Swedenborg THE-LAST-JUDGMENT-London-1758-Amsterdam-1763-The-Swedenborg-Society-London-1961
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LA VERA RELIGIONE CRISTIANA
Indice Generale
EMANUEL SWEDENBORG
The Swedenborg Society, 20 Bloomsbury Way, London W.C.I 1970
Pubblicato dalla The Swedenborg Society di Londra nel 1970 per commemorare il zoo mo. Anniversario dell 'avvenimento descritto al n.791 della VERA RELIGIONE CRISTIANA:
" ... il Signore convoco i Suoi dodici Discepoli, quelli che Lo seguirono nel Mondo, e il giorno appresso li mandè> in tutto il MONDO SPIRITUALE per predicare il VANG~LO (la Buona Novella), che il SIGNORE DIO GESU CRISTO regna ..... " Questo avvenne il 19 mo. giorno del mese di Giugno dell'anno 1770.
PREFAZIONE
Illavoro, dal quale fu estratto questo libretto, fu pubblicato da Emanuele Swedenborg nell'anno 1771 col titolo VERA CHRISTIANA RELIGIO CONTINENS UNIVERSAM THEOLOGIAM NOVAE ECCLESIAE. Fu l'ultimo di una serie di lavori teologici scritti durante un periodo di venticinque anni.
Alla fine del libro Swedenborg pose l'Indice Generale degli argomenti trattati nei vari capitoli e nelle loro sezioni. Tali argomenti offrono, in conciso, la conoscenza della Dottrina che, dettagliatamente, è esposta nell'opera fondamentale.
La The Swedenborg Society ha deciso di pubblicare questo Indice degli Argomenti per fornire, in forma maneggevole, una vista sintetica di "tutta la Teologia della Nuova Chiesa" quale introduzione allo studio dell' opera completa.
CAPITaLa PRIMO DI DIO CREATORE
DELL'UNITÀ DI DIO
1 Che tutta la Sacra Scrittura, e quindi tutte le Dottrine delle Chiese nel Mondo Cristiano insegnino che vi è un Dio, e che Egli è Uno
2. Che l'Influsso universale procedente da Dio nelle anime degli uomini sia che vi è un Dio, e che Egli è Uno
3 Che da ciû provenga che in tutto il Mondo non c' è una nazione, avente una religione e una sana ragione, che non riconosca Dio, e che Dio è uno
4 Che le nazioni e i popoli per varie cagioni abbiano avuto ed abbiano opinioni diverse sulle qualità di questo Dio uno
5 Che la ragione umana da molte cose nel Mondo possa percepire e inferire, se 10 vuole, che vi è un Dio, e che Esso è un solo
6 Che se non vi fosse un solo Dio, l'universo non avrebbe poruto essere creato, nè essere conservato
7 Che l'uomo che non riconosce Dio, sia scomunicato dalla Chiesa e dannato
8 Che nulla della Chiesa sia in coerenza nell'uomo che non riconosce un solo Dio, ma più Dei
DEL DIVINO ESSERE, CHE È JEHOVAH
1 Che questo Dio Uno si chiami Jehovah dall'Essere, per conseguenza da questo, che Egli solo è, fu e sarà; e perchè Egli è il Primo e l'Ultimo, il Principio e il Fine, l'Alfa e l'Omega
2 Che questo Dio Uno sia la Sostanza stessa e la Forma stessa, e che gli angeli e gli uomini siano sostanze e forme da Lui; e per quanto sono in Lui ed Egli in essi, tanto siano Sue immagini e somiglianze
3 Che il Divino Essere sia l'Essere in Sè, e in pari tempo l'Esistere in Sè
4 Che il Divino Essere ed Esistere in Sè non possa produrre un altro Divino che sia l'Essere e l'Esistere in Sè, per conseguenza che un altro Dio della medesima Essenza non sia possibile
5 Che la pluralità di Dei nei secoli antichi, ed anche nei nostri giorni, non sia esistita se non perchè non si è compreso il Divino Essere
2
DELL'INFINITÀ, 0 DELL'IMMENSITÀ E DELL'ETERNITÀ DI DIO
1 Che Dio, poichè è ed esiste in Sè, e tutte le cose nell'Universo sono ed esistono da Lui, sia Infinito
2 Che Dio, essendo stato prima del Mondo, cosl prima dell'origine degli spazi e dei tempi, sia Infinito
3 Che Dio, dopo che il Mondo è stato fatto, sia nello spazio senza spazio, e nel tempo senza tempo
4 Che l'Infinità di Dio relativamente agli spazi si chiami Immensità, e relativamente ai tempi si chiami Eternità, e che sebbene vi siano questi rapporti, tuttavia non vi sia niente dello spazio nella sua Immensità, e niente deI tempo nella sua Eternità
5 Che la ragione illustrata da molti fatti ne! Mondo possa vedere l'Infinità di Dio
6 Che tutto quel che è creato sia finito, e che l'Infinito sia nei finiti come in ricettacoli, e negli uomini come nelle sue immagini
DELL'ESSENZA DI DIO, LA QUALE È IL DIVINO AMORE E LA DIVINA SAPIENZA
1 Che Dio sia l'Amore stesso e la Sapienza stessa, e che questi due facciano la sua Essenza
2. Che Dio sia il Bene stesso e il Vero stesso, perchè il Bene appartiene all'Amore, e il Vero alla Sapienza
3 Che Dio, essendo l'Amore stesso e la Sapienza stessa, sia la Vita stessa, che è la Vita in Sè
4 Che l'Amore e la Sapienza in Dio facciano uno
5 Che l'essenza dell'Amore sia di amare gli altri fuori di sè, di volere essere uno con essi, e di renderli felici da sè
6 Che questi Essenziali dell'Amore Divino siano stati la causa della Creazione del'Universo, e siano la causa della sua Conservazione
DELL'ONNIPOTENZA, DELL'ONNISCIENZA E DELLA ONNIPRESENZA DI DIO
1 Che l'Onnipotenza, l'Onniscienza e l'Onnipresenza appartengano alla Divina Sapienza dal Divino Amore
2. Che l'Onnipotenza, l'Onniscienza e l'Onnipresenza di Dio non possano essere conosciute se non si sa che cosa è l'Ordine, e se s'ignora relativamente ad esso che Dio è l'Ordine, e che in un con la Creazione Egli ha introdotto l'Ordine tanto nell'Universo, quanto in tutte e nelle singole cose di esso
4
3 Che l'Onnipotenza di Dio tanto nell'Universo, quanto in tutte e nelle singole cose di esso, proceda ed operi secondo le leggi del suo Ordine
4 Che Dio sia Onnisciente, cioè, che Egli percepisca, veda e sappia tutte e le singole cose, 6.no alle minutissime, che si fanno secondo l'Ordine, e da queste anche quelle che si fanno contro l'Ordine
5 Che Dio sia Onnipresente dai primi agli ultimi del suo Ordine
6 Che l'uomo sia stato creato forma dell'Ordine Divino
7 Che per quanto l'uomo vive secondo l'Ordine Divino, tanto sia nella potenza contro il male e il falso in virtù della Divina Onnipotenza, e tanto nella sapienza intorno al bene e al vero in virtù della Divina Onniscienza, e tanto in Dio in virtù della Divina Onnipresenza
DELLA CREAZIONE DELL'UNIVERSO
Che nessuno possa formarsi un'idea giusta della Creazione dell'Universo, se non sono premesse alcune conoscenze generali, che mettano l'Intelletto in uno stato di percezione; quali sono queste conoscenze La Creazione dell'Universo è descritta in cinque Memorabili
CAPITOLO SECONDO DEL SIGNORE REDENTORE
1 Che Jehovah-Dio sia disceso ed abbia preso l'Umano per redimere e salvare gli uomini
2 Che Jehovah Dio sia disceso come Divino Vero, che è la Parola, e che tuttavia non abbia separato il Divino Bene
3 Che Dio abbia preso l'Umano secondo il suo Divino Ordine
4 Che l'Umano, per il quale Dio si è inviato nel Mondo, sia il Figlio di Dio
5 Che il Signore per gli atti della Redenzione siasi fatto la Giustizia
6 Che il Signore per i medesimi atti si sia unito al Padre, e il Padre a Lui
7 Che cosî Dio si sia fatto Uomo, e l'Uomo Dio in una sola Persona
8 Che la progressione verso l'Unione fosse 10 stato della sua Esinanizione, e che la stessa Unione sia 10 stato della sua Glorificazione
9 Che d'ora innanzi niuno fra i Cristiani venga nel Cielo, all'infuori di chi crede nel Signore Dio Salvatore e si rivolge a Lui solo
6
Corollario: Sullo stato della Chiesa prima dell'Avvenimente deI Signore, e sul suo stato dopo quell'avvenimente
DELLA REDENZIONE
1 Che la stessa Redenzione fosse la soggiogazione degl'Inferni e l'ordinamento dei Cieli, e per l'una e l'altro la preparazione ad una Nuova Chiesa spirituale
2 Che senza questa Redenzione alcun uomo avrebbe potuto essere salvato, e gli angeli non avrebbero potuto sussistere nello stato d'integrità
3 Che il Signore cosi abbia redento non solo gli uomini, ma anche gli angeli
4 Che la Redenzione sia stata un' Opera puramente Divina
5 Che questa stessa Redenzione non avrebbe potuto essere fatta se non da Dio incarnato
6 Che la Passione della croce sia stata l'ultima tentazione, che il Signore sostenne come grandissimo Profeta, e che essa sia stato il mezzo di Glorificazione dei suo Umano, cioè dell'Unione col Divino di suo Padre, e non già la Redenzione
7
7 Che la credenza che la Passione della croce fosse la stessa Redenzione, sia l'errore fondamentale della Chiesa; e che questo errore, aggiunto all'errore sulle tre Persone Divine ab aeterno, abbia talmente pervertito tutta la Chiesa, che in essa non rimane più nulla di spirituale
CAPITOLO TERZO DELLO SPIRITO SANTO, E DELLA DIVINA OPERAZIONE
1 Che 10 Spirito Santo sia la Divina Verità, e altresi la Divina Virtù e la Divina Operazione procedenti da Dio Dno, in cui è la Divina Trinità, cosi procedenti dal Signore Dio Salvatore
2 Che la Divina Virtù e la Divina Operazione, che sono intese per 10 Spirito Santo, siano in generale la Riformazione e la Rigenerazione; a secondo queste, l'Innovazione, la Vivificazione, la Santificazione e la Giustificazione; e secondo queste, la Purificazione dai mali e la Remissione dei peccati, e finalmente la Salvazione
3 Che quella Divina Virtù e quella Divina Operazione, che presso gli Ecclesiastici specialmente sono intese per l'invio dello Spirito Santo, siano ]'Illustrazione e l'Istruzione
8
4 Che il Signore operi quelle Virtù in coloro che credono in Lui
Che il Signore operi per Sè dal Padre, e non viceversa
6 Che 10 spirito dell'uomo sia la sua mente e tutto quel che ne procede Corollario: In nessun luogo nell'Antico Testamento è detto che i Profeti abbiano parlato secondo 10 Spirito Santo, ma bensl secondo Jehovah Dio; altrimenti perô nel Nuovo Testamento
DELLA DIVINA TRINITÀ
1 Che vi sia una Divina Trinità, che è il Padre, il Figliuolo e 10 Spirito Santo
2 Che questi tre, il Padre, il Figliuolo e 10 Spirito Santo, siano i tre Essenziali d'un solo Dio, che fanno uno, come l'anima, il corpo e l'operazione nell'uomo
3 Che prima deI Mondo creato non vi fosse questa Trinità, ma che dopo il Mondo creato, quando Dio si fu incarnato, essa sia stata provveduta e fatta, e allora nel Signore Dio Redentore e Salvatore Gesù Cristo
4 Che una Trinità di Divine Persone ab aeterno, 0 prima del Mondo creato, sia nell'idee del pensiero una Trinità di Dei, e che l'idea di tre Dei non possa esser distrutta per la confessione orale d'un solo Dio
9
5 Che la Trinità di Persone fosse ignota nella Chiesa Apostolica, ma che essa sia nata dal Concilio di Nicea, e quindi sia stata introdotta nella Chiesa Cattolica Romana, e da questa nelle Chiese che se ne sono separate
6 Che dalla Trinità Nicena e nel tempo stesso Atanasiana sia nata la Fede, che ha pervertito tutta la Chiesa Cristiana
7 Che quindi resulti che questa Fede è l'abominazione della desolazione, e l'affiizione quale mai non fu, nè sarà, che il Signore aveva predetto in Daniel, negli Evangelisti e nell'Apocalisse
8 Che inoltre risulti questo, che se un nuovo Cielo e una nuova Chiesa non fossero fondati dal Signore, non sarebbe salvata alcuna carne
9 Che dalla Trinità di Persone, di cui ciascuna in particolare è Dio, secondo il Simbolo d'Atanasio, siano sorte intorno a Dio molte idee discordanti e eterogenee, le quali sono fantasie ed aborti
CAPITOLO QUARTO DELLA SACRA SCRITTURA
o DELLA PAROLA DEL SIGNORE
l Che la Sacra Scrittura 0 la Parola sia 10 stesso Divino Vero
IO
2. Che nella Parola vi sia un Senso spirituale MO ad ora ignorato
Che cosa sia il Senso spirituale Che dal Signore proceda il Divino celeste, il Divino spirituale e il Divino naturale Che il Senso spirituale sia in tutte e nelle singole cose della Parola; dimostrato Che il Signore, quando era nel Mondo, abbia padato per corrispondenze, cosi spiritualmente, anche quando padava naturalmente Che sia dal Senso spirituale che la Parola è divinamente inspirata e santa in ogni vocabolo Che il Senso spirituale della Parola sia stato MO ad ora ignorato, ma presso gli antichi fosse conosciuto; delle corrispondenze presso questi Che il Senso spirituale della Parola non sarà d'ora innanzi dato, fuorchè a colui che è dal Signore nei veri genuini Maraviglie concernenti la Parola dal suo Senso spirituale
3 Che il Senso della lettera della Parola sia la base, il contenente e il sostegno del suo Senso spirituale e del suo Senso celeste
4 Che il Divino Vero nel senso della lettera della ParoIa sia nel suo pieno, nel suo santo e nella sua potenza
II
Che i veri dei Senso letterale della Parala siano intesi pcr le pietre preziose, di cui erano composti i fondamenti della Nuova Gerusalemme, come è detto nell'Apocalisse; e questo secondo la corrispondenza Che i veri e i beni della Parola, nel Senso della sua lettera, siano intesi per l'Urim e il Tummim sull'Efod di Aaron Che gli stessi beni e gli stessi veri siano intesi per le Pietre preziose nel giardino d'Eden, dove è detto in Ezechiel che fosse stato il Re di Tiro Che i veri e i beni negli ultimi, quali sono nel Senso letterale della Parola, slano stati rappresentati per le cortine, i veli e le colonne del Tabernacolo Che gli stessi veri e gli stessi beni siano parimente stati rappresentati per gli Esterni dei Tempio di Gerusalemme Che la Parala nella sua gloria sia stata rappresentata nel Signore, quando fu trasfigurato Che la potenza della Parola negli ultimi sia stata rappresentata per i Nazirei Dell'ineffabile Potenza della Parala
5 Che la dottrina della Chiesa debba essere attinta dal Senso letteraie della Parola, ed essere confirmata per esso senso
Che la Parala non s'intenda senza la Dottrina Che la Dottrina debba essere attinta dal senso letterale
12
della Parola, ed essere confirmata per questo senso Che il vera genuino, che deve appartenere alla Dottrina, non apparisca nel Senso letterale della Parola, fuorchè a coloro che sono nell'illustrazione dal Signore
6 Che per il Senso della lettera della Parola vi sia congiunzione col Signore e consocizaione cogli Angeli
7 Che in tutti i Cieli vi sia la Parola, e che indi provenga la sapienza angelica
8 Che la Chïesa esista dalla Parola, e che tale essa sia nell'uomo, quale è in lui l'intelletto della Parola
9 Che nelle singole cose della Parola vi sia il connubio deI Signore e della Chiesa, e quindi il connubio deI Bene e del Vera
10 Che dal Senso letterale della Parola si possano pigliare delle eresie, ma che sia pericoloso il confirmarle
Che moite cose della Parola siano apparenze del vero, nelle quali sono nascosti i veri genuini Che per la confirmazione delle apparenze del vero nascano delle illusioni Che il Senso letterale della Parola sia una custodia per i veri genuini, che sono nascosti dentra Che il Senso letterale della Parola sia stato rappresentato per i Cherubini, e sia nella Parola significato per essi
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lIChe il S~gnore nel Mondo abbia compiuto tutte le cose della Parola, e per questo si sia fatto la Parola, cioè il Divino Vero anche negli ultimi
12 Che prima di questa Parola che oggi è nel mondo, vi fosse una Parola che è andata perduta
13 Che per la Parola la luce sia comunicata anche a coloro che sono fuori della Chiesa, e che non hanno la Parola
14 Che se non vi fosse una Parola, nessuno saprebbe che vi è un Dio, un Cielo e un Inferno, una Vita dopo la morte, e nessuno tante mena conoscerebbe il Signore
CAPITOLO QUINTO IL CATECHISMO 0 DECALOGO
SPIEGATO QUANTO AL sua SENSO ESTERNO ED AL sua SENSO INTERNO
1 Che il Decalogo fosse la Santità stessa nella Chiesa Israelita; della santità dell'Arca nella quale era la Legge
2 Che il Decalogo nel Senso della lettera contenga i precetti comuni di dottrina e di vita, e che nel Senso spirituale e nel Senso celeste contenga universalmente tutti i precetti
3 PRIMO PRECETTO: Non vi sarà altro Dio dinanzi alle mie facce
14
1 1
'l .\
4 SEcoNDa PRECETTO: Non prendere il Nome di Jehovah Dio tua in vano, perciocchè Jehovah non terrà per innocente colui che avrà preso il Suo Nome in vano
5 TERZO PRECETTO: Ricordati deI giorno di Sabato per santificarlo: tu lavorerai sei giorni e farai agni opera tua, ma il settimo giorno (è) il Sabato a Jehovah Dio tuo
6 QUARTO PRECETTO: Onora tuo Padre e tua Madre, affinchè i tuoi giorni siano prolungati sopra la terra, che Jehovah Dio tua ti dà
7 QUINTO PRECETTO: Non uccidere
8 SESTO PRECETTO: Non commettere adulterio
9 SETTIMO PRECETTO: Non furare
10 OTTAVO PRECETTO: Non rispondere contro al tua prossimo da falso testimonio
II NONO E DECIMO PRECETTO: Non concupire la casa del tua prossimo, non concupire la moglie deI tua prossimo, nè il suo servo, nè la sua serva, nè il suo bue, nè il suo asino, nè cosa a1cuna che sia del tua prossimo
12 Che i Dieci Precetti del Decalogo contengano tutto quel che spetta all'amore verso Dio, e tutto quel che spetta all'amore verso il prossimo
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CAPITOLO SESTO DELLA FEDE
PREFAZIONE: Che la Fede sia il primo per il tempo, ma che la Carità sia il primo per il fine
1 Che la Fede salvifica sia la Fede nel Signore Dio Salvatore Gesù Cristo
Perchè Egli è Dio visibile, nel quale è Dio invisibile
z Che la Fede, in sostanza, sia che colui che ben vive e crede secondo le regole è salvato dal Signore
Che il Primo punto della fede in Lui sia la riconoscenza che Egli è il FIGLIUüL DI DIO
3 Che l'uomo riceva la Fede per questo, che si rivolge al Signore, impara le verità dalla Parola, e vive secondo esse
Dell'Essere della Fede; dell'Essenza della Fede; dell'Esistenza della Fede; dello Stato della Fede, e della Forma della Fede Della Fede meramente naturale; che sia una persuasione che simula la Fede
4 Che l'abbondanza delle verità legate insieme come in un fascio, esaltino e perfezionino la Fede
Che le verità della Fede siano moltiplicabili all'infinito Che la disposizione delle verità della Fede sia in serie, cosi come in fascicoli
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Che secondo l'abbondanza e la coerenza delle verità si perfezioni la Fede Che le verità della Fede, comunque siano numerose ed appariscono diverse, tuttavia facciano uno dal Signore Che il Signore sia la Parala, il Dio del Cielo e della
l~" Terra, il Dio d'ogni carne il Dio della Vigna 0 della Chiesa, il Dio della Fede e la stessa, Luce, la Verità e la Vita eterna; dimostrato con la Parala
5 Che la Fede senza la Carità non sia la Fede, e che la Carità senza la Fede non sia la Carità, e che l'una e l'altra non vivano se non dal Signore
Che l'uomo possa acquistarsi la Fede Che l'uomo possa acquistarsi la Carità Che l'uomo possa acquistarsi anche la vita della Fede e della Carità Che cio nondimeno nulla della fede, nulla della carità, e nulla della vita di entrambe vengano dall'uomo, ma che tutto venga dal Signore solo Differenza tra la Fede naturale e la Fede spirituale, e che questa sia dentra in quella dal Signore
6 Che il Signore, la Carità e la Fede facciano uno, come la vita, la volontà e l'intelletto nell'uomo; e che se si dividono, ognuno perisca, come una perla ridotta in polvere
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Che il Signore con tutto il suo Divino Amore, e con tutta la sua Divina Sapienza, COS! con tutta la sua Divina Vita influisca presso ogni uomo Che per conseguenza il Signore influisca presso ogni uomo con tutta l'essenza della Fede e della Carita Che quelle cose che influiscono dal Signore, siano ricevute dall'uomo secondo il suo stato e la sua forma Che pero l'uomo che divide il Signore, la Carità e la Fede non sia una forma che riceve, ma sia una forma che distrugge
7 Che il Signore sia la Carità e la Fede nell'uomo, e che l'uomo sia la Carità e la Fede nel Signore
Che vi sia una congiunzione con Dio per la quale l'uomo ha la salute e la vita eterna Che la congiunzione non sia possibile con Dio Padre, ma che sia possibile col Signore, e per Esso con Dio Padre Che la congiunzione col Signore sia reciproca, cioè dire, che il Signore sia nell'uomo, e l'uomo nel Signore Che questa congiunzione reciproca del Signore e dell'uomo si effettui per la Carità e la Fede
8 Che la Carità e la Fede siano insieme nelle buone opere
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Che la Carità sia il ben-volere, e che le buone opere siano il ben-fare dietro il ben-volere Che la Carità e la Fede non siano che cose mentali e caduche, se, quando si puo, non vengono determinate in opere, e se non coesistono in esse opere Che la sola Carità non produca le buone opere, e tanto mena ancora la Fede sola, ma che la Carità e la Fede unite insieme ne producano
9 Che vi sia una Fede vera, una Fede bastarda e una Fede ipocrita
Che la Chiesa Cristiana fin dalla sua culla comincio ad essere infestata e lacerata dagli scismi e dall'eresie Che la Fede vera sia unica, e che essa sia la Fede nel Signore Dio Salvatore Gesù Cristo, e dimori presso coloro che credono che Egli è il Figliuolo di Dio, il Dio deI cielo e della terra, e uno col Padre Che la Fede bastarda sia ogni Fede che si allontana dalla vera Fede, che è unica; e che essa dimori presso coloro che salgono per un'altra parte, e riguardano il Signore non come Dio, ma solamente come uomo Che la Fede ipocrita non sia una fede
10 Che non vi sia alcuna fede presso i malvagi Che i malvagi non abbiano nessuna fede, perchè il male appartiene all'lnferno, e la fede al Cielo Che non abbiano nessuna fede nel Cristianesimo tutti coloro che rigettano il Signore e la Parola, sebbene
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vivano moralmente e razionalmente, ed anche padino, insegnino e scrivano intorno alla Fede
CAPITOLO SETTIMO DELLA CARITÀ, 0 DELL'AMORE VERSO IL PROSSIMO
E DELLE BVONE OPERE
1 Che vi siano tre Amori universali: l'amore dei Cielo, l'amore del mondo, e l'amore di sè
Della Volontà e dell'Intelletto Del Bene e del Vero Dell'Amore in generale Dell'Amore di sè e dell'Amore dei mondo in ispecie Dell'uomo Interno e dell'uomo Esterno Dell'uomo meramente Naturale e Sensuale
2 Che quei tre Amori, quando sono regolarmente subordinati, perfezionino l'uomo; ma quando non sono regolarmente subordinati, 10 pervertano e 10 capovolgano
3 Che ogni uomo in singolare sia il Prossimo che deve essere amato, ma secondo la qualità del suo bene
4 Che l'Vomo nel plurale, cioè una società piccola 0
grande, e l'Vomo nel composto di quelle società, cioè la Patria, sia il Prossimo che deve essere amato
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5 Che la Chiesa sia il Prossimo che deve essere amato in un grado superiore, e che il Regno dei Signore sia il Prossimo che deve essere amato in grado supremo
6 Che amare il Prossimo, considerato in sè, non sia amare la persona, ma bensi sia amare il bene che è nella persona
7 Che la carità e le buone opere siano due cose distinte, come il ben-volere e il ben-fare
8 Che la stessa Carità sia agire giustamente e fedelmente nell'ufficio, neI negozio e nell'opera, in cui ciascuno è, e con coloro coi quali si ha qualche commercio
9 Che i BENEFIzI della Carità consistano nel dare ai poveri e nel soccorrere gl'indigenti, ma con prudenza
10 Che vi siano i DOVERI della Carità, alcuni pubblici, altri domestici ed altri privati
lIChe le RICREAZIONI della Carità siano i pranzi, le cene e le riunioni
12 Che la Prima cosa della Carità sia di rimuovere i mali, e la Seconda di fare i beni che sono utili al prossimo
13 Che l'uomo negli eserciz.l della Carità non ponga il merito nelle opere, quando crede che ogni bene viene dal Signore
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J4 Che la vita morale, quando è in pari tempo spirituale, sia la Carita
J 5 Che un'amicizia d'amore legata con un uomo, qualunque egli sia in quanto allo spirito, sia pregiudizievole dopo la morte
J 6 Che vi sia una Carità bastarda, una Carità ipocrita e una Carità morta
17 Che l'amicizia d'amore fra i malvagi sia fra essi un odio intestino
18 Della congiunzione dell'amore verso Dio e dell'amore verso il prossimo
CAPITOLO OTTAVO DEL LIBERO ARBITRIO
J Precetti e Dommi della Cruesa odierna sul Libero Arbitrio
2. Che i due alberi posti nel giardino d'Eden, l'uno della vita, e l'altro della scienza deI bene e del male, significhino che all'uomo è dato il Libero Arbitrio nelle cose spirituali
3 Che l'uomo non sia la Vita, ma un ricettacolo della vita che procede da Dio
2.2.
4 Che l'uomo, fino a che vive nel Mondo, sia tenuto nel mezzo fra il Cielo e l'Inferno, e là nell'equilibrio spirituale, che è il Libero Arbitrio
5 Che dalla permissione del male, in cui è l'uomo interno d'ognuno, risulti ad evidenza che l'uomo ha il Libero Arbitrio nelle cose spirituali
6 Che senza il Libero Arbitrio nelle cose spirituali la Parola non sarebbe d'alcun USD, e conseguentemente neppure la Chiesa
7 Che senza il Libero Arbitrio nelle cose spirituali non vi sarebbe nulla dell'uomo per cui si potrebbe congiungere reciprocamente al Signore, e quindi non vi sarebbe Imputazione, ma la sola Predestinazione, che è detestabile
Effetti detestabili della Predestinazione divulgati
8 Che senza il Libero Arbitrio nelle cose spirituali Dio sarebbe la causa deI male, e COS! non vi sarebbe alcuna imputazione della carità e della fede
9 Che ogni spirituale della Cruesa, che entra nella libertà ed è ricevuto in virtù della libertà, rimanga, ma non quando è altrimenti
10 Che la volontà e l'intelletto dell'uomo siano in questo Libero Arbitrio; ma che fare il male sia represso
2.3
dalle leggi nell'uno e nell'altro Mondo, 10 spirituale e il naturale, perchè altrimenti la Società perirebbe in entrambi
Il Che se gli uomini non avessero il Libero Arbitrio nelle cose spirituali, essi tutti potrebbero nel mondo intero, in un sol giorno, essere indotti a credere nel Signore; ma che questo non si possa fare, perchè quel che non è ricevuto dall'uomo in virtù del suo Libero Arbitrio, non rimane
Che oggidi non si facciano miracoli, perchè essi tolgono il Libero Arbitrio nelle cose spirituali, e costringono
CAPITOLO NONO DELLA PENITENZA
1 Che la Penitenza sia la prima cosa della Chiesa nell'uomo
2 Che la Contrizione, che oggicll si dice che preceda la Fede e sia seguita dalla consolazione deI Vangelo, non sia la Penitenza
3 Che la sola confessione orale che si è peccatore non sia la penitenza
4 Che l'uomo nasca inclinato ai mali d'ogni genere, e che se non li rimuove in parte per la Penitenza, egli
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rimanga in essi, e colui che rimane in essi non possa essere salvato
Che cosa è l'adempimento della Legge
5 Che la conoscenza del peccato e l'esame d'un peccato appo sè comincino la Penitenza
6 Che la Penitenza attuale sia di esaminarsi, conoscere e riconoscere i suoi peccati, supplicare il Signore e cominciare una nuova vita
7 Che la vera Penitenza sia di esaminare non solo gli atti della sua vita, ma anche le intenzioni della sua volontà
8 Che coloro che non si esaminano, ma che nondimeno si astengono dai mali, perchè sono peccati, facciano anche Penitenza; e che questa Penitenza abbia luogo in quelli che fanno per religione le opere della Carità
9 Che bisogna che la Confessione sia fatta dinanzi al Signore Dio Salvatore, e che allora vi sia supplicazione per il soccorso e la potenza di resistere ai mali
10 Che la Penitenza attuale sia facile appo quelli che l'hanno fatta qualche volta, ma molto refrattaria per coloro che non l'hanno fatta mai
Il Che colui che non ha mai fatto Penitenza, 0 che non si è mai riguardato internamente, nè scrutato, non sappia finalmente quel che è il male che danna, e quel che è il bene che salva
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CAPITOLO DECIMO DELLA RIFORMAZIONB E DELLA RIGENERAZIONE
1 Che se l'uomo non è generato una seconda volta, e come creato di nuovo, non possa entrare nel Regno di Dio
2 Che la nuova Generazione 0 la nuova Creazione sia l'opera del Signore solo per la Carità e la Fede, come i due mezzi, l'uomo cooperante
3 Che tutti essendo stati redenti, tutti possano essere rigenerati, ciascuno secondo il suo stato
4 Che la Rigenerazione si faccia assolutamente nella stessa guisa che l'uomo è conceputo, è portato nell'utero, nasce ed è allevato
5 Che il primo atto della nuova generazione si chiami Riformazione; esso appartiene all'intelletto; e che il secondo atto si chiami Rigenerazione; esso appartiene alla volantà e quindi all'intelletto
6 Che primieramente debba essere riformato l'uomo Interno, e per esso l'uomo Esterno, e che cosi l'uomo sia rigenerato
7 Che quando cio avviene, cominci un combattimento fra l'uomo Interno e l'uomo Esterno, e che allora colui che vince domini sull'altro
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8 Che l'uomo rigenerato abbia una nuova volontà e un nuovo intelletto
9 Che l'uomo rigenerato sia in comunione cogli angeli del Cielo, e il non rigenerato in comunione cogli spiriti dell'Inferno
10 Che per quanto l'uomo è rigenerato, tanto i peccati siano rimossi, e che questa remozione sia la Remissione dei peccati
lIChe la Rigenerazione non sia possibile senza il Libero Arbitrio nelle cose spirituali
12 Che III Rigenerazione non sia possibile senza i veri, per i quali si forma la Fede, e coi quali si congiunge la Carità
Alcune osservazioni sul Sesso mascolino e femminino nel Regno vegetale
CAPITOLO DECIMOPRIMO DELL'IMPUTAZIONE
1 Che la Fede della Chiesa odierna (che si afferma essere la sola che giustifica) e l'Imputazione facciano unD
2 Che l'imputazione appartenente alla Fede odierna sia doppia, l'una del Merito di Cristo, e l'altra della Salute che ne risulta
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3 Che la Fede, che è imputativa del merito e della giustizia di Cristo Redentore, sia uscita primieramente clai decreti deI Sinodo di Nicea sopra le tre Persone Divine ab ac/crno, la quaI Fede, da quell'epoca sino al presente, è stata ricevuta da tutto il Mondo Cristiano
4 Che la Fede imputativa deI merito di Cristo non fosse conosciuta nella Chiesa Apostolica, che precedette il Concilio di Nicea, e che essa non sia intesa in nessuna parte nella Parola
5 Che l'imputazione del merito e della guistizia di Cristo sia impossibile
6 Che vi sia l'Imputazione, ma del bene e del male, e in pari tempo della fide
7 Che la Fede e l'Imputazione della Nuova Chïesa non possano in nessun modo essere insieme con la Fede e l'Imputazione della Chiesa precedente; e che se sono insieme, avvenga una tale collisione e un tal conflitto, che il tutto della Chïesa appo l'uomo perisce
8 Che il Signore imputi ad ogni uomo il bene, e che l'Inferno imputi ad ogni uomo il male
9 Che la Fede faccia la sentenza rispetto a quello con cui essa si congiunge: se la vera Fede si congiunge col bene, la sentenza è per la vita eterna; ma se la Fede si congiunge col male, la sentenza è per la morte eterna
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10 Che il Pensiero non sia imputato a nessuno, ma la Volontà sia imputata
CAPITOLO DECIMOSECONDO DEL BATTESIMO
1 Che senza la conoscenza deI Senso spirituale della Parola nessuno possa, sapere quel che i due Sacramenti, il Battesimo e la Santa Cena, involgono ed effettuano
2 Che per il Lavacro, che si chiama Battesimo, sia inteso il Lavacro spirituale, che è la Purificazione dai mali e dai falsi, e cosi la Rigenerazione
3 Che siccome la Circoncisione deI cuore era rappresentata per la Circoncisione del prepuzio, il Battesimo sia stato instituito in luogo della Circoncisione, affinchè la Chïesa Interna succedesse alla Chïesa Esterna, la quale in tutte e nelle singole cose figurava la Chiesa Interna
4 Che il primo uso del Battesimo sia l'introduzione nella Chiesa Cristiana, e in pari tempo l'inserzione fra i Cristiani nel Mondo spirituale
5 Che il secondo uso del Battesimo sia che il Cristiano conosca e riconosca il Signore Gesù Cristo Redentore e Salvatore, e che 10 segua
6 Che il terzo uso del Battesimo, che è l'uso finale, sia che l'uomo sia rigenerato
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7 Che per il Battesimo di Giovanni sia stata preparata la via, perchè Jehovah il Signore potesse discendere nel Mondo e compiere la Redenzione
CAPITOLO DECIMOTERZO DELLA SANTA CENA
l Che senza una cognizione delle Corrispondenze delle cose naturali colle cose spirituali nessuno possa conoscere i frutti dell'uso della Santa Cena
z Che dietro la conoscenza delle Corrispondenze si sappia quel che è inteso per la Carne e il Sangue del Signore, e che è intesa la medesima cosa per il Pane e il Vino, cioè dire, che per la Carne del Signore e per il Pane è inteso il Divino Bene del suo Amore, e altresî ogni bene della Carità; e che per il Sangue deI Signore e per il Vino è inteso il Divino Vero della sua Sapienza, e altresi ogni vero della Fede; e per la manducazione è intesa l'appropriazione
È dimostrato con la Parola quel che è inteso per la Carne
................ per il Sangue
................ per il Pane
............. , .. per il Vino
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3 Che da queste cose bene intese si possa comprendere che la Santa Cena contiene universalmente e singolarmente tutte le cose della Chiesa e tutte quelle deI Cielo
4 Che nella Santa Cena sia tutto il Signore, e tutta quanta la sua Redenzione
5 Che il Signore sia presente presso coloro che si accostano degnamente alla Santa Cena, ed apra loro il Cielo; e che Egli sia anche presente presso coloro che vi si accostano indegnamente, ma che a questi non apra il Cielo: conseguentemente, che come il Battesimo è l'introduzione nella Chiesa, cosi la Santa Cena sia l'introduzione nel Cielo
6 Che coloro si accostano degnamente alla Santa Cena i quali sono nella fede nel Signore e nella carità verso il prossimo, cosi quelli che sono rigenerati
7 Che coloro che si accostano degnamente alla Santa Cena, siano nel Signore, e il Signore sia in essi; che per conseguenza per la Santa Cena si effettui la congiunzione col Signore
8 Che la Santa Cena sia, per coloro che vi si accostano degnamente, come un segno e un sigillo che essi sono figliuoli di Dio
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CAPITOLO DECIMOQUARTO DELLA CONSUMAZIONE DEL SECOLO DELL'AVVENIMENTO DEL SIGNORE E DEL NUOVO CIELO E DELLA NUOVO CHIESA
1 Che la Consumazione del secolo sia l'ultimo tempo 0
la fine della Chiesa
2 Che oggi sia l'ultimo tempo della Chiesa Cristiana, che è stato predetto e descritto dal Signore negli Evangelisti e nell'Apocalisse
3 Che questo ultimo tempo della Chiesa Cristiana sia la Notte stessa, nella quale finirono le Chiese precedenti
4 Che dopo questa Notte venga la Mattina, e che l'Avvenimento del Signore sia quella Mattina
5 Che l'Avvenimento deI Signore non sia il suo Avvenimento per distruggere il Cielo visibile e la Terra abitabile, e creare un nuovo Cielo e una nuova Terra, come moIti, per non aver compreso il Senso spirituale della Parola, banno creduto fin qui
6 Che questo Avvenimento deI Signore, che è il secondo, abbia luogo affinchè i malvagi siano separati dai buoni, e quelli che credettero e credono nel Signore
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siano salvati, e affinchè di essi sia formato un Nuovo Cido angelico e una Nuova Chiesa nelle Terre; e che senza questo Avvenimento nessuna carne potrebbe essere salvata-Matt. XXIV, 22
7 Che questo secondo Avvenimento deI Signore non sia un Avvenimento in Persona, ma nella Parola, che procede da Esso e che è Esso stesso
8 Che questo secondo Avvenimento del Signore si effettui per mezzo d'un uomo, dinanzi al quale il Signore si è manifestato in Persona, e l'ha empito del suo Spirito per insegnare le Dottrine della Nuova Chiesa mediante la Parola procedente da Lui
9 Che questo sia inteso nell'Apocalisse,-Cap. XXIper il Nuovo Cielo e la Nuovo Terra, e per la Nuova Gerusalemme discendente dal Cielo
10 Che questa Nuova Chiesa sia la corona di tutte le Chiese, che fin qui sono esistite sul globo terrestre
Printed in England by Eyre", Spottiswoode Ltd, Thanet Press, Margate
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