E3 - Errare e Errori

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Errare e Errori

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ERGONILSALUTO DEL NUOVO DIRETTORE2 di Giancarlo TrentiniEDITORIALE4 CARTA CHE VINCE, CARTA CHE PERDE

di Gianni MarocciPASSATO PRESENTE FUTURO8 UN ERRORE IMPREVISTO. Un inedito di Cesare Musatti

di Dario De Santis11 NON SI IMPARA DAGLI ERRORI

di Ines Cafiero14 ERRORI COGNITIVI E VIOLAZIONI NELLE ORGANIZZAZIONI

di Fabrizio BraccoINCONTRI18 L'ALTRA FACCIA DELL'ERRORE. QUANDO LE COSE VANNO BENE

A colloquio con il Prof. Herik HollnagelLA SPIA DEL PENSIERO a cura di Pier Luigi Amietta23 UN ERRORE LUNGO 2500 ANNIARTE E CULTURA ORGANIZZATIVA27 SUL PALCOSCENICO DELLA VITA ENTRA IN SCENA L'ERRORE

di Luana Congedo30 INGANNO E REALTA'

di Silvio MorgantiDAL MONDO AL MONDO AZIENDALE33 UN ERRORE CERCHIATO DI ROSSO (Credere in un’illusione chiamata Verità)

di Caterina Croce36 ERRORI DI DIREZIONE Quando l’orchestra organizzativa stona.Il caso di

un’azienda agricola sicilianadi Francesco Caltagirone

40 DALLA CALUNNIA ALLA MALAGIUSTIZIAconversazione con Giancarlo Bagarotto

DAL DIRE AL FARE45 VOCI DALLE AZIENDE47 GIOCHI AL LAVORO a cura di Renata Borgato

ERGON N. 3 - 01/2012

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IL SALUTO DEL NUOVO DIRETTORE

Giancarlo Trentini

da questo numero assumo la direzione di Ergon, rivista di “cultura organizzativa” alla cui ideazioneho partecipato fin dall’inizio, condividendone spirito e filosofia con coloro che ne hanno permesso lapubblicazione. Un doveroso ringraziamento va al Direttore che mi ha preceduto: Monica Onore, cheha tracciato – insieme a tutta la Redazione – le linee di sviluppo del nostro dissertare intorno a temidi rilevanza organizzativa.

Abbiamo fin qui discusso di Responsabilità e di Ascolto, due fondamentali paradigmi che stanno allabase di quel “benessere” che sempre dovrebbe caratterizzare il rapporto tra le persone e il lavorosvolto. Con particolare attenzione alle dimensioni psico-sociali dello stare insieme di uomini e donnein quella gran parte della vita (diurna o notturna che sia) che vede ogni individuo impegnato nel fareciò che è chiamato a realizzare: manufatti, servizi o idee che siano. Ma le riflessioni chescaturiscono dalle voci che via via si sono intrecciate, si intrecciano e si intrecceranno su tali temi,vanno ben al di là del mondo del lavoro: investono la piena esistenza dell’essere umano. In questosenso, abbiamo voluto e vogliamo superare ogni forma di meccanicismo dogmatico o tecnicistico.Opifici, botteghe, uffici, aziende e in fondo tutto il nostro mondo (di cui tali entità fanno parte) sonospazi e luoghi dove le dinamiche di gruppo trovano piena e lineare espressione. Ecco perché ciavvaliamo anche di prospettive multidisciplinari, tra le quali non possiamo non annoverare storia,arte, filosofia, musica e letteratura.

Gentili lettrici e cari lettori,

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Nella convinzione che solo una prospettiva di ampio respiro consentirà di affrontare i numerosi e realiproblemi che a tutt’oggi riguardano il mondo del lavoro, a partire dalla sicurezza e dalle troppe vittimeche purtroppo siamo chiamati a piangere quasi ogni giorno.

Il nostro approccio si contrappone alle logiche puramente comportamentiste, così semplicisticamenteorientate a creare l’illusione che, adottando schemi e metri di misura inventati in improbabili laboratori,si possa risolvere qualsiasi ordine di problema. Al riguardo facciamo tuttavia nostro l’invito che a suotempo fece Dionigi Areopagita al suo confratello Sosipatro: “Astieniti dal parlare contro gli altri masostieni la tua verità in modo tale da renderla inconfutabile”. Questo è dunque il nostro obiettivo:fornire per lo più stimoli culturali (spesso impensati e sorprendenti) che possano attivare l’intelligenzadi coloro che avranno la pazienza di leggerci. Il fine è trasparente: fornire strumenti utili nel “reggersitra passato e avvenire, com’è giusto o come il cuore tollera” per usare anche le parole di Mario Luzi.

Il tema di fondo di questo numero è l’ Errore: troverei inappropriato tentare sintesi e riassunti deinumerosi e densi contributi che gli Autori ci hanno in proposito donato. Preferisco lasciare a lettrici elettori il gusto della sorpresa, con l’augurio che possano colorare la lettura con qualche traccia diemozione. Perché, senza emozione, qualsiasi tentativo di risolvere ogni tipo di problema, sarebbedestinato alla fine al fallimento.

Ergon è una sorta di Agorà aperta al contributo di tutti: mi sarà anche personalmente molto graditoricevere osservazioni, critiche e suggerimenti.

Giancarlo Trentini

Con viva e sentita cordialità,

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EDITORIALE

Il presente è sostanzialmente intriso di una spasmodica ricerca della perfezione. Le cultureoccidentali sono sempre più volte a rappresentazioni precise, spesso ricorrendo alla forma dellamatematica e dell’esigenza sistematica del reale. Ma la realtà è già un errore o una verità fra unnumero infinito di possibilità. La perversione di questa visione del mondo ci porta poi a credere che ilreale debba disciplinarsi e disporsi secondo modelli, concetti, etichettature e gabbie cognitive varie,per cui la nostra relazione con il mondo diventa una relazione con quei modelli interpretativi chediventano la realtà stessa.Dal punto di vista soggettivo, la vita non è solo una successione di eventi, ma è sostanzialmente ilmodo in cui noi ce li raccontiamo e noi a questa narrazione reagiamo come fosse la realtà, che nonsappiamo bene neppure cosa sia. Se normalmente entriamo in quei modelli culturali, diventa moltodifficile uscirne e raccontarcela in altro modo. Questo è il problema.Oggi in Occidente tutto ciò che fuoriesce da queste gabbie, ciò che deborda da esse, ogniparadosso, contraddizione o incertezza, viene percepito come elemento di disturbo, come errore,come elemento da eliminare dal reale. Abbiamo un intransigente senso di ribellione per tutto ciò cheeccede questi limiti del nostro fragile modello epistemologico o, come lo abbiamo chiamato, dellagabbia cognitiva in cui insiste il nostro pensiero.Questo insieme di modelli li abbiamo (o li hanno) costruiti per abitarli e soprattutto per far scompariretutto ciò che disturba e che viene considerato errore inaccettabile e da eliminare. La miseria, lamalattia, la vecchiaia, la morte, il brutto, la tristezza, l’insuccesso, la fatica, lo sporco, l’ignoranza,devono scomparire. Non sono ammissibili, neppure la stasi o il rallentamento del nostro auspicato

CARTA CHE VINCE, CARTA CHE PERDECon il grimaldello dell’errore, scassinare la cassaforte del vivere asserviti

Gianni Marocci

Chi non hamai commesso un errorenon hamai provato nulla di nuovo.

Albert Einstein