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Poste Italiane S.p.A. – spedizione in abbonamento postale- D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N. 46) Art. 1, comma 1, DR PZ

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Poste Italiane S.p.A. – spedizione in abbonamento postale- D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N. 46) Art. 1, comma 1, DR PZ 3 dal Seme - n° 1 / 11 editoriale Mario Colombo Presidente INRAN

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3dal Seme - n° 1 / 11

Con questo numero “dal Seme” scrive una nuova pagina della sua esistenza

e diviene la rivista dedicata al set-tore sementiero dell’Istituto Na-zionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione.Quando nacque nel 2006 “dal Seme” aveva rilevato il testimo-ne da “Sementi Elette”, la rivista che dal 1954 al 2005 aveva dato voce all’Ente Nazionale delle Se-menti Elette. Il passaggio da “Se-menti Elette” a “dal Seme” na-sceva per rendere manifesto che le sementi rappresentano l’inizio di una successione produttiva che si conclude con il prodotto finale tra cui principalmente gli alimen-ti. Una concatenazione che ora si riflette anche nell’organizzazione istituzionale voluta dalla legge n. 122 del 2010 che ha sancito l’ac-corpamento di funzioni, struttu-ra e personale dell’ ENSE a quel-le dell’ INRAN. Dall’unione delle due organizzazioni ci si attendono importanti sinergie soprattutto nel settore della ricerca. L’ENSE por-ta con sé un incomparabile espe-rienza cinquantennale nel proprio settore specifico, che forse unico nel panorama della pubblica am-ministrazione, ha abbinato attivi-tà di servizio, la certificazione del-

le sementi e la registrazione delle varietà, a un importante attività di ricerca a supporto della funzione primaria. Il radicamento sul territo-rio, il rapporto quotidiano con la realtà produttiva, la capacità di ri-spondere alle esigenze del setto-re sementiero sono le caratteristi-che di ENSE che ora si trasferisce in INRAN, dove trova un’organiz-zazione di ricerca, informazione e promozione, su temi di forte im-patto per la qualità della vita, qua-li l’alimentazione e la nutrizione per la tutela del consumatore ed il miglioramento qualitativo delle produzioni agroalimentari. Le due funzioni si completano e si raffor-zano con un ricco e qualificato or-ganico di ricercatori e sperimen-tatori, sempre nella logica della filiera, la tracciabilità e la certifica-zione dal seme al prodotto finale.

“Dal Seme” mantiene la sua natu-rale articolazione ospitando arti-coli di ricerca e sperimentazione sulla genetica e la tecnologia delle sementi, rubriche sulle normative di settore, sulla protezione delle novità vegetali, sul mercato delle sementi, dati statistici; la sezione relativa alla trasformazione e alla destinazione del prodotto verrà ampliata e rafforzata proprio in vir-tù delle sinergie che si otterranno.L’impegno dell’INRAN di rafforza-re e valorizzare “dal Seme” rap-presenta un segnale di continuità per il settore sementiero e più in generale per il comparto agricolo che potrà contare ancora su un im-portante riferimento a salvaguar-dia della produzione di qualità e dell’innovazione varietale anche in un ampliato contesto istituzionale.

Mario ColomboPresidente INRAN

e d i t o r i a l e

Una nuova pagina

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RubricheRubriche

Ricerca

Notizie 6

Da Bruxelles11

Mercati15

Dai laboratori17

Tutela delle novità generali24

Normativa sulle sementi26

Novità dai costitutori21

Messa a punto di lineeguida e disciplinari di produzione di sementi biologiche

Alessandra Sommovigo, Marta Giannini,Domenica Iraci Capuccinello

28

Utilizzo di oli essenzialiper la concia delle sementi e per il controllo delle malattietrasmesse dal seme

Luca Riccioni, Elvira Lotti, Enzo Marinelli, Laura Orzali

31

Ricerca, tecnologia e destinazionedelle produzioni

Rivista dell’Isituto Nazionale di Ricercaper gli Alimenti e la Nutrizione

Ricerca, tecnologia e destinazionedelle produzioni

Rivista dell’Isituto Nazionale di Ricercaper gli Alimenti e la Nutrizione

Direttore ResponsabileAlessandra [email protected]

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Consiglio di RedazioneAstolfo ZoinaDino BarinMaurizio MangelliGilberto CormegnaLuigi StringiGiuseppe Merisio

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Per gli abbonamenti35 € spese di sped. incluseCCP n.91327908Causale: Abbonamento annuale rivista Dal Seme

Pubblicazione registrata al Tribunaledi Potenza con iscrizione n. 345 del09/05/2006

Foto CopertinaAlessandra Sommoviglo

Trasformazione

Resa e qualità di grano tenero biologico coltivato in Danimarca utilizzando colture intercalari e paglia di cereali

Marina Carcea, Valentina Narducci, Ingrid Kaag Thomsen

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Il riconoscimento delle cariossidi di frumento duro (Triticum durum Desf.) e di frumento tenero (Triticum aestivum L.)

P. Mazzola, E. Mallozza, M. L. Fusari, R. Bonetti, L. Bettoni, E. Crippa, F. Ferrari, R. Zecchinelli

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Tecnologia

Le principali crittogame del frumento e dell’orzo trasmissibili per seme: loro controllo tramite una concia di qualità

Ilaria Alberti, Davide Pancaldi

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Statistiche

Super�ci controllate per la produzione di sementi Campagne 2006-2010

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Super�ci controllate per la produzione di sementi.Gruppi di specie

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Il mais riparte

La coltura del mais è da tempo in grave sofferenza in Italia, tanto che dal 1994 ad oggi ha perso ben 450mila ettari, poco meno di un terzo della superficie coltivata. An-damenti stagionali non del tutto favorevoli, bassi prezzi di mercato, vincoli nelle rotazioni colturali ed infine una progressiva erosione delle rese, sono le principali cause della disaffezione degli agricoltori verso la coltura. Inoltre i maggiori costi economici ed ambientali per controllare le emergenze sanitarie, diabrotica, piralide, contaminazio-ne da micotossine, hanno giocato un ruolo importante in questa in-voluzione.

Ma ora i prezzi del mais sono alle stelle, come non si vedeva da due stagioni . A fine febbraio sulla Borsa merci di Bologna, il prodot-to nazionale quotava 245€/tonn, +67,83% rispetto allo stesso perio-do del 2010. Tutto questo in con-seguenza di una carenza di offerta sul mercato nazionale e interna-

A cura di Elena Astrua Testori

zionale. Secondo le stime Usda, il dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti, per la campagna com-merciale 2010/2011, la produzio-ne mondiale di mais è in leggera diminuzione, a causa delle scarse rese statunitensi e soprattutto della scarsa produzione argenti-na, mentre i consumi continuano a crescere, e il minor consumo nell’alimentazione animale è bilan-ciato dall’incremento dell’impiego per produrre etanolo. Tutto que-sto intacca gli stock finali di pro-dotto, che vengono stimati in ridu-zione del 20%. Lo stesso dicasi per il mercato italiano, che ha perso in cinque anni circa 200.000 ettari di coltura e che era autosufficiente, mentre ora raggiunge a malape-na l’80% del fabbisogno interno, mentre aumenta la domanda per la produzione di biomasse.

Per il 2011, dati i prezzi di mer-cato e domanda in crescita, la su-perficie investita a mais è prevista in aumento. Secondo le rilevazioni Istat sulle intenzioni di semina per il 2011, il mais crescerebbe del

5,9%, grazie soprattutto a un con-sistente investimento nelle regioni del nord-est (+9%).

E la produzione di sementi? Nel 2010 le moltiplicazioni di semen-ti in Italia si è ridotta del 15-20% rispetto al 2009, in funzione del calo delle superfici coltivate e de-gli stocks esistenti.

E’ però in aumento la tendenza a moltiplicare mais in Italia, per svariati motivi, ma primo fra tutti per dare garanzie agli utilizzatori che aderiscono a progetti di filiera e che privilegiano il materiale ita-liano o non ogm. La superficie por-taseme infatti nel 2009 è arrivata a 6.200 ettari approvati in campo, che è la superficie massima tocca-ta dal 1993.

Cereali:  si riduce ancora l’impie-go di sementi certificate

Calano ancora le superfici con-trollate per la produzione di se-menti di cereali a paglia. I dati Ense

Coltivazioni Variazione percentuale Coltivazioni Variazione percentuale

Frumento tenero -5,0 Altri cereali 12,7

Frumento duro -13,5 Barbabietola da zucchero -21,0

Orzo 18,4 Colza -19,5

Avena 5,9 Girasole 9,3

Mais da granella 5,8 Soia 15,3

Sorgo 54,8 Mais da foraggio -1,8

Riso 3,2 Altre foraggere temporanee 3,1

Fonte: Indagine ISTAT del 11/2/2011

Intenzioni di semina per le principali colture - annata agraria 2010/2011 su 2009/2010 (variazione percentuale)

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del 2010 (vedi rubrica Statistiche) indicano per il frumento duro una riduzione del 10,33% rispetto al 2009, per il tenero del 20,62%, per l’orzo del 26,91%. Continua quindi il trend negativo iniziato nel 2009, come conseguenza della mancan-za dell’obbligo a utilizzare sementi certificate per accedere ai contri-buti della PAC e, per il grano duro in particolare, alla modifica intro-dotta nel febbraio 2010 al decreto sulle misure dell’art. 68 per l’avvi-cendamento delle colture.

Tutto questo si riflette sull’impie-go di sementi certificate. Assose-menti denuncia il crollo dell’utiliz-zo di sementi certificate di grano duro (-33%) mentre le semine au-tunnali del cereale, secondo le sti-me Istat, si sono ridotte del 13% circa. E se si sommano le ultime campagne di semina, la riduzione è del 50% per il duro, del 28% per il tenero e del 42% per l’orzo.

“Auspichiamo ora che le isti-tuzioni e le organizzazioni dei produttori prendano coscienza di questa situazione che mina il fu-turo produttivo e qualitativo della coltura - dice una nota di Assose-menti -favorendo non solo l’imme-diato re-inserimento dell’obbligo dell’uso del seme certificato nel-le misure collegate all’art. 68, ma anche il ruolo del seme certificato nel dibattito e nelle decisioni per la futura PAC post 2013”.

Sono tre infatti i punti sui qua-li l’Associazione Italiana Sementi intende battersi nell’ambito del dibattito sul futuro della PAC: con-

siderare il grano duro una coltura strategica per il paese e per l’equi-librio socio-economico delle aree centro meridionali, attribuendogli un aiuto specifico accoppiato e legato all’impiego di sementi cer-tificate; prevedere il vincolo delle sementi certificate negli accordi e nei contratti di filiera che andas-sero a beneficiare di aiuti; infine rendere obbligatoria la dichiara-zione delle varietà coltivate per permettere il recupero dei diritti di proprietà intellettuale sulle varietà tutelate.

Assosementi chiede una soluzio-ne stabile per il finanziamento delle prove del Registro varie-tale

Il problema ha origine nel 1994,  quando con la legge 537/1993 vennero trasferite alle Regioni le funzioni relative alle prove del re-gistro, senza tuttavia modificare il capitolo di entrata dei compensi versati dai costitutori. Il coordina-mento delle prove e la gestione del registro continuò comunque da parte del Ministero delle poli-tiche agricole, “così come è bene resti tale anche in futuro  – sottoli-nea Paolo Marchesini presidente di Assosementi-. Per anni il trasfe-rimento dei fondi è avvenuto sen-za intoppi, fino al 2009 quando, anche per sanare un arretrato che si stava accumulando, venne sta-bilito un intervento congiunto tra Ministero e Regioni, queste ultime ricorrendo al decreto annuale di ri-

partizione delle risorse per le fun-zioni trasferite (dpcm). Ma la ma-novra decisa dal Governo l’estate scorsa per il rientro dal deficit ha tagliato ulteriormente le risorse a disposizione del Ministero, così come ha soppresso lo strumen-to di ripartizione del dpcm. Ecco quindi  l’urgenza di trovare una so-luzione definitiva, che scongiuri un danno pesantissimo per l’industria sementiera italiana, la quale pur pagando il servizio si vedrebbe bloccato l’accesso al mercato”.

 “E’ ora che Ministero delle politi-

che agricole e Regioni trovino in-sieme al Ministero dell’economia una soluzione stabile per il finan-ziamento delle prove del registro varietale nazionale. Gli ulteriori tagli alle risorse trasferite dallo Stato ci impongono di lanciare l’allarme sul rischio che queste prove non possano proseguire. L’aspetto paradossale è che non si tratta di individuare nuove forme di finanziamento, quanto di indiriz-zare correttamente verso le prove i compensi che pagano regolar-mente i costitutori di varietà”.“La tenuta del registro varietale

è un obbligo comunitario e per sostenere il costo delle prove spe-rimentali le aziende sementiere versano al Tesoro le tariffe fissate dal Ministero delle politiche agri-cole. Se non si risolve presto il problema –conclude Marchesini - i costitutori di varietà si vedranno costrette a rivolgersi per le iscri-zioni ad altri paesi, il Tesoro non

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incasserà più i relativi compensi, la rete di circa 40 strutture coinvolte nelle prove perderà interessanti opportunità di attività sperimenta-le, i nostri agricoltori non avranno a disposizione per le loro scelte dati di valutazione ottenuti nei no-stri ambienti.”

Quale ruolo per le sementi cer-tificate

Il 10 febbraio Assosementi ha organizzato presso il Palazzo affari di Bologna un seminario di con-fronto intitolato “Verso una nuova PAC quale ruolo per le sementi certificate”.

L’iniziativa, che ha avuto un’ot-tima partecipazione di pubblico, era rivolta agli associati Assose-menti e a tutte le figure interessate alla tematica.

Il seminario si è aperto con i sa-luti e l’introduzione del Presidente di Assosementi Paolo Marchesini, il quale nel suo discorso ha affer-mato la centralità delle sementi nell’ambito del sistema agricolo, indicando il seme quale elemento in grado di portare valore a tutto il settore. Perchè sia così è necessa-rio che il seme abbia,tra l’altro, un elevato standard qualitativo (ger-minabilità, purezza, sanità, ecc.) e caratteristiche di germoplasma che apportino miglioramenti alme-no in un anello alla filiera agricola. Solo l’uso di sementi certificate, e quindi garantite, apporta valore al sistema agricolo, attraverso un’a-gricoltura economicamente e am-bientalmente sostenibile.

Al termine dell’introduzione ha

preso voce Denis Pantini, (Nomi-sma) che ha esposto le proposte della nuova PAC e gli scenari pos-sibili. La sua esposizione ha preso inizialmente in considerazione lo scenario economico-politico in cui nasce la riforma, che vede una popolazione mondiale in aumento, con un conseguente aumento del-le richieste agricole, queste però non possono, se non in minima parte, aumentare con la messa a coltura di nuove terre, ma neces-sariamente con un aumento delle rese. Ciò comporta e comporterà una grande volatilità dei prezzi. Dal punto di vista del panorama politico la nuova PAC nasce in un ambito caratterizzato dalla proba-bile chiusura dei lavori WTO, dagli scenari di crescita intelligente e sostenibile della “Strategia Euro-pa 2020”, dal dibattito sul bilancio

comunitario 2014-20 e infine dalle prossime tornate elettorali in due importanti Paesi comunitari quali Francia e Germania.

Il relatore é passato poi ad ana-lizzare gli obiettivi, gli strumenti e le opzioni più probabili della PAC post-2013 e, infine, ha effettuato delle simulazioni prendendo in considerazione alcuni parametri (SAU, lavoro, ecc), in modo da va-lutare i probabili effetti, a livello nazionale, dovuti all’introduzione della nuova PAC. Nelle conclusioni Pantini ha sostenuto che il nuovo documento ha obiettivi ambiziosi, ma i contenuti sono scarsi e per molti aspetti ancora non definiti (ad esempio non è stato ancora deciso il budget che sarà attribu-ito alla PAC) e questo crea delle difficoltà nel formulare ipotesi di applicazione.

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Angelo Frascarelli, del dipar-timento di scienze economico-estimative e degli alimenti dell’U-niversità di Perugia, ha tenuto il secondo intervento sul tema

“Quale ruolo per le sementi certifi-cate nella nuova PAC”. L’interven-to è iniziato con una breve intro-duzione sulla storia della PAC, per poi passare alla situazione attuale e agli scenari futuri. Nell’ambito dell’attuale PAC si sta completan-do il disaccoppiamento che termi-nerà nel 2012. Frascarelli ha poi sottolineato la situazione del fru-mento duro, posto dall’Italia nella sezione “disaccoppiato” dell’ar-ticolo 68, ma rispetto al quale il nostro Paese vorrebbe che i con-tributi fossero comunque dati solo nel caso di utilizzo di sementi certi-

ficate. Secondo Frascarelli tale ini-ziativa, considerate le motivazioni apportate, appare destinata ad avere scarso successo.

Nella nuova Pac, secondo Fra-scarelli, si dovrà chiedere di tutela-re i diritti di proprietà intellettuale e introdurre nei contratti di filiera l’uso di sementi certificate; questo potrebbe far si che il pagamento diretto dei contributi della nuova PAC sia effettuato per le coltivazioni che si originano da sementi certificate.

Il mondo sementiero deve però andare anche oltre i vincoli della Pac, perseguendo l’obiettivo di convincere il settore dei produtto-ri a utilizzare comunque le sementi certificate. Le strategie sono varie, dal miglioramento dell’immagine del settore sementiero, a una di-vulgazione dei vantaggi delle se-menti certificate, fino alla creazio-ne di relazioni di filiera.

Il seminario si è concluso con un ampio dibattito fra gli intervenuti e i relatori, che ha messo sul tavo-lo spunti per riflessioni e successi-ve strategie.

[Giovanni Corsi]

A Nagoya risultati positivi per la 10a Conferenza delle Parti sulla Convenzione della Biodiversità Biologica

Dal 18 al 29 ottobre 2010 si è svolta a Nagoya (Giappone) la 10a Conferenza delle Parti (COP 10) della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD).

Nonostante un sostanziale scet-ticismo espresso da numerosi ad-detti ai lavori e riportato frequen-

temente dalla stampa giapponese durante i giorni precedenti alla chiusura della Conferenza, i risul-tati finali della COP 10 possono essere considerati sostanzialmen-te positivi. A Nagoya, infatti, i negoziatori sono stati capaci di produrre tre documenti di valore internazionale volti quanto meno alla riduzione del rischio di estin-zione delle specie e, più in genera-le, di perdita della biodiversità.

Aichi TargetL’ Aichi Target è il nuovo piano

strategico decennale (2011-2020) che fornisce una guida agli sforzi nazionali e internazionali per con-servare la biodiversità attraver-so azioni volte a raggiungere gli obiettivi previsti dalla CBD, anche in considerazione del fatto che i risultati previsti per il periodo 2001-2010 sono stati parzialmente raggiunti.

Esso elenca 20 obiettivi, riuniti in 5 linee strategiche, che intendono agire sulle cause della perdita di biodiversità, sulla riduzione della pressione sulla biodiversità, sulla salvaguardia della biodiversità a tutti i livelli, sull’innalzamento dei benefici forniti dalla biodiversità e sulla capacità di sviluppo di quan-to prospettato.

La principale funzione di questo piano appare essere quella di uno strumento volto a far transitare la CBD verso una maggiore enfasi sull’attenzione che ogni attività umana deve avere nei confronti della conservazione della biodi-versità. Lo scopo ultimo sarebbe quello di fare in modo che, entro

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il 2050, la biodiversità sia conside-rata, conservata, difesa e utilizzata in modo accorto mantenendo gli ecosistemi, sostenendo la vita del pianeta e fornendo benefici es-senziali a tutta l’umanità. Il piano ha, tuttavia, un punto di debolez-za nel prevedere come puramen-te volontarie le azioni dei singoli Paesi volte a fermare la perdita di biodiversità entro il 2020. D’altro canto, allo stesso tempo, dà una forte responsabilità alle Parti per quanto riguarda la definizione de-gli scopi e il monitoraggio dei ri-sultati raggiunti.

Strategia per la mobilizzazione delle risorse

Il secondo importante docu-mento riguarda lo sviluppo di una strategia per la mobilizzazione del-le risorse, volte ad incrementare in modo sostanziale i livelli attuali di assistenza alle azioni di supporto alla biodiversità. Dalla versione fi-nale del documento appare chiaro che i Paesi in via di sviluppo pun-tano ad individuare scopi e indica-tori per stabilire i flussi finanziari mentre i Paesi sviluppati tendono a considerare come importanti i meccanismi di finanziamento inno-vativi, al fine di spostare, almeno in parte, il peso economico delle attività previste dal finanziamento pubblico al settore privato. Tutta-via i concetti legati ai finanziamen-ti innovativi sono rimasti alquanto vaghi, anche per la mancanza di studi specifici e di documentate esperienze positive in merito. Per-

tanto, dei risultati finali della COP 10, questo risulta essere quello al momento meno chiaro. In ogni caso, le Parti si sono impegnate a lavorare per definire meglio, pri-ma dalla 11a Conferenza delle Par-ti prevista per il 2012, il problema della mobilizzazione delle risorse e i meccanismi mediante i quali tali risorse possono essere identifica-te, rese disponibili e canalizzate.

Protocollo di Nagoya o Access and Benefit-Sharing (ABS)

L’adozione del Protocollo di Na-goya, indicato anche come Access and Benefit-Sharing (ABS) proto-col, che si attende che entri in vi-gore nel 2012, viene considerato come il migliore risultato ottenuto dalla Convenzione, anzi, a parere di molti partecipanti senza l’ado-zione del Protocollo la conferenza di Nagoya non si sarebbe potuta considerare un successo.

L’accordo, da alcuni indicato come storico soprattutto dopo i deludenti risultati della XV Con-ferenza delle Parti dell’U.N. Fra-mework Convention on Climatic Changes svoltasi nel dicembre 2009 a Copenhagen, si interessa dell’accesso alle risorse genetiche mondiali e dell’equa condivisione dei benefici conseguenti alla loro utilizzazione. In particolare, mira a creare una struttura che bilanci l’accesso alle risorse genetiche sulla base del consenso informato e preventivo e della definizione di termini, anche finanziari, accettati da fornitori e utilizzatori delle risor-se genetiche e che tengano anche

conto del ruolo importante delle conoscenze tradizionali.

Il Protocollo riflette, nella sua stesura, la presenza di punti di vista differenti tra Paesi in via di sviluppo e Paesi sviluppati, cosa che ha richiesto il raggiungimen-to di compromessi che hanno a loro volta prodotto alcune misure tendenzialmente “tiepide” tali da permettere interpretazioni flessibi-li ma al tempo stesso poter essere utilizzate come base per successi-ve implementazioni. In particolare aspetti problematici rimangono quelli relativi al benefit-sharing per l’utilizzazione dei prodotti deriva-ti a partire dalle risorse genetiche individuate in uno specifico Paese e alla definizione dei checkpoints per monitorare l’utilizzazione delle risorse genetiche.

[Giorgia Spataro, Fabio Veronesi]

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da Bruxelles

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Riunioni del Comitato Perma-nente Sementi

8 ottobre 2010

Regolamentazione degli aspet-ti fitosanitari negli scambi inter-nazionali

Nell’ambito di un processo di ra-zionalizzazione e semplificazione della regolamentazione fitosani-taria comunitaria, la Commissione ha avviato una riflessione sul posi-zionamento degli organismi nocivi che attualmente riguardano sia le direttive sulla commercializzazio-ne di sementi e materiale di pro-pagazione, sia quelle sulla sanità delle piante.L’esigenza di una riflessione nasce dall’introduzione in sede di IPPC (International Plant Protection Convention) del concetto di pa-togeni non da quarantena regola-ti (RNQPs - Regulated Non Qua-rantine Pests). Tale accordo deve essere tenuto presente nell’ambi-to degli accordi WTO-SPS (World Trade Organisation – Sanitary and Phytosanitary measures) che re-golano il commercio internazio-nale. Dalle posizioni espresse in riunio-ne è emersa preoccupazione sulla formale introduzione del termine RNQPs, e una maggiore propen-sione a introdurre il concetto piut-tosto che il termine. Alcuni stati membri non intravedono proble-mi di sovrapposizione e duplica-zione tra i due regimi (commercia-lizzazione e sanità), ma la maggior parte preferisce evitare di inclu-

dere gli organismi nocivi sotto en-trambe e consiglia una decisione di trasferimento secondo criteri chiari e tenendo conto di costi e benefici. E’ stato inoltre richiesto un sistema di trasferimento flessi-bile e lineare, che oggi non è di-sponibile. Alcuni stati membri hanno chie-sto di analizzare anche un’opzione che preveda la conservazione del-lo status quo, ma trasferendo mol-ti organismi nocivi dall’Allegato II della direttiva 2000/29/CE alle di-rettive sulla commercializzazione delle sementi e del materiale di propagazione.

7 dicembre 2010

Commercializzazione di patate da semina

La Commissione ha presentato i risultati degli incontri del gruppo di esperti, avvenuti nel 2009 e nel 2010, che hanno studiato le mo-difiche agli allegati I e II della di-rettiva sulla commercializzazione della patata da semina. Ne è usci-ta una proposta specifica che gli stati membri sono stati invitati a commentare. La proposta spiega le denominazioni delle varie cate-gorie di patate e le classi all’inter-no delle categorie, come pure le tolleranze per la presenza di fuori-tipo, malattie, altri difetti, presen-za di terra e materiali estranei, che vengono applicate alle categorie e alle classi. La Commissione at-tende anche i commenti delle or-ganizzazioni del settore. Basando-

si quindi su consultazioni interne e input di vario genere, la Commis-sione intende preparare un do-cumento di lavoro per primavera, seguito da una proposta formale, con lo scopo di adottare la revi-sione degli allegati della direttiva 2002/56/CE.

Requisiti qualitativi per il riso

Un gruppo di esperti ha lavorato sulla base della proposta porto-ghese che amplia i requisiti quali-tativi del riso riguardo alla presen-za di Fusarium fujikuroi e di riso a grana rossa. Gli esperti degli stati membri cercheranno di prepara-re una proposta per una prossima riunione del Comitato a inizio del 2011.

Revisione dei requisiti per varie-tà 00 di colza

Nel Catalogo Comune delle spe-cie agricole, la nota in calce nu-mero 30 definisce le varietà 00 di colza. ESA (European Seed Asso-ciation) ha chiesto di adeguarsi al progresso genetico e ridurre il va-lore in glucosinolato da 25 a 18 micromoli/g. Il vecchio riferimento si basava sul sistema di sostegno agli agricoltori per alcune colture vigente nella legislazione europea ora abrogato. La Commissione ha chiesto il parere agli stati mem-bri e la proposta è stata accettata. Per effettuare la modifica, il modo più pratico sembra quello di in-serire nel Catalogo Comune due note: “vecchie varietà 00” e “nuo-ve varietà 00”. Alcuni stati mem-

A cura di Pier Giacomo Bianchi, Elena Astrua Testori

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bri, coordinati dalla Francia, stan-no analizzando come armonizzare la metodologia per determinare il contenuto in glucosinolato.

Aggiornamento sulla revisione delle norme su sementi e mate-riale di propagazione

La Commissione ha fornito gli ulti-mi aggiornamenti sul lavoro di re-visione (better legislation). Dalle consultazioni svolte in preceden-za è stato definito il problema e ne è scaturito un documento che è stato sviluppato ulteriormen-te. Sono stati esaminati i legami con la revisione del regime comu-nitario per la salute delle piante e con la definizione degli organismi nocivi, come parte di uno studio condotto per la revisione della le-gislazione sulla sanità delle piante. La pubblica consultazione su “op-zioni e analisi” che include l’analisi di impatto, è stata pianificata per il prossimo novembre.

Miscugli di sementi ortive stan-dard appartenenti alla stessa specie

La Commissione ha presentato una proposta di decisione che ri-guarda le condizioni, per gli sta-ti membri, per autorizzare i pro-pri produttori a commercializzare piccole confezioni di sementi orti-ve standard in miscuglio apparte-nenti alla stessa specie. La Com-missione ha qui riportato che le consultazioni interne al riguar-do non sono state finalizzate. E’ stato discusso quindi un nuovo

documento che limita le misu-re specifiche per definire l’elenco delle specie con i requisiti adatti, il peso delle confezioni e i requi-siti di etichettatura. Gli stati mem-bri hanno confermato la loro po-sizione e cioè che queste piccole confezioni vengano destinate uni-camente al mercato non profes-sionale. La Commissione si impe-gnerà a condurre le consultazioni interne in modo da arrivare per la prossima riunione del Comitato con una proposta formale.

Commercializzazione di Avena strigosa

Dopo aver discusso sulla quantità di semente autorizzata alla com-mercializzazione nel 2010, il Co-mitato ha dato parere favorevole, a maggioranza qualificata, sulla proposta di Decisione che modi-fica la 2010/468/UE sulla commer-cializzazione temporanea di varie-tà di Avena strigosa non iscritte al Catalogo comune per prorogarne l’applicazione fino al 31 dicembre 2011.

…e inoltre

• La Commissione è stata con-tattata da due Paesi terzi inte-ressati all’equivalenza comu-nitaria: l’Ucraina per cereali, sorgo e mais e la Turchia per le sementi da orto. Si è deciso che un piccolo gruppo di stati membri assisterà la Commis-sione nella valutazione di que-sta richiesta.

• ESA ha richiesto di ridurre i

correnti requisiti di purezza varietale per gli ibridi di col-za primaverile dal 90 all’85%. Alcuni stati interessati studie-ranno questa richiesta.

31 gennaio 2011

Requisiti qualitativi per il riso

Il delegato portoghese ha aggior-nato le informazioni sul lavoro per migliorare i requisiti qualitativi del riso riguardo a Fusarium fujiku-roi e grana rossa. Gli esperti de-gli stati membri hanno presentato i diversi punti di vista. La delega-zione portoghese preparerà una bozza di proposta da discutere in una prossima riunione del Comi-tato.

Aggiornamento sulla revisione delle norme su sementi e mate-riale di propagazione

La Commissione ha informato che la consultazione pubblica sul do-cumento “opzioni e analisi” sul-la valutazione dell’impatto delle nuove norme, dovrà essere pre-sentata prossimamente sul sito della Direzione generale per la salute e i consumatori. La revi-sione delle norme è stata inclu-sa in un pacchetto legislativo che comprende tre altre proposte (sa-lute animale, regolamento (CE) 882/2004 sui controlli ufficiali di alimenti per il bestiame e per l’uo-mo, sanità delle piante). La data ultima per l’adozione della pro-posta legale da parte della Com-

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da Bruxelles

dal Seme - n° 1 / 11

missione è ora spostata al giugno 2012.

Atti delegati e di attuazione

I servizi della Commissione hanno presentato al comitato che sorve-glia gli atti effettuati dalla Com-missione europea (Comitologia), le misure dopo Lisbona: le mi-sure delegate e quelle applicati-ve. Sono stati delineati gli aspet-ti principali delle procedure che saranno applicati a questi due tipi di documenti. Particolare enfasi è stata posta sull’adozione e entra-ta in vigore al 1° marzo 2011, del regolamento che stabilisce rego-le e principi generali sui meccani-smi per il controllo degli esercizi della Commissione da parte de-gli stati membri, che rimpiazze-ranno la Decisione 1999/468/CE (“Comitology decision”). A parti-re dal 1° marzo e fino alla nuova legislazione sulle sementi e mate-riale di propagazione, che entre-rà in vigore tramite una procedura legislativa ordinaria (“ex-codeci-sione”), ogni riferimento alla ge-stione e alle procedure di rego-lamentazione deve essere vista in riferimento a queste nuove proce-dure di esame.

Purezza varietale per colza pri-maverile

ESA (European Seed Association) ha presentato la richiesta di re-stringere i requisiti di purezza va-rietale per ibridi di colza prima-verile dal 90 all’85%. Alcuni stati hanno fatto studi in proposito e

hanno espresso le loro preoccu-pazioni sul possibile incremento del contenuto in glucosinolato, in conseguenza si è deciso di non dare seguito alla richiesta ESA.

Laboratori ufficiali di analisi se-menti in Danimarca

Il delegato danese ha dato infor-mazioni sulle disposizioni, a se-guito della decisione del governo, di chiudere i laboratori ufficiali di analisi sementi per ridurre i costi. Le autorità danesi applicheranno la supervisione ufficiale che inclu-de il controllo delle aziende se-mentiere e dei loro laboratori. Per eseguire il controllo ufficiale sulle sementi, le autorità danesi utilizze-ranno i laboratori di altri paesi eu-ropei o EFTA (European Free Tra-de Association).

Materiale di riproduzione fore-stale

La Commissione ha informato il Comitato dell’incontro del 21 febbraio degli esperti degli stati membri sull’attuazione delle misu-re applicative previste dalla diretti-va 199/105/CE. In particolare sono stati discussi l’art. 11 sugli elenchi comunitari, l’art. 14 sui documenti dei fornitori, l’art. 17 sui divieti alla commercializzazione.

Miscugli di sementi ortive stan-dard appartenenti alla stessa specie

E’ stata votata all’unanimità la pro-posta della Commissione che ri-

guarda le condizioni per gli sta-ti membri per autorizzare i propri produttori a commercializzare pic-cole confezioni di sementi orti-ve standard in miscuglio apparte-nenti alla stessa specie. Prima del voto si è discusso sui requisiti di etichettatura e sui controlli negli stati membri. Inoltre il testo è sta-to modificato in due punti: è stato riformulato il riferimento “utilizzo prima della scadenza” e l’etichet-ta dovrebbe includere la dicitu-re “miscuglio di varietà di [nome della specie]” per maggior traspa-renza. Gli stati membri inoltre do-vranno redigere un resoconto ob-bligatorio.

…e inoltre

• L’Olanda ha presentato una ri-chiesta di deroga all’art.17 del-la Direttiva 66/402/CE sui cere-ali, per avere l’autorizzazione a commercializzare 1000 ton-nellate di semente di frumen-to primaverile. Infatti a causa della grande quantità di piog-ge autunnali, gran parte della superficie destinata a frumento invernale non è stata seminata. Quindi il frumento primaverile è necessario per coprire que-sta superficie, ma ci sono pro-blemi di approvvigionamento di seme certificato. E poiché la campagna di semina primave-rile inizia a febbraio/marzo gli stati membri dovranno infor-mare quanto prima se il seme certificato di frumento prima-verile è disponibile.

• L’Italia ha informato dell’incon-

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da Bruxelles

14dal Seme - n° 1 / 11

tro della Commissione econo-mica per l’Europa delle Nazioni Unite per la patata da semina, che avrà luogo a Ginevra dal 14 al 16 marzo 2011.

• La Svezia ha chiesto informa-zioni sulla revisione degli alle-gati della direttiva sulla patata da semina. La Commissione ha spiegato che finora solo un nu-mero limitato di stati ha invia-to i propri commenti alla rela-zione presentata dal gruppo di esperti, che dovevano essere consegnate entro il 31 gennaio 2011, ma poiché alcuni hanno chiesto più tempo per trasmet-tere la loro posizione, la data ultima di consegna è stata spo-stata al 15 febbraio. Questo per permettere ai Servizi del-la Commissione di riassumen-te i commenti ricevuti in vista della discussione in un prossi-mo incontro del Comitato. E’ comunque chiaro che le ge-nerazioni saranno limitate a un massimo di 9 e che, come uno stato membro ha sottolineato, c’è un chiaro interesse da par-te delle industrie a sviluppare le denominazione europee ar-monizzate e le prove associate per la patata da semina.

• I delegati dell’Ungheria han-no informato degli incontri che avranno luogo sotto la presi-denza ungherese:

• 22 marzo 2011 Gruppo di lavo-ro del Consiglio per il coordi-namento dell’attività UPOV

• 27 aprile 2011 Gruppo di lavo-ro del Consiglio per il coordi-namento dell’attività OECD.

• Il delegato danese ha infor-mato che nel 2012 scadrà il mandato di membro dell’Uffi-cio di presidenza degli schemi OECD ed è quindi necessario procedere alla designazione di un nuovo delegato comunita-rio. La presidenza ungherese sarà disponibile a fare da coor-dinatrice tra i candidati e invita i paesi interessati a contattare la presidenza.

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mercati

dal Seme - n° 1 / 11

A cura di Massimo Montanari

Da questo numero inizia una nuova rubrica sui mercati delle sementi, che non vuole rappresentare un riferimento preciso e puntuale sul prezzo delle sementi nel nostro Paese; per questo sono già presenti nel panorama infor-mativo nazionale molte fonti, che gli addetti al settore conoscono e usano quotidianamente. Il nostro obiettivo è piuttosto quello di elaborare in modo semplice e divulgativo i dati forniti dai mercati, confrontandoli con quel-li relativi alla certificazione sementiera nazionale. I dati da noi commentati verranno estratti dai bollettini ufficiali delle Borse Merci di Bologna e Roma, dove settimanalmente vengono quotate varie tipologie di sementi, diverse a seconda del periodo dell’anno . Le due Borse Merci prese in considerazione sono il punto di riferimento per gli operatori del settore, l’una per il nord Italia e l’altra per centro/sud Italia.

In questo primo numero, visto l’ap-prossimarsi delle semine primaveri-li, ci occuperemo del mercato delle specie foraggere, di grande rile-vanza nel nostro paese. Le tabelle seguenti si riferiscono

OTT NOV DIC GEN FEB MAR

Sementi selezionate Certificate 2009 2010 2009 2010 2009 2010 2010 2011 2010 2011 2010 2011

Erba medica di varietà – 1° rip. X X 3063 3300 2950 3350 2950 3350 2950 3350 2950

Erba medica di varietà – 2° rip. 2325 X 2288 2800 2225 2850 2225 2850 2225 2850 2225

Loietto italico 975 1206 975 1225 975 1225 975 1225 975 1225 975

Trifoglio incarnato var. tardiva 1300 X 1300 X 1300 X 1300 X 1300 X 1300

Trifoglio alessandrino 990 X 975 1100 975 1100 975 1100 975 1100 975

X = non quotato

OTT NOV DIC FEB MAR MAR

Sementi selezionate Certificate 2009 2010 2009 2010 2009 2010 2010 2011 2010 2011 2010 2011

Erba medica naz. di varietà 2450 2900 2450 2930 2450 3050 2450 3050 2450 3050 2450

Loietto italico dipl, naz. 1050 1150 1050 1150 1050 1150 1050 1150 1050 1150 1050

Loietto italico tetr. naz. 1150 1250 1150 1250 1150 1250 1150 1250 1150 1250 1150

Trifoglio incarnato var. tardivo 2350 1850 2350 1850 2350 1850 2350 1850 2350 1850 2350

Trifoglio alessandrino 1050 1200 1050 1200 1050 1200 1050 1200 1050 1200 1050

X = non quotato

alle quotazioni delle specie più im-portanti del panorama foraggero nazionale nei mesi che seguono la raccolta e precedono le semine primaverili, delle ultime due anna-te, 2009-2010 e 2010-2011. Tutti i

prezzi riportati si intendono €/ton e sono medie aritmetiche delle sin-gole quotazioni settimanali; le de-nominazioni delle merci sono quel-le utilizzate dai listini di riferimento.

Prezzi delle sementi rilevati sulla Borsa merci di Bologna

Prezzi delle sementi rilevati sulla Borsa Merci di Roma

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mercati

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2009 2010 Variazione in %

2009 -2010

Erba medica 13.858,38 15.043,61 8,55

Loietto italico 4.273,64 4.205,00 -1,61

Trifoglio 1.773,94 1.635,57 -7,80

Trifoglio 5.096,57 5.507,56 8,06

Fonte dati: Ente Nazionale Sementi Elette, statistiche di certificazione.

Dalle tabelle sopra esposte si può evincere il netto rialzo, in entram-bi i listini, delle quotazioni dell’er-ba medica imputabile alle notevoli richieste di esportazione pervenu-te già da inizio campagna di lavora-zione, con conseguenti alienazione di ingenti quantitativi di semen-ti certificate negli ultimi mesi del 2010. Le rimanenti specie risultano mediamente stabili con una flessio-ne dei prezzi per il trifoglio incarna-to mentre, sia lolium italico sia il tri-foglio alessandrino, risultano avere aperto la campagna 2010 – 2011 con prezzi superiori alla chiusura della precedente, riuscendo a man-tenerli fino ad oggi.

Le condizioni appena descritte sono confermate anche dai dati relativi alle superfici ufficialmen-te certificate nel nostro paese nel-la campagna 2010, che ha visto un aumento delle semine di erba medica e trifoglio alessandrino ri-spetto all’anno precedente, dovu-to probabilmente al preventivato aumento di richieste di queste due specie. Si nota un leggero calo del-le superfici destinate alla moltipli-cazione di lolium italico che, tutta-via, mostra una tenuta di prezzo. Al contrario, si nota un calo conside-revole delle semine di trifoglio in-carnato che ha perso nel 2010 circa l’8% di superficie rispetto al 2009.

Superfici certificate in ettari nelle annate 2009 e 2010

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dai laboratori

dal Seme - n° 1 / 11

A cura di Rita Zecchinelli

Preparazione del campione di analisi: uso e controllo dei divi-sori meccanici

L’operazione di campionamen-to del lotto di seme si completa con la realizzazione del campione medio finale di prelevamento che costituisce la porzione di seme da inviare al laboratorio. Il peso di questo campione è diverso da specie a specie ed è indicato nei metodi ufficiali di analisi e dalle norme internazionali ISTA.

In laboratorio, il più delle vol-te è necessaria una riduzione del campione medio di prelevamento per ottenere i sottocampioni sui quali effettuare le diverse analisi, definiti anche campioni di lavo-ro. Questa riduzione rappresenta anch’essa un’operazione di cam-pionamento ed ha lo scopo di mantenere inalterate le caratteri-stiche fisiche del campione, cioè di non modificare la sua composi-zione. Nella maggioranza dei casi, la riduzione richiede l’utilizzo di particolari strumenti denomina-ti divisori meccanici. I laboratori possono utilizzare diversi tipi di divisore, ma i più comunemente impiegati sono il modello coni-co e quello orizzontale. Entrambi possono essere di formato diver-so, a seconda delle dimensioni del seme e quindi del campione da sottoporre a riduzione. La ta-bella 1 riporta utili riferimenti per la scelta del divisore da utilizzare, mentre le figure 1, 2 3 rappresen-tano alcune apparecchiature.

Tabella 1. Criteri per la scelta del divisore.

Tipologia Dimensioni minime di ogni canale e spazio

Numero mini-mo di canali e spazi

Numero ottima-le di canali e spazi

Divisore coni-co (Boerner)

Larghezza pari ad almeno il doppio del diametro massimo del seme o del-le possibili impurità

5 canali + 5 spazi

19 canali + 19 spazi

Divisore oriz-zontale (Soil Divider)

Larghezza pari ad almeno il doppio del diametro massimo del seme o del-le possibili impurità

10 canali 18 canali

Figura 1. Divisore conico per sementi scorrevoli di grandi dimensioni (altezzacirca 100 cm)

Figura 2. Divisore conico per sementi scorrevoli di piccole dimensioni (altezzacirca 50 cm)

Figura 3. Divisore orizzontale per sementi poco scorrevoli di diverse dimensioni (larghe-zza circa 28 cm)

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dai laboratori

18dal Seme - n° 1 / 11

Figura 4. Preparazione del campione di controllo per divisore conico tipo Boerner: fru-mento tenero 800g + cipolla 200g

Il divisore conico (tipo Boerner) è costituito da una tramoggia e da un numero ottimale di 19 cana-li disposti circolarmente e alternati ad altrettanti spazi; questi indiriz-zano il seme alternativamente ad uno dei due recipienti sottostanti ottenendo due sottocampioni di dimensioni ciascuna pari a circa la metà del campione iniziale. Il di-visore conico viene impiegato per sementi scorrevoli e ne esistono formati diversi per specie a seme di dimensioni diverse. A titolo di esempio, quello in figura 1 è adat-to alla riduzione di campioni di se-menti di cereali, quello in figura 2 a sementi quali quelle di erba me-dica o altre leguminose foraggere.

Il divisore orizzontale (tipo Soil Divider) è basato sullo stesso prin-cipio del divisore conico, ma i ca-nali sono disposti su uno stesso piano orizzontale. Questo divisore è indicato per i semi che risultano poco scorrevoli come ad esempio le graminacee foraggere, alcune specie ortive, il riso, la barbabie-tola e per i semi ricoperti.

Prendendo a titolo di esempio il divisore conico, il campione da ridurre viene versato nella tra-moggia, scorre lungo i canali, di-videndosi a metà. Una delle due metà viene poi ulteriormente suddivisa fino a raggiungere un peso non inferiore a quello pre-scritto per il campione di analisi o alla sua metà, qualora si deb-bano ottenere due sottocampioni di lavoro. Tutto il seme rimanente viene rimesso nella tramoggia e l’operazione sopra descritta viene

ripetuta per ottenere un nuovo campione di analisi o il secondo sottocampione.

Come tutte le altre apparecchia-ture e gli strumenti in dotazione al laboratorio, anche i divisori ven-gono sottoposti ad un controllo periodico per verificarne il buon funzionamento.

La frequenza del controllo può variare a seconda del laboratorio e del periodo di utilizzo. A titolo indicativo, è suggeribile l’ese-cuzione di due controlli annua-li, il primo all’inizio di una nuova campagna di analisi e il secondo a metà del periodo di massimo utilizzo. Il controllo può essere effettuato seguendo una proce-dura descritta in modo dettaglia-

to dall’ISTA Handbook on Seed Sampling, della quale ricordiamo i passaggi fondamentali.

È previsto l’utilizzo di un cam-pione di controllo costituito da due specie, la prima in proporzio-ne del 80%, la seconda del 20%. Il componente principale è rappre-sentato da una specie con semi di dimensioni maggiori rispetto a quelli della specie presente in minor quantità. È suggeribile sce-gliere due specie facilmente di-stinguibili e separabili con l’ausilio di setacci. Il campione di controllo deve essere preparato il giorno precedente alla verifica (figura 4). Prima della miscelazione delle due specie, è necessario calcolare per entrambe il peso dei mille semi.

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dai laboratori

dal Seme - n° 1 / 11

La prova consiste nel dividere con l’apparecchio da controllare il campione iniziale ad 1/8 del suo peso (figura 5). Una volta effettua-ta la riduzione, le due specie ven-gono separate con un setaccio e le due frazioni ottenute pesate (fi-gure 6 e 7). La verifica prevede la ripetizione di questa operazione per 10 volte (10 repliche).

vLa valutazione dei risultati pre-vede il calcolo della media e del-la deviazione standard dei valori osservati. I risultati vengono con-frontati con i valori teorici di me-dia e deviazione standard al fine di valutare se le differenze riscon-trate fra valori teorici e risultati attuali rientrano nelle tolleranze prestabilite dal laboratorio.

[Sara Gaudenzi] Figura 5. Riduzione del campione di controllo

Figura 6. Separazione delle frazioni

Figura 7. Pesata delle frazioni

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dai laboratori

20dal Seme - n° 1 / 11

Pubblicata la nuova edizione dell’ISTA Handbook on Pure Seed Definitions

È stata pubblicata la nuova edi-zione del manuale ISTA sulle de-finizioni di seme puro. Rispetto alle due precedenti, questa nuova revisione appare completamente rivisitata, innanzitutto nella grafi-ca. In sostituzione dei disegni, la pubblicazione è oggi arricchita di fotografie di ottima qualità, sicu-ramente più utili nell’aiutare l’a-nalista ad identificare i semi ed a classificarli correttamente sia per l’appartenenza alla specie bota-nica che ai fini delle analisi che è chiamato ad eseguire.

Nella parte introduttiva, sono riportate informazioni dettagliate sull’analisi di purezza fisica e la Ri-cerca dei Semi estranei (RSE) e in particolare sui metodi inclusi nelle Norme ISTA (Capitoli 3 e 4) per l’esecuzione di queste importanti determinazioni. Vengono inoltre descritte le apparecchiature di la-boratorio necessarie e fornite utili indicazioni per l’organizzazione di iniziative formative e la messa in atto dei controlli di qualità. Nelle schede successive vengono inve-ce illustrate le definizioni di seme puro, da applicare ai diversi ge-neri di specie agricole, forestali, da orto e da fiore. Ogni capitolo è dedicato ad una singola “Pure Seed Definition ” ed è corredata dall’elenco dei generi cui si appli-ca, da eventuali commenti espli-cativi e dalle fotografie dei semi (o meglio, delle unità seminali) di specie appartenenti ai generi più

rappresentativi.Nella parte finale, oltre a diverse

tavole riepilogative, è presente un glossario illustrato che descrive i termini botanici utilizzati.

Il manuale, come tutte le analo-ghe pubblicazioni dell’Associazio-ne, è distribuito gratuitamente ai laboratori membri e può comun-que essere acquistato presso il segretariato (vedi il sito: www.seedtest.org/en/productrubric.html).

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novità dai costitutori

dal Seme - n° 1 / 11

I costitutori che intendono divulgare le caratteristiche delle loro varietà attraverso questa rubrica, possono contattare la redazione all’indirizzo [email protected]

Con D.M. del 12 Ottobre 2009, pubblicato nella Gazzetta Ufficia-le della Repubblica italiana n° 246 del 22 Ottobre 2009, sono state iscritte al registro nazionale delle varietà di specie agrarie tre varietà di frumento duro: CATASTA, CRE-DIT e MIMMO. L’origine delle va-rietà viene riportata in tab.1, nella quale vengono indicati i genitori ed il metodo di selezione adot-tato per ottenerle. In tab.2 sono stati riportati i caratteri distintivi delle tre varietà con riferimento allo sviluppo delle piante ed alle resistenze abiotiche e biotiche.

Risultati agronomici

Nell’annata 2003-04 le tre va-rietà, assieme ad altre linee pure, hanno iniziato l’iter per la loro valutazione agronomica, attraver-so l’impianto di sette campi: due a cura della PRO.SE.ME. (Filo ed Enna) e cinque a cura del CERMIS (Voghera, Tolentino, Roma, Gros-seto e Foggia). Dopo un triennio di prove, sulla base dei risultati produttivi e qualitativi, tre linee, che successivamente hanno dato vita alle varietà, sono state propo-ste per l’iscrizione al R.N.V.. La ve-rifica delle prove DUS e del valore

agronomico sono state eseguite dal MIPAAF durante il biennio 2008-2009. I risultati complessi-vi, sotto forma di indici, rispetto ai testimoni, sono riportati nella

fig.1; quelli relativi alla qualità del-la granella e della semola in tab.3.

In base alle caratteristiche fisio-logiche della pianta, produttive della coltura e qualitative della

Catasta, Credit, Mimmo:

tre nuove varieta’ di frumento duro per l’agricoltu-ra italiana

INCROCIO METODO DI SELEZIONE VARIETA’ OTTENUTA

(Platani X Gianni) X Gianni Pedigrèe CATASTA

(Simeto X Arcobaleno) X Simeto Pedigrèe CREDIT

Medora X Simeto Pedigrèe MIMMO

Tab.1 - Origine delle varietà

Tab.2 – Caratteri distintivi delle tre varietà

Tab.3 – Dati qualitativi rilevati dal MIPAAF per la iscrizione delle varietà al R.N.V.

CARATTERE CATASTA CREDIT MIMMO

Sviluppo pianta

Portamento semi-eretto eretto semi-eretto

Altezza media media medio-alta

Precocità media molto precoce medio-precoce

Ciclo vegetativo alternativo alternativo alternativo

Resistenze

Freddo resistente resistente resistente

Allettamento resistente resistente mediam. resistente

Oidio resistente mediam. resistente resistente

Septoria mediam. resistente mediam. resistente resistente

Ruggine resistente resistente mediam. resistente

VARIETA’ Peso ettolitrico (Kg/hl)

Peso 1000 semi (gr.)

Proteine (% s.s.) Glutine (indice) Colore giallo (indice)

CATASTA 80,5 44,1 15,0 82,7 22,9

CREDIT 78,3 43,9 14,9 78,3 24,5

MIMMO 78,0 39,2 14,5 78,3 23,5

TESTIMONI (*) 78,2 44,4 14,9 68,4 22,3

(*) testimoni: Duilio, Iride e Simeto

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novità dai costitutori

22dal Seme - n° 1 / 11

del territorio italiano e la stabilità produttiva nelle diverse annate costituiscono una vera garanzia di successo della sua coltivazione.

Discussione dei risultati

L’adattabilità alle differenti con-dizioni climatiche italiane è risulta-ta diversa per le tre nuove varietà.

Le varietà Catasta e Credit, sot-to questo aspetto, possono con-siderarsi complementari. Catasta, caratterizzata da un ciclo vege-tativo medio e sufficientemente lungo durante la fase di accumu-lo, dotata di ottima resistenza alle basse temperature invernali ed alle più comuni malattie fungine, ha dimostrato di essere idonea, per la sua coltivazione, nell’are-ale nordico ed in quello centrale appenninico. Credit, invece, ha manifestato la sua preferenza per l’areale meridionale, insulare e per quello centrale collinare e litorale. Ciò per effetto della sua spiccata precocità, della taglia media e per la capacità di produrre anche in terreni meno fertili ed in condizio-ni climatiche meno favorevoli.

Molto interessante, infine, è ap-parso il comportamento vegeto-produttivo della varietà Mimmo che si è comportata bene in tutti e tre gli areali. Data la precocità e la vigoria delle piante, è comprensi-bile il buon comportamento della varietà nell’areale centro meridio-nale ed insulare. Al Nord, anche se la pianta (precoce ed alta) non risponde all’ideotipo dell’areale,

granella, rilevata durante il quin-quennio in cui sono state effettua-te le prove, è possibile esprimere un giudizio sintetico riguardante il comportamento delle nuove varietà nei diversi areali italiani di coltivazione.

La varietà CATASTAIl migliore comportamento l’ha

espresso nell’areale Nord ed in molte località del Centro (fig.1).La varietà si è distinta anche per l’ottimo peso specifico e conte-nuto proteico (tab.3). Le proprietà visco-elastiche del glutine, parti-colarmente idonee per la pastifi-cazione, sono in grado di soddi-sfare le esigenze dell’industria di trasformazione.

La varietà CREDITL’areale maggiormente vocato

alla sua coltivazione corrisponde all’Italia meridionale e insulare. Data la resistenza al freddo la sua coltivazione può essere spinta con successo verso il Centro (fig.1). La precocità permette alla varietà di sfuggire ai danni (stretta) derivanti dalle condizioni climatiche sfavo-revoli durante le fasi finali della coltura

La varietà MIMMOLa produttività è risultata eleva-

ta in tutti gli areali di coltivazione (fig.1). Nell’areale Nord ha rag-giunto le rese più alte grazie alla vigoria delle piante ed alla resi-stenza agli stress biotici ed abioti-ci. La spiccata adattabilità alle di-verse condizioni pedo-climatiche

Varietà Catasta

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novità dai costitutori

dal Seme - n° 1 / 11

tuttavia, i risultati produttivi sono stati eccellenti. Ciò, verosimilmen-te, è dovuta a tre fattori: il tipo di precocità, la resistenza al freddo e lo sviluppo della pianta. La varietà, che in fase di spigatura e di ma-turazione è precoce, nella fase in-termedia rallenta il suo ciclo, con-sentendo un efficiente trasporto delle sostanze elaborate dai siti di riserva a quelli di accumulo. La resistenza al freddo è stata eredi-tata dalla varietà Medora, di origi-ne Canadese, che possiede tale carattere in misura molto grande. Lo sviluppo molto vigoroso della pianta, unitamente alla resistenza genetica, permette alla varietà di superare le avversità climatiche e parassitarie.

Considerazioni conclusive

L’iscrizione al R.N.V. delle tre va-rietà di frumento duro arricchisce il panorama varietale italiano di genotipi dotati di altissimo valore produttivo e qualitativo.

Considerata, comunque, la di-versa adattabilità delle varietà alle differenti condizioni pedo-climatiche del territorio italiano, è consigliabile, prima di estendere la coltura su vaste superfici, effet-tuare apposite prove di campo per la valutazione agronomica e qua-litativa.

Fortunato Calcagno, Lucio Salafia *

Varietà Credit

Varietà Mimmo

* PRO.SE.ME. S.r.l. - [email protected]

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tutela delle novità vegetali

dal Seme - n° 1 / 11

Specie Varietà n.deposito Data di deposito Richiedente Domicilio

2007

FRUMENTO DURO Achille MC2NV/2007 10/11/07 AGROSERVICE S.P.A. Macerata

FRUMENTO DURO Dario MC1NV/2007 10/11/07 AGROSERVICE S.P.A.; Bucci Rosa

Macerata; Bologna

ROSA Antoniana PD1NV/2007 10/29/07 Scarabello Antonio Padova

Specie Varietà n.deposito Data di deposito Richiedente Domicilio

2008

OLIVO Offvert RM1NV/2008 2/12/08 Università degli Studi di Bari Bari

OLIVO Outvert RM3NV/2008 2/12/08 Università degli Studi di Bari Bari

OLIVO Stopvert RM2NV/2008 2/12/08 Università degli Studi di Bari Bari

FRAGOLA Kilo FO3NV/2008 9/26/08 CRA-Unità di Ricerca per la Frutticoltura

Roma

FRAGOLA Nora FO2NV/2008 9/26/08 CRA-Unità di Ricerca per la Frutticoltura

Roma

FRAGOLA Palatina FO1NV/2008 9/26/08 CRA-Unità di Ricerca per la Frutticoltura

Roma

Specie Varietà n.deposito Data di deposito Richiedente Domicilio

2009

FRAGOLA Argentera FO1NV/2009 2/9/09 CRA-UNITÀ DI RI-CERCA PER LA FRUTTICOLTURA;CRPV - CENTRO RICERCHE PRO-DUZIONI VEGETALI

Roma

FRAGOLA Unica FO2NV/2009 2/9/09 CRA-UNITÀ DI RI-CERCA PER LA FRUTTICOLTURA;CRPV - CENTRO RICERCHE PRO-DUZIONI VEGETALI

Roma

FRAGOLA Vale FO3NV/2009 2/9/09 CRA-UNITÀ DI RI-CERCA PER LA FRUTTICOLTURA;CRPV - CENTRO RICERCHE PRO-DUZIONI VEGETALI

Roma

FRAGOLA Zeta FO4NV/2009 2/9/09 CRA-UNITÀ DI RI-CERCA PER LA FRUTTICOLTURA;CRPV - CENTRO RICERCHE PRO-DUZIONI VEGETALI

Roma

CHAMAECYTISUS PAL-MENSIS

Ruminosa Florida CA1NV/2009 4/30/09 SILVIO SANNA Cagliari

OLIVO Frantoio Millennio RM2009V0002 7/13/09 “UNIVERSITÀ DEGLI STU-DI DI PISA- DIPARTIMEN-TO DI COLTIVAZIONE E DIFESA DELLE SPECIE LEGNOSE ”G. SCARA-MUZZI”

Pisa

OLIVO Leccino Millennio RM 2009V000 7/13/09 “UNIVERSITÀ DEGLI STU-DI DI PISA- DIPARTIMEN-TO DI COLTIVAZIONE E DIFESA DELLE SPECIE LEGNOSE “G. SCARA-MUZZI”

Pisa

a cura di Barbara Tiranti

Domande di protezione (nazionali) per nuove varietà vegetali presentate nel periodo ottobre 2007/aprile 2010

Segue...

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tutela delle novità vegetali

dal Seme - n° 1 / 11

Specie Varietà n.deposito Data di deposito Richiedente Domicilio

2009

FUNGO CARDONCELLO Columna AQ2009V0001 7/27/09 CANTARELLI ALESSANDRO,PACIONI SILVIO,PACIONI MARTA, DI NATALE MARIO

Teramo

PESCO - MANDORLO Modulo OPG RM2009V0003 8/28/09 ALFIO BRUNO Catania

ROSA mar-br1 IM2009V0001 10/5/09 MARTINI BRUNO Sanremo

Specie Varietà n.deposito Data di deposito Richiedente Domicilio

2010

PESCO Platiforone FO2010V0001 2/22/10 CRA-ISTITUTO SPERI-MENTALE PER LA FRUT-TICOLTURA

Roma

PESCO Platifortwo FO2010V0002 2/22/10 CRA-ISTITUTO SPERI-MENTALE PER LA FRUT-TICOLTURA

Roma

CIPRESSO Cipresso di Monteoliveto RM2010V0003 2/25/10 CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE; PRO-VINCIA DI SIENA

Roma; Siena

CIPRESSO Cipresso di Siena RM2010V0002 2/25/10 CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE; PRO-VINCIA DI SIENA

Roma; Siena

MAIS IMv16 RM2010V0001 2/25/10 SOCIETA’ ITALIANA BRE-VETTI

Roma

PERO Pyriam RM2010V0004 3/8/10 CEP INNOVATION SARL Lyon (Francia)

Vite Superbarbatella Pittaro UD2010V0001 4/1/10 Pittaro Pietro Udine

Vite Superbarbatella Pittaro con doppio apparato radicale

UD2010V0002 4/1/10 Pittaro Pietro Udine

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normativa sulle sementi

26dal Seme - n° 1 / 11

A cura di Pier Giacomo Bianchi

Commercializzazione di varietà da conservazione nella normati-va nazionale

Due provvedimenti nazionali di recente emanazione hanno inte-ressato le varietà da conservazio-ne.

Si tratta del decreto legislati-vo n. 267 del 30 dicembre 2010 (Gazzetta ufficiale n. 34 del 11 febbraio 2011 ) con il quale è sta-ta recepita la direttiva 2009/145/CE della Commissione del 26 no-vembre 2009 che riguarda le con-dizioni per l’immissione in com-mercio delle sementi di varietà da conservazione di specie orti-ve e il decreto MIPAAF 17 dicem-bre 2010 (Gazzetta ufficiale n. 39 del 17 febbraio 2011 ), con il qua-le sono state stabilite le modalità per l’ammissione al registro nazio-nale delle varietà da conservazio-ne di specie agrarie.

Il Dlgs. n. 267 definisce le de-roghe applicabili alla registrazio-ne delle varietà da conservazio-ne e delle varietà prive di valore intrinseco di specie ortive e alla commercializzazione delle loro se-menti rispetto alle norme applica-bili alle varietà convenzionali. Per quanto riguarda la registrazione, possono essere prese in conside-razione prove non ufficiali e la de-scrizione può essere costituita da una lista di caratteri limitata, men-tre l’omogeneità può essere in-feriore a quella normalmente ri-chiesta per l’iscrizione. Nel caso delle varietà da conservazione viene inoltre previsto che sia iden-tificata la regione di origine della

varietà come la località (o le locali-tà) dove essa sia coltivata tradizio-nalmente e alle cui condizioni sia naturalmente adatta. Nella regio-ne di origine la varietà da conser-vazione deve essere mantenuta, vi deve avvenire la produzione di sementi e la loro commercializza-zione. Le sementi devono essere commercializzate solo in piccole confezioni di peso definito; sono inoltre soggette a controllo a po-steriori e devono soddisfare i re-quisiti previsti per le sementi stan-

• denominazione botanica e nome comune della specie

• nome comune o nome loca-le della varietà e ogni even-tuale sinonimo;

• descrizione della varietà ri-sultante da valutazioni uf-ficiali, non ufficiali o da co-noscenze acquisite con l’esperienza pratica durante la coltivazione, la riprodu-zione e l’impiego;

• zona di origine della varie-tà, come definita dall’art.8 del decreto legislativo 149/2009;

• documentazione di caratte-re storico e culturale volta a dimostrare il legame tra la coltivazione della varietà e la zona di origine;

• zona o zone di produzione delle sementi come definite dall’art. 11 del decreto legi-slativo 149/2009;

• superficie della zona di ori-

Informazioni necessarie per l’iscrizione di varietà da conservazio-ne di specie agricole (art. D.M. 17 dicembre 2010)

gine nella quale viene ef-fettuata la produzione di sementi e superficie di colti-vazione nella quale si inten-de realizzare la produzione;

• zona o zone di commercializ-zazione delle sementi come definite dall’art. 13 del de-creto legislativo 149/2009;

• condizioni di coltivazione normalmente adottate per le varietà, con particolare riferimento all’investimento unitario di sementi;

• quantitativo di sementi me-diamente prodotto nella zona o nelle zone di origine;

• condizioni tecniche per il mantenimento della sele-zione conservatrice della va-rietà, nonché responsabile o responsabili del mante-nimento, ubicazione delle aziende ove il mantenimen-to viene effettuato

dard. Le funzioni di controllo sono affidate a INRAN ex ENSE.

Inoltre, con l’approvazione del D.M. 17 dicembre 2010, in appli-cazione dell’articolo 22 del decre-to legislativo 149/2009 sono state stabilite le modalità per l’ammis-sione al registro nazionale delle varietà da conservazione di specie agrarie ed è stato abolito il decre-to 18 aprile 2008 che dava appli-cazione all’articolo 19 bis, poi par-zialmente abrogato dallo stesso decreto legislativo. Il D.M. 17 di-

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normativa sulle sementi

dal Seme - n° 1 / 11

Decreto del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e ForestaliTipo di provvedimento Specie interessate Gazzetta Ufficiale

Data N°

Comunicato Rettifica del decreto 4 ottobre 2010 (10A12563). Cereali a paglia GU n. 270 del 18-11-2010

2 novembre 2010 10A13712 Cancellazione. Ortive GU n. 277 del 26-11-2010

2 novembre 2010 10A13713

Rettifica del decreto 10 marzo 2010 relativo alla variazione della responsabilita' della conservazio-ne in purezza (10A03865).

Ortive GU n. 277 del 26-11-2010

2 novembre 2010 10A13714 Iscrizione. Ortive GU n. 277 del 26-11-2010

10 novembre 2010 10A14077 Iscrizione. Mais GU n. 278 del 27-11-2010

10 novembre 2010 10A14207Cancellazione e variazione delle responsabilita' della conservazio-ne in purezza.

Ortive GU n. 283 del 3-12-2010 - Sup-pl. Ordinario n.264

15 novembre 2010 10A14577 Modifica del decreto 21 settembre 2010 (10A11997). Ortive GU n. 296 del 20-12-2010

19 novembre 2010 10A14799 Variazione di denominazione. Barbabietola da zucchero GU n. 298 del 22-12-2010

6 dicembre 2010 10A15600 Variazione di denominazione. Foraggere GU n. 1 del 3-1-2011

15 dicembre 2010 10A15560 Variazione della responsabilita' della conservazione in purezza. Cereali a paglia GU n. 4 del 7-1-2011 - Suppl. Or-

dinario n.6

17 dicembre 2010 10A15561 Iscrizione. Cereali a paglia GU n. 4 del 7-1-2011 - Suppl. Or-dinario n.6

16 dicembre 2010 10A15773Cancellazione di varieta' su richie-sta dei responsabili della conser-vazione in purezza.

Barbabietola da zucchero, colza GU n. 5 del 8-1-2011

16 dicembre 2010 10A15774 Variazione di denominazione. Riso GU n. 5 del 8-1-2011

16 dicembre 2010 10A15775 Variazione di denominazione. Girasole GU n. 5 del 8-1-2011

20 dicembre 2010 11A00130 Iscrizione di varieta' da conser-vazione. Ortive GU n. 8 del 12-1-2011

20 dicembre 2010 11A00131 Iscrizione di varieta' da conser-vazione. Mais GU n. 8 del 12-1-2011

16 dicembre 2010 11A00052 Iscrizione. Patta, lino e colza GU n. 9 del 13-1-2011

20 dicembre 2010 11A00471 Variazione dei responsabili della conservazione in purezza. Foraggere GU n. 16 del 21-1-2011

13 gennaio 2011 11A00970 Variazione di denominazione. Foraggere GU n. 24 del 31-1-2011

13 gennaio 2011 11A00932 Iscrizione. Ortive GU n. 26 del 2-2-2011

7 febbraio 2011 11A01727 Iscrizione. Mais GU n. 33 del 10-2-2011

I decreti che riguardano le variazioni al Registro Nazionale delle varietà agrarie e ortive vengono pubblicati dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali sulla Gazzetta Uf-ficiale Italiana. Nella tabella vengono prese in considerazione le Gazzette Ufficiali che vanno dalla G.U. n. 270 del 18-11-2010 alla n. 43 del 22-02-2011 che hanno ufficializzato ventuno provvedimenti: con 5 di questi sono state iscritte 6 varietà di ortive, 8 di cereali a paglia, 157 di mais e 12 tra patate, lino e colza; con 3 decreti sono state cancellate 18 varietà di ortive e 19 tra barbabietola e colza; con altri due provvedimenti si è variato il responsabile della conservazione di 10 varietà di ortive ed 1 di cereali a paglia ed variata, con 5 decreti la denomi-nazione di 5 varietà tra foraggere, riso, barbabietola e girasole. Sono stati rettificati 2 decreti già pubblicati ed inoltre con 2 provvedimenti sono state iscritte 8 varieta' al relativo registro nazionale delle varieta' da conservazione.

[Marco Faina]

cembre 2010 prevede che la do-manda di iscrizione di una varietà da conservazione debba esse-re inoltrata al MIPAAF tramite la regione o la provincia autonoma

competente per territorio, per ini-ziativa del Ministero, delle Regioni o di enti pubblici, istituzioni scien-tifiche, organizzazioni, associa-zioni, singoli cittadini e aziende.

L’iscrizione è gratuita se sono di-sponibili tutte le informazioni ne-cessarie per la registrazione.

Provvedimenti nazionali sulle varietà

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Messa a punto di linee guida e disciplinari di produzione di sementi biologicheIl lavoro è finalizzato a fornire agli operatori le indicazioni utili per raggiungere gli obiettivi di qualità e produttività

Alessandra Sommovigo, Marta Giannini, Domenica Iraci Capuccinello*

Le produzioni biologiche rappre-sentano, a livello europeo, un set-tore agricolo in costante crescita e rivestono un’importanza notevole nei processi di sviluppo dell’atti-vità rurale, nella salute pubblica e nella sostenibilità agro-ambienta-le. In Italia, negli ultimi anni, il set-tore delle produzioni biologiche ha fatto registrare incrementi si-gnificativi, anche se, considerando un più ampio range di intervallo, se ne nota un andamento non co-stante. La difficoltà di reperimento sul mercato di sementi biologiche e l’insufficiente livello di ricerca nel comparto potrebbero avere riper-cussioni negative sul mercato del-le produzioni biologiche, concor-rendo a diminuirne affidabilità e competitività.

Nel 2008 il MiPAAF ha affida-to all’ENSE il coordinamento del

“Piano Nazionale Sementiero per la Produzione Biologica” inseri-to nell’ambito dell’Asse 2 – Azio-ne 4 del Programma di Azione Nazionale. All’interno delle azio-ni nelle quali si suddivide il Piano Nazionale, la sezione INRAN ex ENSE di Bologna ha curato la re-alizzazione di linee guida e disci-plinari di produzione delle semen-ti biologiche in collaborazione con AIAB, FEDERBIO, ASSEME e AS-SOSEMENTI. Le problematiche legate alla produzione di sementi biologiche variano in funzione del-

le aree geografiche di moltiplica-zione, delle specie e delle varietà coltivate, delle modalità riprodut-tive della specie e delle tecniche di produzione biologiche adottate.

L’individuazione e la definizio-ne di linee guida specifiche di ri-ferimento alle quali attenersi per la produzione di sementi biologi-che risultano uno strumento indi-spensabile per adottare modalità di produzione tali da ottimizzare le rese produttive e le caratteristiche tecnologiche delle sementi. Le li-nee guida hanno preso in conside-razione principi di produzione ap-plicabili sia alle specie agrarie, sia alle specie ortive.

Linee Guida

Sono stati valutati gli aspetti cri-tici legati sia all’azienda agricola, per quanto riguarda le problema-tiche agronomiche e fitosanitarie, sia alla ditta produttrice per quan-to riguarda il processo di lavora-zione delle sementi, in conformità alla vigente legislazione in materia di produzione biologica e di pro-duzione e commercializzazione delle sementi. Nello specifico, sono state indicate le caratteristi-che più idonee alla produzione di sementi biologiche per l’azienda agricola a livello strutturale, non-ché l’importanza dell’avvicenda-

Foto 1. Cipolla da seme

* INRAN ex ENSE – Sezione di Bologna - [email protected]

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mento colturale come presuppo-sto di base di qualsiasi sistema di produzione biologico.

È stata sottolineata l’importanza della preparazione del terreno per favorire le migliori condizioni per lo sviluppo delle piante coltivate ed, in particolare, sono state date indicazioni sulle diverse modalità di lavorazione che consentono di regolare i processi di umificazio-ne, mineralizzazione e riorganizza-zione della sostanza organica e di aumentare la presenza di micror-ganismi che concorrono al miglio-ramento della fertilità del suolo.

Per quanto riguarda la semente utilizzata per la produzione di se-mente biologica, la normativa vi-gente riporta la possibilità di uti-lizzare sia sementi o materiali di moltiplicazione biologici, sia se-menti o materiali di propagazione convenzionali, non geneticamen-te modificati, purché non conciati se non con prodotti consentiti dai disciplinari per l’agricoltura bio-logica; anche per la produzione delle sementi biologiche, si ricor-da che deve essere obbligatoria-mente utilizzata semente certifica-ta ai sensi delle normative vigenti per la produzione e commercializ-zazione di sementi di piante agra-rie ed ortive. Per limitare gli effetti negativi sulla produzione imputa-bili a possibili inquinamenti varie-tali e da deriva chimica, sono sta-te date indicazioni sulla distanza di isolamento da rispettare fra col-ture biologiche e convenzionali e fra colture di varietà diverse del-la stessa specie, tenendo in consi-derazione le normative sementiere

nazionali, regionali e quelle relati-ve alla certificazione biologica. Per quanto riguarda il controllo delle malerbe, risultano fondamenta-li l’utilizzo di semente certificata e l’avvicendamento di colture con caratteristiche diverse, nonché la pratica della “falsa semina” ed in-terventi mirati di natura meccanica.

Le stesse pratiche agronomiche sono state indicate per la difesa fitosanitaria, oltre ad un’idonea fertilizzazione atta a determinare un corretto sviluppo delle piante che possa diminuire la suscettibi-lità ai patogeni ed a una corretta gestione agroambientale dell’a-reale di coltivazione. Nel valutare gli aspetti critici legati ai processi di lavorazione delle sementi bio-logiche, sono state considerate le idonee tipologie di impianti di selezione atti a minimizzare pos-sibili inquinamenti con semente convenzionale laddove non fosse possibile l’uso di una linea “dedi-cata” alle sementi biologiche. È

stata consigliata, inoltre, la dota-zione di procedure operative stan-dard (POS) all’interno dell’azien-da, in modo da poter controllare e monitorare tutte le operazioni di selezione del prodotto.

Disciplinare di produzione

Lo scopo dei disciplinari di pro-duzione di sementi biologiche è fornire indicazioni per la scelta delle migliori tecniche agronomi-che da adottare per l’ottimizzazio-ne della produzione, sia dal punto di vista qualitativo, sia quantitati-vo, in funzione delle peculiarità proprie delle specie oggetto del disciplinare. In considerazione del-la situazione del comparto semen-tiero italiano, la scelta, per que-sto primo biennio di progetto, si è focalizzata sulle seguenti spe-cie: cipolla, frumento duro ed erba medica, considerando l’impor-tanza che queste specie rivesto-no per l’agricoltura italiana e per

Foto 2. Erba medica da seme

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la produzione di sementi biologi-che. Nei disciplinari di produzione sono state fornite indicazioni spe-cifiche sugli aspetti agronomici, tecnici e fitosanitari legati alle spe-cie considerate, rimandando alle linee guida per quanto riguarda i principi generali della conduzione delle colture. In particolare, sono state specificate tipologia e dura-ta dell’avvicendamento colturale, non solo come indicazione di buo-na pratica agricola, ma in relazione alla limitazione di possibili patolo-gie legate alla specie considerata.

Sono state fornite indicazioni analitiche in merito ai livelli otti-mali di concimazione e sono state stabilite idonee distanze di isola-mento atte a minimizzare eventua-li problemi legati ad inquinamen-ti varietali, considerando anche la tipologia riproduttiva della specie oggetto del disciplinare, nonché eventuali peculiarità varietali; sono state, inoltre, specificate le cate-gorie di certificazione utilizzabili

per il seme impiegato nelle molti-plicazioni. La difesa fitosanitaria è stata considerata, nello specifico, elencando tutti i patogeni perico-losi per le colture oggetto dei di-sciplinari e fornendo, per ognuno di essi, notizie sulla sintomatolo-gia, sulla possibilità di prevenzio-ne e sugli interventi di difesa vera e propria. Si sono sottolineate an-che le problematiche relative ai patogeni da quarantena che sono responsabili dell’obbligo dell’e-missione del passaporto fitosani-tario per le sementi delle specie cipolla ed erba medica commer-cializzate all’interno della Comuni-tà Europea.

Conclusioni

Il lavoro svolto fino ad oggi nell’ambito del progetto “Piano Nazionale per la Produzione Bio-logica” è stato mirato a fornire utili indicazioni a tutti gli operatori del-la filiera per il raggiungimento di

obiettivi di qualità e produttività della produzione di sementi bio-logiche. A questo scopo, gli ela-borati verranno presentati a bre-ve al MiPAAF e successivamente verranno editate pubblicazioni monografiche che saranno rese disponibili anche on line. La pro-secuzione dell’Attività 4 del pro-getto consentirà di implementare i disciplinari di produzione della semente biologica prendendo in considerazione altre specie, agra-rie ed ortive, di interesse per l’agri-coltura italiana.

Abstract

In 2008, the Italian Ministry of Agriculture, Food and Forestry (MiPAAF) entrusted the coordina-tion of the “National Plan for Or-ganic Seed Production” posted under Axis 2 - Action 4 of the Na-tional Action Programme to Ente Nazionale Sementi Elette (ENSE).

Within the actions in which the National Plan is divided, the INRAN ex ENSE Bologna Office, in collaboration with AIAB, Feder-Bio, ASSOSEMENTI and ASSEME, has treated the implementation of guidelines and self-regulatory protocols which set out in detail the rules and procedures of orga-nic seed production. The guide-lines have considered the princi-ples of organic seed production of agricultural species and vegeta-ble species and the self-regulato-ry protocols have considered the species onion, wheat and alfalfa.

Foto 3. Campo di frumento duro da seme

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Utilizzo di oli essenziali per la concia delle sementi e per il controllo delle malattie trasmesse da seme

Tutti gli oli saggiati hanno provocato una riduzione dell’accrescimento dei funghi, a seconda della loro concentrazione nel terreno di coltura. I risultati ottenuti fanno sperare di individuare oli essenziali potenzialmente utilizzabili nella concia biologica.

Luca Riccioni, Elvira Lotti, Enzo Marinelli, Laura Orzali*

Nell’ambito del “Piano Nazio-nale Sementiero Biologico” 2009-2011 il CRA-Centro di Patolo-gia Vegetale di Roma (CRA-PAV) ha sviluppato una linea di ricerca con l’obiettivo di mettere a punto metodi/trattamenti di concia bio-logica efficaci nel contenimento di patogeni trasmessi dal seme e nel proteggere le plantule nei pri-mi giorni di vita dagli attacchi di patogeni terricoli, e che allo stes-so tempo non interferiscano con i principali parametri della qua-lità della semente (germinabilità, energia germinativa ecc.).

A tale fine è stata studiata la possibilità di utilizzare delle so-stanze che negli ultimi anni hanno sviluppato un crescente interes-se per il loro impiego in differen-ti settori (farmaceutico, cosmetico, alimentare ecc.): gli oli essenziali. Questi sono prodotti naturali che derivano dal metabolismo delle piante stesse e che vengono ac-cumulati in vari organi, quali fo-glie, fiori, frutti, radici e cortecce e dai quali è possibile estrarli. I prin-

cipi attivi presenti negli oli sono generalmente dei “metaboliti se-condari” (alcaloidi, fenoli, flavo-noidi, isoprenoidi monoterpeni e sesquiterpeni), che secondo alcu-ni studiosi svolgono la funzione di

“ormoni vegetali”, di biostimolan-ti, di fattori prodotti in risposta a stress abiotici e di fattori di difesa diretta contro funghi, batteri o in-setti; secondo altri svolgerebbero funzione termoregolatrice. Gli oli essenziali rappresentano, quindi, un serbatoio tuttora poco esplo-rato di metaboliti naturali bioatti-vi il cui impiego in agricoltura, ed in agricoltura biologica in partico-lare, potrebbe rivelarsi importante per la risoluzione di problemi fito-patologici.

Attività

Nello specifico sono stati presi in considerazione i seguenti oli es-senziali: olio di timo (Reddy et al. 1998, Phytochemestry 47(8):1515-1520; Tinivella F. et al., 2005, In-

formatore Fitopatologico, 9, 19-23); olio di melaleuca (tea tree oil) (Hammer et al. 2003, Journal of Applied Microbiology 95, 853–860; Terzi et al., 2007, Letters in Applied Microbiology 44, 613–618); olio di rosmarino (Özcan e Chalchat, 2008, International Journal of Food Sciences and Nu-trition, 59, 691–698), olio di alloro (Baratta, 1998, J. Essent. Oil Res. 10, 618-627), olio di chiodi di ga-rofano (Viuda-Martos et al., 2007, Journal of Food Safety 27,91–101), olio di menta piperita (Edris et al., 2003, Food/Nahrung, 47:  117–121), e olio di origano. Questi oli sono stati saggiati per la loro attivi-tà fungicida, fungistatica e fitotos-sicità, attraverso prove in vitro e in vivo, sui principali agenti patoge-ni trasmissibili dalle sementi: Dia-porthe phaseolorum e Phomopsis longicolla da soia, Micosphaerella pinodes, Phoma pinodella, Pho-ma medicaginis da pisello protei-co, Aschochyta lentis da lenticchia, Colletotrichum gloeosporioides da lupino e Fusarium fujikuroi da

CRA - Centro di Ricerca per la Patologia Vegetale – Roma [email protected]

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riso. La semente utilizzata in que-sto studio è stata ottenuta grazie alla collaborazione con l’ENSE di Vercelli e l’ENSE di Verona.

Prove “in vitro”Su terreno di coltura artificiale

(PDA-agar di patate) è stata sag-giata l’attività fungistatica o fungi-cida di tutti gli oli su elencati, mi-surando lo sviluppo radiale della colonia fungina a 3 e a 7 giorni, in presenza di diverse concentrazioni di olio (0,01 % - 0,025 % - 0,05% - 0,1 % - 0,25% - 0,5 % - 1% - 2%), rispetto alla crescita miceliale in assenza di olio (Foto 1). Per ogni patogeno preso in considerazio-ne è stata calcolata la concentra-zione minima necessaria a ridur-

re del 90% la crescita del fungo (MIC90- Minimum inhibitory con-centration).

Prove “in vivo” L’analisi della fitotossicità dell’o-

lio di timo e di melaleuca su seme è stata effettuata trattando i semi a spruzzo e per immersione con una soluzione acquosa contenen-te olio alle concentrazioni di 0,1 - 0,3%, e 1 - 2,5%, rispettivamente. Subito dopo il trattamento i semi sono stati posati con la tecnica del ‘between paper’ (Foto 2) e dopo 8-15 gg sono stati rilevati i semi germinati ed eventuali semi anor-mali (test di germinabilità).

L’analisi dell’efficacia del tratta-mento con l’olio di timo e di me-

laleuca su seme è stata eseguita su riso naturalmente infetto con F. fujikuroi, e su soia, lupino, lentic-chia e pisello artificialmente infetti con i rispettivi patogeni trasmissi-bili per seme (D. phaseolorum, P. longicolla, M. pinodes, P. pinodella, P. medicaginis, A. lentis, C. gloeo-sporioides). I trattamenti di concia sono stati eseguiti per immersione (100 ml per 30 gr di seme), utiliz-zando una soluzione acquosa con-tenente Tween20 (0,05% v/v) per stabilizzare l’emulsione, tenendo in agitazione per 30’ la soluzione contenente l’olio di timo in due

Foto 1 – Prova di efficacia dell’olio di melaleuca (TTO) verso Aschochyta lentis.

Foto 2 – Valutazione della germinabilità dei semi trattati con la tecnica del between paper

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concentrazioni 0,1% e 0,2%, e per 24h la soluzione contenente l’o-lio di melaleuca nelle concentra-zioni di 1% e 2%. Successivamen-te, essendo il trattamento per 24 h di immersione risultato fitotossico sui semi di leguminosa, tale trat-tamento è stato ridotto per questi semi ad 1h. Le concentrazioni di olio utilizzate sono state individua-te grazie alle prove in vitro e alle prove di fitotossicità,. Il controllo era rappresentato da seme trat-tato per immersione con soluzio-ne acquosa contenete solo 0,05% (v/v) di Tween20 per 30’ (control-lo olio di timo) e 24h (controllo olio di melaleuca). Per confronta-re gli oli con trattamenti standard sono stati aggiunti alla prova an-che semi trattati a spruzzo con Cu-tril (Solfato di Rame tribasico) am-messo in agricoltura biologica e con due prodotti chimici, Octave (Procloraz) per il riso e Silfur (Thi-ram) per gli altri semi, utilizzando le dosi riportate in etichetta. Tut-te le prove sono state ripetute in doppio. I semi così trattati sono stati quindi analizzati con il meto-do del “blotter test” per valutare lo sviluppo dei funghi (Foto 3)

Risultato

Tutti gli oli saggiati hanno avuto effetto sui funghi riducendone l’ac-crescimento, a seconda della con-centrazione dell’olio nel terreno di coltura, risultando pertanto più o meno sensibili agli oli essenziali.

Considerando la riduzione dell’ac-crescimento del 90% rispetto al non trattato, i più attivi sono risul-tati gli oli di timo (p.a. timolo), di chiodi di garofano (p.a. eugenolo), di menta piperita (p.a. mentolo) e di origano (p.a. timolo), i quali han-no ridotto la crescita di tutti i fun-ghi saggiati in modo variabile ma compreso, rispettivamente, nei se-guenti intervalli di concentrazio-ne 0,05-0.07%, 0.04-0.07%, 0.09-0.11% e 0.07%. L’olio di melaleuca (p.a. terpinen-4-ol e γ-terpinene) è risultato invece attivo alla concen-trazione di 0.300-0.463%, e l’olio di alloro e di rosmarino (p.a. euca-liptolo ) alla concentrazione di 0,7-1%. Per quanto riguarda lo studio della fitotossicità dei due oli sag-

giati, di timo e di melaleuca, en-trambi hanno mostrato un effetto tossico sui semi alle concentrazio-ni più alte, in modo variabile a se-condo del tipo di seme, poiché hanno determinato una riduzione significativa di germinabilità. Ciò è avvenuto in particolare con il me-todo di immersione alla concen-trazione di 0,3% per l’olio di timo su seme di riso e di 2,5% per l’o-lio di melaleuca su seme di lentic-chia e pisello. Tali concentrazioni sono comunque superiori alle con-centrazioni che si sono dimostrate utili nelle prove in vitro per even-tuali trattamenti di concia. Ulterio-ri studi sono quindi necessari per modulare la concentrazione con il metodo di trattamento, i tempi

Foto 3 – Blotter test per valutare l’efficacia del trattamento per immersione (30’) con 2% di olio di timo su semi di pisello artificialmente infetto con Phoma pinodella.

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di esposizione del seme alla solu-zione contenete l’olio e il tipo di seme stesso. Infatti i semi più re-sistenti sono risultati i semi di riso, su cui il trattamento con l’olio di melaleuca non ha prodotto effetto tossico neanche alla concentrazio-ne più alta saggiata, e, tra le legu-minose, i semi di soia e lupino, che hanno invece mostrato resistenza alle concentrazioni più alte di en-trambi gli oli. L’analisi dell’effica-cia in vivo, cioè con trattamenti su seme valutati in laboratorio attra-verso l’analisi in “blotter test”, ha prodotto i risultati riportati nella tabella 1. Entrambi gli oli con en-trambe le concentrazioni utilizzate si sono mostrati efficaci nel ridurre la percentuale di seme infetto, con valori paragonabili, se non miglio-ri in alcuni casi, ai controlli chimici.

Rispetto ai risultati attesi dal progetto, che prevedevano l’indi-viduazione dello spettro di azio-ne di estratti naturali (oli essenzia-li) verso i patogeni trasmessi da seme, e l’individuazione della con-centrazione (grado di efficacia) in grado di contenere sulla semen-te lo sviluppo di patogeni fungini e allo stesso tempo priva di fito-tossicità sulla semente stessa, i ri-

sultati ottenuti fanno ben sperare nella possibilità di individuare oli essenziali potenzialmente utiliz-zabili nella concia biologica, con-siderando che: i) gli oli essenziali trovano spazio nell’allegato IIB del Reg. CE 889/08 come insetticidi, acaricidi, fungicidi e inibitori del-la germogliazione; ii) alcuni di essi sono stati inclusi nell’Annex I della Dir. 91/414/CEE (Dir. 2008/127/CE del 18.12.2008) e, fra questi l’olio di menta, attualmente è già regi-strato come fitoregolatore, mentre l’olio di melaleuca e l’olio di garo-fano sono in fase di registrazione.

Abstract

Within the “Organic National Seed Program”, the CRA-Center for Plant Pathology Research has developed a research line with the objective to improve seed tre-atments allowed in organic far-ming that are effective in contai-ning pathogens transmitted by seed and protecting seedlings in the first stage from soil pathogen attacks. In recent years many stu-dies have been focused on the pharmacological actions of essen-tial oils derived from aromatic and

medicinal plants due to their anti-microbial and antioxidant proper-ties. In this study, essential oils of thyme, tea tree, rosemary, laurel, cloves, peppermint and oregano have been tested for their antifun-gal activities against some impor-tant pathogenic seed-borne fungi on seeds of rice, lupine, soybean, pea and lentil, through in vitro and in vivo assays. Results show that each oil tested had a clear redu-cing effect on fungal growth, de-pending on the oil concentration and on the fungus species; mo-reover, oils tested are effective on reducing seed contamination, but the concentrations used for seed treatment should be chosen care-fully because of their phytotoxicity on seed that cause a decrease in germination percentage. Results obtained are consistent with what was expected by the project, that is to determine the essential oils effective-spectrum against seed-borne pathogen fungi, and to de-termine the best concentration (ef-fectiveness degree) able to control fungi development on seeds wi-thout inducing phytotoxicity.

Specie Fungo Controllo timo timo 0,1% timo 0,2% Controllo TTO TTO 1% TTO 2% Cutril Octave¹/Silfur²

Riso* F. fujikuroi 89 21 13 90 17,5 20 37,5 17,5¹

Soia D. phaseolorum 98 38,5 14,5 94 22 17 15 10,5²

Soia P. longicolla 95,5 56 18,5 95 24,5 18,5 18,5 12,5²

Pisello P. pinodella 80,5 21 14,5 77,5 33,5 24,5 23,5 11,5²

Pisello M. pinodes 52,5 24 12 59,5 23 20,5 11 4²

Lupino C. gloeosporioides 41 28,5 14,5 31,5 16 14 28,5 15,5²

*Infetto Naturalmente

Tabella 1 – Risultati della concia della semente valutata con il metodo del blotter test (% di seme infetto)

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Le principali crittogame del frumento e dell’or-zo trasmissibili per seme: loro controllo tra-mite una concia di qualità

La concia professionale, insieme all’utilizzo di varietà resistenti, all’impiego di sementi certificate e alla scelta del periodo ottimale di semina, costituisce un’ottima prevenzio-ne all’insorgere di queste malattie.I parte: Frumento

Ilaria Alberti*, Davide Pancaldi **

Fin dalle fasi immediatamente successive alla semina, il frumento e l’orzo possono essere colpiti da svariati patogeni fungini, in grado di arrecare seri problemi fitosani-tari prima al seme stesso, poi alle giovani piantine ed in seguito alla pianta nel corso del suo ciclo ve-getativo.

I danni che derivano dall’attività fitopatogena di queste crittogame andranno ad incidere, anche se in modo diverso, sulla resa e sulla qualità della granella raccolta.

Alcuni di questi patogeni utiliz-zano il seme quale vettore, a volte unico, per la loro diffusione e so-pravvivenza, andando a localizzar-si sulla superficie della cariosside (contaminanti), come ad esempio Fusarium spp., Tilletia spp., Dre-chslera graminea e Drechslera te-res, nel pericarpo e nel mesocarpo (localizzazione extraembrionale), come ad esempio Stagonospo-ra nodorum, Drechslera graminea e Fusarium spp., nell’embrione, come Ustilago spp., altri invece sono a localizzazione extra ed in-

traembrionale, come il Bipolaris sorokiniana.

Alcune specie o sono circoscrit-te ad areali molto piccoli o sono presenti in forma sporadica, per cui provocano danni molto limi-tati (agenti di carie e carbone del frumento); altre invece in questi ultimi anni si sono notevolmente

diffuse (agenti della fusariosi del piede e della spiga del frumento, della striatura bruna e reticolare dell’orzo), divenendo le principali crittogame del frumento e dell’or-zo trasmissibili per seme.

Diverse sono quindi le crittoga-me del frumento e dell’orzo che utilizzano il seme come loro mezzo

* Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (Ex- Ense) – Sez. Verona – [email protected]** Dipartimento di Protezione e Valorizzazione Agroalimentare Sez. di Fitoiatria – Alma Mater Studiorum University of Bologna - [email protected]

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di diffusione e tutte possono, per-tanto, essere dei potenziali perico-li per questi cereali a paglia.

La loro pericolosità infatti sta nel fatto che gli esiti delle loro in-fezioni iniziano dal seme (manca-ta germinabilità della cariosside, stentato sviluppo della plantula), proseguono a livello delle giova-ni piantine (morte precoce subito dopo l’emergenza) e/o nelle fasi fenologiche più avanzate (imbru-nimenti basali circoscritti prima alle guaine poi ai nodi, internodi e foglie, formazione di spighe bian-che, completa perdita della spiga), interferendo, a diversi livelli fisio-logici, sul regolare sviluppo del-la pianta e quindi sulla produzione, e terminano con la colonizzazione della spiga, dopo la sua emergen-za (produzione di cariossidi stri-minzite ed infette).

Ad ogni modo per quanto ri-guarda il frumento le preoccupa-zioni maggiori sono legate agli agenti fungini appartenenti al ge-nere Fusarium e Microdochium che sono responsabili della fusa-

riosi del piede e della spiga, sin-dromi strettamente legate fra loro. Per l’orzo seri problemi alla coltura possono essere arrecati da D. gra-minea (agente causale della stria-tura bruna) e da U. nuda (agente causale del carbone volante).

Come limitare e prevenire i danni

Quali sono, i mezzi che il cere-alicoltore ha a disposizione per cercare di prevenire e/o limitare i danni legati alla presenza sul seme dei patogeni seminali? In primo luogo può orientarsi sulla scelta di varietà tolleranti o resistenti. Per quanto riguarda il frumento ed in particolare la resistenza ai princi-pali agenti causali della “fusario-si” ( Triticum turgidum var. durum Desf. é più sensibile del T. aesti-vum L. ) indagini, mirate, condot-te in questi ultimi anni, nel nostro Paese, hanno permesso di stillare un giudizio complessivo su diversi genotipi di frumento tenero com-prendenti anche varietà di interes-

se commerciale. Nell’ambito del panorama varietale del frumento duro, è ormai conosciuto un diver-so comportamento varietale. Per l’orzo sono già in commercio va-rietà dotate di resistenza all’agen-te causale della “striatura bruna” e per l’U. nuda , agente “del carbo-ne volante”, sono disponibili culti-var resistenti o dotate del fattore che limita l’apertura delle glume e quindi ne viene ostacolato, in qualche modo, il processo infet-tivo. Molto importante è l’utilizza-zione di semente certificata di alta qualità a garanzia, di tutta la filiera e del consumatore, della tracciabi-lità delle produzione e della sicu-rezza alimentare. Anche la scelta di seminare nel periodo ottimale, per favorire una rapida emergen-za delle piantine, va nella direzio-ne di limitare i danni. Diverse ricer-che hanno messo in evidenza per D. graminea che se si semina in

Fungicidi

g/l p.a.

Dose g o ml

formulato q/seme

Fusarium spp Microdochium

sp.D.sorokiniana S.nodorum Tilletia

spp. U. tritici

Principio attivo Nome commer-ciale

Fludioxonil Celest 25 200 * * *

Guazatina Panoctine L 279 190 * * *

Procloraz (complesso rame) Prelude 20 FS 2,18 100 * * *

Procloraz+Triticonazolo Kinto 61,2+21,1 150-200 * * * * *

Protioconazolo Redigo 100 100 * * *

Protioconazolo+Tebuconazolo+Fluoxastrobin

Scenic 37,5+5,0+37,5 100-150 * * *

Tebuconazolo Raxil Liquido 25 120 * * * *

Triticonazolo+Guazatina Real Geta 120+120 500 * * * *

Tabella 1 - Principali fungicidi per la disinfezione della semente di frumento e loro spettro d’azione

Fungicidig/l p.a. Dose g o ml

formulato q/seme Ustilago spp. D. graminea D. teresD.

soroki-niana

Principio attivo Nome commer-ciale

Carbossina+Thiram Vitavax Flo 330 * * * *

Procloraz+Triticonazolo Kinto 61,2+21,1 150 * * * *

Protioconazolo Redigo 8,7 100 * * * *

Protioconazolo+Tebuconazolo+ Fluoxastrobin

Scenic 37,5+5,0+37,5 100-150 * * * *

Tebuconazolo+Imazalil Raxil Complex Liquido

15,4+20,5 200 * * * *

Triticonazolo+Iprodione Premis Delta 12,5+125 250-400 * * * *

Tabella 2 -Principali fungicidi per la disinfezione della semente di orzo e loro spettro d’azione

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epoca regolare, si possono impie-gare lotti di semente aventi fino al 14% di cariossidi infette senza ave-re ripercussioni sulla produzione. Per seme da riproduzione questa possibilità non esiste. L’ideale sa-rebbe comunque quello di avere a disposizione semente totalmente esente da microrganismi patoge-ni. Condizione non facile da sod-disfare, dato che quando si va ad acquistare la semente, sulla confe-zione è indicata unicamente la per-centuale di germinabilità e l’anno di confezionamento (previste per legge), non sono invece indicati gli eventuali patogeni presenti.

Pertanto, nel dubbio, è sempre meglio impiegare semente concia-ta. Infatti la concia è il primo mez-zo per tutelare la coltivazione del frumento. E’ chiaro che per “se-mente conciata” si intende concia-ta industrialmente che garantisce una buona uniformità di copertura della semente e quindi una buo-na concia (concia Slurry), cioè una concia “professionale”.

La necessità di utilizzare semen-te conciata

Per quanto concerne il frumen-to, dato che da tempo svariate in-dagini e ricerche hanno più volte messo in evidenza che sulla se-mente si riscontrano con maggior frequenza microrganismi fungini appartenenti al genere Fusarium e/o Microdochium, va acquista-ta semente conciata con formulati contenenti principi attivi di prova-ta efficacia verso gli agenti fungi-ni appartenenti a questi due gene-

ri, come:Fludioxonil, Guazatina, Proclo-raz (complesso rame), Procloraz + Triticonazolo, Protioconazolo, Protioconazolo +Tebuconazolo + Fluoxastrobin, Tebuconazolo, Triti-conazolo + Guazatina.

Per l’orzo, la scelta deve cadere tassativamente sull’acquisto di se-mente conciata con principi attivi contemporaneamente molto effi-caci verso gli agenti causali sia del

“carbone volante” che della “stria-tura bruna”, come:Carbossina + Thiram, Procloraz + Triticonazolo, Protioconazolo, Protioconazolo + Tebuconazolo + Fluoxastrobin, Tebuconazolo + Imazalil, Triticonazolo + Iprodione.

Va ribadito comunque che è sempre preferibile impiegare con-cianti a più ampio spettro d’azio-ne, cioè che, in primo luogo, siano attivi verso gli agenti della “fusa-riosi” del frumento e del “carbo-ne volante” e della “striatura bru-na” dell’orzo, ma che, per di più, siano in grado di garantire pure un buon controllo degli altri miceti seminali e che, infine, possano es-sere applicati alla semente a livel-lo industriale (con apparecchiature ad hoc). La concia del frumento in proprio deve essere una eccezio-ne, che comunque va fatta sempre con un mezzo rotativo .

Comunque, quale che sia il prin-cipio attivo scelto, è estremamen-te importante che venga applica-to alle dosi indicate in etichetta, in quanto sono quelle messe a punto dalle case produttrici in forza del-le loro peculiari caratteristiche di attività verso i diversi patogeni. E’

bene sapere infatti che in altri set-tori fitopatologici la riduzione del-la dose ha comportato a volte l’in-sorgenza di fenomeni di resistenza.

E’ bene puntualizzare che seme conciato non è sinonimo di seme non di qualità. Anzi, con l’impie-go di seme conciato si ostacola la diffusione dei patogeni seminali e quindi l’aumento del potenziale di inoculo nei seminati. Inoltre, dato che la maggior parte dei patogeni seminali si propagano da un anno all’altro anche attraverso le loro strutture di conservazione, o pre-senti sui residui colturali o libere nel terreno, la presenza sul seme di un conciante è, in qualche misu-ra, di ostacolo alla loro aggressio-ne al seme. Al giorno d’oggi non vi debbono essere dubbi sulla ne-cessità ed attualità della concia.

La concia è infatti un intervento fitoiatrico poco inquinante e poco costoso (in rapporto alla produzio-ne). L’impiego di seme conciato è indispensabile se si vuole produr-re frumento ed orzo di qualità, sia da seme che per l’alimentazione.

La concia è un importante anel-lo della filiera produttiva dei due cereali e quindi per produrre un frumento ed un orzo di qualità è indispensabile una concia di qua-lità, dove per “qualità” s’intende che deve essere effettuata con ap-parecchiature idonee, che devono essere impiegati principi attivi ido-nei a contenere le principali crit-togame seminali dei due cereali e che i principi attivi devono esse-re applicati alla semente alle dosi messe a punto dalle case produt-trici.

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Frumento

Fusarium spp. e Microdochium sp. (Fusariosi del piede – Fusa-rium Crown Rot)

La “fusariosi del piede“, nel no-stro Paese, è attualmente la malat-tia trasmissibile per seme più im-portante del frumento. E’ indotta da diverse specie fungine appar-tenenti al genere Fusarium e da Microdochium nivale var. majus (Wolenw.) Samuels & I.C. Hallet e var. nivale (Fr.) Samuels & I.C. Hal-let (tel. Monographella nivalis var. nivalis). Indagini pluriennali hanno più volte evidenziato il ruolo pre-dominante, quali agenti causali di questa sindrome, svolto da Fusa-rium culmorum (W.G. Smith) Sacc., F. graminearum Schwabe (sin. F. graminearum Gruppo 2, tel. Gib-berella zeae), F. avenaceum (Fr.) Sacc. (tel. Gibberella avenacea), F. poae (Peck) e da M. nivale. Altre specie di Fusarium possono esse-re coinvolte, con un ruolo inferio-re o secondario, nei processi di pa-togenesi di questa affezione come F. pseudograminearum (O’Donnel & Aoki) (sin. F. graminearum Grup-po 1, tel. Gibberella coronicola), F. acuminatum Ellis & Everh. (tel. G. acuminata), F. crookwellense L.W. Burgess, P.E. Nelson & Toussoun, F. tricinctum (Corda) Sacc. (tel. G. tricincta) e F. equiseti (Corda) Sacc. (tel. G. intricans) e F. semitectum Berk. & Rav. In linea di massima le prime cinque specie inducono sta-ti patologici a livello della semen-te, coleoptile, plantula, apparato radicale, guaine fogliari e culmo.

La presenza del patogeno sul seme deposto nel terreno può impedire al seme stesso di ger-minare, può causare imbrunimen-ti del coleoptile e delle radichette e quindi la loro morte; può deter-minare la morte delle piantine pri-ma dell’emergenza, può formare sulle piante emerse degli imbruni-menti basali. In quest’ultimo caso il fungo può o causare la morte precoce delle piante ovvero cir-coscrivere l’infezione alle guaine fogliari. Spesso infatti nei semi-nati, già all’emergenza del cerea-le, si possono notare fallanze op-pure, dopo l’inverno, si possono riscontrare per lunghi tratti pian-tine morte ovvero piante con evi-denti sintomi dell’infezione (stria-ture imbrunite) localizzati a livello delle guaine fogliari. Col progredi-re della malattia il patogeno pas-sa dalle guaine al culmo, interes-sando i primi internodi ed i nodi, dove si evidenziano striature e tac-che brunastre più o meno diffu-

se e approfondite all’interno dei tessuti fino ad arrivare ai fasci va-scolari. Sull’apparato radicale col-pito da questi miceti si possono ri-scontrare lesioni, che col tempo si estendono alla base del culmo ed ai primi internodi. La presenza del fungo, su piante sfuggite agli at-tacchi precoci, ostacolando il tra-sporto dell’acqua e delle sostanze nutritive può provocare in un pri-mo tempo uno stato di sofferenza con ingiallimenti diffusi e successi-vamente nei casi più gravi, la mor-te delle piante prima o dopo l’e-missione della spiga. In altri casi si ha l’emissione di spighe con fiori abortiti, che successivamente as-sumono una posizione eretta ed aspetto biancastro (spighe bian-che), molto evidenti accanto alle spighe sane: è bene ricordare che questa sintomatologia deriva dal fatto che l’agente causale presen-te sul seme è in grado di distrug-gere l’apparato riproduttore della spiga in fase di formazione. Altre

Fusariosi: infezioni alle guaineCariossidi infette da fusarium

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volte le spighe portano a matura-zione cariossidi striminzite. Anche la resistenza meccanica del culmo può essere compromessa, per cui le piante risultano maggiormen-te soggette all’allettamento. Tut-to ciò porta sia a perdite di resa in granella, variabili a seconda della gravità della malattia (20-60%), sia ad effetti negativi sulla qualità del-la granella quali un minor contenu-to di proteine ed amido e, come rilevato da recenti studi, accumulo di deossinivalenolo (DON) nelle ra-dici, colletto, fusto, spiga e carios-sidi. Le parti infette (guaine foglia-ri, base del culmo, primi internodi), assieme ai residui colturali infetti, sono responsabili, quando si verifi-cano prolungati periodi caldo-umi-di, della diffusione della malattia nelle parti alte della pianta. Per-tanto la presenza di piante sinto-matiche sopravissute all’infezione partita dal seme, nonché la pre-senza di residui colturali infetti (dai medesimi patogeni) sono spesso

la fonte di inoculo per le infezioni alla spiga e quindi della comparsa della sindrome nota come “fusa-riosi della spiga” (Fusarium Head Blight, FHB), che ha quale esito fi-nale la produzione di seme infetto, in seguito alla colonizzazione più o meno profonda dei tessuti della cariosside. E’ noto inoltre che al-cune specie fungine appartenenti al genere Fusarium sono in grado di produrre micotossine, in parti-colare zearalenoni, tricoteceni del gruppo A e B, alcune delle quali di notevole impatto sulla salute uma-na ed animale. Infatti i regolamenti CE n° 1881/2006 e 1126/2007 de-finiscono i limiti massimi, di alcune di queste micotossine, ammissibili in cereali non processati ed in al-cuni alimenti destinati all’alimen-tazione umana. Inoltre valori % di chicchi fusariati sono presi, secon-do il Regolamento CE n°687/2008 e la Norma UNI 10709:98 come uno dei parametri per definire la qualità merceologica del frumento duro. La malattia la si può riscon-trare in tutte le aree cerealicole ita-liane ed i danni che può arrecare al frumento, a volte anche ingenti, possono essere legati a diversi fat-tori: agronomici (rotazione, residui colturali, epoca di semina, investi-mento, concimazioni azotate); pe-doclimatici (temperatura del suo-lo, umidità del terreno, umidità a livello del suolo, clima caldo-umi-do, precipitazioni); specie e varie-tà. Infatti, è noto, che è più sen-sibile il frumento duro rispetto a quello tenero e che nell’ambito delle due specie esiste una sensi-bilità varietale.

La sintomatologia della “fusa-riosi del piede” può apparire, agli occhi di un esperto, abbastanza chiara ed essere sufficiente per la sua diagnosi. Ma le analogie che questa malattia può presentare con i danni causati da altri agen-ti del “Mal del piede”, come ad esempio Gaeumannomyces gra-minis var. tritici J. Walker (Take-all) o Bipolaris sorokiniana (Sacc.) Sho-em (Common Root Rot), possono dar origine a dei dubbi diagnosti-ci, che solo specifiche analisi di la-boratorio possono fugare, identifi-cando esattamente la specie o le specie fungine responsabili.

Fusariosi: piante emerse infette Spighe bianche attaccate da Fusarium

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Stagonospora nodorum (Berk.) Castellani & E. G. Germano [Phaeosphaeria nodorum (E. Müller) Hedjaeroude] (Stagono-sporiosi - Stagonospora nodo-rum Blotch)

La cariosside del frumento e di altri cereali a paglia può ospitare gli elementi di propagazione della Stagonospora (Septoria) nodorum, agente della stagonosporiosi. I primi sintomi della malattia (quan-do l’infezione parte dal seme infet-to) si possono riscontrare già sulla piumetta e sulle radichette sotto forma di imbrunimenti, ma solo quando il seme è pesantemente infetto la malattia porta a riduzioni significative della germinabilità e quindi alla morte del seme stesso.

Sulle piante in crescita inizial-mente sono colpite le guaine e le foglie, sulle quali compaiono del-le macchie prima di colore bruno chiaro poi marrone rossastro, che assumono una forma lenticolare con un alone clorotico. La mor-te delle cellule e la conseguente necrosi dei tessuti possono esse-re dovute alla produzione, da par-te del micete, di sostanze tossiche.

La malattia, progredendo, colpi-sce anche i nodi, che diventano scuri e fragili, le glume, sulle quali compaiono macchie violacee, il ra-chide, le reste e le cariossidi. Sulla parte centrale delle lesioni si pos-sono osservare, in condizioni cli-matiche favorevoli (elevata umidi-tà), dei corpiccioli rotondi e lisci (picnidi) di colore marrone o bru-no scuro, infossati nei tessuti. Da essi in presenza di elevata umidi-tà, fuoriescono i “cirri” costitu-iti da una matrice gelatinosa che contiene i conidi cilindrici 1-3 set-tati, questi ultimi rappresentano la forma di riproduzione agamica del patogeno. L’intensità massi-ma degli attacchi si verifica nelle fasi fenologiche spigatura-fioritura ed è favorita da temperature com-prese tra i 22-24°C. Le foglie risul-tano parzialmente o totalmente disseccate, tanto che viene com-promessa seriamente l’attività fo-tosintetica delle piante, con gravi danni alla produzione di granella. La malattia in campo non è sem-pre di facile diagnosi, in quanto la sintomatologia sulle foglie (la più diffusa) può essere confusa con quella dovuta ad altri patoge-

ni o con esiti da scompensi idrici o nutrizionali. Solo il riscontro sul-le lesioni dei picnidi formatisi na-turalmente in campo (a seguito di piogge intermittenti ed eleva-ta umidità) od indotti in laborato-rio (in apposite camere umide) e la successiva identificazione dei co-nidi attraverso parametri biome-trici dà la certezza della presenza sulla pianta della malattia. La ma-lattia trova maggior diffusione nel-le aree a clima caldo-umido, carat-terizzato da frequenti piogge e da temperature intorno ai 24°C., ma in certe annate (piovose) anche in aree del meridione d’Italia. In se-guito alla rottura dei culmi e alla produzione di cariossidi striminzi-te si possono avere danni alla resa in granella e di conseguenza cali di produzione. Ciò avviene soprat-tutto quando la pianta viene attac-cata prima e durante la spigatura. Le fonti di inoculo sono, oltre alle cariossidi, i residui colturali infetti e le graminacee spontanee. Le in-fezioni secondarie avvengono ad opera delle picnidiospore liberate dai picnidi e diffuse dall’acqua e dal vento e talvolta da insetti, aca-ri ed animali.

Sintomi fogliari Gluma colpita da S. nodorum

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Bipolaris sorokiniana (Sacc.) Shoemaker [Cochliobolus sati-vum Ito & Kuribayashi Drechs. Ex Dast.] (Elmintosporiosi dei cerea-li- Common Root Rot)

E’ una malattia che si presen-ta saltuariamente nei seminati di frumento e, in annate particolar-mente umide, può attaccare tutte le parti della pianta. La presenza del micete sul seme può portare ad uno sviluppo stentato del ger-minello o alla morte dello stesso, a causa delle lesioni indotte da que-sto fungo sulle radichette e sul co-leoptile. Pertanto nei seminati si possono avere ampie fallanze. I danni possono essere riscontrati anche dopo l’emergenza a livello dell’apparato radicale, che appa-re imbrunito e/o marcescente, alla base del culmo, con aree necro-tiche in corrispondenza dei primi nodi e necrosi sulle guaine foglia-ri, sulle foglie, con lesioni di forma rotonda o allungata che, confluen-do, portano al completo dissecca-mento della lamina fogliare. Altri sintomi sono lo sviluppo stentato delle piante, che possono anche spezzarsi in corrispondenza dei nodi colpiti, l’emissione di spighe non sono ben sviluppate, con glu-me che presentano macchie bru-nastre. Le cariossidi prodotte da piante colpite dal patogeno pre-sentano imbrunimenti localizza-ti principalmente nella zona em-brionale e nel solco ventrale; nei casi più gravi detta sintomatologia può interessare l’intera superficie.

La malattia quando interessa le plantule non è chiaramente distin-

guibile dalle patologie dovute agli agenti causali del “mal del pie-de” e della “fusariosi del piede”. Anche a livello della pianta adul-ta i sintomi sulle foglie possono essere confusi con quelli indotti da funghi appartenenti al genere Stagonospora e Septoria, oppure da scompensi idrici o nutrizionali. La sicura identificazione si ha con l’osservazione al microscopio otti-co dei conidiofori erompenti dagli imbrunimenti dopo incubazione in camera umida. Questi conidiofori

si presentano eretti, distribuiti sin-golarmente od in singoli gruppi, e alla loro estremità si trovano inse-riti conidi di forma ellittica, legger-mente incurvati ed appuntiti, di colore bruno-scuro, che presenta-no da 6 a 9 setti. L’infezione del seme è diagnosticabile sottopo-nendo le cariossidi al Blotter test.

I danni alle colture possono es-sere ingenti e riguardare sia la sfe-ra quantitativa che qualitativa delle produzioni. Le perdite di produ-zione si hanno soprattutto con la

Cariossidi sane e infette da Elmintosporiosi

Particolari da semi infetti da Bipolaris sorokiniana

Sintomi da Elmintosporiosi su foglia

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compromissione dell’investimento iniziale e con l’indebolimento del sistema di trasporto degli assimila-ti e la riduzione della superficie fo-tosintetizzante, questi ultimi sono fattori che portano alla riduzione della fertilità della spiga ed allo striminzimento delle cariossidi.

Il danno qualitativo si ha con la macinazione delle cariossidi “im-brunite”, in quanto si produce una semola che presenta particelle scu-re, le quali sono successivamente riscontrabili sulle paste alimenta-ri. Infatti valori % di chicchi imbru-niti-volpati sono presi, secondo il Regolamento CE N°687/2008 e la Norma UNI 10709:98 come uno dei parametri per definire la qualità merceologica del frumento duro. L’inoculo, oltre che sul seme, lo si può trovare su piante ospiti o libero nel terreno, dove si conser-va per molti anni allo stato saprofi-tario per poi insediarsi sulle piante in crescita. Le infezioni primaveri-li sulle foglie avvengono tramite i conidi, trasportati dal vento, pro-dotti dal micete su piante spon-tanee ammalate o provenienti dai residui colturali infetti. Le epide-mie sono favorite da condizioni climatiche umide e piovose, dalla mancanza di avvicendamenti col-turali e dalla mancata distruzione dei residui colturali infetti.

Ustilago tritici (Pers.) Rostrup. (Carbone volante del grano-Lo-ose Smut)

La malattia si rende manifesta, in campo, in fase di spigatura mo-strando l’infiorescenza con le spi-ghette trasformate in corpi nerastri

(sori), di dimensioni simili a quel-le delle cariossidi, contenenti una polverina nera costituita dalle cla-midospore del patogeno. I sori, a maturità, liberano le clamidospo-re, che raggiungono le antere di un’altra potenziale pianta ospite, germinano, formando un micelio all’interno dei tessuti dell’ovario, che, avvenuta la formazione della cariosside si localizza nell’embrio-ne. Le piante infette si riconosco-no anche per la presenza, prima dell’emissione della spiga, di fo-glie erette di colore verde scuro aventi, a volte, striature clorotiche, e per un portamento eretto ed una taglia, frequentemente, più picco-la. La malattia si riconosce, in cam-po, dalla sintomatologia descritta per le spighe; il patogeno si rico-nosce dalle clamidospore di colo-re olivaceo scuro di 4-6 micron di diametro finemente echinulate. Le cariossidi infette si possono iden-tificare attraverso l’”Embryo Test”

che prevede l’estrazione dell’em-brione dalla cariosside. E’ una ma-lattia attualmente poco frequente, se non addirittura rara, negli areali di coltivazione del frumento. Può indurre danni di tipo quantitativo, ma non qualitativo alla produzio-ne, tranne che per quella semen-tiera. Il micelio di questo pato-geno è localizzato nell’embrione, dove rimane quiescente fino al momento della germinazione del-la semente; è in questo momento che il micelio riprende la sua atti-vità vegetativa e si porta nei tes-suti meristematici dell’apice vege-tativo. Segue in modo sistematico l’accrescimento della piantina fino ai primordi della spiga. I tessu-ti che andranno a formare le spi-ghette vengono completamente distrutti, eccetto quelli del rachi-de e la delicata membrana del pe-ricarpo, che vengono invasi intra-cellularmente e trasformati in sori ripieni di clamidospore. La gravità

Spighette trasformate in sori da U. Tritici Piante infette da Carbone

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delle infezioni è legata alla sensibi-lità varietale, al potenziale di ino-culo ed alle condizioni ambientali. Favorevoli sono l’elevata umidità, associata ad un clima relativamen-te fresco (16°-22°C) in concomi-tanza con il periodo della fioritura.

Tilletia caries (D.C.) Tul. & C. Tul. [ sin. di T. tritici (Bjerk.) G. Wint. in Rabenh.] e T. foetida (Wallr.) Liro [ sin. T. laevis Kühn in Rabenh] (Carie comune grano-Common Bunt – Stinking smut)

Questa affezione può essere cau-sata da due specie appartenenti al genere Tilletia cioè la Tilletia cari-es e la T. foetida. La più diffusa nel nostro Paese è la T. foetida, anche se attualmente la sua presenza nei seminati di grano è del tutto oc-casionale. Il frumento può essere attaccato anche da T. controversa Kühn in Rabenh, agente della carie nana del grano (Dwarf bunt). Le piante colpite dal patogeno sono di taglia più piccola, presentano le guaine e le foglie di colore verde-azzurro, le spighe portano glume aperte ed hanno un portamento eretto, dovuto alla presenza di fal-se cariossidi, che sono più legge-re rispetto alle normali. I sintomi di questa malattia appaiono chia-ri solo a spigatura avvenuta, ma è solo dopo la fioritura che, al posto delle cariossidi normali, si riscon-trano, nella infiorescenza, le false cariossidi. A maturità, il loro peri-carpo racchiude una polvere ne-rastra (teliospore-clamidospore) di aspetto untuoso e di odore di pe-sce avariato, dovuto al contenuto

di ammine volatili, tra cui la trime-tilammina. Questa sostanza tossi-ca, mescolandosi con la farina, la rende non commestibile. Data l’e-strema specificità dei sintomi, la malattia si riconosce facilmente in campo, mentre dalla morfologia delle teliospore è possibile sepa-rare tassonomicamenteA le due specie: le teliospore nella T. cari-es sono reticolate, mentre nella T. foetida sono lisce. E’ una malattia estremamente rara nei seminati di frumento italiani, ma se si presenta può essere molto distruttiva e cre-are dei problemi igienico-sanitari nelle farine e nei derivati. Le spore di questo patogeno contaminano le cariossidi del frumento ferman-dosi nel solco ventrale e sul ciuf-fetto di peli opposti al polo germi-nativo. Con la germinazione della cariosside inizia a svilupparsi il mi-celio, che penetra nella plantula prima dell’emergenza o al massi-mo sino allo stadio di prima foglia.

Il micelio segue in modo sistemico l’accrescimento della pianta fino alla emissione della spiga, localiz-zandosi nell’ovario che viene così invaso e, al momento della spi-gatura, al posto delle cariossidi si trovano delle strutture globose contenenti le clamidospore, di co-lor bruno, di aspetto untuoso ed emananti il tipico odore di pesce avariato. Con la trebbiatura que-ste false cariossidi si rompono e li-berano le clamidospore, che van-no a contaminare la semente. Le semine anticipate, la suscettibilità varietale e temperature comprese tra 5-15° C possono favorire le in-fezioni delle piante; dopo la colo-nizzazione delle plantule le condi-zioni ambientali non hanno alcuna influenza sullo sviluppo del pato-geno all’interno della pianta.

Spiga infetta da Carie False cariossidi

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Orzo

Drecheslera graminea (Rabenh.) Shoemaker [Pyrenophora grami-nea Ito e Kuribayashi] (Striatura fogliare bruna – Barley stripe)

Malattia diffusa in tutte le aree di coltivazione dell’orzo, può col-pire il cereale già nelle primissime fasi di sviluppo. All’emergenza, in-fatti, è possibile avere già o una forte moria delle plantule oppure piantine con macchie clorotiche, che si accentuano durante l’acce-stimento e diventano più eviden-ti durante la levata, accompagna-te da striature longitudinali lungo le nervature fogliari. Tuttavia i sin-tomi che contraddistinguono que-sta malattia sono ben manifesti sulle foglie nella tarda primavera, durante la fase di spigatura; infatti su di esse compaiono lunghe stria-ture di colore giallo, parallele alle nervature, che in seguito conflui-scono e assumono una colorazio-ne marrone causata dalla necrotiz-zazione dei tessuti interessati.

Con la morte dei tessuti fogliari si ha la formazione di caratteristi-che sfrangiature.

E’ stata osservata anche la pre-senza di striature giallastre sulle guaine fogliari in prossimità del punto di congiunzione con la lami-na. In altri casi la foglia a bandie-ra tende ad ingiallire al momento della botticcella e spesso la spiga fatica ad emergere, mentre altre volte fuoriesce, ma appare sbian-cata, schiacciata e contorta, ed é

sterile. Altre volte la spiga fuorie-sce normalmente, poi assume una colorazione prima giallastra poi bruna, con la formazione di un nu-mero ridotto di cariossidi di colore bruno raggrinzite.

La malattia è di facile identifica-zione. Sulla pianta, basta rifarsi ai classici sintomi sulle foglie e sulle spighe; mentre, mediante “Blotter Test” con prerefrigerazione delle cariossidi, è possibile osservare al microscopio ottico il micelio ed i conidi che si sviluppano sul seme quando questo è infetto. I conidi sono di forma cilindrica, assotti-gliati all’estremità, di colore prima grigio e poi marrone scuro, tre-sei settati e portati dai conidiofori a gruppi di due-sei elementi.

Il patogeno può portare alla di-struzione parziale o totale della pianta, con gravi ripercussioni sul-la resa in granella. L’entità del dan-no è in funzione del livello di in-fezione del seme impiegato alla semina. Nel nostro paese è stato osservato che l’indice di trasmis-

sione (rapporto tra percentuale di seme infetto e percentuale di pian-te ammalate da esso originate) è pari al 40%, ma è stato dimostra-to che si può superare facilmente tale soglia quando il periodo se-mina-emergenza è prolungato a causa delle basse temperature del suolo (inferiori a 15°C). In presenza di gravi attacchi sono state rileva-te perdite variabili dal 20% al 60%.

D. graminea sopravvive come promicelio e micelio a livello del seme (pericarpo) oppure anche come conidio sulla superficie dello stesso. Il micelio presente a livello del seme, in condizioni climatiche favorevoli, penetra nel coleoptile mentre questo sta germinando e si porta a livello dei tessuti radica-li e xilematici che si stanno velo-cemente differenziando. In questo modo è in grado di infettare le fo-glie e la spiga, cioè di diffondersi nella pianta con andamento siste-mico. I conidi che si liberano dalle parti infette non sono responsabili di danni immediati a piante sane,

Particolare di D. graminea su foglieSpiga colpita da D. graminea

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ma vanno ad infettare il loro seme (infezioni secondarie), il quale ri-sulta essere particolarmente re-cettivo durante le primissime fasi della sua formazione.

Lo sviluppo e la diffusione dei conidi prodotti sulle lesioni foglia-ri è favorito da temperature com-prese fra i 10°- 33°C ed elevata umidità, senza però la presenza di pioggia battente.

Ustilago nuda (Jensen) Rostrup (Carbone volante dell’orzo – Lo-ose Smut)

L’infezione è causata dal basi-diomicete (Ustilago nuda) appar-tenente all’ordine delle Ustilagina-les. La malattia si rende evidente, sulle parti colpite, solo a partire dalla fase di spigatura, quando compaiono spighe completamen-te trasformate. Infatti delle singole spighette costituenti la spiga rima-ne solo il sottile pericarpo, che rac-chiude una massa di spore di co-lor bruno-oliva: questa particolare struttura viene chiamata “soro”. Le ariste sono assenti o completa-mente deformate. Quando il soro è maturo, si ha la rottura della sot-tile membrana e la liberazione di milioni di spore (teliospore), che vanno ad infettare nuove piante. Generalmente l’infezione è limita-ta alla spiga, tuttavia su certe cul-tivar è possibile notare la presenza di alcuni sori anche sulla foglia a bandiera. Le piante infette si rico-noscono, oltre che per la sintoma-tologia testé descritta, per il loro aspetto lievemente clorotico, per un portamento eretto che contra-sta con quello delle piante sane

che, avendo spighe normali, ten-dono a ripiegarsi per il peso delle cariossidi e a volte anche per una taglia inferiore. La malattia è fa-cilmente diagnosticabile, alla spi-gatura, per la comparsa della tipi-ca sintomatologia sulla spiga. Sul seme infetto la presenza del pa-togeno si evidenzia tramite “Em-bryo-test”, attraverso il quale è possibile, mediante l’impiego del microscopio ottico, vedere il mice-lio localizzato nell’embrione.

La malattia nel nostro Paese è endemica, ma solo in alcune anna-te ha assunto rilevanza epidemica.

Da un seme infetto si sviluppa una pianta infetta, per cui il danno sulla produzione può essere totale. Comunque diverse indagini speri-mentali hanno messo in evidenza che la perdita di produzione può variare dal 3% al 10%. Danni in-genti si possono avere nel settore sementiero.

Il fungo si propaga da una sta-gione all’altra solo come micelio dormiente all’interno dell’embrio-ne del seme di orzo ed in parti-colare a livello dello scutello e del coleoptile. Al momento della germinazione del seme, il mice-lio riprende la sua attività vege-tativa, si porta e si mantiene, per tutte le fasi di sviluppo delle pian-te, nei tessuti meristematici apica-li. L’infezione, di tipo sistemico, in-teressa successivamente il culmo ed i primordi della spiga; i tessu-ti che andranno a costituire le spi-ghe vengono completamente di-strutti, eccetto il rachide e, come detto, la membrana del pericarpo che racchiude il soro. Le spore li-

berate dai sori vanno ad infettare altre piante passando attraverso lo stigma oppure perforando diretta-mente la parete ovarica, che è ri-cettiva all’infezione dal momen-to della fioritura fino ad 8 giorni dopo l’impollinazione. Il micelio, passando attraverso l’endosper-ma, raggiunge lo scutello ed il co-tiledone, dove si mantiene per-fettamente vitale senza minare la formazione della cariosside e sen-

Carbone: spighette trasformate in sori

Piante infette da carbone volante

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za alterarne la germinabilità.La diffusione delle spore e

dell’infezione è favorita da una ele-vata umidità, associata ad un clima nuvoloso e relativamente fresco (16-22°C). E’ da notare che que-ste sono anche temperature che tendono ad allungare il periodo di fioritura della coltura, rendendola così ancora più recettiva all’infe-zione.

Le spore vengono diffuse dal vento ed il massimo dell’inciden-za si ha in un raggio di 10-12 me-tri dal punto della loro liberazio-ne. Forti piogge al momento della spigatura tendono a creare mino-re probabilità di diffusione dell’in-fezione.

Sono noti fattori di resistenza, ma i genotipi selezionati attraver-so il miglioramento genetico, non presentano, attualmente, un ade-guato valore agronomico.

Oltre all’U. nuda vi sono altre due specie di carbone che colpi-scono l’orzo: Ustilago nigra Tapke, cioè il carbone nero volante (Fal-se Loose Smut) e Ustilago hordei (Pers.) Lagerh. ovvero il carbone fisso (Covered Smut). Presentano una sintomatologia del tutto si-mile a quella vista per il carbone nudo dell’orzo, tanto che in cam-po è praticamente impossibile di-stinguerle. Solamente analisi ap-profondite ne possono mettere in evidenza le differenze.

Drechslera teres (Sacc.) Shoe-maker [Pyrenophora teres Dre-chsler.] (Maculatura reticolare e puntiforme – Net Blotch)

La malattia colpisce esclusiva-

mente varietà coltivate di orzo, danneggiando in particolare la-mine e guaine fogliari ed in alcuni casi anche le glume.

I sintomi si possono già riscon-trare sui germinelli e giovani pian-tine sotto forma di imbrunimenti basali, ma la sintomatologia tipica si presenta sulle guaine e sulle fo-glie con due tipologie diverse, ri-conducibili alle forme telemorfe di P. teres f. sp. teres (“Net Form”) e P. teres f. sp. maculata (“Spot Form”). La prima si manifesta con sottili strisce di colore marrone scuro, dapprima isolate e successi-vamente confluenti fra loro, dispo-ste in senso sia longitudinale che trasversale rispetto agli organi col-piti, sì da creare quel tipico aspet-to di lesione a forma reticolare. I tessuti vicini alle necrosi assumo-no un aspetto clorotico. Le necrosi, inoltre, sono visibili su entrambe le lamine fogliari in modo specula-re ed a volte, ma è raro, può com-parire, prima della reticolatura, un zona idropica di colore grigio ver-dastro. In presenza di gravi infezio-ni si può avere il completo dissec-camento delle foglie. P. teres f. sp. maculata si manifesta con delle macchie di colore marrone scuro di forma ellissoidale, delle dimen-sioni di 3-6 mm, circondate da un alone clorotico, la cui ampiezza è funzione del ceppo e della culti-var di orzo colpita; in alcuni casi, a causa di una reazione di ipersensi-bilità, può anche mancare comple-tamente l’alone clorotico.

Sulla pianta la malattia è ricono-scibile, ad infezione avvenuta, per la presenza della tipica sintoma-

tologia. Per la forma maculata a volte è necessario osservare, con il microscopio ottico, la forma dei conidi sviluppatisi sulle parti col-pite: questi conidi sono cilindrici (con le due celle apicali arrotonda-te), di colore ialino e presentano da 1 a 11 setti.

La presenza del fungo sul seme infetto è diagnosticabile attraver-so il “Blotter test”.

Gli attacchi precoci portano ad una riduzione del numero di cul-mi per mq ed inducono la pianta ad uno sviluppo stentato, mentre gli attacchi tardivi (tra la botticel-la e la maturazione lattea) portano ad una riduzione del numero delle cariossidi per spiga e alla produ-zione di seme striminzito. In caso di attacchi gravi (aree del centro-nord del nostro paese) sono sta-te segnalate perdite di produzioni del 20-30%. La malattia, in questi ultimi anni, ha assunto forma epi-demica in diverse aree del Centro-Nord Italia ed in Sardegna anche per il fatto che la stragrande mag-gioranza delle varietà manca di re-sistenza genetica al patogeno.

D. teres: sintomi su foglia

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Le infezioni primarie avvengono in autunno e possono partire dal micelio presente su seme infet-to, oppure più comunemente da-gli elementi di propagazione (pe-riteci e clamidospore) del micete presente sui residui colturali. E’sta-ta anche segnalata la possibilità di diffusione del patogeno attraver-so piante di orzo spontanee infet-te che hanno superato l’inverno.

Le infezioni secondarie avven-gono ad opera dei conidi o delle ascospore sviluppatesi sulle parti della piante infettate precocemen-te e possono portare alla comple-ta distruzione dell’apparato foglia-re.

La malattia è favorita da una U.R. vicina al 100% e da temperature comprese fra i 15 ed i 25°C, con optimum attorno ai 20°C; gravi in-fezioni si hanno quando le condi-zioni di elevata umidità perman-gono per un periodo variabile dalle 10 alle 30 ore.

Altri fattori che possono favorire lo sviluppo e l’aggressività del pa-togeno sono l’impiego di semen-te contaminata, le eccessive con-cimazioni azotate, la mancanza di rotazioni e, in assenza di queste, la mancata distruzione od inter-ramento profondo dei residui col-turali, le semine precoci, un alto investimento e la sensibilità varie-tale.

Rhynchosporium secalis (Ou-dem.) J.J. Davis (Rincosporiosi – Barley Scald)

Il micete può colpire le piante in due distinti stadi di sviluppo: poco dopo la semina interessando i co-

leoptili e provocando la moria del-le piantine, oppure, più comune-mente a partire dalla levata e pro-seguendo con sempre maggior intensità fino alla spigatura. Nel primo caso è il micelio insediato nel pericarpo e/o nei tegumen-ti seminali che, tramite le ife, al momento dell’emergenza, va ad infettare il coleoptile. Le infezioni tardive sono causate dal micelio presente sui residui colturali, ed interessano generalmente le lami-ne e le guaine fogliari, ma il pato-geno è in grado di attaccare anche le spighe, comprese le reste. I sin-tomi si manifestano dapprima con la comparsa di macchie di forma ovale, di colore grigio o grigio-bluastro, che tendono ad avere un aspetto edematoso; successi-vamente, con il passare del tempo le ocellature aumentano di dimen-sioni e la zona centrale dissecca assumendo un colore giallastro o marrone chiaro, mentre il margine si colora di marrone scuro con ten-denza al violetto. Queste ultime macchie ovoidali rappresentano la sintomatologia tipica dell’attacco del patogeno e possono essere o meno circondate da un alone clo-rotico. In presenza di gravi attacchi le ocellature confluiscono tra loro, portando a completa distruzione la lamina fogliare.

Il tutto si ripercuote sia sul nu-mero di spighette per spiga, sia sul numero di semi per spiga, sia sul peso delle cariossidi.

Nel nostro Paese la malattia è endemica e si riscontra con mag-gior frequenza nelle aree appen-niniche del Centro e nelle pianu-

re del Nord-Est ed in presenza di gravi attacchi le perdite produttive possono raggiungere il 20-30%.

La sintomatologia sopradescrit-ta consente una facile diagnosi della patologia.

La fonte primaria di inoculo è rappresentata dal micelio presen-te sui residui colturali, tuttavia è nota e non da trascurare anche la possibilità di trasmissione del pa-togeno tramite il seme.

La produzione di conidi da parte del micelio svernante sulle stoppie è favorita da temperature aggira-tesi tra i 10 ed i 18°C e da un clima umido; la loro dispersione è favori-ta solitamente dalla pioggia.

L’insediamento del patogeno può avvenire sia per via stomatica, sia attraverso la perforazione atti-va della cuticola, con la formazio-ne di un micelio sottocuticolare.

La temperatura ottimale per lo sviluppo delle infezioni si aggira attorno ai 15-20°C, con umidità re-lativa del 40-60% e con periodo di incubazione variabile dalle 2 alle 3 settimane. La produzione delle spore responsabili delle infezioni

R. secalis

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secondarie avviene solo sul tes-suto necrotizzato ed umido; esse sono disperse a breve distanza solo dopo una pioggia, attraverso l’azione meccanica prodotta dalle gocce.

L’intensità degli attacchi varia generalmente in funzione della suscettibilità varietale, delle conci-mazioni azotate, degli investimenti se eccessivi e dalla quantità di ino-culo presente sui residui colturali e sul seme.

Nelle condizioni italiane sono stati definiti 14 patotipi del pato-geno e la maggior parte delle cul-tivar ad habitus invernale presenta un buon grado di resistenza/tol-leranza al patogeno. Mentre una elevata suscettibilità è stata evi-denziata per le cultivar ad habitus primaverile quando seminate in autunno.

Stagonospora nodorum (Berk.) Castellani & E. G. Germano [Phaeosphaeria nodorum (E. Müller) Hedjaeroude] (Stagono-sporiosi- Stagonospora nodo-rum Blotch)

Anche l’orzo può essere colpito dalla S. nodorum. Essa è respon-sabile della cosiddetta “macula-tura delle glume” ed è lo stesso patogeno che colpisce il frumento.

E’ stato tuttavia dimostrato che esistono ceppi del patogeno che sono in grado di attaccare l’orzo e non il grano, e viceversa.

I primi sintomi della malattia, che non sono molto dissimili da quelli descritti per la stagonospo-riosi del frumento, si possono ri-scontrare già sulla piumetta e sulle radichette sotto forma di imbru-nimenti, con conseguenti fallanze nei seminati. In seguito sono col-pite la lamine e le guaine fogliari, sulle quali si riscontrano macchie di colore marrone grigiastro. Suc-cessivamente queste macchie as-sumono una forma ovale (con lun-ghezza di 1-2 cm), un colore rosso-mattone e vengono circondate da un alone clorotico. Sovente le lesioni compaiono dapprima nella zona di congiunzione tra foglia e guaina e poi sull’intera foglia. La stessa sintomatologia, dopo la spigatura, può essere osservata sulle glume e sulle reste.

In presenza di condizioni clima-tiche favorevoli (elevata umidità), nella parte centrale delle lesioni si sviluppano dei corpiccioli roton-di e lisci (picnidi) di colore bruno scuro contenenti le picnidiospore, che rappresentano la forma di ri-produzione agamica del fungo.

La malattia in campo non è di facile diagnosi, in quanto la sin-tomatologia sulle foglie può es-sere confusa con quella dovuta ad altri patogeni oppure con esiti da scompensi idrici o nutrizionali; solo il riscontro, sulle lesioni, dei picnidi formatisi naturalmente in campo od indotti in laboratorio at-traverso l’utilizzo di camere umide

e la successiva identificazione at-traverso parametri biometrici dei conidi dà la certezza della presen-za sulla pianta della malattia.

L’infezione è favorita da condi-zioni climatiche caratterizzate da elevata umidità e piogge ricorren-ti, mentre periodi secchi ostaco-lano l’insediamento e lo sviluppo del patogeno.

Bipolaris sorokiniana (Sacc.) Sho-emaker [Cochliobolus sativum Ito & Kuribayashi Drechs. Ex Dast.] (Elmintosporiosi dei cere-ali- Common Root Rot)

Il patogeno induce sul seme, sulle giovani piantine e sulle pian-te adulte di orzo i medesimi sinto-mi descritti per il frumento. Infatti, quando l’inoculo è presente sul seme, si può avere o uno sviluppo stentato del germinello oppure la sua morte, dovuta alle lesioni in-dotte dal fungo a livello delle radi-chette e del coleoptile. Si possono quindi manifestare, nei seminati, fenomeni di mancata emergenza delle piante. L’apparato radicale, ove compaiono zone annerite e le-sioni a livello della corona, può es-sere attaccato dalle forme di con-servazione del patogeno presenti nel terreno o sui residui colturale. Possono essere anche infettate la parte inferiore delle guaine fo-gliari più vicine al suolo e la parte interrata del primo internodo, sul quale si possono riscontrare delle costrizioni e degli imbrunimenti. Le piante interessate da questa sintomatologia a volte riescono a sopravvivere, ma hanno uno svi-luppo stentato, rimangono più

S. nodorum: sintomi fogliati

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basse ed a volte si spezzano.Quando sono colpite le foglie,

su di esse si riscontrano lesioni di forma rotonda od allungata con margini ben definiti, di dimensioni variabili e di colore bruno, circon-date da un alone giallastro; tali le-sioni, espandendosi, confluiscono fra loro e portano al completo dis-seccamento della lamina fogliare. Spesso le lesioni più vecchie sono di un colore verde oliva, a causa della sporulazione del fungo. In genere le piante ammalate produ-cono spighe non ben sviluppate, con glume che presentano mac-chie brunastre. Lo stato perfetto di questo micete è raro riscon-trarlo in natura, nei tessuti infet-ti; in pratica non ha nessun ruolo nell’epidemiologia della malattia, in quanto il patogeno si perpetua soprattutto come conidio protetto da una spessa parete. L’inoculo lo si può trovare sui semi, su piante ospiti o libero nel terreno, dove si conserva per molti anni allo stato saprofitario, per poi insediarsi sul-le piante del cereale in crescita.

Le infezioni primaverili sulle fo-glie avvengono tramite i conidi, trasportati dal vento, prodotti dal micete su piante spontanee am-malate o provenienti dai residui colturali infetti. Le epidemie sono favorite da condizioni climatiche umide e piovose (almeno 16 ore di pioggia continua) e temperatu-re aggirantesi attorno ai 20°C. Co-munque la temperatura ottimale per gli eventi infettivi è sui 28°C.

Fusarium spp. e Microdochium sp. (Fusariosi del piede – Fusa-rium Crown Rot)

Anche miceti appartenenti al genere Microdochium sp. e Fusa-rium possono essere causa di dan-ni alla coltura dell’orzo; fra questi ultimi vanno ricordati: F. culmo-rum (Smith) Sacc., F. graminearum Schwabe e M. nivale (Fr.) Ces e F. poae (Peck). La sintomatologia e l’epidemiologia della malattia sono del tutto simili a quelle del frumento, anche se la sua inciden-za e gravità attualmente risulta es-sere molto più contenuta.

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L’identificazione della specie cui appartiene un seme, inteso nel senso più generale e non stretta-mente botanico del termine, rap-presenta un punto cruciale per il laboratorio specializzato nell’anali-si delle sementi ed è parte salien-te delle analisi di purezza fisica e di determinazione dei semi estranei che possono essere presenti nel campione di analisi.Raramente la classificazione può essere realizzata con successo sul-la base di una sola caratteristica, unica e tipica solo della specie di

Il riconoscimento delle cariossidi di frumento duro (Triticum durum Desf.) e di frumento tenero (Triticum aestivum L.)

Viene presentata una nuova scheda monografica preparata dal laboratorio di Tavazzano riguardante il riconoscimento e la classificazione delle cariossidi di frumento duro e tenero nel corso delle analisi svolte dal laboratorio analisi sementi. Viene anche presentata nel suo complesso la problematica legata all’identificazione delle sementi, aspetto di cruciale importanza per ottenere risultati di analisi affidabili

Paola Mazzola, Elisabetta Mallozza, Maria Laura Fusari, Roberta Bonetti, Lorenza Bettoni, Elena Crippa, Fabio Ferrari, Rita Zecchinelli*

INRAN - Attività di gestione ex-ENSE - Laboratorio Analisi Sementi, Tavazzano (LO) - [email protected]

appartenenza. Più spesso, l’identi-ficazione del seme è resa possibile dalla presenza di diversi caratteri morfologici che, in combinazione, rendono possibile attribuire con certezza quel seme ad una specie botanica. Le caratteristiche prese in considerazione nelle analisi del-le sementi ai fini della loro identifi-cazione sono quelle inerenti la for-ma, le dimensioni, le colorazioni, l’aspetto del tegumento esterno, più o meno liscio, ruvido o carat-terizzato da disegni regolari o irre-golari, asperità, villosità o appen-

dici che possono essere attaccate al seme (ali, pappi, reste, spine). In alcune famiglie botaniche, anche la morfologia dell’ilo può essere caratteristica della specie (dimen-sioni, forma, posizione).Alcune attrezzature disponibili in laboratorio possono agevolare il compito dell’analista, facilitando l’esame in dettaglio della morfolo-gia (lenti di ingrandimento, micro-scopi), rendendo possibile la sepa-razione del campione (soffiatore, setacci di varia misura e forma, macchina decuscutartice) o ren-dendo possibile la manifestazio-ne di caratteristiche altrimenti non apprezzabili (fluorescenza emessa da parti del seme o della plantula sottoposte a luce ultravioletta).Un aiuto importante è anche forni-to dalla disponibilità di bibliografia specializzata (vedi i riquadri dove sono elencate alcune pubblicazio-ni e alcuni siti Internet utili) e ancor più di una collezione di riferimen-to, che, insieme alla professionali-

Foto 1. Campione di frumento duro (a sinistra) e di frumento tenero (a destra)

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Tecnologia

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Pubblicazioni

FIORI PAOLETTI – FLORA ITALIANA ILLUSTRATA – EDAGRICOLE (1970)

SCHERMANN SZILARD - MAGISMERET - AKADEMIAI KIADO – VOL. I e II (1967)

HANS ARNE JENSEN - BIBLIOGRAPHY ON SEED MORPHOLOGY - BALKEMA (1998)

A. C. MARTIN, W. D. BARKLEY - SEED IDENTIFICATION MANUAL - THE BLACKBURN PRESS (2000)

ISTA LIST OF STABILIZED PLANT NAMES – 5TH EDITION (2007)

ISTA HANDBOOK OF PURE SEED DEFINITIONS (2010)

Altre indicazioni su bibliografia internazionale inerente l’identificazione dei semi è reperibile nella presentazione al ISTA Purity Seminar (Zurich, 2009) di Norbert Leist e Andrea Jonitz, pubblicata su Internet:

www.seedtest.org/upload/cms/user/6ToolsforseedIdentification_NorbertKompatibilittsmodus.pdf

Indirizzi Internet

"http://www.dista.unibo.it" www.dista.unibo.it (collezione semi) – LaRAS, Bologna

"http://www.seedimages.com" www.seedimages.com – colour images, descriptions, keys (a sottoscrizione)

"http://www.oardc.ohio-state.edu" www.oardc.ohio-state.edu – seed images

"http://www.ars-grin.gov/cgi-bin/npgs/html/taxgenform.pl" www.ars-grin.gov/cgi-bin/npgs/html/taxgenform.pl - taxonomy

"http://www.ars-grin.gov/npgs/images/sbml/Abrus_precatorius_nsh.jpg" www.ars-grin.gov/npgs/images/sbml/Abrus_precatorius_nsh.jpg - seed images

"http://www.plantatlas.eu/index.php" www.plantatlas.eu/index.php - seed images

tà, all’esperienza e anche alla pa-zienza dell’analista, rappresenta forse lo strumento più importante, perché consente il confronto “dal vivo” del seme da identificare con un campione “sicuro”, classificato con certezza. Per questo motivo, la realizzazione e il mantenimen-to della collezione di riferimento richiedono l’adozione di una pro-cedura ben definita che preveda le modalità con le quali debbono venire reperiti, classificati, inseriti e poi mantenuti i nuovi campioni. Tuttavia, non sono rari i casi nei quali l’analista è in grado di iden-tificare il campione di analisi o il seme estraneo a livello del gene-re botanico cui appartiene, senza poter però stabilire con certezza la specie. L’espressione del risul-tato prevede allora l’utilizzo della codifica “sp.” (una specie) o “spp.” (più specie), a seguito del nome botanico del genere (es. Lolium sp. o Lolium spp.). Questa modalità di comunicazione dei risultati non solo è ammessa dai metodi nazio-nali e internazionali, ma in alcuni casi è resa obbligatoria dall’im-possibilità oggettiva di identifica-re specie diverse dello stesso ge-nere, a meno di ricorrere ad analisi particolari che in laboratorio ven-gono messe in atto solo con deter-minate finalità (analisi della ploidia, analisi con marcatori biochimici o molecolari, reazioni chimiche che provocano la manifestazione di particolari colorazioni).

Foto 2. Cariossidi di frumento furo e di fumento tenero miscelate.

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La nuova scheda realizzata dal Laboratorio Analisi Sementi di Ta-vazzano (LO) si affianca alle al-tre già disponibili e pubblicate sul sito http://www.ense.it/materiale-convegni/materiale-convegni.htm. Il documento vuole illustrare le ca-ratteristiche morfologiche che con-sentono di identificare le cariossidi di Triticum durum e di Triticum ae-stivum, con la finalità di aiutare l’a-nalista nella loro distinzione e clas-sificazione. Scopo di questo lavoro è inoltre quello di mostrare le diffi-coltà che possono presentarsi nel-la pratica di laboratorio, in parti-colare per reperire e classificare le sementi di una specie quando queste sono miscelate in un cam-pione appartenente all’altra. Infat-ti, anche se i caratteri morfologici tipici sono significativamente dif-ferenti, nel corso dell’analisi prati-ca una chiara identificazione appa-re a volte difficile. Sulla base delle sole caratteristiche morfologiche, i semi di Triticum aestivum e di Triti-cum durum non sono sempre facil-mente distinguibili.

Inoltre, i trattamenti concianti-mascherano caratteristiche impor-tanti legate all’aspetto ed in par-ticolare colore e vitrescenza del seme, rendendo ancor più impe-gnativo il riconoscimento. Per dif-ferenziare le cariossidi di Triticum aestivum da quelle di Triticum du-rum è necessario innanzitutto co-noscerne i caratteri morfologici di-stintivi. È bene ricordare che altre analisi possono confermare la clas-sificazione (es. conteggio del nu-mero di cromosomi, elettroforesi delle proteine di riserva).

Foto 3. Cariossidi di frumento duro (al centro) e di frumento tenero (ai lati)

Foto 4. Cariossidi conciate di frumento duro (al centro) e di frumento tenero (ai lati)

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Triticum aestivum

Lunghezza: mm 5-9

Colore: giallo opaco

Frattura: opaca

Forma: ovale tondeggiante

Embrione: introflesso

Villosità: presente (sull’apice)

Corredo cromosomico: 2n=42

Profili proteici derivati dai geno-mi AA BB DD

Foto 5. Cariossidi di frumento duro tipiche (da sinistra: visione dorsale, ventrale, laterale

Foto 6. Cariossidi di frumento tenero tipiche (da sinistra: visione dorsale, ventrale, laterale)

Triticum durum

Lunghezza: mm 6-10

Colore: giallo traslucido

Frattura: vitrea

Forma: ovale allungata

Embrione: estroflesso

Villosità: assente

Corredo cromosomico: 2n=28

Profili proteici derivati dai geno-mi AA BB

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Foto 9. Varietà diverse di frumento duro e tenero (dall’alto: visione dor-sale, laterale, ventrale). Da sinistra a destra: frumento duro, var. Latinur, fru-mento duro, var. Rusticano, frumento tenero, var. Aubusson

Foto 10. Varietà diverse di frumento duro e tenero (dall’alto: visione dor-sale, laterale, ventrale). Da sinistra a destra: frumento tenero, var. Bologna, frumento tenero, var. A416, frumento duro, var. Iride

Alcuni particolari possono aiutare nell’identificazione. In laboratorio, tuttavia, pervengono campioni di varietà di frumento tenero le cui cariossidi mostrano caratteristiche simili a quelle di frumento duro.

Esistono anche varietà di frumen-to duro le cui cariossidi appaiono simili a quelle di frumento tenero.

Summary

The paper presents a working sheet prepared by the Seed Te-sting Laboratory of Tavazzano (LO, Italy), aimed to provide a tool for training purposes and to help the purity analyst in identifying the ca-ryopsis of the two main species of wheat (Triticum durum and Triti-cum aestivum). Seed identification in general is discussed too and re-ferences to bibliography are given.

Foto 7. Frumento duro (a sinistra), fru-mento tenero (a destra): embrione

Foto 8. Frumento duro (a sinistra), frumento tenero (a destra): apice all’estremità opposta all’embrione

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Resa e qualità di grano tenero biologico coltivato in Danimarca utilizzando colture intercalari e paglia di cerealiLe prove sono state condotte su una varietà invernale e una primaverile

Marina Carcea*, Valentina Narducci*, Ingrid Kaag Thomsen**

* Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), Roma - [email protected]** Dipartimento di Agroecologia e Ambiente, Facoltà di Scienze Agrarie, Università di Aarhus, Tjele, Danimarca.

In agricoltura biologica, non es-sendo previsto apporto di azoto minerale dall’esterno, le colture fanno affidamento sull’azoto pro-veniente o da concime animale, o da residui organici di colture pre-cedenti o, in generale, dalla mate-ria organica naturalmente presente nel suolo che viene mineralizzata dai batteri presenti anch’essi nel suolo. L’apporto di azoto e la ca-pacità del suolo di trattenerlo re-stano parametri importanti per la fertilità del suolo stesso; com’è

noto, la scarsità di azoto può im-pedire la produzione di grano di qualità panificabile. Una tecnica usata in agricoltura biologica è la semina, nell’intervallo fra due col-ture principali, di colture intercalari che possano trattenere l’azoto mi-neralizzato in primavera e in autun-no. L’incorporazione di paglia può anch’essa essere utile, perché la paglia incorporata trattiene l’azo-to mineralizzato per immobilizza-zione microbica ed è a sua volta fonte di azoto.

Le condizioni di crescita influen-zano il tenore proteico della gra-nella di frumento, mentre la com-posizione delle proteine dipende principalmente da fattori genetici: i due fattori sono importanti en-trambi giacché, com’è noto, l’atti-tudine alla panificazione di un fru-mento dipende sia dalla quantità che dalla qualità delle sue protei-ne. Nelle condizioni del nord Eu-ropa, il frumento invernale risulta generalmente di qualità inferio-re rispetto al frumento primaveri-le, ma la sua potenzialità di resa è maggiore. In un sistema in cui l’azoto fosse fornito soprattut-to come materia organica (sia na-turalmente presente che forni-ta dall’esterno), la lunga stagione di crescita del frumento inverna-le potrebbe permettergli di be-neficiare della fertilità del suolo più del frumento primaverile, che ha stagione di crescita breve, e la qualità del frumento invernale po-trebbe forse migliorare.

Alla luce di queste considerazio-ni, nell’ambito del progetto euro-peo “Agronomical and technolo-gical methods to improve organic wheat quality” (AGTEC-Org) è sta-to svolto uno studio il cui scopo era quello di esaminare se la resa e la qualità del frumento te

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biologico coltivato in Danimarca potessero essere migliorate attra-verso una strategia di apporto di materia organica. Sono state spe-rimentate una cv di frumento tene-ro invernale ed una cv di frumento tenero primaverile, due tipi di col-tura intercalare e l’ incorporazione di paglia in tre dosi diverse.

Materiali e metodi

L’esperimento agronomico si è svolto nella stazione sperimenta-le di Askov, Danimarca (55°82’N, 09°0’E, Danimarca) su terreno sciolto sabbioso-argilloso (11% ar-gilla). I trattamenti sperimentali in-cludevano l’incorporazione di pa-glia in tre dosi diverse (4, 8, 12 t/ha/anno) combinati con due tipi di coltura intercalare. Le colture intercalari usate sono state loglio annuale (Lolium perenne L.) oppu-re loglio annuale unito a trifoglio (Trifolium repens L.). Per ulteriori dettagli sull’esperimento vedere Thomsen* e Thomsen e Christen-sen**.

Le parcelle per il frumento in-vernale sono state arate il 17 set-tembre 2007 e il frumento inver-nale (cv. Tommi) è stato seminato il 18 settembre. Le parcelle per il frumento estivo sono state arate il 5 marzo 2008 e il frumento estivo (cv. Vinjett) è stato seminato il 24 aprile. In primavera, entrambi i tipi di frumento hanno ricevuto il 70% della dose di azoto standard per il frumento convenzionale sotto for-ma di letame di maiale, corrispon-dente a 143 kg NH4-N/ha (177 kg

* Thomsen, I.K., “Catch crop and animal slurry in spring barley grown with straw incorporation”. Acta Agriculturae Scandinavica, Section B - Plant Soil Science 1995, 45, 166–170.** Thomsen, I.K. & Christensen, B.T., “Yields of wheat and soil carbon and nitrogen contents following long-term incorporation of barley straw and ryegrass catch crops”. Soil Use and Management 2004, 20, 432-438.

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di azoto totale per ettaro) per il fru-mento invernale e a 90 kg NH4-N/ha (130 kg di azoto totale per et-taro) per il frumento primaverile. Il frumento invernale è stato raccol-to il 31 luglio e il frumento prima-verile il 16 agosto 2008.

Su tutti i campioni di granella, la sostanza secca è stata determina-ta per essiccamento a 80°C per 24 ore e l’azoto totale con un analiz-zatore LECO CNS-1000. Le protei-ne totali sono stata calcolate con un fattore di conversione di 5,7. Gli altri parametri di qualità tec-nologica sottoelencati sono stati determinati solo sulla granella ot-tenuta con applicazione di 4 ton/ha/anno di paglia, sempre in com-binazione con le colture intercala-ri. Per ogni esperimento, campioni provenienti da tre parcelle uguali sono stati analizzati in doppio se-condo metodi standard per la de-terminazione di ceneri (ICC Stan-dard no. 104/1); glutine secco e indice di glutine (ICC Standard no. 155); indice di Zeleny (ICC Stan-

dard 116/1); falling number (ICC Standard no. 107/1). Nelle tabel-le per ogni parametro si riporta il valore medio ottenuto per ogni esperimento: i dati della resa e del contenuto proteico sono stati anche sottoposti ad ANOVA.

Risultati e discussione

La resa del frumento inverna-le Tommi è stata superiore a quel-la del frumento primaverile Vinjett con ogni dose di paglia e con ogni coltura intercalare (Tab.1). L’incor-porazione di paglia ha fatto sem-pre aumentare la resa di entrambi i tipi di frumento.

La presenza delle colture interca-lari ha fatto aumentare la resa del frumento invernale in misura signi-ficativamente maggiore (p=0,001) rispetto a quella del frumento pri-maverile (Tab.1). Il frumento inver-nale quindi, grazie alla sua lunga stagione di crescita, è stato effet-tivamente in grado di beneficiare dell’apporto di azoto a lungo ter-

Resa (t s.s./ha) Contenuto proteico (% s.s.)

Paglia

(t/ha/anno)

Senza coltura intercalare Loglio Loglio +

trifoglioSenza coltura

intercalare Loglio Loglio + trifoglio

Frumento invernale

0 4,2 4,4 5,7 8,8 9,5 9,3

4 5,1 5,2 5,6 8,9 9,0 9,6

8 5,0 5,3 5,8 9,2 9,5 9.9

12 4,5 5,1 5,3 10.2 9,6 10,1

Frumento primaverile

0 2,6 2,8 3,4 14,4 15,0 15,0

4 3,0 3,2 3,3 14,3 14,5 14,9

8 3,5 3,4 3,6 13,4 14,4 14,2

12 3,4 3,3 3,4 13,8 14,6 15,0

mine più di quello primaverile. La coltura intercalare di loglio e tri-foglio ha avuto comunque un ef-fetto significativo (p=0,005) sulla resa di entrambi i tipi di frumen-to, impedendone l’abbassamen-to in assenza di incorporazione di paglia (Tab.1). Come atteso, il tenore proteico del frumento pri-maverile è risultato sempre mag-giore di quello invernale (p=0,001) (Tab.1). Entrambe le colture inter-calari hanno portato a un piccolo ma significativo (p=0,05) aumento del tenore proteico in entrambi i tipi di frumento. E’ stato possibi-le determinare gli indici di qualità tecnologica solo su frumento in-vernale e primaverile coltivato con incorporazione di 4 t/ha/anno di paglia, combinata con le diver-se colture intercalari. In genera-le, l’attitudine alla panificazione di un frumento che abbia un tenore proteico inferiore al 12%, come nel caso del frumento invernale di questo studio, viene considera-ta di difficile valutazione. Il glutine costituisce tipicamente l’80% del-le proteine totali nel frumento, per cui la quantità di glutine segue in generale lo stesso andamento del tenore proteico e i risultati presen-tati nella Tabella 2 non fanno ecce-zione. L’indice di glutine e l’indice di Zeleny sono due indici standard per la valutazione dell’attitudine alla panificazione della granella di frumento; il primo viene determi-nato con metodo fisico e il secon-do con metodo chimico. In questo studio, l’indice di Zeleny è stato in grado di discriminare non solo fra i due tipi di frumento, ma anche fra

Tabella 1. Resa e contenuto proteico di campioni di frumento tenero biologico invernale (cv Tommi) e primaverile (cv Vinjett), coltivati in Danimarca (raccolto 2008) con diverse quantità di paglia incorporata e diverse colture intercalari.

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Frumento invernale Frumento primaverile

Senza coltura intercalare

Loglio Loglio + trifoglio

Senza coltura intercalare

Loglio Loglio + trifoglio

Ceneri (% s.s.) 1,58 1,61 1,63 1,69 1,74 1,71

Glutine secco (% s.s.) 7,2 7,5 8,0 12,4 12,4 12,9

Indice di Glutine (%) 94 95 94 89 88 90

Indice di Zeleny (ml) 29 30 34 58 57 63

Falling number (s) 346 345 251 200 231 245

Tabella 2. Indici di qualità tecnologica di campioni di frumento tenero biologico inver-nale (cv Tommi) e primaverile (cv Vinjett), coltivati in Danimarca (raccolto 2008) con 4/t/ha/anno di paglia e diverse colture intercalari.

i diversi trattamenti di coltivazione (Tab.2). L’indice di Zeleny del fru-mento primaverile era, come at-teso, più elevato di quello del fru-mento invernale (Tab.2), con valori che indicavano un’attitudine alla panificazione elevata-eccellente per il primo e medio-bassa per il secondo anche come conseguen-za di maggiori contenuti proteici nel frumento primaverile. Entram-bi i tipi di frumento avevano un in-dice di Zeleny leggermente più elevato dopo la coltura intercala-re loglio e trifoglio. L’uso di loglio e trifoglio come coltura intercalare ha avuto quindi due effetti positivi su entrambi i tipi di frumento, uno sulla resa in assenza di paglia e un altro, anche se piccolo, su un indi-ce di qualità tecnologica.

Contrariamente a quanto osser-vato per l’indice di Zeleny, l’indice di glutine non presentava differen-ze significative tra tutti i campio-ni, con valori che indicavano in generale un glutine forte-molto forte (Tab.2). Una simile divergen-za fra indice di glutine e indice di

Zeleny è stata riscontrata in altri campioni di frumento biologico analizzati nel corso del progetto AGTEC-Org (dati non pubblicati). Ciò potrebbe riflettere il fatto che tali parametri sono stati sviluppati come indici di qualità tecnologica del frumento convenzionale, che riceve soprattutto fertilizzante azo-tato minerale. L’attività alfa-ami-lasica, indicata dal falling number, era generalmente maggiore nel frumento invernale che in quel-lo primaverile (Tab.2). Comunque entrambi i frumenti, coltivati dopo loglio e trifoglio, avevano un fal-ling number vicino a 250 che è considerato il valore ottimale per la panificazione. Il tenore in ceneri del frumento primaverile è risulta-to superiore a quello del frumento invernale e comunque non in re-lazione con l’uso di colture inter-calari (Tab.2).In conclusione, l’in-corporazione di paglia ha avuto un’influenza positiva sulla resa del-la granella. L’uso di loglio e trifo-glio come coltura intercalare ha avuto un effetto positivo sia sulla

resa che sul contenuto proteico di entrambi i tipi di frumento in as-senza di paglia e un piccolo effet-to positivo sugli indici di qualità tecnologica in presenza di paglia nella misura di 4 t/ha/anno. Gli ef-fetti positivi sulla resa e sul tenore proteico in presenza di paglia e di colture intercalari sono più eviden-ti nel frumento invernale.

Ringraziamenti

Questo lavoro è stato in parte finanziato dalla rete europea ERA NET CORE Organic attraverso il progetto di ricerca AGTEC-Org ed è stato svolto con l’assisten-za tecnica qualificata del perso-nale della stazione sperimentale di Askov, Danimarca e di quello dei laboratori di analisi dei cereali dell’INRAN, Roma.

Abstract

Yield and quality of organic soft wheat grown in Denmark with catch crops and cereal straw application.

In the present study, carried out within the European project

“Agronomical and technological methods to improve organic whe-at quality (AGTEC-Org)”, a winter soft wheat (Tommi) and a spring soft wheat (Vinjett) cvs were grown organically in Denmark in 2007-2008 on a sandy-loamy soil to ex-periment the influence on yield and grain quality of catch crops (ryegrass or ryegrass+clover) and

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the application of cereal straw (4, 8 and 12 t/ha) in addition to the usual application of organic fertilizers. The technological quality of grains was evaluated by determining ash, total protein, dry gluten, glu-ten index, Zeleny index and falling number. In Northern Europe, win-ter wheat generally shows a lower nutritional and technological quali-ty than spring wheat, but it has a higher yield potential. The applica-tion of straw had a positive effect on the yield of both types of whe-at. The presence of a catch crop, especially the combination of rye-grass and clover grass, had a po-sitive effect on the yield of winter wheat both with and without straw application and it had a similar po-sitive effect on the yield of spring wheat without straw. This differen-ce is probably related to the longer growing season of winter wheat, that allows it to take more advan-tage of the higher soil fertility than spring wheat. Catch crops also led to a small but significant increase of total protein (and consequently of dry gluten) in both kinds of whe-at. The combination of ryegrass and clover grass had a small posi-tive effect on the Zeleny index in both kinds of wheat cultivated with 4 t/ha/year of straw, whereas glu-ten index was very high in all cases, without any difference between types or treatments. A similar lack of parallelism between the gluten index and the Zeleny index was also found in other organic wheat grain samples analyzed within the AGTEC-Org project.

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statistiche

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Superfici controllate per la produzione di sementi (ettari) - Campagne 2006-2010

I dati completi riferiti alle varietà si possono trovare sul sito www.ense.it

SPECIE 2006 2007 2008 2009 2010 Variaz. 2009/2010

AGLIO 21,15 20,00 19,97 20,67 33,09 60,09

AGROSTIDE TENUE -

AVENA 2.648,44 1.982,07 1.478,82 1.577,23 1.051,24 -33,35

BARBABIETOLA DA FORAGGIO 91,81 101,15 69,93 98,70 174,92 77,22

BARBABIETOLA DA ZUCCHERO 3.012,60 3.766,37 3.925,77 2.148,89 2.183,10 1,59

BROMO 0,03 -

CANAPA 29,36 35,93 18,86 23,54 8,71 -63,00

CAROTA -

CAVOLO DA FORAGGIO 10,00 2,00 3,50 4,00 6,50 62,50

CAVOLO VERZA -

CECE 317,25 357,48 322,15 672,83 324,93 -51,71

CICORIA INDUSTRIALE 330,30 283,75 285,94 98,26 146,00 48,59

CIPOLLA -

COLZA 27,50 209,21 268,34 266,43 56,50 -78,79

COTONE -

ERBA MAZZOLINA 21,84 19,89 19,60 1,01 -

ERBA MEDICA 14.994,74 15.090,47 14.422,10 13.858,38 15.043,61 8,55

FACELIA 18,84 30,17 41,33 4,96 -88,00

FARRO DICOCCO 2,49 24,00 19,50 83,27 327,03

FARRO MONOCOCCO 9,23 20,28 14,60 6,46 -55,75

FAVA 5,20 1,75 14,50 -

FAVINO 5.323,82 5.284,80 3.614,02 3.712,99 3.781,75 1,85

FESTUCA ARUNDINACEA 47,90 37,05 38,50 4,01 8,44 110,47

FESTUCA ROSSA 0,87 1,00 -

FESTUCA PRATENSE -

FIENAROLA DEI PRATI 1,00 -

FLEOLO 0,01 -

FRUMENTO DURO 73.807,48 95.884,40 124.448,61 91.811,66 82.323,08 -10,33

FRUMENTO TENERO 21.682,02 24.376,80 30.504,73 27.691,87 21.981,03 -20,62

GINESTRINO 2,60 38,65 1386,54

GIRASOLE 2.362,92 1.536,70 1.418,41 2.122,86 1.247,39 -41,24

IBRIDI SORGO PER ERBA SUDA-NENSE 16,87 100,00

LATTUGA -

LENTICCHIA 2,63 7,60 14,05 8,00 8,10 1,25

LINO DA OLIO 8,00 7,89 9,60 -

LOIETTO IBRIDO -

LOIETTO ITALICO (*) 3.082,88 3.255,89 3.380,69 4.273,64 4.205,00 -1,61

LOIETTO PERENNE 3,52 4,00 3,00 1,00 15,00 1400,00

Segue...* Superficie controllata comprensiva di produzioni di secondo taglio

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statistiche

dal Seme - n° 1 / 11

SPECIE 2006 2007 2008 2009 2010 Variaz. 2009/2010

LUPINELLA 196,05 106,81 93,81 86,00 96,32 12,00

LUPINO BIANCO 32,00 51,87 44,97 11,00 13,50 22,73

MAIS 2.944,89 3.328,85 4.840,84 6.296,00 5.647,04 -10,31

NAVONE 1,80 0,35 1,00 6,15 515,00

ORZO 12.403,36 13.138,22 13.017,84 9.284,40 6.785,71 -26,91

PATATA 229,38 270,94 246,57 215,18 -

PISELLO DA FORAGGIO 1.603,49 2.404,85 1.163,65 1.213,25 1.123,36 -7,41

PLANTAGO LANCEOLATA -

PREZZEMOLO -

RAFANO OLEIFERO 1,50 19,00 319,61 397,50 105,00 -73,58

RAPA 25,10 -

RAVANELLO -

RAVIZZONE 3,00 6,00 -

RISO 11.976,72 12.560,79 11.350,31 13.098,52 14.192,20 8,35

SEDANO RAPA -

SEGALE 349,27 145,86 571,75 546,11 387,14 -29,11

SENAPE BIANCA 28,50 99,00 5,00 -94,95

SENAPE BRUNA 29,90 54,90 21,90 45,36 34,51 -23,92

SOIA 5.550,71 4.382,01 3.924,05 5.772,14 7.697,97 33,36

SORGO 55,00 3,70 0,95 36,62 77,83 112,53

SPELTA 5,00 40,65 12,30 -69,74

SULLA 246,28 252,28 148,99 155,22 194,67 25,42

TRIFOGLIO ALESSANDRINO 4.202,54 3.616,83 3.841,97 5.096,57 5.507,56 8,06

TRIFOGLIO BIANCO 0,54 1,67 1,67 -

TRIFOGLIO IBRIDO 17,00 100,00

TRIFOGLIO INCARNATO 1.648,79 2.367,36 1.700,77 1.773,94 1.635,57 -7,80

TRIFOGLIO PERSICO 297,37 172,65 77,79 126,74 683,48 439,28

TRIFOGLIO PRATENSE 108,57 15,59 54,29 83,16 134,38 61,59

TRITICALE 515,94 711,91 907,31 1.059,40 1.718,22 62,19

VECCIA COMUNE 4.480,91 4.658,09 3.712,27 3.836,42 3.276,42 -14,60

VECCIA VELLUTATA o di Narbonne 252,92 167,19 97,27 30,60 70,96 131,90

Totale generale 174.980,03 200.734,39 230.519,70 197.796,06 182.170,89 -7,90

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statistiche

dal Seme - n° 1 / 11

Andamento delle superfici di colture da seme ispezionate in campo ai fini della certificazi-one nell’ultimo quinquennio

Superfici controllate per la produzione di sementi - gruppi di specie (ettari)

Gruppi di specie 2006 2007 2008 2009 2010

FRUMENTO DURO 73.807,48 95.884,40 124.448,61 91.811,66 82.323,08

FRUMENTO TENERO 21.682,02 24.376,80 30.504,73 27.691,87 21.981,03

RISO 11.976,72 12.560,79 11.350,31 13.098,52 14.192,20

FORAGGERE 36.542,87 37.458,42 32.402,74 34.303,54 35.145,43

ALTRE SPECIE 30.970,94 30.453,98 31.813,31 30.890,47 28.529,15

TOTALE 174.980,03 200.734,39 230.519,70 197.796,06 182.170,89

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