Diario Bruxelles
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Introduzione
Ci sono viaggi che durano giusto un giorno, altri che si estendono per un intero fine settimana, fino
a viaggi che durano settimane o mesi. Questo viaggio è durato di più: circa due anni e tre mesi. Un
tempo lunghissimo ma allo stesso tempo breve, istantaneo, quasi uno scherzo del mitologico Crono,
divertitosi a giocare con le lancette immaginarie del tempo.
E’ lunghissimo perché da quando babbo se n’è andato senza un preavviso, senza la sua consueta
pianificazione o meticolosità, sono passati circa 800 giorni, un tempo enorme se si pensa a quanto
riusciamo a fare in un solo giorno o a quanti sorrisi o a quante emozioni ci dimentichiamo di
regalare in ogni settimana. E’ invece brevissimo perché sembra veramente ieri quando ci siamo
presi in giro per l’ultima volta o ci siamo “litigati” (molto tra virgolette) per delle vedute
contrapposte o divergenze di hobby (babbo: bricolage e tuttofare in genere; io: ozio o attività più
“radical chic”).
Questo diario di viaggio ha questa introduzione particolare perché, come avrete capito, è dedicato a
babbo e senza la sua perdita non ci sarebbe stato. L’idea è nata dal fatto che babbo e mamma
viaggiavano spesso e quindi volevo che, in forma diversa, questa tradizione continuasse e poi mi
infastidiva il pensiero che la morte potesse vincere due volte. Sì, perché la morte può vincere una o
due volte. Una di sicuro, non possiamo opporci, non a caso ci chiamano Mortali. La seconda volta
vince solo se siamo noi a permetterglielo, almeno questa è la mia teoria. Vince una seconda volta se
ci chiudiamo in noi stessi e per una sorta di masochistica ascesi decidiamo di non goderci più tutto
quello che ci circonda, di non poterci più divertire, di diventare così egoisti da non voler più dare
agli altri il nostro entusiasmo e condividere tutti i momenti che abbiamo ancora davanti. Per questo,
cara Morte, vai a fare in culo e questa soddisfazione non l’avrai. Detto ciò, via le lacrime e le
considerazioni più profonde e dentro gli aneddoti divertenti ed i sorrisi.
I sorrisi partivano sempre nel momento dell’organizzazione dei viaggi (ferie come le chiamava
sempre). Una ricerca maniacale di tutti i possibile alberghi o appartamenti nella zona scelta, con
analisi al dettaglio del singolo pixel di tutte le foto della location, delle stanze, dei cereali dati per
colazione e dell’eventuale piscina, foto che poi venivano puntualmente girate a me ed al mi fratello
insieme alla domanda: “che ve ne pare?”. Altro aspetto che non poteva essere trascurato era il
parcheggio privato! Visto che spesso il viaggio si faceva in macchina (è valso anche per Barcellona,
Parigi, Vienna, Praga, Sicilia) era fondamentale arrivare lì e sapere già se e dove ci fosse il
parcheggio, quale fosse la tariffa e se ci fossero delle agevolazioni per soste maggiori di un giorno.
Sono stati questi lunghi viaggi a far crescere in me la passione per i viaggi: vedere chilometro dopo
chilometro dei cambiamenti,anche marginali, di scenario, poi di lingua, di clima, di abitudini
facevano sì che non avessi mai voglia di chiudere gli occhi ma piuttosto di godermi ogni singolo
istante. Si camminava tanto inoltre, perché le città vanno viste all’aperto, non nelle stazioni della
metropolitana dove “Piazza di Spagna” è uguale a “Pigalle” piuttosto che a “Westminster” o “Deàk
Ferenk Tèr”. Un viaggio che si rispettasse non poteva farsi mancare una figuretta da tramandare ai
posteri: una delle più divertenti fu questa:
Era il 1998 e babbo e mamma festeggiavano 25 anni di matrimonio. Io ed Ale, consci
dell’importanza dei figli all’interno di un matrimonio, riteniamo necessario unirci nel loro viaggio a
Parigi. Durante il soggiorno parigino veniamo a conoscenza dell’esistenza di un particolarissimo
mercato delle pulci vicino a Montmartre e quindi vogliamo andarci. Le operazioni preliminari sono
quelle più classiche: prima si guarda la mappa, poi la si gira perché si è sbagliato, poi si tenta
qualche strada a caso sperando di trovarselo davanti. Nel momento in cui queste operazioni
falliscono, è il momento di chiedere ai passanti. Babbo sapeva un po’ di francese e quindi ferma una
coppietta sui 40 e domanda: “Excuse moi…” Io, mamma ed Ale, ci avviciniamo immediatamente
incuriositi e fiduciosi, babbo continua: “Je voudai aller a le marchè…”
“Cavolo come se la giostra col francese” è il pensiero di noi tutti…poi la catastrofe quando si
blocca sul marchè: “le marchè….ehmm…delle pulch…ou se trouve…tutt’oggett’ cos’ antiquariat”.
Ci iniziamo ad allontare come quando c’è un incidente, una persona per terra e viene chiesto
gentilmente di fare spazio e lasciarla respirare e tutti si allontanano radialmente con cadenza lenta e
diffidente. Non ricordo onestamente come proseguì la scena, se trovammo o meno il mercato, fatto
sta che questa scena si ripercorse durante tutto il viaggio e negli anni seguenti!
Questi sono giusto pochi anedotti per introdurre il viaggio a Bruxelles, potevano essere molti di più
ma preferisco custodirli più privatamente, e poi lo scopo principale per me non era scrivere un
epitaffio ma piuttosto che mamma avesse nuovamente la possibilità di fare un viaggio come aveva
fatto tante volte, perché è giovane, perché è importante non fermarsi mai, perché bisogna sempre
essere pronti a prendere tutto il bello che può sempre presentarsi, lo dice anche la canzone: “Aspetta
a chiudere il sipario, c’è ancora una partita da giocare e la vita è bella così com’è”.
Smile, without a reason why
Love, as if you were a child,
Smile, no matter what they tell you
Don't listen to a word they say
Cause life is beautiful that way.
Tears, a tidal wave of tears
Light, that slowly disappears
Wait, before you close the curtain
There is still another game to play
And life is beautiful that way
Here with his eyes forevermore
I will always be as close as you
remember from before
Now that you're out there on your own
Remember what is real and
what we dream is love alone
Keep the laughter in you eyes
Soon your long awaited prize
We'll forget about our sorrows
And think about a brighter day
Cause life is beautiful that way.
We'll forget about our sorrows
And think about a brighter day,
Cause life is beautiful that way
There's still another game to play
And life is beautiful that way.
19/04/2013
Partenza prevista da Firenze Rifredi alle ore 9 per porter arrivare a Pisa con il consueto anticipo,
visto che il volo è previsto per le 12.40. Nonostante le precauzioni del caso rischiamo di perdere il
treno da Pisa per Pisa Aeroporto per un mero errore di distrazione. Eravamo infatti seduti sulle
panchine davanti al treno, al binario previsto dal tabellone giallo degli orari del sottopassaggio della
stazione, e 10 minuti prima della partenza prevista saliamo sul treno.Quando eravamo già ben
comodi sento per puro caso un annuncio che comunica che il treno in partenza è al binario 12 e non
al 14 come invece pensavamo noi. La prima reazione è stato uno sguardo di panico con annesso
blocco motorio di 3,4 secondi, seguita da una corsa da centometristi all’altro binario che ci ha
permesso di salire giusto in tempo. Questo ha tuttavia comportato la successiva sensazione di
affaticamento cardiaco paragonabile all’aver ingoiato un rospo vivo e sentirselo gonfiare e sgonfiare
all’altezza del pomo d’Adamo!
Il decorso pre-volo procede senza particolari avvenimenti a parte l’incontro con due ragazzi: lei di
Firenze e lui di Carrara, diretti anch’essi a Bruxelles. La particolarità di questa coppia era che
sembrava che avessero vinto il viaggio ad una pesca bendata di beneficienza il giorno prima e
quindi siano dovuti partire all’improvviso senza sapere nemmeno per dove.
Non ricordavano quanto avevano pagato il volo, non avevano albergo, avevano una guida in
francese in prestito da un’amica ma con il trascurabile difetto che non conoscessero la lingua di
Baudelaire e Zola e non avevano la minima idea nemmeno delle attrazioni principali della città.
Ci accordiamo di ritrovarci sull’aereo per scambiarci informazioni ma questo puntualmente non
avviene quindi, mosso a compassione, preparo durante il volo un foglietto che gli consegno prima
dell’atterraggio.
Il volo procede tranquillo e, viaggiando praticamente tutte le volte sull’ala, mi trovo sempre ad
ammirare un paesaggio che è più o meno così:
Per fortuna sono un ingegnere informatico e non aeronautico, vedendo la riuscita del mio disegno
penso che sarei un pessimo progettista di aerei. Atterriamo a Charleroi in perfetto orario visto che
Ryanair truffa sulla durata dei voli fornendo orari di partenza ed arrivo di questo tipo:
Partenza Pisa 19/04/2013 18.25
Arrivo Bruxelles 20/04/2013 7.30
Per forza poi Ryanair è la compagnia che fa meno ritardi a livello mondiale, diciamo che forniscono
degli orari un filo laschi! Appena usciti dall’aeroporto veniamo accolti da temperatura e vento
nordici e visto che abbiamo dovuto aspettare quasi un’ora l’autobus per la stazione Midi di
Bruxelles (22€ A/R compagnia Shuttle) devo dire che non ne siamo stati felici. Per fortuna alla
pensilina di attesa c’era una friggitoria quindi ne abbiamo approfittato per acquistare un cartone di
patate fritte della di dimensione di un birillo da lavori stradali rigirato:
Impieghiamo circa un’ora per arrivare a Bruxelles causa pioggia e traffico e dalla stazione
prendiamo la metro in direzione Botanique, la fermata più vicina all’albergo.
L’albergo Best Western si trova in Rue Royale, a circa 10-15 minuti a piedi dalle principali
attrazioni. In linea di massima era un 4 stelle ma non ce ne siamo nemmeno resi conto visto il
pochissimo tempo passato al suo interno. Giusto un cambio veloce di abiti perché alle 20 ci attende
il concerto della filarmonica di Bruxelles presso il conservatorio in Rue De La Regence.
Figura 1 Palazzo Reale
Prima di andare al concerto facciamo una sosta in Place du Grand Sablon e mangiamo qualcosa in
una brasserie. Questo qualcosa corrisponde a zuppa di asparagi e crocchette ai 4 formaggi, il tutto
accompagnato da birra Jupiler.
Prendiamo il caffè, chiediamo il conto (circa 40€) e ci dirigiamo al conservatorio, distante pochi
passi. Poiché i posti erano liberi (costo circa 20€) decidiamo di salire al primo piano ed occupare un
palchetto centrale come se fossimo i regnanti belgi.
Il concerto prevedeva opere di Brahms, Strauss ed un terzo che non ricordo e che quindi potete
inventare a vostro piacimento. Non avevo mai sentito un concerto di musica classica dal vivo e
devo dire che sentire tutti quei violini mi ha procurato una certa emozione. Finito il concerto
abbiamo fatto il percorso inverso in direzione dell’albergo e ci siamo addormentati precocemente.
20/04/2013
Sveglia di buon’ora (le 8 circa) perché oggi è previsto un giro piuttosto corposo. Prima di tutto
cerchiamo un posto dove fare colazione: attraversiamo tutta Rue Royale, lambiamo il Palace
Royale, la Corte dei Conti ed il Museo Magritte ma riusciamo a trovare il primo posto adatto ancora
in Place du Grand Sablon. Questa piazza ospita la chiesa Notre Dame Du Sablon, chiesa gotica alta
e slanciata che merita decisamente una visita anche internamente.
Dirimpetto alla chiesa si trovano i Jardin du Petit Sablon, un elegante giardino con fontana centrale
e circaondata da 48 colonne su cui poggiano altrettante statue in bronzo che rappresentano un
mestiere od una corporazione.
In Place Du Grand Sablon facciamo colazione presso “Le pain quotidien”
(http://www.lepainquotidien.com/), una pasticceria arredata con delle grandi tavole in legno su cui
la gente fa colazione e legge il giornale con una certa promiscuità.
Ordiniamo una baguette e un “pain au chocolate” e corroboriamo il tutto con marmellate e le varie
cioccolate spalmabili messe a disposizione su ogni tavolo. Per una colazione di questo tipo più caffè
e cappuccino contate di spendere sui 12€ totali.
Terminata la colazione torniamo indietro a visitare il Museo Magritte, imperdibile per chi ama il
genere.
Il museo Magritte, ubicato davanti a Place Royale, è ospitato su 3 piani e si snoda attraverso stanze
e pannelli tutti molto scuri ed il costo della visita è di circa 8€.
Il museo Magritte è anche un buon punto di partenza per esplorare il centro città.
Scendendo infatti lungo Rue Montagne de la Cour si raggiunge, passando da Place de L’Albertine
(da noi ribattezzata solo con “Albertina”) ed i suoi giardini, Place d’Espagne, una piazzatta molto
carina circondata da alcune brasserie e che ospita un mercatino di oggetti quali anelli, articoli in
legno, collane, dipinti e poster vari.
Figura 2 Place de l'Albertine Figura 3 Place d'Espagne
In piazza Albertina chiedo a dei ragazzi italiani con accento del nord di farci una fotografia e da uno
di questi ottengo come risposta: “Pisa”.
Pensando si riferisse al mio accento rispondo: “Non proprio dai, però sono toscano, ci sei andato
vicino”.
“No no, Pisa” risponde lui, “Pisa venerdì ore 12.40 Ryanair”. Ottenute queste informazioni
supplementari capiamo che eravamo sullo stesso aereo e nasce il consueto siparietto tra italiani.
Prosegunedo da Place d’Espagne ci troviamo all’ingresso delle Galeries Saint Hubert, una serie di
gallerie al coperto, tutte molto eleganti, il cui elemento ricorrente è la cioccolata, tanti sono i negozi
di cioccolata artigianale presenti al suo interno.
Spesso in questi negozi c’è la possibilità di assaggiare qualche prodotto e magari di bere una
cioccolata calda.
Attraversando Rue de Bouchers, via che pullula di ristoranti turistici, e girando a sinistra a metà via,
è possibile raggiungere la Grand Place, la piazza principale che da sola merita l’intero viaggio.
Merletti, rifiniture d’oro, statue di figuranti, facciate gotiche lasciano il visitatore a bocca aperta
davanti a tale bellezza.
Punto di interesse fondamentale della piazza è la cioccolateria Godiva (http://www.godiva.com/)
(Grazie Maureen per la dritta), dove per la modica cifra di 6,5€ è possibile acquistare ben 6 fragole
coperte di cioccolata fondente o al latte: io propendo per la prima soluzione. La mi mamma sarebbe
stata disposta a farsi foderare di cioccolata un intero cocomero.
Lasciata la piazza ci dirigiamo verso la Borsa e la piazza Santa Caterina per fare una prima
perlustrazione prima di andare a pranzo.
Su consiglio di Pauline e Celyne andiamo a pranzo presso “De Nordzee”
(http://www.poissonneriemerdunord.be/fr/home.asp) in Rue St. Catherine.
Si tratta praticamente di una pescheria che allestisce un banco e dei fornelli all’aperto ed offre
specialità di pesce cucinate sul momento.
Si ordina al banco dicendo il proprio nome e poi saranno i camerieri/cuochi ad urlare il tuo nome o
cercandoti nella piazzetta davanti in cui sono disponibili alcuni tavolinetti su cui si mangia
rigorosamente in piedi.
Noi abbiamo mangiato una tagliata di tonno, un piatto di gamberi alla paprika e delle crocchette di
pesce, due bicchieri di bianco, pane, il tutto a 29€ totali. Un posto da non perdere per un pranzo
molto folkloristico.
Per digerire ci digeriamo verso Piazza Santa Caterina dove ci fermiamo per un caffè alla
cioccolateria Blondel dove proviamo anche diverse praline ai gusti di: rosa, arancia, mandorla, earl
grey, pistacchio, tutte deliziosi.
Durante la degustazione ci mettiamo a parlare con un ragazzo statunitense che vive a Bruxelles da
un po’ di tempo e che ci ha consigliato un ristorante dove mangiare delle ottime cozze e patate
fritte, piatto tipico belga.
Il fatto di essere a quell’ora in piazza Santa Caterina non è stato casuale. Sapevamo infatti che da
qui parte la metropolitana che (dopo un cambio intermedio di linea) conduce al parco dell’Heysel,
dove si trova l’Atomium, una costruzione alta 102m che rappresenta un cristallo di ferro ingrandito
165 miliardi di volte.
All’interno delle sfere che lo compongono e che riflettendo la luce si mimetizzano col cielo,
vengono organizzate delle esposizioni che però non abbiamo trovato di grande interesse.
Nonostante ciò venire a vedere quest’opera è d’obbligo, senza dubbio. In una delle sfere abbiamo
anche ritrovato dei ragazzi che avevano volato con noi e che avevano condiviso con noi
l’esperienza di non riuscire a trovare la metropolitana all’interno della stazione Midi.
Quando il sole inizia a calare vuol dire che è arrivato il momento di andarsi a bere qualche birretta
alla birreria Delirium (http://www.deliriumcafe.be/) in Impasse de la Fidelitè 4.
In realtà non è solo una birreria ma piuttosto una via con 7 birrerie Delirium, ognuna con le proprie
specialità.
Il cameriere, diventato poi mio fedele consigliere di birre, mi ha detto che allo scorso Aprile il conto
dicesse che le loro birre fossero 2400, 300 whisky ed 800 vodke. In particolare, per le vodke, un
bicchierino varia da 2,50€ a 270€!Mi ha anche detto di aver provato in vita sua 5300 birre diverse.
Ora: supponiamo che egli beva una birra diversa al giorno, non una birra, una birra diversa al
giorno. Sono 365 birre nuove all’anno. 3650 nuove in 10 anni, ne restano 1650 che allo stesso ritmo
richiedono 4,520547 anni, portando il totale a 14,520547 anni. Signori, questi sono numeri, e che
numeri. Ma a me sembra una esagerazione, fate vobis!Le birre diverse provate in questa due giorni
sono state:
- Jupiler
- St. Feuillien
- Witkap Pater Triple
- Orval
- Floreff (fortemente raccomandata da Pauline, originaria della città stessa)
- Bourgogne des Andres
- Roquefort
E’ in seguito all’ennesima bira (1 sola “erre” per i portazzuresi, due per gli italiani in genere) che la
mi mamma mi dice: “Mattè, oh basta…hai speso più soldi in bire che in mangià”. Lei nel frattempo
ha provato una birra al lampone che sembrava la versione liquida delle caramelle Skittles, tanto era
dolce.
Dal Delirium siamo andati diretti al posto consigliatoci dall’americano: “Le Pre Salè”, situato in
Rue de Fiandre 20.
Effettivamente, come volevo, non era un posto turistico ed era frequentato esclusivamente da belgi,
o per lo meno francofoni (se poi fossero tutti di Ginevra o Aix an Provence non mi è dato saperlo) e
le cozze erano di buona qualità.
Noi abbiamo preso cozze provenzali (pomodoro, melanzane, peperoni, zucchine) ed in bianco con il
sedano, patate fritte, una bottiglia di bianco dell’Alsazia e caffè a 70€ compresa mancia. Beh,
paragonato magari alle offerte dei locali turistici è piuttosto caro ma “chi più spende meno spende”
quando si tratta di mangià. Anche perché non mi piacevano alla vista le cozze che vedevo servite in
questi locali turistici: sembravano liofilizzate, accartocciate su se stesse e che attendessero solo di
essere spruzzate con acqua per riprendere vigore. La leggenda narra che i mesi buoni per mangiare
le cozze sono quelli senza la “r” ma la cameriera del ristorante mi ha spiegato che tale regola non
vale più dall’invenzione dei frigoriferi.
Terminata la cena siamo andati alla birreria storica “A la morte subite”
(http://www.alamortsubite.com/) (grazie a Stefano per il consiglio) dove ho preso la mia birra della
buonanotte, una Roquefort per la precisione, che però non sapeva di formaggio.
Purtroppo non è stata una birra della buonanotte perché quando sono andato a dormire la birra era
già stata ben filtrata, espulsa ed ormai diventata un’inquilina degli scarichi fognari di Bruxelles.
Questo perché durante il ritorno a casa ci siamo persi e per l’accaduto mi sento di prendermi la
responsabilità al 100%.
Terminata la bevuta sfrutto tutta la mia presunzione e dico di voler fare una strada totalmente
diversa dall’andata e che secondo me era una scorciatoia. Il tutto ovviamente senza guardare la
cartina.
Facendo riferimento alla figura seguente avrei dovuto prendere la strada 1 rispetto alla cattedrale ma
ho preso la 8.
Ad occhio cambia poco ma in realtà la 8 divergeva molto molto a sinistra e quindi ci ha portato in
una zona che non sapevamo più se fosse la periferia di Bruxelles o il centro di Bruges.
Quando abbiamo incominciato a vedere edifici del tipo “da conferenze”, una specie di deposito e
con il rischio di incontrare le prime prostitute di infimo borgo abbiamo reputato che fosse il caso di
tornare indietro e, aiutati da un musicista capellone che starebbe bene nei Simpson, riusciamo a
toranre in albergo e crolliamo appena messo il piede in camera.
21/04/2013
Sveglia leggermente più tardi, tipo 8.30/8.45, doccia e poi cerco di aggiungere un po’ di colore al
mio vestiario visto che il giorno precedente sembravo il perfetto mix tra un alpino ed un ex nazista
scappato in Sudamerica. La mi mamma riguardando le foto nella macchina fotografica mi fa: “o
questa quando te l’ho fatta?”
Il problema è che quello nella foto non ero io bensì un ignaro signore con bastone.
Dal momento che c’era piaciuto decidiamo di fare nuovamente colazione a “Le pain quotidien”,
anche e soprattutto perché mi garantivano delle semplici baguette e non tutte quelle cose di
pasticceria (sicuramente squisite per i più) luccicanti e maleodoranti di quel maledettissimo grasso
animale che risponde al nome di B.U.R.R.O.
Visto che si trovava a pochi passi optiamo per cominciare la visita odierna dal “Museo degli
strumenti musicali”. Questo museo è ospitato in un palazzo liberty lungo Rue Montagne de la Cour,
una viuzza in discesa che da Place Royale porta a Place de L’Albertine. Il museo (prezzo 8€) merita
sicuramente una visita di circa un’oretta e ospita 1200 strumenti musicali, alcuni veramente desueti
e, grazie ad un’audioguida compresa nel prezzo, è possibile ascoltare il loro suono. Se volete inoltre
un caffè con vista panoramica, il bar all’ultimo piano fa al caso vostro.
Proseguiamo la visita della città rimboccando nuovamente Rue de la Regence in direzione Palazzo
di Giustizia, un edificio imponente che domina con la sua cupola a volte dorate (a me sembra il
modo migliore per descriverla ma non so se sia il termine giusto. Un esperto d’arte è invitato ad
inviarmi un Errata Corrige che però non prenderò in considerazione…ormai quello che è scritto è
scritto).
Alla destra del palazzo svolge il suo alienante tragitto verticale un ascensore di vetro che porta al
quartiere di Marolles, scenario delle rivoluzioni proletarie e rifugio dei disoccupati nati in seguito
alla chiusura delle fabbriche della città.
Battendo le vie del quartiere sembra di essere in un libro di Charles Dickens, un po’ di degrado,
case a mattoncini, quartieri popolari. Un esempio lampante è rappresentato in particolare dalla zona
chiamata Citè Hallemans, un complesso distribuito su 5 vie identiche caratterizzate da palazzoni
identici a mattoncini color arancione vitamina C, tutti identici.
A due passi da queste case popolari sorge la piazza Place Du Jeu de Balle, famosa per il Brol
(mercato delle pulci) domenicale.
Questa piazza è letteralmente coperta da cianfrusaglie, è veramente difficile scorgere persino la
pavimentazione. La fanno da padrone vasi, statue votive, vecchi pc, sgabelli, scarpe per mutilati
(visto che spesso non erano in coppia), vestiti alla moda (moda del 1970, ma sempre moda è!),
bicchieri, piatti, forchette, coperto incluso nel prezzo…ops…il coperto non c’entra, mi sono
confuso con il menu di un ristorante.
La cosa che mi ha stupito di più è stata un pupazzone credo alto 1,30m e largo almeno 80cm e che,
compresa la pioggia di cui probabilmente era impregnato ed il sudicio, pesava sui 70/80 chili netti
da nudo ed appena svegliato. La scena si presentava più o meno così.
Mi ha stupito perché non riuscivo proprio a capire chi potesse comprare tale ammasso di pelo
sintetico o solo pensare di farlo.
Intorno alla piazza si dispongono alcuni chioschetti che offrono cibo a prezzi modici. Vendono hot
dog, hamburger, cozze, piatti di pesce, escargot de mer.
Il chioschetto degli escargot de mer era gestito da due donnine, una sopra i 50 anni e responsabile
della contabilità, ed una sotto i 110 responsabile della cottura in acqua bollente delle lumache di
mare. Quest’ultima in particolare svolgeva con un meccanismo collaudatissimo l’operazione di
estrarre la conchiglia da un secchio, infilare lo stecchino estrando il mollusco depositandolo nel
calderone fumante. Ad intervalli regolari girava il tutto con un mestolo rigato d’alluminio. A
proposito di rigato: ricordo di aver visto tra le varie cianfrusaglie una padella che aveva perso
totalmente la sua pellicola antiaderente ma che era comunque in vendita.
Lasciata la piazza giriamo un po’ a caso le vie circostanti e ci imbattiamo spesso in murales di
fumetti, altro fiore all’occhiello della capitale belga.
Raggiungiamo Port de Hal e torniamo indietro dirigendoci nuovamente verso la Grand Place. Per il
pranzo ci fermiamo ad una friggitoria in cui ordiniamo un porzione di patatine ed una Mitraillette,
un panino anch’esso gigantesco riempito da salsiccia bianca (si potevano scegliere altre
imbottiture), salse ed un’altra montagna di patate fritte.
Il fegato ha immediatamente inserito questo piatto nel suo “cahiers de doléance”.
Il resto del pomeriggio lo passiamo tra caffè, cioccolata e negozi di souvenirs, il tutto prima della
lapalissiana sosta al Delirium per una “una” birra pre-cena.
Credo che la birra pre-cena sia stata uno dei pochi momenti pallosi per quella donna che m’ha
messo al mondo visto che beveva la sua onesta birra alla ciliegia mentre io cercavo di assaggiarne il
più possibile e diventavo sempre più fastidioso con il passare del tempo.
Dopo 1,5/2 ore lasciamo il Delirium ed andiamo a mangiare. Senza sbatterci troppo ci fermiamo in
uno dei tanti ristorantini in Rue des Bouchers ordinando un’abbondante grigliata di carni miste,
delle patate, vino, caffè, circa 50€ totali.
In generale sono contrario a mangiare nei ristoranti turistici, ma visto che si trattava solo di mettere
dei pezzi di animali morti su una griglia e non di cucinare in modo articolato ho pensato che potesse
andare bene. Mangiamo comunque bene ed anche il nostro amico gestore tunisino è stato di
compagnia. Senza perderci torniamo in albergo un po’ prima visto che la mattina ci aspetta una
levataccia alle 5.30 perché quei vigliacchi della Shuttle ci hanno prenotato il biglietto per il bus alle
6.50 dalla stazione Midi.
22/06/2013 e Conclusioni
Ultima giornata ovviamente senza grandi sussulti visto che la sveglia all’alba e la lunga attesa in
aeroporto ci hanno tolto anche l’ultima goccia di energia. Posso quindi passare direttamente alle
consuete conclusioni:
Bruxelles è decisamente una città troppo sottovalutata e merita di essere visitata a prescindere dal
fatto che si trovi un biglietto a buon mercato: bisogna andarci, punto.
Secondo me servono tre giorni pieni per vedere tutto con calma, compresi gli altri musei interessanti
che non siamo riusciti a vedere (Museo del fumetto e Bozar per esempio) e godersi un po’ di relax
nelle tante cioccolaterie e birrerie. Inoltre la città è molto viva ed è sicuramente una delle città più
piacevoli che abbia mai visitato. Non so, forse perché questa città è sempre poco pubblicizzata e
quindi uno non ha delle super aspettative, ma devo dire che sono rimasto veramente e
favorevolmente colpito.
La gente, per quanto il campione sia poco rappresentativo, si è rivelata molto cordiale e soprattutto
apprezzavano quando mi sforzavo di parlare il più possibile in francese, dal basso della mia
conoscenza basilare della lingua. In Francia sarei stato lapidato alla prima “R moscia” non
pronunciata!
Che dire sulla compagna di viaggio: se non ti trovi bene a stare due giorni in vacanza con la tua
mamma è il caso di farsi un esame di coscienza e riappacificarti col mondo!
E’ stato bello condividere questi due giorni e vedere come, nonostante tutto e a quasi 60 anni di età,
avessimo la stessa voglia di scoprire, di camminare, di fare battute e di entusiasmarsi come se non
avessimo mai visto niente in vita nostra. Grazie mamma. E di questo grazie solo l’1% è legato al
viaggio, forse meno.