Dialogo e legalità per risolvere i conflitti nel Mediterraneo orientale · 2020. 8. 31. ·...

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 198 (48.522) Città del Vaticano lunedì 31 agosto - martedì 1 settembre 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +z!z!;!"!#! All’Angelus il Papa parla anche della giornata per la cura del creato e del disastro ambientale a Mauritius Dialogo e legalità per risolvere i conflitti nel Mediterraneo orientale Papa Francesco fa appello «al dialo- go costruttivo e al rispetto della le- galità internazionale» per garantire la pace dei popoli del Mediterraneo orientale. Al termine dell’Angelus di domenica 30 agosto, recitato con i fedeli radunati in piazza San Pietro — nel rispetto delle misure di sicu- rezza in vigore per contenere i con- tagi da coronavirus — e con quanti in ogni parte del mondo lo hanno seguito attraverso i media, il Pontefi- ce ha espresso le sue preoccupazioni per le crescenti tensioni nell’area «insidiata da vari focolai di instabili- tà» e ha auspicato la fine dei conflit- ti. Un appello ripetuto poi il giorno dopo con un tweet postato sull’ac- count @Pontifex: «Seguo con preoc- cupazione le tensioni nella zona del Mediterraneo orientale e faccio ap- pello al dialogo costruttivo e al ri- spetto della legalità internazionale per risolvere i conflitti che minaccia- no la pace dei popoli di quella re- gione». Prima della benedizione conclusi- va Francesco ha anche ricordato che la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato — che ricorre il 1° settembre e inaugura il “Giubileo della Terra” celebrato da Chiese e comunità cristiane fino al 4 ottobre — e ha fatto riferimento al disastro ambientale avvenuto nei giorni scor- si al largo della costa orientale delle isole Mauritius. In precedenza il Papa aveva dedi- cato la sua riflessione introduttiva al brano evangelico della liturgia do- menicale (Matteo 16, 21-27), nel qua- le Gesù indica ai discepoli la via del- la croce. Per loro, ha spiegato il Pontefice, «la croce è una cosa sco- moda, la croce è uno “scandalo”»; al contrario, «Gesù considera “scanda- lo” il fuggire dalla croce, che vorreb- be dire sottrarsi alla volontà del Pa- dre, alla missione che Lui gli ha affi- dato per la nostra salvezza». Per questo Egli li esorta a «rinunciare a sé stessi» — che non significa «un cambiamento superficiale, ma una conversione, un capovolgimento di mentalità e di valori» — e a «prende- re la propria croce». Non si tratta soltanto di «soppor- tare con pazienza le tribolazioni quotidiane — ha chiarito Francesco — ma di portare con fede e respon- sabilità quella parte di fatica, e quel- la parte di sofferenza che la lotta contro il male comporta». In questo modo «l’impegno di “prendere la croce” diventa partecipazione con Cristo alla salvezza del mondo». Da qui l’invito del Pontefice: «facciamo in modo che la croce appesa alla pa- rete di casa, o quella piccola che portiamo al collo, sia segno del no- stro desiderio di unirci a Cristo nel servire con amore i fratelli, special- mente i più piccoli e fragili». PAGINA 8 Dopo il “digiuno” di sei mesi dovuto alla pandemia Incontrare il popolo: Francesco e le udienze generali di ALESSANDRO GISOTTI C entottantanove. Tanti sono i giorni che separano l’ultima udienza generale con i fedeli in Piazza San Pietro, il 26 febbraio scorso, da quella che si svolgerà il 2 settembre nel Cortile di San Da- maso del Palazzo Apostolico. Un tempo lungo, sembrato perfino più lungo, perché le udienze generali grazie alle catechesi e forse ancora di più ai gesti e ai “fuori program- ma” di Francesco sono diventate un appuntamento atteso e seguito non solo dai fedeli cattolici, ma pure da tanti che, anche se lontani dalla Chiesa, si sono messi in ascolto del Papa. Come nel caso delle Messe mat- tutine a Casa Santa Marta, anche le udienze generali — oltre trecento ormai — si caratterizzano innanzi- tutto per l’incontro con il Popolo di Dio. Quello è il cuore. Tanto so- no brevi le omelie, pronunciate nel- le Messe del mattino, quanto brevi sono le catechesi delle udienze ge- nerali spesso arricchite da aggiunte a braccio e non di rado da dialoghi con l’uditorio presente. «Se si leg- ge — ha del resto affermato una volta — non si può guardare la gente negli occhi». Francesco dedica invece un tem- po lungo, a volte sorprendente- mente lungo, all’incontro con le persone e in particolare con i più deboli, i malati, i sofferenti. Gli ul- timi diventano i primi. Alcuni di questi incontri, per il messaggio che ne è scaturito, hanno travalica- to la sfera della relazione indivi- duale per assumere un valore uni- versale. È il caso dell’abbraccio del Papa a Vinicio, un uomo sfigurato da una terribile malattia, la neuro- fibromatosi, al termine dell’udienza generale del 6 novembre 2013. Le immagini di quel momento in Piazza San Pietro hanno fatto il gi- ro del mondo testimoniando, più di mille parole, cosa intenda Fran- cesco quando chiede a tutti i cri- stiani, nessuno escluso, di toccare in chi soffre le piaghe di Cristo. Nelle udienze generali non si può in effetti separare la parola dal gesto del Papa perché la prima è la pre- messa del secondo che, a sua volta, la rafforza e la rende tangibile. Co- sì come nel vedere il Pastore con le sue pecore, quasi un tutt’uno con il suo gregge, si comprende che non si può separare il singolo fedele dalla comunità ecclesiale. «Nella Chiesa — sottolinea Francesco pro- prio in una udienza generale, quel- la del 25 giugno 2014 — non esiste il fai da te, non esistono battitori li- beri», perché «essere cristiano si- gnifica appartenenza alla Chiesa. Il nome è cristiano, il cognome è ap- partenenza alla Chiesa». Altrettanto significativo è il lin- guaggio utilizzato nelle udienze del mercoledì, in sintonia con quanto accade nelle omelie di San- ta Marta. Il Papa si sofferma infatti sui temi centrali della vita cristiana ricorrendo sempre a un linguaggio semplice e comprensibile a tutti che coglie l’essenziale della fede in Gesù Cristo. In un tempo segnato dall’analfabetismo religioso, il Papa si fa “catechista” e spiega in modo diretto, senza subordinate concet- tuali, perché l’incontro con il Si- gnore cambia la vita e ci apre ad una speranza che non muore mai. In questi sette anni e mezzo, d’al- tro canto, i cicli delle sue catechesi hanno abbracciato uno spazio mol- to ampio: dai Sacramenti alla Mi- sericordia, dall’Eucaristia ai Co- mandamenti, e Francesco non ha mancato di offrire le sue meditazio- ni anche su questioni fondamentali del vissuto quotidiano: dalla fami- glia alla pace, dal richiamo ad un’economia giusta e solidale all’ultimo ciclo di catechesi, inizia- to il 5 agosto scorso, incentrato sul tema «Guarire il mondo». Il Papa sa che la Chiesa non ha “ricette” pronte per uscire dalla cri- si, ma — con queste ultime rifles- sioni — vuole condividere con tutte le persone di buona volontà uno sguardo cristiano per affrontare le questioni che la pandemia ha mes- so in rilievo, soprattutto le “malat- tie sociali”, un virus perfino più ar- duo da sconfiggere del covid-19. Sicuramente, seppur in un contesto e con modalità inedite, l’incontro con la gente, con il Popolo di Dio di cui, tante volte ha confidato, sente di aver bisogno lo aiuterà a donarci una prospettiva di speran- za, di guarigione e rinnovamento. Una prospettiva che muove dalla convinzione, espressa nella Statio Orbis del 27 marzo scorso, che «nessuno si salva da solo» e che dunque solo camminando insieme, solo sentendosi gli uni fratelli degli altri, potremo uscire migliori da questo tempo di prova. Dopo la decisione di Ankara di avviare esercitazioni militari e le critiche di Atene Si rischia una pericolosa escalation PARIGI, 31. «La Turchia contesta l’esistenza di zone economiche esclu- sive, mette in discussione la sovrani- tà di due Stati membri dell’Unione Europea, Grecia e Cipro, e poten- zialmente mette in pericolo un dirit- to fondamentale che è la libertà di navigazione». Sono parole molto dure quelle pronunciate ieri dal mi- nistro delle Forze armate francesi, Florence Parly, commentando le at- tuali tensioni nel Mediterraneo orientale. Tensioni economiche, ma soprattutto politiche. Al centro ci so- no questioni legate ai confini marit- timi e ai diritti di trivellazione. La Turchia ha avviato un ampio pro- gramma di trivellazioni petrolifere nel Mediterraneo e questo ha inevi- tabilmente riacceso gli storici con- tenziosi con Atene e Nicosia. Parly ha denunciato un comportamento spregiudicato e offensivo della mari- na turca, insistendo sul fatto che «per dialogare, dobbiamo prima fer- mare l’escalation». Due giorni fa la Turchia ha lan- ciato nuove esercitazioni nel Medi- terraneo orientale che dovrebbero durare due settimane. La Grecia ha decisamente condannato la decisione di Ankara e, a sua volta, ha organiz- zato altre esercitazioni. Le tensioni tra i due paesi si sono notevolmente accentuate dal 10 ago- sto scorso, con il dispiegamento del- la nave turca Oruc Reis nelle acque greche. Si tratta di una nave per le esplorazioni sismiche, essenziale in vista delle trivellazioni. La difesa greca ha inoltre riferito che i sotto- marini turchi hanno intensificato le operazioni al largo della costa greca nel Mar Egeo. Secondo un rapporto della intelligence, sono stati avvistati da sei a otto sottomarini turchi nel Mar Egeo e nel Mediterraneo. «Non ci piegheremo mai al banditismo sul- la nostra piattaforma continentale. Non ci tireremo indietro contro il linguaggio delle sanzioni e delle mi- nacce» ha dichiarato il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, ri- spondendo alle critiche di diversi paesi Ue sulla presenza delle navi turche nel Mediterraneo. Ieri il ministero della difesa di An- kara ha reso noto che alcuni giorni fa caccia turchi hanno intercettato sei velivoli greci che si dirigevano verso la nave Oruc Reis. Ankara ha deciso di avviare le ricerche sismi- che dopo che la Grecia e l'Egitto avevano firmato un accordo maritti- mo relativo a una zona economica esclusiva nel Mediterraneo orientale. Un accordo molto criticato da Er- doğan. Dal 1° settembre al 4 ottobre il Tempo del Creato PAGINA 6 Negli scontri a Portland con i manifestanti del movimento Black Lives Matter Ucciso un sostenitore di Trump WASHINGTON, 31. Un sostenitore di Trump è stato ucciso da un colpo di pistola ieri a Portland, in Ore- gon, durante gli scontri con i mani- festanti del movimento Black Lives Matter. Lo hanno confermato fonti della polizia. Da tre mesi, da quan- do è montata l’ondata delle proteste antirazziste per la morte di George Floyd, la città della West Coast sta- tunitense è teatro di disordini. In un Tweet, la polizia di Por- tland ha dichiarato che una manife- stazione politica di sostenitori di Trump stava «percorrendo tutto il centro di Portland» quando ci sono stati alcuni casi di violenza tra ma- nifestanti e contro-manifestanti. Gli agenti sono intervenuti e in alcuni casi hanno effettuato arresti. Ore- gonLive ha riportato «scontri e ten- sione» tra i gruppi, sebbene la poli- zia non abbia detto se la sparatoria fosse collegata alle manifestazioni. Il commento di Trump, che da settimane invoca l’invio della Guar- dia nazionale a Portland, non si è fatto attendere. «L’unico modo per riportare l’ordine e fermare la vio- lenza in città guidate dalla sinistra come Portland è la forza!». «Così il presidente istiga alla violenza», ha subito replicato il sindaco di Por- tland, Ted Wheleer, per il quale Trump porta avanti «una campagna di paura e antidemocratica». Il sostenitore di Trump è morto per un colpo di pistola al petto. Dalle prime ricostruzioni lo sparo si sarebbe verificato dopo che da una carovana di pickup dei sostenitori del presidente sarebbe partita verso i manifestanti in strada una raffica di proiettili alla vernice. In risposta, verso i veicoli sarebbe partito un fitto lancio di oggetti, pietre, botti- glie. Poi il colpo di pistola. Ad in- dagare insieme alle forze dell’ordine locali anche gli agenti dell’Fbi. Ma la vera preoccupazione, ora, è che la situazione di Portland, già da settimane degenerata, possa finire del tutto fuori controllo. Un fermo durante gli scontri a Portland (Reuters) Hezbollah pronto a discutere un nuovo patto politico mentre Macron torna in visita a Beirut Il Libano cerca una strategia per uscire dalla crisi PAGINA 3 Il direttore dell’Istituto sulle migrazioni dell’Università Pontificia Comillas di Madrid Tutti meritano di sedersi alla stessa tavola MARCO RUSSO A PAGINA 7 Raimondo Nonnato Il santo che unisce le generazioni ANTONIO TARALLO A PAGINA 8 ALLINTERNO #CantiereGiovani PER COSTRUIRE E ALIMENTARE UNALLEANZA TRA LE GENERAZIONI Centocinquant’anni fa nasceva Maria Montessori GIULIA GALEOTTI NELLE PAGINE 4 E 5 NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha ricevuto que- sta mattina in udienza Sua Ec- cellenza Monsignor Brian Udaigwe, Arcivescovo titolare di Suelli, Nunzio Apostolico in Sri Lanka. Nomina di Vescovo Ausiliare Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare di Roma, il Reverendo Dario Gervasi, Par- roco della Parrocchia Risurre- zione di Nostro Signore Gesù Cristo, assegnandogli la sede ti- tolare di Subaugusta. PER LA CURA DELLA CASA COMUNE

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

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POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 198 (48.522) Città del Vaticano lunedì 31 agosto - martedì 1 settembre 2020

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All’Angelus il Papa parla anche della giornata per la cura del creato e del disastro ambientale a Mauritius

Dialogo e legalità per risolverei conflitti nel Mediterraneo orientale

Papa Francesco fa appello «al dialo-go costruttivo e al rispetto della le-galità internazionale» per garantirela pace dei popoli del Mediterraneoorientale. Al termine dell’Angelus didomenica 30 agosto, recitato con ifedeli radunati in piazza San Pietro— nel rispetto delle misure di sicu-rezza in vigore per contenere i con-tagi da coronavirus — e con quantiin ogni parte del mondo lo hannoseguito attraverso i media, il Pontefi-ce ha espresso le sue preoccupazioniper le crescenti tensioni nell’a re a«insidiata da vari focolai di instabili-tà» e ha auspicato la fine dei conflit-ti. Un appello ripetuto poi il giornodopo con un tweet postato sull’ac-count @Pontifex: «Seguo con preoc-cupazione le tensioni nella zona delMediterraneo orientale e faccio ap-pello al dialogo costruttivo e al ri-spetto della legalità internazionaleper risolvere i conflitti che minaccia-no la pace dei popoli di quella re-gione».

Prima della benedizione conclusi-va Francesco ha anche ricordato chela Giornata mondiale di preghieraper la cura del creato — che ricorre il1° settembre e inaugura il “Giubileodella Terra” celebrato da Chiese ecomunità cristiane fino al 4 ottobre— e ha fatto riferimento al disastroambientale avvenuto nei giorni scor-si al largo della costa orientale delleisole Mauritius.

In precedenza il Papa aveva dedi-cato la sua riflessione introduttiva albrano evangelico della liturgia do-menicale (Matteo 16, 21-27), nel qua-le Gesù indica ai discepoli la via del-la croce. Per loro, ha spiegato ilPontefice, «la croce è una cosa sco-moda, la croce è uno “scandalo”»; alcontrario, «Gesù considera “scanda-lo” il fuggire dalla croce, che vorreb-be dire sottrarsi alla volontà del Pa-dre, alla missione che Lui gli ha affi-dato per la nostra salvezza». Per

questo Egli li esorta a «rinunciare asé stessi» — che non significa «uncambiamento superficiale, ma unaconversione, un capovolgimento dimentalità e di valori» — e a «prende-re la propria croce».

Non si tratta soltanto di «soppor-tare con pazienza le tribolazioniquotidiane — ha chiarito Francesco— ma di portare con fede e respon-sabilità quella parte di fatica, e quel-la parte di sofferenza che la lottacontro il male comporta». In questo

modo «l’impegno di “prendere lacro ce” diventa partecipazione conCristo alla salvezza del mondo». Daqui l’invito del Pontefice: «facciamoin modo che la croce appesa alla pa-rete di casa, o quella piccola cheportiamo al collo, sia segno del no-stro desiderio di unirci a Cristo nelservire con amore i fratelli, special-mente i più piccoli e fragili».

PAGINA 8

Dopo il “digiuno” di sei mesi dovuto alla pandemia

Incontrare il popolo:Fr a n c e s c o

e le udienze generalidi ALESSANDRO GISOTTI

Centottantanove. Tanti sono igiorni che separano l’ultimaudienza generale con i fedeli

in Piazza San Pietro, il 26 febbraioscorso, da quella che si svolgerà il2 settembre nel Cortile di San Da-maso del Palazzo Apostolico. Untempo lungo, sembrato perfino piùlungo, perché le udienze generaligrazie alle catechesi e forse ancoradi più ai gesti e ai “fuori program-ma” di Francesco sono diventateun appuntamento atteso e seguitonon solo dai fedeli cattolici, mapure da tanti che, anche se lontanidalla Chiesa, si sono messi inascolto del Papa.

Come nel caso delle Messe mat-tutine a Casa Santa Marta, anchele udienze generali — oltre trecentoormai — si caratterizzano innanzi-tutto per l’incontro con il Popolodi Dio. Quello è il cuore. Tanto so-no brevi le omelie, pronunciate nel-le Messe del mattino, quanto brevisono le catechesi delle udienze ge-nerali spesso arricchite da aggiuntea braccio e non di rado da dialoghicon l’uditorio presente. «Se si leg-ge — ha del resto affermato unavolta — non si può guardare lagente negli occhi».

Francesco dedica invece un tem-po lungo, a volte sorprendente-mente lungo, all’incontro con lepersone e in particolare con i piùdeboli, i malati, i sofferenti. Gli ul-timi diventano i primi. Alcuni diquesti incontri, per il messaggioche ne è scaturito, hanno travalica-to la sfera della relazione indivi-duale per assumere un valore uni-versale. È il caso dell’abbraccio delPapa a Vinicio, un uomo sfiguratoda una terribile malattia, la neuro-fibromatosi, al termine dell’udienzagenerale del 6 novembre 2013. Leimmagini di quel momento inPiazza San Pietro hanno fatto il gi-ro del mondo testimoniando, piùdi mille parole, cosa intenda Fran-cesco quando chiede a tutti i cri-stiani, nessuno escluso, di toccarein chi soffre le piaghe di Cristo.Nelle udienze generali non si puòin effetti separare la p a ro l a dal gestodel Papa perché la prima è la pre-messa del secondo che, a sua volta,la rafforza e la rende tangibile. Co-sì come nel vedere il Pastore con lesue pecore, quasi un tutt’uno con ilsuo gregge, si comprende che nonsi può separare il singolo fedeledalla comunità ecclesiale. «NellaChiesa — sottolinea Francesco pro-prio in una udienza generale, quel-la del 25 giugno 2014 — non esisteil fai da te, non esistono battitori li-beri», perché «essere cristiano si-gnifica appartenenza alla Chiesa. Ilnome è cristiano, il cognome è ap-partenenza alla Chiesa».

Altrettanto significativo è il lin-guaggio utilizzato nelle udienzedel mercoledì, in sintonia conquanto accade nelle omelie di San-

ta Marta. Il Papa si sofferma infattisui temi centrali della vita cristianaricorrendo sempre a un linguaggiosemplice e comprensibile a tuttiche coglie l’essenziale della fede inGesù Cristo. In un tempo segnatodall’analfabetismo religioso, il Papasi fa “catechista” e spiega in mododiretto, senza subordinate concet-tuali, perché l’incontro con il Si-gnore cambia la vita e ci apre aduna speranza che non muore mai.In questi sette anni e mezzo, d’al-tro canto, i cicli delle sue catechesihanno abbracciato uno spazio mol-to ampio: dai Sacramenti alla Mi-sericordia, dall’Eucaristia ai Co-mandamenti, e Francesco non hamancato di offrire le sue meditazio-ni anche su questioni fondamentalidel vissuto quotidiano: dalla fami-glia alla pace, dal richiamo adun’economia giusta e solidaleall’ultimo ciclo di catechesi, inizia-to il 5 agosto scorso, incentrato sultema «Guarire il mondo».

Il Papa sa che la Chiesa non ha“ricette” pronte per uscire dalla cri-si, ma — con queste ultime rifles-sioni — vuole condividere con tuttele persone di buona volontà unosguardo cristiano per affrontare lequestioni che la pandemia ha mes-so in rilievo, soprattutto le “malat-tie sociali”, un virus perfino più ar-duo da sconfiggere del covid-19.Sicuramente, seppur in un contestoe con modalità inedite, l’i n c o n t rocon la gente, con il Popolo di Diodi cui, tante volte ha confidato,sente di aver bisogno lo aiuterà adonarci una prospettiva di speran-za, di guarigione e rinnovamento.Una prospettiva che muove dallaconvinzione, espressa nella StatioOrbis del 27 marzo scorso, che«nessuno si salva da solo» e chedunque solo camminando insieme,solo sentendosi gli uni fratelli deglialtri, potremo uscire migliori daquesto tempo di prova.

Dopo la decisione di Ankara di avviare esercitazioni militari e le critiche di Atene

Si rischia una pericolosa escalationPARIGI, 31. «La Turchia contestal’esistenza di zone economiche esclu-sive, mette in discussione la sovrani-tà di due Stati membri dell’UnioneEuropea, Grecia e Cipro, e poten-zialmente mette in pericolo un dirit-to fondamentale che è la libertà dinavigazione». Sono parole moltodure quelle pronunciate ieri dal mi-nistro delle Forze armate francesi,Florence Parly, commentando le at-tuali tensioni nel Mediterraneoorientale. Tensioni economiche, ma

soprattutto politiche. Al centro ci so-no questioni legate ai confini marit-timi e ai diritti di trivellazione. LaTurchia ha avviato un ampio pro-gramma di trivellazioni petroliferenel Mediterraneo e questo ha inevi-tabilmente riacceso gli storici con-tenziosi con Atene e Nicosia. Parlyha denunciato un comportamentospregiudicato e offensivo della mari-na turca, insistendo sul fatto che«per dialogare, dobbiamo prima fer-mare l’escalation».

Due giorni fa la Turchia ha lan-ciato nuove esercitazioni nel Medi-terraneo orientale che dovrebberodurare due settimane. La Grecia hadecisamente condannato la decisionedi Ankara e, a sua volta, ha organiz-zato altre esercitazioni.

Le tensioni tra i due paesi si sononotevolmente accentuate dal 10 ago-sto scorso, con il dispiegamento del-la nave turca Oruc Reis nelle acquegreche. Si tratta di una nave per leesplorazioni sismiche, essenziale in

vista delle trivellazioni. La difesagreca ha inoltre riferito che i sotto-marini turchi hanno intensificato leoperazioni al largo della costa grecanel Mar Egeo. Secondo un rapportodella intelligence, sono stati avvistatida sei a otto sottomarini turchi nelMar Egeo e nel Mediterraneo. «Nonci piegheremo mai al banditismo sul-la nostra piattaforma continentale.Non ci tireremo indietro contro illinguaggio delle sanzioni e delle mi-nacce» ha dichiarato il presidenteturco, Recep Tayyip Erdoğan, ri-spondendo alle critiche di diversipaesi Ue sulla presenza delle naviturche nel Mediterraneo.

Ieri il ministero della difesa di An-kara ha reso noto che alcuni giornifa caccia turchi hanno intercettatosei velivoli greci che si dirigevanoverso la nave Oruc Reis. Ankaraha deciso di avviare le ricerche sismi-che dopo che la Grecia e l'Egittoavevano firmato un accordo maritti-mo relativo a una zona economicaesclusiva nel Mediterraneo orientale.Un accordo molto criticato da Er-doğan.

Dal 1° settembreal 4 ottobreil Tempo del Creato

PAGINA 6

Negli scontri a Portland con i manifestanti del movimento Black Lives Matter

Ucciso un sostenitore di Trump

WASHINGTON, 31. Un sostenitore diTrump è stato ucciso da un colpodi pistola ieri a Portland, in Ore-gon, durante gli scontri con i mani-festanti del movimento Black LivesMatter. Lo hanno confermato fontidella polizia. Da tre mesi, da quan-do è montata l’ondata delle proteste

antirazziste per la morte di GeorgeFloyd, la città della West Coast sta-tunitense è teatro di disordini.

In un Tweet, la polizia di Por-tland ha dichiarato che una manife-stazione politica di sostenitori diTrump stava «percorrendo tutto ilcentro di Portland» quando ci sono

stati alcuni casi di violenza tra ma-nifestanti e contro-manifestanti. Gliagenti sono intervenuti e in alcunicasi hanno effettuato arresti. Ore-gonLive ha riportato «scontri e ten-sione» tra i gruppi, sebbene la poli-zia non abbia detto se la sparatoriafosse collegata alle manifestazioni.

Il commento di Trump, che dasettimane invoca l’invio della Guar-dia nazionale a Portland, non si èfatto attendere. «L’unico modo perriportare l’ordine e fermare la vio-lenza in città guidate dalla sinistracome Portland è la forza!». «Così ilpresidente istiga alla violenza», hasubito replicato il sindaco di Por-tland, Ted Wheleer, per il qualeTrump porta avanti «una campagnadi paura e antidemocratica».

Il sostenitore di Trump è mortoper un colpo di pistola al petto.Dalle prime ricostruzioni lo sparo sisarebbe verificato dopo che da unacarovana di pickup dei sostenitoridel presidente sarebbe partita versoi manifestanti in strada una rafficadi proiettili alla vernice. In risposta,verso i veicoli sarebbe partito unfitto lancio di oggetti, pietre, botti-glie. Poi il colpo di pistola. Ad in-dagare insieme alle forze dell’o rd i n elocali anche gli agenti dell’Fbi. Mala vera preoccupazione, ora, è chela situazione di Portland, già dasettimane degenerata, possa finiredel tutto fuori controllo.Un fermo durante gli scontri a Portland (Reuters)

Hezbollah pronto a discutereun nuovo patto politico mentreMacron torna in visita a Beirut

Il Libano cercauna strategiaper uscire dalla crisi

PAGINA 3

Il direttore dell’Istitutosulle migrazioni dell’U n i v e rs i t àPontificia Comillas di Madrid

Tutti meritanodi sedersialla stessa tavola

MARCO RUSSO A PA G I N A 7

Raimondo Nonnato

Il santo che uniscele generazioni

ANTONIO TARALLO A PA G I N A 8

ALL’INTERNO

#CantiereGiovaniPER COSTRUIRE E A L I M E N TA R EUN’ALLEANZA TRA LE GENERAZIONI

Cento cinquant’anni fanascevaMaria Montessori

GIULIA GALEOTTI NELLE PA G I N E 4 E 5

NOSTREINFORMAZIONI

Il Santo Padre ha ricevuto que-sta mattina in udienza Sua Ec-cellenza Monsignor BrianUdaigwe, Arcivescovo titolaredi Suelli, Nunzio Apostolico inSri Lanka.

Nominadi Vescovo Ausiliare

Il Santo Padre ha nominatoVescovo Ausiliare di Roma, ilReverendo Dario Gervasi, Par-roco della Parrocchia Risurre-zione di Nostro Signore GesùCristo, assegnandogli la sede ti-tolare di Subaugusta.

PER LA CURADELLA CASA COMUNE

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 lunedì 31 agosto - martedì 1 settembre 2020

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Non si fermala protesta in Bielorussia

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Libia: sale la tensioneall’interno del governo

MINSK, 31. Non si ferma la sfidalanciata ormai da tre settimane alpresidente bielorusso Aleksander Lu-kashenko al potere da 26 anni. Ieri,domenica, l’opposizione è tornata ariempire le strade e le piazze diMinsk per protestare contro l’esitodel voto del 9 agosto nel quale Lu-kashenko ha ottenuto un nuovomandato.

Oltre centomila manifestanti han-no sfilato nella capitale tra imponen-ti misure di sicurezza fino alla resi-denza presidenziale circondata daagenti in assetto antisommossa. Larabbia non sembra così placarsi nellaterza domenica di protesta dopo leelezioni che hanno visto la vittoriadi Lukashenko sulla sfidante Svetla-na Tikhanovskaya, ma il cui risultatol’opposizione non accetta: ritiene in-fatti — come buona parte della co-munità internazionale — che il votosia stato “manomesso” e chiedel’uscita di scena del presidente. Inmolti hanno sottolineato che unamobilitazione così non la si vedevadall’indipendenza della Bielorussiadall’Unione sovietica.

Molte delle strade nella capitalesono state bloccate dalle forzedell’ordine; sono stati posizionatimezzi dell’esercito e cannoni ad ac-qua pronti all’uso. Marce e corteihanno avuto luogo anche in altrecittà del paese, come Brest e Grod-no. I dati ufficiali diffusi dal mini-stero dell’interno segnalano oggi 125a r re s t i .

L’opposizione sembra quindi de-terminata a tenere alta la tensione,sotto gli occhi della comunità inter-nazionale che rinnova i suoi appellial dialogo: Ue e Usa sono tra colo-ro che puntano il dito contro le ele-zioni, con Bruxelles che è pronta aimporre sanzioni contro i responsa-bili. La Germania ha convocato ieril’ambasciatore bielorusso per prote-stare contro la recente stretta suimedia nazionali ed internazionali,tra arresti e accrediti ritirati. Anchela Francia ha fatto sapere che «lemisure arbitrarie adottate dalle au-torità bielorusse nei confronti digiornalisti sono contrarie alla libertàdi stampa».

Dal canto suo, Lukashenko nonintende fare concessioni all’opp osi-zione e nega l’esistenza dei brogli.Ieri il capo di stato ha avuto un col-loquio con il presidente russo Vladi-mir Putin, che lo avrebbe invitato aMosca. Com’è noto, il presidentePutin si è detto pronto a inviare for-ze speciali al confine con la Bielo-russia se la situazione dovesse richie-derlo. Inoltre, sabato scorso Putinha detto che il Cremlino riconoscepienamente la validità del voto delloscorso 9 agosto.

Lukashenko è intervenuto ancheoggi affermando che la bozza ag-giornata della nuova Costituzionebielorussa sarà presto sottoposta aldibattito pubblico. «Il presidente haosservato che gli specialisti, compresii giudici della Corte costituzionale,stanno ora lavorando agli adegua-menti della legge fondamentale bie-lorussa. La bozza aggiornata dellaCostituzione sarà sottoposta a dibat-tito pubblico» riferisce l’agenzia distampa statale bielorussa BelTA do-po l’incontro di Lukashenko con ilpresidente della Corte suprema, Va-lentin Sukalo.

Secondo quanto riporta Interfax,il presidente Lukashenko ha dichia-rato che la riforma della Costituzio-ne è «il primo passo per poi orga-nizzare nuove elezioni parlamentarie presidenziali».Manifestanti e agenti nel centro di Minsk (Afp)

TRIPOLI, 31. È scontro nel governodi Tripoli, dopo il licenziamentodel ministro dell’Interno libico Fa-thi Bashagha, messo sotto accusaper la gestione delle proteste incorso nella parte occidentale delpaese e per la violenta repressione.Fathi Bashagha — sospeso venerdìscorso — ha rinunciato alla richiestadi trasmissione in diretta televisivadell’inchiesta amministrativa ordi-

nata a suo carico dal presidentedel Consiglio presidenziale Fayezal-Serraj. Lo rendono noto fonti lo-cali.

La comunità internazionale si di-ce intanto preoccupata dei possibilisviluppi del caso. Il provvedimentoè stato preso mentre Basghagha sitrovava in missione in Turchia eegli era stato ordinato di sottoporsiall’inchiesta entro 72 ore per l’at-teggiamento permissivo tenuto daldicastero e dalla polizia durante lemanifestazioni anti-governative di-sperse da milizie filo-premier e pernon meglio precisate sue «dichiara-zioni» (Contro la corruttela in tut-te le istituzioni dello Stato libico,come aveva poi spiegato lui stes-so). Il ministro aveva poi chiestoche il suo intervento venisse tra-smesso dai media in diretta, in mo-do che «tutti i libici conoscano ifatti».

La sospensione di Bashagha vie-ne vista da più parti come l’esplo-dere di uno scontro in seno alConsiglio presidenziale sul ruoloche debbano giocare le milizie inTripolitania. Si tratta di decidere sedebbano essere rapidamente sman-tellate, come chiede il ministro, ovalorizzate in vista di un loro in-quadramento istituzionale comesembra auspicare al-Serraj. La gui-da del ministero è passata intantoal vice ministro, il generale KhalidAhmad Mazen, mentre le milizie diMisurata sono scese in campo persostenere Bashagha.Italia

flagellatada un’ondatadi maltempo

ROMA, 31. Il maltempo colpiscel’Italia. Lutto cittadino oggi a Mas-sa, dove ieri in un camping nella fra-zione di Marina sono morte le duesorelline di 3 e 14 anni schiacciate daun albero caduto sulla tenda nellaquale dormivano. Il ministro degliesteri Luigi Di Maio ha parlato di«una tragedia immensa» e «una per-dita irreparabile per la famiglia; ilnostro pensiero va ai cari di questidue piccoli angeli».

Le bambine prima erano andate adormire dentro una piccola tenda,ma poi, per timore del temporale,hanno deciso di spostarsi nella tendapiù grande dei genitori. Ed è lì chesono morte: alle 7 di domenica, do-po ore di piogge, vento forte e bur-rasche sul nord ovest della Toscana,un albero ha travolto e distrutto latenda. Secondo i carabinieri, al mo-mento del crollo, nella tenda stavanodormendo ben sei persone: una inte-ra famiglia marocchina originaria diCasablanca ma residente a Torino earrivata a Marina di Massa il 18 ago-sto per trascorrere qualche giorno alm a re .

Intanto, nel Varesotto sono ancorasenza esito le ricerche del 38ennetravolto da un torrente in piena.L’uomo era uscito in cerca di funghicon un amico, ma il torrente Moli-nera che scende verso il lago Mag-giore, ingrossatosi in poche ore acausa delle forti piogge cadute, lo hatravolto.

Imbarcazione di migranti esplode al largo di Crotone

Un’altra tragedia dell’immigrazione

Un gruppo di migranti arriva a Lampedusa (Ansa)

Skopje: il governo ottienela fiducia

In Montenegro il Dps potrebbenon avere la maggioranza in parlamento

Accordo di pacetra governo e ribelli

in Sudan

KHARTHUM, 31. È prevista per oggila firma dello storico accordo dipace globale raggiunto dal Fronterivoluzionario sudanese (Srf) — laprincipale alleanza ribelle del Su-dan — con il governo, volto a porrefine a 17 anni di conflitto. Lo hareso noto, ieri, l’agenzia di stampastatale sudanese “Suna”. La ceri-monia formale si tiene Giuba, capi-tale del Sud Sudan, che ospita inegoziati di pace dalla fine del2019.

L’accordo finale, atteso da setti-mane ma più volte rinviato a causadelle violenze riesplose nel NordDarfur, include diverse questionichiave: sicurezza, proprietà dei ter-reni, giustizia, condivisione del po-tere e ritorno degli sfollati. L’intesa— che non sarà firmata dalla fazio-ne del Movimento di liberazionedel Sudan (Mls) e dall’ala del Mo-vimento di liberazione del popolodel Sudan-Nord (Splm-N) — p re -vede inoltre lo smantellamento del-le forze ribelli e l’integrazione deiloro combattenti nell’esercito na-zionale. Il primo ministro AbdallaHamdok e diversi ministri del go-verno di transizione — che ha presole redini del paese dopo il rovescia-mento di Omar al Bashir ad aprile— hanno incontrato a Giuba il pre-sidente del Sud Sudan, Salva Kiir.

ROMA, 31. Un’altra tragedia del-l’immigrazione. Aumenta il bilanciodell’esplosione dell’i m b a rc a z i o n econ a bordo con 23 migranti avve-nuta, ieri mattina, mentre si stavanocompiendo le operazioni di trasbor-do su un’unità della Guardia di fi-nanza al largo della costa di Croto-ne. Sono stati recuperati finoraquattro corpi, tra cui quello di unadonna, mentre due migranti risulta-no ancora dispersi. Sono ripresestamattina le operazioni di ricerca.I feriti sono cinque, oltre a due fi-nanzieri che erano impegnati nelleoperazioni di soccorso. Dalle primericostruzioni il natante è esplosoprobabilmente a causa del carbu-rante a bordo.

Cresce intanto la tensione aLampedusa, dopo il maxi-sbarcoche ha visto arrivare sabato nottetrecentosettanta migranti in un col-po solo, tutti su un vecchio pesche-reccio. Il sindaco dell’isola, TotòMartello, minaccia lo sciopero ge-nerale per la crisi migranti. Oggine discuterà con una rappresentan-za di imprenditori locali. «Ci stia-mo per mettere d’accordo sulle mo-dalità e sulla piattaforma di richie-ste della protesta» ha annunciatonelle ultime ore. È attesa intantostasera all’isola della prima delle treulteriori navi quarantena. Tra l’hot-spot e la Casa della fraternità ci so-no poco più di un migliaio di mi-granti, dopo i trasferimenti di circa200 persone verso la Sicilia, avve-nuti nelle ultime ore. Il presidente

della Sicilia chiede al governo diconvocare un Consiglio dei ministriper discutere quella che consideraun’emergenza assoluta.

Attesi intanto altri sbarchi. Circa80 migranti sono arrivati stamattinanel porto di Crotone. Sull’i m b a rc a -

zione — proveniente dalla Turchia—ci sono famiglie con bambini di na-zionalità siriana, irachena, curda eafgana. Nelle prossime ore sarannotrasferiti nel Cara di Isola CapoRizzuto, dove verranno sottoposti atampone anti covid.

POD GORICA, 31. In Montenegro ilPartito democratico dei socialisti(Dps) del presidente Milo Đuka-nović, al potere da quasi 30 anni,ha vinto di misura le elezioni diieri, ma potrebbe perdere la mag-gioranza in parlamento se le treprincipali forze di opposizione do-vessero allearsi. Dopo lo spogliodel 98,5% delle schede, al Dps èandato il 35,12% dei voti, rispettoal 32,52% conquistato da Per il fu-turo del Montenegro, principalecoalizione dell’opposizione checomprende anche le forze di ispi-

razione filoserba. A parlare aperta-mente di vittoria dell’opp osizioneera stato ieri sera Zdravko Krivo-kapić, leader della coalizione. «Lalibertà è arrivata. Dopo 30 anni dipotere assoluto doveva accadere»ha detto, lanciando un appello al-la pacificazione del paese, che ne-gli ultimi tempi ha vissuto unaforte polarizzazione in chiave na-zionalista e antiserba. In caso disconfitta del Dps si aprirebbe lastrada a una coabitazione istituzio-nale tra presidenza e governo didiverso orientamento.

SKO P J E , 31. Il parlamento macedo-ne ha votato la fiducia al nuovogoverno guidato da Zoran Zaev,leader del Partito socialdemocratico(Sdsm). I voti a favore sono stati62, i contrari 51. Il parlamento diSkopje dispone di 120 seggi. Ilnuovo esecutivo è una coalizionefra Sdsm e due partiti della mino-ranza albanese (Dui e Dpa). Nelleelezioni del 15 luglio scorso ai so-cialdemocratici erano andati 46seggi, rispetto ai 44 del partitoconservatore Vmro-Dpmne. Duiaveva ottenuto 15 mandati, Dpa

uno. Presentando il programma digoverno, Zaev ha sottolineato lesue priorità sono il risanamentoeconomico, gli investimenti pernuovi posti di lavoro, la lotta allapandemia, il contrasto alla corru-zione e alla criminalità. Il numerodei ministri è stato ridotto a 19 dai26 dell’esecutivo precedente, 11 deiquali dell’Sdsm, sei di Dui e duedi Dpa.

Ministro degli esteri sarà BujarOsmani, alle finanze Fatmir Besi-mi, agli interni Oliver Spasovski,alla difesa Radmila Shekerinska.

Il Pil italianomai così male

dal 1995

ROMA, 31. Nel secondo trimestredel 2020 il pil (prodotto internolordo) italiano è diminuito del12,8% rispetto al trimestre prece-dente e del 17,7% nei confronti delsecondo trimestre del 2019. La sti-ma preliminare della variazionecongiunturale del pil diffusa il 31luglio 2020 era stata del -12,4%mentre quella tendenziale del -17,3%. L’Istat ha sottolineato chesi tratta del peggiore calo del pildal 1995. «La stima completa deiconti economici trimestrali — scri-ve l’Istat — conferma la portataeccezionale della diminuzione delpil nel secondo trimestre per glieffetti economici dell’e m e rg e n z asanitaria e delle misure di conteni-mento adottate».

Sempre oggi Confcommercioha reso noto che «l’epidemia dacovid-19 brucerà nel 2020 116 mi-liardi di consumi con una mediadi 1.900 euro a testa». Il maggiorcalo dei consumi si registra nelNord Italia.

L’Unione nazionale consumato-ri, commentando la stima del pil,ha dichiarato: «È un crollo dram-matico. Il peggioramento delle sti-me dell’Istat rispetto a quelle dif-fuse il 31 luglio rende ancora piùdifficile l’obiettivo del ministroGualtieri di contenere a -8% l’im-patto dello shock della pandemiasul pil di quest’anno».

Il ministro Bashagha arriva all’aeroporto di Mitiga (Reuters)

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì 31 agosto - martedì 1 settembre 2020 pagina 3

Hezbollah pronto a discutere un nuovo patto politico mentre Macron torna in visita a Beirut

Il Libano cerca una strategiaper uscire dalla crisi

Ghani nomina un Consiglio per la riconciliazione con i talebani

Speranze di dialogo in Afghanistan

Assadvara il governo

siriano

DA M A S C O, 31. Il presidente siria-no, Bashir Al Assad, ha promul-gato ieri un decreto che ufficia-lizza la composizione del nuovogoverno, con alla guida il nuovoprimo ministro Hussein Arnous.Lo rende noto l’agenzia ufficialesiriana Sana, dopo le elezioni le-gislative dello scorso luglio vintedal partito Baath, al potere daoltre mezzo secolo.

Va ricordato che Arnous, 67anni e originario di Idlib, è finitonel mirino delle sanzioni ameri-cane e dell’Unione europea per ilruolo nel conflitto esploso inSiria nel 2011 sulla scia delle pro-teste antigovernative. È statoscelto l’11 giugno scorso per laguida del governo di Damasco alposto di Imad Khamis, dimessosinel mezzo di nuove contestazio-ni, soprattutto nel sud del paesearab o.

Intanto, da segnalare che il co-mitato costituzionale siriano,composto da rappresentanti delgoverno, dell'opposizione e dellasocietà civile incaricati di redige-re la nuova Costituzione, ha con-cluso ieri una serie di incontri aGinevra. Il mediatore delle Na-zioni Unite Geir Pedersen ha de-finito i colloqui «incoraggianti»,anche se, ha continuato, «non èpossibile parlare di qualche pro-gresso concreto».

BE I R U T, 31. Il movimento sciita liba-nese Hezbollah si è detto ieri «aper-to a discutere di un nuovo patto po-litico proposto dalla Francia». Gliha fatto eco il presidente libaneseMichel Aoun, che ha chiesto di di-chiarare il Libano «uno stato laico».Alla vigilia della visita del presiden-te francese Emmanuel Macron, atte-so oggi a Beirut per la seconda vol-ta dopo la devastante esplosione del4 agosto che ha provocato oltre 200morti e le dimissioni del governo aseguito delle pressioni della piazza,il Libano cerca dunque di trovareuna soluzione alla gravissima crisisocio-economica in cui è precipitatoda circa un anno.

«Siamo aperti a qualsiasi discus-sione costruttiva sull’argomento maa condizione che sia volontà di tuttii partiti libanesi» ha detto in un di-scorso Hassan Nasrallah, leader del-la formazione sciita, riferendosiall’appello fatto da Macron durantela sua ultima visita in Libano. Il lea-der del movimento sciita non hatuttavia specificato quali cambia-menti è disposto a considerare, maha detto di aver «sentito critiche dafonti ufficiali francesi sul sistemaconfessionale libanese» e sulla suaincapacità di risolvere i problemi diun paese travolto da una crisi senzaprecedenti, aggravata dalla pande-

mia del covid, e segnata dal collassofinanziario.

In serata, come detto, è arrivatala richiesta di Aoun: «Poiché sonoconvinto che solo uno Stato laico èin grado di proteggere il pluralismo,di preservarlo trasformandolo inuna reale unità, chiedo che il Liba-no sia dichiarato uno Stato laico»ha detto. Aoun si è quindi impegna-to a «chiedere il dialogo tra autoritàreligiose e leader politici per arriva-re a una formula accettabile per tut-ti e che possa essere attuata attraver-so opportuni emendamenti costitu-zionali». Oggi il presidente Aounha incaricato l’attuale ambasciatoredel Libano in Germania, MustaphaAdib, di formare il nuovo governo aB e i ru t .

Com’è noto, il Libano riconosce18 formazioni religiose e i suoi 128seggi parlamentari sono divisi equa-mente tra musulmani e cristiani: unaccordo unico nella regione. In baseal Patto nazionale del 1943, la caricadi presidente della Repubblica deveandare a un cristiano maronita,quella di premier a un sunnita equella di presidente del Parlamentoa uno sciita. Tuttavia — secondomolti analisti — negli ultimi anni igoverni nati da questo sistema han-no sempre avuto difficoltà ad attua-re i programmi e non sono riusciti a

soddisfare le richieste popolari permigliorare le condizioni di vita. So-prattutto negli ultimi mesi si sonointensificate le manifestazioni controla corruzione e il caro vita.

Gli interventi di Nasrallah eAoun giungono quindi alla vigiliadella seconda visita del presidentefrancese in meno di quattro settima-ne per sollecitare una riforma politi-ca e la ricostruzione del paese inconcomitanza con l’inizio delle con-sultazioni politiche per nominare unnuovo premier. Macron ha dettoche «i leader libanesi hanno unaenorme responsabilità, quella di unnuovo patto politico con le riformenecessarie, altrimenti il Libano con-tinuerà ad affondare». Sulla scia diMacron, i leader occidentali si sonouniti alle richieste dei libanesi, inpatria e all’estero, per «un profondocambiamento politico dopo chel’esplosione al porto ha ridotto ilpaese in ginocchio».

Il presidente francese terrà marte-dì un nuovo incontro con i rappre-sentanti dei principali partiti politi-ci, tra cui Hezbollah. Nasrallah haassicurato che il suo partito sarà«cooperativo» con la formazionedel nuovo governo poiché le diffe-renze politiche hanno finora impe-dito un accordo sulla scelta dei mi-nistri.

Dopo il lancio di palloni incendiari da parte di gruppi palestinesi

Raid israelianinella striscia di Gaza

KABUL, 32. Il presidente dell'Afghanistan, Ashraf Gha-ni, ha nominato ieri un Consiglio per la riconciliazionenazionale, che avrà l'ultima parola quando sarà raggiun-to un accordo con i talebani. I negoziati tra Kabul e gliinsorti erano previsti nell'ambito di un’intesa di pace traStati Uniti e talebani firmata a febbraio per decidere ilfuturo del Paese, dilaniato dalla guerra. Tuttavia, il loroinizio è ostacolato da una serie di ritardi.

Ghani ha emesso un decreto che istituisce il Consi-glio di 46 membri, guidato dal suo ex rivale nelle ele-zioni presidenziali dello scorso anno, Abdullah Abdul-

lah, che ora è al Governo. Il Consiglio è separato dalteam negoziale che Ghani ha nominato a marzo e chedovrebbe recarsi in Qatar, dove i talebani mantengonoun ufficio politico, per colloqui intra-afghani. Il Consi-glio avrà l'ultima parola e alla fine deciderà sui puntiche la squadra negoziale affronterà con i talebani.

Intanto, sospetti terroristi hanno attaccato le truppedi Islamabad durante un'operazione di pattugliamentoin una ex roccaforte talebana e di Al Qaeda nel Waziri-stan, nel nord-ovest, del Pakistan. Nell’assalto, sonomorti quattro soldati.

Il prossimo premiernipp onicosarà eletto

il 17 settembreTO KY O, 31. Il Parlamento giappo-nese terrà una sessione straordina-ria il 17 settembre per eleggere ilsuccessore del primo ministro,Shinzo Abe, dimessosi per motividi salute. Lo anticipano fonti go-vernative all’agenzia di stampaKyodo, spiegando che la data se-guirà di tre giorni la nomina delpresidente del partito Liberal-de-mocratico, che potrà diventeràprimo ministro con il voto dellamaggioranza parlamentare.

Il segretario generale del partitoa capo della coalizione di Gover-no, Toshihiro Nikai, comunicheràuna decisione il prossimo martedìsul percorso da intraprendere perla nomina del nuovo premier. Se-condo gli analisti, considerandoche Abe si è dimesso prima dellascadenza naturale della legislatura,è più probabile che l’elezione ven-ga organizzata in modo ristretto,con il voto dei membri del Parla-mento e dei tre rappresentanti diognuna delle 47 prefetture, per untotale di 535 votanti, con eventualeballottaggio nel caso il candidatonon ottenga una maggioranza su-periore al 50 per cento.

Tra gli aspiranti premier, haespresso la sua intenzione di can-didarsi anche l’ex ministro degliEsteri, Fumio Kishida, considera-to dagli analisti tra gli eredidell’attuale capo del Governo.

Ex guerriglierodelle Farc

ucciso in ColombiaBO GOTÁ, 31. L’ex guerrigliero delle For-ze armate rivoluzionarie della Colombia(Farc) Jorge Iván Ramos è stato uccisoieri in un agguato nel municipio diSanta Rosa (dipartimento di Bolívar).Lo ha reso noto radio Rcn di Bogotá.

Ramos, conosciuto con il nome dibattaglia di “Mario Morales”, è il 225°militante delle Farc ucciso dalla firma,nel 2016, degli Accordi di pace con ilGoverno, che misero fine alla guerrigliapiù antica d’America latina. In un co-municato diffuso attraverso le reti socia-li, il partito Farc (Forza rivoluzionariadel comune) — nato dalle ceneri dellaguerriglia — ha indicato che Ramos, ol-tre ad essere membro della direzionenazionale del partito, guidava nel dipar-timento di Bolívar dei processi socialiper l’applicazione degli Accordi di pacee il reinserimento degli ex combattentinella vita civile colombiana.

Scarcerato in Venezuelal’oppositore Juan Requesens

Argentina e Perù prolungano lo stato di emergenza

Aumento dei casi di covid-19 in America del Sud

TEL AV I V, 31. Non accenna a stempe-rarsi la tensione tra Israele e la Stri-scia di Gaza. L'esercito israeliano hariferito che la scorsa notte ha colpitodiversi obiettivi legati ad Hamas nel-la Striscia in risposta ai continui lan-ci di palloni carichi di esplosivo dalterritorio palestinese contro il sud diIsraele. Non ci sono state segnala-zioni di vittime da nessuna delle dueparti; solo importanti danni materia-li alle piantagioni colpite dai palloniincendiari. Gli israeliani, residentinelle aree raggiunte dal fuoco, sonostati costretti a usare i rifugi; le sire-ne di allarme sono entrate in funzio-ne diverse volte.

L’esercito israeliano ha detto dinon escludere una possibile escala-tion delle violenze. Va detto che, inquesto momento, Egitto e Qatarstanno cercando di portare avanticolloqui tra le parti.

Come sottolineano numerosi os-servatori, questa nuova ondata diviolenza arriva in un momento incui la Striscia di Gaza è alle presecon un peggioramento della crisieconomica e un picco dei casi di co-vid-19. Hamas ha imposto un loc-kdown su diverse aree del territoriopalestinese. Inoltre, il movimentoislamico sta facendo pressioni suIsraele per allentare il blocco su Ga-za e consentire il passaggio di mate-riale sanitario e assistenza medica.

Operatore sanitario a Rio de Janeiro (Afp)

Netanyahu:lavoriamo

per la pacecon i paesi arabi

TEL AV I V, 31. Alla vigilia del pri-mo volo commerciale tra Israeleed Emirati Arabi Uniti, il premierisraeliano Benjamin Netanyahu eil consigliere del presidente UsaJared Kushner hanno sottolineatoieri, in una conferenza stampa,l’importanza dell’intesa tra i duepaesi per il Medio Oriente.

«Per lungo tempo i palestinesi— ha detto il premier israeliano —hanno avuto un veto sulla pacetra Israele e i paesi arabi. Se aves-simo aspettato loro avremmoaspettato per sempre». Invece, haconfermato, «sul tavolo non ci so-no solo gli incontri avuti negli ul-timi anni con dirigenti dell’O man,del Ciad e del Sudan» ma anche«molti ancora, con altri leaderislamici, finora non divulgati». In-somma: l’accordo per la normaliz-zazione dei rapporti tra Israele edEmirati Arabi Uniti potrebbe di-ventare un modello da rafforzaree allargare. Kushner, dal cantosuo, ha elogiato il piano di pacetra israeliani e palestinesi propostodal presidente Trump definendolo«uno scenario realistico e pragma-tico, basato su fatti che esistonosul terreno». Trump ha «scritto ilcopione per un nuovo Mediooriente» ha proseguito Kushnerdicendo di «sentire un nuovo sen-so di ottimismo» che porterà «anuovi accordi».

CARACAS, 31. L’Alto commissarioper i Diritti umani delle NazioniUnite, Michelle Bachelet, ha defi-nito «un passo positivo» la deci-sione delle autorità giudiziarie delVenezuela di concedere gli arrestidomiciliari al deputato oppositoreJuan Requesens, che ha trascorsooltre due anni di carcere con l’ac-cusa di avere partecipato ad unfallito colpo di stato contro il pre-sidente, Nicolás Maduro, il 4 ago-sto 2018.

In una dichiarazione scritta dif-fusa ai media, Bachelet ha espressoil suo «compiacimento per la con-cessione degli arresti domiciliari alparlamentare Juan Requesens, do-po oltre due anni di detenzionenella sede del Servizio bolivarianodi intelligence nazionale». Questadecisione «è un passo molto posi-tivo, ha sottolineato l’Alto com-missario per i Diritti umani delle

Nazioni Unite , che ha chiesto alleautorità del Venezuela di adottaremisure simili per altri detenuti, da-to che questo «contribuirebbe afare progredire il dialogo politico»nel paese sudamericano.

Requesens, deputato dell’assem-blea nazionale del Venezuela, ven-ne arrestato il 7 agosto del 2018dagli agenti del Sebin, il Serviziobolivariano di intelligence nazio-nale. L’opposizione venezuelanaha a più riprese denunciato chel’arresto è stato effettuato senza ilrispetto dell’immunità parlamenta-re. Il rilascio di Juan Requesens,che si è sempre dichiarato inno-cente, avviene a pochi mesi dalleelezioni parlamentari, in program-ma il 6 dicembre prossimo. Lamaggior parte dell’opposizione haannunciato che boicotterà il voto,definito una «frode» per consenti-re la rielezione di Nicolás M a d u ro .

BUENOS AIRES, 31. Aumentano icasi di covid-19 in Sudamerica.

L’Argentina ha infatti superatoieri la soglia dei 400.000 malati,registrando un record di 9.230nuovi contagiati e 82 morti. Lo haannunciato il ministero della Sa-lute.

Il bilancio dell’epidemia nelPaese (44 milioni di abitanti) è di8.353 morti per 401.226 casi. Duegiorni fa, il Governo ha annuncia-to l’estensione fino al 20 settembredi alcune misure di contenimento.

Il presidente, Alberto Fernández,ha espresso «preoccupazione» peril rapido aumento del numero dicasi in alcune regioni del Paese, inparticolare nella provincia di Jujuy(nord), dove «il sistema sanitario èal limite», ha dichiarato. Il ministe-ro della Salute ha riferito che i lettidi terapia intensiva sono occupatial 59,2 per cento a livello nazionale

e al 66,6 per cento nell’area metro-politana di Buenos Aires. Difficilesituazione anche in Perú, dove inun solo giorno sono stati registrati9000 contagiati. Il Governo di Li-ma ha esteso lo stato di emergenza

fino al 30 settembre e ha prolunga-to il lockdown in alcune delle areepiù colpite dal coronavirus. Il Perúha uno dei peggiori tassi di morta-lità al mondo da covid-19, con 86decessi ogni 100.000 persone.

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pagina 4 lunedì 31 agosto - martedì 1 settembre 2020 L’OSSERVATORE ROMANO lunedì 31 agosto - martedì 1 settembre 2020 pagina 5

Cento cinquant’anni fa nasceva Maria Montessori

Colei che ha cambiato il nostro mododi guardare ai bambini

Tra luci e ombre senza preconcetti o sconticonfermando la sua capacità di entrare nel personaggiosenza farsene abbagliareCristina De Stefano in «Il bambino è il maestro»ritrae la pedagogista e neuropsichiatra infantile italianaComplessa, geniale, di difficile catalogazioneMontessori è stata una grande sperimentatriceche ha creduto nell’osservazione e nel proprio intuito

Il metodo improprio

Maria Montessori

Da un lato l’aggettivo «montessoriano»va di gran modaripetuto come uno slogan attira-clientiper vendere prodotti e servizi dedicati all’infanziaDall’altro è diventato sinonimodi anarchia e completa assenza di regole:insomma oggi il suo vero significatoè del tutto sconosciuto ai più

A colloquio con Pierluigi Bartolomei dell’Istituto Elis

Cambiare tuttoPer ripartire sul serio

Una terapia familiare tutta da ridere quella portata inscena da Pierluigi Bartolomei con la conferenza-spetta-colo I 5 linguaggi dell’a m o re . «Mi sono improvvisato sce-neggiatore/form-attore — spiega l’autore — p re n d e n d ospunto dal libro di Gary Chapman, che ha venduto mi-lioni di copie in tutto il mondo. Una sigla d’apertura atema, una musica pertinente per ogni linguaggio, unmonologo da cabaret — sul modello della stand-up come-dy di Enrico Brignano o Maurizio Crozza — su fatti ma-trimoniali di vita vissuta, due spalle multimediali (pochiminuti di filmati comici a tema: Sordi, Verdone, i Sim-pson, love bugs, Carlo e Alice) e una slide centrale sullascena per ogni linguaggio che fissa i temi più importan-ti». Un matrimonio (d’amore) tra la conferenza vecchiostile e lo storytelling multimediale 2.0, che ha superatola boa delle duecento repliche in tutta Italia.Particolare della locandina del monologo «I cinque linguaggi dell’a m o re »

La vita in famigliadiventa cabaret

Il professor Keating è esistito davveroSir Ken Robinson e la proposta di riforma della scuola inglese

Uno dei ragazzi che partecipaal progetto «Ape operaia»

di GIULIA GALEOTTI

Il 3 ottobre di trent’anni fa, sostituendo due grandidella patria — Giuseppe Verdi e Marco Polo — unadonna faceva capolino sulla banconota italiana damille lire. Sul fronte vi era raffigurato il suo volto,sul retro una bambina e un bambino intenti a scri-

vere. Era la prima volta (e sarebbe stata anche l’ultima)che una figura femminile finiva su una banconota italiana.Ma chi era davvero costei? E qual è il vero significatodell’aggettivo derivato dal suo cognome?

Da un lato va di moda, ripetuto come uno slogan atti-ra-clienti per vendere prodotti e servizi dedicati all’infan-zia. Dall’altro è diventato sinonimo di anarchia e comple-ta assenza di regole: fatto sta che oggi il vero significatodell’aggettivo “montessoriano” è sconosciuto ai più. Comepure è sconosciuta la vita della donna che questo metodol’ha inventato. Una donna complessa, geniale, di difficilecatalogazione, di cui quest’anno cade il centocinquantesi-mo dalla nascita.

Chi fu davvero Maria Montessori? È ora Cristina DeStefano a tratteggiare un ritratto che — tra luci e ombresenza preconcetti o sconti — presenta la pedagogista eneuropsichiatra infantile che ha cambiato per sempre ilnostro modo di guardare i bambini. Attraverso testimo-nianze dirette e carteggi inediti, infatti, Il bambino è mae-stro. Vita di Maria Montessori (Milano, Rizzoli 2020, pagi-ne 384, euro 20) presenta la studentessa, la scienziata, ladonna e soprattutto la grande sperimentatrice che ha cre-duto nell’osservazione, e nel proprio intuito. Idealista mamolto attenta a tutelare il suo materiale di lavoro con bre-vetti internazionali, curiosa ma con la tentazione di volergestire tutto in prima persona, se per alcuni è profetessadi una nuova idea di umanità, per altri è invece una tiran-na e un’opportunista. «Maria Montessori — scrive De Ste-fano — era un genio, e raramente i geni sono persone faci-li». Autoritaria, con determinazione, carisma e personalitàfuori dal comune, ha anche fondato un’impresa economi-ca, «cosa che in tanti non le perdonano», scrive De Stefa-

giamento di forza e di superiorità che per secoli hanno as-sunto rispetto ai bambini.

Nasce a Chiaravalle il 31 agosto 1870, unica figlia di ge-nitori di formazione cattolica e liberal-risorgimentale. Ilpadre Alessandro è funzionario al ministero delle Finanze;la madre, Renilde Stoppani, proveniente da una famigliamarchigiana di piccoli proprietari terrieri, è parentedell’abate Antonio Stoppani, figura di spicco del cattoli-cesimo conciliatorista e filorosminiano. Il lavoro del padreporta la famiglia prima a Firenze e poi nel 1875 definitiva-mente a Roma, dove Maria trascorre infanzia e giovinez-za. Coltivando il progetto di diventare ingegnere, studiaprima alla scuola tecnica Michelangelo Buonarroti e poiall’Istituto tecnico Leonardo da Vinci. Nel 1890, invece,Maria si iscrive alla facoltà di scienze passando, due annidopo, a medicina.

Sono tante le difficoltà per una ragazza che si muovein un ambito esclusivamente maschile. Chi la sostienesempre, con grande forza, in un percorso inusuale peruna ragazza del suo tempo è Renilde. De Stefano raccon-ta molti episodi di questa alleanza madre-figlia fatta digrande sostengo e piccoli gesti. Qualche volta, ad esem-pio, Montessori porta con sé all’università un mazzolinodi fiori, che la madre le ha fatto trovare insieme alla cola-zione. «In facoltà le cose non sono sempre facili. Devefarsi accettare dai compagni, nascondendosi dietro un’ariaferoce. (...) È in difficoltà fin dal primo giorno. Per quan-to determinata, è pur sempre una ragazza del suo tem-po». È innegabile «la sua condizione di studentessa in

una facoltà maschile, di giovane donna che si avventurain territori sconosciuti, dove niente è previsto per lei. Ilfatto che riesca comunque a superare l’ostacolo dimostrala sua determinazione fortissima».

Con il tempo Montessori si divide tra lavoro in ospeda-le, impegno femminista e volontariato (attraverso esso èentrata in contatto con le femministe che a Roma sonoassai attive in ambito sociale). Ogni giorno, uscita dallacorsia, va tra i diseredati. «La sua attenzione per l’infan-zia nasce qui, davanti a quei bambini poveri, che sono gliultimi della società — scrive De Stefano —. Un bambinosu due non arriva ai 5 anni, e chi ce la fa è messo subitoal lavoro per sostenere la famiglia. (…) Maria Montessoriè scandalizzata da quello che vede. Ben presto metterà lasua indignazione al servizio della pedagogia. In un mon-do dove nei primi anni di vita un bambino deve fonda-mentalmente cercare di non morire, proporrà un’educazio-ne che inizi ben prima della scuola dell’obbligo e che va-lorizzi quelle piccole menti di cui nessuno si cura. Ha im-parato la lezione dei suoi professori, che in quegli anni diattivismo sociale sono spesso più simili a missionari che amedici».

Le prime esperienze nel campo le fa accanto al collega(e amore segreto a lungo ricambiato) Giuseppe Montesa-no che nel 1898 viene nominato primario del manicomio

#CantiereGiovaniPER COSTRUIRE E A L I M E N TA R E UN’ALLEANZA TRA LE GENERAZIONI

sé: il piccolo viene affidato a una famiglia di Vicovaro. Ildolore per la separazione è enorme, vederlo crescere dalontano è una sofferenza grandissima che la consuma, alpunto che quando Mario ha 14 anni e lei è ormai famosa,sale in macchina e va a prenderlo al collegio in cui studia.È l’inizio di un rapporto bellissimo.

Intanto però, a soli sei mesi dal parto, Montessori fa lasua prima apparizione pubblica: dal palco del Congressopedagogico di Torino chiede allo Stato di creare delleclassi speciali nelle scuole elementari e dei corsi per for-mare insegnanti specializzati. La mozione viene approvataall’unanimità, a dimostrazione della capacità di questadonna di centrare il problema e portare l’ascoltatore dallasua parte.

Un momento decisivo avviene il 6 gennaio 1907: siinaugura la Casa dei bambini in un edificio popolare avia dei Marsi, nel quartiere San Lorenzo di Roma, per de-siderio di Edoardo Talamo, direttore dell’Istituto dei BeniStabili. La sua amica Olga Lodi, invitata a visitare lastruttura, esclamerà: «Ma è una casa dei bambini!», in-ventando un nome che diventerà sinonimo di metodoMontessori. All’epoca San Lorenzo è uno dei quartieripiù malfamati di Roma, che però Montessori conoscemolto bene avendo cominciato a lavorarci fin da studen-tessa negli ambulatori popolari, accogliendo i primi bam-

no, che qui — dopo Oriana. Una donna (Rizzoli 2013) de-dicato alla Fallaci — conferma la capacità di entrare nelpersonaggio senza farsene abbagliare.

«Questa donna nata nell’Ottocento dice cose che di-sturbano ancora oggi, nonostante molte delle sue idee sia-no (…) entrate a far parte della logica comune». Perchéciò che Maria Montessori ha fatto di davvero rivoluziona-rio è stato chiedere agli adulti di abbandonare quell’atteg-

serrature facili da maneggiare; cassetti e sportelli leggerida aprirsi e chiudersi… Un ambiente che invita all’attivitàe nel quale i bambini a poco a poco, instancabilmenteperfezionano i propri movimenti». Una delle intuizioni diMontessori, che un secolo dopo sarà confermata dallescienze cognitive, è che il movimento è parte integrantedel processo di apprendimento: i bambini, cioè, imparanomuovendosi.

«Il fanciullo è portato a correggersi, a esercitarsi a nonurtare, a non rovesciare, a non rompere, raddolcendo sem-pre più i suoi movimenti e rendendosene a poco a pocopadrone. Si abituerà a fare il possibile per non macchiaregli oggetti belli che rallegrano il suo ambiente. È la stessavia per cui, gustato il silenzio e la musica, farà di tuttoper non produrre rumori discordanti. Prepariamo un am-biente adatto come si preparerebbe un ramo d’albero inuna uccelliera per poi lasciare liberi i bambini ai loroistinti di attività e di imitazione. La scuola deve diventareil luogo dove il bambino può vivere nella sua libertà, nonsolo quella intima, spirituale, della crescita interiore».

In anni in cui non è scontato esserlo Montessori è an-che una pacifista convinta, specie in un’ottica educativa(«La vera difesa dei popoli non può poggiare sulle armi:giacché le guerre… non potranno mai assicurare la pace ela prosperità di nessun popolo, finché non si ricorrerà aquesto grande armamento della pace che è l’educazio-ne»). Tanto che sulla sua lapide farà incidere: «Io prego icari bambini che tutto possono di unirsi a me per la co-struzione della pace negli uomini e nel mondo». Pace congli uomini e con il creato: Montessori infatti troverà sem-pre un conforto immenso nella natura, conforto di cui sifa latrice anche tra i bambini.

Tutto questo lo teorizza perché è un’osservatrice straor-dinaria, guarda i piccoli per ore e ore, il che ha portatoalla rivoluzione avvenuta a San Lorenzo. «Fino a quelmomento il bambino è stato considerato un essere passi-vo, a cui servivano solo cibo, sonno e gioco per passare iltempo e diventare, possibilmente in fretta, un adulto. Ma-ria Montessori è ormai invece convinta che sia una creatu-ra particolare, diversa dall’adulto, per molti aspetti supe-riore. (…) Oggi sappiamo che il cervello nei primi tre an-ni di vita ha una capacità di creazione di sinapsi incompa-rabilmente superiore a quella dell’adulto».

La forza a cui si deve questo nuovo modo di considera-re il bambino si deve anche al nuovo sguardo che questadonna mette in campo. Grazie alla sua formazione ecletti-ca, infatti, Montessori guarda al bambino da punti di vi-sta diversi ma, per sua intuizione, complementari. Allosguardo medico si somma così quello antropologico, pe-dagogico e religioso. Uno sguardo di cui noi siamo tuttieredi, più o meno consapevoli. Più o meno fedeli.

L’educazione non è un optional, è un biso-gno primario, come mangiare, bere e riceve-re cure mediche. Eppure spesso è la Cene-rentola del dibattito (politico e non). Perchétanta miopia, e così generalizzata?

Non dobbiamo ignorare o sottovaluta-re i messaggi che ci arrivano dalla realtà.Il settanta per cento dei ragazzi chehanno fra i 14 e i 18 anni va a scuolacontrovoglia. Molti genitori lasciano lascuola italiana e scelgono gli istituti in-ternazionali. Due segnali che indicanouna comune esigenza: ripensare la scuo-la. Durante il semestre di presidenzaAcea del consorzio Elis abbiamo strettoun patto con centosette scuole pubblichedi tutta Italia per aiutarle a trasformarela didattica: docenti e studenti ci hannodetto che non è possibile mettere unapezza su un vestito vecchio perché que-sto lacera ulteriormente il vestito. Occor-re un vestito nuovo, ripartire da “pratov e rd e ” con una visione nuova, un nuovoparadigma dell’educazione. La scuolacome luogo di eudaimonia, fioritura dellapersonalità di ciascun studente, scopertae sviluppo del proprio talento. Unascuola che sviluppa esplicitamente l’in-telligenza relazionale ed emotiva (affian-co a quella cognitiva) fattore determi-

nante del successo lavorativo e del be-nessere della persona. Una comunitàeducante formata da studenti e docenti,tutti impegnati nel trasformare ogniesperienza in apprendimento, sul model-lo delle botteghe rinascimentali dove siimparava lavorando su progetti realiestraendo la componente tacita della co-noscenza, ovvero quella conoscenza chesi manifesta solo attraverso relazioniumane, tra un maestro e un apprendista.

Il “rischio” della libertà dell’allievo; comefar fronte a questo imprevisto continuo? Cisono strategie, trucchi del mestiere o tecni-che speciali per mantenere desta l'attenzionedello studente?

Sogno una scuola dove uno studentepossa dire “Nooo; ancora!” allo squillodella campanella, dispiaciuto perché la

lezione è volata e la curiosità di sapernedi più è stata innescata. Non è così im-possibile, ci sono docenti che riescono a“dare corpo”, a un testo, a un argomen-to, a renderlo vivente e, per questo, inte-ressante. Se c’è o non c’è un rapportoamoroso cambia tutto. Ci deve essere unamore inteso, “passionale” tra l’inse-gnante e la sua materia. Quando non c’èquesta scintilla le testimonianze dei ra-gazzi sono impietose. «Non si può stareseduti per cinque anni in un’aula con lastessa ventina di persone — ci diconocon franchezza — per cinque, sei, setteore consecutive al giorno ad ascoltare,molto spesso passivamente, professoriche parlano di materie che sono sì e nodi nostro interesse o che siamo certi chenon saranno pertinenti con ciò che vor-remo fare dopo». Nelle società modernela quasi totalità delle scuole sono centra-te su alcuni cardini: l’apprendimento co-gnitivo, lo studio mnemonico, l’i n t e r ro -gazione-interrogatorio. Ed è così che lascuola è un divenuta un obbligo da sop-portare. La scuola dovrebbe essere unagiusta miscela di piacere, impegno ecompetenze. Una scuola così concepitaè una scuola che deve avere insegnantimolto motivati.

Quelli che Edgar Morin e don Milani defi-niscono insegnanti per missione.

E un buon insegnante sa che il pro-prio ruolo è sempre sia istruttivo cheeducativo. Vorrei un ambiente fatto distanze colorate, di scaffali con tanti vo-lumi e di tavoli dove si possono aprirelibri, giornali, quaderni, senza che unostudente sbatta il gomito su quello delcompagno che gli siede accanto. E anco-ra, vorrei classi formate da quindicialunni. E i pomeriggi, quei pomeriggiche i ragazzi passano per lo più da solia casa ad inseguire messaggi e chat variesu uno schermo, vorrei che li passasseroa scuola: a fare sport, attività teatrali emusicali; a parlare con i compagni, stu-diando con loro, a leggere e discutere diargomenti che li interessano.

A Casal Bruciato sono nati anche dei labo-ratori letterari.

«Nonostante i bambini siano menodei ragazzi, i ragazzi siano meno deigiovani adulti e i giovani adulti sianomeno delle persone di mezza età — scri-vevo parlando proprio di questa iniziati-va — tra i nati dal Novanta in su ci sonoeccellenti poeti, scrittori, pittori, musici-sti, cuochi, stilisti, designer, narratori, in-ventori». Come dire che i giovani cheinnovano non sono soltanto sui social onei talent garden a costruire droni e App.È nato a Casal Bruciato un laboratoriodove provare a scrivere un sonetto, unromanzo, oppure suonare uno strumen-to. Su questo, mi piacerebbe ingaggiaredegli acceleratori di successo. Pensate seun ragazzino di 15 anni, non importa diquale continente (qualche tempo fa sisono iscritti altri 13 eritrei, minori nonaccompagnati), mostrasse di avere un ta-lento come scrittore e un Camilleri qual-siasi lo incontrasse una volta al mese peraffondare la penna nel suo talento. Re-gisti, scrittori, poeti, musicisti, inventori,fatevi avanti per concretizzare il sognodi chi non avrebbe mai l’opportunità dimostrare i suoi talenti nascosti.

Un proverbio africano molto citato dice cheper educare un bambino serve un intero vil-laggio.

L’intera società civile deve farsi caricodell’educazione dei giovani; le impresesono parte integrante del sistema scuola.Studio e lavoro vanno a braccetto: teoriae pratica devono riunirsi in un circolovirtuoso che permette di amplificarel’apprendimento e la capacità di realiz-zare cose. Per far dialogare davvero laElis con il quartiere abbiamo fatto parti-re l’iniziativa dell’“ape operaia”; i ragaz-zi offrono piccoli interventi di manuten-zione domestica ai poveri; riparano latapparella bloccata o il rubinetto cheperde. E scoprono la gioia di essere utili,di “saper fare”. Bisogna ricucire pensieroe azione, filosofia e tecnologia, Mens etMa n u s .

di SI LV I A GUIDI

Il profeta è «il realista delle di-stanze» scrive Flannery O’Con-nor in uno dei suoi appunti tantobrevi quanto folgoranti (ma valela pena di leggere integralmente

anche tutti gli altri saggi contenuti nellaraccolta Mystery and Manners, è tempoben speso). Anche un educatore è chia-mato ad essere un «realista delle distan-ze» perché, come il profeta, dev’essere ingrado di vedere possibilità e strade dovetutti gli altri vedono solo problemi e li-miti. A questa dimensione “alta” del la-voro del formatore (o meglio, del “form-a t t o re ”, in questo caso; nel box in pagi-na viene spiegato da quale circostanzanasce questo neologismo) non si sottraePierluigi Bartolomei, preside della Scuo-la di Formazione Elis di Casal Bruciato.Come si legge nel suo blog, Bartolomeiè «felicemente sposato, nonostante isuoceri, con Emanuela, padre di Teresa,Giovanni, Pietro, Agnese e Stefano, re-sponsabile di una organizzazione nongovernativa che promuove programmi dicooperazione allo sviluppo nei cinquecontinenti, e docente di comunicazioneefficace e public speaking».

Sarebbe molto più saggio invertire le due fasi del pro-cesso: prima si creano le condizioni per “e s t r a r re ” daogni alunno il meglio, poi ci si impegna a ottimizzarnei talenti, secondo le precipue caratteristiche di ciascuno.Allora sì che la torta, oltre a essere buona, è anche statapreparata a regola d’arte.

Questa strategia d’insegnamento, che ha spiazzatonumerosi benpensanti — rileva sempre il «Guardian» —Robinson la espose in particolare nella famosa conferen-za on line tenuta nel 2006 in California, presso la notapiattaforma Ted intitolata Do Schools Kill Creativity?. Ilsuccesso di quel discorso fu strepitoso, tanto da colle-zionare nel tempo più di cinquantuno milioni di visua-lizzazioni. «Basta un discorso per cambiare il destino diun insegnante, e quindi anche quello dell’alunno» affer-mò Robinson, in riferimento all’esigenza di tenere sem-pre presente che quella del professore è una responsabi-lità di vitale importanza, perché anche da lui, in sommogrado, dipende il futuro del discente. E se il suo discor-so sarà giusto e sensato, si verificherà la cosiddetta win-win situation: a beneficiare di un oculato insegnamentosaranno infatti sia chi insegna sia chi impara.

Robinson — direttore artistico nello Schools Project(1985-1989), professore di Educazione all’arte nell’uni-versità di Warwick (1989-2001) — si schierò senza giri diparole contro i metodi classici e standardizzati in usonei Paesi occidentali. Temeva fortemente che la scuola,abbarbicata a una logora logica di servizio e a program-mi di studio sorpassati, potesse limitare e tarpare lacreatività dei ragazzi. Non a caso uno dei suoi libri,pubblicato nel 2016, reca l’inequivocabile titolo Fuori ditesta. Perché la scuola uccide la creatività. La maggior par-te della gente — sosteneva Robinson — non ha idea del-le proprie capacità. «Tutti — scriveva — nasciamo con ta-lenti naturali ma pochi di noi li scoprono, né sono ingrado di svilupparli. Ed è la scuola che deve valorizzarequesti talenti. Ma in che modo? Non costringendo, peresempio, gli alunni a stare seduti per ore e ore davantial banco, ma incoraggiandoli a uscire, a stare all’ap erto,favorendo così un contatto con la natura che può rive-larsi assai fruttuoso. La cultura non risiede solo nei librima anche nella vita vissuta e reale, considerata nella suaordinaria quotidianità; è dato di riscontrare un distinto

«La maggior parte della gentenon ha idea delle proprie capacitàTutti nasciamo con talenti naturalima pochi di noi li scopronoo sono in grado di svilupparli»

di GABRIELE NICOLÒ

Pur rispettato e stimato a livello internaziona-le, si è trovato spesso a predicare nel deserto,essendo le sue illuminanti indicazioni e lungi-miranti raccomandazioni non adeguatamentevalorizzate in patria: non fa sconti «The

Guardian» nell’obituary dedicato al celebre educatore escrittore britannico Ken Robinson, morto nei giorniscorsi. Il mondo politico del Regno Unito — lamenta ilquotidiano — avrebbe dovuto seguire di più e meglio lelinee guida tracciate da Robinson, il quale era animatodal sacro fuoco di una missione diretta a ottimizzare lepotenzialità di ogni singolo alunno. Per lui l’educazioneimpartita a scuola rappresentava la massima prioritànell’agenda politica e sociale, ben consapevole che il fu-turo benessere di ogni Paese necessariamente passa at-traverso la formazione culturale dei giovani i quali, undomani, saranno i protagonisti del progresso della pro-pria nazione.

richiamo, in questo tipo di approccio, all’insegnante diletteratura John Keating, protagonista del film L’attimofuggente, il quale, insofferente dei metodi tradizionali diinsegnamento, esorta gli alunni a guardare le cose daangolazioni diverse. Come espressione esteriore di unaribellione a una tradizione accademica sentita comestantia e polverosa, e quindi invalidante, il professoreKeating invita gli alunni a salire sui banchi e a declama-re il titolo e l’incipit di una poesia di Walt Whiman de-dicata a ad Abraham Lincoln, «O capitano, mio capita-no!». Con i dovuti distinguo, Ken Robinson — che hafondato le riviste «Artswork» e «Arts Express» proprioper valorizzare l’estro e li talento artistico dei giovani —ha fatto altrettanto.

Robinson era consapevole che avrebbe meritato, daparte delle istituzioni britanniche, un’attenzione mag-giore, ma evitò ogni polemica. Preferì ricorrere all’i ro n i anell’evidenziare l’errata individuazione delle priorità. «Ècome mangiare una torta, dire che è buona e poi pensa-re di metterci le uova» soleva dire per richiamare la sfa-sata tempistica che rischia di penalizzare la qualitàdell’educazione dei ragazzi: dopo che ci si è accorti chesono bravi, si pensa a come eventualmente valorizzarli.

Tavola di Silvio Boselli per «Maria Montessori. Il metodoimproprio» di Alessio Surian e Diego Di Masi

Ken Robinson (1950-2020)

l’aspetto più terribile di quel luogo spaventoso. Maria ca-pisce di aver trovato qualcosa per cui battersi». Un gior-no una delle inservienti si sfoga con lei: appena finito dimangiare i bambini si gettano per terra e arraffano le bri-ciole di pane. «Maria guarda intorno a sé: lo stanzone ècompletamente vuoto, un grande spazio spoglio e freddo.E se non fosse desiderio di mangiare, quanto di poter in-teragire con qualcosa? Dopotutto, quegli avanzi di panesono le uniche “cose” a loro disposizione. Forse non è fa-me di cibo, rifletti Maria, ma di esperienza». Montessoriosserva, studia, si confronta e parte per Londra e Parigiper approfondire e sperimentare le tecniche ideate daÉdouard Séguin e Jean-Marc Gaspard Itard per l’educa-zione dei bambini con deficit.

I piccoli sono ormai il centro del suo interesse di ricer-ca: il cervello dei bambini e le sue incredibili potenzialitàresteranno per sempre il centro dei suoi studi. E per sem-pre, pur di dedicarsi ai bambini, Montessori non avrà dif-ficoltà a cercare sostengo da chiunque, senza preclusionipolitiche (da qui l’accusa di simpatia o connivenza con ilfascismo, che comunque il 12 ottobre 1934 chiuderà lescuole montessoriane in Italia). Se ha in mente un obietti-vo, Montessori lo deve perseguire.

E per farlo, è necessario che il pubblico la conosca. Ini-zia a collaborare con un giornale di pedagogia; uno deiprimi scritti è incentrato sui bambini rifiutati dalla scuola,«che finiscono con il vagabondare nelle strade e diventaredelinquenti. L’articolo è un atto d’accusa contro il gover-no, che pensa di risolvere il problema dell’infanzia in dif-ficoltà nascondendola alla vista. Maria considera questapolitica doppiamente inaccettabile, per motivi etici e permotivi scientifici».

I bambini, e il bambino. Il suo. Nel marzo 1898, ingran segreto, Montessori partorisce un bambino, concepi-to con Montesano. Non può riconoscerlo né tenerlo con

emarginazione ai danni di chi era sofferente o venivaconsiderato diverso, aprendo la strada a un percorso dicrescita dei bambini basato sulla piena espressione dellaloro creatività, nella formazione responsabile allasocialità». Così scrive il presidente della Repubblicaitaliana, Sergio Mattarella, nel messaggio rilasciato per ilcentocinquantesimo anniversario della nascita diMontessori. Parole che riflettono appieno lo spirito e ilsenso di uno tra i tanti libri usciti per celebrare laricorrenza, e cioè la biografia a fumetti edita da BeccoGiallo, con la prefazione della pedagogista GraziaHonnegger Fresco (che della Montessori fu allieva).Scritta da Alessio Surian e Diego Di Masi (specialistinell’ambito dell’inclusione e della partecipazione sociale)e con le tavole di Silvio Boselli (i cui disegni ricordanoquelli dei libri illustrati per bambini degli anniCinquanta), Maria Montessori. Il metodo improprio (2019,pagine 215, euro 19) affronta, attraverso la voce e iricordi della stessa protagonista, le vicende legate alladiffusione delle sue scuole nel mondo, offrendo allettore uno sguardo “interno” al lavoro della Montessori,e alle conquiste (ottenute non senza difficoltà) di unadonna e di una scienziata divenuta un simbolo. Il librosi apre nella primavera del 1952, pochissimo prima dellamorte: Maria Montessori è in Olanda, a Noordwijk, enella veranda di casa conversa con alcune delle personeche hanno contribuito a propagare il suo metodo.Ricorda il passato e racconta di sé, delle sue idee natedall’osservazione: così Surian e Di Masi (e già autoridelle biografie di Mario Lodi e Danilo Dolci, semprecon Becco Giallo) percorrono a grandi linee alcuniepisodi salienti della biografia di Montessori — riassuntain modo completo in fondo al volume — volti aillustrare nascita, sviluppo e diffusione dei principigenerali di quel metodo pedagogico che l’ha resafamosa nel mondo. (giulia galeotti)

bini tolti dal manicomio, curando a domicilio tanti poverie tenendo corsi gratuiti alla Scuola di educazione civileper gli operai.

Due anni dopo, ormai nota in Italia, pubblica Il metododella pedagogia scientifica, in cui per la prima volta vienepresentata un’immagine diversa e positiva del bambino. Illibro riceve un’ottima accoglienza e dà il via a un vero eproprio pellegrinaggio scientifico che la porterà in tutto ilmondo a seguire la nascita delle sue scuole. Preparandocosì una nuova generazione di insegnanti e genitori. Nel1915 è a San Francisco per l’Esposizione Universale: la re-lazione Learning and Developmental Freedom of the Childconsacra la diffusione del metodo nel mondo.

Il bambino «rivela se stesso — scrive Montessori — soloquando è lasciato libero di esprimersi, non quando vienecoartato da qualche schema educativo o da una disciplinapuramente esteriore. Così impara ad autoregolarsi essendoegli per sua natura serio, disciplinato, curioso e amantedell’ordine; messo a contatto con i materiali pedagogiciadatti e guidato da un educatore umile e discreto, il bam-bino è in grado di autoeducarsi e di dispiegare le sue po-tenzialità, andando così a formare un'umanità libera e af-fratellata».

Nelle scuole montessori ogni dettaglio è pensato per fa-vorire l’autonomia del bambino: grembiuli con i bottonidavanti, in modo che possano allacciarli da soli; mobilipiccoli e leggeri, così da spostarli senza aiuto. «Noi nonsappiamo “i m m a g i n a re ” cose che non cadano realmentesotto i nostri sensi. Anche per questo, in classe, gli oggettidevono essere a misura dei bambini e della loro forza…Attaccapanni a muro a portata di mano; spazzole che leloro mani possano abbracciare; saponette che stiano nelcavo della mano… Catinelle piccole perché abbiano laforza di vuotarle; scope col manico breve, liscio e leggero;vestiti facili da togliere e indossare (…) credenze basse;

di Roma. Montessori lo accompagnanelle prime ricognizioni e qui hal’intuizione capace di trasformare ilmodo di approcciare i bambini.

Durante una di queste visite, in-fatti, scopre i piccoli che vivono nelmanicomio. Sono i cosiddetti “f re n a -stenici”, categoria molto ampia cheinclude ritardo mentale, cecità, muti-smo, sordità, epilessia, paralisi, auti-smo, rachitismo, danni e disturbi do-vuti alla malnutrizione. «Consideratiincurabili e quindi rinchiusi a vita,vestiti con un grembiule di tela grez-za, sporchi, inselvatichiti, sono forse«P roprio negli anni più duri del Novecento

Maria Montessori è riuscita a infrangereantichi pregiudizi, dimostrando la

irragionevolezza di metodi di insegnamento basatisull’autoritarismo e contrastando pratiche di

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 lunedì 31 agosto - martedì 1 settembre 2020

Dal 1° settembre al 4 ottobre si celebra il Tempo del Creato

Nella preghiera e nell’azionedi DO N AT E L L A CO A L O VA

I l Tempo del Creato, che si cele-bra dal primo settembre, Gior-nata mondiale di preghiera per

la cura del creato, al 4 ottobre, festadi san Francesco d’Assisi, giungesempre come un vero kairòs, un tem-po di grazia che invita alla preghie-ra, alla meditazione e all’imp egno.Ma forse mai come in questo perio-do, segnato così tragicamente dallapandemia, i cuori sono colmi di do-mande e inquietudini, desiderosi diriscatto e di orizzonti sereni, piùconsapevoli della gravità dei disastriambientali e, auspicabilmente, piùattenti al grido della terra e al gridodei poveri, dunque a voci di dolorestrettamente collegate fra loro, gene-rate dalle stesse sperequazioni ed in-giustizie.

All’Angelus di ieri, Papa France-sco ha detto che in questi giorni«celebreremo con i nostri fratelli cri-stiani di varie Chiese e tradizioni ilGiubileo della Terra, per ricordarel’istituzione, cinquant’anni fa, dellaGiornata della Terra» E ha aggiun-to: «Saluto le diverse iniziative pro-mosse in ogni parte del mondo e, traqueste, il concerto che si svolge ogginella cattedrale di Port-Louis, capi-tale di Mauritius, dove purtroppo siè verificato recentemente un disastroambientale».

Come è noto, il Dicastero per ilservizio dello sviluppo umano inte-grale ha istituito, dal 24 maggio2020 fino al 24 maggio 2021, un an-no speciale dedicato alla celebrazio-ne dell’anniversario della lettera en-ciclica Laudato si’, che venne pro-mulgata da Papa Francesco il 24maggio 2015. Dopo la «SettimanaLaudato si’», organizzata dal 16 al24 maggio scorso, con l’intento dispingere i cattolici «ad unirsi in soli-darietà per un futuro più giusto esostenibile», in questo periodo con-tinuano le proposte e le attività persensibilizzare in modo capillare ognipersona e perché le consapevolezzecosì acquisite si traducano in gesticoncreti. Le Chiese cristiane insiemepossono fare molto, operando in si-nergia fra di loro e con tutti coloroche nella società civile si impegnanonello stesso spirito. Del resto la cele-brazione del Tempo del Creato hasempre avuto un significativo carat-tere ecumenico, costantemente riba-dito, fra l’altro, nelle assemblee euro-pee organizzate congiuntamente dalConsiglio delle Conferenze episco-pali d’Europa (Ccee) e dalla Confe-renza delle Chiese europee (Kek).prima a Basilea, nel 1989; poi aGraz, nel 1997; infine a Sibiu, nel2007. «Il messaggio di Papa France-sco, che ci invita ad occuparci di ciòche sta mettendo a “dura prova i piùvulnerabili tra noi”, è particolarmen-te rilevante alla luce della pandemia

di coronavirus», ha scritto monsi-gnor Bruno-Marie Duffé, segretariodel Dicastero per il servizio dellosviluppo umano integrale. «Mentreil mondo vive una profonda incer-tezza e sofferenza nel mezzo diun’emergenza globale, siamo chia-mati a riconoscere che per avere unaripresa veramente sana bisogna capi-

re che “tutto è connesso” e ricostrui-re i legami che abbiamo spezzato.Ci rendiamo conto che dobbiamocrescere sempre più in solidarietà eprenderci cura gli uni degli altri infraternità. Ispirati dall’esortazioneapostolica Querida Amazonia, inco-raggiamo il popolo di Dio ad accele-rare i suoi passi verso nuovi cammini

per la Chiesa e per un’ecologia inte-grale, pianificando attività per ilTempo del Creato».

Ricco ed interessante il sussidioproposto dalla Conferenza episcopa-le italiana per il primo settembre inrelazione alla quindicesima Giornataper la custodia del creato sul tema«“Vivere in questo mondo con so-brietà, con giustizia e con pietà”(Ti t o , 2, 12). Per nuovi stili di vita».Scritto a più mani, raccoglie contri-buti di esponenti cattolici, ortodossie protestanti. Sulla copertina, la fotodi un passero che canta, appollaiatosu un filo d’erba, fa risuonare nelcuore le parole tanto rassicuranti diGesù: «Guardate gli uccelli del cie-lo: non seminano e non mietono, néraccolgono nei granai; eppure il Pa-dre vostro celeste li nutre. Non vale-te forse più di loro?» (Ma t t e o , 6, 26),e quelle dolcissime del Salmo 84:«Anche il passero trova una casa / ela rondine il nido / dove porre i suoipiccoli, / presso i tuoi altari, /Signo-re degli eserciti, / mio re e mioDio». Il termine «Per nuovi stili divita» si ispira direttamente ad unaparte del sesto capitolo della Lauda-to si’, quella che appunto s’intitola:

«Puntare su un altro stile di vita»(paragrafi 203-208).

Anche san Giovanni Paolo II nellaCentesimus annus, (numero 58), ave-va affermato: «L’amore per l’uomoe, in primo luogo, per il povero, nelquale la Chiesa vede Cristo, si faconcreto nella promozione dellagiustizia. […] Ciò sarà possibilenon solo attingendo al superfluo,che il nostro mondo produce in ab-bondanza, ma soprattutto cambian-do gli stili di vita, i modelli di pro-duzione e di consumo, le struttureconsolidate di potere che oggi reg-gono le società». E Papa BenedettoXVI, nel messaggio per la XLIII Gior-nata mondiale della pace (1° gennaio2010) sul tema «Se vuoi coltivare la

pace, custodisci il creato», scriveva:«La crisi ecologica offre una storicaopportunità per elaborare una rispo-sta collettiva volta a convertire ilmodello di sviluppo globale in unadirezione più rispettosa nei confrontidel creato e di uno sviluppo umanointegrale, ispirato ai valori propridella carità nella verità. Auspico,pertanto, l’adozione di un modellodi sviluppo fondato sulla centralitàdell’essere umano, sulla promozionee condivisione del bene comune, sul-la responsabilità, sulla consapevolez-za del necessario cambiamento deglistili di vita e sulla prudenza, virtùche indica gli atti da compiere oggi,in previsione di ciò che può accaderedomani».

La “Domenica del clima” lanciata da Churches Together in Britain and Ireland

A difesa del futuro

Il messaggio della Conferenza episcopale italiana

Chiamati ad essere custodi e non padroni

PER LA CURA DELLA CASA COMUNE

ROMA, 31. «In occasione della quin-dicesima Giornata nazionale per lacustodia del creato le preoccupazio-ni non mancano: l’appuntamento diquest’anno ha il sapore amarodell’incertezza. Con san Paolo sen-tiamo davvero “che tutta la creazio-ne geme e soffre le doglie del partofino a oggi”». È il pensiero espressonel messaggio della Commissioneepiscopale per i problemi sociali e illavoro, la giustizia e la pace e laCommissione episcopale per l’ecu-menismo e il dialogo della Confe-renza episcopale italiana in relazio-ne all'evento che si celebra dal 1°settembre. Nel testo, intitolato «Vi-vere in questo mondo con sobrietà,con giustizia e con pietà (Ti t o , 2,12). Per nuovi stili di vita», i vescovisottolineano come la sofferenza glo-bale dell'ecosistema, acuita dalla dif-fusione su scala mondiale della pan-demia di coronavirus, sia lo spec-chio di un mondo malato, di un«rapporto insostenibile con la Ter-ra».

Riferendosi alla “p ro f o n d i t à ” eall’“ampiezza” degli effetti che ilmutamento climatico sta avendo sul

pianeta, il documento osserva che«se “nulla resterà come prima”, an-che in quest’ambito dobbiamo esse-re pronti a cambiamenti in profon-dità, per essere fedeli alla nostra vo-cazione di “custodi del creato”».Abbandonando definitivamentequella mentalità basata sulla presun-zione di sentirsi padroni con la qua-le «abbiamo rovinato, distrutto, in-quinato, quell’armonia di viventi incui siamo inseriti». Un chiaro riferi-mento all’“eccesso antropologico” dicui parla Francesco nell’enciclicaLaudato si’ e per rimediare al qualeè fondamentale, ribadiscono i presu-li, «assumere uno sguardo contem-plativo, che crea una coscienza at-tenta, e non superficiale, della com-plessità in cui siamo e ci rende ca-paci di penetrare la realtà nella suaprofondità». Da esso, infatti, «nasceuna nuova consapevolezza di noistessi, del mondo e della vita socialee, di conseguenza, si impone la ne-cessità di stili di vita rinnovati, siaquanto alle relazioni tra noi, che nelnostro rapporto con l’ambiente». Atal proposito, proprio nell’anno incui si celebra il quinto anniversario

dell’enciclica sulla cura della casacomune, diocesi, parrocchie e ogniassociazione e movimento sono in-vitati a illustrarne «in maniera me-todica e capillare, con l’aiuto di va-rie competenze, le molteplici indica-zioni teologiche, ecclesiologiche, pa-storali, spirituali, pedagogiche».

Un prezioso aiuto in tal senso èofferto, precisano i vescovi, dalle in-dicazioni emerse nel convegno ecu-menico «Il tuo cuore custodisca imiei precetti» — tenutosi a Milanonel novembre 2018 e organizzatodalla Commissione episcopale perl’ecumenismo e il dialogo in colla-borazione con l’Ufficio nazionaleper l’ecumenismo e il dialogo inter-religioso della Cei, insieme alleChiese cristiane presenti in Italia —come riferimento per diverse inizia-tive pastorali. Queste ultime devonopertanto basarsi, ad esempio, sul«comunicare la bellezza del creato,educare al discernimento», imparan-do a interpretare i segnali che la na-tura ci manda, «mettere in rete lescelte locali, cioè far conoscere lebuone pratiche di proposte eco-so-stenibili e promuovere progetti sul

territorio, elaborare una strategiaeducativa integrale che abbia anchedei risvolti politici e sociali e opera-re in sinergia con tutti coloro chenella società civile si impegnanonello stesso spirito». In questo am-bito le Chiese cristiane vengonoesortate a promuovere scelte radicaliper la salvaguardia del creato insie-me a tutti i fedeli, consapevoli chela famiglia umana «si costruisce nel-la diversità delle differenze».

La Laudato si’ attende allora, so-stiene la Cei, una ricezione “corale”,per divenire «vita, prospettiva voca-zionale, azione trasfiguratrice dellerelazioni con il creato, liturgia, glo-ria a Dio». Tale obiettivo si puòraggiungere guardando oltre, èscritto nel messaggio, forti della fe-de in Cristo, e mettendo la propriavita «al servizio del progetto di Diosulla storia». Con questo sguardo,saldi nella speranza, è fondamenta-le, sostengono i presuli, convertire inostri stili di vita disponendoci a vi-vere in questo mondo «con sobrie-tà, con giustizia e con pietà» ricor-dando le parole della Lettera a Tito.Solo così, puntualizzano le due

commissioni episcopali, si potrà da-re un valido contributo nella batta-glia contro «l’inquinamento diffuso,le perturbazioni di tanti ecosistemi egli inediti rapporti tra specie», avva-lendosi anche dell’esperienza matu-rata in tempo di emergenza sanita-ria dovuta al contagio da covid-19.Quest’ultimo, viene affermato nelmessaggio, ha portato malattia emorte in tante famiglie evidenzian-do «la nostra fragilità e la pretesa dicontrollare il mondo ritenendoci ca-paci di assicurare una vita migliorecon il consumo e il potere esercitatoa livello globale».

Un percorso doloroso ma forierodi spunti di riflessione e di crescitapersonale, visto che l’umanità nonsolo si è trovata di fronte a tantecontraddizioni sul modo di conside-rare la vita e i progetti per il futuro,ma ha dimostrato anche «una capa-cità di reazione forte, una disponi-bilità a collaborare», testimoniatada tante persone: medici e operatorisanitari, ad esempio, che si sonosempre dimostrati pronti a spender-si con generosità, in alcuni casi finoa sacrificare la propria vita, per lacura dei malati; lavoratori che han-no fatto la loro parte «per consenti-re la prosecuzione della vita quoti-diana anche in emergenza», fami-glie che hanno accettato stravolgi-menti nella loro esistenza, «restandoa casa per cooperare all’azione co-mune» e tutti coloro che «hannopagato prezzi pesanti per la loroprossimità solidale ai più fragili».Ciò significa aver capito, si rimarcanel documento, che, nel rispettodell’ambiente come nell’e m e rg e n z asanitaria, «solo operando assieme,anche cambiando in profondità glistili di vita, possiamo venirne a ca-po». Comportandoci da custodi enon da padroni. (rosario capomasi)

LONDRA, 31. Una “domenica del cli-ma” nell’arco di un anno, a partiredal 6 settembre prossimo — primafestività compresa nel “Tempo delC re a t o ” — per tenere viva l’attenzio-ne sulla questione dei cambiamenticlimatici e del rispetto per l’ambien-te. È l’iniziativa lanciata dall’Envi-ronmental Issues Network (Ein) cheopera sotto l’egida di Churches To-gether in Britain and Ireland, soste-nuta da enti di beneficenza tra cuiCafod, Christian Aid, Tearfund, ARocha UK e Operation Noah, rivol-ta a tutte le Chiese. La campagnavivrà il suo culmine in occasione delsuo ultimo appuntamento, domeni-ca 5 settembre 2021, quando si terràun evento nazionale in cui sarannocondivisi gli impegni ecologici e ri-volta una preghiera affinché, in se-guito ai colloqui che si svolgerannoa Glasgow durante i lavori dellaConferenza delle Nazioni Unite sulclima (Cop26) nel novembre del2021, siano mostrati maggiore deter-minazione e coraggio nell’a f f ro n t a ree risolvere le problematiche del dis-sesto atmosferico.

«Dobbiamo riconoscere i danniche stiamo facendo all’ambiente —ha spiegato il vescovo di Salford,John Stanley Kenneth Arnold, re-sponsabile del settore ambiente del-la Conferenza episcopale di Inghil-terra e Galles — e la nostra incapaci-tà di prenderci cura dei nostri fratel-li e sorelle nella nostra casa comu-ne. In un mondo post-pandemico, ilprogetto “Domenica del clima” èun’eccellente opportunità per leparrocchie cattoliche inglesi e galle-si, così come per i nostri fratelli esorelle delle altre Chiese cristiane,

di comprendere la responsabilità diguarire il nostro pianeta e di prega-re e agire in risposta all’e m e rg e n z aclimatica».

Durante tutto il periodo dellamanifestazione le Chiese locali do-vranno avere come punto di riferi-mento almeno tre aspetti principali.Il primo comporta l’attuazione diun servizio volto ad esplorare le ba-si teologiche e scientifiche della cu-ra del creato e dell’azione sul clima,con interventi concreti in merito ar-ricchiti da momenti di preghiera. Inquanto comunità ecclesiale, poi,

ogni realtà deve essere in prima li-nea nell’adoperarsi per ridurre lequantità nocive di gas inquinanti.Di qui, a completamento del piano,sarà infine fondamentale la collabo-razione con altre Chiese e con la so-cietà in generale per intraprendereazioni più audaci contro il cambia-mento climatico, in modo da guida-re la comunità internazionale a undiverso comportamento nei confron-ti della natura.

«Come custodi della natura crea-ta da Dio — ha dichiarato il segreta-rio generale della Baptist Union ofWales, Judith Morris – è fondamen-tale impegnarci attivamente di fron-te ai cambiamenti climatici e coope-rare per proteggere il futuro delleprossime generazioni. Dobbiamo in-tervenire prima che sia troppo tardi,con la speranza che questa iniziativaporti entusiasmo a tutti i cristianiche hanno a cuore la cura della casacomune».

Un passo importante nel percorsodi sensibilizzazione alla tutela am-bientale nell’isola è stato fatto quat-tro anni fa quando nelle comunitàin Inghilterra e Galles sono nate le

prime eco-chiese. Tutto è partito daun progetto dell’associazione inter-nazionale A Rocha — una rete diorganizzazioni ambientali di ispira-zione cristiana fondata in Portogallonel 1983 da un pastore anglicano —in collaborazione con Christian Aid,Church of England, MethodistChurch of Great Britain e Tearfund.Sulla base di criteri individuati da ARocha, la Chiesa metodista ingleseha istituito le certificazioni “Eco-cir-cuito” ed “E c o - d i s t re t t o ” riconosciu-te a quelle realtà ecclesiali che han-no raggiunto una serie di obiettivi erequisiti: realizzazione di una politi-ca ambientale concordata, promo-zione di iniziative a tutela della na-tura e raggiungimento di un deter-minato livello per ciò che concernel’eco-gestione negli uffici e negliedifici.

Impegni virtuosi che hanno por-tato a grandi risultati, ha affermatoun esponente di A Rocha ricordan-do che le attività compiute rappre-sentano soprattutto “un trampolinodi lancio” per affrontare nuove sfidesempre più complesse.

Appello di Caritas Internationalis

La pandemia insegni il rispetto della TerraROMA, 31. Anche Caritas Internationalis si unisce alla Giornata mondia-le di preghiera per la cura del creato, di fronte al quale la pandemia dicovid deve «rappresentare una chiamata» a rispettare la natura. In unappello, l’organismo presieduto dal cardinale Luis Antonio Tagle, unen-dosi all’invito di Papa Francesco a «compiere passi coraggiosi per salva-guardare la nostra Casa Comune, a pregare e ad agire per costruire unacomunità di solidarietà e di amore», sottolinea che, per un reale svilup-po umano integrale, è necessario osservare quattro punti fondamentali:proteggere la vita e garantire la sostenibilità dei sistemi ecologici, eco-nomici, sociali e politici; riconoscere le capacità uniche dell’essere uma-no in termini di conoscenza, volontà, libertà e responsabilità; ripartiredal covid prendendo in considerazione nuovi modi di vivere, giusti esostenibili; adottare politiche coraggiose per difendere l’ambiente.

Page 6: Dialogo e legalità per risolvere i conflitti nel Mediterraneo orientale · 2020. 8. 31. · Dialogo e legalità per risolvere i conflitti nel Mediterraneo orientale Papa Francesco

L’OSSERVATORE ROMANOlunedì 31 agosto - martedì 1 settembre 2020 pagina 7

A colloquio con il direttore dell’Istituto universitario di studi sulle migrazioni dell’Università Pontificia Comillas di Madrid

Tutti meritanodi sedersi alla stessa tavola

Regalare pezzetti di futuro e speranzaSuore scalabriniane in missione a Lesbo per aiutare i rifugiati

L’omelia per la chiusura della Perdonanza celestiniana

Un farmacocontro l’o dio

La sera del 29 agosto il cardinale ar-civescovo de L’Aquila ha chiuso laPorta Santa nella basilica di Colle-maggio, al termine della tradizionalePerdonanza celestiniana. Pubblichiamostralci della sua omelia pronunciatadurante la celebrazione eucaristica.

di GIUSEPPE PETRO CCHI

La celebrazione della Perdo-nanza non deve diventaresemplice ritualità tradizionale,

ma esperienza personale e comuni-taria di revisione di vita. Se no sicorre il rischio di fare tante Perdo-nanze, ma di rimanere senza perdo-no: ricevuto e dato. La Perdonanzaha valenza non solo ecclesiale, maanche sociale. Questa prospettivaspalanca orizzonti di grande attuali-tà sull’“anima celestiniana” di que-sta celebrazione. In tale panoramaprende forte rilievo una riflessionedi Papa Francesco, che così scrive:«Pietro del Morrone, come France-sco d’Assisi, conoscevano bene lasocietà del loro tempo, con le suegrandi povertà. Erano molto vicinialla gente, al popolo. Avevano lastessa compassione di Gesù versotante persone affaticate e oppresse;ma non si limitavano a dispensarebuoni consigli, o pietose consola-zioni. Loro per primi hanno fattouna scelta di vita controcorrente,hanno scelto di affidarsi alla Prov-videnza del Padre, non solo comeascesi personale, ma come testimo-nianza profetica di una Paternità edi una fraternità, che sono il mes-saggio del Vangelo di Gesù Cri-sto».

Il perdono tiene alta la sogliadella sana tolleranza e rappresentaun farmaco che immunizza dalla lo-gica distruttiva della ostilità e delloscontro. L’Aquila deve diventare“Scuola di incontro e di confronto”;laboratorio per attivare percorsi di

riconciliazione. In sintesi: è chiama-ta a diventare, anche sul piano cul-turale e sociale, la “Capitale delPe rd o n o ”. Va sottolineato che per-donare è un atto “complesso”: ri-chiede l’intervento “co ordinato” dimolte virtù, tra cui la fortezza, laprudenza e la mitezza. Il Perdononon va scambiato con stili rinuncia-tari o con valutazioni distorte: per-donare non vuol dire far finta diniente, come se la cosa non fossemai accaduta; né pretende di can-cellare il passato dalla memoria.Perdonare presuppone il non resta-re imbrigliati nel rancore, per man-tenere aperta o ripristinare la viadell’ascolto, della benevolenza, del-la speranza. Chi perdona prende“sul” serio ciò che è accaduto, malo supera. Non si lascia sopraffaredal male, ma vince il male con ilbene. Occorre, perciò, attivare ledifese cognitive ed etiche, per iden-tificare e respingere questi atteggia-menti nocivi, che rischiano di intos-sicare i nostri giudizi, i sentimenti ei comportamenti che li concretizza-no, rendendoli disadattanti e dan-nosi. Perdonare è un gesto di liber-tà e un servizio alla verità: solo chi,dentro di sé, ha sciolto i nodi chelo legavano all’egoismo — e ha gua-dagnato robuste “dosi” di saggezzae di generosità evangelica — puòperdonare. Tra le attitudini necessa-rie per maturare un’autentica predi-sposizione al perdono, comparel’umiltà, che, per definizione, è laprima alleata della misericordia. Vamesso in risalto che l’“umiltà” èstrettamente imparentata con la ve-rità, perché comporta vedere sestessi e gli altri alla luce della Paro-la: è questa Sapienza che ci consen-te di valutare noi e il prossimo conobiettività, senza tentativi di cosme-si interpretative e senza ricorrere adanestetici dissimulanti. Perciòsant’Agostino dichiara: per cammi-nare nella vita secondo lo Spirito«il primo passo è l’umiltà; il secon-do passo è ancora l’umiltà; il terzoancora l’umiltà; e per quanto tuchieda, ti darò sempre la stessa ri-sposta: l’umiltà».

Attraversiamo ancora il mare agi-tato della pandemia. Ricordiamo,nella preghiera, tutte le vittime delcontagio e le loro famiglie, comeanche il personale sanitario che siprodiga per debellare questa cala-mità infettiva. Nella misura in cuisiamo mobilitati nel combattere ilmale morale, che è la “p estedell’anima”, siamo pure attrezzatiper affrontare la sfida del covid-19.Infatti, oltre al rispetto delle pre-scrizioni sanitarie e delle misure disicurezza, ci viene chiesto l’e s e rc i z i ofattivo della cittadinanza responsa-bile e la ricerca sinergica del benecomune. Il testo del profeta Gere-mia proclama che il Signore ci assi-ste, nell’impresa lieta e faticosa, diessere testimoni e promotori dellacultura altruistica del perdono, inun mondo spesso dominato da in-teressi egoistici che suscitano il ri-getto sprezzante del messaggioevangelico. Celestino V, padre emaestro, ci accompagni in questadivina avventura. Sono onorato diricordare che proprio in questo an-no ricorre il 700° anniversario dellafondazione del monastero delleMonache Celestine. Contiamo an-che sulla incessante preghiera diqueste sorelle consacrate per mante-nere ardente, nella mente e nel cuo-re, il carisma di Pietro da Morrone.La Perdonanza, nata e dimorante aL’Aquila, ma ormai cittadina delmondo, ci aiuti ad essere testimonicoraggiosi di umiltà fraterna e per-severanti costruttori di pace: ora esempre. Amen!

di MARCO RUSSO

I sistemi di accoglienza e di asiloper i rifugiati in un’Europa «in-vecchiata e ripiegata su se stes-

sa» sono diventati «obsoleti» e«inadeguati alla realtà attuale»,mentre i paesi spesso hanno bisognodei migranti per alcuni settori pro-duttivi fondamentali per la nostrasocietà. È quanto afferma in un’in-tervista a «L’Osservatore Romano»il padre gesuita Alberto Ares Ma-teos, direttore dell’Istituto universi-tario di studi sulle migrazionidell’Università Pontificia Comillasdi Madrid, temendo inoltre che, inquesta situazione di pandemia, ci siaun rischio ancora più concreto che«i migranti diventino uno dei capriespiatori dei nostri mali sociali».

Padre Alberto, osservando la pande-mia, il pensiero va anche alle migliaiadi migranti e rifugiati che vivono neicentri di accoglienza e in quelli di de-

tenzione, nei campi e in attesa allefrontiere di diversi paesi. A suo avviso,quali sono i rischi più grandi per que-ste persone?

Le situazioni di crisi colpisconosempre in pieno i gruppi più vulne-rabili della nostra società. Uno deigruppi che al momento ne sta risen-tendo maggiormente è quello deimigranti, dei rifugiati e degli sfollatipresenti in tutto il mondo. Molti sisono ritrovati intrappolati nelle no-stre frontiere, senza risorse, a voltecon famiglie divise e senza mezzi disussistenza, con ambasciate e conso-lati sopraffatti dalla realtà dei confi-namenti. Inoltre i centri di detenzio-ne e i campi dei rifugiati sono spazidove è molto difficile soddisfare irequisiti sanitari e le condizioni diisolamento richiesti dalla pandemia.

Eppure alcuni settori produttivifondamentali per la nostra società, asostegno dei cittadini, molto spesso

dipendono dai migranti. I migrantiche lavorano in settori come l’agri-coltura, l’assistenza, i servizi di puli-zia, la distribuzione e il trasportodelle merci in molti casi mettono arischio la propria vita e quella delleloro famiglie per sostenere le nostresocietà. Tanti hanno perso il lavoroe si sono ritrovati ancora più indife-si, senza più riserve economiche perandare avanti. Spesso vivono in ap-partamenti minuscoli o vengonobuttati in strada dai proprietariquando non riescono a pagare l’af-fitto. Infine, un rischio ancora piùconcreto è che i migranti diventinouno dei capri espiatori dei nostrimali sociali. Oltre a sostenere le no-stre società e a vivere in condizionidi maggiore vulnerabilità, devonosubire anche questo scherno sociale.

L’emergenza da covid-19 ha rivelatoalcune lacune nel sistema di accoglien-za per i richiedenti asilo, ma potrebbeanche diventare un’opportunità per ri-

pensarlo. Secondo lei, in che direzionedeve muoversi la comunità internazio-nale?

In questi ultimi anni, e soprattut-to in questi ultimi mesi, si è vistochiaramente che i nostri sistemi diasilo hanno bisogno di adattarsi auna realtà che sta mutando. Vedia-mo e rivediamo immagini tanto do-lorose di quanto sta accadendo nelnostro Mediterraneo, le difficoltà deinostri Stati a far fronte in modo so-lidale alle quote di reinsediamento ericollocamento dei rifugiati, sistemiobsoleti di accoglienza inadeguatialla realtà attuale dei rifugiati, lamancanza di solidarietà dei nostripaesi che chiudono le frontiere di-nanzi alla paura di un’Europa invec-chiata e ripiegata su se stessa.

Di fronte a questa realtà, bisogne-rebbe adottare misure tempestive,come l’evacuazione dei centri di de-tenzione e dei campi di rifugiati so-

vrappopolati, fermare le deportazio-ni, favorire l’accesso al sistema sani-tario, fornire in modo solidale soste-gno umanitario ed economico, facili-tare le procedure di asilo, fornire ri-sorse di emergenza sicure, offrire in-formazioni veritiere nelle diverse lin-gue, mettere in atto reti di assistenzadurante la pandemia e lavorare allasensibilizzazione delle nostre società,oltre a lottare contro le fake news ele correnti populiste.

Soffermiamoci su quest’ultimo punto.La combinazione coronavirus-migrazio-ne potrebbe aprire la via alla strumen-talizzazione delle migrazioni come caproespiatorio da parte della classe politica.Che cosa dovrebbe cambiare per ricono-scere queste persone prima di tutto co-me esseri umani che hanno bisogno diaiuto?

In questi ultimi anni, anzi direinell’ultimo decennio, dalla crisi del2008, i servizi sociali e gli investi-menti nell’integrazione e nella coe-

ATENE, 31. «Fra tanti porti chiusi aLesbo si incontrano cuori aperti, diogni parte del pianeta, di ogni fede,ma con un unico comune denomi-natore: la speranza di vivere in unmondo migliore». Lo afferma la sca-labriniana Milva Caro, superioradella provincia San Giuseppe-Euro-pa, commentando la recente parten-za di un gruppo di tre religiose ver-so l’isola greca — dove vivono at-tualmente 15.000 tra profughi e rifu-giati — una missione organizzata incollaborazione con la Comunità diSant’Egidio. Nonostante le restrizio-ni contingenti da e verso la Greciaper il covid-19, le missionarie sono«consapevoli della necessità di esse-re con i rifugiati in questo difficileperiodo», aggiunge suor Milva.«Lesbo è uno dei luoghi del mondonel cuore di Papa Francesco — spie-ga la religiosa — perché è un corri-doio umanitario che punta all’inte-grazione dei profughi».

A fine luglio era già partito unprimo gruppo per svolgere un servi-zio di assistenza ai profughi che ar-rivano a Lesbo. A comporre l’equi-pe di servizio erano due suore e duegiovani in formazione. «Veniamo dastorie e da luoghi diversi del mon-do, ed essere qui è per noi una notadi orgoglio — commentano nel pri-mo capitolo del loro diario on-line— per chi ancora non ha emesso ivoti è bello cominciare da qui, in un

luogo dove il sole picchia forte, inun angolo di mondo conosciuto fi-no a poco tempo fa per le spiagge eper la sua destinazione turistica da“Paesi ricchi”, che per noi ha unaveste completamente diversa».

A Lesbo, scrivono, «dopo unviaggio che ha il sapore della scom-messa della vita, i rifugiati vivono intende o baracche più o meno im-provvisate, luoghi che diventano ro-venti con questo caldo. Girare per leloro case di fortuna, però, non ciavvilisce perché hanno un tesoro damostrare: il loro sorriso. Lo fanno igrandi ma soprattutto i più piccoli».I rifugiati di Lesbo sorridono «per-ché hanno la speranza, perché inEuropa si sentono più al sicuro, per-ché hanno modo di toccare con ma-no che siamo qui per aiutare loro,per cercare di tendere una manocon la speranza che il loro futuro siapiù a colori».

Appena arrivato, il primo gruppodi missionarie si è messo subito allavoro per cercare di capire comedare una mano. «La terra brulla eocra dell’isola ti entra fin nella pelle— testimoniano — e la mascherina fasentire ancor più il calore dell’estatedel Mediterraneo. Il sole picchia edè stato doveroso creare uno spazio,ombreggiato, dove creare un’a re amensa. L’abbiamo ricavata all’inter-no di un vecchio frantoio». Unospazio che, rispettando le misure di

contenimento del covid-19, arriva adavere circa 300 posti a sedere. Veni-re a Lesbo nel campo di Moria «èstato un’eucaristia celebrata con lagente che arrivava, poteva muoversi,lavarsi, prendere cura di se stessa»,si ricorda suor Leticia Gutiérrez Val-derrama, messicana che lavora inSpagna, in un’intervista alla radio«Cope». «Ma le autorità non danno

sempre il permesso di muoversi —racconta — e dobbiamo noi portare ipasti nel campo e distribuirli, inquesto luogo dove possiamo incon-trare il Dio vivo, rinchiuso perché lepersone restano confinate dentro illimiti della geografia del campo enon sono accolti favorevolmente da-gli abitanti». La prima impressionedella religiosa al suo arrivo a Lesbo

«è stata quella di un senso di impo-tenza unito alla speranza per tuttele persone — bambini, famiglie —rinchiuse a 38 gradi in condizionideplorevoli e inumane, con scarsissi-ma acqua e elettricità per far damangiare». Questo luogo, però, pre-cisa suor Leticia, «è un tabernacolodove incontrare il Dio vivo, e perme scalabriniana anche un luogodove Dio mi invita a interrogarmi ea impegnarmi. Qui il Dio vivo chia-ma, invoca, per far sì che questarealtà di indignazione possa diven-tare luogo di risurrezione».

Concretamente, oltre alla prepara-zione dei pasti quotidiani per i rifu-giati (circa 150 al giorno), le missio-narie sono coinvolte nell’insegna-mento della lingua inglese, nel servi-zio di assistenza ai bambini e nellacollaborazione per la comunità cat-tolica francofona. «Accogliere è unconcetto universale — conclude suorMilva — in ogni angolo del mondo,anche ai tempi del covid-19, tendereuna mano d’aiuto vuol dire essereumani, regalare pezzetti di futuro esperanza. Stiamo andando in puntadi piedi per chiedere il permesso difare un po’ di bene, come diceva ilbeato Scalabrini, nostro fondatore epadre dei migranti, seguendol’esempio di Gesù Cristo e volendoanche essere le braccia e le orecchiedi Papa Francesco a Lesbo».

sione sociale sono drasticamente di-minuiti nelle nostre società. Quandoavevamo più bisogno d’i n v e s t i renell’integrazione all’interno delle no-stre società diversificate, abbiamoinvece guardato solo alle nostrefrontiere, ci siamo focalizzati ad as-sumere più agenti di polizia, a co-struire muri più alti e a utilizzare lamigrazione irregolare e i rifugiati co-me un’arma lanciata per diffonderela paura da diversi partiti populistidi tutta Europa e purtroppo di unampio spettro mondiale. Solo seconsidereremo seriamente la diversi-tà che caratterizza le nostre società,potremo vivere un futuro non solocarico di speranza, ma anche pro-spero. A tal fine dobbiamo prenderesul serio le politiche d’inclusione edi coesione sociale non solo nell’am-bito delle politiche sociali ma anchenel nostro mercato del lavoro,nell’ambito educativo e sanitario e

in altri. Sebbene siano i migranti asostenere la condizione di benesserein questa Europa invecchiata, moltidi loro non riescono a godere deidiritti più elementari per poter tirareavanti e sedersi a tavola insieme atutti gli altri cittadini.

Parlare di migrazione nell’epoca delcovid-19 offre anche l’opportunità diriflettere sulla percezione sociale distor-ta dal fenomeno migratorio. Ad esem-pio, a volte c’è ancora confusione sullecaratteristiche della condizione di rifu-giato. Esiste forse anche un’e m e rg e n z aeducativa dei cittadini?

A mio parere la gente ha fattoprogressi nel riconoscimento dellarealtà migratoria, ma con gravi di-storsioni. Qui è molto importantesottolineare il ruolo e la responsabi-lità che hanno i mezzi di comunica-zione. Mi rallegra leggere a voltenotizie e informazioni di mass me-dia ben documentati, che affrontanoquestioni e opportunità d’i n c o n t ro .Ma purtroppo ci sono altri massmedia che forniscono dati distorti,in alcuni casi falsi o privi di riscon-tro, ponendo l’accento solo suglielementi negativi, senza aprirsi auna possibilità di dialogo o di inter-culturalità. Allo stesso tempo esistemolto confusione riguardo i nostrisistemi di asilo e di aiuto umanita-rio, la condizione di rifugiato, le in-formazioni di base sulla Convenzio-ne di Ginevra o sui programmi chevigono in ogni Stato sulla inclusionee sulla convivenza, come pure sututti i benefici che apporta la realtàmigratoria alle nostre società.

In fine dei conti la pandemia una cosace l’ha fatto capire chiaramente. Abbia-mo bisogno gli uni degli altri. Abbiamobisogno di dare il benvenuto, ma anchedi essere i benvenuti. Nel suo servizioai migranti, ricorda un’occasione parti-colare in cui, prima di accogliere, si èsentito accolto e in cui, prima di ama-re, si è scoperto amato?

Ricordo molte occasioni in cui misono sentito sommerso d’affetto.Giusto per citarne una, ricordo diaver visitato una famiglia di migran-ti marocchini che versava in gravidifficoltà. Avevano tirato fuori ilmeglio che avevano in casa per ac-cogliermi, mi avevano offerto lastanza migliore e riempito di atten-zioni e di doni. Poi hanno tiratofuori il cuscus e ci siamo seduti a ta-vola. Mi veniva da piangere perl’emozione e la riconoscenza. Le fa-miglie di migranti mi hanno vera-mente aiutato ad ascoltare il cuore ea vivere in prima persona l’ospitalitàche Gesù ci ha trasmesso attraversola Buona Novella del Vangelo. Spe-ro che saremo capaci di essere buonitestimoni del nostro Maestro, prati-cando l’ospitalità nella nostra vita.

Page 7: Dialogo e legalità per risolvere i conflitti nel Mediterraneo orientale · 2020. 8. 31. · Dialogo e legalità per risolvere i conflitti nel Mediterraneo orientale Papa Francesco

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 lunedì 31 agosto - martedì 1 settembre 2020

All’Angelus il Papa parla anche della giornata per la cura del creato e del disastro ambientale a Mauritius

Dialogo e legalità per risolverei conflitti nel Mediterraneo orientale

mondo (cfr Rm 12,2). Loro pensanoa una vittoria troppo terrena, e perquesto non capiscono il linguaggiodella croce.

Di fronte alla prospettiva che Ge-sù possa fallire e morire in croce, lostesso Pietro si ribella e gli dice:«Dio non voglia, Signore; questonon ti accadrà mai!» (v. 22). Credein Gesù — Pietro è così —, ha fede,crede in Gesù, crede; lo vuole segui-re, ma non accetta che la sua gloriapassi attraverso la passione. Per Pie-tro e gli altri discepoli — ma ancheper noi! — la croce è una cosa sco-moda, la croce è uno “scandalo”,

mentre Gesù considera “scandalo” ilfuggire dalla croce, che vorrebbe di-re sottrarsi alla volontà del Padre, al-la missione che Lui gli ha affidatoper la nostra salvezza. Per questoGesù risponde a Pietro: «Va’ d i e t roa me, Satana! Tu mi sei di scandalo,perché non pensi secondo Dio, masecondo gli uomini!» (v. 23). Dieciminuti prima, Gesù ha lodato Pie-tro, gli ha promesso di essere la basedella sua Chiesa, il fondamento; die-ci minuti dopo gli dice “Satana”.Come mai si capisce questo? Succe-de a tutti noi! Nei momenti di devo-zione, di fervore, di buona volontà,di vicinanza al prossimo, guardiamoGesù e andiamo avanti; ma nei mo-menti in cui viene incontro la croce,fuggiamo. Il diavolo, Satana — comedice Gesù a Pietro — ci tenta. È pro-prio del cattivo spirito, è proprio deldiavolo allontanarci dalla croce, dal-la croce di Gesù.

Rivolgendosi poi a tutti, Gesù ag-giunge: «Se qualcuno vuole veniredietro a me, rinneghi sé stesso, pren-da la sua croce e mi segua» (v. 24).In questo modo Egli indica la viadel vero discepolo, mostrando dueatteggiamenti. Il primo è «rinunciarea sé stessi», che non significa uncambiamento superficiale, ma una

conversione, un capovolgimento dimentalità e di valori. L’altro atteg-giamento è quello di prendere lapropria croce. Non si tratta solo disopportare con pazienza le tribola-zioni quotidiane, ma di portare confede e responsabilità quella parte difatica, quella parte di sofferenza chela lotta contro il male comporta. Lavita dei cristiani è sempre una lotta.La Bibbia dice che la vita del cre-dente è una milizia: lottare contro ilcattivo spirito, lottare contro il Ma-le.

Così l’impegno di “prendere lacro ce” diventa partecipazione conCristo alla salvezza del mondo. Pen-sando a questo, facciamo in modoche la croce appesa alla parete di ca-sa, o quella piccola che portiamo alcollo, sia segno del nostro desideriodi unirci a Cristo nel servire conamore i fratelli, specialmente i piùpiccoli e fragili. La croce è segnosanto dell’Amore di Dio, è segno delSacrificio di Gesù, e non va ridottaa oggetto scaramantico oppure amonile ornamentale. Ogni volta chefissiamo lo sguardo sull’immagine diCristo crocifisso, pensiamo che Lui,come vero Servo del Signore, ha rea-lizzato la sua missione dando la vita,versando il suo sangue per la remis-

sione dei peccati. E non lasciamociportare dall’altra parte, nella tenta-zione del Maligno. Di conseguenza,se vogliamo essere suoi discepoli,siamo chiamati a imitarlo, spenden-do senza riserve la nostra vita peramore di Dio e del prossimo.

La Vergine Maria, unita al suo Fi-glio fino al calvario, ci aiuti a nonindietreggiare di fronte alle prove ealle sofferenze che la testimonianzadel Vangelo comporta per tutti noi.

Al termine dell’Angelus il Pontefice haricordato la Giornata mondiale dipreghiera per la cura del creato — chericorre il 1° settembre e inaugura il“Giubileo della Terra” celebrato daChiese e comunità cristiane fino al 4ottobre — e ha fatto riferimento aldisastro ambientale avvenuto nei giorniscorsi al largo della costa orientaledelle isole Mauritius. Quindi halanciato l’appello per la fine delletensioni nel Mediterraneo orientale e hasalutato alcuni gruppi di fedeli presentiin piazza.

Cari fratelli e sorelle,dopodomani, primo settembre, ricor-re la Giornata Mondiale di Preghie-

Raimondo Nonnato e la devozione delle donne in attesa e degli sposi

Il santo che unisce le generazioni

La testimonianza del cardinale vescovo di Port Louis

La gente dell’isolanon si arrende

«Siamo molto riconoscenti al Papadi aver parlato dell’isola diMauritius e del grande disastroecologico che si è verificato in unadelle più belle lagune nella zonasud a causa dello sversamento dipetrolio della nave che si è arenatasulla barriera corallina». Loafferma il cardinale Maurice Piat,vescovo di Port-Louis, inun’intervista rilasciata a GabriellaCeraso per Vatican News. «Imauriziani si sono impegnatitantissimo, volontariamente e congenerosità, per cercare di ripulirel’area — spiega il cardinale — masfortunatamente sono stati fattigrandi danni e la vita dei pescatoriche abitano sulla costa ècompletamente sconvolta». E poi,aggiunge, «anche la vita dellepersone che vivono sull’isola èsconvolta. Siamo molto tristi emolte persone sono arrabbiateperché è stato permesso alla navedi avvicinarsi tanto e nessuno hareagito subito». Alla festapatronale sull’isola «c'è stato unmomento di preghiera comune perquanto accaduto e di affidamentoper invocare la protezione delnostro Paese» fa presente ilporporato, secondo il quale «lapesca e il turismo riprenderanno,ma solo tra 4 o 5 anni che civorranno per rigenerare la terra e,intanto, l’industria del turismo e

della pesca sono in attesa, e quimolte famiglie dipendono daquesti settori. È davvero unagrande prova per il Paese e permolte famiglie di questa partedell'isola». La voce del cardinale,dunque, torna a farsi sentire,rilanciando l’appello del Papaall’Angelus, dopo che nellagiornata di sabato 29 migliaia dipersone sono scese in strada nellacapitale dell’isola per protestarecontro la gestione del disastroambientale da parte delle autoritàgovernative. Il porporato confermache soprattutto i giovani sonoimpegnati in una grandemobilitazione proprio in rispostaalla sollecitazione di Francesco.«Vorrei dire — conclude — cheoggi, ovunque nel mondo,abbiamo la grande responsabilitàdavanti a Dio, come dice lo stessoPapa, di ascoltare il grido dellaterra e il grido dei poveri. Qui, lanostra laguna, la nostra terra, ilnostro mare, ha gridato quando c’èstata quella fuoriuscita di petrolioche ha danneggiato gran parte delterritorio. Facciamo quindi ungrande appello affinché, ovunqueci troviamo, cambiamo il nostromodo di agire e di pensare e diessere attenti a questo grande donodi Dio che è la nostra casacomune».

di ANTONIO TARALLO

In mezzo a quel “jardín de senderos que se bi-f u rc a n ” (“giardino dei sentieri che si biforca-no”), che è Buenos Aires secondo il suo poeta

più famoso, Jorge Luis Borges, nel vortice di quelpullulare di palazzi, botteghe, caffè e note di tan-go per strada, si erge come saldo scoglio in mez-zo al mare, la Parroquia santuario de San RamónNonato. La vita di questa chiesa ha conosciutodiverse tappe prima di divenire il santuario cosìcome lo conosciamo oggi cioè uno dei più impor-tanti dell’intera Argentina. La storia è assai curio-sa. Il 15 agosto 1930, tale padre Emilio Di Pasquoinizia una missione pastorale nei quartieri di VillaLuro e Vélez Sarsfield, celebrando ogni domenicala messa per le strade. Erano quartieri popolatimaggiormente da immigrati italiani: gente poveracon la speranza di un impiego, giunta nella nuovaterra per cercare fortuna.

Il 20 settembre veniva celebrata la prima messaper la cosiddetta “Missione della Carpa”. Il 2 feb-braio 1931 viene inaugurata, sotto il titolo di Ma-ría Auxiliadora, la cappella originaria. Era costrui-ta in legno e lastre di zinco. Nel 1932 avviene l’ac-quisizione da parte della Curia dell’attuale pro-prietà occupata dal santuario, dalla casa e dal col-legio parrocchiale. Nel 1933, la cappella subirà al-cuni lavori di ristrutturazione edilizia e verrà, suc-cessivamente, dedicata a San Gennaro, ma tre an-ni dopo, nel 1936, su richiesta della commissionedi vicinato, la cappella viene nuovamente dedica-ta a María Auxiliadora. Padre Di Pasquo intantocontinuava la missione per gli ultimi, gli “scartatidella società” del quartiere e presiedeva la messadomenicale nella cappella. Questo lavoro era so-stenuto da famiglie benestanti, tra le quali spicca-va la famiglia Rivero, nota famiglia della zona chesostenne con ingenti somme di denaro la costru-zione della nuova chiesa. E fu proprio in questaoccasione che avvenne il cambiamento più impor-tante: la nuova chiesa doveva essere dedicata asan Ramón Nonato. Il padre delle sorelle Riverosi chiamava Ramon, ed era recentemente scom-parso. La costruzione della nuova chiesa dovevaessere, dunque, un omaggio al padre Ramon. Fucosì che il 2 settembre 1939, il cardinale SantiagoLuis Copello inaugura il santuario di San RamónNonato, nominando parroco padre Alberto Fer-nández.

A questo punto della storia, si innesta un’altrastoria: è quella di san Raimondo Nonnato — incatalano Raimond Nonat — nato a Portell, intor-no al 1200/1204. Nonnato è un soprannome attri-buitogli dopo la tragedia familiare in cui Raimon-do è venuto al mondo. “Non-nato”, ossia non

partorito da madre viva: la tradizione, infatti,vuole che venne estratto dal corpo della madre,morta il giorno precedente, utilizzando un’armada taglio. Una pratica chirurgica che potrebbe ri-cordare molto quella utilizzata per il parto cesa-reo. Raimondo — secondo alcune fonti lacunose —pare che fosse di famiglia nobile, con alte paren-tele nell’aristocrazia catalana. Nella sua Catalo-gna, libera dalla dominazione araba, Raimondovive i tempi della “Reconquista”: la riscossa gui-data dalla coalizione dei re di Navarra, di Arago-na e di Castiglia, che lascerà infine sotto controlloarabo soltanto il regno meridionale di Granada.Raimondo però non combatte in queste guerre.Solo nel 1224 si arruola in un esercito del tuttospeciale. È l’ordine religioso della Mercede — det-to anche dei Mercedari — fondato pochi anni pri-ma dal suo amico Pietro Nolasco. Questo partico-lare esercito aveva come unico scopo il riscatto ela formazione religiosa e morale degli schiavi nel-le regioni spagnole ancora occupate dagli Arabi:veniva pagata una somma di denaro per liberaregli schiavi, e questi venivano così riportati neiluoghi d’origine. In queste terre venivano poi as-sistiti materialmente e spiritualmente dai Merce-dari. Papa Gregorio IX, nel 1239, lo nomina cardi-nale, chiamandolo a Roma come suo consigliere.Raimondo però non arriverà mai nella Città eter-na, perchè a Cardona, presso Barcellona, rimarràfermo per via di violenti febbri. Quando muoreha appena quarant’anni. Era il 31 agosto 1240.

Sono trascorsi ben 780 anni da quel giorno diagosto, eppure la memoria di questo santo è pre-sente tutt’oggi in molte parti del mondo, e soprat-tutto nel santuario argentino a lui dedicato. Quel-

lo stesso santuario che inizialmente non aveva ac-colto benevolmente il cambio del patrono: moltiemigranti italiani della città di Buenos Aires eranoprofondamente legati alla figura miracolosa diSan Gennaro, venerata originariamente nella cap-pella parrocchiale. Ma poi, i santi — si sa bene —prendono strade a noi ignote e la devozione po-polare rimane un qualcosa di misterioso. Per viadella sua nascita così miracolosa San Raimondo èdivenuto, per devozione popolare (vox pupuli, voxDei), il patrono delle donne in gravidanza e delleostetriche. Madri in attesa di un figlio comincia-rono a rezar (“p re g a re ”) il santo; coppie di sposidesiderosi di essere genitori comenzaron a encendervelas para el santo (“cominciarono ad accenderecandele per il santo”); le ragazze argentine in sta-to interessante portavano — ed è tutt’ora così —delle scarpine di bambino al santuario e ricevonoquelle di chi le ha precedute; si assistono a pro-cessioni interminabili per chiedere la protezioneper i nascituri. Questa devozione non è passatainosservata alla Chiesa tanto da spingere il cardi-nale Antonio Quarracino — l’allora arcivescovo diBuenos Aires — a dare alla Parroquia de San Ra-món Nonato il titolo di santuario: “il santuariodella Vita”, così lo definì nella sua omelia del 5giugno 1993. Qualche anno più tardi, il 25 marzo2011, il suo successore all’arcivescovado della città,pronuncerà davanti alla piazza del santuario, stra-colma di fedeli, di ragazze in “dolce attesa”, que-ste forti parole: «Non deve esserci un solo bambi-no che non abbia il diritto di nascere, che nonabbia il diritto di essere bene alimentato, che nonabbia il diritto di andare a scuola». Quel vescovosi chiamava Jorge Mario Bergoglio.

Le manifestazioni di protesta a Port Louis (Afp)

Nomina episcopale a Roma

ra per la Cura del Creato. Da questadata, fino al 4 ottobre, celebreremocon i nostri fratelli cristiani di varieChiese e tradizioni il “Giubileo dellaTe r r a ”, per ricordare l’istituzione, 50anni fa, della Giornata della Terra.Saluto le diverse iniziative promossein ogni parte del mondo e, tra que-ste, il Concerto che si svolge ogginella cattedrale di Port-Louis, capi-tale di Mauritius, dove purtroppo siè verificato recentemente un disastroambientale.

Seguo con preoccupazione le ten-sioni nella zona del Mediterraneoorientale, insidiata da vari focolai diinstabilità. Per favore, faccio appelloal dialogo costruttivo e al rispettodella legalità internazionale per ri-solvere i conflitti che minacciano lapace dei popoli di quella regione.

E saluto tutti voi qui convenutioggi da Roma, dall’Italia e da diver-si Paesi. Vedo le bandiere lì, e salutola Comunità Religiosa di Timor Estin Italia. Bravi, con le bandiere! Ipellegrini di Londrina e Formosa, inBrasile; e i giovani di Grantorto,diocesi di Vicenza. Benvenuti! Vedoanche bandiere polacche, saluto ipolacchi; bandiere argentine, anchegli argentini. Benvenuti tutti!

A tutti auguro una buona dome-nica. Per favore, non dimenticatevidi pregare per me. Buon pranzo ea r r i v e d e rc i !

Dario Gervasiausiliare di Roma

Nato a Roma, il 9 maggio 1968, hacompiuto gli studi presso il Ponti-ficio Seminario Romano Maggiore.Dopo l’ordinazione sacerdotale, av-venuta il 22 maggio 1994, ha prose-guito gli studi di Teologia dogma-tica presso la Pontificia universitàGregoriana dove ha conseguito lalicenza. Ha svolto diversi incarichi:vicario parrocchiale a Santa Maria

delle Grazie al Trionfale e ai SantiGioacchino e Anna, di cui in segui-to è divenuto parroco; vice rettoredel Pontificio Seminario RomanoMaggiore, incaricato dell’O peravocazioni sacerdotali del Vicariatodi Roma e deputato della Congre-gazione dei Missionari dell’istitutoImperiali Borromeo. Attualmente èparroco della Risurrezione di No-stro Signore Gesù Cristo e prefettodella Prefettura 17 della diocesi diRoma.

Jorge Mario Bergoglio da arcivescovo di Buenos Aires celebra nella parrocchia dedicata a san Raimondo Nonnato

Papa Francesco fa appello «al dialogocostruttivo e al rispetto della legalitàinternazionale» per garantire la pacedei popoli del Mediterraneo orientale.Al termine dell’Angelus di domenica 30agosto, recitato con i fedeli radunati inpiazza San Pietro — nel rispetto dellemisure di sicurezza in vigore percontenere i contagi da coronavirus — econ quanti in ogni parte del mondo lohanno seguito attraverso i media, ilPontefice ha espresso le suepreoccupazioni per le crescenti tensioninell’area e ha auspicato la fine deiconflitti. In precedenza il Ponteficeaveva dedicato la sua riflessioneintroduttiva al brano evangelico dellaliturgia domenicale (Matteo 16, 21-27), nel quale Gesù indica ai discepolila via della croce.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!L’odierno brano evangelico (cfr Mt16,21-27) è collegato a quello di do-menica scorsa (cfr Mt 16,13-20). Do-po che Pietro, a nome anche deglialtri discepoli, ha professato la fedein Gesù come Messia e Figlio diDio, Gesù stesso incomincia a parla-re loro della sua passione. Lungo ilcammino verso Gerusalemme, spiegaapertamente ai suoi amici ciò che loattende alla fine nella città santa:preannuncia il suo mistero di mortee di risurrezione, di umiliazione e digloria. Dice che dovrà «soffrire mol-to da parte degli anziani, dei capidei sacerdoti e degli scribi, e venireucciso e risorgere il terzo giorno»(Mt 16,21). Ma le sue parole non so-no comprese, perché i discepoli han-no una fede ancora immatura e trop-po legata alla mentalità di questo