dialogare N. 239 gennaio - febbraio

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Gennaio Febbraio 2012 n. 239 Periodico della comunità parrocchiale di Villa d’Adda (Bg) - N. 239 - Gennaio/Febbraio 2012 dial gare

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dial gareDirettore editoriale: don Diego NodariRedazione: don Gian Maria Berta, Lucia Baroncelli,Davide Chiari, Luisa Dinale, Stefania Fetti,Mara Fuoco, Sara Marchetti, Giovanni Nervi, Gabriele Sala, Giusi Spreafico.Hanno collaborato: Gabriele Gambirasio, Ema nuele Mangili, Alberto Marchetti, Ilaria Posa,Antonella Sangalli, Davide Turani.

Direttore responsabile: Maria Luisa GiovanzanaPeriodico della comunità parrocchiale di Villa d'Adda (Bg)Via del Borgo, 2 - n. 239 - Gennaio/Febbraio 2012 - Anno XXIX

Pubblicità: Tel. 035 792115 (segreteria parrocchiale)

Distribuzione: Maria Milani - Tel. 035 784608

Ritiro fotografie: Liliana Chiappa - Tel. 035 791625

Stampa: Tipografia dell'Isola s.n.c. Tel. 035 4940845 -Terno d'Isola (Bg)

e-mail: [email protected]

Iscrizione al Registro stampadel Tribunale di Bergamo n. 26 del 22 luglio 1985Abbonamento annuo € 20,00 - Una copia € 3,50

SANTE MESSEFestive 18.00 prefestiva 7.30 - 10.30 - 18.00 (9.15 all’Istituto)Feriali Lunedì - Martedì - Mercoledì: ore 8.30 in parrocchia Giovedì: ore 9.00 Messa a San Martirio Venerdì: ore 17.00 in parrocchia

Feriali (all’Istituto) Lun.- Mar.- Mer.- Ven.- Sab.: ore 7.00 Giovedì: ore 17.00 Giovedì: ore 16.00 Adorazione

1° Venerdì del mese 15.00 - 17.00 Adorazione in parrocchia

Ogni domenica 16.00 Adorazione Eucaristica presso l’Istituto Sacro Cuore - Villa Peschiera

Per la richiesta di celebrazione di Sante Messe rivol-gersi in sacrestia, dopo la liturgia; oppure passare presso la segreteria parrocchiale (lunedì - venerdì, ore 9.30 - 12.00).Per questioni organizzative di calendario si consiglia di non prenotare telefonicamente.

BATTESIMIDomenica 15 Aprile 2012, ore 10.30La celebrazione chiede un incontro con i genitori, il padrino e la madrina concordato con il parroco.

MATRIMONII fidanzati sono invitati a presentarsi in parrocchia per i documenti almeno tre mesi prima del matrimo-nio, possibilmente nella giornata di sabato.

VISITE AGLI AMMALATI E UNZIONE SANTALa famiglia che desidera la visita per l’Eucarestia e per l’Unzione santa è pregata di avvisare il parroco o la segreteria parrocchiale.

VISITE NEGLI OSPEDALIChi ha piacere di ricevere la visita dei sacerdoti della parrocchia è pregato di far conoscere agli stessi il no-minativo dell’ammalato e il luogo di degenza.

CONFESSIONISabato, ore 17.00 - 18.00Prima o dopo la Messa feriale. Per i ragazzi una volta al mese. Per gli ammalati e gli anziani, al primo venerdì del mese (e delle feste) e a richiesta.

FUNERALII parenti del defunto sono invitati a comunicare alla parrocchia l’avvenuto decesso. Si eviti che l’avviso giunga in parrocchia da parte dell’agenzia funebre. La data del funerale deve essere concordata con la parrocchia: per esigenze pastorali, può essere scel-to qualsiasi giorno, in mattinata e nel pomeriggio, esclusi il sabato pomeriggio e i giorni festivi.

Don Diego Nodari: Via del Borgo, 2 - Tel. e Fax 035 792115 - e-mail: [email protected] Gian Maria Berta: Via del Borgo, 2Segreteria Oratorio: Via San Carlo, 3 - Tel. 035 4380113 - e-mail: [email protected] materna “T. Frigerio”: Tel. 035 792014 - e-mail: [email protected] San Giuseppe: Tel. 035 791057Istituto Sacro Cuore - Villa Peschiera: Tel. 035 791228

In copertina: Piotr Fafrowicz, Polonia, La nostra meravigliosa terra, in “Terra! I colori del Sacro”, Padova, 2009

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edito

riale

3 Gennaio/Febbraio 2012

Nuovo o… “lavato con Perlana”?

Come “l’abito non fa il monaco”, così la nuova veste grafica con la quale trovate il dialogare di questo 2012, non credo cambi la sostanza; che è quella di uno strumento semplice, che

vuole collegare le nostre famiglie, raccontare le cose che succedono nella nostra comunità, le fatiche che facciamo, come pure le gioie che sperimentiamo. Un giornale col quale potere aiutare tutti a fare due riflessioni sulla nostra vita, sulla nostra fede, sull’educazione dei nostri ragazzi, sulla testimonianza che riusciamo a dare come comunità cristiana…

Sappiamo però anche che la forma non è l’abito esteriore di qualcosa; che la forma è anche contenuto nel momento in cui diventa attenzione a chi prenderà in mano questo strumento e lo leggerà.La stampa è colore, forma dei caratteri, è disposizione e divisione delle pagine e tutto questo è emozione, prima che significato di quanto ci possiamo leggere…, ed è per questo che di fronte al dialogare che avete tra le mani, potete anche dire “mi piace” o “non mi piace”. Ma questi cambiamenti, che creeranno un minimo di disagio per la necessità di abituarci a uno stile diver-so, non sono fini a sé stessi; al contrario vorrebbero avvicinare le persone, rendere i lettori più curiosi rispetto a una parola che vorremmo fosse sempre almeno un po’ eco della Sua Parola e che troppo spesso rischiamo di percepire come già sentita, già conosciuta, insomma, ripetitiva.

Accanto a quelli più visibili, ci sono poi cambiamenti che non si vedono e che stanno dietro il dialogare che arriva così nelle vostre case: dopo l’appello fatto nei mesi scorsi, si è costituito un gruppetto che da qui in avanti costituirà la redazione; nell’intenzione ci sarebbe anche quello di mettere maggiormente in dialogo anche ciò che si stampa con ciò che circola nella rete internet, almeno sui siti che fanno riferimento all’Oratorio. Anche l’Oratorio stesso vorremmo avesse uno spazio proprio. Vorremmo infine dare un tema a ogni numero, anche per non disperdere i tanti interventi o comunque ridurli a voci isolate. Vorremmo che queste voci riuscissero a completarsi, in un mo-vimento armonico…

Accanto alle novità legate a questo giornale, ce ne sono altre che riguardano la parrocchia e in particolare il Consiglio pastorale. Finora ci siamo trovati due sole volte, per definire un po’ al-cune scadenze dell’anno liturgico, nella seconda soprattutto. Il Consiglio è composto prevalen-temente da rappresentanti dei gruppi parrocchiali, e questo, se da un lato favorisce una certa facilità di comunicazione circa le cose da fare, dall’altra rischia di dimenticare che la maggior parte dei cristiani di Villa d’Adda non fa parte di alcun gruppo parrocchiale e di dare l’idea che la parrocchia vera sia solo quella di chi si impegna in parrocchia… Così ho pensato nei prossimi mesi di chiedere anche ad altre persone di far parte del Consiglio, così da renderlo davvero espressione di come è la nostra comunità e avere anche punti di vista differenti rispetto alle questioni pastorali che lì si affrontano.

Insomma, qua e là qualche novità, senza però dimenticare che l’anno liturgico, con la Quaresi-ma alle porte, e l’Eucarestia che ogni domenica celebriamo, non hanno bisogno di cambiamen-ti, ma solo di rendere più vero il nostro cammino.

Insomma, qualche novità, ma non al punto di non essere più riconoscibili. Un tempo si sarebbe detto: “Nuovo? No, lavato con Perlana”. Speriamo di aver trovato “l’ammorbidente” giusto!

don Diego

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In preparazione alla QuaresimaMercoledì delle Ceneri, 22 febbraio, inizio della Quaresimanella chiesa dell’Istituto ore 9,30 S. Messa con imposizione delle ceneri

nella chiesa parrocchiale ore 14,30 Confessioni per i ragazzi di 1ª e 2ª media ore 16,00 Liturgia della Parola e imposizione delle ceneri ore 20,30 S. Messa con imposizione delle ceneri

GIORNATE EUCARISTICHE

Giovedì 23 febbraio nella chiesina dell’Istituto (come tutti i giovedì dell’anno) ore 16,00 Adorazione ore 17,00 S. Messa

Venerdì 24 febbraio nella chiesa parrocchiale ore 15,00 Esposizione del Ss. Sacramento ore 16,00 Adorazione ragazzi delle scuole MEDIE ore 20,30 Reposizione e S. Messa N.B. L’Oratorio nel pomeriggio resterà chiuso

Sabato 25 febbraio ore 9,00 Esposizione del Ss. Sacramento ore 9,15 Confessioni per i ragazzi di 4ª e 5ª elementare ore 10,30 Adorazione per bambini di 2ª e 3ª elementare ore 18,00 Reposizione e S. Messa N.B.L’Eucaristiaresteràespostadamattinaaserasenzainterruzioni elachiesaresteràapertatuttoilgiorno

Domenica 26 febbraio La mattina le Messe sono all’orario solito ore 15,00 Esposizione Ss. Sacramento, Vespri e Benedizione Eucaristica ore 18,00 Reposizione e S. Messa N.B. L’Oratorio aprirà alle ore 16,00

INOLTRE

Per i ragazzi delle elementari e delle medie ci sarà la possibilità, prima della scuola di fare un momento di pre-ghiera e la colazione insieme. Il giorno è il martedì: 28 febbraio; 6, 13, 20 e 27 marzo. - ore 7,10 presso la sala camino Colazione Medie- ore 7,30 nell’aula video Preghiera per Elementari e Medie- ore 7,45 nella sala camino Colazione Elementari

Giovedì 1 marzo all’Oratorio, ore 20,30 ci troviamo a preparare la Settimana Santa.Tutti possono dare il loro contributo.

In chiesa è possibile trovare un sussidio per la preghiera in famiglia, durante la Quaresima. Il percorso si affian-ca alle schede che verranno date ai ragazzi della catechesi e riprende i quadri che faranno da filo conduttore anche nella Messa delle ore 10,30 delle domeniche di Quaresima.

In ultima di copertina si trova il calendario delle stazioni quaresimali che avranno luogo dal venerdì 2 marzo in avanti, con i gruppi ai quali è chiesto di animare i momenti di preghiera.

Si ricordano ai genitori dei ragazzi della catechesi i prossimi incontri per loro all’Oratorio:- per i genitori dei ragazzi di 5ª elementare, 1ª e 2ª media VENERDI 24 FEBBRAIO ORE 20,30- per i genitori dei bambini di 2ª, 3ª e 4ª elementare DOMENICA 4 MARZO ORE 15,00

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5 Gennaio/Febbraio 2012

Famiglia, lavoro e festa(3ª e ultima parte)

Continua la pubblicazione dei temi riguardanti l’oggetto del Convegno mondiale delle famiglie,che si terrà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno.

In questo numero affrontiamo il tema della Festa tratto da un interventodel vescovo monsignor Franco Giulio Brambilla

Il terzo modo con cui abitare il mondo della vita quo-tidiana è lo stile con cui viviamo la festa. È questo uno degli indicatori più forti dello stile di famiglia. L’aspetto oggi divenuto difficile nella condizione postmoderna è riuscire a vivere la domenica come tempo della festa. Probabilmente il racconto di altre culture e di altri con-tinenti ci aiuterà a non perdere il senso originario della festa. L’uomo moderno ha inventato il tempo libero, ma sembra aver dimenticato la festa. La domenica è vissuta socialmente come “tempo libero”, nel quadro del “fine settimana” (weekend) che tende a dilatarsi sempre più e ad assumere tratti di dispersione e di evasione. Il tempo del riposo è vissuto come un intervallo tra due fatiche, l’interruzione dell’attività lavorativa, un diversivo alla professione. Privilegia il divertimento, la fuga dalle città. Spesso il sabato e la domenica si trasformano in tempi di dispersione e di frammentazione. La sospensione dal la-voro è vissuta come pausa, in cui cambiare ritmo rispet-to al tempo produttivo, ma senza che diventi un momen-to di ricupero del senso della festa, della libertà che sa stare-con, concedere tempo agli altri, aprirsi all’ascolto e al dono, alla prossimità e alla comunione. La festa come un tempo dell’uomo e per l’uomo sembra eclissarsi.La domenica di conseguenza stenta ad assumere una dimensione familiare: è vissuta più come un tempo “individuale” che come uno spazio “personale” e “so-ciale”. Il tempo libero seleziona spazi, tempo e persone per costruire una pausa separata e alternativa alla fatica quotidiana, mentre la festa genera prossimità all’altro. Il tempo libero fa riposare (o fa evadere) l’animale uomo per rimetterlo a produrre, mentre il tempo della festa dà senso al tempo feriale. L’estensione del tempo libero non significa quindi subito un ritorno e un ricupero della festa. E, tuttavia, abbiamo visto come la nuova organiz-zazione del lavoro, con la diversa dislocazione tra tempo di produzione, tempo di formazione e tempo di riposo, aprirà nuovi spazi per la responsabilità dei membri della famiglia, per ritrovare i momenti per celebrare la festa nella comunità e favorire l’incontro nella società. La di-latazione del tempo di riposo e del tempo libero non è subito il ricupero del tempo della festa: se prima questo era affidato al calendario, oggi si apre uno spazio di scelta più grande per vivere la festa, in particolare la domenica,

come un momento prezioso per dare senso al tempo li-bero. Non è il tempo di riposo che fa la festa, ma è la fe-sta che riempie il tempo libero. Le relazioni con gli altri e con Dio, la festa in casa e nella comunità, la celebrazione eucaristica della domenica, lo spazio della carità e della condivisione sono le note che fanno del tempo libero non un momento vuoto, ma celebrano la gioia della festa.Infatti, la vita come un dono è ciò che viene celebrato nel giorno della festa. Il debito originario nei confronti degli altri e dell’Altro è lo spazio per abitare la festa, per dare senso anche al lavoro delle mani dell’uomo. Il tempo fe-riale non sta senza il giorno della festa, da essa riceve il suo significato.L’opera dell’uomo non vive senza il dono che la rende possibile. E, inversamente, la festa dispiega la sua luce e la sua forza nei giorni feriali, allo stesso modo che il dono di Dio, il dono della generazione, il dono della vita dischiude lo spazio alla libertà per essere accolta e spesa. Per questo il rapporto tra la festa e il lavoro è di uno a sei: l’uomo impiega sei giorni per rendere il dono di Dio opera propria, ma l’agire dell’uomo si concentra nel giorno primo e ultimo per accogliere il dono di Dio e dell’altro.Il testo della preghiera sulle offerte conclude in modo sorprendente così: “e Tu donaci in cambio Te stesso”. La preghiera della liturgia chiede in cambio non solo la sa-lute, la serenità, la gioia, ma nientemeno che l’incontro con Dio stesso. Il senso della fatica feriale è di trasforma-re il nostro lavoro in offerta grata, in riconoscimento del debito verso il dono che ci è stato fatto: la vita, il coniuge, i figli, la salute, il lavoro, le nostre realizzazioni, le nostre cadute e riprese. Di più il senso della fatica feriale è quel-lo di dire che l’uomo non è solo l’essere del bisogno, ma l’essere della relazione. Per questo, l’uomo e la donna, ma soprattutto la famiglia, hanno bisogno di iscrivere nel loro stile il senso della festa, non solo pensandosi come una società di bisogno, ma come la comunità dell’incon-tro con l’altro.Nello scambio con l’altro diventa possibile l’incontro con Dio che è il cuore della festa. “Tu donaci in cambio Te stesso”, termina in modo ardito la preghiera! L’uomo osa chiedere in cambio di varcare la soglia per vedere il volto di Dio, per entrare nella luce della sua comunione. Ciò fa ritrovare a ciascuno il proprio volto, non solo il volto di chi dà una mano, ma il volto della persona, il volto

3. La festa: umanizzare il tempo

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della promessa, il volto della pace e della gioia. Per questo la mensa della domenica è diversa da quella di ogni giorno: quella di ogni giorno serve per sopravvivere, quella della domenica per vivere la gioia e l’incontro. Solo in questo modo si trova tempo per Dio, spazio per l’a-scolto e la comunione, disponibilità per l’in-contro e la carità.Nella liturgia domenicale e nel suo culmine che è l’Eucaristia del giorno del Signore, Dio ci approva e ci accoglie. Siamo amati da lui nono-stante le nostre differenze e le barriere che noi costruiamo. La liturgia ci “rapisce” - dice il filo-sofo Pieper - dal processo lavorativo e dai suoi legami, e ci introduce nel regno della libertà e dell’amore. Quei legami asservono l’uomo al giogo della necessità, quelli istituiti dalla co-munità eucaristica sono legami che ci fanno uguali, anzi ci rendono fratelli. Essi ci tolgono dal regime dell’uti (dell’utile) e ci immettono nella circolazione benefica del frui (del com-piacimento): l’altro diventa luogo d’incontro e di gioia. Il tempo e il rito della domenica è - soprattutto per la famiglia - il momento per uno sguardo nuovo sulle relazioni familiari, anzi per alimentarsi al dono del Pane di vita, sorgente di energia per accogliersi, perdonar-si, amarsi di nuovo, aprire il cuore alla carità e alla missione. La celebrazione dell’Eucaristia può essere tutto questo soltanto se si dispone ad “accogliere in cambio” nientemeno che Dio stesso. Il Dio che non può essere oggetto di scambio, nella condiscendenza del suo Figlio, morto e risorto, si dà in cambio, sta in mezzo a noi come uno che serve, perché ciascuno ri-trovi il proprio posto. La domenica il Signore “ridistribuisce” i posti alla sua mensa scompa-ginando le nostre distanze umane; nel Giorno del Signore la famiglia ridisegna i suoi rapporti e li rigenera nutrendoli al corpo dato e al san-gue versato. Così anche alla mensa di casa la famiglia potrà mangiare il pane dell’amicizia e bere il vino della gioia.La domenica (dies dominicus) diventa, allora, figura della speranza cristiana, giorno del Si-gnore Risorto. Il tempo della festa è il tempo della gratuità, che dà senso al ritmo feriale. La domenica non è un giorno accanto agli altri, ma il senso dei giorni dell’uomo, è il “signore” dei giorni, l’attesa del tempo escatologico. E da qui si irradiano anche tutte le altre feste che costellano l’anno liturgico e civile e che decli-nano il tempo come un tempo dell’uomo, con le sue stagioni, non solo della natura, ma an-che della vita.

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Una casa in cui ri-conoscersi

Nell’incontro con don Michele Falabretti una riflessione sull’abitare l’Oratorio

Don Michele Falabretti, direttore dell’UPEE (Ufficio Pastorale Età Evolutiva) della Diocesi di Bergamo, ha

accolto l’invito per un incontro serale nella nostra Setti-mana dell’Oratorio intitolata Una casa da abitare.Con parole calme e un entusiasmo sincero, ha introdotto il senso del verbo “abitare” a partire dalla possibilità di “non passare frettolosamente”.Nella quotidianità ci accorgiamo di quanto facilmente si vivano gli impegni senza momenti in cui ciascuno si pos-sa fermare, nella corsa al rispettare gli orari dell’agenda, della campanella scolastica, dei mezzi pubblici o dell’in-gresso nei luoghi di lavoro.Si fa per questo fatica a rallentare, o forse si preferisce inconsapevolmente non farlo. Serve certo coraggio per trovare uno spazio per noi stessi: quei momenti in cui ci si mette completamente in discussione, rileggendo lentamente quella vita che invece sembra sempre tra-volgerci.

“Stare dentro” l’Oratorio diviene il tempo per confrontarsi sullo stile con cui si indos-sano le proprie esperienze quotidiane.

Per gli adulti, o chi può attingere preziosamente al pro-prio passato, è l’occasione per un confronto con, e per, i più giovani.Consapevoli che nell’“oggi” questo scambio possa risul-tare più difficile, quando, per esempio, si trova qualcuno che dica con consapevolezza che “non ci sono più i gio-vani di una volta”.Le persone, in passato, si ritrovavano più facilmente a parlare la stessa lingua, permeata dal rispetto di ordini a cui non si poneva critica per un forte senso dell’autorità.Come se gli adulti ponessero delle regole e i giovani non potessero opporsi, in cui ci si poteva porre il dubbio sulle reali convinzioni di ciascuno. Oggi, a partire da un cambiamento culturale, ci ritrovia-mo nella società del Talk show in cui tutti non solo posso-no, ma hanno il diritto di dire la propria opinione.Questa libertà nasconde però l’insidia che tra tutte le differenti proposte, risulti difficile per ciascuno arrivare alla verità.Nella confusione delle lingue fra giovani e meno giovani, dire loro quello che conta o quello che potrebbero fare alla ricerca del Bene evidentemente non basta, immersi tra innumerevoli proposte e motivazioni che si incontra-no nel quotidiano.

Ecco così la necessità, a partire dai più piccoli, di spe-rimentare l’opportunità di incontrarsi e ritrovarsi in un luogo, come appunto l’Oratorio, in cui si sentano a casa.

Mai da soli, ma con adulti che diano loro limpide testimonianze sul fatto che la vita non tradisce e che ha un senso. E soprat-tutto che ci sia la possibilità di trovare del tempo da spendere nell’ascolto e nella condivisione.

Nel pensare alla nascita di ciascuno, il primo forte sforzo inspiratorio viene a volte accompagnato da un pianto, nella fatica del passaggio dal caldo ventre materno al mondo.Ma le lacrime e la paura riescono ad attenuarsi immedia-tamente, quando qualcuno ci prende fra le sue braccia. Quando, specialmente la mamma, ci fa intuire che per tutta la nostra esistenza qualcuno si prenderà cura di noi.L’esperienza della gratuità dei grandi, può così essere ri-assaporata dentro l’Oratorio in un abbraccio fatto dalla cura del bar, dell’animazione, delle pulizie o di qualsiasi altra attività che dica a gran voce che ogni persona che viene posta al nostro fianco è segno del Suo prendersi cura di noi.I bambini hanno la possibilità di vedere la presenza di chi si spende non solo per sé e i propri impegni, convinti che Lui ci voglia bene.Un giorno, divenuti adolescenti, potranno così assapora-re la trasformazione dall’essere oggetto di questa cura, al poter essere loro stessi una ricchezza per tutti.

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Abitare è un verbo cheusiamo di solito per indicare un luogo nelquale non solo passiamo, ma ci fermiamo;un luogo che diventa quasi un vestito,un abito, che dice qualcosa di noi…Possiamo dire di abitare l’Oratorio così?Possiamo dire che questo luogo parla di noi,della nostra comunità? Ecco spiegato il titolo di questa Settimana,che vorrebbe essere un’occasione perriappropriarci di un sogno, di un progetto,che leghi l’impegno delle tante personeche già lavorano dentro l’Oratorioe ne conquisti di nuove.Vorrebbe essere un tempo speciale di“prova” in cui i nostri ragazzi e adolescentipossano sentire la bellezza di qualcunoche pensa a loro, e per tutti invece lapossibilità di sentirci un po’ più a casae di casa all’Oratorio.Certo, un conto è abitare da soli,e un altro abitare insieme…E un conto è condividere degli spazie un conto è condividere un “sogno”,direbbe san Giovanni Bosco.

La Settimana dell’Oratorio si intrecciasempre ogni anno anche con la Giornataper la Vita, che già da 34 anni i vescoviitaliani pongono all’attenzione dellenostre comunità cristiane.Il titolo di quest’anno “Giovani aperti alla vita”sottolinea la necessità di unire la difesadella vita all’impegno educativo,perché testimonianze generose di adultiaiutino i nostri ragazzi a non chiudersi su di sée a fidarsi della vita come dono di Dio.Il fatto poi che quest’annoci stiamo preparando ad accoglieredon Andrea che diventerà sacerdote,è un motivo in più a pensare l’Oratoriocome il luogo decisivo in cui aprirsi alla vitae trovare il coraggio di “spenderla”.

don Diego

Sperimentando per esempio il CRE estivo, riescono a sentire che quella promessa li può davvero coinvolgere fino in fon-do. Che il prendersi delle responsabilità possa cambiare la vita. «Dopo l’estate in Oratorio, la cosa più bella è che quan-do sono in paese i bambini mi salutano!», dicono.

Ecco la meraviglia di essere nel mondo non per caso, ma chiamati per nome.

Riconosciuti dai piccoli che raccontano le avventure del Centro Estivo, ma che hanno scritto nel cuore il legame con gli animatori con qualche anno in più.Il cammino personale di ogni adolescente si intreccia così con le scelte di tutte le persone che vivono l’Oratorio come una grande casa. Lo stare nel cortile, abitandolo attraverso la complessità della persona intera, con la spiritualità vissu-ta anche attraverso il corpo e le azioni di ogni giorno.

“Uno spazio buono, è uno spazioin cui il bambino si riconosce”. (D. Winnicott)

Sara Marchetti

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vizio, attenzione all’altro. D’inverno, per esempio, veniva spesso a bussare alla nostra porta un mendicante; c’era neve e chiedeva di dormire nel fienile. La mamma, prima di lasciarlo salire, gli dava un piatto di brodo caldo e gli avvolgeva i piedi, ridotti male, con pezzi di panno, per-ché non aveva un paio di zoccoli da regalargli. Lì, intorno a quella tavola, ho desiderato per me e per i miei giova-ni, la bellezza dello spezzare insieme il pane. Intorno a quella tavola ho imparato cos’è la fraternità, e così, più

tardi, ho deciso di fare delle mie scuole e dei miei oratori una casa, un luogo dove ogni ragazzo potesse sentirsi a suo agio come nella propria cuci-na, in un luogo familiare.Fin da piccolo mi sono di-vertito a fare il giocoliere, il saltimbanco, il prestigiatore, per far felici i miei molti ami-ci, e soprattutto per renderli amici di Gesù. Diventato pre-te, ho speso tutta la mia vita perché ogni giovane potesse essere felice sapendo di esse-re amato da Dio. Per ciascu-no sono stato padre, maestro e amico. Per i miei ragazzi ho fondato l’oratorio dove in grandi cortili si salta, si gioca, si corre, si vive in allegria».

Ognuno di noi ha una casa. La casa è l’ambiente dove cresciamo, dove

impariamo, dove stiamo bene. Quando qualcuno viene a casa nostra, con or-goglio diciamo: «Questa è casa mia!». Durante l’omelia, Giovanni Bosco ci ha invitati ad entrare nella casa dove è cresciuto da bambino, per scoprire qualcosa in più di lui: «La mia casa era molto povera e i miei genitori, France-sco e Margherita, erano semplici con-tadini, eppure dietro queste mura sono nati grandi sogni. Nella mia cameretta, quando avevo appena nove anni, ho fatto un sogno che mi è rimasto im-presso tutta la vita: “Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare. Renditi umile, forte e robusto e ciò che vedi succedere a questi animali, tu dovrai farlo per i miei fi-gli”. Un sogno molto strano, che piano piano ha preso tutta la mia vita. L’ambiente più familiare della mia casa era la cucina. In essa poche cose ma molta condivisione.Dalla mia mamma Margherita ho imparato che, nono-stante la povertà, c’è sempre spazio per l’accoglienza. Ho imparato il segreto della carità, fatta di generosità, ser-

“Oratorio, una casa da abitare... Una casa doveabitano sogni, condivisione e allegria.”

31 gennaio - San Giovanni Bosco

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Per gli studenti più piccoli,l’oratorio ha aperto la propria casa

martedì 31 gennaio egiovedì 2 febbraio, alle 7.30.

Preghiera, colazione e… via a scuola, accompagnati dai volontari

della Protezione Civile.

Nella Settimana, colazione tutti insieme!

Abitare l’oratorio.È quello che ci è stato chiesto durante la Settimana

dell’Oratorio. È bello vivere l’oratorio da adolescente: ci si sente coccolati dai più grandi mentre si inizia a impara-re a dare attenzioni ai più piccoli. È stata una settimana volta all’attenzione di ognuno di noi, a partire dalle cola-zioni che i nostri educatori ci hanno fatto trovare alla fer-mata del pullman. Basta poco per sentirsi accuditi, anche un semplice bicchiere di tè e una brioche sono sufficien-ti. Per abitare una casa non basta viverci, accendere le luci, stare un’eternità sotto la doccia calda… per abitare una casa c’è bisogno di condividere con altre persone la propria vita, le esperienze e mettersi in gioco per vive-

re in un’unica comunità. L’oratorio è la casa di tutti noi. Ognuno di noi, quando entra, porta un pezzetto della sua vita e la condivide con gli altri. Il venerdì delle colazioni, la mia sveglia è suonata prima perché volevo iniziare la mia giornata con i miei edu e, ovviamente, mangiando una brioche che è sempre buona! È stato un modo di vivere una parte della mia quotidianità con persone che non vedo tutti i giorni ma che so che ci sono. Arrivare alla fermata del pullman e vedere tanti volti infreddoliti e sorridenti pronti a darmi il buongiorno per iniziare al meglio la giornata è stato bellissimo. Un po’ come succede a casa.

Ilaria Posa

Educatori impavidi: mercoledì 1° febbraio,alla fermata del pullman sotto la chiesa,sfidando un’autentica bufera di neve,gli educatori hanno portato la colazioneagli adolescenti che partivano per andare a scuola.

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La Settimana dell’Oratorio non ha mancato di riserva-re sorprese per ogni fascia d’età e anche alla Scuo-

la dell’Infanzia don Diego è venuto per raccontare una storia speciale che noi già conosciamo, ma che i bam-bini hanno ascoltato con curiosità e attenzione; quella del piccolo Giovanni Bosco, focalizzando in particolare la narrazione sul sogno che gli cambiò la vita, gli inse-gnamenti della mamma Margherita e alla sua più bella “creazione”: l’Oratorio. E questa sua bella eredità ci pia-ce così tanto da aver brindato con tè e biscotti proprio in suo onore...Vogliamo pertanto condividere con voi delle riflessioni che questa occasione ci ha permesso di fare. Sono po-che e senza pretese e cominciano proprio dalla lettura della locandina di presentazione delle attività di questa speciale settimana.“L’oratorio, una casa da abitare”… Dando una prima veloce scorsa al tema della festa, non abbiamo potuto che sorridere piacevolmente... quante volte le mamme dicono che la Scuola dell’Infanzia è la seconda casa dei

Scuola dell’Infanzia e Oratorio… due seconde case!

I bambini della Scuola dell’Infanzia ascoltano don Diego raccontare la storia del piccolo Giovanni Bosco.

loro piccoli e quanto ci fa piacere sentircelo dire... con-siderato che quella della casa è una tematica molto cara al mondo infantile, tanto da essere uno degli elementi maggiormente presenti, sin da piccolissimi, nei loro di-segni.Per ogni bambino, infatti, la casa costituisce un enorme vissuto emotivo, che lo rappresenta nel suo mondo inte-riore, nel suo ruolo in rapporto alla famiglia e al mondo circostante e nel suo modo di prepararsi per affrontare il futuro. Ognuno di noi ha la sua casa e essa ci rappresen-ta come poco altro.Per noi adulti lo è allo stesso modo: essere a casa, tor-nare a casa, sentirsi a casa, sono tutte espressioni che indicano quanto essa rappresenti un profondo senso di agio personale e di benessere con sé e l’esterno.L’Oratorio e la Scuola dell’Infanzia, sotto questa luce, ci sembrano ancora più vicini e simili di quanto si pos-sa percepire solo superficialmente: si tratta, infatti, di due luoghi di accoglienza, di cura, di accompagnamen-to nella crescita che consentono l’incontro e l’ascolto

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tra coloro che li frequentano. Due luoghi in cui si realizza un’educazione che ricono-sce, trasmette e condivide valori e principi importanti per i nostri bambini e ragazzi. Due luoghi di accompagnamento della co-munità per le famiglie che scelgono di con-tinuare ad assumersi gli impegni presi nel giorno del Battesimo dei loro bambini.Insieme, essi sono espressione delle cure della comunità educante del nostro pae-se per le nuove generazioni; una comuni-tà che si impegna a essere, immaginare e creare uno spazio educativo, segno di pas-sione e di amore per i suoi piccoli, fatto di esperienze ed emozioni che “tirano fuori” il bello che c’è in loro, contribuendo al loro sviluppo. Sia nella Scuola che nell’Oratorio si incrociano, infatti, la pedagogia del Van-gelo con la pedagogia della “buona cittadi-nanza”, unione di intenti di cui don Bosco fu uno dei primi sostenitori “onesti cittadi-ni e buoni cristiani”.Soprattutto, vediamo più chiaramente l’Oratorio e la Scuola dell’Infanzia uniti in un unico sforzo per portare avanti la sfida educativa di oggi insieme alle famiglie e ai vari soggetti educanti.I soggetti, le esperienze, i progetti cambia-no, il ruolo dell’educatore in gioco cambia, ma l’attenzione, la dedizione, l’amore sui bambini e i ragazzi no: sia l’oratorio, sia la scuola con i loro grandi cortili, dove si vive insieme in allegria, costruiscono una grande famiglia che aiuta a crescere nella vita e nella fede ogni ragazzo e ogni bam-bino, che in questi luoghi può sentirsi bene come a casa, nella propria famiglia.Allora i sogni, da quelli più piccoli a quelli più importanti - come quello di Giovannino - possono trovare terreno fertile per cre-scere sempre di più.Oggi, come ai tempi di Valdocco, valgono gli ingredienti di questa “ricetta” a cui non può mancare l’impronta cristiana, senza la quale la nostra Scuola e il nostro Oratorio non avrebbero senso di esistere, perché come diceva don Bosco «l’educazione è cosa del cuore» e nulla, come il Vangelo e le buone testimonianze, ne insegnano l’arte.Vi salutiamo con un brindisi a tutti coloro che si impegnano, come don Bosco, a so-stenere e aiutare i nostri ragazzi, cammi-nando insieme a loro… cin cin!

Le insegnantiIl momento del brindisi finale

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Nella serata di sabato 4 Febbraio si è conclusa uffi cialmente presso il cine-

teatro San Carlo la Setti mana dell’Oratorio con la messa in scena, come ogni anno, dell’immancabile Corrida. I ragazzi delle varie fasce d’età (a parti re dalla terza me-dia fi no ad arrivare a noi “vecchi” di quinta superiore) hanno presentato una scenett a a testa, basandosi sul tema comune dei sa-cerdoti , proposto dallo stesso don Diego: non per niente lo spett acolo, coordinato e presentato dai ragazzi di terza e quarta superiore, si inti tolava “Scherzi da prete”. Uno alla volta, ogni gruppo ha esposto la propria visione della classe clericale, imi-tando comportamenti più o meno veri-ti eri dei nostri preti , inscenando funzioni sacre (ricercando ovviamente la verosimi-glianza con la realtà) e riprendendo passo a passo il percorso compiuto dal nostro parroco per giungere alla nostra parroc-

“Scherzi da prete”

La Corrida 2012

Imagnifici3presentatori:Lela, Desi e Luca

terza mediaDietro le quinte

Juan Carlos e Chiaraprimadidiventaregiudiciinflessibili

Don Dante legge suVanity Prete il test

“Che prete sei?”

Saràunpretefilosofo?

…un prete aggressivo

…un prete standard

…o un prete moderno?

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seconda e terzasuperiore

primasuperiore

Unasettimanadapreteper Luca…

tracorsifidanzati,

partiteinoratorio

econfessioni

La Rosa Blu, giudice della serata,dichiaravincitoreilgruppodiTerzaMedia!

DonDiegodalVescovo!

chia; da ricordare anche gli intermezzi comici e giocosi, ben gesti ti dai tre fantasti ci condut-tori Emanuela, Desirée e Luca. Al termine dello spett acolo e delle premiazioni, che hanno vi-sto trionfare i neo-giunti di terza media, gra-zie all’approvazione del gruppo della Rosa Blu, giuria incontestabile di questo evento, ognuno ha fatt o ritorno a casa propria, rallegrato dal-la comicità dello spett acolo. Proprio tutti ? Un gruppo di circa trenta coraggiosi ragazzi, non contenti delle fati che sopportate nel preparare e mett ere in scena la Corrida, si è fermato in Oratorio per condividere non solo la serata, ma l’intera nott ata con i propri compagni. Dopo aver fatt o tardi con giochi vari quali calcio ba-lilla, carte e ping pong (con annesso cedimen-to del tavolo da gioco), don Diego ci ha guidati nella preghiera con una rifl essione riguardo alla vita in comunità (e in Oratorio in parti cola-re) e all’importanza di agire per il bene di tutti , riassumendo il tutt o nella massima: “l’Oratorio è un luogo dove si impara il bene, facendolo”. Al termine della preghiera, gli educatori han-no mandato tutti a lett o... pardon, nei sacchi a pelo, spegnendo tutt e le luci e obbligandoci a stare buoni fi no al matti no successivo, cosa accaduta puntualmente. No, dai, a chi voglio darla a bere? Se c’è una cosa che non si è senti -ta (almeno fi no alle 7 del matti no) è stato pro-prio il silenzio, interrott o dai nostri schiamazzi e dalle nostre chiacchierate. La nostra voglia di fare, di agire non poteva essere soppressa così facilmente, nonostante le lamentele di coloro (pochi) che volevano dormire e le “dimostra-zioni di forza” dei nostri educatori (degna di menzione è l’eccellente performance di Bom-ba nei panni di cecchino, temuto da tutti , vicini o lontani che fossero). Finalmente, ecco che

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e l’arrivo di don diego a villa D’ADDA

il Barbiere

di Siviglia

Special

guest:

un matrimonio e unfunerale

La voce dell’addio di don Diegosi sparge a Valbondione

quarta e quintasuperiore

DonRenatodalVescovo! L’arrivo a Villa d’Adda, in bici???

DonMatteoeilsuodiacono!

Ifedeli…

ImmancabileSuperMarioBros

al sorgere dell’alba tutti quanti cedemmo a una forza per noi insormontabile, sopratt utt o dopo una nott e bianca: il sonno e la stanchez-za accumulata nelle ore precedenti . Dopo 50 minuti scarsi di sonno, ecco la sveglia uffi ciale, stabilita al momento da alcuni matt acchioni (fi n troppo arzilli per rimanere quieti per più di un’ora) che avevano cominciato a giocare al calcio balilla. Immaginate la gioia degli as-sonnati nel venir svegliati dal dolce suono del-la pallina che rimbalzava sulla dura superfi cie del campo! Dopo aver preparato le borse e aver apparecchiato per la colazione, abbiamo consumato il primo pasto in compagnia, tra latt e, tè e dolci vari serviti dai nostri amore-voli educatori. Infi ne, att eso con impazienza questo momento (certo, come no!), ci siamo incamminati verso la chiesa per terminare quella breve ma comunque intensa esperien-za. In sintesi, un’esperienza unica, (superata soltanto dai campi esti vi o invernali che sia-no) e da vivere senza esitazioni, nonostante la nott e trascorsa quasi insonne, ben descritt a nella prima lett ura della Messa domenicale: “La nott e si fa lunga e sono stanco di rigirarmi fi no all’alba”. Libro di Giobbe 7, 4

Gabriele Gambirasio

...momenti

dieuforia

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La vera giovinezza risiede e fiorisce in chi non si chiude alla vita. Essa è testimoniata da chi non rifiuta il suo dono - a volte misterioso e delicato - e da chi si dispone a esser-ne servitore e non padrone in se stesso e negli altri. Del resto, nel Vangelo, Cristo stesso si presenta come “servo” (cfr Lc 22,27), secondo la profezia dell’Antico Testamento. Chi vuol farsi padrone della vita, invecchia il mondo.

Educare i giovani a cercare la vera giovinezza, a compier-ne i desideri, i sogni, le esigenze in modo profondo, è una sfida oggi centrale. Se non si educano i giovani al senso e dunque al rispetto e alla valorizzazione della vita, si fini-sce per impoverire l’esistenza di tutti, si espone alla de-riva la convivenza sociale e si facilita l’emarginazione di chi fa più fatica. L’aborto e l’eutanasia sono le conseguen-ze estreme e tremende di una mentalità che, svilendo la vita, finisce per farli apparire come il male minore: in re-altà, la vita è un bene non negoziabile, perché qualsiasi compromesso apre la strada alla prevaricazione su chi è debole e indifeso.

5 febbraio 2012: Giornata per la Vita

Foto di gruppo per i bambini nati nell’anno 2011 che con le loro famiglie hanno partecipato alla Messa delle 10.30

Il messaggio dei vescoviper la 34a Giornata nazionale per la Vita

“Giovani aperti alla vita”

In questi anni non solo gli indici demografici, ma anche ripetute drammatiche notizie sul rifiuto di vivere da parte di tanti ragazzi, hanno angustiato l’animo di quanti prova-no rispetto e ammirazione per il dono dell’esistenza.

Sono molte le situazioni e i problemi sociali a causa dei quali questo dono è vilipeso, avvilito, caricato di fardelli spesso duri da sopportare. Educare i giovani alla vita si-gnifica offrire esempi, testimonianze e cultura che diano sostegno al desiderio di impegno che in tanti di loro si accende appena trovano adulti disposti a condividerlo.

Per educare i giovani alla vita occorrono adulti contenti del dono dell’esistenza, nei quali non prevalga il cinismo, il calcolo o la ricerca del potere, della carriera o del diver-timento fine a se stesso.

I giovani di oggi sono spesso in balia di strumenti - creati e manovrati da adulti e fonte di lauti guadagni - che tendono a soffocare l’impegno nella realtà e la dedizione all’esisten-za. Eppure quegli stessi strumenti possono essere usati proficuamente per testimoniare una cultura della vita.

Molti giovani, in ogni genere di situazione umana e so-ciale, non aspettano altro che un adulto carico di simpa-tia per la vita che proponga loro senza facili moralismi e

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L’Oratorio è il luogodove si insegna

il bene della vita,facendolo

senza ipocrisie una strada per sperimentare l’affascinante avventura della vita.

È una chiamata che la Chiesa sente da sempre e da cui oggi si lascia con forza interpellare e guidare. Per questo, la rilancia a tutti - adulti, istituzioni e corpi sociali -, perché chi ama la vita avverta la propria responsabilità verso il fu-turo. Molte e ammirevoli sono le iniziative in difesa della vita, promosse da singoli, associazioni e movimenti. È un servizio spesso silenzioso e discreto, che però può otte-nere risultati prodigiosi. È un esempio dell’Italia migliore, pronta ad aiutare chiunque versi in difficoltà.

Gli anni recenti, segnati dalla crisi economica, hanno evi-denziato come sia illusoria e fragile l’idea di un progresso illimitato e a basso costo, specialmente nei campi in cui

entra più in gioco il valore della persona. Ci sono curve della storia che incutono in tutti, ma soprattutto nei più giovani, un senso di inquietudine e di smarrimento. Chi ama la vita non nega le difficoltà: si impegna, piuttosto, a educare i giovani a scoprire che cosa rende più aperti al manifestarsi del suo senso, a quella trascendenza a cui tutti anelano, magari a tentoni. Nasce così un atteggia-mento di servizio e di dedizione alla vita degli altri che non può non commuovere e stimolare anche gli adulti.

La vera giovinezza si misura nella accoglienza al dono del-la vita, in qualunque modo essa si presenti con il sigillo misterioso di Dio.

Roma, 4 novembre 2011Memoria di San Carlo Borromeo

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20dial gare

Eccoci finalmente a inaugurare questa nuova rubrica che cerca, attraverso una chiacchierata con un perso-

naggio sportivo e “famoso” del nostro paese, di mettere in luce la vita e i segreti del campione, ma anche il suo lato umano. Iniziamo con il personaggio forse più cono-sciuto grazie allo sport più seguito in Italia, il calcio.

Nome: Michael AgazziEtà: 27 anniRuolo: portiere di calcio

Dovehaavutoiniziolatuacarriera?Haisemprefattoilportiere?Sin da piccolo amavo buttarmi, quindi, da quando ho iniziato a giocare mi hanno subito messo in porta. Ho esordito e giocato per 5 anni nel Carvico e poi, a 10 anni, Angelo Gamba ha portato me e Matteo Moranda a fare dei provini al campo militare a Bergamo. Dopo 3 provi-ni sono entrato a far parte degli esordienti dell’Atalanta. Per 2 anni mi sono allenato al campo militare e il martedì andavo a Zingonia con Bonifaccio, mentre poi per 8 anni mi sono allenato con il preparatore dei portieri Massimo Biffi.

Cosavuoldire farpartedell’Atalantadurante l’adole-scenza?Durante l’adolescenza uscivo di casa alle 6 di mattina e rientravo alle 19.30, tutti i giorni.Prima la scuola, poi pranzo alla “Casa del giovane”, tra-sferimento a Zingonia, allenamento e poi il rientro a casa. Una volta arrivato in “Primavera” ero pure il terzo portiere della prima squadra e quindi avevo allenamen-ti tutti i giorni. E naturalmente nei week-end c’erano le varie partite.

Primeesperienzefuoricasa?Nel 2003 sono andato un anno in C2 nel Sud Tirol. Come prima esperienza fuori casa è stata veramente dramma-tica: io non sapevo fare nulla, ma Marco Fabbris - mio compagno di squadra e di casa - mi ha insegnato a fare un po’ tutto quello che serve in casa, e lui era diventa-to la mia seconda famiglia. Durante quella stagione ho giocato pochissimo (2 partite), ma a fine anno ho pianto perché avevo trovato veramente un gruppo stupendo.

Quindi non sei rimasto nel Sud Tirol?Al termine della stagione sono tornato all’Atalanta, per essere nuovamente mandato in prestito.Questa volta vado alla Triestina, in serie B, dove non colleziono nessuna presenza. Nella stagione successiva vengo acquistato definitivamente dagli “Alabardati” di Trieste e gioco cinque gare, subendo sette reti.

Michael Agazzi: dietro il campione

Nel 2006-2007 sono andato in prestito al Sassuolo, in se-rie C1, dove ho giocato 20 partite e dove per poco non andiamo in serie B (persa la finale play-off), mentre l’an-no dopo vado al Foggia: con i pugliesi gioco 25 partite e pure qui perdiamo le semifinali play-off con la Cremo-nese.Nella stagione 2008-2009 ritorno alla Triestina, nella quale gioco tutte le 42 partite di campionato da titolare.Nel 2009 vengo acquistato dal Cagliari che mi lascia a Trieste fino a quando, nell’ultimo giorno della sessione di mercato 2009-2010, riscatta completamente il mio cartellino.

L’anno più bello?L’anno a Sassuolo è stato il migliore, quello che mi ha fatto crescere maggiormente sia dal punto di vista pro-fessionale, perché ho giocato di più e con continuità, sia dal lato umano.Ricordo con molto affetto il mio amico Prospero, un si-gnore del posto che faceva il barista e che mi ha accolto come fossi suo figlio.

Altre persone di cui ci vuoi parlare?Ho pochi amici nel mondo del calcio, ma uno di questi è sicuramente Generoso Rossi.Era il primo portiere della Triestina nei primi due anni in cui ci ho giocato ed è grazie a lui che ho esordito in serie B e sono riuscito a disputare 5 partite.

Com’èandatoiltuotrasferimentodallaTriestinaalCa-gliari?Quella sera ero a cena con il mio procuratore e mi chiama Dei (il secondo portiere della Triestina) dicendomi che la

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21 Gennaio/Febbraio 2012

società stava cercando un portiere.A quel punto sento mister Somma il quale mi conferma l’acquisto di Calderoni e lì ho capito che, vista la situazione di Marchetti, il Cagliari mi aveva cercato. Confesso che ero indeciso, ma la squadra mi convince e vado in Sardegna.Prima di lasciare la squadra, chiedo se sanno contro chi gioca il Caglia-ri quella domenica e la risposta mi ha lasciato basito: «Contro l’Inter! A San Siro!».In quel momento ho capito che quella domenica si sarebbe realizza-to uno dei miei sogni: giocare in quello stadio dove da piccolo andavo con il papà e il nonno.

Che brividi entrare a San Siro…Emozioni forti sì! Sia per me che per le persone che mi vogliono bene. Però a dire la verità le emozioni più forti le ho provate l’ultima di campionato quando in casa del Milan campione d’Italia e davanti a 80 mila persone sa-pevo che i miei genitori erano lì per vedermi.Al momento dell’entrata in campo ho pensato a loro: il mio calcio è questo, è proprio per questi momenti che gioco a calcio!

Ogni domenica una grande emozione. Sei in serie A,quellachesognanotuttiigiocatori…Quando sei giovane uno stadio vale l’altro. C’è stato un momento del campionato in cui, a livello mentale, non provavo più emozioni, mi sentivo fortissimo e nelle tre

partite successive ho pagato questo atteggiamento e mi è servito. A mie spese ho capito che in ogni partita devi far bene, non devi sentirti “ar-rivato” altrimenti la prendi sotto gamba e la paghi.Io gioco perché mi diverto, perché do emozioni alla mia famiglia e non perché la gente mi conosce.Per riprendermi da quel momento è stato decisivo il rigore parato contro il Bari nella terza di ritorno, anche perché ho parato anche la ribattuta e questo dopo aver fatto un prece-dente errore sul goal di Okaka.

Altrisogninelcassetto?Sogno la Nazionale, ma soprattutto non voglio avere il dubbio di non avere dato il massimo.Ho tanti obiettivi, ma come mi hanno insegnato i miei genitori, per i quali nutro un grande rispetto, ne affronto uno alla volta.

E un altro sogno?Beh, ovviamente, sogno di giocare nell’A.S.D. Oratorio San Carlo.

Ringraziamo veramente di cuore Michael per la dispo-nibilità, l’amicizia e l’attenzione che ha nei confronti del-la nostra società sportiva e vi diamo un’anteprima sulla prossima intervista: lo sport è il tiro al piattello!

Davide Chiarie la dirigenza dell’A.S.D. Oratorio San Carlo

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22dial gare

L’anno scorso abbiamo trattato la toponomastica di Villa d’Adda,

quest’anno vorremmo parlare dei vari “mestieri” che i nostri “vecchi” praticavano.Prenderemo lo spunto da ciò che un gruppo di parrocchiani di Fiume-nero non solo ha detto o scritto ma ha pure rappresentato nel presepe vivente, visitato da alcuni di noi su invito di don Diego.Attingeremo anche a ciò che ha scritto Pino Capellini (giornalista de L’Eco di Bergamo dal 1959 e mio compagno di liceo) sull’Enciclopedia Bergamasca Illustrata Rebelòt.Prima di entrare nei dettagli delle varie professioni, sottoponiamo alla vostra attenzione un piccolo voca-bolarietto delle voci dialettali in vil-ladaddese dei vari mestieri.

Ol mulèta = l’arrotinoOl drughér = il droghiere L’umbrélér = l’ombrellaioL’ustér = l’osteOl strascér = lo straccivendoloL’urés = l’oreficeOl magnà = lo stagninoOl frér = il fabbroOl sbianchì = l’imbianchinoOl marengù = il falegnameLa cumar = l’ostetricaOl masciàder = il merciaio L’aucàt = l’avvocatoOl sensér = il sensale Ol dutùr = il medicoOl marusér = il mediatoreOl spiziér = il farmacistaOl fatùr = il fattoreOl nudér = il notaioOl masér = il massaio Ol furnér = il fornaioLa maséra = la massaia Ol bechér = il macellaioOl paisà = il contadino Ol frütaröl = il fruttivendoloOl mecànech = il meccanicoOl pularöl = il pollivendoloOl trumbér = l’idraulicoOl pessér = il pescivendoloOl tulér = il lattoniereOl vedriér = il vetraioOl bergamì = il mandrianoOl stradì = lo stradino

Francesco Chiappa al suo desco da ciabattino (da Villa d’Adda, il fiume-il confine)

I mestérdi noscc vecc

Ol resciulì = il selciatoreOl sotramòrt = il becchinoOl scarpulì = il calzolaio Ol müradùr = il muratoreOl bòcia = l’apprendistaOl magüt = l’aiutante del muratoreOl purtinér = il portinaioOl marmurì = il marmistaOl barbér = il barbiereLa laandéra = la lavandaiaLa filandéra = la filandaiaOl mülinér = il mugnaioOl pastùr = il pastoreOl caretér = il carrettiereOl sertùr = il sartoOl spazzacamì = lo spazzacaminoOl campér = il custode dei campi e dei boschiOl stremascì = il materassaio

Ci auguriamo che questa paginetta di dialogare sia per noi bergamaschi uno strumento interessante per mi-gliorare la conoscenza della nostra identità e per i non villadaddesi, che tuttavia si sono integrati nel nostro contesto sociale, sia una occasione per arricchire la loro conoscenza della terra che li ospita e dei suoi abitanti. Ecco anche alcuni proverbi che ri-guardano i mestieri:- A chi g’ha ü mestér in ma, mancherà mai ü tocch de pa.

(A chi ha un mestiere in mano non mancherà mai un tozzo di pane)

- Ü mestér per vèss bé imparàt, al va rubàt. (Un mestiere per essere ben ap-

preso va rubato, cioè seguito con grande impegno)

- Fa l’ustér e circà sö, i è mestèr che se desmèt pió. (Fare l’oste e chiedere la carità

sono mestieri che non si smettono più)

Il proverbio è un modo di dire sem-plice, sintetico, spesso arguto, che tramanda la saggezza e l’esperienza dei nostri vecchi sul modo di conce-pire la vita. Inoltre è l’espressione della nostra cultura ancor più perché in dialetto. E, lo si voglia o no, le pa-role in dialetto sono le nostre radici e danno colore, forza ed espressività alla nostra parlata.Purtroppo diventa sempre più sbia-dito e rischia di scomparire; bisogna “voler bene” al dialetto, perché vuol dire voler bene a quella gente, a quelle persone che prima di noi han-no vissuto, sofferto, amato, sempre fortemente convinte, per fede, che la vita è un gran bel dono!

Giovanni Nervi

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23 Gennaio/Febbraio 2012

centr

i d’as

colto

della

parol

a Settimana dall’11 al 18 marzo

animatore

Colombelli LuiginaVia San Carlo, 10

Fiorangela Bolognini

casa di incontro

Lunedì ore 14,30

Carrara ArdeliaVia Caderico

Assunta Pirovano eMarilena Regazzoni Lunedì ore 20,30

Mazzoleni Sala GiuseppinaVia Marconi, 11

Marilena Clapis Lunedì ore 20,30

Bellese Oscar e Maria RosaVia Cadernoldo

Anna Luppi Martedì ore 14,30

Previtali ElisaVia Fossa, 5

suor Elsa Martedì ore 14,30

Biffi ElisaVia Chioso, 2

Vanna Colombo Martedì ore 14,30

Milani Adriano e CarlaVia Ludrini, 36

Marilena Regazzoni Martedì ore 20,30

Laini PalminaVia Parscera

suor Giovanna Mercoledì ore 14,30

Sala Aldo e DonataVia Mazzo, 2

Luciana Bettinelli Mercoledì ore 15,30

Milani Pietro e FrancaVia Cuna, 2

Anna Luppi Giovedì ore 14,30

Longhi GildaVia del Borgo, 12

Luciana Bettinelli Giovedì ore 14,30

Medaglia CeciliaPiazzetta Villa Bassa

Adalgisa Locatelli Giovedì ore 20,30

Istituto San Giuseppe suor Francisca Giovedì ore 20,30

Panzeri DalidaVia Casenuove, 10

Marilena Clapis Giovedì ore 20,30

Anna Chiappa - ComiVia Volpino, 20

don Gian Maria Venerdì ore 20,30

Con il Libro dei Salmi

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a villa

d’ad

da...

24dial gare

Apostolato della PreghieraIl Vescovo di Bergamo ha indicato per l’anno 2012 le intenzioni di preghiera legate alla vita della nostra dio-cesi; pubblichiamo quelle dei primi tre mesi:Gennaio: Per i sacerdoti , perché avvertano l’esigenza di una permanente conversione.Febbraio: Per le persone consacrate, perché siano te-sti moni della meraviglia del Vangelo.Marzo: Per gli ammalati , perché la loro soff erenza non diventi disperazione.

Le altre intenzioni verranno pubblicate sul prossimo dialogare.

25 marzo 2012 incontro di formazione, dalle ore 15 alle ore 18, presso i Preti del Sacro Cuore in via Gari-baldi 10, in citt à, tenuto da don Giambatti sta Ferrari sul tema: “Il sacramento del matrimonio”; seguiranno l’Adorazione e la Santa Messa.

Da Antananarivo (Madagascar)le Piccole Serve del Sacro CuoreringrazianoCarissimi,

con grande gioia veniamo a voi in occasione del Natale. La vitalità di Dio ci è compagna dei giorni, è energia che sale, dilata dentro, mett e gemme di luce, ci off re le sue mani perché riposiamo e riprendiamo fi ato e coraggio.Così possiamo sperimentare la tenerezza di Dio e tra-smett ere la gioia, l’amore e la libertà della luce del Na-tale. Che il nuovo anno 2012 sia un tempo di grazia in cui possiamo sperimentare l’amicizia del Signore per vi-vere in serenità e pace la sua volontà, a volte misteriosa.Mentre rinnoviamo gli auguri a voi tutti , ringraziamo riconoscenti la vostra generosità a favore dei più pic-coli e vi saluti amo cordialmente.In unità di ideali e di preghiera, con aff ett o fraterno,

La Comunità delle Piccole Servedel Sacro Cuore di Antananarivo

e i fratelli Malgasci - suor M. Agnès

LaScuoladell’infanzia“TranquillaFrigerio”ricorda la

CHIUSURA DELLE ISCRIZIONIper l’anno scolasti co 2012-2013

in data 28 febbraio 2012

Per informazionichiamare il numero 035 79.20.14

Tour in Puglia centrale e Salentodall’1 al 10 giugnoSi sta organizzando un periodo di vacanza in Puglia: il programma di massima è qui indicato. Coloro che volessero iscriversi o avere maggiori informazioni e il programma dett agliato possono rivolgersi, entro il 27 febbraio, a:Ermanno Fanti ni tel. 035 78.46.08Eugenio Mora tel. 035 79.30.82

Programma

1º giorno: Partenza da Villa d’Adda alle ore 20 viaggio nott urno 2º giorno: pranzo in Hotel - pomeriggio libero cena e pernott amento 3º giorno: Ostuni - Alberobello 4º giorno: Matera - Altamura 5º giorno: pensione completa in villaggio 6º giorno: Lecce - Otranto 7º giorno: Cisternino - Locorotondo 8º giorno: pensione completa in villaggio 9º giorno: Castellana Grott e - Marti na Franca10º giorno: partenza per il rientro; pranzo a San Benedett o del Tronto. Arrivo in serata a Villa d’Adda

Quota individuale € 755 - minimo 40 personeQuota individuale € 835 - minimo 30 persone

Supplemento singola € 130

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25 Gennaio/Febbraio 2012

Il prossimo numero di è previsto per il 1º aprile

Concerto del 7 gennaio 2012dicantinataliziinchiesaparrocchiale

con la corale “Sant’Andrea” di Villa d’Addae il coro della parrocchia di Ranica

Domenica 4 Marzo 2012 - ore 15Ingresso intero € 6 - ridotto € 4

ORATORIO SAN CARLO - VILLA D’ADDA

Domenica 25 Marzo 2012 - ore 15Ingresso intero € 6 - ridotto € 4

ORATORIO SAN CARLO - VILLA D’ADDA

Dai Bigacc de Ëla per “Telethon 2011”Il gruppo podisti co “Bigacc de Ëla” nel ringraziare chi ha contribuito con le proprie off erte alla raccolta fondi pro “Telethon 2011”, organizzata dal Grup-po nei giorni 14-18 dicembre scorso, comunica che è stata raccolta la somma di € 962,00. Di questo importo, 495 Euro sono stati consegnati alla UILDM di Lecco come fondi raccolti nella distribuzione dei panett oni e 467 Euro alla UILDM di Bergamo in occasione della “Staff ett a Telethon dell’Isola”.Ringraziando ancora tutti , il Gruppo ricorda - per chi fosse interessato - che tutt e le domeniche organizza uscite per partecipare, previa prenotazione en-tro sabato, a camminate non competi ti ve dei calendari C.S.I. e F.I.A.S.P.

Prossimi appuntamenti • 19 Febbraio: 35ª Marcia classica caluschese

km. 7-12-18-27 - Calusco d’Adda (Bg)

• 26 febbraio: 11ª Marcia della Croce Bianca km. 7-12-16-21 - Bolti ere (Bg)

• 4 Marzo: 17ª Marcia per la vita km. 7-12-15-21 - Medolago (Bg)

• 11 Marzo: 2ª Camminata tra Adda e Brembo km. 8-14-21 - Canonica d’adda (Bg)

• 18 Marzo: 28ª So e gio per Sota ol Munt km. 8-15-26 - Sott o il monte (Bg)

• 25 Marzo: 24ª Strabrembate km. 8-15-21 - Brembate di sopra (Bg)

• 1 Aprile: 13ª Tra i Santuari di Cenate km. 6-8-16-22-27 - Cenate Sott o (Bg)

• 15 Aprile: 2º Giro del Monte Canto km. 6-10-18 - Carvico (Bg)

• 22 Aprile: 34ª Camminata a Monteveccia km. 6-12-20 - Montevecchia (Lc)

Per prenotazioni e informazioni rivolgersi a:Fiorenzo Paggi: Tel. 035 79.33.06 - Anna Maria Locatelli: Tel. 035 78.41.04Umberto Chiari: Tel. 035 79.28.92 - per Carvico Luigi Rota: Tel. 035 79.80.60

Per moti vi organizzati vi si prega di telefonare dalle 12.00 alle 14.00 del sabato.

dial gare

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26dial gare

Una famiglia ................................................... € 500

Due famiglie (€ 100 ciascuna)......................... € 200

N.N. ................................................................ € 100

N.N. ................................................................ € 5

N.N. In memoria dei propri defunti ................ € 50

In memoria di don Angelo Bosio .................... € 200

Gruppo Amiche .............................................. € 100

In memoria di Ermellina Biffi:- i familiari ...................................................... € 100- i dipendenti del supermercato Billa di Calusco ............................................. € 200

In memoria di Ambrogio Viscardi e Piera Longhi:- la Corale S. Andrea ....................................... € 260

In memoria di Piera Longhi: - la cugina Anna Longhi .................................. € 50

In memoria di Aldo Bassani:- i parenti ........................................................ € 210

I coscritti del 1941 .......................................... € 100

Da sottoscrizione(dolci e frutta 8 - 11 dicembre) ....................... € 1.905

Da gruppo Alpini e Volontari (taglio erba) ...... € 6.000

Assoc. Volontariato sociale e Protez. civile ..... € 100

Dagli Ammalati ............................................... € 605

Bussolotto in chiesa ........................................ € 225

Totale .......................................................... € 10.910

Dicembre 2011

Offerte per l’Oratorio:

N.N. ..................................................................€ 20

N.N. ..................................................................€ 30

N.N. In memoria di un defunto ........................€ 30

N.N. ..................................................................€ 50

Una famiglia in memoria dei propri defunti .....€ 300

Una famiglia in memoria dei propri defunti .....€ 50

In memoria di Angelo Biffi ................................€ 50

In memoria di Piera Longhi:- sorella, fratelli, cognato, cognate ...................€ 130- i nipoti: Locatelli, Longhi, Paggi, Viscardi ........€ 150- i vicini di casa di via Rossera ...........................€ 50

In memoria di Giuseppe Sala:- i familiari.........................................................€ 100- Biffi Giacomo e figli ........................................€ 150- gli amici ..........................................................€ 200

Gruppo di Volontariato sociale .........................€ 185

Una ditta ...........................................................€ 571

Offerte varie .....................................................€ 250

Dagli Ammalati .................................................€ 411

Mostra dei Presepi (Avis-Villa d’Adda) ..............€ 370

Bussolotto in chiesa ..........................................€ 85

Totale ............................................................€ 3.182

Gennaio 2012

Giornata Del Dono - 6 Gennaio- buste rientrate n. 316 di cui 1 busta di € 5.000,00Totale ...................................................... € 15.422,80

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27 Gennaio/Febbraio 2012

i piccoli appena battezzatiL’8 Gennaio: Giulia Marie Rigamonti di Maurizio e Audrey Marie Dibarbora

Il 12 Febbraio: Matilde Fumagalli di Oscar Luigi e Manuela Sala Andrea Turani di Luca e Tania Ferrari Matilde Magnani di Mirko e Elisabetta Turani

e prega per i fratelli defunti

i novelli sposiPeter John O’Rooke con Alice Farris, a Hull-East Yorkshire (Regno Unito Inghilterra), il 9 luglio 2011

Fabio Amigoni con Mariangela Panzeri, a Villa d’Adda, il 28 dicembre 2011

ALDO BASSANI, di anni 83, deceduto il 17 dicembre

Dal profondo a te grido, o Signore;Signore, ascolta la mia voce.Siano i tuoi orecchi attentialla voce della mia preghiera.Se consideri le colpe, Signore,Signore, chi potrà sussistere?Ma presso di te è il perdono,perciò avremo il tuo timore.

Io spero nel Signore,l’anima mia spera nella tua parola.

Sei andato in pace, secondo la parola del Signore: i tuoi occhi hanno veduto la sua salvezza.Solo perché i tuoi occhi hanno visto la sua grazia, anticipata nei beni della vita, hai potuto avanzare con fiducia verso il Padre. I tuoi cari

ANNUNCIATA STUCCHI in Villa, di anni 77, deceduta il 28 dicembre

O Cristo redentore,guida da morte a vitachi spera nel tuo nome.

Quando verrai per le nozze,fa’ che ognuno ti attendacon la lampada accesa.

Accogli i tuoi fratellinel regno dei beatiper la gloria del Padre. (dalla liturgia)

La nostra comunità ricorda

L’anima mia attende il Signore,più che le sentinelle l’aurora.Israele attenda il Signore,perché presso il Signore è la misericordia,grande è presso di lui la redenzione;egli redimerà Israele da tutte le sue colpe.Tendi l’orecchio,ascolta la mia parola,custodiscimi nell’ombra delle tue ali.

(dal Salmo 51)

TERESA CHIAPPA vedova Caseri, di anni 88, deceduta il 1° gennaio

Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola;

perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli,

luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele. Lc 2, 29-32

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28dial gare

gli anniversari

Antonella Biffi8.1.08 8.1.12

Anna Bonanomi28.12.08 28.12.11

Giovanni Battista Sala16.8.08 16.8.11

Adele Turani17.1.02 17.1.12

Sperandio Aldeni2.3.07 2.3.12

Don Angelo Bosio17.3.93 17.3.12

Elena Viscardi in Biffi31.12.97 31.12.11

Palma Manzoni17.12.94 17.12.11

ANNAMARIA MASSERINI vedova Bonsaglia, di anni 69, deceduta il 12 gennaio

Alla fine hai raggiunto il papà… tranquilla, serena…Ci hai salutato tutti con il tuo affetto, la tua serenità, la tua gioia di vivere nonostante tutto…Tutti i tuoi nipotini porteranno sempre nel cuore la loro nonna.Un bacio da tutti i tuoi cari.

GIUSEPPE SALA, di anni 78, deceduto il 20 gennaio

Il tuo fare un po’ risoluto, talvolta scontroso, nascondeva un grande cuore, un animo tan-to buono quanto generoso, non solo con i tuoi affetti più cari, ma anche con chi in taluni momenti era nel bisogno. La tua voglia di vivere sempre, le tue battute scherzose ma mai irriverenti, la forza della positività che ci hai sempre dimostrato, resteranno un ricordo indelebile che ci accompagneranno nel nostro cammino.Ciao, ci manchi e ci mancherai sempre, ma ci consola che la luce di Dio ti illumina e risplen-derà per l’eternità nella tua anima.

La tua famiglia

Avviso: da gennaio 2012 il costo per la foto degli anniversari è di € 20,00

MARIO VILLA, di anni 79, deceduto l’11 febbraio

Gli eletti vedranno la faccia del Signore e porteranno il suo nome sulla fronte. Non vi sarà più notte e non avranno più bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signo-re Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli.

Ap 22, 4-5

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Page 32: dialogare N. 239 gennaio - febbraio

Stazioni quaresimali Via Crucis nei quartieri ogni venerdì alle 20.30

Partenza dalla chiesa di S. Andrea in Catelloarrivo alla Comunità Shalom

Animano l'Azione Cattolica e i ragazzi i 3a Media

Partenza dalla chiesa di S. Martirioarrivo alla chiesa di S. Giovanni

Animano i catechisti e i ragazzi di 2a e 3a elementare

Partenza dalla chiesa di S. Bernardinoarrivo alla chiesa dell'Istituto S. Giuseppe

Animano il gruppo Caritas e gli animatori dei Centri di Ascoltoe i ragazzi di 4a elementare

Partenza dalla chiesina della Rosseraarrivo alla chiesina della Madonna della Cuna

Animano i gruppi S. Vincenzo e Missionarioe i ragazzi di 1a e 2a media

Partenza dalla chiesina di S. Zenonearrivo alla grotta di Lourdes sotto il sagrato

Animano la Corale S. Andrea e i ragazzi di 5a elementare

Venerdì SantoPartenza dalla chiesa parrocchialearrivo all'oratorio

Animano i giovani

2 marzo

9 marzo

16 marzo

23 marzo

30 marzo

6 aprile