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373 ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME COMUNICAZIONI - ECO DOPPLER GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003 DIAMETRO DELLA VENA CAVA INFERIORE E VOLEMIA DEL PAZIENTE SOTTOPOSTO A TRATTAMENTO EMODIALITICO A. Mancini, R. Falanga, S. Brandi, R. Losappio, D. Russo, P. Magarelli, A. Allegretti, M. Virgilio U.O. di Nefrologia e Dialisi Ospedale di Barletta SCOPO DEL LAVORO. Gli indici clinici per la valutazione dello stato di idratazione a fine dialisi sono quantomeno soggettivi e poco affidabili. E’ dimostrato, inoltre, che il dia- metro della vena cava inferiore (VCI) è espressione della volemia dell’individuo. Al fine di validare una metodica di facile utilizzo, quale è l’ecografia, nella stima del peso secco del paziente emodializzato, è stata ricercata l’esisten- za di una correlazione tra le variazioni di diametro della VCI, prima e dopo il trattamento emodialitico, e la quantità di liquidi (ultrafiltrato) rimossa nel corso della dialisi. MATERIALI E METODI. Sono stati studiati 80 stabili pazienti in trattamento emodialitico da più di un anno. L’età media era pari a 56 ± 11 anni; l’età dialitica media pari a 68 ± 37 mesi. Prima e dopo il trattamento emodialiti- co ciascun paziente si è sottoposto a valutazione del dia- metro della VCI, normalizzato poi per la superficie corpo- rea. L’esame è stato condotto mediante ecografia B-Mode con il paziente in pausa espiratoria. Le quantità di ultrafil- trato sono state correlate con le differenze di diametro della VCI. I test statistici applicati sono stati la correlazione semplice ed il test di Student. RISULTATI. Il valore medio del diametro della VCI prima della dialisi è risultato di 16.4 ± 3.8 mm/m 2 , mentre al ter- mine del trattamento era pari a 11.2 ± 1.9 mm/m 2 . Le differenze di diametro, prima e dopo la dialisi, sono risultate pari a 5.4 ± 2.2 mm/m 2 ; tali differenze si sono dimostrate statisticamente significative (p<0.005). Le variazioni di diametro della VCI correlavano, in maniera significativa (r = 0.6; p< 0.005), con il volume di ultrafiltrato rimosso nel corso della seduta. CONCLUSIONI. Riteniamo il diametro della VCI un valido marcatore della volemia e quindi della idratazione dell’indi- viduo.Tale parametro trova una pratica applicazione nel monitoraggio dello stato di idratazione del soggetto sotto- posto a trattamento emodialitico; quindi nella stima del cosiddetto “peso secco dell’emodializzato”. Parametro, quest’ultimo, spesso fissato in maniera empirica e del tutto soggettiva. UTILITA’ DELL’ECOCOLORDOPPLER DEI VASI ARTERIOSI CAROTIDEI E FEMORALI NELLA VALUTAZIONE DELLA PROGRESSIONE DEL DANNO VASCOLARE NEL PAZIENTE UREMICO IN CORSO DI TERAPIA CON ATORVASTATINA. RISULTATI PRELIMINARI F. Brescia, G. Argento, A. Leoncini, C. Massimetti*, E. Pofi, S. Boni U.O. Diagnostica per Immagini - Scuola Ecografia SIUMB-Viterbo *U.O. Nefrologia-Dialisi, Osp. Belcolle - Viterbo SCOPO DEL LAVORO. Nel soggetto uremico il danno vascolare, ritenuto progressivo, è tra le prime cause di morte. Tuttavia nel soggetto non uremico la somministra- zione di statine sembra indurre regressione delle lesioni aterosclerotiche e la riduzione dei livelli di omocisteina ridurre la percentuale di restenosi dopo angioplastica coronarica. Abbiamo voluto valutare se la somministrazione di atorvastatina e la riduzione dei livelli di omocisteina erano in grado di condizionare l’evoluzione del danno vascolare nel paziente (pz) in dialisi (HD). MATERIALI E METODI. In 33 pz in HD venivano determi- nati colesterolo, HDL, LDL, acido folico, vitamina B 12, omocisteina (vn 5-15 μMol/L), fibrinogeno e proteina C reattiva (PCR; vn 0-5 mg/L).Tutti venivano sottoposti ad ecocolordoppler delle a. carotidi (C) e femorali (F) per la valutazione dello spessore medio-intimale (SMI; mm) in accordo con la metodica di C. Rabbia (Ecocolordoppler ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 XV Congresso Nazionale SIUMB – XVIII Giornate Internazionali di Ultrasonologia Roma – 15/19 Novembre 2003 CONTRIBUTI ACCETTATI COME COMUNICAZIONI Eco Doppler

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME COMUNICAZIONI - ECO DOPPLER

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

DIAMETRO DELLA VENA CAVA INFERIORE E VOLEMIA DELPAZIENTE SOTTOPOSTO A TRATTAMENTO EMODIALITICO

A. Mancini, R. Falanga, S. Brandi, R. Losappio, D. Russo,P. Magarelli, A. Allegretti, M. VirgilioU.O. di Nefrologia e Dialisi Ospedale di Barletta

SCOPO DEL LAVORO. Gli indici clinici per la valutazionedello stato di idratazione a fine dialisi sono quantomenosoggettivi e poco affidabili. E’ dimostrato, inoltre, che il dia-metro della vena cava inferiore (VCI) è espressione dellavolemia dell’individuo. Al fine di validare una metodica difacile utilizzo, quale è l’ecografia, nella stima del pesosecco del paziente emodializzato, è stata ricercata l’esisten-za di una correlazione tra le variazioni di diametro dellaVCI,prima e dopo il trattamento emodialitico, e la quantitàdi liquidi (ultrafiltrato) rimossa nel corso della dialisi.MATERIALI E METODI.Sono stati studiati 80 stabili pazientiin trattamento emodialitico da più di un anno.L’età media era pari a 56 ± 11 anni; l’età dialitica mediapari a 68 ± 37 mesi.Prima e dopo il trattamento emodialiti-co ciascun paziente si è sottoposto a valutazione del dia-metro della VCI, normalizzato poi per la superficie corpo-rea. L’esame è stato condotto mediante ecografia B-Modecon il paziente in pausa espiratoria. Le quantità di ultrafil-trato sono state correlate con le differenze di diametrodella VCI. I test statistici applicati sono stati la correlazionesemplice ed il test di Student.RISULTATI. Il valore medio del diametro della VCI primadella dialisi è risultato di 16.4 ± 3.8 mm/m2, mentre al ter-mine del trattamento era pari a 11.2 ± 1.9 mm/m2.Le differenze di diametro, prima e dopo la dialisi, sonorisultate pari a 5.4 ± 2.2 mm/m2; tali differenze si sonodimostrate statisticamente significative (p<0.005).Le variazioni di diametro della VCI correlavano, in manierasignificativa (r = 0.6; p< 0.005),con il volume di ultrafiltratorimosso nel corso della seduta.

CONCLUSIONI. Riteniamo il diametro della VCI un validomarcatore della volemia e quindi della idratazione dell’indi-viduo. Tale parametro trova una pratica applicazione nelmonitoraggio dello stato di idratazione del soggetto sotto-posto a trattamento emodialitico; quindi nella stima delcosiddetto “peso secco dell’emodializzato”.Parametro,quest’ultimo, spesso fissato in maniera empiricae del tutto soggettiva.

UTILITA’ DELL’ECOCOLORDOPPLER DEI VASI ARTERIOSICAROTIDEI E FEMORALI NELLA VALUTAZIONE DELLAPROGRESSIONE DEL DANNO VASCOLARE NEL PAZIENTEUREMICO IN CORSO DI TERAPIA CON ATORVASTATINA.RISULTATI PRELIMINARI

F. Brescia, G. Argento, A. Leoncini, C. Massimetti*,E. Pofi, S. Boni U.O. Diagnostica per Immagini - Scuola Ecografia SIUMB-Viterbo*U.O. Nefrologia-Dialisi, Osp. Belcolle - Viterbo

SCOPO DEL LAVORO. Nel soggetto uremico il dannovascolare, ritenuto progressivo, è tra le prime cause dimorte.Tuttavia nel soggetto non uremico la somministra-zione di statine sembra indurre regressione delle lesioniaterosclerotiche e la riduzione dei livelli di omocisteinaridurre la percentuale di restenosi dopo angioplasticacoronarica. Abbiamo voluto valutare se la somministrazionedi atorvastatina e la riduzione dei livelli di omocisteinaerano in grado di condizionare l’evoluzione del dannovascolare nel paziente (pz) in dialisi (HD).MATERIALI E METODI. In 33 pz in HD venivano determi-nati colesterolo, HDL, LDL, acido folico, vitamina B 12,omocisteina (vn 5-15 µMol/L), fibrinogeno e proteina Creattiva (PCR; vn 0-5 mg/L). Tutti venivano sottoposti adecocolordoppler delle a. carotidi (C) e femorali (F) per lavalutazione dello spessore medio-intimale (SMI; mm) inaccordo con la metodica di C.Rabbia (Ecocolordoppler

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CONTRIBUTI ACCETTATI COME COMUNICAZIONI

Eco Doppler

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Vascolare, 1995). Gli esami venivano praticati basalmente(T0) e dopo 9 mesi (T1) dall’inizio della terapia con atorva-statina 10 mg/die, acido folico 50 mg/sett e.v., vitamina B6250 mg/sett e.v.e vitamina B12 500 mg/sett e.v.,un ulteriorecontrollo è previsto a 18 mesi. Dopo 9 mesi soltanto 21 pzavevano assunto regolarmente l’atorvastatina, mentre tuttiavevano ricevuto la terapia vitaminica per via e.v. Si venivanocosì a creare 2 gruppi, uno trattato con atorvastatina evitamine (G1;n=21) ed uno con sole vitamine (G2;n=12).RISULTATI

CONCLUSIONI. I nostri risultati preliminari dimostranocome l’ecocolordoppler, indagine non dispendiosa, ripro-ducibile e di facile esecuzione, possa farci monitorare lareale utilità di alcune terapie.I nostri risultati, pur non ancora statisticamente significativi,dimostrano che la somministrazione di atorvastatina è ingrado non solo di arrestare ma in alcuni casi di fare regre-dire la progressione del danno vascolare a differenza dellasola riduzione dei livelli di omocisteina.

TROMBOSI DELL’ARTERIA EPATICA MOLTO TARDIVA DOPOTRAPIANTO DI FEGATO: RUOLO DELL’ECODOPPLER

U. Maggi, G. Paone, E. Melada, L.R. FassatiCentro trapianti Fegato - Ospedale Maggiore Policlinico IRCCS -Milano

SCOPO DEL LAVORO. L’ecodoppler epatico è uno stru-mento indispensabile nel monitoraggio del pazientesottoposto a trapianto di fegato (LT: liver transplantation).La diagnosi di trombosi dell’arteria epatica (HAT: hepaticartery thrombosis) nell’immediato periodo post-trapiantoviene solitamente posta all’ecodoppler: è caratterizzatadalla assenza completa di flusso arterioso.Abbiamo voluto indagare se tale chiaro aspetto ecodopplersia ugualmente presente nelle situazioni molto tardive ditrombosi dell’arteria epatica dopo trapianto di fegato.MATERIALI E METODI. Dal Giugno 1983 a Giugno 2003nella nostra Unità sono stati effettuati 581 trapianti di fegatoin 513 pazienti adulti e pediatrici. Il protocollo diagnosticoper HAT comprese in genere la sequenza ecodoppler-angioTAC-angiografia. Sono stati effettuati 68 ritrapianti(RET),dei quali 16 per trombosi dell’arteria epatica.Una trombosi arteriosa venne riconosciuta anche in altri 6trapianti,non sottoposti a RET per vari motivi.Abbiamo quindi considerato solamente i casi di trombosiepatica molto tardiva, definita come quella occorsa dopo

almeno 18 mesi dal trapianto. Di tali casi molto tardiviabbiamo valutato la percentuale, l’efficacia dell’ecodopplere delle altre metodiche d’indagine effettuate,e l’evoluzione.RISULTATI. 5 trapianti sono stati gravati da una HAT moltotardiva dopo LT.Tali HAT si sono avute nello 0.8% dei trapianti, hanno rap-presentato il 7.3% delle indicazioni ad un RET, ed il 22%dei casi di HAT.Il tempo medio di riconoscimento o/e di trattamento fu di7.9±5.2 anni (range 1.6 - 13 anni).In 4 casi su 5 l’anastomosi arteriosa originaria era stataeffettuata tramite un “condotto”aortico.L’ecodoppler non rilevò mai una completa assenza di flussointraepatico, ma piuttosto aree di aspetto ischemico o alte-razioni dell’albero biliare.Una diagnosi di certezza di HAT si ebbe tramite angiografiao angioTAC insieme alla conferma della presenza di circolicollaterali arteriosi epatici di varia entità.3 pazienti vennero sottoposti a RET;1 è in lista di attesa.CONCLUSIONI. Nei casi di HAT molto tardive dopo LT,l’ecodoppler epatico non risulta affidabile quanto neglistati di HAT precoce.La diagnosi viene posta solo come sospetto sulla base disegni indiretti.In effetti lo sviluppo tardivo di circoli collaterali arteriosiepatici risulta fuorviante per l’indagine ecodoppler.

G 1 T 0 T 1 P G 2 T 0 T 1 P

Colesterolo, mg/dl 174±27 136±23 .000 197±44 185±53

HDL, mg/dl 36±12 42±12 47±14 49±21

LDL, mg/dl 106±41 58±18 .000 127±67 108±54

Omocisteina, µMol/L 60±55 28±32 .05 55±54 23.3±7.9 .05

SMIC, mm 1.49±0.86 1.13±0.59 1.71±0.51 1.76±0.78

SMIF, mm 1.33±0.26 1.12±0.57 1.43±0.57 1.60±0.65

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È UTILE LA VALUTAZIONE DELL’INDICE DI RESISTIVITA’ RENALENELLA DIAGNOSI PRECOCE DELLA NEFRITE INTERSTIZIALE?

F. Fiorentino*, M. Boddi*, L. Poggesi*, G. La Cava**,C. Olianti**, G.F. Gensini**Clinica Medica Generale e Cardiologia, **Dipartimento di Fisiopatologia Clinica, Sezione di Medicina Nucleare - Ospedale di Careggi - Firenze

SCOPO DEL LAVORO. La nefropatia tubulo-interstizialecronica (NTIC) è una patologia misconosciuta perché didifficile diagnosi, ma di notevole importanza in quantocausa del 15-30% dei casi di insufficienza renale cronica.Scopo del nostro studio è valutare se la misurazionedell’indice di resistività renale (IRR) possa identificarei pazienti con tale patologia.MATERIALI E METODI. Sono stati studiati 10 pazientiipertesi con ipertensione arteriosa I-II stadio (età 62 ± 13,M 5; F 5) e 10 normotesi (età 58 ± 19; M 4; F 6), con daticlinici ed ematochimici indicativi per danno interstizialeda deposito di acido urico o di ossalato, o correlabile adinfezioni recidivanti delle vie urinarie.In questi pazienti il danno funzionale tubulo-interstiziale èstato valutato mediante la prova della concentrazione econ la prova dell’acidificazione delle urine.È stata inoltre eseguita una scintigrafia renale sequenzialecon misurazione della portata plasmatica e del filtrato glo-merulare con 99mTc-DTPA e 123I-Hippuran.Il valore di IRR utilizzato è la media di 4 -6 misurazioniottenute nelle arterie segmentali dal terzo superiore,medio ed inferiore di entrambi i reni.È stato considerato patologico un valore di IRR > 0.70.RISULTATI. L’IRR è risultato significativamente aumentatoin 14 su 20 pazienti (valore p < 0.01 vs controlli); 3 deipazienti con valori normali di IRR erano ipertesi.L’aumento del valore di IRR non è risultato significativa-mente diverso nei gruppi dei pazienti ipertesi rispetto aquello dei pazienti normotesi.In tutti i pazienti con IRR aumentato la prova della con-centrazione e della acidificazione hanno confermato undanno funzionale tubulare e la scintigrafia renale conDMSA ha mostrato una patologica distribuzione dell’indi-catore,compatibile con nefrite interstiziale.Al contrario nei pazienti con valore di IRR non diverso daquello dei controlli, sia le prove funzionali che l’esamescintigrafico hanno escluso una patologia interstiziale.CONCLUSIONI. La valutazione dell’IRR appare un validometodo per il riconoscimento precoce del danno intersti-ziale in pazienti con nefropatia tubulo-interstiziale cronica.

Se questi dati preliminari verranno confermati, la valutazionedell’IRR potrebbe essere utilizzata come screening deipazienti con sospetta NTIC, riservando esami più costosied indaginosi, necessari a confermare la diagnosi, a pazientiin cui viene rilevato un patologico aumento dell’IRR.

EMODINAMICA SPLANCNICA NELLA CIRROSI EPATICA IN ETA’GERIATRICA

A. Berzigotti, L. Angeloni, F. Montuschi, S. Dapporto, S. Ramilli, D. Magalotti, M. ZoliU.O. Medicina Interna, Policlinico S.Orsola-Malpighi - Bologna

SCOPO DEL LAVORO. L’eco-Doppler dei vasi splancnici èdi grande utilità nella diagnosi e nel follow-up dei pazienticon cirrosi epatica ma non è mai stato definito il suo ruolonei pazienti cirrotici in età geriatrica, pazienti che sonospesso portatori di comorbilità.MATERIALI E METODI. Sono stati esaminati 55 pazienticonsecutivi (32 M,23 F;33 -86 anni) affetti da cirrosi epatica(23 HCV, 8 HBV, 6 alcool, 4 autoimmune, 14 mista).Seguendo una metodologia standardizzata, due operatoriesperti hanno valutato, al mattino a digiuno, i seguentiparametri mediante apparecchiatura Esaote Technos:velocità e flusso nella vena porta (VP) e nelle arterie epati-ca (AE) e mesenterica superiore (AMS), indici di resistenza(IR) arteriosi nella AE e AMS, IR intraparenchimali splenici(IR-S) e renali (IR-R).Sono stati inoltre registrati il Child-Pugh score e la presenzadi patologie associate, in particolare di tipo cardio-vascolare.I pazienti sono stati suddivisi in due classi di età(</> 65 anni) e i dati sono stati analizzati mediante ttest di Student o X2.RISULTATI. Il Child-Pugh score medio non è risultatodifferente nei due gruppi: 7.6 nei pazienti <65 anni vs. 6.9nei pazienti >65 anni;ns.Ipertensione arteriosa era presentein 3 pazienti <65 anni e in 12 >65 anni (p=0.05).Non sono state rilevate differenze significative tra i duegruppi per quanto riguarda velocità e flusso della VP edelle AE e AMS.IR-AE, IR-AMS e IR-S sono risultati elevati in entrambi igruppi, come già noto, ma in particolare nel gruppo>65 anni (IR-AE: 0.81 vs 0.74, p=0.0001; IR-AMS: 0.88 vs0.83,p=0.01; IR-S:0.71 vs 0.61;P<0.0001).IR-R sono risultati patologicamente elevati solo nel gruppo>65 anni (IR-R dx: 0.74 vs 0.64; p=0.0001; IR-R sn: 0.73 vs0.63,p=0.001).CONCLUSIONI. I risultati ottenuti dimostrano che, a paritàdi severità della epatopatia, i pazienti cirrotici in età

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GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

geriatrica hanno IR più elevati sia a livello splancnico chea livello renale.Tale osservazione potrebbe essere giustificata dalla presenza,in questo sottogruppo di pazienti, di una maggiore preva-lenza di ipertensione arteriosa e quindi verosimilmente diaterosclerosi.Nei pazienti cirrotici in età geriatrica, i parametrieco-Doppler relativi alle arterie splancniche devonoquindi essere interpretati in maniera differente in quantosembrano sovrastimare la severità della epatopatia.

GLI INDICI QUANTITATIVI VASCOLARI INTRARENALI COMEMARKERS PRECOCI DI INCIPIENTE NEFROPATIA NEI PAZIENTIAFFETTI DA DIABETE MELLITO DI TIPO 2

M. Sperandeo, A. Greco, E. Caturelli^, N. Masciale,A. Camagna†Medicina Interna - I.R.C.C.S.- Ospedale Casa Sollievo dellaSofferenza San Giovanni Rotondo (FG) ^ U.O. Gastroenterologia Ospedale Belcolle - Viterbo

Il diabete è una delle cause più comuni di insufficienzarenale terminale.A tutt’oggi la microalbuminuria è il primo indicatore sensi-bile degli effetti avversi della malattia diabetica sul rene.Nel nostro studio abbiamo valutato mediante esameeco color Doppler le variazioni degli indici quantitativiintrarenali, quali l’indice di resistenza (I.R.) e l’indice dipulsatilità (I.P.), in 262 soggetti (61 maschi e 201 femmine),di età compresa tra 48 e 81 anni, affetti da diabete mellitodi tipo 2.I pazienti arruolati sono stati suddivisi in tre gruppi:pazienti in assenza di microalbuminuria e con normalivalori di creatininemia (gruppo I: 145 pazienti), pazienticon microalbuminuria e normali valori di creatininemia(gruppo II: 45 pazienti) e pazienti con microalbuminuria einiziale insufficienza renale (gruppo III: 72 pazienti).Il gruppo di controllo è stato un campione di 100 personenon diabetiche selezionate con criteri di inclusione identicia quelli previsti per la popolazione diabetica.I valori di normalità dell’I.R.e dell’I.P. sono:0.60 ± 0.03 perl’I.R.e 1.07 ± 0.06 per l’I.P.L’indice di resistenza (I.R.) è risultato patologico in tutti e3 i gruppi: gruppo I=0.68±0.04, gruppo II=0.78±0.05,gruppo III=0.91±0.08,mostrando un valore statisticamentesignificativo rispetto al gruppo di controllo (I.R.=0.60±0.03).La differenza del valore dell’I.R. tra il gruppo I e il gruppodi controllo appare di particolare interesse, esprimendouna significatività statistica pari a <0.001.

L’indice di pulsatilità (I.P.) mostra nei 3 gruppi un progres-sivo e significativo incremento (p<0.001) tra gruppo II egruppo I e tra gruppo III e gruppo II.La differenza di questo parametro tra il gruppo I e il gruppodi controllo risulta significativo, anche se in misura minore(p<0.05) rispetto all’I.R.Nel nostro studio quindi l’I.R., ed in minor misura l’I.P., sipropongono come classificatori continui della nefropatiadiabetica.I loro valori aumentano in maniera significativa dal gruppoI al gruppo III.La netta differenza tra i valori dell’I.R. dei soggetti classifi-cati nel gruppo I e quello dei soggetti normali di controllodimostra pure che l’I.R. è in grado di discriminare statisti-camente la popolazione normale da quella diabetica,dimo-strandosi un classificatore precoce di incipiente interessa-mento renale della malattia diabetica.

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T 0 T 1 T 2 T 3 T 4 T 5 T 6 P<.05

PAM 85.1abc

73.8a

71.8b

70.9c

80.0 81.0 81.2 abc

FC 82.6ab

85.0 84.2 78.6 75.4a

75.6b

81.9 ab

IR 0.76abcd

0.75 0.73a

0.72b

0.69c

0.70d

0.76 abcd

Gastroenterologia

VALUTAZIONE MEDIANTE ECO-DOPPLER DEGLI EFFETTIDELLA PARACENTESI SUBTOTALE, CON INFUSIONE E.V. DIALBUMINA, SULLA VASOCOSTRIZIONE INTRARENALE NEIPAZIENTI CON CIRROSI EPATICA ED ASCITE REFRATTARIA

S. Siringo, C. Virgillito, R. D’Amico, P. Di Gregorio1, M. ZammataroDivisione di Medicina Generale 21Divisione di Malattie Infettive 1 Ospedale Garibaldi - Catania

SCOPO DEL LAVORO. La vasocostrizione arteriosa intrare-nale è una condizione comune nei pazienti con cirrosiepatica, particolarmente in quelli con ascite, e può esserevalutata con l’eco-Doppler misurando l’indice di resistenzadelle arterie interlobari renali (IR) (Hepatology 1994;20:362).La paracentesi subtotale con infusione e.v. di albumina èun trattamento efficace per l’ascite refrattaria.Finalità dello studio è stata la valutazione degli effetti dellaparacentesi totale sulla vasocostrizione intrarenale,valutatamediante l’IR intrarenale,nei pazienti con ascite refrattaria.MATERIALI E METODI. Sono stati studiati 10 pazienti conascite refrattaria senza s. epatorenale né peritonitespontanea batterica.Sono stati rilevati l’IR, la pressione arteriosa media (PAM) ela frequenza cardiaca (FC) ai seguenti tempi: prima dellaparacentesi (T0), subito dopo (T1), 3 ore (T2), 24 ore (T3)3 giorni (T4),6 giorni (T5) dopo la paracentesi.Le misurazioni sono state ripetute quando la successivaparacentesi si è resa necessaria: 15.1 (±1.6) giorni dopo laprima (T6). Al T0,T3,T4 e T5 venivano testati la creatininae gli elettroliti sierici.RISULTATI.Per mezzo della paracentesi è stata mobilizzatala massima quantità possibile di liquido ascitico:11.8 (±2.3) litri in 1.59 (±0.43) ore e sono stati contempo-raneamente infusi 97.1 (±16.7) gr di albumina per via e.v.I risultati sono illustrati nella Tabella.

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME COMUNICAZIONI - GASTROENTEROLOGIA

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

Dopo la paracentesi si osservava una significativa riduzio-ne della PAM da T1 a T3, della FC da T4 a T5 e dell’IR intra-renale da T2 a T5. Non si sono osservate alterazioni dellafunzione renale.CONCLUSIONI. La paracentesi subtotale con infusione e.v.di albumina determina una persistente vasodilatazionearteriosa intrarenale la quale ritorna ai valori basali quandol’ascite si riaccumula.Questo indica che il volume dell’asci-te svolge un ruolo fondamentale nel determinare la vaso-costrizione intrarenale. L’IR intrarenale è un parametroutile anche per la valutazione dell’emodinamica renaledopo la paracentesi subtotale.

STEATOSI EPATICA IN BAMBINI OBESI: RELAZIONE TRALIVELLI DI AMINOTRANSFERASI, TRIGLICERIDI, LEPTINA ESEVERITA’ DELLA STEATOSI

M. Chiloiro, S. Chiarappa*, F. Tinelli, M. Minoia, D. Giodice, G. RiezzoIRCCS “S. de Bellis” Castellana G, * Div Pediatria Putignano ASL BA/5

SCOPO DEL LAVORO. La steatosi epatica e la steatoepatitenon alcolica (NASH) sono complicanze dell’obesitàevidenziabili già in età pediatrica. L’obesità si accompagnaad alterazione di parametri metabolici,ormonali (leptina) edelle transaminasi epatiche (ALT,AST). Scopo: verificare lecorrelazioni tra danno epatico dimostrato ecograficamente,parametri antropometrici e metabolici in bambini obesi.MATERIALI E METODI. Abbiamo esaminato 56 bambini(20 M) di età media 9.3±2.1 aa,con un indice di massa cor-porea (IMC) > 85° per età e sesso.Parametri antropometrici valutati: peso, altezza, IMC,circonferenza vita (CV), fianchi (CF), rapporto CV/CF, plicasottocutanea bicipitale (BC), tricipitale (TC), sottoscapola-re (SC), sovrailiaca (SI).Parametri ematici: glicemia, trigliceridi, colesterolo, AST,ALT, insulina, leptina.L’esame ecografico (US) del fegato per la steatosi è statocategorizzato come 0 = assente; 1 = lieve; 2 = moderata;3 = severa.RISULTATI.Nel gruppo esaminato l’IMC è stato di 25.79 ± 3.11(media ± DS), ALT/AST >1 nel 41.6%, steatosi epatica 0nel 30.3%, 1 nel 55.3%, 2 nel 10.7%, 3 nel 3.6%.Lo score US epatico correla positivamente con l’IMC:r=0.33 p=0.01; con la plica SC: r=0.30 p=0.02; con la CV:r=0.36 p=0.006 e con CV/CF:r=0.32 p=0.03.Non vi è significativa correlazione tra livelli di trigliceridi ecolesterolo e score US.

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME COMUNICAZIONI - GASTROENTEROLOGIA

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

E’ presente invece una correlazione fortemente significati-va tra score US e ALT/AST:r=0.43 p=0.007.La leptina correla positivamente con l’IMC: r=0.29 p=0.04,con la plica SC: r=0.29 p=0.05; con la CV: r=0.27 p=0.07,con la CF: r=0.45 p=0.001.Correla inoltre con l’insulinemia: r=0.48 p=0.0008.L’analisi di regressione dimostra che il maggiore fattore dirischio per la steatosi epatica è rappresentato dal ALT/AST(p<0.001) insieme con il livello dei trigliceridi (p=0.08).CONCLUSIONI. Anche in età pediatrica l’obesità si accom-pagna ad una elevata frequenza di steatosi epatica e di unrapporto ALT/AST >1. Nonostante la diagnosi certa diNASH sia fornita solo dalla biopsia, l’esame US del fegato,per la sua non invasività,e i dosaggi di ALT e AST sono indi-cati, in particolare nei bambini, in quanto possono segnala-re un danno epatico già presente pur con livelli di coleste-rolo e trigliceridi nella norma.

ECOGRAFIA INTESTINALE NELLA MALATTIA DI CROHN:CORRELAZIONE TRA SPESSORE PARIETALE E RISCHIOCHIRURGICO AD 1 ANNO

I. de Sio*, A. Cozzolino, A. Rispo, F. Manguso, L. Castellano*, E. Di Girolamo, A. Compagna,T. De Falco, G. Mazzacca, F. CastiglioneGastroenterologia Università “Federico II” di Napoli;*Gastroenterologia Seconda Università degli Studi di Napoli

SCOPO DEL LAVORO. L’ecografia intestinale (EI) è unametodica largamente utilizzata nella diagnosi della malattiadi Crohn (MC) e nella valutazione della sua localizzazioneed estensione. I risultati riportati in Letteratura circa la cor-relazione tra dati ecografici ed attività clinica e/o laborato-ristica di malattia sono estremamente contrastanti.L’aumento dello spessore parietale (SP) è il parametro eco-grafico più frequentemente segnalato nei pazienti affettida MC. Abbiamo inteso valutare l’eventuale correlazionetra SP e rischio chirurgico ad 1 anno in pazienti affetti daMC in follow-up clinico-ecografico.MATERIALI E METODI.Dal 1997 al 2002 abbiamo sottopo-sto 174 pazienti con MC (M/F: 100/74; età media 34.5anni) ad ecografia intestinale. E’ stato registrato l’eventualeintervento chirurgico entro 1 anno. Le caratteristiche deipazienti (CDAI, pattern, fumo, parametri ecografici, anam-nesi chirurgica) sono state sottoposte ad analisi statisticaunivariata e multivariata mediante regressione logisticabinaria.RISULTATI. 52/174 pazienti sono stati sottoposti ad inter-vento chirurgico entro 1 anno. L’indicazione all’interventoera rappresentata da stenosi nella maggior parte dei casi.

I pazienti operati presentavano uno SP mediano di 8 mmmentre i non operati uno SP mediano di 6 mm(p<0.0001). Per determinare un cut-off di SP in grado diselezionare i due gruppi in base all’evento chirurgico èstata costruita una curva ROC. Il cut-off ottimale per sensi-bilità e specificità è risultato essere 7.008 mm.All’analisi statistica multivariata i pazienti con CDAI >150,assenza di pregressa chirurgia,pattern di malattia stenosan-te/penetrante, presenza di complicanze intestinali ed unoSP ecografico > 7 mm presentavano un aumentato rischiochirurgico ad 1 anno. I pazienti con SP > 7 mmpresentavano il rischio chirurgico maggiore (OR 19.521;95% CI 5.362-71.065).CONCLUSIONI. I nostri dati suggeriscono che uno SP eco-grafico > 7 mm è un fattore di rischio significativo perintervento chirurgico entro 1 anno in pazienti affetti damalattia di Crohn. L’uso routinario dell’EI nel follow-up diquesti pazienti potrebbe essere d’aiuto nella definizione diun più corretto timing chirurgico.

UTILITA’ DELL’ECOGRAFIA CON MEZZO DI CONTRASTO DISECONDA GENERAZIONE NELLA CARATTERIZZAZIONE DEINODULI < 3 CM NELLA CIRROSI EPATICA

R. Orefice, M. Pompili, R. Picconi, L. Riccardi, F. Elia, A. Cedrone, G. Pelecca, A. Grieco, G. Gasbarrini,G.L. RapacciniIstituto di Medicina Interna e Geriatria - Policlinico “A. Gemelli”Università Cattolica del Sacro Cuore - Roma

SCOPO DEL LAVORO.Il principale problema nei programmidi screening per la diagnosi precoce dell’epatocarcinoma(HCC) è la diagnosi differenziale tra nodulo displastico(DN) e piccolo HCC.Il DN possiede vascolarizzazione venosa ed arteriosa analo-gamente a quanto rilevabile nel circostante parenchimacirrotico. La transizione da DN a HCC è caratterizzata daun progressivo passaggio ad una vascolarizzazione preva-lentemente o esclusivamente arteriosa.Scopo dello studio è stato quello di valutare un nuovomezzo di contrasto ecografico a basso indice meccanicocostituito da microbolle di esafluoruro di zolfo (SonoVue®,Bracco, Italia), nella caratterizzazione delle piccole lesionifocali < 3 cm emergenti nella cirrosi epatica.MATERIALI E METODI. Sono stati studiati 26 pazienticirrotici con singola lesione focale < 3 cm (diametro medio:2.0 cm, range 0.9 -3.0 cm), rilevata dall’ecografia duranteil programma di sorveglianza (US e dosaggio dell’alfafe-toproteina ogni 6 mesi) per la diagnosi precoce di HCC.

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GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

Tutti i pazienti sono stati sottoposti a TC spirale con m.d.c.(o RMN con m.d.c in 5 pz in cui la TC era controindicataper insufficienza renale o allergia ai mezzi di contrastoiodati). 16 pazienti hanno effettuato uno studio citologicoe/o istologico della lesione mediante biopsia ecoguidatacon ago sottile (FNB). Alla TC o alla RMN con m.d.c. 19lesioni sono state diagnosticate come HCC (diagnosi con-fermata in 11 casi dalla FNB) e 7 lesioni come DN (dia-gnosi confermata in tutti i casi dalla FNB e dal follow-up).Entro un mese dall’esame TC o RMN i pazienti sono statisottoposti ad ecografia con mezzo di contrasto della lesio-ne usando una tecnologia “Contrast Tune Imaging”(Esatune, Esaote, Genova) dopo iniezione endovenosa inbolo di 2.4 - 4.8 ml di SonoVue seguito da 10 ml di soluzionesalina. Lo studio con mezzo di contrasto di ciascuna lesioneinclude tre fasi: arteriosa, portale e parenchimale, che ter-minano, rispettivamente a 40, 90 e 180 secondi dopol’iniezione. Non è stato osservato alcun effetto collaterale.RISULTATI. La presenza di incremento contrastograficoprecoce in fase arteriosa (entro 40 sec dalla inoculazione)seguita da rapida dismissione del mezzo di contrasto infase portale precoce è stata osservata in 18/19 HCC e in0/7 DN.CONCLUSIONI. I dati preliminari ottenuti indicano chel’ecografia con mezzo di contrasto di seconda generazioneè molto promettente nella diagnosi differenziale tra HCC eDN basata sul differente comportamento contrastograficodei noduli in fase arteriosa.

L’ECOGRAFIA CON MEZZO DI CONTRASTO NELLAVALUTAZIONE DELL’EFFICACIA DI TRATTAMENTI ABLATIVINELL’EPATOCARCINOMA (HCC)

L. Riccardi, M. Pompili, R. Picconi, R. Orefice, M. Basso,L. Grillo, C. Di Stasi*, B. Barbaro*, G. Gasbarrini,G.L. Rapaccini Istituto di Medicina Interna e Geriatria e * Istituto di Radiologia -Università Cattolica del Sacro Cuore - Roma

SCOPO DEL LAVORO. Lo scopo di questo studio è statoquello di esaminare il ruolo dell’esafluoruro di zolfo(SonoVue®

, Bracco), un mezzo di contrasto ecografico diseconda generazione a basso indice meccanico, nellavalutazione dell’efficacia di terapie ablative nell’epatocarci-noma (HCC) in pazienti cirrotici.MATERIALI E METODI.Sono stati studiati 49 pazienti cirro-tici (età media 69 anni), dei quali 44 presentavano unnodulo di HCC, 5 ne avevano due, per un totale di54 noduli.

Le lesioni, del diametro compreso tra 10 e 75 mm (valoremedio 31 mm), sono state trattate con alcolizzazionepercutanea (32 noduli), chemioembolizzazione (14 noduli),ipertermia a radiofrequenza (1 nodulo) e trattamenticombinati (7 noduli).Per valutare l’efficacia del trattamento ablativo, tutti ipazienti sono stati sottoposti a tomografia spirale compu-terizzata con mezzo di contrasto (TAC) o a risonanzamagnetica con mezzo di contrasto (RMN); quest’ultima èstata effettuata in 8 pazienti che per allergia al mezzo dicontrasto iodato o per insufficienza renale non potevanoessere sottoposti ad esame TAC.Entro un mese dall’esame TAC o RMN i pazienti sono statisottoposti ad ecografia con mezzo di contrasto della lesionetrattata, usando una tecnologia “Contrast Tune Imaging”(Esatune, Esaote) dopo iniezione endovenosa in bolo di2.4 - 4.8 ml di SonoVue seguito da 10 ml di soluzione salina.Lo studio con mezzo di contrasto di ciascuna lesione includetre fasi: arteriosa, portale e sinusoidale, che terminano,rispettivamente a 40, 90 e 180 secondi dopo l’iniezione.Non è stato osservato alcun effetto collaterale.Ciascuna lesione esaminata è stata considerata completa-mente necrotica (NT) o parzialmente necrotica (NP) sullabase rispettivamente della assenza o della presenza, di“contrast enhancement”durante la fase arteriosa della TAC,RMN ed ecografia con mezzo di contrasto.RISULTATI. Alla TAC e RMN la necrosi completa è statariscontrata in 30 noduli, la necrosi parziale in 24 noduli.L’ecografia con mezzo di contrasto ha fornito gli stessirisultati ad eccezione di 2 casi di necrosi totale valutaticome necrosi parziale e 4 casi di necrosi parziale valutaticome necrosi totale.Pertanto l’ecografia con mezzo di contrasto nella valutazionedell’efficacia di terapie ablative dell’HCC ha dimostratouna sensibilità di 83.3%, una specificità di 93.3%, un valorepredittivo positivo di 90.9%, valore predittivo negativo di87.5% e una accuratezza diagnostica di 88.9%.CONCLUSIONI. L’ecografia con mezzo di contrastoSonoVue sembra essere, quindi, una metodica moltopromettente nella valutazione dell’efficacia di trattamentiablativi di noduli di epatocarcinoma in considerazionedella sua accuratezza e della assenza di effetti collateralirilevanti.

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L’ECOGRAFIA CON CONTRASTO ORALE NELLA VALUTAZIONEDELLA MALATTIA DI CROHN. UN CONFRONTO PROSPETTICOCON IL CLISMA DEL TENUE

S. Greco, F. Parente, G. Maconi, G. Bianchi PorroCattedra di Gastroenterologia - Ospedale Polo Universitario L. Sacco - Milano

SCOPO DEL LAVORO. Nonostante l’ecografia intestinalesia considerata uno strumento diagnostico utile, il clismadel tenue rimane il gold standard per valutare i pazienticon nota o sospetta malattia di Crohn a localizzazionedigiuno-ileale. Una innovativa metodica “idrosonografica”,che si avvale di una soluzione non assorbibile contenentepolyethylene-glycol (PEG), è stata recentemente propostaal fine di distendere le anse e migliorare la visualizzazionedelle pareti intestinali.Ci siamo pertanto posti l’obiettivo di valutare l’accuratezzadi questa nuova tecnica nella localizzazione della sede dimalattia,nella definizione della sua estensione e nell’identi-ficazione di complicanze luminali quali le stenosi intestinali,comparandola con il clisma del tenue.MATERIALI E METODI. Sono stati arruolati consecutiva-mente 72 pazienti con nota malattia di Crohn,già in prece-denza sottoposti a studio radiologico seriato del tenue e avalutazione endoscopica (colonscopia).Ciascun esame ecografico è stato condotto separatamenteprima e dopo la somministrazione per os di circa 500 mldi PEG 3350 da due ecografisti esperti e ignari dei risultatidelle altre indagini eseguite. E’ stata dunque determinatal’accuratezza dell’ecografia tradizionale e della ecografiacon contrasto nel definire la sede, l’estensione e la presenzadi eventuali complicanze della malattia di Crohn.Il grado di correlazione tra i due ecografisti è stato stimatomediante statistica kappa.RISULTATI. Dopo l’ingestione di PEG seguiva a distanza diun tempo medio di 31±11 minuti (tempo medio necessarioper raggiungere l’ultima ansa ileale) una soddisfacentedistensione delle anse intestinali.Le sensibilità dell’ecografia convenzionale e di quella concontrasto sono rispettivamente del 92.9% e 96.4%nell’identificare la sede delle lesioni, del 77% e 86% nelladiagnosi delle stenosi intestinali (p<0.001).Il coefficiente di correlazione tra l’estensione della malattiadeterminata ecograficamente e radiograficamente èr1=0.78 (p<0.001) prima e di r2=0.93 (p<0.001) dopo lasomministrazione di PEG. Anche tra i due osservatorinonostante l’intesa nel definire sede ed estensione dimalattia di Crohn sia già soddisfacente prima, risultaaumentata dopo l’ecografia con contrasto orale.

CONCLUSIONI.L’ecografia con contrasto orale è comparabileal clisma del tenue nel definire la localizzazione e l’esten-sione anatomica della malattia di Crohn e superioreall’ecografia convenzionale nell’identificazione delle steno-si intestinali.Riduce inoltre la variabilità di osservazione trai due ecografisti. Può dunque essere considerata una meto-dica d’immagine molto utile nel work-up diagnostico e nelfollow-up dei pazienti con malattia di Crohn ileale.

RIPRODUCIBILITÀ DELL’ECOGRAFIA INTESTINALE (I.US)NELLA MALATTIA DI CROHN (CD): RISULTATI PRELIMINARIDI UNO STUDIO PROSPETTICO

E. Ercole, C. Laudi, C. Rigazio, M. Daperno, R. Sostegni,L. Crocellà, A. PeraUOA Gastroenterologia - Ospedale Mauriziano Umberto I - Torino

SCOPO DEL LAVORO. L’ecografia intestinale è uno stru-mento economico e non invasivo efficace nella valutazionedel CD e delle sue complicanze.Nella pratica clinica viene utilizzata sia per la diagnosi cheper la gestione clinica dei pazienti affetti da CD, anche senon esiste al momento attuale nessuna dimostrazione dellariproducibilità dei principali reperti.Obiettivo di questo studio è valutare la riproducibilità dialcuni dei principali segni morfologici più frequentementeutilizzati in I.US.MATERIALI E METODI. Sono stati esaminati pazienti affettida CD afferenti consecutivamente all’ambulatorio di I.USdell’U.O.A. di Gastroenterologia dell’Ospedale Maurizianodi Torino nello stesso giorno da 3 diversi operatori espertiin ecografia intestinale. Da ciascun operatore sono stateregistrate in cieco 15 diverse variabili ecografiche precodi-ficate su scheda cartacea.L’esame è stato condotto con strumento Astro di Esaote,con sonde convex 3.5 MHz e lineare 7.5 MHz.RISULTATI. Nella parte iniziale dello studio sono statiesaminati 17 pazienti (età media 40.5 anni, 47% femmine)con diagnosi accertata di CD.Tutti sono stati esaminati dai3 ecografisti,per un totale di 51 esami.La concordanza tra i diversi osservatori è risultata da suffi-ciente a molto buona per alcune delle variabili esaminate(giudizio complessivo, spessore di parete, localizzazione dimalattia, ecopattern di parete suddiviso in 5 tipi - normalepluristratificazione, perdita della pluristratificazione,pluristratificato prevalente ipoecogeno, prevalente ipere-cogeno,misto,presenza o assenza di stenosi/ascessi/fistole/linfonodi reattivi), mentre altre variabili sono risultatemeno riproducibili.

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GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

CONCLUSIONI. I risultati preliminari di questo studioprospettico dimostrano che i principali parametri ecograficiutilizzati nella valutazione del CD (spessore, ecopattern,localizzazione) e delle sue complicanze sono riproducibili.Tali risultati devono essere confermati nella casistica piùampia dello studio in corso.

ECOGRAFIA CON MEZZO DI CONTRASTO DI SECONDAGENERAZIONE (CEUS) DELL’HCC SU CIRROSI EPATICA.STUDIO PROSPETTICO DI COMPARAZIONE TRA CEUS E TCSPIRALE CON MDC

A. Giorgio1, G. Ferraioli 2, L. Tarantino1, G. de Stefano1, V. Scala1, F. Scarano3, C. Coppola4, L. Del Viscovo5

1Azienda Ospedaliera “D. Cotugno” - Napoli2Ospedale di Salerno3Ospedale di Casoria4Ospedale di Castellamare5Policlinico di Napoli

SCOPO.Valutare prospetticamente l’efficacia dell’ecografiacon mezzo di contrasto (CEUS) di seconda generazione(SonoVue Bracco) nella caratterizzazione del carcinomaepatocellulare su cirrosi epatica.MATERIALI E METODI. Tra Ottobre 2002 e Marzo 2003sono stati studiati 74 pazienti consecutivi con cirrosi epatica(60 uomini e 14 donne; età 47-80 anni media 67), con unnodulo singolo di HCC già diagnosticato mediante biopsia.28 (38%) con diametro ≤ 2 cm (range 9-20 mm, media16.6 mm) e 46 (62%) con diametro > di 2 cm (range21 - 65 mm, media 35.2).Tutti i pazienti hanno praticatoecografia con mezzo di contrasto a basso indice meccanico,dopo somministrazione endovena di 2.4 ml di SonoVue e,nell’arco di una settimana, una TC spirale con mezzo dicontrasto. In tutti i pazienti è stato analizzato il patternrelativo all’impregnazione del nodulo col mezzo di contra-sto in relazione al parenchima circostante.RISULTATI. Tumori ≤ 20 mm. Alla CEUS 15/28 (53.6%)

hanno mostrato un pattern ipervascolare e 10/28 HCC(35.7%) sono risultati avascolari. 3 noduli (10.7%) nonsono stati riconosciuti come lesioni focali.Alla TC con mdc12/28 noduli sono risultati ipervascolari e 13/28 (46.4%)sono risultati ipovascolari. 3 su 28 HCC (10.7%) non sonostati riconosciuti.Tumori > 2 cm. Alla CEUS 42/46 noduli (91.3%) hannomostrato un pattern ipervascolare e 4/46 (8.7%) sonorisultati avascolari. Alla TC con mdc 35/46 (76.1%) sonorisultati ipervascolari e 8/46 ipovascolari. 3 noduli (6.5%)non sono stati riconosciuti.Non è stata rilevata alcuna differenza statisticamentesignificativa tra CEUS e TC con mdc per nessuno dei gruppisopra menzionati.CONCLUSIONI. In questo studio non sono state riscontratedifferenze statisticamente significative tra CEUS e TC spiralecon mdc nella visualizzazione dell’HCC come patternipervascolare. La CEUS pertanto potrebbe essere propostacome esame complementare all’ecografia di base per lacaratterizzazione dell’HCC, evitando il ricorso alla biopsianei noduli di diametro ≤ 2 cm.

P R E VA L E N Z A E S I G N I F I C AT O C L I N I C O D E L L EL I N F O A D E N O M E G A L I E I N T R A D D O M I N A L I N E I PA Z I E N T I A F F E T T I D A M O R B O D I C R O H N

G. Maconi, M. Molteni, E. Colombo, S. Greco, F. Parente,S. Ardizzone, A. Anderloni, G. Bianchi PorroDivisione di Gastroenterologia - Polo Universitario - Ospedale L. Sacco - Milano

SCOPO DEL LAVORO. La presenza di linfonodi intraddomi-nali è un reperto ecografico di non infrequente riscontronei pazienti affetti da morbo di Crohn.Tuttavia, la prevalenza di tale condizione e il suo significatoclinico non sono ben noti.Lo studio ha determinato in una serie consecutiva dipazienti affetti da morbo di Crohn la prevalenza delriscontro ecografico di linfoadenomegalie intraddominali.E’ stato inoltre valutato il significato clinico di taleriscontro, determinandone l’associazione con le caratteri-stiche demografiche ed i parametri clinici e biochimici deipazienti.MATERIALI E METODI. E’ stata valutata una serie consecu-tiva di 240 pazienti affetti da morbo di Crohn.In tutti i pazienti è stata effettuata un’ecografia intestinaleche oltre a valutare la presenza di linfoadenomegalieintraddominali ha determinato la sede della malattia, lospessore massimo e l’ecopattern delle pareti intestinali el’estensione della malattia, nonché la presenza di stenosi,

Variabile Osserv. 1-2 Osserv. 1-3 Osserv. 2-3 Media

Esame patologico ? 1.000 1.000 1.000 1.000

Max spessore parete 0.571 0.636 0.261 0.489

Localizzazione 0.890 0.605 0.527 0.674

Pattern (tipo 1-5) 0.755 0.751 0.834 0.780

Stenosi 0.744 0.485 0.489 0.573

Ascessi 1.000 1.000 1.000 1.000

Fistole 0.646 0.452 0.553 0.550

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GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

fistole ed ascessi.La presenza di tali complicanze è stata ulteriormentestudiata con indagini radiologiche.Per ciascun paziente,è stata raccolta una serie di parametridemografici, clinici e bioumorali (sesso, età, attività clinicadeterminata mediante Crohn Disease Activity Index sec.Best, proteina C reattiva,VES, durata della malattia, pregressiinterventi chirurgici,numero di recidive).La relazione tra i parametri clinici e biochimici e la presen-za di linfoadenomegalie intraddominali è stata definitamediante test del chi-quadro, t-test di Student e test diMann Withney.RISULTATI. La presenza di linfoadenomegalie intraddomi-nali (linfonodi con diametro massimo > 7 mm) è stata rile-vata nel 25.4% dei pazienti con morbo di Crohn esaminati.Il riscontro di linfonodi addominali era significativamentepiù frequente nei pazienti più giovani (50% nei pazienti dietà < 30 anni, 18% nei soggetti di età compresa tra 30 e 50anni e 7% nei soggetti di età > 50 anni;p< 0.0001) e signifi-cativamente correlato ad una più breve durata della malat-tia (mediana:29 mesi vs 84 mesi;p< 0.0001).La presenza di linfonodi era inoltre più frequente neipazienti con malattia complicata da ascessi (14.7% vs2.2%; p< 0.0001) e da fistole addominali (29.5% vs 7.8%;p< 0.0001).Non è emersa invece alcuna relazione significativa tra lapresenza di linfonodi intraddominali e l’attività clinica ebiochimica della malattia intestinale.Allo stesso modo, le linfoadenomegalie non erano associatealla presenza di stenosi o a pregressi interventi chirurgici oal numero di pregresse recidive cliniche.CONCLUSIONI. Il riscontro ecografico di linfonodi intrad-dominali nel morbo di Crohn è più frequente nei pazientidi giovane età e con breve durata della malattia.Le linfoadenomegalie inoltre si associano più frequente-mente a complicanze di tipo settico come fistole od ascessi,ma non all’attività clinica e biochimica della malattia.Quanto da noi osservato, suggerisce che la presenza dilinfoadenomegalie intraddominali nella malattia di Crohnpotrebbe indicare una fase precoce della malattia correlataad una particolare attività immunitaria del paziente,oppure uno specifico tipo (malattia penetrante o fistoliz-zante) di malattia intestinale.

STUDIO PROSPETTICO DELLA DISSEMINAZIONE METASTATICAIN PAZIENTI SOTTOPOSTI A BIOPSIA PERCUTANEA O TERAPIELOCOREGIONALI PERCUTANEE ECOGUIDATE DI LESIONINEOPLASTICHE DI ORGANI ADDOMINALI

L. Riccardi, M. Guzzo Pirozzo, M. Pompili, A. Cedrone, F. Pizzolante, A. Cassano*, M. Basso*, G. Gasbarrini,G.L. RapacciniIstituto di Medicina Interna e Geriatria e * Sezione di Oncologia -Università Cattolica del Sacro Cuore - Roma

SCOPO DEL LAVORO. La disseminazione di cellule neopla-stiche è una complicanza possibile di manovre di ecografiainterventistica sia diagnostiche che terapeutiche; la fre-quenza di “seeding” riportata in Letteratura per la biopsiaepatica con ago sottile è tra 0.003 e 2%,dopo alcolizzazioneepatica (PEI) di epatocarcinoma (HCC) tra 0.66-6.2%,dopoipertermia interstiziale a radiofrequenza (RF) dello 0.6%.Le segnalazioni riportate in Letteratura si riferiscono a casiisolati o a studi di tipo retrospettivo.Scopo di questo studio è stato quello di valutare prospetti-camente l’incidenza della disseminazione neoplastica inpazienti sottoposti a manovre di ecografia interventistica el’impatto che tale complicanza può aver avuto sullasopravvivenza dei pazienti.MATERIALI E METODI.Sono stati inclusi nello studio tutti ipazienti con lesioni neoplastiche di organi addominali sot-toposti a biopsia ecoguidata o a terapie locoregionali per-cutanee presso il nostro centro. Un piccolo segno tatuatosulla cute al termine della procedura, ha permesso di indi-viduare nei controlli successivi il punto di ingresso dell’agoattraverso la cute per il prelievo o la procedura terapeutica.I pazienti sono stati sottoposti a controlli ecografici concadenza trimestrale per valutare l’eventuale presenza didisseminazione neoplastica sottocutanea.Dal Gennaio 2000 al Maggio 2003 sono stati sottoposti atecniche di ecografia interventistica 239 pazienti, 159 deiquali cirrotici con HCC, per un totale di 261 procedure:per le lesioni focali epatiche, 61 biopsie con ago sottile, 35prelievi microistologici; per lesioni neoplastiche di altriorgani addominali, 22 biopsie con ago sottile e 4 prelievimicroistologici; 139 trattamenti locoregionali per noduliepatici. La biopsia ecoguidata è stata effettuata in 109pazienti per stabilire la diagnosi di natura di lesioni neopla-stiche: 83 sono stati sottoposti a biopsia con ago sottile, 21pazienti nel sospetto di HCC (in 6 casi si è reso necessarioanche un prelievo microistologico),40 con metastasi epatiche(in 3 casi anche esame microistologico), 22 con lesionineoplastiche di altri organi addominali (in 4 pazienti ancheprelievo microistologico).

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GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

In 26 su 109 pazienti è stato effettuato solo prelievo istologicodi lesioni epatiche, in 8 dei quali per sospetto HCC.130 pazienti sono stati sottoposti a terapie locoregionali:114 con PEI; 7 con RF; 9 hanno ricevuto un trattamentocombinato, RF prima e PEI successivamente per recidivalocale (PEI sulla medesima lesione) o a distanza (evidenzadi nuove focalità).RISULTATI. Nell’intervallo di tempo considerato sono statiosservati 3 casi di disseminazione neoplastica su 239pazienti (1.2%). Il primo in un paziente con adenocarcinomadel pancreas dopo tre mesi dalla biopsia ecoguidata conago sottile per esame microistologico della neoformazione.Gli altri due casi si sono verificati in due pazienti con HCCentrambi sottoposti ad esame microistologico e PEI dellelesioni. Nel nostro studio l’incidenza del “seeding” dopoprocedure bioptiche è stato di 1.6%, mentre in pazientisottoposti ad esame bioptico e PEI è stato dello 0.8%.CONCLUSIONI. L’incidenza di “seeding”, periodicamente eaccuratamente controllato, nel nostro studio prospettico elongitudinale non si è dimostrata superiore a quella riferitain Letteratura negli studi retrospettivi. In 2 casi su 3 la com-plicanza è comparsa sincrona con localizzazioni in altriorgani: tale osservazione fa ipotizzare una non influenzasulla sopravvivenza dei pazienti. Una più ampia casisticaconfermerà o meno tale affermazione.

ANGIOECOGRAFIA PERFUSIONALE CON MDC DI 2 a

GENERAZIONE NELLA CARATTERIZZAZIONE DELLE LESIONIEPATICHE: STUDIO PROSPETTICO DI CONFRONTO VS TCSPIRALE E/O FNB ECOGUIDATA

I. de Sio , B. Palmentieri, A. Federico, C. Del Vecchio Blanco, L. CastellanoDipartimento di Medicina Interna e Gastroenterologia II Ateneo -Napoli

SCOPO DEL LAVORO. L’ecografia con imaging armonico abasso indice meccanico + mdc di 2a generazione (esaflo-ruro di zolfo) ha migliorato la caratterizzazione delle lesionifocali epatiche (LOS), attraverso lo studio della perfusionevascolare. Scopo dello studio: valutare il pattern vascolaredelle LOS studiate con “Contrast Tune Imaging” (CnTI,Esatune-Esaote) + mdc (SonoVue-Bracco) rispetto al goldstandard (TC spirale e/o biopsia ecoguidata).MATERIALI E METODI. Da Gennaio a Giugno 2003, 32pazienti (20 F/12 M; età 18 -78 aa- mediana 57 aa) con LOS(diametro medio 3.5 cm - range 1.8 -12 cm);9 HCC su cirrosi,4 FNH, 5 noduli rigenerativi (NR), 3 angiomi, 2 colangioK,6 metastasi (METS) (colon retto: 4; mammella: 1; neuroen-docrino 1); 1 cistoadenoma biliare (CAB), 1 nodulo necro-

tico solitario (NNS), 1 ascesso epatico (ABS) sono stati stu-diati con CnTI, sonda convex da 3.5 MHz e SonoVue(Bracco). Il mdc è stato somministrato per via e.v. (2.4 mlin bolo,e 5-10 cc di fisiologica) ed è stata valutata la vasco-larizzazione arteriosa,portale e tardiva.Il pattern vascolare è stato valutato in accordo con Kim etAl (Radiol 2000) e confrontato con il gold standard(TC spirale e 15 casi FNB ecoguidata o chirurgia/1).RISULTATI. La metodica è stata non diagnostica nel 3%.In 8/9 HCC: rapido enhancement arterioso con variabilecomportamento in fase portale; 3/4 FNH: rapido edomogeneo enhancement arterioso; NR: non differentevascolarizzazione rispetto al fegato;angiomi:pattern globulareperiferico con enhancement centripeto nelle fasi tardive;METS colon retto/mammella: assenza di enhancement;METSneuroendocrino:quadro simil HCC.ColangioK, NNS, ABS: erronea diagnosi di METS; CAB:intensa vascolarizzazione dei setti in fase arteriosa conerrata diagnosi di lesione maligna.Nel confronto con i gold standard:accuratezza nel 71%;nel25% ipotesi diagnostica non corretta.CONCLUSIONI. L’angioecografia perfusionale con mdc èmetodica dotata di buona accuratezza diagnostica nellacaratterizzazione di alcune LOS; tuttavia l’esistenza di patternvascolari non sempre univoci (METS ipervascolari;small-HCC, LOS benigne con pattern simil metastatico e/oipervascolari) impone la necessità di studi multicentrici.

PREDIZIONE NON-INVASIVA DEL GRADO DI FIBROSIMEDIANTE UN MODELLO PREDITTIVO CLINICO-DOPPLER-SONOGRAFICO NEI PAZIENTI CON EPATITE CRONICA DA HCV

D. Sacerdoti, A. Favaro, L. Chemello, L. Cavalletto,M. Bolognesi, G.C. Bombonato, E. Bernardinello, A. GattaClinica Medica 5 - Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale -Università ed Azienda Ospedaliera - Padova

SCOPO DEL LAVORO. Nonostante siano stati propostidiversi metodi per rilevare l’evoluzione del danno epaticonei pazienti con infezione cronica da virus C, l’accuratezzanecessaria per stadiare la fibrosi epatica e prendere le deci-sioni clinico-terapeutiche è tuttora ottenuta mediante labiopsia epatica.In questo studio abbiamo elaborato un modello diagnosti-co non-invasivo per valutare la progressione della fibrosiassociando variabili biochimiche e Doppler-sonografiche.MATERIALI E METODI.Abbiamo incluso nello studio 124pazienti (74 maschi e 50 femmine; età: 45.8±11.3 anni;durata di malattia: 16.9±7.6 anni) con epatite cronica davirus C.

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME COMUNICAZIONI - GASTROENTEROLOGIA

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

Sono stati esclusi i pazienti con evidenza clinica di cirrosi,co-infezioni,abuso di alcool o droga.Sono stati determinati:AST,ALT, GGT, bilirubina, colesterolo,a-fetoproteina, albumina, gamma-globuline, piastrine, PT,diametro bipolare della milza, profilo dei margini epatici,diametro della v. porta, velocità di flusso portale (PV-V),indice di congestione portale (PV-CI), indici di pulsatilitàarteriosa del fegato (LIV-PI), della milza (SPL-PI) e del rene(K-PI).Sono stati quindi elaborati due scores, comprendenti ilprimo i parametri eco-Doppler (score eco-Doppler) ed ilsecondo sia i parametri bioumorali che quelli eco-Doppler(score combinato).Successivamente è stata eseguita la biopsia epatica valutandolo stage di fibrosi mediante lo score di Ishak.RISULTATI. I pazienti sono stati divisi in due gruppi in baseai dati istologici: gruppo 1 con score ≤ 3 (98 pazienti),gruppo 2:con score >3 (30 pazienti).L’analisi univariata ha identificato l’età (p= 0.02), la durata

di malattia (p= 0.03), l’a-fetoproteina (p< 0.005), il PT(p< 0.05), SPL-PI (p< 0.05), K-PI (p< 0.05), lo score eco-Doppler (p< 0.005) e lo score combinato (p< 0.001) comevariabili predittive di evoluzione della fibrosi (gruppo 2).L’analisi multivariata ha identificato il PT (p< 0.001),l’a-fetoproteina (p< 0.001), la durata di malattia (p=0.02),lo score eco-Doppler (p=0.04) e lo score combinato(p< 0.001) come variabili indipendenti predittive di evolu-zione della malattia (gruppo 2).Applicando lo score combinato come modello diagnosticoabbiamo ottenuto una sensibilità dell’86%, una specificitàdel 93%, un valore predittivo positivo del 97% ed un’accu-ratezza diagnostica del 92% nel predire la gravità dellafibrosi (score >3).CONCLUSIONI. Nei pazienti con epatite cronica da virusC la gravità della fibrosi epatica può essere diagnosticata inmaniera adeguata associando parametri clinici e Doppler-sonografici e quindi evitando in molti casi la biopsia.

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME COMUNICAZIONI - INTERVENTISTICA

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

3-130 mesi). 5 pazienti sono deceduti durante il follow-upe la sopravvivenza attuariale è del 94% ad 1 anno, 85%a 3 e 5 anni. 3 pazienti (9.4%) sono deceduti per recidivapost-trapianto di HCC; la diagnosi di recidiva tumorale èstata rispettivamente posta,nei 3 casi, a 2 mesi (carcinoma-tosi peritoneale), a 8 mesi (metastasi ossee), e a 9 mesi daltrapianto (metastasi ossee e linfonodale addominale).Tutti e 3 i pazienti erano stati sottoposti a PEI prima deltrapianto.CONCLUSIONI. I trattamenti ablativi percutanei dell’epato-carcinoma non sembrano costituire un fattore di rischio direcidiva di HCC nei pazienti sottoposti a trapianto di fegato;infatti,non è stato osservato nessun caso di recidiva a livellodella parete addominale.Va inoltre osservato che nessun caso di recidiva è statoosservato nei pazienti trattati con RF.

RADIOFREQUENZA DEI TUMORI RENALI: UTILIZZO DELSONOVUE NELLA VALUTAZIONE DI EFFICACIA TERAPEUTICA

M.F. Meloni, F. Calliada*, M.G. Biccone, M. Casati, L. Innocenti°, T. LivraghiU.O. di Radiologia - Ospedale di Vimercate (MI)*Istituto di Radiologia - Università di Pavia - IRCCS S. Matteo - Pavia° Reparto di Urologia - Ospedale di Vimercate (MI)

SCOPO. Confrontare l’utilizzo dell’ecografia con “ContrastEnhanced US”(CEUS) e TC multislice con mezzo di contrasto,nella valutazione di efficacia terapeutica dopoRadiofrequenza (RF), nel trattamento dei tumori renali.MATERIALI E METODI. Sono stati trattati con RF con agoraffreddato, 10 pazienti con 10 lesioni renali eteroplasichedi dimensioni comprese fra 2.9 e 6 cm (media 3.9).8/10 pazienti erano stati giudicati inoperabili per concomi-tanza di altre malattie neoplastiche o compromissionedelle condizioni generali, mentre 2/10 rifiutavano l’intervento.3/10 avevano localizzazione centrale e 7/10 localizzazioneperiferica e/o esofitica.2 presentavano lievi alterazioni della creatininemia.I pazienti sono stati trattati in regime di ricovero, in ane-stesia generale,per un totale di 12 sessioni.La degenza media è stata di 2 gg.La risposta terapeutica è stata valutata il giorno dopo iltrattamento ed ogni 4 mesi con TC spirale (Light SpeedPlus; GE Medical Sistems; Milwakee, WI) ed apparecchiecografici con software per l’utilizzo di mezzi di contrastoa basso indice meccanico (Aplio, Toshiba; Acuson,Sequoia).E’ stato utilizzato come CEUS il SonoVue, (Bracco, Italia)somministrato in bolo alla dose di 2.4 cc.

Interventistica

ANALISI DEI TRATTAMENTI ABLATIVI PERCUTANEIDELL’EPATOCARCINOMA (HCC) COME FATTORE DI RISCHIODI RECIDIVA NEOPLASTICA NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI ATRAPIANTO DI FEGATO (LT)

M. Pompili, V.G. Mirante, G. Rondinara*, D. Forti*,G. Rossi§, L.R. Fassati§, S. Agnes#, M. Castagneto#, L. Paolelli, G. Gasbarrini, G.L. RapacciniIstituto di Medicina Interna e Geriatria - Università Cattolica delSacro Cuore - Roma; *Dipartimento di Chirurgia Generale -Ospedale Niguarda - Milano; §Centro Trapianti di Fegato -Ospedale Maggiore - Milano; #Dipartimento di Trapianti d’Organo -Università Cattolica del Sacro Cuore - Roma

SCOPO DEL LAVORO. L’alcolizzazione percutanea (PEI), latermoablazione a radiofrequenza (RF) e la laser termoabla-zione (LTA) sono tecniche ablative percutanee usate neltrattamento degli HCC non resecabili. La disseminazionepercutanea di cellule neoplastiche è una rara complicanzadi queste tecniche. Lo scopo di questo lavoro è stato quel-lo di verificare se tali procedure ablative rappresentino unfattore di rischio di recidiva di HCC nei pazienti sottopostia trapianto di fegato.MATERIALI E METODI. Tra il 1990-2002, in tre CentriItaliani, sono stati sottoposti a LT 32 pazienti (età media 53anni) con cirrosi epatica complicata da HCC, precedente-mente sottoposti a trattamenti ablativi percutanei.Di questi 32 pazienti, 13 erano affetti da HCC monofocale,19 da HCC multifocale. Tra questi ultimi, 5 avevano unamalattia monolobare,14 una malattia bilobare.Dei 13 con HCC monofocale, 7 sono stati trattati con RF, 4con PEI, 2 con RF e PEI.Tra i 19 pazienti con HCC multifo-cale, 9 sono stati trattati con RF, 9 con PEI, 1 con LTA.In totale, 38 noduli di HCC sono stati trattati in 32 pazientie l’intervallo medio tra termine del trattamento ablativo edesecuzione del trapianto è risultato pari a 12 mesi(range 1-43 mesi).Inoltre, 31 noduli sincroni non trattati di HCC sono statiriscontrati all’esame istopatologico del fegato nativo.RISULTATI. Dei 19 noduli di HCC trattati con RF, 6 presen-tavano necrosi totale, 12 necrosi parziale, 1 assenza dinecrosi. Dei 15 noduli di HCC trattati con PEI, 4 presenta-vano necrosi totale,5 necrosi parziale,6 assenza di necrosi.I due noduli trattati con RF e PEI presentavano necrositotale in un caso e necrosi parziale nell’altro caso, mentre idue noduli trattati con LTA presentavano necrosi parziale.Il periodo medio di follow-up è stato di 35 mesi (range

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME COMUNICAZIONI - INTERVENTISTICA

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RISULTATI.4/10 lesioni hanno presentato una risposta par-ziale al trattamento sia alla TC che dopo iniezione diSonoVue. 2/4 pazienti sono stati sottoposti a ritrattamentomentre 2/4 non sono stati ritrattati per avanzamento dellamalattia neoplastica. La risposta completa alla terapia èstata ottenuta in 7/10 pazienti in lesioni prevalentemente alocalizzazione periferica, mentre la risposta parziale (3/10)corrispondeva alle lesioni con localizzazione centrale.Le complicanze minori sono state: 1 caso di macroematurianei due giorni successivi all’intervento che non ha richiestoterapia iatrogena,ed 1 modica idronefrosi.Assenza di complicanze maggiori.CONCLUSIONI. L’ecografia con l’utilizzo del CEUS nelfollow-up dei pazienti con tumore renale trattati con RF siè dimostrata una metodica accurata nella valutazione diefficacia terapeutica,e sicura,considerando la diversa tossi-cità dei differenti mezzi di contrasto utilizzati in pazienticon possibili alterazioni della funzionalità renale.

ANALISI DEI FATTORI CONDIZIONANTI LA NECROSICOMPLETA DOPO TERMOABLAZIONE LASER ECOGUIDATA DINODULI HCC ≤ 4 CM

G. Francica*, G. Iodice, M. Delle Cave, G. Sarrantonio * Servizio di Ecografia ed Ecointerventistica, Servizio di Gastroenterologia - Presidio Sanitario Camilliani “S. Maria della Pietà” - Casoria (NA)

SCOPO DEL LAVORO. Lo scopo del presente studio èanalizzare i fattori che influenzano la necrosi completa(NC) dopo trattamento percutaneo ecoguidato conipertermia laser (IL) di noduli HCC ≤ 4 cm.MATERIALI E METODI. 29 pazienti cirrotici (età media67.2 aa, 28 HCV+, 23 Child A, 6 Child B) portatori di 47noduli HCC (Ø medio 22.7 mm, range 0.8 - 40 mm) sonostati selezionati per ablazione con IL da Luglio 2000 aMarzo 2003. 10 erano recidive e 9 erano stati già trattaticon PEI e/o TACE. In sedazione conscia e sotto guidaecografica sono stati posizionati da 1 a 4 aghi Chiba 21Gdistanziati di 15-20 mm e in punti cardinali diversi dellalesione bersaglio. In ciascun ago passava una fibra di quar-zo (300 µm), con punta esposta di 10-15 mm, collegata asorgente laser Nd:Yag (λ1064 nm). Una singola illuminazioneera di 1800 J x fibra in 6 min a 5 W.L’efficacia terapeutica èstata valutata con TC spirale trifasica a 3 - 4 settimane enell’ultimo periodo anche con Ecocontrasto (SonoVue) eTomografia ad Emissione di Positroni.RISULTATI. In totale sono stati deposti 9644 J x nodulo in72 sessioni (media 1.5, range 1-3); in ogni sessione sonostate eseguite fino a 3 illuminazioni (media 1.5).

NC è stata ottenuta in 37 su 47 noduli (80%).Il 50% dei pazienti con Necrosi Incompleta (NI) erano statigià trattati contro il 13% dei soggetti con NC (p <0.02).Il 30% dei pazienti con NI avevano HCC con crescita infil-trante contro il 3% dei soggetti con NC (p<0.01).Il tasso di NC nei primi 16 mesi dello studio è stato del59% contro l’87% dei soggetti trattati nel periodo successivo(p<0.05). Le dimensioni del nodulo, la sua sede tecnica-mente difficile e la quantità totale di energia deposta nondifferenziavano statisticamente i pazienti con e senza NC.CONCLUSIONI. Nella nostra esperienza i fattori che condi-zionano la NC in noduli HCC ≤ 4 cm sottoposti a termoa-blazione percutanea ecoguidata con IL sono risultati:1) precedenti trattamenti, verosimilmente per selezione ditumori più aggressivi;2) HCC a crescita infiltrante;3) curvadi apprendimento dell’operatore: l’abilità nel posizionarein una corretta configurazione spaziale le fibre in rapportoal volume ed alla morfologia del nodulo bersaglio consentela ottimale deposizione di energia all’interno della lesionestessa.

APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE AL TRATTAMENTO DELLEMETASTASI DA COLON-RETTO

L. Baldini, F. Vitale, A. Domanico, S. Pretolani, E. Accogli,R. Baigorria, V. ArientiCentro di Ricerca in Ecografia Internistica ed InterventisticaOspedale Maggiore - Bologna

La sopravvivenza del paziente con metastasi epatiche datumori del colon-retto appare influenzata, oltre che dallapatologia sottostante, dal numero, dalle dimensioni e dallasede delle metastasi; tali variabili condizionano e rendonospesso impraticabili la chirurgia resettiva, praticabile inmeno del 20% dei casi di malattia confinata al fegato, e itrattamenti ablativi percutanei.Non vi sono, a tutt’oggi, trials randomizzati che permettanodi confrontare la sopravvivenza dei pazienti sottoposti adepatectomia o a terapie ablative percutanee, anche se alcuneevidenze suggeriscono che queste ultime possano svolgereun importante ruolo complementare e sinergico alla tera-pia chirurgica. Lo scopo del nostro lavoro è stato quello divalutare le potenzialità di un approccio multidisciplinarealla terapia delle metastasi epatiche.Abbiamo valutato prospetticamente 158 pazienti affetti dametastasi epatiche da colon-retto, ricoverati pressol’Ospedale Maggiore di Bologna nel triennio 2000-2002, esottoposti ad esame ecografico presso il nostro Centro.Tutti i pazienti sono stati sottoposti a valutazione clinica ead esame ecografico per la valutazione del numero,delle

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME COMUNICAZIONI - INTERVENTISTICA

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

dimensioni, e della sede delle localizzazioni secondarie.Sulla base di tali parametri i pazienti sono stati suddivisi in4 gruppi, in funzione del possibile trattamento:1) nessun trattamento chirurgico o ablativo percutaneo(110/158 pazienti – 70%)2) terapia chirurgica resettiva (14/158 pazienti – 9%) 3) terapia ablativa percutanea (11/158 pazienti – 7%) 4) terapia sinergica chirurgica ed ablativa percutanea(23/158 pazienti – 14%).Gli studi retrospettivi evidenziano una sostanziale sovrap-ponibilità tra la sopravvivenza dopo chirurgia resettiva odopo terapia ablativa, ma l’incertezza sull’area di necrosiottenibile mediante queste ultime le rende, a tutt’oggi,terapie di seconda scelta rispetto al trattamento chirurgico.I nostri dati preliminari suggeriscono che un maggiornumero di pazienti possa giovarsi di una terapia multidisci-plinare, sinergica ed integrata, che integri la resezione chi-rurgica con le terapie ablative sia pre- che intraoperatorieal fine di incrementare il numero delle lesioni trattabili el’appropriatezza terapeutica per ciascuna di queste, edinducendo in tale modo un aumento della sopravvivenza.

ECOGRAFIA INTERVENTISTICA NELLE EPATOPATIE FOCALI EDIFFUSE: ANALISI DELLE COMPLICANZE SU 4577 PROCEDUREIN UN SINGOLO CENTRO

S. Pretolani, A. Domanico, L. Baldini, E. Accogli, F. Vitale,L. Boriani, V. Arienti Centro di Ecografia Internistica - Ospedale Maggiore - Bologna

SCOPO DEL LAVORO.Valutare la sicurezza delle procedureinterventistiche ecoguidate nelle epatopatie focali e diffuse,analizzando l’incidenza e la tipologia delle complicanzeriscontrate in un singolo centro.MATERIALI E METODI. Abbiamo analizzato retrospettiva-mente 4577 procedure interventistiche ecoguidate eseguitedal nostro gruppo dall’Ottobre 1977 al Maggio 2003, sud-divise in tre periodi: a) 1977-92; b) 1993-98; c) 1999-2003.Di queste 3295 (72%) erano diagnostiche, di cui 1997(60.6%) biopsie con ago tranciante in epatopatie diffuse e1298 (39.4%) biopsie e citoaspirati in epatopatie focali.Le procedure terapeutiche erano 1282 (28%) di cui 1129alcolizzazioni, 94 drenaggi di ascessi e cisti, 30 termoabla-zioni laser (DEKA), 29 termoablazioni con radiofrequenza(RF) (RITA, Radiotherapeutics, Invatec, Radionics). Per levarie procedure sono stati usati aghi di diverso tipo e cali-bro (Biomol 19G Surecut 18 e 19G,Trucut 14G, Westcott20 e 22G). Le complicanze sono state definite come condi-zioni post-procedure necessitanti trattamento, escludendoquelle autolimitantisi (febbre, reazioni vasovagali e dolore)

risolte con osservazione ed analgesici. L’incidenza dellecomplicanze è stata correlata con il periodo di esecuzione,il tipo di ago impiegato e la metodica di trattamento ablativo.RISULTATI.Abbiamo osservato 4/4577 (0.08%) complicanze:1 emoperitoneo postbioptico (in cirrosi epatica Child B,drenato in ecografia),2 ematomi intraepatici (1 postbiopticoin metastasi da carcinoma mammario,poi asportato durantemetastasectomia; 1 post-RF in paziente con cirrosi Child B,organizzatosi al follow-up), 1 fistola artero-venosa post-bioptica (in m. di Gaucher con adenomi epatici, trattatocon embolizzazione intrarteriosa e spirale di Gianturco).Non è stato registrato nessun caso di morte. Non si sonoosservate differenze significative in funzione del periodoesaminato, degli aghi impiegati, o delle terapie termoablati-ve utilizzate.CONCLUSIONI. I risultati di questo studio confermano lasicurezza dell’ecografia come guida alle manovre interven-tistiche nella patologia epatica focale e diffusa. Inoltre nellanostra esperienza l’incidenza delle complicanze non apparecorrelata alla tipologia degli strumenti impiegati, quantoalle caratteristiche delle lesioni ed alla selezione deipazienti.

SICUREZZA ED EFFICACIA DELLA LASERTERAPIA ABLATIVAINTERSTIZIALE (LTA) PER IL TRATTAMENTO ECOGUIDATODELLE NEOPLASIE EPATICHE PRIMITIVE E SECONDARIE

S. Pretolani, A. Domanico, L. Baldini, E. Accogli, F. Vitale,V. ArientiCentro di Ecografia Internistica - Ospedale Maggiore - Bologna

SCOPO DEL LAVORO. Valutare la sicurezza e l’efficaciadell’LTA in una serie consecutiva di pazienti con neoplasieepatiche primitive e secondarie non suscettibili di terapiachirurgica.MATERIALI E METODI. Dal Marzo 2001 al Maggio 2003abbiamo trattato con LTA 30 pazienti suddivisi in duegruppi: a) 17 pazienti (12M, 5F, età media 71.5 aa) conepatocarcinoma; b) 13 pazienti (9M, 4F, età media 69 aa)con metastasi di varia origine (7 colon,3 stomaco,2 sarcoma,1 colangiocarcinoma). Le caratteristiche delle lesioni,media del numero totale dei noduli (n) e media del diametromassimo delle lesioni (cm), erano rispettivamente di n=2.3e cm=3.9 nel gruppo a) ed n=3.4 e cm=4.5 nel gruppo b).Il trattamento è stato effettuato mediante termoablazionecon Nd:Yag laser (Smart 1064 HCC, DEKA) a 5 watt persingola fibra nuda da 300 µ, inserita all’interno di agoChiba 21G, preventivamente infisso sotto guida ecograficanella lesione da trattare. Il trattamento veniva effettuatocon 4 fibre inserite contemporaneamente,per un totale di

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME COMUNICAZIONI - INTERVENTISTICA

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

6 -12 minut i d i espos iz ione (media d i energ iaerogata=14.632 J per i primi 6 minuti). Sono stati valutatila presenza di complicazioni maggiori e l’efficacia dellamanovra, espressa come percentuale di necrosi del nodulo(assenza di enhancement) alla TC con contrasto a 3 mesidal trattamento.RISULTATI.Abbiamo osservato 1/30 (3.3%) complicanze(1 ematoma intraepatico in metastasi da carcinoma gastrico,risoltosi spontaneamente). A 3 mesi la TC mostrava unanecrosi completa in 15/17 (88%) pazienti del gruppo a) ein 8/13 (61%) del gruppo b). La sopravvivenza a 12 mesi èstata di 16/17 (94%) nel gruppo a), con un decesso nonlegato all’epatocarcinoma, e di 6/13 (46%) nel gruppo b).CONCLUSIONI. I risultati di questo studio confermano lasicurezza della LTA come trattamento di termoablazioneper le neoplasie epatiche. In particolare per l’epatocarci-noma la LTA risulta una metodica priva di complicanze,grazie all’impiego di aghi sottili, ed efficace nell’induzionedella necrosi del tessuto trattato.

TRATTAMENTO PERCUTANEO DI CISTI IDATIDEE DELLEPARTI MOLLI E DEL RETROPERITONEO: EVOLUZIONETECNICO-METODOLOGICA OLTRE LA PAIR

V. Migaleddu, G. Virgilio, D. Turilli, N. Canu, V. Cossu,D. Mortello, I. Vincentelli, D. Sirigu, G. Campisi, A. PorcuSardinian Mediterranean Imaging Research Group (Sassari-Cagliari)

SCOPO DEL LAVORO. Nel trattamento percutaneo dellecisti idatidee (PAIR) la perdita dell’attività biologica dellacisti conduce ad un arresto e/o riduzione volumetrica;l’effetto massa spesso permane. Illustriamo alcune modifichemetodologiche che hanno permesso di trattare alcune cistiidatidee delle parti molli e del retroperitoneo con unaquasi totale scomparsa dell’effetto massa.MATERIALI E METODI. 1° caso clinico: pz di sesso fem-minile di 71 anni con voluminosa (oltre cm 20x15 nei dia-metri massimi) formazione cistica multivescicolare di tipo3 con presenza di cisti figlie localizzate nelle parti mollidella regione antero-mediale della coscia destra.Alla proce-dura PAIR tradizionale nascono evidenti difficoltà nel trat-tare le cisti figlie che appaiono mobili all’interno della cistimadre. Lasciando all’interno della cisti madre un piccolocatetere attraverso il quale introdurre la soluzione ipertonicasi provvede ad aspirare il contenuto per mezzo di un 3/4

collegato ad un aspiratore.2 ° caso clinico: pz di sesso femminile di 73 anni convoluminoso laparocele sostenuto da voluminose formazionicistiche idatidee retroperitoneali di tipo 3 per la presenza

nel contesto di cisti figlie.Tali formazioni hanno un diametromassimo di circa 14 cm. Dopo inserimento in successionenelle tre cisti idatidee madri di un catetere Pig Tail Fr 7 e diun Trocar collegato ad un aspiratore, per mezzo del primosi è provveduto ad iniettare la soluzione ipertonica, attra-verso il secondo a vuotare tutto il contenuto delle forma-zioni cistiche riducendo quasi del tutto l’effetto massa.RISULTATI.Nel primo caso dopo la procedura si è ottenutauna totale scomparsa dell’effetto massa della formazionecistica. Il follow-up a 24 mesi non mostra la presenza direcidive e tanto meno di masse residue. Nel secondo casodopo la procedura si è ottenuta una totale scomparsadell’effetto massa delle formazioni cistiche con ripristinodello spazio endo-addominale dove ricollocare le anseintestinali così da permettere, nella stessa sessione, di rico-struire da parte del chirurgo il piano muscolo-fasciale dellaparete addominale. Il follow-up ancora in corso (a 8 mesi)non mostra la presenza di recidive e tanto meno di masseresidue.CONCLUSIONI. In alcune condizioni è preminente lanecessità di ridurre il volume delle formazioni cisticheidatidee e non solo di indurre la perdita dell’attività biolo-gica delle stesse. Le modifiche tecnico-metodologiche danoi apportate hanno consentito di raggiungere tale finalità.

T R A P I A N T O O RT O T O P I C O D I F E G AT O ( O LT ) E DALCOOLIZZAZIONE PERCUTANEA ECOGUIDATA (PEI)NELL’ “EARLY HCC”: STUDIO MULTICENTRICO

I. de Sio1, A. Andriulli, L. Solmi 2, V. Festa, E. Caturelli,A. Grasso3, A. Burroughs3, R. Troisi4, B. De Hemptinne4,L. De Carlis5, F. Perri Divisione di Gastroenterologia - San Giovanni Rotondo, 1 Napoli, 2 Bologna - Liver Transplantation Units - 3 London (UK), 4 Ghent (Belgio), 5 Milano

SCOPO DEL LAVORO. In pazienti con HCC singolo <5 cmo multiplo con tre noduli <3 cm (“early HCC”), la resezione,l’OLT e la PEI sembrano migliorare la prognosi.Non esistendo trial clinici controllati, ciascun centro hastabilito il miglior approccio terapeutico nel paziente conearly HCC. Scopo dello studio retrospettivo è valutarel’outcome di 662 pazienti con early HCC, derivati da dueserie consecutive: a) 452 pazienti trattati con PEI in 3 centriitaliani dove l’OLT non era disponibile; b) 201 pazientisottoposti ad OLT in tre centri trapianto. Sono stati esclusii pazienti con HCC incidentalmente scoperto all’espianto.MATERIALI E METODI. 662 pazienti con HCC (78%maschi);età media 61.3±10.9 aa (range 25-87);con cirrosi

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME COMUNICAZIONI - INTERVENTISTICA

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

epatica (da HCV nel 64%). La cirrosi era Child A, B e Crispettivamente nel 51.1%, 34.6%, e 14.3%. Il 74.5% deipazienti aveva un HCC monofocale.I pazienti trattati con OLT erano significativamente più gio-vani, con livelli di AFP e score CHILD-PUGH più elevatirispetto ai trattati con PEI.RISULTATI. Dopo un follow-up medio di 36±30 mesi,l’HCC è recidivato in 264 pazienti (58.4%) dopo PEI vs 29(13.8%) dopo OLT (p<.0001). L’intervallo disease-free èstato più breve dopo PEI (16.4±14.2 mesi) rispetto all’OLT(23.4±20.9 mesi) (p<.0001). Al termine del follow-up, il56.6% dei pazienti trattati con PEI sono morti vs 36.7% deitrattati con OLT (p<.0001). La sopravvivenza media è statadi 55.1±2.9 mesi dopo PEI, e 88.3±6.3 mesi dopo OLT(p<.0001).La sopravvivenza a 5 e 10 anni è stata del 61.3%e 45.1% per i trattati con OLT, e del 34.9% e 14.7% per itrattati con PEI.All’analisi multivariata secondo il modellodi Cox, un elevato Child-Pugh score, elevati livelli di AFP, ela terapia con PEI erano significativamente associati con laprognosi peggiore.CONCLUSIONI. Nonostante la più severa compromissionedella epatofunzione e la più lunga attesa tra diagnosi edOLT, quest’ultimo si associa a migliore sopravvivenzanell’early HCC e dovrebbe pertanto essere considerato lamigliore scelta terapeutica in questi pazienti.

RADIOFREQUENZA NEL TRATTAMENTO DEL PICCOLO HCC:DATI COMPARATIVI TRA “AGO FREDDO” VERSUS “AGO ADUNCINI”

F. Brunello, P. Carucci, A. Veltri*, N. Leone, M. Petracchini*, G. Gandini*, M. RizzettoSCDU Gastro-Epatologia e *Istituto di Radiologia dell’Università;Azienda Ospedaliera S. Giovanni Battista di Torino

SCOPO DEL LAVORO. Sono attualmente presenti in com-mercio quattro apparecchiature per RF che presentanocaratteristiche tecniche (potenza erogata, tipo di ago,forma degli uncini, forma della necrosi) differenti.Studi comparativi sulla relativa efficacia sono stati eseguitisu fegato porcino o tessuto muscolare animale in vivo oespiantato. Poche valutazioni riportano comparazioni dellaefficacia di aghi diversi su lesioni di HCC sul fegatoumano. In questo studio riportiamo dati di efficacia a 1 e12 mesi dopo RF eseguita con 2 diversi sistemi.MATERIALI E METODI. Si tratta di uno studio collaterale diun RCT prospettico sulla comparazione tra PEI e RF perHCC fino a 30 mm, tuttora in corso di attuazione.Le RF finora effettuate sono state eseguite con 2 sistemidifferenti da parte di 2 operatori diversi.

Lo studio riguarda 87 pazienti con 111 lesioni.61 di questesono state trattate con RF.Sono stati impiegati il sistema Radionics CC-1 con agoCT2030 (CT) o 2020 ed il sistema RITA con ago Starbust (SB).Attualmente 51 delle 61 lesioni trattate con RF sono valuta-bili (1 paziente in drop out, 1 in attesa del 2° ciclo di RF e8 lesioni in corso di valutazione).Sono state prese in considerazione:1) la percentuale di necrosi completa dopo una sessione;2) la percentuale di necrosi completa dopo una secondasessione;3) la percentuale di recidiva locale dopo 1 anno di follow-up.Tutte le valutazioni sono state eseguite con TC spirale etecnica quadrifasica.RISULTATI. 43 noduli hanno avuto necrosi completa dopo1 sessione (86.9% con CT e 79.3% con SB).Dopo il secondo ciclo eseguito in 9 lesioni con necrosi par-ziale si è ottenuta la necrosi totale nel 98% delle lesioni:tutte quelle ritrattate con SB hanno ottenuto la necrosicompleta, mentre in una lesione situata nel settimo seg-mento, ritrattata con CT non si è arrivati alla NC (95.6%con CT e 100% con SB).Dopo 1 anno di follow-up abbiamo osservato una ripresadi malattia in 6 su 26 lesioni valutabili; delle 12 lesioni trat-tate con CT e con necrosi completa a 1 mese, 4 (33%)hanno sviluppato una recidiva locale (1 pz aveva due lesioni;tutti e 3 questi pazienti presentavano anche una recidiva adistanza).Delle 14 lesioni trattate con SB e con necrosi completa a 1mese, 2 (14.3%) hanno mostrato recidiva locale (nessunarecidiva a distanza).CONCLUSIONI. I risultati osservati nel nostro studio indi-cano una sostanziale sovrapponibilità di risultati delle 2metodiche utilizzate per quanto riguarda il raggiungimentodella necrosi completa (98% in generale).L’ago CT ha determinato necrosi completa in un minorenumero di sessioni.I risultati ad 1 anno indicano invece una maggiore stabilitàdella necrosi nei casi che erano stati trattati con SB.Sono necessarie ulteriori comparazioni su casistiche piùampie per verificare tali dati.

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Muscolo-Scheletrica

ECOGRAFIA DEL NERVO RADIALE

F. Pugliese, C. Gauglio, L. Ruaro, L.E. Bacigalupo, C. MartinoliCattedra “R” di Radiologia-DICMI - Università di Genova

SCOPO DEL LAVORO.Descrivere le potenzialità diagnostichedell’ecografia con trasduttori lineari ad alta frequenza nellostudio del nervo radiale.MATERIALI E METODI. Sono stati esaminati, con trasduttori12-5 MHz e 15-8 MHz,22 pazienti consecutivi con sospettalesione del nervo radiale suggerita clinicamente dallapresenza di deficit sensitivo a carico del dorso della manoo del pollice e/o deficit motorio dei muscoli estensori.Tutti e 22 i soggetti riportavano alterazioni nei test di con-duzione nervosa. Immagini ecografiche di confronto sonostate ottenute anche da 10 volontari sani.10 pazienti sono stati studiati anche con RM 1.5T. 12 sisono sottoposti a follow-up ecografico postoperatorio.RISULTATI. Il nervo radiale e i suoi due rami, motorio(nervo interosseo posteriore) e sensitivo (branca superfi-ciale), possono essere seguiti con l’ecografia lungo il lorodecorso dal cavo ascellare fino al polso.Lo spettro di lesioniidentificate nel campione include: n=2 gangli estrinseciresponsabili di compressione nervosa al gomito; n=1sindromi da intrappolamento del nervo interosseo a livellodell’arcata di Fröhse; n=1 compressione da gessaturadell’avambraccio; n=16 lesioni traumatiche, comprendentin=4 ferite da taglio (vetro, coltello, forbici…), n=9 traumichiusi con frattura omerale e dislocazione dei monconiossei, n=3 lacerazioni nervose causate da malposiziona-mento di sistemi di sintesi ossea; n=1 schwannoma; n=1neurofibroma in neurofibromatosi di tipo 1. n=4 lesionierano palpabili, n=8 localizzate in prossimità della diafisiomerale, n=4 a livello del gomito, n=6 coinvolgevano labranca sensitiva superficiale a livello dell’avambraccio e/odel polso. L’informazione diagnostica ottenuta con l’eco-grafia riguardava il livello della lesione nervosa e la conti-nuità oppure la distanza tra i monconi del nervo nei casi dilacerazione completa dello stesso.CONCLUSIONI. L’elevata risoluzione spaziale, la versatilitàe il basso costo fanno dell’ecografia uno strumento moltoutile ai fini dell’inquadramento diagnostico di un ampiospettro di lesioni nervose. La possibilità di eseguire lostudio dell’intero decorso del nervo radiale e dei suoi ramifornisce informazioni di largo impatto nell’adozione dellastrategia terapeutica.

L’IMPORTANZA DELL’ECOGRAFIA DEL GINOCCHIONELL’ARTRITE REUMATOIDE

C. Romano, G.F. BagnatoDivisione di Reumatologia - Università degli Studi di Messina

SCOPO DEL LAVORO. L’artrite reumatoide (AR) è unamalattia infiammatoria cronica che colpisce spesso leginocchia. In Letteratura sono pochi i lavori che analizzanola presenza di Cisti di Baker (CB) nell’AR. L’unico recenteha dimostrato la presenza di una CB nel 47.5% dei pazientianalizzati con o senza interessamento del ginocchio.A nostro avviso tale dato è molto più alto di quello chenella realtà di tutti i giorni possiamo evidenziare nei nostri.Obiettivi: scopo del nostro studio è quello di valutare laprevalenza di segni ecografici al ginocchio di pazienti chepresentano un coinvolgimento di questa articolazione e diconfrontare la prevalenza di CB rispetto ai valori del prece-dente lavoro.MATERIALI E METODI. Sono stati selezionati 40 pazienticonsecutivi con AR diagnosticata secondo i criteri ACRcon una età media di 46.4 anni e una durata di malattiamedia di 6.4 anni. Era necessaria la presenza di malattiaattiva a livello del ginocchio che è stata valutata secondoun indice modificato per la presenza di sinovite:a) Attiva: tumefazione,positività al termotatto,dolente;b) Moderatamente attiva: tumefatto e dolente;c) Inattiva.Abbiamo selezionato solo pazienti con malattiaattiva o moderatamente attiva.Era inoltre necessaria l’assenza di una CB sintomatica.L’ecografia articolare è stata effettuata con un Aloka conuna sonda lineare da 7.5-10 MHz. Sono state eseguite scan-sioni nei compartimenti anteriore e posteriore per eviden-ziare la presenza di versamento e\o sinovite e\o CB.RISULTATI.Abbiamo evidenziato una prevalenza di CB del52.5%, ma considerando che i nostri pazienti avevanosegni di coinvolgimento articolare del ginocchio nellapopolazione totale dei pazienti con AR tale prevalenza saràsicuramente minore.Tutti e 4 i pazienti senza segni di coin-volgimento articolare facevano parte del gruppo conmalattia moderatamente attiva mentre tutti i pazienti conmalattia attiva presentavano segni ecografici.CONCLUSIONI. L’ecografia è un metodo sensibile e noninvasivo per la valutazione del tipo di coinvolgimentoarticolare con importanti ripercussioni anche da un puntodi vista terapeutico come la necessità di artrocentesi o ditrattamento intra-articolare. In ogni caso l’alta prevalenzadella CB che abbiamo evidenziato indica la necessità dieffettuare una ecografia in tutti i pazienti con interessa-mento del ginocchio.

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ECOGRAFIA DEL NERVO PERONEO COMUNE

L.E. Bacigalupo, F. Pugliese, C. Gauglio, F. Zuccarino, C. Martinoli Cattedra “R” di Radiologia, DISEM, Università di Genova

SCOPO DEL LAVORO. Descrivere il potenziale utilizzodell’ecografia ad alta frequenza nella valutazione del nervoperoneo comune.MATERIALI E METODI. L’anatomia del nervo peroneocomune e delle strutture perineurali è stata valutata su 3ginocchia di cadavere e successivamente correlata con leimmagini ecografiche ottenute in 12 volontari sani.In seguito, 30 pazienti con perdita della sensibilità sullasuperficie antero-laterale della parte inferiore della gambae del dorso del piede e/o “steppage”sono stati valutati consonde lineari ad alta frequenza di 12-5MHz o 13-5MHz.25 pazienti sono stati valutati anche mediante risonanzamagnetica ad 1.5T.Tutti i pazienti avevano esami elettromiografici alterati delnervo peroneo comune;10 erano in follow-up.RISULTATI. La correlazione fra i rilievi cadaverici e le scan-sioni ecografiche del nervo peroneo comune e dei suoirami profondo e superficiale ha dimostrato che questi pos-sono essere correttamente identificati all’ecografia dall’apicedella fossa poplitea fino al terzo medio della gamba.L’ecografia è sempre stata in grado di identificare il nervoed i suoi rami nei volontari sani. 13/30 (43%) dei pazientiavevano un nervo normale all’ecografia nonostante:4 aves-sero una disfunzione del nervo idiopatica, 6 una storia ditrauma, 2 un entrapment a livello del ginocchio ed 1 aves-se una polineuropatia.Ad un follow-up di 6 mesi 4 di questi 13 casi hanno avutoun recupero funzionale parziale,mentre 3 totale.Nei restanti 17/30 (57%) casi l’ecografia ha permesso l’i-

dentificazione di diverse anormalità del nervo.In particolare sono stati osservati: gangli intraneurali (n=4),gangli tibiofibulari estrinseci che dislocavano o comprime-vano il nervo (n=3), anormalità focali successive ad untrauma (n=2) o da compressione duratura a livello delginocchio (n=1), compressione estrinseca da parte di unosteocondroma (n=1), schwannomi (n=3), multipli neu-rofibromi in neurofibromatosi di tipo I (n=1) e cicatricifibrotiche post-operative (n=2).Di queste lesioni solo 4 (23%) erano palpabili, 6 erano alivello della fossa poplitea, 10 erano in prossimità dellatesta del perone, 1 riguardava il nervo peroneo profondoa livello del collo del perone; 2 gangli intraneurali sonoregrediti ad un follow-up di 6 mesi.CONCLUSIONI.L’ecografia è una modalità di indagine pro-mettente per lo studio del nervo peroneo, può identificaree caratterizzare diverse anormalità del nervo.Permette infatti di ottenere informazioni uniche su tutto ildecorso del nervo peroneo comune ed ha quindi la poten-zialità di influire sulle decisioni terapeutiche, specialmentenei casi con presentazione atipica.

ECOPATTERN DELLA DISTRIBUZIONE DEL SEGNALE VASCOLAREPOWER DOPPLER NELLA VALUTAZIONE DEL PANNOSINOVIALE NEI PAZIENTI CON ARTRITE REUMATOIDE

E. Filippucci°, F. Bartolucci*, A. Farina°, C. Spallacci*, W. Grassi°, P. Busilacchi*° Cattedra di Reumatologia - Università di Medicina e Chirurgia -Ospedale Murri - Jesi (AN)* U.O. di Radiologia e Diagnostica per Immagini - Azienda USL n.4 - Ospedale Senigallia (AN)

SCOPO DEL LAVORO. L’artrite reumatoide (AR) è una flo-gosi cronica che colpisce articolazioni e tendini, danneg-giandoli,con conseguente disabilità.Perciò, è molto importante il riconoscimento precoce conecografia ad alta frequenza del segnale power Doppler diflogosi sinoviale e dei segni di erosione ossea per instaura-re una terapia adeguata.MATERIALI E METODI.Abbiamo arruolato nello studio 20pazienti sani e 40 pazienti affetti da AR, 34 femmine (85%)e 6 maschi (15%) con età media di 56.6 anni (DS 13.8).Sono stati effettuati esami con sonde ad alta frequenza(10-13 MHz) prima in condizione basale poi con powerDoppler.Non è stato utilizzato il cuscinetto distanziatore.Le aree target esaminate erano:articolazioni metacarpofalangee e interfalangee prossimaliarticolazioni del polso, ginocchio e metatarsofalangea

Joint effusion 4(10%)

Joint effusion and synovitis 11(27.5%)

Joint effusion,synovitis and BC 13(32.5%)

Joint effusion and BC 6(15%)

Only BC 2(5%)

Normal 4(10%)

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tendini estensori del polso tendini flessori a livello del tunnel carpale tendine del capo lungo del bicipite omerale tendine tibiale posterioretendine peroneale.RISULTATI.Nei pazienti sani, il power Doppler non ha regi-strato segnale né nel tessuto sinoviale articolare né peri-tendineo.Tutti i pazienti con AR, invece,avevano segnale Doppler nelpanno sinoviale; sono state identificate, in questi soggetti, 3diverse distribuzioni del segnale vascolare: periferica (10casi, 25%), centrale (6 casi, 15%) e mista (24 casi,60%).

La distribuzione periferica prevede una distribuzione delsegnale Doppler in prossimità dell’ipertrofia sinovialesenza una chiara demarcazione del panno sinoviale; nellavariante centrale, il colore si raccoglie soprattutto nellezone di erosione ossea o di danno tendineo.La forma mista include i caratteri di entrambe le precedentidistribuzioni vascolari.CONCLUSIONI. L’ecografia ad alta frequenza è in grado diidentificare con alta sensibilità i danni anatomici inizialilegati alla flogosi cronica intrasinoviale e di stabilire ilpattern vascolare caratteristico; questo permette diindividuare le forme artritiche iniziali e di stabilire unaadeguata terapia.

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Nuove TecnologieECOGRAFIA CON MDC DI SECONDA GENERAZIONE(SONOVUE ®) NELLE LESIONI TRAUMATICHE DEL FEGATO

G. Regine, V. Buffa, M. Atzori, M. De Rubeis*, V. MieleRadiologia DEA - Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini - Roma*II Radiologia Policlinico Umberto I - Roma

SCOPO DEL LAVORO.Valutare l’accuratezza dell’ecografiacon mezzo di contrasto di seconda generazione(SonoVue®) nella diagnosi e nella stadiazione delle lesioniepatiche traumatiche, a confronto con l’ecografia conven-zionale e la TC spirale.MATERIALI E METODI. Sono stati studiati con ecografiaconvenzionale e ecografia con mdc di seconda generazione(SonoVue®, Bracco, Italia) 203 pazienti (127 maschi, 76femmine, età media 36 anni) giunti al nostro Dipartimentod’Emergenza per trauma addominale isolato, nel periodoMarzo 2002-Febbraio 2003. Sono stati utilizzati un eco-grafo Sequoia 512 (Acuson, Montain View, USA), moduloCCI, e un ecografo Aplio (Toshiba, Giappone), modulo PS.Il mdc ecografico è stato somministrato alla dose di2 ml/10-15” ripetuta in due boli. Gli esami TC sono statieseguiti con apparecchio TC spirale monostrato (Rhota,Esaote Biomedica, Italia) o multistrato (LightSpeed Ultra16, GE, USA) con somministrazione di mdc. Sono stati valu-tati presenza e numero delle lesioni, dimensioni, patternecostrutturale, eventuale coinvolgimento delle venesovraepatiche, interessamento della capsula epatica.RISULTATI. In 27 pazienti l’ecografia basale ha evidenziatola presenza di lesioni epatiche; in 3 casi sono stati eviden-ziati due focolai (30 lesioni totali, diametro cm 2 -8).L’ecografia con mdc ha evidenziato ulteriori lesioni in2 pazienti e in 4 casi ha evidenziato lesioni non visualizzateall’ecografia basale (diametro cm 2-5). L’aspetto ecostruttu-rale dopo mdc è stato quello di aree fortemente ipoecogenenel contesto del parenchima fortemente ecogeno, a margininetti e dimensioni maggiori rispetto l’ecografia basale.La capsula è apparsa interessata in 13 casi, in 3 dei qualil’interessamento capsulare non era evidente all’esame dibase. Si è dimostrata elevata correlazione con la TC riguardonumero, dimensioni, caratteristiche morfologiche, rapportivascolari e capsulari delle lesioni.CONCLUSIONI. I mdc di seconda generazione miglioranol’accuratezza dell’ecografia nella diagnosi e nella stadiazionedelle lesioni epatiche traumatiche, rendendola sovrapponi-bile alla TC. L’ecografia con mdc può essere utilizzata diprima istanza nei casi di trauma addominale minore isolato,

nei pazienti in età pediatrica e nel follow-up, mentre la TCresta metodica di elezione nei traumatismi maggiori e neipolitraumi.

UTILITA’ DELL’IMPIEGO IN MEDICINA INTERNA DELL’ECOGRAFIATORACICA TRANSPARIETALE (ETTP) NELLE LESIONIPLEURO-POLMONARI PERIFERICHE

A. Domanico, R. Baigorria*, S. Pretolani, L. Baldini, V. ArientiCentro di Ricerca e Formazione in Ecografia Internistica edInterventistica - Medicina Interna Arienti - Ospedale Maggiore -Bologna* Scuola di Specializzazione in Medicina Interna - UCSC - Roma

INTRODUZIONE. In passato l’ecografia era consideratainutile nei visceri a contenuto aereo per l’attenuazionedegli ultrasuoni da parte dei gas. Recenti studi hannodimostrato il valore complementare dell’ETTP alle tradizio-nali tecniche d’immagine nella patologia del torace.SCOPO DEL LAVORO. Valutare l’utilità diagnosticadell’ETTP in pazienti (pz) con patologia pleuro-polmonare,ricoverati in un reparto di Medicina Interna.MATERIALI E METODI.Abbiamo valutato 14 pz (6 F, 8 M,età media 72 anni, range 45-90) che al radiogramma standard(Rx) mostravano lesioni pleuro-polmonari periferiche. L’ETTPè stata condotta con ecografo Technos MP Esaote,utilizzan-do sonde convex (2.5- 5 MHz) e lineare (5-10 MHz).La dia-gnosi iniziale (basata sulla clinica e sull’Rx) è stata confron-tata con quella finale (basata sulle successive indagini TC,broncoscopiche ed istopatologiche) e con quella ecografi-ca, valutando se l’ETTP avesse aggiunto nuove informazio-ni diagnostiche.RISULTATI.Le diagnosi finali sono state complessivamente:8 neoplasie polmonari (di cui 2 con metastasi pleuriche econ versamento associato), 2 metastasi polmonari (da car-cinoma mammario,con versamento associato;da carcinomarenale), 3 broncopolmoniti (2 con versamento associato),1 infarto polmonare in tromboembolia. La diagnosi inizialeè stata concordante con la diagnosi finale nel 64% dei pz(9/14); l’ETTP ha incrementato l’accuratezza diagnostica,rispetto alla valutazione clinica e radiologica standard, nel36% dei pz (5/14), aggiungendo nuove informazionidiagnostiche: 2 metastasi pleuriche ed 1 polmonare (nonvisualizzate all’Rx per versamento concomitante), 2 ver-samenti pleurici di lieve entità. Tutte le lesioni sonorisultate accessibili all’ETTP; quest’ultima è stata con-cordante, per sede e caratteristiche strutturali delle stesse(solida, liquida o mista),con i dati della TC.CONCLUSIONI. I risultati di questo studio preliminare sug-geriscono che l’ETTP può incrementare l’accuratezza dia-

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gnostica delle lesioni pleuro-polmonari periferiche, rispettoa quella ottenibile con la sola valutazione clinica e radiolo-gica standard.

IMPIEGO DELL’ECOCONTRASTO A BASSO INDICE MECCANICO(SONOVUE) NELLA DIAGNOSTICA DELLE LESIONI ESPANSIVERENALI. RISULTATI PRELIMINARI

G. Francica*, U. Pagliari, P. D’Alessandro *Servizio di Ecografia ed Ecointerventistica, Dipartimento diDiagnostica per Immagini - Presidio Sanitario Camilliani “S. Maria della Pietà” Casoria (NA)

SCOPO DEL LAVORO. Riportiamo i risultati preliminarisull’impiego dell’ecocontrasto a basso indice meccanico(US-mdc) nella valutazione delle masse espansive renalisolide o complex.MATERIALI E METODI. 15 pazienti (età media 61 aa,M/F = 10/5) portatori di 15 lesioni espansive renali (solidein 11 casi, complex in 4; dx/sx = 9/6; rilievo occasionale in11 soggetti; ematuria e/o dolore al fianco in 4 casi) sonostati sottoposti ad esame ecografico con e senza US-mdc(SonoVue, iniezione di 2.4 ml in bolo e.v.).Tutti i soggettiavevano eseguito esame TC spirale con mdc. 11 pazientisono stati sottoposti a biopsia renale ecoguidata e 9 anefrectomia (laparoscopica in 2 casi).Le diagnosi finali erano di Neoplasia (N) in 12 casi (di cui1 uroteliale) e di lesioni non neoplastiche (LNN) in 3(1 angiomiolipoma;1 cisti complessa;1 tessuto fibroadiposoesuberante perirenale).RISULTATI. Considerando il parametro impregnazionesi/no con US-mdc la sensibilità per N è del 100%, ma laspecificità del 33% poiché solo 1 (tessuto fibroadiposo)delle 3 LNN non assumeva l’US-mdc.Valutando le modalitàdi diffusione di US-mdc due sono risultati i quadri preva-lenti: 1) precoce (20-30 sec) e rapida diffusione intralesio-nale (9 casi) con rapida (7 casi) o tardiva (2 casi) elimina-zione; 2) lenta (entro 60 sec) diffusione intralesionale(5 casi) con rapida (1 caso) o tardiva eliminazione (4 casi).Per entrambi la sensibilità è inferiore (66.6% e 41% rispetti-vamente), con incremento della specificità (66.6% perentrambi). In 1 caso l’ecografia con US-mdc smentiva ilsospetto TC di N e lo confermava in 1.Nel paziente con angiomiolipoma entrambe le metodichedi immagine diagnosticavano N.CONCLUSIONI. I nostri risultati preliminari indicano chel’US-mdc impiegato nella valutazione delle lesioni espansiverenali solide o complex pur essendo sensibile è gravato daelevata aspecificità che è solo in parte migliorata dall’intro-duzione di parametri relativi alle modalità di diffusionedell’US-mdc all’interno delle lesioni. Casistiche maggiori

con un più ampio spettro di patologia non neoplasticapotranno chiarire meglio l’eventuale ruolo dell’US-mdcnell’iter diagnostico delle masse solide o complex di perti-nenza renale.

L’ECOENDOSCOPIA (EUS) NELLA MALATTIA CELIACA (MC):STUDIO PRELIMINARE

F. Pignataro, R.G. Graziosetto, M. Pompili, L. Paolelli, A. Cedrone, G. Gasbarrini, G.L. Rapaccini Istituto di Medicina Interna e Geriatria - Università Cattolica delSacro Cuore - Roma

SCOPO. Scopo dello studio è stato analizzare l’aspettoecoendoscopico della I e II porzione duodenale nella MC.PAZIENTI E METODI. Lo studio è stato condotto medianteecoendoscopio Fujinon corredato da sonde ad altafrequenza rotanti (360° di visuale) da 12-15-20 MHz.Tali trasduttori connessi mediante un accoppiatoreall’apparecchio ultrasonografico sono inseriti all’internodel canale bioptico di un endoscopio della serie 200 dellaFujinon. Sono stati esaminati un totale di 40 pazienti di etàcompresa tra i 22 e i 42 aa di cui 28 donne e 12 uomini.In 20 di questi era stata posta diagnosi all’esame endosco-pico e bioptico eseguito entro una settimana dalla EUS,mentre negli altri casi si trattava di pazienti con diagnosipregressa ed in dieta priva di glutine da almeno 6 mesi.RISULTATI. Nel 95% dei pazienti in prima diagnosi si èriscontrato un ispessimento del I e del II strato di parete,correlabile con l’aspetto istologico tipico della fase diattività, con perdita della struttura dei villi ed ipertrofiadelle cripte con spessore di 2mm ± 0.2mm. Nel 90% deipazienti con pregressa diagnosi di malattia celiaca, ma interapia con dieta glutine priva non si sono riscontrate alte-razioni degli strati di parete. Nel 90% dei pazienti in neo-diagnosi ricontrollati dopo circa 8-10 mesi di terapia condieta glutine priva non si sono riscontrate alterazioni deglistrati di parete.CONCLUSIONI.A nostra conoscenza non esistono descri-zioni della struttura della parete duodenale all’esame EUSin corso di MC. I dati esposti inducono a considerare l’EUSuna indagine altamente sensibile, in particolare con l’usodi sonde da 20 MHz, nella valutazione delle alterazionidegli strati di parete nella MC non trattata: in particolare siè osservata una elevata (95%) correlazione tra il dato isto-logico ed il dato ecografico. EUS non può, peraltro, essereconsiderata al momento alternativa all’endoscopia con bio-psia nella diagnosi di MC. E’ ipotizzabile un suo uso alter-nativo al prelievo bioptico nel controllo della rispostaalla dieta aglutinata. Risulta, inoltre, utile nel follow-up deipazienti dopo terapia glutine priva.

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L’ECOGRAFIA CON MEZZO DI CONTRASTO DI SECONDAGENERAZIONE PUO’ PREDIRE LA RICRESCITA LOCALE NEIPAZIENTI CON HCC TRATTATI EFFICACEMENTE CON RFTA?

F. Giangregorio, M.G. Marinone, M. Di Stasi, F. FornariDivisione di Gastroenterologia - Ospedale “G. da Saliceto” -Piacenza

SCOPO DEL LAVORO.Valutare l’efficacia dell’ecografia conmezzo di contrasto di seconda generazione (CEUS) nelprevedere precocemente eventuali recidive locali negliepatocarcinomi (HCC) trattati efficacemente mediantetermoablazione percutanea con radiofrequenza (RFTA).MATERIALI E METODI. 69 pazienti cirrotici con HCCarruolati consecutivamente (M/F: 40/29; età media 76.15anni; Child A/B: 63/6; 91.1% HCV positivi) sono stati sotto-posti a RFTA. L’ecografia pre-trattamento ha identificato 87noduli (≤ 5 cm). La CEUS è stata eseguita utilizzando unmezzo di contrasto di II generazione (SonoVue, Bracco) edapparecchiature ecografiche dedicate (Esatune e TechnosMPX, Esaote), con seconda armonica tissutale in scala digrigi.La presenza di contrast-enhancement in fase arteriosao un flusso parenchimale all’interno del nodulo sono statidefiniti come tumore residuo dopo il trattamento.La conferma dell’efficacia del trattamento con RF è stataottenuta con TAC spirale, eseguita dopo circa 1 mese daltrattamento. Il follow-up è stato eseguito mediante AFP edecografia ogni 3 mesi e TAC ogni 6. Durante la fase arteriosadella CEUS post-trattamento (eseguita il giorno seguente)abbiamo studiato i seguenti parametri del cercine perifericoiperecogeno: la regolarità dei margini, lo spessore medio ela sua persistenza in fase tardiva.Abbiamo poi correlato talidati con il pattern vascolare pre-trattamento e con l’epocadi ricrescita locale del tumore durante il follow-up.RISULTATI. La valutazione TAC post-trattamento degli 87noduli ha dimostrato una necrosi incompleta in 12(13.7%) HCC e una necrosi completa in 75 (86.3%).I pazienti inclusi in questa serie,hanno eseguito un follow-upmedio di 12.6 mesi (range: 8 -17). Durante il follow-up13/75 (17.3%) noduli trattati efficacemente con RFTA,hanno presentato una recidiva locale. In tutti questi casi laCEUS, eseguita 24 ore dopo il trattamento, aveva dimostratola presenza di un cercine periferico iperecogeno con unospessore medio superiore a 4 mm e/o con marginiirregolari. Non è stata riscontrata alcuna correlazione tral’epoca di comparsa della ricrescita neoplastica locale e lapersistenza del cercine iperecogeno durante la fase portalee/o tardiva della CEUS.CONCLUSIONI. Una valutazione precoce (entro 24 ore daltrattamento) di un HCC sottoposto a RFTA, utilizzandol’ecografia con mezzo di contrasto di seconda generazione,

può predire precocemente la comparsa di una recidivalocale nei casi in cui venga evidenziata una rima ipereco-gena periferica ispessita (> 4 mm) e/o a margini irregolari.

VALUTAZIONE DI LESIONI PANCREATICHE CON ECOGRAFIACON MEZZO DI CONTRASTO DI SECONDA GENERAZIONE:CONFRONTO CON L’ECOGRAFIA CONVENZIONALE E CON LA TAC

F. Giangregorio, M. Di Stasi, M.G. Marinone, F. Fornari Divisione di Gastroenterologia - Ospedale “G. da Saliceto” -Piacenza

SCOPO DEL LAVORO. Valutare l’accuratezza diagnosticadell’ecografia con mezzo di contrasto di seconda genera-zione (CEUS) nella caratterizzazione e nello staging dellelesioni pancreatiche, confrontando questi dati con l’eco-grafia convenzionale e con la TAC spirale.MATERIALI E METODI. Sono stati inclusi nello studio 33pazienti (M/F: 17/16), età media 69.6 anni) con diagnosifinale di: 12 lesioni benigne, di cui: 8 piccole cisti singole(diametro medio 1 cm); 3 piccole cisti multiple in unpaziente (diametro medio 1 cm), 1 pseudocisti solida(diametro 10 cm) e 2 ascessi pancreatici (4 cm) e 21 lesionimaligne, di cui: 19 adenocarcinomi, 1 neoplasia mucinosaed 1 tumore endocrino. Erano presenti metastasi epatichein 11/19 pazienti, invasione vascolare in 8/19 e metastasilinfonodali in 2/19. La CEUS è stata eseguita utilizzando unmezzo di contrasto di II generazione (SonoVue, Bracco) edapparecchiature ecografiche dedicate (Esatune e TechnosMPX, Esaote), con seconda armonica tissutale in scala digrigi.Abbiamo valutato la modalità di uptake del mezzo dicontrasto ecografico, le dimensioni delle lesioni, l’infiltra-zione vascolare e lo staging T/N/M.RISULTATI. La CEUS si è dimostrata superiore all’ecografiaconvenzionale nella caratterizzazione di tutte le lesionibenigne. Nei 19 pazienti con ADK abbiamo osservato unaprecoce vascolarizzazione arteriosa, che ha evidenziato lapresenza di un diametro superiore a quello valutabile conl’ecografia B-mode. In 16/19 lesioni la CEUS si è rivelatasuperiore all’ecografia basale nella stadiazione T/M (11 perla infiltrazione locale e vascolare,5 per il riscontro di meta-stasi epatiche). La CEUS e la TAC hanno presentato risultaticoncordanti in 13/19 casi; la TAC è stata superiore allaCEUS in 2/19 pazienti (un caso di infiltrazione locale eriscontro di metastasi linfonodali in un altro paziente).La CEUS è stata superiore alla TAC in 4/19 pazienti(un caso di infiltrazione locale e riscontro di metastasiepatiche in tre pazienti).CONCLUSIONI. La CEUS si è dimostrata superiore all’eco-grafia convenzionale ed ha dimostrato un’accuratezza dia-gnostica simile alla TAC spirale nella caratterizzazione enello staging delle lesioni pancreatiche.

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME COMUNICAZIONI - PEDIATRIA

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

PediatriaECOGRAFIA TRANSADDOMINALE DELLA GIUNZIONEGASTROESOFAGEA NORMALE IN ETÀ PEDIATRICA

F. Esposito1, D. Noviello1, M.L. Valentino1, L. Tarantino2,A. Giorgio2

1 Azienda Ospedaliera Pediatrica “Santobono-Pausilipon” -Struttura Complessa di Radiologia - Napoli2 Azienda Ospedaliera “D. Cotugno” - Servizio di Ecografia edEcointerventistica - Napoli

SCOPO DEL LAVORO. Poiché l’ecografia identifica leanomalie della giunzione gastroesofagea, è essenziale iden-tificare la normale anatomia ecografica.Lo scopo di questo studio è stato determinare l’aspettonormale ecografico della giunzione gastroesofagea e dellesue variazioni fisiologiche ed eseguire misurazioni precisedell’esofago addominale in bambini sani.MATERIALI E METODI. In questo studio prospettico, 124bambini asintomatici (75 ragazzi e 49 ragazze), di etàcompresa fra i 2 e i 12 anni, sono stati sottoposti ad esameecografico addominale.Con il paziente in posizione supina, il trasduttore è statomesso in sede sottosternale e orientato cefalicamenteattraverso la finestra del lobo sinistro del fegato.La lunghezza dell’esofago addominale era misurata dalpunto d’ingresso nel diaframma alla congiunzionegastroesofagea.Lo spessore era misurato sulla parete anteriore nel puntocentrale dell’esofago addominale.RISULTATI. La giunzione gastroesofagea è stata identificatain tutti i bambini.La lunghezza media della porzione addominale dell’esofagovariava da 18 mm nel neonato a 34 mm in bambini oltre i6 anni. Lo spessore di parete variava da 2.4 mm a 5.7 mm.

CONCLUSIONI. I nostri risultati indicano che la visualizza-zione della giunzione gastroesofagea e la misura dell’eso-fago addominale sono efficacemente ottenibili con l’eco-grafia real-time in bambini sani.

IL RECESSO ARTICOLARE ANTERIORE DELL’ANCA IN ETA’PEDIATRICA: VALUTAZIONE ECOCOLORDOPPLER NELL’ANCANORMALE E NELLA PATOLOGIA FLOGISTICA

F. Esposito1, D. Noviello1, M.L. Valentino1, L. Tarantino2,A. Giorgio2

1 Azienda Ospedaliera Pediatrica “Santobono-Pausilipon” -Struttura Complessa di Radiologia - Napoli2 Azienda Ospedaliera “D. Cotugno” - Servizio di Ecografia edEcointerventistica - Napoli

SCOPO DEL LAVORO. Studio della morfologia della capsu-la articolare e delle variazioni ecografiche e flussimetrichenella patologia flogistica.MATERIALI E METODI. Con sonda da 10 MHz, si valutano44 bambini (età 2-7 anni), con sintomi clinici di patologiadell’anca.Si valuta, inoltre,un gruppo di controllo 89 bambiniasintomatici. Con approccio anteriore, scansione secondol’asse maggiore del collo del femore, si valuta lo spessoredel recesso sinoviale anteriore. Si esegue una valutazioneecoDoppler dell’arteria cervicale ascendente (ACA) dellatesta del femore per identificare differenze di flusso fraarticolazione normale e patologica.RISULTATI. Degli 89 bambini asintomatici, in 78 (79%) siidentificano i due strati che compongono la capsula.Di questi, in 74 (94.8%) è visibile, centralmente, unaimmagine lineare iperecogena (interfaccia fra gli strati).Lo spessore medio della capsula era 4.2± 0.4 mm.Dei 44 bambini sintomatici, in 34 era posta diagnosi diSinovite Transitoria (ST), in 4 di Malattia di Perthes (MP), in6 erano assenti anomalie della capsula. In tutti i 34 pazienticon ST e nei 4 con MP si è rilevato versamento intrarticolare.Il segnale spettrografico dell’ACA è ottenuto in 53 pazientiasintomatici (59%) e in 34 sintomatici (78%).Nei soggetti asintomatici l’Indice di Resistenza (IR) medioè di 0.62±0.04.Nei pazienti con ST è di 0.80±0.17.Nei pazienti con MP è di 0.68±0.02.CONCLUSIONI. L’ecografia permette un agevole riconosci-mento del versamento intracapsulare.Si rilevano variazioni statisticamente significative dell’IR,fra pazienti con ST e MP.

Lun

ghez

za (

mm

)

Età (mesi)

Relazione fra età e lunghezza della porzione addominaledell’esofago

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME COMUNICAZIONI - TESSUTI SUPERFICIALI

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

Tessuti SuperficialiSTUDIO DELLA PERFUSIONE LINFONODALE MEDIANTE CnTI(CONTRAST TUNE IMAGING) E MEZZO DI CONTRASTO DISECONDA GENERAZIONE

Y. Kadhivi, A. Tregnaghi, R. Stramare, L. Rubaltelli*Dipartimento di Scienze Medico-Diagnostiche, *Sezione di Radiologia - Università di Padova

SCOPO DEL LAVORO. Valutare l’apporto alla caratterizza-zione delle linfoadenopatie superficiali del metodo CnTI(contrast tune imaging) con mezzo di contrasto di secondagenerazione rispetto alle tecniche ecografiche convenzionali(B-mode e Power Doppler).MATERIALI E METODI. 56 linfonodi in 45 pazienti sonostati studiati con le tecniche convenzionali e con CnTI.Sono state valutate le dimensioni, l’architettura intranodale,i margini e la distribuzione dei vasi. Successivamente tutti ilinfonodi sono stati esaminati con CnTI utilizzando unmezzo di contrasto di seconda generazione costituito damicrobolle di esafluoruro di zolfo, iniettato a bolo in unavena periferica alla dose di 4.8 ml.Le diagnosi ottenute con FNAC e/o biopsia chirurgicasono state confrontate con quelle ecografiche.RISULTATI. I linfonodi esaminati erano 30 benigni e 26maligni (18 metastasi e 8 linfomi non HD). Le tecnicheecografiche convenzionali hanno dimostrato, nella diffe-renziazione tra linfonodi benigni e maligni, specificità del76%,sensibilità dell’80% e accuratezza del 78%.Lo studio con CnTI ha dimostrato enhancement intensoed omogeneo in 28/30 linfonodi reattivi,difetti di perfusionein 17 dei quali 15 neoplastici (14 metastasi e 1 linfoma) ein 2 infiammatori, enhancement intenso ma disomogeneocon aspetto “punteggiato” in fase arteriosa precoce in 5casi di linfoma e infine uno scarso o assente enhancementintranodale in 4 metastasi. Questi dati corrispondono aspecificità del 93%, sensibilità del 92% e accuratezza del92.8%. La CnTI ha corretto in 9 linfonodi (16%) unadiagnosi errata delle tecniche convenzionali, in 3 linfonodila diagnosi è stata errata con tutte le tecniche, mentre1 solo linfonodo correttamente diagnosticato comeneoplastico (linfoma non HD) alle tecniche convenzionaliè stato falsamente classificato come benigno alla CnTI.L’incremento di diagnosi corrette si è dimostrato significativo(p=0.05) nel confronto tra tecniche convenzionali e CnTI(test di McNemar per la “significatività dei cambiamenti”).CONCLUSIONI. I linfonodi superficiali possono esserecaratterizzati come neoplastici o benigni con una elevata

accuratezza diagnostica sulla base delle caratteristichedella perfusione valutate con CnTI e mezzo di contrasto diseconda generazione; questa tecnica si dimostra più accu-rata delle altre tecniche ecografiche fino ad ora utilizzate.

LA DIAGNOSI ECOGRAFICA DI PNEUMOTORACE. CONFRONTOCON LA RADIOLOGIA TRADIZIONALE

M. Sperandeo, G. Sperandeo*, S. Carughi, N. Masciale, F. PuzzolanteDipartimento di Medicina Interna, * Dipartimento di Diagnosticaper Immagini - IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza - San Giovanni Rotondo (FG)

In tutte le forme di pneumotorace sia le caratteristiche cli-niche che la radiologia del torace sono sufficienti per unadiagnosi di certezza. L’ecografia, specie mediante l’utilizzodelle sonde ad alta frequenza (8-10 MHz), permette di stu-diare la cosiddetta “linea pleurica”, che dato il suo spessore(200 - 300 micron), non corrisponde anatomicamente allapleura viscerale. Tale linea è una struttura iperecogena,risultato della notevole differenza di impedenza acusticatra tessuti molli superficiali della gabbia toracica e polmo-ne areato, dotata di un fisiologico segno, detto dello scivo-lamento (“gliding sign” degli anglosassoni), sincrono congli atti respiratori e tipico del polmone normalmente areato.I segni ecografici in corso di pneumotorace sono la scom-parsa del segno dello scivolamento della linea pleurica e,in minor misura, l’assenza degli artefatti “ a coda di cometa”con presenza dei soli “artefatti da riverbero”, normalmentepresenti tra la linea pleurica ed il polmone areato,dovuti alfenomeno della riflessione acustica, durante le fisiologicheescursioni respiratorie.Nel nostro studio abbiamo confrontato il segno ecograficopiù significativo di pneumotorace, ovvero il “gliding sign”,con la radiografia del torace. In un periodo di 10 anni, su84 pazienti affetti da pneumotorace (66 pneumotoraciparziali e 18 pneumotoraci totali) abbiamo confrontato ilsegno ecografico del “gliding sign” con i dati clinici e laradiografia del torace. Tutti i pazienti con pneumotoracepresentavano all’esame ecografico l’assenza del “glidingsign” in tutto l’emitorace, in caso di pneumotorace totale, enella sede colpita, in caso di pneumotorace parziale.La dia-gnosi ecografica di pneumotorace, sia nelle forme totaliche in quelle parziali,ha avuto una sensibilità ed una speci-ficità del 100%. L’utilizzo dell’esame ecografico nella dia-gnosi di pneumotorace risulta quindi di particolare elezio-ne in tutte le manovre interventistiche eco e/o TC - guida-te, soprattutto per la diagnosi di esclusione di eventualipneumotoraci iatrogeni.

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CARATTERIZZAZIONE DELLE LESIONI MAMMARIE: VALIDITA’DELL’ECOCONTRASTOGRAFIA IN SCALA DI GRIGI CONMEZZO DI CONTRASTO DI SECONDA GENERAZIONE

F. Trippa, P. Ricci, L. Ballesio, E. Sallusti, E. Pagliara, V. Cantisani, F. Arduini, S. Pacella, G. Modesti,R. PassarielloDipartimento di Scienze Radiologiche - Università degli Studi diRoma “La Sapienza”

SCOPO DEL LAVORO. Definire la validità dell’esame econ-trastografico (CEUS) in scala di grigi in tempo reale a bassoindice meccanico (IM) nella diagnosi differenziale dellelesioni mammarie.MATERIALI E METODI. Sono state studiate prospettiva-mente ed in modo consecutivo 32 pazienti,di età compresatra 40 e 81 anni (età media: 58 anni) con 40 lesioni prece-dentemente diagnosticate alla mammografia e all’ecografiadi base.Tutti gli esami CEUS sono stati eseguiti con appa-recchiatura dedicata (Esatune, Esaote, Genova, Italia) consonda lineare a larga banda da 5-10 MHz, prima e doposomministrazione ev a bolo di mezzo di contrasto ecografico(SonoVue, Bracco, Milano, Italia) con indice meccanicomolto basso (0.06-0.09; 35-40 kPa). I parametri presi inconsiderazione erano: dimensioni del tumore, morfologia,sede, presenza/assenza di vasi e poli vascolari, pattern dienhancement. Sono state estrapolate le Curveintensità/tempo studiando anche l’area sottesa alla curvaROI per valutare il segnale in modo quantitativo. I patternecocontrastografici sono stati confrontati con esame RMdinamico (T1w-FLASH 3D, 0.16 mmol Gd-DTPA/Kg BW)eseguito con bobina di superficie e magnete da 1.5 T, econ l’aspetto macroscopico del tumore alla valutazioneistologica dopo asportazione chirurgica in tutte le pazienti.RISULTATI.La diagnosi istologica ha documentato 26 carci-nomi duttali infiltranti, 9 fibroadenomi, 1 carcinoma muci-noso, 1 carcinoma dutto-lobulare infiltrante, 2 displasiefibroso-cistiche, 1 papillomatosi f lorida intraduttale.Le lesioni erano situate al QSE (N=26), QSI (N=6),QII (N=4), QIE (N=4), e presentavano diametro medio di14 mm (range: 7-30 mm).Tutte le lesioni maligne hannopresentato intenso enhancement prevalentemente perife-rico con andamento centripeto, mentre i fibroadenomihanno documentato minore enhancement, fatta eccezioneper le pazienti più giovani in cui presentavano enhance-ment intenso ed omogeneo. Le curve intensità/tempomostravano pendenza ripida nei fibroadenomi a causadella loro scarsa microcircolazione, mentre dimostravanopendenza graduale ed irregolare nelle lesioni maligne acausa della prevalenza del macrocircolo.

CONCLUSIONI. L’ecografia in tempo reale con mezzo dicontrasto di seconda generazione a basso indice meccanicosembra essere uno strumento valido per la caratterizzazionedelle lesioni mammarie. Le curve intensità/tempo hannomostrato marcata correlazione con i risultati dell’esameistologico.

NODULO TOSSICO DELLA TIROIDE: STUDIO ECOGRAFICOCON MEZZO DI CONTRASTO (MDC) DI SECONDA GENERAZIONE.OSSERVAZIONI PRELIMINARI

F. Capone, B. Raggiunti*, G. Fiore*, C. Schiavone°, A. MerliniU.O. Radiologia, *U.O. Endocrinologia - Ospedale San LiberatoreAtri - ASL Teramo - °Dipartimento di Medicina e Scienzedell’Invecchiamento - Sez. Medicina Interna e Gastroenterologia -Università “G. D’Annunzio” Chieti

SCOPO DEL LAVORO.Valutare l’utilizzo del mezzo di con-trasto di seconda generazione (SonoVue, Bracco, Milano,Italia) nei pazienti portatori di nodulo tossico della tiroide.MATERIALI E METODI. Nello studio sono stati inclusi, finoad oggi, 21 pazienti, 6 maschi (età media 56 aa; range39-72) e 15 femmine (età media 55 aa; range 37-70),portatori di nodulo tossico della tiroide con esame scinti-grafico positivo e TSH inibito (ultrasensibile di terzagenerazione).A tutti i pazienti sono stati somministrati, per via endove-nosa, 2.5 ml di mdc di seconda generazione (SonoVue,Bracco, Milano, Italia). Gli esami ecocontrastografici sonostati eseguiti con scansioni Real Time a basso indice mec-canico utilizzando apparecchiature Esatune e Technos MPX(Esaote, Genova, Italia) dotate di sonda ad alta frequenza edi tecnologia CnTI.E’ stato valutato il comportamento delle lesioni in fasearteriosa, capillare e tardiva.RISULTATI.Tutte le lesioni hanno presentato un enhance-ment significativo in fase arteriosa con lieve tendenzaall’iperecogenicità rispetto all’enhancement del tessutotiroideo normale. In fase tardiva si registrava una rapidariduzione dell’enhancement, sempre rispetto a quello deltessuto tiroideo normale, con precoce ritorno all’ecogeni-cità di base.CONCLUSIONI. Dai nostri risultati preliminari si evinceche l’esame ecocontrastografico eseguito con sonda adalta frequenza e con mdc di seconda generazione(SonoVue) ha una notevole efficacia nel confermare ladiagnosi di nodulo tossico della tiroide perché consente ladefinizione di un enhancement caratteristico per talepatologia.

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME COMUNICAZIONI - URO-GENITALE

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

Uro-Genitale

UTILITÀ DELL’ANESTESIA PERICAPSULARE IN CORSO DI BIOPSIA PROSTATICA

F.M. Drudi, M. De Rubeis, S. Padula, P. Mendicino, F. Marchetti, A. RighiDipartimento di Scienze Radiologiche - II Cattedra - Policlinico Umberto I - Università di Roma ‘La Sapienza’

SCOPO DEL LAVORO. Scopo del lavoro è stato valutarel’utilità e il beneficio dell’anestesia pericapsulare prostaticapraticata prima di una biopsia prostatica random (6 prelievi)ecoguidata.MATERIALI E METODI. In 290 pazienti si è effettuata ane-stesia locale pericapsulare prostatica prima della biopsia.Approssimativamente 5 cc a 2% di carbocaina sono statiiniettati in tre zone per ogni lobo della prostata usandoago Chiba da 22G lunghezza 15 cm. In 50 pazienti (gruppodi controllo) è stata effettuata biopsia dopo infiltrazionedei soli piani muscolari. Entrambi i gruppi hanno rispostoad un questionario riguardante essenzialmentepresenza/assenza del dolore e disagio del paziente.RISULTATI. Non ci sono state complicanze maggiori nei340 pazienti bioptizzati. Le complicanze minori sono state:in 1 paziente uretrorragia persistente e in 26 lieve ematuriainiziale e dolore. Riguardo al questionario del gruppo conanestesia pericapsulare solo 2 persone (0.6%) hanno ripor-tato sensazione di disagio e dolore durante la procedura.Nel gruppo di controllo ben 15 pazienti (30%) hanno rife-rito dolore al momento del prelievo.CONCLUSIONI. Molti pazienti avvertono dolore durante labiopsia transrettale ecoguidata della prostata e pochi cliniciprovvedono ad un blocco del nervo periprostatico primadi questa procedura. Un blocco di tale nervo prima dellebiopsie riduce drasticamente la sofferenza del paziente.

VALIDITÀ DELLA BIOPSIA PROSTATICA RANDOMTRANSPERINEALE ECOGUIDATA

F.M. Drudi, A. Righi, S. Padula, M. De Rubeis, P. Mendicino, F. MarchettiDipartimento di Scienze Radiologiche - II Cattedra - Policlinico Umberto I - Università di Roma ‘La Sapienza’

SCOPO DEL LAVORO. Scopo del nostro lavoro è statodimostrare l’accuratezza della biopsia randomizzatanell’identificare le neoplasie prostatiche sfuggite all’esplo-razione rettale e all’ecografia transrettale nei pazienti con

valori di PSA superiori a 4 ng/ml.MATERIALI E METODI. 290 pazienti sono stati sottopostiad ecografia transrettale e biopsia multipla random (6 pre-lievi,3 per lobo).Questi pazienti sono stati suddivisi in due gruppi:gruppo A (34 pazienti) con PSA compreso tra 4-10 ng/mle gruppo B (256 pazienti) con PSA superiore a 10 ng/ml.Tutti i 213 pazienti negativi che mantenevano i valori diPSA elevati sono stati sottoposti ad un’ulteriore serie dibiopsie.RISULTATI. Nel gruppo A la biopsia è risultata positiva in7 pazienti, di cui 6 con un prelievo positivo ed 1 conlocalizzazione doppia. 2 dei 7 pazienti positivi mostravanopin1 e pin2 ed i rimanenti adenocarcinoma.Nel gruppo B è stata rilevata la positività in 70 biopsie, dicui 24 a localizzazione singola e 46 a localizzazione doppiao tripla.Nel gruppo A la localizzazione è sempre stata nel medesi-mo lobo, mentre in 10 pazienti del gruppo B la localizza-zione multipla interessava entrambi i lobi.CONCLUSIONI. Vista la modesta specificità dell’ecografianel riconoscere le lesioni neoplastiche della prostata, labiopsia prostatica random si è dimostrata essere unostrumento affidabile nella diagnosi di neoplasia prostatica.I sei prelievi bioptici garantiscono una sensibilità dell’80%nell’individuazione delle neoplasie tanto che nei pazientiche continuavano a manifestare dei valori di PSA elevatiuna seconda serie di biopsie si è dimostrata positiva nel23% dei casi.La guida ecografica è sempre più fondamentale edirrinunciabile anche per il controllo di eventuali danni.

L’ECOGRAFIA CON APPARECCHIO DEDICATO A BASSO INDICEMECCANICO CON MEZZO DI CONTRASTO DI II GENERAZIONEVERSUS TC E RM, NELLO STUDIO DELLA VASCOLARIZZAZIONEDELLE LESIONI NEOPLASTICHE DEL SISTEMA UROGENITALE

F.M. Drudi, A. Righi, S. Padula, M. De Rubeis, F. Marchetti,P. MendicinoDipartimento di Scienze Radiologiche - II Cattedra - Policlinico Umberto I - Università di Roma ‘La Sapienza’

SCOPO DEL LAVORO. Lo studio della vascolarizzazionedelle lesioni neoplastiche maligne assume sempre piùimportanza non solo per una migliore caratterizzazione,ma anche perché spesso questa è legata al fattore prognosticodella neoplasia.Nello studio delle neoformazioni renali, differenti lineedi ricerca hanno utilizzato l’imaging integrato di TC, RMed ecografia per lo studio dell’enhancement del mezzo di

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME COMUNICAZIONI - URO-GENITALE

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

contrasto (mdc).Scopo del nostro lavoro è stato individuare parametri checonsentano una diagnosi differenziale tra lesioni benigne emaligne e nelle maligne di stabilire la macro e microcirco-lazione.MATERIALI E METODI. Sono stati studiati 16 pazienti por-tatori di massa neoplastica del sistema urogenitale non cor-rettamente inquadrabili con l’esame ecografico e eco colorDoppler prima e dopo iniezione di mezzo di contrastoecografico.Tutti i pazienti sono poi stati sottoposti ad esame TC o RMdi conferma.RISULTATI. Per le lesioni renali i risultati ottenutidall’ecografia con mdc sono sovrapponibili a quelli ottenuticon TC, mostrando lesioni ipovascolarizzate (ipoecogenee ipodense). Nel caso di lesioni cistiche sospette, l’uso delcolor Doppler con mdc ha permesso una migliore visualiz-zazione della vascolarizzazione delle lesioni cistiche com-plicate, permettendo una più corretta visualizzazione dellapresenza di aggetti neoplastici, laddove la TC è limitata daeffetti di volume parziale.CONCLUSIONI. La tecnica ecografica color Doppler, chemostra un flusso aumentato e disomogeneo peri e intrale-sionale, non ha apportato significativi contributi all’incre-mento della specificità dell’indagine ecografica a causadella variabilità del comportamento della componentevascolare e del segnale colore correlato.L’uso del mdc, studiato con apparecchio a basso indicemeccanico, ha consentito il riconoscimento in tutti ipazienti, delle aree con enhancement e perciò neoplasticheed ha permesso così di individuare la sede migliore per labiopsia ecoguidata.

ALTERAZIONI ECOSTRUTTURALI DELLA GHIANDOLA PERIFERICAPROSTATICA APPREZZABILI CON ECOGRAFIA TRANSRETTALE:DIVERSO SIGNIFICATO DIAGNOSTICO IN RAPPORTO AIVALORI DI PSA

G. Francica*, S. Bellini, A. Miragliuolo* Servizio di Ecografia ed Ecointerventistica, Unità Operativa di Urologia Presidio Sanitario Camilliani “S. Maria della Pietà” Casoria (NA)

SCOPO DEL LAVORO. Lo scopo del presente studio è valu-tare il potere diagnostico per cancro prostatico (CP) dellealterazioni ecostrutturali (AE) della ghiandola periferica(GP) apprezzabili all’Ecografia Transrettale (ETR) in rapportoai valori di PSA totale.MATERIALI E METODI. 341 pazienti (età media 69 aa,range 38-85 aa) sono stati sottoposti a biopsia transrettale

ecoguidata dal Maggio 1999 al Maggio 2003.La tecnica delsestante con 1-2 prelievi sulle zone laterali è stata utilizzatanell’85% dei casi. Sono state individuate 4 fasce di valoridi PSA (ng/ml): 0-4; >4-≤10;>10-≤20;>20.AE della GP erano:1) area/e nodulare/i ipoecogena/e;2) ipoecogenicità diffusa;3) altro (nodulo iperecogeno; microcalcificazioni).Per ogni classe di PSA sono stati valutati:Sensibilità (SE);Specificità (SP);Valore Predittivo Positivo (VPP);Valore Predittivo Negativo (VPN).La biopsia costituiva il gold standard diagnostico.RISULTATI. In Tabella I sono riportate le distribuzionipercentuali del CP e delle AE all’ETR nelle fasce di PSA.

La frequenza di CP nell’intera casistica è del 39.5%.Il nodulo ipoecogeno è risultato il quadro ecografico piùfrequente (66% di tutte le AE e sempre > 60% nelle singolefasce di valori di PSA).In Tabella II sono riportati valori degli indici diagnosticidelle AE in rapporto alle fasce di PSA.

CONCLUSIONI. Le AE della GP apprezzabili alla ETRmostrano una crescente sensibilità per CP, riflettendo ilmaggior volume e/o il carattere infiltrante del tumore conrelativo sovvertimento strutturale meglio definibileall’ETR.Peraltro tale incremento di sensibilità diagnostica non èparallelo all’aumento della prevalenza del CP nelle diversefasce di PSA,a testimonianza della bassa specificità.Questa infatti si mantiene costantemente intorno al 50%nelle singole classi di PSA (soprattutto per la prevalenzaelevata di patologie infiammatorie).Ne consegue che all’aumentare del PSA aumenta la proba-bilità che una ETR alterata predica la presenza di CP mentrediminuisce la probabilità che una ETR negativa rassicurisull’assenza di CP.

0-4 >4-≤10 >10-≤ 20 >20

CP+ 16.6%% 26.7% 42.5% 83.8%

AE 54% 57% 59% 84%

0-4 >4-≤ 10 >10-≤ 20 >20

SE 71.4% 72.8% 81% 92.3%

SP 48.5% 40.1% 56% 42.8%

VPP 21.7% 33.3% 57.6% 85.7%

VPN 89.4% 82.2% 80% 60%

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME COMUNICAZIONI - URO-GENITALE

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

EFFICACIA CLINICA DELLE INDAGINI ECOGRAFICHE INNEFROLOGIA

F. Zuccarino, L.E. Bacigalupo, F. Pugliese, L. Ruaro, L.E. DerchiCattedra “R” di Radiologia-DICMI - Università di Genova

SCOPO DEL LAVORO. Scopo del nostro lavoro è stato lamisurazione dell’efficacia clinica dell’esame ecografico inquattro comuni situazioni cliniche specifiche in pazientinefropatici:- Insufficienza renale cronica- Insufficienza renale acuta- Sospetto di ipertensione nefrovascolare- Malfunzionamento della FAV per emodialisi.MATERIALI E METODI. Abbiamo valutato con ecografia197 pazienti consecutivi provenienti dalla U.O. Cattedra diNefrologia del DIMI, inviati per una delle problematichesuddette. Prima dell’indagine ecografica, dopo la visita el’esame obiettivo del paziente, il nefrologo doveva compi-lare una scheda in cui segnalava la diagnosi sospetta, con ilgrado di certezza con cui la stessa veniva posta, e prospet-tava l’iter diagnostico futuro e l’approccio terapeutico piùappropriati per il paziente. Una scheda simile veniva inol-tre compilata subito dopo l’esame ecografico, in cui veni-vano indicati gli stessi parametri della precedente, ma allaluce dei risultati dell’indagine.Veniva quindi eseguita un’epi-crisi sul caso e venivano misurati tre diversi parametri(nessuna utilità, utilità non significativa, utilità significativa)per ogni livello: impatto sulla diagnosi, capacità di cambia-mento dell’iter diagnostico, capacità di cambiamento dell’i-ter terapeutico.RISULTATI. Il nostro studio ha dimostrato che l’esame eco-grafico si è rivelato assai efficace nell’affrontare le patolo-gie nefrologiche sovradescritte.Complessivamente ha presentato, per quanto riguardal’impatto diagnostico, significativi vantaggi nel 62% deicasi, vantaggi non significativi nel 29.20%, e nessuna utilitànell’8.80%. Ha modificato in modo significativo l’iter dia-gnostico nel 53.20% dei casi, ha portato vantaggi non fon-damentali nel 38%,e non ha avuto nessuna utilità nell’8.8%degli esami. Inoltre, ha modificato in modo significativo l’i-ter terapeutico nel 57% dei pazienti, ha aiutato un correttoapproccio terapeutico nel 34%, e non è stata di utilità tera-peutica nel 9%.CONCLUSIONI. La misurazione dell’efficacia clinica delletecniche e metodiche diagnostiche è di fondamentaleimportanza nella pianificazione degli algoritmi diagnostici.Scegliere l’indagine con la maggiore “efficacia clinica” inogni diversa situazione consente, infatti, la maggiorefficienza e permette di ottenere risparmi di tempo e inda-

gini, identificando velocemente la patologia causa del pro-blema clinico e indirizzando immediatamente il paziente aiprovvedimenti terapeutici più opportuni.Benchè basata suun certo grado di soggettività, legata alle capacità clinichee all’esperienza del medico che compila le schede valutati-ve e che invia il paziente all’indagine, la tecnica sovrade-scritta viene ritenuta, in Letteratura, come la più idoneaper misurare il grado di efficacia.

IL PROFILO SEMINOLOGICO IN SOGGETTI CON MICROLITIASITESTICOLARE

F. Mazzilli°, M. Delfino°, N. Imbrogno°, V. Spinosa°, R. Di Nardo*II Facoltà Medicina e Chirurgia - Università “La Sapienza” - Roma °Unità di Andrologia e *Unità di Radiologia - A.O. Sant’Andrea -Roma

In Letteratura sono presenti alcune segnalazioni sullapresenza di microlitiasi testicolari ed è stata ipotizzata unasua possibile associazione con uno stato di dispermia.Scopo di questo lavoro è stato quello di studiare l’incidenzadi soggetti con microlitiasi testicolare e delinearne il profiloseminologico. Sono stati pertanto studiati n. 276 soggetti,di età compresa tra 21 e 61 anni, afferenti all’Unità diAndrologia dell’A.O. Sant’Andrea, II Facoltà di Medicina eChirurgia, per problemi andrologici (partners maschili dicoppie infertili, soggetti con disfunzione erettile), conanamnesi negativa per traumi o infezioni didimarie; sonostati inoltre studiati n. 20 soggetti normospermici di con-trollo. Sono stati eseguiti:a) l’esame ecotomografico dello scroto (Hitachi H21,sonda da 7.5 MHz);b) l’esame standard del liquido seminale, secondo le guide-lines del WHO (1999); in particolare, la cinetica nemasper-mica è stata valutata mediante una metodica oggettiva(SIAS) basata sulla sovrimpressione di immagini (Mazzilliet Al,1995).In base all’indicazione ecotomografica, i soggetti studiatisono stati così caratterizzati: soggetti con microlitiasi testi-colare (MLT), con segnali iperecogeni di diametro >2mm;soggetti con spot iperecogeni,di diametro ≤ 2mm (SIT); sog-getti in cui non sono stati evidenziati segnali iperecogeni(NS). Sono stati evidenziati n. 11 casi (4.0%) con MLT (7partners maschili di coppie infertili e 4 con disfunzione eret-tile) e n.13 casi (4.7%) con SIT (7 partners maschili di coppieinfertili e 6 soggetti con disfunzione erettile). Nel gruppodi controllo è stato evidenziato un solo caso con SIT. Iparametri seminali dei soggetti con MLT o con SIT nonhanno mostrato variazioni significative rispetto ai soggettiNS. In conclusione, la cosiddetta microlitiasi testicolarenon sembra rappresentare un fattore patogenetico specifi-co di dispermia.

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME POSTER - ECO DOPPLER

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

DIAGNOSI ECOGRAFICA NELLA SINDROME DI WILKIE:NOSTRA ESPERIENZA

P. Di Prima, M.M. Santonocito, D. Balsamo, R. ScuderiDipartimento di Medicina Interna e Medicina d’Urgenza -Ospedale S. Marta - Università di Catania

SCOPO DEL LAVORO. La Sindrome dell’arteria mesentericasuperiore (Sindrome di Wilkie),cosiddetta anche Sindromedel compasso aorto-mesenterico, è una rara patologia chepuò determinare compressione duodenale in quanto riducel’angolo formato dall’aorta e dall’arteria mesenterica supe-riore a livello del terzo segmento duodenale.Tale condizione può essere asintomatica o può provocareturbe dispeptiche di vario grado. Scopo del nostro lavoro èstato quello di dimostrare tale reperto in pazienti adultiche venivano alla nostra osservazione per dispepsia.MATERIALI E METODI. Abbiamo sottoposto ad esameecografico mediante ecografo GE Logic 500 Pro con sondaconvex a frequenza variabile da 2 a 5 MHz una popolazionedi giovani adulti di età compresa tra i 16 e i 42 annipervenuti alla nostra osservazione nell’arco di un annopresso il nostro ambulatorio con sintomatologia dispepti-co-dolorosa. Su 692 pazienti, ne sono stati esclusi 505 chepresentavano altre patologie gastroenterologiche qualicolelitiasi, ernia iatale, esofagite, gastrite e/o duodenitecorrelate o meno ad infezione di HP,ecc.Dei 187 pazienti rimasti è stato eseguito uno studio ecocolor Doppler vascolare che tendeva a valutare l’angoloaorto-mesenterico in longitudinale prendendo comeriferimento il tripode celiaco per ricercare l’eventualepresenza della sindrome di Wilkie; tale angolo venivagiudicato patologico quando inferiore a 20°.RISULTATI. Solo in 4 pazienti (circa il 2% dei casi) è statopossibile evidenziare una anomala inserzione dell’arteriamesenterica superiore rispetto al tronco aortico successi-vamente confermata da indagini radiologiche (duodeno-grafia e/o indagine TAC).La metodica eco color Doppler ha quindi permesso la dia-gnosi definitiva di sindrome di Wilkie in giovani pazientiaffetti da sindrome dispeptico-dolorosa che lamentavano

da molti anni dolore dispeptico di varia intensità, localizzatoprevalentemente ai quadranti superiori dell’addome, spessoesacerbato dai cambiamenti posturali, non diagnosticabilecon i comuni esami routinari.CONCLUSIONI. Gli Autori ritengono che una metodica dicosì larga diffusione, non invasiva, rapida, ripetibile e abasso costo come l’esame eco color Doppler possa essereutile per lo screening della Sindrome dell’arteria mesentericasuperiore, la cui incidenza è, probabilmente, sottostimata.

POWER DOPPLER DIREZIONALE PER LO STUDIO DELLAARCHITETTURA VASCOLARE NELLA DIAGNOSI DIFFERENZIALE(BENIGNO VS. MALIGNO) DELLE ADENOPATIE SUPERFICIALI:WORK IN PROGRESS

G. Civardi, D. Vallisa (*), C.F. Moroni, A. Arcari, E. Anselmi,P. Bernuzzi, A. Lazzaro. R. Bertè, L. Cavanna Divisione di Medicina Oncologica ed Ematologia -Ospedale “Guglielmo da Saliceto” - Piacenza (*) Divisione di Medicina Interna - Ospedale di Fiorenzuola d’Arda (PC)

SCOPO DEL LAVORO. Dati i risultati interessanti ottenuticon il Color Doppler delle adenopatie periferiche, abbiamovoluto valutare l’impatto del Power Doppler direzionale,che accoppia maggiore sensibilità e la possibilità di visua-lizzare la direzione del flusso. Abbiamo pertanto studiatol’architettura vascolare linfonodale per valutare se le suecaratteristiche e le variazioni delle medesime permettesse-ro di differenziare le adenopatie superficiali flogistiche daquelle neoplastiche.MATERIALI E METODI.50 pazienti (30 F,20 M,età 18 -75 aa)che presentavano almeno una adenopatia superficiale,vennero sottoposti ad esame Power Doppler direzionalemediante sonda lineare da 7.5-10 MHz (Technos MP,Esaote spa). Furono acquisite immagini dell’architetturavascolare linfonodale (distribuzione dei vasi, loro decorsoe presenza di polo vascolare a livello dell’ilo).Il pattern veniva distinto in regolare (presenza di vascola-rizzazione ordinata con distribuzione a rami d’albero a par-tenza dall’ilo) oppure irregolare (presenza di distorsionievidenti del decorso dei vasi,disassamento dei medesimi,

CONTRIBUTI ACCETTATI COME POSTER

Eco Doppler

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GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

vascolarizzazione anomala prevalente in periferia, assenzadi polo vascolare a livello ilare). Di ogni paziente, venivadeterminata la natura del linfonodo o mediante aspor-tazione chirurgica della lesione, agobiopsia percutaneaoppure agoaspirazione).RISULTATI. 27 pazienti presentavano una adenopatianeoplastica (16 casi di metastasi e 11 casi di linfoma),mentre23 pazienti dimostravano una adenopatia flogistica (6 casidi mononucleosi infettiva,3 casi di toxoplasmosi,14 casi diadenopatia reattiva aspecifica). Tutti i pazienti affetti daadenopatie di natura neoplastica (tranne uno, affetto daM. di Hodgkin varietà sclerosi nodulare) presentavano unpattern di architettura vascolare di tipo disordinato/irrego-lare. Viceversa, tutti i pazienti affetti da linfoadenopatiaflogistica presentavano pattern ordinato/regolare.Il paziente con M. di Hodgkin presentava alterazionidell’architettura vascolare di tipo intermedio (vasi stirati ecompressi, ma distribuzione abbastanza regolare, conserva-zione del polo vascolare ilare).CONCLUSIONI. I nostri dati preliminari suggeriscono chelo studio dell’architettura vascolare mediante PowerDoppler direzionale delle adenopatie superficiali possaessere di aiuto per la diagnosi differenziale tra forme beni-gne e maligne. L’esame inoltre appare anche semplice erapido da eseguire. Se i nostri dati venissero confermati,questa metodica potrebbe proporsi come la tecnicad’immagine non invasiva di scelta per la diagnosi differen-ziale di natura delle adenopatie superficiali.

MODIFICAZIONI DELL’EMODINAMICA SPLANCNICA DOPOVENTILAZIONE POLMONARE ASSISTITA A PRESSIONE POSITIVACONTINUA (C-PAP) NEI SOGGETTI SANI E NEI PAZIENTI CONBRONCOPNEUMOPATIA CRONICA OSTRUTTIVA (BPCO)

A. Graziani, A. Berzigotti*, B. Praticò, F. Montuschi*, D. Magalotti*, M. Zoli* Servizio di Medicina d’Urgenza - Ospedale Bufalini - Cesena*U.O. Medicina Interna - Policlinico S.Orsola-Malpighi - Bologna

SCOPO DEL LAVORO. La C-PAP è largamente utilizzata neipazienti con insufficienza respiratoria, tuttavia pochi studi,e solo su soggetti sani, hanno valutato le modificazioniindotte da C-PAP sui flussi splancnici.Scopo di questo studioè stato quello di verificare, mediante eco-Doppler, lemodificazioni emodinamiche indotte da C-PAP nel distrettosplancnico sia in soggetti sani che in pazienti con BPCO.MATERIALI E METODI. Sono stati esaminati 10 soggettisani e 10 pazienti con BPCO. I pazienti sono stati sottopostiad esame spirometrico per stabilire il grado del deficitventilatorio: BPCO lieve se FEV1 >45%; BPCO severa se

FEV1<45%. Mediante eco-Doppler dei vasi splancnici, dueoperatori esperti hanno determinato, seguendo una meto-dologia standardizzata, al mattino, a digiuno e a riposo, iseguenti parametri: velocità e flusso portale, indici diresistenza (IR) arteriosi intraparenchimali epatici e splenici.Gli stessi parametri sono stati rivalutati dopo 10 minuti diC-PAP a 10 cmH2O.RISULTATI. Soggetti sani: dopo C-PAP la velocità portale siriduceva (-12.4±26.9%;p=0.06),gli IR epatici aumentavano(+5.5±6.7%; p=0.03) e gli IR splenici non variavano signi-ficativamente. BPCO lieve (n=5): a riposo i parametrierano simili a quelli dei soggetti sani. Dopo C-PAP il flussoportale non si modificava mentre gli IR epatici aumentava-no (+17.7±17.8%; p=0.04) significativamente rispetto aisoggetti sani (p=0.05).Anche gli IR splenici aumentavano(+20.4±14.8%; p=0.06). BPCO severa (n=5): a riposo gli IRepatici erano più elevati rispetto ai sani (p=0.02). DopoC-PAP la velocità portale non si modificava mentre gli IRepatici diminuivano (-12.2±8.7%; p=0.03) significativa-mente sia rispetto ai pazienti con BPCO lieve (p=0.02) siarispetto ai sani (p=0.001). Gli IR splenici non si modi-ficavano.CONCLUSIONI. Nei soggetti sani la C-PAP determinamodificazioni significative dell’emodinamica splancnica,caratterizzate da diminuzione del flusso portale e davasocostrizione arteriosa epatica. Nei pazienti con BPCOlieve si osserva una vasocostrizione arteriosa epatica piùpronunciata mentre nei pazienti con BPCO severa sirealizza una vasodilatazione arteriosa paradossa.

VALUTAZIONE INTEGRATA, ECO-COLOR-DOPPLER E TCMS,NELLE STENOSI DELLE AA. RENALI. ESPERIENZA PRELIMINARE

M. Atzori, G. Regine, V. Buffa, V. MieleRadiologia Generale Osp. San Camillo - Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma

SCOPO DEL LAVORO.Determinare l’accuratezza diagnosticadell’integrazione di Eco-Color-Doppler (ECD) e TC multi-strato (TCms) nella valutazione delle stenosi delle aa. renali(RAS).MATERIALI E METODI. Sono stati valutati con ECD 20pazienti con ipertensione di recente insorgenza (età 35-58 aa),asimmetria renale, incremento della creatininemia.L’ecografia bidimensionale e l’ECD sono stati eseguiti conEcografo Sequoia 512 (Acuson, USA). L’ecografia bidimen-sionale ha permesso la preliminare dimostrazione di plac-che calcifiche parietali o alterazioni di calibro di natura ate-romasica o fibrodisplasica delle aa. renali. La sede piùaccessibile per il campionamento delle arterie renali è

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GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

stata quella ostiale. Sono stati considerati “segni diretti” distenosi l’assenza di segnale nel lume delle aa. renali all’esamebidimensionale, l’aumento della Vps (>150 cm/sec), altera-zioni del profilo spettrale (jet effect, spectral broadening).“Segno indiretto” è stato considerato prevalentemente lavariazione dell’IR. La TC è stata eseguita con apparecchiospirale LightSpeed Ultra (GE, USA), parametri tecnicicostanti (1.25 mm x 8, pitch 10.3, intervallo mm 0.5,tempo rotazione 0.5 sec), dopo somministrazione ev dimdc (Iopamiro 370, Bracco, Italy), inizio scansione deter-minato dalla funzione Smart-Prep, completato da ricostru-zioni MPR, MIP, VR, stenosis analysis, con successiva inte-grazione dei reperti eco-TC; i pazienti con elevata creatini-nemia sono stati sottoposti a preparazione.RISULTATI. L’ECD risultava negativo per RAS in 10 pazienti,in 4 pazienti non era diagnosticamente attendibile (arterienon valutabili), in 6 identificava una stenosi emodinamica-mente significativa. La TCms confermava i 10 casi negativi,identificava un’ipoplasia dell’arteria renale sn in 2 dei 4casi non diagnostici ed evidenziava sede e grado dellestenosi evidenziate all’ECD.CONCLUSIONI.L’integrazione delle metodiche ha consentitoun inquadramento diagnostico completo; in particolarel’ECD ha dimostrato di essere un esame di screening,evidenziando casi probabilmente positivi, di cui la TCmsha definito la diagnosi e consentito la valutazione dell’alberovascolare in maniera non invasiva, identificando lesione etipo di placca (placca-fibrodisplasica), quantificando lastenosi, evidenziando aa. accessorie, indipendentementedalla costituzione del paziente.

ECOGRAFIA CON CONTRASTO DI II GENERAZIONE ED ESPANSIANNESSIALI. VALUTAZIONE DELL’IMPATTO SUL TRATTAMENTOTERAPEUTICO SUCCESSIVO IN 29 CASI

G. Serafini, N. Gandolfo, A. Maritano, F. Bartolucci*, P. Busilacchi*, E. Santacroce**U.O. di Radiologia - Dipartimento Scienze Diagnostiche - A.O. Santa Corona - Pietra Ligure (SV)*U.O. di Radiologia - Ospedale Civile Senigallia (AN)**Istituto di Radiologia - Università di Genova

SCOPO DEL LAVORO.Valutare l’utilità clinica dell’ecocon-trastografia nella programmazione terapeutica delle lesioniespansive annessiali.MATERIALI E METODI. Sono state esaminate 29 lesioniespansive annessiali in 27 pazienti. In tutti i casi una prece-dente ecografia condotta per via sovrapubica e transvagi-nale non era risultata conclusiva.L’indagine è stata condottadurante somministrazione “a bolo” di 2.4 cc di mezzo di

contrasto ecoamplificatore di II generazione (SonoVue)utilizzando algoritmi dedicati a basso indice meccanico.In tutti i casi è stato utilizzato un approccio sovrapubicoed in 7/29 anche transvaginale. L’indagine è stata registratasu supporto magnetico e visionata anche a velocità rallen-tata. I risultati dell’ecocontrastografia sono stati valutati daun medico esperto in ecografia e da un chirurgo ginecolo-go secondo i seguenti parametri: 1) assenza di informazioniaggiuntive all’ecocontrastografia; 2) informazioni tali danon modificare il management della lesione;3) informazionitali da modificare il management della lesione.RISULTATI. In 3/29 casi l’indagine non ha apportato infor-mazioni aggiuntive morfovascolari. In 16/29 casi vi è statoapporto di informazioni diagnostiche tali da non modificareil management. In 10/29 casi le informazioni ottenute conl’ecocontrastografia hanno modificato il management(modificazione dei tempi dell’intervento chirurgico, modi-ficazione della tecnica chirurgica, attesa vs. intervento,aspirazione vs. intervento). Prevalentemente il mezzo dicontrasto ha consentito di migliorare la confidenza diagno-stica nelle lesioni strutturalmente liquide corpuscolate incui l’indagine convenzionale non risulta in grado di dirimereil quesito solido/liquido ed in particolare negli espansi concarattere emorragico, nelle idro-sactosalpingi nonchè nellelesioni solide con aspetto pseudoliquido.CONCLUSIONI. L’utilizzo del mezzo di contrasto si è rive-lato in grado di dirimere un limitato numero di quesitidiagnostici in una popolazione selezionata per difficoltàdiagnostiche all’esame convenzionale e,conseguentemente,di modificare, in questi casi, le procedure terapeutichecorrelate.

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME POSTER - GASTROENTEROLOGIA

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

GastroenterologiaCOLECISTITE ACUTA ALITIASICA (CAA) IN CORSO DIINFEZIONE ACUTA DA CITOMEGALOVIRUS (CMV) INPAZIENTE IMMUNOCOMPETENTE

A. Carlotto1, F. Martini 2, A. Greselin 2, R. Marcante 3,R. Ferretto1, G. Nicolini1, M. Giordani4, F. Marranconi1

1U.O. di Malattie Infettive, 2U.O. di Medicina Interna, 3U.O. di Microbiologia - P.O. S. Camillo de Lellis - Schio (VI) 4U.O. di Malattie Infettive - P.O. S. Bortolo - Vicenza

INTRODUZIONE.La CAA è una complicanza, relativamenterara e severa, di varie patologie sia in ambito medico chechirurgico; è stata inoltre osservata in soggetti affetti daAIDS ed in pazienti gravemente immunodepressi.L’infezione acuta da CMV è di riscontro comune, interes-sando prevalentemente le prime decadi di vita, ed è carat-terizzata, in genere, nel soggetto immunocompetente, dasintomatologia moderata e autolimitante; sono riportatituttavia casi aneddotici di coinvolgimento plurivisceralecon esito infausto.CASO CLINICO. E’ descritto il caso di un paziente maschiodi 27 anni, altrimenti sano, ospedalizzato per iperpiressia,cefalea,e addominalgie diffuse in particolare in ipocondriodestro.Era presente,al momento del ricovero, leucocitosi elinfocitosi con modica piastrinopenia. L’ecografia addomi-nale dimostrava una colecisti distesa con pareti notevol-mente ispessite e presenza di lacune ipo-anecogene nelcontesto dello spessore parietale,modesta splenomegalia elieve versamento periepatico, perisplenico e pleuricobilaterale; il segno di Murphy ecografico è risultatopositivo. La sierologia per CMV è risultata positiva perinfezione acuta (IgM=191.1 AU/ml [significativo >100];IgG >35.0 IU/ml [significativo >0.70] met. EIA); la colturaurinaria del CMV è risultata positiva.Al paziente è stato somministrato trattamento antibiotico alargo spettro assistendo nelle giornate successive ad unprogressivo miglioramento delle condizioni generali finoalla guarigione e, nei controlli ecografici successivi, ad unaprogressiva normalizzazione del quadro colecistico.Non è stata somministrata terapia antivirale.DISCUSSIONE E CONCLUSIONI. Il caso rappresenta, aconoscenza degli Autori, la prima segnalazione inLetteratura di CAA associata ad infezione acuta da CMV insoggetto immunocompetente.Il trattamento antibiotico, lo stretto monitoraggio ecografi-co e l’assenza di comorbidità hanno contribuito, nel casoin esame, ad evitare l’intervento chirurgico di colecistectomia.

Nella diagnostica differenziale di CAA dovrebbe essereinclusa, anche nel soggetto immunocompetente, l’infezioneacuta da CMV.

MALATTIA DI CROHN DEL TENUE: ENTEROCLISI, ECOGRAFIAINTESTINALE E SCINTIGRAFIA CON LEUCOCITI MARCATI ACONFRONTO

A. Cozzolino, A. Rispo, M. Imbriaco*, L. Celentano**,L. Camera*, P.P. Mainenti*, E. Di Girolamo, R. Grassia, G. Mazzacca, F. CastiglioneGastroenterologia,* Radiologia, **Medicina Nucleare - Università “Federico II” di Napoli

SCOPO DEL LAVORO. La malattia di Crohn nei 2/3 dei casiè localizzata all’intestino tenue. Attualmente il gold stan-dard per la diagnosi di malattia e la valutazione della sualocalizzazione ed estensione è rappresentato dal clisma deltenue (CT) che, tuttavia, è una metodica invasiva e costosae determina l’esposizione del paziente a dosi non trascura-bili di radiazioni. L’ecografia intestinale (EI) e la scintigrafiacon leucociti marcati con Tc-99m-HMPO (SLM) sono duemetodiche il cui utilizzo nella diagnostica della malattia diCrohn è in continuo incremento in virtù dell’assenza diinvasività, della buona riproducibilità e dei costi contenuti.Abbiamo valutato la sensibilità di EI e SLM rispetto al CTnella diagnosi della malattia di Crohn del tenue.MATERIALI E METODI. Dal Marzo 2000 al Dicembre 2002abbiamo sottoposto a CT, EI e SLM, 50 pazienti (M/F:27/23; età media 32 anni) con diagnosi endoscopica eistologica e/o radiologica di malattia di Crohn del tenue.Le tre procedure sono state effettuate nella stessa settimana.40 pazienti presentavano una localizzazione ileale di malattia,2 digiuno-ileale, 8 ileo-colica. 26 pazienti mostravano unpattern infiammatorio, 21 stenosante, 3 perforante.8 pazienti erano stati precedentemente sottoposti adintervento chirurgico di resezione ileo-colica.RISULTATI. Il CT era positivo in 49/50 pazienti con unasensibilità del 98%. L’EI mostrava segni di patologia in46/50 pazienti con una sensibilità del 92%.La SLM era positiva in 45/50 pazienti con una sensibilitàdel 90%. L’uso combinato parallelo dell’EI con la SLMportava ad una sensibilità cumulativa del 100%.L’EI mostrava buona concordanza con il CT per la localiz-zazione (k=0.706) e l’estensione di malattia (r=0.657).La SLM era concordante con il CT per la localizzazione dimalattia in circa la metà dei casi (k=0.542), non fornendoindicazioni utili circa la sua estensione.CONCLUSIONI. EI e SLM sono due metodiche sensibilinella diagnosi di malattia di Crohn del tenue ed il loro

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utilizzo combinato può essere raccomandato nell’approcciodiagnostico iniziale ad un paziente con sospetto di malattia.Il CT resta la metodica più accurata nella definizione dellalocalizzazione e dell’estensione di malattia.

ECOGRAFIA TRANSADDOMINALE NELLA VALUTAZIONEDELLA PATOLOGIA NEOPLASTICA DEL COLON: POSSIBILERUOLO NELLE STRATEGIE DI SCREENING DEL CARCINOMACOLO-RETTALE

L. Castellano*, L. Tibullo**, D. Taranto***, L. Coppola**,F. Manguso****, C. Del Vecchio Blanco**, I. de Sio***Casa di Cura Nostra Signora di Lourdes Massa di Somma - Napoli**Dipartimento di Medicina Interna e Gastroenterologia -

II Università di Napoli***Clinica Mediterranea - Napoli ****Cattedra di Gastroenterologia - Università Federico II - Napoli

SCOPO DEL LAVORO. Il ruolo della ecografia transaddomi-nale nello studio della patologia ileo-colica è consolidato,ma non sono disponibili in Letteratura dati su vasta scalarelativi alla diagnostica della patologia neoplastica delcolon. Scopo dello studio è stato valutare il contributodella ecografia transaddominale nella diagnostica delle neo-plasie del colon.MATERIALI E METODI.322 pazienti che dovevano praticarepancolonscopia per varie motivazioni sono stati sottopostiad ecografia del colon da due operatori indipendenti, incieco r ispetto all ’esito dell ’esame endoscopico(ecotomografi: Toshiba Ecocee sonde 3 -6 e 6 -10 MHz;Toshiba 140-SHG sonde 3.75 e 8 MHz). I parametri ecogra-fici suggestivi per neoplasia del colon (entità, non gradua-lità ed estensione dell’ispessimento, eccentricità del lumecolico, compressibilità, scomparsa della stratificazioneparietale) sono stati correlati al dato endoscopico,conside-rato il gold standard.RISULTATI. Abbiamo correttamente identificato conl’ecografia 13/23 carcinomi del colon (sensibilità 56.5%)con una specificità pari al 99.3%, un valore predittivopositivo dell’86.7% ed un valore predittivo negativo del96.7%. In 2/299 casi (0.7%) abbiamo osservato dei falsipositivi all’ecografia. La concordanza dell’ecografia rispettoal dato endoscopico è risultata buona al test di Cohen(k 0.665; p<0.001).CONCLUSIONI. Confrontati con quanto riportato riguardola ricerca del sangue occulto nelle feci per lo screening delcancro colo-rettale (identificazione del 23.9% delle neoplasieavanzate del colon,Lieberman DA N Engl J Med 2001;345:555) e considerati i costi e la invasività della pancolonscopia,i nostri risultati ci consentono di ipotizzare un ruolo perl’ecografia nel protocollo di screening delle neoplasie delcolon.

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GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

ESISTE UN PATTERN ECOGRAFICO ASSOCIATO ALLA STEATOSICAPACE DI FACILITARNE IL SUO RICONOSCIMENTOETIOLOGICO?

M. Soresi, G. Pirrone, A. Riili, G. Di Giovanni, A. Terranova,S. Braziotis, M. Giambra, C.M. Barbagallo, A. Carroccio,G. MontaltoCattedra di Medicina Interna - Università di Palermo

SCOPO DEL LAVORO. Il rilievo ecografico di fegato brillanteè frequente ed è indice di steatosi epatica. Tale aspettopuò essere espressione di:epatite cronica (EC) a diversa ezio-logia o di sindrome steatosica non alcolica (NAFLD) sianella sua espressione non evolutiva di semplice steatosi(ST) che in quella di steatoepatite (NASH). Noi abbiamovalutare la presenza di aspetti ecografici che potessero dif-ferenziare le ST, le NASH e le EC con pattern ecograficodi steatosi.MATERIALI E METODI. Sono stati studiati 121 pazienti(74 M, 47 F) venuti consecutivamente alla nostra osserva-zione per la presenza ecografica di fegato brillante.45 avevano una steatosi epatica a transaminasi normali perpiù di sei mesi; 31 avevano una NASH caratterizzata daaspetto ecografico brillante AST e/o ALT > 2N per più disei mesi, di questi 10 avevano una diagnosi istologica;45 avevano una EC (34 da HCV, 6 da HBV, 3 alcolica,2 autoimmune) in tutti un esame istologico confermava lapresenza di steatosi ed epatite cronica, nessuno aveva unostaging istologico >2.Gli aspetti ecografici valutati erano presenza/assenza di:epatomegalia, margini irregolari, steatosi focale, pattern aprato fiorito, pattern a carta geografica, aumento deldiametro portale, colelitiasi (compresa la colecistectomiaper colelitiasi), colesterolosi colecistica, linfoadenopatiadell’ilo epatico, severità del pattern ecografico di steatosiclassificato in lieve, moderato, severo. L’analisi statistica èstata condotta con il test esatto di Fisher.RISULTATI. Nessuna differenza statisticamente significativas’è evidenziata tra i tre gruppi per gli aspetti ecograficivalutati ad eccezione della linfoadenopatia dell’ilo epaticoche era significativamente associata alle EC in 12/45pazienti (26.7%) rispetto alle ST in 2/45 (4.4%) (p<0.004)ed alle NASH 2/3 (6.5%) p<0.03;nessuna differenza statisti-camente significativa è risultata tra ST e NASH.CONCLUSIONI. La presenza di una linfoadenopatia dell’iloepatico in soggetti con steatosi epatica è l’unico aspettoecografico che riesce a discriminare le steatosi associatead epatopatia cronica rispetto alle NAFLD.Nessun pattern ecografico invece è stato in grado di diffe-renziare le ST dalle NASH.

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME POSTER - GASTROENTEROLOGIA

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

CARATTERIZZAZIONE DEL PATTERN VASCOLAREDELL’IPERPLASIA NODULARE FOCALE (INF) MEDIANTEECOGRAFIA CON MEZZO DI CONTRASTO DI SECONDAGENERAZIONE

R. Picconi, L. Riccardi, M. Pompili, R. Orefice,M. Gismant, S. Beccaria, A. Cedrone, G. Gasbarrini, G.L. RapacciniIstituto di Medicina Interna e Geriatria - Università del Sacro Cuore - Roma

SCOPO DEL LAVORO. L’obiettivo del presente studio èstato valutare il ruolo dell’imaging ecografico con tecnica“Contrast Tune Imaging” (CnTI) e dopo infusione diesafluoruro di zolfo, un nuovo mezzo di contrasto ecograficodi seconda generazione (SonoVue®, Bracco, Milano), nellacaratterizzazione del pattern vascolare della INF del fegato.MATERIALI E METODI. Sono state studiate 10 donne (etàmedia 37 aa, range 23-53 aa) con un numero totale di12 noduli di INF di dimensioni comprese tra 2 e 7.5 cm(media 4.3 cm). La diagnosi di INF è stata posta in tutte lepazienti tramite TC e/o RMN dopo mdc. In 2 pazienti talediagnosi è stata confermata dall’esame istologico del pezzooperatorio.Tutti i noduli sono stati preliminarmente esami-nati con esame ecografico basale e color-power-Doppler.Tutti i noduli sono stati studiati con ecografia con mezzodi contrasto utilizzando scansioni continue per un tempodi almeno 3 minuti con la tecnica CnTI (Esatune, Esaote,Genova) dopo somministrazione endovenosa in bolo di4.8 ml di SonoVue, seguiti da 10 ml di soluzione fisiologica.Il pattern vascolare dei noduli è stato valutato separata-mente da due esperti ecografisti non a conoscenza dell’esitodella TC e/o RMN dopo mdc.RISULTATI. All’esame color-power-Doppler di base tutti inoduli presentavano segnali arteriosi intra e peri-lesionali.Tutti i noduli di INF hanno mostrato un incrementocontrastografico precoce rispetto al parenchima circostantein fase arteriosa che si è mantenuto durante la fase portalecon distribuzione di tipo omogeneo.Durante la fase paren-chimale tutti i noduli sono rimasti distinguibili rispetto alrestante parenchima, sia se iperecogeni che se isoecogenirispetto ad esso. Il tipico aspetto “a ruota di carro” è statoosservato unicamente nei due noduli di maggiori dimen-sioni (entrambi ≥ 7 cm). La presenza di una o più arterieafferenti alla lesione è stata visualizzata in 4 noduli, mentrela cicatrice centrale ipoecogena, maggiormente evidentenelle fasi portale e parenchimale dello studio, è stata osser-vata in 3 noduli, tutti di dimensioni ≥ 4 cm.CONCLUSIONI. Il comportamento dinamico dei noduliall’esame ecografico con mezzo di contrasto è risultato

sovrapponibile a quello osservato alle tecniche di immagineutilizzate come riferimento (incremento contrastograficoprecoce in fase arteriosa e omogenea persistenza dell’in-cremento in fase portale). I risultati di questo studio preli-minare permettono di ipotizzare un ruolo della metodicanella diagnosi differenziale della INF rispetto ad altre lesionifocali epatiche riscontrabili in pazienti non affetti daepatopatia cronica.

VALORE DIAGNOSTICO PREDITTIVO DEL “BRIGHT-LIVER” EDELL’IRREGOLARITA’ DELLA SUPERFICIE EPATICA NELLADIAGNOSI DELLE EPATOPATIE CRONICHE

B. Palmentieri, L. Castellano, F. De Marino, M. Persico, A. Federico, R. Torella, C. Del Vecchio Blanco, I. de Sio Dipartimento di Medicina Interna e Gastroenterologia - Seconda Università di Napoli

SCOPO DEL LAVORO. Il bright eco-pattern (BEP) inecografia (US) viene correlato alla steatosi.La sua sensibilità e specificità e l’interferenza della fibrosiepatica nella sua evidenza US non sono chiare.L’associazione al BEP di altri segni US (attenuazioneposteriore, aree a diversa distribuzione di grasso) possonorappresentare elementi per la ricerca quantitativa delgrasso epatico.L’irregolarità della superficie epatica avrebbe un alto valorepredittivo per la diagnosi di cirrosi.Scopi dello studio: determinare sensibilità e specificità delBEP per la diagnosi di steatosi; valutare sensibilità e specifi-cità dei parametri regolarità/irregolarità della superficieepatica per la diagnosi differenziale tra epatiti croniche.MATERIALI E METODI. 187 pazienti (HCV+: 61.5%, HBV+:12.8%, NAFLD: 13.9%, ALTRO: 11.7%), consecutivamentesottoposti a biopsia epatica; età mediana 52 (range 19-70);rapporto M/F di 1.2.L’esame US è stato eseguito da 2 operatori, che hannovalutato: presenza/assenza di BEP, attenuazione posteriore,aree a diversa distribuzione di grasso.La valutazione istologica è stata effettuata con score diIshak per staging (F),grading (G); la steatosi è stata suddivisain 4 classi: assente,<30%,30-50%,>50%.RISULTATI.La concordanza interosservatore è stata k >0.8;il BEP è stato evidenziato nel 91% dei casi con steatosi>30%. La fibrosi epatica si distribuiva in maniera simile nei4 gruppi a differente steatosi,con mediana di:F2 (range 0-6)gruppi 1, 2 e 3; F1 (range 0-6) gruppo 4, non influendo sulparametro US di BEP.L’analisi multivariata per BEP vs S, G e steatosi ha mostratovalori significativi solo per steatosi (p<0.005).

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Sensibilità, specificità, valori predittivi positivo (VPP) enegativo (VPN) del BEP sono stati rispettivamente del63%,93%,91% e 75%;per steatosi >30%,del 91%,93%,89%e 94%. La presenza di aree a diversa distribuzione di grasso(28% dei BEP) e attenuazione posteriore (11% dei BEP),portava sensibilità, specificità,VPP e VPN tutti al 100% persteatosi > del 30%.La presenza di regolarità della superficie epatica mostravasensibilità e specificità, VPP e VPN del 93%, 65%, 94% e61%, per la diagnosi di epatite cronica.CONCLUSIONI. La presenza di BEP è indice di steatosi, lasua assenza non esclude la presenza di steatosi <30%.Il grado di fibrosi non interferisce con la sua evidenza US.La presenza di attenuazione posteriore e/o aree a diversadistribuzione di grasso sono patognomonici di steatosi >30%.La presenza di superficie epatica regolare ha un elevatovalore predittivo positivo per la diagnosi di epatite cronica.

MALFORMAZIONE DI ABERNETHY (DESCRIZIONE DI UN CASO)

D. Sirigu, D. Scanu, G. Campisi, L. Loi. G. Virgilio,V. MigaledduS.M.I.R.G. (Sardinian Mediterranean Imaging Research Group)

SCOPO DEL LAVORO. Dimostrazione di un caso di malfor-mazione di Abernethy tipo I b in giovane ragazza di 15anni, giunta alla nostra osservazione per dolore addominaleaccompagnato da tumefazione pelvica.MATERIALI E METODI. Paziente di 15 anni di sesso fem-minile con anamnesi di cardiopatia congenita da stenosi aortica e polmonare trattata chirurgicamente a 5 anni.Giunge alla nostra osservazione per dolore addominaleaccompagnato da tumefazione in sede pelvica. La pazienteviene sottoposta ad accertamenti clinico-strumentali checomprendono Markers epatite e tumorali; Rx torace;Ecotomografia addominale EGDS;TC addominale; Biopsieepatiche.RISULTATI. Gli enzimi epatici evidenziano incrementodegli indici di citolisi e di stasi, con buona sintesi.Negatività dei Markers epatite e tumorali. L’Rx torace evi-denzia un quadro di cardiomegalia con esiti di pregressointervento chirurgico. L’ecografia addominale e pelvicadimostra un quadro di ematocolpo ed ematometra daimperforazione dell’imene per cui la paziente viene sotto-posta ad intervento chirurgico.A livello epatico si evidenziauna marcata alterazione morfologico ecostrutturale delfegato caratterizzata da anomala distribuzione del disegnovascolare intraepatico con mancata evidenziazione dellavena porta, vena cava con decorso intraepatico e dislocazio-ne delle vene sovraepatiche che presentano sbocco autono-

mo in atrio destro. Presenza di multiple lesioni nodula-ri epatiche con differente ecogenicità, talora conaspetto conf luente.L’EGDS dimostra un quadro diesofagite di 1° grado. La TC conferma i rilievi ecograficie dimostra l’assenza della vena porta con shunt dell’assespleno-mesenterico in vena cava inferiore.La biopsia epaticaeffettuata su quattro lesioni nodulari evidenzia un aspettoistologico compatibile con noduli di iperplasia rigenerativa.CONCLUSIONI. Il caso studiato rientra nella tipologia dellamalformazione di Abernethy tipo I b, associata a malforma-zione cardiaca e noduli di iperplasia rigenerativa del fegato.Attualmente si distingue uno shunt di I e di II tipo. Il I tipoè congenito e si associa generalmente a malformazioni car-diache con shunt di tipo termino-laterale. Esistono due sot-totipi: Ia in cui la v. mesenterica e la v. splenica non si con-giungono; ed un sottotipo Ib in cui le vene confluisconoinsieme in cava inferiore. Il II tipo può essere acquisito eraramente si associa ad altre malformazioni.

APPENDICITE ACUTA: DIAGNOSI CLINICA, DI LABORATORIOED ECOGRAFICA IN UN REPARTO CHIRURGICO

M. Summa, F. Perrone, C. Spirito, E. Baldi, N. Malfitano,G. SpinoglioUOA di Chirurgia Generale a Indirizzo Oncologico - Azienda Ospedaliera di Alessandria

SCOPO DEL LAVORO. La diagnosi di appendicite acutanon è sempre facile e presenta due rischi principali: il ritardodiagnostico con rischio di peritonite e la chirurgia condiagnosi solo probabile, con percentuali fino al 30% diappendicectomie inutili. Il nostro obiettivo è lo studio diun percorso diagnostico che riduca il tasso di appendicec-tomie inutili, senza aumentare il rischio settico.MATERIALI E METODI. Da Maggio 2002 ad Aprile 2003,tutti i pazienti giunti presso il nostro Ospedale con sospet-to di appendicite acuta sono stati sottoposti a visita, aconta dei leucociti e dosaggio della proteina C reattiva(PCR) e a ecografia eseguita da due chirurghi esperti.I criteri diagnostici ecografici di appendicite sono quellidescritti da Puylaert e altri Autori.I pazienti sono stati inquadrati in 4 categorie:

1.Diagnosi certa: appendicectomia.2. Altra diagnosi: accertamenti e terapia specifica.3.Esclusione di patologia: dimissione.4.Diagnosi incerta: ripetizione iter diagnostico dopo

12 ore.L’esame istologico ha fornito la verifica diagnostica definitiva.RISULTATI. Lo studio ha coinvolto 219 pazienti, 137femmine (63%) e 82 maschi (37%), con età media di 32

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GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

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anni (12-87). In 51 casi (23%) è stata posta diagnosi diappendicite acuta: all’intervento si sono verificati 4falsi positivi, 2 annessiti e 2 ulcere duodenali perforatecon appendicite consensuale. In 45 casi (21%) si è diagno-sticata altra patologia. In 123 casi (56%) è stata esclusapatologia, in 80 alla prima indagine e in 43 dopo ripetizionedell’iter; in tale gruppo non si è manifestata appendiciteacuta nei mesi successivi. L’esame istologico ha confermatola presenza di flogosi appendicolare nei 47 casi conappendicite all’intervento. L’ecografia ha dimostrato unasensibilità del 92%, una specificità del 98%, un valorepredittivo positivo e negativo del 98%. I leucociti e la PCRsono risultati significativamente più elevati nel gruppodelle appendiciti rispetto al gruppo dei dimessi (media deileucociti: 13825 vs 8840; media PCR: 6.662 vs 1.57).CONCLUSIONI. Riteniamo che l’applicazione di un proto-collo diagnostico clinico, bioumorale ed ecografico, perfe-zioni la diagnosi di appendicite acuta, riducendo le appen-dicectomie di appendici sane, senza aumentare il rischiosettico. L’ecografia si conferma metodica affidabile per ladiagnosi di appendicite acuta nel paziente adulto.

COLOR-DOPPLER VS IMAGING ARMONICO DI CONTRASTOCON SONDA AD ALTA FREQUENZA NELLO STUDIO DELMORBO DI CROHN

V. Migaleddu, G. Virgilio, D. Turilli, I. Vincentelli, V. Cossu,N. Canu, D. Mortello, D. Sirigu, F. Lecca, D. Scanu,G. Campisi, G.C. CanalisSardinian Mediterranean Imaging Research Group (Sassari-Cagliari)

SCOPO DEL LAVORO. L’etg convenzionale ed ilColor-Doppler con il rilievo dell’incremento dello spessoree della vascolarizzazione di parete contribuiscono alladiagnosi ed al follow-up del morbo di Crohn. Scopo delnostro lavoro è verificare la sensibilità del Color-Dopplervs l’imaging armonico di contrasto in risonanza con sondaad alta frequenza dell’attività di malattia.MATERIALI E METODI. 12 pz (7M e 5 F) di età compresatra 20 e 42 anni. Il morbo di Crohn interessava prevalente-mente l’ultima ansa ileale in 9 pz. In 3 era presente ancheun interessamento del colon. Sono stati osservati 7 pz inesordio di malattia, 3 pz per recidiva dopo interventochirurgico e 2 pz a breve distanza dall’inizio della terapiamedica. In 4 pz erano presenti delle complicanze (1 stenosi,2 ascessi ed 1 fistola).L’etg convenzionale e Color-Doppler e/o Color-DopplerEnergy (CD e CDE) è stato eseguito con apparecchiaturaSequoia Imagegate 512 (Acuson-Siemens) con sonda lineare14 MHz Color-Doppler fino a 14 MHz. L’imaging armonico

di contrasto in risonanza (IACR) è stato condotto conapparecchiatura Esatune (Esaote) con sonda lineare(frequenza in emissione circa 3 MHz).Il m.d.c. impiegato è stato il SonoVue-Bracco alla dose di5 o 2.5 ml e 8 mcl/ml. I risultati sono stati esaminati suclips da due osservatori valutando la quantità, la qualità ela sede del segnale color Doppler e armonico di contrastoper mezzo del Wilcoxon sign rank test.RISULTATI. L’imaging armonico di contrasto in risonanzaha consentito di avere maggiori informazioni sulla flogosiparietale rispetto al CD e CDE (p<0.0001 al Wilcoxon signrank test).Con l’IARC la perfusione tissutale prevalentemente sottomucosa o transmurale sembra correlare con l’entità dellaflogosi. E’ necessario comunque un maggior numero diosservazioni per trovare una significatività statistica.CONCLUSIONI. L’IACR rappresenta una metodica utilenella diagnosi e nel follow-up del M. di Crohn consentendopiù del CD e CDE la valutazione dell’entità della flogosidella parete intestinale.

GLI ASPETTI ECOGRAFICI DELLA LOCALIZZAZIONE EPATICAE SPLENICA IN CORSO DI AMILOIDOSI AL

G. Carnevale Maffè, M. Gnocchi, E. Oriani, G. Palladini*,G. Merlini*Medicina Interna e Oncologia Medica, * Laboratorio di Biotecnologie e Tecnologie Biomediche - I.R.C.C.S. Policlinico S. Matteo - Pavia

SCOPO DEL LAVORO. Gli Autori descrivono gli aspettiriscontrati all’ecografia (US) a carico di fegato e milza incorso di Amiloidosi AL, malattia sistemica caratterizzata daun’alterazione delle proteine con accumulo nei tessuti dimateriale fibrillare, a decorso clinico complicato dainteressamento cardiaco, renale, epatico e gastroenterico ecoinvolgimento in minor misura di tessuti molli, sistemalinfatico e apparato endocrino.MATERIALI E METODI. Si è eseguita US dell’addome, consonda convex da 3.5 MHz, in 45 pazienti con biopsia posi-tiva per Amiloidosi AL (23 maschi e 22 femmine), etàmediana 61 anni (34-75). Nello studio volumetrico delfegato si valutava il diametro longitudinale del lobo destrosull’emiclaveare destra (<15 cm) e del lobo sinistro e dellobo caudato sulla vena cava inferiore (<10 e 3.5 cm).Per la milza si valutava il diametro antero-posteriore(<10 cm), il trasversale (<6 cm) e il longitudinale(<14 cm), considerando ingrandita la milza quando duediametri risultavano anormali.RISULTATI.All’US la localizzazione epatica si presenta connetto aumento di volume,contorni molto globosi e struttura

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disomogenea sia diffusamente che focalmente.Due risulta-no gli aspetti peculiari della disomogeneità diffusa: siaalternanza di vaste aree ipo - iperecogene, con aspettomaculato, sia fine tessitura iper- ipoecogena, con prevalen-za dell’aspetto iperecogeno.Nei due casi con lesione focalequesta era nettamente ipoecogena, a contorni irregolari,non vascolarizzata. Alla milza abbiamo documentato tretipi di coinvolgimento: netto aumento di volume e globo-sità dell’organo, trama disomogenea, con aspetto a vetrosmerigliato, con o senza splenomegalia, e voluminosa lesio-ne focale nodulare,a contorni molto netti, tipo capsula,diso-mogenea, iperecogena ma con alcune aree intranodularisimil anecogene. Tale reperto di amilodoma splenico siconfermava con scintigrafia con aprotinina.CONCLUSIONI. Riportiamo i risultati dello studio con USaddominale in pazienti con Amiloidosi AL, in quanto nellanostra ampia casistica abbiamo riscontrato alcuni aspettiche riteniamo essere patognomonici per interessamentoepatico e splenico da amiloide e pertanto meritevoli disegnalazione, in quanto utili per il completo inquadramentonon invasivo dell’estensione di tale malattia.

CONFRONTO NELLA VALUTAZIONE DELLE LESIONI FOCALIEPATICHE TRA IMAGING ARMONICO ED IMAGINGFONDAMENTALE NON LINEARE CON L’IMPIEGO DIM.D.C. SONOVUE: RISULTATI PRELIMINARI

G. Virgilio, D. Turilli, I. Vincentelli, V. Cossu, N. Canu,D. Mortello, D. Sirigu, F. Lecca, G. Campisi, V. MigaledduSardinian Mediterranean Imaging Research Group (Sassari-Cagliari)

SCOPO DEL LAVORO. Confrontare i risultati ottenuti nellostudio delle lesioni focali epatiche con l’impiego di softwaredi rilevamento a bassa potenza (CCI e CPS) con m.d.c.SonoVue-Bracco.MATERIALI E METODI.Sono stati esaminati 13 pz (7 M e 6 F,età range 32-79 anni),alcuni presentavano più di una lesione:9 HCC, 2 INF, 6 angiomi, 6 metastasi, 2 noduli di rigenera-zione.L’apparecchio usato è stato un Sequoia Imagegate 512(Acuson-Siemens) con software di rilevamento di contrastoa bassa potenza in armonica (CCI) ed in fondamentalenon lineare (CPS), con sonda convex 4 C1 (1.5-2 MHzin emissione).L’esame nelle due modalità è stato preceduto dall’iniezionedi SonoVue (2.5 ml/8mcl/ml).I risultati sono stati esaminati su clips da due osservatorivalutando penetrazione, risoluzione di dettaglio e dicontrasto per mezzo del Wilcoxon sign rank test.

RISULTATI. Il CPS in fondamentale non lineare di contrastoin alcuni casi sommato alla fondamentale di tessuto hapermesso di ottenere come penetrazione, come risoluzionedi contrasto e di dettaglio più informazioni rispetto al CCIin armonica di contrasto (P <0.0001 al Wilcoxon sign ranktest).In particolare in tutti i casi con il CPS si è ottenutaun’intensità di risposta fino a circa 30 dB superiore al CCI.La concordanza tra i due osservatori ha mostrato differenzenon statisticamente significative (P>0.05).CONCLUSIONI. L’imaging fondamentale non lineare piùm.d.c. in risonanza consente di ottenere una quantità eduna qualità di informazioni superiori a quelle ottenibilicon l’imaging armonico di contrasto.In particolare la possibilità di associare in tempo reale lerisposte tissutali e di contrasto consente al CPS una piùagevole gestione dell’immagine con una maggioreconfidenza diagnostica.

PRESENTAZIONE CLINICA INSOLITA DI ASCESSO BRUCELLAREDEL FEGATO: SEGNALAZIONE DI DUE CASI

E. Brunetti, L. Maiocchi, D. Barbarini*, E. Carretto*, C. FiliceDivisione di Malattie Infettive e Tropicali - IRCCS S. Matteo -Università di Pavia*Laboratorio di Batteriologia - Laboratori di Ricerca AreaInfettivologica – IRCCS S. Matteo

SCOPO DEL LAVORO.L’ascesso epatico è una complicanzamolto rara della brucellosi.Vengono descritti due casi la cui presentazione clinicainsolita ne rendeva difficile la diagnosi.MATERIALI E METODI. Caso 1: donna di nazionalità italianadi 32 anni si presenta per massa epigastrica, perdita dipeso e febbre.Alla TC e ecografia presenza di massa al lobo epatico disinistra che si estende nella parete addominale con calcifi-cazione centrale della porzione epatica. Le colture delmateriale simil-purulento drenato sono negative.La natura brucellare dell’ascesso viene sospettata in basealla calcificazione centrale. Il test di Wright risulta negativoma il test di Coombs positivo (≥ 1:1.600).Il test di Wright ripetuto a 30 giorni risulterà positivo.

Caso 2:uomo di nazionalità italiana di 35 anni si sottoponea ecografia addominale nel corso di indagini per tromboci-tosi e splenomegalia.Una massa complessa di 8 x 10 cm con calcificazionecentrale viene trovata nei segmenti centrali del fegato sia

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME POSTER - GASTROENTEROLOGIA

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alla TC che all’ecografia.I radiologi avanzano l’ipotesi di echinococcosi alveolare,benché nessun caso umano sia stato finora segnalato inItalia. Il paziente aveva effettivamente vissuto per anni inuna zona dove sono presenti numerose volpi, ma unabiopsia ecoguidata della lesione, la sierologia e la PCRrisultavano negative per E.multilocularis.Il paziente non aveva mai avuto febbre e non eranopresenti altre manifestazioni cliniche.Data la presenza di calcificazione centrale, venivanoeseguiti test di Wright e di Coombs, risultati entrambipositivi (1:640 e 1:1600 rispettivamente).RISULTATI. Questi casi sembrano degni di interesse perdiversi motivi:a) l’ascesso brucellare epatico è molto raro, e spesso nonè preso in considerazione nella diagnosi differenzialedelle masse complesse del fegato;b) l’aspetto alla diagnostica di immagine può essere fontedi perplessità a causa della necrosi caseosa del tessutogranulomatoso, che può avere aspetto diverso da quellasuppurativa degli ascessi batterici;c) la calcificazione centrale ha un ruolo chiave nelladiagnosi;d) la sierologia dovrebbe basarsi in modo particolare sultest di Coombs perché il test di Wright può risultarefalsamente positivo (ad esempio a causa del fenomeno diprozona) e anche se positivo non fornisce informazionisul grado di attività della malattia.CONCLUSIONI. Un’attenta considerazione dell’aspettoecografico della lesione ed il ricorso al test di Coombsoltre che al test di Wright possono permettere la diagnosidi ascesso brucellare anche in casi in cui la presentazioneclinica è insolita.

CARATTERIZZAZIONE DELLE LESIONI EPATICHE. ESAMEECOCONTRASTOGRAFICO CON MEZZO DI CONTRASTO DISECONDA GENERAZIONE

S. Pacella, V. Cantisani, F. Trippa, F. Arduini, M. Filpo, V. Lombardi, P. Ricci, R. PassarielloDipartimento di Scienze Radiologiche - Azienda PoliclinicoUmberto I - Università degli Studi di Roma “La Sapienza”

SCOPO DEL LAVORO. Definire i pattern ecocontrastograficidelle lesioni focali epatiche con esame ecocontrastograficoin scala di grigi in tempo reale a basso indice meccanico(IM) con mezzo di contrasto di seconda generazione(SonoVue,Bracco,Milano, Italia).MATERIALI E METODI. Lo studio comprende 100 lesionifocali epatiche diagnosticate all’esame ecografico di base

in 87 pazienti. Le lesioni sono state successivamente carat-terizzate con esame ecocontrastografico in scala di grigi intempo reale a basso IM (0.04-0.2) con apparecchiaturadedicata (Esatune,Esaote,Genova, Italia) dopo iniezione eva bolo di due dosi (2.4 e 4.8 ml) di SonoVue. Il pattern dienhancement delle lesioni è stato valutato nelle fasi arte-riosa,portale e tardiva.Tutti gli esami sono stati registrati suclip digitale. Tutte le lesioni sono state valutate con TCSpirale multislice con protocollo contrastografico di tipopentafasico (Volume Zoom,Siemens,Erlangen,Germania).RISULTATI. Le lesioni sono state così caratterizzate:carcinoma epatocellulare (HCC) (N=44), iperplasia nodu-lare focale (FNH) (N=18), emangioma (N=16), metastasi(N=20),e adenoma (N=2).36 HCC,tutte le FNH e l’adenomahanno mostrato marcato enhancement omogeneo nellafase arteriosa. Nei restanti 8 HCC, l’enhancement eradisomogeneo a causa della presenza di aree di necrosi.Nella fase portale tutti gli HCC hanno mostrato svuota-mento rapido, con presenza di pseudocapsula in 21 casi;tutte le FNH sono rimaste ipervascolari anche in faseportale e tardiva a dimostrazione dell’esistenza di unapporto vascolare portale.Quindici angiomi hanno presen-tato comportamento caratteristico con enhancement ditipo globulare con progressivo riempimento centripetonelle fasi portale e tardiva. In un solo caso si è rilevatoenhancement intenso in fase arteriosa precoce come perangioma capillare ad alto flusso.La TC Spirale ha conferma-to i pattern ecocontrastografici in tutte le lesioni.CONCLUSIONI. L’esame ecocontrastografico con softwarededicato e mezzo di contrasto di seconda generazione si èdimostrato efficace per la diagnosi differenziale delle neo-plasie epatiche, permettendo l’identificazione di patternsdi enhancement caratteristici e sovrapponibili a quelliottenibili con TC spirale.

VALUTAZIONE ECOGRAFICA DELLA MILZA IN CORSO DIMALATTIA CELIACA

L. Salvatore*, A. Primavera*, S. Manzi*, L. Fusco*, G. Iannetti §, F. Capone^, M. Di Gioacchino*,C. Schiavone**Dipartimento di Medicina e Scienze dell’Invecchiamento -Sezione di Medicina Interna e Gastroenterologia - Università degli Studi “G. D’Annunzio” - Chieti§Gastroenterologia - Ospedale Civile di Pescara^Servizio di Radiologia - Ospedale di Atri (TE)

SCOPO DEL LAVORO.La malattia celiaca è causa frequentedi iposplenismo che ecograficamente coincide con unariduzione volumetrica dell’organo.Il nostro studio ha preso spunto dal rilievo ecografico

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casuale di un incremento delle dimensioni spleniche nelceliaco in dieta libera.MATERIALI E METODI. Abbiamo sottoposto ad esameultrasonografico standard dell’addome e delle stazionilinfonodali laterocervicali due gruppi di pazientirispettivamente costituiti da coloro in cui la diagnosi dimorbo celiaco risaliva almeno a 12 mesi prima dell’esameecografico (gruppo 1) e da pazienti con prima diagnosi delmorbo (gruppo 2),effettuata negli ultimi 10 giorni.Nel gruppo 1 sono stati arruolati 9 pazienti (5F, 4M) la cuietà media era di 28.1±1.88; il gruppo 2 era costituito da5 pazienti (3F,2M) con età media di 25.4 ±1.78.Tutti i soggetti sono stati sottoposti ad esame ecograficostandard dell’addome con particolare attenzione allo studiodelle dimensioni e delle caratteristiche ecografiche spleniche.In particolare sono stati rilevati il diametro longitudinalemassimo della milza e la sua area di sezione in corrispon-denza dell’ilo splenico.La milza è stata studiata con sonda convex con frequenzadi 3.5-5 MHz; sono state utilizzate scansioni: intercostali esottocostali a sinistra con paziente in inspirazione profonda.E’ stata effettuata misurazione del diametro longitudinaledella milza, in scansioni coronali passanti per l’ilo splenico;nella stessa sezione, oltre al diametro interpolare splenico,è stata misurata l’area di sezione massima.Nella stessa seduta ecografica sono state studiate anche lestazioni linfoghiandolari laterocervicali.L’ecografo utilizzato per gli esami ecografici era unGENERAL ELECTRIC MD400 equipaggiato con sondeelettroniche lineari e convex.RISULTATI. Dai nostri dati preliminari è emersa una signifi-catività dell’aumento dei parametri dimensionali dellamilza nei pazienti con prima diagnosi di celiachia (gruppo 2)a fronte della tendenza alla riduzione, o quanto meno allastazionarietà degli stessi parametri in quei pazienti condiagnosi di celiachia risalente a più di 12 mesi prima(gruppo 1) dell’arruolamento nello studio.Non sono emerse variazioni significative delle dimensionie della ecostruttura dei linfonodi laterocervicali nei pazientidel gruppo 1 ed in quelli del gruppo 2.CONCLUSIONI. Le differenze dimensionali della milzarilevate nei soggetti arruolati suggeriscono un coinvolgi-mento in senso iperplastico del parenchima splenico vero-similmente collegato alla notevole stimolazione immunologicadella patologia celiaca in dieta libera.Per la presenza di un “bias” metodologico nella selezionedei pazienti abbiamo, tuttavia, previsto di rivalutare i datiottenuti stratificando i pazienti in base all’età.

STUDIO DELLA CELIACHIA CON MDC ECOGRAFICO PER OS

R. Foschi, P. Mirk, I. De Vitis*, L. Guidi*,A. Vecchioli Scaldazza Istituti di Radiologia e * Medicina Interna e Geriatria - Università Cattolica del S. Cuore - Roma

SCOPO DEL LAVORO.Verificare le potenzialità diagnostichedell’ecografia previa distensione delle anse tenuali conmdc ecografico per os in pazienti affetti da celiachia.MATERIALI E METODI. Abbiamo esaminato prospettica-mente 23 pazienti consecutivi (20-65 anni;18 F,5 M) affettida celiachia (verificata con biopsia, esami radiologici e dilaboratorio). L’ecografia è stata effettuata con sonde convexe lineari da 4 e 9 MHz prima e dopo (a 30-40’) ingestioneda parte dei pazienti di 500-750 ml di una soluzioneacquosa isosmotica di polietilenglicole.Sono stati valutati grado di visibilità e caratteri morfologicidei segmenti digiuno-ileali e la presenza/assenza di repertipatologici intra- ed extraintestinali (alterazioni di morfologiae spessore di parete e pliche conniventi;ipotonia/dilatazione,iperperistaltismo, invaginazioni transitorie; linfoadenopatiemesenteriche, dimensioni spleniche, steatosi epatica,versamento libero) senza e con mdc, verificando se ladistensione delle anse ottenibile con mdc possa migliorareil grado di visibilità del tenue e la qualità dello studiorispetto all’esame basale.RISULTATI. Dopo mdc la visualizzazione è stata moltomigliore o leggermente migliore in 8 e 13 pazienti (34.7%e 56.5%) e invariata in 2.Come alterazioni intestinali abbiamorilevato: discinesie segmentarie (n=6; 26%); invaginazionitransitorie (n=5; 21.7%); riduzione del n. di pliche neldigiuno (n=5; 21.7%); aumento del n. di pliche nell’ileo(n=4; 17.3%); ipotonia e aumento di calibro delle anse, aprevalente contenuto fluido (n=4; 17.3%); iperperistalti-smo (n=2; 8.6%). Come alterazioni extraintestinali abbiamorilevato: riduzione volumetrica splenica (n=6; 26%);linfoadenopatie mesenteriche (n=4; 17.3%); steatosi epatica(n=3;13%);versamento libero (n=1;4.3%).5 pazienti (FN: 21.7%) non avevano alterazioni intra-o extraintestinali ecograficamente apprezzabili.CONCLUSIONI. La distensione del tenue ottenibile conmdc apposito permette di visualizzare direttamente lepareti e il lume dei segmenti digiuno-ileali, valutandonemeglio i caratteri morfologici e dimensionali.L’ecografia inoltre consente di osservare la motilità delleanse e di identificare eventuali alterazioni extraintestinaliassociate; oltre il 20% dei pazienti non hanno tuttaviaalterazioni ecograficamente rilevabili.

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ECOGRAFIA NELLO STUDIO DEL REFLUSSO GASTROESOFAGEO(RGE) NELL’ADULTO: CONFRONTO CON PH-METRIA DELLE24 ORE

I. de Sio, A. Cuomo, R. Salerno, A. Federico, L. Castellano,C. Del Vecchio BlancoCattedra di Gastroenterologia II Ateneo - Napoli

SCOPO DEL LAVORO.L’ecografia funzionale della giunzionegastroesofagea è stata proposta come metodo per lo studionon invasivo dell’RGE in pediatria con sensibilità e specificitàdel 100% e 87.5% quando comparato alla pH-metria.Scopo dello studio: valutare sensibilità, specificità edaccuratezza diagnostica di tale metodica in adulti conRGE, comparandola con il gold standard (pH-metria delle24 ore).MATERIALI E METODI. 15 soggetti (9M/7F età 26-65 aa;mediana 52 aa) tutti sottoposti a pH-metria delle 24 oreper sintomatologia dispeptica simil reflussiva.I pazienti sono stati studiati con ecografia al mattino dopodigiuno notturno (sonda convex multifrequenza 3-6 MHz)secondo il protocollo previsto dal GISMAD (GruppoItaliano di Studio Motilità Apparato Digerente - Dig LiverDisease 2000):a) scansioni longitudinali in posizione ortostatica per lavalutazione dello svuotamento dell’esofago distale;b) osservazione prolungata (10-15 minuti) della giunzionegastroesofagea con paziente in decubito supino dopo inge-

stione di 200 ml di latte.Il reflusso, quando presente è visibile come un flusso dimateriale iperecogeno che si muove dal lume gastricoverso l’esofago distale.Il test è considerato positivo se si osservano almeno duedistinti episodi di reflusso nei 10 -15 minuti di osservazione.RISULTATI. In 3/15 (20%) pazienti il test non è stato tecni-camente eseguito per scarsa visibilità della giunzionegastroesofagea.Nei rimanenti 12 pazienti, quando confrontata con il goldstandard l’ecografia ha mostrato sensibilità, specificità,accuratezza diagnostica globale rispettivamente del 50%,62.5%,58.3%.In un caso ha consentito la diagnosi di acalasia.CONCLUSIONI. La metodica non sembra confermarenell’adulto i livelli di sensibilità e specificità mostrati inambito pediatrico.E’ possibile peraltro che i falsi negativi della metodicapossano essere legati al tempo sicuramente più limitato diosservazione dell’ecografia.I falsi positivi potrebbero invece essere attribuibili areflussi non acidi.La metodica è gravata da una non applicabilità nel 20%circa dei casi e necessita di validazione per la riproducibilità.Sulla base di tali dati preliminari non può essere propostacome test non invasivo di screening dell’RGE in pazientiadulti.

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complicanze emorragiche e dopo un follow-up medio di22 mesi non sono state osservate inseminazioni neoplastichedel tragitto bioptico.CONCLUSIONI. Nella nostra esperienza la biopsia ecogui-data di masse renali si è rivelata procedura sicura ed affida-bile, che meriterebbe maggior diffusione, nel managementpreoperatorio di lesioni sospette, ma sprovviste di caratte-ristiche tipiche di RCC. In questo contesto, la metodicapuò consentire di evitare un approccio chirurgico nonnecessario in una non indifferente percentuale di casi.

INTERFERONE VIA CATETERE PERITONEALE ECOGUIDATO EMONITORAGGIO ECOGRAFICO NEL TRATTAMENTO DELLEASCITI NEOPLASTICHE

P. Ceccotti, P. Tombesi, I. Nielsen*, L. Trevisani*, M. Catellani, V. Abbasciano*, S. SartoriModulo di Ecografia Interventiva, *Dipartimento Medico -Ospedale S. Anna - Ferrara

SCOPO DEL LAVORO. L’interferone (IFN) intraperitonealedà 22% - 56% di risposta a 30 giorni nella palliazionedell’ascite neoplastica e richiede ripetute paracentesi, condisagio per il paziente e rischio di infezioni.Presentiamo i risultati di un protocollo basato sul posizio-namento ecoguidato di un catetere peritoneale e sul moni-toraggio ecografico del trattamento.MATERIALI E METODI. Un catetere ecoguidato da 9 Fr èstato inserito nel cavo peritoneale in fossa iliaca destra osinistra in 41 pazienti con ascite metastatica recidivante.Per garantire la sterilità del sistema, la porzione esterna delcatetere veniva collocata dentro un sacchetto urostomico,fissato alla cute con placca adesiva. Dopo documentazioneecografica di evacuazione completa dell’ascite, 6-9 milionidi U.I. di IFN α -2b ricombinante sono stati infusi via catete-re, lasciato successivamente chiuso per 6 ore. Sono statisomministrati 6 cicli a intervalli di 4 giorni, previa valutazio-ne ecografica di assenza di ascite. Eventuali sacche residuedi versamento venivano drenate sotto guida ecografica etrattate con IFN 1 milione U.I. ogni 500 mL di liquido dre-nato. Dopo il 6° ciclo, il catetere peritoneale è stato rimos-so e i pazienti sono stati monitorati con ecografia setti-manale.La risposta a 30 gg è stata valutata con i criteri di Paladine:Risposta Completa (RC) = assenza di recidiva;Risposta Parziale (RP) = recidiva <50% rispetto al pretrattamento;Non Risposta (NR) = recidiva >50%;Risposta Globale (RG) = RC + RP.I responders sono stati sottoposti a FU ecografico fino arecidiva di ascite tesa o fino al decesso.

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Interventistica

BIOPSIA ECOGUIDATA DI MASSE RENALI SOSPETTE.UN UTILE APPROCCIO PER EVITARE NEFRECTOMIENON NECESSARIE

P. Tombesi, P. Ceccotti, M. Catellani, D. Tassinari**, I. Nielsen*, V. Abbasciano*, S. Sartori Ecografia Interventiva, *Dipartimento Medico - Azienda Ospedaliera Universitaria S. Anna - Ferrara; **Servizio di Oncologia - Ospedale Civile - Rimini

SCOPO DEL LAVORO. Le masse renali sospette vengonogeneralmente inviate alla chirurgia senza accertamentiistologici preliminari, in quanto la biopsia percutanea èconsiderata poco attendibile e sicura. In realtà, in certi casil’approccio chirurgico risulta superfluo o controindicato erecenti reports hanno evidenziato che la biopsia preopera-toria può modificare nel 19-41% dei casi il management dilesioni renali sprovviste alle metodiche di imaging di carat-teristiche certe di carcinoma renale a cellule chiare (RCC).In questo studio retrospettivo riportiamo la nostra espe-rienza riguardante la biopsia ecoguidata di lesioni renalisospette.MATERIALI E METODI. 31 pazienti (età 13-83 anni) conlesioni renali sospette (diametro medio 5.5 cm; range2.5-11) sono stati sottoposti a biopsia ecoguidata.Le biopsie sono state eseguite con ago tipo Menghinimodificato 21G; se il campione risultava frammentato o didimensioni <1.5 cm, veniva effettuato un secondo prelievo.Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad esame ecografico 6ore dopo la biopsia.RISULTATI. La lunghezza media dei campioni è risultata2.6 cm (range 1.5-3.5), con una media di 1.2 passaggi (range1-2). In un caso l’esame istologico ha mostrato solo tessutonecrotico; la successiva nefrectomia ha evidenziato unRCC. In 27 casi (87%) è stata raggiunta una diagnosi speci-fica; in 3 (10%) si è ottenuta una caratterizzazione di mali-gnità senza diagnosi specifica. 6 lesioni (19%) sono risultatebenigne (2 pielonefriti, 2 ascessi, 1 TBC, 1 displasia cistica).24 lesioni (78%) sono risultate maligne (10 RCC,2 carcinomiuroteliali, 4 linfomi, 5 metastasi, 3 neoplasie maligne nonmeglio definite). I pazienti con RCC, carcinoma uroteliale,neoplasie maligne aspecifiche, TBC e un paziente conascesso renale sono stati sottoposti a nefrectomia.La biopsia ha consentito di evitare l’approccio chirurgicoin 13 casi (42%). Il riscontro chirurgico e/o il follow-upnon hanno evidenziato falsi negativi o falsi positivi.Il controllo ecografico post-bioptico non ha evidenziato

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RISULTATI. Tutte le manovre sono state eseguitenell’ambulatorio ecografico senza alcuna complicanza.L’ecografia ha evidenziato la formazione di 10 versamentisaccati: 4 hanno risposto al primo trattamento mirato, 4 alsecondo,2 non hanno risposto.Risposta a 30 giorni:NR 14casi (34.1%); RG 27 (65.9%), con 12 RC e 15 RP. In tutti iresponders l’ascite è iniziata a calare entro i primi 3 cicli.A 60 gg RG era presente nel 41.5% dei casi, a 90 nel 26.8%.La durata media della risposta è stata 101 gg. Il tempomedio di ricomparsa di ascite tesa è stato 70.5 ± 75.3 ggvs 11.4 ± 4.4 gg nel pretrattamento (p< 0.001).CONCLUSIONI. La risposta a breve e lungo termine,migliore di quella riportata in Letteratura, suggerisce la vali-dità del protocollo proposto. L’uso di un catetere perito-neale ecoguidato di piccolo calibro appare sicuro ed effi-cace per evacuare l’ascite ed infondere l’IFN; il monitorag-gio ecografico risulta utile per evidenziare e trattare sac-che residue di versamento e valutare la risposta.

DIAGNOSI DI CARCINOMA PAPILLIFERO SU LINFOADENOPATIASATELLITE CON NEGATIVITÀ DEL NODULO TIROIDEO

F. Pignataro*, L. Guidobaldi*, M. Mastrandrea**, G.L. Rapaccini***, C. Giorlandino** *Gruppo Artemisia, Dipartimento di Ecografia Internistica,Pediatrica ed Interventistica, Roma**Gruppo Artemisia, Dipartimento di Ecografia Ginecologica,Ostetrica, 3D, Roma***UCSC, Istituto di Medicina Interna, Roma

SCOPO DEL LAVORO. Scopo del lavoro è stato analizzarela risultanza dell’esame citologico su un totale di 45pazienti sottoposti a prelievo citologico su nodulo tiroideoritenuto sospetto in base alle caratteristiche ecografiche(nodulo ipoecogeno, solido, a margini da finemente amarcatamente irregolari con diametro compreso tra 9 e 26 mm)in pazienti di età compresa tra 21 e 67 anni, di sesso fem-minile per il 92%.I pazienti sono stati inviati alla nostra osservazione per ese-guire il prelievo citologico, sotto guida ecografica, esclusi-vamente sul nodulo ritenuto sospetto secondo le caratteri-stiche precedentemente descritte.Dopo aver acconsentito all’esame previa accettazione delconsenso informato, nel controllo ecografico che precededi routine il prelievo citologico, in 36 casi sono stati riscon-trati uno o più linfonodi satelliti in 33 casi omolateralmen-te ed in 3 casi controlateralmente con caratteristichesospette (assenza di ilo iperecogeno centrale, diametrolongitudinale e trasversale sovrapponibili ed in 10 casimargini finemente irregolari).

MATERIALI E METODI. Dopo la valutazione clinica edecografica, è stato eseguito un ago aspirato con ago sottile(21-23 gauge) sotto guida ecografica (ecografo HitachiAstro) sia sul nodulo indicato dal Curante che sul linfonodo,che seppur non apprezzabile palpatoriamente risultavaecograficamente sospetto.Il materiale ottenuto è stato deposto su un vetrinoportaoggetti e uniformemente strisciato con un vetrinocoprioggetto; quindi si è passati all’immediata fissazionedel campione mediante fissatore spray (Sprayfix Bio).Per ciascun caso sono stati allestiti da un minimo di due adun massimo di quattro vetrini colorati con il metodo diPapanicolaou per la valutazione citologica.RISULTATI. Nel 58% dei casi si è ottenuta una diagnosi diun carcinoma papillifero sia sul nodulo che sul linfonodomentre nel 23% dei casi si è ottenuta una diagnosi di carci-noma papillifero esclusivamente sul linfonodo con negati-vità del reperto sul nodulo tiroideo.CONCLUSIONI. Nel 23% dei casi se avessimo condottoesclusivamente un prelievo citologico sul nodulo ladiagnosi non sarebbe stata fatta risultando, infatti, negativoper cellule maligne.Riteniamo, dunque, indispensabile un controllo ecograficoaccurato in fase di valutazione dell’esame citologico el’esecuzione di un prelievo ecoguidato anche su linfoade-nopatia satellite ritenuta sospetta ottenendo un notevoleincremento nella diagnosi di forme microinvasive nodularicon già presenti metastasi linfonodali.

FNAB LINFONODALE ECOGUIDATO CON STUDIO CITO-FLUORIMETRICO NELLE MALATTIE LINFOPROLIFERATIVE

V. Iovino, G. D’Adamo, P. Della Cioppa, M. Barone,A. Pagano, G. AmendolaU.O. Medicina Interna, Oncologia, Ematologia - P.O. Umberto I -Nocera Inferiore - ASL Salerno 1

SCOPO DEL LAVORO. La biopsia con ago sottile (FineNeedle Aspiration Biopsy - FNAB) ha un ruolo controversonella caratterizzazione delle malattie linfoproliferative.Attualmente la diagnosi di linfoma richiede lo studioimmunoistochimico su campione bioptico linfonodaleescissionale, soprattutto in caso di primo riscontro.Abbiamo raccolto la nostra esperienza di FNAB ecoguidatisu linfonodi superficiali e profondi per lo studio citologicoe citofluorimetrico (CFM), paragonandola ai risultati otte-nuti con lo studio immunoistochimico.MATERIALI E METODI. Abbiamo raccolto retrospettiva-mente i dati di 9 pazienti venuti alla nostra osservazioneper primo inquadramento di sospetta patologia linfoproli-

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ferativa; su 8 di essi è stato praticato FNAB ecoguidato conago di Chiba modificato da 23 Gauche per la CFM; neglistessi pazienti è stata praticata valutazione istologica conimmunoistochimica. In un solo caso è stato praticato ilsolo esame citologico oltre che la CFM per l’aspettoecografico benigno del linfonodo.RISULTATI. Su tutti i pazienti valutati vi è stata corrispon-denza fra diagnosi istologico/immunoistochimica e tipizza-zione con CFM.In particolare 6/9 presentavano un linfomaa cellule B,di tipo marginale e 3 a cellule B di tipo periferi-co; 2/9 presentavano un linfoma di tipo T linfoblastico.L’unico paziente in cui era stato praticato solo l’esamecitologico che risultava negativo per malattia linfoprolife-rativa,presentava una tipizzazione CFM di tipo policlonale.CONCLUSIONI. Del tutto recentemente (Modern Pathology2001; 14: 472-481) è stata riportata in Letteratura la valuta-zione citofluorimetrica dell’immunofenotipo delle celluleprelevate con FNAB linfonodale con buona corrisponden-za con i risultati ottenuti con l’immunoistochimica su cam-pione bioptico che comunque rimane il “golden standard”per la diagnostica delle malattie linfoproliferative. Sullascorta di questi dati, gli Autori riportano la propria espe-rienza, che, ancorché numericamente limitata, è in pienoaccordo con i dati della Letteratura. Casistiche più estesesono necessarie prima di poter definire l’effettivo ruolodiagnostico di questa metodica ecointerventistica che,rispetto all’escissione chirurgica, mostra indubbi vantaggidi facilità di esecuzione,economicità e rapidità.

FOLLOW-UP DELL’HCC TRATTATO CON TERMOABLAZIONE A RF:CONFRONTO TRA ESAME ECOCONTRASTOGRAFICO CONMEZZO DI CONTRASTO DI SECONDA GENERAZIONE E TCSPIRALE

E. Pagliara, V. Cantisani, F. Arduini, F. Trippa, S. Pacella, V. Pasqualini, V. Lombardi, P. Ricci, R. PassarielloDipartimento di Scienze Radiologiche - Azienda Policlinico Umberto I -Università degli Studi di Roma “La Sapienza”

SCOPO DEL LAVORO. Valutare l’efficacia dell’esame eco-contrastografico in scala di grigi a basso indice meccanicodopo somministrazione di mezzo di contrasto di secondagenerazione (SonoVue, Bracco, Milano, Italia) nella valuta-zione della risposta dell’epatocarcinoma (HCC) trattatocon termoablazione a RF.MATERIALI E METODI. 50 pazienti consecutivi (37 uominie 13 donne) di età compresa tra 62-78 aa con singolonodulo di HCC del diametro di 1.5-7.5 cm (media:3.9 cm)trattato con termoablazione con RF sono stati inclusi nelnostro studio.

Tutti i pazienti sono stati sottoposti a valutazione pre- epost-trattamento con ecografia con color- e power-Doppler, ecocontrastografia e TC spirale multislice(Volume Zoom 4,Siemens,Erlangen,Germania).L’esame ecocontrastografico è stato eseguito con apparec-chiatura dedicata (Esatune, Esaote biomedica, Genova,Italia) con software in scala di grigi in tempo reale a bassoIM (CnTI ) dopo iniezione endovenosa a bolo di 2.4 mldi SonoVue.Il follow-up è stato eseguito dopo un mese dalla procedura,e dopo 3 mesi.È stata determinata la sensibilità e la specifi-cità dell’esame ecocontrastografico comparandola con irisultati ottenuti con TC spirale.RISULTATI. Nella valutazione ad un mese l’esame ecocon-trastografico ha documentato 38 necrosi totali (76%) e12 necrosi parziali (34%).Si è registrato un solo falso negativodocumentato dal confronto con TC spirale.Tutti i pazienti sono stati ritrattati con documentazioneecocontrastografica e TC spirale di necrosi completa.La valutazione a 3 mesi, effettuata in 23 pazienti, ha docu-mentato tessuto vitale in 4 lesioni con entrambe le metodiche.L’esame ecocontrastografico ha raggiunto pertanto unasensibilità e una specificità del 92 e del 100%, rispettiva-mente.CONCLUSIONI. L’esame ecocontrastografico con SonoVuee CnTI è da considerarsi una metodica affidabile per lavalutazione di efficacia del trattamento con RF dell’HCC,con un’accuratezza diagnostica sovrapponibile alla TCspirale.

ANGIOECOGRAFIA PERFUSIONALE CON MDC DI 2 a

GENERAZIONE NELLA VALUTAZIONE DELLA EFFICACIANECROTICA DELLE TERAPIE ABLATIVE PERCUTANEE (PAT):STUDIO PROSPETTICO VS TC SPIRALE

I. de Sio, B. Palmentieri, A. Federico, C. Del Vecchio Blanco, L. CastellanoDipartimento di Medicina Interna e Gastroenterologia - II Ateneo - Napoli

SCOPO DEL LAVORO. La introduzione in ecografiadell’imaging armonico a basso indice meccanico e deimezzi di contrasto di 2 a generazione (esafloruro di zolfo)ha migliorato la caratterizzazione delle lesioni occupantispazio del fegato attraverso lo studio della loro perfusionevascolare.Scopo dello studio: valutare il pattern di enhancementdegli epatocarcinomi (HCC) su cirrosi trattati con PAT uti-lizzando il “Contrast Tune Imaging”(CnTI,Esatune-Esaote)

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GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

+ mdc di 2 a generazione (SonoVue-Bracco) confrontandolocon il gold standard (TC spirale).MATERIALI E METODI. Da Gennaio a Giugno 2003, 20pazienti (14M/6F età 56 -78 aa - mediana 63 aa) con HCCsu cirrosi (HCV correlata nel 93% dei casi),diametro medio25 mm-range 15-54 mm; trattati con PEI multisessione(15),RF (3),PEI + TACE (2) sono stati studiati con ecografiacon CnTI con sonda convex da 3.5 MHz e SonoVue.Il mdc è stato somministrato per via e.v. (2.4 ml in bolo,seguiti da 5-10 cc di fisiologica) ed è stato valutato ilcomportamento vascolare durante la fase arteriosa,portalee tardiva.La necrosi è stata giudicata completa quando durante lafase arteriosa non veniva osservato enhancement dellalesione.Il pattern vascolare è stato confrontato con il goldstandard (TC spirale).

RISULTATI.Alla TC spirale 10 lesioni presentavano necrosicompleta: in tutti il pattern ecocontrastografico documen-tava assenza di enhancement in fase arteriosa.In 10 casi la TC documentava necrosi incompleta ( > 90%):il pattern ecocontrastografico era in accordo in 9/10.Sensibilità, specificità ed accuratezza diagnostica dellatecnica per la valutazione della necrosi lesionale sonorisultate rispettivamente del 100%,90% e 95%.La TC evidenziava altre lesioni nodulari (evidenza di 3/20altri noduli in sedi diverse da quelli trattati) dimostrandosisuperiore per stadiazione.CONCLUSIONI. L’angioecografia perfusionale con mdc èmetodica dotata di buona sensibilità, specificità edaccuratezza diagnostica per la valutazione della efficacianecrotica delle PAT.E’ possibile ipotizzarne un ruolo nel follow-up di HCCtrattati con PAT.

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Muscolo-ScheletricaGONARTRITI DA MICROCRISTALLI: STUDIO CON ECOGRAFIAE CONFRONTO CON ALTRE TECNICHE DI DIAGNOSTICA PERIMMAGINI

M. Miceli, M. Reta*, A. Ziosi, L. FrizzieroUnità Operativa di Radiologia, *Divisione di Medicina Interna “C” -Unità di Reumatologia, Ospedale Maggiore Bologna

SCOPO DEL LAVORO. Scopo di questo lavoro è quello divalutare l’accuratezza diagnostica della ecografia (US),confrontata con la radiografia digitale (RD) e la tomografiacomputerizzata (TC) spirale nello studio delle gonartriti damicrocristalli.MATERIALI E METODI. Sono stati selezionati 45 pazienticon diagnosi di artropatia da microcristalli (AM) (urati eCPPD) nel liquido sinoviale. Le articolazioni sono state stu-diate mediante US, RD e TC. Le metodiche sono state con-frontate valutando le alterazioni riscontrate a livello dellestrutture fibro-cartilaginee e della membrana sinoviale.RISULTATI. Per quanto riguarda le strutture fibro-cartilaginee,la US ha evidenziato immagini riferibili ad alterazionidegenerativo-calcifiche a livello delle porzioni visibili dellacartilagine femoro-rotulea e del muro meniscale, in 11 pz(24.4%); calcificazioni legamentose periarticolari in 3 pz(3.3%). La RD ha evidenziato immagini radiopache lineari,prevalentemente in sede meniscale, in 14 pz (31%);immagini calcifiche di pertinenza legamentosa in 3 pz(6.6%).La TC ha consentito una buona definizione dei lega-menti del pivot centrale e ha evidenziato calcificazionidelle strutture fibro-cartilaginee in 22 pz (48.8%) e periarti-colari in 4 pz (8.8%). Per quanto riguarda la membranasinoviale, la US è risultata più efficace nella valutazionestrutturale del versamento sinoviale, risultato fluido in 7pz (13.3%), corpuscolato in 4 pz (8.8%),“simil-parenchi-matoso” in 3 pz (6.6%), con presenza di “detriti” in 2 pz(4.4%). La RD ha evidenziato un aumento della opacità incorrispondenza della borsa sovrapatellare e del corpo diHoffa, senza fornire informazioni di rilievo patognomonicoper porre diagnosi di AM. La TC ha offerto un bilancio spa-ziale delle borse sinoviali superiore alle altre due metodi-che, ma è risultata meno informativa della US circa il con-tenuto dei versamenti.CONCLUSIONI. Complessivamente la TC offre una mag-giore accuratezza diagnostica nella valutazione delle AM,rispetto alle altre metodiche esaminate, grazie alla maggioredefinizione spaziale ed anatomica delle strutture articolarie periarticolari. Peraltro la diagnosi di AM mediante TC è

possibile solo con lo studio delle fibro-cartilagini, in quantonella valutazione della membrana sinoviale, pur avendoimmagini precise, non si ottengono dati specificatamentepatognomonici. A tale scopo infatti risulta di maggiore uti-lità l’approccio ecografico, i cui risultati assumono mag-gior significato se associati alla valutazione panoramica dellaradiografia digitale.

STUDIO ECOGRAFICO DEL TENDINE DISTALE DEL BICIPITEBRACHIALE

C. Gauglio, F. Pugliese, L. Ruaro, L.E. Bacigalupo, C. MartinoliCattedra “R” di Radiologia-DICMI, Università di Genova

SCOPO DEL LAVORO.Scopo di questo lavoro è:1) descrivere l’anatomia ecografica del tendine distale delbicipite brachiale e la corretta tecnica di scansione;2) illustrare i meccanismi fisiopatogenetici e i reperti clinicinel caso di rottura di tale tendine;3) presentare i principali reperti patologici nel caso di rot-tura completa e parziale con riferimento alle principali dia-gnosi differenziali (borsite cubitale, lesione del muscolobicipite, lesione del muscolo brachiale).MATERIALI E METODI.Abbiamo esaminato la loggia ante-riore del gomito in 9 pazienti con sospetto di rottura deltendine distale del bicipite brachiale mediante trasduttore12 -5 MHz, in un caso è stato effettuato esame RM 1.5T.RISULTATI. Nelle rotture tendinee complete (n=7 casi),l’ecografia è stata utilizzata a conferma del sospetto clinicosubito dopo il trauma in 3 casi; in altri 4/7 (57%) casi(pazienti con deficit di forza alla flessione e supinazionedell’avambraccio), la lesione tendinea non è stata identifi-cata clinicamente in fase acuta. In essi, l’ecografia ha con-sentito una diagnosi corretta solo dopo 2-5 mesi (media 3).L’ecografia dimostrava l’assenza del tendine, in genere avulsodall’inserzione sulla tuberosità radiale e retratto sino allapiega del gomito o in sede più prossimale. Nelle lesioniparziali (n=2 casi), il tendine risultava ipoecogeno e irrego-lare, con tratti ispessiti o assottigliati. La distinzione del qua-dro dalla rottura completa era difficile sulla base dei para-metri ecografici e ha richiesto in un caso complementomediante RM.CONCLUSIONI. L’ecografia ad alta risoluzione è accurataper la diagnosi di rottura del tendine distale del bicipitebrachiale. E’ necessaria ulteriore esperienza per definire sel’ecografia possa avere un ruolo come prima indagine neicasi di sospetta rottura tendinea o, in alternativa, neipazienti con pregresso trauma in regione anteriore delgomito che non abbiano effettuato un esame RM.

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME POSTER - MUSCOLO-SCHELETRICA

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME POSTER - MUSCOLO-SCHELETRICA

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L’USO DEI FLUOROCHINOLONICI PUO’ INDURRE LA ROTTURADEL TENDINE DI ACHILLE NEL PAZIENTE ANZIANO

A. Farina°, C. Spallacci*, E. Filippucci°, F. Bartolucci*, W. Grassi°, P. Busilacchi*°Cattedra di Reumatologia - Università di Medicina e Chirurgia -Ospedale Murri - Jesi (AN)*U.O. di Radiologia e Diagnostica per Immagini - Azienda USL n.4 - Ospedale Senigallia (AN)

SCOPO DEL LAVORO. I fluorochinolonici sono antibioticimolto utilizzati nella pratica clinica.L’utilizzo associato ai corticosteroidi può indurre, neipazienti anziani, gravi tendinopatie; questo dato, comunque,è sottostimato in Letteratura.MATERIALI E METODI. Paziente maschio di 67 anni chegiunge alla nostra osservazione per dolore da 5 giorni adentrambi i calcagni.Il paziente è affetto da sarcoidosi e per questo è in tratta-mento con una dose giornaliera di prednisone da 5 mg.Per 10 giorni ha assunto anche, per via orale, 500 mg dilevofloxacina per una infezione respiratoria acuta.Due giorni dopo la fine della terapia, ha iniziato ad averedolore ad entrambi i calcagni. Non riferiva, all’anamnesi,storie di traumi o tendinopatie pregresse.L’esame obiettivo dimostrava tumefazione e dolorabilitàalla palpazione superficiale di entrambi i tendini di Achilleall’inserzione calcaneare.L’esame US ha dimostrato queste anomalie:- ispessimento tendineo diffuso- perdita della normale struttura “fibrillare”- margini irregolari- rotture parziali bilaterali.RISULTATI. Il dolore e la rottura del tendine di Achille sonostati descritti quali complicanze del trattamento con fluo-rochinoloni.Molte di queste tendinopatie sono dovute alla ciprofloxa-cina; il nostro caso è il primo descritto in Letteratura di rot-tura bilaterale del tendine di Achille da levofloxacina.Questi farmaci devono essere somministrati con cautelanei pazienti anziani già in trattamento con corticosteroidi.CONCLUSIONI. E’ opportuno controllare sempre tramitel’ecografia, esame di facile e rapida esecuzione e pococostoso, tutti i pazienti con sospette tendinopatie in tera-pia con ciprofloxacina e levofloxacina.

LE SINDROMI DOLOROSE DEL RETROPIEDE: CONFRONTOECOGRAFIA-RISONANZA MAGNETICA

G. Argento, F. Brescia, E. Pofi, M. Mastantuono*, S. BoniDipartimento di Diagnostica per Immagini - Ospedale Belcolle -Viterbo (Scuola SIUMB-Viterbo)*Istituto di Radiologia Università “La Sapienza” Roma

SCOPO DEL LAVORO. Le sindromi dolorose del retropiedesono spesso causa di problemi che costringono sportiviprofessionisti e dilettanti ad interrompere l’attività agoni-stica o amatoriale.Abbiamo valutato la corrispondenza trala semeiotica ecografica e quella RM, considerata comeriferimento, nella identificazione della patologia traumaticao degenerativa delle strutture tendinee ed aponeurotichedella regione calcaneare.MATERIALI E METODI. Nel periodo Febbraio 2002-Marzo 2003 abbiamo studiato 27 pazienti (15 maschi e12 femmine), tutti sportivi professionisti o amatoriali, peridentificare la causa dolore sotto o retrocalcaneare insortoacutamente o ingravescente nelle ultime due settimane, acausa del quale erano stati costretti ad interromperel’attività sportiva.Abbiamo eseguito nella totalità dei pazienti studio ecografi-co del retropiede con sonde multifrequenza ad elevatarisoluzione (9 MHz e 13 MHz) seguito da RM, con un pro-tocollo comprendente acquisizioni SE,TSE, GE e GE-STIRcon sequenze idonee a rappresentare le strutture deidistretti sotto- e retro-calcaneari.RISULTATI. In 4 pazienti abbiamo identificato una altera-zione ecografica della aponeurosi plantare all’inserzionecalcaneare, confermata allo studio RM (fascite plantareacuta). In 7 pazienti era presente patologia bursale achillea,in un caso associata a s. di Haglund. In 10 pazienti era pre-sente patologia sia acuta (4 lesioni traumatiche, di cui 3 sutendinosi) che cronica del tendine d’Achille; il follow-uppost-operatorio era efficacemente condotto con studioecografico. 6 pazienti non presentavano segni ecograficispecifici, mentre avevano, al controllo RM, alterazioni arti-colari o del tessuto osseo. In 11 pazienti era associata unacondizione di flogosi sinoviale articolare e/o del tendineflessore lungo dell’alluce e flessore delle dita.CONCLUSIONI. La valutazione ecografica è risultata effica-ce nella diagnosi di tutte le condizioni patologiche dell’a-poneurosi plantare, del tendine achilleo, e nella patologiabursale, con il vantaggio della valutazione eco-color nelleperitendiniti e nelle flogosi e dello studio dinamico funzio-nale. La Risonanza Magnetica ha individuato con precisio-ne tutte le condizioni di patologia, documentando anchequella osteo-articolare occulta all’ecografia.

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IL TUMORE DESMOIDE EXTRA-ADDOMINALE. RUOLO DELLAECOGRAFIA E DEL COLOR DOPPLER NELLA DIAGNOSI ENELLA STADIAZIONE. CONFRONTO CON LA RM

N. Gandolfo, M. Bazzocchi, F. Pugliese, G. Bagnasco, G. SerafiniU.O. di Radiologia - Dipartimento Scienze Diagnostiche ed AltaTecnologia - A.O. Santa Corona - Pietra Ligure (SV)

SCOPO DEL LAVORO. Descrivere gli aspetti ecotomograficidel tumore desmoide extra-addominale e confrontarli coni risultati della RM nella diagnosi e nel bilancio di estensionedella malattia.MATERIALI E METODI. In un gruppo di 12 lesioni dellaparete addominale anteriore studiate con ecotomografiaed eco-color-Doppler e successivamente con RM sonostati identificati istologicamente 6 tumori desmoidiextra-addominali.Le lesioni erano localizzate in 5 casi nel contesto dellaparete addominale anteriore ed in 1 caso,molto voluminoso,nel contesto dei muscoli perineali.In tutti i casi si trattava di pazienti di sesso femminile ed intutti i casi è stata segnalata, in anamnesi,una gravidanza neidodici mesi (mediana 7 mesi e 12 giorni) precedentil’insorgenza della malattia. 3 di esse avevano subito tagliocesareo.L’indagine ecografica e color-Doppler è stata eseguita contrasduttore multifrequenza a larga banda (12-5 MHz).Successivamente tutti i pazienti sono stati controllati conRM 1 T utilizzando bobine di superficie e body nellesequenze TSE - T1w senza e con somministrazione ev digadolinio, senza e con soppressione del grasso e nellesequenze TSE - T2 w.Nel caso di lesioni disomogenee sono state infatti eseguitesequenze con soppressione del grasso per identificareeventuale contenuto ematico, nell’ambito della diagnosidifferenziale con l’endometriosi della parete addominaleanteriore.RISULTATI. Nei 6 casi confermati istologicamente l’indagi-ne ecotomografica ha evidenziato la presenza di espansisolidi con caratteri di omogeneità strutturale, lievementeipoecogeni rispetto alle strutture fibromuscolari adiacentilocalizzati nel contesto dei muscoli retti anterioridell’addome (5 casi) o a carico dei muscoli perineali (1 caso).Quest’ultimo era molto voluminoso,con diametro superiorea 6 cm ed aveva progressivamente determinato unacompleta ostruzione vaginale con dispareunia profonda edincoercibile.Le lesioni a carico della parete addominale anteriore sonorisultate discretamente delimitate in senso trasversale

rispetto all’asse longitudinale del muscolo,mentre in sensolongitudinale lungo l’asse muscolare essi sono risultatimeno netti,e in 3/5 casi, spiculati ed irregolari.La lesione voluminosa ad origine perineale presentavamaggiori disomogeneità strutturali, ma contorni netti eregolari, senza alcun carattere infiltrativo sui tessutiadiacenti.Il color-Doppler ha dimostrato in tutte le lesioni riccavascolarizzazione sia periferica che centrale con flusso,velocità ed indici di resistenza variabili.La successiva valutazione RM ha documentato omogeneitàstrutturale nei casi di tumore desmoide caratterizzata daipointensità di segnale in tutte le sequenze riferibile allapresenza di tessuto fibroso nella lesione.In tutti i casi, invece, in cui la struttura ecografica apparivadisomogenea e con aree fluide, la RM ha documentato lapresenza di materiale ematico trasformato.In tali casi l’esame istologico finale ha dimostrato la pre-senza di endometriosi a localizzazione parietale addominale.Nei casi con irregolarità marginali del tumore la RM haevidenziato la tendenza del tumore alla diffusione lungol’asse delle fibre muscolari.CONCLUSIONI. Il tumore desmoide extra-addominale è unevento non comune (incidenza 4/milione di abitanti inUSA anno).Le donne sono più colpite rispetto agli uomini con piccodi incidenza compreso tra 25 e 35; è stata dimostrata lacorrelazione fra sviluppo e crescita del tumore e fattoriormonali con stimolazione da parte di estrogeni edinibizione con antiestrogeni (tamoxifene).Fattori genetici e fisici (radiazioni o traumi) sembra abbianoun ruolo scatenante lo sviluppo della malattia.La presenza,durante un esame ETG di una formazione solida,riccamente vascolarizzata, nel contesto di fasci muscolari,discretamente omogenea e a margini sostanzialmente nettideve fare pensare ad un tumore desmoide.Nei casi di disomogeneità della lesione l’esame RM è statoin grado di porre diagnosi differenziale con l’endometriosi.

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME POSTER - MUSCOLO-SCHELETRICA

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME POSTER -NUOVE TECNOLOGIE

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Nuove TecnologieIMPIEGO “ROUTINARIO” DELL’ECOGRAFIA CON M.D.C. DISECONDA GENERAZIONE NELLA DIAGNOSI DELLE LESIONIFOCALI EPATICHE (LOS)

M. Mazzucco*, B. Perin**, S. Puggina**, M.G. Lucà*, L. Leone*, P. Pasqualetti*, S. Bergamo**U.O. di Medicina - Dipartimento Medico** U.O. di Radiologia - Dipartimento Immagini e TecnicheEndoscopicheA.S.L. 17 - Presidio Ospedaliero di Este (PD)

Le LOS differiscono per pattern vascolari e l’ecografia conm.d.c. di seconda generazione (USm.d.c.), di recente intro-duzione, ne permette lo studio “angioecografico”dinamicoin real time. Scopo del lavoro è stato valutare l’utilità diagnostica dell’USm.d.c. per la tipizzazione delle LOS.MATERIALI E METODI. Dal Maggio 2002 al Marzo 2003,102 pazienti consecutivi (41F, 61M; età mediana 56 aa)sono afferiti al nostro Centro per eseguire ecografiaaddominale (38 f.u. di epatopatia cronica-Gruppo1; 37 f.u.di neoplasia extraepatica-Gruppo 2; 27 riscontrooccasionale-Gruppo 3) con primo rilievo di LOS epatiche(73 pz 1 LOS; 29 pz >1 LOS). Nella stessa seduta sono statisottoposti a USm.d.c.Sono stati usati 2.4 cc di m.d.c. (SonoVue - Bracco) a bolo,seguiti da 10 cc di soluzione fisiologica; esame svolto conapparecchiatura ecografica dedicata (Esatune-EsaoteBiomedica) e low mechanical index US secondo la metodicadenominata CnTI.Alcuni casi hanno richiesto 2 iniezioni di m.d.c.In tutti i casi la diagnosi formulata dopo USm.d.c. è stataconfrontata con quella ottenuta con indagine strumentaleaggiuntiva (TAC spirale o RMN) e/o esame cito-istologicoe/o intervento chirurgico e/o follow-up.RISULTATI. Concordanza di diagnosi si è ottenuta in 91casi (89.2%) (Gruppo 1: 31 casi, 81.5%; Gruppo 2: 35 casi,94.5%; Gruppo 3: 25 casi, 92.6%), in 11 casi non è stataottenuta una diagnosi finale (7 casi Gruppo 1, 2 casiGruppo 2 e 3). Difficoltoso è risultato lo studio delle LOSlocalizzate nei segmenti posteriori epatici (5 casi).Nei pazienti del Gruppo 2, in 7 casi (19%) vi è stato riscontrodi ulteriori lesioni non visibili all’ecografia standard edin 2 casi non visualizzabili anche alla TAC.CONCLUSIONI. Nella nostra esperienza l’USm.d.c.,metodica di semplice esecuzione e basso costo,migliora lacapacità diagnostica dell’ecografia standard per le LOSepatiche.

Nel follow-up per neoplasia abbiamo ottenuto una stadia-zione più precisa rispetto all’ecografia basale.Rimangono di difficile studio le piccole lesioni nelle epato-patie croniche, soprattutto se posizionate nei segmentiepatici posteriori.Studi ulteriori sono necessari per valutare la possibilità disostituire con tale metodica indagini strumentali più costose.

CARATTERIZZAZIONE VASCOLARE DELLE LESIONI FOCALIEPATICHE CON TECNICA CONTRAST TUNE IMAGING

E. Accogli, A. Domanico, F. Vitale, S. Pretolani, V. Arienti Centro di Ricerca e Formazione in Ecografia Internistica edInterventistica - Medicina Interna Arienti - Ospedale Maggiore -Bologna

INTRODUZIONE. Contrast Tune Imaging (CnTi, Esatune,Esaote) è una apparecchiatura ultrasonografica (US) conbasso indice meccanico (MI) e continua insonazione cheassociata ad un mezzo di contrasto (mdc) di 2a generazione(SF6, SonoVue®‚ Bracco) permette di valutare in temporeale la perfusione delle lesioni focali del fegato.SCOPO. Caratterizzare il pattern di enhancement dellelesioni focali epatiche con CnTi e SonoVue®.MATERIALI E METODI. Abbiamo valutato con CnTi eSonoVue® 97 lesioni focali:2 steatosi focali (ø medio:2.2 cm),8 angiomi (ø medio: 2.2 cm), 21 iperplasie nodulari focali(INF; ø medio: 2.8 cm), 7 macronoduli di rigenerazione(ø medio:1.0 cm),35 epatocarcinomi (HCC) (ø medio: 3.1 cm),24 metastasi (ø medio: 3.0 cm) 2 ca. gastrico, 9 ca. delcolon, 5 ca. mammella, 2 adenoca. polmone, 2 emangioen-dotelioma epitelioide mediastinico,2 carcinoide gastrico,1 ca. colecisti, 1 melanoma in 67 pazienti (31M, 36F;età media: 64.3 aa). Il mdc è stato somministrato per viae.v. (2.4 ml in bolo seguiti da 10 ml di s.f.).L’enhancement delle lesioni è stato valutato in fase arteriosa,portale e tardiva ed il pattern classificato secondoKim et Al (Radiology,2000).RISULTATI. Sono stati osservati i seguenti pattern di enhan-cement:a) steatosi focale: 2/2 uguale al parenchima circostante intutte le fasi;b) angiomi: 6/8 globulare periferico o ad anello, conprogressivo enhancement centripeto nella fase portale eparenchimale,2/8 eterogeneo;c) INF: 21/21 omogeneo nella fase vascolare, più precoceed intenso in quella arteriosa;d) macronoduli di rigenerazione:6/7 uguale al parenchimacircostante in tutte le fasi,1/7 assente;e) HCC:31/35 rapido e omogeneo in fase arteriosa, seguitoda rapido wash-out,1 rimlike con lento wash-out in fase

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portale, 3 uguale al parenchima circostante in tutte le fasi;f) metastasi: 14/24 assente sia in fase vascolare che paren-chimale, 10/24 omogeneo in fase arteriosa con lento (9) orapido (1) wash-out.CONCLUSIONI. Alla luce della nostra esperienza, ilCnTi+SonoVue® si conferma utile a caratterizzare le lesio-ni focali del fegato. Pattern tipici e costanti di enhance-ment sono presenti con alta frequenza nelle INF e negliHCC. Pattern variabili di enhancement, in rapporto allaloro vascolarizzazione,sono stati osservati nelle metastasi.

VALUTAZIONE DELL’EFFICACIA DEI TRATTAMENTI ABLATIVILOCOREGIONALI DEI NODULI DI EPATOCARCINOMA (HCC)MEDIANTE ECOGRAFIA CON MDC E TECNICA CnTI

A. Domanico, E. Accogli, F. Vitale, S. Pretolani, V. ArientiCentro di Ricerca e Formazione in Ecografia Internistica edInterventistica - Medicina Interna Arienti - Ospedale Maggiore -Bologna

INTRODUZIONE. Le modificazioni della vascolarizzazionedei noduli di HCC sottoposti a trattamento locoregionalevengono comunemente valutate con TC spirale e/o RM.Il recente impiego dei mezzi di contrasto (mdc) di 2a gene-razione con tecnica ultrasonografica (US) a basso indicemeccanico e continua insonazione (CnTI), permette lavalutazione US in tempo reale della vascolarizzazionedell’HCC,mostrando il tipico pattern di enhancement.SCOPO. Valutare con US-CnTI (Esatune, Esaote) e mdc di2a generazione (Esafluoruro di zolfo, SonoVue®‚ Bracco)l’efficacia della terapia locoregionale attraverso lo studiodelle modificazioni del pattern di enhancement.MATERIALI E METODI.Abbiamo esaminato con US-CnTI eSonoVue® 16 pazienti (pz) (M=12, F=4, età: media 72 aa,range: 62 -83 aa) portatori di 19 noduli (ø 1.8 -5.8 cm,media 2.8 cm) di HCC, diagnosticato istologicamente,suscettibili di terapia (tx) locoregionale. L’esame è statoeseguito prima ed un mese dopo la tx (PEI=11 noduli,RF=8noduli). Il mdc è stato somministrato per via e.v. (2.4 ml inbolo,seguiti da 10 cc di s.f.).Gli esami US con mdc pre e post-trattamento sono stativideoregistrati e confrontati per valutare l’eventualepresenza e sede di enhancement residuo.Tutti i pz sono stati sottoposti a TC spirale prima e dopo tx.RISULTATI. L’US con mdc ha mostrato nel pre-trattamentoil tipico pattern di enhancement in tutti i noduli(Kim, Radiology 2000); nel post-trattamento: assenza dienhancement in 12 noduli, enhancement periferico in 3,centrale in 2, diffusamente omogeneo in 1 e diffusamentedisomogeneo in 1.

L’assenza di enhancement all’US con mdc nei 12 HCC èstata confermata alla TC in 11/12 casi; l’enhancementresiduo documentato all’US con mdc nei restanti 7 HCC èstato confermato alla TC in 6/7.Tutti i noduli con enhance-ment residuo all’US e/o alla TC sono stati ritrattati.Successivamente entrambe le tecniche hanno documentatol’assenza di enhancement in tutti i noduli ritrattati.CONCLUSIONI. Alla luce dei risultati ottenuti, si puòconcludere che US-CnTI con SonoVue® è una metodicavalida per valutare l’efficacia dei trattamenti locoregionalidei noduli di HCC e può essere utilizzata come guida intempo reale per l’eventuale successivo trattamento mirato.

CONFRONTO NELLA VALUTAZIONE DELLE LESIONI FOCALIEPATICHE TRA IMAGING ARMONICO ED IMAGINGFONDAMENTALE NON LINEARE CON L’IMPIEGO DI M.D.C.SONOVUE: RISULTATI PRELIMINARI

G. Virgilio, D. Turilli, I. Vincentelli, V. Cossu, N. Canu,D. Mortello, D. Sirigu, F. Lecca, G. Campisi, V. MigaledduSardinian Mediterranean Imaging Research Group (Sassari-Cagliari)

SCOPO DEL LAVORO. Confrontare i risultati ottenuti nellostudio delle lesioni focali epatiche con l’impiego di softwaredi rilevamento a bassa a potenza (CCI e CPS) con m.d.c.SonoVue-Bracco.MATERIALI E METODI. Sono stati esaminati13 pz (7 M e6 F, età range 32-79 anni), alcuni presentavano più di unalesione: 9 HCC, 2 INF, 6 angiomi, 6 metastasi, 2 noduli dirigenerazione.L’apparecchio usato è stato un Sequoia Imagegate 512(Acuson-Siemens) con software di rilevamento di contrastoa bassa potenza in armonica (CCI) ed in fondamentale nonlineare (CPS), con sonda convex 4 C1 (1.5-2 MHz in emis-sione).L’esame nelle due modalità è stato preceduto dall’iniezionedi SonoVue (2.5 ml/8mcl/ml). I risultati sono stati esaminatisu clips da due osservatori valutando penetrazione, risolu-zione di dettaglio e di contrasto per mezzo del Wilcoxonsign rank test.RISULTATI. Il CPS in fondamentale non lineare di contrastoin alcuni casi sommato alla fondamentale di tessuto ha per-messo di ottenere come penetrazione, come risoluzione dicontrasto e di dettaglio più informazioni rispetto al CCI inarmonica di contrasto (P<0.0001 al Wilcoxon sign ranktest).In particolare in tutti i casi con il CPS si è ottenuta un’in-tensità di risposta fino a circa 30 dB superiore al CCI.La concordanza tra i due osservatori ha mostrato differenze

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME POSTER -NUOVE TECNOLOGIE

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME POSTER -NUOVE TECNOLOGIE

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

non statisticamente significative (P>0.05).CONCLUSIONI. L’imaging fondamentale non lineare piùm.d.c. in risonanza consente di ottenere una quantità eduna qualità di informazioni superiori a quelle ottenibilicon l’imaging armonico di contrasto.In particolare la possibilità di associare in tempo reale lerisposte tissutali e di contrasto consente al CPS una piùagevole gestione dell’immagine con una maggioreconfidenza diagnostica.

ADDESTRAMENTO ECOGRAFICO IN AFRICA: UNA PROPOSTA

M.F. Meloni, R. Stramare*, A. Zimbelli**, E. Brunetti***Servizio di Radiologia - Ospedale di Vimercate, *Istituto di Radiologia - Università di Padova, **Divisione di Malattie Infettive - Ospedale Sacco - Milano,***Divisione di Malattie Infettive e Tropicali - IRCCS S. Matteo -Università di Pavia

SCOPO DEL LAVORO.L’ecografia è una tecnica di immagineversatile e spesso la sola - con l’eccezione della radiologiatradizionale - disponibile in molti ospedali dell’Africasubsahariana. La disponibilità di strutture didattiche ètuttavia molto limitata. I costi di un addestramento all’esterosono proibitivi per la maggior parte dei medici africani.Un’alternativa potrebbe essere rappresentata dall’organiz-zazione di corsi organizzati in loco da medici non africani.Scopo del lavoro era verificare la validità di questa alternativa.MATERIALI E METODI. Sono stati organizzati due corsibrevi (5 giorni ciascuno) di ecografia addominale in treospedali in Congo e Tanzania. I corsi sono stati ripetuti a12 mesi. A ciascun corso erano ammessi 12 partecipanti,che venivano addestrati da due istruttori italiani.Ciascun corso era organizzato in lezioni teoriche (10 ore)e sessioni pratiche (15 ore): durante queste ultime,frequentate da 6 studenti per gruppo guidati da un istrut-tore, ciascun partecipante al corso esaminava i pazientinormalmente afferenti agli ambulatori con apparecchiatu-re ecografiche in dotazione all’ospedale, con la guidadell’istruttore. Gli studenti discutevano ed interpretavano idati ecografici, e scrivevano il referto, con l’aiuto degliistruttori.RISULTATI. I corsi sono stati accolti con entusiasmo daipartecipanti (dopo il corso è stato organizzato un serviziodi ecografia in due ospedali),ma sono troppo brevi:per unaddestramento accettabile in ecografia addominale sononecessari almeno 6 mesi di pratica giornaliera.D’altro canto, gli istruttori spesso sono volontari spesati divitto e alloggio e difficilmente possono assentarsi dalproprio posto di lavoro per periodi così lunghi.

CONCLUSIONI. I corsi descritti sono attuabili, ma nonsufficienti. Una soluzione alternativa potrebbe essere l’inviodi 6 coppie di istruttori che ruotino per periodi di 2-3settimane nell’arco di 6 mesi.Questo programma sarebbe ancora affrontabile finanziaria-mente e permetterebbe ai partecipanti di frequentare uncorso “completo”con solo brevi interruzioni, senza lasciareil proprio Paese.

VALUTAZIONE DEI PATTERN DI ENHANCEMENT DELLELESIONI FOCALI EPATICHE: ESAME ECOCONTRASTOGRAFICOCON MEZZO DI CONTRASTO DI SECONDA GENERAZIONE VSRM DINAMICA

V. Cantisani, A. Laghi, I. Sansoni, S. Pacella, F. Arduini, E. Pagliara, F. Trippa, V. Pasqualini, M. Filpo, P. Ricci,R. PassarielloDipartimento di Scienze Radiologiche - Azienda PoliclinicoUmberto I - Università degli Studi di Roma “La Sapienza”

SCOPO DEL LAVORO.Valutare l’efficacia dell’ecocontrasto-grafia in scala di grigi in tempo reale a basso indice mecca-nico (IM) dopo somministrazione di mezzo di contrastoecografico di seconda generazione (SonoVue, Bracco,Milano,Italia) a confronto con RM dinamica nella definizionedi patterns caratteristici di enhancement delle diverselesioni focali epatiche.MATERIALI E METODI. 58 lesioni epatiche, identificate in46 pazienti all’ecografia di base sono state successivamentecaratterizzate con esame ecocontrastografico dopo iniezioneev a bolo di SonoVue (2.4 ml). Gli esami sono stati eseguiticon apparecchiatura dedicata (Esatune, Esaote, Genova,Italia) con software CnTI in scala di grigi in tempo reale abasso IM (0.04-0.2). Le lesioni sono state studiate in temporeale durante le fasi arteriosa,portale e tardiva.Tutti i pazienti sono stati successivamente sottoposti aesame con RM dinamica (Vision Plus 1.5 T, Siemens,Erlangen, Germania) dopo somministrazione di gadolinio.In 12 pazienti è stato utilizzato un mdc epatospecifico(Multihance Gd-BOPTA,Bracco,Milano, Italia).RISULTATI. La diagnosi finale comprende:carcinomi epato-cellulari (HCC) (n=18), iperplasie focali nodulari (FNH)(n=16), emangiomi (n=16), metastasi (n=5) e adenomi(n=3). Tredici HCC, tutti gli FNH e gli adenomi hannopotenziamento contrastografico intenso ed omogeneo infase arteriosa. Nei rimanenti 5 HCC si è dimostrato unpotenziamento contrastografico non omogeneo, in presenzadi aree di necrosi.Nella fase portale gli HCC hanno mostratorapido wash out,mentre le lesioni benigne in relazione allapresenza di apporto portale si sono mantenute ipervascolari.

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Quattordici emangiomi hanno presentato caratteristicoenhancement periferico di tipo globulare, con riempimentoprogressivo centripeto. In due casi si è rilevato intensopotenziamento in fase arteriosa precoce come per angiomiad alto flusso.La RM dinamica ha confermato sostanzialmente i patterndi comportamento in tutte le lesioni.CONCLUSIONI. I pattern di enhancement all’esameecocontrastografico con software dedicato in scala di grigiin tempo reale a basso IM sono risultati sovrapponibili aquelli rilevati alla valutazione con RM dinamica conGadolinio.L’esame ecocontrastografico è quindi affidabile nella carat-terizzazione delle differenti lesioni focali epatiche.

UTILIZZO DELL’ANGIOECOGRAFIA PERFUSIONALE NELLAVALUTAZIONE DELLE COMPLICANZE NEI PAZIENTI CONMALATTIA DI CROHN

C. Serra, P. Gionchetti, F. Rizzello, V. Palmonari, E. Mazzotta, G. Martini, L. Volpe, M. MiglioliDivisione di Medicina Interna - Dipartimento di Medicina Interna eGastroenterologia - Azienda Ospedaliera S.Orsola-Malpighi -Università degli Studi di Bologna

OBIETTIVI. Scopo dello studio è stato di valutare la poten-ziale utilità dell’ecografia con mezzo di contrasto conimaging armonico a basso indice meccanico nella valuta-zione delle complicanze (ascessi, fistole) in pazienti conmalattia di Crohn.MATERIALI E METODI. 12 pazienti con complicanzeriscontrate alla indagine ecografica sono stati sottoposti adangioecografia perfusionale utilizzando il mezzo di contrastodi seconda generazione SonoVue (5 ml) e l’imaging armo-nico di contrasto a basso indice meccanico (Esatune,Esaote,Italia).Si trattava di 10 pazienti con sospetto ascesso, dei quali 2con fistole e di 2 pazienti con fistole senza ascessi.RISULTATI. L’ecografia con mezzo di contrasto ha permessodi evidenziare 8 dei 10 ascessi sospetti. I 2 pazienti consospetto ascesso non confermato presentavano in realtàintensa flogosi del mesentere, senza tuttavia raccolta asces-suale. Gli 8 ascessi confermati all’angioecografia perfusio-nale presentavano un diametro medio ridotto rispetto allaecografia convenzionale (43 mm ± 8 mm vs 56 ± 9 mm).La somministrazione del mezzo di contrasto permettevauna migliore visualizzazione dei tragitti fistolosi rispetto aitessuti circostanti.I dati ottenuti sono stati paragonati a quelli della TC conmdc rispetto alla quale si sono avuti valori sovrapponibili

in termini di riscontro e di dimensione dell’ascesso.CONCLUSIONI. L’angioecografia perfusionale si è dimo-strata metodica utile per valutare la reale presenza e laestensione degli ascessi e tragitti fistolosi visualizzati all’e-cografia convenzionale.La metodica permette una precisa valutazione delle realidimensioni dell’ascesso e lo differenzia rispetto al mesenterecircostante edematoso; permette la differenziazione traascesso ed edema del mesentere; permette di definire ilreale percorso del tragitto fistoloso.

LA TRANCIA DI RESEZIONE NEL PAZIENTE RESECATO PEREPATOCARCINOMA: UN PROBLEMA DELL’ECOGRAFIACONVENZIONALE RISOLTO CON L’UTIL IZZO DELLAANGIOECOGRAFIA PERFUSIONALE

G. Pelosi, C. Serra*, G. Missale, C. Cartà, E. Biasini, C. Schianchi, M. Miglioli*, C. FerrariDivisione di Malattie Infettive - Azienda Ospedaliera di Parma *Dipartimento di Medicina Interna e Gastroenterologia - Azienda Ospedaliera S.Orsola-Malpighi, Università degli Studi diBologna

OBIETTIVI DELLO STUDIO. I pazienti, sottoposti a terapiachirurgica per epatocarcinoma (HCC), rientrano nelfollow-up trimestrale ecografico per valutare eventualerecidiva di malattia sia a livello della trancia di resezioneche a livello del restante parenchima epatico.La trancia di resezione rappresenta un problema perl’ecografia convenzionale.Gli esiti dell’intervento, rappresentati dalla fibrosi cicatri-ziale e talora da piccole raccolte residue (sieromi, bilomi,ematomi), rendono il tessuto circostante la tranciamarcatamente disomogeneo.La possibilità di dimostrare eventuale recidive di malattiarimane appannaggio della TC con mezzo di contrasto.Lo studio è stato condotto per verificare l’utilità dellaecografia con mezzo di contrasto (CEUS),nella valutazionedella recidiva a livello della trancia di resezione del pazientesottoposto a resezione per HCC.MATERIALI E METODI.12 pazienti sottoposti a segmentomiaper HCC sono stati valutati prima con ecografia convenzionalee studio color-Doppler poi con CEUS.I pazienti studiati avevano una distanza dall’interventovariabile da 1 mese a 1 anno.I risultati sono stati paragonati con TC con mdc effettuataentro 10 giorni dalla CEUS.Nello studio è stato utilizzato un ecografo Esatune (Esaote,Italia) dotato di imaging armonico di contrasto a bassoindice meccanico (CnTI Contrast Tuned Imaging),con

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GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

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sonda convex da 3.5 MHz. L’esame veniva effettuato doposomministrazione endovenosa di un bolo di 2.4 ml dimezzo di contrasto di seconda generazione (SonoVue®,Bracco, Italia) seguito da 10 cc di fisiologica.Una completa assenza di recidiva era diagnosticata quandoalla CEUS o alla TC vi era completa assenza di enhancement,mentre una risposta parziale quando aree di enhancementvenivano osservate alla CEUS o alla TC.RISULTATI.Tutti i 12 pazienti si sono dimostrati liberi damalattia alla CEUS e il dato è stato confermato alla TC spirale.CONCLUSIONI. L’angioecografia perfusionale è metodicaefficace per la ricerca di recidiva nella trancia di resezionee può essere utilizzata nel follow-up trimestrale per superarei limiti della ecografia convenzionale.

ALTERAZIONI VOLUMETRICHE DISTRETTUALI IN CIRROSIHCV+: RAPPORTO TRA IPOTROFIA DEL LOBO QUADRATO EIPERTROFIA DEL LOBO CAUDATO E CORRELAZIONE CONPARAMETRI CLINICI ED ECOGRAFICI

A. Giorgio, G. Francica*Servizio di Ecografia ed Ecointerventistica - Azienda Ospedaliera“D. Cotugno” Napoli* Servizio di Ecografia ed Ecointerventistica - Presidio SanitarioCamilliani “S. Maria della Pietà” Casoria (NA)

SCOPO DEL LAVORO.Scopi dello studio sono:1) valutare il reciproco rapporto tra alterazioni volumetrichedistrettuali tipiche della cirrosi, ipertrofia del LoboCaudato (ILC) e ipotrofia del Lobo Quadrato (ILQ);2) analizzare ILC e ILQ in rapporto a parametri clinici edecografici propri della cirrosi.MATERIALI E METODI. Sono stati selezionati 141 pazienticon diagnosi già nota di cirrosi HCV+ (età media 67 aa;M/F 89/52) afferiti consecutivamente all’Ambulatorio diEcografia per il follow-up della malattia, nel periodoSettembre-Novembre 2002. Indice di ILC è stato considera-to un rapporto C/RL sec. Harbin (1) ≥ 0.65; indice di ILQ èstato considerato un valore ≤ 30 mm del diametro traversodel IV segmento sec. Lafortune (2). Sono stati valutati iseguenti parametri clinici ed ecografici: durata anamnesti-ca della malattia, classe di Child, ecotessitura parenchimale(normale, “bright”, “coarse”), margini epatici (lisci,modicamente irregolari, bozzuti), segni ecografici e/oendoscopici di Ipertensione Portale (IP), flussimetria dellevene sovraepatiche (trifasica, bifasica, monofasica), presenzadi ascite,presenza di nodularità da HCC.RISULTATI.Al test di regressione lineare non si è dimostratacorrelazione tra i valori di ILC e ILQ.I valori medi di C/RL non sono risultati statisticamente

diversi quando analizzati in rapporto a tutti i parametriclinici ed ecografici.Invece, i valori medi dell’indice di ILQ sono risultati stati-sticamente differenti nei pazienti con diversi tipi di ecotes-situra (in particolare i valori più bassi si sono riscontratinei soggetti con ecotessitura “coarse”) (p<0.01) e con isegni ecografici e/o endoscopici di IP (p=0.01).CONCLUSIONI.Dalla nostra esperienza emerge che le alte-razioni volumetriche distrettuali in cirrosi HCV+, ILQ e ILCnon sono tra loro correlate, verosimilmente perché legatea differenti meccanismi patogenetici. Che l’ILQ sia legataalle alterazioni della tessitura, in particolare a quella“coarse”, ed alla presenza di IP suggerisce che è la fibrosi,associata a minore trofismo vascolare, ad esserne il mag-gior determinante.

1. Harbin WP et Al. Radiology 1980; 135: 2732. Lafortune M et Al. Radiology 1998; 206: 157

ANGIOECOGRAFIA PERFUSIONALE: VALUTAZIONE DELLEMETASTASI EPATICHE: CONFRONTO CON L’ECOGRAFIACONVENZIONALE E LA TAC SPIRALE

F. Giangregorio, M. Di Stasi, M.G. Marinone, S. Sbolli, P. Tansini, F. FornariDivisione di Gastroenterologia - Ospedale “G. da Saliceto” -Piacenza

SCOPO DEL LAVORO. Abbiamo valutato l’accuratezzadiagnostica dell’ecografia con mezzo di contrasto di secondagenerazione rispetto alla TAC spirale nella ricerca e nellacaratterizzazione delle metastasi epatiche, confrontandotali dati anche con l’ecografia convenzionale.MATERIALI E METODI. Abbiamo arruolato 109 pazienticonsecutivi (M/F: 51/58; età media 67.7; range: 33 -87anni), di cui 63 pazienti (M/F: 30/33; età media: 68.1,range: 40 -87) affetti da neoplasie del tubo gastroenterico,27 da ADK del pancreas (M/F: 14/13; età media: 69.6,range: 39 -86), 19 da neoplasie non ad origine gastroente-rologica (6 pazienti con primitività dalla mammella, 6 dalpolmone,3 dall’utero,2 dall’ovaio,1 dal rene,1 dalla tiroide).Tutti i pazienti arruolati hanno completato lo staging conTAC addome spirale. La CEUS è stata eseguita utilizzandoun mezzo di contrasto di II generazione (SonoVue,Bracco)ed apparecchiature ecografiche dedicate (Esatune eTechnos MPX, Esaote), con seconda armonica tissutale inscala di grigi.RISULTATI.La diagnosi finale (biopsia ecoguidata,ecografiaintraoperatoria o follow-up) ha confermato la presenza dimetastasi epatiche in 57/109 pazienti.

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L’ecografia B-mode ha rivelato correttamente la presenzadi metastasi in 38 casi (VP), l’assenza in 46 casi (VN);12 sono stati i falsi positivi e 13 i falsi negativi (sens.: 76%;spec.:78%;PPV:74.5%;NPV:79.3%).La TAC spirale ha correttamente diagnosticato le metastasiin 44 pazienti (VP) e le ha escluse in 51 (VN); 1 esame èrisultato falso positivo e 13 falsi negativi (sens.: 97.8%;spec.:79.7%;PPV:77.2%;NPV:98.1%).L’angioecografia perfusionale ha correttamente diagnosticatola presenza di metastasi in 55 pazienti, la loro assenza in51; 1 falso positivo e 2 falsi negativi (sens.: 98.2%; spec.:96.2%;PPV:96.5%;NPV:98.1%).La concordanza fra TAC ed angioecografia perfusionale èstata osservata in 86/109 pazienti (78.9%).CONCLUSIONI. L’utilizzo dell’angioecografia perfusionalemigliora sensibilmente i risultati dell’ecografia convenzionalenella ricerca e caratterizzazione delle metastasi epatiche,ottenendo risultati sovrapponibili alla TAC per la sensibilità,ma migliorandone ulteriormente la specificità.

ECOGRAFIA CONVENZIONALE, ANGIOECOGRAFIAPERFUSIONALE (CEUS) E TAC SP IRALE NELLACARATTERIZZAZIONE DEGLI ANGIOMI EPATICI

F. Giangregorio, M. Di Stasi, M.G. Marinone, S. Sbolli, P. Tansini, F. FornariDivisione di Gastroenterologia - Ospedale “G. da Saliceto” -Piacenza

SCOPO DEL LAVORO.Abbiamo valutato il pattern vascola-re dell’ecografia con mezzo di contrasto di seconda gene-razione e della TAC spirale in una serie consecutiva dipazienti con diagnosi di angioma epatico, confrontandotali dati con il pattern B-mode dell’ecografia convenzionale.MATERIALI E METODI. Sono stati inclusi nello studio 47pazienti (M/F 19/28; età media 61.3 anni; 25 con riscontrooccasionale,12 pazienti con cirrosi epatica e 10 oncologici)con lesioni focali epatiche con diagnosi finale di angiomiottenuta mediante TAC spirale (41 pazienti), RMN(5 pazienti), o follow-up ecografico (1 paziente).L’ecografia convenzionale ha identificato 57 lesioni(41: <3 cm; 11: 3-5 cm; 5: >5 cm) di cui 26 (18 pazienti)con un tipico aspetto iperecogeno, e 31 (29 pazienti) conaspetto B-mode di lesione ipoecogena o mista.La CEUS è stata eseguita utilizzando un mezzo di contrastodi II generazione (SonoVue, Bracco) ed apparecchiatureecografiche dedicate (Esatune e Technos MPX, Esaote).La CEUS ha dimostrato 4 patterns vascolari (tipo 1: enhan-cement arterioso periferico con aree globulari e riempi-mento centripeto in fase portale; tipo 2: sottile rima perife-

rica iperecogena arteriosa con successivo riempimentocentripeto; tipo 3: assenza di contrast-enhancement in fasearteriosa e portale con debole riempimento vascolarecentripeto tardivo; tipo 4: contrast enhancement arteriosoomogeneo diffuso).RISULTATI. La CEUS ha evidenziato un pattern vascolare ditipo 1 in 25 noduli (19:< 3 cm;4:3-5 cm;2:>5 cm),di tipo2 in 6 angiomi (tutti inferiori a 3 cm); di tipo 3 in 22(15: <3 cm; 4: 3-5 cm; 3: >5 cm) e di tipo 4 in 4 (1: <3 cm;3: 3-5 cm).Gli angiomi ecograficamente tipici (aspetto iperecogeno)hanno dimostrato i seguenti patterns: tipo 1 in 17 noduli(12: <3 cm; 3: 3 - 5 cm; 2: >5 cm), tipo 2 in 1 (< 3 cm),il tipo 3 in 7 (3:<3 cm;3:3-5 cm;1 >5 cm) ed il tipo 4 in 1(3-5 cm). Gli angiomi atipici hanno evidenziato un patternvascolare di tipo 1 in 8 casi (7: < 3 cm; 1: 3-5 cm), il tipo 2in 5 (tutti < 3 cm), il tipo 3 in 15 (12: <3 cm; 1: 3-5 cm;2: >5 cm), il tipo 4 in 3 (1:< 3 cm;2:3-5 cm).La CEUS si è dimostrata concordante con TAC e RMN in42/57 lesioni (73.6%), superiore nella caratterizzazione di12/57 (21%) ed inferiore in 2/57 noduli (3.5%).CONCLUSIONI. Gli angiomi epatici presentano differentipattern vascolari all’ecoangiografia perfusionale: il tipo 1appare più frequente nelle lesioni iperecogene, mentre iltipo 3 appare prevalente nelle lesioni ecograficamenteatipiche. I noduli inferiori a 3 cm presentano più frequen-temente i patterns vascolari tipo 1 e 3, mentre il patternvascolare di tipo 2 interessa esclusivamente gli angiomi didiametro inferiore a 3 cm.La CEUS ha dimostrato una capacità di caratterizzazionedelle lesioni angiomatose epatiche superiore alla TAC.

ESPERIENZE DI E-LEARNING PER LA FORMAZIONE ADISTANZA IN ECOGRAFIA

V. Arienti, C. Dellacasa*, L. Baldini, E. Rinaldi*, S. Pretolani, A. De FlorioCentro di ecografia - Medicina Interna - Ospedale Maggiore -Bologna, *Gruppo Multimedia - Cineca - Bologna

SCOPO DEL LAVORO. L’introduzione della normativa ECMed in particolare della formazione a distanza (FAD) rendenecessaria la sperimentazione e la diffusione di una didatticabasata sull’uso delle nuove tecnologie informatiche e suInternet. Lo scopo del nostro lavoro è stato quello diriportare l’esperienza triennale effettuata nella sperimen-tazione di didattica ecografica nelle più comuni forme die-learning.MATERIALI E METODI. La normativa ECM prevede l’acqui-sizione di 150 crediti nel quinquennio 2002-2006 e,

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successivamente, 150 crediti ogni 3 anni. Strumenti di for-mazione a distanza possono essere utilizzati nella misuramassima del 50% nel primo quinquennio e dell’80% inseguito. L’ipertestualità, la multimedialità e l’interattivitàrappresentano gli elementi che caratterizzano in modo piùsignificativo l’e-learning. Nel triennio 2001-2003 abbiamoutilizzato ed elaborato nelle tre forme sopra descritte ilmateriale didattico proveniente da tre corsi di ecografia.RISULTATI. Nel 2001 è stata sperimentata l’ipertestualitàrealizzando un ipertesto di ecografia costituito dalle lezionidi un corso di formazione di base. L’ipertesto, successiva-mente pubblicato in un cd, ha dimostrato che le sue carat-teristiche di rapidità di consultazione (capitoli, bibliografia,glossario, immagini) ben si adattano ad un testo/atlante diecografia. Nel 2002 è stata sperimentata la multimedialitàcon tecnologia di streaming applicata alla trasmissione inInternet delle lezioni del corso di ecografia.Tutto il corsodi ecografia è stato trasmesso in tempo reale e, successiva-mente, è stato possibile consultare, a richiesta e a scelta, levarie lezioni. La nostra esperienza ha dimostrato la partico-lare efficacia dello streaming per la fedele e precisa ripro-duzione di quei messaggi didattici che si basano su conte-nuti di immagini e filmati. Nel 2003 è stata sperimentatal’interattività utilizzando la videoconferenza per trasmettereun caso clinico. Quest’ultima tecnologia, permettendol’interazione docente/discente e la consultazione fraspecialisti, risulta particolarmente efficace in ecografiaquando quest’interazione e/o consultazione è basata suimmagini e filmati.CONCLUSIONI. I risultati ottenuti nelle nostre esperienzedimostrano che l’ipertestualità, la multimedialità e l’interat-tività sono aspetti particolarmente utili per l’applicazionedell’e-learning all’ECM in ecografia. In un futuro ormaiprossimo, l’e-learning potrà essere utilizzato per l’acquisi-zione di una parte dei crediti ECM in ambito ecografico.

CONFRONTO DELL’ANGIOECOGRAFIA PERFUSIONALE CONLA TOMOGRAFIA COMPUTERIZZATA NELLA VALUTAZIONEDEL PATTERN IPERVASCOLARE DELL’EPATOCARCINOMA

S. Gaiani 1, N. Celli 1, F. Piscaglia1, L. Cecilioni 1,F. Losinno2, F. Giangregorio3, M. Mancini1, G. Donati1, V. Camaggi1, F. Fornari3, L. Bolondi1

1U.O. Medicina Interna - Dipartimento di Medicina Interna e Gastroenterologia - Alma Mater Studiorum - Università di Bologna

2U.O. Radiologia - Azienda Ospedaliera S.Orsola-Malpighi - Bologna

3U.O. Gastroenterologia - Ospedale Civile - Piacenza

La diagnosi di epatocarcinoma (HCC) si basa sulla concor-danza di due tecniche di imaging nel documentare una

ipervascolarizzazione arteriosa.La tomografia computerizzata (TC) spirale è oggi consideratala tecnica di riferimento nella caratterizzazione dei noduliepatici. Questo studio si propone di valutare l’utilitàdell’angioecografia perfusionale nello studio del patternvascolare dell’HCC.PAZIENTI E METODI.Sono stati studiati 79 pazienti cirroticicon 103 noduli (8-85 mm; media±DS 28±13 mm) chepresentavano un pattern ipervascolare in fase arteriosa allaTC. I pazienti sono stati esaminati con angioecografiaperfusionale, una nuova tecnica di un imaging armonicoecografico (CnTI- Esaote) a basso indice meccanico(MI=0.04-0.07), dopo iniezione e.v. di 2.4 ml di un mezzodi contrasto di 2a generazione (SonoVue - Bracco).Grazie alla sua capacità di limitare la distruzione dellemicrobolle,questa tecnica permette di analizzare in manieradinamica le fasi arteriosa, portale e sinusoidale di distribu-zione del mezzo di contrasto. La vascolarizzazione arteriosadei noduli è stata inoltre valutata con color Doppler.RISULTATI. Un pattern ipervascolare in fase arteriosa èstato riscontrato all’angioecografia perfusionale in 94/103noduli (91.3%), con una sensibilità rispettivamente del66.6%, 87.5%, 91.7%, e 97.3% nei noduli ≤1 cm, >1≤2 cm,>2≤3 cm,e >3 cm.Il color Doppler è risultato meno sensibile dell’angioeco-grafia perfusionale, riscontrando segnali arteriosi in 83/103noduli (80.6%) (p=0.001).CONCLUSIONI. L’angioecografia perfusionale è più sensi-bile del color Doppler e dimostra una elevata concordanzadiagnostica con la TC spirale nell’identificare il patternipervascolare dell’HCC. Questa tecnica può essere propostaper una caratterizzazione immediata dei noduli rilevatiall’ecografia convenzionale, limitando il ricorso ad altretecniche di imaging o alla biopsia ecoguidata per confer-mare la diagnosi di HCC.

IDENTIFICAZIONE DEI MIGLIORI TEMPI CONTRASTOGRAFICIDIAGNOSTICI NELL’IPERPLASIA NODULARE FOCALE MEDIANTEANGIOECOGRAFIA PERFUSIONALE

F. Piscaglia, S. Gaiani, N. Celli, M. Mancini, P. Pini, R. Giannini, L. Cecilioni, L. Masi, L. BolondiDivisione di Medicina Interna - Centro di Ultrasonologia - Alma Mater Studiorum - Università di Bologna

SCOPO DEL LAVORO. L’aspetto diagnostico alle tecnichecontrastografiche (TC, RM) dell’iperplasia nodosa focale(FNH) è quello di un intenso ed omogeneo incremento disegnale in fase arteriosa e poi una riduzione a livelli similia quelli del parenchima circostante. Tuttavia, la rilevanzacontrastografica della lesione,su cui si basa l’affidabilità

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diagnostica, cambia dinamicamente nel tempo durante lafase arteriosa. Le comuni tecniche radiologiche (TCspirale, RM, US intermittent harmonic imaging) visualiz-zano la lesione solo per breve istante durante la fase arte-riosa ed il momento di miglior visualizzazione, tuttora nondefinito, potrebbe non venir centrato. Scopo del presentestudio è quello di valutare con tecnica eco-contrastograficaa bassa energia acustica (angioecografia perfusionale), il tipoed i tempi di perfusione dell’iperplasia nodosa focale, sfrut-tando la possibilità di visualizzare in continuo la lesionedurante la perfusione contrastografica.MATERIALI E METODI.Sono finora stati valutati 17 pazienti(15 femmine,2 maschi) con un numero totale di 22 lesionifocali di FNH (diametro medio 37 mm, range 12-85 mm).La diagnosi di FNH si basava su aspetto ecoDoppler o TC oMR o esame istologico tra loro variamente combinati.I noduli sono stati studiati in continuo per almeno 3 minuticon angioecografia perfusionale, mediante Contrast TunedImaging (CnTI®, ESAOTETM, Genova) partendo dal momen-to dell’iniezione in vena periferica di 2.4 mL di un mezzodi contrasto di seconda generazione (SonoVue ®,BRACCOTM,Milano), in bolo in 2-3 secondi.RISULTATI. I noduli hanno tutti mostrato una omogenea edintensa iperecogenicità in fase arteriosa che cominciavadopo una mediana di 13 secondi (interquartili 11-18 sec)dall’inizio del bolo di SonoVue, raggiungendo la massimaiperecogenicità rispetto al parenchima circostante a27 secondi (interquartili 23-32 secondi). Nella fase portale(45 -120 secondi) e tardiva tutte le lesioni apparivanoisoecogene eccetto alcune tenuemente iperecogene.CONCLUSIONI. L’FNH presenta un aspetto ripetibile ecaratteristico all’angioecografia perfusionale consistente inuna iperecogenicità netta ed omogenea in fase arteriosa.Tale aspetto risulta meglio identificabile nella maggiorparte dei casi tra 25 e 30 secondi dopo l’iniezione perifericadel contrasto. Eventuali tecniche che non lavorino in real-time, specialmente di intermittent harmonic imaging,dovrebbero concentrarsi ad ottenere le immagini neitempi sopra riportati.

VALUTAZIONE DEL RUOLO DI UN ALGORITMO DIAGNOSTICOSU SUPPORTO INFORMATICO NELLO STUDIO CONECO-CONTRASTOGRAFIA ARMONICA DELLE LESIONI FOCALIEPATICHE. WORK IN PROGRESS

F. Piscaglia, S. Gaiani, N. Celli, M. Mancini, G. Donati,V. Camaggi, L. Cecilioni, S. Pedri *, G. Punzi*, L. BolondiDivisione di Medicina Interna - Centro di Ultrasonologia - Alma Mater Studiorum - Università di Bologna*Ebit Sanità SpA - Via Siffredi - Genova

SCOPO DEL LAVORO. L’introduzione negli ultimi anni ditecniche di contrastografia in ecografia B-mode ha com-

portato la necessità di una nuova semeiologia di studiodelle lesioni focali epatiche con ultrasuoni e di nuovi algo-ritmi diagnostici.Scopo del presente studio è quello di costruire un algoritmodiagnostico su supporto informatico delle lesioni focaliepatiche,basato sugli aspetti perfusionali contrastografici.MATERIALI E METODI. Sono stati inclusi fino ad ora 34pazienti per un totale di 42 noduli (diametro 12-64 mm),corrispondenti ad angioma in 10 casi, metastasi in 10 casi,macronodulo rigenerativo in cirrosi in 5, epatocarcino-ma=HCC in 10, iperplasia nodosa focale=FNH in 5 e areadi steatosi in 2. Si è scelto di riportare l’aspetto in fase diperfusione arteriosa (20-45 secondi dopo il bolo diSonoVue) con la lettera A seguita da un numero tra –2 e +2che esprimesse il grado di ecogenicità rispetto al parenchimacircostante valutato nello stesso momento.Con +2 si intendeva una spiccata iperecogenicità e –2 unanetta ipoecogenicità, con 0 una condizione di isoecogenicità.Gli stessi criteri sono stati valutati anche in fase venosatardiva (90-180 secondi) riportata con la lettera T (da T –2a T+2). Si sono in aggiunta considerati due aspetti peculiarie cioè il pattern globulare periferico (presenza di ecogenicitàsolo in alcuni punti della periferia del nodulo,di dimensionipiù o meno grandi) ed il pattern arterioso lungo il contornodel nodulo (“rim”), in fase arteriosa.RISULTATI. Delle teoriche 28 possibilità teoriche di combi-nazione, solo 11 si sono riscontrate nella nostra casistica, lecui diagnosi possibili sono state inserite nel software.Alcuni aspetti sono risultati specifici per determinatepatologie (A+2T-2 e A0T-2 =metastasi , Aglob+1Tglobl+2 =angioma), mentre di fronte ad altri quadri ilsoftware fornisce più di una possibilità diagnostica (adesempio A+2 T0, compatibile sia con FNH, che HCC).L’ulteriore scelta differenziale deve basarsi sui dati clinicie/o di altre tecniche di imaging.CONCLUSIONI.L’attuale work in progress dimostra la fatti-bilità di un software di assistenza diagnostica, utile sia perstandardizzare la semeiologia della caratterizzazione dellelesioni focali sia per ricordare all’operatore tutte le variepossibili diagnosi da prendere in considerazione di frontead un quadro di ecocontrastografia B-mode.Una futura integrazione con dati clinici e sulla base dei datiepidemiologici di prevalenza dei vari tipi di lesioni focalipotrebbe migliorare il potenziale di supporto diagnostico.

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GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME POSTER - PEDIATRIA

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

PediatriaEFFICACIA DIAGNOSTICA DEI SEGNI ECOGRAFICI DIMALROTAZIONE E VOLVOLO DEL PICCOLO INTESTINO NELNEONATO

F. Esposito1, D. Noviello1, M.L. Valentino1, A. Capobianco2, L. Tarantino3, A. Giorgio4

1 Azienda Ospedaliera Pediatrica “Santobono-Pausilipon” -Struttura Complessa di Radiologia - Napoli2 Azienda Ospedaliera Pediatrica “Santobono-Pausilipon” -Struttura Complessa di Chirurgia d’Urgenza - Napoli3 Azienda Ospedaliera “D. Cotugno” - Servizio di Ecografia ed Ecointerventistica - Napoli

SCOPO DEL LAVORO. Valutare l’efficacia dell’esameecografico (US) nella diagnosi neonatale di malrotazione emalrotazione con volvolo.MATERIALI E METODI. In questo studio 15 pazienti(8 M;7 F;età:da 1 giorno a 2 mesi) con sospetto diagnosticodi malrotazione o malrotazione con volvolo (confermatochirurgicamente) sono stati sottoposti ad esame US ecolorDoppler.E’ stata utilizzata una sonda lineare da 7.5-10 MHz.Con scansioni trasversali, a partenza sottoxifoidea, si èricercata la presenza di inversione del rapporto anatomicofra Vena Mesenterica Superiore (VMS) ed ArteriaMesenterica Superiore (AMS) come segno di malrotazionee la presenza del cosiddetto “Wirlpool Sign” (WS) (spiraliz-zazione della VMS e del mesentere intorno all’AMS), comesegno di volvolo.RISULTATI. In 9 dei 15 pazienti oltre alla malrotazione erapresente volvolo. L’inversione del rapporto fra VMS e AMSè stata riscontrata complessivamente in 10/15 pazienti(66%). Dei 9 pazienti con volvolo:in 7 era presente il WS (77%).CONCLUSIONI.Nella nostra casistica il segno dell’inversioneanatomica fra VMS e AMS non mostra sufficiente sensibilitànella diagnosi di malrotazione. Nei casi di malrotazionecon volvolo il WS mostra discreta sensibilità e appare alta-mente specifico.

AVANZAMENTI NELL’IMAGING ECOGRAFICO DEL REFLUSSOVESCICO-URETERALE

M. BosioScuola di ecografia pediatrica e dell’adolescenza - Centro Diagnostico Italiano - Milano

SCOPI. Valutare le proprietà endocavitarie durante lacistouretrosonografia (CUS) di un mezzo di contrasto

ecografico (mdc) di 2° generazione a base di esafluorurodi zolfo, il SonoVue (Bracco SpA); azzerare i reflussi falsa-mente positivi per artefatti gassosi; ridurre la quantità dimdc utilizzato e i costi della CUS.Valutare la qualità della CUS percepita dai genitori attraversoun questionario strutturato.MATERIALI e METODI.Studio pilota in vivo. 51 pz (31M,20F:29 1-11 m,14 1-3 a,7 4-8 a, 1 14 a) con 102 unità renali eseguirono CUS perpielonefrite (27 casi), idronefrosi prenatale (17), altrecause (7). Dopo consenso informato firmato dai genitori,una media di 1 (0.5-1.5) mL di SonoVue fu somministratocome descritto (Bosio M, Pediatr Radiol 1998; 28: 250;J Urol 2002;168:1711).Tutti i riempimenti e gli svuotamenti vescicali furonostudiati con ecografi Esatune (Esaote, Italia) e H21 (Hitachi,Japan) dotati di sonde convex 2-5MHz, e lineari (7-13MHz), con le modalità B-mode fondamentale, HI e CnTI abasso IM in sequenza, e registrati su supporto digitale.Al termine, questionario facoltativo sulla qualità dell’esamepercepita dai genitori in relazione alla informazione,comu-nicazione, comprensione delle immagini, sopportabilitàdella CUS,vissuti personali.RISULTATI. Nessun effetto avverso dovuto alla CUS, benaccettata dai genitori e definita ben sopportabile.L’informazione, la comunicazione e la comprensione delleimmagini fu definita solitamente eccellente o buona.La CUS con modalità CnTI a basso IM (+/- f lash) haevidenziato solo il mdc, distinguendo gli artefatti dallemicrobolle, talora invece confusi in fondamentale nei RVUdi I-II g, riscontrati nell’80% dei pz con pielonefrite.RVU in 56/102 (55%) unità renali: 3 I g, 35 II, 13 III, 5 IV.RVU nel 64% dei pz (70% delle femmine e 61% dei maschi).RVU nel 63% dei pz con pielonefrite e nel 64% con idronefrosi.La CUS dimostrò chiaramente un’uretra a trottola in unabambina di 5 a, e un raro caso di stenosi dell’uretraprossimale in un adolescente affetto da epididimiti eritenzionista;con conferma cistografica.CONCLUSIONI. Basse dosi di SonoVue causano un prolun-gato incremento del segnale ecografico, e sono selettiva-mente visualizzate dalla modalità CnTI a basso IM, perfe-zionando le possibilità diagnostiche e riducendo i costidella CUS.L’indagine dimostra possedere una buona o ottima qualitàpercepita dai genitori.

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Tessuti SuperficialiL’ECOGRAFIA NELLA EMOFAGOCITOSI

L. Pietracci, M.M.D Imperatore, O. Paci Della Costanza, D. Tirotta, C. Bartolucci, G. DanieliIstituto di Clinica Medica - Università di Ancona

INTRODUZIONE.La Sindrome Emofagocitica è un disordinedella proliferazione istiocitica benigno caratterizzato daemofagocitosi midollare, linfonodale, epatica e splenica, eda febbre, malessere generale, pancitopenia, anomalie dellafunzionalità epatica e coagulativa. Spesso concomitanoepatosplenomegalia e linfoadenomegalie. Si può associaread infezioni, malattie autoimmuni, neoplasie ematologichee carcinomi.CASO CLINICO. Un uomo di 38 anni affetto da artritereumatoide, scarsamente responsiva alla terapia di associa-zione methotrexate-steroide, è giunto alla nostra osserva-zione per la comparsa da alcuni mesi di febbre, sudorazio-ne notturna e calo ponderale.Al momento del ricovero erano presenti febbre, artrite acarico di mani e polsi, soffio cardiaco sistolico e linfoade-nomegalie ascellari.Laboratoristicamente emergevano: sindrome biologica daflogosi, anemia normocitica con iperferritinemia edipertransaminasemia con CPK nella norma.Il quadro clinico poteva essere riconducibile o ad unapatologia infettiva o ad un disordine linfoproliferativo o aduna riacutizzazione sistemica dell’artrite reumatoide.Nessun elemento riconduceva alle prime due ipotesi perla negatività delle emocolture, della sierologia infettiva,dell’ecocardiogramma transesofageo, della TAC torace-addome e della biopsia osteomidollare.Tuttavia lo studio ecografico delle linfoadenomegalieascellari mostrava alcuni linfonodi marcatamente ipoeco-geni con mancata visualizzazione dell’ilo.Veniva posta indicazione all’exeresi chirurgica degli stessi.Il quadro istologico deponeva per una linfadenite reattivacon iperplasia dei follicoli e della zona paracorticale damarcata istiocitosi dei seni ove si apprezzavano fenomenidi fagocitosi di granulociti ed emazie.Si concludeva quindi per una artrite reumatoide ad impor-tante coinvolgimento sistemico con associato quadro diemofagocitosi linfonodale.Il paziente veniva dimesso aggiungendo ciclosporina allaterapia di base con progressiva risoluzione del quadro clinico.CONCLUSIONI. L’emofagocitosi è un quadro ematologicoraro.

La maggior parte dei lavori pubblicati in Letteratura nedescrivono la forma sindromica, con coinvolgimentomidollare e pancitopenia. In questo caso l’ecografia deilinfonodi, con il loro particolare aspetto, ha favorito unadiagnosi precoce, consentendo di instaurare una terapiaefficace prevenendo l’evoluzione verso la forma sindromica.

LO STUDIO IN ARMONICA TISSUTALE DEI NODULI DELLATIROIDE: NOSTRA ESPERIENZA

S. Spiezia, A.P. AssantiUnità di Chirurgia Ecoguidata e delle Patologie del Collo - P.O. Santa Maria del Popolo degli Incurabili - ASL NA1

SCOPO DEL LAVORO.Scopo del nostro studio è stato quellodi valutare se l’utilizzo dello studio in armonica tissutalepossa migliorare la sensibilità della metodica ecograficanella identificazione e nello studio dei dettagli dei nodulidella tiroide.MATERIALI E METODI. Nell’ambulatorio di ChirurgiaEcoguidata e delle Patologie del Collo dell’OspedaleIncurabili di Napoli, negli ultimi 12 mesi sono stati eseguiti381 esami ecografici della tiroide; gli esami sono staticondotti con metodica US B-mode,Color-Power Doppler econ studio armonico tissutale.Sono stati esaminati 265 pazienti consecutivi portatori dipatologia nodulare e 116 con patologia diffusa.RISULTATI. In 35/381 pazienti lo studio armonico tissutaleha consentito di identificare la presenza di formazioninodulari che non erano state descritte in precedenti esamio non identificabili all’esame US B-Mode basale.Il diametro massimo dei noduli era compreso tra 5 e 13 mm,lo studio ecografico con armonica tissutale ha permes-so di identificarne i margini, la presenza di Halo sign,la ecogenicità, la struttura e la presenza di microcalcifica-zioni, mentre lo studio CD-PD ha valutato il pattern vasco-lare distinto in perilesionale e peri e intralesionale.Su 27/35 noduli che mostravano almeno uno o più fattoridi rischio ecografici (margini irregolari, microcalcificazioni,pattern vascolare peri e intralesionale, ipoecogenicità) èstato eseguito un agoaspirato ecoguidato.Alla citologia sono state repertate tre lesioni follicolari, unalesione a cellule di Hurtle e 2 carcinomi papilliferi, i rima-nenti noduli non mostravano caratteri citologici suggestividi malignità.CONCLUSIONI.Lo studio armonico tissutale è una metodi-ca di recente introduzione nei software degli ecotomografidi ultima generazione in grado di aumentare il rapportosegnale rumore e quindi di amplificare il contrasto nellascala dei grigi.Questo si traduce nella possibilità di una

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME POSTER - TESSUTI SUPERFICIALI

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

maggiore definizione dei dettagli permettendo di aumentarela sensibilità della metodica ecografica nella identificazionedi lesioni nodulari che per le caratteristiche ecostrutturalinon sono valutabili allo studio ecografico basale ma risultateessere candidate alla escissione chirurgica sulla base direperto citologico su agoaspirato ecoguidato deponenteper lesione neoplastica.

RUOLO DELL’ECOTOMOGRAFIA TIROIDEA NEL FOLLOW-UPDI PAZIENTI AFFETTE DA CARCINOMA MAMMARIO INTRATTAMENTO CHEMIOTERAPICO ADIUVANTE CONANTRACICLINE

P. Gatti, P. Di BitontoDipartimento di Scienze Biomediche ed Oncologia Umana -Sezione di Medicina Interna - Università degli Studi di Bari -Policlinico - Bari

SCOPO DEL LAVORO. Gli schemi di chemioterapiaadiuvante in pazienti affette da carcinoma della mammellacomprendono sempre più farmaci appartenenti alla famigliadelle antracicline.Tali molecole possono determinare alterazioni tiroideeanche se non sempre di tipo funzionale.Scopo del nostro lavoro è stato quello di valutare il ruolodell’ecotomografia tiroidea in questi soggetti.MATERIALI E METODI. Sono state arruolate 82 pazienti(età 27-74 aa).Di queste, 40 hanno effettuato schemi chemioterapicicontenenti antracicline e 42 radioterapia sulla sede diintervento chirurgico associata a chemioterapie senzaantracicline.In tutte le pazienti è stata effettuata una valutazione dellafunzionalità tiroidea attraverso il dosaggio di parametribioumorali quali FT3,FT4,TSH, Anticorpi anti-tireoglobulina,Anticorpi anti-tireoperossidasi; in contemporanea venivaeffettuata un’ecografia tiroidea da un operatore in cieco(ignaro dell’esito dei parametri bioumorali).Tutti i parametri, sia bioumorali, che strumentali, sono statieffettuati prima dell’inizio del protocollo chemioterapico,subito al termine e tre mesi dopo.RISULTATI. Delle 40 pazienti sottoposte a chemioterapiacon antracicline 4 (10%) presentavano alterazioni delpattern ecografico, non associate ad alterazioni bioumorali,già prima dell’inizio della terapia.Delle restanti 36, al termine dello schema chemioterapico,30 (75%) presentavano alterazioni del pattern ecografico eprecisamente 28 (70%) pattern uni o multinodulare(in 20 associato a pattern disomogeneo) e 2 (5%) presenta-vano pattern disomogeneo.

Delle 28 pazienti con pattern nodulare in 6 (21%) conco-mitavano alterazioni bioumorali configuranti un ipotiroidi-smo di grado lieve e solo in 2 si riscontrava un movimentoanticorpale; entrambe le pazienti con pattern disomoge-neo hanno mostrato movimento anticorpale con ipotiroi-dismo associato.Al controllo ecografico e bioumorale effettuato dopo tremesi dal termine della chemioterapia altre 6 (21%) pazientihanno mostrato un grado lieve di ipotiroidismo.In totale delle 28 pazienti con pattern nodulare, 12 (42%)hanno presentato un lieve ipotiroidismo che ha condottoalla prescrizione di terapia ormonale sostitutiva.Nel gruppo di controllo (42 pazienti) 13 (31%) presentavanogià all’inizio alterazioni strutturali identificate con indagineecografica (uni o multinodularità); delle 29 (69%) senzaalterazioni 8 (13%) hanno mostrato un pattern nodulare altermine del protocollo chemioterapico, non associato adalterazioni bioumorali.Alcuna modifica ai dati suddetti si è registrata al controllodopo tre mesi.CONCLUSIONI. L’ecografia tiroidea sembra svolgere unruolo cruciale nel follow-up dei pazienti sottoposti achemioterapia con antracicline.A nostro parere il riscontro di alterazioni del patternecografico indica i soggetti che dovranno essere sottopostiad un controllo periodico dei parametri di funzionalitàtiroidea.

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Uro-GenitaleCRESCITA RENALE E COMPOSIZIONE CORPOREA NEI BAMBINI.IMPLICAZIONI TRA PESO CORPOREO ALLA NASCITA ESVILUPPO RENALE

C. Cristofano, L. Vernaglione, F. Perrone, D. Avino**,G. Tirino**, F. Pennacchiotti, E. Corridori, S. Chimienti* Struttura Complessa di Nefrologia e Dialisi - ASL TA/1- Manduria-Taranto*Pediatra di base San Marzano**2° Università degli Studi di Napoli - Scuola di Specializzazionein Nefrologia

SCOPO DEL LAVORO. La valutazione del volume renale(VR) è un importante parametro nella valutazione dellacrescita dei bambini con alterazioni nefrourologiche.Le dimensioni renali sono tradizionalmente messe incorrelazione con l’altezza, il peso e la superficie corporea.Scopo del nostro studio è stato quello di correlare lacomposizione corporea con i parametri antropometrici econ i VR dalla nascita alla pubertà di bambini nati macroso-mici,microsomici e normopeso.MATERIALI E METODI. Abbiamo esaminato 75 bambininormali, di cui 45 normosomici: con peso alla nascitacompreso tra Kg 2.800 e Kg 3.800; 19 microsomici: conpeso inferiore a Kg 2.800 e 11 macrosomici: con pesosuperiore a Kg 3.800, di età compresa tra 10 giorni e 200mesi.In tutti i bambini è stato valutato,mediante ultrasonografia,il VR bilateralmente e immesso in valutazione statistica ilvolume del rene sinistro, la composizione corporeamediante analisi bioimpedenziometrica, il peso e l’altezza.RISULTATI. Il VR medio dei bambini normosomici è di2066.76±965.81; nei bambini microsomici è di1825.74±937.22; nei bambini macrosomici è di1817.99±681.98.Il diametro longitudinale renale (DL) nei bambini normopesoè di 68.17±15.47 mm; in quelli microsomici è di61.04±16.59 mm; in quelli macrosomici è di 64.35±16.62 mm.La resistenza e la reattanza nei bambini normopeso sonorispettivamente di 442.95±106.11 e di 39.11 ±14.65 Ohm;nei bambini microsomici sono di 448.31±105.44 e di36.89±16.52 Ohm; nei bambini macrosomici sono di427.27±86.24 e di 34.45±15.27 Ohm.La correlazione nei tre gruppi di studio, tra VR,DL, resistenza,reattanza non è significativa (P>0.05).La correlazione tra volume renale ed età è altamente signi-ficativa (P<0.0001) sia nei tre gruppi che nella valutazionedel totale, la crescita renale è esponenziale sino a trentasei

mesi. Il rapporto tra VR ed angolo di fase e resistenzacorrelato con l’età, è altamente significativo; mentreresistenza ed angolo di fase sono inversamente correlaticon l’età.CONCLUSIONI. Come per tutti gli altri organi ed apparati,il rene cresce in maniera tumultuosa nei primi tre anniannullando le differenze alla nascita.In questo studio non abbiamo rilevato differenze significativenei bambini sia nel BMI, nelle dimensioni renali che nellamanipolazione dell’acqua corporea.La conoscenza della fisiologia renale dell’infanzia,utilizzandometodiche non invasive, potrebbe costituire un utileapproccio per la rivalutazione di alcune ipotesi di patofi-siologia di alcune malattie dell’adulto, come l’ipertensionearteriosa.

CISTOSONOGRAFIA CON ECOCONTRASTO. OSSERVAZIONISULLA METODICA IN 105 CASI PEDIATRICI

M. Colajacomo, F.M. Fassari, M. De Gennaro*, M. Silveri*Servizio di Radiologia Ospedale Pediatrico Bambino Gesù -Presidio di Palidoro-Roma*Chirurgia-urodinamica - Ospedale Pediatrico Bambino Gesù -Presidio di Palidoro-Roma

SCOPO DEL LAVORO. La cistografia minzionale (CUM) e lacistografia con radioisotopi sono il gold-standard nello studiodei pazienti con infezioni delle vie urinarie (IVU) e reflussivescica-ureterali (RVU).Entrambe le metodiche, tuttavia, sottopongono i pazienti aradiazioni ionizzanti. La diagnosi di RVU non può venirposta dal solo studio ecografico (80% di RVU risulta negati-vo all’eco).Altri centri hanno già validato la metodica, in termini disensibilità.Scopo del nostro lavoro è valutare l’introduzione dellacistosonografia con ecocontrasto (CSM) come metodicaroutinaria nella diagnosi, screening e follow-up della malattiada reflusso vescico-ureterale (RVU).MATERIALI E METODI. Sono stati studiati 105 pazienti,44 F e 61 M.Età compresa tra 19 gg e 12 anni,media 8.8 m.Tutti hanno eseguito CSM mediante Levovist (Schering)alla conc di 200 mg/ml in 17cc di sol fisiologica, attraversocatetere a due vie F6 per urodinamica.Indagini eseguite con apparecchio Acuson 128XP4, sondaconvex 5-7MHz e videoregistrati.Lo studio si protrae per circa 7-8 min, sino alla scomparsadell’effetto contrastografico o a svuotamento vescicale.Criteri di inclusione nello studio per almeno uno deiseguenti criteri:

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GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

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- diagnosi prenatale di pielectasia/idronefrosi, confermataper almeno 6 mesi dalla nascita- storia clinica di infezione delle vie urinarie (IVU) osospetto di episodi ricorrenti - segni ecografici di sospetto (pielectasia, megauretere,DDR dilatato etc)- la CSM è stata la prima scelta nei controlli post-trattamento.RISULTATI. 55 paz tra 0-12 mesi; 18 paz tra 12 -24 mesi;8 paz tra 2-4 anni:24 pazienti > 4 anni. In 37 è stata eseguitauna CUM, in 14 esame videourodinamico (VUR).Osservati 25 casi di RVU alla CSM.Dei 37 casi con CUM 34hanno avuto CSM negativa post-op.In 3 casi CSM ha mostrato scomparsa spontanea del RVU.Tra i 25 casi con CUM e CSM positive si è avuta variazionedi grading tra le metodiche in 4 casi.4 pazienti presentavano ectopia renale.In 60 pazienti la CSM è stato il primo esame contrastografico.La negatività dell’indagine è stata giudicata affidabile e nonsi è eseguita CUM ma solo controlli clinici.CONCLUSIONI. La CSM è affidabile in mano esperta,anche in età perinatale.Mostra sensibilità maggiore della CUM. Riteniamo la CSMpiù “fisiologica”della CUM.Limiti sono il costo elevato del mdc, la incompleta visualiz-zazione dell’uretra.I principali vantaggi sono:1.indagine completa (morfologica e funzionale);2. limitata invasività;3.assenza di radiazioni ionizzanti;4. indagine più fisiologica.La CSM si candida come potenziale alternativa alla CUM erimane integrativa ai dati funzionali della scintigrafia.BIBLIOGRAFIA.1) BOSIO M.“Cystosonography with echocontrast:a new imaging modality to detect vescicoureteric reflux inchildren”.Pediatr Radiol 1998;28:2502) DARGE K.“Vescicoureteral reflux grading in contrast-enhanced voiding urosonography”.European Journal of Radiology 2002;43:1223) MENTZEL J. “Voiding urosonography with ultrasono-graphy contrast media in children”.Pediatr Nephrol 2002;17:272

ALTERAZIONI ECOSTRUTTURALI PROSTATICHE FLOGISTICHEDA SOSPETTA INFEZIONE DI GERMI GAS-PRODUTTORI

A. Arancio, S. La Vignera, C. Battiato, E. VicariU.O. Andrologia ed Endocrinologia - Ospedale Garibaldi -Dipartimento Scienze Biomediche - Università di Catania

SCOPO DEL LAVORO. In pazienti infertili, asintomatici, conanamnestica prostatite amicrobica e 1-2 spermiocolturenegative, valorizzare un particolare reperto ecostrutturaleprostatico, sospettando per esso un ruolo di “diagnosietiopatogenetica”, arricchendo il capitolo della prostatiteistologica (classe IV sec NIDH/NIH,1995).MATERIALI E METODI. 10 pazienti (età 30-46 aa) infertili(da 3-8 aa), con anamnestica prostatite amicrobica, asinto-matici, con segni seminologici di MAGI (Male AccessoryGland Infections) (sec.WHO, 1993) di incerta caratterizza-zione nosografica per sede ghiandolare di flogosi, esibenti1-2 spermiocolture negative, furono sottoposti ad ecografiatransrettale prostato-vescicolare.RISULTATI. Tutti i pazienti presentarono un reperto ecografi-co prostatico, specie nella zona di transizione di “comet tailartifact”, cioè evidenza di piccole e dense bande paralleledisposte trasversalmente alla direzione del fascio ultraso-nografico, che si riducono progressivamente di larghezza efinale aspetto triangolare con apice in basso.Per la presentazione clinica dei pazienti ed il counsellingandrologico richiesto, tale reperto, che avrebbe potutoessere scambiato per un artefatto di tecnica, fu da noiattenzionato e dopo una severa d.d. con eventuali artefatti,venne interpretato come un segno interattivo di patologiaflogistica tra ghiandola prostatica e un particolare tipo dipatogeni (sospetti germi gas-produttori).D’altra parte il riscontro preliminare della scomparsa deisuccitati aspetti artefattuali ad un riesame di 4 pazientidopo 2 sett. di terapia antibiotica ex-juvantibus con macro-lidi (klacid 500mg/die) (ipoteticamente attivi su germi gas-produttori aerobi e/o anaerobi), sembra avvalorare que-sta nostra ipotesi iniziale.CONCLUSIONI. Diagnosi e decorso clinico della prostatitenecessitano di un approccio integrato basato su evidenzecliniche-seminologiche ed ecografiche.In particolare, nel management del paziente con sospettaprostatite amicrobica, asintomatica, non si può rinunciareall’approccio diagnostico mediante ecografia transrettaleprostato-vescicolare,che potrebbe segnalare sotto forma dipseudo-artefatti, la presenza di una particolare “prostatiteistologica”,verosimilmente mediata da germi gas-produttori,che dovrebbe essere opportunamente trattata conantibiotico-terapia.

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ASPETTI ECOTOMOGRAFICI ED ECODOPPLER DEI TUMORIMALIGNI SECONDARI A LOCALIZZAZIONE PENIENA

G. Serafini, M. Bertolotto*, L. Dogliotti, N. Gandolfo, N.G. Gandolfo, A. Maritano U.O. di Radiologia - Dipartimento Scienze Diagnostiche Alta Tecnologia - A.O. Santa Corona - Pietra Ligure (SV)* Istituto di Radiologia - Università di Trieste

SCOPO DEL LAVORO. Descrivere gli aspetti ecotomografi-ci delle lesioni secondarie tumorali del pene e correlare lecaratteristiche ecotomografiche con l’istotipo neoplastico.MATERIALI E METODI. Nel periodo Gennaio 2001-Maggio 2003, sono stati identificati e studiati ecotomogra-ficamente 11 tumori penieni secondari ad origine in 10casi dall’area vescico-prostatica ed in 1 caso da neoplasiapolmonare in paziente con diffusa metastatizzazione.Tutti i casi sono stati esaminati con sonda ad altra frequenzaa larga banda 12-5 MHz.Quando necessario è stata utilizzatal’interposizione di un distanziatore per evitare le irregolaritàdella superficie della cute.RISULTATI. In comparazione con i corpi cavernosi normalile lesioni sono risultate ipoecogene in 8 casi, isoecogene in2 ed iperecogene in 1. Nei casi di lesione isoecogenal’identificazione del tumore è risultata difficile e la diagnosi

è stata posta sulla base di una diffusa disomogeneità deicorpi cavernosi e delle interruzioni dell’albuginea.In 5 casi, studiati anche con Color Doppler, le lesioni sonorisultate ipovascolarizzate rispetto ai corpi cavernosi nor-mali mentre in un caso ad origine vescicale il tumore èrisultato ipervascolare con flusso a velocità e resistenzevariabili. Le arterie cavernose sono risultate costantementevisibili con caratteri di bassa velocità e alte resistenze,come di norma osservato nel pene flaccido.CONCLUSIONI. I tumori penieni secondari sono di raroriscontro e provengono prevalentemente dall’apparatourogenitale (70%) con prevalenza dell’area prostato-vescicale(30%), del rene (10%) e del colon retto (16%). Le vie didiffusione sono rappresentate sia dalla diretta estensioneda organi adiacenti sia dalla diffusione per via venosa retro-grada o linfatica nonché dalla disseminazione ematogena.Una disseminazione tumorale secondaria deve esseresospettata in caso di priapismo doloroso quando sia notala presenza di tumore urogenitale.Tale tipo di presentazioneclinica ricorre in circa il 40% dei casi. Altre possibili pre-sentazioni cliniche prendono in considerazione l’ematuria,il dolore e l’ostruzione urinaria acuta. Il ruolo dell’ecogra-fia in questa patologia è quello di confermare il quadro clini-co palpatorio ed identificare il grado di infiltrazione deicorpi cavernosi e dell’albuginea.

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI ACCETTATI COME POSTER - URO-GENITALE

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI INVIATI - ECO DOPPLER

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

MONITORAGGIO PER 24 MESI DEL PAZIENTE IPERTESO INTERAPIA CON IRBESARTAN: VALUTAZIONE PA, FUNDUS,ALBUMINURIA, CREATININEMIA, STUDIO ECOGRAFICO ECOLORDOPPLER DEI RENI

V. Carrieri, A. De Bellis, G. Mileti°Unità Operativa di Medicina Interna - Ospedale di Ostuni AUSL BR 1Unità Operativa di Lungodegenza - Ospedale di Cisternino AUSL BR 1

INTRODUZIONE. Scopo del lavoro è illustrare i risultatidella valutazione effettuata per 2 anni in 10 pazienti iperte-si in terapia con irbesartan, inibitore dei recettori AII, far-maco ritenuto più efficace rispetto agli ace inibitori nelrealizzare una renoprotezione nei pazienti affetti da iper-tensione arteriosa.MATERIALE E METODI. Sono stati monitorati per 24 mesi10 pazienti ipertesi (5 donne e 5 uomini, età compresa tra45 e 65 anni), affetti da ipertensione arteriosa di mediaentità (PA con valori compresi tra 160 e 170 di sistolica e95-105 di diastolica), mediante dosaggio microalbuminu-ria, creatininemia, esecuzione ogni 6 mesi di ecografiarenale con Doppler ed esame del fundus oculi.La terapia con irbesartan 300 mg die non è stata associataad altri farmaci antiipertensivi né a diuretici.RISULTATI. I valori della PA si sono ridotti sia per la sistoli-ca che per la diastolica del 10% in tutti i pazienti, in 3pazienti la microalbuminuria già presente prima del periododi osservazione è scomparsa, in altri 2 si è ridotta del 20%.I valori della creatininemia sono rimasti normali in 4pazienti, in 3 casi con valori precedentemente lievementeelevati si sono normalizzati,mentre in 3 altri casi con valorimediamente già più alti del 50% rispetto alla norma, sisono ridotti del 20%.L’esame del fundus oculi ha rivelato in tutti retinopatieipertensive: 2 al I° stadio, 5 al II° stadio e 3 al III° stadio.Dopo 2 anni di terapia con irbesartan in nessuno deipazienti è stato evidenziato peggioramento della retinopa-tia o del visus.L’indagine con ecografia e color Doppler ha evidenziatoriduzione della volumetria renale in 5 pazienti ed in nessunodi essi significative alterazioni flussimetriche.

Dopo 6 mesi di terapia l’ecocolor Doppler eseguito adistanza di 60 minuti dalla somministrazione di irbesartanha dimostrato in tutti i pazienti incremento del flusso ema-tico renale,confermando l’effetto vasodilatatore.Nei successivi controlli fino a 24 mesi non è stata osservataall’ecografia nessuna alterazione volumetrica dei reni,men-tre all’ecocolor Doppler persisteva l’azione positiva del far-maco sull’emodinamica renale.DISCUSSIONE E CONCLUSIONI. Il monitoraggio da noieffettuato per 24 mesi in 10 pazienti ipertesi ha confermatol’utilità dell’ecografia e del color Doppler, che rivestono unruolo importante accanto ai consueti controlli di laborato-rio ed alla valutazione dei dati clinici e del fundus oculi.Infine la prevenzione del danno d’organo è l’obiettivo cheogni internista si prefigge quando instaura la terapiadell’ipertensione arteriosa e il nostro studio ha confermatoinoltre che l’irbesartan è in grado non solo di ridurre signi-ficativamente la PA,ma anche di svolgere una azione nefro-protettiva.

VALUTAZIONE ECOGRAFICA DEL PAZIENTE CON SCOMPENSOCARDIACO

V. Carrieri, A. De Bellis, G. Mileti°U.O. Medicina Interna - Ospedale di Ostuni AUSL BR 1U.O. Lungodegenza - Ospedale di Cisternino AUSL BR 1

INTRODUZIONE. Nelle Unità Operative di MedicinaInterna è frequente il ricovero di pazienti affetti da scom-penso cardiaco.Obiettivo dello studio è quello di valutare il ruolodell’ecografia eseguita il primo giorno di ricoveronell’orientare il successivo iter diagnostico e nell’influen-zare le decisioni terapeutiche.MATERIALI E METODI. Sono stati confrontati gli iterdiagnostici e le decisioni terapeutiche intrapresi in duegruppi di pazienti ricoverati con diagnosi del ProntoSoccorso di “scompenso cardiaco”.Entrambi i gruppi erano costituiti da 10 pazienti di etàcompresa tra 65 ed 85 anni, 5 donne e 5 uomini per ognigruppo.

CONTRIBUTI INVIATI

Eco Doppler

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI INVIATI - ECO DOPPLER

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

Nel primo gruppo è stata effettuata in prima giornata diricovero una ecografia addominale, toracica e tiroidea,insieme agli esami di laboratorio di routine, ECG, RxTorace.Nel secondo gruppo l’ecografia non è stata inclusa tra gliesami diagnostici del primo giorno.RISULTATI.Nel primo gruppo di pazienti l’ecografia ha evi-denziato in 4 casi versamento addominale, in 5 casi versa-mento pleurico dx ed in 2 versamento pleurico bilaterale.In tutti i 10 pazienti erano presenti i segni ecografici difegato da stasi cardiaca.E’ stato evidenziato in 2 pazienti anche versamentopericardico.In 3 casi è stata rivelata colelitiasi, in 2 pazienti si è eviden-ziato gozzo multinodulare.Nel secondo gruppo non è stata eseguita alcuna ecografiail primo giorno, né, nei giorni successivi, sono emerseindicazioni alla prescrizione di indagini con US.L’ecocardiogramma è stato eseguito in tutti i pazienti dei 2gruppi entro la terza giornata di ricovero, mentre l’RxTorace è stato eseguito per tutti i pazienti entro il secondogiorno.Nel primo gruppo, grazie ai riscontri US, sono statiprescritti diuretici con posologia correlata all’entità deiversamenti evidenziati, ed anche gli altri farmaci e le inda-gini di laboratorio prescritte sono state influenzate sin dalprimo giorno dai rilievi ecografici.Il monitoraggio dei versamenti è stato effettuato conecografia nel primo gruppo, mentre nel secondo gruppocon Rx torace e con ecocardiogramma.La degenza media dei pazienti del primo gruppo è stata di7 giorni,nel secondo gruppo di 9 giorni.CONCLUSIONI. Il ricovero per scompenso cardiaco com-porta un notevole impegno per la U.O. di MedicinaInterna, con impiego di risorse diagnostiche e terapeuti-che e la durata della degenza è influenzata sia dal temponecessario per ricompensare il paziente sia dalle liste diattesa per esami strumentali.L’utilizzo sistematico dell’ecografia eseguita il primo giornodi ricovero da internisti esperti con apparecchio USpresente nell’U.O. ha permesso di ridurre la durata delladegenza poiché ha consentito di impostare l’iter diagnosticosuccessivo e le procedure terapeutiche più rapidamente econ maggiore efficacia ed efficienza.In conclusione l’ecografia eseguita precocemente èvantaggiosa sia per la struttura sanitaria (riduzione costicorrelati ai giorni di degenza e di terapia ospedaliera) siaper il paziente (riduzione disagi correlati alla ospedalizza-zione).

VALUTAZIONE ECOGRAFICA DEL PAZIENTE CONFIBRILLAZIONE ATRIALE

V. Carrieri, A. De Bellis, G. MiletiU.O. Medicina Interna - Ospedale di Ostuni - AUSL BR 1U.O. Lungodegenza - Ospedale di Cisternino - AUSL BR 1

INTRODUZIONE. I pazienti che giungono al ProntoSoccorso con riscontro di FA parossistica sono al 90% rico-verati nella U.O. di Medicina Interna, sia che la FA si risolvain PS sia che persista nonostante la terapia.E’noto che molteplici sono le cause di una FA parossistica,tra cui il distiroidismo, tuttavia è stato rilevato che mentregli esami di laboratorio (FT3,FT4 e TSH) vengono prescrittiroutinariamente, l’ecografia tiroidea con eco Dopplerviene raramente eseguita.Scopo del lavoro è di evidenziare la prevalenza della pato-logia tiroidea nei pazienti affetti da FA parossistica conesami di laboratorio nella norma.MATERIALI E METODI. Sono stati studiati 100 pazientiricoverati in un anno con diagnosi del PS di FA parossistica(30 uomini e 70 donne,età compresa tra 33 e 87 anni).E’ stata eseguita ecografia tiroidea eco Doppler e dosaggioFT3, FT4,TSH in tutti e, nei casi di ipotiroidismo, dosaggioanticorpi ed antitireoglubulina.RISULTATI. In 20 pazienti sono state evidenziate alterazionidegli esami di laboratorio (15 ipertiroidei,5 ipotiroidei).L’ecografia ha evidenziato in essi: 5 gozzi multinodulari,4 tiroiditi croniche, 3 M. di Basedow, 5 adenomi, 2 iperpla-sie diffuse,1 ipotrofia semplice.In 80 pazienti gli esami di laboratorio sono risultati normalituttavia l’ecografia ha evidenziato:6 gozzi multinodulari, 6 cisti singole, 5 cisti multiple, 4 cistie noduli, 3 iperplasie diffuse, 5 noduli singoli, 6 nodulimultipli.DISCUSSIONE E CONCLUSIONI. E’ nota la frequenza delriscontro occasionale di patologie tiroidee diffuse e nodu-lari, tuttavia nei pazienti affetti da FA parossistica, pur inpresenza di esami di funzionalità tiroidea normali, si ritieneopportuno suggerire l’esecuzione di ecografia tiroidea esuccessivamente, se patologia viene evidenziata, è indicatala prescrizione di scintigrafia tiroidea.La nostra osservazione clinica e strumentale suggerisceche i pazienti con FA presentano, rispetto a pazienti rico-verati per qualsiasi altra patologia, una maggiore prevalen-za di patologie diffuse o nodulari della tiroide.

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TROMBOSI CAVALE ESTESA IN ATRIO DESTRO: ESORDIO NONCOMUNE DI EPATOCARCINOMA

L. Spadaro, R. Sorace, R. Romeo°, M. Mandalà*, D. Patanè*, A. Vita, A.M. Rabuazzo, F. PurrelloU.O. di Medicina Interna Università di Catania - Ospedale Cannizzaro - Catania *Dipartimento di Immagini - Ospedale Cannizzaro - Catania°U.O. di Cardiologia - AUSL 3 P.O. di Giarre

SCOPO DEL LAVORO. La presentazione clinica dell’epato-carcinoma è molto variabile, il paziente può essere deltutto asintomatico con nessun segno obiettivo oltre aisegni della cirrosi epatica, alternativamente può presentareun improvviso decadimento della funzione epatica.La trombosi delle vene sovraepatiche e della vena cava èuna rara presentazione dell’epatocarcinoma, pochi casisono descritti in Letteratura. Noi riportiamo il caso di unapaziente cirrotica con epatocarcinoma esordito con trom-bosi delle vene sovraepatiche e della vena cava con esten-sione fino in atrio destro.MATERIALI E METODI. Una donna di 80 anni giunge allanostra osservazione per edemi declivi ed incremento dellacirconferenza addominale. Nella storia clinica c’era undiabete mellito da 6 anni ed una pregressa colecistectomia.All’esame obiettivo si rilevava: edemi declivi bilaterali,segni di versamento libero in addome. Sono stati eseguitioltre alle indagini di routine, la ricerca dei markers di epatitevirale, il dosaggio dell’alfafetoproteina (AFP), unecocolorDoppler addominale ed una TAC addome.RISULTATI. I dati di laboratorio erano suggestivi di cirrosiepatica, la ricerca dei markers di epatite virale risultavapositiva per HCV-Ab. L’ecografia addominale evidenziava:versamento ascitico, fegato a margini irregolari,ecostrutturadisomogenea, splenomegalia, gavoccioli varicosi all’ilosplenico.Al lobo epatico destro, in VII segmento si visualiz-zava formazione nodulare iperecogena di 24 x 20 mm cir-condata da parziale orletto anecogeno, la valutazioneecocolorDoppler dimostrava segnali vascolari nel conte-sto, mentre non risultavano apprezzabili segnali vascolariin corrispondenza della vena sovraepatica media e dellavena sovraepatica destra. La valutazione ecocolorDopplerestesa alla vena cava inferiore rilevava un esile segnale diflusso continuo, non fasico. Si poneva quindi il sospetto diepatocarcinoma su cirrosi epatica HCV-correlata, compli-cato da trombosi delle vene sovraepatiche e della venacava inferiore. I livelli di AFP (1110 UI/ml) e la successivaindagine TAC confermavano il sospetto diagnostico.L’indagine TAC multislide con acquisizione quadrifasicaevidenziava al VII segmento epatico formazione nodulare

di 25 mm ipervascolarizzata in fase arteriosa, evidenteanche in fase portale e che si demarcava con pseudoca-psula in fase tardiva.Tale formazione era in contiguità conla vena sovraepatica destra che appariva trombizzata comeanche la vena sovraepatica media.La vena cava appariva occupata da materiale tromboticoche ne occludeva quasi completamente il lume fino adaggettarsi in atrio destro.CONCLUSIONI. La trombosi delle vene sovraepatiche edella vena cava è un’evenienza che, seppur rara, puòrappresentare l’esordio dell’epatocarcinoma.L’ecocolorDoppler si conferma un utile mezzo diagnosticonon invasivo per la diagnosi di coinvolgimento vascolaredell’epatocarcinoma.

CONFRONTO DEI VALORI FLUSSIMETRICI EPATICI NELTRAPIANTO DI FEGATO DA DONATORE VIVENTE

F.M. Drudi, S. Padula, A. Righi, M. De Rubeis, P. Mendicino, F. MarchettiDipartimento di Scienze Radiologiche - II Cattedra - Policlinico Umberto I - Università di Roma ‘La Sapienza’

SCOPO DEL LAVORO. Dimostrare che il parenchima epati-co trapiantato ha mostrato indici flussimetrici sovrapponi-bili a quelli valutati nel donatore nel follow-up immediata-mente post trapianto sino ad un mese.MATERIALI E METODI. Abbiamo studiato 4 donatori viven-ti, a 3 giorni 15 e 30 giorni dal trapianto, valutando conl’Ecocolor Doppler gli indici di resistenza dell’arteria epatica,la velocità media del flusso portale e la morfologia delleonde flussimetriche delle vene sovraepatiche.I quattro pazienti studiati non hanno presentato rigetto alfollow-up ad un mese.RISULTATI. A tre giorni dal trapianto gli indici flussimetriciapparivano sovrapponibili sia nella porzione di parenchi-ma epatico trapiantato sia in quello del donatore.Inoltre i valori flussimetrici della porzione di parenchimaepatico trapiantato erano sovrapponibili ai valori flussime-trici della stessa porzione di parenchima valutati primadell’espianto.Questi dati si sono mantenuti entro i range di normalitàper tutto il periodo di follow-up considerato (1 mese).CONCLUSIONI. Il Color Doppler è un presidio affidabilenel monitoraggio dei pazienti trapiantati. Il parenchimaepatico trapiantato, in assenza di complicanze,mostra a tregiorni dal trapianto un completo ritorno ai valori normalidegli indici flussimetrici. Il follow-up sino ad un meseconferma questi valori flussimetrici e morfologici.

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RISCONTRO DI SPLENOMEGALIA ALL’INDAGINE ECOGRAFICAIN PAZIENTI CON MALATTIA DI CROHN: INDICATORE DIATTIVITÀ DELLA MALATTIA?

V. Palmonari, C. Serra, G. Martini, P. Gionchetti, E. Mazzotta, L. Volpe, M. MiglioliDivisione di Medicina Interna - Dipartimento di Medicina Interna e Gastroenterologia - Azienda Ospedaliera S.Orsola-Malpighi -Università degli Studi di Bologna

BACKGROUND. Il riscontro di splenomegalia in pazientiaffetti da malattia di Crohn è sempre stato considerato unreperto casuale ed inusuale e le Malattie InfiammatorieCroniche Intestinali non sono mai state considerate tra lepossibili affezioni associate ad un aumento di dimensionidella milza.MATERIALI E METODI. 354 pazienti affetti da malattia diCrohn sono stati sottoposti ad almeno un’indagine ecograficacompleta dell’addome con studio delle anse intestinali(per definire estensione della malattia, spessore dell’ansa,grado di attività ecografica della malattia e presenza dieventuali complicanze) e valutazione della dimensione edella struttura dei diversi organi parenchimatosi tra i qualila milza.RISULTATI. In 72 dei 354 pazienti (20%) è stata riscontrata,almeno in uno dei controlli ecografici eseguiti, splenomegalia(definita come area di sezione nella scansione all’ilo > 45 cm2),mentre nei restanti 282 casi le dimensioni della milza sonosempre risultate nella norma. Non sono state evidenziatedifferenze di estensione della malattia, dello spessore del-l’ansa, del grado di attività della malattia nei due gruppi dipazienti,mentre è risultato maggiore il riscontro di compli-canze (ascessi, fistole) nel gruppo di pazienti con spleno-megalia (18% contro l’8.5% del gruppo di soggetti conmilza di normali dimensioni).Tra i 72 pazienti in cui è statoriscontrato un aumento di dimensioni della milza, 34 aveva-no effettuato più di un’indagine ecografica; di questi, 13(38%) presentavano, in controlli precedenti o successivi,un normale volume splenico, mentre nei restanti 21 (62%)pazienti la splenomegalia era un reperto di costanteriscontro. In entrambi i sottogruppi le dimensioni dellamilza e le sue eventuali variazioni non sembravano in rap-porto con l’attività o l’estensione della malattia.CONCLUSIONI. Nel gruppo di pazienti con malattia diCrohn da noi studiati la splenomegalia è un reperto dipossibile riscontro, indipendentemente dall’attività edall’estensione della malattia, e può essere persistente otransitoria. La sua incidenza sembra essere maggiore neipazienti con malattia complicata dalla presenza di raccolteascessuali o fistole.

LA COMUNICAZIONE MEDICO – INFERMIERE – PAZIENTENELL’AMBULATORIO DI ECOGRAFIA

V. Carrieri, A. De Bellis, G. MiletiUnità Operativa di Medicina Interna - Ospedale di Ostuni - AUSL BR 1 - Brindisi

INTRODUZIONE.Il Victorian Medical Board elenca la cattivaqualità della comunicazione come il più importante fattoreche causa lamentele da parte dei pazienti e dei loro fami-liari nei confronti dei medici.Comunicare non è facile: nella comunicazione si utilizzaun linguaggio verbale e non verbale il cui peso è differen-te, rispettivamente 30% e 70%.La capacità di comunicare è fondamentale in tutte le fasidelle attività del medico e dell’infermiere: informare nonsignifica comunicare, se non c’è feedback non esistecomunicazione efficace.Scopo del lavoro è di confrontare due gruppi di 50 pazientisottoposti ad ecografia addominale, valutando alcuniparametri relativi al paziente, alcuni relativi al medico edall’infermiere ed infine alcuni relativi all’esecuzionedell’ecografia, con l’obiettivo di valutare se differentimetodologie di comunicazione possano influenzare tempidi esecuzione dell’ecografia, soddisfazione del paziente,coinvolgimento degli operatori sanitari.MATERIALI E METODI. Un esperto ecografista ed un infer-miere professionale hanno seguito due procedure diversenell’eseguire un’ecografia addominale e nell’assistere 100pazienti: in 50 pazienti hanno dedicato alcuni minuti preli-minari a spiegare le modalità di esecuzione dell’esame,hanno illustrato il significato delle immagini e del refertoed hanno fornito eventuali suggerimenti per il monitoraggio;in altri 50 pazienti non hanno fornito alcuna informazionese non su richiesta del paziente.Il paziente ha risposto,dopo l’esecuzione dell’esame ad unbreve questionario per valutare il suo grado di soddisfazione;al medico ed all’infermiere è stato proposto un brevequestionario per valutare il loro coinvolgimento emotivo eprofessionale; per tutte le ecografie è stata registrata ladurata complessiva della procedura.RISULTATI. Nel primo gruppo di 50 pazienti in cui è statautilizzata dal medico e dall’infermiere una comunicazionespontanea, senza aspettare le richieste del paziente, iltempo complessivo della procedura è risultato mediamenteinferiore di circa 4 minuti rispetto al gruppo di pazientiche non hanno usufruito di comunicazione spontanea.L’analisi dei questionari dei pazienti del primo gruppo haevidenziato indice di soddisfazione più elevato e cosìanche il grado di coinvolgimento degli operatori sanitari è

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stato più significativo nel primo gruppo.DISCUSSIONE E CONCLUSIONI. L’indagine da noi effet-tuata ha confermato che il ciclo della comunicazione conil cittadino-cliente non può essere ridotto solo alla trasmis-sione informale di sintetiche informazioni: è necessariauna comunicazione individualizzata ed un ascolto profes-sionale, che rappresentano non solo un obbligo etico maanche un’operazione di marketing.Infatti è stato rilevato che dedicare alla comunicazionespontanea alcuni minuti sia preliminari sia durante l’esame,consente di ottenere un miglior feedback con il pazienteed i familiari, rispetto a quello che si realizza, con utilizzodi tempo addirittura maggiore, se le informazioni sonoeventualmente richieste agli operatori dal paziente o daifamiliari al termine della procedura: il malato si sente alcentro dell’attenzione e preferirà rivolgersi in futuro aglioperatori sanitari che hanno fornito un servizio qualitati-vamente migliore.In definitiva si auspica che vengano proposti come obbli-gatori brevi corsi di comunicazione per operatori sanitarial fine di migliorare la qualità dei servizi erogati ed ottenerela “customer satisfaction”.

LA FORMAZIONE DEGLI INFERMIERI DELL’AMBULATORIO DIECOGRAFIA

V. Carrieri, A. De Bellis, G. MiletiUnità Operativa di Medicina Interna - Ospedale di Ostuni - AUSL BR 1 - Brindisi

INTRODUZIONE.La formazione di personale infermieristicocon particolari competenze in campo ecografico consentedi migliorare l’efficacia e l’efficienza dell’ambulatorio diecografia e permette al medico di espletare la propriaattività in modo ottimale.Scopo del lavoro è di illustrare i principi e le modalità disvolgimento di un breve corso per infermieri finalizzato afornire competenze specifiche per lo svolgimento diattività assistenziale adeguata nell’ambulatorio di ecografia.OBIETTIVI DEL CORSO PER INFERMIERI. Al termine delcorso interattivo della durata di 8 ore gli infermieri dovrannoessere in grado di:- accogliere cordialmente il paziente- spiegare al paziente le modalità di esecuzione dell’ecografia- aiutare il paziente a posizionarsi in modo adeguato- fornire al medico le informazioni anagrafiche relative al

paziente- compilare documenti per l’archivio- trascrivere il referto ecografico (se dettato dal medico)- utilizzare correttamente programmi di archiviazione e

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI INVIATI - ECO DOPPLER

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

refertazione computerizzati- aiutare il paziente a rivestirsi- illustrare al paziente e ai familiari le modalità per ritirare

il referto o per assolvere ad altri adempimenti- eseguire una corretta pulizia dell’ecografo- effettuare un adeguato filtro delle richieste degli utenti-

pazienti per non disturbare gli impegni professionali del medico

- identificare le situazioni di disagio o di rischio del paziente- effettuare,ove sia necessario,manovre di rianimazione- effettuare, ove necessario, assistenza alle manovre di

ecografia interventistica- conoscere indicazioni e limiti dell’ecografia,dell’eco

Doppler,dell’ecografia interventistica.MODALITÀ DI SVOLGIMENTO. Il Corso interattivo perpiccoli gruppi di 10 infermieri per volta è stato articolatoin tre sessioni: una teorica con discussione con gli espertiper l’apprendimento degli obiettivi cognitivi (il sapere),una pratica con esercitazioni con apparecchi e pazientiper l’apprendimento degli obiettivi pratici (il saper fare),ed infine un’ultima sessione altrettanto pratica con pazien-ti per l’apprendimento delle abilità relazionali e di comuni-cazione (il saper essere),utilizzando il role-playing.Gli infermieri sono stati valutati con questionari per laparte teorica, con check-list per la parte pratica e congriglia di osservazione per la sessione dedicata allacomunicazione con il paziente e con il medico.Gli infermieri hanno ottenuto crediti ECM.DISCUSSIONE E CONCLUSIONI. E’ essenziale la formazionedegli infermieri impegnati in attività ambulatoriali speciali-stiche, sia per gli aspetti tecnici sia per gli aspetti relazionali.La formazione di base non consente di approfondire inmodo pratico, applicativo, questi aspetti: il corso interattivoper piccoli gruppi di infermieri è stata la modalità piùidonea, anche se più faticosa per i docenti rispetto ad uncorso tradizionale, con lezioni magistrali, per permettere atutti i discenti infermieri di partecipare attivamente.L’alto indice di gradimento degli infermieri per questametodologia interattiva, espresso con un questionario divalutazione del corso e dei docenti, ha confermatol’efficacia didattica.

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI INVIATI - GASTROENTEROLOGIA

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

Gastroenterologia

IMAGING DI NEOPLASIA NEUROENDOCRINA CON METASTASIEPATICHE

G. Angone°, V. Carrieri*, M. Cofano*, A. Mita^, P. Bufo”°Dipartimento Diagnostica per Immagini AUSL BR 1*Unità Operativa Medicina Interna Ospedale di Ostuni AUSL BR 1^ Servizio di Medicina Nucleare - Az. Osped. Fazzi - Lecce

Cattedra di Anatomia Patologica - Università di Bari

INTRODUZIONE. I tumori neuroendocrini del trattogastroenterico e del pancreas sono neoplasie rare a celluleenterocromaffini, in grado di secernere ormoni come sero-tonina, bradichinina, callicreina, istamina e prostaglandine.Il tumore primitivo spesso è di difficile localizzazione,mentre più agevole è talvolta la diagnosi di manifestazionisecondarie quali le metastasi epatiche. Obiettivo del lavoroè illustrare l’imaging in un caso di metastasi epatiche daneoplasia neuroendocrina.CASO CLINICO. Donna di 30 anni con episodi di flushing,dolore addominale, epatomegalia, sottoposta ad ecografiarisulta affetta da multiple lesioni solide intraepatiche, deldiametro massimo di mm 45 circa, ipo iperecogene, situatein entrambi i lobi. La TC spirale eseguita con tecnica trifasi-ca evidenzia in fase arteriosa marcato enhancement dellelesioni nodulari intraepatiche e formula diagnosi di lesioniipervascolarizzate di verosimile natura secondaria datumore neuroendocrino.Vengono evidenziati elevati livelliurinari di 5-HIAA.La RMN conferma la presenza di lesioni nodulari multipleepatiche.La scintigrafia con somministrazione ev di analogo dellasomatostatina (111-In Octreotide) risulta positiva per laricerca di recettori della somatostatina con patologicoaccumulo del tracciante in sede epigastrica bassa, verosi-milmente ileale, con evidente intensa attività epatica per levoluminose lesioni già descritte da US,TC ed RMN.L’esame istologico della biopsia ecoguidata delle masseepatiche formula la diagnosi di localizzazione secondarianel fegato di neoplasia neuroendocrina.La paziente viene sottoposta a terapia con octreotide longacting repeteable (LAR), analogo della somatostatina conattività prolungata per 28 giorni.DISCUSSIONE E CONCLUSIONI. Nei pazienti con sospettasindrome da carcinoide e con aspetti TC di lesioni epati-che ipervascolarizzate senza evidenza di tumore primitivo,è necessaria la scintigrafia con octreotide per la ricercadella neoplasia primitiva.

La TC eseguita con tecnica spirale trifasica consente diconfermare il sospetto diagnostico formulato con l’esameUS, tuttavia l’indagine ecografica deve essere considerata ilprimo approccio diagnostico per le sue caratteristiche diesame non invasivo e di basso costo.Per le medesime motivazioni l’ecografia deve essere utiliz-zata per il monitoraggio delle lesioni intraepatiche in corsodi terapia con octreotide.La nostra paziente, monitorata per tre anni con ecografiaed indagini di laboratorio, attualmente è asintomatica e laposologia di octreotide LAR è stata raddoppiata dopo unanno di osservazione clinica e strumentale, ottenendo unamodica riduzione volumetrica (- 15%) delle masse intrae-patiche, rilevata con US, ed una significativa riduzione deilivelli urinari di 5-HIAA.

VALUTAZIONE ECOGRAFICA DELLE ALTERAZIONI COLECISTICHEIN PAZIENTI AFFETTI DA ICTUS ISCHEMICO IN ALIMENTAZIONEPARENTERALE

V. Carrieri, A. De Bellis, G. Mileti°U.O. Medicina Interna - Ospedale di Ostuni - AUSL BR 1U.O. Lungodegenza - Ospedale di Cisternino - AUSL BR 1

INTRODUZIONE. E’ noto che il digiuno prolungato puòfacilitare la formazione di sabbia biliare e di calcoli coleci-stici. Scopo del lavoro è di valutare in un gruppo di pazien-ti affetti da ischemia cerebrale ed impossibilitati ad alimen-tarsi, sottoposti pertanto a terapia infusionale per lungotempo, l’incidenza di alterazioni colecistiche.MATERIALI E METODI. 20 pazienti (11 donne, 9 uomini,età compresa tra 60 e 90 anni) affetti da ampia lesionecerebrale di tipo ischemico, con gravi alterazioni dellostato di coscienza, impossibilitati ad alimentarsi, con diffi-coltà alla deglutizione, sono stati sottoposti per lunghiperiodi (da 10 a 30 giorni) ad alimentazione parenteraletotale.L’esame ecografico della colecisti è stato eseguito il primogiorno di ricovero e successivamente al 5°, 10°, 20° e 30°giorno e dopo 7 giorni dalla ripresa dell’alimentazione per os.RISULTATI. In 3 pazienti è stata osservata sabbia biliare al5° giorno, in 5 pazienti al 10°, in tutti al 20°; piccoli calcolidel diametro massimo di 3 mm sono stati evidenziati in 4pazienti al 30° giorno.6 pazienti sono deceduti entro un mese, in 5 pazienti chehanno ripreso l’alimentazione è stata evidenziata dopo unasettimana una colecisti normale, mentre in altri 2, in cui sierano formati calcoli, persistevano anche dopo 15 giorni.In questi è stata instaurata terapia con ac. ursodesossicolicoche ha consentito la normalizzazione del contenuto

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colecistico in un mese.Nessuno dei pazienti era sintomatico. In 6 pazienti è statoevidenziato incremento della bilirubina, fosfatasi alcalina egammaGT.DISCUSSIONE E CONCLUSIONI. Il prolungato digiunoinduce formazione di sabbia biliare e calcoli colecistici.La ripresa dell’alimentazione e la contrazione colecisticaconseguente permettono nei pazienti sottoposti adalimentazione parenterale la normalizzazione degli aspettiecografici.L’indagine ultrasonografica è da consigliare non solo quandosiano presenti alterazioni degli esami della funzionalitàepatica oppure nei pazienti sintomatici, ma in tutti coloroche, affetti da patologie che impediscano una alimentazioneper os, sono ad elevato rischio di patologia colecistica: unaprecoce diagnosi consente infatti di instaurare la correttaterapia e di evitare complicanze temibili quali colecistite epancreatite acuta.

UN CASO CLINICO DI DIAGNOSI ECOGRAFICA DI“MESENTERIUM COMMUNE”

P. Di Prima, M.M. Santonocito, S. Antoci, A. Fisichella, R. Scuderi Dipartimento di Medicina Interna e Patologie Sistemiche -Università di Catania

SCOPO DEL LAVORO. Il “Mesenterium commune” è unapatologia rara causata da una interruzione della rotazioneintestinale durante il periodo embrionale, interessa princi-palmente l’età pediatrica e può passare del tutto inosservatafino all’età adulta o al contrario può fin dalla giovane etàcomportare disturbi più o meno rilevanti. Nel nostro casoè stato possibile, in base alla sintomatologia e soprattuttomediante la valutazione ecografica, porre un sospettodiagnostico che è stato confermato successivamente conindagini radiologiche.MATERIALI E METODI. Z.A., di anni 10, viene alla nostraosservazione lamentando fin dall’età di 6 anni dolenziaaddominale recidivante, con frequenza irregolare interval-lata da lunghi periodi di benessere, localizzata al mesoga-strio con irradiazione in fossa iliaca sinistra e talora anchein regione lombo-sacrale; accompagnata di solito da nau-sea, flatulenza e cefalea, della durata di poche ore e conremissione spontanea specialmente dopo evacuazione.Gli accertamenti effettuati (esami bioumorali, ecogineco-grafia,ecc.) hanno dato tutti esito negativo.L’esame obiettivoaddominale evidenzia solo ipoperistaltismo e presenza ditimpanismo addominale solo sull’emiaddome destro.A completamento dell’esame obiettivo viene eseguita

ecografia addominale con particolare attenzione allavalutazione intestinale.RISULTATI. L’esame viene eseguito utilizzando ecografoG.E. Logic 500 PRO, con sonda convex a frequenza variabi-le da 2 a 5 MHz.Si repertano anse intestinali del tenue soloa livello dell’emiaddome sinistro, mentre nell’emiaddomedestro si evidenzia il colon che origina a livello periombelicaledestro (dove si reperta il cieco) e decorre verticalmentelungo la linea mediana sulla linea alba. Il reperto, successi-vamente confermato anche da indagine radiologica conbario, depone per difetto di rotazione intestinale(mesenterium commune).CONCLUSIONI. Il caso clinico descritto rafforza ulterior-mente l’utilità della metodica ultrasonografica per la suarapidità, praticità di esecuzione e ripetibilità. Nel nostrocaso il quadro clinico (dolenzia addominale, nausea,tendenza alla stipsi) è stato risolto dall’esame ecograficoche ha dimostrato un difetto di rotazione intestinaleprevenendo l’eventuale insorgenza di complicanze, quali ilvolvolo intestinale, indirizzando la giovane paziente alchirurgo.

VALUTAZIONE ECOGRAFICA DI GRASSO PERIRENALECOME POSSIBILE FATTORE PREDITTIVO DI RISCHIOCARDIOVASCOLARE

P. Di Prima, M.M. Santonocito, C. Interrigi, D. Balsamo, R. ScuderiDipartimento di Medicina Interna e Patologie Sistemiche -Università di Catania

SCOPO DEL LAVORO. Lo scopo del lavoro è di valutare lapresenza del grasso perirenale mediante metodica ecogra-fica in pazienti venuti alla nostra osservazione per l’esecu-zione di esami ecografici dell’addome superiore.Gli AA studiando la presenza o meno del grasso perirenalee misurandone lo spessore mediante metodica ecograficahanno ricercato una possibile correlazione con altre pato-logie specie cardiovascolari in atto, anamnestiche e/o fami-liari, e se il grasso perirenale poteva essere indicato comeun nuovo fattore di rischio cardiovascolare, facilmentequantificabile mediante studio ecografico.MATERIALI E METODI. E’ stato usato un ecografo Acuson128XP/10 con sonda convex a frequenza variabile da 2.5 a3.5 MHz. Gli AA mediante valutazione ecografica dellospessore del grasso perirenale (valutato > 1 cm) e l’anamnesipatologica remota e familiare hanno selezionato un gruppodi 96 pazienti di età compresa tra i 23 e i 60 anni,di cui 28donne e 68 uomini non affetti da patologia cardiovascolarein atto o pregressa.Come gruppo di controllo sono stati

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studiati 17 donne e 33 uomini senza riscontro di grassoperirenale.RISULTATI. Dall’esame anamnestico del primo gruppo èstata evidenziata una familiarità per patologie cardiovascolari(IMA, ictus trombotico) e fattori di rischio cardiovascolare(ipertensione, dislipidemia, diabete) rispettivamente del23% e del 46%. Dagli esami ematochimici e strumentali èstato possibile mettere in evidenza che il 40% di questipazienti erano obesi e il 30% erano in sovrappeso.Inoltre il 33% erano affetti da diabete mellito o ridottatolleranza ai carboidrati, il 20% erano ipertesi lievi, il 40%dislipidemici, il 60% presentavano steatosi epatica di gradomoderato.Nel gruppo controllo nessun paziente presentavapatologia cardiaca, mentre dall’anamnesi familiare risultavapatologia o fattore di rischio cardiovascolare rispettiva-mente nel 9% e nel 20% dei pazienti.CONCLUSIONI. Lo studio sembrerebbe confermare l’even-tuale correlazione tra la presenza del grasso perirenale e ilrischio di sviluppare patologie cardiovascolari in pazientiin atto asintomatici, considerandolo come un nuovo fattoredi rischio prognostico negativo. Pertanto il riscontro digrasso perirenale dovrebbe indirizzare a richiedere ulterioriindagini strumentali per patologie cardiovascolari.

DIAGNOSI ECOGRAFICA DI ASCESSO SPLENICO IN PAZIENTECON MIELOFIBROSI IDIOPATICA

O. Paci Della Costanza, L. Pietracci, M.M.D. Imperatore,D. Tirotta, C. Bartolucci, G. DanieliIstituto di Clinica Medica - Università di Ancona

CASE REPORT. Descriviamo il caso di un paziente di 65anni affetto da mielofibrosi idiopatica da circa nove anni,in trattamento steroideo e di supporto, il cui decorso clinicodi malattia si complica nel Gennaio 2003 con un episodiofebbrile associato a dolore ipocondriaco sinistro ed incre-mento del fabbisogno trasfusionale.L’obiettività si caratterizza per il riscontro di marcatasplenomegalia (IV grado) ed ottusità basale sinistraall’auscultazione toracica, mentre gli accertamenti condottievidenziano la presenza di anemia, piastrinopenia, leucoci-tosi, sindrome biologica da flogosi, aumento delle LDH.La radiografia del torace mostra versamento pleurico sinistro.Il quadro clinico orienta verso tre principali possibilitàdiagnostiche:- progressione di malattia con evoluzione blastica- rottura spontanea di milza- processo infettivoLe indagini, tuttavia, non confermano le prime due ipotesiper l’assente riscontro di blasti sia in periferia che a livellomidollare. L’esame ecografico dell’addome evidenzia una

marcata splenomegalia ad ecostruttura disomogenea per lapresenza di ampie aree ipoecogene sottocapsulari conestensione dal polo superiore sino al polo inferiore;coesiste area analoga in sede mesorenale postero-esterna.I reperti appaiono riferibili a patologia flogistico-colliquativaper l’irregolarità, l’estensione e la localizzazione delle lesionispleniche. D’altra parte l’ipotesi flogistico-infettiva bencorrela con la concomitanza di febbre, versamento pleuricosinistro, leucocitosi neutrofila, anemia e piastrinopenia daverosimile sequestro splenico e ridotta emopoiesi periferica,riconoscendo come fattore predisponente lo stato diimmunodepressione legato alla malattia di base ed all’usoprotratto di steroide.La diagnosi ecografica, confermata da esame TAC, hapermesso una diagnosi differenziale precoce e conseguen-temente un approccio terapeutico tempestivo.Il paziente è stato infatti sottoposto ad intervento displenectomia con drenaggio dell’ascessualizzazione.Indubbio il ruolo dell’ecografia nell’orientamento diagno-stico nonché le implicazioni sulla gestione terapeutica.In particolare il riscontro di un ascesso ha indirizzatoverso un approccio mirato evitando l’uso di ulterioritrattamenti immunosoppressivi che avrebbero aggravatoil quadro clinico.

SARCOMA METASTATICO ED ECOGRAFIA EPATICA

L. Pietracci, O. Paci Della Costanza, D. Tirotta, M.M.D Imperatore, C. Bartolucci, G. DanieliIstituto di Clinica Medica - Università di Ancona

INTRODUZIONE. Si intende porre l’attenzione sull’utilitàdell’ecografia addominale quale esame di primo livellonell’iter diagnostico del dolore di tipo infiammatorio conpresentazione clinica atipica.CASO CLINICO. Una donna di 32 anni giunge alla nostraosservazione per una sospetta sacroileite, scarsamenteresponsiva alla terapia antinfiammatoria, esordita circasette mesi prima con una lombosciatalgia dx.Gli accertamenti pre-ricovero condotti nel sospetto di undolore infiammatorio tipo sacroileite mostravano un irrego-lare addensamento della sincondrosi sacroiliaca dx allaradiografia del rachide lombosacrale ed una modestasindrome biologica da flogosi agli esami di laboratorio.Veniva pertanto posta in trattamento con salazopirina, masenza beneficio clinico.L’obiettività all’ingresso nel nostro Istituto si caratterizzaunicamente per la positività alle manovre di stressdell’articolazione sacroiliaca dx, mentre agli esami dilaboratorio si conferma la persistenza di una modestasindrome biologica da flogosi.

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Un’ecografia addominale evidenzia la presenza di un’areanodulare solida, isoecogena con orletto ipoecogeno perife-rico al VII segmento epatico di circa 3.5 cm di diametro.L’agobiopsia ecoguidata permette la diagnosi istologica dimetastasi epatica da neoplasia maligna di verosimile naturamesenchimale.Un più approfondito studio del bacino mediante RMNmostra un processo proliferativo dell’articolazione sacroila-ca dx,estendentesi ai tessuti molli ed una formazione nodu-lare solida riccamente vascolarizzata a carico del ventremuscolare del grande gluteo omolateralmente.Alla stadiazione di malattia si evidenziano metastasi polmo-nari, mentre si escludono primitività a carico della mam-mella e del tratto digerente.CONCLUSIONI. Nonostante l’atipicità del quadro clinico,rappresentata dalla mancata risposta di un dolore infiam-matorio ad una terapia appropriata, l’aspecificità delquadro radiologico iniziale ha determinato una sottostimadel problema e non ha consentito una diagnosi precoce.In questa circostanza l’ecografia dell’addome, eseguitanonostante l’assenza di sintomatologia specifica, hapermesso di identificare il problema e di razionalizzare ilricorso alle procedure diagnostiche.

ECOGRAFIA ED ANEURISMA DELL’ARTERIA SPLENICA INPAZIENTE CON EPATOCOLANGITE AUTOIMMUNE

D. Tirotta, O. Paci Della Costanza, L. Pietracci, M.M.D Imperatore, C. Bartolucci, G. DanieliIstituto di Clinica Medica - Università di Ancona

INTRODUZIONE L’aneurisma dell’arteria Splenica rappre-senta un’affezione la cui frequenza aumenta nei portatoridi trombosi della vena Splenica (19%) e nei pazienti conipertensione portale (25-71%).Esso, a lungo asintomatico o responsabile di una clinicasubdola, quando non complicato da gravi emorragie, perrottura o fistolizzazione, o da ipertensione portale, si visua-lizza all’indagine US e,con pari definizione diagnostica, allaTAC ed alla AngioRMN. L’Arteriografia trova indicazionenell’intento di una terapia conservativa o nella diagnosticadi forme complicate.CASO CLINICO. Donna di 57 anni, portatrice da sei anni diepatocolangite autoimmune con ipertensione portale,affetta negli ultimi tre mesi da episodi ricorrenti di doloreepigastrico a barra con irradiazione posteriore associato adalvo alterno, astenia e dimagrimento. La sintomatologiadolorosa, ad esacerbazione postprandiale, alleviata dallaf lessione anteriore del tronco, assumeva intensità efrequenza progressivamente crescenti.

Gli esami di laboratorio hanno evidenziato pancitopenia,modesta flogosi sistemica, riduzione dei lipidi plamaticicon steatorrea in assenza di incremento degli enzimipancreatici.Nonostante la negatività di una precedente TAC addome,l’indagine US ha evidenziato la presenza di un’ectasiasacciforme a carico del tratto prossimale dell’arteriasplenica associata a dilatazione dell’asse splenoportale conflusso epatopeto, calcificazioni della coda pancreatica,splenomegalia ed epatomegalia disomogenea. Un ulterioreapprofondimento diagnostico tramite AngioRMN ha per-messo di attribuire definitivamente l’importante sintoma-tologia algica ad un aneurisma dell’arteria Splenica di 3.5 cmdi diametro con scarsa stratificazione trombotica, localiz-zato in sede paraortica sx.Previo esame arteriografico la paziente è stata quindisottoposta ad aneurismectomia con ricostruzione dicontinuità arteriosa.CONCLUSIONI. Nella nostra esperienza l’indagine US, uni-tamente ai dati clinici e laboratoristici, si è rilevataun valido strumento di orientamento, consentendo dinon arrestare la ricerca diagnostica ai risultati negativi for-niti in prima istanza dalla TAC addome, pervenendo alladiagnosi definitiva di questa affezione ed a un risolutivoapproccio chirurgico.

SIGNIFICATO CLINICO DEL RISCONTRO OCCASIONALE DILINFOADENOMEGALIA DEL LEGAMENTO EPATODUODENALE

M. Soresi, A. Riili, G. Di Giovanni, A. Terranova, S. Braziotis, M. Giambra, L. Vitali, F. Bascone,A. Carroccio, G. MontaltoCattedra di Medicina Interna - Università di Palermo

SCOPO DEL LAVORO. Il rilievo ecografico di linfoadeno-megalia (LD) del legamento epatoduodenale di solito èindice di malattia cronica di fegato (MCF),neoplasie,malattieintestinali o pancreatiche.Noi abbiamo voluto valutare il significato da dare al riscontrooccasionale di LD del legamento epatoduodenale insoggetti senza una evidente storia di malattia ad essacorrelabile.MATERIALI E METODI. Sono stati studiati i pazienti che,venuti alla nostra osservazione ecografica negli ultimi 6mesi, avevano una LD con transaminasi nella norma esenza storia clinica di malattia correlabile ad essa.In tutti i pazienti venivano eseguita la ricerca dei markersdell’epatite B e C, transglutaminasi, pattern autoanticorpale,enzimi pancreatici.RISULTATI.Una LD senza causa conosciuta al momento

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dell’ecografia è stata trovata in 9/1500 esami (0.6%).In tutti i casi è stato trovato un linfonodo unico, condiametro massimo tra 0.8-1.5 cm di morfologia ovalare, in6 casi era all’ilo epatico in 3 al tripode celiaco.Quattro pazienti eseguivano l’ecografia per dispepsia nonben definita, tre per iperlipemia, due per litiasi renale.Indagini successive hanno rivelato in quattro casi una posi-tività all’anticorpo per il virus C dell’epatite (HCV) con LDposta all’ilo, in due casi (pazienti dispeptici) positività pertransglutaminasi (con conferma istologica di celiachia) conLD posta al tripode celiaco; in un caso vi era una recentecolecistectomia per colelitiasi. In due casi non abbiamotrovato causa correlabile alla LD.Negli anti HCV la viremia era positiva, all’istologia: 1 avevasteatosi, 3 un’epatite cronica a lieve attività (grading 1,staging 0 secondo Scheuer).CONCLUSIONI. L’evidenza ecografica di LD del legamentoepatoduodenale senza chiara storia clinica è poco frequentee può essere espressione di una malattia paucisintomaticaa varia eziologia.Nella nostra casistica è risultata associata nella maggiorparte dei casi ad un’infezione da HCV con lieve dannoepatico o a malattie intestinali quali la celiachia.Poiché, però, a volte può essere solo un reperto accessorio,ulteriori studi con casistiche più numerose sono necessariper chiarirne il significato clinico e l’utilità di un suoapprofondimento diagnostico.

PATOLOGIE EMERGENTI PARASSITARIE NELL’UOMO. RUOLODELL’ECOGRAFIA

G. Cretara, A. Di Saverio, P. Tarquini*, C. Bartolucci, I. TestaClinica Medica Università L’Aquila Ospedale di Teramo, *Malattie Infettive Teramo

SCOPO DEL LAVORO. Ruolo dell’ecografia nella diagnosticadelle patologie parassitarie emergenti.MATERIALI E METODI. Soggetto maschile di anni 27 dinazionalità Albanese,da circa un anno in Italia.Si presenta in Ospedale lamentando astenia, adinamia,febbricola,dolenza addominale,anoressia.Non riferiva alcuna malattia pregressa.Abusava di alcool in passato.L’esame clinico evidenzia notevolissima epato-splenomegaliain assenza di altri rilievi patologici.I primi tests di laboratorio evidenziavano pancitopenia conmodica anemia e modesto incremento delle transaminasi.Veniva eseguita immediatamente una ecografia addominalecon il rilievo di epato-splenomegalia di notevolissima

imponenza con organi visibili fino alle fosse iliache, senzadisomogeneità sostitutive in assenza di versamentoascitico e di adenomegalie.Non rilevandosi i segni tipici di cirrosi epatica né quelli diemopatie, il paziente veniva inviato direttamente inMalattie Infettive con il sospetto clinico ed ecografico dipatologia flogistica-infiammatoria viscerale addominale.Il successivo studio clinico (sierologia,mieloaspirato-mielo-biopsia, chimica-clinica generale) ha permesso di porrediagnosi di Leishmaniosi Viscerale.Trattato con Anfotericina.b colloidale ha presentato unprogressivo miglioramento clinico.RISULTATI. La Leishmaniosi Viscerale è una patologiararissima in Italia (nessun caso descritto in Abruzzo a tuttoil 2001) mortale nella quasi totalità dei casi qualora nonidentificata e trattata.L’imaging ecografico non offre interpretazioni certe dellamalattia che può essere presuntivamente diagnosticatadalla epato-splenomegalia importante associata ai rilievianamnestici epidemiologici del soggetto.Le patologie infiammatorie parassitarie della milza, allaluce dei flussi migratori, rappresenteranno un rilievodiagnostico progressivamente più rilevante.CONCLUSIONI. L’ecografia, di rapida esecuzione e bassocosto, potrà immediatamente selezionare i casi sospetti edindirizzarli opportunamente evitando potenzialmentericoveri impropri e ritardi diagnostici fatali per lasopravvivenza.

ASCITE TUBERCOLARE. L’ECOGRAFIA NELLE PATOLOGIEEMERGENTI

D. Di Giammartino*, G. Cretara, A. Di Saverio, C. Bartolucci, I. Testa Clinica Medica Università L’Aquila, Ospedale di Teramo, *Malattie Infettive Teramo

SCOPO DEL LAVORO. Ruolo dell’ecografia nella diagnosticadelle peritoniti infiammatorie rare.MATERIALI E METODI. Soggetto di 32 anni, senegalese, inItalia da 18 mesi,muratore.Si presentava in Pronto Soccorso riferendo astenia,febbricola,dolenzia e tensione addominale.L’esame clinico risultava pressoché negativo parimenti aitests di laboratorio generici.Veniva eseguita immediatamente ecografia dell’addomecon il riscontro di modesto versamento ascitico in assenzadi altri rilievi patologici.Il sospetto di peritonite infiammatoria scaturiva dal rilievoecografico ed epidemiologico.

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Il successivo ricovero in Malattie Infettive portava allalaparoscopia diagnostica in quanto l’indagine TC, laradiologia convenzionale, lo screening endoscopico ed itests di laboratorio non permettevano una diagnosi eziolo-gica dell’ascite.Il risultato deponeva per Tubercolosi addominale conconferme istopatologiche ed in un secondo tempo anchebiologiche,visti i tempi tecnici di esecuzione.La diagnosi risultava insospettata anche per la assolutaassenza di patologia specifica polmonare in atto o con esitiradiologici.Parimenti assenti le ricerche di patologie EpatiticheVirus-relate o HIV.La terapia specifica ha comportato un progressivomiglioramento clinico e la regressione dell’ascite.RISULTATI. La peritonite tubercolare rappresenta poco piùdell’1% delle cause di ascite.È rara in Occidente, ma ancora presente in Africa e neiPaesi “in via di sviluppo”, specie nelle giovani donne.Viene diagnosticata con l’isolamento del mycobacteriumnel liquido ascitico (che richiede alcune settimane), e/ocon la dimostrazione di granulomi caseosi/bacilli acidoresistenti nelle biopsie peritoneali, effettuate in corso dilaparoscopia (l’accertamento considerato più conclusivo)o con la risposta dell’ascite al trattamento specifico.I test più recenti (amplificazione con PCR del DNA)consentono una diagnosi veloce, ma soffrono di scarsasensibilità.CONCLUSIONI.Riteniamo che nella disamina delle patologieemergenti l’ecografia, intesa come stetoscopio ottico, difronte a pazienti immigrati con dolenzia addominale efebbricola, vada immediatamente eseguita data la sua altasensibilità alla dimostrazione della presenza dei segni diuna peritonite infiammatoria.

EPATOSTEATOSI METABOLICA

A. Di Saverio, G. Cretara, G. Ursini, C. Bartolucci, I. TestaClinica Medica - Università L’Aquila - Ospedale di Teramo

SCOPO DEL LAVORO. Ruolo dell’ecografia nelle epatostea-tosi familiari.MATERIALI E METODI. Le ipolipidemie si dividono in pri-marie e secondarie. Tra quelle primarie si inquadral’Abetalipoproteinemia, malattia estremamente rara carat-terizzata da valori molto bassi di colesterolemia e da assen-za completa di lipoproteine contenenti Apo B.Un paziente di 21 anni inviato dal Medico Curante nelnostro Day Hospital al fine di indagare una situazione di

ipocolesterolemia familiare.Valori di colesterolo e di trigli-ceridi inferiori alla media erano presenti infatti anche nellasorella e nel padre,deceduto per un infortunio sul lavoro.I test diagnostici eseguiti confermano una ipocolesterole-mia (98 mg/dl) ed una trigliceridemia al limite inferioredella norma (42 mg/dl) da attribuire ad una ipoapolipopro-teinemia B (24.60 mg/dl). E’ presente inoltre ipoinsuline-mia. Si esclude un quadro di ipertiroidismo data la norma-lità dei test funzionali. Al fine di escludere una neoplasiaepatica o una necrosi epatocellulare, nonostante la regola-rità degli esami laboratoristici, si esegue un’ecografia epati-ca la quale dimostra una condizione epatosteatosica.L’indagine ecografica non riscontrando nè epatomegalianè splenomegalia, avvalora la negatività dei test di laborato-rio eseguiti per ricercare anemie di tipo megaloblastico osideroblastico o sindromi talassemiche.RISULTATI. I quadri di Abetalipoproteinemia sono clinica-mente contraddistinti da grave malassorbimento con ritar-do dello sviluppo,disturbi neurologici e del visus e da stea-tosi epatica.Tranne l’epatosteatosi nessuno dei segni sud-detti viene evidenziato nel nostro paziente mediante inda-gini anamnestiche o clinicheCONCLUSIONI. L’ecografia ha permesso di individuare lasteatosi epatica quale unico segno clinico in un pazientecon deficit incompleto di lipoproteine contenenti Apo B.Inoltre, il riscontro della medesima anomalia nella eco-struttura epatica della sorella del paziente, con analogoquadro laboratoristico riguardo l’assetto lipidico, confermala familiarità del deficit incompleto di lipoproteine conte-nenti Apo B.

GASTROENTERITE EOSINOFILA: UNA RARA CAUSA DI ASCITE

V. Iovino, G. D’Adamo, A.M. D’ArcoU.O. Medicina Interna Ematologia Oncologia - Servizio di Ecografia ed Ecointerventistica - P.O. Nocera Inferiore - ASL Salerno 1

PREMESSA. La gastroenterite eosinofila è una malattia rela-tivamente rara con circa 250 casi descritti nella Letteraturamondiale. Essa riconosce una ezio-patogenesi immunoal-lergica caratterizzata dall’infiltrazione di vario gradodella parete intestinale da parte di leucociti eosinofili conmanifestazioni cliniche multimorfe [Gut 1990 Jan; 31 (1):54-8/ Pediatr Drugs 2002;4 (9):563-70].CASO CLINICO. Descriviamo un caso di una giovanedonna di 18 anni affetta da alopecia areata totale dall’età di4 anni. La paziente viene alla nostra osservazione accusan-do, da circa 10 giorni, dolori addominali e diarrea (2-3 eva-cuazioni/die senza sangue) accompagnati da nausea e ano-

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ressia. All’esame obiettivo presenta dolore alla palpazioneprofonda dei quadranti addominali alti e sospetto versa-mento peritoneale.Alle indagini ematochimiche praticate si evidenzia unaeosinofilia su sangue periferico (5000/mmc).Viene effettuata una ecografia addominale d’urgenza conevidenza di piccola falda ascitica.Data la scarsa quantità di ascite, viene effettuata paracentesiecoguidata che consente di analizzare il liquido asciticoche presenta caratteristiche essudatizie (prot. 5.8 gr/dl,5540 cell/mmc) con il 73% di eosinofili; un infiltratoeosinofilo è presente anche nella biopsia duodenale, afronte di un reperto macroscopico endoscopico normale;le IgE totali sono normali.Assenza di parassitosi e negatività dei markers sierologici etissutali di celiachia e autoimmunità.

La TC segnala la presenza di ispessimento parietalegastrodigiunale.Il trattamento con prednisone 1mg/kg/die determina undrammatico miglioramento del quadro clinico e scomparsain poche ore della sintomatologia e della eosinofilia.Nel follow-up ha continuato terapia con prednisone a dosiscalari per circa 40 giorni fino a sospenderlo spontanea-mente; attualmente, essendo in wash out da terapia immu-nosoppressiva, è in programma una valutazione sierologicaper allergeni alimentari ed eventuale dieta ad eliminazionee/o trattamento con inibitori dei leucotrieni.CONCLUSIONI. Nella diagnosi differenziale delle cause diascite in pazienti giovani è da considerarsi la gastroenteriteeosinofila. L’interessamento della sierosa peritonealeda parte dell’infiltrato infiammatorio determina ilversamento ascitico, in genere poco cospicuo, che spes-so è necessario studiare mediante l’ausilio di procedureecointerventistiche.

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e nel follow-up sono state osservate solo 2 complicanzeminori, rappresentate da allargamento della stomia congemizio di liquido e flogosi peristomale, trattata con appli-cazioni topiche di argento solfadiazina.CONCLUSIONI. Il posizionamento ecoguidato di catetereperitoneale di piccolo calibro appare manovra semplice,veloce,sicura e di basso costo e si propone come proceduradi scelta nel trattamento palliativo delle asciti malignerecidivanti nei pazienti terminali con breve aspettativa divita.

NODULI IPERECOGENI DELLA TIROIDE IN CORSO DI TIROIDITECRONICA: SIGNIFICATO CITOLOGICO A CONFRONTO CON ILPARENCHIMA “SANO”

F.M. Solivetti, D. Bacaro, C. Canarile, F. Marandino*, M.L. Appetecchia§, R.Baldelli§

Diagnostica per Immagini IRCCS San Gallicano,*Anatomia Patologica IRCCS Regina Elena, §Anatomia Patologica IRCCS Regina Elena Roma

SCOPO DEL LAVORO. Com’è noto, le tiroiditi cronicheautoimmuni comportano una riduzione dell’ecogenicitàparenchimale della ghiandola, assai spesso disomogenea,talora con franco aspetto nodulare; è altrettanto noto unrelativamente elevato rischio di neoplasia su sottostantetiroidite; nella nostra esperienza sono stati piuttostofrequenti i casi di lesione focale iperecogena scoperti suparenchima ipoecogeno da flogosi e, sebbene sia cono-sciuto il basso rischio di neoplasia in questi casi, eseguiamofrequentemente prelievi citologici, con risultati negativi;allo scopo di comprendere il significato di queste forma-zioni, abbiamo programmato questo protocollo di ricerca.MATERIALI E METODI.Abbiamo selezionato un gruppo di10 pazienti con tiroidite cronica di Hashimoto, portatorianche di un nodulo focale iperecogeno, tutti di diametrocompreso tra 7 e 19 mm, tutti non ipervascolari al powerDoppler. Abbiamo pertanto effettuato, sotto controllo eco-grafico, una coppia di prelievi con ago sottile da 21 e 23G,con tecnica a mano libera, sulla lesione ed altrettanti sulparenchima “sano”a distanza di almeno 2 cm dalla patologiao, se non possibile, sul lobo controlaterale; il materiale,adeguatamente trattato,è stato rivalutato e ai fini diagnosticidi patologia e di una differenziazione di qualità e quantitàdei tipi di cellule tra i due siti di prelievo.RISULTATI. Nessuno dei noduli sottoposti ad agoaspirato èrisultato positivo per neoplasia o comunque per significativapatologia di rilevanza citologica, al di fuori della tiroidite;per quanto riguarda la differenziale in termini di qualità equantità tra i due siti di prelievo, non vi sono statedifferenze citologiche significative in termini di qualità e

Interventistica

CATETERE PERITONEALE ECOGUIDATO PER LA PALLIAZIONEDELLE ASCITI MALIGNE RECIDIVANTI NEI PAZIENTINEOPLASTICI TERMINALI

S. Sartori, I. Nielsen*, L. Trevisani*, P. Tombesi, M. Catellani, P. CeccottiModulo di Ecografia Interventiva, *Dipartimento Medico -Azienda Ospedaliera Universitaria S. Anna - Ferrara

SCOPO DEL LAVORO. L’ascite metastatica spesso imponeparacentesi ravvicinate, che peggiorano la già scadentequalità della vita dei pazienti neoplastici avanzati.Presentiamo qui una semplice tecnica di posizionamentoecoguidato di catetere peritoneale,proponibile in alternativaa metodiche più indaginose quando l’aspettativa di vita èlimitata a poche settimane.MATERIALI E METODI. 24 pazienti con ascite neoplasticarichiedente almeno quattro paracentesi nell’ultimo mese econ aspettativa di vita inferiore a 4 mesi sono stati arruolati.Individuato ecograficamente il punto ottimale perl’intervento, il catetere è stato direttamente inserito nelcavo peritoneale sotto controllo ecografico. Il dispositivo ècostituito da un catetere in poliuretano di 9 French, la cuiporzione distale scorre all’interno di un ago-introduttore di11 French, cui è fissato un piccolo sacchetto cilindricocontenente la porzione prossimale del catetere. Quando lapunta dell’ago entra nel cavo peritoneale, una piccolaquantità di liquido scorre nell’intercapedine tra ago e cate-tere e si raccoglie nel sacchetto, confermando il correttoingresso in peritoneo. Si spinge allora in avanti il catetere,ritirando contemporaneamente l’ago, che viene rimossoinsieme al sacchetto di raccolta. La porzione extraperito-neale del catetere viene suturata alla cute, raccordata ad unrubinetto a tre vie e posizionata dentro un sacchetto daurostomia, fissato alla cute con una placca adesiva, inmodo da garantire la sterilità del sistema. Infine, il sacchettourostomico viene collegato ad una sacca da diuresi per laraccolta dell’ascite, che può avvenire con modalità conti-nua o intermittente, aprendo e chiudendo il rubinettoagendo dall’esterno del sacchetto urostomico, senza direttamanipolazione del sistema.RISULTATI. Il catetere è stato posizionato con successo esenza complicanze in tutti i pazienti; la manovra ha avutouna durata media di 12 minuti, in 18 casi è stata eseguitanell’ambulatorio ecografico e in 6 al letto del malato.La sopravvivenza media è stata di 6.3 settimane (range 1-12)

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quantità di tipi cellulari reperiti; in un solo caso il noduloconteneva maggior quantità d’elementi stromali.In nessun caso sono stati eseguiti esami immunocitochimicio colorazione differente dallo standard M.G.G./ Pap.CONCLUSIONI. Su queste basi, sebbene il numero di casisia oggettivamente molto modesto, ci sembra di poterconfermare la ovvia empirica ipotesi della scarsa probabilitàdi patologia neoplastica delle nodulazioni iperecogene suparenchima ipoecogeno da tiroidite cronica;contrariamen-te a quanto da noi atteso, invece, non si sono documentatedifferenze citologiche significative tra i due siti di prelievo;in altri termini ci saremmo aspettati di trovare una condi-zione flogistica, all’interno del nodulo, meno evidente diquello documentato sul rimanente del parenchima o, inalternativa, un maggior quantitativo di stroma; ma questenostre attese sono state in realtà deluse dai risultati citolo-gici, con gli ovvi limiti di questo tipo d’indagine nei con-fronti del tessuto connettivo di supporto.

RISPOSTA A LUNGO TERMINE DOPO TERMOABLAZIONEMEDIANTE RADIOFREQUENZA (RFTA) DI HCC MULTIFOCALE:CASE REPORT

M. Mazzucco*, B. Perin**, S. Puggina**, M.G. Lucà*, L. Leone*, P. Pasqualetti*, A. Gottardo*, S. Bergamo**U.O. di Medicina - Dipartimento Medico**U.O. di Radiologia - Dipartimento Tecniche di ImmagineA.S.L. 17- Presidio Ospedaliero di Este (PD)

E’ ormai riconosciuta l’efficacia terapeutica della termoa-blazione mediante radiofrequenza (RFTA) nel trattamentodell’HCC. I migliori risultati in termini di necrosi completae sopravvivenza sono descritti soprattutto per le mono opaucifocalità e per le lesioni di piccole dimensioni.Riportiamo di seguito il caso di una paziente con HCCmultifocale con noduli di diametro anche > 3 cm il cuifollow-up ha dimostrato assenza di recidiva neoplasticaper più di 2 anni dopo il trattamento con RFTA.T.A.donna di 67 anni,portatrice di 8 lesioni focali epatichedi HCC fibrolamellare.L’ecografia e la TAC avevano dimostrato 8 lesioni: 1 nodulodi 20 mm al 2° segmento; 1 di 15 mm al 5° segmento;2 noduli di 15 e 20 mm al 6° segmento;2 di 30 e 34 mm al7° segmento e 2 noduli di 25 e 35 mm all’8° segmento.Alla TAC le lesioni dimostravano tutte ipervascolarizzazionein fase arteriosa con margini netti.Venivano eseguite 2 sedute di RFTA a distanza di 15 giorni,con la tecnica ad ago freddo (Radionics-Burlington) contrattamento di tutte le lesioni.Non complicanze.Degenza media 3.5 giorni.L’esame TAC eseguito dopo 1 mese dimostrava la completa

necrosi delle lesioni; il follow-up successivo, con TAC spiralequadrifasica ogni 4 mesi dimostrava l’assenza di ripresa dimalattia o comparsa di nuove lesioni fino a 28 mesi dopo iltrattamento.La TAC al trentesimo mese circa rilevava recidiva anulare in4 lesioni e comparsa di altre 2 nuove lesioni (una al lobocaudato) e non risultava proponibile un nuovo trattamentocon RFTA (fallito un tentativo di chemioembolizzazioneper variante anatomica dell’arteria epatica).La paziente è deceduta dopo 36 mesi dal primo trattamentoper progressione di malattia ed insufficienza epaticasecondaria.Oltre all’efficacia dimostrata in questo caso dalla termoa-blazione mediante radiofrequenza di un HCC multifocale,in termini di sopravvivenza, da sottolineare il fatto che laterapia ed i controlli successivi hanno avuto un impattominimo sulla qualità di vita di questa paziente.

TERMOABLAZIONE MEDIANTE RADIOFREQUENZA (RFTA):UNA INSOLITA COMPLICANZA DOPO TRATTAMENTO DIMETASTASI EPATICHE

M. Mazzucco*, B. Perin**, S. Puggina**, M.G. Lucà*, L. Leone*, P. Pasqualetti*, A. Gottardo*, S. Bergamo**U.O. di Medicina - Dipartimento Medico**U.O. di Radiologia - Dipartimento Immagini e TecnicheEndoscopiche A.S.L. 17 - Presidio Ospedaliero di Este (PD)

La RFTA è una metodica di sempre più largo impiego neltrattamento delle lesioni metastatiche epatiche nonaggredibili chirurgicamente.Le complicanze di tale metodica sono poco frequenti.Nel nostro centro,su 102 sedute di RFTA abbiamo osservatosolo 2 complicanze (colecistite termica, ascesso epatico)oltre a quella del caso che riportiamo di seguito.TJ donna di 57 anni,portatrice di 6 piccole metastasi epatiche(diametro massimo 30 mm al 6° segmento in sedesottoglissoniana) di carcinoma mammario già trattatochirurgicamente; non localizzazioni in altri organi.Le lesioni sono state trattate in 2 sedute (a distanza di 40giorni). La lesione maggiore al 6° segmento ha richiesto2 inserzioni dell’ago-elettrodo (Radionics-Burlington), unaper ogni seduta, con approccio intercostale sul VI spaziosull’ascellare media.Dopo 1 settimana dalla seconda seduta, comparsa diiperpiressia con dolore urente ed iperemia nella zona diinserzione dell’ago a livello toracico dx.Negativi l’Rx torace e l’ecografia per raccolte addominali,pleuriche e cutanee.

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI INVIATI - INTERVENTISTICA

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

Dopo terapia antibiotica per 7 gg il quadro sintomatologicoè regredito. Dopo altri 7 gg nuovo episodio analogo:l’ecografia in quest’occasione ha dimostrato una piccolaraccolta sottocutanea in sede di VI spazio intercostale;aspirati 3 cc di materiale purulento. L’esame colturale haevidenziato crescita di Enterococco cui è seguita terapiaantibiotica mirata.Dopo 30 giorni circa comparsa di nuovaraccolta cutanea con fistolizzazione spontanea. La fistolo-grafia ha documentato un tramite fistoloso entero-cutaneocon la flessura colica dx che appariva adesa alla superficieepatica. La terapia locoregionale e sistemica con antibioticiha risolto definitivamente il caso. Dalla prima seduta diRFTA, si sono resi necessari 40 giorni di ricovero ospeda-liero. Al momento attuale, dopo 15 mesi dal trattamento, lapaziente è esente da malattia epatica.E’probabile che dopo la prima seduta di RFTA,data la sededella lesione, fenomeni infiammatori e riparatori abbiamocreato iniziali aderenze tra la superficie epatica e la flessuracolica dx. La seconda seduta di RFTA ha verosimilmentecomportato che l’ago-elettrodo attraversasse l’intestinocreando il tramite fistoloso.

IL RUOLO DELLA ECOCONTRASTOGRAFIA NELLA ABLAZIONELASER INDOTTA DEI NODULI TOSSICI DELLA TIROIDE

S. Spiezia, A.P. AssantiUnità di Chirurgia Ecoguidata e delle Patologie del Collo - P.O. Santa Maria del Popolo degli Incurabili - ASL NA1

SCOPO DEL LAVORO.Con questo studio ci siamo propostidi valutare il ruolo della ecocontrastografia con SonoVuenel trattamento mediante ablazione laser indotta (LTA) enel follow-up dei noduli tossici della tiroide.MATERIALI E METODI. Sono stati infissi da 1 a 2 aghi perciascun nodulo, la potenza di emissione laser è stata settataa 3 Watt fino a raggiungere una dose di energia complessivaper singola fibra compresa tra 1600 e 1800 J. Sono stateeseguite da 1 a 3 sedute di illuminazione laser per ciascunnodulo.Al termine di ciascuna illuminazione laser è stata eseguitauna ecocontrastografia con SonoVue che ha permesso divalutare la necrosi indotta rappresentata dalla mancanzatotale di perfusione nodulare da parte del mezzo di contra-sto e la identificazione di aree di parenchima residuo vitalesu cui attivare una successiva seduta.RISULTATI. Al termine del ciclo completo di trattamento siè ottenuta la necrosi totale controllata con la ecocontrasto-grafia in tutti i noduli sottoposti a LTA, al follow-up tutti inoduli hanno mostrato una sensibile riduzione volumetricaed in tutti i pazienti si è ottenuta una cura completa

(normalizzazione del livello di ormoni tiroidei circolanti,scomparsa della ipercaptazione nodulare e ripresa dellacaptazione extranodulare alla scintigrafia).CONCLUSIONI. La ecocontrastografia con SonoVue sidimostra metodica utile nel trattamento dei noduli tossicidella tiroide con LTA consentendo già al termine dellaprocedura la valutazione della entità della necrosi indotta,permettendo di guidare una successiva seduta laser suaree di parenchima attivo, inoltre si è rilevata più sensibiledella ecografia con Color/Power Doppler ove la presenzadi artefatti legati alla liberazione di bollicine gassose conse-guenti alla vaporizzazione del tessuto non consente unadefinizione dettagliata delle aree non necrotizzate al termi-ne della procedura ablativa.

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI INVIATI - MUSCOLO-SCHELETRICA

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

Muscolo-ScheletricaREPERTO ECOGRAFICO IN UN CASO DI OSTEOMIELITESTERNO-CLAVEARE

M.M.D. Imperatore, L. Pietracci, D. Tirotta,O. Paci Della Costanza, C. Bartolucci, G. DanieliIstituto di Clinica Medica - Università di Ancona

INTRODUZIONE. L’osteomielite è un’infezione dell’ossocausata da batteri piogeni di cui il 50% è rappresentato daStafilococco Aureo. Può presentarsi come un processoinfettivo acuto, oppure evolvere in maniera subdola finoalla fusione dei segmenti ossei.Nelle fasi iniziali la radiologiaconvenzionale può non essere dirimente per cui la diagnosiè spesso affidata a TC e RMN.CASE REPORT.Descriviamo un caso di osteomielite sterno-claveare esordito con sintomatologia prevalentementemialgica,nel quale lo studio ultrasonografico (US) è risultatodirimente nell’indirizzare il corretto iter diagnostico.Una donna di 65 anni presentava da tre mesi dolori muscolari,impotenza funzionale ai cingoli, specie alla spalla sinistra,iperpiressia scarsamente responsiva ai FANS, sindromebiologica da flogosi, negatività degli esami radiologici delcostato e dell’articolazione scapolo-omerale sinistra.

Veniva pertanto posta diagnosi di Polimialgia Reumaticaed intrapresa terapia steroidea con scarso beneficio.L’obiettività all’ingresso nel nostro Istituto rilevava tumefa-zione e dolorabilità in corrispondenza dell’articolazionesternoclaveare sn, edema dei tessuti molli circostanti elimitazione funzionale. L’indagine US in corrispondenza ditale articolazione ha mostrato area di diffusa ipoecogeni-cità, disomogenea, a margini policiclici e sfumati a caricodei tessuti molli sottostanti. Ciò ha giustificato l’approfon-dimento diagnostico mediante RMN prima e TC poi, conriscontro di vasto rimaneggiamento su base flogistica acarico dell’articolazione sterno-claveare, con estensione aitessuti molli periarticolari contigui. La biopsia osteo-midol-lare ha permesso di porre la diagnosi di osteomielite daStafilococco Aureo e di intraprendere antibioticoterapiamirata.CONCLUSIONI. A distanza di sei mesi dalla diagnosi nonerano più presenti nè segni clinici sistemici o locoregionali,nè reperti laboratoristici di infezione. A fronte di ciò l’inda-gine RMN mostrava solo minimi miglioramenti del rima-neggiamento osteo-strutturale e della tumefazione dei tes-suti circostanti. Nella nostra esperienza l’indagine US si èrivelata utile strumento di primo livello nello studio di talepatologia, contribuendo, insieme ad indagini più specifiche,ad addivenire ad una corretta diagnosi precoce.

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI INVIATI - NUOVE TECNOLOGIE

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Nuove TecnologieBIOPSIA ECOGUIDATA CON MEZZO DI CONTRASTO DI IIGENERAZIONE DI UNA LESIONE POLMONARE PERIFERICAAMPIAMENTE NECROTICA. REPORT DI UN CASO

S. Sartori, P. Tombesi, P. Ceccotti, I. Nielsen*, L. Trevisani*, V. Abbasciano*Modulo di Ecografia Interventiva, *Dipartimento Medico - Ospedale S. Anna - Ferrara

SCOPO DEL LAVORO. La biopsia ecoguidata è consideratametodica di scelta per la diagnosi cito-istologica delle lesionipolmonari in contatto con la pleura. La sua accuratezza èsovrapponibile alla TC, nei confronti della quale offrenumerosi vantaggi, quali il monitoraggio real-time dellapunta dell’ago,l’assenza di rischio radiante e il costo inferiore.I mezzi di contrasto (m.d.c.) di II generazione, abbinati atecniche contrasto-specifiche a basso indice meccanico(MI), sono in grado di visualizzare in real-time il microcir-colo, consentendo di distinguere i tessuti vitali perfusi daquelli necrotici. Per questo motivo, il loro impiego è statodi recente proposto anche per identificare foci vitali residuidi epatocarcinomi sottoposti a terapie locoregionali e perguidarne l’ulteriore trattamento. Riportiamo un caso in cuii m.d.c. di II generazione sono stati impiegati per visualiz-zare la porzione vitale di una lesione polmonare perifericaampiamente necrotica e per guidarne la biopsia mirata,dopo che la biopsia ecoguidata convenzionale aveva fornitoun campione inadeguato.DESCRIZIONE DEL CASO. Un paziente con lesione polmo-nare ipoecogena di 5 cm adesa alla pleura è stato sottopo-sto a biopsia ecoguidata. Nonostante il prelievo fosse statomirato su una zona apparentemente non necrotica, ilcampione è risultato completamente necrotico.Al color epower Doppler sono stati individuati solo deboli e scarsisegnali vascolari periferici, insufficienti per guidare unanuova biopsia.La massa è stata pertanto valutata con tecnicacontrasto-specifica Tissue Signature Imaging (DynamicFlow,Toshiba) a medio-basso MI (0.2-0.4), previo bolo diSonoVue 2.4 ml. 14 secondi dopo il bolo, è comparsoenhancement a livello del margine supero-esterno dellalesione, con progressiva estensione fino a configurare,dopo altri 20 secondi,un’area di enhancement di circa 2 cm.L’iperecogenicità si è poi attenuata, rimanendo comunquesufficiente per guidare la biopsia, effettuata con un solopassaggio di ago semiautomatico tipo Tru-cut da 18G.L’esame istologico ha evidenziato carcinoma a cellule piat-te infiltrante.

CONCLUSIONI. A nostra conoscenza, questo è il primoreport in cui una tecnica contrasto-specifica è stata utiliz-zata nella valutazione di una massa polmonare. Anche senon in grado di caratterizzare la lesione, la metodica si èrivelata efficace per individuare un’area vitale ed affidabilecome guida per un campionamento bioptico adeguato.In casi selezionati, l’ecografia real-time con m.d.c. puòritagliarsi un ruolo di nicchia nella diagnostica delle lesionipolmonari periferiche ampiamente necrotiche.

ECOGRAFIA (US) CON MEZZO DI CONTRASTO (MDC) E TECNICACONTRAST TUNE IMAGING (CnTI) NELLA “DETECTION”DELLE METASTASI EPATICHE: E’ POSSIBILE MODIFICARE LAGESTIONE DEL PAZIENTE ONCOLOGICO?

E. Accogli, A. Domanico, S. Pretolani, L. Zamboni, L. Baldini, F. Vitale, R. Baigorria, M. De Angeli, V. Arienti Centro di Ricerca e Formazione in Ecografia Internistica edInterventistica – Medicina Interna Arienti - Ospedale Maggiore -Bologna

INTRODUZIONE. L’US è la tecnica di primo approccio perla ricerca di metastasi epatiche. I più importanti limiti dellametodica sono: difficile riconoscimento di lesioni isoecogenee/o di piccole dimensioni, obesità, meteorismo, scarsacollaborazione del paziente (pz).SCOPO. Valutare se l’US con mdc di 2 a generazione etecnica CnTI migliori la “detection” delle metastasiepatiche e quante volte quest’ultima modifichi la gestionedel pz oncologico.MATERIALI E METODI. Abbiamo valutato con CnTI(Esatune,Esaote) ed SF6 (SonoVue®,Bracco) 34 pz oncologi-ci (M=15, F=19; età media: 64.7aa, range: 48-82), di cui 14senza lesioni epatiche, in follow-up US,e 20 portatori di 34lesioni epatiche (ø medio:3.6 cm).Per quanto riguarda la loro natura, diagnosticata istologica-mente, 17 lesioni erano da adenoca. del tratto gastrointesti-nale,9 da ca.mammella,2 da adenoca.polmone,2 da carci-noide gastrico, 2 da emangioendotelioma epitelioidemediastinico,1 da ca.colecisti,1 da melanoma.13 pz erano portatori di 1 lesione, 4 di 2, 1 di 3 e 2 di 5.Prima della valutazione US, in base agli accertamentiprecedentemente eseguiti, le lesioni erano suscettibili di:resezione chirurgica 4, tx locoregionale 13, tx combinata(chemiotx e locoregionale) 5; chemiotx 12 (5 rispettiva-mente in 2 pz e 2 in 1). Il mdc è stato somministrato pervia e.v. (2.4 ml in bolo seguiti da 10 ml di s.f.).L’enhancement delle lesioni è stato valutato e classificatosecondo Kim et Al (Radiology,2000).RISULTATI.Nei 14 pz senza lesioni all’esame basale, l’US

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI INVIATI - NUOVE TECNOLOGIE

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

con mdc ha mostrato 1 lesione di 1.0 cm in un pz conanamnesi di melanoma cutaneo; nei pz con metastasi haconfermato numero e localizzazione delle lesioni note in18 pz;ha mostrato altre più piccole (ø max 1.0 cm) in unodei 2 pz con 5 lesioni da ca mammario,1 satellite (ø 1.0 cm)in 1 pz con lesione unica (ø=4.6 cm) da ca. mammario.CONCLUSIONI. Alla luce di questi dati preliminari, ilCnTI+SonoVue® potrebbe aumentare la “detection” dellemetastasi epatiche di piccole dimensioni ed isoecogene;nella nostra limitata casistica, la “detection” non ha modifi-cato la gestione clinica nei pz portatori di lesioni già note.

VALUTAZIONE DELLE LESIONI FOCALI EPATICHE CONSOFTWARE DI RILEVAMENTO A BASSO INDICE MECCANICOE MEZZO DI CONTRASTO IN RISONANZA (SONOVUE): UTILITA’DELLA ROTTURA DELLE MICROBOLLE ED OSSERVAZIONEDELLA RIPERFUSIONE

G. Virgilio, D. Turilli, N. Canu, V. Cossu, D. Mortello,F. Lecca, D. Scanu, D. Sirigu, G. Campisi, V. MigaledduSardinian Mediterranean Imaging Research Group (Sassari-Cagliari)

SCOPO DEL LAVORO. Nell’osservazione del comporta-mento contrastografico (contr.) delle lesioni (les.) epat.con l’imaging armonico di contrasto in risonanza si hanelle diverse fasi una sommazione di segnali armoniciprovenienti dai distretti arteriosi (art.), portali (port.) esinusoidali (sinus.). Scopo del nostro lavoro è verificarel’utilità della rottura delle microbolle e dello studio dellariperfusione (riperf.) nelle varie les. focali.MATERIALI E METODI. Abbiamo osservato 24 pz, 8M e16F, di età compresa tra 40 e 81, con una età media di60.04 ± 12.85 D.S. La diagnosi è stata confermata con TCspirale bi-fasica e/o agobiopsia; 8 angiomi, 7 epatocarcinomi(EC),4 metastasi,3 iperplasie nod.Focali (INF).L’esame etg contr. è stato eseguito con apparecchioSequoia Imagegate 512 (Acuson-Siemens) e Esatune(Esaote) e software di rilevamento a basso I.M. (CCI eTnCI); il m.d.c. (SonoVue-Bracco) è stato iniettato a bolo(2.5 ml e 8 mcl/ml). L’osservazione del comportamentocontr. delle les. è avvenuta in real-time con interruzioneall’inserimento di un alto I.M. seguito immediatamente dalrilievo in real-time del comportamento della riperf.della les.RISULTATI. Ang: il pattern prevalente è stato quello di unalacuna di enhancement (enh.) nella fase art. e gradualeenh. centripeto della les. nelle fasi port. e sinus. Il compor-tamento contr. prevalente è stato osservato a circa 3’.Metast: dopo un enh. più o meno omogeneo della les.rispetto al parenchima (parench.) circostante nella fase

art. e port. precoce si è rilevata una lacuna di enh. manife-statasi a partire da 3’ circa. EC: precoce enh. in fase art.della les. rispetto al restante parench. seguito da un gradua-le wash-out (w-o) della les. rispetto al parench. entro 3’.INF: precoce enh. in fase art. ed omogeneizzazione del-l’enh. della les. rispetto al parench. entro 1' e 30’’ e noncostante w-o entro 3’. L’inserimento momentaneo dell’altoI.M. con rottura delle bolle e l’osservazione della riperf.della les. sono stati praticati dopo il manifestarsi del com-portamento contr. caratteristico: non oltre il primo 1’ perl’EC e gli INF ed intorno ai 3’per gli ang.e le met.I migliori risultati nella valutazione delle riperf. si sonoosservati quando la rottura è avvenuta entro il primo 1’ enelle les.a prevalente apporto art.CONCLUSIONI. Lo studio della riperf. di una les. epat.dopo rottura delle microbolle e la verifica della ripetibilitàdel comportamento contr. è risultato utile nelle les. chemostrano nelle fasi precoci, art.o port., l’aspetto peculiarecontr. (EC e INF).

TIPIZZAZIONE DELLE LESIONI FOCALI DEL FEGATO:ECOTOMOGRAFIA ARMONICA DINAMICA AD ALTO INDICEMECCANICO CON AGENTE DI CONTRASTO A MICROBOLLELEVOVIST

G. Virgilio, D. Turilli, I. Vincentelli, V. Cossu, N. Canu,D. Mortello, D. Sirigu, G. Campisi, D. Scanu, V. MigaledduSardinian Mediterranean Imaging Research Group (Sassari-Cagliari)

SCOPO DEL LAVORO. Tipizzazione delle lesioni focali epa-tiche con l’impiego del sistema (ADI) ad alto indice mec-canico con mezzo di contrasto Levovist.MATERIALI E METODI. Su 65 pazienti (44 M e 21 F, etàrange 8-82 anni), sono stati esaminati su clips in doppiocieco da 2 operatori 56 pazienti (15 HCC, 9 INF, 2 adenomi,21 angiomi, 23 metastasi, 5 noduli di rigenerazione); 9 pzsono stati esclusi (6 perché tecnicamente insufficienti,3 con diagnosi non provata). Lo score di valutazione èstato assegnato confrontando l’immagine B-Mode ed ilflash contrastografico con inserimento dell’alto indice mec-canico e confrontando l’immagine color Doppler e l’imma-gine contrastografica in real-time.RISULTATI. Il flash-score di valutazione statica ed il vascularscore della valutazione dinamica rivelano più informazionirispetto alla scala di grigi e all’immagine color-Doppler perognuna lesione in ciascuna delle 3 fasi (P<0.0001 alWilcoxon sign rank test).Differenti tipi di lesioni mostranodifferenze statisticamente significative nel comportamentod’impregnazione durante l’osservazione in ognuna delle

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3 fasi vascolari (P>0.005 al Kruskal-Wallis tests). Le meta-stasi ed i noduli di rigenerazione mostrano un migliora-mento inferiore rispetto alle rimanenti lesioni, particolar-mente nell’immagine contrastografica in tempo reale.Esiste una buona concordanza tra i due osservatori con dif-ferenze che non sono statisticamente significative(P>0.05).CONCLUSIONI.L’imaging armonico ad alto indice meccanicocon mezzo di contrasto consente una maggiore confidenzadiagnostica nella caratterizzazione delle lesioni epatiche.

UTILIZZO DELL’ANGIOECOGRAFIA PERFUSIONALE NELLAVALUTAZIONE DELL’ISCHEMIA D’ORGANO: TROMBOSICOMPLETA DELL’ARTERIA SPLENICA

C. Serra, G. Martini, V. Palmonari, E. Mazzotta, L. Volpe,S. Berardi, M.C. Morelli, M. MiglioliDivisione di Medicina Interna - Dipartimento di Medicina Interna e Gastroenterologia - Azienda Ospedaliera S.Orsola-Malpighi -Università degli Studi di Bologna

L’aneurisma dell’arteria splenica, in passato di raro riscontro,viene riportato con sempre maggior frequenza nei pazientisottoposti a trapianto di fegato. La rottura rappresenta unacomplicanza fatale e per questo in caso di riscontro l’aneu-risma viene trattato, sempre più frequentemente medianteembolizzazione endovascolare.Descriviamo il caso di una paziente di 52 anni, sottoposta atrapianto di fegato nel Maggio 2000 per cirrosi epaticaHBV-HDV relata, in scompenso ascitico.Durante il follow-upecografico di routine, è stato evidenziato un aneurismadell’arteria splenica come piccola immagine anecogena di12 mm all’ilo splenico, con flusso arterioso turbolento allaindagine eco-color-Doppler, associato ad arteria splenica adecorso tortuoso.L’arteriografia effettuata ha confermato la presenza di mul-tipli piccoli aneurismi della porzione distale dell’arteriasplenica dei quali il maggiore di 12 mm corrispondeva allaimmagine evidenziata all’ecografia ed al color-Doppler.Nel corso dell’indagine si è proceduto ad embolizzazionedel vaso arterioso ectasico con posizionamento di spirale econ introduzione di Glubran®.A 10 giorni dal trattamento la paziente presentava persi-stenza di febbre e dolore all’ipocondrio sinistro. E’ stataeseguita una ecografia addominale che ha evidenziatosplenomegalia, con aree di disomogeneità parenchimale alterzo inferiore. Al color-Doppler si evidenziava assenza disegnali vascolari all’ilo. E’ stata effettuata angioecografiaperfusionale utilizzando il mezzo di contrasto di secondagenerazione SonoVue ed imaging armonico di contrasto

(CnTI, Esatune, Esaote, Italia) che ha mostrato completaassenza di vascolarizzazione della milza. Si è procedutoall’intervento di splenectomia.L’esame macroscopico dellamilza ha mostrato splenomegalia, con parenchima comple-tamente sovvertito da multiple aree ascessualizzate, etrombosi completa dell’arteria splenica.L’ecografia con mdc è metodica efficace nell’evidenziarel’ischemia d’organo.

AVANZAMENTI TECNOLOGICI IN ECOGRAFIA: UTILIZZO DEIMEZZI DI CONTRASTO DI SECONDA GENERAZIONE,DALL’AMBULATORIO ALLA SALA OPERATORIA

R. Lanocita, S. Galli, F. Salvaderi, L. SumanIstituto Nazionale Tumori di Milano

SCOPO DEL LAVORO. L’ecografia, metodica diagnostica dilargo utilizzo, da alcuni anni si avvale dell’uso dei mezzi dicontrasto costituiti da microbolle che insonate amplificanoil segnale ecografico,con la finalità di aumentare la propriaefficacia nella caratterizzazione delle lesioni focali.La sperimentazione nel campo dei mezzi di contrastoecografici ha fatto progressi negli ultimi tempi: dall’avventodei mezzi di contrasto di seconda generazione si è ottenutala rappresentazione di flussi molto lenti e della vascolariz-zazione intralesionale. Scopo di questo lavoro è di presen-tare i risultati delle osservazioni personali ricavate dallostudio di lesioni focali epatiche benigne e maligne, sia conmetodica classica sia intra-operatoria.MATERIALI E METODI. La serie si compone di 5 angiomi,15 lesioni metastatiche (7 carcinomi della mammella, 7 delcolon, 1 dello stomaco), 20 noduli di HCC.Tutti i pazientisono stati sottoposti ad ecografia bidimensionale sia incondizioni di base, sia con iniezione endovenosa di mezzodi contrasto e software dedicato. Il contrasto è costituitoda una sospensione di esafloruro di zolfo stabilizzato esospeso in soluzione fisiologica. Lo studio è stato semprecompletato con TC o RM.RISULTATI. L’osservazione personale del comportamentovascolare delle lesioni epatiche mediante studio ecocontra-stografico ha evidenziato una sostanziale concordanza conla semeiotica classica radiologica.CONCLUSIONI. Il quadro ecografico, dopo iniezione dimezzo di contrasto, è stato sempre confrontato con leimmagini di riferimento ottenute da TC multifasica.Seppure con i limiti classici dell’ecografia, l’eco-contrasto-grafia si è rivelata affidabile nell’individuazione e nellacaratterizzazione delle lesioni focali epatiche.

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IMPIEGO E IMPATTO DELL’ECOGRAFIA CLINICA IN MEDICINAD’URGENZA. UNA CASISTICA DI 1058 ESAMI CONSECUTIVIIN UN ANNO DI ATTIVITA’

G.A. CibinelMedicina d’Urgenza - Ospedale San Giovanni Bosco - ASL 4 Torino

SCOPO DEL LAVORO. Definizione di indicazioni, tipi diindagine, tempi di esecuzione e impatto diagnostico-tera-peutico dell’ecografia clinica integrata multi-area (collo,cuore, torace, addome, arti) in una pratica di PS e di medi-cina d’urgenza di un Ospedale cittadino (500 letti).METODI. Dal 01/09/2001 al 31/08/2002 i pazienti presi incarico dall’Autore durante l’attività in PS o nel reparto didegenza sono stati valutati, in presenza di indicazioni spe-cifiche, con indagini ecografiche focalizzate; per ogniesame sono stati registrati: dati anagrafici, sede di effettua-zione (PS/reparto), sindrome di presentazione, aree anato-miche di indagine, impatto diagnostico e terapeutico(indagine non conclusiva, indagine conclusiva dell’iter dia-gnostico in senso negativo o positivo, indagine diagnosticacon impatto terapeutico). In un campione di 100 ecografiesono stati registrati i tempi di esecuzione.RISULTATI. In un anno l’Autore ha eseguito 1058 ecografiein 615 pz (F 52.2%, età 60.4 ± 21.4 anni). In 500 ore di

guardia in PS sono state eseguite 508 ecografie (1.02/ora);in 850 ore di reparto sono state eseguite 550 ecografie(0.65/ora); il tempo medio di esecuzione è stato di 6 ± 3 m’in PS e 10 ± 5 m’ in reparto.Le indicazioni per l’effettuazio-ne delle indagini sono state: sindromi critiche (arresto,shock) 9%, sindromi cervicali (dolore, tumefazione) 2%,sindromi toraciche (dispnea,dolore,aritmie) 62%,sindromiaddominali o lombari (dolore, ileo, oligo-anuria) 22%,sindromi degli arti (dolore o tumefazione) 4%.La sede anatomica indagata più di frequente è risultata ilcuore (419 esami - 39%),seguita dall’addome (242 esami - 23%),dal torace (237 esami - 22%), dagli arti (133 esami - 13%) edal collo (27 esami - 3%).Per ogni paziente sono state eseguite 1.7 ± 1.8 indaginiecografiche (limiti da 1 a 6); le associazioni più frequentisono state: ecografia cardiaca + toracica (87 pz - 14%),ecografia cardiaca + toracica + venosa periferica (66 pz – 11%),ecografia cardiaca + venosa periferica (39 pz - 6%).Lo studio ecografico dei pz è risultato non conclusivo in217 casi su 615 (35%), diagnostico negativo in 163 casi(27%) e diagnostico positivo in 235 casi (38%), di cui 185(30%) con impatto terapeutico.CONCLUSIONI. L’ecografia clinica integrata multi-area puòessere utilizzata in medicina d’urgenza con limitato impegnodi tempo e rilevante impatto diagnostico-terapeutico.

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PediatriaIMAGING INTEGRATO DELL’INFEZIONE CONGENITA DA CMV

C. Zambelloni, A. Lupi, A. Auriemma*, P. Menghini*, C. Bellan*, A. Colombo*, C. PoggianiU.O. di Patologia Neonatale e T.I. - Istituti Ospitalieri di Cremona U.O. di Patologia Neonatale e T.I. - Ospedali Riuniti di Bergamo

Il Citomegalovirus è la causa più frequente di infezionevirale congenita (0.2 - 3% dei nati vivi) ed è il più impor-tante responsabile di deficit mentale e sordità neurosenso-riale dell’infanzia. L’eliminazione del virus con le urinenelle prime due settimane di vita da parte del neonato, cipermette di distinguerla dall’infezione perinatale o neonatale.Mentre la stragrande maggioranza di queste infezionidecorre in modo asintomatico, ben diverso è il diveniredell’infezione congenita. Il virus in particolare può deter-minare estese alterazioni dell’ependima cerebrale e ditutte le aree periventricolari, attraverso veri e propri mec-canismi di tipo teratogeno o attraverso lesioni di tipo flogi-stico.Gli aspetti ultrasonografici sono dunque rappresenta-ti dalle calcificazioni a sede periventricolare, dalle aree ipe-recogene puntiformi lungo la parete stessa dei ventricoli eda quelle multiple estese un po’ a tutto il parenchima cere-brale. Abbastanza caratteristica è la comparsa di microcefa-lia, qualche volta invece si può verificare stenosidell’acquedotto di Silvio con conseguente idrocefalo.Tipiche sono le calcificazioni individuabili lungo il percorsodei vasi talamo-striati che nelle scansioni sagittali appaiono“immortalati” come una sorta di albero pietrificato.Questo perché il CMV è in grado di indurre l’insorgenza divasculiti attraverso meccanismi di danno diretto edimmunomediato ed anche perché le cellule endotelialisono estremamente permissive alla replicazione del virus.Si sospetta, infatti, che la persistenza del CMV a livellodell’endotelio vascolare sia il punto chiave per comprenderela persistenza e la diffusione della viremia che sonocaratteristiche della patogenesi di questo virus.Quanto noivediamo con gli ultrasuoni è il frutto della costante repli-cazione virale nelle cellule infettate, dell’ischemia cel-lulare da vasculite e dai processi immunomediati.Particolarmente importante è in ogni caso l’azione svoltadal CMV nel corso del 1° e 2° trimestre di gravidanza quan-do avviene la migrazione delle cellule grigie sia della cor-teccia cerebrale che cerebellare. Questi difetti della migra-zione che si manifestano con lissencefalia, micropoligiria,schizencefalia, sono dovuti all’azione teratogena del virusstesso. Anche chi non ha grande esperienza nell’esecuzio-ne delle indagini ecografiche nel neonato è in grado dipoter individuare le principali alterazioni ecografiche diuna infezione congenita, ma solo l’esperto è in grado di

trarre dall’esame US le maggiori informazioni possibili neltentativo non di centrare la diagnosi, ma bensì di abbozzareun indirizzo prognostico specie per quei neonati affetti dainfezione nel 1° 2° trimestre di gravidanza e poi colpiticon le loro famiglie dal disagio del protrarsi per settimaneo per mesi della degenza presso le T.I.N. Il ricorso a tecnichepiù sofisticate ed a volte in qualche modo invasive per unamigliore definizione prognostica deve essere limitato allaavvenuta stabilizzazione dei piccoli pazienti che a volteper alcune settimane non si può ottenere.

QUADRI ECOGRAFICI DI INFEZIONI CEREBRALI NEONATALI

A. Auriemma, C. Bellan, P. Menghini, C. Poggiani*, C. Zambelloni*, A. Colombo *U.O. Patologia Neonatale e Terapia Intensiva - Azienda Istituti Ospitalieri Cremona

INTRODUZIONE. Infezioni virali, protozoarie, batteriche,micotiche possono coinvolgere l’encefalo del neonato.L’ecografia permette di evidenziare anomalie parenchimali,ventricolari associate a tali infezioni pre-perinatali.MATERIALE. Presentazione della nostra casistica relativa aquadri ecografici di infezioni cerebrali neonatali. In parti-colare, nella patologia cerebrale da complesso TORCH pre-sentiamo quadri ecografici di toxoplasmosi prenatalecaratterizzati da calcificazioni periventricolari, intraparen-chimali, lesioni cistiche subependimali, iperecogenicità deivasi dei gangli della base. In riferimento alle lesioni cere-brali da CMV la nostra casistica è caratterizzata da un qua-dro di marcate calcificazioni e di dilatazione ventricolare(secondaria a probabile ostruzione infiammatoria del flus-so di liquido cerebrospinale) riscontrata in un neonatocon infezione prenatale e da un quadro di marcata ipereco-genicità dei gangli della base e dei vasi talamo striati in neo-nato a termine con CMV peri-postnatale. Presentiamo uncaso di encefalite erpetica (Herpes 2) in neonato a terminecon evoluzione in necrosi cortico-sottocorticale (encefalo-patia multicistica). Proponiamo alcuni quadri di meningite-meningoencefalite batterica caratterizzati in fase acuta dasolchi ecogeni, aumentata ecogenicità del parenchima equadri di complicanze o sequele (dilatazione ventricolare,ascesso, raccolte sottodurali,ventricolite).CONCLUSIONI. Non c’è correlazione specifica fra quadroecografico di lesioni cerebrali infettive ed agente eziologico;tuttavia l’ecografia gioca un ruolo importante per l’orienta-mento diagnostico coadiuvata da anamnesi, esami colturalie sierologici che sono indispensabili per una diagnosidefinitiva.BIBLIOGRAFIA- Teele RI et Al.Radiology 1988;169:423- Hung KL.Brain Dev 1986;8:31- Frank JL.Neuroradiology 1986;28:440

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI INVIATI - TESSUTI SUPERFICIALI

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Tessuti SuperficialiL’ECOGRAFIA NELL’IPERPARATIROIDISMO PRIMITIVO CONADENOMA PARATIROIDEO: DESCRIZIONE DI UN CASO CLINICO

C. Venturini*, G. Lucchetti, M. Bartolucci, F. Falconi, M. Pennesi, C. BartolucciCasa di Cura Dott. Marchetti - Macerata*Scuola di Specializzazione in Scienze dell’Alimentazione -Università Politecnica delle Marche

Una ragazza di 24 anni giunge alla nostra attenzione inseguito alla comparsa di astenia,calo ponderale (7 kg in unmese),anoressia,nausea e vomito.Recentemente la pazientesi ricoverava in ambiente ginecologico in seguito ad unaborto spontaneo alla quarta settimana di gestazione.In anamnesi non risultano precedenti clinici di rilievo.All’esame obiettivo nessun elemento sembra indirizzareverso un’ipotesi diagnostica specifica.Gli esami ematochimici eseguiti mettono in evidenza unaumento della VES, un raddoppiamento delle GPT, unincremento della creatininemia (1.5 mg/dl) con proteinuria(928 mg/24 h), ipopotassiemia ed ipercalcemia.Gli esami di funzionalità tiroidea risultano nella norma,così come l’emogasanalisi e l’ECG.L’esofagogastroduodenoscopia mette in evidenza un esofagiteda reflusso di I° grado. All’ecografia della tiroide, eseguitain prima istanza, si rileva a livello del lobo sn, posterior-mente, una formazione nodulare isoecogena di diametropari a 10.1 mm. Nella norma il restante parenchima ghian-dolare e negativa risulta la ricerca di linfoadenomegalielaterocervicali. Nell’ipotesi diagnostica di iperparatiroidi-smo primitivo con adenoma paratiroideo si è procedutoad effettuare il dosaggio del paratormone, che risultavanotevolmente aumentato (645 picogrammi/ml), così comei livelli di calciuria (350 mg/24 ore). Una scintigrafia delleparatiroidi eseguita con tecnica polifasica (isotopoMIBI- Tc 99m para, mbq 555) metteva in evidenza un’areaipercaptante caudalmente alla base del lobo tiroideo sn:tale quadro risultava compatibile con un adenoma parati-roideo sinistro.Un’ecografia renale escludeva quindi la pre-senza di formazioni litiasiche che, qualora presenti, avreb-bero fatto propendere per un approccio chirurgico dellaneoformazione paratiroidea.La paziente veniva quindi sotto-posta a terapia medica con risoluzione del quadro clinico.CONCLUSIONI. Alla luce delle informazioni ottenute datecniche di imaging e dati laboratoristici, nel nostro caso,l’ecografia si è dimostrata indispensabile ed efficacenell’indirizzare l’iter diagnostico verso una correttadiagnosi clinica.

CRITERI ECOGRAFICI INDICATIVI DI MALIGNITA’ NELLAVALUTAZIONE DEI NODULI TIROIDEI

E. Pofi, G. Argento, A. Filoscia, F. Brescia, S. BoniDipartimento di Diagnostica per immagini - Ospedale Belcolle -Viterbo (Scuola SIUMB Viterbo)

SCOPO DEL LAVORO. Valutare i segni ecografici che posso-no porre il sospetto diagnostico della natura maligna di unnodulo tiroideo.MATERIALI E METODI. Nel periodo 15.01.1997 - 31.12.2000sono stati sottoposti ad esame ecografico e FNAC ecoassi-stita 244 pazienti affetti da patologia tiroidea. Sono stativalutati i seguenti segni ecografici:

• Nodulo unico o multipli• Diametro• Ecostruttura (ipo – iso – iper – anecogena – mista)• Rinforzo di parete posteriore• Contorni (regolari – irregolari)• Alone periferico perinodulare (presenza – spessore –

regolarità)• Microcalcificazioni

Il prelievo citologico è stato effettuato con aghi da 25G;il prelievo è sempre stato valutato in estemporaneadall’Anatomo Patologo per valutarne l’adeguatezza.RISULTATI. In tre casi (1.2%) il prelievo citologico è statogiudicato inadeguato.Complessivamente sono state individuate 13 neoplasiedella tiroide (incidenza 5.4%) confermate istologicamente:10 ca papilliferi, 1 ca follicolare, 1 ca midollare, 1 neoplasiaa cellule di Hurtle.I pazienti non operati sono stati sottoposti ad un follow-upecografico per un periodo compreso tra 12 e 30 mesi.CONCLUSIONI. Correlando i quadri ecografici ed i reperticito-istologici dei noduli tiroidei esaminati abbiamoindividuato i reperti ecografici che possono porre ilsospetto della natura maligna della lesione esaminata:

• Lesione unica, ipoecogena,priva di rinforzo di parete posteriore

• Presenza di orletto ipoecogeno con spessore > 2 mmed irregolare

• Margini irregolari• Presenza di microcalcificazioni.

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI INVIATI - URO-GENITALE

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

Uro-GenitaleUN CASO D I D ISGERMINOMA PROSTATICO CON PRESENTAZIONE CLINICA ATIPICA: ORIENTAMENTO DIAGNOSTICO ULTRASONOGRAFICO

O. Paci Della Costanza, D. Tirotta, M.M.D. Imperatore, L. Pietracci, C. Bartolucci, G. DanieliIstituto di Clinica Medica - Università di Ancona

INTRODUZIONE. I disgerminomi extratesticolari sononeoplasie relativamente rare che si manifestano prevalen-temente con sintomi legati all’infiltrazione locale della neo-plasia ed alla metastatizzazione. In alcuni casi è descrittal’associazione con sindromi paraneoplastiche come poli-neuropatia ed ipercalcemia.CASE REPORT. In seguito alla comparsa di febbricola edastenia ingravescente un uomo di 49 anni si sottopone adesami ematochimici con riscontro di severa pancitopenia.Ricoverato in ambiente internistico, nell’ipotesi di unaemopatia primitiva, si avviano gli accertamenti voltiall’individuazione di un disordine linfoproliferativo.Viene inoltre eseguita un’ecografia dell’addome e dellapelvi che mostra: prostatomegalia ad ecostruttura disomo-genea; aumento di volume della vescichetta seminale sini-stra, ipoecogena; incremento dimensionale della vescichettaseminale destra, fusiforme, a struttura disomogenea conpresenza di setti mucosi ispessiti.Tali reperti, insieme al riscontro di elevati valori sierici dialfafetoproteina, motivano l’approfondimento diagnosticomediante RMN che conferma la presenza di un processoproliferativo solido che ingloba il polo superiore dellaprostata, la vescicola seminale di destra e la parete prossi-male mediale della vescicola di sinistra,giungendo a strettocontatto con la parete vescicale posteriore.Inoltre si evidenziano linfoadenomegalie pelviche sullequali l’approccio citologico ecoguidato permette ladiagnosi di neoplasia scarsamente differenziata a grandicellule compatibile con disgerminoma.La stadiazione della neoplasia mostra metastasi polmonarie dubbia localizzazione ossea.Viene avviato un trattamentochemioterapico con miglioramento del quadro clinico edei parametri ematologici. D’altra parte ai restanti accerta-menti non vi è evidenza di empatie primitive ed il quadroematologico viene interpretato come sindrome paraneo-plastica o da sostituzione neoplastica midollare.CONCLUSIONI. Scopo di questa segnalazione è enfatizzareil ruolo dell’ecografia di primo livello nella pratica clinicaquotidiana. In particolare si sottolinea come tale esame sia

in grado di indirizzare l’orientamento diagnostico in casicome quello descritto, in cui il quadro clinico è fuorvianteper la rarità della malattia e l’atipicità delle manifestazionicliniche.

ASPETTI ECOGRAFICI (US) E ALLA TOMOGRAFIACOMPUTERIZZATA (TC) IN UN CASO DI SINDROMEADRENOGENITALE

G. Carnevale Maffè, M. Gnocchi, E. Oriani, G. Bertolino*,E. Venturi*, C. Balduini* Medicina Interna e Oncologia Medica, *Clinica Medica III -I.R.C.C.S. Policlinico S. Matteo - Pavia

SCOPO DEL LAVORO. Gli Autori descrivono gli inusualiaspetti US e TC in un caso di Sindrome (Sd) adrenogenitale,di sesso femminile con virilizzazione, diagnosticata solo inetà avanzata in base ai rilievi clinici, di laboratorio e suindirizzo delle tecniche di imaging.MATERIALI E METODI. Uomo di 71 anni, oligofrenico,ricoverato per dolori addominali, con fenotipo maschilee genitali esterni ambigui.RX addome:pochi livelli idroaerei.TC senza mezzo di contrasto (mdc): due masse surrenalimaligne e voluminosa massa neoplastica di probabile per-tinenza intestinale. Ecografia (US): due masse solide surre-nali bilaterali, di 30-40 mm, omogenee. In sede retrovesci-cale voluminosa area a forma di clessidra, con diametromaggiore longitudinale di 20 cm, ad aspetto misto, a strut-tura solida ecogena nella porzione craniale e più distal-mente anecogena con cercine ecogeno periferico.Il reperto orienta per massa pelvica (intestinale? altro?) oper vasta raccolta colliquativa con sedimento corpuscolato(diverticolo perforato?). Colonscopia e Radiografia tubodigerente: non neoplasia intestinale.TC con mdc: tumefa-zioni surrenali;massa solida in fossa iliaca sinistra,piriforme,vascolarizzata, con due cavità ipodense o una settata.Il collo della massa con spazio centrale ipodenso si conti-nua con formazione similcistica a pareti sottili.Accanto al suo corpo due piccole masserelle benvascolarizzate. La massa pelvica può riferirsi a utero conprobabile setto in cavità associato ad annessi e vaginadistesa da liquido.US pelvi: utero bicorne con canale vaginale riconoscibileripieno di liquido.Ovaio destro in sede.RISULTATI. In base ai reperti US e TC orientativi perpresenza di genitali interni femminili e al quadro clinico siesegue studio genetico: unica copia del gene P450c21B emutazione puntiforme Ile-172-Asn, entrambe alterazionipresenti nel deficit di 21-idrossilasi.CONCLUSIONI.La diagnosi di Sd adrenogenitale,nel

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI INVIATI - URO-GENITALE

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

nostro caso nella forma semplice,con deficit di 21-idrossilasi,senza perdita di sali, raramente posta in età così avanzata,è stata indirizzata da US e TC, i cui aspetti, pur tipici perapparato genitale femminile, appaiono inusuali per lapresenza di utero bicorne e canale vaginale abnormementeripieno di liquido, verosimile causa dei dolori addominalidel paziente.

RUOLO DELLA BIOPSIA PERCUTANEA ECOGUIDATA NELLAVALUTAZIONE DELLE MASSE RENALI INDETERMINATE

P. Di Siervi, V. Terracciano, V. Bellizzi, G. Bovi, M. Coppola,L. Castellammare, A. Giammarino, D. Rubino, F. PaganoDipartimento di Nefro-Urologia Asl SA/3 - Ospedale “L. Curto” -Polla (SA)

SCOPO DEL LAVORO. La natura delle masse renali vieneabitualmente diagnosticata con tecniche di imaging qualiultrasonologia (US), tomografia assiale (TC) e risonanzamagnetica (RMN). Alcune masse renali di piccole dimen-sioni, tuttavia, vengono definite “indeterminate” cioè nonclassificabili sulla scorta del solo imaging standard.Questo studio è stato condotto per valutare l’efficaciadiagnostica delle varie tecniche per imaging nelle masserenali indeterminate.MATERIALI E METODI. Abbiamo valutato tutti i pazientigiunti all’osservazione con massa renale nel periodo com-preso dal 1.1.02 al 31.12.02, sottoposti ad ecocolorDoppler (ECD) TC e RMN e, nei casi di masse “indetermi-nate”, a biopsia percutanea ecoguidata con ago sottile(FNAB).RISULTATI.Abbiamo esaminato 31 pazienti (M = 10; F = 21;età media = 57 anni, range 20-74). In 13 pazienti (42%) èstato riscontrato un carcinoma renale (CR), ø = 4-14 cm,con concordanza diagnostica tra US e TC e/o RMN.In 14 casi (45%) sono state riscontrate lesioni benigne:7 angiomiolipomi (AML), ø = 1-4 cm; 3 pielonefriti focalicronica (PN), ø = 2.7-4.5 cm; 3 varianti anatomiche;1 cisti complicata ø = 9 cm. I restanti 4 pazienti (13%)presentavano lesioni renali indeterminate (ø = 4-6 cm) esono stati sottoposti a FNAB.Dei 4 casi di lesioni indeterminate, 2 sono stati etichettaticome AML alla TC e/o RMN, all’ECD si presentavano comelesioni iperecogene con vascolarizzazione peri edintra-lesionale e alla FNAB risultavano essere CR.Le altre 2 lesioni indeterminate, alla TC si presentavanocome zone parenchimali con aspetto dismorfico conritardata eliminazione del m.d.c. e, in un caso, la RMNavanzava il sospetto di neoformazione; all’ECD sipresentavano come zone iso-ipoecogene, disomogenee,

con vascolarizzazione intra-lesionale e polo vascolareipertrofico; in entrambi i casi la FNAB evidenziava processiinfiammatori cronici.Pertanto, la biopsia percutanea ecoguidata delle masseindeterminate ha evidenziato 2 casi di CR e 2 di PN focale.I 2 pazienti con lesioni benigne alla biopsia percutanea equelli con diagnosi di AML sono entrati in un programmadi follow-up semestrale,mentre i 2 CR sono stati sottopostia nefrectomia.CONCLUSIONI. Considerata la falsa positività o negativitàdelle tecniche d’imaging standard riscontrata, è opportunoche l’iter diagnostico delle masse renali venga sempreintegrato con ECD, e nei casi di masse indeterminatevenga effettuata la biopsia renale percutanea ecoguidataper la diagnosi di certezza.

REPORT CLINICO ECOGRAFICO DI UN CASO DI SINDROMENEFROSICA REFRATTARIA AL TRATTAMENTO

M.A. Prencipe, F. Biancofiore, M. D’Errico, C. StalloneDivisone di Nefrologia e Dialisi - Ospedale Casa Sollievo dellaSofferenza IRCCS - San Giovanni Rotondo (FG)

SCOPO DEL LAVORO. Scopo della segnalazione di talereport clinico ecografico è quello di evidenziare l’importanzadello studio ecografico del parenchima renale anche incasi di nefropatia a funzione renale conservata,dove un’attentaanalisi ha posto il sospetto di un quadro istologico differenteda quello noto.MATERIALI E METODI. Maschio di anni 19 e di razza nera,affetto da sindrome nefrosica da glomerulonefrite (GNF) alesioni minime accertata biopticamente presso altro centro.Il paziente è giunto alla nostra osservazione per resistenzaal trattamento.L’indagine ecografia renale, che peraltro eseguiamo diroutine a tutti i pazienti che afferiscono presso la nostraDivisione di Nefrologia, è stata eseguita con apparecchiAcuson XP 128 con sonda multifrequenza con segnalefondamentale ed armonico tissutale (NTHI).Inoltre è stato effettuato ECD di tutto l’albero vascolarerenale.RISULTATI. Le caratteristiche ecografiche hanno evidenziatoreni aumentati di volume con ecotessitura parenchimaleiperlucente ed ispessimento della corticale, ma a scarsadifferenziazione nei confronti della midollare.L’esame ecocolor Doppler escludendo la presenza ditrombosi delle vene renali evidenziava un flusso intrapa-renchimale con IR pari a 0.51.Tale quadro ecografico appariva inusuale per il tipo dinefropatia di cui il paziente era noto essere affetto.

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ABSTRACT CONGRESSO NAZIONALE SIUMB 2003 - CONTRIBUTI INVIATI - URO-GENITALE

GIORNALE ITALIANO DI ECOGRAFIA Vol. 6 4/2003

Pertanto si rafforzava l’idea di sottoporre nuovamente ilpaziente a biopsia renale e di processare il frustolo anchealla microscopia elettronica per il sospetto di Amiloidosi.Eseguita l’indagine bioptica, dall’analisi istologica venivaposta diagnosi di Amiloidosi di tipo AA.

CONCLUSIONI. Nonostante la semplicità della semeioticaecografica,di cui a tutt’oggi si dispone,e che non consentedi definire nei dettagli quadri delle cosiddette nefropatiemediche, sicuramente un’attenta ecografia renale orientatadalle notizie cliniche può contribuire a rimettere indiscussione un quadro diagnostico istologico già notoconducendo quindi all’esatta diagnosi.