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1 IL DISAGIO & LA COMUNICAZIONE Tesina Multidisciplinare Stefano De Feo A.S. 2013/2014

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IL DISAGIO & LA COMUNICAZIONE

Tesina Multidisciplinare

Stefano De FeoA.S. 2013/2014

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SOMMARIOPag. 3 Introduzione

STORIAPag. 4-5-6 Adolf Hitler: Abitudini, Manie e Ideologia Di Un Leader

SISTEMIPag. 7 Tipi Di RetiPag. 8-9 Topologie Di Reti

MATEMATICAPag. 10-11-12-13 Studio Di Funzione

ITALIANOPag. 14 Charles Baudelaire e Il Disagio EsistenzialePag. 15 I Fiori Del Male

INGLESEPag. 16-17-18 Charles Dickens: Il Disagio E La Conoscenza Dell’essere UmanoPag. 19 Oliver Twist

INFORMATICAPag. 20-21-22-23-24-25 PHP

ELETTRONICAPag.26 Le ModulazioniPag. 27 Le Modulazioni AM e FM

Pag. 28 Conclusioni, Fonti e Software

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INTRODUZIONEQuesta tesina è stata fatta sul disagio e sulla comunicazione, argomenti scelti sia per collegare tutte le materie in ambito scientifico e umanistico, sia perché  sono due cose che si collegano in modo netto tra di loro.Il disagio, è la condizione psicologica che si crea quando un individuo, non si sente a proprio agio appunto, in una situazione o anche in un posto, mentre la comunicazione è quell'azione che svolge un individuo quando vuole esprimere qualcosa. Dunque, quando quest'ultima manca, o è effettuata in un modo diverso da quello che si intende, si può creare un disagio. Esempio più comune, sono i Social Network, i quali possono creare vari equivoci, sia perché non si conosce spesso e volentieri l'identità della persona con cui si ha a che fare, sia perché molte persone riescono a esprimersi solamente dietro uno schermo, annullando la loro capacità di relazionarsi con le persone "reali" e perdendo i rapporti, anche questi "reali".In inglese, ho portato Charles Dickens, che attraverso i suoi romanzi, in particolare Oliver Twist, denuncia i disagi della società del suo tempo, ovvero l'età vittoriana.Le materie scientifiche, le ho collegate tutte con la comunicazione:Elettronica, con le modulazioni AM ed FM, informatica con il PHP, con cui sono stati realizzati i maggiori social network, sistemi con le varie tipologie e topologie di reti, e matematica con lo studio teorico di una funzione.A storia, ho portato la personalità e la psicologia di Adolf Hitler, a mio parere un genio ma con delle idee molto controverse e assurde, mentre a italiano, il personaggio di Charles Baudelaire, il dandy per eccellenza e la sua vita fatta di eccessi e disagi, racchiusi nella sua opera più famosa, "I fiori del male".

ADOLF HITLER: ABITUDINI, MANIE E IDEOLOGIA DI UN LEADER

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Da pochi giorni si è ricordata la Shoah, le deportazioni, il dolore, la morte, l’Olocausto e la follia di chi l'ha causato; spesso però si parla e si conosce poco di colui che causò tanto dolore, Hitler. Con una serie di articoli, frutto di studi compiuti alcuni anni fa vorrei presentarvi, in maniera più approfondita, la figura di Hitler, partendo da una semplice presentazione, per passare poi alla sua bibliografia, al suo ruolo nella guerra e una ricostruzione di un profilo psicologico, basato sulle testimonianze di chi ha vissuto vicino a lui e le conversazioni private giunte fino a noi.

Partiamo però da una panoramica, una breve infarinatura del suo carattere e dei suoi comportamenti.

Hitler giunse al potere all’età di quarantaquattro anni, uomo dotato di eccezionale fascino e sicurezza nascondevano, dietro all’abilità oratoria, una lunga preparazione di testi scritti, rivisti e corretti dai “ripulitori” del suo tedesco scorretto.

Visto come chi aveva unificato il paese e dato fiducia a una generazione, era un uomo che in privato, pur non avendo senso dell’umorismo, amava quello degli altri e per questo cercava la compagnia, soprattutto di quelli che sapevano farlo ridere; nei salotti gradiva inoltre oziare in compagnia di belle donne.

Non avendo goduto, fin dalla gioventù di buona salute per via del passato tormentato (nell’età più delicata aveva dormito dove capitava, si era nutrito alle mense dei poveri, vestito di stracci), ora mostrava un fisico piuttosto debilitato; era vegetariano, beveva solo acqua, the allungato, mai vino, caffè, liquori e aveva un terrore esagerato di ingrassare, pur nutrendo una passione sfrenata per i dolci.

Di rado si concedeva un sorso di champagne o un amaro, non fumava e si stancava facilmente, tanto che dopo ogni comizio impiegava molto tempo prima di recuperare le forze; impaurito dalle malattie consumava spesso e volentieri pillole e medicinali, per paura del cancro si sottoponeva a radiografie anche se poi si rifiutava di spogliarsi. Basti pensare che per un sarto era impossibile prendergli le misure, doveva limitarsi a guardarlo, farsi un’idea del suo corpo e, in base a ciò, arrangiarsi.

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Essendo convinto di avere una missione storica da compiere, voleva vivere per arrivare sano al traguardo prefissato.

Era ateo, benché avesse ricevuto il Battesimo e la Cresima, e, nei suoi discorsi, non mancava di rivolgersi all’Onnipotente; accusava la Chiesa di oscurantismo e si prefiggeva di separarla dallo Stato: alla Chiesa spettava il compito di curare le anime e non di occuparsi di politica.

Fino ai giorni della conquista del potere fu un fanatico brutale, capace di fredde crudeltà, con un temperamento instabile, soggetto a ossessioni ed entusiasmi spesso irrazionali; al di fuori della vita politica era invece come tutti (più o meno).

Autodidatta, non aveva titoli di studio e la sua cultura la si poteva considerare da università popolare, non era stato in grado infatti, di andare oltre le tre classi medie; aveva letto molto ma disordinatamente e ciò lo aveva portato ad avere un nozionismo generico. Non parlava che il tedesco e aveva una superficiale conoscenza dei classici però, nonostante le evidenti carenze culturali, si ostinava a dar giudizi e volerne sapere più degli altri.

Incomprensibile e morboso tutto ciò che si riferiva alle sue origini ebree; fece cambiare cognome alla sorella Paula perché manifestava qualche instabilità psichica, non riconobbe mai il fratellastro (Alois) e, non appena divenne cancelliere, fece distruggere tutti i documenti riguardanti il suo stato civile. Sembrava voler dimostrare di essere di natura soprannaturale, come mandato dal cielo.

Nelle apparizioni pubbliche, per esaltare la sua figura, faceva ricorso a un elaborato rituale, quasi teatrale: compariva all’improvviso, su alte tribune e preferibilmente di sera, quando il buio poteva essere tagliato dalla luce dei riflettori e dalle fiaccole, creando un’atmosfera suggestiva. Risuonavano inni e grida e, solo quando la tensione era giunta al culmine, lui cominciava a parlare.

Non era però un pazzo. Politicamente può essere considerato un genio, tutto ciò che fece, fu in funzione della guerra, obiettivo supremo delle sue ambizioni; il vero aspetto patologico era l’odio, in particolare l’odio per gli Ebrei, coltivato fin dall’adolescenza. Con il passare del tempo prevalsero in lui la spietatezza selvaggia, la voluttà nel colpire e vendicarsi, il disprezzo per la vita altrui, l’indifferenza verso il dolore umano, l’irrisione verso i deboli e i vinti, il cupo sospetto di tradimenti da parte di chiunque e la tendenza a prevenirli in modo sanguinoso.

La sua mente aveva un modo di agire imprevedibile e con i primi insuccessi, la propensione a prendere decisioni inattese e sorprendenti divenne un limite. Viveva in uno stato di tensione nervosa generato dallo stress, il potere assoluto riempiva la sua vita di ombre e timori, sospettando di tutti non si fidava di nessuno, viveva per sé in un egoismo tirannico e l’aspirazione a diventare il più grande tedesco era puro appagamento di pulsioni private.

Hitler era il figlio del suo tempo, l’interprete di una cultura che si basava sull’irrazionalità e odiava ogni forma di democrazia; nella visione hitleriana, i marxisti e gli Ebrei erano i massimi responsabili delle sciagure terrene e, attraverso uno spietato genocidio si proponeva il più assurdo dei fini: modellare una nuova umanità di ariani puri.

Era necessario scatenare una valanga di calunnie e menzogne contro ogni avversario pericoloso fino a determinarne il crollo.

In cima ai pensieri di Hitler c’era però lui stesso, la costruzione di un mito che sarebbe dovuta durare per molti millenni.

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TIPI DI RETILe reti informatiche, si possono classificare sostanzialmente in tre tipi, LAN, MAN e WAN.

La rete LAN, acronimo di Local Area Network, è come dice la parola una rete locale generalmente privata, utilizzata per un singolo edificio o per collegare un gruppo di utenti facenti parte della stessa azienda ad esempio, poiché la sua estensione è inferiore ad 1km.

La velocità di trasmissione delle reti LAN, varia dai 4 ai 100 Mbit/s.

La rete MAN, acronimo di Metropolitan Area Network, è un’estensione della LAN, ed ha un’estensione massima pari ad una decina di chilometri. Per questo è utilizzata in ambito urbano, per la condivisione di messaggi e di archivi specifici.

La trasmissione, avviene tramite la fibra ottica, ed avendo un numero maggiore di utenti connessi rispetto alla LAN, si ha una minore velocità di trasmissione.

La rete WAN, non ha invece limiti di estensione, ed è quindi utilizzata per le grandi distanze, per collegare l’intero pianeta ad esempio.

La velocità di trasmissione è bassa, si parla di 2400 bit/s, poiché si hanno molti utenti connessi e percorre grandi distanze.

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TOPOLOGIE DI RETILe topologie di reti, sono dei modelli geometrici che si usano per rappresentare le relazioni di connettività fisica e logica tra gli elementi della stessa rete (nodi).

I nodi, sono gli elementi della rete che hanno delle specifiche funzionalità, mentre i rami rappresentano le relazioni di connettività tra i nodi.

Due nodi, possono essere messi in comunicazione in due modi differenti, con una connessione logica e con una connessione fisica.

Con la connessione fisica, tra i due nodi è presente un canale fisico che li collega in modo diretto, mentre con la connessione logica, si parla di dimensioni pari a quelle della rete WAN, ed è quindi impossibile pensare ad un collegamento fisico.

TOPOLOGIE ELEMENTARILe topologie di reti elementari, si suddividono in quattro gruppi:

Lineari semplici, in cui ciascun nodo è collegato a due nodi adiacenti con un solo ramo, come ad esempio la topologia ad anello;

Lineari complesse, che hanno una struttura gerarchica, e per ogni coppia di nodi esiste un solo percorso di collegamento. Ogni nodo, è collegato con un solo ramo al nodo di gerarchia superiore, e ad uno o più rami del nodo di gerarchia inferiore, e sono ad esempio la topologia ad albero e quella a stella;

Topologia a maglia o magliata, in cui ogni nodo è connesso agli altri nodi, usando per ciascuno di essi un ramo dedicato;

Topologia a bus, in cui tutti i nodi condividono lo stesso unico collegamento.

RETI A STELLANelle reti a stella, gli host sono connessi ad un hub o ad uno switch, che funzionano da collettori e concentratori di cavi e segnali provenienti e diretti ai vari sistemi, e da centri stella.

Il numero dei canali è uguale al numero dei nodi meno uno, (c=n-1), poiché il centro stella è considerato un nodo.

In caso di guasto si può intervenire sul singolo nodo, ma se si guasta il centro stella si blocca il funzionamento dell’intera rete.

RETI AD ANELLONelle reti ad anello, il numero dei canali è uguale a quello dei nodi, perciò la fault tolerance è inesistente.

Si tratta di una linea chiusa in cui possono connettersi tutti i nodi della rete, quindi per comunicare le informazioni devono scorrere lungo tutta la rete. Per riconoscere il canale, si assegna un indirizzo ad esso e il nodo che riceve il messaggio lo manda a quello vicino finché non giunge a destinazione.

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RETI A BUSSono utilizzate per le LAN di tipo ethernet, e anche qui la fault tolerance è inesistente.

Si tratta di reti broadcast, quindi il messaggio viene visto e ricevuto da tutti i canali.Sono semplici e poco costose da realizzare.

RETI A STELLA ESTESASono utilizzate per le LAN di dimensioni medie e grandi. Sono sostanzialmente delle reti ad albero in cui le foglie sono costituite da stelle.

RETI MAGLIATE NON COMPLETAMENTE CONNESSESono delle reti geografiche, in cui la tolleranza ai guasti dipende dal numero dei canali implementati.

RETI MAGLIATE COMPLETAMENTE CONNESSESi tratta delle reti con la maggiore tolleranza ai guasti, ma hanno dei costi rilevanti, poiché l’aggiunta di un nodo, comporta l’aggiunta di N canali ( legge quadratica ).

RETI AD ALBEROSi tratta delle reti con il minor numero di canali, e si utilizzano nel cablaggio delle reti WAN poiché comportano un costo minore. La fault tolerance è inesistente.

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STUDIO DI FUNZIONEIn analisi matematica, per studio di funzione, si intende quell’insieme di procedure che hanno lo scopo di analizzare una funzione f(x) : R->R, al fine di determinarne alcune caratteristiche, e di tracciarne il grafico.

CONCETTI DI BASE PER EFFETTUARE LO STUDIO DI UNA FUNZIONE

INSIEME DI DEFINIZIONE

Per determinare l’insieme di definizione, o il dominio, di una funzione, si deve determinare il sottoinsieme di numeri reali più esteso, entro il quale l’espressione che la definisce non perda di senso.

In particolare:

1. Le funzioni fratte non esistono nei punti dove il denominatore si annulla (condizioni di esistenza o "c.e.": se f(x)= g(x)/h(x), allora h(x) != 0 ;

2. Le funzioni sotto radice di indice pari devono essere poste maggiori o maggiori uguali a zero, mentre quelle a indice di radice dispari esistono in tutto R (c.e.:

se  , allora   se e solo se   è numero pari);3. Le funzioni logaritmiche accettano solo un argomento strettamente maggiore di

zero (c.e.: se  , allora   );4. Le funzioni trigonometriche, eccetto seno e coseno, non esistono in determinati

multipli di   o   (c.e.: se ad esempio  ,

allora   , con 

SIMMETRIE E PERIODICITA’

Si individuano le eventuali simmetrie rispetto all’asse delle ordinate e all’origine degli assi O ( 0,0 ):

1. se f(x)=f(-x), allora la funzione è simmetrica rispetto all’asse y ( pari ), basterà studiare quindi la funzione solamente nel semiasse positivo delle ascisse, per poi ribaltare il grafico nel semiasse negativo, facendo corrispondere ad ascisse opposte la stessa ordinata.

2. Se f (-x)=f(-x), allora la funzione è simmetrica rispetto all’origine degli assi O ( 0,0 ) (dispari), basterà quindi studiare la funzione nel semiasse positivo delle ascisse, per poi ribaltare il grafico di un angolo piatto nel semiasse negativo, facendo corrispondere a coordinate opposte, ascisse opposte.

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INTERSEZIONI CON GLI ASSI

In questo punto, si ricercano i punti del piano cartesiano che appartengono al grafico della funzione.

1. Le intersezioni con l’asse delle x, sono gli zeri della funzione, cioè i punti di coordinate ( x,0 ), dove x è soluzione dell’equazione f(x)=0.Risolvendo l’equazione, si possono presentare i seguenti casi:

a. L’equazione non ha soluzioni, quindi il grafico non interseca l’asse delle x;b. L’equazione presenta un numero di soluzioni finite, quindi la funzione

intersecherà l’asse delle x secondo quelle finite soluzioni;c. L’equazione ha infinite soluzioni, perciò la funzione intersecherà l’asse

delle x in infiniti punti.2. L’intersezione con l’asse delle y, esiste solamente se lo zero della funzione, fa

parte del dominio della funzione stessa. Nel tal caso è unica, e sarà il punto di coordinate ( 0 , f ( 0 )).

SEGNO DELLA FUNZIONE

In questo punto, si studia il segno della funzione, cioè quando la funzione è positiva o negativa, ovvero quali siano i valori della x appartenenti al dominio tali che sia soddisfatta la disequazione f ( x ) > 0 oppure f ( x ) < 0.

Questa operazione sarà molto utile per annerire le parti del piano cartesiano che non sono più utilizzabili.

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CONDIZIONI AGLI ESTREMI ( Calcolo Dei Limiti )

Stabilite alcune caratteristiche della funzione, si passa a studiare la funzione sulla frontiera del dominio, in particolare si andranno a calcolare i limiti per x che tende a

a.  se il dominio è illimitato inferiormenteb.  se il dominio è illimitato superiormentec.  se   è punto di accumulazione del dominio ma non è un suo punto

interno. In alcuni casi sarà necessario limitarsi a calcolare solo il limite destro o il limite sinistro.

o INDIVIDUAZIONE ASINTOTICon il calcolo dei limiti si è in grado di individuare anche l'esistenza di eventuali asintoti sia verticali, orizzontali che obliqui:

a. Asintoto verticale: è la retta di equazione   se  ,

b. Asintoto orizzontale: è la retta di equazione   se  ,c. Asintoto obliquo: è la retta di equazione   se si verificano nell'ordine le

seguenti proprietà:

1.

2.

3.

Da notare che potranno esserci:o da zero a infiniti asintoti verticali,o da zero a due asintoti orizzontali,o da zero a due asintoti obliqui.

Si devono inoltre precisare alcune caratteristiche specifiche:o le funzioni seno e coseno non presentano alcun asintoto,o un asintoto verticale esiste solo se ci sono dei candidati asintoti nel campo d'esistenza,

ovvero se la funzione è definita su tutto il campo dei reali, non esiste alcun asintoto verticale.

oInoltre, in riferimento al calcolo dell'eventuale asintoto obliquo, è opportuno sottolineare che:

o quando l'asintoto obliquo non esiste e la funzione presenta una crescita sottolineare per x che tende ad infinito (es.  );

o quando l'asintoto obliquo non esiste e la funzione presenta una crescita sovralineare per x che tende ad infinito (es.  ).

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MONOTONIA ( Derivata Prima )

In questo punto, si calcola la derivata prima per stabilire la crescenza, la decrescenza, i punti di massimo e di minimo e gli eventuali punti estremanti della funzione.

1. Crescenza e Decrescenza ( Andamento )

Per individuare l’andamento della funzione, si studia il segno della sua derivata prima, in modo tale da determinare per quali valori di x essa sia positiva, negativa o nulla:

o dove   è derivabile e  ,   è strettamente crescente,

o dove   è derivabile e  ,   è strettamente decrescente,

o dove   è derivabile e  ,   ha in x un punto stazionario (dove   ha la tangente parallela all'asse  ).

2. Punti Di Flesso

Se in un intorno completo di un punto stazionario x0, la funzione ha segno costante, allora la funzione presenta in x0 un punto di flesso orizzontale, in particolare:

o flesso ascendente orizzontale se 

o flesso discendente orizzontale se 

Se in un punto x0 del dominio la derivata non è definita, ma la derivata sinistra e la derivata destra sono infinite dello stesso segno, allora la funzione presenta, in x0, un punto di flesso verticale, in particolare:

o flesso ascendente verticale se 

o flesso discendente verticale se 

CONCAVITA’ ( Derivata Seconda )Si effettua poi, lo studio della derivata seconda, per valutare se esistono punti di flesso, per verificare che la derivata si annulli, la concavità, e se i punti stazionari trovati con la derivata prima sono massimi, minimi di funzione o punti di flesso a tangente orizzontale.

Relazione con la derivata prima:

Se   è derivabile in  :

se   allora   presenta una concavità verso l'alto in x,

se   allora   presenta una concavità verso il basso in x,

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se   allora   è possibile sia un punto di flesso. In questo caso occorre valutare le derivate successive oppure il segno della derivata seconda nell'intorno del punto.

CHARLES BAUDELAIRE E IL DISAGIO ESISTENZIALE

Charles Baudelaire, nacque a Parigi nel 1821. Il suo disagio esistenziale, inizia quando ha solamente 6 anni, poiché suo padre viene a mancare e, nonostante per un periodo goda delle tenerezze della madre, quando essa si risposa si sente tradito.

Rimase per sempre legato all’attrice jeanne Duval, con la quale viveva in un lussuoso appartamento, e faceva la vita del Dandy, ma poi, soffocato dai debiti, fu costretto a rifugiarsi nella triste e disagiata vita metropolitana, tentando di evadere dai problemi facendo uso di alcool e droghe.

Baudelaire, aveva però voglia di riscattarsi e di vivere una vita normale e tranquilla, ma nonostante ciò, morì colto da una paralisi nel 1867.

Nelle sue opere, Baudelaire parla solo di se stesso, ma ha voluto anche padroneggiare il mondo dell'arte che, con le sue critiche acute, è riuscito a cogliere come pochi altri.

Una particolare sfaccettatura dell'inettitudine è definita dal poeta come "spleen", che include debolezza psicologica e mancato adeguamento al reale, ma che, a differenza della noia di cui parlava Leopardi, non ha come effetto diretto argomentazione e pensiero, ma dà il suo contributo a livello artistico attraverso effetti allucinatori, opprimenti e devastanti dell'angoscia esistenziale. Lo spleen, quindi, è un particolare disagio le cui ragioni non si trovano in specifici episodi, ma si spiegano nella sensibilità del poeta, nel suo inadeguamento al mondo. Tendente a solitudine e collera, Charles si auto-distrugge anche con vino e hashish, che lo allontanano ulteriormente dal detestato conformismo borghese.

Per Baudelaire, il poeta è come l'albatro. L’albatro domina gli spazi ampi con il suo volo: è regale con le sue ali grandi nel cielo, ma se viene catturato dai marinai si muove goffamente

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sul ponte della nave e viene fatto oggetto di scherzi. E sono proprio le grandi ali che lo impacciano quando è a terra e tenta di muoversi.

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I FIORI DEL MALE

Les Fleurs du Mal: il titolo di quest'opera riassume a pieno l'idea di bellezza propria del poeta francese. Il male, come il bene, ha i suoi fiori, le sue bellezze. Il male risulta però più attraente e più accattivante. Quest'opera evoca il "viaggio" immaginario, tipico della concezione di vita di Baudelaire. Si parte infatti dall'angoscia di vivere (Spleen), al quale si contrappone da una parte un ideale divino (Idéal), fatto di corrispondenze naturali, d'amore e bellezza, al quale si può arrivare solo tramite la bellezza ideale. Dall'altra parte abbiamo poi la morte, altra fonte di salvezza. Ci arriviamo attraverso il male, la ribellione contro tutto ciò che ci circonda, ma soprattutto contro Dio, con l'utilizzo di droghe e alcol, che rappresentano il tentativo del poeta di trovare rifugio, scoprendo però che sono capaci di donare solo una breve illusione di libertà (Enivrèz Vous - "Ubriacatevi").

I fiori del male esprimono dunque la vita secondo Baudelaire, divisa nelle seguenti sezioni: Spleen et Idéal, Quadri Parigini, Il Vino, Fleurs du Mal, Rivolta, La Morte. Il significato della scelta del titolo è anche molto importante. ha un doppio valore simbolico; infatti il "fiore", nascendo dalla terra, fa parte della natura maligna e perciò viene detto "del male".

« Vedi sui canaliVascelli addormentatiD'estro vagabondo;Per soddisfare ogniTuo desiderio,Vengono dai confini del mondo. »

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CHARLES DICKENSIL DISAGIO E LA CONOSCENZA

DELL’ESSERE UMANOMOMENTO STORICOCharles Dickens, nacque nel 1812, agli inizi del periodo vittoriano, dove si cominciavano a far sentire gli effetti della prima rivoluzione industriale, considerando i fermenti e le speranze delle persone.

Erano anni però molto difficili, specie per le classi più umili, poiché spesso e volentieri si era costretti a vivere in condizioni disumane e ad abbandonare le famiglie e le proprie case per andare a lavorare in città o nelle miniere, costretti a vivere in agglomerati squallidi e malsani igienicamente, senza nessun tipo di tutela per le donne e per i bambini.

ESPERIENZA PERSONALEDickens, non conosceva queste pessime realtà, finché il padre non fu arrestato per debiti, e grazie a questa traumatica esperienza che gli permise di conoscere e descrivere meticolosamente svariati tipi di classi sociali (e di farne il centro dei suoi quattordici romanzi), e al fatto che lavorò come giornalista, seppe riconoscere i gusti di lettori di svariati tipi.

Il suo pubblico proveniva prevalentemente dalla media-bassa borghesia inglese, ed ebbe molto successo anche grazie alle sue storie a puntate.

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PERSONE E TIPIUna delle caratteristiche della sua prosa, è quella di saper dipingere con la penna svariati tipi di personaggi, facendone emergere i lati ridicoli e grotteschi, e nonostante prima di lui anche altri scrittori fecero questo tipo di lavoro, (basti pensare a Defoe o a Swift), nessuno mai aveva creato dei personaggi più completi e credibili.

Dickens, era molto attento alla descrizione dei personaggi che il loro profilo psicologico era solamente abbozzato, e dava anche molta importanza ai nomi, assegnando ai suoi personaggi delle allegorie, basti pensare a Oliver Twist.

CARICATURA E CRITICAIl fatto che Dickens era molto seguito, si può attribuire anche alle sue descrizioni grottesche dei personaggi, che mantenevano da un lato alta l’attenzione e l’interesse del pubblico, e dall’altro criticavano la società vittoriana, dallo sfruttamento delle donne e dei bambini , alla rigidità dei metodi d’insegnamento, al finto perbenismo.

REALISMO DESCRITTIVOLa sua attenzione quasi ossessiva nel descrivere i personaggi, è sicuramente una delle novità più importanti dell’opera Dickensiana.

Il suo fine sguardo descrittivo, non si fece di certo sfuggire le contraddizioni della società vittoriana, che da un lato predicava il perbenismo familiare, e dall’altra aveva a che fare con bordelli, bambini abbandonati, schiavizzazione delle donne e dei bambini, e molti altri aspetti inquietanti, che gettavano ombre sull’altra faccia della medaglia.

La mentalità comune, era quella di fare finta di niente per non andare contro questa società, ma Dickens, attraverso le descrizioni dei suoi personaggi, parlava delle slums di Londra in modo meticoloso e attento ai particolari, dando al lettore l’impressione di vedere delle fotografie.

IL ROMANZO DICKENSIANOIl narratore, nei romanzi di Dickens è onnisciente, esterno, in terza persona, e perciò in grado di descrivere azioni e pensieri dei personaggi, anche se però a volte è lui stesso il protagonista di quelle complicazioni che si usavano per dare curiosità al lettore e seguire la storia.

I dettagli evidenziati, la sequenza di aggettivi e le frequenti ripetizioni di parole, brevi frasi o strutture, non chiedono al lettore alcuno sforzo interpretativo, ma solo di essere godute.

Il lettore, però, non si annoia mai, poiché Dickens, usava molto spesso delle contrapposizioni tra tragico e comico, descriveva vividamente i luoghi anche con percezioni sensoriali, usando aggettivi, ripetizioni e simbologie per arricchire l’ atmosfera generale.

Il suo amore per il teatro, ha dato vita ai dialoghi e ai colpi di scena che sono molto presenti nei suoi romanzi.

Queste sue innovazioni e questo suo modo di scrivere, hanno offerto ai lettori una panoramica della ricchezza e della complessità umana, facendolo diventare intramontabile.

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OLIVER TWIST

Oliver Twist, was the second novel published by Charles Dickens.

It was one of the first social novels, and it also the first that haves a boy as the protagonist.

This romance analyze the evil of the Victorian society.

Plot

Oliver is an orphan, he was abandoned in a church hospice and his mother died. After thet, he went back to the hospice.

Children starve and get physical and psychological treatements.

For receiving a further rate of food, they have to throw dice. One evening Oliver is the winner, but he dares to ask more so he’s punished and expelled. He’s sold to anyone as worker.

First he is assumed as chimney sweeper, a dangerous job for children, but very popular in that period.

Later he’s sold to a grave-digger but he runs away to London.

Here he meets Jack Dawkins that invites him to join his group. This way Oliver enters a band of thieves whose leaders are Faggin and Bill Sikes. Oliver starts working with this band of thieves. One day, during an action, Oliver is accused and arrested. The victim of the theft is Mr. Brownlow a kind of gentleman that takes him home, because he wants to help him.

Mr. Brownlow sends Oliver to give back some books to a bookstore, while on the street, he’s captured by Nancy and Bill, belonging to Fagin’s band. Destiny still puts Oliver on the steps of Mr. Brownlow. In fact one evening, he’s used by Bill to steal in a house that is just Mr. Brownlow’s house. This is the starting of a new life and evolution for Oliver in fact he will be adopted by Brownlow and he will have a better life.

The novel is just an example of Victorian social denounce, in fact it shows negative aspects of the society: the condition/exploitation of children, the bad condition of workhouses and slums, all the contradictions in an apparently rich and advanced society.

The evolution of Oliver Twist rapresents a step forward in comparision to the determinism of the 19th century, because he changes his destiny when one of the external elements change ( the environment ).

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PHPPhP sta per PHP: Hypertext Preprocessor. PhP è in effetti un linguaggio di programmazione che può essere ospitato dentro una pagina HTML, e a differenza di Javascript, PhP è un linguaggio server-side, nel senso che viene eseguito sul server (computer remoto) non sul client (computer dell'utente).

PhP è un preprocessore, nel senso che quando l'utente chiede una pagina PhP dal server, la pagina originale viene elaborata sul server da PhP e tradotta in una normale pagina HTML, che viene in seguito inviata all'utente, che non è quindi in grado di vedere il codice sorgente PhP.

PhP viene distribuito secondo la licenza Open Source, ed è quindi gratuito per tutti gli usi non commerciali. Può essere scaricato direttamente dal sito ufficiale www.php.net.

PhP può essere usato anche da solo su linea di comando, ma in genere la cosa migliore è di installarlo come modulo di Apache, il web server più diffuso su Internet, il quale è scaricabile gratuitamente dal sito httpd.apache.org.

PHP IN UNA PAGINA HTMLPhP può essere ospitato dentro una pagina HTML in modo molto semplice:

1. le istruzioni PhP vanno racchiuse tra i simboli <?php e ?>, e possono essere inserite in una parte qualsiasi della pagina.

2. la pagina HTML deve avere un nome di regola con estensione .phtml o .php in modo che il server sappia che si tratta di una pagina PhP, quindi il server elabora la pagina .phtml, esegue le istruzioni PhP e produce la pagina HTML da inviare all'utente.

È interessante notare che l'utente che naviga in Internet può vedere solo la pagina HTML, non il sorgente PhP che è visibile solo dal server. Questo fatto, fornisce una certa protezione al software PhP, nel senso che non può essere copiato facilmente

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VARIABILICome tutti i linguaggi di programmazione, Php definisce variabili di vario tipo.

Il nome di una variabile deve obbligatoriamente iniziare con il simbolo del dollaro, e può contenere lettere latine maiuscole o minuscole, cifre decimali e il trattino basso: [A..Za..z0..9_], per esempio $a, $A_1,$conta, $x1.

Le caratteristiche più importanti, sono:

1. PhP è sensibile alle maiuscole, in altre parole $A1 è una variabile diversa di $a1.2. Le variabili non devono essere preventivamente dichiarate come in C e in Pascal.3. Le variabili PhP non hanno alcun controllo di tipo; sono previsti 4 tipi semplici:o Boolean: tipo logico; può assumere solo i due valori TRUE, FALSE.o Integer: numero intero positivo o negativo; i limiti dipendono dalla piattaforma (Sistema

Operativo e hardware); in genere variano tra -232 e +232 (circa 2 miliardi).o Float: numero in virgola mobile.o String: sequenza di caratteri alfanumerici; si veda la pagina relativa alle stringhe PhP.4. una variabile PhP può nel corso dell'esecuzione cambiare tipo p.es. da intero a stringa

secondo le assegnazioni che vengono fatte.5. Una variabile PhP può essere inserita in una stringa e valutata (vedi sopra).

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STRINGHEPhP prevede come quasi tutti i linguaggi di programmazione anche la gestione delle stringhe (sequenze di caratteri alfanumerici).

Per assegnare una stringa si devono usare appositi delimitatori e cioè caratteri speciali che indicano l'inizio e la fine della stringa:

apici (apostrofi) semplici, p.es. 'Luigi Rossi'; se la stringa contiene a sua volta un apostrofo, questo deve essere preceduto da un segno di backslash (\), p.es. 'Luigi D\'Antonio'.

doppi apici:

p.es. "Luigi Rossi"; la principale differenza è che in questo caso possiamo scrivere variabili dentro la stringa in modo che vengano sostituite con i loro valori; p.es. se $Nome vale 'Luigi' e $Cognome vale 'Rossi' la stringa "$Nome $Cognome" verrà tradotta in "Luigi Rossi".

un simbolo definito ad hoc preceduto da <<<. Nell'esempio a lato <<<STR; la stringa deve essere su più righe e termina con un simbolo identico a inizio riga; questo terzo metodo è utile se si devono inserire molti apici e doppi apici nella stringa.

o Accesso ai singoli caratteri di una stringa

Per accedere ai singoli caratteri di una stringa si usano le parentesi quadre (deprecate) o quelle graffe che delimitano un indice che inizia da zero; nell'esempio a lato data la stringa $a1 = 'Luigi Rossi' $a1[0] è 'L', $a1[1] è 'u' ...

o Concatenazione tra stringhe

Le stringhe si possono concatenare; p.es. concatenando 'Luigi' con 'Rossi' si ha la stringa 'LuigiRossi'; in PhP il simbolo di concatenazione è il punto (non il + come in tanti altri linguaggi), come nell'esempio a lato.

Lo stesso effetto si può peraltro ottenere usando le stringhe con i doppi apici illustrate sopra.

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FUNZIONICome tutti o quasi i linguaggi di programmazione anche PhP permette di definire funzioni .Una funzione è semplicemente una sequenza di istruzioni PhP finalizzate a risolvere un dato problema. La funzione riceve uno o più parametri di ingresso (o anche nessuno) e restituisce uno più parametri in uscita (o anche nessuno).

Se si prende come esempio il problema di calcolare il Massimo Comun Divisore tra due numeri, questa funzione ha due parametri in ingresso (i due numeri) e un parametro in uscita (il MCD).

La sintassi PhP prevede che una funzione consista di una prima riga formata dalla parola chiave function, dal nome della funzione (a scelta del programmatore), dalla lista dei parametri compresa tra parentesi tonde (le parentesi sono necessarie anche se non c'è nessun parametro) e dalla lista delle istruzioni comprese tra parentesi graffe, che costituiscono l'implementazione della funzione. Alla fine dell'implementazione dovrà esserci l'istruzione return .

Nel caso del MCD la funzione PhP avrà questa struttura:

function MCD($n1, $n2){

...

return ...

}

dove al posto dei puntini di sospensione andranno scritte le istruzioni necessarie per calcolare il MCD.

Per usare una funzione, basta scriverla (senza la parola chiave function) all'interno di una qualsiasi istruzione;

echo MCD(6, 15); // scrive il MCD tra 6 e 15. In pratica prima viene eseguita la funzione per 6 e 15, poi viene scritto il MCD.

$num = 30/MCD(6, 15); // calcola l'MCD tra 6 e 15 e quindi divide 30 per questo numero e assegna il risultato (10) a $num.

I parametri di ingresso scritti nelle prima riga si chiamano parametri formali, e possono avere un nome a scelta dell'utente, ma con il consueto obbligo di iniziare il nome con il simbolo del dollaro ($), mentre i parametri di ingresso scritti nella funzione richiamata (p.es. 6 e 15 in MCD(6, 15) si chiamano parametri effettivi e possono essere valori costanti (come 6 e 15) o nomi di variabili (p.es. $a e $b).

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S T R U T T U R E D I C O N T R O L L O

SELEZIONEPhp prevede due costrutti selettivi la cui sintassi è pressoché identica a quella del linguaggio C.

1. Costrutto if ... else ... elseif ...2. Costrutto switch ... case ...

ITERAZIONEPhp prevede tre costrutti iterativi la cui sintassi è pressoché identica a quella del linguaggio C.

1. Costrutto while ... { ... } [controllo all'inizio]2. Costrutto do { ... } while ... [controllo alla fine]3. Costrutto for ( ... ) { ... } [controllo automatico]

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INTERROGAZIONE MySqlDopo essersi connessa a un server MySQL una pagina HTML può effettuare tutte le operazioni possibili sul data-base: amministrazione del DB, transazioni e interrogazioni.La funzione fondamentale è mysql_query(...) che esegue il comando SQL che va scritto tra apici (o doppi apici). Il comando SQL può essere un'interrogazione SELECT, o una transazione INSERT, UPDATE o DELETE.La funzione mysql_query ritorna come risultato una variabile cursore (nell'esempio a lato $cur) che è utile soprattutto per esaminare la tabella prodotta da un comando SELECT.

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LE MODULAZIONILe modulazioni, sono delle tecniche che si applicano al segnale da trasmettere a distanza, con lo scopo di adattarlo al canale di comunicazione, lasciando però invariata l’informazione.

Modulare il segnale, è molto importante. Ad esempio, nel caso della radio, si ha il problema delle antenne, poiché un’antenna, per ricevere il segnale correttamente, deve essere proporzionata alla lunghezza d’onda del segnale che si vuole ricevere.Se si indica con la lettera L la lunghezza d’onda, l’antenna dovrà avere come dimensioni L/2 o L/4, sfruttando il fatto che L è proporzionata alla frequenza del segnale, visto che L*F=C, (C è la costante che indica la velocità di propagazione del segnale nel mezzo trasmissivo ), basta modificare in qualche modo la frequenza del segnale per diminuire L.

TECNICA BASE DELLA MODULAZIONEIl fine della modulazione, è quello di modificare il segnale portante, quello che contiene l’informazione, in modo tale che si adatti al canale che si usa per trasmettere, e nello stesso tempo anche quello di consentire la multiplazione, ovvero la trasmissione contemporanea di più segnali nello stesso canale, senza interferenze.

Per ciò, viene introdotto il segnale portante, che viene modificato in modo da contenere l’informazione mantenendo invariate le sue caratteristiche di base. Si può, ad esempio modificare l’ampiezza della portante mantenendone intatta la frequenza. Il risultato, sarà il segnale modulato.

Questa operazione, ha bisogno di un modulatore, ovvero di un dispositivo elettronico che permetti di trasformare in frequenza il segnale, mantenendo però invariata l’informazione da trasmettere.

In ricezione, avviene il procedimento opposto, ed il segnale viene quindi de-modulato dal de-modulatore, rigenerando il segnale originario che contiene l’informazione.

Esistono varie tecniche di modulazione, usate a seconda delle esigenze.

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MODULAZIONE DI AMPIEZZA ( AM )La modulazione d’ampiezza fu la prima ad essere usata per le trasmissioni via etere, da Guglielmo Marconi, poiché facile da concepire e da realizzare.

Per modulare in ampiezza, si deve far variare l’ampiezza della portante a radiofrequenza, secondo quella della portante a bassa frequenza, ed il segnale modulato sarà un segnale che come frequenza avrà la frequenza della portante, ma la sua ampiezza varia in modo da ottenere l’inviluppo del segnale modulante.

Il segnale modulato generato, viene trasmesso via etere da un’antenna, e in ricezione, un diodo rivela il segnale modulante e lo trasmette all’altoparlante che lo riproduce.

Al giorno d’oggi, è poco seguita poiché molto disturbata e sensibile al rumore.

MODULAZIONE DI FREQUENZA ( FM)È stata inventata da Armstrong nel 1935, e si può considerare un notevole miglioramento rispetto a quella AM, sia per l’immunià ai disturbi, che per il numero di canali disponibili, che per l’alta fedeltà delle trasmissioni.

È usata per la parte audio del segnale televisivo, per la televisione satellitare analogica, per le radio amatoriali e per i cellulari di tipo ETACS.

In italia, sono riservate frequenze, per le trasmissioni stereofoniche, da 88 a 108 MHz, e in quanto la maggior parte dei disturbi hanno spettro che si estende fino a circa 50 MHz, il segnale sarà migliore.

Ha la banda molto pià alta della modulazione AM, perciò è stato necessario attribbuirle una gamma di frequenze cento volte più alta per consentire di usare larghezze di banda maggiori.

Ha dei circuti molto più complessi della AM, sia in trasmissione che in ricezione.

La frequenza della portante viene fatta variare a seconda della modulante, mentre l’ampiezza della portante rimane invariata.

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CONCLUSIONIQuesta tesina, è stata effettuata con l'aiuto di vari software e con l'aiuto di internet, a dimostrazione che se è utilizzati bene, internet e il computer possono risultare molto utili.Ringrazio i professori per avermi insegnato, in questi anni di superiori, a maturare nel percorso didattico e personale, e spero che questi mesi di duro lavoro per portare a termine la tesina siano serviti a farla uscire bene.

Fonti:

Charles Dickens: Enciclopedia Treccani

Oliver Twist: Wikipedia

Charles Baudelaire: Informazioni Nel Web

I Fiori Del Male: Wikipedia

Adolf Hitler: Informazioni Nel Web

Tipi e Topologie Di Reti: Libro Di Sistemi

Elettronica: Informazioni Nel Web

Informatica: Informazioni Nel Web

Matematica: Wikipedia

Immagini: Wikipedia e Google Images

Software Per La Realizzazione Di Programmi:

Mappa Concettuale: XMind

Video: Windows Movie Maker