Eafrica n. 6 gennaio 2014

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Bimestrale di informazione di Medici con l’Africa Cuamm | n. 6 | gennaio 2014 | Poste Italiane s.p.a - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD REUTERS GORAN TOMASEVIC Un paese sull’abisso Sud Sudan Rimasti sul campo, i cooperanti del Cuamm fanno fronte a nuove emergenze In primo piano Emergenza Sud Sudan Speciale Salute pubblica in Etiopia Mettici la faccia Sierra Leone MEDICI CON L’AFRICA CUAMM

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Bimestrale di informazione di Medici con l'Africa Cuamm

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Bimestrale di informazione di Medici con l’Africa Cuamm | n. 6 | gennaio 2014 |

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Rimasti sul campo, i cooperanti del Cuamm fanno fronte a nuove emergenze

In primo piano Emergenza Sud Sudan

Speciale Salute pubblicain Etiopia

Mettici la facciaSierra Leone

MEDICI CON L’AFRICACUAMM

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Dall’Album del Cuamm

Carlo, uno di noi

via San Francesco, 126 35121 Padova Italy tel. 049.8751279, 049.8751649 fax [email protected] 00677540288

Proprietario Medici con l’Africa Cuamm Direttore responsabile Anna Talami Segretaria di redazione Elisa Bissacco Redazione Andrea Borgato, Dante Carraro,Davide Pocchiesa, Fabio Manenti, Luigi Mazzucato, Bettina Simoncini, Jacopo Soranzo, Mario Zangrando Fotografie Reuters, Nicola Berti, Reed Young, Archivio CuammProgetto grafico Francesco Camagna Registrazioni presso il Tribunale di Padova Registro stampe n.1633 del 19 gennaio 1999 al Roc n.22732 del 30 settembre 2012Redazione via San Francesco, 126 35121 Padova Impaginazione e stampa Publistampa, via Dolomiti, 36 - 38057 Pergine (Trento)

Avviso ai lettori Questo periodico viene inviato a quanti ci sostengono, perché possano verificare la destinazione delle loro donazioni.Medici con l’Africa Cuamm è onlus. Le donazioni inviate sono quindi deducibili nella dichiarazione dei redditi, allegando la ricevuta delladonazione eseguita. Sostieni e partecipa al nostro impegno in Africa per conoscere gli aggiornamenti dei progetti e le storie checondividiamo in Africa, attraverso una di queste modalità: c/c postale n. 17101353, intestato a Cuamm Bonifico bancario IBAN IT 91 H 0501812101 000000107890 presso Banca Popolare Etica, Padova Carta di credito telefona allo 049.8751279 On line www.mediciconlafrica.org

Sommario

MEDICI CON L’AFRICACUAMM

2012 Festa del Cinema di VeneziaEditoriale Don Dante CarraroFiducia e speranzanel futuro 3

News dall’Africa Gigi DonelliLungo il Nilo - ancora -con la morte negli occhi 4

La voce dell’AfricaIsla Haddow-FloodL’eredità di Mandela 5

Speciale Sud SudanLa decisione di restare 7

Emergenza Sud Sudan 8

Enzo PisaniUna strana eccitazionenell’aria 11

ZoomEmanuela CitterioAppuntamenti e segnalazioni 12

Speciale Etiopia Francesca TognonDare e ricevere 14

Serena MenozziSalute pubblica:il progetto nel dettaglio 16

Chiara ContiUna sorrisoper la propria gente 17

Mettici la facciaAlessandra CattaniUn piccolo, grandemiracolo di Natale 18

MessaggiDalla parte della gente 19

C ARLO VOGLIAMO RICORDARLO COSÌ, mentre sorride emozionato alpubblico che lo applaude alla mostra del Cinema di Venezianel 2012 alla presentazione del film-documentario “Medici con

l’Africa Cuamm” girato a Beira in Mozambico nel 2011.L’amico e regista è mancato mercoledì 22 gennaio a 57 anni.L’abbiamo salutato e ricordato assieme a quanti l’hanno conosciuto eamato, nella casa di Medici con l’Africa Cuamm a Padova. Di lui voglia-mo ricordare i suoi lavori di grande sensibilità e profondità umana, masoprattutto il culto dell’amicizia che ci ha trasmesso, quella sincera,profonda, non superficiale, il gusto del bene e della felicità da diffon-dere ovunque, senza calcoli o interessi di sorta, la gentilezza verso tutti,sempre, la preferenza dei semplici, la scelta degli ultimi.Grazie Carlo, sei a pieno titolo nella squadra dei Medici con l’AfricaCuamm.

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in attesa di potersi ricongiungere. Altre onghanno mollato, se ne sono andate. Qualcu-n’altra ha continuato con personale africa-no, ma di volontari italiani nemmeno l’om-bra. Troppo pericolo.

Noi abbiamo deciso di alleggerire lapresenza degli operatori per ridurre il ri-schio, ma di mantenere aperti ospedali eservizi. Grazie a chi se l’è sentita e ha deci-so di restare.

Il con che portiamo nel nome diventascelta di vita, costi quel che costi.

Questi uomini e queste donne li cono-sciamo bene. È gente normale, discreta,quotidiana, che non ama la notorietà, chedi solito incrociamo al lavoro nei nostriospedali o magari camminando nelle piaz-ze del nostro paese; gente che però, quan-do serve, sa tirar fuori risorse, energie e co-raggio che invece la nostra nazione sembraaver smarrito!

Un grazie alle loro famiglie, ai papà e al-le mamme, ai familiari e amici, che da ca-sa, a 5-6 mila chilometri di distanza, hannoseguito e accompagnato i loro cari cercan-do di dominare le ansietà notturne e le

F ESTIVITÀ NATALIZIE 2013. Sud Su-dan franato nel baratro dellaguerra civile. I nomi della nostra

pattuglia sul campo: Paolo Setti Carra-ro, Enrico Coconcelli, Mariangela Galli,Francesca Gritti, Ottavia Minervini, Enzo Pisani. E poi i rincalzi (rinforzi),un’altra decina, accampati in Uganda,

paure, districandosi in mezzo alle tante econtraddittorie notizie che giungevano dal-le reti internazionali e lasciati soli e ama-reggiati dal silenzio della gran parte dellastampa nazionale!

A tutti loro vorremmo attribuire la me-daglia d’oro al valor civile e cantare solen-nemente l’inno nazionale. Non per loro,non ne hanno bisogno e quel che devonofare lo fanno indipendentemente. Ma pernoi.

Abbiamo bisogno di sapere che esisto-no giovani e adulti così. Persone della no-stra Italia che ci dicono con la loro vita chenon abbiamo smarrito i valori alti del sacri-ficio, della dedizione, del disinteresse, del-la condivisione con il più povero.

È per questo che continuiamo ad averfiducia e speranza nel futuro.

Ed è per questo che diciamo ancora atutti loro: grazie!

Buon Anno, Africa: la tua voglia di futu-ro possa diventare anche la nostra! BuonAnno, Angola: riduci l’abisso che separa lacrescita tumultuosa di Luanda dalla inva-riata povertà delle periferie. Buon Anno,Etiopia: scuola e salute siano per tutti i tuoi80 milioni di abitanti. Buon Anno, Mozam-bico: le tue ricchezze naturali siano a bene-ficio anche dei tuoi poveri. Buon Anno,Sierra Leone: siano le mamme e i bambinii diamanti più preziosi.

Buon Anno, Sud Sudan: trova la pace,ancora insanguinata.

Buon Anno, Tanzania: fatti apprezzarenon solo per lo splendore dei parchi e dellalingua. Buon Anno, Uganda: specie in Ka-ramoja, i kalashnikov siano sostituiti dalle“Child Health Card”.

Buon Anno, nel Signore, a tutti!

Un grazie speciale

Fiducia e speranza nel futuro

Don Dante Carrarodirettore di Medici con l’Africa Cuamm

La decisione di restare in Sud Sudan, nonostante la guerra civile scoppiata lo scorso dicembre, testimonia un profondo senso di condivisione e un grande coraggio

Editoriale

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12 milionigli abitanti, in un paesevasto il doppio dell’Italia

2 milionii morti della secondaguerra civile sudanese(1983 - 2005)

4 milionii profughi

Numeri

Lungo il Nilo - ancora - con la morte negli occhi

AWERIAL NON È NEMMENO UN CAMPO, ma una sponda del Nilo Bianco dove migliaia dipersone sono fuggite dai combattimenti che da oltre un mese si concentrano suBor, capitale del Jonglei. Migliaia di persone fuggite oltre il fiume, in una zona pa-

ludosa (Bor stessa significa “landa paludosa”), dove i profughi sono condannati a soffrirein condizioni drammatiche. Bor è al centro del conflitto tra i leader: è la roccaforte di RiekMachar, il vicepresidente del Sud Sudan, rivoltatosi contro il presidente Salva Kiir Mayardit.Uno scontro armato che scivola nella guerra tribale tra Dinka e Nuer. Secondo l’agenziadelle Nazioni Unite per i rifugiati, i combattimenti potrebbero portare a oltre mezzo milionedi sfollati entro aprile. I combattimenti si sono già estesi a sette dei dieci Stati del paese:60 mila persone hanno cercato riparo nelle strutture dell’Onu, 43 mila sono fuggite inUganda e almeno 10 mila si sono rifugiate nel Sudan. Già nel 1991 le forze di Machar uccisero85 mila civili nel tentativo, fallito, di estromettere la leadership Dinka.

di Gigi DonelliRadio 24 / Il Sole 24 Ore

In questo quadro Aliko Dangote, l’uomo più riccodell’Africa, ha annunciato di voler costruire una nuovaraffineria di petrolio nel paese che, in un sol colpo, raddoppierebbe la capacità di raffinazione della Nigeria,producendo 400 mila barili al giorno. Un tale progettoha i suoi costi, stimati sui nove milioni di dollari, uno degli investimenti più costosi in Africa. Il piano creerebbe

NigeriaUna nuova raffineria per il paese

La Nigeria è agitata da paradossi e contraddizioni,ma il più eclatante è il fatto che oltre ad essere il maggioresportatore africano di greggio, è anche il secondo importatore nel continente di petrolio lavorato.

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Flash

I PRIMIDIDICEMBRE2013,dopo una lunga malat-tia, il 95enne Nel son

Mandela è morto. Le per-sone hanno usato le piatta-forme digitali e i social me-dia per esprimere dolore,rispetto e il loro grazie aMadiba. I media internazionalihanno avuto una “sovrappro-duzione” di notizie, Twitter haregistrato un’impennata e iprofili di Facebook sono staticambiati per riportare la miria-de di immagini di Mandela.

In SudAfrica il dolore è sta -to intenso e palpabile. Nella

versione inglese di Wikipedia,l’articolo su Nelson Mandela èstato creato nel 2001 ed è statocompletato da 56 autori chenel 2013 hanno lavorato per-ché fosse classificato come ilpiù attendibile possibile.

Il 6 dicembre, la mattinadopo la morte, i lettori nellaversione inglese di Wikipediasono balzati da 15.831 al gior -no a 2.701.769. Picchi simili sisono registrati su Wikipediafrancese, tedesco e italiano.

Nei 10 giorni seguenti, più di 6milioni di persone hanno lettola versione inglese. Questa do-manda di sapere enciclopedi-co corretto e la necessità di ag-giungere informazioni hannodimostrato quanto importantesia per l’Africa presentare ri-tratti veritieri delle sue perso-nalità di spicco su Wikipedia e Wikiafrica. Che la storia diMandela sia stata accessibileall’intera popolazione mondia-le, nelle proprie lingue, è stato

possibile solo per ladedizione di centi-naia di volontari nelmondo.

La voce dell’Africa

L’eredità di Mandela

La necessità di un’informazionecorretta e attendibile: Wikiafrica e la morte di Mandela

I L KENYA POTREBBE PERDERE presto lo scet-tro di primo esportatore di fiori al mondo,a causa dell’aumento dei costi di produzio-

ne e dell’incertezza nel rinnovo degli accorditra la Comunità dell’Africa orientale (Eac) el’Unione Europea. Lo riferisce la rivista TheEast African secondo cui i grossi importatoridel mercato mondiale dei fiori recisi avrebberorivolto il loro sguardo altrove e in particolarein Etiopia e India. Tra il 2012 e il 2013, l’Indiaha visto crescere il volume d’affari delle espor-

tazioni floreali del 23% e le previsioni per ilbiennio 2014/2015 puntano a raddoppiare. Nel-lo stesso periodo, in Kenya i costi di produzio-ne sono cresciuti del 30%, per gli aumenti nelcosto del lavoro, dell’elettricità, dei fertilizzantie del carburante. Da anni, inoltre, l’industriadei fiori sta spostando le sue immense serreagli altopiani etiopici, per sfruttare una favore-vole situazione ambientale e politica. E soprat-tutto l’abbondanza di manodopera a bassissi-mo costo. [MISNA.ORG]

Il business dei fiori

Isla Haddow-FloodWikiAfrica

www.wikiafrica.net

News dall’Africa

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RepubblicaCentrafricanaÈ donna il nuovo presidente

Catherine Samba-Panza è la nuova presidente dellaRepubblica Centrafricana.57 anni, madre di tre figli,già sindaco di Bangui, è la prima donna presidentedel paese. Eletta lo scorso20 gennaio, proviene dalmon do dell’imprenditoria, è nata da madre centrafri-cana e padre camerunense e ama definirsi «un puroprodotto dell’integrazione e della diversità culturaledell’Africa centrale». Le sueprime parole sono state didistensione e mano tesa verso tutte le componentidella realtà centrafricana.

ZambiaA scuola si parla la lingua locale

Le lingue locali tornano a scuola come materia distudio. Lo ha deciso il gover-no di Lusaka annunciandoche, dal 17 gennaio, le settelingue locali saranno inse-gnate nei rispettivi distrettiai bambini dalla prima allaquarta elementare per con-sentire un apprendimentopiù facile. L’inglese sarà inse-gnato come lingua straniera.«Il nostro sistema educativorisente di retaggi di epocacoloniale che vogliamo scrol-larci di dosso» ha spiegatoWynter Kabimba, ministrodella Giustizia. [MISNA.ORG]

inoltre decine di migliaia di nuovi posti di lavoro. Progetti di questo genere sono incoraggianti, il fattoche uomini d’affari africani siano in grado di concepiree realizzare iniziative su larga scala è un segnale delprogresso e del futuro che si prospetta per l’Africa.

Solo fino a pochi anni fa, un progetto simile sarebbestato inconcepibile. [VOCIGLOBALI/LASTAMPA.IT]

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UgandaLotta alla trasmissione dell’Hiv in Karamoja

TanzaniaUn lavoro appassionantee necessario

di consulente del Programma nazionale di controllodella malattia realizzato dal ministero della Salute.

Nel frattempo, a Chiulo e nei centri di salute perife-rici, prosegue il progetto Prima le mamme e i bambiniche interviene sulla salute comunitaria: nelle unità sanitarie locali si eseguono i parti naturali, mentre le emergenze ostetriche vengono trasferite in ospedale.

AngolaFronti aperti: Tb e Chiulo

Ha finalmente preso il via il nuovo Programma di lotta alla tubercolosi, finanziato dal Global Fund. In questa nuova sfida, Medici con l’Africa Cuamm è Technical Advisor in materia di Tb e svolge funzioni

È STATO GRANDE l’inte-resse destato dal la-voro sui giovani di

Beira, con sensibilizzazionesui temi dell’Hiv/Aids, dellegravidanze precoci, del laviolenza domestica, pre -sentati lo scorso novembre

B UONE NOTIZIE DALL’UGANDA. Il progettoOptionB+ per contrastare, nei sette di-stretti della Karamoja, la trasmissione

verticale dell’Hiv/Aids da mamma a bambinosta andando davvero bene, i dati sanitari del-le attività restituiscono «Buoni risultati primadel previsto», come ci comunica Peter Lo-choro, rappresentante paese del Cuamm. Il progetto, partito lo scorso settembre 2013,

è condotto da Medicicon l’Africa Cuamm inpartnership con Uni-cef e gode del pa tro -cinio della first ladyugandese, Janet Mu-seveni.

nel corso del workshop “Qua-lità ed equità - migliorare i ser vizi di salute materno-in-fantile e di prevenzione e trat -tamento di Hiv/Aids”.

I dati raccolti sono il fruttodel progetto che dal 2004 Me-

dici con l’Africa Cuamm, in-sieme a Unicef, realizza nellacittà. All’evento hanno parte-cipato partner quali: l’Univer-sita di Beira, la Direzione di-strettuale di Salute, Donna eAzione Sociale, il Centro di in-vestigazione operativa di Bei-ra e altre ong.

L’associazione Kuplumus-sana ha poi presentato i risul-tati del suo impegno nel re -cu pero al trattamento antire -trovirale di donne incinte eneonati. Un momento partico-larmente toccante è stata la

presentazione delle attivitàcon i bambini sieropositivi, incui si è sperimentato un ap-proccio unico e innovativo,con sessioni di gruppo frabambini a cui è stato già rive-lato il proprio stato.

Nel 2014 Medici con l’Afri-ca Cuamm punterà a rafforza-re e diffondere i risultati conpubblicazioni, partecipazionia convegni e a gruppi di lavo-ro su Hiv/Aids e salute mater-no-infantile, per dare il pro-prio contributo alle politichesanitarie del paese.

NEI DISTRETTI MERIDIONALI di Iringa e Mu-findi, Medici con l’Africa Cuamm sta rea-lizzando un progetto volto a migliorare

la qualità e incrementare l’accesso della popo-lazione ai servizi sanitari. «Sono 120 i villaggi e otto i centri di salute che a breve saranno ingrado, unici nel sud della Tanzania, di garan-tire a mamme e bambini le cure di base per leemergenze ostetriche e neonatali e ridurre la

mortalità materno-infantileancora tragicamente altaqui – dice Edoardo Occa, re-sponsabile del progetto peril Cuamm –. Un lavoro ap-passionante, a volte duro,senza dubbio necessario».

MozambicoDieci anni di lavoro, studi e ricerche

Sierra LeoneGiungono datiincoraggianti da Pujehun per il 2013

A Beira un workshop per presentare i dati del progetto sulla salute materno-infantile e la prevenzione

«L’ OBIETTIVOè migliorare i servizi di

salute materna e infantile,in particolare il trattamen todelle emergenze ostetriche.I dati del 2013 confermanoun trend positivo: l’inseri-mento di personale specia-lizzato in ospedale haaccresciuto l’accesso dellapopolazione alla struttura:sono aumentati i ricoveri, in particolare i parti istitu-zionali e i ricoveri pedia-trici, mentre la mortalitàdei bambini sotto i cinqueanni è diminuita. Purtroppo a causa dellecriticità che sappiamo (difficoltà di trasporto,scarsa educazione sanitaria)bambini e donne incintespesso arrivano in ospedaletroppo tardi. Per risolvere questi proble -mi intendiamo introdurreun sistema di supportofinanziario che copra le spese di trasporto in ospedale per mamme e bambini» è quanto riportaRossana Urso, cooperanteCuamm rientrata di recenteda una missione in SierraLeone.

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La decisione di restare

I L 15 DICEMBRE SCOPPIANO I PRIMI DISORDINI a Juba, capitale del Sud Sudan, a seguitodel tentato colpo di Stato di cui il presidente Salva Kiir, di etnia Dinka, ha accusatounità scelte della Guardia rivoluzionaria, fedeli al suo ex vice Riek Machar, destituito

nel luglio scorso e di etnia Nuer. Nella situazione di instabilità creatasi a seguito dei di-sordini tra le due etnie, Medici con l’Africa Cuamm resta accanto alla popolazione localemantenendo aperti i servizi di cura e assistenza. Per ridurre il rischio per gli operatori,si decide di alleggerire la presenza negli ospedali di Yirol (Lake States) e di Lui (WesternEquatoria), garantendo di rientrare in Italia a quanti si trovavano a termine servizio oavevano già programmato le ferie di Natale. Su venti cooperanti, sei restano per assicu-rare continuità assistenziale, in attesa che le attività possano riprendere a pieno regime.Quattro persone nell’ospedale di Lui (un chirurgo, un internista, un’infermiera e un’am-ministrativa) e due in quello di Yirol (un ginecologo e un’anestesista/pediatra).

300 mila le persone servitedall’ospedale di Yirol

80 milagli sfollati a Minkamenche hanno comeriferimento l’ospedale di Yirol

1.000gli sfollati di Yirol

Dati

Speciale Sud SudanSono state rafforzate le cliniche mobili, le cui équipeagiscono sul territorio, monitorando la situazione sani-taria, vaccinando e visitando i bambini. I componentidelle équipe hanno ricevuto dal Cuamm formazionespecifica per individuare gravidanze a rischio e casi dimalnutrizione. A seconda della gravità della situazionepossono provvedere al trasferimento in ospedale.

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Emergenza Sud Sudan

mentre noi si cercava disperatamente diimpedire la carneficina etnica di soldatiferiti, mentre i civili venivano sottopostia furti, rapine e violenze, Esther ha abor-

tito in modo incompleto ed è rimastachiusa in casa per tre giorni prima di ar-rivare da noi stremata dalla febbre, inpreda a brividi che la scuotevano, la fron-te bollente, in setticemia. Eva è rimastaa casa in travaglio per tre giorni prima ditrovare il mezzo per arrivare in ospedale.Il suo bambino era morto poco prima ec’è voluta più di un’ora per strapparglie-lo dal grembo. Jafar era da noi da più ditre settimane, arrivata sanguinante peruna placenta previa alla 31a settimana. Equando stanotte ha ripreso a sanguinare,

«S OLO DUE RIFLESSIONI sugliultimi giorni di ordinariafollia bellica. Mentre Lui

veniva saccheggiata, molte case vio-late e razziate, mentre le armi crepi-tavano, mentre la popolazione civi-le fuggiva nel bush terrorizzata e lestrade erano deserte, senza trasporti,

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di Elisa BissaccoMedici con l’Africa Cuamm

Ospedale e sfollati: sono queste le due priorità dell’impegno dei cooperanti di Medicicon l’Africa Cuamm rimasti in Sud Sudan, nonostante lo scoppio della guerra, lo scorso 15 dicembre. Il motivo? Garantire assistenza sanitaria alla popolazione di Lui e Yirol e far fronte a questa nuova emergenza.

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Speciale Sud SudanÈ una cosa brutta quando si vede un cristiano che non vuole servire. Un cristiano che si pavoneggia è brutto: non è cristiano, quello è pagano. Il cristiano serve, si abbassa. Papa Francesco udienza generale 18/12/2013

non ho potuto far altro che contare le oreche ci dividevano dall’alba. Tutti i cellu-lari erano muti, il silenzio e il buio face-vano da padroni, nessun anestesista oferrista reperibile, tutti nascosti nel bush.Poi, con le prime luci del giorno, siamofinalmente andati in sala operatoria. OraJafar sta meglio, il suo bimbo è bello, sa-no e vivo, ma le sue condizioni sono cri-tiche. Non vi parlo di stragi eclatanti, névi do notizie da telegiornale. Vi raccontola vita quotidiana delle vittime silenziosee dimenticate di una guerra che devastain mille modi questa società e contro laquale possiamo davvero poco». Sono leaccorate parole di Paolo Setti Carraro,

medico Cuamm, rimasto a Lui, in SudSudan, ad aggiornarci su come la situa-zione stia degenerando e sia difficile siaa Lui che a Yirol.

Domenica 15 dicembre 2013, è nottequando a Juba, capitale del Sud Sudan,si sentono i primi colpi di armi da fuoco.Il presidente Salva Kiir Mayardit accusadi tentato colpo di Stato alcune unitàscelte della Guardia rivoluzionaria, rima-ste fedeli al suo ex-vice Riek Machar. Inpoche settimane, gli scontri degeneranoin una vera e propria guerra tra due etnie:quella Dinka, a cui appartiene il presi-dente Salva Kiir Mayardit e quella Nuer,del suo vice Riek Machar, destituito lo

scorso luglio insieme a tutti i ministri ealtre figure di spicco del partito di gover-no (l’Splm – Movimento Popolare di libe-razione del Sudan).

Il conflitto si estende ben presto a set-te dei dieci Stati in cui è suddiviso il paese.Truppe ribelli controllano Bor, capitaledello Stato di Jonglei; violenti combatti-menti sono in corso negli Stati di UpperNile e Unity, entrambi con giacimenti petroliferi; ribelli marciano su Juba. Al-meno mille sarebbero le persone mortee più di 200 mila quelle sfollate.

Quando scoppiano i disordini, Medicicon l’Africa Cuamm ha venti volontari sulcampo. Sono giorni difficili, momenti di

Per dare segnali di vicinanza e condivisione alla popolazione locale, Medici con l’AfricaCuamm lancia uno straordinario appello a sostegno dell’acquisto di prodotti di primanecessità in loco: cibo, coperte, farmaci e compresse di cloro attivo. «È una goccia nelmare dei bisogni, ma siamo convinti che una goccia sia meglio del niente e una manciatadi gocce possono portare un po’ di sollievo. Ci sembra doveroso dare dei piccoli segni disolidarietà a gente che sta vivendo tragedie così grandi che non hanno bisogno solo di ri-sposte globali (al di fuori della nostra portata), ma anche di sinceri momenti partecipa-tivi» ribadisce con energia il dott. Pisani. Ogni contributo, anche se piccolo, è utile.

Causale: Emergenza Sud Sudan c/c postale 17101353 intestato a Medici con l’Africa Cuamm

IBAN: IT 91H0501812101000000 107890 per bonifico bancario c/o Banca Popolare Etica, Pd

L’appello per sostenere gli sfollati

IN SUD SUDANA sinistra:

un allevatoreDinka armatodal governo.

Sotto: il dott. Enzo

Pisani (a sinistra)e il dott. PaoloSetti Carraro (a destra).

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53 milavisite ambulatoriali negli ospedali di Yirol e Luinel corso del 2012

13 milaricoveri ospedalieri

1.461 parti

47 milavaccinazioni

I numeri in Sud Sudan

scelte coraggiose e decisioni importantida prendere. Alla fine, si decide di rima-nere negli ospedali di Yirol e di Lui, conun numero ridotto di risorse umane, pergarantire un’assistenza minima alla po-polazione, soprattutto a Yirol, nelle cuivicinanze gli scontri si fanno più pesanti.

«In Minkamen, che è l’approdo estdel Nilo, sono giunte negli ultimi giornidavvero tante persone, le autorità localiparlano di 20 mila, provenienti da Borcapitale dello Stato di Jonglei e teatro diviolentissimi scontri fra le truppe ribellidel generale Gadet, fedele a Riek Machar,e quelle governative – scriveva il dott. En-zo Pisani, da Yirol, lo scorso 26 dicem-bre –. La città dista poche miglia da Min-kamen, ma l’attraversamento del fiumesi esegue in quattro, cinque ore per viadi numerosi isolotti. Le persone rifugiatenon hanno alloggio, hanno pochissimocibo, sono ospitate sotto gli alberi. Hannochiesto coperte, zanzariere, cibo, farma-ci e strumenti per igienizzare l’acqua;stanno cominciando a scarseggiare i far-maci. Abbiamo lasciato 3.400 trattamen-ti antimalarici, amoxicillina, metronida-zole, sali di reidratazione, paracetamoloin buone quantità».

Oltre a fornire questi primi soccorsi,i due medici rimasti a Yirol, Enzo e Otta-via, avviano una campagna di vaccina-zione contro polio e morbillo per i ragaz-zi fino ai 15 anni.

Mentre la situazione si fa sempre piùprecaria e instabile, la gente si sta spo-stando, camion carichi di soldati passanovicino all’ospedale di Yirol per non si saquale destinazione, in città comincia ascarseggiare il cibo. L’ospedale è l’unicoriferimento per l’intera zona.

Per Medici con l’Africa Cuamm sonodue i fronti da sostenere nell’emergen-za: gli ospedali e il drammatico proble-ma degli sfollati. «Garantire il funziona-mento dell’ospedale di Yirol e di Lui èper noi centrale e crediamo anche pertutto il sistema sanitario locale – dichiaradon Dante Carraro direttore di Medicicon l’Africa Cuamm – i bisogni dell’ospe-dale non si fermano e alcuni ser vizi, co-me gli ambulatori e le visite prenatali,riaprono».

Avviato l’intervento in Sud Sudan nel 2006, con la ristrutturazionee la riapertura dell’ospedale di Yirol nello Stato dei Laghi, Medicicon l’Africa Cuamm ha poi allargato il raggio d’azione intervenendoanche nell’ospedale di Lui, nel Western Equatoria. A regime è pre-sente nel paese con un team di venti operatori espatriati, otto aLui, dieci ad Yirol e due a Mapourdit. Tutti i team sono impegnatia garantire lo svolgimento dell’attività negli ospedali per fornirecure e assistenza sanitaria ai più vulnerabili.

La situazione del Sud Sudan è estremamente fragile. Il paese esceda una lunga guerra civile, privo di strutture e forze. La popola-zione è seminomade e non abituata a ricevere servizi e cure. Ilneonato Stato del Sud Sudan, proclamato nel luglio 2011, sta pa-gando la sua indipendenza dal Nord con continue tensioni e guer-riglie. In questo contesto, Medici con l’Africa Cuamm pone ancorauna volta al centro del suo intervento i più deboli ed emarginati.Nel 2012 tra gli ospedali di Yirol e Lui sono stati realizzati oltre 53mila visite ambulatoriali, 13 mila ricoveri, 1.461 parti e oltre 47 milavaccinazioni.

A garantire un minimo di assistenza alla popolazione, sono rima-sti attualmente sul campo sei dei venti operatori del Cuamm.Quattro lavorano a Lui e due a Yirol.

Dintorni di Yirol, Sud Sudan.

SUD SUDANVENTI I VOLONTARIIN SERVIZIO

Il Cuamm in Sud Sudan

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Speciale Sud Sudan

Lettere dall’Africa Ospedale di Yirol, Sud Sudan

ARI TUTTI,qui a Yirol, l’instabilità è ormai cro-nicizzata. Almeno così sembra, o

forse è solo l’abitudine. Oggi abbiamo rice-vuto un altro caso da Minkamen. Un solda-to con perforazione addominale da armada fuoco. La campagna di vaccinazioni an-timorbillo e antipolio è arrivata al terzo

Qui ci aspettiamo tutti il gruppo di Nuerscappato da Mundri. Sono dispersi nel bush fraAtit e Terakeka, non si sa che strada prenderan-no. Però se vogliono raggiungere Unity State, lazona che sta diventando la roccaforte dei Nuer,devono per forza passare da Yirol, a meno didisperdersi nelle paludi. Per prepararsi al me-glio, i Dinka di Yirol stasera stanno provandol’efficienza delle armi distribuite ai civili, non leusavano da anni, quindi ci hanno avvisato distare pronti ai “fuochi d’artificio” che inizierannofra poco.

La città è piena di gente con le armi, sembrauna festa, c’è un’eccitazione strana ovunque,molti ostentano una sicurezza che non hanno.In realtà i Nuer fanno una paura ancestrale, chela gente cerca di esorcizzare. Intanto Omar-Al-Bashir è arrivato a Juba a rassicurare Salva Kiire a concordare la protezione dei pozzi petroli-feri: la storia a volte si diverte proprio!

Con i farmaci che abbiamo dovremmo an-dare avanti per alcune settimane, ma ci manca-no i reagenti e alcuni farmaci per Pmtct (Pre-venzione nella trasmissione del virus Hiv damadre a figlio).

Il numero di sfollati registrato a Yirol Westha raggiunto ormai il migliaio di persone in tut-to. Le autorità locali ci hanno chiesto aiuto. Hogarantito che qualcosa faremo, il possibile.

Per ora, è tutto.ciao Enzo

Una strana eccitazionenell’ariadi Enzo Pisani

Lo scorso 6 gennaio è giunta questamail dal Sud Sudan. Il dott. EnzoPisani, rimasto a Yirol insieme allamoglie Ottavia, racconta quei giornidi guerra e instabilità

giorno, abbiamo affittato un battello per rag-giungere Whuntou, che è circondato di paludi,non so ancora niente dei risultati.

I tre network che funzionavano grazie all’an-tenna di Bor, ora sono muti.

Nel frattempo Atem, un nostro collaborato-re, è tornato da Bor, dove si era recato per soc-correre la vecchia mamma malata, raccontandodi tanti cadaveri per le strade e dell’impossibili-tà di fotografarli, pena un proiettile sicuro daimilitari.

C

SUD SUDANLa situazione degli sfollati ad Awerial, Sud Sudan.

SUD SUDANYirol

Lui

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«Dal profondo della notte che mi avvolge, nera come un pozzo da un polo all’altro, ringrazio qualunque Dio esistaper la mia anima invincibile. Nella feroce morsa della circostanza non ho arretrato né gridato. Sotto i colpi d’asciadella sorte il mio capo è sanguinante, ma non chino. Oltre questo luogo d’ira e lacrime�incombe il solo orrore delle ombre, e ancora la minaccia degli anni mi trova

PoesiaIn ricordo di Madiba

Recitata per anni quotidianamente in una cellaspoglia e in solitudine, fin quasi a diventare una pre-ghiera. Con questi versi ricordiamo Nelson Mandela(1918-2013), gigante della storia africana e non solo.

L’ ITALIA HA «TUTTO l’interessea stabilire rapporti stretticon quei 7-8 paesi che co-

stituiscono il trampolino di lanciodel continente africano». Lo ha sot-tolineato il ministro degli Esteri,Emma Bonino, parlando da Accra,in Ghana, il 6 gennaio, durante la

D’ ORA IN POI BASTERÀ UN UNICO permessoturistico per visitare Kenya, Uganda,Rwanda, Burundi e Tanzania. Con il 2014

è entrata in vigore l’unione doganale tra i cinquepaesi membri della Comunità dell’Africa orientale(Eac), allo scopo di ridurre i costi per fare impresanella regione, facilitare gli scambi economici e fa-vorire il turismo.

L’organizzazione regionale ha dato tempo, aicinque paesi, fino a giugno, per completare le ope-razioni di integrazione. Secondo i rappresentantidelle principali associazioni industriali locali, la na-scita dell’unione doganale dovrebbe garantire uncalo dei costi di trasporto per le merci all’internodell’area compreso tra il 15 e il 30%.

Info www.eac.it

prima delle missioni previste nel conti-nente africano nel 2014.

Con il 2014 sembra proprio che l’Italiavoglia “riaccendere i riflettori sull’Africa”,

come ha detto la stessaBonino, e recuperare ter-reno a fronte dei dati di ra-pida crescita economica asud del Sahara. Il governoitaliano ha intenzione dirilanciare l’iniziativa “Ita-lia-Africa” puntando su «diritti umani,diritti civili, stabilizzazione democrati-ca, go vernance, prevenzione dei conflit-ti, diplomazia della crescita, energia eambiente, agricoltura, cultura e infra-strutture». Oltre alle missioni del mini-stro in Ghana, Senegal e Sierra Leone,altre visite sono in programma anche peril vice ministro degli Esteri, Lapo Pistelli,che parteciperà al vertice dell’Unioneafricana e il sottosegretario Ma rio Giro,che visiterà il Mozambico. Sul piano eco-

nomico è plausibile che le recenti sco-perte dell’Eni a largo delle coste ghanesifacciano da traino per approfondire gliinteressi italiani nel settore delle infra-strutture, nell’agricoltura, nella pesca,nella gestione rifiuti, nel settore dell’edi-lizia e nell’arredamento.

InfoPer l’iniziativa Italia-Africa: www.esteri.itSummit dell’Unione africana: www.au.int

I L CAMPO DI RIFUGIATI DI MBERRA, nel sud-est del-la Mauritania, è la città artificiale creata dallaguerra in Mali. Il documentario della giornalista

Emanuela Zuccalà parte da qui per raccontare unconflitto dimenticato, innescato da tre gruppi armatijihadisti ai quali si sono opposte le truppe francesie dell’Unione africana.

Dall’inizio del 2012, circa 240 mila maliani sonofuggiti dal sangue e dai saccheggi nel nord del pae-se. Il gruppo più numeroso ha trovato asilo proprioa cinquanta chilometri dalla frontiera, in un desertorovente e ventoso.�

Oggi il campo di Mberra ospita circa 70 mila ri-fugiati, in maggioranza Tuareg. Per loro, tornare acasa resta un’utopia.

Info “Io amo il Mali” – trailer su www.youtube.com

AttualitàNel 2014 l’Italia rilancerà i legami con l’Africa

I paesi con i quali l’Italia vuolerafforzare i legami sono Ghana,Senegal, Mozambico e Angola,Sierra Leone e Costa d’Avorio

Unione doganaleEst Africa: un’unica regione

Reportage“Io amo il Mali”Il conflitto dimenticato

Sopra, il logo della Comunitàdell’Africa orientale(Eac). Sotto, Mali, un frame deldocumentario.

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Zoome mi troverà senza paura. Non importa quanto stretto sia il passaggio, quanto piena di castighi la vita, io sono il padronedel mio destino;�io sono il capitano della mia anima».

Info“Invictus”, di William Ernest Henley

T RA GLI ANNIVERSARIdel 2014 c’è an-che quello dei

vent’anni dal genocidiodel Rwanda. Furonoben 800 mila i morti – in gran parte Tutsi –che questa follia lasciòdietro di sé. Insieme a 250 mila donne vio-lentate e 150 mila orfani in un paese che alloracontava 6 milioni diabitanti. Nel resto delmondo, il primo capo di Stato a usare la parola“genocidio” fu GiovanniPaolo II. Oggi il Rwandaè un paese che, a primavista, sembra uscito daquell’orrore: si è datodelle regole, cresce eco-nomicamente, è ordina-to ed efficiente. Ma è anche un paese dove regna una calma quasiirreale. Perché, nel pro-fondo, parlare di verità,pace, giustizia e riconci-liazione è ancora oggiprematuro.

Info“Mondo e Missione”www.missionline.org

AnniversariRwanda, 20 anni dopo regna una calmaapparente

Mostre

centinaia di baracche galleggianti che puntual-mente ogni anno vengono investite dalle inon-dazioni che lasciano centinaia di persone senzacasa. Cosa succederebbe se dall’acqua sorgessequalcosa di inaspettato? Per esempio un grandeedificio galleggiante dalla forma triangolare su trepiani: tetti blu di metallo, una base che si appog-

gia all’acqua composta da 256 elementi di plasti-ca riciclati, e struttura a vista in legno. Intornotante barche vanno e vengono: portano bambinicon i loro zaini e i quaderni per i compiti. Questostrano edificio è la nuova scuola e “public centre”di Makoko ideata dal giovane architetto nigerianoKunlé Adeyemi, uno dei progetti esposti ad “Afri-tecture”, mostra che ha riscosso grande successodi pubblico presso l’Architekturmuseum der TUMünchen della pinacoteca di Monaco di Baviera.

L’esposizione, una delle prime sulle nuove ar-chitetture e gli autori dell’Africa contemporanea,raccoglie progetti avveniristici ma anche soluzio-ni emerse dal basso, e indaga sia il nuovo profes-sionismo legato al mondo del volontariato e dellegrandi istituzioni internazionali umanitarie, siail lavoro di una emergente, nuova classe di pro-gettisti africani.

Infowww.afritecture.org / www.pinakothek.de

L’Africa del futuro e i suoi architetti

F INO A POCHI DECENNI FA MAKOKO eraun villaggio di pescatori a pochi chi-lometri da Lagos. Oggi è completa-

mente assorbito da una delle più grandimegalopoli africane e del mondo, che con-ta ormai oltre venti milioni di abitanti. Nonavendo più terra a disposizione, Makoko ha continuato a espandersi sull’acqua, con

Grande successo per “Afritecture” a Monaco di Baviera. Una mostra perprogetti avveniristici e soluzioninuove proposte dagli stessi africani

a cura di Emanuela Citterio

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Un lavoro capillare. Ogni giorno diverso. A stretto contatto con la gente più semplice nei villaggi. È l’impegno di chi, come Francesca, nei dintorni di Wolisso (Etiopia), si occupa di “salute pubblica”, un progetto finanziato dal ministero degli Affari Esteri italiano.

di Francesca TognonJpo a Wolisso, Etiopia

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ETIOPIA

Wolisso

Dare e ricevere

donne sull’importanza del parto assisti-to, perché non partoriscano a casa.C’erano circa trenta donne. Appena sce-sa dalla macchina tutti mi guardavano.

Ero l’unica bianca. Mi hanno invitato asedere con loro, a prendere del caffè, amangiare del pane, a battere le mani.Tutte mi osservavano incuriosite e si ri-volgevano a me con lunghi discorsi nellaloro lingua, ai quali rispondevo solo conun sorriso. Non capivo niente, natural-mente. Alla fine mi sono ritrovata a con-segnare, a tutte le donne presenti, l’at-testato di partecipazione. Il capo delcentro di salute le chiamava per nome,loro si alzavano, venivano al centro delcorridoio e, dopo la mia stretta di mano

«R icordo una delle primeuscite nel territorio. Inquell’occasione ho par-

tecipato a un Pregnant women forum(Incontro di donne in gravidanza).Eravamo nel centro di salute del vil-laggio, insieme al personale locale ealle ostetriche per sensibilizzare le

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È giunto il tempo di sanare le ferite, è arrivato il momento di colmare il fossato che ci divide. Ora questo dipende da noi.

Nelson Mandela dal discorso di insediamento come primo Presidente nero del Sudafrica

Speciale EtiopiaR

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e il mio abbraccio, consegnavo loro l’at-testato. Sorrisi, applausi, parole di inci-tamento. Sembrava di essere agli Oscar!»

A raccontare questo aneddoto è Fran-cesca, giovane specializzanda in Igiene,di Verona, partita per Wolisso, Etiopia,per fare il suo tirocinio grazie al progettoJpo (Junior project officer). Il suo compito,lungo sei mesi, è stato quello di dare ilproprio contributo alle attività del proget-to di Salute pubblica a Wolisso e nel ter-ritorio circostante, finanziato dal mini-stero degli Affari Esteri italiano.

«A Wolisso, la giornata di chi lavoraal progetto di Salute pubblica cambia pa -recchio, a seconda delle attività che siintendono fare, ma il punto fisso è l’in-contro delle 8.15, dove tutto lo staff, in-torno a un tavolo, descrive quale sarà ilproprio programma del giorno in mododa organizzare le attività e i trasporti,soprattutto vista la penuria di mezzi – ri-prende Francesca –. Spesso capitanoimprevisti, per cui le attività vengono ri-mandate e riprogrammate a secondadelle esigenze dei vari centri di salute,del personale governativo che ci accom-pagna nelle attività o più semplicemen-te della possibilità di trasporto.

E poi si parte con le supervisioni,con l’organizzazione della formazioneper le diverse figure professionali, conle attività di sensibilizzazione nella co-munità, con il supporto tecnico ai vari

centri e distretti… fino alla collaborazio-ne stretta con il tecnico statistico perpredisporre un database unico per laraccolta dati del progetto.

Una volta sono stata colpita da unabambina di un villaggio. Si chiamavaHana. Dopo avermi studiato in silenzio,fissandomi da lontano, si è avvicinataper grattare, con il suo ditino, il dorsodella mia mano. Immagino dovesse ve-rificare se ero sporca di bianco e se sot-to ero di un altro colore! I bambini diWolisso sono abituati a vedere noi bian-chi per cui hanno subito la confidenzadi rivolgerti la parola, magari anche ininglese. Nei villaggi, invece, non sonoavvezzi a vedere “forenji” come chiama-no loro gli stranieri. Purtroppo non so-no infrequenti episodi in cui un etiopedi città sminuisce la gente che abita incampagna. Capita che si sentano “supe-riori” in qualche modo, ma i segnali delcambiamento ci sono. Ricordo un gior-no, in particolare. Era terminata la sta-gione delle piogge e abbiamo ricomincia-to a organizzare “market mobilization”,un evento che si svolge nella zona delmercato, con musicisti, per far ballare esensibilizzare i passanti sull’importanzadel parto assistito e del servizio di am-bulanza e temi simili. In uno di questieventi, a Korke, prima di cominciare acantare, uno dei musicisti del gruppoche doveva indossare la maglietta bian-

ca utilizzata in queste occasioni, si è tol-to la sua camicia e l’ha donata a un ra-gazzo down del paese. Pochi hanno vi-sto il gesto, ma la gioia negli occhi delragazzo disabile ci ha aperto il cuore emesso allegria per tutto il giorno, tantopiù che quel ragazzo non ha smesso diseguirci e di farci da “guida” per tutto iltempo della nostra permanenza.

Al di là delle conoscenze e dell’espe-rienza professionale, che consiglio a tut-ti i giovani medici, quello che si ricevedal punto di vista umano è impagabile.Sono stata accolta a braccia aperte, sia dalpersonale di Medici con l’Africa Cuammsia dai colleghi etiopi.

È la mia prima esperienza in Africa,ma ambientarmi non è stato difficile, giàdopo poco tempo m sembrava naturalevivere e lavorare in quell’ambiente, co-me se lo conoscessi da anni. Lavorarecon professionisti locali significa affron-tare ogni giorno problemi legati alla di-versità. Differente è la lingua, la menta-lità, il metodo di lavoro, ostacoli che sisuperano facilmente perché uno solo èl’obiettivo: la salute delle persone».

ETIOPIAA sinistra un medico etiope

visita una bambina.Sopra e a destra il lavoro sul territorio

nei dintorni di Wolisso.

«A Wolisso, la giornata di chilavora al progetto di Salutepubblica cambia parecchio, a seconda delle attività che si intendono fare»

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8 centri di saluteattorno a Wolisso (Korke,Wolisso, Goro, Dilela, Dulela,Chitu, Obi e Gurura)

2.796 ANC (cure pre-natali)

539PNC (cure post-natali)

545 parti

3.990 vaccinazioni

Un anno di attività

Salutepubblica: il progetto neldettaglio

rafforzamento del sistema sanitario a li-vello periferico per promuovere l’acces-so alle cure materne e infantili fino“all’ultimo miglio”, contribuendo a ri-durre la mortalità materna e neonatalee le mortalità e morbosità dovute a mal-nutrizione.

Sono otto i centri di salute che Me-dici con l’Africa Cuamm, accanto alleautorità locali, sta migliorando perchésiano in grado di prestare assistenza al

parto normale e di trasferire in ospeda-le, in modo tempestivo, i casi che ne-cessitano del cesareo e le emergenzeostetriche.

Nel 2013 sono state trasferite al-l’ospedale di Wolisso 337 donne che ne-cessitavano del cesareo e altri 224 casid’emergenza ostetrica provenienti daidistretti. Oltre all’ambulanza sono di-sponibili sette motociclette, utilizzatedagli operatori sanitari territoriali perraggiungere le comunità più remote esupportare i posti di salute, con l’obiet-tivo di garantire visite pre-natali e post-natali (quasi 20.000 nel 2013), le vac-cinazioni per i bambini e lo screeningnutrizionale che serve a individuare, einiziare a trattare, i casi di malnutrizione.

Per ottenere e migliorare questi ri-sultati è fondamentale la formazione del

di Serena MenozziMedici con l’Africa Cuamm I L PROGETTO “Sostegno ai servi-

zi materno-infantili di comuni-tà e nei centri sanitari di primo

livello nei distretti di Wolisso, Goroe Wonchi”, finanziato dal ministerodegli Affari Esteri, è realizzato inEtiopia nei distretti di Wolisso, Goroe Wonchi. Consiste in un’azione di

Territorio: un lavoroindispensabile per generare un realecambiamento

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La gallina mangia un grano dopo un grano ma alla fine si riempie la pancia. proverbio africano

Speciale Etiopia

personale: nel corso della seconda an-nualità del progetto, 22 infermiere sonostate formate alla gestione delle emer-genze ostetriche, 27 operatori sanitariterritoriali (Health Extension Workers)sono formati in modo da essere in gradodi gestire un parto normale, in condizio-ni di igiene e sicurezza, altri 16 hannofrequentato un corso sulla nutrizione.

È necessario poi garantire infrastrut-ture adeguate, con luce, acqua e corren-te. Per portare la corrente elettrica neicentri di salute che ne sono sprovvisti,sono stati installati sistemi solari, in mo-do da garantire l’approvvigionamentoelettrico 24 ore su 24.

Anche la corretta raccolta dei dati ècruciale per programmare gli interven-ti, misurarne e valutarne i risultati, darecontinuità all’azione.

Per questo viene garantita una costan-te azione di capacity buildingdel persona-le locale in ambito di Health ManagementInformation System (Sistema informaticodi gestione sanitaria) e si sta lavorandoall’informatizzazione dei dati sanitaridei distretti. Una componente chiave del -l’intervento, infine, è quella comunitaria:Medici con l’Africa Cuamm è al fiancodelle autorità locali anche nella realiz-

zazione di incontri di sensibilizzazione einformazione rivolti alle donne, ai leadertradizionali e a tutta la comunità.

Lo scopo è di agire non solo sull’of-ferta ma anche sulla domanda di salute,informando le comunità sui servizi residisponibili dal sistema sanitario: si trat-ta di azioni che promuovono il diritto al-la salute e in particolare a tutela della vi-ta delle mamme e dei neonati.

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Un sorriso per la propria gente

Fitsum è un’assistente sociale, fa parte dello staff della sanitàpubblica. Nei mesi della stagione secca, da ottobre a maggio unostaff composto da infermiere e assistenti sociali si inoltra tra ivillaggi più remoti della regione per raggiungere quella popo-lazione che non arriva all’ospedale. Il programma consiste insessioni di nutrizione, igiene, costruzione di latrine, vaccinazio-ni. Periodicamente si raggiunge un villaggio e a rotazione si svol-gono le attività. Fitsum conosce molte delle famiglie che rag-giunge mensilmente, conosce le loro storie, parla la loro linguao il loro dialetto, l’ha dovuto studiare perché lei è di una diversatribù. Dopo un diploma in sviluppo rurale e programmi di fa-miglia si sta laureando in sociologia. La sua dedizione colpisce.Con un sorriso e pacatezza parla alle mamme, agli anziani e sadire di no agli uomini che vengono a chiedere denaro dopo chehanno finito di costruire la latrina per la loro famiglia con l’aiutodegli operatori dell’ospedale. Uno dei programmi consiste nellalezione di nutrizione alle madri, le donne sono attente e Fitsumparla lentamente, pone molte domande e attende paziente lerisposte, fa esempi e chiama le mamme a rispiegare le combi-nazioni di cereali e legumi alle altre. Molte di queste donne sonostate anche seguite nella cura pre-natale durante le visite neivillaggi; percorsi chilometri di mulattiera, in mezzo a una terraspazzata dal vento sembra impossibile che molte persone pos-sano vivere così “lontano dal mondo” eppure Fitsum e le suecolleghe le raggiungono periodicamente e le famiglie le aspetta-no accoglienti e curiose. Alla fine della giornata una latrina è

costruita o un composto nutriente è servito atutti i partecipanti e i sorrisi si aprono in unringraziamento. Fitsum sembra non esserestanca a causa del sole, del vento, della polve-re, non ha bevuto e mangiato tutto il giorno,ha parlato con tutti e con un balzo salta sullajeep che la riporta all’ospedale, a Wolisso, allastrada asfaltata, connessa con il resto del mon-do. Tra qualche settimana sarà di nuovo traquella gente a darle conforto, informazionipreziose e un caloroso sorriso. [Chiara Conti]

ETIOPIAL’intervento

di salutepubblica nelterritorio.

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Mettici la faccia

Lettere dall’Africa Ospedale di Pujehun, Sierra Leone

ARIAMA È UNA BIMBA di un annoe mezzo arrivata al reparto pedia-trico dell’ospedale di Pujehun, la

vigilia di Natale. Viene da un villaggio moltolontano. Con lei entrambi i genitori, ango-sciati. Le condizioni della piccola si presen-tano molto critiche fin da subito: febbrealta, incosciente, non risponde ad alcuno

all’arresto respiratorio. Ci sforziamo tutti, contutti i poveri mezzi a nostra disposizione, per te-nerla in vita e riprende a respirare col supportodel concentratore di ossigeno. Le condizionisono davvero disperate. Negli occhi degli infer-mieri leggo la mia stessa angoscia e impotenza.

La madre, seduta composta sul letto dovegiace la figlia, piange in silenzio senza asciugarsile lacrime; il giovane padre, su una sedia pocodistante, tiene la testa incassata tra le spalle. En-trambi non osano cercare il nostro sguardo, perun segno di conforto o di speranza. Il giorno diNatale, nel piccolo reparto pediatrico regnanoil silenzio e la tristezza. Ma nessuno smette diprodigarsi. La notte mettiamo in funzione il pic-colo generatore ausiliario per continuare a ga-rantirle il supporto dell’ossigeno.

E il mattino dopo, inaspettatamente, la bim-ba è ancora in vita, con un respiro più regolare.Durante il giorno, sospendiamo l’ossigeno, per-ché è in grado di respirare; poi i primi movi-menti in risposta agli stimoli; infine, apre gli oc-chi, cercando il volto della madre.

Oggi, dopo altri due giorni, Mariama siedein braccio alla sua mamma che con una manole sorregge la testa, troppo pesante perché labimba, debole com’è, riesca a mantenerla eret-ta, mentre con l’altra le porge da mangiare.

È il nostro piccolo, grande, miracolo di Na-tale. Gli infermieri della Pediatria sorridono, di-cendomi che la piccola Mariama ha bussato alleporte del Cielo, ma che per Natale erano statetutte chiuse.

Un piccolo, grande miracolo di Nataledi Alessandra Cattani

Nella Pediatria di Pujehun, il giorno di Natale regnavanosilenzio e tristezza. Ma, quel giorno,le porte del Paradiso erano chiuseper la piccola Mariama

stimolo, pallidissima e con una gravissima diffi-coltà respiratoria. L’auscultazione del torace ri-vela una polmonite, il test della malaria è marca-tamente positivo e l’emoglobina risulta 2,8 g/dl(almeno di dieci punti sotto la norma).

Ci attiviamo subito con trattamento antibio-tico, terapia della malaria e trasfusione di san-gue. La notte le condizioni di Mariama riman-gono molto critiche, ma stabili. La mattina diNatale c’è un rapido peggioramento: convulsio-ni seguite da profondo stato di incoscienza, fino

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ALESSANDRA CATTANI ha 38 anni. È chirurgo con una lunga esperienza in Africa. Da alcuni mesilavora a Pujehun.

SIERRA LEONE

Pujehun

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Page 19: Eafrica n. 6 gennaio 2014

MessaggiAndrea, Anita, Francesca, Chiara e con loro tanti altri, ci hanno inviato queste mail che abbiamo il piacere di riportare. Sono la testimonianza del coraggio di chi non si sente un eroe, ma vuole semplicemente fare la propria parte.

Dalla parte della gente

Il giorno 10/gen/2014, alle ore 12:15,

Andrea ha scritto:

Caro Don Dante,grazie per la mail e per tutto il supporto arrivato

dalla sede durante l’evacuazione.

Io, personalmente, mi sento di ritornare ad

Yirol per continuare a fare ciò che stavo svolgendo

e per dare il mio supporto alle attività in un mo-

mento così delicato.

Un abbraccio e a presto,Andrea Cecchi

Il giorno 10/gen/

2014, alle ore 13

:07,

Francesca ha sc

ritto:

Carissimo don Dante e carissimi tutti,

accolgo con sollievo la vostra decisione che im-

magino non sia stata facile. Confesso che il timore

e la paura di non poter più rientrare son stati per

me più laceranti della decisione di venire via. L’at-

tesa di questi lunghi giorni mi ha messo enorme-

mente in discussione. Il Grazie va a voi tutti che an-

cora una volta mi date l’opportunità di continuare

e portare avanti il lavoro che in questi anni abbia-

mo condiviso con le persone di Yirol.

Un abbraccio di riconoscenza a tutti,

Francesca

Il giorno 10/gen/2014, alle ore 12:47, Anita ha scritto:

Caro Dante, grazie per la mail e per il supportoe la vicinanza che tutto il CUAMM ha dimostrato inqueste settimane.

Non è stato facile per nessuno di noi andarseneda Yirol e ti assicuro che lo è ancora meno rimane-re qui sapendo della situazione in cui si trovano inostri amici e colleghi (espatriati e africani).

L’altalena emozionale in cui mi trovo è a trattilogorante e difficile da descrivere...

Mi sento serena a rientrare ad Yirol, pur sempreconsapevole della situazione e delle possibili ten-sioni che ci saranno.

Ma in fondo sento che non desidererei essereda nessun’altra parte se non ad Yirol.

GrazieAnita

Il giorno 10/gen/2014, alle ore 16:45, Chiara ha scritto:

Grazie Don Dante per la mailConfermo la mia intenzione di tornare quantoprima a JubaUn ringraziamento a tutta la sede per il supportoavuto in queste non facili settimaneBuon lavoroChiara

Page 20: Eafrica n. 6 gennaio 2014

In Sud Sudan la guerra sta rendendo ancora più difficile curare mamme e bambini.

Aiutaci a farlo.

Francesca Montalbetti infermiera Cuamm, Ospedale di Yirol, Sud Sudan

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