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LA FAMIGLIA SALESIANA UN DONO, UNA RICCHEZZA, UN’OPPORTUNITÀ Ambito Famiglia Salesiana Sr. Maria Luisa Miranda

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LA FAMIGLIA SALESIANA

UN DONO,

UNA RICCHEZZA,

UN’OPPORTUNITÀ

Ambito Famiglia Salesiana

Sr. Maria Luisa Miranda

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LA FAMIGLIA SALESIANA UN DONO, UNA RICCHEZZA, UN’OPPORTUNITÀ

1. UNA PROSPETTIVA COMUNE

A partire dal Concilio Vaticano II, nella Chiesa si è verificato, per scelta o per forza di cose, un movimento dalla Vita Consacrata al Laicato e dal Laicato alla Vita Consacrata. Il rapporto “religiosi-laici” sta attraversando un momento di forte vitalità. Le diverse esperienze all’interno delle famiglie religiose ci inducono a riconoscere la venuta di una nuova primavera nella vita della comunità ecclesiale. Certo non tutti i germogli sono uguali, hanno tempi diversi, e dovranno ancora affrontare alcune difficoltà, ciò nonostante si tratta di un movimento che non può regredire, poiché insieme a noi, o anche a prescindere da noi, lo Spirito Santo continua e continuerà a rinnovare la sua Chiesa, superando di gran lunga la nostra percezione più o meno lucida del suo operare nel corso della storia.

1. Alcune considerazioni necessarie per meglio collocarci:

Con i laici condividiamo: consacrazione battesimale, missione, comunione e carisma. Ciò significa che in questa Chiesa-comunione, condividiamo in uguale misura responsabilità e diritti. Stiamo ritornando al modello della Chiesa delle origini, in cui l’unico carisma e l’unico titolo di superiorità è la carità.

L’azione evangelizzatrice dei laici ha cambiato e sta cambiando la vita ecclesiale. A partire dal Vaticano II, il riconoscimento di tale azione nella comunità ecclesiale ha determinato un cambiamento nella vita e nell’azione della Chiesa, rinnovandola, arricchendola, dandole nuovo respiro e nuova apertura.

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Lo scambio reciproco tra religiosi e laici favorisce, arricchisce e consolida la vocazione specifica di ciascuno. La differenza nel modo di vivere la medesima vocazione cristiana ci sprona, ci arricchisce, e ci incoraggia.

La nuova identità teologica della vita consacrata e laicale, considerata nella sua relazione con la comune vocazione cristiana e carismatica, ci può portare molto lontano nella costruzione del Regno di Dio. Infatti, è sufficiente guardare alle nostre comunità educative per notare con gratitudine ciò che lo Spirito di Dio ha suscitato e di cui ha arricchito i nostri carismi con la sua presenza. Questi hanno avuto inizio per necessità, e si sono poi trasformati in una ricchezza e in una forza imprescindibile.

È indispensabile cercare una relazione che, superando l’asimmetria, cerchi la reciprocità che si trasforma in: convinzione, sfida, scelta e paradigma per la vita religiosa. Dobbiamo crescere entrambi, religiosi e laici, in questo cammino che abbiamo intrapreso insieme, come adulti in Cristo, dove ciascuno a partire dal proprio carisma e nello stesso Corpo di Cristo, può guardare negli occhi dell’altro in maniera paritaria, perché tutti abbiamo ricevuto lo stesso Spirito.

L’incontro tra religiosi e laici deve realizzarsi nell’identità carismatica diversificata prima ancora che nell’azione. I laici non sono semplice forza di lavoro o supplenti; o un’esigenza imperativa ed inevitabile dovuta alla penuria di religiosi. Essi, come noi, sono stati chiamati al battesimo e a viverlo attraverso il carisma salesiano.

Il carisma salesiano è una prospettiva a partire dalla quale si contempla il Vangelo e fa della famiglia carismatica una famiglia evangelica. Dobbiamo avere ben chiaro che siamo innanzitutto Chiesa e non un ghetto, per cui nessun laico può sentirsi forzato ad appartenere o a rimanere in un carisma o in un campo apostolico appartenente ad un carisma. Può vivere e

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convivere con altri carismi e con altri gruppi nell’ambito dello stesso carisma.

Insieme ai laici possiamo scrivere una pagina inedita dell’evangelizzazione e del carisma. E di fatto già la stiamo scrivendo. Lasciamo via libera al vento dello Spirito di cui non sappiamo esattamente come e perché sia giunto, né dove ci condurrà; il disegno è del Signore e noi siamo semplicemente suoi servitori.

2. Laici e Magistero della Chiesa

Le citazioni potrebbero essere abbondanti, dalla Lumen Gentium, che offre un nuovo concetto di Chiesa alla Christifideles laici di san Giovani Paolo II. Ma sceglierò solo alcune citazioni di Evangelii Gaudium che sono il programma di Papa Francesco:

Guardando ai laici, una parola specifica va alle varie forme di antiche e nuove associazioni e insieme ai movimenti ecclesiali e alle nuove comunità, tutti espressione della ricchezza dei doni che lo Spirito fa alla Chiesa. Anche a queste forme di vita e di impegno nella Chiesa esprimiamo gratitudine, esortandoli alla fedeltà al proprio carisma e alla convinta comunione ecclesiale, in specie nel concreto contesto delle Chiese particolari.1

La formazione dei laici e l’evangelizzazione delle categorie professionali e intellettuali rappresentano un’importante sfida pastorale.2

1 XIII Assemblea Generale Ordinaria Del Sinodo Dei Vescovi 7-28 ottobre 2012. Messaggio finale2 Papa Francesco Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium 102

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La Chiesa dovrà iniziare i suoi membri – sacerdoti, religiosi e laici – a questa “arte dell’accompagnamento”, perché tutti imparino sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro (cfr Es 3,5). Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana. L’accompagnamento sarebbe controproducente se diventasse una specie di terapia che rafforza questa chiusura delle persone nella loro immanenza e cessa di essere un pellegrinaggio con Cristo verso il Padre.3

Sebbene si possa dire in generale che la vocazione e la missione propria dei fedeli laici è la trasformazione delle varie realtà terrene affinché ogni attività umana sia trasformata dal Vangelo, nessuno può sentirsi esonerato dalla preoccupazione per i poveri e per la giustizia sociale: «La conversione spirituale, l’intensità dell’amore a Dio e al prossimo, lo zelo per la giustizia e la pace, il significato evangelico dei poveri e della povertà sono richiesti a tutti».4

Le altre istituzioni ecclesiali, comunità di base e piccole comunità, movimenti e altre forme di associazione, sono una ricchezza della Chiesa che lo Spirito suscita per evangelizzare tutti gli ambienti e settori. Molte volte apportano un nuovo fervore evangelizzatore e una capacità di dialogo con il mondo che rinnovano la Chiesa. Ma è molto salutare che non perdano il contatto con questa realtà tanto ricca della parrocchia del luogo, e che si integrino con piacere nella pastorale organica della Chiesa particolare.5

3 Ibid 134 Ibid 170-1714

5 Ibid 295

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3. I Laici e la Vita Consacrata

Sia il laico che il religioso sono stili di vita plasmati dall’amore. In questo momento la storia chiede alla vita religiosa di permettere ai laici di essere sé stessi, valorizzando la loro vocazione laicale. Tutti cerchiamo di vivere nella libertà, nella gioia, di essere semi di un mondo nuovo, apportando alla Chiesa il dono di un carisma che è possibile vivere come comunità ecclesiale dalle diverse frontiere.

L’esperienza del camino condiviso ci invita a chiedere al Signore di rimanere con noi, perché ci liberiamo reciprocamente dall’ incoerenza o dall’illusione di credere che separatamente possiamo essere dei profeti migliori. Insieme, in solidarietà gli uni con gli altri, potremo purificarci, ricevere nuova vita e celebrare il Signore di tutti.

Religiosi e laici, ognuno nel proprio e tra i suoi, chiamati a rafforzare la propria identità, non per distinguerci ma per arricchirci, rafforzando la relazione che genera la comunione. Entrambi nel comune impegno di seguire Gesù Cristo: umanizzandoci e umanizzando affinché il Dio di Gesù Cristo sia credibile, costruendo insieme la città e il Regno, nella consapevolezza che il Regno è il destino e la città il cammino.

La lettera scritta da Papa Francesco in occasione dell’ Anno della Vita Consacrata dice:

La vita consacrata è chiamata a perseguire una sincera sinergia tra tutte le vocazioni nella Chiesa, a partire dai presbiteri e dai laici, così da far crescere la spiritualità della comunione prima di

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tutto al proprio interno e poi nella stessa comunità ecclesiale e oltre i suoi confini. 6

Con questa mia lettera, oltre che alle persone consacrate, mi rivolgo ai laici che, con esse, condividono ideali, spirito, missione. Alcuni Istituti religiosi hanno un’antica tradizione al riguardo, altri un’esperienza più recente. Di fatto attorno ad ogni famiglia religiosa, come anche alle Società di vita apostolica e agli stessi Istituti secolari, è presente una famiglia più grande, la "famiglia carismatica", che comprende più Istituti che si riconoscono nel medesimo carisma, e soprattutto cristiani laici che si sentono chiamati, proprio nella loro condizione laicale, a partecipare della stessa realtà carismatica.

Incoraggio anche voi, laici, a vivere quest’Anno della Vita Consacrata come una grazia che può rendervi più consapevoli del dono ricevuto. Celebratelo con tutta la "famiglia", per crescere e rispondere insieme alle chiamate dello Spirito nella società odierna. In alcune occasioni, quando i consacrati di diversi Istituti quest’Anno si incontreranno tra loro, fate in modo di essere presenti anche voi come espressione dell’unico dono di Dio, così da conoscere le esperienze delle altre famiglie carismatiche, degli altri gruppi laicali e di arricchirvi e sostenervi reciprocamente.7

4. I Laici e il carisma salesiano

Nella storia delle nostre congregazioni i laici sono presenti, fin dal primo momento, come parte del carisma. Valdocco si arricchisce, fin dal principio, di laici impegnati, uomini e donne che crearono lo “spirito di famiglia” che è tipicamente salesiano.

6 Lettera Apostolica del Santo Padre Francesco a tutti i consacrati in occasione dell'Anno della Vita Consacrata II,37 Ibid, III,3

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Nelle prime Costituzioni scritte da Don Bosco già apparivano i salesiani esterni, come parte costitutiva della Società di San Francesco di Sales. Tuttavia, come per tante altre cose, Don Bosco ha anticipato i tempi, ed i tempi non erano ancora maturi per un’apertura di questo tipo in una Chiesa concepita come piramide più che come comunità. Un secolo più tardi, vediamo la forza e la vitalità con cui i laici camminano nella Chiesa dopo il Vaticano II, spingendola a recuperare la sua più vera identità delle origini.

A Mornese le cose non furono molto diverse, qui ancora di più, l’Istituto nasce dal seme delle Figlie dell’Immacolata, un gruppo di laiche impegnate in un’azione evangelizzatrice e sociale. Per questo, senza alcuna difficoltà, un gruppo di laiche partecipano ed arricchiscono questa prima comunità fin dai suoi primi giorni di vita.

Tanto i salesiani quanto le FMA, fin dagli inizi, saranno promotori di un laicato impegnato e chiamato ad una stretta collaborazione. Le citazioni sulla Famiglia Salesiana e le Associazioni nelle nostre Costituzioni sono anche abbondanti, ma lo vedremo in seguito.

5. Laici nella Carta di Identità della Famiglia Salesiana

La Carta della Famiglia Salesiana presentata da D. Pascual Chávez Villanueva il 31 gennaio 2012 è stata la sintesi della Carta di Comunione e della Carta della Missione pubblicati anteriormente. Vista la crescita della Famiglia Salesiana, questa Carta vuole essere una guida per tutti i gruppi della Famiglia Salesiana. In questa Carta la partecipazione dei laici e delle Associazioni laicali è opportuna e chiaramente presentata.

“La Famiglia Salesiana di Don Bosco è una comunità carismatica e spirituale formata da diversi Gruppi, istituiti e

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riconosciuti ufficialmente, legati da rapporti di parentela spirituale e di affinità apostolica. Tale comunità riconosce le diversità. Queste sono: la differenza di genere, maschile e femminile; le distinte vocazioni specifiche; i diversi ministeri esercitati al servizio del popolo di Dio; le distinte forme di vita come religiosi o religiose, consacrati o consacrate laici, cristiani e cristiane celibi o uniti in matrimonio; il progetto di vita salesiana proprio di ogni Gruppo e codificato nei rispettivi Statuti; il variegato contesto sociale, culturale, religioso ed ecclesiale in cui i vari Gruppi vivono ed operano”.8

“L’impegno sociale e politico, attuato soprattutto dai Gruppi di membri secolari, secondo i criteri espressi dal magistero della Chiesa. Leggiamo nella Gaudium et spes: «La Chiesa stima degna di lode e di considerazione l’opera di coloro che per servire gli uomini si dedicano al bene della cosa pubblica e assumono il peso delle relative responsabilità»; e nella Christifideles laici: «I fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla “politica”, ossia alla molteplice e varia azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale, destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune”.9

“Don Bosco ebbe pure relazione con molti cattolici, uomini e donne, variamente dedicati al bene dei giovani, alla difesa e al rafforzamento della fede tra la gente del popolo; con essi sperimentò la forza e l'efficacia dell'operare uniti. Nacque così l’Associazione dei Cooperatori salesiani (oggi ‘Salesiani Cooperatori), impegnati a compiere nelle loro famiglie, nelle comunità cristiane di appartenenza e nella società, il comune apostolato giovanile, popolare e missionario, animati dallo stesso spirito di Valdocco.”10

“Alla fondazione di questi tre primi gruppi Don Bosco dedicò tempo, energie, impegno formativo ed organizzativo. Pur

8 Carta di Identità della Famiglia Salesiana Art. 49 Idem Art. 9,310 Idem Art. 1

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riconoscendo la diversità dei campi d’azione, fu sempre convinto che la forza apostolica dell’intera Famiglia dipendesse dall’unità di intenti, di spirito, di metodo e di stile educativo. Segno e garanzia di tale unità furono i legami giuridici delle FMA e dei Cooperatori con la Congregazione salesiana e, in modo particolare, col suo Superiore, il Rettor Maggiore.

Da Don Bosco ebbe inizio anche l'Associazione dei Devoti di Maria Ausiliatrice (oggi ‘Associazione di Maria Ausiliatrice’) per promuovere la venerazione al Santissimo Sacramento e la devozione a Maria Aiuto dei Cristiani. Attorno a Don Bosco cominciarono a raccogliersi anche i primi Exallievi.11

Don Bosco tracciò, anche con l’Associazione dei Salesiani Cooperatori e l’Associazione di Maria Ausiliatrice, un cammino di educazione alla fede per il popolo, valorizzando i contenuti della religiosità popolare. Si prodigò inoltre a promuovere la comunicazione sociale, per raggiungere il maggior numero possibile di persone in funzione educativa ed evangelizzatrice”.12

6. I laici negli ultimi Capitoli Generali delle FMA

A partire dal Vaticano II, nei CCGG delle FMA, la figura dei laici va delineandosi e maturando, diviene spontaneamente parte integrante e naturale della comunità educativa. Cito alcuni esempi degli ultimi due CG:

“… il carisma salesiano accolto e condiviso, si incarna nelle diverse situazioni educative con modalità sempre nuove” (CG FMA XXII, 7)

11 Idem Art. 112 Idem Art. 32

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“come comunità FMA, siamo ‘risposta di salvezza alle attese profonde delle giovani’ in collaborazione e corresponsabilità con le laiche e i laici” (CG FMA XXII, 15).

“[Nelle] comunità educanti…. si esprimono molteplici vocazioni che, in uno scambio fecondo, crescono insieme come famiglia di Dio” (CG FMA XXII, 32).

“Nella nostra storia carismatica, l’esperienza dell’accompagnamento è presente fin dall’inizio. Essa è una delle modalità per attuare il Sistema preventivo come comunità che vive lo spirito di famiglia; una comunità dove ci si prende cura le une delle altre e, insieme alle laiche e ai laici, delle/dei giovani che ci sono affidati” (CG FMA XXII, 35).

“Vivere con gioia la nostra identità di Figlie di Maria Ausiliatrice, risignificando le comunità nella fedeltà al vangelo e al carisma – in dialogo con le altre vocazioni nella Chiesa locale, in particolare nella Famiglia salesiana – e collaborando a creare una cultura vocazionale” (CG FMA XXII, 40.1).

L’esperienza del CG XXIII segna un passo molto importante per la vita dell’Istituto. I laici, insieme ai giovani, sono convocati a fare parte del cammino del Capitolo Generale. Nelle Atti del Capitolo: “Allargate lo sguardo. Con i giovani missionarie di speranza e di gioia”, questa loro partecipazione è stata valorizzata assegnando una sistemazione specifica dei loro interventi all’interno del documento stesso.

L’esperienza conferma, che la loro presenza e condivisione nell’Assemblea Capitolare, è stato un momento di gioia e di speranza. La loro parola è stata profetica per noi e ci ha incoraggiato a continuare il camino insieme.

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Ho scelto alcuni punti significativi degli Atti del CG XXIII dove si parla del lavoro con i laici, della “missione condivisa” con loro e della Famiglia Salesiana.

L’incontro con i giovani e con laici, tra cui diversi rappresentanti della Famiglia salesiana, ha reso più visibile la comunità educante nel nostro Capitolo generale. Ciò che ci hanno detto è risuonato come chiamata ad allargare lo sguardo sulle nostre comunità e a contare su di loro per una missione condivisa (CG XXIII n. 6).

La sfida dell’evangelizzare sta nel come comunicare la fede ai giovani che hanno perso i valori cristiani e l’amore alla vita. Abbiamo bisogno di essere loro vicini, di entrare nel loro mondo, di introdurci lì, per accompagnarli e orientarli anche dopo l’uscita dalle nostre case (CG XXIII n. 13).

La forza di una proposta e di un’azione evangelizzatrice e sociale si radica nella capacità di coordinarci e di essere uniti, come anche di formarci insieme. Per questo abbiamo tutti bisogno di condividere chiari orientamenti e di rafforzare le relazioni tra le varie componenti della Famiglia salesiana, sviluppando sinergie, collaborazioni strategiche, metodologiche e operative. L’amore preventivo è per noi vera e concreta testimonianza di evangelizzazione (CG XXIII n. 14).

Dateci fiducia per progettare insieme i cambiamenti: considerateci interlocutori protagonisti e non solo destinatari, creando spazi di dialogo per vivere il comandamento dell’amore in spirito di famiglia (CG XXIII n. 18).

Riscoprite il valore della collaborazione con i Salesiani, non solo a livello di attività e di pastorale, ma anche a livello di

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costruzione della grande casa della Famiglia salesiana, in rete con le comunità educanti, quale segno di una comunione creativa di cui abbiamo tanto bisogno nella società e nella Chiesa (CG XXIII n. 18).

La comunità è provocata a testimoniare la vita evangelica formandosi insieme, FMA e laici, per la missione condivisa; è chiamata ad andare incontro ad altri con gli stessi giovani che ci aiutano a comprendere e a vivere il Vangelo secondo il carisma salesiano; ad uscire con loro per annunciare Gesù (CG XXIII n. 27).

Coinvolgere, dove è possibile, nel discernimento e nelle scelte relative alla significatività delle nostre presenze, le risorse presenti nel territorio: Chiesa locale, Famiglia salesiana, specialmente le ex allieve e gli ex allievi, il Vides o altri organismi di volontariato, l’Ufficio dei Diritti Umani, altri gruppi o movimenti ecclesiali (CG XXIII n. 61.3).

Curare con maggior determinazione la formazione di comunità vocazionali e favorire, in ogni comunità, la cultura vocazionale, tenendo conto delle diverse vocazioni nella società e nella Chiesa, con particolare attenzione a quelle della Famiglia salesiana. Attivare nelle presenze educative cammini sistematici adeguati e inculturati, ponendo attenzione al discernimento e all’accompagnamento vocazionale delle/i giovani (CG XXIII n. 61.8).

Il servizio più grande che possiamo offrire è l’educazione perché accompagna l’essere umano verso la sua pienezza. L’azione educativa si fa più incisiva lavorando in rete, in modo particolare con altri gruppi della Famiglia salesiana, ma anche a livello intercongregazionale e in collaborazione con altre risorse del territorio (CG XXIII n. 62).

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Lavorare come comunità educante per una presenza educativa profetica nel territorio, e nella Chiesa, in sinergia con la Famiglia salesiana e altri organismi impegnati per l’educazione e la promozione della giustizia, della pace, dell’economia solidale, della difesa della vita, dei diritti umani e dell’integrità del creato (CG XXIII n. 66.8).

In continuità con l’intuizione di don Bosco e di madre Mazzarello crediamo che sia il tempo di risignificare e iniziare in alcuni contesti, una missione condivisa con i laici che si ritrovano nei valori umani proposti, anche se non sono cristiani. In particolare per parlare ai giovani del Vangelo sentiamo che i migliori interlocutori sono gli stessi giovani, che più facilmente parlano il linguaggio di quanti non hanno familiarità con la fede e con i valori cristiani. È tempo perciò di essere disponibili a lasciarci trasformare dalla relazione con loro (CG XXIII n. 58).

L’azione educativa in rete implica oggi risignificare le nostre presenze e pensarne di nuove nell’ottica della preventività. In contesti di nuove povertà l’impegno educativo per la giustizia, la pace e l’integrità del creato, la difesa della vita, sono segnali che ci rendono credibili dinanzi a tutti e ci aprono ad una missione condivisa. In questi nuovi contesti siamo chiamate a vivere la carità in prospettiva sociale secondo la Dottrina Sociale della Chiesa. Solo comunità robuste e ricche di passione educativa possono promuovere un pensiero originale e sostenere le imprese creative dei singoli e delle istituzioni (CG XXIII n. 63).

7. Famiglia Salesiana, futuro del carisma salesiano

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Alla fine di questo percorso è importante ricordare che siamo nati, come una Famiglia, dal cuore di D. Bosco e siamo uniti, laici e religiosi, per l’unica missione. Questa modalità di missione è stata ampiamente riconfermata a Mornese con la presenza di laiche che hanno collaborato con le nostre prime sorelle fin dall’inizio nell’azione educativa con le bambine e con le giovani con responsabilità specifiche come la Contesa Emilia Mosca, prima responsabili degli studi nell’Istituto. Non possiamo dimenticare anche le signore che andavano alla nostra prima Casa per gli Esercizi Spirituali. È significativo sottolineare che, proprio durante gli Esercizi Spirituali di un gruppo di signore, è avvenuta la Professione del primo gruppo delle FMA.

I tempi che viviamo non si possono capire senza la presenza dei laici nella missione. Non possiamo pensarli solo come forza nel lavoro, dove noi non arriviamo più, ma come una componente ecclesiale e carismatica che affonda le radici negli inizi della Chiesa e del carisma salesiano.

Il futuro non lo possiamo pensare senza questa “complicità” e sinergia voluta dallo stesso Spirito Santo, che è Colui che dona i carismi. Noi FMA siamo chiamate in questo momento ad “Allargare lo sguardo” verso tanti laici che sentono dentro del loro cuore e nel loro spirito la chiamata a condividere la missione salesiana. Insieme nella formazione, nella preghiera nella pianificazione, Insieme è seme di futuro

La scelta e la formazione delle Delegate di Exallieve/i delle FMA e di SSCC e animatrici ADMA, è una responsabilità diretta delle Ispettrici. Dobbiamo essere lungimiranti, non fermarci sul presente, su quello che abbiamo oggi, ma pensare cosa fare nel futuro affinché questo carisma continui con qualità e dinamismo per le generazioni future, attraverso un giusto equilibrio di opere condivise tra FMA e laici. Lo Spirito di Dio dona la vocazione e il carisma, a noi la responsabilità di coltivarlo e farlo crescere. Tutto quanto facciamo per

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formare laiche e laici a livello carismatico per dare vitalità alle Associazioni a noi affidate come FMA: Exallieve ed Exallievi delle FMA, SSCC, ADMA, è una promessa d’un futuro ricco di speranza dove tanti giovani potranno trovare, nelle nostre comunità educative, una casa e un senso della vita.

Abbiamo l’immensa fortuna di avere tanti laici e giovani nelle nostre case, collaborando anche nelle nostre opere, non sprechiamo questa messe abbondante che il Signore pone nelle nostre mani. Facciamo proposte mirate a livello vocazionale in senso ampio.

D’altra parte, l’obiettivo principale dell’Associazione di Exallieve/i FMA, SSCC. e ADMA è quella dell’attenzione alla propria famiglia, ed è proprio in sintonia con quanto la Chiesa e l’Istituto ci chiedono oggi in risposta all’emergenza educativa.

Il percorso educativo della Pastorale Giovanile arriva alla sua pienezza quando culmina con una proposta vocazionale. La Famiglia Salesiana, per dono di Dio, offre una molteplicità di vocazioni e diversi livelli d’impegno dove ognuno può trovare il proprio percorso di santità con in quale identificarsi.

8. Maria accompagna il nostro camino di Famiglia Salesiana

Nel sogno dei nove anni Gesù presenta Maria, sua Madre, come Maestra di sapienza, perché ci prenda per mano. È opportuno ricordare la prima lezione offerta al piccolo Giovanni Bosco: Questo è il campo dove devi lavorare. Fatti umile, forte e robusto. Come Fondatore di una Famiglia Apostolica, impegnata nell’educazione e nell’evangelizzazione dei giovani, Don Bosco, diffuse la devozione alla Vergine con il titolo di Ausiliatrice dei Cristiani. Nel quadro voluto da Don Bosco per la Basilica, e rileggendo la descrizione proposta dal pittore per la realizzazione del

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suo quadro, Maria Ausiliatrice appare nel suo mistero di maternità ecclesiale e nel suo ruolo di educatrice e aiuto potente. Alla sua scuola e sotto la sua direzione e protezione impariamo l’arte di accompagnare i laici nello stile dei nostri Fondatori e sperimenteremo la verità delle parole di Don Bosco: “Maria ha fatto tutto” e “la Madonna è qui e passeggia in questa casa”. Lei continui a darci coraggio e creatività per stendere nuovi colori alla bozza della Famiglia Salesiana che Don Bosco ha disegnato e che Maria Mazzarello con il suo genio femminile ha arricchito. In questo modo le nostre case possono essere il riflesso di una Chiesa carismatica e profetica. Concludiamo questo percorso con un breve ma significativo poema di Don Pedro Casaldáliga, Vescovo:

È serama è la nostra ora

È serama è tutto il tempo che abbiamo nelle nostre maniper costruire il futuro

È serama siamo noiquest’ora del tramontoÈ serama è preludio del giornose lottiamo ancora un po’.

Questa è la nostra ora, è l’ora della Famiglia Salesiana e non possiamo lasciarla passare, forse domani sarebbe troppo tardi.

Sr. Ma. Luisa Miranda L.Consigliera per l’Ambito Famiglia Salesiana FMA.

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