DEpilIAMOCI ovvero dePILiamoci - liberarsi dal PIL superfluo e vivere felici.

83

Transcript of DEpilIAMOCI ovvero dePILiamoci - liberarsi dal PIL superfluo e vivere felici.

Dedicato ad Angelica ed Annalisa

Ringraziamo

Fabrizio Ciannamea Davide Gigante Giovanni Sasso

Patrizia Semeraro Giampiero Spinosa

per aver donato il proprio contributo professionale

Indice Mappa Concettuale allegato di

copertina

Prefazione pag. 1

Introduzione pag. 10

Appendice 1: Le schede pag. 15

Appendice 2: Dal Prodotto Interno Lordo al Benessere Interno Lordo

pag. 53

PREFAZIONE

PREFAZIONE MAURIZIO PALLANTE - SAGGISTA ESPERTO DI TECNOLOGIE AMBIENTALI

Anche se nel linguaggio politico ed economico corrente la parola decrescita resta un tabù impronunciabile che si preferisce pudicamente sostituire con la locuzione crescita negativa, l’accelerazione dei mutamenti climatici causati dall’aumento delle concentrazioni di anidride carbonica nell’atmosfera rende sempre più evidente la necessità di porre un freno alla crescita dei consumi di fonti fossili necessari a sostenere la crescita del prodotto interno lordo. Tuttavia, mentre acquista il diritto di cittadinanza che le era stato negato, la decrescita stenta ad acquisire le connotazioni di un paradigma culturale capace di orientare gli stili di vita degli individui, la ricerca scientifica e tecnologica, le scelte politiche della collettività. Certo l’operazione non è semplice e richiede un lavoro approfondito di demistificazione dell’ideologia della crescita, un disvelamento del grande equivoco che ha unificato nella definizione di crescita economica due concetti diversi e spesso alternativi tra loro: quello di merce e quello di bene. Poiché il prodotto interno lordo misura i valori aggiunti, ovvero il valore monetario degli oggetti e dei servizi scambiati con denaro, solo se le merci si identificano con i beni, la loro crescita comporta un aumento del benessere. In realtà non tutte le merci

PREFAZIONE

sono beni e non tutti i beni sono merci. Pertanto, per essere un valore, la decrescita si può realizzare come una diminuzione delle merci che non sono beni e un aumento dei beni che non sono merci. La frutta e la verdura coltivate in un orto familiare per autoconsumo sono beni qualitativamente molto migliori della frutta e della verdura acquistate al supermercato. Ma non passano attraverso una intermediazione mercantile, per cui non sono merci. Chi autoproduce la propria frutta e verdura non ha bisogno di andarla a comprare. In una società fondata sulla crescita, dove a ogni piè sospinto tutti la invocano come il fine delle attività economiche e produttive, il suo comportamento è asociale. Percorrendo un tragitto in automobile si consuma una certa quantità della merce carburante. Quindi si contribuisce alla crescita del prodotto interno lordo. Se per percorrere lo stesso tragitto si trovano intasamenti e si sta in coda, il consumo della merce carburante cresce; di conseguenza, il prodotto interno lordo cresce di più. Ma occorre più tempo per arrivare dove si vuole arrivare, aumentano i disagi e la fatica del viaggio, aumentano le emissioni di anidride carbonica e di inquinanti in atmosfera, i costi individuali e collettivi, ambientali e sociali. La maggior quantità della merce benzina consumata negli intasamenti automobilistici non è un bene. Eppure ogni volta che si sta fermi in coda a respirare gas di scarico si contribuisce ad accrescere il benessere collettivo e, di conseguenza, il proprio. Si agisce in modo socialmente virtuoso. Un sistema economico fondato sulla crescita del prodotto interno lordo ha bisogno di sostituire progressivamente i beni (che non lo fanno crescere) con le merci (che lo fanno crescere), inducendo a credere che queste

PREFAZIONE

sostituzioni costituiscano miglioramenti della qualità della vita e condannando alla damnatio nominis chi non le effettua. Le attività che producono beni non sono nemmeno considerate lavorative e non vengono conteggiate nelle statistiche del lavoro. Sono considerate lavorative soltanto le attività svolte in cambio di denaro. Il concetto di lavoro è stato ridotto al concetto di occupazione ed è stato contestualmente svincolato dal concetto di utilità. Le casalinghe, o i superstiti produttori agricoli che dedicano la maggior parte del loro tempo all’autoproduzione di beni limitandosi a scambiare con denaro soltanto le eccedenze, non rientrano nella categoria degli occupati perché non ricavano un reddito monetario dal loro lavoro e non contribuiscono alla crescita del prodotto interno lordo. Pertanto, anche se svolgono attività straordinariamente utili, non sono considerati lavoratori. La quantità dei beni che si possono vantaggiosamente autoprodurre in sostituzione delle merci che hanno preso il loro posto è molto superiore a quanto una mente plasmata dalla cultura della crescita riesca a immaginare. In particolare, la maggior parte dei servizi alla persona che si possono prestare per amore nell’ambito dei rapporti familiari non sono nemmeno paragonabili qualitativamente allo stesso tipo di servizi prestati in cambio di denaro. Tuttavia una propaganda martellante ha fatto credere che il loro affidamento a personale specializzato li migliorasse e, nel contempo, migliorasse la vita di chi invece di prestarli direttamente e gratuitamente ai suoi familiari dedicasse lo stesso tempo a produrre merci per avere in cambio il denaro necessario a comprarli da chi li presta in sua vece. Tuttavia, anche liberando dalla mercificazione tutti i beni che si possono vantaggiosamente autoprodurre e tutti i servizi che si possono fornire gratuitamente per amore,

PREFAZIONE

non sarebbe auspicabile né possibile perseguire un’autosufficienza assoluta. Seppure in assenza di regole scritte, gli scambi non mercantili si sono dovunque fondati su tre principi: l’obbligo di donare, l’obbligo di ricevere, l’obbligo di restituire più di quanto si è ricevuto. Pertanto, la dinamica del dono e del controdono crea legami sociali. In questa sfera rientrano il dono del tempo, delle capacità professionali, della disponibilità umana, dell’attenzione, della solidarietà, ma non il baratto, che ha dato origine agli scambi mercantili. La parola comunità è composta da due parole latine: la preposizione cum, che significa con e indica un legame, e il nome munus, che significa dono. La comunità è un raggruppamento umano unito da forme di scambio non mercantili. Se le società fondate sulla crescita del prodotto interno lordo non possono non sostituire in continuazione i beni autoprodotti e gli scambi fondati sul dono e la reciprocità con merci equivalenti, inducendo a credere che questi spostamenti siano fattori di progresso, una società libera da questo vincolo economico e mentale, da questa camicia di forza, ridimensiona gli scambi mercantili a ciò che non può essere più vantaggiosamente autoprodotto e scambiato sotto forma di dono. Socrate andava di tanto in tanto al mercato per vedere quanto fosse grande il numero delle cose di cui non aveva bisogno. Senza essere Socrate, chi ha un po’ di rispetto per la sua intelligenza e vuole contribuire a fermare la crescita tumorale del prodotto interno lordo non può che proporsi il buy nothing come stile di vita. Nel paradigma culturale della decrescita la sobrietà è uno dei valori fondanti, che non a caso il paradigma culturale della crescita ha ridicolizzato, derubricandola a taccagneria. Ma la sua valenza positiva rischia di rimanere appannata se viene confusa con l’ascetismo o con un atteggiamento di rinuncia motivata da più nobili e

PREFAZIONE

alti motivi: per non esaurire le risorse, per ridurre l’inquinamento, per non sottrarre il necessario ai poveri, per valorizzare la dimensione spirituale dell’uomo, per sostituire le merci ad uso individuale con merci ad uso collettivo. La sobrietà non è rinuncia, ma una scelta di vita che fa stare meglio non solo chi la pratica, ma la specie umana nel suo insieme. L’autoproduzione e gli scambi non mercantili di beni riscoprono e valorizzano elementi del passato che, pur contenendo potenzialità di futuro non ancora utilizzate, sono stati abbandonati in nome della modernità e del progresso. La destra e la sinistra, in tutte le configurazioni che hanno assunto nel corso della storia, dalle più moderate alle più estremiste, sono due varianti di un identico paradigma culturale che ha come capisaldi la crescita, l’innovazione e il progresso. Accomunate dallo stesso sistema di valori, le differenze che le distinguono consistono nelle politiche da adottare per favorirne al meglio la realizzazione e nelle modalità di ripartirne i vantaggi tra gli attori sociali che col loro lavoro consentono di realizzarli. Nessuno a destra e a sinistra nutre il minimo dubbio sull’utilità e la necessità della crescita economica. La crescita è il primo punto di ogni programma politico. Un postulato che non ha bisogno di dimostrazione. Come ogni organismo vivente deve respirare, così l’economia deve crescere. Se non cresce è sintomo che sta male. Le guerre per il controllo dei giacimenti petroliferi, lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento del livello dei mari e i cambiamenti climatici in corso non vengono messi in relazione con l’incremento dei consumi di fonti fossili necessari a sostenere la crescita della produzione e dei consumi. Come se niente fosse, la destra e la sinistra, tutte le varianti attuali della destra e della

PREFAZIONE

sinistra, continuano a mettere la crescita al centro dei loro programmi politici. Il lavoro di Lorusso e De Padova si colloca al di fuori di questa dialettica e costituisce un tassello importante nella costruzione di una cultura alternativa a quella che ha caratterizzato le società occidentali dalla rivoluzione industriale a oggi. A partire da una rivendicazione di autonomia (nel senso etimologico della parola) intellettuale ribadita ad ogni passaggio, i due autori osservano i modelli di comportamento e i valori a cui gli individuali uniformano il loro agire e il quadro che delineano si rivela come un gigantesco capovolgimento di senso. Nel momento in cui la crescita diventa il fine del fare, gli esseri umani diventano strumenti di un processo che non controllano più: il lavoro non è più il mezzo con cui migliorano le proprie condizioni di vita materiali e spirituali, ma un padrone dispotico, tanto più dispotico perché impersonale e rispondente a una sua logica interna. L’opera di demistificazione del loro libro è sistematica, inesorabile verrebbe da dire, ma precede appena di un passo una sistematica, altrettanto inesorabile, opera di ricostruzione, in cui è ben percepibile una sorta di impegno pedagogico di carattere etico. Ma, e non è meno importante ai fini della concretezza e della praticabilità delle loro proposte, senza inventare nulla, semplicemente riscoprendo e riportando alla luce atteggiamenti e modi di fare che sono stati oscurati, osteggiati, derisi, ma non sradicati dall’animo umano. Il senso ultimo che se ne ricava è di fiducia nelle possibilità di cambiamento. In questi tempi di allarmi, più che giustificati, non è poco. È un invito a uscire dal pantano in cui ci ha cacciati il consumismo fine a se stesso e andare oltre.

INTRODUZIONE

INTRODUZIONE

Abbiamo bisogno di un nuovo modo di pensare

per risolvere i problemi causati dal vecchio modo di pensare.

(Albert Einstein) Quanto è dolorosa l’azione di dePILazione?

Cosa è necessario sapere e praticare per passare dal PIL al BIL?

Noi ancora non lo sappiamo ma abbiamo delle idee che vorremmo condividere con voi; al termine della lettura potrete aiutarci.

Le nostre idee sono esposte in una mappa concettuale che consigliamo di aprire sin d’ora e tenerla aperta durante la lettura.

Sappiamo che tutto ciò potrà risultare scomodo, ma la dePILazione si fa conoscere così… prima fa male poi si è più belli.

La mappa concettuale (o circuito causale, che avete appena aperto) è disegnata secondo le logiche della “system dinamics” (dinamica dei sistemi).

A questo punto pensiamo sia opportuno fornire, a quanti non avessero dimestichezza con l’approccio sistemico, gli strumenti cognitivi indispensabili alla sua lettura.

INTRODUZIONE

Un circuito causale è un modello grafico di rappresentazione di “fenomeni” in cui “fatti” o “eventi” o “entità”, o in genere “cose”, sono rappresentate con dei rettangoli collegati tra loro da linee orientate (cioè da archetti con una freccia) che indicano le relazioni circolari di causalità fra le “cose”. Così se fra la “cosa” A e la “cosa” B esiste un collegamento con la freccia rivolta da A a B ciò sta ad indicare che A influenza o determina una variazione di B o se si vuole che B modifica il suo valore quali-quantitativo in conseguenza di A.

Il segno indicato al fianco della freccia evidenzia il tipo di variazione di B: in aumento (+), in diminuzione (-).

Sulle linee che legano i diversi rettangoli non troverete disegnati i caratteristici segnetti ( // ) che vengono usati in un circuito causale, per indicare i “ritardi temporali”. Abbiamo evitato di indicarli perché in realtà nella mappa da noi disegnata li avremmo dovuti indicare su tutte le linee. E’ evidente pertanto che ogni volta che leggiamo la “cosa” B dobbiamo capire che B potrà cambiare (valore o qualità) per effetto di A ma solo dopo un determinato tempo.

Le mappe disegnate con l’approccio sistemico ammettono solo “circuiti che si chiudono”.

Quando tutti i circuiti rappresentati vengono considerati “concettualmente corretti” e si ritiene che la mappa contenga tutte le “cose” che “compongono” il fenomeno oggetto dell'analisi, si dirà che la mappa è “completa” e/o “coerente”.

Un circuito sistemico coerente corrisponde quindi ad una rappresentazione condivisa (condivisibile) di un fenomeno.

Fatta questa sintetica definizione concettuale (che nella sua assoluta semplificazione si auspica non urti la sensibilità di chi opera professionalmente con la “dinamica dei sistemi”), certi che << non è lontano il

INTRODUZIONE

giorno in cui il problema economico occuperà quel posto di ultima fila che gli spetta, e […] nell’arena dei sentimenti e delle idee saranno […] protagonisti i nostri problemi reali: i problemi della vita e dei rapporti umani, della creazione, del comportamento, della religione>>1, la presunzione di chi scrive è quella di aver rappresentato una possibile descrizione del fenomeno “cultura della decrescita dei consumi” o “cultura della temperanza” che potrà aiutarci a passare dal PIL al BIL.

A quanti ci leggono è chiesto di provare a percorrere tutti i circuiti del modello, quelli più visibili e quelli meno (quelli che sono all’interno o più piccoli), fermandosi a riflettere sui singoli elementi, valutarne la “credibilità” e soprattutto ad approvare o meno i collegamenti e le relazioni presenti nel modello (scoprirete in realtà che sono possibili molti altri legami oltre quelli disegnati).

Il nostro auspicio è quindi quello di aver dato alla comunità socio-economico-politica uno strumento di lavoro che, nella sua implementazione sul portale internet www.depiliamoci.it, è aperto ai contributi e alle critiche di chiunque voglia partecipare alla sua crescita, al suo completamento (anche disegnando nuovi circuiti causali che meglio spieghino, con un maggiore dettaglio, il fenomeno in esame) o, perchè no, alla sua distruzione ove avessimo preso un abbaglio.

Chiunque (individuando le corrette relazioni tra gli elementi del circuito) potrà avvalersi della mappa per testare le proprie idee, verificandone validità e importanza in un ambito sistemico.

Pare del tutto evidente che ove la condivisione del modello proposto (che sicuramente noterete privo di molti altri elementi che partecipano al fenomeno in esame) fosse larga e ove sempre nuovi elementi venissero

1 Pensiero scritto nel 1932 da John Maynard Keynes, da molti considerato il più grande economista del XX secolo

INTRODUZIONE

aggiunti e trovassero sempre il modo di essere inseriti per completare il modello stesso, senza romperne la coerenza, allora si giungerebbe alla completa dimostrazione che un “nuovo” mondo basato sulla temperanza non solo sarebbe possibile ma anche auspicabile.

A corredo della mappa abbiamo realizzato due appendici che pensiamo possano essere di aiuto alla sua interpretazione.

Le schede, che costituiscono la prima appendice, servono per parlare dei singoli elementi della mappa e per facilitarne la lettura oltre che per trasmettere uno dei significati possibili che noi abbiamo attribuito ai concetti espressi dai singoli elementi. Nelle schede sono espressi anche alcuni legami che non sono rappresentati nella mappa.

Le schede possono essere lette in sequenza, così come si trovano (in ordine alfabetico), anche se suggeriamo di farlo seguendo i diversi percorsi possibili individuabili nella mappa (attenzione devono essere sempre circuiti chiusi percorsi seguendo il verso delle frecce).

Troverete qualche scheda in più rispetto al circuito. Ma è nella logica del libro: le abbiamo aggiunte, come potrete fare voi, dopo aver disegnato la mappa.

Le schede riportano spesso esempi banali; non c’è da meravigliarsi, lo abbiamo fatto appositamente.

Siamo certi, infatti, che se tutti persevereremo nel praticare gesti virtuosi (piccolissimi, semplici modifiche al nostro attuale modo di fare in ogni attività ordinaria) potremo innescare quel processo di cambiamento culturale necessario alla abolizione del PIL superfluo ed all’ottenimento del vero benessere.

Nelle pagine che costituiscono la seconda appendice, raccontiamo in modo più puntuale le nostre idee, a supporto della mappa, citando anche alcuni autori i cui

INTRODUZIONE

scritti (che ampliano il nostro pensiero con prospettive e punti di vista diversi e talvolta fra loro contrastanti), sono stati le nostre letture dell’ultimo periodo. Questa appendice può essere utile per riflettere insieme sulle caratteristiche e le gravi conseguenze per il mondo se dovessimo continuare a perseverare e incentivare l’attuale cultura dominante.

Al termine della lettura potreste trovarvi nel ruolo di chi, come noi, ha voglia di invertire la rotta e cerca di coinvolgere altri in questa significativa impresa.

<< Cercate di comprendere le inevitabili resistenze; in ciascuno di noi vi è una sorta di riluttanza a lasciarsi alle spalle le forme dell’insostenibilità. Cercate in voi stessi e negli altri gli istinti umani migliori, e fatene tesoro. Non ignorate il cinismo che è intorno a voi e siate indulgenti con chi lo professa, ma non dategli retta. L’umanità non uscirà vittoriosa dal tentativo di ricondurre l’impronta umana a un livello sostenibile se tale tentativo non è intrapreso in uno spirito di condivisione globale. Il collasso non può essere evitato se gli uomini non imparano a considerare se stessi e gli altri come parti di una società globale integrata. In entrambi i casi, c’è bisogno di solidarietà, non solo nei confronti di chi è vicino e presente, ma anche di chi è più lontano nel tempo e nello spazio. L’umanità deve imparare ad amare l’idea di lasciare alle generazioni future un pianeta vivente. >>2

2 Donella e Tennis Meadows, Jorgen Randers: “I nuovi limiti dello sviluppo” - 2006

APPENDICE 1

LE SCHEDE

alleniamoci nella pratica della temperanza

TUTTO INIZIA DA QUITUTTO INIZIA DA QUITUTTO INIZIA DA QUITUTTO INIZIA DA QUI

L’apprendimento e la pratica della temperanza dei singoli (cittadini, lavoratori, genitori, amministratori, imprenditori, investitori, politici…), nel loro agire individuale, collettivo, ordinario e quotidiano, innesca processi di diminuzione dello spreco e dell’inutile (PIL superfluo). Ne consegue una maggiore attenzione all’uso oculato di materie prime, energie e tempo che a loro volta attivano l’intero circolo virtuoso del BIL. Avviata la pratica di tale cultura, il consumo delle risorse si riduce virtuosamente attraverso la messa in produzione di prodotti e servizi che fanno uso di tecnologia, che non inquina, che non depaupera e che migliora le condizioni di lavoro delle persone.

Ognuno di noi, preso singolarmente, è artefice del proprio ordine o disordine, della propria conservazione o distruzione. Prendiamo di mira noi stessi e la nostra attuale condizione; indirizziamo lo sguardo e la volontà su di noi. Stiamo pensando alla nostra vita migliore o peggiore? Ci scopriamo generosi o egoisti? Siamo concentrati sull’essere o sull’avere? Chi vive la temperanza non eccede mai, evita le esagerazioni e possiede misura ed equilibrio.

autoproduzione di beni e servizi

CERCO DI ACQUISTARE CERCO DI ACQUISTARE CERCO DI ACQUISTARE CERCO DI ACQUISTARE SOLO QUELLO SOLO QUELLO SOLO QUELLO SOLO QUELLO CHE NON RIESCO A FARCHE NON RIESCO A FARCHE NON RIESCO A FARCHE NON RIESCO A FARE DA SOLOE DA SOLOE DA SOLOE DA SOLO

La regola base della cultura dominante è che tutto è merce; che tutto deve essere comprato. L'unica occupazione dell'uomo deve essere un lavoro retribuito in danaro con cui comprare tutto ciò che gli occorre. L'uomo non deve più avere tempo da dedicare ad occupazioni “produttive” che non siano destinate al mercato. Lo steso termine “lavoro” ormai è solo sinonimo di “lavoro retribuito in denaro”. L'autoproduzione comporta il beneficio di una minore necessità di reddito e viene alimentata dalla disponibilità di tempo sottratto al tempo di lavoro (retribuito). Questo circuito, che sicuramente non si può espandere all'infinito, può però essere molto più ampio di quanto la cultura dominante ci vuole far credere, nel suo costante tentativo di ridurlo fino a farlo scomparire.

Recentemente in una scuola elementare di nostra conoscenza è stata organizzata una raccolta fondi straordinaria per incaricare una ditta della pulizia del giardino. Alla proposta di un genitore di verificare innanzitutto la disponibilità di 4 o 5 famiglie a farlo gratuitamente con i loro figli, impiegando alcune ore della domenica a tale incombenza, molti, compresi i dirigenti scolastici, hanno guardato l’autore della proposta, come per dirgli: “ma guarda questo tirchio!!!”. Purtroppo quegli sguardi hanno negato a molti l’opportunità di vivere una bella esperienza che avrebbe anche insegnato, a tutti, a rispettare di più il giardino.

buoni rapporti coniugali

AMARE SUL SERIOAMARE SUL SERIOAMARE SUL SERIOAMARE SUL SERIO

Una coppia, in cui vi sia amore, complicità, intesa e soddisfazione sessuale, una certa quantità di interessi comuni, la condivisione dei compiti per le faccende domestiche ed educative, non è ancora una coppia che ha buoni rapporti coniugali. Perché gli manca la dimensione relazionale con le altre famiglie e la società. La disponibilità di tempo per la famiglia è il primo passo per la costruzione di buoni rapporti coniugali e presupposto perché possano nascere buoni rapporti sociali. Coniugi che si amano e che amano la vita senza farsi prendere dalle ansie imposte dal consumismo sono fautori di famiglie numerose.

Ci sono persone che cercano di tornare a casa “il più tardi possibile” per non doversi confrontare con il coniuge. Alcuni invece, forse non tantissimi, quando entrano in casa, dopo un primo bacio, si sforzano di condividere reciprocamente gioie e preoccupazioni della giornata. Le preoccupazioni diventano meno gravi se appartengono ad entrambi; le possibilità di soluzione sono maggiori; si cresce insieme per raggiungere nuovi obiettivi di vita. Le gioie diventano più intense.

buoni legami sociali

IMPARARE DAGLI ALTRIIMPARARE DAGLI ALTRIIMPARARE DAGLI ALTRIIMPARARE DAGLI ALTRI DI COSA SI HA DI COSA SI HA DI COSA SI HA DI COSA SI HA REALMENTE BISOGNOREALMENTE BISOGNOREALMENTE BISOGNOREALMENTE BISOGNO

La disponibilità di tempo per parlare e farsi conoscere dal proprio coniuge è la precondizione per far nascere buone famiglie capaci di aumentare le occasioni di incontro e socializzazione. In queste, oltre allo scambio di opinioni, idee, competenze, favori, conoscenze, esperienze, ecc..., si (ri)costruiscono i legami sociali fondati sul darsi una mano guardandosi negli occhi. Lo stesso risultato non si riesce a raggiungere facendo un versamento per una pur nobilissima causa quale può essere una adozione a distanza, la ricerca per la cura di una malattia, ecc.

La tecnologia ha dato un grosso aiuto alla creazione di nuovi legami. Ha consentito di superare confini nazionali ed annullare le distanze dello spazio; ha permesso di avvicinare popoli e confrontare culture. Chat-tare e sostenere un amico via internet è in tanti casi molto utile. Incontrarsi di persona, però, e ringraziarsi con un abbraccio fisico è sempre straordinario. Non bastano le videoconferenze a farci capire quanto l’altro sta sudando per noi; abbiamo bisogno di sentire il suo profumo.

costi di produzione

SI RIDUCONO AUMENTANSI RIDUCONO AUMENTANSI RIDUCONO AUMENTANSI RIDUCONO AUMENTANDO LA QUALITÀDO LA QUALITÀDO LA QUALITÀDO LA QUALITÀ

I costi di produzione vengono ridotti direttamente dal minor consumo di materie prime e di energia ma molto più dalla riduzione dei rifiuti e dal miglioramento dei processi. Altri vantaggi si possono avere tramite il meccanismo dello scambio delle esternalità tramite il quale le imprese recuperano gli scarti di produzione, aumentano la fiducia interna ed esterna fra le persone, abbattono i costi di approvvigionamento, ecc... E tutto ciò incide anche positivamente sul prezzo dei prodotti.

<<Ti sei certificato ISO9000 per migliorare i tuoi processi? Lo sai che i costi diminuisco se riorganizzi l’azienda seconda tale norma?>> <<Non ci penso neppure… serve a poco nella mia azienda; anzi quello che so, è che fa aumentare il volume delle carte e i dipendenti perdono tempo a compilarle>> << E quando lo farebbero?>> <<Dopo che in azienda hanno fatto giusto il contrario di quello che è scritto nel manuale della qualità che gli hanno preparato i consulenti; pensi che questo sia qualità? Questa è riduzione dei costi? Sono convinto che le aziende in realtà cercano solo un bollino da mettere sulla carta intestata.>> <<Il tuo è un problema culturale!! Mi domando come fai a ridurre i costi..>> <<Con i soliti metodi… un po’ di nero, e tanto straordinario sottopagato>>.

cultura e pratica del bene comune

CREARE LE CONDIZIONICREARE LE CONDIZIONICREARE LE CONDIZIONICREARE LE CONDIZIONI PER CUI TUTTI PER CUI TUTTI PER CUI TUTTI PER CUI TUTTI POSSANO VIVERE MEGLIPOSSANO VIVERE MEGLIPOSSANO VIVERE MEGLIPOSSANO VIVERE MEGLIOOOO

La sussidiarietà e la solidarietà praticate sinergicamente aiutano tutti (governanti, famiglie, cittadini, associazioni, imprese, ecc.) ad agire avendo sempre presente il Bene Comune, ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti. Da ciò deriva immediatamente la richiesta di prodotti e servizi che non inquinano, non danneggiano la salute e tutelano le generazioni future.

Un esponente governativo dell'Equador ha affermato: <<Ho sempre sostenuto con determinazione che lo sviluppo forestale non deve limitarsi alla protezione degli alberi e dei monti: deve comportare un aiuto diretto alle comunità umane che vivono in quelle zone […] Proprio per questo è necessario realizzare programmi forestali eminentemente sociali, basati sulle risorse naturali disponibili, che permettano di mobilitare l’abbondante manodopera senza lavoro.>>

cultura e pratica della solidarietà

DONARE CIÒ DI CUI GLDONARE CIÒ DI CUI GLDONARE CIÒ DI CUI GLDONARE CIÒ DI CUI GLI ALTRI HANNO I ALTRI HANNO I ALTRI HANNO I ALTRI HANNO BISOGNO E NON IL NOSBISOGNO E NON IL NOSBISOGNO E NON IL NOSBISOGNO E NON IL NOSTRO SUPERFLUOTRO SUPERFLUOTRO SUPERFLUOTRO SUPERFLUO

Il nuovo stile di vita che contempla sobrietà, convivialità, temperanza, dono, ecc. - che pensiamo possa essere la vera innovazione di cui attualmente abbiamo bisogno – aiuta tutti a vivere la solidarietà come ingrediente di un Bene superiore che è quello Comune.

Un pensionato di 81 anni ha detto: <<Sono in pensione da molti anni, ma ciò non significa assolutamente che me ne stia con le mani in mano. Prima pensavo che il pensionamento fosse un tempo passivo; ora, pensando alla mia esperienza personale e a quella di tanti miei conoscenti, constato che è esattamente il contrario. Vedo con gioia che tante persone sono più attive che mai e, nella misura delle loro possibilità e delle loro forze fisiche, riversano l’esperienza professionale acquisita in diverse attività sociali>>

cultura e pratica della sussidiarietà

PRIMA METTI A FRUTTOPRIMA METTI A FRUTTOPRIMA METTI A FRUTTOPRIMA METTI A FRUTTO I TUOI TALENTI E I TUOI TALENTI E I TUOI TALENTI E I TUOI TALENTI E POI CHIEDI AIUTO SE POI CHIEDI AIUTO SE POI CHIEDI AIUTO SE POI CHIEDI AIUTO SE NON CE LA FANON CE LA FANON CE LA FANON CE LA FAIIII

La cultura e la pratica della sussidiarietà dipendono anche dall'espansione dell'autoproduzione di beni e servizi. La sussidiarietà è fonte per la prosperità della cultura e della pratica del Bene Comune, in quanto utilizza il mercato e le sue merci solo come “subsidium” (riserva) rispetto a quanto ciascuno può, anzi è stimolato, a fare “senza” il mercato e le sue merci.

La sussidiarietà rende la persona protagonista della vita sociale, mettendola nella condizione di rispondere (anche associandosi ad altre persone) ad esigenze e bisogni della società. Molti sono gli esempi, nazionali ed internazionali, di quartieri ed intere città risorte grazie alla creativà e genialità dei cittadini.

dedizione all'impresa

PIÙ CI OCCUPIAMO DELPIÙ CI OCCUPIAMO DELPIÙ CI OCCUPIAMO DELPIÙ CI OCCUPIAMO DELLE PERSONE E PIÙ LE PERSONE E PIÙ LE PERSONE E PIÙ LE PERSONE E PIÙ LE PERSOLE PERSOLE PERSOLE PERSONE CI DANNO IL CUORENE CI DANNO IL CUORENE CI DANNO IL CUORENE CI DANNO IL CUORE, OLTRE , OLTRE , OLTRE , OLTRE CHE LA MENTE E LA TECHE LA MENTE E LA TECHE LA MENTE E LA TECHE LA MENTE E LA TECNICA CNICA CNICA CNICA

L'importanza del coinvolgimento e della partecipazione delle “Risorse Umane” nelle imprese è oramai assunta come un prerequisito di efficienza e di efficacia. Gli imprenditori ed i manager che dedicano tempo e attenzione alle persone fanno in realtà non più del loro dovere. Sanno infatti che tale comportamento fa bene alla dedizione e all’impegno che il lavoratore metterà nello svolgere le sue mansioni. Si può fare di più. Si può investire il tempo, che le tecnologie fanno risparmiare nei processi di produzione per fornire sostegno e soluzione ai tanti problemi dei lavoratori estendendo così la responsabilità sociale dell’impresa.

Una piccola impresa ha deciso di effettuare un servizio di bus navetta da e per le scuole materne alle quali le sue lavoratici hanno affidato i figli durante l’orario di lavoro. Sempre più frequenti sono i casi di imprese che favoriscono la socializzazione dei lavoratori e delle loro famiglie, mettendo loro a disposizione locali attrezzati per attività sportive, ludiche, culturali…

effetti dannosi sulla salute e sull'ambiente

LA VITA NON MIGLIORALA VITA NON MIGLIORALA VITA NON MIGLIORALA VITA NON MIGLIORA CON L'AUMENTO CON L'AUMENTO CON L'AUMENTO CON L'AUMENTO DI MASCHERINE DI MASCHERINE DI MASCHERINE DI MASCHERINE

La nostra salute, e quella dell'ambiente in cui viviamo, sono costantemente minate dall'uso sconsiderato delle fonti fossili e dallo sfruttamento e spreco delle materie prime, realizzati direttamente per le relative lavorazioni ed indirettamente a causa dei rifiuti generati e dai necessari trattamenti cui questi sono sottoposti. Intervenire su questi elementi comporta immediate ricadute positive sulla salute nostra e del pianeta. Di conseguenza le imprese che fanno qualcosa di veramente concreto in questi campi danno evidenza della propria attenzione alle ricadute sociali (Responsabilità Sociale dell’Impresa) del proprio operato.

Inquiniamo con polveri sottili e ripariamo con l’uso di filtri nei sistemi di condizionamento; anche quelli delle auto, per incentivare il loro utilizzo e scorrazzare tranquilli in città e creare nuovo inquinamento con buona pace dei lattanti che nei loro carrozzini si trovano proprio all’altezza dei tubi di scappamento. A questo ripariamo con una bella mascherina sulla bocca dei bambini che così si preparano per bene a quando -in la con gli anni- saranno costretti ad andare in giro con la bombola dell'ossigeno a tracolla per dare una mano ai loro polmoni ben intrisi di catrame.

energia

CI STIAMO FUMANDO ILCI STIAMO FUMANDO ILCI STIAMO FUMANDO ILCI STIAMO FUMANDO IL PIANETAPIANETAPIANETAPIANETA

La riduzione delle quantità di energia utilizzata, o per lo meno la sua efficiente utilizzazione (indipendentemente dalla tipologia e dalla eco-compatibilità della fonte) produce positive ripercussioni sui costi di produzione ed in larga parte sull'ambiente. Ove le fonti di approvvigionamento fossero fossili (o comunque non rinnovabili) la riduzione della quantità di energia utilizzata comporterebbe immediatamente ripercussioni positive su salute ed ambiente, aumentando i vantaggi collegati a tale comportamento virtuoso.

Gli impianti di condizionamento ambientale (sostanzialmente riscaldamento in inverno e raffreddamento in estate) sono oramai presenti in quasi tutti i luoghi di lavoro ed anche nelle abitazioni, e la loro diffusione procede a ritmi tanto elevati che nel giro di pochi anni in Italia il consumo estivo di energia elettrica ha superato quello invernale, tanto da rendere necessaria la sensibilizzazione dei cittadini a non usarli troppo nelle giornate calde per evitare rischi di Black-Out. Nel quartier generale di una importante multinazionale giapponese a Tokio recentemente è stata infranta una secolare regola di etichetta che prevedeva che “in ufficio non ci si può togliere la giacca”. Ciò ha portato un sensibile ridimensionamento nell'uso dei condizionatori.

famiglie responsabilmente numerose

IL LUOGO MIGLIORE PEIL LUOGO MIGLIORE PEIL LUOGO MIGLIORE PEIL LUOGO MIGLIORE PER IMPARARE A R IMPARARE A R IMPARARE A R IMPARARE A VIVERE ED ESSERE UTIVIVERE ED ESSERE UTIVIVERE ED ESSERE UTIVIVERE ED ESSERE UTILI ALLA SOCIELI ALLA SOCIELI ALLA SOCIELI ALLA SOCIETÀTÀTÀTÀ

La serenità coniugale, la disponibilità di una rete sociale di supporto, la concezione della famiglia quale luogo primario per la crescita di buoni cittadini, sono il fertilizzante e gli ingredienti per lo sviluppo di famiglie numerose (quelle che si formano nell’esercizio della paternità e maternità responsabile e non quelle che sono conseguenza di semplici relazioni sessuali). E’ proprio in seno a queste famiglie che nasce la propensione alla sobrietà ed alla acquisizione di tutti gli altri valori utili affinché si sviluppi la cultura del ben-essere (BIL) in contrapposizione a quella del tanto-avere (PIL).

Ho un solo figlio perchè con quello che guadagno posso pagare solo 1 babysitter, 1 corso di nuoto, 1 bicicletta, 1 viaggio di studio all'anno per imparare le lingue, 1 motorino, 1 cellulare, 1 festa per la prima comunione, 1 abbonamento allo stadio, 1..... Lasciare mio figlio a giocare a pallone nel parcheggio vuoto del supermercato di fronte casa? È meglio iscriverlo alla scuola di calcetto. Devo comprargli una bici, mica posso fargli usare quella dismessa dal cuginetto più grande. E l’animatore per la festa di compleanno? E i regali di babbo natale? E quelli della befana? ecc? Ecc?

investimenti in Innovazione

UNA PRATICA FINANZIAUNA PRATICA FINANZIAUNA PRATICA FINANZIAUNA PRATICA FINANZIATA SOLO TA SOLO TA SOLO TA SOLO QUANDO FA QUANDO FA QUANDO FA QUANDO FA CRESCERE IL PILCRESCERE IL PILCRESCERE IL PILCRESCERE IL PIL

Introdurre innovazione pensando al BIL, sostenendone i necessari investimenti in assenza di finanziamenti pubblici, è cosa naturale per le imprese che hanno una visione non orientata al solo profitto economico. Il miglioramento dei prodotti e dei processi che ne deriva non solo riduce il consumo di risorse e migliora la qualità delle prestazioni dei lavoratori, ma incentiva l’introduzione di nuova tecnologia.

Una dinamica azienda grafica pugliese ha recentemente rinnovato completamente il suo sistema produttivo passando dalla quadricromia alla esacromia con tecnologie che consentono di annullare l'utilizzo di pellicole e solventi chimici (riduzione di materie prime e rifiuti ad alto costo di smaltimento) . Ora offre ai suoi clienti un prodotto di qualità migliore, ecologicamente più compatibile realizzato con un processo produttivo semplificato e più sano per i lavoratori. Il tutto ad un prezzo del prodotto finito minore. Per questa innovazione, l’imprenditore non ha cercato finanziamenti pubblici.

materie prime

CI STIAMO MANGIANDO CI STIAMO MANGIANDO CI STIAMO MANGIANDO CI STIAMO MANGIANDO IL PIANETAIL PIANETAIL PIANETAIL PIANETA

La riduzione del consumo di materie prime, o più in generale delle materie di ingresso a qualsiasi processo (produttivo e non), contribuisce direttamente alla riduzione della produzione di rifiuti, alla riduzione dei costi di approvvigionamento e di produzione ed ha ricadute immediatamente positive sull'ambiente da cui le materie prime provengono.

Dopo aver stampato un documento di prova ci si accontenta di separare la carta (usata da un lato) dal resto del pattume e ci si sente con la coscienza a posto per il solo fatto di aver praticato la “raccolta differenziata” dei rifiuti. Un professionista dopo una breve riflessione su questa questione ha deciso di dedicare una delle tre stampanti del suo piccolo studio alla sola stampa della carta già utilizzata, alimentandola con fogli già stampati da un lato. In un anno ha ridotto del 35% gli acquisti di carta formato A4. Quanto spende un'azienda in carta per stampanti?

miglioramento dei prodotti/processi

COMCOMCOMCOME RIDEFINIRE LA CATEE RIDEFINIRE LA CATEE RIDEFINIRE LA CATEE RIDEFINIRE LA CATENA DEL NA DEL NA DEL NA DEL VALOREVALOREVALOREVALORE

Grazie al contributo di persone motivate che lavorano in azienda, è possibile avviare il miglioramento dei prodotti/processi, che deve essere sempre accompagnato da buoni investimenti non solo orientati all'aumento della produzione ed all'abbattimento del prezzo. Il miglioramento così interpretato comporta che i prodotti/processi nuovi o modificati (meno inquinanti, meno “spreconi” di risorse, capaci di dare ritorni non solo economici al territorio locale) diventano portatori di valori che possono facilmente essere tramutati in componenti del prezzo, che il consumatore desidera “competitivo” anche se non “più basso”.

Recentemente il mercato delle lezioni private a domicilio, utile a far quadrare il bilancio familiare di docenti americani ed inglesi, è stato fortemente minato dall'offerta di “tele-lezioni” via internet da parte di docenti indiani. Le materie preferite sono quelle di tipo tecnico, ma l'offerta si va rapidamente allargando. Le tariffe orarie (comprensive dei costi di collegamento) sono da 4 a 10 volte inferiori a quelle disponibili sul mercato “tradizionale”. Se vorranno continuare a vendere le loro lezioni a domicilio i docenti dovranno arricchirle con “valore aggiunto” che giustifichi veramente il maggior costo richiesto.

necessità di reddito procapite

FACCIAMOCI BASTARE QFACCIAMOCI BASTARE QFACCIAMOCI BASTARE QFACCIAMOCI BASTARE QUELLO CHE UELLO CHE UELLO CHE UELLO CHE SERVE, IL DI PIÙ PEGSERVE, IL DI PIÙ PEGSERVE, IL DI PIÙ PEGSERVE, IL DI PIÙ PEGGIORA LA VITA.GIORA LA VITA.GIORA LA VITA.GIORA LA VITA.

L'autoproduzione di beni e, soprattutto, di servizi -specie quelli rivolti alla persona e alla gestione della propria abitazione-, la disponibilità di buoni rapporti e legami sociali con la comunità di appartenenza, la metamorfosi degli stili di vita: condivisione di beni e servizi, cultura del dono, pratica della solidarietà, riducono sensibilmente la necessità di reddito e con essa la necessità di tempo di lavoro. In questo modo si innesca il fantastico circolo virtuoso del ben-essere, contrapposto a quello vizioso del tanto-avere.

Lasciare i figli con una babysitter per andare a lavorare costa, talvolta anche più di quanto si guadagna nelle ore in cui i figli stanno con la babysitter. Cinque genitori che si mettano d'accordo per accudire a turno i propri figli dal lunedì al venerdì sicuramente guadagneranno meno, perchè lavoreranno un giorno in meno a testa alla settimana, ma grazie a quella giornata settimanale passata a casa potranno ridurre le loro esigenze di reddito, ......e non solo perchè non pagheranno più la babysitter.

nuova tecnologia

AL SERVIZIO DI PRODOAL SERVIZIO DI PRODOAL SERVIZIO DI PRODOAL SERVIZIO DI PRODOTTI E SOLUZIONI TTI E SOLUZIONI TTI E SOLUZIONI TTI E SOLUZIONI PRATICHE PER LA DECRPRATICHE PER LA DECRPRATICHE PER LA DECRPRATICHE PER LA DECRESCITA DEL PIL ESCITA DEL PIL ESCITA DEL PIL ESCITA DEL PIL SUPERFLUOSUPERFLUOSUPERFLUOSUPERFLUO

Grazie all’aumento della richiesta di prodotti e servizi a basso consumo di risorse e grazie al miglioramento dei processi, le imprese imparano a fare uso di nuove tecnologie per pensare e produrre prodotti che soddisfino i reali bisogni della comunità. Trattasi di un processo di apprendimento globale che ristabilisce il corretto rapporto tra domanda e offerta, dove la prima, non più vittima della seconda, ritorna a guidarla.

Purtroppo, ancora oggi, la nuova tecnologia è utilizzata per introdurre sul mercato prodotti che con la scusa di non essere inquinanti sono destinati comunque a diventare rapidamente rifiuti. I prodotti in plastica ricavati dal mais, ad esempio piatti e bicchieri, incentivano ancora di più il consumismo. Ci hanno detto: <<come non lo sapete? In 18 mesi si disfano completamente; non dobbiamo preoccuparci; ora possiamo consumarne ancora di più senza inquinare ed aiutando l’agricoltura>>.

nuovi prodotti

CHE SANNO DI “VECCHICHE SANNO DI “VECCHICHE SANNO DI “VECCHICHE SANNO DI “VECCHIO”O”O”O”

Le nuove tecnologie forniscono interessantissime opportunità a chi vuole introdurre nuovi prodotti coerenti con la logica della riduzione del consumo (spreco) di risorse. Prodotti a vita più lunga, che consumano meno energia, facilmente riusabili e riparabili (possibilmente ad opera dell’utilizzatore), producono benefici sulla fedeltà del consumatore. Le imprese possono uscire dal circolo vizioso dell'usa e getta (che mette il consumatore sempre più frequentemente nelle condizioni di cambiare marca) e puntare alla realizzazione di nuovi prodotti che rispondono ai reali bisogni dell’uomo di oggi e che per la loro realizzazione richiedono nuove figure professionali da occupare.

Hai bisogno di aiuto? Il prodotto appena acquistato non funziona? Chiama il numero verde, un efficiente operatore ti farà capire che è meglio comperarne un altro perchè i costi per portarlo al centro assistenza, i pezzi di ricambio, il mancato utilizzo, ti costano di più del nuovo modello ancora più efficiente del precedente. Quanto costerà alle generazioni future il nostro trasformare in rifiuti prodotti appena comprati che non possono essere riparati? Molti progettano, producono e vendono prodotti per un mondo peggiore.

nuovi stili di vita

INNOVARE I COMPORTAMINNOVARE I COMPORTAMINNOVARE I COMPORTAMINNOVARE I COMPORTAMENTI E ENTI E ENTI E ENTI E RECUPERARE QUELLI CHRECUPERARE QUELLI CHRECUPERARE QUELLI CHRECUPERARE QUELLI CHE E E E CONTRASTANO LA SOCIECONTRASTANO LA SOCIECONTRASTANO LA SOCIECONTRASTANO LA SOCIETÀ TÀ TÀ TÀ CONSUMISTICACONSUMISTICACONSUMISTICACONSUMISTICA

I buoni rapporti sociali, la frequentazione fra le famiglie, la pratica della sobrietà stimolano la riduzione degli atteggiamenti individualistici e l’affermazione della cultura del dono. Si determina così, specie nelle famiglie numerose, la nascita di uno stile di vita che pratica la solidarietà e le altre virtù in vista del bene comune.

Un papà a sua figlia di nove anni: << Aiuta tua sorella a mettere in ordine la stanza.>> La figlia al papà di quarantasei: <<Papà, è perché non sei tu ad aiutare la nonna a vestirsi e lo fai fare ad una estranea?>>

occupati

E' MEGLIO POCO LAVORE' MEGLIO POCO LAVORE' MEGLIO POCO LAVORE' MEGLIO POCO LAVORO RETRIBUITO O RETRIBUITO O RETRIBUITO O RETRIBUITO PER CIASCUNO CHE MOLPER CIASCUNO CHE MOLPER CIASCUNO CHE MOLPER CIASCUNO CHE MOLTO SOLO PER TO SOLO PER TO SOLO PER TO SOLO PER QUALCUNOQUALCUNOQUALCUNOQUALCUNO

L'aumento di occupati è per l’impresa segno tangibile della sua maggiore responsabilità sociale. L’incremento di occupati si può ottenere molto più attraverso la riduzione del tempo di lavoro procapite, che tramite il tradizionale meccanismo di incentivare nuovi insediamenti produttivi collegati alla introduzione di nuovi prodotti sul mercato.

Da quando hanno iniziato ad emanciparsi, le donne hanno chiesto, ed ottenuto, di lavorare come gli uomini (cioè un lavoro retribuito “full time” per ogni donna) invece che chiedere agli uomini di lavorare come le donne (un lavoro non retribuito “part time” per ogni uomo). Invece che raddoppiare fittiziamente il lavoro retribuito (con nuove esigenze di reddito per pagare sarte, asili nido, baby sitter, badanti, cibi precotti, collaboratrici domestiche, infermieri, idraulici, imbianchini, ecc....) sarebbe stato più saggio dividere il lavoro retribuito (ed il relativo reddito) fra uomini e donne e fare altrettanto con quello non retribuito!!!!

prezzi competitivi

PER QUALITÀ E NON PEPER QUALITÀ E NON PEPER QUALITÀ E NON PEPER QUALITÀ E NON PER QUANTITÀ R QUANTITÀ R QUANTITÀ R QUANTITÀ

Attraverso il miglioramento dei processi produttivi e la conseguente riduzione dei costi di produzione ma, ancor più, con l'introduzione di caratteristiche dei prodotti e dei processi produttivi e di vendita capaci di soddisfare esigenze diverse da quelle tradizionali, si possono innescare positivi meccanismi di competitività sul mercato, anche non necessariamente correlati con la riduzione del prezzo, con interessanti prospettive di ricavi.

Competitivo è il prezzo del sapone ecologico, biodegradabile, venduto a pezzi da tagliare come il salame e da ridurre in scaglie a casa al momento dell'uso, che non ha praticamente nessun imballaggio e che è completamente anidro (disidratato) in modo che nel volume di una scatola di scarpe ci stia l'equivalente potere detergente di dieci fustoni di detersivo tradizionale. Competitivo è il prezzo dei cereali per la colazione venduti a peso nei “distributori” dei supermercati, nella quantità desiderata ed in varie tipologie, praticamente senza generare rifiuti in scatole e confezioni.

prodotti che consumano ed inquinano di meno

I CONSUMATORI SANNO I CONSUMATORI SANNO I CONSUMATORI SANNO I CONSUMATORI SANNO COS’È IL BENE COS’È IL BENE COS’È IL BENE COS’È IL BENE COMUNECOMUNECOMUNECOMUNE

I consumatori cercano sempre più spesso prodotti che consumano ed inquinano meno, non solo al momento dell'uso ma per tutto il ciclo di vita. Le nuove tecnologie oculatamente impiegate sono lo strumento principale per costruire tali prodotti. Ovviamente purchè le imprese si pongano all'ascolto dei “veri bisogni” dei loro futuri clienti.

Le celle fotovoltaiche a semiconduttore dismesse, se non correttamente smaltite, inquinano tantissimo. E i consumatori lo sanno. Anche per tale motivo questa fonte di energia alternativa non si sviluppa in modo capillare. Ed è per questo che le imprese stanno investendo nella sperimentazione di celle fotovoltaiche organiche “biodegradabili”.

profitti

SONO MAGGIORI PER LESONO MAGGIORI PER LESONO MAGGIORI PER LESONO MAGGIORI PER LE IMPRESE CHE LI IMPRESE CHE LI IMPRESE CHE LI IMPRESE CHE LI SANNO DESTINARE ANCHSANNO DESTINARE ANCHSANNO DESTINARE ANCHSANNO DESTINARE ANCHE A CHI HA E A CHI HA E A CHI HA E A CHI HA CONSENTITO LORO DI PCONSENTITO LORO DI PCONSENTITO LORO DI PCONSENTITO LORO DI PERSEGUIRLIERSEGUIRLIERSEGUIRLIERSEGUIRLI

La riduzione dei costi e/o l’aumento dei ricavi contribuiscono sicuramente alla crescita degli utili di bilancio. Entrambi (costi e ricavi) si avvantaggiano della dedizione al lavoro delle persone. Cosa saggia è investire i maggiori utili, oltre che per remunerare il capitale, nella ricerca e nello sviluppo precompetitivo e nella formazione dei lavoratori (crescita culturale ed apprendimento di nuove prassi e tecnologie). Ci sono imprese ancora più sagge che destinano una parte dei loro utili a quelle azioni sul territorio che fanno crescere il valore del loro bilancio sociale. L’aumento della fiducia dei lavoratori e dei territori nei confronti dell’impresa è un acceleratore di qualsiasi tipo di profitto (economico incluso).

Le cooperative argentine che hanno preso in gestione gli impianti delle industrie fallite nel periodo del crac economico dimostrano, pur con tanti limiti, come si possa distribuire reddito ai lavoratori, distribuire serenità alle famiglie ed alle comunità, distribuire tasse alle municipalità, distribuire prodotti e servizi ai clienti......, facendo tornare a funzionare aziende che erano state chiuse solo perchè incapaci di distribuire dividendi

responsabilità sociale dell'impresa

QUESTA VOLTA NON BASQUESTA VOLTA NON BASQUESTA VOLTA NON BASQUESTA VOLTA NON BASTA L’ISO TA L’ISO TA L’ISO TA L’ISO “BOLLINO BLU”“BOLLINO BLU”“BOLLINO BLU”“BOLLINO BLU”

Oltre ai “tradizionali” meccanismi di attenzione alla salute ed all'ambiente, le nuove soluzioni a favore della qualità della vita dei lavoratori (maggior tempo libero, migliore occupazione, ritmi e tempo di lavoro, ecc...) divengono elementi di reale misurazione della Responsabilità Sociale dell'Impresa (RSI) con conseguenti ricadute positive in termini di visibilità dell'etica delle imprese.

Sino ad oggi, mai nessun consumatore si è preso la briga di leggere le “Politiche per la Qualità”, se pur diffuse pubblicamente alla stregua dei Bilanci Sociali. Dopo l'epoca della certificazione ISO9001 e della Qualità fatta a tavolino, potremmo arrivare a simili situazioni anche per la SA8000? NO! Il consumatore è estremamente più sensibile oggi ai temi dell'Etica d'Impresa di quanto non lo sia mai stato rispetto ai temi della Qualità di processo. E' già accaduto che i consumatori (specie se associati in gruppi di pressione) abbiano contestato il contenuto “di facciata” di taluni “Bilanci Sociali”.

ricavi

SARANNO SEMPRE CRESCSARANNO SEMPRE CRESCSARANNO SEMPRE CRESCSARANNO SEMPRE CRESCENTI SE ENTI SE ENTI SE ENTI SE IL IL IL IL CONSUMATORE SA COME CONSUMATORE SA COME CONSUMATORE SA COME CONSUMATORE SA COME VERRANNO VERRANNO VERRANNO VERRANNO IMPIEGATIIMPIEGATIIMPIEGATIIMPIEGATI

I ricavi delle imprese aumentano grazie a scelte di competitività (quali-quantitativa), a strategie di prezzo e anche per il valore etico percepito dai consumatori. Tale visibilità aiuta a realizzare maggiori vendite in quanto il consumatore trova nella marca quei valori morali e sociali che desidera condividere. I vantaggi per le imprese non sono solo economici ma anche patrimoniali per effetto della fidelizzazione del cliente.

Pensate alle tesi di laurea, matrimoni, cresime e battesimi di cui avete memoria negli ultimi 2 anni. Cosa avete regalato? Era una marca importante? Di quale “lista” vi siete serviti? Eppure da qualche tempo si sente dire: << non acquistare nulla, “abbiamo fatto una adozione a distanza”, “stiamo partecipando alla costruzione di un ospedale nel Sud del mondo” il tuo regalo sia un contributo a questa iniziativa>>. In molte ricorrenze è sempre più frequente ricevere, come bomboniera, articoli d'artigianato locale o equosolidale o realizzati da una cooperativa di ex carcerati.

ricchezza di beni

LA DIFFERENZA FRA DOLA DIFFERENZA FRA DOLA DIFFERENZA FRA DOLA DIFFERENZA FRA DOVER COMPRARE E VER COMPRARE E VER COMPRARE E VER COMPRARE E SAPER FARESAPER FARESAPER FARESAPER FARE

Il vero povero è colui che non sa (o peggio ha scientemente deciso, pur avendone le possibilità cognitive, intellettuali e fisiche, di non voler) produrre nulla autonomamente: dal cibo, alla pulizia e manutenzione della casa, ad un giocattolo, ecc... Questa categoria di poveri non tiene conto di ciò a cui sta rinunciando in termini di soddisfazione, gioia, amicizia, affetto; tutte cose che fanno bene alla salute e che sono disponibili gratuitamente nel gesto di autoprodursi beni: la salsa, il vino, la pitturazione di una stanza, il lavaggio della propria auto, ecc.. Queste esperienze di autoproduzione, molto utili soprattutto alle nuove generazioni, ci consentono di comprendere che la ricchezza deriva dalla minore dipendenza dal mercato e sono alla base di un Nuovo Stile di Vita orientato verso la Condivisione, la Solidarietà, la pratica del Dono.

Quanti di noi hanno costruito con il proprio figlio un aquilone? Un intero pomeriggio di prove, ma poi il volo ha riempito di gioia nostro figlio. Il suo aquilone volava bene come quelli dei suoi compagni di gioco. E come lo abbiamo aiutato a superare la crisi che ha avuto quando è stato deriso dai suoi compagni che gli hanno detto che il loro, esteticamente, era più bello? Gli abbiamo detto di rispondere con orgoglio ai suoi compagni che il loro papà era più bello e più bravo del negoziante.

richiesta di prodotti e servizi a basso consumo di risorse

CI MUOVIAMO VELOCI MUOVIAMO VELOCI MUOVIAMO VELOCI MUOVIAMO VELOCEMENTE VERSO LA CEMENTE VERSO LA CEMENTE VERSO LA CEMENTE VERSO LA “RESPONSABILITÀ SOCI“RESPONSABILITÀ SOCI“RESPONSABILITÀ SOCI“RESPONSABILITÀ SOCIALE DEL ALE DEL ALE DEL ALE DEL CONSUMATORE”CONSUMATORE”CONSUMATORE”CONSUMATORE”

Il Consumatore diventa “critico e responsabile”; forse prima ancora delle imprese. Si preoccupa di capire come il suo consumo incida sul proprio ben-essere e su quello degli altri e sceglie cosa acquistare in tale logica. Ciò deriva dalla sua accresciuta cultura e pratica del Bene Comune ed immediatamente impatta sulle scelte delle imprese in materia di Nuove Tecnologie, le quali sono alla base della progettazione-produzione di tali Prodotti/Servizi.

In alcune cittadine hanno sostituito lo scuolabus con il pedibus. I ragazzini vengono prelevati alle stesse fermate ma non da un mezzo di trasporto. Per salire sul pedibus basta darsi la mano ed allungare la catena umana. Lo scuolabus è dedicato solo a chi abita molto lontano. I minori costi (autisti, manutenzione mezzi, carburanti, ecc…) sono stati reinvestiti in giubbotti ad alta visibilità e corsi di educazione stradale. I genitori che prima accompagnavano (tutti i giorni) i loro figli, oggi fanno a turno (circa una volta ogni venti giorni) come conduttori del pedibus. Ovviamente esiste una regola ferrea: il pedibus funziona con qualsiasi condizione atmosferica. Se la scuola è aperta il pedibus fa servizio, e chi si abbona lo deve usare anche con la pioggia!!!

rifiuti

QUELLO CHE NON DOBBIQUELLO CHE NON DOBBIQUELLO CHE NON DOBBIQUELLO CHE NON DOBBIAMO PIÙ AMO PIÙ AMO PIÙ AMO PIÙ PRODURREPRODURREPRODURREPRODURRE

La riduzione dei rifiuti è immediata conseguenza della riduzione dell'uso di materie prime e di energia, nonché del riuso di esternalità messe a disposizione da terzi. Il progressivo diminuire dei rifiuti comporta un beneficio sull'ambiente, innalza la qualità della salute, diminuisce i costi di produzione e quelli dei servizi pubblici collegati con la raccolta e lo smaltimento.

Un giovane papà appena ha saputo che a sua figlia, alla mensa dell'asilo, davano ogni giorno un sacchetto con posate, bicchiere e tovagliolo tutto rigorosamente “usa e getta” le ha regalato un astuccio da “pic-nic” contenente tutto il necessario, pretendendo che le educatrici le insegnassero il suo corretto uso. La piccola ha rapidamente imparato che è suo compito, tornata a casa, lavare il tutto e riporlo in cartella per il giorno dopo.

scambio di esternalità fra le imprese

NESSUN BARATTO, NIENNESSUN BARATTO, NIENNESSUN BARATTO, NIENNESSUN BARATTO, NIENTE EVASIONE DI TE EVASIONE DI TE EVASIONE DI TE EVASIONE DI TASSE, MA VERO DONOTASSE, MA VERO DONOTASSE, MA VERO DONOTASSE, MA VERO DONO

Uno dei principali meccanismi virtuosi che le imprese socialmente responsabili realizzano è quello dello scambio di esternalità, sempre più efficace quando esiste la fiducia reciproca. Lo scambio di esternalità fra le imprese si configura per il sistema produttivo come corrispondente allo stile di vita degli individui, basato sulla condivisione dei beni e servizi, sulla cultura del dono e la pratica della solidarietà. Questo scambio non è baratto, cioè scambio senza danaro di prestazioni professionali (che ad esempio si fanno vicendevolmente un avvocato con un ingegnere, eludendo tra l'altro le tasse), ma una liberalità vera e propria che ciascuna impresa realizza a vantaggio della “comunità” delle imprese.

E' il caso in cui un dipendente di una azienda, che si sposta in missione fra due città, offre un passaggio (semmai anche a fronte di un sovracosto per sè e la sua impresa in termini di tempo e di variazione di percorso) ad un dipendente di un'altra impresa che altrimenti avrebbe dovuto usare un'altra autovettura aumentando con i suoi consumi il PIL superfluo. Ovviamente si tratta di una vera e virtuosa esternalità solo se la seconda azienda non si arricchisce indebitamente facendosi rimborsare dal suo cliente costi non sostenuti.

sobrietà ed altre virtù utili alla società

PER SAPER FARE LE SCPER SAPER FARE LE SCPER SAPER FARE LE SCPER SAPER FARE LE SCELTE DELLELTE DELLELTE DELLELTE DELLA VITA A VITA A VITA A VITA CON AUTONOMIA E RESPCON AUTONOMIA E RESPCON AUTONOMIA E RESPCON AUTONOMIA E RESPONSABILITÀONSABILITÀONSABILITÀONSABILITÀ

Quando si vive in una famiglia numerosa e si hanno altri fratelli o sorelle con i quali condividere i giochi, l’abbigliamento, il tavolo per studiare, l’accesso ad internet, la tv, ecc; quando, grazie ai rapporti con le altre famiglie (ad esempio quelle dei compagni di scuola dei nostri figli), entriamo in contatto con le difficoltà familiari o di lavoro degli altri, allora, impariamo più in fretta ad apprezzare il valore di quello che possediamo e a vivere le virtù sociali che abbiamo dimenticato: la sobrietà, l’ordine, la cura per le piccole cose, la solidarietà, l’ascolto, la giustizia, il servizio, l’onestà, l’umiltà, la libertà, la responsabilità, l’amore, ….

Per combattere l’odierna società che promuove sistematicamente e sin dalla scuola materna, l’arrivismo, la competizione e l’individualismo, un gruppo di genitori si è organizzato ed ha dato vita ad una scuola da loro gestita. Con amore e spirito di solidarietà espressi in questa forma organizzata e collettiva, ogni anno riescono a tenere in vita la scuola ed a trovare i fondi necessari per erogare borse di studio per le famiglie che desiderano accedere a tale scuola ma non hanno i mezzi economici per farlo.

stress

LA MALATTIA CHE CI SLA MALATTIA CHE CI SLA MALATTIA CHE CI SLA MALATTIA CHE CI SIAMO CERCATI IAMO CERCATI IAMO CERCATI IAMO CERCATI

La riduzione del tempo dedicato (direttamente o indirettamente) al lavoro retribuito ed il conseguente aumento del tempo per la famiglia, per gli amici, per i rapporti sociali, ecc...., unitamente alla minore ricerca di reddito, comportano sicuramente una riduzione dello stress con conseguente beneficio sulla salute.

Se in passato un bimbo aveva il mal di pancia a scuola la “scuola” si adoperava per prendersene cura fino al termine delle lezioni, semmai tenendolo in custodia fuori dalla classe con una bella borsa dell'acqua calda sul pancino. Oggi il bimbo, direttamente lui, telefona, con il suo cellulare, a genitori e/o ai nonni che si precipitano anche da grandi distanze (10-20-40 Km) per prenderlo e portarlo a casa o per “darlo in custodia” a qualcun altro!!! Sospendendo riunioni, attività lavorative, stravolgendo programmi di lavoro domestico, ecc... Il cellulare, dato al bambino per essere tranquilli, aumenta invece il nostro stress.

tempo di lavoro

LAVORARE MENO, GUADALAVORARE MENO, GUADALAVORARE MENO, GUADALAVORARE MENO, GUADAGNARE MENO, GNARE MENO, GNARE MENO, GNARE MENO, ESSERE PIÙ RICCHIESSERE PIÙ RICCHIESSERE PIÙ RICCHIESSERE PIÙ RICCHI

Consumare meno risorse significa, anche e sicuramente, consumare meno tempo di lavoro. Questo può essere molto vantaggioso per il lavoratore purché si siano innescati meccanismi di riduzione della necessità di reddito. E per innescare tali meccanismi è sufficiente avere più tempo a disposizione per la famiglia, per la comunità, per gli interessi personali, ecc., che tra le altre cose fa ridurre la spesa in psicofarmaci per curare lo stress. Del minor tempo di lavoro si possono avvantaggiare gli inoccupati e i lavoratori disoccupati.

Come reagiremmo se chiamando il nostro consulente alle 12,30 al suo studio o al cellulare ci sentissimo rispondere dalla segreteria telefonica con questo messaggio registrato: “Svolgo l’attività professionale dalle 8:00 alle 12:00 e dalle 18:00 alle 20:00; dalle 12:00 alle 18:00 non sono disponibile poiché impegnato a prendere i miei figli da scuola, pranzare con loro e mia moglie, e poi aiutarli nello studio. Si prega di richiamare. Grazie.”

tempo per attività sociali, politiche, culturali, spirituali, di volontariato, sport

NON AVERNE SIGNIFICANON AVERNE SIGNIFICANON AVERNE SIGNIFICANON AVERNE SIGNIFICA RINUNCIARE A RINUNCIARE A RINUNCIARE A RINUNCIARE A CRESCERE COME PERSONCRESCERE COME PERSONCRESCERE COME PERSONCRESCERE COME PERSONA A A A

La disponibilità di “tempo libero” sottratto al “tempo di lavoro” porta naturalmente ad una maggiore partecipazione ad attività utili per sè e per la comunità. Queste attività fanno crescere la persona (umanamente e spiritualmente), riducono lo stress e fanno aumentare ulteriormente il desiderio di dedicare loro tempo. Se poi queste attività sono fatte grazie all’impresa per la quale si lavora cresce sia il livello di fedeltà e di dedizione al lavoro sia il tasso di Responsabilità Sociale presente nel sangue dell’imprenditore.

Una impresa pugliese che opera nell'agguerrito mondo dell'ICT da anni partecipa (direttamente e/o fornendo ai suoi collaboratori le possibilità di farlo singolarmente) ad iniziative no profit sui temi più diversi. I collaboratori di questa impresa “fanno” la Responsabilità Sociale della loro azienda e si muovono sul territorio stringendo legami che servono sicuramente all'impresa stessa ma ancor più a loro ed alla comunità in cui l'impresa opera.

tempo per dare attenzione ai bisogni delle persone

L’INDIFFERENZA È CIÒL’INDIFFERENZA È CIÒL’INDIFFERENZA È CIÒL’INDIFFERENZA È CIÒ CHE FA MORIRE LE CHE FA MORIRE LE CHE FA MORIRE LE CHE FA MORIRE LE PERSONE … E LE IMPREPERSONE … E LE IMPREPERSONE … E LE IMPREPERSONE … E LE IMPRESESESESE

L’impresa che pone la giusta attenzione ai suoi dipendenti investe ordinariamente molto tempo all’ascolto dei loro bisogni. In cambio riceve maggiore fedeltà ed impegno lavorativo. Per tutti, il tempo “liberato” dal lavoro retribuito diventa tempo utile per dare attenzione all’altro: al vicino di casa, all’amico, al parente, al collega, al dipendente, al superiore, al cliente, al fornitore.

Una donna, manager di una media impresa, dopo un periodo di lavoro a tempo pieno, ha ottenuto di poter lavorare part-time per accudire la madre anziana. Tornata a lavorare a tempo pieno, si è resa disponibile a lavorare di più del dovuto per consentire ad una sua collaboratrice di usare il part-time per evitare di dover lasciare accudire il figlio neonato da una babysitter.

tempo per la famiglia

UN BENE CHE NON SI PUN BENE CHE NON SI PUN BENE CHE NON SI PUN BENE CHE NON SI PUÒ COMPRARE MA UÒ COMPRARE MA UÒ COMPRARE MA UÒ COMPRARE MA CHE È LA MATERIA PRICHE È LA MATERIA PRICHE È LA MATERIA PRICHE È LA MATERIA PRIMA MA MA MA DELLA DELLA DELLA DELLA SOCIETÀSOCIETÀSOCIETÀSOCIETÀ

Il più importante obiettivo della riduzione del tempo di lavoro è quello dell'aumento del tempo dedicato alla famiglia. I benefici di questa scelta sono visibili sin da subito dalle persone sagge, ed in età avanzata per quelle meno sagge. In realtà se ne avvantaggiano tutti: moglie, marito, figli, amici, colleghi, imprese e società; la generazione presente e di quelle che verranno.

Due conti molto empirici (considerando le variazioni di durata della vita media, le abitudini scolastiche, i metodi di studio, i modi ed i tempi del lavoro, le caratteristiche abitative e la composizione dei nuclei familiari; del come si passa il tempo di non lavoro e di riposo, ecc...) per accorgersi che la generazione dei nostri nonni ha passato circa il 40% della propria vita accanto ai propri genitori. Quella dei nostri genitori il 25%. La nostra generazione il 15%. Per i nostri figli stimiamo il 10% se tutto va bene. Inoltre la generazione dei nostri nonni ha passato buona parte di quel 40% della sua vita ad ascoltare e parlare coi propri genitori. I nostri figli? A guardare la TV.

tempo per svolgere il ruolo educativo verso i figli

IL FATTO CHE NON BASIL FATTO CHE NON BASIL FATTO CHE NON BASIL FATTO CHE NON BASTI MAI NON TI MAI NON TI MAI NON TI MAI NON GIUSTIFICA LA SCELTAGIUSTIFICA LA SCELTAGIUSTIFICA LA SCELTAGIUSTIFICA LA SCELTA DI NON DI NON DI NON DI NON CERCARNE SEMPRE DI PCERCARNE SEMPRE DI PCERCARNE SEMPRE DI PCERCARNE SEMPRE DI PIÙIÙIÙIÙ

Il compito di educare i propri figli, specie in una civiltà in cui tutti (scuola, televisione, libri, internet, ecc....) tramite continue esemplificazioni danno modelli da seguire (tutti impregnati della cultura individualista dominante) non condivisibili, è un compito ampio che richiede tempo, preparazione ed una responsabilità non delegabile a nessuno. I genitori che interpretano dignitosamente tale ruolo rendono un servizio all’intera società.

“E' vero, tuo padre e tua madre non sono mai in casa, ma con i soldi che guadagnano ti permettono di andare al college, di studiare all'estero, ti comprano tutte quello che serve alla tua crescita culturale, compreso l'abbonamento ai canali televisivi tematici. Cosa vuoi di più per la tua educazione? Che mostro che sei diventato; proprio come ti volevano mamma e papa.”

visibilità ed immagine etica dell’impresa

SE SI OPERA PER IL BSE SI OPERA PER IL BSE SI OPERA PER IL BSE SI OPERA PER IL BENE COMUNE SI ENE COMUNE SI ENE COMUNE SI ENE COMUNE SI VIVE PIÙ A LUNGOVIVE PIÙ A LUNGOVIVE PIÙ A LUNGOVIVE PIÙ A LUNGO

Sia le azioni tangibili, intraprese dalle aziende nella direzione del bene per le persone e per l’ambiente (sintetizzate nel concetto di Responsabilità Sociale d'Impresa), sia le azioni orientate allo scambio di esternalità con e fra altre imprese e soggetti, contribuiscono al miglioramento della visibilità ed immagine etica delle imprese che le praticano. Le imprese più visibili, perchè eticamente corrette, sono fortemente premiate dal mercato.

Una azienda multinazionale a seguito di campagne di boicottaggio da parte di associazioni di consumatori, pur in assenza di una sensibile riduzione dei volumi di vendita, ha deciso di cambiare la sua strategia di produzione adeguandola alle richieste delle associazioni. Perché lo ha fatto? I suoi dipendenti si vergognavano di farne parte: l’azienda stava perdendo molto di più che una percentuale di fatturato.

DAL PRODOTTO INTERNO LORDO AL BENESSERE INTERNO LORDO

APPENDICE 2 DAL PRODOTTO INTERNO LORDO AL BENESSERE INTERNO LORDO

“L’uomo che nella sua caparbia sregolatezza si accanisce a voler cercare nell’ambizione o nel piacere il suo supremo acquietamento

o compimento, cammina a grandi passi sulla strada della disperazione.”

(Josef Pieper)

DAL PRODOTTO INTERNO LORDO AL BENESSERE INTERNO LORDO

DAL DESIDERIO SFRENATO DI POSSEDERE, AI NUOVI COMPORTAMENTI CHE FANNO CRESCERE IL BIL

Il fenomeno del consumismo di cui siamo protagonisti, ormai da diversi anni, ci vede tutti impegnati in una corsa senza ostacoli all’avere anziché all'essere. È innegabile come il contesto sociale venutosi a creare per effetto della globalizzazione influenzi ogni giorno sempre di più il nostro stile di vita. Il desiderio sfrenato di possedere per consumare e divertirsi consumando, ci impedisce di riconoscere e distinguere chiaramente i nostri reali bisogni e le forme, antiche e nuove, con le quali vanno soddisfatti. Abbiamo tutti l’ossessione di innovare, non per giungere ad un maggiore benessere (individuale e sociale), ma per aumentare la disponibilità di merci ed il loro consumo smisurato. I prodotti diventano a buon mercato, veloci, sicuri, facili da usare, a favore della salute, leggeri e piccoli, e addirittura amici dell’ambiente. Allora perché porsi dei limiti? La cultura del consumo non prevede, non ammette, non ipotizza limiti. Tutto è illimitato, tutto e senza fine. Compreso l'ambiente, le risorse naturali, l'energia. La sfida culturale, che oggi il consumismo ci impone, deve essere affrontata da ciascuno di noi con maggiore incisività e determinazione, soprattutto se si considerano le generazioni future, le quali rischiano di dover vivere in un ambiente naturale depredato a causa delle nostre attuali scelte di vita, tutte tese ad un consumo eccessivo e disordinato. Sì, trattasi proprio di una sfida culturale, e non altro, da vincere a tutti i livelli perché non ci si può più fidare neanche della scuola e dell’università, in quanto anche queste sono tutte

DAL PRODOTTO INTERNO LORDO AL BENESSERE INTERNO LORDO

impegnate ad insegnare ai nostri figli le regole del mercato, i criteri di efficienza, a discapito della formazione umana. Sembra proprio che il disequilibrio tra il desiderio di (fornire ed acquisire) capacità tecniche e lo sviluppo morale rappresenti la questione cruciale della crisi della nostra epoca. Una sfida <<legata alla sfera dei comportamenti e degli stili di vita, individuali e comunitari. Il consumo responsabile, il coinvolgimento personale e l’autolimitazione (Langer), il perfezionamento spirituale (Tolstj) vanno nella direzione della sobrietà e della austerità della lotta agli sprechi ecc. L’idea è quella di poter “decolonizzare” le menti dai messaggi consumistici e riconoscere i propri autentici e genuini bisogni e desideri, cosi da sottrarci ai condizionamenti del mercato.>>3 Abbiamo bisogno, quindi, di beni materiali primari dei quali non possiamo fare a meno e che costituiscono le condizioni basilari per la nostra esistenza; questi beni sono assolutamente indispensabili per alimentarsi, per comunicare, per associarsi e poter sviluppare la dimensione umana e spirituale che è in ognuno di noi. L'uomo, infatti, ha bisogni, certamente, non limitati al solo “avere” perché la sua natura e la sua vocazione sono in relazione inscindibile con il Dio creatore. L’uomo necessita di risorse morali, <<che oggi sono, per così dire, la più importante materia prima per l’esistenza del presente e per rendere possibile un futuro in cui valga ancora la pena di essere uomo.>>4 Dobbiamo operare una scelta culturale ed imparare, quanto prima, a praticare “nuovi” stili di vita <<ispirati alla sobrietà, alla temperanza, all'autodisciplina, sul piano personale e sociale, per uscire dalla logica del mero consumo e promuovere forme di produzione agricola e industriale che rispettino l'ordine della creazione e soddisfino i bisogni primari di tutti>>5.

3 Paolo Cacciari – giugno 2006 4 Card. Joseph Ratzinger – Conferenza per l’ottavo centenario della

nascita di S. Antonio da Padova 5 Compendio Dottrina Sociale della Chiesa n. 486

DAL PRODOTTO INTERNO LORDO AL BENESSERE INTERNO LORDO

Tra le poche proposte che muovono in questa direzione si distingue quella della “decrescita felice” elaborata da Maurizio Pallante che in merito ci piace sintetizzare così: aumentare la produzione di beni (che stanno a significare capacità, ordine, misura, sobrietà) e ridurre quella delle merci (incapacità, disordine, dismisura, esagerazione). << La strada verso un rapporto più equilibrato con le cose e il consumo è molto più simile ad un “disapprendimento” e ad una “disintossicazione”. Il cambiamento di cui abbiamo bisogno non è semplicemente soggettivo, nel senso che non avviene semplicemente nella mente del singolo individuo. È piuttosto qualcosa che avviene nelle relazioni e nelle interazioni tra più persone e soggetti. Il problema mi sembra dunque quello di ricreare forme di socialità che indeboliscano la coazione del consumo, rafforzando altre fonti d’identità e di sicurezza. Dobbiamo costruire un senso del limite e della misura incorporato , intrinseco nel nostro modo di vivere, di relazionarci, di definirci socialmente e culturalmente…. Perché vogliamo contrapporre al desiderio illimitato di una ricchezza economica e di status, un desiderio altrettanto forte di una ricchezza della propria esistenza, delle nostre relazioni, dei nostri affetti, del piacere di vivere assieme e non in competizione con gli altri>>6 e cioè il desiderio del BIL. E sarà quindi, il nostro nuovo stile di vita, che determinerà le future scelte della produzione delle merci (cioè: prodotti e servizi che passano attraverso una intermediazione commerciale) e dei beni, dei consumi, dei risparmi e degli investimenti. E’ bene ricordare a noi tutti che siamo persone capaci, mentre il consumismo è per persone incapaci; perché queste ultime non sapendo far nulla hanno bisogno di comprare tutto e anche del tutto pronto (primi surgelati, omogeneizzati, ecc.), mentre più sappiamo fare, e meno bisogno abbiamo di merci. La vera ricchezza continua ad essere quella del saper fare e non quella basata sul danaro per poter acquistare merci.

6 Marco Deriu – giugno 2005

DAL PRODOTTO INTERNO LORDO AL BENESSERE INTERNO LORDO

<<Ciascuno di noi è ricco in proporzione al numero delle cose delle quali può fare a meno>>.7 Tutti (i politici in prima linea) parlano di crescita, ma di cosa? Quello che dobbiamo intendere, non avendo ricevuta altra risposta, è che tutti parlano banalmente del PIL, (indicatore che misura il valore monetario delle merci scambiate), e che in realtà tutti parlano di sostenere con adeguate risorse dello Stato, quel processo irrefrenabile di produzione ed accumulazione di prodotti e servizi. Tutti coloro che ci governano e che ci hanno governato ci vogliono propinare la “società della crescita”; ma è sostenibile? La risposta la possiamo prendere in prestito da Serge Latouche8: << la società della crescita non è auspicabile per almeno tre motivi: perché incrementa le disuguaglianze e le ingiustizie, perché dispensa un benessere largamente illusorio, e perché non offre una possibilità di vita conviviale neppure ai “benestanti”. E’ una antisocietà malata della propria ricchezza, e il miglioramento del tenore di vita di cui crede di beneficiare la maggioranza degli abitanti dei paesi del nord si rivela sempre più un’illusione. Indubbiamente molti possono spendere di più per acquistare beni e servizi mercantili, ma dimenticano di calcolare una serie di costi aggiuntivi che assumono forme diverse, non sempre monetizzabili, legate al degrado della qualità dell’aria, dell’acqua, dell’ambiente, spese di “compensazione” e riparazione imposte dalla vita moderna (farmaci, trasporti, intrattenimento), o determinate dall’aumento dei prezzi di generi divenuti rari (l’acqua in bottiglie, l’energia, il verde..). Difatti, mentre si cresce da un lato, dall’altro si accentuano le perdite. In altri termini, in queste condizioni la crescita è un mito, persino all’interno dell’immaginario dell’economia del benessere, se non della società dei consumi!>> Tutti i generosi ed altruisti politici, di sinistra-centro e di destra-centro, desiderano per noi la “felicità”. Ma, attenzione, per loro quella vera è quella basata sul PIL; il loro amore per i cittadini si concretizza nel renderci disponibile una eccessiva quantità 7 H.D. Thoreau 8 Le Monde Diplomatique – novembre 2003

DAL PRODOTTO INTERNO LORDO AL BENESSERE INTERNO LORDO

di merci di ogni tipo; merci da consumare che presto sostituiremo con da altre merci che ci daranno una falsa sensazione di appagamento che durerà sempre meno della precedente e così via. Che politici illuminati sono quelli che scegliamo! In futuro dovremo scegliere non quelli che ci promettono una crescita del PIL ma quelli che si impegnino alla crescita del BIL; e cioè il benessere per tutti che si ottiene eliminando il PIL superfluo.

DAL PRODOTTO INTERNO LORDO AL BENESSERE INTERNO LORDO

DA UN’IMPRESA MIOPE AD UNA IMPRESA SOLIDALE CHE CONTRIBUISCE AL BENE COMUNE.

Risorse naturali << Le risorse sono nella natura quantitativamente scarse e ciò implica, di necessità, che ogni soggetto economico singolo, così come ogni società, debba escogitare una qualche strategia per impiegarle nel modo più razionale possibile, seguendo la logica dettata dal principio di economicità. Da ciò dipendono sia l'effettiva soluzione del problema economico più generale, e fondamentale, della limitatezza dei mezzi rispetto ai bisogni individuali e sociali, privati e pubblici, sia l'efficienza complessiva, strutturale e funzionale dell'intero sistema economico. Tale efficienza chiama direttamente in causa la responsabilità e la capacità di vari soggetti, quali il mercato, lo Stato e i corpi sociali intermedi.>>9 Pertanto anche per le imprese, ridurre i consumi (energia, materie prime, ecc.) non è solo un bisogno per essere più competitivi nel prezzo, bensì un dovere. Svolgere in maniera efficiente l'attività di produzione è un dovere per le imprese, in quanto chiamate responsabilmente ad evitare lo spreco di risorse; perché? perché non è accettabile, ed è illecita moralmente, una crescita economica ottenuta a discapito di interi popoli e soprattutto delle future generazioni. Le imprese partono purtroppo dal presupposto, rivelatosi errato, che esiste una quantità illimitata di energia e di 9 Compendio Dottrina Sociale della Chiesa n. 346

DAL PRODOTTO INTERNO LORDO AL BENESSERE INTERNO LORDO

risorse da utilizzare. Molti credono che la loro rigenerazione sia possibile nell'immediato. Tutti, o quasi tutti, trascurano gli effetti negativi delle manipolazioni dell'ordine naturale. Ogni attività d’impresa deve preoccuparsi della cura dell'ambiente e prevederne i relativi costi. Le imprese devono avere ben presente che le risorse naturali sono limitate e alcune non sono rinnovabili. L'attuale ritmo di sfruttamento compromette seriamente la disponibilità di alcune risorse naturali per il tempo presente e per il futuro. Il problema ecologico, che viviamo sotto i nostri occhi, richiede, per essere risolto, che l'attività umana ed in particolare quella economica, rispetti maggiormente e seriamente l'ambiente, sino a rinunciare a perseguire quelle forme di sviluppo che non consentono di tutelarlo. Il capitale umano creativo Questa sembra essere la migliore definizione che il mondo dell’impresa attribuisce ai lavoratori. Ma gli esseri umani possono essere ridotti al solo concetto di “fattore di produzione”? Anche se molti imprenditori riconoscono quanto sia utile, alla maggiore efficienza dell’impresa, un integrale sviluppo della persona umana (che include la dimensione del lavoro e contemporaneamente altre dimensioni quali ad esempio quella contemplativa o affettiva), non sempre, quando si progettano piani di sviluppo e d’innovazione si riscontrano scelte coerenti (investimenti) con tale opportunità. Purtroppo, ancora oggi, in alternativa ad azioni concrete che consentirebbero il rispetto della dignità umana dei lavoratori, imprenditori e dirigenti continuano ciecamente a destinare i loro investimenti (di tempo e finanziari) al

DAL PRODOTTO INTERNO LORDO AL BENESSERE INTERNO LORDO

raggiungimento di obiettivi di efficienza basati sull’immagine esterna, alla rivalutazione del capitale, a nuovi mezzi di produzione e cosi via; in poche parole continuano a tenere esclusivamente conto dell'obiettivo economico dell'impresa trascurando gli obiettivi delle persone. La loro cecità non gli consente di vedere nelle persone il vero patrimonio dell'azienda nonché il fattore critico di successo. E questo perché la creatività delle persone non trova risposta negli aspetti oggettivi, tecnici, operativi del lavoro bensì nella conoscenza dei lavoratori, nella loro capacità di relazionarsi, di apprendere, di affrontare le novità, nel saper lavorare insieme e condividere e raggiungere obiettivi comuni. Ancora oggi, quando si parla di produzione, tutti sono orientati all’oggetto e nessuno al soggetto. Sappiamo tutti che l'obiettivo dell'impresa deve essere realizzato in termini e con criteri economici, ma, parimenti, riconosciamo tutti che non devono essere trascurati gli autentici valori che permettono lo sviluppo concreto della persona e della società. In questa visione personalista e comunitaria, «l'azienda non può essere considerata solo come una "società di capitali"; essa, al tempo stesso, è una "società di persone", di cui entrano a far parte in modo diverso e con specifiche responsabilità sia coloro che forniscono il capitale necessario per la sua attività, sia coloro che vi collaborano col loro lavoro»10. L’ambiente Non sempre lo Stato e/o gli Enti preposti, nell'ambito del proprio territorio, svolgono il compito urgente di offrire ai cittadini la garanzia di non essere esposti ad agenti inquinanti o a rifiuti tossici. Lo Stato dovrebbe, con azioni concrete, prevenire o scoraggiare, aumentando la

10 Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 43

DAL PRODOTTO INTERNO LORDO AL BENESSERE INTERNO LORDO

pressione fiscale, quelle attività d’impresa che comportano il degrado dell'atmosfera, della biosfera e danneggiano la salute. La salute e l’ambiente, per essere tutelate, hanno bisogno che le imprese facciano parlare fra loro l’innovazione e l’etica. Non sempre si ha presente, quando si prendono decisioni per lo sviluppo, che l'ambiente è in realtà “risorsa” e contemporaneamente “casa” per tutti gli uomini. Le possibilità di eliminare i fattori d'inquinamento e di assicurare condizioni di igiene e di salute adeguate per le persone che vi lavorano e per le comunità che le ospitano è alla portata di tutte le imprese. Un’impresa rispettosa dell’uomo e dell'ambiente è una impresa sana (moralmente e socialmente) perché non persegue l'obiettivo del profitto a tutti i costi. Infatti, oltre alla funzione tipicamente economica, l'impresa svolge anche una funzione sociale, perché è luogo dove si generano occasioni di incontro e di collaborazione, nonché di crescita e di valorizzazione delle capacità delle persone coinvolte. La dimensione economica dell'impresa è pertanto condizione per il raggiungimento tanto di obiettivi di profitto, quanto di obiettivi sociali e morali, che vanno perseguiti congiuntamente. La tecnologia Lo Stato incentiva ancora troppo poco la ricerca di innovazioni capaci di ridurre l'impatto sull'ambiente provocato dalla produzione e dal consumo. Mai come oggi, infatti, il ruolo della tecnologia risulta determinante in vista di uno sviluppo autenticamente solidale e integrale dell'umanità.

DAL PRODOTTO INTERNO LORDO AL BENESSERE INTERNO LORDO

Esiste una tecnologia che inquina ma anche quella capace di disinquinare; una tecnologia che spreca ma anche una che fa risparmiare; una tecnologia che rende schiavi, ma anche una tecnologia che ci rende liberi. Dipende soltanto da noi, saper scegliere quella “buona” in vista di quello che desideriamo sia il nostro benessere. Più in generale quasi tutte le tecnologie posso essere utilizzate per il bene. Una zappa è uno strumento concepito per lavorare la terra, anche se potrebbe essere usata per spaccare la testa a qualcuno; un mitra non può nemmeno occasionalmente essere usato per lavorare un terreno, ma la tecnologia che è alla base della produzione del mitra, può essere utilmente utilizzata per migliorare le caratteristiche funzionali della zappa. L’uso della tecnologia, infatti, non può prescindere da una visione integrale dell'uomo e quindi deve essere utilizzata per rispondere alla domanda di qualità delle merci da produrre e da consumare, alla qualità dei servizi di cui usufruire, alla qualità dell'ambiente e alla tutela della salute. La responsabilità sociale dell’impresa è cosa seria. Essa grida a squarciagola che l'impresa deve essere una comunità solidale non chiusa negli interessi corporativi, per tendere ad un'ecologia sociale del lavoro e contribuire al bene comune anche mediante la salvaguardia dell'ambiente naturale.

DAL PRODOTTO INTERNO LORDO AL BENESSERE INTERNO LORDO

DALLE SVARIATE FORME DI INTEMPERANZA ALLA SOBRIETÀ DEI CONSUMI ED AL MIGLIOR UTILIZZO DEL TEMPO. Le merci Viviamo in una società che ha perso il senso della misura e che condivide una nuova disciplina: l’intemperanza. L’eccessivo consumo delle merci, come risposta alla ricerca smodata del “piacere” a tutti i costi si è impossessato del centro della vita sociale e sta diventando, ormai, l'unico valore della società, non subordinato ad alcun altro. Ignorando sia la dimensione etica che religiosa, l’intero sistema sociale e culturale dominante, si limita alla produzione di merci, alla quale condizione ha ridotto anche l’informazione, la cultura e la spiritualità. << Siamo alla ipertrofia nella produzione di oggetti. Ecco allora che il prodotto-merce diventa sempre più un sostituto di ciò che veramente vorremmo, una migliore qualità della vita… Le parole chiave che dovranno caratterizzare lo sviluppo sostenibile sul piano sociale mi sembrano, allora, essere almeno tre: qualità, lentezza, contemplazione… La contemplazione è forse la caratteristica più importante di una società sostenibile, che contrasti la tendenza all’ipertrofia. Le nostre economie hanno sviluppato con la natura e con le cose un rapporto essenzialmente appropriativo e di uso. L’economia dello sviluppo sostenibile deve riscoprire e valorizzare la dimensione contemplativa delle relazioni fra gli esseri umani e il mondo…. Soddisfatta la domanda di cibo e di abitazione, nonché dei prodotti industriali tradizionali e, più in generale, dei beni materiali che forse

DAL PRODOTTO INTERNO LORDO AL BENESSERE INTERNO LORDO

sono diventati persino troppo ingombranti, una parte almeno della domanda potrebbe orientarsi verso le fasce di altri bisogni: l’arte, la cultura, l’amore per la natura, il paesaggio, i monumenti, i parchi naturali, o verso una migliore qualità delle relazioni umane>>11. In poche parole del BIL. L’agricoltura Anche in questo campo l’intemperanza della produzione e dell’economia globale ha trasformato il processo naturale in quello esclusivamente quantitativo. Come se non bastasse grazie al consumismo abbiamo a nostra disposizione merci geneticamente modificate che per essere prodotte hanno bisogno di innovativi e costosi processi produttivi. Il nostro sfrenato desiderio di consumare queste merci “rare” non ci permette di riconoscere i gravi danni all’ambiente ed alla salute, conseguenti a queste produzioni. Ed i politici, anche loro golosi di queste novità ed abbagliati dalla crescita del PIL, non vedono quanta spesa pubblica occorre per riparare ai suddetti danni. Ci vuole molto a capire che gli stessi soldi, che diamo allo Stato mediante le tasse e che servono a sostenere la spesa pubblica e che servono a riparare i danni (facendo così crescere il PIL) potrebbero essere utilizzati per far crescere il BIL mediante l’incentivazione di attività imprenditoriali, anche imprese familiari, basate sulla produzione organica e biologica? E perché non incentivare <<una cultura rurale che renda il lavoro agricolo remunerativo e gratificante… offrire sussidi all’educazione, prestiti ad interessi zero per l’acquisto di terra e assistenza tecnica durante la riconversione della produzione chimica a quella organica.>>12 ?

11 Mercedes Presso: “Per una economia ecologica” - 1993

12 Richard Heinberg – giugno 2006

DAL PRODOTTO INTERNO LORDO AL BENESSERE INTERNO LORDO

Il lavoro Ci troviamo di fronte a nuove forme di sfruttamento dei lavoratori; ma lo sfruttatore questa volta non è il datore di lavoro. Trattasi di un nuovo padrone: il consumismo. Sicuramente la cosa è molto più preoccupante, il “nemico” da combattere è più forte del precedente anche perché ci ha completamente soggiogati; si è impossessato di noi e ci ha resi suoi schiavi. I progressi scientifici e tecnologici sono di per sé fonte di sviluppo e di progresso, poiché utili a diminuire il tempo occorrente al lavoro della produzione (aumento della produttività). Troppo spesso però vengono invece utilizzati dai lavoratori, ormai vittime dagli ingranaggi dell'economia, per la ricerca sfrenata di altro lavoro da svolgere nel tempo “liberato”, quindi di nuovi guadagni (aumento della redditività). <<Il successo professionale a qualsiasi costo occupa il centro di un nuovo scenario dove conta soltanto l’epica, e cioè il sogno di smodati successi; mentre l’etica, e cioè il dar valore umano e soprannaturale alle circostanze di ogni giorno, passa in secondo piano.>>13 I lavoratori chiedono di fare lo straordinario o al termine della prima occupazione sono già impegnati in un altro lavoro. Se veniamo colpiti da stress, ipertensione, se abbiamo bisogno di medici e farmaci va molto bene: tutte queste spese fanno crescere il PIL. Queste nuove schiavitù, da “super-lavoro”, da “carriera-lavoro”, da “doppio-lavoro”, sono tutte assetate di tempo che viene sistematicamente rubato a dimensioni altrettanto umane e necessarie per la persona. Inoltre contribuiscono a sottrarre lavoro a quanti lo cercano o a quanti sono soggetti all'eccessiva flessibilità del lavoro

13 Javier Echevarria – La Stampa 25 giugno 2005

DAL PRODOTTO INTERNO LORDO AL BENESSERE INTERNO LORDO

che rende precaria e talvolta impossibile la vita familiare e che rischia di avere pesanti ripercussioni sulla percezione unitaria della propria esistenza e sulla stabilità delle relazioni familiari. Le persone hanno dimenticato che il tempo, dono di Dio, ci è stato concesso per essere migliori con gli altri e per gli altri. Non possiamo dimenticare di impiegarlo per le attività sociali, politiche, culturali; per fare volontariato, per praticare sport, per la cura fisica e spirituale della nostra persona.

DAL PRODOTTO INTERNO LORDO AL BENESSERE INTERNO LORDO

DALL’ASSENZA DI VITA DI FAMIGLIA AD UNA COMUNITÀ PER LO SVILUPPO E IL BENESSERE DEI PROPRI MEMBRI E DELLA SOCIETÀ

L’amore tra marito e moglie viene tutti i giorni compromesso dalle suddette forme di intemperanza (merci e lavoro) e dalle massicce dosi di egoismo assunte con la frequentazione del consumismo. La logica dell'egocentrismo e dell'autoaffermazione hanno spodestato la logica dell'amore e della solidarietà. Ovviamente con queste premesse i coniugi sono disposti a mettere al mondo al massimo un figlio. Ed ovviamente appena possibile, cioè appena nato, sono già pronti a lasciarlo nelle mani di qualcun altro, che nel caso migliore sono i nonni e nel meno peggio qualche baby sitter di famiglia o di fiducia. Certo se lo lasciano all’asilo nido è meglio perché aumenta il PIL. A questo punto è giusto chiederci: chi si preoccuperà di educare questo figlio? Quali valori sociali avrà appreso se non quello della solitudine e dell’abbandono che hanno caratterizzato la sua vita sin dai primi mesi? E la solidarietà ? E la fortezza? Nulla di tutto ciò, perché tutto gli è dovuto, tutto gli viene fornito senza alcuno sforzo: i genitori, che credono alla crescita del PIL, pagano loro sostituti (scuola a tempo pieno, connessioni veloci a internet, abbonamenti a TV satellitari, ecc) che altro non sono che merce. E mettere al mondo un secondo figlio? Neanche a parlarne, non c’è tempo per crescere il primo e quasi ci manca anche quello per stare insieme con il coniuge!

DAL PRODOTTO INTERNO LORDO AL BENESSERE INTERNO LORDO

E' certo che molti di noi non fanno fatica a ricordare come ogni persona è riconosciuta, accolta e rispettata nella sua dignità, grazie all'amore tra ciascun membro della famiglia. E’ dall'amore che nascono quei rapporti vissuti all'insegna della gratuità, la quale ben presto si trasforma nella capacità di accogliere, di rendersi disponibile in forma disinteressata, di fornire un servizio generoso, di vivere una profonda solidarietà. Purtroppo, dice Madre Teresa di Calcutta, <<Oggi tanti giovani stanno per strada perché sentono la mancanza dell’amore e della felicità familiari. Hanno fame d‘amore, ma sono lasciati a se stessi perché i loro genitori sono troppo occupati>> … a far crescere il PIL. Il nostro nuovo dio, il Consumismo, che ci induce al “super-lavoro”, alla “carriera-lavoro”, al “doppio-lavoro”, quindi alla doppia fatica (fisica e psicologica), ci ha fatto ridurre il tempo dedicato alla vita familiare. Colpa ne hanno anche lo Stato, i sindacati, le associazioni datoriali, che nulla fanno per promuove leggi e politiche del lavoro che favoriscano la vita familiare. La vita di famiglia e il lavoro sono strettamente legate e si influenzano reciprocamente e significativamente in vario modo. Le situazioni di disoccupazione e le diverse forme e condizioni “non buone” di lavoro hanno ripercussioni materiali e morali sulle famiglie e, così come le crisi tra coniugi e le tensioni familiari, influiscono negativamente sulla produttività dei lavoratori. E' tanto difficile capirlo? Favorire una buona vita familiare significa avere persone più serene, più motivate. Che cosa aspettano i manager a realizzare strutture organizzative e processi di produzione che favoriscano la vita familiare? La famiglia, che nasce dal matrimonio (civile o religioso) tra un uomo ed una donna e che si fonda sull'intima comunione di vita e d'amore dei coniugi, possiede una sua specifica e originaria dimensione sociale, in quanto

DAL PRODOTTO INTERNO LORDO AL BENESSERE INTERNO LORDO

luogo primario di relazioni interpersonali. La famiglia, prima e vitale cellula della società, è l'istituzione prototipo di ogni ordinamento sociale, palestra di vita dove acquisire tutte le “soft-competence” occorrenti al lavoro moderno. In questa palestra gli istruttori, gli allenatori, gli educatori, sono i genitori che devono avere il tempo per svolgere tale compito senza delegarlo alle “merci” esposte in televisione. TV che è anch’essa merce davanti alla quale vengono lasciati i figli quando i genitori sono impegnati in un duro lavoro che gli consentirà di guadagnare più soldi per comperare una nuova e tecnologica televisione, (o tante televisioni, una per ogni stanza), che educherà i loro figli a chiedere ai genitori altri soldi per nuove merci (giocattoli, videogiochi, internet, ecc). E se i figli, per effetto di questi “nuovi educatori”, hanno bisogno del medico e dei farmaci per curare la loro “solitudine” va bene: queste spese fanno crescere il PIL. Mediante l'opera educativa dei genitori, la famiglia forma l'uomo alla pienezza della sua dignità secondo tutte le sue dimensioni, compresa quella sociale. Perché la famiglia costituisce «una comunità di amore e di solidarietà che è in modo unico adatta ad insegnare e a trasmettere valori culturali, etici, sociali, spirituali e religiosi, essenziali per lo sviluppo e il benessere dei propri membri e della società »14. I figli sono aiutati in famiglia a crescere nell’amore, nella libertà e nella responsabilità, premesse indispensabili per l'assunzione di qualsiasi compito nel mondo del lavoro e nella società. La qualità dei lavoratori del futuro (quelli dell’era virtuale) è assicurata purché, in età scolare - con le parole e la testimonianza dei genitori - siano stati educati al dialogo, all'incontro, alla socialità, alla legalità, al sacrificio, allo

14 Carta dei diritti della famiglia, Preambolo

DAL PRODOTTO INTERNO LORDO AL BENESSERE INTERNO LORDO

studio, a svolgere i servizi di casa, alla solidarietà. Tutto questo fa crescere il BIL. La nostra società - che è orientata prevalentemente, se non esclusivamente, da criteri di efficienza e produttività, e con il PIL come indicatore di benessere - pone in serie difficoltà le famiglie che si sforzano di costruire ogni giorno una rete di rapporti interpersonali, interni ed esterni. Ci troviamo di fronte ad una società che si vuole auto distruggere perché non si accorge che senza queste famiglie (che sono una prima e insostituibile scuola di socialità, nonché valido esempio e stimolo per più ampi rapporti comunitari) distrugge se stessa. Lo Stato e gli Enti Locali, nelle loro relazioni con la famiglia, si comportano ormai come si comporterebbe una impresa, ignorano il principio di sussidiarietà e sottraggono alla famiglia quei compiti che essa può svolgere bene, da sola o insieme ad altre famiglie. Perché? Ma è semplice: questi compiti realizzati da terzi fanno aumentare il PIL. Ci vuole molto a ricordare che la prima economia (dal greco οίκος [oikos], 'casa' e νοµος [nomos], 'norma', cioè "amministrazione della casa") è nata dal lavoro domestico? E che la casa è stata per lungo tempo, e ancora - in molti luoghi - continua ad essere, unità di produzione e centro di vita? Come vengono considerati e valutati i beni ed i servizi prodotti in famiglia e tra le famiglie? Sono PIL? La solidarietà che i genitori, i nonni, i figli, i parenti, gli amici di famiglia, si scambiano donandosi gratuitamente tempo e servizi, è vita economica? Sì; è vita economica nel senso originario del termine non in quello deformato dalla logica consumistica imposta dal mercato. E' vita economica della condivisione e della solidarietà tra le generazioni. E' economia del BIL.

DAL PRODOTTO INTERNO LORDO AL BENESSERE INTERNO LORDO

Per questo motivo non è possibile sostenere l'idea che si possa affidare al solo mercato la fornitura – sotto forma di merci - di tutte le categorie di prodotti e servizi. Chi lo afferma ha una visione riduttiva della persona e della società. Vi sono esigenze umane da soddisfare, molto importanti, per le quali c'è bisogno di beni che, «per loro natura, non sono né possono essere semplici merci »15, beni non negoziabili secondo la regola dello « scambio di equivalenti» e la logica del contratto, tipiche del mercato. E il lavoro di un genitore finalizzato e dedicato al servizio della qualità della vita di una famiglia vale di meno o di più di quello di un manager impegnato nel “super-lavoro”? Per chi ci governa non vale nulla; perciò il lavoro della casalinga (manager della famiglia) non viene retribuito o detratto per un valore equo nella dichiarazione dei redditi del coniuge. Quindi, anche in questo caso, vince la logica di mercato: se produco e scambio con transazioni monetarie prodotti e servizi, va bene; se contribuisco alla crescita delle persone (futuri buoni cittadini), non sono neanche da considerare. E’ meglio retribuire e premiare con il successo professionale un genitore magistrato che mette in galera (PIL) i figli che lui ed altri genitori non hanno avuto il tempo di educare perchè presi dalla “carriera-lavoro”, o pagare e gratificare un genitore che educa i figli che non affolleranno (BIL) le nostre carceri? Per lo Stato – purtroppo per noi - è meglio detassare i costi di colf, baby sitter, badanti, ecc. e disporre di “non genitori” (o genitori assenti, deboli, permissivi su tutto, incapaci di definire regole, di dare orientamento), i quali fanno crescere il PIL, piuttosto che disporre di genitori che contribuiscono al bene (BIL) della Nazione.

15 Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 40

DAL PRODOTTO INTERNO LORDO AL BENESSERE INTERNO LORDO

DALL’ASSENZA DI PARTECIPAZIONE ALLA VITA SOCIALE ALLA CAPACITÀ DI DONARE GRATUITAMENTE

In primo luogo occorre <<convincere i politici di professione che la democrazia e la partecipazione non sono un prezzo da pagare ma il sale della terra, perché solo le popolazioni nella loro varietà possiedono le risorse e le energie necessarie a risolvere i loro problemi.>>16 In secondo luogo, se non si è capaci di pensare che molti beni e servizi debbano essere autoprodotti, risulta difficile pensare al principio di sussidiarietà. Sappiamo bene che difendere il principio di sussidiarietà significa far crescere la responsabilità dei cittadini nel loro «essere parte» attiva della realtà politica e sociale del Paese. Per cui è bene che quanti rivestono il ruolo di politici si impegnino a proteggere i cittadini dagli abusi del mercato (pubblico o privato) e ad aiutare i singoli individui a sviluppare i loro compiti in autonomia. Questo ruolo dei politici e degli amministratori locali è necessario perché ogni persona, famiglia o aggregazione sociale che dispone di qualcosa di originale da offrire lo possa mettere a disposizione della comunità (BIL). Per far crescere il BIL è necessario vivere, anche e contemporaneamente, il principio della solidarietà.

16 Giovanna Ricoveri – giugno 2006

DAL PRODOTTO INTERNO LORDO AL BENESSERE INTERNO LORDO

Purtroppo noi siamo troppo impegnati ad indebitarci (anche lo Stato fa lo stesso) con banche e società finanziarie per acquistare merci per il nostro soddisfacimento e non abbiamo il tempo per pensare agli altri. Comunque, poco importa; una cosa buona la facciamo: il nostro indebitamento (ipoteca sui futuri guadagni) fa aumentare il PIL!! Per molti il termine «solidarietà» non fa più parte del vocabolario, ma per altri esso esprime (nell'insieme dei legami che uniscono gli uomini e i gruppi sociali tra loro) lo spazio offerto alla propria libertà di provvedere al bene comune. << Solo così si potrà diffondere una idea di ricchezza non più fatta di cemento, asfalto, plastiche, oggetti, ma di servizi, informazione, produzioni limitate in peso ma alte in valore. In una società di questo tipo il soddisfacimento dei bisogni collettivi – ambiente, salute, cultura, informazione – sarà il fulcro di un nuovo stile di vita e di nuove possibilità di occupazione, così come lo sono stati nel passato l’automobile, gli elettrodomestici, la casa …. Esiste già una domanda immensa di questi beni collettivi che, se soddisfatta, può garantire molto lavoro e altamente professionalizzato: penso al risanamento ambientale del territorio… ad una nuova mobilità collettiva…>>17 Il desiderio di vivere la solidarietà nasce dalla consapevolezza che si è debitori verso la società in cui si vive. Si è debitori di quelle condizioni che ci consentono di vivere bene e di tutto quel patrimonio che è costituito dalla cultura, dalla conoscenza scientifica e tecnologica, dai beni materiali e immateriali; in poche parole da tutto quel patrimonio che l’umanità ha prodotto.

17 Massimo Serafini – giugno 2006

DAL PRODOTTO INTERNO LORDO AL BENESSERE INTERNO LORDO

Purtroppo il pensare egoistico non permette di ricordare a noi stessi che tale debito va estinto con il nostro agire sociale (anche se fa crescere il BIL e non fa crescere il PIL), con il nostro impegno nelle diverse organizzazioni di volontariato, nelle associazioni che promuovono la ricerca ed in tutte quelle forme di servizio e di attenzione a quanti sono nel dubbio, nella solitudine o nell'abbandono; a quanti vivono nella povertà e nell'indigenza, agli orfani, agli handicappati, ai malati, agli anziani, a chi è nel lutto. Altre significative forme di solidarietà sono quelle dell'accoglienza, dell'affidamento o della adozione e della comunicazione, quando riesce a dare voce alle situazioni di disagio presso le istituzioni, affinché intervengano secondo le loro specifiche finalità.

DAL PRODOTTO INTERNO LORDO AL BENESSERE INTERNO LORDO

DAL “TUTTO PER ME” AL BENE COMUNE

Le cose che ognuno di noi legittimamente possiede sono da considerare esclusivamente proprie o possono essere messe a disposizione ed essere utili anche agli altri? Ci è mai passato per la testa che potremmo agire in modo da non perseguire solo il vantaggio personale e familiare, ma anche il bene comune? Se per “bene comune” intendiamo l'insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono a noi ed alla collettività, di raggiungere rapidamente il migliore ben-essere, perché non ci impegniamo a chiedere alle imprese di produrre prodotti e servizi che non ci danneggiano? Per il raggiungimento del bene comune è necessario l’impegno di tutti: dai cittadini, ai politici agli imprenditori, ecc. Nessuno è escluso. Tutti devono collaborare secondo le proprie capacità ed i propri mezzi. Il bene comune non si può raggiungere se tra i soggetti che lo devono realizzare ci sono furbi con visioni alquanto riduttive che portano vantaggi di parte. E’ vero invece che il raggiungimento del bene comune fa bene a tutti ed in primo luogo a chi si è prodigato per attuarlo. Il successo dei furbi dura poco, e purtroppo danneggia molti. Le imprese che pensano di essere furbe durano poco; fanno molti guadagni nel breve e poi falliscono. Anche i politici che fanno i furbi durano poco. Fanno molto consenso nel breve ma poi falliscono. Il breve è il PIL.

Come riuscire a passare dalla cultura del PIL (Prodotto Interno Lordo) alla cultura del BIL (Benessere Interno Lordo)? Bastano pochi semplici gesti quotidiani: gesti da cittadino, da genitore, da imprenditore, da figlio, da educatore, da politico. Comportamenti che non richiedono grandi sforzi, nessuna rinuncia, nessun sacrificio, solo buona volontà e consapevolezza. Per superare il circolo vizioso del PIL superfluo basta riflettere, evitare gli sprechi ed attuare un consumo delle risorse consapevole dei bisogni delle generazioni che verranno. Utilizza la mappa del BIL, contenuta nel libro, scegli una direzione e scoprirai come ogni percorso genera un circolo virtuoso, orientato al vero benessere. Le schede, semplici e divertenti, ti aiuteranno a capire come è facile contribuire al BIL. Cerca gli altri effetti positivi non tracciati nella mappa, ipotizza nuovi percorsi, inserisci nuovi elementi e collegali a quelli già esistenti. Crea: vai sul sito www.depiliamoci.it e aiutaci a fare crescere la mappa. DePILiamoci è un esperimento di condivisione open-source di idee, di conoscenze e di proposte – vecchie e nuove - ma anche un percorso di integrazione tra la carta stampata e la Rete. DePILiamoci è coerente con se stesso: è uno strumento copyleft. Roberto Lorusso Da 25 anni imprenditore e consulente per l'innovazione e l'apprendimento continuo; progetta e coordina - per Enti Pubblici ed Imprese - ambiziosi programmi di cambiamento organizzativo mediante tecniche di partecipazione creativa e Dinamica dei Sistemi. Sposato con 5 figli. Aniello De Padova Consulente di organizzazioni pubbliche e private per l' innovazione tecnologica e di processo . E' Segretario Culturale del Consorzio Costellazione Apulia che riunisce oltre 70 imprese pugliesi sensibili alle tematiche della Responsabilità Sociale d'Impresa. Sposato con 2 figli.

Donandoti questo libro ………………….....…

contribuisce alla diffusione della cultura del BIL