità di intervento: è il link alla tavole della cartografia di PRG (variante –“Disciplina particolareggiata del Centro storico”) in scala 1:2000 con i vincoli e le modalità di intervento e trasformazione visualizzabili nella mappa allegata (Categorie di intervento: restauro e risanamento conservativo, ripristino tipologico, ristrutturazione edilizia, perimetro Centro storico, ecc. Localizzazione dei decreti di vincolo: immobili tutelati, canali tutelati, esercizi commerciali tutelati, ecc.).

3) Confini fogli catastali: vengono forniti il numero di foglio e la superficie catastale della zona selezionata, inoltre vi è un link al foglio dalla sezione Cartografia del Comune: i fogli catastali sono visualizzabili tramite il programma CAD Viewer. 4) Edifici tutelati: viene messo in evidenza il tipo di vincolo (restauro scientifico, riqualificazione e ricomposizione tipologica, ecc.) e c’è il link per una scheda (figura 8.5) contenente informazioni (ubicazione, foglio, mappale, coordinate topografiche, tipologia ed epoca di costruzione), localizzazione, foto e vista 3D.

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Fig 8.5

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5) Frazionali: con questa voce, di significato non immediato, ci si riferisce ai centri storici dei nuclei frazionali (Marzaglia, Paganine e San Damaso). Cliccando sulla mappa in corrispondenza di essi c’è un link con la cartografia di Piano Regolatore, dove in scala 1:1000 sono consultabili due tipologie di tavole:

• destinazioni d’uso urbanistico (residenza, servizi, ecc.); • modalità di intervento (restauro e risanamento conservativo,

ristrutturazione edilizia, ecc.). 6) Particelle catastali: vengono forniti il numero di foglio, il numero di mappale, la superficie catastale (nominale) e quella geometrica (reale) della zona selezionata; inoltre vi è un link alle norme di PRG relative alla particella, per il quale si rimanda al paragrafo “Cerca particelle”. 7) Tavole 5000: è il collegamento con le tavole del PRG (fig. 8.6). Vengono forniti il numero della tavola relativa alla zona selezionata e il link alla tavola di PRG (variante –“Versione strutturale”) in scala 1:5000, con le utilizzazioni del suolo (autostrada, fasce di rispetto a vie di comunicazione, zone omogenee, ecc.).

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Fig. 8.6: quadro d’unione delle tavole 1:5000 del PRG

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8) Varianti: viene evidenziato sulla mappa il perimetro dell’area sottoposta a variante e c’è anche il link alla tavola e alla normativa di PRG. 9) Zone elementari (fig.8.7) : a parte il codice della zona, c’è il link con la mappa e la normativa di PRG della zona dove vengono forniti:

• i dati generali : ubicazione, classificazione normativa, superficie, politica di ambito territoriale;

• le prescrizioni comuni all’intera zona elementare: numero massimo delle abitazioni, superfici adibite alle attività produttive, ai servizi di quartiere, ecc.

• gli obiettivi e i criteri urbanistici: programmi di pianificazione urbanistica con leggi relative, altezze massime per abitazioni, attività produttive, ecc., destinazioni edilizie ammesse;

• prescrizioni relative alle aree comprese nella zona elementare (strutture, attività, attrezzature, ecc.).

Fig 8.7: PRG: zone elementari

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Si possono selezionare le seguenti cartografie: 1) Cartografia di base: carta catastale integrata; 2) Varianti: saranno via via pubblicate le varianti proposte ed in corso di adozione; 3) Quadro Tavole 5000 di Piano Regolatore: selezionando “tutta la città” si ottiene il quadro d’unione delle tavole, da cui è possibile selezionare la tavola desiderata; 4) Foto Aeree: quadro d’unione aereofotogrammetrico; 5) Zone territoriali omogenee urbane e extraurbane (parti in centro storico, parti soggette a politiche di intensificazione, ecc.); 6) Destinazioni Urbanistiche (aree per residenza, aree per terziario, aree per servizi di quartiere, ecc.); 7) Perimetri di rispetti vari (distanze da elettrodotti, impianti di depurazione, ecc.); 8) Prescrizioni di PRG (Capo 14 Attuazione della disciplina di Piano Regolatore, Capo 61 Tutela del Patrimonio edilizio – restauro scientifico, ripristino tipologico,ecc. -, Capo 23 Uso specifico di immobili commerciali, ecc.). Per tenere conto anche dei cittadini che non hanno ancora la possibilità di una connessione internet o che hanno ancora poca dimestichezza con le nuove tecnologie, l’Amministrazione Comunale ha diffuso il PRG anche su Cd – Rom: in esso è possibile visualizzare la maggior parte delle informazioni contenute nella sezione Piano Regolatore del SIT, infatti ci sono:

• Tavole 1:5000: quadro d’unione da cui è possibile visualizzare la tavola di interesse;

• Zone elementari: è possibile visualizzare la mappa della zona di interesse in scala 1: 5000 e la normativa di PRG relativa alla zona elementare selezionata;

• Centro storico (destinazioni – modalità di intervento in scala 1:2000);

• Servizi: Piano dei servizi in scala 1:10000 (aree carenti di servizi, aree per servizi di quartiere, ecc.);

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• Edifici vincolati: dalla mappa è possibile visualizzare gli edifici vincolati differenziati per vincolo tipologico (restauro e risanamento conservativo, ripristino tipologico, ecc.), inoltre cliccando su quello di interesse è possibile aprire una scheda con informazioni (foglio, mappale, coordinate topografiche, ecc.), localizzazione, foto e vista 3D. Infine è possibile accedere ad un elenco degli edifici vincolati;

• Norme di attuazione. I file sono in formato .pdf, le tabelle in formato .xls (Excel). 8.4.4) Cerca particelle E’ senza dubbio uno dei servizi più avanzati: rappresenta la produzione di Certificati di Destinazione Urbanistica per via telematica, attualmente “pro-forma” (“l’estratto ha valore informativo e non può sostituire la certificazione prevista dalla legge”), ma con tutte le caratteristiche per costituire nel prossimo futuro certificazione a tutti gli effetti. Il Certificato Urbanistico è ottenibile dalla sovrapposizione delle mappe catastali col piano regolatore, attuata in modo esemplare dal Comune di Modena: infatti non si è attuata una mera digitalizzazione delle mappe catastali, ma queste mappe sono state integrate da informazioni provenienti da frazionamenti e progetti riguardanti soprattutto le aree nuove. I dati consultabili dall’utente sono gli stessi utilizzati dal personale tecnico del Comune per l’emissione del Certificato Urbanistico: questo non solo evita la duplicazione dei dati, ma consente anche la coerenza e l’aggiornamento delle informazioni. I problemi che ancora sussistono, ma che avranno una soluzione nell’immediata futuro, sono di natura tecnica: a parte la possibile introduzione della firma digitale, si sta pensando ad una soluzione “intermedia” che consentirebbe al cittadino di conoscere, per via telematica, la data di consegna del Certificato di Destinazione Urbanistica e quindi il ritiro presso gli Uffici Comunali. Una volta entrati nella consultazione per particelle catastali (figura 8.8), è sufficiente inserire il foglio e il mappale di una o più particelle: viene evidenziata sulla mappa la particella di interesse con le relative norme e

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vincoli di PRG per ciascuna delle porzioni relativa alla particella, individuate nell’estratto di mappa (figure 8.9 e 8.10). Non viene riportata l’esatta indicazione metrica, relativa alla quantità di superficie interessata dalle diverse zonizzazioni urbanistiche, ma solo una descrizione qualitativa, cioè la percentuale di ciascuna porzione sul totale (parte ricade in ZONA A, parte ricade in ZONA B, ecc.). Le informazioni a cui è possibile accedere sono: le zone elementari, i programmi di pianificazione, le fasce di rispetto, il perimetro del territorio urbanizzato e del centro edificato, la tutela dei siti, ecc. Inoltre per le diverse zone elementari vi è un ulteriore link per il quale si rimanda al paragrafo “Piano Regolatore” tematismi punto 9).

Fig. 8.8: cerca particelle: consultazione per particelle catastali

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Fig 8.9 (a e b): visualizzazione sulla mappa tecnica e tabella della particella selezionata

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Fig. 8.10: norme e vincoli di PRG per ciascuna delle porzioni relativa alla

particella

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8.4.5) Mappa dei servizi A differenza delle precedenti, questa mappa ha un aspetto meno tecnico indirizzato all’utente generico, ad esempio per quello che riguarda la rappresentazione e collocazione dei servizi pubblici e privati di varia utilità su mappe tematiche. Dall’altra parte, per quanto riguarda ad esempio i bacini delle scuole o le particelle catastali, può essere utile anche al professionista. L’interfaccia web e i comandi sono gli stessi delle mappe precedenti (alle quali si rimanda). Cliccando sulla mappa viene evidenziato, ad esempio, il servizio più vicino. Sarebbe però auspicabile inserire informazioni più dettagliate in particolar modo per gli esercizi commerciali, ma soprattutto sfruttare maggiormente le potenzialità del SIT introducendo l’indicazione del percorso da effettuare da una localizzazione scelta, il calcolo della distanza, gli eventuali servizi di trasporto pubblico disponibili, ecc. Stesso discorso può essere fatto per i bacini delle scuole: si potrebbe calcolare la distanza dal luogo selezionato alla scuola più vicina, i servizi pubblici disponibili per i bambini, ecc. Inoltre sulla base di informazioni di questo tipo (come anche sezioni di censimento e circoscrizioni, dove vengono forniti il numero degli abitanti anche per fasce di età) professionisti e tecnici possono valutare la situazione esistente dei servizi e un’eventuale progettazione di nuovi; infine questi dati possono essere utili anche per gli esperti di geomarketing. I tematismi e le possibili visualizzazioni in mappa sono molteplici (alberghi, centri commerciali, farmacie, bacini delle scuole, circoscrizioni, ecc.), anche se è possibile fare altre estensioni: aggiungere, ad esempio, i servizi a scala urbana come le linee degli autobus, la localizzazione degli impianti sportivi, ecc. Alcune di queste applicazioni, come le linee degli autobus, sono in fase di realizzazione; però non c’è ancora alcun collegamento con il Piano dei Servizi: esso non è neanche consultabile nel sito Pianificazione Territoriale, ma solamente nel Cd –Rom relativo al PRG. Comunque, entro breve tempo, la mappa dei servizi sarà intergrata con la mappa interattiva di Monet, includendo così in un’unica mappa diverse funzionalità, sia di carattere turistico-culturale che tecnico.

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Fig 8.11: mappa dei servizi: circoscrizioni (visualizzazione e informazioni)

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Fig. 8.12: visualizzazione dei centri commerciali sulla mappa dei servizi

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8.5 ) Gli altri settori Per arrivare alla homepage del comune di Modena basta digitare www.comune.modena.it e selezionare la voce “Comune” nella finestra a tendina “Enti e Servizi”, oppure digitare direttamente www.comune.modena.it/comune. Dal 1985 è iniziato il processo di informatizzazione delle procedure, in costante aggiornamento, quindi sono diverse le sezioni presenti on line. Nella homepage è possibile selezionare fra i vari settori:

• Guida ai servizi della città (Ambiente, Edilizia, Programma di riqualificazione della fascia ferroviaria, ecc.);

• PRG; • SIT (si rimanda al paragrafo 8.4); • Cartografia; • Modulistica; • Edilizia Privata; • e fra le banche dati quella relativa alle Pratiche Edilizie.

8.5.1) Pianificazione Territoriale: PRG Questo settore si configura come un settore di consultazione degli strumenti urbanistici relativi al Comune di Modena. Basta digitare www.comune.modena.it/spt/ e si arriva al sito del Settore Pianificazione Territoriale del Comune: si può accedere al PRG, vigente dal luglio 2000, ai documenti attuativi approvati e ai materiali (tavole, relazioni, fotografie) degli ultimi Piani Particolareggiati approvati. Per la visualizzazione e la stampa degli elaborati, in formato .pdf, è necessario avere installato sul pc il software Adobe Acrobat Reader (scaricabile gratuitamente); per la simbologia degli elaborati grafici del PRG, occorre installare i fonts ESRI (anche questi scaricabili gratuitamente) e i progetti sono in formato .dwg (Autocad). Sono disponibili on line informazioni complete su:

• Piano Regolatore Generale: link al SIT, norme e regolamenti di attuazione, delibere (varianti, modifiche, ecc.), informazioni.

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• PEEP (Piano Edilizia Economica Popolare) e PIP (Piano Insediamenti Produttivi): variante 2000, criteri di progettazione, norme di attuazione, ecc.

• Piani Particolareggiati, Piani di Recupero e Progetti Speciali (Fascia Ferroviaria con collegamento al sito specifico www.comune.modena.it/fasciaferroviaria/);

• Relazioni con l’Università: il Settore Pianificazione ha strutturato dei Laboratori di Tesi con le facoltà (ingegneria e architettura) di alcune città (Bologna, Milano, Venezia, Firenze) per l’elaborazione delle tesi, anche sviluppando la collaborazione fra i dirigenti comunali e i docenti universitari. In questo settore si possono avere informazioni relative all’attività svolta.

• Cartografia: link al sito cartografico del Comune di Modena; • Segreteria: oltre alle informazioni, vi è una parte anche di

modulistica. • Novità e aggiornamenti: progetti, moduli, documenti più recenti.

8.5.2) Cartografia Per le informazioni generali relative alle basi cartografiche si rimanda al Capitolo 7 “Il SIT del Comune di Modena: esempio e modello”. Le principali cartografie in possesso del Comune di Modena sono disponibili per la consultazione e lo scarico: per accedervi si può cliccare sulla sezione relativa nella homepage del Comune o digitare direttamente www.cartografia.comune.modena.it.; questa sezione si divide in tre settori:

• Cartografia; • Topografia; • Toponomastica.

Per la visualizzazione corretta delle pagine del sito i browsers utilizzabili sono Microsoft Internet Explorer e Netscape Navigator. Per la visualizzazione dei disegni in Autocad presenti in questa sezione, è necessario installare sul pc il plug in WHIP! di Autodesk, invece la visualizzazione delle immagini di grafica vettoriale avviene tramite un’Applet Java, CAD Viewer di Ar.No.NA., che non necessita di alcuna installazione e funziona con tutti i sistemi operativi.

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I files sono visualizzabili in formato dwf e scaricabili in formato dwg (Autocad 12); i comandi sono quelli usuali di pan, zoom, attivazione/disattivazione layers, ecc. I colori e la simbologia usati sono spesso fuorvianti perché cambiano passando da una cartografia all’altra: ad esempio i limiti dei fogli catastali una volta sono in colore giallo, un’altra volta arancio. Tutte le mappe visualizzabili sono in formato vettoriale, quindi in questa sezione, dato il suo aspetto puramente cartografico, non sono sfruttate le tecnologie informatiche tipiche di un SIT, come ad esempio il collegamento con informazioni alfanumeriche. I dati consultabili sono utili all’utente generico se desidera avere informazioni territoriali e al professionista per un’analisi dettagliata sul territorio per un’eventuale prima progettazione. Vediamo ora nei dettagli le diverse sottosezioni. a) Cartografia In questo settore si possono visualizzare, scaricare e stampare le seguenti cartografie: 1) Mappe catastali integrate (scala 1:1000/1:2000) Da un primo quadro d’unione basato sulla CTR (in rosso), ma con un’ulteriore suddivisione, si clicca sul riquadro di interesse e si arriva ad una mappa di maggiore dettaglio dove vengono evidenziati i diversi fogli catastali. Da questa si può quindi selezionare il foglio catastale scelto, dove sono evidenziate anche le particelle. Inoltre c’è anche un comando di ricerca dove si può inserire direttamente il numero del foglio catastale di interesse. Le principali informazioni catalogate nei diversi layers ed evidenziate in mappa sono:

• numerazione civica, toponomastica, viabilità esistente e di nuova realizzazione

• confini delle mappe e delimitazione delle particelle catastali; • edifici nuovi e demoliti non presenti nella cartografia di base; • canali e acque; • ecc.

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2) Carta Tecnica Regionale (scala 1:5000) Dal quadro d’unione cliccando all’interno del riquadro scelto viene richiamata e visualizzata la tavola selezionata oppure si può inserire il numero della tavola nel comando di ricerca. Data la complessità della legenda della CTR, richiederebbe molto tempo riportarla per intero, però sarebbe auspicabile almeno associare ai layers i colori relativi. 3) Riprese Aereofotogrammetriche Da una ricognizione aerea dell’intero territorio comunale, eseguita il 6 marzo 1998, sono state prodotte 200 stampe fotografiche in bianco e nero in scala 1:2000 secondo il quadro d’unione delle vecchie mappe catastali a perimetro aperto (consultabili presso il Servizio Cartografico Comunale). Inoltre sono state prodotte le corrispondenti immagini digitali in formato TIFF con risoluzione a 600 dpi, ulteriormente frazionate per una migliore gestione delle stesse. Infatti, nel sito, da un quadro d’unione basato sulla CTR con evidenziati i fogli catastali e un’ulteriore suddivisione in azzurro, si può selezionare la foto aerea desiderata e la data in cui è stata effettuata. Mancano, come abbiamo già evidenziato altre volte, le informazioni relative al volo (quota, numero strisciata, numero fotogramma, camera utilizzata, ecc.). 4) Tracciati ferroviari (scala 1:2000) In due mappe distinte, tracciate su base catastale, sono rappresentati il tracciato ferroviario Modena – Nord (variante linea storica) e il tracciato dell’alta velocità. Manca però la legenda che consentirebbe un’immediata lettura delle mappe suddette. b) Topografia E’ l’archivio dei rilievi topografici relativi al territorio urbano: l’interfaccia grafica facilita la ricerca del rilievo topografico direttamente sulla mappa di Modena (quadro d’unione della CTR). E’ possibile, una volta individuata la zona dove il rilievo è ben evidenziato, visualizzare i disegni realizzati con Autocad e avere alcune semplici informazioni (tipo di rilievo, esatta ubicazione, data in cui è stato effettuato, nome del professionista incaricato). Le modalità del rilievo sono quelle catastali.

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c) Toponomastica Si tratta di una mappa toponomastica (figura 8.13) derivata dalla Carta Tecnica Regionale: è rappresentata non solo la viabilità esistente, ma anche quella in fase di realizzazione. Oltre alla toponomastica, sono presenti anche altre informazioni, come ad esempio le ferrovie, i fiumi, le autostrade e l'indicazione delle principali località. Esistono tre diverse versioni dello stradario:

• stradario di base; • stradario di base con l’inserimento dei sensi unici e delle strade

chiuse del Centro Storico e delle aree limitrofe; • stradario di base con la suddivisione del territorio comunale in

circoscrizioni. L’ultimo aggiornamento è stato effettuato nel marzo 2000. In questo settore cliccando sul comando “scheda vie” è possibile inserire, anche parzialmente, il nome della via o della piazza che si intende cercare e saranno visualizzate le schede vie relative (per assonanza ce ne può essere più di una): in esse sono riportate le seguenti informazioni:

• origine toponimo: descrizione sintetica sull’origine dei nomi e dei luoghi (artisti, letterati, città d’Italia, ecc.);

• morfologia: descrizione utile per l’identificazione sul territorio, in particolare vengono indicati l’inizio, lo sviluppo e il termine della via;

• dimensioni: per ora c’è solo la lunghezza in metri; • codice: identificazione di ogni singola denominazione con una

numerazione progressiva con vuoti di numerazione utili all'inserimento di nuove codifiche.

Non esiste però un rapporto diretto tra la ricerca della via e la visualizzazione della stessa sulla mappa, applicazione che sarebbe auspicabile inserire. D’altra parte nel SIT (vedi paragrafo “mappa tecnica”) è possibile la visualizzazione di una via sulla mappa e il collegamento con la tabella degli archi stradali, ma non c’è ancora il collegamento con la scheda vie.

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Infine dalla homepage del settore ciccando sul comando “ trova vie” si accede ad una mappa interattiva di Modena, su questa è possibile usare i comandi ricerca indirizzo, risorse u mappa (emergenze, arte e cultura, ecc.) e calcolo percorso.”

Fig. 8.13: mappa toponomastica

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8.5.3) Modulistica on line E’ possibile scaricare moduli del settore Ambiente (impianti e tecnologie), del Settore Edilizia Privata (Comunicazione di inizio lavori, autorizzazione edilizia, abitabilità, ecc.) nei formati .pdf (Adobe Acrobat Reader) e .doc (Word) ed altri. 8.5.4) Edilizia Privata Per le opere edilizie e le pratiche edilizie è possibile consultare una descrizione generale, la procedura per le varie operazioni, gli uffici addetti, le modalità e il costo per l’inoltro della pratica, la normativa di riferimento; inoltre è possibile scaricare la modulistica relativa. Inoltre nel settore Edilizia Privata della sezione “Guida ai servizi della città” si può consultare e scaricare il Regolamento Edilizio. 8.5.5) Banche Dati delle Pratiche Edilizie E’ senza dubbio uno dei settori più innovativi e più utile sia al cittadino sia al professionista: infatti è possibile effettuare la ricerca (figure 8.14) di una pratica edilizia (concessione edilizia, abitabilità, autorizzazione, ecc.) all’interno della banca dati, sapere lo stato della pratica (in attesa di esame, inizio iter, assentito, inizio lavori, ecc.) e visualizzarla (numero di prot., oggetto, situazione, richiedente, progettista, direttore dei lavori, riferimenti, ecc.). Quindi da casa o dall’ufficio, evitando inutili attese e perdite di tempo, non solo si può venire a conoscenza dello stato della pratica, ma questo è possibile in tempo reale. La ricerca può avvenire:

• per protocollo (è sufficiente inserire il numero e l’anno); • per via (nome della strada); • per fabbricato (nome della via e civico); • per dati catastali (foglio e mappale); • per anagrafica (cognome e nome, o ragione sociale); • per seduta della Commissione Edilizia (numero e data).

Nelle schermate successive possono essere richiesti ulteriori dati (ad esempio se il soggetto selezionato è il richiedente o il direttore dei lavori).

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Fig. 8.14 (a e b): banche dati pratiche edilizie

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8.5.6) Ambiente: il progetto I.S.O.L.A Digitando www.comune.modena.it/sceltesostenibili/verde si arriva ad un sito nel quale si possono consultare le informazioni relative al sistema verde della città: i parchi, la tipologia del verde, la gestione, i controlli e gli interventi sulle alberature, ecc. Per quanto riguarda la cartografia, il Settore Risorse e Tutela Ambientale è un forte produttore di mappe tematiche e cartografia in generale. E’ utilizzato il software ArcView della Esri per la produzione di tematismi sulla base delle zone elementari definite dal PRG e per la visualizzazione del verde di servizio. Il verde di arredo invece è ancora su supporto cartaceo anche se tra breve dovrebbe essere tradotto in formato numerico. Fra poco tempo diverse applicazioni relative al verde saranno pubblicate in rete. Inoltre nella sezione “Progetti” accessibile dalla homepage, vi è un settore dedicato al progetto I.S.O.L.A. (Information System for the Orientation of Local Actions), finanziato dalla Commissione Europea: esso vuole essere un supporto informativo e informatico a disposizione del Comune per l’orientamento, l’analisi e la valutazione ambientale in tema di pianificazione urbanistica sostenibile e contabilità ambientale. E’ opportuno sottolineare che il progetto ISOLA è un prototipo di ricerca e, per ora, non sono previste esperienze applicative. Inoltre l’impianto metodologico – procedurale sviluppato dovrà avere la caratteristica di poter essere esportato anche in altre realtà locali: infatti uno dei principali obiettivi del progetto è l’esportabilità e la riproducibilità in altre realtà territoriali conservando il proprio contenuto metodologico e informatico. Quindi il prototipo che si sta realizzando non ha come possibile campo applicativo solamente il Comune di Modena, ma un qualunque ente locale. Altro obiettivo di questo progetto è mettere a dispostone dell’ente locale un metodo per l’orientamento di politiche, strategie, strumenti pianificatori e interventi in campo ambientale: per raggiungere questo obiettivo il progetto

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intende essere un supporto informatico all’analisi e alla valutazione ambientale. I supporti informativi e informatici costituiscono parte integrante del progetto per l’automatizzazione delle elaborazioni, estrazioni e restituzioni previste: infatti parte integrante del progetto, insieme alla definizione del metodo, è la predisposizione del motore “informatico”, nell’ambito del quale particolare ruolo assume l’interfaccia utente, per consentire all’utente finale di operare direttamente sui dati del problema e di scegliere le funzioni da eseguire su di essi. Proprio in questi aspetti sta l’idea forte del supporto ai processi decisionali. Il progetto I.S.O.L.A nasce da un’esperienza più che decennale maturata dal Comune di Modena nel campo della progettazione, elaborazione e messa a punto di innovativi supporti ad una prassi di pianificazione urbanistica consapevole del concetto di sostenibilità urbana e territoriale. Inoltre il progetto beneficia anche del più tardivo impegno per l’attuazione di prime forme di bilancio ecologico territoriale. Il completamento del progetto è previsto per il 2002 e l’impianto metodologico – procedurale sviluppato potrà essere esportato, come già detto, anche in altre realtà locali: infatti uno dei principali obiettivi del progetto è l’esportabilità e la riproducibilità in altre realtà territoriali conservando il proprio contenuto metodologico e informatico. Gli elementi base costitutivi del progetto sono (figura 8.15): 1) Ecopiano: metodo di pianificazione urbanistica, incentrato sui fattori ambientali in sede di formazione e gestione del PRG e quindi delle scelte urbanistiche del territorio comunale. Questa metodologia di approccio all’elaborazione e gestione della strumentazione urbanistica deriva dall’evoluzione e dall’ulteriore sviluppo dell’esperienza svolta dal Comune di Modena per la formazione del Progetto Ambiente per la Variante Generale al PRG del 1989 – 91: tale progetto rappresentò uno dei primi casi, nella pratica pianificatoria, di integrazione tra obiettivi ambientali e disciplina urbanistica. 2) Ecobilancio (o Bilancio Ecologico Territoriale B.E.T): procedura di sistematica contabilità ambientale in grado di misurare, attraverso idonei indicatori:

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• la qualità e il trend delle matrici ambientali; • il livello di pressione indotto sulle risorse naturali dalle diverse

componenti del sistema insediativo al degrado ambientale; • l’efficacia delle politiche e gestioni ambientali attuate

dall’Amministrazione Comunale. Per fare ciò è necessaria la conoscenza di tutte le informazioni sul sistema urbano/territoriale che contribuisce alla determinazione dello “stato” dell’ambiente. 3) Ecogestione: azioni locali per l’ambiente, che consistono in un processo iterativo di:

• analisi dello stato di bisogno; • definizione degli obiettivi; • valutazione e scelta delle azioni più idonee; • realizzazione degli interventi finalizzati alla sostenibilità dello

sviluppo con le metodologie di ecopianificazione; In questa fase si arriverà quindi a stabilire provvedimenti, progetti, interventi e procedure finalizzati allo sviluppo di un modello sostenibile nell’attività di governo operata dal Comune: per questo è necessario dotarsi di strumenti in grado di simulare gli scenari derivanti da scelte alternative di politica ambientale (governo della mobilità, gestione delle risorse idriche, rumorosità, ecc.) o gli effetti delle azioni da intraprendere per valutarne periodicamente la reale efficacia. 4) Sistema Informativo Ambientale: supporto informatico e informativo che integra le tre componenti suddette in un’unica struttura logica, operativa e tecnologica, agevolando la conoscenza, l’analisi, la valutazione e le decisioni operative. Il sistema informativo ambientale è in grado di archiviare, elaborare, utilizzare e gestire, in più livelli tra loro correlabili, una pluralità di insiemi di dati ambientali e territoriali di diversa natura e provenienza, georeferenziati e non; gli indicatori usati per la selezione dei dati sono misurabilità, reperibilità, qualità e aggiornamento. Il sistema informativo ambientale è inoltre in grado di supportare software applicativi con le seguenti finalità:

• per l’Ecopiano: meccanizzazione delle procedure di elaborazione;

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• per l’Ecobilancio: automatizzazione delle procedure di formazione dei supporti conoscitivi e valutativi necessari per uninformare le attività di pianificazione urbanistica, di gestione delle trasformazioni e degli usi del territorio che ne conseguono ai principi dell’Ecopiano;

• per l’Ecogestione: sviluppare modelli previsionali e/o di simulazione in grado di agevolare il perseguimento della massima efficienza ambientale e interfacciare questi modelli per la costruzione di scenari a supporto dei processi valutativi e di scelta delle azioni più idonee.

Fig. 8.15: elementi costitutivi del progetto ISOLA Il sistema informativo ambientale rappresenta il valore aggiunto del progetto, cioè l’unificazione in un’unica struttura di questi tre aspetti, come momenti qualificanti delle strategie per un governo sostenibile dello sviluppo, in grado di cogliere, nel loro insieme, l’intera gamma dei provvedimenti e interventi perseguibili a livello locale. Il Politecnico di Milano ha realizzato, nell’ambito del Progetto ISOLA, un prototipo per il controllo della qualità ambientale in ambito urbano utilizzando come GIS il GRASS (Geographic Resources Analysis Support System), integrato con una serie di ulteriori comandi. Infatti essendo il

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GRASS un GIS public domain, è accessibile a tutti consentendo il trattamento e l’interoperabilità dei dati e, inoltre, esso consente di integrare ai comandi esistenti altri specifici per le analisi previste nel progetto ISOLA. Nell’ambito del progetto la metodologia di valutazione della qualità ambientale è stata definita processo di redazione della Scheda di Valutazione Ambientale, prendendo spunto dagli omonimi documenti sviluppati nel settore Risorse e Tutela Ambientale del Comune di Modena. In questo caso, però, si introduce un Indice di Affidabilità, per la valutazione della qualità della classificazione di una determinata zona geografica. Le Schede di Valutazione Ambientale rappresentano l’esito del confronto tra un tematismo di riferimento, in genere le zone di PRG, e un tematismo di calcolo: questo confronto viene effettuato mediante l’operatore cartografico di overlay. Il formato cartografico dei dati per la costruzione delle Schede è di tre tipi:

• mappe vettoriali, tipicamente il PRG; • mappe raster, ad esempio la mappa della subsidenza; • punti sparsi, che rappresentano i valori osservati in campagne di

misura, come ad esempio il rumore. E’ stato successivamente stabilito come formato di riferimento quello raster ed è stata definita una metodologia standard e consistente per la costruzione di carte tematiche a partire dai valori osservati. In futuro si ha intenzione di passare dalla situazione attuale di prototipo ad una situazione in cui il prodotto sia facilmente utilizzabile da un utente medio.

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Bibliografia • Referenti: arch. Zini (responsabile della Cartografia e

Toponomastica del Comune di Modena) e Ing. Odorici (Capo Progetto SIT – Centro Elaborazione Dati del Comune di Modena).

• Campolieti D., Muratori A., Pagotto A. : “Progetto I.S.O.L.A. : evoluzione delle esperienze di gestione ambientale presso il Comune di Modena”, Atti della 4° Conferenza Nazionale ASITA, 2000;

• Biagi L., Brovelli M.A., Negretti M., (Politecnico di Milano, Facoltà di Ingegneria di Como): “Informazione Geografica: un applicativo GIS per il calcolo della qualità ambientale a supporto dell’Ecopiano Urbano”, Atti della Seconda Conferenza di MondoGIS, 2000;

• Contatto diretto con Andrea Aime (settore Risorse e Tutela Ambientale del Comune di Modena);

• Contatto diretto con Massimo Ferrari del Comune di Modena (per la firma digitale);

• Contatto diretto con Morena Croci e Clara Fiandri (settore Pianificazione Urbanistica del Comune di Modena);

• Contatto diretto con Mauro Giovetti (settore Cartografia e Topografia del Comune di Modena).

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Cap. 9: LA DOCUMENTAZIONE DEGLI ARCHIVI GEOGRAFICI: I METADATI

9.1) Introduzione Il punto focale per la diffusione della tecnologia GIS è dato dalla disponibilità e dalla qualità dell’informazione geografica che potrà raggiungere la sua maturazione solo documentando con adeguati strumenti – metadati – le banche dati, rendendole disponibili su server in rete, generando delle interfacce in grado di integrare virtualmente banche dati residenti su server differenti e gestite da enti differenti, rendendo partecipe anche il cittadino dell’informazione. Nel settore della qualità dei dati geografici c’è quasi tutto da fare: specifiche tecniche, processo di produzione, certificazione dei dati, un impegno che coinvolge tutti: enti cartografici, produttori, aziende e utenti. Tutto questo ha un costo in termini di organizzazione e realizzazione. Ma forse l’impegno più grande è, più che economico, soprattutto culturale. Nessun ente in Italia ha studiato un metodo per catalogare dati geografici in modo adeguato: i diversi tentativi intrapresi - in modo disorganico e discontinuo - prima dal Dipartimento della Funzione Pubblica e poi dall'Autorità per l'Informatica nella Pubblica Amministrazione (AIPA), non sono stati in grado di produrre risultati significativi. La mancanza di interesse dimostrato finora dagli organi istituzionalmente competenti in questa materia suscita preoccupazione sotto un duplice profilo: da un lato, in quanto la mancanza di indicazioni ufficiali scoraggia produttori e distributori di dati geografici dall'effettuare investimenti nel settore, con la conseguenza di impedire il sorgere e lo svilupparsi di un mercato; da un altro lato, in quanto l'Italia rischia seriamente di restare inadempiente, a livello di Pubblica Amministrazione, rispetto all'obbligo di uniformarsi ai nuovi standard Europei nel momento in cui diventeranno operativi. La mancanza di informazioni sulle banche dati geografiche realizzate con denaro pubblico o privato è pressoché totale. Nella maggioranza dei casi gli enti pubblici persistono in una sottile resistenza alla cessione del dato,

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realizzata con prezzi fuori mercato (per dati che dovrebbero essere di pubblico dominio), con complesse procedure burocratiche per l’acquisto. Inoltre spesso i dati diffusi negli uffici non sono adeguati come completezza e qualità. Per sviluppare un DB geografico occorrono grossi investimenti, strutture qualificate, utilizzo di procedure rigorose di costruzione ed aggiornamento nei singoli uffici, ponendo la massima attenzione alla qualità. Tutto questo costa in termini di attenzione continua e di fondi da impegnare. Gli Amministratori ed i Responsabili degli Uffici devono pretendere risposte reali alle loro esigenze e che siano coerenti rispetto ai loro tempi; ma se vogliono un servizio di qualità gli investimenti necessari sono significativi a partire dagli archivi di base ed alla loro organizzazione, e non basta mettere insieme l’informazione che sta negli uffici. Infatti non tutte le informazioni devono essere messe in rete: bisogna sempre operare una scelta fra le informazioni veramente utili e quelle superflue, e fra le informazioni con una certa qualità e quelle con una qualità insufficiente. Il fattore tempo è un potenziale elemento di debolezza. Realizzare un sistema informativo è sempre un’operazione di lunga durata: si deve avere la capacità di impostare il lavoro in modo tale da dare risposte e dati di giorno in giorno, di anno in anno. Non si possono solo avviare processi lunghi e complessi spesso non governabili in termini di tempo. A volte e’ meglio utilizzare ed elaborare dati anche di minore precisione, che derivano da approssimazioni o stime, ma che possono essere forniti in tempo utile per le esigenze degli uffici. In molti casi questo approccio consente di fare comunque un servizio di qualità e di attivare un rapporto con gli utenti che li può convincere ad investire per migliorare e completare le basi dati di loro interesse. D’altro canto alcuni enti pubblici hanno iniziato a documentare le banche dati geografiche in strutture descrittive denominate metadati ma, ad oggi, sono ancora tante le difficoltà che ci impediscono di conoscere il patrimonio informativo geografico oggi disponibile in Italia. Per i dati utilizzati dalla Pubblica Amministrazione è comunque indispensabile che le indicazioni di qualità, riportate nel metadato,

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diventino parte integrante del dato stesso e vi siano delle procedure standardizzate per la loro determinazione e riporto. I tempi per l’uso dei metadati sono fin troppo maturi, sia perché molti dati geografici già esistono ma non sono noti ai potenziali utilizzatori, sia perché le reti telematiche hanno dato un impulso quasi sconcertante all’uso diffuso dell’informatica, da travolgere anche il settore dei GIS. Negli USA via Internet si possono consultare Metadati, elaborare banche dati virtuali, copiare dati di pubblico dominio, oppure acquistare informazioni territoriali pagando con carta di credito e trasferendo i file via rete. Inoltre la velocissima diffusione della tecnologia basata su Internet, sul World Wide Web e su tutto quanto è ad esso collegato, ha ribaltato alcune posizioni che iniziavano a stabilizzarsi e sta favorendo le soluzioni di metadati che siano fruibili tramite queste tecnologie. Infatti è di fondamentale importanza non solo la creazione di metadati aderenti ad uno standard più o meno riconosciuto o diffuso, ma anche la loro accessibilità e fruibilità: insiemi di metadati anche assai completi ed estesi ma non accessibili da parte del potenziale utente, o accessibili con difficoltà, inficiano lo scopo della loro realizzazione; questo punto purtroppo non è stato sempre valutato pienamente nel proporre o realizzare standard per la realizzazione di metadati, e sta invece favorendo sistemi forse più elementari ma che stanno rapidamente diffondendosi grazie alla loro facile integrabilità con il mondo di Internet, e quanto rapidamente questo stia succedendo può essere compreso dal proliferare di progetti e di documentazione al riguardo negli ultimi anni E’ allora necessario adeguarsi velocemente al contesto internazionale, prima di essere tacciati di inefficienza ed arretratezza culturale. D’altro canto, chi ha già usato il Metadati per documentare le proprie banche dati ne ha tratto un immediato beneficio, riuscendo finalmente a comunicare all'interno del proprio ente o della propria impresa quali sono e cosa contengono le proprie banche dati geografiche.

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9.2) Definizione di metadata La parola “metadata” vocabolo appartenente alla lingua inglese è plurale: in italiano essa è stata tradotta con “metadati”. Il termine metadata nasce negli USA, dove il Federal Geographic Data Committee (FGDC, http://www.fgdc.gov/) definì uno standard per la descrizione delle banche dati geografiche. La definizione di metadati data da FGDC è quella standard: ≤I metadati, o “dati sui dati” descrivono contenuto, qualità, condizioni e altre caratteristiche dei dati. Essi servono a:

- fornire informazioni sui dati disponibili…, - fornire le informazioni necessarie per il trattamento e

l’interpretazione dei dati.≥ Quindi un metadato è un dato riferito, a sua volta, ad altri dati (ecco perché “data about data”): esso e’ composto di informazioni che descrivono e caratterizzano dati geografici. In altre parole il metadato è un descrittore del dato. Nel caso dei dati geografici, il prodotto al quale facciamo riferimento è una raccolta identificabile di dati georeferenziati (territoriali) detto dataset. I criteri identificativi e distintivi di un dataset possono essere l’estensione geografica, il tema, l’epoca ed altri, singolarmente o tra loro combinati. Il dataset importato in un certo contesto (hardware, software e risorse umane) diviene un database: il tutto costituisce un SIT. I Metadati permettono ad un produttore di descrivere pienamente un dataset e all’utente, non necessariamente esperto nell’utilizzo del dato geospaziale, di:

• conoscerne le caratteristiche; • capirne ipotesi e limitazioni; • valutarne l’applicabilità per lo scopo prefissato (riutilizzabilità).

Inoltre il metadato è relativo ad una certa epoca del dataset: aggiornamenti e manipolazioni dello stesso necessitano la revisione del metadato.

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9.3) Forme di utilizzo dei metadati I metadati dovrebbero essere effettivamente utilizzati in almeno quattro forme differenti per facilitarne l’uso in differenti circostanze:

• in un catalogo per la scoperta e la localizzazione di dati geospaziali;

• all’interno di un Database Management System o all’interno di un dataset per essere poi utilizzati da applicazioni software;

• in un archivio storico; • e in una forma leggibile da parte dell’uomo per permettere

all’utente di comprendere approfonditamente i dati che utlizzerà. La sfida consiste nel realizzare uno Standard di Metadati in grado di supportare tutte queste forme. 9.4) La metainformazione e le sue funzioni Il ruolo della metainformazione è critico soprattutto perché la metainformazione di differenti fornitori di dati deve poter essere comparata: da questo punto di vista si dovrebbe usare uno standard ampiamente accettato. Inoltre la necessità di produrre la metainformazione da parte del fornitore di dati è un’opportunità per diventare più consapevoli dei dati che si offrono. Al momento, le industrie non offrono strumenti per produrre e distribuire i metadati geografici ed i fornitori di dati molto spesso non forniscono la documentazione sui dati che offrono. Lo scenario è costituito da una rete di fornitori che offrono i loro dati usando le funzionalità di Internet. Mediante la pubblicazione, per ogni insieme di dati cartografici, dei relativi metadati si può valutare, in maniera la più possibile oggettiva, le caratteristiche del dato originale, in modo da valutarne l’applicabilità per gli scopi a cui sarebbe destinato, senza la necessità di dover valutare fin da subito il dato stesso. Le esigenze degli utilizzatori e dei fornitori dei dati geografici possono essere sintetizzati nei requisiti di:

• esistenza e accessibilità della metainformazione; • qualità della metainformazione: la metainformazione deve

rispecchiare il dato e seguirne gli aggiornamenti.

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In particolare, di fronte ad una generica necessità elaborativi, l’utilizzatore del dato manifesta una serie di requisiti sul contenuto della metainformazione. Tali richieste sono:

• Quali dati esistono e sono disponibili? • Quali caratteristiche tecniche e informatiche hanno? • Chi li ha prodotti? • Qual è il livello di aggiornamento? • Quanti sono? • Dove sono? • A quale area si riferiscono? • A cosa servono? • Qual è la loro qualità? • Posso vedere un campione? • Quanto costano? • Come posso averli? • Quali problemi di copyright e/o segretezza? • Quali problemi di limitazioni all’uso?

Mentre per i dati su supporto cartaceo esistono cataloghi abbastanza esaurienti, che rispondono a quasi tutte queste domande, per i dati numerici spesso non esistono cataloghi e le caratteristiche sono ricordate a memoria d’uomo; qualora anche esistano dei cataloghi essi non rispondono a tutte le domande riportate. Ma l’elemento fondamentale del sistema è proprio il Catalogo dei dati geografici, ovvero l’insieme dei dati che descrivono i dati geografici (metadati) secondo lo standard adottato. Un catalogo contiene e organizza i metadati rendendoli visibili ed accessibili in consultazione da un browser, inoltre il suo contenuto può essere pubblicato su Web.

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9.5) L’importanza di Internet Da quando i dati geografici sono diventati costosi da ottenere, gli utenti hanno avuto la tendenza a condividerli: un mezzo utile a questa condivisione è stato Internet. WebGIS, infatti, vuol dire servizi tecniche per accedere a dati geografici attraverso internet utilizzando la tipica architettura client- server del www. L’enorme crescita di Internet negli ultimi anni ha:

• agevolato in modo preponderante la diffusione di dati disponibili; • aumentato l’interesse per gli schemi di metadati, in quanto dati

che facilitano la ricerca di informazioni utili per gli utenti e quindi il riconoscimento di risorse;

• ha ulteriormente aggravato la situazione di disordine già esistente, e nuovi schemi si sono aggiunti a quelli preesistenti.

Quindi più il trasferimento di dati geografici viene effettuato tramite Internet più si ha necessità di un’Infrastruttura dell’Informazione Geografica in un contesto nazionale. Per un utente una GII (Geographical Information Infrastructure – Infrastruttura per l’Informazione Geografica) consiste in linee di condotta, tecniche, partecipanti, standards, supponendo l’ambiente Internet utilizzabile, per fare in modo che l’informazione geografica sia chiara e ottenibile. Alcune nazioni in Europa stanno sviluppando una GII: esse sono state stimolate dagli sviluppi ottenuti negli USA e supportate da EUROGI, l’organizzazione europea sovrintendente all’Informazione Geografica. Il Consiglio della Comunità Europea decise nel 1986 (87/95/EC) di creare Standard Europei validi a livello intenzionale. Alcuni degli scopi per la standardizzazione sono:

• il miglioramento della qualità: molti dati nei GIS non sono omogenei, da qui la definizione dei concetti da applicare per definire la qualità relativa fra i dati;

• il miglioramento dell’efficienza: gli standard comporteranno un aumento del trasferimento dei dati diminuendo la duplicazione dei dati;

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• la diminuzione della perdita delle informazioni: gli standard comuni permetteranno la trasformazione dei dati da un sistema ad un altro senza che ci sia perdita di informazione;

• knowledge transfer: gli standards contribuiranno a chiarire i differenti aspetti di tutte le applicazioni, quindi l’utente comprenderà meglio i mutui requisiti nella trasformazione da un sistema all’altro.

La Comunità Europea ha stimolato lo sviluppo di Standard Europei perché l’informazione tecnologica è di incontestabile rilevanza per lo sviluppo economico e sociale dell’Europa. Per quanto concerne l’informazione geografica, c’è una serie di siti in cui molte organizzazioni coinvolte nel settore affrontano il tema dei metadati, fra le quali si possono citare ad esempio:

• European Commission's Open Information Interchange (OII): http://193.91.44.33/oii/en/gis.html;

• L'Université Libre de Bruxelles: Metadata standards directories: http://www.ulb.ac.be/ceese/meta/meta.html;

• STANDARD e METADATA GIS, Gisform: http://www.gisform.it/GisLink/pstd.html

• DIGITAL LIBRARIES - Metadata Resources (IFLA): http://www.ifla.org/II/metadata.htm.

9.6) Analisi degli standard attuali e loro diffusione Per quanto riguarda le normative internazionali e l’applicazione di metadati ci si trova ancora in una fase transitoria: esistono numerosi standard già consolidati od in via di elaborazione, anche se la loro diffusione non è effettivamente legata al grado di standardizzazione. L’instabilità o meglio la velocità di evoluzione degli standard di metadati rende assai difficile se non impossibile identificare oggi quale sia lo standard che verrà universalmente accettato nel campo dell’informazione geografica, e comunque bisognerà temere conto anche delle attività degli enti standardizzatori che stanno lavorando nel mondo.

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Dei principali standard per metadati, nel senso più vasto del termine, non tutti presentano le caratteristiche di specificità necessarie per trattare i dati geografici. Inoltre anche per quanto concerne queste problematiche, internet riveste un ruolo fondamentale: la creazione dei metadati secondo uno standard definito è solamente metà del problema, l’altra metà è come effettuare delle ricerche su questi metadati. Questo problema della ricerca delle informazioni nei metadati è quello che sta modificando più profondamente gli standard: infatti gli standard del tipo CEN/TC 287 non sono stati progettati per essere condivisi in rete o ricercati tramite motori di ricerca quali quelli che siamo abituati ad usare quotidianamente, ma erano invece progettati per creare e realizzare delle banche dati più o meno autonome. Molto recentemente quindi, l’interesse si sta spostando verso quegli standard, come quello l’FGDC negli Stati Uniti o l’ANZLIC in Australia che già ora permettono di trasformare il loro contenuto in pagine HTML o XML, e che esplicitamente prevedono di essere coerenti con gli standard dei motori di ricerca su Internet, come lo Z39.50. In questa trattazione si è tenuto conto non solo di quanto è più o meno standardizzato a livello europeo od internazionale, ma di quanto effettivamente sta prendendo piede. Non va dimenticato infatti che molti degli standard, ad esempio per il trasferimento dei dati, oggi in uso nel settore dell’informazione geografica sono frutto di standardizzazioni de facto, e non de jure, spesso imposte da pochi grandi produttori software. Quindi i fattori che vanno considerati per valutare l’applicabilità di uno standard di metadati, sono:

• la diffusione; • la compatibilità; • la possibilità di evoluzione tenendosi al passo dei tempi e delle

necessità, oltre che delle tecnologie; • la presenza all’interno dei più diffusi software per la gestione dei

dati; • la facilità di ricerca da parte di motori di ricerca anche non

specializzati.

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Nel paragrafo successivo sono stati presi in considerazione tre formati di metadati (FGDC, CEN/TC 287, Dublin Core) che hanno già una vasta diffusione e che, ad oggi, sembrano essere quelli maggiormente condivisi. Per ognuno dei tre, dove possibile, sono stati riportati anche dei progetti di riferimento in cui gli standard sono stati applicati in via più o meno sperimentale. Infine, solo accennato perché non ancora utilizzabile, è stato citato il nascente standard del comitato ISO/TC 211 per l’informazione geografica. 9.6.1) FGDC – CSDGM L’esperienza americana è certamente la più consolidata. Negli USA la Federal Geographic Data Commitee (FDGC) promuove lo sviluppo coordinato, l’utilizzo, la condivisione e la divulgazione del dato geografico. La FGDC diversi anni fa definì uno standard per la descrizione delle banche dati geografiche denominato “metadata” (si rimanda al paragrafo 9.2 “Definizione di metadata”), che è anche oggi il più famoso in campo internazionale. Lo standard dell’FGDC è già praticamente utilizzato nei progetti nazionali e federali statunitensi di scambio di dati geografici (clearing houses – un sistema decentralizzato di server su Internet, che ha lo scopo di fornire l’accesso ai dati digitali attraverso i metadati) e quindi ha una base di applicazioni pratiche che supera di gran lunga le altre. La sua estrema somiglianza agli standard australiani e neozelandesi inoltre amplia ancora il numero di siti dove viene, di fatto utilizzato. Anche la maggior semplicità teorica o formale mette in evidenza una rilevante semplicità nell’uso, dimostrata anche dalla sua ampia diffusione. Inoltre tale standard è stato scelto ed incorporato negli strumenti di documentazione dei dati geografici da parte dei più grandi produttori di software geografici, ponendo le basi per una dominazione di fatto della scena commerciale mondiale. Infine esso con le sue prossime evoluzioni verso lo standard ISO, contempla già oggi l’uso del linguaggio HTML ma soprattutto contempla

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la transizione verso l’XML, che viene universalmente considerato come la prossima frontiera dei sistemi su Internet. Lo standard stabilisce i nomi dei “data elements” e dei “compound elements” (gruppi di data elements) che dovranno essere utilizzati per il raggiungimento dello scopo prefissato, nonché le definizioni di questi “data elements” e “compound elements” e le informazioni riguardo ai valori che si dovranno utilizzare per questi dati. L’informazione inclusa nello standard è stata selezionata in base a quattro ruoli che il metadato deve giocare:

• disponibilità: insieme di dati esistenti per una determinata locazione geografica;

• utilizzabilità: per l’uso che l’utente si è prefissato; • accesso: una volta identificato il dato che interessa come fare per

accedervi; • trasferimento: come fare per trasferirlo ed utilizzarlo.

Questi ruoli formano un continuo nel quale l’utente, attraverso una cascata piramidale di scelte, è in grado di determinare quali dati sono disponibili, di valutare quali dei dati disponibili fanno al caso suo, di accedere ai dati, di trasferirli ed utilizzarli. Una delle maggiori difficoltà nella comunità dei dati geospaziali è la scarsità di informazioni che possano aiutare l’utente a determinare quali dati esistano, quali tra i dati esistenti siano utilizzabili per le applicazioni che interessano l’utente, le condizioni per accedere, trasferire ed utilizzare tali dati. Questo standard fornirà un aiuto determinante alla soluzione di questi problemi. Lo standard è suddiviso nelle seguenti sezioni principali:

• Informazioni di Identificazione della base dati • Informazioni sulla Qualità dei Dati • Informazioni sull’Organizzazione e sul Sistema di Riferimento

Spaziale dei Dati • Informazioni su Entità e Attributi • Informazioni sulla Distribuzione • Informazioni sui Riferimenti dei Metadati.

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Inoltre la documentazione standardizzata deve essere elettronicamente accessibile attraverso la Clearinghouse Network (figura 9.1) cioè “un network distribuito di produttori, gestori, utilizzatori di dati geospaziali connessi elettronicamente” (Executive Order, 1994), una piazza virtuale nella quale domanda e offerta di informazione geografica si incontrano. In pratica la Clearinghouse è una sorta di entrata o punto di accesso all’informazione geospaziale comunicante con server territoriali, che sono i nodi della Clearinghouse. Attraverso la Clearinghouse sono in primo luogo accessibili i metadati: infatti l’utente si interfaccerà direttamente con il “Gateaway/Agent” dal quale otterrà le informazioni relative ai dati. Queste ultime, a loro volta, si troveranno nella gateaway perché vi sono state trasferite dagli svariati server territoriali che le hanno collezionate e che ne dispongono.

Fig. 9.1: Clearinghouse Network FGDC coordina lo sviluppo della National Spatial Data Infrastructure (NSDI) negli USA. L’NSDI comprende attività, standard e procedure per le organizzazioni che producono e condividono cooperativamente dati geografici. “NSDI significa la tecnologia, le politiche, gli standard, le risorse umane necessarie per acquisire, trattare, memorizzare, distribuire e migliorare l’utilizzazione dei dati geospaziali”

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C’è un forte nesso tra Internet e la NSDI. Internet: • permette di vedere le informazioni dislocate in siti diversi come

un tutt’uno, è il “luogo” dove sta la Clearinghouse; • è anche lo strumento di accesso ai dati e dà la possibilità di

prelevare quello che serve (dati ed eventualmente software). Nel progetto della NSDI Internet non è solo lo strumento: l’organizzazione “debole” di Internet (relativamente aperta e con poche regole) è il paradigma della NSDI. I diversi soggetti che rendono disponibili i cataloghi dei loro dati attraverso la Clearinghouse mantengono piena autonomia sulle proprie scelte: decidono quali dati produrre, quali condividere e hanno piena responsabilità della qualità dei loro dati. Il coordinamento e la standardizzazione riguardano pochi elementi, quelli indispensabili per l’accesso ai dati e per l’interscambio dei dati. Per altri aspetti bisogna assumere gli standard di Internet. Lo standard di metadati CSGDM dell’FGDC è stato utilizzato in numerosi progetti anche al di fuori dell’ambito statunitense ed è utilizzato da due delle maggiori case produttrici di software GIS quali la ESRI e la MapInfo Corp le uniche che ad oggi abbiano inserito sistemi di creazione automatica di metadati nei loro prodotti. Lo standard di metadati CSGDM dell’FGDC è completo, relativamente semplice nella sua implementazione e ha diversi tools per rendere il più possibile automatico sia la creazione sia soprattutto la gestione e l’interrogazione dei metadati; 9.6.2) Dublin Core Il nascente Dublin Core è il risultato di una iniziativa volta a semplificare al massimo le possibilità di ricerca su Internet di meta-informazioni di qualsiasi tipo, ed è stato specificatamente ideato per essere ricercabile da motori di ricerca anche generici. La sua semplicità non lo mette forse in grado di sostituire completamente uno standard di metadati specificatamente nato per gestire informazione geografica, ma ne è invece un complemento. Proprio per queste sue caratteristiche, esso probabilmente verrà riassorbito all’interno del nuovo standard ISO/TC 211 Geomatics.

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Il Dublin Core si è sviluppato nell’ambito della norma ISO 11179 a partire dal 1995. Questo standard è composto da elementi: lo standard è in via di sviluppo ma il cosiddetto core dei 15 elementi della descrizione è rimasto stabile:

1. titolo; 2. autore o creatore; 3. soggetto e parole chiave; 4. descrizione (descrizione testuale del contenuto della risorsa, incluso

un eventuale abstract); 5. editore (l'entità responsabile della diffusione della risorsa nella sua

forma presente); 6. altro responsabile (persona o ente che ha contribuito

intellettualmente); 7. data (data in cui la risorsa à stata resa disponibile, nella forma

AAAA-MM-GG); 8. tipo di risorsa (la categoria cui appartiene la risorsa, secondo liste in

via di sviluppo); 9. formato (il formato dei dati, usato per identificare il software e

hardware necessari per utilizzare la risorsa; è in corso di sviluppo una lista di formati);

10. identificatore della risorsa (stringa di caratteri o numero univoci di identificazione della risorsa: ad es. l’URL);

11. fonte (una stringa o un numero univoco di identificazione della fonte da cui la risorsa è derivata);

12. lingua (lingua del contenuto della risorsa nella forma standard ANSI NISO Z39.53);

13. relazione (esprime la relazione della risorsa con altre risorse); 14. copertura (caratteristiche spaziali e/o temporali della risorsa); 15. diritti (un link a una notizia di copyright o di diritti d'autore della

risorsa). Ciascun elemento è definito usando un set di 10 attributi ricavati dalla norma ISO 11179.

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La versione 1.1 del Dublin Core è stata approvata (il 27/03/2000) come accordo definito nel gruppo di lavoro del CEN (CWA – CEN Workshop Agreement, http://www.cenorm.be/news/press_notices/metadata.htm). Ci sono alcuni progetti europei in cui è stato valutato l’utilizzo del Dublin Core come schema di metadati per la scoperta di risorse (discovery level), ma al riguardo è conveniente premettere che dal punto di vista della ricerca di risorse sul WWW, il Dublin Core è conforme al nascente standard ISO/TC 211 Geomatics per il modo di descrivere qualsiasi tipo di documento disponibile in Internet mediante XML (l'Extensible Markup Language, [http://www.w3.org/TR/REC-xml] è un sottoinsieme dell’SGML, lo Standardised General Markup Language), in modo da poter veicolare qualsiasi tipo di descrizione delle risorse. Analoghe iniziative sono in corso per lo standard americano FGDC e per quello inglese NGDF. I Progetti europei di riferimento per il Dublin Core sono:

• MEGRIN: è una rete di informazioni geografiche referenziate per un utilizzo in molte applicazioni.;

• MADAME: scopo del progetto è quello di favorire l’accesso all’informazione della Pubblica Amministrazione in Europa e di sviluppare una politica dei dati a livello nazionale, regionale e locale. Obiettivo primario è quello di passare da un servizio orientato al produttore ad uno orientato all’utente.

9.6.3) CEN/TC 287 CEN (Comité Europeen de Normalization) è l’organizzazione europea sovrintendente a tutti i processi di standardizzazioni per gli stati membri della Comunità Europea. CEN/TC287 “Geographic Information” è la commissione tecnica (technical committee) sovrintendente allo sviluppo di un insieme di standard europei riguardanti l’informazioni geografica. CEN/TC287 norma a carattere europeo quello che ISO/TC211 norma a carattere internazionale.

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L'Ente che rappresenta in modo esclusivo l'Italia presso gli organismi di standardizzazione a livello europeo ed internazionale è l’Ente Nazionale Italiano di Unificazione (UNI, http://www.uni.com/) e, per lo specifico settore dell'informatica che comprende anche l'informazione geografica, è l'UNINFO. Sulla base dell’esperienza americana del FDGC e di altre esperienze internazionali, il Comitato Tecnico Europeo TC 287 “Geographic Information”, nella famiglia di standard che ha messo a punto, ha definito uno schema di metadati per descrivere le banche dati geografiche in tutte le loro caratteristiche. I metadati sono qui organizzati in Sezioni di Metadati:

• Identificazione del dataset (base dati geografica) • Panoramica o descrizione generale sui dataset • Elementi di qualità dei dataset • Sistema di riferimento spaziale • Estensione • Definizione dei dati • Classificazione • Gestione della base dati: metadati amministrativi • Riferimenti e informazioni per i metadati

(per una loro descrizione dettagliata si rimanda all’Appendice 2). Il CEN/TC 287 ha mantenuto stretti contatti con i vari comitati tecnici per il coordinamento sugli standard relativi all’informazione geografica, quali ad esempio ISO/TC 211 e i produttori del Software GIS attraverso OGC (Open GIS Consortium), consorzio internazionale composto da più di cento organizzazioni cioè agenzie governative, non governative, università, ecc. (si veda per ISO: http://www.statkart.no/isotc211/, http://www.iso.ch/; per OpenGIS: http://www.opengis.org). Sulla base di quanto si vede realizzato e poi pubblicizzato attraverso Internet, in Europa molti progetti hanno implementato sistemi di metadati tramite lo standard CEN/TC 287: diversi di questi sono però progetti di ricerca dell’Unione Europea, tesi a dimostrare la fattibilità e la bontà dello standard stesso, frutto di comitati di ricerca e di standardizzazione europei. Molti dubbi sono stati inoltre sollevati riguardo la sua complessità formale

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se comparata alla semplicità degli altri standard: esso infatti non è facilmente applicabile per gli scopi di alcuni enti (mancanza di tool per la pubblicazione dei metadati, carenza di motori di ricerca, sistemi esistenti basati su motori stand alone). Analizziamo i principali progetti europei: a) MEGRIN MEGRIN partecipa anche in vari progetti finanziati parzialmente dalla Commissione Europea. Fra le sue attività c’è lo sviluppo e il mantenimento di un servizio di metadati accessibile gratuitamente su internet, che fornisce informazioni standardizzate su i maggiori prodotti disponibili dalle agenzie nazionali per la cartografia (membro italiano del CERCO è l’IGMI). Il servizio attuale è nominato GDDD (Geographical Data Description Directory). IL GDDD è stato un progetto pilota per l’implementazione della normativa CEN ENV 12657 del CEN/TC287. Anche se lo standard preso in considerazione a livello ufficiale per le iniziative di MEGRIN è il CEN/TC 287, recentemente i medesimi progetti hanno preso in considerazione anche l’utilizzo del Dublin Core . b) AIPA L’Autorità per l'Informatica nella Pubblica Amministrazione (AIPA, http://www.aipa.it) ha sviluppato vari sistemi relativi all’utilizzo dell’informazione geografica, quali il Sistema interscambio Catasto-Comuni e il Sistema di Comunicazione dati Territoriali (SCT); ha inoltre partecipato alla realizzazione del Sistema Informativo della Montagna. Il progetto ha lo scopo di certificare l’esistenza delle informazioni geografiche, pubblicizzarle e diffonderle presso la Pubblica Amministrazione, le Regioni e gli Enti Locali. c) S I della Montagna Tale Sistema realizza un insieme di Servizi rivolti ai cittadini, alle Aziende, agli Enti, alla Pubblica Amministrazione, basati su una infrastruttura telematica e sull'utilizzo integrato di informazioni presenti in banche dati diverse tra cui, in particolare, quelle del settore agricolo - forestale.

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Il progetto si caratterizza particolarmente per l'architettura tecnica che, sulla base dei principi e degli standard definiti negli studi per la realizzazione della Rete Unitaria della Pubblica Amministrazione (RUPA) e per la definizione del Sistema di Comunicazione dei dati Territoriali (SCT), potrà costituire un riferimento "pilota" per l'applicazione degli stessi. d) GeoAtlante Si tratta di un progetto commerciale, che ha portato alla realizzazione dell’omonima banca dati GeoAtlante, a cura delle società MondoGis e Geosophia (http://www.geosophia.it). Scopo del progetto è rendere disponibile sul mercato una banca dati a piccola scala di tutto il territorio italiano, integrando basi informative già realizzate da enti pubblici e società private. Nel progetto è stata inclusa la realizzazione di un prototipo di software generatore di metadati: si tratta di un applicativo sviluppato con Microsoft Access per la compilazione aiutata di metadati per banche dati geografiche, basato sullo standard CEN/TC 287. 9.6.4) ISO/TC 211 L’International Organization for Standardization (ISO, http://www.iso.ch/index.htm) è l'ente normatore a livello mondiale, infatti rappresenta la federazione degli Enti nazionali di standardizzazione che fa capo a 130 paesi diversi nel mondo. Esso è nato tre anni fa da un'iniziativa di alcuni paesi quali il Canada, gli Stati Uniti e l'Australia, in previsione dei futuri sviluppi delle applicazioni dei GIS e delle relative ricadute di carattere industriale e commerciale. Per quanto riguarda l’informazione geografica il comitato interessato è l’ISO/TC 211, che sta ultimando lo standard Geomatics, probabilmente entro il 2001. Tale standard per la creazione di metadati geografici nelle dichiarazioni attuali di alcuni membri europei del comitato sarà una specie di summa dei tre principali standard sopraccitati: FGDC, CEN/TC 287 e Dublin Core; quest’ultimo verrà incorporato per realizzare una specie di

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livello superiore, definito “Discovery Level”, utilizzato principalmente per le ricerche da parte dei motori di ricerca. Il comitato tecnico ha nel frattempo abbandonato il linguaggio Express (lo stesso usato dal CEN/TC 287) inizialmente adottato per la generazione degli schemi dello standard ed ha adottato l’UML (Unified Modelling Language): quest’ultimo linguaggio si è sviluppato in ambito del software engeenering Object Oriented per cui risulta adatto a descrivere ogni Sistema Informativo, si è diffuso rapidamente e si sta imponendo come uno standard di fatto. Inoltre è stata realizzata un’implementazione dello standard attraverso l’XML, in modo da consentire una diffusione di tipo usuale per mezzo di Internet. Diversi gruppi o istituzioni nazionali, regionali, ecc. hanno sviluppato standards e metodi per trasferire e maneggiare i dati geografici. Se da una parte questi standards si sono evoluti in nicchie separate e in alcuni casi sono peraltro incompatibili, dall’altra parte tutte queste esperienze, seppure diverse, sono state di valore inestimabile per lo sviluppo di un ISO metadata standard. Esso è stato sviluppato selezionando gli elementi dei metadati che fossero in grado di adempiere a questi quattro ruoli principali:

• localizzare: gli elementi sono stati selezionati per fare in modo che gli utenti fossero in grado di localizzare la risorsa e i produttori di “pubblicizzarla”. Inoltre gli elementi sono stati selezionati per aiutare le organizzazioni a identificare i dati nella loro locazione, per facilitarne la gestione, la memorizzazione e il ritrovamento;

• valutare: avendo gli elementi appropriati per descrivere un dataste, dopo averlo localizzato, gli utenti avranno quindi la possibilità di determinare se questa risorsa sarà utilizzabile per lo scopo di utilizzo che si sono prefissati;

• estrarre: dopo averlo localizzato e aver determinato se fa al caso suo, l’utente richiederà gli elementi del metadato che descriveranno come accedere al dataste e trasferirlo;

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• impiegare: alcuni elementi dei metadati ne faciliteranno l’uso appropriato indicando con quali dati si possono combinare ed in generale descrivendone proprietà e limiti.

I documenti dello standard ISO/TC 211 sono di qualità notevole ed il loro contenuto altamente innovativo risulta adeguato anche a descrivere l’attuale stato evolutivo dei GIS. Inoltre risultano sufficientemente esaustivi a fronte della notevole diversificazione delle problematiche connesse ad un GIS. Poichè gli argomenti di lavoro dei due Comitati Tecnici CEN ed ISO sono simili ed in taluni casi identici, si è deciso di applicare, ove sia possibile, il cosiddetto "Vienna Agreement" che regola, in generale, le modalità di collaborazione. Anche la massiccia adesione di Enti Governativi o Federali USA ha portato i benefici effetti di utenti abituati da tempo alla disciplina degli standard: un loro contributo significativo ha visto l’adozione dei principi del Doublin Core con conseguente semplificazione delle informazioni richieste per la metainformazione ed in particolare per la descrizione della qualità dei dati. Un aspetto critico per la loro adozione è collegato al fatto che i lavori sono ancora in corso. Comunque nel futuro, più o meno lontano, in cui verrà emanato ed adottato lo standard ISO/TC 211 Geomatics non mancheranno sia da parte dei produttori di software sia da parte di numerosi enti americani di ricerca e cartografici, gli appositi tools che permetteranno di migrare facilmente dall’uno standard all’altro. 9.6.5) NGDF - Ordinance Survey (UK) Il National Geospatial Data Framework (NGDF) ha nei suoi obiettivi un servizio di metadati fruibile soprattutto attraverso Internet, ottenuto per mezzo di XML, e che sfrutta lo standard Z39.50 come base del protocollo di comunicazione verso i motori di ricerca. Lo standard è pensato soprattutto per un uso interno al Regno Unito, ma vi è presente una grande attenzione all’evoluzione internazionale, con particolare riguardo a ciò che accade in ambito ISO/TC 211, FGDC e Dublin Core.

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9.7) La situazione attuale per la compilazione dei metadati negli enti locali La compilazione delle sezioni dello standard adottato può essere in alcuni casi molto complessa, come per esempio la parte relativa alla qualità, e comunque non sono previste semplificazioni per questo schema, al più è possibile lasciare in bianco quei campi di cui non si conoscono i contenuti o in cui questi sono addirittura assenti. Ad esempio lo standard CEN/TC 287 è sperimentale ed è stato “interpretato” ed applicato da molti enti pubblici anche in Italia (Biallo G.). Però con la scusa che la compilazione di questo standard richiede molto tempo e competenza, si continuano a presentare metadati “ridotti” dichiarando impropriamente che rispettano lo standard: in realtà, come abbiamo già detto, lo standard non prevede formati ridotti, bensì alcuni attributi opzionali di secondaria importanza. Quindi ripetiamo che invece di presentare metadati impropriamente ridotti, sarebbe molto più utile e trasparente presentare lo schema completo lasciando in bianco le informazioni che effettivamente non sono conosciute. In realtà alcuni campi descrittivi sono obiettivamente difficilmente compilabili per banche dati già esistenti, in quanto al momento della loro progettazione e realizzazione non erano ancora disponibili gli standard europei. Per esempio, per quanto riguarda la descrizione della qualità dei dati geografici, lo standard prevede metodologie descrittive molto dettagliate che fino ad oggi sono state scarsamente applicate. Comunque, se una mancata o insufficiente descrizione della qualità è in qualche modo giustificabile per una banca dati geografica già esistente, non lo è per le banche dati di nuova realizzazione. Se si sono spese decine, centinaia, migliaia di milioni per realizzare una base dati geografica, è plausibile spendere un centesimo di queste cifre per documentarla; inoltre la compilazione dei metadati porterebbe a vantaggi futuri perché il dato sarebbe più facilmente rintracciabile, individuabile e usufruibile per i vari scopi. Persiste ancora il problema della disponibilità di software già predisposto per la compilazione di metadati e completo di struttura del database, di

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maschere di input e procedure di report, ma se ne stanno diffondendo sempre di più. Per compilare facilmente i metadati è necessaria una persona che conosca la banca dati geografica da documentare ed abbia sottomano la documentazione necessaria (modello fisico dei dati oppure la stessa banca dati on line) e la sua memoria storica. Però a volte si alternano nei vari settori, soprattutto comunali, diverse persone in poco tempo e quindi è difficile supportare il concetto di “memoria storica”. Infine spesso bisogna reperire informazioni anche da differenti settori e queste interazioni non sono ancora così immediate nelle Amministrazioni Comunali italiane. In generale si nota una scarsa discussione sul presente e sul futuro degli standard, e soprattutto manca totalmente un “mettersi in discussione” nei confronti di quanto si sta muovendo intorno (ed è tanto e si muove assai velocemente), e di quanto si potrà prefigurare in futuro. Nei vari seminari e convegni solo pochi enti sono in grado di parlare di metadati, perché molti sono ancora presi dalla costruzione e/o dal consolidamento del SIT. D’altra parte è una questione sentita e portata alla luce da molti operatori, consapevoli che non si possa prescindere dalla qualità del dato. Generalmente nei siti riguardanti il CEN/TC 287 visitati si è trovato solo un accenno agli altri standard ed al futuro ISO/TC 211. Molto diversa la realtà sui corrispondenti siti Americani, Canadesi, Australiani e Inglesi. Qui il mettersi in discussione è all’ordine del giorno, come pure la sperimentazione e la realizzazione di sistemi basati anche su standard diversi: esiste un florilegio di articoli, discussioni e gruppi di lavoro sui diversi standard esistenti, sulla loro evoluzione, ed anche confronti diretti tra di essi, elemento per elemento. Non esiste nemmeno un tool per migrare da uno standard all’altro, mentre già esistono generatori di metadati multi-standard (FGDC, DC, NGDF) ed esistono tabelle di cross-relation tra i singoli tag. La tabella riportata in figura 9.2 è stata realizzata durante la stesura del documento “Analisi dello Stato dell’Arte sui Metadati nel Settore Cartografico” di Cadoni F. e Faggioni R. (Convenzione Regione Basilicata – Centro Interregionale Sistema Cartografico di Riferimento, 2000) non esistendo in letteratura nulla di simile per il CEN/TC 287.

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La tabella (in inglese road–map), oltre a mostrare l’estrema somiglianza tra i contenuti dei diversi standard, evidenzia la maggior semplicità di’approccio degli altri standard rispetto al CEN/TC 287, forse più completo dal punto di vista teorico ma meno facilmente implementabile, soprattutto nell’ottica di soluzioni web-based (che permettano cioè la ricerca di risorse su Internet), diversamente dagli altri due. Infatti potrà divenire inevitabile, in un futuro che non sarà eccessivamente remoto dover trasportare set di metadati già creati in un nuovo standard, ed una analisi comparativa dei diversi tag sarà estremamente utile.

Fig. 9.2: tabella: comparazione fra i principali elementi degli standard

FGDC - DC - CEN/TC 287

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9.8) Il problema della ricerca delle metainformazioni La sola esistenza di metadati (Cadoni F. e Faggioni R.) non prevede automaticamente la disponibilità di uno strumento per effettuare delle ricerche, cioè per identificare o verificare che un determinato insieme di dati sia adeguato alle nostre richieste o esigenze. Infatti, un insieme di metadati che risieda su un computer isolato, oppure non accessibile, rende inutile il concetto stesso di meta-informazione. Questo semplice e banalissimo concetto non viene sempre tenuto presente quando si propongono sistemi di creazione o gestione di metadati: l’implementazione di uno di questi è solo il primo passo per lo sfruttamento di tali informazioni: successivamente tali informazioni vanno condivise con chi, all’interno dell’Amministrazione Comunale o al suo esterno, può essere un utente anche occasionale di tali dati. Per i Comuni quindi è necessario che i metadati riguardo le informazioni in proprio possesso siano sempre accessibili alla maggior parte degli utenti. E questo non può ovviamente essere realizzato tramite sistemi basati su Banche Dati inerentemente stand alone (isolati), ma trova invece la sua naturale soluzione con sistemi basati sulla pubblicazione in Internet o Intranet dei medesimi dati. Proprio per questa trattazione ha indubbiamente privilegiato gli strumenti (sia gli standard sia l’eventuale relativo software che ne permetta la creazione secondo tale standard) che permettono di produrre metadati che siano già pronti per essere utilizzati su di un sito Internet od Intranet. a) Soluzioni basate su sistemi stand alone Fra i software studiati in questo lavoro alcuni appartengono alla classe si strumenti stand alone. Si riportano due esempi riguardanti l’implementazione del CEN/TC 287:

• la soluzione proposta da MondoGis: basata su Microsoft Access è intrinsecamente monoutente o comunque non adatta per l’accesso da Internet.

• la soluzione proposta da MEGRIN nell’ambito del progetto ESMI: si tratta di un software (GDDD Update System) sviluppato

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sempre utilizzando Microsoft Access e disponibile per il download dal sito: http://www.megrin.org/GDDD/Free_tools. Maggiori dettagli sul progetto ESMI sono disponibili sul sito: http://esmi.geodan.nl.

b) Soluzioni basate su sistemi Internet Le soluzioni basate sull’utilizzo dello standard FGDC esaminate permettono la pubblicazione dei metadati in formato HTML direttamente dal software generatore; di seguito viene riportato (figura 9.3) un elenco di tali software [ripreso dalla seguente pagina del World Wide Web: http://badger.state.wi.us/agencies/wlib/sco/metatool/mtools.htm].

Fig. 9.3: elenco dei software che permettono la pubblicazione dei metadati

in formato HTML

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9.9) La situazione del Comune di Modena Il Repertorio del SIT del Comune di Modena – catalogo completo delle informazioni possedute dall’ente (vedi Capitolo “Le caratteristiche generali paragrafo “L’architettura software”) – è conforme allo standard europeo CEN/TC 287: le schede relative ai metadati si trovano appunto nel programma che gestisce il Repertorio (Repository Manager) e sono di seguito riportate (figure 9.4, 9.5, 9.6).

Fig. 9.4: scheda del Repertorio

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Fig. 9.5: schede del Repertorio (Estensioni, Sistemi)

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Fig. 9.6: scheda del Repertorio (Qualità)

Per la compilazione dei campi relativi alla qualità, il personale dell’Amministrazione Comunale vive gli stessi problemi esistenti in molte realtà italiane: la compilazione richiede tempo e competenza. Infatti per compilare facilmente il metadati è necessaria una persona che conosca la banca dati geografica da documentare ed abbia sottomano la documentazione necessaria e la sua memoria storica. Il reperire queste informazioni diventa difficile quando bisogna cercarle in più settori, dove casomai si sono anche alternate diverse persone nei vari incarichi. La mancanza di personale e di tempo ha reso la compilazione delle schede non completa, infatti alcuni campi sono stati lasciati in bianco non conoscendo i contenuti. E’ da sottolineare invece la precisione per quanto

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riguarda la data di aggiornamento, che viene mantenuta aggiornata automaticamente ogni qualvolta viene effettuato un refresh dei dati nel DataWarehouse: il Centro Elaborazione Dati aggiorna periodicamente i dati che vengono inseriti nel Repertorio, e i settori comunali che forniscono informazioni dalle loro banche dati dichiarano sotto la loro responsabilità la data dell’ultimo aggiornamento. Come abbiamo già detto, una non completa descrizione della qualità è in qualche modo giustificabile per una banca dati geografica già esistente (alcuni campi descrittivi sono obiettivamente difficilmente compilabili per banche dati già esistenti, in quanto al momento della loro progettazione e realizzazione non erano ancora disponibili gli standard europei), ma non lo è per le banche dati di nuova realizzazione. Finora il Comune di Modena ha investito tante risorse nel proprio SIT – in termini di tempo, denaro, personale, strumentazione, ecc. – quindi è impensabile che non investi molto meno per documentare le sue banche dati. Inoltre questo porterebbe, sia per gli utenti interni sia per quelli esterni, dei vantaggi futuri perché il dato sarebbe più facilmente rintracciabile, individuabile e usufruibile per i vari scopi. Poiché il Comune di Modena si è sempre distinto per promuovere iniziative all’avanguardia per il proprio SIT, si potrebbe pensare all’adozione di uno standard (come ad esempio CSGDM dell’FGDC) con funzionalità evolute soprattutto per i motori di ricerca basati su tecnologie Internet. Per fare ciò bisognerà comunque tenere conto delle attività degli enti standardizzatori che stanno lavorando nel mondo e dei prodotti che saranno immessi sul mercato dalle case produttrici. Di conseguenza l’adozione di questo standard potrà rilevarsi definitiva o di transizione verso lo standard che oggettivamente prenderà piede in futuro. Infine ci sembra opportuno precisare che nello sviluppo del progetto ISOLA (Capitolo 8 “Le applicazioni principali del SIT del Comune di Modena”) si è deciso di adottare per i metadati le norme previste dal Prestandard Europeo CEN - EV 12567 e organizzare le informazioni mediante tabelle relazionali inserite in una base di dati.

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(Per il significato di acronimi ed abbreviazioni si rimanda all’Appendice 2) Bibliografia

• Cadoni F. e Faggioni R. : “Analisi dello Stato dell’Arte sui Metadati nel Settore Cartografico”, Convenzione Regione Basilicata – Centro Interregionale Sistema Cartografico di Riferimento, 2000;

• Lorenzoni E. : “Metadati e loro standardizzazione nella realizzazione di Sistemi Informativi Geografici in Antartide”, Tesi di laurea, 2000;

• Biallo G. : “Ma i metadati dove sono?”, MondoGIS 19/2000; • Biallo G., Gargano O. : “Il metadati: lo strumento per descrivere

le informazioni geografiche”, MondoGIS 5/1997; • Vico F. : “WebGIS e infrastruttura di dati geografici: due concetti

convergenti, un nuovo paradigma?”, MondoGIS 24/2001; • Biallo G. : “GeoMetadati: qualità, disponibilità e diffusione dei

dati geografici”, MondoGIS 16/1999; • Biallo G. : “Il Sistema Informativo Geografico nell’Ente Locale:

da applicazione integrata a integratore di applicazioni”, allegato al numero 19 di MondoGIS, 2000;

• Rossi M.: ≤ Quale standard per le “Specifiche per la realizzazione di DataBase Topografici di interesse generale” dell’IntesaGIS ≥, Newsletter di AM/FM numero 2, 2001;

• Biallo G. : ≤ Il Comitato intenzionale ISO TC/211 “Geographics Information/Geomatic” ≥, MondoGIS 4/1996;

• Biallo G. : “CEN TC/287: la commissione europea di standardizzazione per l’informazione geografica”, MondoGIS 2/1996;

• Marchese V.: “I nuovi standard europei nel campo dell’informazione geografica”, MondoGIS 5/1997;

• Amadio G.: “La qualità nei database geografici: metadata, certficazione”, Atti della 4° Conferenza Nazionale ASITA, 2000;

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• Balloni F., Conti L., Magnarapa C., Moradei B., Renda O., Trevisani M. : “Informazione geografica sul Web: problemi e soluzioni”, Atti della 2° Conferenza Nazionale ASITA, 1998;

• Biagi L., Brovelli M.A., Negretti M. : “I metadati nello sviluppo dei GIS condivisi: l’esempio del progetto ISOLA”, Atti della 4° Conferenza Nazionale ASITA, 2000.

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APPENDICE 1 Per l’ex Catasto, ora Agenzia del Territorio, e la sua attuale struttura dal dgls.300 /99 si riporta (sito internet www.finanze.it):

“STATUTO AGENZIA DEL TERRITORIO Articolo 1

Agenzia del territorio L’agenzia del territorio, di seguito denominata agenzia, istituita ai sensi dell’articolo 57 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, di seguito denominato decreto istitutivo, ha personalità giuridica di diritto pubblico ed è dotata di autonomia regolamentare, amministrativa, patrimoniale, organizzativa, contabile e finanziaria. 2. L’agenzia è sottoposta all’alta vigilanza del Ministro delle finanze e al controllo della Corte dei conti che lo esercita secondo le modalità previste dalla legge. 3. L’attività dell’agenzia è regolata dal decreto istitutivo, dalle norme del presente statuto e dalle norme regolamentari emanate nell’esercizio della propria autonomia. 4. L’agenzia ha la sua sede centrale in Roma.

Articolo 2 Fini istituzionali

1. L’agenzia svolge tutte le funzioni ed i compiti statali ad essa attribuiti dalla legge in materia di catasto, di servizi geotopocartografici e di conservazione dei registri immobiliari; costituisce l’anagrafe integrata dei beni immobiliari esistenti sul territorio nazionale; assicura l’integrazione delle attività statali in materia con quelle attribuite agli enti locali. A tali fini, l’agenzia assicura ai soggetti interessati l’accesso più semplice alle informazioni ed ai dati promuovendo, a livello nazionale, l’interscambio e la disponibilità di dati catastali aggiornati in collegamento con le anagrafi territoriali costituite presso gli enti locali, curando l’adeguamento delle metodologie e dei criteri estimativi e il miglioramento del sistema di pubblicità immobiliare, nel rispetto dei principi di legalità, imparzialità e trasparenza e secondo criteri di efficienza, economicità ed efficacia. 2. L’agenzia assicura i servizi di competenza statale relativi al catasto, i servizi geotopocartografici e quelli relativi alla conservazione dei registri immobiliari; gestisce l’osservatorio del mercato immobiliare, servizi estimativi, nonché altri servizi tecnici, già di competenza del dipartimento del territorio. 3. L’agenzia supporta il trasferimento delle funzioni catastali agli enti locali; costituisce l’organismo tecnico di cui all’articolo 67 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, svolgendo i compiti dallo stesso previsti; può gestire, sulla base di apposite convenzioni stipulate con i comuni o, se delegate, con associazioni di comuni e comunità montane, i

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servizi relativi alla conservazione, utilizzazione e aggiornamento del catasto di competenza comunale. 4. L’agenzia assicura il supporto alle attività del Ministero delle finanze e la collaborazione con le altre agenzie fiscali e con gli altri enti o organi che comunque esercitano funzioni in settori della fiscalità di competenza statale. 5. L’agenzia presta la propria collaborazione, secondo gli indirizzi impartiti dal Ministro, alle istituzioni dell’Unione europea e svolge i compiti necessari per l’adempimento, nelle materie di competenza, degli obblighi internazionali assunti dallo Stato; promuove ogni utile rapporto con i corrispondenti organismi internazionali.” ….omissis…..

“Articolo 4 Attribuzioni

1. L’agenzia, nel perseguimento della propria missione e dei propri scopi istituzionali, esercita, in particolare, le seguenti funzioni ed attribuzioni: a) gestione dell’anagrafe integrata dei beni immobiliari;

b) attività catastali di competenza dello Stato, assicurando l’unitarietà ed il coordinamento operativo del sistema, lo sviluppo di metodologie e criteri uniformi di rilevazione, stima e classificazione, la regolarità dei flussi informativi ed il relativo controllo qualità;

c) servizi geotopocartografici, assicurando le attività di rilevazione e di diffusione, anche individuando le metodologie generali per l’esecuzione;

d) servizi di pubblicità immobiliare e di conservazione dei registri immobiliari, semplificando l’accesso alle informazioni;

e) gestione dell’osservatorio del mercato immobiliare e di servizi estimativi che può offrire sul mercato;

f) fornitura di servizi, consulenze e collaborazioni nelle materie di competenza, a soggetti pubblici e privati, sulla base di disposizioni di legge, di rapporti convenzionali e contrattuali;

g) promozione e partecipazione ai consorzi e alle società previsti dall’articolo 59, comma 5, del decreto istitutivo;

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h) assistenza agli utenti;

i) riscossione dei tributi di competenza e relativo controllo;

l) gestione del contenzioso e dei procedimenti di volontaria giurisdizione.

2. Nell’esercizio delle proprie funzioni ed attribuzioni, l’agenzia promuove lo sviluppo di un sistema di conoscenze integrato sul territorio e assicura la disponibilità di informazioni certe e aggiornate.”

…omissis…..

“Articolo 13

Principi generali di organizzazione e di funzionamento

1. L’agenzia è articolata in uffici centrali e periferici. Tale articolazione, durante il processo di attuazione del regolamento di amministrazione, corrisponde a quella preesistente per le strutture del dipartimento del territorio, le cui funzioni, ai sensi dell’articolo 57, comma 1 del decreto istitutivo, sono trasferite all’agenzia.

2. Con il regolamento di amministrazione, nell’esercizio della propria autonomia organizzativa, l’agenzia, ai sensi dell’articolo 71, comma 3 del decreto istitutivo, disciplina, favorendo il decentramento delle responsabilità operative, la semplificazione dei rapporti con i cittadini e l’erogazione efficiente ed adeguata dei servizi, l’organizzazione interna centrale e periferica e il funzionamento degli uffici, stabilendo la dotazione organica complessiva degli stessi e dettando le norme per l’assunzione del personale, per la formazione professionale e le regole e le modalità per l’accesso alla dirigenza, in conformità con le disposizioni della normativa vigente e dei contratti collettivi di lavoro.” …omissis…..

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“Misure per il trasferimento definitivo dei servizi catastali di competenza degli enti locali

1. In base alle direttive del ministro delle finanze, specifiche clausole della convenzione di cui all’articolo 59 del decreto istitutivo assicurano le condizioni ottimali per il trasferimento progressivo dei servizi attinenti alle funzioni conferite agli enti locali dall’articolo 66 del decreto legislativo 31 marzo 1998 n. 112. Singoli comuni o, se delegate, associazioni di comuni e comunità montane possono affidare, in tutto o in parte, la gestione di tali servizi con apposite convenzioni all’agenzia.

2. L’agenzia pianifica, nel rispetto delle disposizioni di attuazione del decreto legislativo n. 112 del 1998, le modalità ed i tempi del trasferimento, anche graduale, dei servizi inerenti alla conservazione, utilizzazione ed aggiornamento del catasto di competenza comunale. A tal fine l’agenzia specifica, anche differenziandole per ambiti territoriali costituiti da singoli comuni, associazioni di comuni e comunità montane, le procedure tecniche ed amministrative dirette a garantire l’unitarietà del sistema catastale e, più in generale, il raccordo con le attribuzioni specificate dall’articolo 4 del presente statuto, gli adempimenti e le attività necessarie per l’ordinato trasferimento dell’esercizio delle funzioni.

3. Ai fini di cui al comma 2 è costituito, nell’ambito del comitato direttivo, un comitato ristretto composto dal direttore dell’agenzia e dai due membri designati dalla conferenza Stato-città ed autonomie locali, il quale opera tenendo conto delle direttive impartite dalla conferenza stessa e riferendo periodicamente a tale organo sugli sviluppi del più rapido e generalizzato, effettivo esercizio delle funzioni di competenza dei comuni. La composizione del comitato ristretto può essere modificata con delibera del comitato direttivo, previo parere favorevole della conferenza Stato-città ed autonomie locali.

4. Sino alla data della piena assunzione dell’esercizio delle funzioni conferite agli enti locali dall’articolo 66 del decreto legislativo 31 marzo 1998 n. 112, la gestione dei relativi servizi è assicurata dall’agenzia.”

La nuova organizzazione dell’Agenzia del Territorio è normata dal “Regolamento di Amministrazione” articoli 3,4 e 5 – di seguito riportati – dove si definisce la nuova struttura centrale e periferica. Si precisa che nel corso dell’attuazione della riforma saranno definite le attribuzioni da trasferire agli Uffici Comunali, ultimo anello della struttura periferica, competenze che pur essendo state indicate nello Statuto mancano del realtivo regolamento di attuazione.

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“Articolo 3

Strutture centrali

1. Le strutture centrali preposte alle funzioni relative ai servizi erogati dall’Agenzia sono:

a) la Direzione centrale cartografia, catasto e pubblicità immobiliare, che cura la definizione di metodologie, regole e procedure innovative in materia di servizi cartografici, catastali e di pubblicità immobiliare, anche nell’ottica della realizzazione dell’anagrafe integrata dei beni immobili; cura il processo di decentramento ai comuni, della gestione del catasto tenendo conto di quanto previsto dalle norme transitorie di cui all’art. 18 dello Statuto; coordina l’erogazione dei servizi di competenza dell’Agenzia; coordina le funzioni svolte rispettivamente dall’Agenzia e dai Comuni; assicura l’integrazione delle banche dati e lo sviluppo di sistemi per la conoscenza del territorio;

b) la Direzione centrale osservatorio mercato immobiliare, che cura la rilevazione ed elaborazione delle informazioni di carattere tecnico-economico relative ai valori immobiliari, al mercato degli affitti ed ai tassi di rendita, nonché la pubblicazione e la diffusione di studi ed elaborazioni;

c) la Direzione centrale consulenze e stime, che cura le funzioni relative alle consulenze tecniche ed ai servizi estimali.

Le strutture sopra elencate governano i processi riferiti all’intero ciclo gestionale delle funzioni e dei servizi loro affidati, compresi quelli offerti sul mercato, secondo la specificazione delle funzioni definita con provvedimento del Direttore dell’Agenzia. Un comitato di coordinamento operativo, composto dai responsabili delle strutture

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sopraindicate, assicura l’integrazione tra i rispettivi processi ed in particolare tra quelli relativi al catasto, alla pubblicità immobiliare ed all’osservatorio dei valori immobiliari.

2. Le strutture centrali preposte a funzioni relative alla gestione delle risorse impiegate dalle strutture dell’Agenzia o a funzioni specialistiche sono:

a) la Direzione centrale affari generali e legali, che cura gli affari non riconducibili alla competenza delle altre strutture di supporto ed in particolare fornisce assistenza sulle problematiche giuridiche e legali; gestisce i processi per l’approvvigionamento dei beni e servizi di diretta competenza e coordina l’attività complessiva dell’Agenzia in questa materia; cura le relazioni con il contesto fornendo assistenza in materia a tutte le strutture centrali e decentrate, promuove l’immagine dell’Agenzia e cura la comunicazione istituzionale; definisce le politiche per la gestione del patrimonio di pertinenza dell’Agenzia e cura la gestione di quello utilizzato dalla sede centrale, assicura i servizi generali della stessa; è preposta alle attività relative alla logistica ed alla sicurezza delle strutture dell’Agenzia.

b) la Direzione centrale pianificazione-controllo ed amministrazione, che sviluppa e promuove l’adozione dei sistemi di controllo direzionale, anche in attuazione del D. Lgs. 286/99, coordina il processo di budgeting e di controllo dell’avanzamento della gestione e assiste il Direttore dell’Agenzia nella gestione dei rapporti relativi alla Convenzione con il Ministro; assicura la predisposizione del bilancio, la gestione della contabilità, l’elaborazione dei rendiconti ed assicura la collaborazione dell’Agenzia con gli organi esterni di controllo;

c) la Direzione centrale risorse umane, che cura le funzioni relative alla pianificazione, reclutamento, inserimento, gestione, sviluppo, formazione ed amministrazione del personale e alle relazioni sindacali; sviluppa e coordina l’applicazione di sistemi di valutazione del potenziale, delle posizioni organizzative e delle prestazioni della generalità del personale;

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d) la Direzione centrale organizzazione e sistemi informativi, che cura l’adeguamento degli assetti organizzativi e promuove e coordina le iniziative per l’ottimizzazione e la revisione dei processi di lavoro e delle procedure,per la realizzazione del Sistema Qualità, cura la pianificazione e garantisce la realizzazione dei sistemi informatici e telematici, in rapporto sinergico con le strutture preposte all’erogazione dei servizi dell’Agenzia tenendo conto del processo di decentramento previsto dal D. Lgs. n. 112/1998;

e) Il Servizio ispettivo che assicura, mediante aggiornate metodologie, controlli sull’operato delle strutture centrali, regionali e provinciali, anche di regolarità amministrativa e contabile, relativi alla corretta applicazione nei processi di lavoro della normativa esterna ed interna nonché all’imparzialità dell’azione amministrativa.

3 Il Direttore dell’Agenzia definisce con propri provvedimenti l’articolazione interna delle strutture centrali e l’individuazione delle posizioni dirigenziali, su proposta dei rispettivi Responsabili concertata con le Direzioni centrali "Risorse umane" e "Organizzazione e sistemi informativi".

Articolo 4

Strutture regionali

1. Le Direzioni regionali assumono la responsabilità della gestione degli obiettivi e delle risorse nell’area geografica di competenza, ed in particolare:

a) assicurano i processi di pianificazione e controllo, definendo obiettivi e risorse con le strutture provinciali dipendenti e con quelle centrali nel processo di budgeting;

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b) curano il coordinamento della gestione operativa dei servizi erogati dalle strutture provinciali, assumendo corresponsabilità sui risultati;

c) esercitano le funzioni decentrate non attribuite alle strutture provinciali;

d) gestiscono i rapporti con la Regione e coordinano il complesso delle relazioni con il sistema delle autonomie locali e le relative Associazioni.

2. Le Direzioni regionali sono istituite nel capoluogo di ciascuna regione, eccetto quella del Trentino Alto Adige.

3. Nelle regioni Basilicata, Molise, Umbria e Valle d’Aosta, in cui sono operanti non più di due uffici provinciali, la Direzione regionale assume anche le funzioni operative proprie dell’Ufficio provinciale del capoluogo.

4. Il Direttore dell’Agenzia definisce con propri provvedimenti l’articolazione interna delle Direzioni regionali e l’individuazione delle posizioni dirigenziali, su proposta dei rispettivi Responsabili, concertata con le Direzioni centrali "Risorse umane" e "Organizzazione e sistemi informativi".

Articolo 5

Uffici provinciali

1. Gli uffici provinciali hanno sede nei capoluoghi di provincia; svolgono funzioni prevalenti di carattere operativo provvedendo all’erogazione dei servizi dell’Agenzia e curano i rapporti con i Comuni e gli altri Enti locali anche per la stipula e la gestione degli accordi convenzionali; svolgono le funzioni gestionali ad essi attribuite con i provvedimenti di cui al comma 4.

2. Gli uffici provinciali dipendono dalle Direzioni regionali con cui definiscono, nell’ambito del processo di budgeting, gli obiettivi da perseguire e le risorse correlate, rispondendo alle stesse per il monitoraggio della gestione e per ogni esigenza di

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supporto e coordinamento. Gli Uffici provinciali di Trento e di Bolzano dipendono dalla Direzione regionale del Veneto.

3. L’organizzazione interna degli uffici favorisce l’integrazione delle attività per processi e, in relazione alle loro specificità, lo sviluppo di figure polivalenti e la promozione del lavoro di gruppo, al duplice scopo di favorire la crescita professionale degli addetti e di rendere più flessibile la gestione dei servizi.

4. Il Direttore dell’Agenzia definisce con propri provvedimenti l’articolazione interna degli uffici e l’individuazione delle posizioni dirigenziali, su proposta dei responsabili delle Direzioni regionali concertata con le Direzioni centrali "Risorse umane" e "Organizzazione e sistemi informativi". “

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APPENDICE 2 Acronimi ed abbreviazioni (Cadoni F. e Faggioni R., 2000) AIPA Autorità per l'Informatica nella Pubblica

Amministrazione ANSI American National Standards Institute CEN Comité Europeen de Normalization electronique CERCO Comité Européen des Responsables de la Cartographie

Officiel CORINE COoRdination of INformation on the Environment CSDGM Content Standard for Digital Geospatial Metadata DC Dublin Core ETeMII European Territorial Management Information

Infrastructure FGDC Federal Geographic Data Committee. GDDD Geographical Data Description Directory GI Geographic Information GIS Geographic(al) Information System GSDI Global Spatial Data Infrastructure. An international

counterpart to the NSDI. HTML Hyper Text Markup Language IFLA International Federation of Library Asociations and

Institutions IGMI Istituto Geografico Militare Italiano (membro CERCO) ISO International Organization for Standardization MADAME Methods for Access to Data And Metadata in Europe MEGRIN Multipurpose European Ground Related Information

Network NGDF National Geospatial Data Framework, UK NOAA National Oceanic and Atmospheric Administration

(U.S.) NSDI National Spatial Data Infrastructure. OCLC Online Computer Library Center, Dublin, Ohio OGC Open GIS Consortium, Inc. OII (European Commission's) Open Information Interchange SCT Sistema di Comunicazione dati Territoriali SDTS Spatial Data Transfer Standard SGML Standard Generalized Markup Language TC Technical Committee UML Unified Modeling Language UNI Ente Nazionale Italiano di Unificazione (membro ISO) USGS United States Geological Survey

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WWW World Wide Web XML eXtensible Markup Language Standard metadati CEN/TC 287 Le informazioni riportate di seguito (Biallo, Gargano – 1997) prendono spunto dal Metadati CEN e lo traducono in italiano cercando di usare dei termini di uso corrente nel settore dell’Informazione geografica. Il Metadati CEN è suddiviso in sezioni: per ogni sezione sono presentati gli argomenti (in italiano e tra parentesi in inglese secondo la denominazione originale dello standard CEN), la descrizione e, tra parentesi, una O per gli attributi opzionali ed una N quando la cardinalità è appunto 1: N. IDENTIFICAZIONE DELLA BASE DATI (DATASET IDENTIFICATION) Titolo (Dataset title): Nome della Base Dati (BD) Titolo alternativo (Alternative title): Altro nome della BD, nella stessa o in un’altra lingua (O, N) Titolo abbreviato (Abbreviated title): Nome abbreviato della BD (O) DESCRIZIONE GENERALE DELLA BD (DATASET OVERVIEW) Sintesi (Abstract): Sintesi del contenuto della BD Scopo (Purpose of production): Sintesi dei motivi per cui è stata realizzata la BD Uso (Usage): Lista delle applicazioni in cui la BD è stata utilizzata (organizzazione, tipo di applicazione, limitazioni riscontrate, periodo d’uso) Tipo di schema spaziale (Spatial sub-schema type): Tipo di struttura concettuale degli oggetti geografici della BD, (es. raster, vettoriali), ecc. (N) Sistema di riferimento spaziale (Spatial reference system type): Il sistema di riferimento spaziale delle informazioni della BD: diretto (es. coordinate geografiche in WGS84) o indiretto (es. indirizzo postale, codice Istat, ecc.) (N) Lingua del BD (Dataset language): Lingua usata nelle descrizioni (attributi) Documentazione di riferimento (Document reference): Riferimenti bibliografici e documenti descrittivi della BD (autore, titolo, editore, anno) (O) Esempi (Sample): Esempi del contenuto della BD allegati al Metadata (O, N) Banche dati relazionate (Related datasets): Titolo, organizzazione e altre informazioni su BD relazionate a quella in oggetto (O) QUALITÀ COMPLESSIVA DELLA BANCA

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DATI (DATASET QUALITY ELEMENTS) Genealogia (Source): Descrizione delle fonti e sintesi delle procedure utilizzate per la creazione della BD Accuratezza posizionale complessiva (Overall positional accuracy): Sintesi dell’accuratezza geometrica degli elementi geografici della BD (Misura, Affidabilità e Metodologia) in riferimento alla loro fonte Accuratezza tematica complessiva (Overall thematic accuracy): Sintesi della correttezza della classificazione degli elementi della BD (Misura, Affidabilità e Metodologia) Accuratezza temporale complessiva (Overall temporal accuracy): Sintesi della correttezza dei dati nel tempo (aggiornamenti) Congruenza logica complessiva (Overall logical consistency): Sintesi del grado di integrità della BD Completezza complessiva (Overall completeness): Sintesi delle differenze tra la BD e le sue specifiche SISTEMA DI RIFERIMENTO SPAZIALE (SPATIAL REFERENCE SYSTEM) Sistema di riferimento spaziale indiretto (Indirect spatial reference system) per le BD alfanumeriche (O) Tipo di sistema di riferimento spaziale indiretto (Type of indirect spatial reference system): Sistema di riferimento spaziale indiretto nel quale sono dati i riferimenti ad una posizione (es.: comuni, pro-ince, mappe) Data di riferimento (Reference date): Data a cui il sistema di georiferimento è riferito (es.: comuni al 1991) (O) Sistema di riferimento spaziale diretto (Direct spatial reference system) per BD geografiche (O) Datum: Datum Ellissoide (Ellipsoid): Ellissoide Proiezione (Map projection): Proiezione geografi-ca Sistema di coordinate (Height reference system): Sistema di coordinate ESTENSIONE (EXTENT) Stato della BD (Currency of extent data and completeness of dataset) Estensione temporale (Extent date): Data per la quale è valida la descrizione della BD Status: Stato in cui si trova la BD descritta alla data dell’ “estensione temporale” (completa, realizzata in parte, ecc.) Estensione geografica (Planar extent) Limiti XY (Bounding x, y): Coordinate minime e massime del rettangolo che circoscrive l’estensione geografica della BD (O)

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Min XY: Le coordinate (x, y) minime della BD Max XY: Le coordinate (x, y) massime della BD Area limite (Bounding area) (O) Area coperta (Limitation): L’area geografica coperta dalla BD Area geografica (Geographic area) (O) Tipo di area geografica (Type of indirect spatial reference system): Tipo di area geografica coperta dalla BD (es.: regione, nazione, fogli di mappa, ecc.) Nome dell’area (Name of areal unit): Nome dell’area coperta dalla BD (es.: Lazio, Italia, foglio IGM 1:250.000, ecc.) (N) Codice identificativo (Id code of areal unit): Codice identificativo dell’area (codice Istat, numero del foglio IGM, ecc.) (N) Copertura (Coverage): Indicatore della completezza della BD all’interno dell’area geografi-ca (N) Estensione verticale (Vertical extent) (O) Valore minimo di elevazione (Minimum elevation value): La più bassa quota che può essere trovata nel BD Valore massimo di elevazione (Maximum elevation value): La più alta quota che può essere trovata nella BD Estensione temporale (Temporal extent) (O) Dalla data (From date): Data di inizio dell’intervallo temporale in cui i dati sono corretti Alla data (To date): Data di fine dell’intervallo temporale in cui i dati sono corretti DEFINIZIONE DEI DATI (DATA DEFINITION) Descrizione dello schema applicativo (Application schema description) Identificativo dello schema applicativo (Application schema text): Identificativo dello schema applicativo (nome del file Express) (O) Descrizione dello schema applicativo (Application schema text): Descrizione dello schema applicativo associato (O) Tipo di oggetto (Object type) Nome del tipo di oggetto (Object type name): Denominazione dell’oggetto Definizione del tipo di oggetto (Object type defi-nition): Descrizione dell’oggetto Codice del tipo di oggetto (Object type code): Codice che identifica l’oggetto nella BD (O) Tipo di attributo (Attribute type) (O) Nome dell’attributo tipo (Attribute type name): Denominazione dell’attributo Definizione dell’attributo tipo (Attribute type definition): Descrizione dell’attributo

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Codice dell’attributo tipo (Attribute type code): Codice che identifica l’attributo (O) Dominio dell’attributo tipo (Attribute type domain): Intervallo in cui il valore dell’attributo deve ricadere oppure valori che l’attributo può assumere (O) Accuratezza tematica (Thematic accuracy): Accuratezza di classificazione dell’attributo (Misura, Affidabilità, Metodologia) (O) Accuratezza temporale (Temporal accuracy): Aggiornamento dell’attributo (O) Tipo di associazione (Association type) per gli oggetti che si relazionano ad altri oggetti della BD (es. aree amministrative e confini amministrativi) (O): Nome del tipo di associazione (Association type name): Denominazione dell’associazione Definizione del tipo di associazione (Association type definition): Descrizione dell’associazione Dal tipo di oggetto (From object type): Oggetto da cui parte l’associazione Al tipo di oggetto (To object type): Oggetto a cui l’oggetto di partenza si relaziona Cardinalità (Cardinality): Cardinalità Restrizioni (Constraints): Restrizioni dell’associazione (O, N) Accuratezza tematica (Thematic accuracy): Accuratezza della classificazione dell’associazione (O) Congruenza logica (Logical consistency): Grado di integrità dell’associazione (O) Descrizione degli elementi geografici (Spatial characteristics) Primitive geometriche (Geometric primitive types): Tipi di primitiva geometrica (N) Primitive strutturali (Structure primitive types): Tipo di struttura della primitiva geometrica (N) CLASSIFICAZIONE (CLASSIFICATION) (O) Repertorio lessicale (Thesaurus) Nome del repertorio lessicale (Name of thesaurus): Titolo del repertorio lessicale standard per specifiche applicazioni Amministratore del repertorio lessicale (Thesaurus administrator): Organizzazione responsabile della manutenzione e aggiornamento del repertorio

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lessicale Elementi del repertorio lessicale (Thesaurus element) Termine (Term): Tipo di oggetto, tipo di attributo, tipo di associazione (es.: strada, uso suolo, ecc.) Definizione (Definition): Definizione del termine Sinonimi (Synonims): Termini equivalenti (N) Termine relazionato (Related term): Termine riferito approssimativamente al termine nel significato (es.: campo d’aviazione è un termine riferito ad aeroporto) (N) Termine più ampio (Broader term): Generalizzazione del termine (N) Termine più ristretto (Narrower term): Specializzazione del termine (N) Figura (Picture): Illustrazione grafica del termine (O) GESTIONE DELLA BD (ADMINISTRATIVE METADATA) Organizzazioni e i loro ruoli (organisation and organisation role) Nome (Organisation name): Denominazione dell’ente, istituto o società Nome abbreviato dell’organizzazione (Abbreviated organisation name): Nome abbreviato dell’organizzazione Indirizzo (Organisation address): Indirizzo postale completo (strada, n. civico, CAP, città, n. telefono e fax) Ruolo (Organisation role): Responsabilità dell’organizzazione in relazione alla BD (proprietario, gestore, distributore) (N) Nome alternativo dell’organizzazione (Alternative organisation name): Altro nome dell’organizzazione nella stessa e in un’altra lingua (O, N) Funzioni dell’organizzazione (Function of the organisation): Descrizione del ruolo globale dell’organizzazione (O) Persona di riferimento e suo ruolo (Point of contact and point of contact role) Persona di riferimento (Point of contact name): Nome della persona di riferimento interna all’organizzazione Indirizzo del riferimento (Point of contact address): Indirizzo postale completo, numero di telefono, di fax, E-mail Ruolo (Point of contact role): Ruolo della persona in riferimento alla BD (tecnico, commerciale, ecc.) (N) Distribuzione (Distribution) Restrizioni all’uso (Restrictions on use): Regole di restrizione all’accesso e all’uso dei dati Copyright (Copyright owners): L’organizzazione che detiene il copyright

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Politica dei prezzi (Price information): Indicazione sui prezzi per unità e sconti possibili Unità di distribuzione (Unit of distribution): Unità geografica o tematica di vendita (per provin-cia, per livello informativo, per mappa, ecc.) Supporto informatico (Data media): Supporto informatico su cui vengono rilasciati i dati (floppy, Cd-Rom, nastro da..., ecc.) Formato (Formats): formati in cui vengono rilasciati i dati (ASCII, NTF, DIGEST, formati commerciali, ecc.) Accesso on-line (On-line access): Informazioni sull’eventuale modalità di accesso telematico alla BD Ordine (Order): Informazioni per ordinare i dati Servizio di assistenza (Support services): Informazioni sui servizi di assistenza e manutenzione della BD (aggiornamento, segnalazione di errori, ecc.) INFORMAZIONI SUL METADATI (METADATA REFERENCE) Data di creazione (Entry date): Data di creazione del Metadati Data dell’ultima validazione (Last check date): Data dell’ultima validazione del Metadati Data dell’ultimo aggiornamento (Last update date): Data dell’ultimo aggiornamento del Metadati Data della prossima revisione (Future review date): Data della prossima revisione (O) Sistema di riferimento spaziale del Metadata (Spatial reference system of metadata): Sistema di riferimento spaziale della BD secondo quanto descritto nel Metadati (O) LINGUA DEL METADATI (METADATA LANGUAGE) Lingua del Metadati (Metadata language): Lingua usata per la compilazione del Metadati (N) Bibliografia

• Cadoni F. e Faggioni R. : “Analisi dello Stato dell’Arte sui Metadati nel Settore Cartografico”, Convenzione Regione Basilicata – Centro Interregionale Sistema Cartografico di Riferimento, 2000;

• Biallo G., Gargano O. : “Il metadati: lo strumento per descrivere le informazioni geografiche”, MondoGIS 5/97;