Dopo il Convegno ecclesiale Da Firenze una Chiesa che cambia · che ha saputo ribadirle con...

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«Il dopo-Firenze non comincia con un nuovo documento, non faremo discorsi sul discorso del Papa perché chi fa questo tradi- sce lo spirito di Francesco». A Convegno ecclesiale concluso, il segretario della Cei mons. Nun- zio Galantino affida alla televisone della Cei, Tv2000, alcune rifles- sioni sul cammino che verrà della Chiesa italiana, sgombrando però il campo da un eccesso di “attivi- smo”. «Non bisogna aspettarsi che la Conferenza episcopale italiana dopo il Convegno ecclesiale ema- ni le regole di vita su come speri- mentare il metodo sinodale - ha detto il segretario della Cei -. Il primo compito che ci ha dato il Papa è di convertirci alla sinoda- lità, cioè convertirci al dialogo. Bisogna mettersi in ascolto senza ricette pronte in tasca. Il Papa ci ha messo in mano ciò di cui abbia- mo bisogno come Chiesa italiana per uscire dalle secche nelle qua- li ci siamo cacciati, non per colpa nostra ma perché quella era la cultura. Una cultura tremenda- mente illuministica in cui biso- gnava conoscere tutto subito». D’altronde, le parole del Papa sono state chiare. La scorsa setti- mana a Firenze, nella cattedrale di Santa Maria del Fiore, Francesco non ha dato istruzioni, ma ha avvia- to un “processo”: «Che cosa dob- biamo fare, padre? - direte voi -. Che cosa ci sta chiedendo il Papa? Spetta a voi decidere, popolo e pastori insieme». Mons. Beniamino Pizziol, vesco- vo di Vicenza, è tornato da Firen- ze con le idee chiare. «La doman- da corretta da porci al termine di questo Convegno non è “cosa fare”, ma che atteggiamento inte- riore assumere, come cambiare personalmente e nelle nostre comunità, quale stile per mostra- re un volto nuovo di Chiesa». Piz- ziol individua tre attenzioni da avere: «La prima è evitare un atti- vismo eccessivo. La seconda è una integrazione positiva tra litur- gia e vita, perché ogni azione par- te da una preghiera. Infine, una cosa su cui rifletto spesso, è la frammentazione della vita pasto- rale, la sensazione che si facciano tante cose, ma ciascuno per con- to suo e con grosse riserve nei confronti degli altri gruppi». Per confrontarsi sul “dopo- Firenze”, mons. Pizziol ha già incontrato i delegati vicentini, mercoledì sera. Il loro contributo sarà fondamentale per il coin- volgimento del Consiglio pasto- rale diocesano e i diversi ambiti ecclesiali che li vedono impe- gnati. A loro volta i delegati han- no vissuto con grande coinvolgi- mento il Convegno ecclesiale. «A Firenze ho potuto conoscere un popolo di Dio incredibile, sorret- to da una grande passione e una grande fiducia nella Parola - rac- conta Silvio Sartori -. Un mondo che ha le sue idee ben precise e che ha saputo ribadirle con chia- rezza durante tutti i lavori del convegno. Occorrerà lavorare a tutti i livelli sulle relazioni finali, perché sono state davvero inte- ressanti». A colpire i delegati, è stato soprattutto lo stile sinoda- le con il quale i convegnisti han- no lavorato. «Porto a casa una bella esperienza di Chiesa e di comunione - commenta a propo- sito Francesca Nardin -. Qualun- que fosse l’incarico che si rico- priva c’è stato un mettersi alla pari e un ascoltarsi. Spero che tutto questo abbia una ricaduta effettiva sulle diocesi italiane». «Credo che il Convegno di Firen- ze ci ha fatti confluire in un luo- go e che ora noi siamo chiamati a ripartire da questo luogo per tor- nare nelle nostre comunità e por- tare i frutti che abbiamo raccolto durante questi giorni», dice Ser- gio Grande. «Speriamo che le indicazioni raccolte al convegno si concretizzino nelle nostre comunità perché i giovani pos- sano partecipare a questo cam- mino di cambiamento della Chie- sa», è invece l’auspicio di Alber- to Bisson. Anche il nuovo Vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, auspica che la Chiesa italiana sap- pia cogliere questa opportunità di rinnovamento: «È iniziato un processo. Io spero che questo Convegno spinga le Chiese che sono in Italia a mettersi in cam- mino su una strada nuova. Non abbiamo ancora fatto il possibile per rinnovarci. Penso che le sin- gole diocesi, le nostre comunità siano la sede del nostro cammi- nare. Se non si modifica il sog- getto di base sarà difficile un cam- biamento». La Voce dei Berici Domenica 22 novembre 2015 8 Vita della Chiesa Mons. Nunzio Galantino: «Il primo compito che ci ha dato il Papa è convertirci alla sinodalità, quindi al dialogo» di Andrea Frison Da Firenze una Chiesa che cambia Dopo il Convegno ecclesiale Qualcuno ha parlato del “day after” della Chiesa italiana, dopo il discor- so del Papa ai delegati del Conve- gno ecclesiale di Firenze. Come se Bergoglio avesse sorvolato il capo- luogo toscano scaricando un ordi- gno nucleare e radendo al suolo quanto abbiamo conosciuto finora della Chiesa italiana. Non è così. Non è stato un “day after”, ma un semplice “day”. Perché ascoltan- do le sintesi si ha l’impressione che la Chiesa italiana non sia ripartita da zero con questo convegno ma che, anzi, abbia messo in luce un cammino ordinario, di base, già in sintonia con quanto il Papa ha comunicato di sognare per la Chie- sa italiana: una Chiesa «inquieta, sempre più vicina agli abbandona- ti, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza». Questa Chiesa è emersa nelle sintesi dei lavori sulle cinque vie: uscire, abitare, annunciare, edu- care e trasfigurare. Lavori che sono stati la vera novità del convegno. Mai prima d’ora nei Convegni ecclesiali hanno avuto così tanto spazio i lavori di gruppo e così tan- ta risonanza. Il lavoro è stato dav- vero notevole: i 2200 delegati si sono suddivisi nelle cinque vie. Per ogni via venivano formati tavoli di discussione da dieci persone. Nelle conclusioni, le cinque vie si contagiano vicendevolmente. Tut- tavia sono state individuate delle attenzioni specifiche nei singoli tavoli di lavoro. In tre impegni è riassumibile la via dell’uscire: avviare un processo sinodale, formare all’audacia della testimonianza e promuovere il coraggio di sperimentare. La via dell’abitare ha proposto una riflessione a partire da cinque verbi necessari per abitare le rela- zioni: ascoltare, lasciare spazio, accogliere, accompagnare e fare alleanza. La necessità che venga lasciato spazio è stata sottolineata soprattutto dai più giovani in un passaggio applaudissimo: «Noi figli abbiamo bisogno di far pace con un mondo adulto che non vuole lasciarci le chiavi, che ci nega la fiducia e allo stesso tempo non esi- ta a scandalizzarci ogni giorno». La via dell’annunciare propone quattro impegni alla Chiesa italia- na: passare da una attenzione esclusiva verso chi viene evange- lizzato a una specifica attenzione a chi evangelizza, una maggiore attenzione alla formazione specie agli operatori della pastorale, rin- novare gli itinerari educativi, uti- lizzare linguaggi chiari, diretti, sem- plici e profondi. Le linee d’azione della via del- l’ educare sono centrate su una comunità che educa, sulla forma- zione dell’adulto e sui nuovi lin- guaggi dell’educazione. Una par- ticolare attenzione è stata rivolta alle scuole paritarie, da valoriz- zare in un’ottica di collaborazioni e alleanze. È partito dalle fatiche il tavolo del trasfigurare, ovvero la man- canza di esperienze significative di spiritualità, un’integrazione insufficiente tra liturgia e vita e la frammentarietà della proposta pastorale. Da qui, le linee d’azio- ne: rilanciare la lectio divina, un rinnovamento nella preparazione della liturgia, la testimonianza nel quotidiano dell’essere cristiani e la pietà popolare vissuta come opportunità. È stato inoltre ricor- dato come, dopo 50 anni, il Con- cilio continua a generare novità nella liturgia e in tutta la Chiesa (durante questa sintesi, “l’ap- plausometro” è schizzato verso l’alto quando è stato ricordato il cardinale Carlo Maria Martini). Nel suo intervento conclusivo, il cardinale Angelo Bagnasco, pre- sidente della Cei, ha offerto delle riflessioni in profonda sintonia con 5 vie Uscire, abitare, annunciare, educare, Mons. Nunzio Galantino, segre- tario generale della Cei

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«Il dopo-Firenze non cominciacon un nuovo documento, nonfaremo discorsi sul discorso delPapa perché chi fa questo tradi-sce lo spirito di Francesco». AConvegno ecclesiale concluso, ilsegretario della Cei mons. Nun-zio Galantino affida alla televisonedella Cei, Tv2000, alcune rifles-sioni sul cammino che verrà dellaChiesa italiana, sgombrando peròil campo da un eccesso di “attivi-smo”. «Non bisogna aspettarsi chela Conferenza episcopale italianadopo il Convegno ecclesiale ema-ni le regole di vita su come speri-mentare il metodo sinodale - hadetto il segretario della Cei -. Ilprimo compito che ci ha dato ilPapa è di convertirci alla sinoda-lità, cioè convertirci al dialogo.Bisogna mettersi in ascolto senzaricette pronte in tasca. Il Papa ciha messo in mano ciò di cui abbia-mo bisogno come Chiesa italianaper uscire dalle secche nelle qua-li ci siamo cacciati, non per colpanostra ma perché quella era lacultura. Una cultura tremenda-mente illuministica in cui biso-

gnava conoscere tutto subito».D’altronde, le parole del Papa

sono state chiare. La scorsa setti-mana a Firenze, nella cattedrale diSanta Maria del Fiore, Francesconon ha dato istruzioni, ma ha avvia-to un “processo”: «Che cosa dob-biamo fare, padre? - direte voi -.Che cosa ci sta chiedendo il Papa?Spetta a voi decidere, popolo epastori insieme».

Mons. Beniamino Pizziol, vesco-vo di Vicenza, è tornato da Firen-ze con le idee chiare. «La doman-da corretta da porci al termine diquesto Convegno non è “cosafare”, ma che atteggiamento inte-riore assumere, come cambiarepersonalmente e nelle nostrecomunità, quale stile per mostra-re un volto nuovo di Chiesa». Piz-ziol individua tre attenzioni daavere: «La prima è evitare un atti-vismo eccessivo. La seconda èuna integrazione positiva tra litur-gia e vita, perché ogni azione par-te da una preghiera. Infine, unacosa su cui rifletto spesso, è laframmentazione della vita pasto-rale, la sensazione che si facciano

tante cose, ma ciascuno per con-to suo e con grosse riserve neiconfronti degli altri gruppi».

Per confrontarsi sul “dopo-Firenze”, mons. Pizziol ha giàincontrato i delegati vicentini,mercoledì sera. Il loro contributosarà fondamentale per il coin-

volgimento del Consiglio pasto-rale diocesano e i diversi ambitiecclesiali che li vedono impe-gnati. A loro volta i delegati han-no vissuto con grande coinvolgi-mento il Convegno ecclesiale. «AFirenze ho potuto conoscere unpopolo di Dio incredibile, sorret-to da una grande passione e unagrande fiducia nella Parola - rac-conta Silvio Sartori -. Un mondoche ha le sue idee ben precise eche ha saputo ribadirle con chia-rezza durante tutti i lavori delconvegno. Occorrerà lavorare atutti i livelli sulle relazioni finali,perché sono state davvero inte-ressanti». A colpire i delegati, èstato soprattutto lo stile sinoda-le con il quale i convegnisti han-no lavorato. «Porto a casa unabella esperienza di Chiesa e dicomunione - commenta a propo-sito Francesca Nardin -. Qualun-que fosse l’incarico che si rico-priva c’è stato un mettersi allapari e un ascoltarsi. Spero chetutto questo abbia una ricadutaeffettiva sulle diocesi italiane».«Credo che il Convegno di Firen-

ze ci ha fatti confluire in un luo-go e che ora noi siamo chiamati aripartire da questo luogo per tor-nare nelle nostre comunità e por-tare i frutti che abbiamo raccoltodurante questi giorni», dice Ser-gio Grande. «Speriamo che leindicazioni raccolte al convegnosi concretizzino nelle nostrecomunità perché i giovani pos-sano partecipare a questo cam-mino di cambiamento della Chie-sa», è invece l’auspicio di Alber-to Bisson.

Anche il nuovo Vescovo diPadova, mons. Claudio Cipolla,auspica che la Chiesa italiana sap-pia cogliere questa opportunitàdi rinnovamento: «È iniziato unprocesso. Io spero che questoConvegno spinga le Chiese chesono in Italia a mettersi in cam-mino su una strada nuova. Nonabbiamo ancora fatto il possibileper rinnovarci. Penso che le sin-gole diocesi, le nostre comunitàsiano la sede del nostro cammi-nare. Se non si modifica il sog-getto di base sarà difficile un cam-biamento».

La Voce dei Berici Domenica 22 novembre 20158Vita della Chiesa

Mons. Nunzio Galantino:

«Il primo compito

che ci ha dato il Papa

è convertirci alla sinodalità,

quindi al dialogo»

di Andrea Frison

Da Firenzeuna Chiesache cambia

Dopo il Convegno ecclesiale

Qualcuno ha parlato del “day after”della Chiesa italiana, dopo il discor-so del Papa ai delegati del Conve-gno ecclesiale di Firenze. Come seBergoglio avesse sorvolato il capo-luogo toscano scaricando un ordi-gno nucleare e radendo al suoloquanto abbiamo conosciuto finoradella Chiesa italiana. Non è così.Non è stato un “day after”, ma unsemplice “day”. Perché ascoltan-do le sintesi si ha l’impressione chela Chiesa italiana non sia ripartitada zero con questo convegno mache, anzi, abbia messo in luce uncammino ordinario, di base, già insintonia con quanto il Papa hacomunicato di sognare per la Chie-sa italiana: una Chiesa «inquieta,sempre più vicina agli abbandona-ti, ai dimenticati, agli imperfetti.

Desidero una Chiesa lieta col voltodi mamma, che comprende,accompagna, accarezza».

Questa Chiesa è emersa nellesintesi dei lavori sulle cinque vie:uscire, abitare, annunciare, edu-care e trasfigurare. Lavori che sonostati la vera novità del convegno.Mai prima d’ora nei Convegniecclesiali hanno avuto così tantospazio i lavori di gruppo e così tan-ta risonanza. Il lavoro è stato dav-vero notevole: i 2200 delegati sisono suddivisi nelle cinque vie. Perogni via venivano formati tavoli didiscussione da dieci persone.

Nelle conclusioni, le cinque vie sicontagiano vicendevolmente. Tut-tavia sono state individuate delleattenzioni specifiche nei singolitavoli di lavoro.

In tre impegni è riassumibile lavia dell’uscire: avviare un processosinodale, formare all’audacia dellatestimonianza e promuovere ilcoraggio di sperimentare.

La via dell’abitare ha propostouna riflessione a partire da cinqueverbi necessari per abitare le rela-zioni: ascoltare, lasciare spazio,accogliere, accompagnare e farealleanza. La necessità che vengalasciato spazio è stata sottolineatasoprattutto dai più giovani in unpassaggio applaudissimo: «Noi figliabbiamo bisogno di far pace conun mondo adulto che non vuolelasciarci le chiavi, che ci nega lafiducia e allo stesso tempo non esi-ta a scandalizzarci ogni giorno».

La via dell’annunciare proponequattro impegni alla Chiesa italia-

na: passare da una attenzioneesclusiva verso chi viene evange-lizzato a una specifica attenzione achi evangelizza, una maggioreattenzione alla formazione specieagli operatori della pastorale, rin-novare gli itinerari educativi, uti-lizzare linguaggi chiari, diretti, sem-plici e profondi.

Le linee d’azione della via del-l’educare sono centrate su unacomunità che educa, sulla forma-zione dell’adulto e sui nuovi lin-guaggi dell’educazione. Una par-ticolare attenzione è stata rivoltaalle scuole paritarie, da valoriz-zare in un’ottica di collaborazionie alleanze.

È partito dalle fatiche il tavolodel trasfigurare, ovvero la man-canza di esperienze significative

di spiritualità, un’integrazioneinsufficiente tra liturgia e vita e laframmentarietà della propostapastorale. Da qui, le linee d’azio-ne: rilanciare la lectio divina, unrinnovamento nella preparazionedella liturgia, la testimonianza nelquotidiano dell’essere cristiani ela pietà popolare vissuta comeopportunità. È stato inoltre ricor-dato come, dopo 50 anni, il Con-cilio continua a generare novitànella liturgia e in tutta la Chiesa(durante questa sintesi, “l’ap-plausometro” è schizzato versol’alto quando è stato ricordato ilcardinale Carlo Maria Martini).

Nel suo intervento conclusivo,il cardinale Angelo Bagnasco, pre-sidente della Cei, ha offerto delleriflessioni in profonda sintonia con

5 vie Uscire, abitare, annunciare, educare,

Mons. Nunzio Galantino, segre-tario generale della Cei

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La Voce dei Berici Domenica 22 novembre 2015 9 Vita della Chiesa

L’Africa aspettaPapa Francesco

«Papa Francesco vuoleparlare della misericordiae dell’amore di Dio ancheai popoli africani e a quel-li più provati. Per que-sto è nata l’ideadi cominciare ilGiubileo in Africaoltre che a Roma. È unanticipo per un continen-te che ha estremamentebisogno». Lo ha detto il direttoredella Sala Stampa vaticana, padreFederico Lombardi, su Tv2000, inmerito al viaggio in Africa del Papadal 25 al 30 novembre. È stato lostesso Francesco, all’Angelus delprimo novembre, ad annunciare:«Domenica 29 novembre ho in ani-mo di aprire la Porta Santa dellacattedrale di Bangui».

«Il viaggio in Africa - ha aggiuntopadre Lombardi - è stato forte-mente voluto dal Papa per andare atestimoniare, in un Continente mol-to amato dalla Chiesa, ma che viveproblemi, conflitti, odio e violenza,l’amore di Dio e il suo messaggio».

BISOGNO DI MISERICORDIA PapaFrancesco toccherà tre Paesi:Kenya, Uganda e Repubblica Cen-trafricana. «Quello del Papa è unviaggio molto importante, soprat-tutto in un momento difficile comequesto - dichiara padre Alex Zano-telli, comboniano, per molti annimissionario in Kenya e già diretto-re di Nigrizia -. Le difficoltà prin-cipali stanno proprio nella convi-venza. A Nairobi c’è molta tensione,il Kenya si è impegnato militar-mente contro gli jihadisti somali».

Tensioni esistono anche nellaRepubblica Centrafricana, dovenegli ultimi tempi si sono riaccesi gliscontri. E dove il Papa ha inten-zione di anticipare l’apertura delGiubileo della Misericordia. «Sareb-be meraviglioso - continua Zano-telli -, l’Africa ha tanto bisogno diriconciliazione e misericordia perricominciare».

La terza e ultima tappa, però,potrebbe saltare se la situazioneprecipitasse. Al momento però«l’agenda resta invariata - ha dichia-rato nei giorni scorsi ad Avvenire ilcardinale Pietro Parolin, Segretariodi Stato -. Il viaggio in Africa e ilpassaggio nella Repubblica Cen-trafricana è stato fortemente volu-to dal Papa. Si vedrà poi in basealla situazione del momento, sulterreno, se compiere la terza e ulti-ma tappa in Centrafrica».

IL SUONO DEI TAMBURI «Con lavisita del Papa è come avere il mes-saggio di Gesù Cristo rinnovato,come avere il suono dei tamburiche trasmettono la Parola risonan-te in tutta l’Africa», ha affermatomons. Alfred Rotich, presidente del

Segretariato per la visita del pon-tefice, in un’intervista all’emittentetelevisiva NTV Kenya. «La visitadel Santo Padre ci offre l’opportu-nità di riflettere sui valori che sonoalla base della nostra nazione, per laquale i nostri progenitori hanno lot-tato e sacrificato le loro vite», affer-mano i Vescovi del Kenya in unadichiarazione inviata all’AgenziaFides. «Riflettiamo sui valori delduro lavoro e dell’onestà, dell’inte-grità e della responsabilità, del-l’unità nazionale e del rispetto del-la legge».

«In un Paese come il nostro,dove sono mancati per decennil’unità e il consenso nazionale, ilPapa viene come un costruttore diponti. Ci chiede di imitare Cristoche è venuto per servire invece cheessere servito, ci invita ad essereservitore l’uno dell’altro», afferma ilmessaggio pastorale dei Vescoviugandesi in preparazione alla visitadi Papa Francesco a fine novem-bre. Il messaggio invita i fedeli apregare per la visita, a compiereatti di carità nei confronti dei pove-ri e «ancor più importante, a intra-prendere ogni sforzo di riconcilia-zione e di amore reciproco comeCristo ci ha amati».

«Sono veramente contento cheil nuovo Pontefice provenga dal-l’America Latina, perché è un rico-noscimento per la Chiesa di quelcontinente - dice Juan José Aguir-re Muños, Vescovo di Bangassou,città nel sud-est della RepubblicaCentrafricana -.Attendiamo oraPapa Francesco in Africa perchépossa conoscere le sofferenze, maanche le speranze del nostro con-tinente».

A.fri.

La Facoltà teologica proseguele riflessioni del ConvegnoSulla scia del Convegno ecclesiale di Firenze, la Facoltà teologica delTriveneto e la Fondazione Lanza propongono quattro incontri - daltitolo “Dove va l’umano?” - per riprendere e approfondire i principalitemi al centro del dibattito nazionale. Nel primo incontro, giovedì 19novembre, è stato il segretario generale della Cei, monsignor Nun-zio Galantino, a intervenire per fare il punto su “La Chiesa italianaoltre Firenze 2015”. Gli appuntamenti successivi cercheranno dimettere a fuoco alcune dinamiche in atto nella chiesa e nella socie-tà italiana, che portano a interrogarsi sulle trasformazioni che inve-stono la forma della famiglia, così come il mondo che abitiamo, maanche l’uomo stesso. Il percorso di riflessione si snoderà tra la com-prensione del senso del vangelo nel nostro tempo e la rilettura dialcuni grandi nodi della riflessione morale. Si partirà dalla domanda“Dove va la famiglia?”, a cui sono invitati a rispondere Giampaolo Dia-nin della Facoltà teologica del Triveneto e Basilio Petrà della Facol-tà teologica dell’Italia centrale (giovedì 10 dicembre). Sulla questione“Dove va il sociale?” rifletteranno Elena Pulcini dell’Università diFirenze e Giuseppe Quaranta della Facoltà teologica del Triveneto(giovedì 21 gennaio 2016). Concluderà il ciclo uno sguardo sulle “Tra-sformazioni dell’umano”, da parte di Antonio Autiero, della Fonda-zione Lanza e Università di Muenster e Roberto Tommasi dellaFacoltà teologica del Triveneto (giovedì 11 febbraio 2016).

Il programma

Papa Francesco arriverà in Kenyamercoledì 25 novembre alle 17: aNairobi si svolgeranno la visita dicortesia al presidente dellaRepubblica e l’incontro con leautorità e il Corpo diplomatico.La giornata di giovedì 26 novem-bre sarà aperta dall’incontro inter-religioso ed ecumenico, seguitodalla Messa nel Campus univer-sitario della capitale. Nel pome-riggio l’incontro con il clero, i reli-giosi e la visita all’Ufficio Onu diNairobi. Venerdì 27 novembre ilPapa si recherà nel quartierepovero di Kangemi. Alle 10 l’in-contro con i giovani nello StadioKasarani, seguito subito dopodall’incontro con i vescovi delPaese. Nel pomeriggio il Papaparte per Entebbe, in Uganda:anche qui sono subito in pro-gramma la visita di cortesia alpresidente della Repubblica e l’in-contro con le autorità e il Corpodiplomatico. In serata si reca aMunyonyo per un saluto ai cate-chisti e agli insegnanti. Sabato28 novembre il Papa visita i dueSantuari dedicati ai martiri ugan-desi cattolici e anglicani. Alle 9.30la Messa per i Martiri dell’Ugandanell’area del Santuario cattolico.Seguono l’incontro con i giovania Kololo Air Strip a Kampala, lavisita alla Casa di Carità di Nalu-kolongo e gli incontri con i vesco-vi dell’Uganda, con il clero e i reli-giosi. Domenica 29 novembre lapartenza per Bangui nella Repub-blica Centrafricana, dove l’arrivoè previsto alle 10. Subito la visitadi cortesia al presidente dello Sta-to di transizione e l’incontro conla classe dirigente e con il corpodiplomatico. Alle 12.15 la visitain un campo profughi, seguitodagli incontri con i vescovi cen-trafricani e con gli evangelici. Alle17 la Messa con il clero, i religiosie i giovani nella Cattedrale di Ban-gui. La giornata terminerà alle 19con la confessione di alcuni gio-vani e la veglia di preghiera sullaspianata davanti alla Cattedrale.Lunedì 30 novembre il Papaincontra la comunità musulmananella Moschea centrale di Kou-doukou a Bangui. Alle 9.30 laMessa nello Stadio del Comples-so sportivo Barthélémy Bogan-da. Alle 12.30 la partenza dall’Ae-roporto Internazionale “M’Poko”di Bangui.

quanto detto nelle relazioni finalisulle cinque vie, citandole fre-quentemente e citando numerosevolte le parole che il Santo Padreha rivolto ai convegnisti nella cat-tedrale fiorentina.

«Concludiamo i lavori con cuoregrato per questo tempo di grazia edi ascolto della parola di Dio sullanostra chiesa - ha detto il cardina-le -. Sarebbe parziale affermare chela chiesa italiana ha celebrato ilsuo quinto convegno ecclesiale.Abbiamo cercato di vivere moltodi più. La Chiesa italiana ha sceltodi mettersi in gioco in un impegnodi conversione finalizzato a indivi-duare parole, categorie e gesti perportare il Vangelo del nostro tempoagli uomini di oggi».

«Facciamo ritorno alle nostre

Chiese e ai nostri territori senzapaura di guardare in faccia le diffi-coltà, anche le nostre ombre, macon la gioia di chi è consapevoledella fedeltà di Dio al mondo», haconcluso il cardinale, che ha poiaggiunto rivolgendosi ai convegnisticon una nota di commozione: «Invoi vediamo il volto delle comunitàcristiane disseminate nel nostroamato Paese. I nostri limiti vi sononoti ma conoscete la sincerità deinostri cuori. Sentiamo incoraggia-mento e sostegno: anche noi, cometutti, ne abbiamo bisogno. Il nostroabbraccio di popolo e pastori si dila-ta fino a raggiungere Papa France-sco. Che l’eco dei nostri cuori con-fermi ciò che i figli dicono ai loropiù cari: “Le vogliamo bene”».

A.fri.

trasfigurare

Nella cartina sono colorati in blula Repubblica Centrafricana, inverde l’Uganda e in rosso il Kenya

VIAGGIO APOSTOLICO IN KENYA, UGANDA E REPUBBLICA CENTRAFRICANA