Corso di laurea in Economia aziendale Diritto pubblico Giancarlo Rando [email protected].
CORSO DI LAUREA IN ECONOMIA AZIENDALE TESI DI LAUREA IN ...
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DIPARTIMENTO DI ECONOMIA
CORSO DI LAUREA IN ECONOMIA AZIENDALE
TESI DI LAUREA IN
INFORMATICA
INDUSTRY 4.0
RELATORE LAUREANDO
Ch.mo Prof. LUCA GRILLI EMANUELE GABRIELE
ANNO ACCADEMICO 2016-2017
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INDICE
Introduzione 4
Capitolo 1: Innovazione e digitale nell’industria 5
1.1 L'evoluzione della produzione industriale 5
1.1.1 Le Rivoluzioni Industriali 5
1.2 La nuova era digitale: l'Industry 4.0 8
1.2.1 Le tecnologie abilitanti 9
1.3 Il lavoro 4.0 15
1.3.1 Gli effetti dell'innovazione sull'occupazione 18
1.4 Interveti della Commissione europea: il Digitising European Industry Strategy
(DEIs). 20
1.4.1 la Digital Single Market Strategy 23
1.4.2 Il commercio elettronico: l e-commerce 25
1.5 L'Italia 4.0 30
1.5.1 Piano Nazionale 2017-2020 riguardante l'Industry 4.0 31
1.6 “Italian DIH” e le regioni 32
1.6.1 Puglia 4.0: l’Apulia Manufactoring 33
Capitolo 2: Casi studio industry 4.0 35
2.1 La pasta di Gragnano: dall’essicazione in strada all’automazione intelligente. 35
2.1.1 La storia della pasta. 35
2.1.2 L’industria della pasta in Italia 36
3
2.1.3 Gragnano: una storia lunga più di 500 anni. 37
2.1.4 Il caso: “La fabbrica della pasta di Gragnano” 39
2.1.5 Innovazioni tecnologiche per un prodotto artigianale. 40
2.1.6 Il pastificio 4.0 40
2.2 Il caso Eceplast 43
2.2.1 Innovazione tecnologica e vantaggio competitivo 45
2.2.2 L’automazione del processo produttivo 45
2.2.3 L’infrastruttura informatica 46
2.2.4 L’innovazione di prodotto 47
2.3 Altri casi di successo 49
2.3.1 FCA: La Smart Factory di Cassino 49
2.3.2 Amazon: il magazzino del futuro 51
Conclusioni 53
Bibliografia e Sitografia 55
4
INTRODUZIONE
Studiando la storia dell’evoluzione economica è possibile osservare che i periodi di
grande crescita sono sempre stati alimentati dalle grandi rivoluzioni produttive. Fino ad
oggi possiamo affermare con certezza che abbiamo vissuto tre rivoluzioni industriali:
nel IX secolo la macchina a vapore rese possibile la meccanizzazione del lavoro; a metà
del XX secolo l'introduzione dell'energia elettrica consentì la diffusione della
produzione di massa; negli anni '70 il progresso tecnologico e l'informatica furono alla
base di una prima ondata di automazione. L'elemento che accomuna queste rivoluzioni è
la capacità di innescare rilevanti miglioramenti nella produttività atti a generare
un'importante crescita a livello economico e quindi un maggiore benessere sociale.
L'obiettivo di questa tesi è cercare di mettere in luce come ancora una volta la
produzione stia cambiando, verso una nuova rivoluzione: l'Industry 4.0. A tale scopo,
nel primo capitolo, ho illustrato una panoramica del fenomeno delle rivoluzioni
industriali, partendo da una ricostruzione storica del processo produttivo fino ad arrivare
agli elementi chiave della nuova rivoluzione industriale. Ho voluto dare particolare
attenzione anche agli effetti che questa rivoluzione potrà avere sull'occupazione e sulle
competenze dei collaboratori in azienda. Ho inoltre ritenuto importante soffermarmi sui
provvedimenti adottati dall'Unione Europea, dall'Italia e dalle regioni per incentivare le
imprese private ad affrontare questo importante cambiamento, utile ad aumentare la
competitività.
Nel secondo capitolo, ho voluto soffermare l'attenzione su alcuni casi concreti di
aziende che hanno già integrato tecnologie 4.0 nei loro sistemi di produzione. In
particolare ho trattato il caso de "La fabbrica della pasta di Gragnano", caso utile a
comprendere come le innovazioni del processo produttivo, possono coinvolgere anche
le PMI che operano in settori tipicamente artigianali, senza per questo distruggere le
tradizioni, anche le più antiche. Il secondo caso ha riguardato la collaborazione nata tra
Samsung e FCA, per migliorare l'efficienza produttiva e le condizioni di lavoro, sia
degli operatori di linea e sia dei team leader. Infine ho voluto aprire un piccolo scorcio
nel futuristico magazzino Amazon nei pressi di Roma.
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CAPITOLO 1
INNOVAZIONE E DIGITALE NELL’INDUSTRIA
1.1 L'EVOLUZIONE DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE
Quando si parla di "rivoluzione industriale" generalmente si fa riferimento a quel
processo di trasformazione globale dell’organizzazione socio-economica che negli
ultimi secoli ha segnato la storia europea e mondiale condizionandone ogni forma di
organizzazione civile e di esperienza di vita. L'innovazione è il concetto cardine
dell'evoluzione industriale; grazie alla ricerca, le importanti scoperte nell'ambito delle
produzioni industriali mutano radicalmente le abitudini e la conformazione sociale. Gli
imprenditori, i manager, gli impiegati e gli operai a seguito di tali mutamenti, hanno
dovuto affrontato sempre nuove sfide per imparare a gestire le nuove tecnologie,
rivoluzionando così l’intero sistema economico e sociale e cambiando per sempre lo
stile di vita della società. Tuttavia, ogni trasformazione avvenuta a seguito di una
rivoluzione, può essere valutata e compresa solamente a posteriori, quando questa,
ormai terminata, lascia il posto ad un nuovo cambiamento e quindi ad una nuova
trasformazione del sistema.
1.1.1 Le Rivoluzioni Industriali
A partire dal 1700 un nuovo metodo d'indagine scientifico e razionale è applicato a tutte
le scienze umane, al fine di poter attuare o azionare in modo del tutto razionale un
sistema giuridico, un meccanismo organizzativo o un oggetto fisico, mirando
all'evoluzione; si concretizza in quegli anni il concetto di "progresso".
Oggi possiamo stabilire con certezza che si sono susseguite tre importanti
trasformazioni, che a partire dal 1700 hanno costituito le diverse rivoluzioni industriali;
la quarta e l'ultima delle quali ancora in atto (Fig. 1).
Fig. 1 Rivoluzioni industriali e future tendenze
La prima rivoluzione industriale, I
questi anni l’inventore scozzese James Watt, perfezionando la macchina a vapore
inventata dal tecnico inglese Thomas Newcomen, rese po
delle produzioni sfruttando l'energia
vapore libera la fabbrica dal limite imposto dalla necessità di ubicarsi nei pressi dei
corsi d'acqua, e contestualmente
nuove macchine a vapore non possono essere col
che prima venivano realizzati
quantità più elevate, in fabbriche organizzate e
di questo processo di industrializzazione delle produzioni
fenomeno di delocalizzazione del capitale umano che dalle
borghi iniziò a trasferirsi
diffusa delle macchine a vapore, l'assoluta supremazia del ferro e dell'a
materiali di costruzione per gli strumenti
consumo con la riduzione dei costi e prezzi di vendita
strutturali, produttivi e di mercato più evidenti di
A cavallo tra l'800 e il '900, dopo un pe
la seconda rivoluzione industriale
allo sviluppo delle scienze e delle applicazioni tecniche
produzione, i trasporti e ogni aspetto del lavoro e della vita,
questa nuova rivoluzione
elettriche basate sui principi dell'
elettrica e quindi dell'illumi
Fig. 1 Rivoluzioni industriali e future tendenze.
prima rivoluzione industriale, Industry 1.0, è avvenuta tra il 1780 e il 1830. Durante
l’inventore scozzese James Watt, perfezionando la macchina a vapore
inventata dal tecnico inglese Thomas Newcomen, rese possibile la meccanizzazione
delle produzioni sfruttando l'energia del vapore d’acqua. L'avvento della
ica dal limite imposto dalla necessità di ubicarsi nei pressi dei
corsi d'acqua, e contestualmente porta alla scomparsa del lavoro domiciliare
a vapore non possono essere collocate nelle case dei lavoratori.
o realizzati in modo artigianale furono successivamente
in fabbriche organizzate e localizzate nelle grandi città.
di questo processo di industrializzazione delle produzioni, si assiste
delocalizzazione del capitale umano che dalle aree rurali
iniziò a trasferirsi nelle grandi città per necessità occupazionali.
diffusa delle macchine a vapore, l'assoluta supremazia del ferro e dell'a
costruzione per gli strumenti e le macchine, la produzione di merci a largo
consumo con la riduzione dei costi e prezzi di vendita, rappresentano i cambiamenti
strutturali, produttivi e di mercato più evidenti di questa rivoluzione industriale.
900, dopo un periodo di grande depressione economica, ha
la seconda rivoluzione industriale, l'Industry 2.0. Nel 1870, le innovazioni
po delle scienze e delle applicazioni tecniche, che trasformano i metodi di
produzione, i trasporti e ogni aspetto del lavoro e della vita, sono i fattori trainanti di
questa nuova rivoluzione. L'invenzione dell'elettricità e la costruzione delle macchine
triche basate sui principi dell'elettromagnetismo, permettono il trasporto del
illuminazione in ogni casa. La realizzazione de
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è avvenuta tra il 1780 e il 1830. Durante
l’inventore scozzese James Watt, perfezionando la macchina a vapore
ssibile la meccanizzazione
vvento della macchina a
ica dal limite imposto dalla necessità di ubicarsi nei pressi dei
lavoro domiciliare, poichè le
locate nelle case dei lavoratori. Beni
successivamente prodotti in
localizzate nelle grandi città. A seguito
si assiste anche al primo
aree rurali e dai piccoli
grandi città per necessità occupazionali. L'applicazione
diffusa delle macchine a vapore, l'assoluta supremazia del ferro e dell'acciaio come
, la produzione di merci a largo
rappresentano i cambiamenti
industriale.
riodo di grande depressione economica, ha luogo
innovazioni avute grazie
che trasformano i metodi di
sono i fattori trainanti di
la costruzione delle macchine
tono il trasporto dell’energia
La realizzazione dei primi motori a
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scoppio portò alla produzione delle automobili e con esse all'avvento della catena di
montaggio. Grazie, infatti, alle prime industrie produttrici di energia elettrica, Henry
Ford potè attuare i principi dell’organizzazione scientifica del lavoro formulati da
Frederick Taylor, ideando la catena di montaggio nelle fabbriche del settore
automobilistico dove la produzione, basata sul principio di accorciare i tempi di
ciascuna fase di lavoro per aumentare le produzioni, conduce a movimentare l’oggetto
da lavorare piuttosto che l’operaio. L’invenzione del cinema e della radio apre nuovi
orizzonti nelle vite dei cittadini. Tutto questo sviluppo impetuoso, porta alla nascita di
grandi gruppi industriali e di grandi istituti bancari.
La fine della seconda guerra mondiale segna l’inizio di una nuova epoca, caratterizzata
da profondi cambiamenti sia nei sistemi di produzione sia anche nello stile di vita della
società. I progressi conseguiti nello sviluppo di nuove tecnologie quali la
microelettronica, i computer, la robotica e la biotecnologia, aprono la strada a nuove
frontiere. Rispetto al passato, tuttavia, la vera novità di questa terza rivoluzione,
Industry 3.0, è rappresentata dal fatto che la ricchezza si fonda sempre di più sulla
capacità di produrre ed elaborare conoscenza.
Una delle più importanti tecnologie introdotte in questa nuova era è sicuramente il
personal computer (PC) che, nato da un'idea di Olivetti nel 1957, sarà poi presentato
alla fiera di Milano al presidente Giovanni Gronchi. Da quel momento in poi numerose
aziende come la Hewlett Packard (HP), l’IBM e la Apple iniziano a ideare PC sempre
più complessi ed efficienti. Il passo successivo, fù quello di creare una rete di
connessione tra più PC per lo scambio d'informazioni: internet. Questa ha rappresentato
sicuramente la scoperta che più di tutte ha rivoluzionato questa epoca.
La tecnologia di Internet è stata teorizzata per la prima volta dagli statunitensi Joseph
C.R. Licklider e Welden E. Clark, e venne utilizzata nel 1962 proprio dal governo degli
Stati Uniti durante la guerra fredda, come sistema innovativo di difesa per il
controspionaggio. Solo più tardi nel 1991, il governo degli Stati Uniti d'America, emana
la "high performance computing act", legge che consente l'uso di tale tecnologia anche
ai civili.
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1.2 LA NUOVA ERA DIGITALE: L'INDUSTRY 4.0
La data che segna l'inizio di questa nuova rivoluzione, ma anche di una nuova era
digitale, l'Industry 4.0, non è ancora ben definita poiché possiamo dire che questa
rivoluzione è tuttora in corso. È possibile attribuire la paternità del termine “Industry
4.0” ai ricercatori Henning Kagermann, Wolf-Dieter Lukas e Wolfgang Wahlster, che
lo utilizzarono per la prima volta in una comunicazione tenuta alla Fiera di Hannover
del 2011: "Industrie 4.0: Mit dem Internet der Dinge auf dem Weg zur 4. industriellen
Revolution" (Industria 4.0: L'Internet delle cose sulla strada della quarta rivoluzione
industriale). Lì, in una delle fiere industriali più importanti al mondo, viene
preannunciato il progetto tedesco per l’industria del futuro, che spiega come i nuovi
processi di produzione automatizzati e interconnessi tra loro, possano riportare la
manifattura tedesca ai vertici mondiali. Nonostante sia un argomento di priorità assoluta
per molti paesi e imprese, non esiste ancora una definizione di Industria 4.0 condivisa
dal mondo accademico (Hermann et al., 2016). Si può tuttavia assumere che il termine
“Industry 4.0” si riferisce a quei sistemi di automazione delle produzioni, resi possibili
dall'uso della tecnologia dell’Internet of Things" (IoT) (internet delle cose) che consente
di connettere tra loro impianti fisici per lo scambio in rete di informazioni sottoforma di
dati, creando così una vera e propria Smart Factory (fabbrica intelligente). Kolberg e
Zühlke definiscono la Smart Factory come una fabbrica costituita da macchine, prodotti
e operatori intelligenti, in un sistema ciberfisico (CPS, Cyber Physical System). Un CPS
è un sistema informatico in grado di interagire in modo continuo con il sistema fisico in
cui opera. Il sistema è composto da elementi fisici e riunisce strettamente le cosiddette
"tre C": capacità computazionale, comunicazione e capacità di controllo. Le strutture
artificiali di calcolo e comunicazione, rappresentate dal prefisso "ciber", formano un
sistema distribuito che interagisce direttamente e dinamicamente con il mondo reale che
le circonda (Futura Group, 2014). La quarta rivoluzione industriale è, quindi, una
fusione di tutte le tecnologie attuali per creare un sistema cyber-fisico (Pil-Sung Jang,
2016), inteso come un luogo dove il mondo virtuale "cyber" e il mondo "fisico" sono
perfettamente connessi e la produzione è auto-controllata. Tutto questo consente di
creare un nuovo livello di controllo organizzativo sulla catena del valore, orientato al
soddisfacimento delle esigenze del singolo cliente grazie alla possibilità di raccogliere
ed elaborare una quantità rilevante di informazioni in tempo reale. Tra le possibili
applicazioni si hanno la smart grid, il controllo intelligente del traffico, la domotica, i
9
robot cooperanti, le telecomunicazioni, l'automobilismo, l'avionica, le fabbriche
intelligenti, dette proprio Industry 4.0.
1.2.1 Le tecnologie abilitanti
La quarta rivoluzione industriale è stata quindi guidata da una serie di nuove tecnologie
che sfumano i confini tra l'essere umano, internet e il mondo fisico; si possono
annoverare almeno nove tecnologie atte a questa trasformazione della produzione
industriale (Rüßmann et al., 2015): big data and analytics, gli autonomous robot, la
simulation, la horizontal and vertical system integration, l'industrial internet of things,
la cybersecurity, il cloud computing, l'additive manufacturing e l'augmented reality.
Il big data analytics rappresenta un processo di raccolta ed elaborazione di una grande
quantità di dati che giornalmente sono prodotti sul nostro pianeta; tali dati provengono
principalmente da attività online, comunicazioni, foto e video, dati di sensori e
dall'Internet of Things. Infatti, la quasi totalità delle azioni che svolgiamo
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quotidianamente in rete, lasciano sempre una traccia digitale (data) che le imprese e le
istituzioni possono utilizzare a proprio vantaggio. Proprio attraverso l’analisi di questi
dati immessi in rete dagli utenti, le imprese possono ottimizzare i propri processi
produttivi, comprendere i comportamenti dei potenziali clienti, intuire i mutamenti di
mercato e anticipare la concorrenza, trasformando così un'insieme di semplici dati in
valore aggiunto.
E' stimato che ogni giorno nel mondo si generano 2,5 quintilioni di byte di dati, e che di
questi il 20% è stato generato da quando è iniziata la storia dell’uomo ad oggi, mentre il
restante 80% è stato prodotto solo negli ultimi due anni (Il corriere della sera,
06/10/2016). Vista la grande dimensione dei dati prodotti (big data), questi non possono
essere gestiti da normali database o software, ma necessitano di sofisticati calcolatori
che utilizzano un sistema detto cloud per la loro raccolta e classificazione.
Gli Autonomous Robots (robot autonomi) sono delle macchina che eseguono task
(comportamenti o compiti) anche molto complessi con un alto grado di autonomia,
caratteristica che è particolarmente auspicabile in settori quali i voli spaziali , la
manutenzione domestica, il trattamento delle acque reflue o la fornitura di beni e
servizi. Dal 2007, ad esempio, negli stabilimenti della Changan Ford Automobile Co.
Ltd a Harbin in Cina, sono stati introdotti dei robot prodotti dalla ABB, gruppo leader
nelle tecnologie per l’energia e l’automazione, in grado di aumentare la flessibilità e
l’efficienza nel nuovo impianto di produzione delle auto. Le tecnologie dei robot
industriali della ABB, sono in grado di coprire l'intero processo di produzione delle
automobili, incluso lo stampaggio, la saldatura Body-in-White, la verniciatura, le
lavorazioni meccaniche dei motori e sono in grado di produrre fino a sei modelli diversi
sulla stessa linea impiegando solo 18 secondi per passare da un modello all’altro (ABB,
2007). I robot sono stati utilizzati per la produzione del nuovo modello Focus della
Ford.
Il termine Simulation si riferisce a quel processo che attraverso la simulazione 3D,
rende possibile visualizzare i flussi di lavoro prima di regolare la linea di produzione,
permettendo quindi di prevedere e stabilire a priori i parametri del processo produttivo.
In questo modo è possibile impostare correttamente i macchinari riducendo i tempi di
configurazione degli stessi. È possibile inoltre sfruttare le simulazioni per
l'addestramento del personale aumentando la sicurezza dei lavoratori in azienda. Un
esempio dell'uso di tale processo in Italia lo da' l'Enel che ha installato un centro di
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addestramento intelligente, che sfrutta proprio questo processo di simulazione, nei
pressi di Salerno. Esso è costituito da una cabina di soli due metri quadri all'interno
della quale il dipendente è proiettato, grazie a dei visori di realtà virtuale e ad un
joystick, in qualsiasi scenario che potenzialmente potrebbe verificarsi nella realtà
lavorativa, trasmettendo oltre che una visione anche le sensazioni di una caduta o di
incidente.
La System Integration (integrazione del sistema) è definita in campo ingegneristico
come il processo atto a coordinare tutti i sottosistemi, componenti di un unico grande
sistema, affinchè collaborino, e il sistema sia in grado di fornire una funzionalità
generale. Un esempio ne è il processo di collegamento tra sistemi informatici e
software, diversi fisicamente e funzionalmente, ma che tuttavia possono agire come un
insieme coordinato. L'integrazione può essere di due tipologie, verticale e orizzontale.
La Vertical System Integration (integrazione verticale) è il processo d'integrazione dei
sottosistemi in base alla loro funzionalità; questo tipo d'integrazione viene eseguita
rapidamente e coinvolge solo i fornitori necessari. La Horizontal System Integration
(integrazione orizzontale) o Enterprise Service Bus (ESB) è un metodo d'integrazione in
cui un sottosistema specializzato, è dedicato alla comunicazione tra altri sottosistemi.
Ciò consente di ridurre il numero di connessioni (interfacce) a una sola per sottosistema
che si collegherà direttamente all'ESB. L'ESB è in grado di tradurre l'interfaccia in
un'altra interfaccia. Ciò consente di ridurre i costi d'integrazione e offre un'estrema
flessibilità (Gold-Bernstein et al., 2005). Con l’industria 4.0, grazie all'horizontal and
vertical system integration, le aziende, i fornitori e i clienti sono strettamente collegati
tra loro così come i reparti e le funzioni aziendali. Ad esempio, Dassault Systèmes e
BoostAeroSpace, collaborano nel campo della progettazione e produzione aerospaziale
utilizzando la piattaforma Air Design, un cloud privato che gestisce grandi quantità di
dati messi a disposizione di tutti i partner, creando così una vera e propria catena di
valore automatizzata.
L’ Internet of Things (l’Internet delle Cose) è stata definita da Kevin Ashton (1999)
come l'estensione di Internet al mondo degli oggetti e dei luoghi concreti e rappresenta
una parte fondamentale delle notizie che riguardano l’IT. Ciascuna “cosa” appartenente
all’Internet of Things è identificata in maniera univoca da un indirizzo Internet a cui si
può accedere in rete, e che è in grado di interagire con i sistemi informativi connessi. In
generale, si distingue tra l'Internet of Things per i consumatori (IoT) e l'Internet of
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Things per le aziende (Industrial Internet of Things - IIoT). Nel concetto orientato al
consumatore (IoT) i punti focali sono le persone, le applicazioni domestiche, i
dispositivi elettronici, le automobili, i computer e molti altri oggetti di uso comune.
L'IIoT crea invece opportunità per le imprese, gli impianti di produzione o per intere reti
di sensori.
Grazie all'applicazione di sensori e alla rete internet, gli oggetti fisici sono in grado di
comunicare e interagire tra loro, così da prendere decisioni autonomamente e in tempo
reale, decentrando così il processo decisionale. La quantità di oggetti connessi a Internet
sta aumentando in modo esponenziale confermando che il mondo si muove verso un
futuro sempre più connesso. Da un punto di vista economico, il Global Institute
McKinsey in un suo rapporto, stima che da qui al 2025 il mercato globale dell’Internet
of Things, potrebbe valere anche 11.100 miliardi di dollari l’anno, ossia l’11%
dell’intera economia mondiale.
Con l'avvento dell'IIoT e l’aumento delle informazioni in rete diventa necessario attuare
una soluzione al problema della sicurezza cibernetica (Cyber Security) nei sistemi di
controllo industriali che garantisca la salvaguardia dei dati sensibili. La complessità
dell'IIoT impone che la sicurezza cibernetica venga prevista fin dalla fase di
progettazione dei componenti che costituiscono il sistema di automazione. La
trasformazione digitale dei processi produttivi, l'uso da parte delle aziende dei sistemi
cloud, ma anche l’uso delle cripto valute, ha aumentato notevolmente la superficie di
attacco da parte degli hacker nei confronti delle imprese e delle istituzioni, aumentato di
fatto l’esposizione al cyber crime. Il Cybercrime (attività criminali effettuate attraverso
strumenti informatici) ha come movente principale il denaro; si stima infatti che nel
2016 il 72% degli attacchi sono stati concepiti con l'obiettivo di ricevere un riscatto
(Tim impresa semplice, 04/09/2017)). Lo strumento tipico che consente l’esplicazione
di tale crimine è il malware Ransomware, un software che limita l'accesso del
dispositivo infetto da parte dell'utente, richiedendo un riscatto per eliminare tale
restrizione. Uno dei più recenti attacchi Ransomware, lanciato su scala mondiale
colpendo più di 100 mila sistemi in 105 paesi in particolare in Russia, Ucraina, India e
Taiwan con il nome in codice Wannacry (letteralmente voglio piangere), aveva la
capacità di bloccare completamente la macchina infetta e richiedere automaticamente
tramite un messaggio, una somma di denaro in valuta bitcoin per poterla sbloccare. È
pensiero comune che tali illeciti vengano commessi esclusivamente da gruppi di hacher
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che, con le loro competenze seminano caos per il solo gusto di mettere in mostra le loro
spiccate capacità in ambito informatico, e "racimolare" denaro. In realtà il fenomeno è
molto più esteso, tanto da far ritenere che il tutto sia gestito da vere e proprie
organizzazioni criminali. Bisogna aggiungere che, con l’introduzione dell’Interneth of
Things, il cyber crime oggi più che mai può causare danni molto importanti a imprese,
istituzioni e persone fisiche, non solo da un punto di vista economico ma anche da un
punto di vista sociale potendo mettere a rischio anche la vita stessa dei cittadini. Con
l'Industry 4.0, infatti, è possibile interagire con gli oggetti fisici direttamente da remoto
e impartire così ordini o raccogliere informazioni facendo uso anche solo di uno
smartphone. Celata dietro questa comodità, c'è tuttavia la possibilità che persone
indesiderate possano entrare in comunicazione con questi oggetti e quindi creare danni
alla nostra persona. Un esempio eclatante di tale problema è emerso in campo
automobilistico: La Fiat-Chrysler è stata costretta all'immediato ritiro dal mercato di 1,4
milioni di auto dopo che la rivista tecnologica Wired aveva riferito che gli hacker
avrebbero potuto prendere il controllo dell'auto in questione, la Jeep Cherokee,
attraverso il suo sistema di intrattenimento connesso a Internet (BBC, 24/07/2015).
Risulta quindi evidente che, imprese di piccole e grandi dimensioni non possono più
sottovalutare questi pericoli, ma piuttosto dovrebbero investire nella sicurezza per poter
contenere il rischio di perdite che tali attacchi possono portare.
In informatica con il termine inglese Cloud Computing (in italiano nuvola informatica)
si indica un paradigma di erogazione di risorse informatiche, come l'archiviazione,
l'elaborazione o la trasmissione di dati, caratterizzato dalla disponibilità on demand
attraverso Internet a partire da un insieme di risorse preesistenti e configurabili (Peter
Mell & Timothy Grance, 2011), Secondo il NIST (National Institute of Standards and
Technology) il Cloud Computing è un modello che permette da qualsiasi luogo e in
maniera comoda l’accesso su richiesta tramite rete, ad un insieme di risorse di
elaborazione condivise e configurabili (es. reti, server, storage, applicazioni e servizi)
che vengono rapidamente fornite e rilasciate con il minimo sforzo di gestione o di
interazione da parte del fornitore del servizio (NIST Special Publication, 2011) Il cloud
computing, quindi, fornisce dati e risorse ai computer o altri dispositivi offrendo così
numerosi vantaggi utili a migliorare le capacità dei robot aumentando l’efficienza dei
servizi offerti. Ad esempio, il servizio di riconoscimento vocale di Apple "Siri", utilizza
proprio la tecnologia cloud per raccogliere una quantità grandissima di dati utili a
migliorare gli algoritmi che stanno alla base di questa intelligenza artificiale. Altri
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esempi di robot che utilizzano tale tecnologia sono i robot poliziotto della Corea del Sud
che, secondo il “The Korea Times” saranno introdotti nei prossimi cinque anni, e il cane
robot della Sony Aibo dal 1999 destinato nel mercato di consumo.
L'Additive Manufacturing è il nome identificativo di tutta una serie di tecniche e
tecnologie di fabbricazione in cui il prodotto finito è formato senza la necessità di
fonderne il materiale in stampi né di rimuoverlo da una forma grezza. La versione
industriale più nota è la "stampa 3D", la tecnica di costruzione di oggetti materiali
tridimensionali, aggiungendo l'uno sull’altro strati ultrasottili di materiale. Klaus
Schwab, fondatore del World Economic Forum, in occasione dell'uscita del suo ultimo
libro intitolato “La quarta Rivoluzione Industriale”, riporta come l'additive
manufacturing in generale sia la tecnologia su cui scommetterebbe di più nei prossimi
anni. La stampa 3D, infatti, può essere utilizzata praticamente in tutti i settori: nel
campo dell'ingegneria edile sono state già stampate le prime case in 3D, in ambito
medico sarà possibile nei prossimi anni stampare organi per il trapianto, nel settore
aerospaziale e della difesa viene tutt'oggi utilizzata per la produzione di componenti
complesse. Questi sono solo alcuni esempi di come le nuove stampanti 3D possano
rendere più efficiente e qualitativamente migliore la produzione. Il costo di tali
macchine è inoltre drasticamente diminuito dal 2010 ad oggi passando da 20.000$ per
unità a meno di 1.000$, diventando così alla portata di tutti. Anche i manager delle
aziende più piccole, quindi, dovrebbero considerare l'impatto che potrebbe avere questa
innovazione produttiva sulle attività da loro gestite.
Un sistema di Augmented Reality (AR - realtà aumentata) combina, in modo interattivo
e in tempo reale, oggetti reali e virtuali semplicemente attraverso l'osservazione di un
ambiente fisico utilizzando visori ottici (Smart Glasses). L'AR trova largo utilizzo nel
settore manifatturiero soprattutto per l'ottimizzazione dei processi logistici nelle
operazioni di picking (operazione di carico/prelievo dei colli, prodotti, ecc.). Il picking è
strategicamente rilevante in molte aziende in quanto, una sua efficiente gestione
consente di velocizzare le attività e ridurre i costi. Mediante l’uso degli Smart Glasses,
gli addetti a queste operazioni, possono visualizzare le informazioni necessarie come la
posizione dei colli o il carrello da utilizzare, eliminando cosi le istruzioni su carta
riducendo gli errori e aumentando sicurezza ed efficienza. La DHL ha testato con
successo l'uso di occhiali intelligenti e applicazioni di realtà aumentata (AR) come parte
di un progetto pilota dal nome AR Picking. I test hanno dimostrato che, le applicazioni
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AR possono ottimizzare in modo misurabile i processi logistici evidenziando un
aumento dell'efficienza del 25% nel prelievo degli ordini grazie a tale tecnologia
(Deutsche Post DHL Group, 2015).
La maggior parte di queste tecnologie è già in uso in molte grandi aziende, quindi si può
dire che la vera novità introdotta dalla quarta rivoluzione industriale non è altro che
l’unione di tutte le attività produttive, tradizionalmente isolate, in un unico flusso di
produzione integrato, reso possibile grazie all’uso combinato di queste nove tecnologie.
Questo nuovo sistema di produzione cambierà anche i rapporti delle aziende con i loro
fornitori, clienti e muterà anche il rapporto esistente tra uomo e macchina. Grazie a
connessioni internet ultra veloci, a sistemi di cloud efficienti e alla presenza dei big data
sarà possibile raggiungere un'elevata flessibilità nella produzione, un'alta
personalizzazione del prodotto che consentirà di considerare il consumatore non più
come massa ma come singolo individuo con delle sue specifiche esigenze, e una
produzione ottimizzata attraverso la calibrazione automatica. Tutto questo impatterà
sulla riduzione dei costi di produzione, data soprattutto dalla riduzione dei tempi d'attesa
tra la progettazione, la realizzazione e la commercializzazione dei prodotti.
La peculiarità della quarta rivoluzione industriale è dunque la manifattura 4.0, vale a
dire l'integrazione crescente di servizi, internet e tecnologie informatiche nella
produzione industriale.
1.3 IL LAVORO 4.0
La quarta rivoluzione industriale determina quindi la fusione tra il mondo reale
costituito da macchinari, prodotti, luoghi e persone, e il mondo virtuale creato con
l’Internet of Things; questo, come è facile intuire, ha necessariamente delle ricadute
anche sul mondo del lavoro. Magone e Mazali (2016) riportano come, con il termine
industria 4.0, si intenda far riferimento sia ad un insieme di nuove tecnologie e nuovi
fattori produttivi ma anche a nuove organizzazioni del lavoro che sono destinate a
portare decise modifiche al modo di produrre e alle relazioni tra gli attori economici,
compresi i consumatori, con rilevanti effetti sul mercato del lavoro e sulla stessa
organizzazione.
16
Tale fusione tra la realtà e il digitale, crea la cosiddétta smart factory, una fabbrica in
cui cambia il modo di concepire la produzione, sempre meno standardizzata e sempre
più veloce e personalizzata, in grado di soddisfare i bisogni di ogni cliente, considerato
non più come un insieme di persone (produzione di massa), ma piuttosto come singolo
individuo con delle specifiche esigenze; tutto questo in un luogo denominato Cyber
Physical System, in cui l'intero processo produttivo assume la capacità autodiagnostica
di rilevare gli errori ed eventualmente correggerli. Questo processo industriale farà sì
che con il tempo, i robot sostituiranno gli operai ("colletti blu") nella catena di
montaggio, per svolgere in maniera più efficiente i lavori manuali, e gli operai
specializzati ("colletti bianchi") vedranno una riduzione delle loro mansioni a seguito
dell’introduzione di nuove tecnologie. Si stima, infatti, che la spesa per i robot in tutto il
mondo passerà da poco più di 15 miliardi di dollari nel 2010 a circa 67 miliardi di
dollari entro il 2025 (Sander & Wolfgang 2014).
L'introduzione dell'intelligenza artificiale negli impianti industriali e la necessità di
saper leggere e manipolare il flusso d'informazioni che da questi provengono, sarà
compito di una nuova figura professionale che sta affermandosi in questa nuova era
(Magone, 2016). La specializzazione del lavoratore sarà quindi requisito indispensabile
per trovare un'occupazione nell'era del digitale, che richiederà competenze tecniche e
professionali di base molto avanzate. Prenderanno forma quindi due nuove figure
professionali, l'operaio 4.0 e l'ingegnere 4.0. L'operaio 4.0 dovrà saper lavorare in
gruppo dimostrando ottime capacità comunicative e una buona conoscenza della lingua
inglese, dovrà essere altamente qualificato e specializzato per impostare correttamente
le macchine, controllare che non ci siano errori ed eventualmente risolverli in maniera
tempestiva. L'ingegneria 4.0 invece, sarà suddivisa in due macrocategorie, la prima
focalizzata su ricerca e sviluppo in sinergia con i centri di ricerca universitari, la
seconda, lavorando a stretto contatto con i responsabili di funzione, specializzata in
progettazione e sviluppo all'interno del quale settore l'ingegnere 4.0 dovrà essere in
grado di usare le nuove tecnologie, come la realtà virtuale per le simulazioni.
La formazione del personale diventa quindi un altro aspetto molto importante per lo
sviluppo dell’impresa 4.0. Quando si parla di formazione, s'intende il percorso che un
lavoratore deve intraprendere per acquisire le competenze necessarie per svolgere
correttamente determinate mansioni e che comprende, oltre che una formazione di tipo
scolastico, anche una formazione on the job (sul posto di lavoro).
17
Di conseguenza, anche le imprese che hanno intezione di affacciarsi ad uno sviluppo
tecnologico, per avere personale competente e specializzato da insere in un contesto
smart, hanno la necessità di investire nella formazione professionale continua.
Contestualmente alle imprese anche i governi, per stare al passo con i tempi ed essere
competitivi, devono da un lato investire nella formazione e nell'educazione dei propri
cittadini attraverso l'istituzione di nuovi percorsi formativi sia nelle scuole secondarie
superiori e sia nelle università, e dall'altro sostenere le imprese che investono in
formazione continua del personale con incentivi e agevolazioni. Proprio a tal proposito
in Italia, con la nuova legge di bilancio del 2018, è stato concesso un credito d'imposta
pari al 40% del costo dell'investimento sostenuto dalle imprese per la formazione del
personale adeguato alla smart factory.
Le conseguenze dell'Industry 4.0 sul mondo del lavoro non si limitano solo a modificare
mansioni, competenze e ruoli delle figure professionali, ma anche orari e luoghi di
lavoro. La nuova organizzazione del lavoro non necessita sempre della presenza fisica
del lavoratore poiché, grazie alle nuove tecnologie e alle connessioni internet sempre
più veloci, è possibile svolgere alcune mansioni in luoghi distanti dalla sede fisica
dell'azienda, utilizzando un PC o anche uno Smartphone. Questo che definiremmo un
lavoro a distanza, prende il nome di smart working (lavoro agile). Il presidente della
commissione "Lavoro, previdenza sociale" Maurizio Sacconi, ha presentato nel disegno
di legge dedicato al lavoro autonomo e agile una definizione ad hoc dello smart working
come una modalità di esecuzione del rapporto di "lavoro subordinato, stabilita mediante
accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza
precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti
tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa", ribadendo che tale definizione
nulla ha a che fare con il termine “telelavoro”.
Lo stesso Sacconi in una recente intervista pubblicata sul sito corrierecomunicazioni.it,
spiega che il termine “lavoro agile” è stato definito con l’intento di comprendere tutte le
modalità di lavoro subordinato che, attraverso le nuove tecnologie digitali, si
caratterizzano soprattutto per una forte autonomia e responsabilità del lavoratore e senza
vincoli di orari e luoghi di lavoro. Precisa inoltre che lo smart working non è un tipo di
contratto in quanto ogni contratto può realizzarsi con modalità smart. Il collaboratore
può, infatti, eseguire parte della sua prestazione nei locali dell’azienda e un'altra parte
esternamente.
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Con l'avvento dell'intelligenza artificiale, dell'apprendimento automatico e della
robotica, i posti di lavoro in campo industriale e non, vengono messi quindi, seriamente
a rischio. Le nuove tecnologie sono in grado, di svolgere in maniera completamente
autonoma lavori che generalmente erano svolti dall'uomo come guidare un'auto,
scrivere un articolo di giornale o tradurre un testo.
1.3.1 Gli effetti dell'innovazione sull'occupazione
Il dibattito riguardo agli effetti dell'innovazione tecnologica sulla quantità del lavoro è
dunque molto accesa. A tal riguardo esistono due posizioni contrapposte: la prima, più
pessimista, che prevede un futuro fatto di fabbriche quasi interamente portate avanti da
robot e macchine che andranno a sostituire del tutto l’uomo; la seconda, più ottimista,
vede invece una redistribuzione dei lavoratori, con necessaria modifica delle mansioni
tradizionali, e la nascita di nuove figure professionali. Sia che si abbia una visione o
l'altra, non si può non vedere un imminente cambiamento; Stephen Hawking, ha
affermato infatti che "l'intelligenza artificiale finirà per lacerare il tessuto sociale come
lo conosciamo oggi". Nel report "The Future of Job" del World Economic Forum, viene
illustrato come si evolverà il mercato del lavoro fino al 2020: entro il 2020 spariranno
7,1 milioni di posti di lavoro nel mondo, e ne verranno creati 2 milioni, il che
significherà una perdita netta di 5,1 milioni di posti . L’Italia in tal senso dovrebbe far
registrare un pareggio (200 mila posti creati e altrettanti persi).
Fig. 2 il mercato del lavoro – (Worl Economic Forum,the future of jobs, 2016)
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Il report evidenzia un altro importante e sconcertante dato: il 65% dei bambini che oggi
iniziano un percorso scolastico, quando termineranno il ciclo di studi svolgeranno un
lavoro che attualmente non esiste. Questo dato mostra come i governi e le imprese
private, hanno l'importante compito di anticipare i tempi e preparare adeguatamente i
cittadini per i futuri requisiti richiesti dal mercato del lavoro. Vengono riportate di
seguito le 10 skills che nel 2020 saranno le più richieste nel mondo del lavoro .
Fig. 3 Top 10 skills (Worl Economic Forum,the future of jobs, 2016)
Osservando tali dati si può dire che la prospettiva di lavoro prevista nei prossimi anni,
per maggior parte delle industrie, sarà moderatamente positiva; tuttavia la crescita
occupazionale richiederà il possesso da parte del lavoratore, di maggior talento
(expertise), andando a configurare così un'instabilità delle competenze in diversi settori
e problemi di reclutamento del personale da parte delle imprese.
Per evitare tale scenario, è fondamentale da parte dei governi e delle industrie adottare
delle buone politiche di riqualificazione del personale, in quanto, non sarebbe possibile
sperare di poter affrontare l’attuale cambiamento semplicemente attendendo che la forza
lavoro delle prossime generazioni diventi più preparata. Al contrario, è indispensabile
che le imprese e le istituzioni abbiano un ruolo attivo nel cercare di riqualificare
l’attuale personale per scongiurare una consequenziale disoccupazioni di massa. Anche
la collaborazione commerciale all’interno delle industrie è fondamentale per gestire in
modo proattivo l’attuale transazione nei mercati del lavoro. È pensiero comune che,
guidando in maniera collettiva, responsabile e consapevole l’intera comunità, la nuova
era digitale possa essere un'opportunità per migliorare il nostro stile di vita.
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La quarta rivoluzione non deve essere per forza motivo di contrasto tra uomo e
macchina ma piuttosto deve diventare il canale attraverso il quale le persone possano
esprimere davvero tutto il loro potenziale.
1.4 INTERVETI DELLA COMMISSIONE EUROPEA: IL DIGITIS ING
EUROPEAN INDUSTRY STRATEGY (DEIS).
La Commissione Europea nel 2016, con l'obiettivo di garantire a tutte le imprese
Europee la possibilità di adattare il proprio modello di business alla nuova rivoluzione
industriale, ha presentato il progetto Digitising European Industry Strategy (DEIs).
L'elemento chiave di questo progetto è il Digital Innovation Hubs (DIHs), ovvero una
struttura di supporto alle piccole e medie imprese (PMI), atta ad aumentarne la
competitività attraverso l'adozione delle più recenti innovazioni digitali.
L'Hub agisce come un one stop shop ovvero uno sportello a distanza in grado di fornire
alle imprese diversi servizi quali:
• l'accesso a tecnologie e competenze digitali;
• l'accesso ad infrastrutture per testare innovazioni tecnologiche;
• la formazione per sviluppare nuove competenze;
• la consulenza finanziaria;
• la market intelligence;
• l'opportunità di networking.
Su questi servizi offerti, è poi compito delle regioni degli Stati membri ospitare le
infrastrutture Hub sfruttando i fondi Europei e i finanziamenti messi a disposizione dal
proprio paese. Da quando questo progetto è partito nel 2013, la Commissione Europea
ha investito circa 110 milioni di euro per la creazione delle HUBs portando quale
attività chiave del progetto l'iniziativa Innovation for Manufacturing SMEs (I4MS).
L'obiettivo di I4MS è proprio quello di promuovere la leadership nella produzione
attraverso gli Hubs, ovvero di favorire la collaborazione attraverso il trasferimento di
Know-How tra PMI manifatturiere, appoggiare la nascita di start-up e mid-cap
attraverso laiuto degli HUBs europei, dando la possibilità così alle aziende di eseguire
esperimenti su piccola scala per testare le proprie innovazioni digitali. Questo modus
operandi crea un vantaggio per tutti gli attori del sistema; da un lato le imprese, potendo
21
sperimentare i propri progetti, possono migliorare i prodotti, i servizi, i processi, i
modelli di business e le competenze digitali.
Dall’altro i fornitori possono trarre giovamento dagli esperimenti effettuati dalle
imprese, migliorando e perfezionando le tecnologie concesse e ampliando il campo di
applicazione delle stesse.
Sia i fornitori di tecnologie e sia le aziende manifatturiere possono così cambiare il
proprio modello aziendale, prevalentemente orientato al prodotto, in modelli di business
orientati ai servizi, un imperativo nell'economia digitale al giorno d'oggi.
L'iniziativa I4MS è strutturata in diverse fasi che perseguono obiettivi complementari.
La prima fase è iniziata nel 2013 ed è terminata con successo alla fine del 2017. Questa
fase è stata dedicata alla creazione di ecosistemi ben funzionanti attorno agli HUBs
regionali e ha riguardato quattro aree tecnologiche:
• I servizi di simulazione basati su cloud HPC;
• La valutazione avanzata delle apparecchiature basate su laser;
• I sistemi di robotica industriale;
• Gli Intelligent fixtures (infissi intelligenti)
In questa fase sono stati condotti ben 195 esperimenti che hanno coinvolto 39 HUBs e
210 PMI e creato un enorme impatto sociale ed economico.
La seconda fase di I4MS è iniziata nell'autunno 2015 con l'obiettivo di far crescere
organicamente gli ecosistemi già esistenti, estendere la loro dimensione Europea e
motivare la creazione di nuovi HUBs attraverso un programma di mentoring dedicato.
L'accesso ai finanziamenti dell'UE è diventato anche più facile per le imprese
nell'ambito di questa nuova fase I4MS poiché le procedure amministrative sono state
semplificate utilizzando il nuovo schema "Supporto finanziario a terzi" di HORIZON
2020 (il cosiddetto "finanziamento a cascata"), nel quale le aziende possono firmare un
contratto leggero con uno dei beneficiari del progetto, piuttosto che stipulare un
contratto diretto e più complesso con la Commissione Europea.
L'estensione della collaborazione Europea ha reso obbligatoria la presenza di organi di
coordinamento. In termini di coordinamento, le due nuove Coordination and Support
Actions (CSA) avviate nella seconda fase di I4MS sono responsabili degli ottimi risultati
22
ottenuti delle quattro azioni volte all'innovazione e al rafforzamento dell'ecosistema
I4MS.
A tal fine, è essenziale infatti, mettere in rete tutti i soggetti interessati, imprese
manifatturiere locali, iniziative nazionali e regionali, nonché le autorità di
finanziamento regionali e i fondi Europei, per estendere l'ecosistema I4MS in
particolare alle nuove regioni. Uno degli obiettivi della Digitising European Industry
Strategy (DEI) è avere un DIH in ogni regione entro il 2020 in modo che ogni azienda
possa trovare supporto per trarre benefici dalla trasformazione digitale.
Tuttavia, molte regioni non sono ancora avanzate nello sviluppo di un DIH. Proprio per
questo è stato messo a disposizione un finanziamento di 1,45 milioni di euro (in media
50.000 euro per partecipante). Chi ha partecipato, hanno ricevuto un supporto dalla rete
esistente di hub su come impostare e gestire i propri servizi attraverso un vero e proprio
programma di coaching, che ha avuto una grande partecipazione da paesi come Spagna
(6 partecipanti) e l'Italia (5 partecipanti), con 9 hub provenienti da paesi dell'Europa
orientale in 5 diversi Stati membri e da 2 paesi associati. Il programma ha pienamente
raggiunto il suo scopo, poiché gli hub partecipanti sono diventati parte attiva di
l'ecosistema DIH. I candidati italiani, inoltre, sono diventati parte integrante del "Piano
Nazionale Industria 4.0" e della relativa rete nazionale di DIH.
Sulla base di questi successi, un nuovo progetto dal nome Smart Factories in new EU
Member States (fabbriche intelligenti nei nuovi Stati membri dell'UE), rafforzerà
specificamente gli sforzi per costruire una rete di centri di innovazione digitale (DIH)
nelle regioni dell'Europa centrale e orientale (EU13) fornendo un programma simile in
modo che tutti possano progredire nello sviluppo dei DIH.
La terza fase di I4MS inizia nell'autunno 2017, e comprende quattro nuove azioni per
l'innovazione e un'altra CSA per supportare i DIH esistenti e nuovi, nella formazione di
una rete di HUBs Europea.
Un ruolo importante che i DIH devono svolgere durante questo processo è quello di
aumentare le competenze dei responsabili aziendali, soprattutto nelle start-up e nelle
mid-cap, in merito alle opportunità offerte dalla digitalizzazione per la propria azienda.
Ai DIH è dato l'incarico di fornire al personale delle aziende manifatturiere le
competenze necessarie per usare la tecnologia digitale per migliorare prodotti, servizi,
processi, modelli di business e le condizioni di lavoro.
23
Infatti è stato calcolato che almeno il 10-20% degli sforzi fatti durante gli esperimenti,
sono dedicati allo sviluppo delle competenze del personale.
Una delle azioni della terza fase è volta ad affrontare le più recenti sfide tecnologiche in
ambito di manifattura 4.0; un HPC basato sul concetto del cloud è orientato ad aiutare le
PMI, le start-up e le mid-cap ad affrontare la sfida di analizzare e sfruttare i big data,
che richiedono un'enorme potenza di calcolo che in genere le PMI possono permettersi
solo con una base pay-per-use.
In seguito al successo dell'attuazione e dell'impatto delle precedenti fasi di I4MS, la
Commissione Europea intende investire ulteriormente le risorse HORIZON2020 in
questa iniziativa. Ciò rafforzerà le piccole e medie imprese europee aiutandole ad
adottare modelli di business innovativi e anche mettendoli in contatto con attori del
sistema in grado di fornire accesso a finanziamenti o formazione avanzata per la
riqualificazione dei lavoratori. La quarta fase I4MS, dovrebbe essere indetta nel
Programma di lavoro 2020 con scadenza per la presentazione delle proposte alla fine del
2019 o all'inizio del 2020.
Fig. 4 le 4 fasi di sviluppo del progetto I4MS (fonte: i4ms.eu)
1.4.1 La Digital Single Market
Per rilanciare la crescita, l'occupazione, gli investimenti e l'innovazione, la Comunità
Europea nel 2016 ha lanciato anche il progetto Digital Single Market. Il vicepresidente
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responsabile del progetto, Andrus Ansip, spiega come i cittadini e le imprese, a seguito
dell'iniziativa della Commissione Juncker, potranno finalmente beneficiare dell'intero
mercato Europeo digitale, grazie alla rimozione degli ostacoli che hanno per troppo
tempo impedito un libero e sicuro uso della rete. Infatti fino a tempi recenti, solamente
il 7% delle piccole e medie imprese dell'UE vende in territorio estero, confermando il
trend nazionalista dei mercati online a seguito proprio della presenza di ostacoli legati
maggiormente ai costi e alla sicurezza.
Si stima che, se si riuscisse ad abbattere le barriere e ad instaurare un unico mercato
digitale, l’economia Europea potrebbe ottenere una crescita annua di 415 miliardi di
euro e conseguentemente creare nuovi posti di lavoro. A tal riguardo, il piano
d'investimento dell'Unione Europea per il Digital Single Market prevede lo
stanziamento di 50 miliardi di euro, utili a perseguire i seguenti obiettivi:
• promuovere il commercio elettronico;
• adeguare le norme Europee sul copyright all'era digitale;
• aggiornare le norme Europee riguardo agli audiovisivi;
• rafforzare l'ENISA, l’agenzia dell’Unione europea per la cibersicurezza;
• garantire la migliore tecnologia internet possibile a tutti i cittadini dell’Unione;
• adattare le norme sulla privacy al mondo digitale;
• aiutare le grandi e piccole imprese, i ricercatori, i cittadini e le amministrazioni
pubbliche a sfruttare al meglio le nuove tecnologie (ec.europa.eu).
Un altro intervento previsto della Digital Single Market Strategy per rilanciare
l'economia europea a livello mondiale è la digitalizzazione dei servizi pubblici e la loro
modernizzazione: l'E-Government.
Il piano d'azione presentato dalla commissione, a tal riguardo, è composto da 20 punti
strategici che hanno come obiettivo quello di digitalizzare informazioni e procedure dei
servizi pubblici rendendole user friendly, ossia di facile utilizzo e online, per tutti i
cittadini dell'Unione. Tra i punti toccati da questo piano, quelli di maggiore rilievo sono
rappresentati da:
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• il Single Digital Gateway per agevolare imprese e cittadini che hanno bisogno di
accedere a informazioni, procedure amministrative e a servizi di assistenza
riguardanti i diritti sul mercato unico;
• il Business Registers Interconnection System, un cloud digitale dov'è possibile
cercare informazioni su società registrate in qualsiasi paese dell'UE, aumentando
trasparenza e competitività;
• l'E-procurement per digitalizzare le procedure delle gare di appalto con
l'ambizioso obiettivo di garantire una maggiore trasparenza della spesa pubblica;
• l'E-health ossia la digitalizzazione dei servizi sanitari.
Altrettanto rilevante tra le iniziative Europee in ambito d'innovazione è sicuramente la
nascita dell’European Open Science Cloud, un portale digitale attraverso il quale i
centri di ricerca e le Università di tutta Europa potranno comunicare tra loro
agevolmente per scambiarsi dati scientifici. In questo modo la "conoscenza" circola più
velocemente e più liberamente grazie alla simultanea partecipazione di esperti di diversi
settori del mondo scientifico ed accademico.
Utilizzando la tecnologia digitale, cambia anche la pratica standard di pubblicazione dei
risultati scientifici; i dati possono essere pubblicati non appena disponibili senza dover
attendere la fine del progetto di ricerca. Questo consentirà all'Europa di accedere
immediatamente alle più recenti conoscenze scientifiche.
Nuovi campi di attuazione della manovra europea in tema di digitalizzazione riguardano
la consegna delle merci, l'e-commerce, le piattaforme europee, il geo-blocking, i big
data, gli standard e l'interoperabilità e l'applicazione dei diritti di proprietà intellettuale.
1.4.2 Il commercio elettronico: l'e-commerce
La commissione Europea, nella strategia per il Digital Single Market, è intervenuta
anche n materia di commercio elettronico con l'obiettivo di colmare le differenze tra le
norme obbligatorie sui contratti nazionali dei consumatori e di aumentare la sicurezza
dei consumatori e la libertà alle imprese attraverso la creazione di un mercato al
dettaglio integrato. I servizi di vendita, sia al dettaglio che all'ingrosso, infatti,
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rappresentano circa l'11% del PIL di tutta l'Unione e forniscono quasi 33 milioni di
posti di lavoro (circa il 15% dell’occupazione totale nell’UE) (ec.europa.eu).
Il commercio elettronico (e-commerce in inglese), a seconda dell'obiettivo di ricerca,
può assumere diverse definizioni. In questo caso con il termine e-commerce intendiamo
il processo di acquistare e vendere beni o servizi attraverso la trasmissione di dati
elettronici utilizzando internet e il World Wide Web” (E.W.T. Ngai, F.K.T. Wat, 2002).
Internet è la tecnologia che rende possibile la connessione tra più computer per lo
scambio di informazioni come l'invio delle e-mail, il trasferimento di file, effettuare
delle teleconferenze; tuttavia l'utilizzo più comune è proprio l’accesso al World Wide
Web (WWW). Il WWW è formato da un insieme di computer progettati per essere
sempre connessi alla rete che immagazzinano informazioni e le condividono (web
server). I contenuti dei siti internet vengono stoccati nei server e possono essere
raggiunti da chiunque sia interessato, utilizzando uno specifico dominio (indirizzo del
sito web). Grazie a queste tecnologie, oggi, un'impresa anche di modeste dimensioni
può, con un piccolo investimento, operare in un mercato globale semplicemente
attraverso la creazione di un negozio virtuale. Internet infatti, è stato per molti un
trampolino di lancio che ha consentito la trasformazione di piccolissime aziende in vere
e proprie multinazionali del web (ne è un esempio concreto Amazon.com).
La rete rappresenta una grande opportunità sia per migliorare le performance aziendali e
sia per costruire un rapporto duraturo con i clienti. La scelta di interagire con utenti
online consente, infatti, di ridurre i costi di gestione, ma soprattutto consente di
ampliare la visibilità della propria attività e attirare maggiori potenziali clienti rispetto
ad un negozio tradizionale. Inoltre adottando delle buone strategie di web marketing è
possibile indirizzare messaggi promozionali ad un target ben definito di cliente
consentendo così di ottenere ottimi risultati di fatturato anche per chi tratta prodotti di
"nicchia".
Il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano Netcomm, ha illustrato nel mese di
febbraio del 2017, una serie di dati che fotografano la situazione in Italia dell'e-
commerce business to consumer (B2C). I risultati delle indagini mostrano uno scenario
molto interessante; nonostante l’Istat abbia fatto registrare un trend negativo per le
vendite al dettaglio (-0,5%), dal 2014 al 2016 il numero degli e-shoppers italiani è
aumentato del 26% pari a 22 milioni di utenti, di cui 16 milioni possono essere
27
classificati come abituali (minimo un acquisto online al mese), facendo registrare un
fatturato complessivo di oltre 23 miliardi di euro (Fig. 4).
Fig. 5 L’e-commerce B2C in Italia: le prime evidenze per il 2017(fonte: Blogo, 2017)
Il sondaggio evidenzia inoltre, che il settore che maggiormente spinge gli utenti verso lo
shopping online in Italia è il turismo e, insieme a questo anche il "Made in Italy",
rappresentato maggiormente dal settore alimentare e arredamento, ha subito una
notevole crescita negli ultimi anni (rispettivamente +37% e +27% dal 2016 al 2017)
Fig. 6 I settori dello shopping online in Italia (fonte: Il sole 24 ore, 27/02/2017)
28
In questo contesto, il personal computer continua ad essere lo strumento preferito per
fare acquisti online, ma il vero protagonista di questa nuova indagine è lo smartphone;
l'uso dei dispositivi mobili per fare shopping online è aumentato dell’80% rispetto al
2015. Roberto Liscia presidente della Netcomm, sottolinea l'importanza per un impresa
online di puntare alla omnicanalità utilizzando strumenti mobile-friendly. La possibilità
di acquistare su più dispositivi, infatti, garantisce un'esperienza migliore per l'utente, e
quindi maggiori profitti. I consumatori che usano tutti e tre i device (PC, smartphone,
tablet) rappresenta circa il 25% del totale dei consumatori che acquista online,
generando il 40% del valore complessivo degli acquisti.
Lo stesso presidente spiega inoltre, come il fenomeno sia legato alla propensione del
ritorno all'acquisto da parte del cliente, se rimane soddisfatto dell'esperienza di acquisto
fatta attraverso sistemi digitali messi a disposizione dall'impresa.
Fig. 7 La domanda e-commerce per device (iab.blogosfere.it)
Durante la conferenza annuale della Netcomm, Roberto Liscia prosegue il suo
intervento spiegando come, seppur l'Italia stia crescendo nell'ambito delle transazioni
online, rimane comunque indietro rispetto all'Europa; circa 1/3 degli italiani che naviga
regolarmente in internet, infatti, non ha mai acquistato su un sito e-commerce,
evidenziando una spesa media di acquisti fatti online da parte degli italiani inferiore
(1000 €/anno) rispetto alla media europea (1050 €/anno) (engage.it).
La mancanza di sicurezza è sicuramente uno dei fattori che maggiormente limita gli
acquisti online da parte di molti utenti, che ha paura di imbattersi in truffe o attacchi
informatici. Infatti, secondo una ricerca della MarkMonitor (leader internazionale nella
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protezione dei marchi online), nel 2016 il 45% dei consumatori in tutto il mondo è stato
vittima di un crimine informatico facendo registrare un aumento che va di pari passo
con la crescita degli acquisti online (Pro Blog, 10/11/2016). I principali attacchi
informatici prendono di mira le fasi di autenticazione e di pagamento. L'autenticazione
in un sito B2C può avvenire attraverso una registrazione che conferisce al registrante
una user-id e una password, oppure tramite social login (profilo di un socialnetwork,
Facebook, Instagram e altri). Se si utilizza l'autenticazione tramite user-id, è importante
adottare misure di sicurezza quali ad esempio, un numero limitato di tentativi per il
login, Captcha (un test per verificare che chi effettua il login sia una persona) oppure
l'uso del Token (codice identificativo aggiuntivo).
L'operazione di pagamento può essere fatta adottando la modalità di pagamento online,
offline (come il bonifico bancario) oppure entrambe. Il pagamento online è reso
possibile dal gateway di pagamento, un server di terze parti in grado di comunicare con
la banca che autorizza o meno il pagamento in pochi secondi; è possibile anche
reindirizzare il cliente direttamente sul sito della propria banca per completare il
pagamento. Entrambi i metodi sono maggiormente sicuri se l'utente naviga su siti
protetti dal protocollo HTTPS che garantisce che le informazioni scambiate tra l'utente
ed il sito non possano essere intercettate da terzi scongiurando in questo modo
pericolosi attacchi quali, il Browser Hijacking (dirottamento del browser che modifica i
pacchetti dei protocolli TCP/IP al fine di dirottare i collegamenti ai propri siti web) ed il
Man In The Middle (uomo nel mezzo) ovvero una terza persona che si interpone
segretamente tra due interlocutori.
Per aumentare la fiducia dei potenziali e-shoper e quindi sostenere lo sviluppo dell'e-
commerce è necessario che imprese (attraverso i software) e le istituzioni (attraverso le
leggi) adottino le giuste misure di sicurezza utili a scongiurare eventuali attacchi
informatici e truffe digitali. L'utente finale, d'altro canto, deve comunque prestare
attenzione durante la navigazione e optare per siti web professionali ed affidabili per
limitare spiacevoli inconvenienti. A tal riguardo, Netcomm sta sviluppando un marchio
denominato "sigillo Netcomm" utile a identificare le aziende ritenute affidabili poichè
adottano opportune misure di sicurezza e adempiono agli obblighi stabiliti dalla legge.
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1.5 L'ITALIA 4.0
Secondo i dati dell’ultimo Censimento dell'Industria e dei Servizi Istat (2011), l'Italia
continua ad essere prevalentemente costituita da microimprese; circa 4,2 milioni di
aziende, infatti, contano nella loro organizzazione meno di 10 dipendenti. Le piccole
organizzazioni rappresentano circa il 95% delle unità totali e impiegano circa 7,8
milioni di addetti (mediamente 3,9 addetti contro i 6,8 in Europa) configurando così un
sistema produttivo altamente frammentato.
Negli altri Paesi Europei i numeri sulle microimprese sono ben diversi, con solo il 2,5
milioni di microimprese in Spagna, 2,2 milioni in Francia, 2 milioni in Germania e 1,6
milioni nel Regno Unito. Tuttavia nel settore manifatturiero l'Italia possiede un ottimo
spunto ed è la settima nazione, preceduta in Europa solamente dalla Germania. La
posizione di eccellenza in tale settore è stata conquistata soprattutto grazie al "Made in
Italy" da sempre sinonimo di design e qualità riconosciuto a livello mondiale.
La fabbrica del futuro potrebbe essere, quindi anche per l'Italia una grande opportunità;
applicare le nuove tecnologie dell'IoT alle produzioni vorrebbe dire ottenere prodotti
personalizzati e di ottima qualità avvantaggiando il rilancio dell'economia italiana,
favorendo così anche il fenomeno del back-reshoring. Secondo l'Osservatorio Uni-Club
MoRe Back-reshoring, che dal 2009 monitora il trend del rientro delle imprese nel
paese di origine, sarebbero 121 le aziende che hanno deciso di riportare la produzione in
Italia, in particolar modo al nord, seguendo così l’esempio di prestigiosi marchi come
Ferragamo, Tods e Prada (Il sole 24 ore, 23/05/2016). Per Luciano Fratocchi docente
d'ingegneria all'Università dell'Aquila e portavoce dell'Uni-Club More Back-reshoring,
è la qualità la principale motivazione che spinge le imprese italiane a rientrare,
"Un'asola fatta da una sarta italiana è una cosa che in Cina non si trova" riassume il
docente Luca Zorloni (2014). Da un sondaggio svolto da Anie (rappresentante delle
imprese elettrotecniche ed elettroniche che operano in Italia) affiora che il 29% degli
intervistati tra il 2009 e il 2014 ha già delocalizzato all'estero la propria attività, mentre
solo l'8,3% ha fatto ritorno in Italia, facendo registrare un trend negativo tra chi cerca
fortuna all'estero e chi pianifica un'operazione di back-reshoring. La manifattura 4.0
potrebbe essere, quindi, l'opportunità per invertire questa rotta negativa considerato che,
tra i settori maggiormente coinvolti dal fenomeno oltre alla moda (41%), emergono
proprio l'elettronica (25%) e la meccanica (16%).
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Tuttavia per sfruttare quest'aria di innovazione aziendale, l'imprenditore dovrà affidarsi
a figure manageriali competenti, in grado di supportare l'azienda in questo delicato
cambiamento sfruttando anche le direttive emanate dalla comunità europea e attuate dal
Governo in materia di industria 4.0.
1.5.1 Piano Nazionale 2017-2020 riguardante l'Industry 4.0
Il Ministero per lo sviluppo economico, per favorire gli investimenti privati rivolti
all'innovazione e aumentare la competitività nel nostro paese, ha varato il Piano
Nazionale "Industria 4.0". Tale piano è costituito da due direttrici chiave, ed una di
accompagnamento. La prima direttrice, per incentivare gli investimenti in tale ambito,
raggruppa diverse misure:
• la supervalutazione del 250% sugli investimenti privati in beni materiali e
immateriali utili a digitalizzare i processi produttivi;
• un contributo in conto interessi fino al 3,57% per sostenere le imprese che
richiedono un finanziamento ad un istituto di credito per l'acquisto di nuovi beni,
compresi hardware e software;
• un credito d'imposta pari al 50% per spese incrementali in ricerca e sviluppo;
• una riduzione aliquote ires e irap sui redditi derivanti dall'uso della proprietà
intellettuale;
• detrazioni fiscali fino al 30% per Startup e piccole e medie imprese innovative.
La seconda direttrice, in materia di competitività, prevede:
• la concessione di una garanzia pubblica fino a un massimo dell'80% del
finanziamento, utile alle imprese che hanno difficoltà ad accedere al credito
bancario;
• un rendimento Nazionale del nuovo capitale proprio al 2,7% per incentivare
l’autofinanziamento;
• una riduzione ires e iri al 24%, per avvicinare le aliquote a quelle medie
dell'Unione Europea;
• un tasso agevolato al 10% per i premi salariali.
Fra le direttrici di accompagnamento, invece, la priorità del governo è stata quella di
garantire una connessione a banda larga (30 Mbs) a tutto il territorio Nazionale entro il
32
2020 e successivamente trasformarla in una a banda ultralarga (100 Mbps) a
disposizione per almeno il 50% delle imprese.
Gli strumenti pubblici di supporto previsti riguardano il rifinanziamento del Fondo
Centrale di Garanzia con un aumento di 900 milioni di euro, contratti di sviluppo per
investimenti nell'Industria 4.0 per un valore di 1 miliardo e 100 milioni sul retail
digitale (Piano Made in Italy) (Ministero dello sviluppo economico, 2017).
1.6 "ITALIAN DIH" E LE REGIONI 4.0
In Italia sono sei le Digital Innovation Hub, sparse sul territorio, che si collegano alla
rete del progetto europeo I4MS, promosse da Confindustria attraverso il progetto
“Italian DIH”e patrocinate dall’Unione Europea. Tra le regioni del nord Italia, sono
entrate a far parte del network per la diffusione della conoscenza 4.0:
• il Piemonte con il “DIH Piemonte” sostenuto dal Politecnico di Torino,
Università di Torino, Mesap e Unione Industriale Torino in materia di advanced
laser-based applications e manifattura additiva;
• le regioni del Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia attraverso
una società consortile per l’innovazione delle Camere di commercio di Verona,
Treviso-Belluno, Venezia e Venezia Rovigo Delta Lagunare in tema di cloud-
based hpc simulation;
• l'Emilia Romagna con il progetto SMILE (Smart Manufacturing Innovation &
Lean Excellence centre) incentrato sul Lean Innovation, Cyber Physical Systems
(CPS) e Industrial Internet of Things (IIoT) e sostenuto dall'Università degli
Studi di Parma e dall'Unione Parmense degli Industriali.
Al centro Italia sono coinvolte le regioni di Marche e Lazio con i rispettivi 4M.0
(Marche innovation Machine and Market Manufacturing 4.0) promosso da
Confindustria Marche con focus su HPC/robotics e CICERO Hub (CPS/IOT Ecosystem
of excellence for manufacturing innovation) sostenuto da Unindustria e specializzato su
Cyber Physical Systems (CPS) e Internet of Things (IoT).
Nel mezzogiorno, invece, l'unico Hub europeo è l'Apulia Manufacturing (CPS/IoT Hub
for Regional Digital Manufacturing SMEs) con sede in Puglia. Promosso dal
33
Politecnico di Bari, Confindustria Bari BAT e con il distretto meccatronico regionale
della Puglia, oltre a promuovere le principali innovazioni applicabili al settore
manifatturiero nella nuova era digitale, l'Hub pugliese si occupa in particolar modo di
Cyber Physical Systems(CPS) e Internet of Things (IoT).
1.6.1 Puglia 4.0: l'Apulia Manufacturing
La Puglia vede sul proprio territorio circa 31mila imprese manifatturiere tra
multinazionali e PMI. Da un'indagine condotta da Federmeccanica nel settembre del
2016, emerge che il settore industriale metalmeccanico pugliese, in particolar modo
nelle provincie di Bari e Bat, nonostante sia costituito da imprese mediamente più
piccole per numero di dipendenti e fatturato, è quello che più di tutti segue il trend della
digitalizzazione. Infatti il 64% delle aziende che fa parte di questo settore, ha dichiarato
di avere adottato almeno una tecnologia 4.0, uguagliando così la percentuale nazionale.
Inoltre, rispetto al campione nazionale, le imprese pugliesi hanno mostrato di avere una
conoscenza maggiore in materia d'innovazione 4.0, di aver adottato maggiormente
tecnologie quali simulazioni di prodotto, stampa 3D e Big Data, e prevedono, inoltre, di
incrementare gli investimenti per l'innovazione persino in misura maggiore rispetto alla
media nazionale. Le aziende che, fin ora, non hanno mostrato alcun interesse ad
analizzare i costi/benefici che le nuove tecnologie possono apportare, sono quelle che
operano a livello locale o al massimo a livello nazionale in settori tradizionale quali la
lavorazione della pietra e le costruzioni.
Un uso molto avanzato delle tecnologie innovative, è osservabile nelle multinazionali
aerospaziali e delle automotive attive in Puglia, mentre presentano un livello intermedio
d'uso di tecnologie innovative le PMI del settore Logistico, Biomedico, Farmaceutico,
dell'automazione industriale, affermate su mercati di nicchia in Italia ma anche
all'estero. Manifestano un certo interesse per le innovazioni digitali, ma non hanno
sufficienti mezzi per adottarle, le PMI che operano in settori tradizionali come
l’industria alimentare, la moda o il calzaturiero (Confindustria Bari e Barletta – Andria
– Trani, 28/02/2017)
Il progetto “Apulia Manufacturing” avrà quindi un ruolo chiave nel sostenere le imprese
manifatturiere del mezzogiorno, soprattutto piccole e medie, nel processo di
trasformazione digitale necessario per non perdere competitività e affrontare la quarta
34
rivoluzione industriale. Per raggiungere questi obiettivi le HUB dovranno svolgere sul
territorio una serie di attività chiave come:
• Creare un ecosistema: workshop, visite in azienda, conferenze, intermediazione,
sviluppo di progetti;
• Avviare delle valutazioni di mercato: valutazioni commerciali, studi di
fattibilità,valutazioni di proprietà intellettuale;
• Fornire competenze: progetti di Ricerca e Sviluppo, consulenza;
• La disseminazione e sensibilizzazione: conferenze, newsletter, pubblicazioni,
attività di lobbying;
• Le analisi delle tendenze: studi di previsione, indagini di mercato;
• Procurare l'infrastruttura: infrastrutture di produzione pilota, laboratori,
dimostrazioni, convalidare soluzioni;
• La formazione e istruzione: corsi di formazione, ospitare istituti di formazione,
webinar;
• La valutazioni di prodotto: ascoltare "la voce del cliente" e sviluppare di
conseguenza il business
• La mediazione: mercato digitale, sessioni di intermediazione per innovare,
accesso ai finanziamenti (Italian DIH Network, 2017)
35
CAPITOLO 2
CASI DI SUCCESSO DELL’INDUSTRY 4.0
Dopo aver seguito i progressi delle rivoluzioni industriali che negli anni si sono
susseguite, fino ad arrivare alle innovazioni attuali portate dall'ultima di queste,
l'Industry 4.0, in questo secondo capitolo mi sono voluto soffermare su alcuni casi di
successo delle applicazioni di tecnologie che rientrano proprio nella filosofia
dell'Industry 4.0 in Italia.
2.1 LA PASTA DI GRAGNANO: DALL'ESSICAZIONE IN STRAD A
ALL'AUTOMAZIONE INTELLIGENTE.
Che la nuova rivoluzione industriale stia interessando, non solo le grandi aziende, ma
anche le piccole e medie imprese, è un dato di fatto, e il caso de "La fabbrica della pasta
di Gragnano" ne è un'evidenza. E' stato interessante scoprire come la famiglia Moccia,
titolari del pastificio in questione, abbia voluto e saputo integrato tecnologie
all'avanguardia in un processo di produzione tipicamente artigianale, quale quello della
pastificazione di Gragnano.
2.1.1 La storia della pasta.
"…quando scocca l'ora del pranzo, seduti davanti a un piatto di spaghetti, gli abitanti
della Penisola si riconoscono italiani...Neanche il servizio militare, neanche il suffragio
universale (non parliamo del dovere fiscale) esercitano un uguale potere unificante.
L'unità d'Italia, sognata dai padri del Risorgimento, oggi si chiama pastasciutta"
(Marchi, C. 1990. Quando siamo a tavola. Rizzoli).
La pasta è da sempre un alimento tipico della cultura gastronomica italiana. Secondo
un'indagine Doxa, infatti, la pasta piace al 99% degli italiani e di questi circa il 44%
(circa 26 milioni) la consuma quotidianamente (Doxa, 24/10/2014). Realizzata
impastando acqua e farine di cereali, potremmo affermare che la comparsa di questo
alimento è concomitante con le prime coltivazioni di grano, e che seppur chiamata con
nomi diversi e con caratteristiche differenti, la pasta si è sviluppata in maniera
indipendente come in Italia così in Cina. Il più antico ritrovamento che testimonia l'uso
36
di un prodotto molto simile alla nostra pasta in Cina è un piatto di noodles ritrovato nel
sito archeologico della città di Lajia e risalente al 3000 a.c. (Lu et al. 2005). Nella
penisola italica invece, le prime testimonianze dell'uso della pasta risalgono solo al
periodo degli Etruschi e degli antichi greci, dove era conosciuta con il termine
"laganon"; anche i filosofi romani Cicerone e Orazio, per indicare una sottile sfoglia di
acqua e farina utilizzano questo termine, che probabilmente è ad oggi ricollegabile
all'attuale parola "lasagna".
Quasi sicuramente la pasta secca come la conosciamo oggi, venne introdotta in Italia
dagli arabi durante il loro dominio in territorio siculo. In Sicilia, infatti, nel 1150 circa,
si producevano i "triyah", un alimento lungo, sottile e bucato al centro, preparato con
acqua e farina di grano duro ed essiccato al sole per permetterne la conservazione per
lunghi periodi (gli attuali bucatini). Altre credenze popolari riportano invece, che la
pasta venne introdotto in Italia da Marco Polo al rientro da una spedizione in Cina nel
1295; in realtà Ugolino Scarpa, notaio marchigiano, nel 1279, redigendo l'inventario di
un defunto, elencava tra i vari oggetti una “bariscela plena de macaoni”, sfatando così il
mito di Marco Polo e confermando di fatto la tesi dell'introduzione araba di questo
alimento.
2.1.2 L'industria della pasta in Italia
Attualmente l'Italia è il leader mondiale nella produzione e commercializzazione di
paste industriali con circa 3,32 milioni di tonnellate vendute, e un fatturato di 4,74
miliardi di euro (Aidepi, 2016). È possibile suddividere il settore della pasta industriale
in tre differenti mercati in funzione della diversa tipologia di prodotto: il mercato della
pasta secca, della pasta fresca e della pasta surgelata (Fig. 6). In tutti e tre i settori,
l'Italia si conferma comunque leader mondiale nella produzione, ma è la pasta secca che
fa registrare le maggiori vendite.
37
Fig. 8 Settori della pasta industriale.
Il settore della pasta è in costante crescita grazie soprattutto alle esportazioni, che tra il
1997 ed il 2015 hanno fatto registrare un aumento delle vendite medio del 50%; quasi 2
milioni di tonnellate vengono vendute all'estero ogni anno, soprattutto in Germania,
Francia, Inghilterra, Stati Uniti e Giappone. Nuovi mercati di sbocco si stanno
affermando anche in Asia, dove si è registrato nel 2016 un aumento medio delle vendite
dell’80% con picchi del 400% in Corea del Sud, e del 200% a Singapore e in Thailandia
(Il sole 24 ore, 20/10/2016). Il maggior produttore di pasta in Italia è il gruppo Barilla
con una quota di mercato circa del 32%, seguita dalla De Cecco con il 12,3%, dalla
Divella con l'8,1% e dalla Garofalo con il 6,5%; la pasta Molisana invece è quella che
fra tutte, negli ultimi anni, ha fatto registrare una crescita importante con un aumento
delle vendite dell'oltre il 18% sia in Italia che all'estero (Il sole 24 ore, 22/01/2015).
2.1.3 Gragnano: una storia lunga più di 500 anni.
Tra le eccellenze gastronomiche italiane, è sicuramente meritevole di essere menzionata
la pasta di Gragnano. Gragnano è un piccolo paese campano situato in pieno Parco dei
Monti Lattari a pochi chilometri dal golfo di Napoli. Proprio la sua posizione geografica
si rivelò strategica nel 1500 per la costruzione nella città di numerosi mulini che
contribuirono insieme al clima favorevole, allo sviluppo del settore di produzione della
pasta secca. Nel 1600 nacquero i primi pastifici a conduzione familiare che con il
passare del tempo trasformarono nel 1800, Gragnano in un vero e proprio distretto
industriale della pasta, così importante da condizionare addirittura il piano urbanistico
della città. Fu costruita, infatti, un'apposita via (via Roma) che consentiva ai produttori
di poter esporre comodamente in strada la pasta e sfruttare così le correnti d’aria che
38
garantivano il processo d'essiccazione ottimale. Nel 1845 la pasta di Gragnano entrò a
far parte della dieta dei reali a seguito del volere del re di Napoli Ferdinando di Borbone
che concesse ai produttori gragnanesi di poter fornire il castello di tutte le paste lunghe.
Dopo l’unità d’Italia (1861) la pasta di Gragnano iniziò ad essere richiesta in tutto il
Paese, diventando così popolare che il re Umberto I, commissionò la costruzione di una
stazione ferroviaria che collegava Gragnano a Napoli per consentire un facile accesso al
porto e con esso un facile commercio della pasta stessa.
Nel 2010 l’Unione Europea finalmente riconosce la pasta di Gragnano un prodotto
meritevole di tutele da abusi e contraffazioni, dandole il marchio IGP (Indicazione
Geografica Protetta) (Fig. 7), proprio a testimonianza dell'esistenza di un antica
tradizione che durava ormai da oltre 500 anni.
Fig.9 Marchio IGP “Pasta di Gragnano”
Grazie al marchio IGP, per potersi fregiare del marchio "Pasta di Gragnano", la
produzione della pasta deve avvenire all'interno del comune di Gragnano, e i produttori
devono rispettare un rigido disciplinare di produzione. Tale disciplinare prevede che
l'impato sia ottenuto dall'uso esclusivo di semola di grano duro e acqua proveniente
delle sorgenti locali; l'impasto così ottenuto, deve essere estruso esclusivamente con
trafile in bronzo, e non in teflon come avviene nella maggior parte dei pastifici, per
donare al prodotto il suo formato e quella tipica superficie rugosa. Successivamente una
delle fasi più delicate è rappresentata dall'essiccazione che può avvenire in celle statiche
oppure in tunnel nei quali circola aria calda ad una temperatura non superiore agli 80°C
e per un periodo compreso tra le 6 e le 60 ore. Dopo il raffreddamento, la pasta ottenuta
deve essere confezionata nel luogo di produzione entro le 24 ore dalla fine del processo,
per evitare sia perdite di umidità eccessive, che potrebbero compromettere la qualità
39
dell'alimento, sia una rottura dei formati causata dal trasferimento in un altro impianto
(Consorzio Gragnano città della pasta, 30/01/2018)
Oggi Gragnano produce circa 300 mila tonnellate di pasta che esporta in ben 42 Paesi in
tutto il mondo, facendo registrare un fatturato di oltre 370 milioni di euro (Donatella F.,
2013).
2.1.4 Il caso: "La fabbrica della pasta di Gragnano"
Il primo pastificio al mondo ad ottenere il marchio IGP è stato proprio "La Fabbrica
della Pasta di Gragnano" nel 2010. L'azienda nasce nel 1976 quando il padre degli
attuali titolari, Mario Moccia, pur non essendo un esperto del settore, rilevò un famoso
pastificio di Gragnano, da tempo in crisi, impegnandosi in prima persona al rilancio non
solo dell'impresa, ma anche dell'intero settore attraverso la costituzione del primo
consorzio il COPAG (consorzio dei pastifici di Gragnano), contribuendo concretamente
alla riqualifica della pasta di Gragnano nei mercati mondiali. Dopo lunghe battaglie, nel
1994 Mario Moccia vendette l'azienda che venne però riacquistata nel 2007 dai figli
Ciro, Antonino, Marianna e Susanna (La fabbrica della pasta di Gragnano, 28/01/2018).
Dopo anni di esperienza maturata sul campo dalla famiglia Moccia in tre generazioni, la
mission dei nuovi proprietari è proprio quella di intrecciare tradizione e innovazione per
ottenere un prodotto di altissima qualità che possa essere esportato in tutto il mondo.
La filosofia aziendale, infatti, è che "per portare Gragnano nel mondo è necessario
portare qualità, tradizione e innovazione". In un'intervista rilasciata al giornale "Il sole
24 ore", il Manager Ciro Moccia parla del prodotto così: "la nostra è una pasta che non
si vende, si racconta. Il presente si chiama tradizione, il futuro export" (Il sole 24 ore,
24/11/2012). Da questa affermazione si può ben capire la politica aziendale che vede
l'innovazione come un mezzo per sostenere e condividere una grande tradizione. Oggi
l'azienda impiega 15 dipendenti e produce giornalmente sessanta quintali di pasta (il
90% in più rispetto al 2006) che esporta in tutto il mondo; l'Europa, la Cina, il Brasile, il
Canada, l'Australia, Dubai e Hong Kong sono alcuni esempi di paesi in cui è possibile
trovare questo prodotto “Made in Italy”.
40
2.1.5 Innovazioni tecnologiche per un prodotto artigianale.
La mission della nuova generazione che guida la fabbrica della pasta di Gragnano è
quindi creare una connessione tra antiche tradizioni e innovazioni tecnologiche, facendo
in modo che la produzione di tipo artigianale si sposi perfettamente con la continua
ricerca e sviluppo tecnologico. L'innovazione rappresenta quindi, il principale fattore di
vantaggio competitivo, nel quale l'azienda investe ogni anno il 12 % del fatturato
suddividendolo tra innovazioni tecnologiche per un 5%, e il 7% in marketing (Il sole 24
ore, 24/11/2012). L'innovazione di prodotto è, senza ombra di dubbio, l'elemento che
più contraddistingue il pastificio della famiglia Moccia dai competitor; vengono
prodotti 122 formati di pasta di cui venti sono tutelati da un brevetto. Un esempio
d'innovazione e singolarità del prodotto, viene da un'idea del pastaio Antonio che ha
creato il formato di pasta più grande al mondo chiamato "a Caccavella", con la
produzione del quale si è dato il via al lancio di una nuova particolare linea di pasta, la
"Famiglia dei Giganti", utilizzata dai consumatori anche come oggetto ornamentale.
Grazie all'originale e vasta gamma di prodotti commercializzati, l’azienda riesce a
distinguersi nel mercato della pasta artigianale. Una particolare attenzione è stata rivolta
anche al segmento dei consumatori celiaci, destinando a tale mercato ben 21 tipi di
formato che vengono esportati prevalentemente negli Stati Uniti e in Giappone. Anche
in questo settore l'azienda si è saputa differenziare introducendo nella linea Gluten Free
i formati di pasta giganti. Con l'obiettivo di raggiungere altri mercati di nicchia,
attualmente la famiglia Moccia collabora con l'Università Federico II di Napoli, nella
ricerca di una tipologia di impasto per la pasta a basso tasso glicemico, adatto ad essere
consumato anche dai diabetici.
2.1.6 Il pastificio 4.0
A seguito dell'ottenimento della certificazione IGP, il processo di lavorazione della
Pasta di Gragnano, deve rispettare un rigido disciplinare che prevede tra l'altro la
documentata tracciabilità e rintracciabilità di ogni fase del processo produttivo (Fig. 10).
Per assolvere tale parametro La fabbrica della pasta di Gragnano ha introdotto delle
soluzioni altamente innovative, studiate appositamente dalla Zucchetti, che hanno
trasformato l'azienda in un vero e proprio pastificio 4.0, e che sono valse alla famiglia
Moccia numerosi riconoscimenti tra cui il premio SMAU nel 2017. Una di queste
41
innovazioni è un software che collegato ad una rete di sensori, monitora e modula
l'intero processo produttivo che va dall'approvvigionamento delle materie prime, alla
consegna del prodotto finito. Con questa tecnologia è possibile controllare, in modo
automatico e in tempo reale, la qualità degli ingredienti, la temperatura e l'umidità
dell'impasto e dell'ambiente circostante, elementi di assoluta importanza per ottenere un
prodotto che rispetti i canoni artigianali di un tempo.
Fig. 10 - Tracciabilità e Rintracciabilità (alfacod, 28/01/2018)
Il software è in grado di tracciare le seguenti fasi:
- acquisizione dati materie prime;
- acquisizione dati di produzione e di processo;
- consultazione dati sempre aggiornati;
- ubicazione dei prodotti finiti;
- tracciabilità consegne.
L'acquisizione dei dati riguardanti le materie prime consente di ottenere preziose
informazioni quali il tasso di umidità e la qualità del grano, grazie alle quali è possibile
regolare la successiva fase di lavorazione proprio in funzione dei dati acquisiti. Questo
fa sì inoltre che insieme ai dati di produzione e di processo, è possibile risalire in futuro
alle materie prime o al processo produttivo che hanno generato un prodotto non
conforme agli standard previsti. La tracciabilità del semilavorato e del prodotto finito,
invece, avviene mediante un codice a barre che permette di identificare ogni singolo
42
prodotto per una più rapida individuazione in caso, ad esempio, di eventuali lotti non
conformi agli standard previsti. Tutto il processo di acquisizione dei dati avviene in
tempo reale e in modo completamente automatico, mediante l'uso di lettori, dispositivi
portatili e di sensori installati in tutta la fabbrica. Il risultato finale è un sistema di
gestione perfettamente integrato che consente di ridurre gli scarti, i tempi di lavorazione
e di soddisfare i requisiti di conformità per la certificazione di origine del prodotto
(Ansa, 22/12/2017).
Un'altra soluzione innovativa introdotta nello stabilimento di Gragnano, riguarda il
processo di confezionamento. In questo reparto è stato installato, un robot antropomorfo
in grado di collaborare fianco a fianco con gli addetti al packaging e di imparare
direttamente sul campo le mansioni da eseguire. Tale tecnologia prende il nome di
“cobot” (collaborative-robot) e si differenzia dalla classica automazione industriale, in
quanto i normali robot inseriti nelle catene di montaggio a differenza dei cobot, oltre ad
essere molto ingombranti e avere un costo elevato, riescono a svolgere esclusivamente
operazioni ripetitive che sono state precedentemente programmate (Northwestern
University, 1996). Contrariamente la nuova generazione di robot (cobot) è costituita da
un solo braccio meccanico a tre o a sei assi, ed è in grado di replicare, in modo fedele,
molti comportamenti dell'uomo come ad esempio il movimento e le abilità percettive. Il
loro funzionamento si basa su un modello matematico che riesce a riproporre nel robot
una vera e propria rete neurale artificiale capace di raccogliere le informazioni (Input)
elaborarle e, in funzione di queste, produrre un output (un azione).
Fig. 11 – Rete neurale
43
Il metodo di apprendimento viene chiamato "reinforcement learning" (di rinforzo) e si
basa su un algoritmo in grado di attribuire un "peso" alle informazioni ottenute dal robot
che osserva l'ambiente esterno con visori ottici. In questo modo la macchina riesce a
comprendere qual è il lavoro da svolgere e soprattutto quali sono le azioni da non
eseguire, semplicemente osservando il collaboratore umano al suo fianco (Lanzi P.L.,
2009). Inoltre il cobot è dotato di un particolare sistema di sicurezza, che ne garantisce
il blocco automatico in caso di contatto con un altro oggetto, consentendo all'operatore
di cooperare con esso fianco a fianco, in assenza di barriere protettive. L'assenza delle
barriere consente una riduzione dell'ingombro del macchinario (min. 128 mm e max 190
mm) che rende possibile un facile posizionamento dello stesso nella fabbrica. Come
spiega il General Manager Mario Moccia, gli investimenti per implementare queste
nuove tecnologie sono stati ingenti così come i risultati ottenuti in campo di riduzione
dei tempi di lavorazione, risparmio di energia elettrica, riduzione degli scarti di
produzione e agevolazione del lavoro per l'operatore, e consentiranno molto
probabilmente un ritorno dell'investimento in circa 4-5 anni (SMAU, 2017). Per una
corretta analisi costi/benefici è da tenere in considerazione che il costo dei robot di
ultima generazione si aggira intorno ai 25 mila euro; prezzo sicuramente accessibile
anche per le PMI che vogliono affrontare la sfida 4.0.
2.2 IL CASO ECEPLAST
Nel 1995 Giuseppe Altobelli fonda l'Eceplast, un'azienda manifatturiera con sede a
Troia (Foggia); grazie alla sua esperienza e passione e successivamente,
all'intraprendenza della nuova generazione dei figli dell'Ing. Altobelli, Alessandro,
Nicola e Vito, la Eceplast è oggi un punto di riferimento a livello mondiale per la
produzione di imballaggi.
Il core business dell'azienda si divide principalmente nella realizzazione di due prodotti:
gli "ECE Paper Sacks" e le " Liner Bags ". Gli "ECE Paper Sacks" (fig. 12) sono dei
sacchi di carta multistrato destinati all'industria dell'automotive per l'imballaggio di
pezzi di ricambio. Questa innovativa soluzione di imballaggio ideata dall'azienda, oltre
a proteggere i prodotti da urti e graffi, consente di sostituire i costosi cartoni o
contenitori in plastica, riducendo così notevolmente il volume di imballaggio, i costi e
l'impatto ambientale (essendo realizzati questi con materiale riciclabile e compostabile).
44
Attualmente, come spiega Alessandro Altobelli Manager di produzione, i maggiori
fruitori degli ECE Paper Sacks, sono le case automobilistiche BMW e il gruppo
Volkswagen.
Fig. 12 - ECE Paper Sacks. (Fonte: eceplast.com)
Le Liner Bags (fig. 13) sono dei "contenitori" costituiti da un film protettivo, utili a
rivestire le casse mobili per il trasporto di materiale solido sfuso. Richieste
maggiormente dalle aziende dell'industria chimica per il trasporto di materiali e sostanze
sfuse, le dimensioni e le caratteristiche delle Liners possono variare in funzione del
container da rivestire e del prodotto da trasportare. Inoltre, non dovendo imballare
singolarmente i prodotti da trasportare, anche in questo caso l'imballaggio in questione
ha come vantaggio un notevole risparmio in termini di spazio, costi e impatto
ambientale.
Per questo motivo, il reparto R&S svolge un ruolo chiave per la corretta realizzazione
del prodotto, che deve soddisfare le particolari esigenze di ogni singolo cliente. Lo
stesso Altobelli, infatti, per evidenziare l'elevato livello di personalizzazione del
prodotto, paragona la produzione delle Liners a un lavoro quasi di tipo sartoriale.
45
Fig. 13 - Liner Bags. (Fonte: eceplast.com)
2.2.1 Innovazione tecnologica e vantaggio competitivo
La qualità dei prodotti, l'affidabilità e l'innovazione, sono da sempre i segni distintivi e i
principali fattori di successo dell'azienda: "dove gli altri vedono solo problemi la
Eceplast trova le soluzioni" (Eceplast, 10/02/2018). Grazie a questa filosofia la Eceplast
riuscì ad affrontare, negli anni ’90, l'irruzione nel mercato globale di paesi emergenti
come la Cina e l'India, che condussero l'intera industria manifatturiera delle economie
mature, ad una crisi globale. Durante questo periodo di crisi non sorprese che molte
aziende italiane, per non perdere competitività, furono costrette a delocalizzare gli
impianti produttivi soprattutto nei paesi dell'est.
2.2.2 L’automatizzazione del processo produttivo
La famiglia Altobelli, invece, piuttosto che delocalizzare, affrontò la crisi con ingenti
investimenti in ambito di automazione che si rivelarono utili, non solo per garantire la
sopravvivenza dell'azienda alla crisi, ma nel tempo, anche per diventare un punto di
riferimento per l'imballaggio di materiali "sfusi". Alessandro Altobelli spiega che
l'introduzione di innovazioni tecnologiche negli impianti produttivi è stato un processo
lento e graduale, partito nel 2002 e ancora in atto; non avendo all'epoca e ne tantomeno
ancora oggi, aziende specializzate nella fornitura di soluzioni innovative in questo
46
settore, gran parte dell'automazione è stata ideata internamente dal reparto R&S ed è
tutt'ora gelosamente e segretamente custodita all'interno degli impianti produttivi. Oggi
il processo produttivo è automatizzato per il 35-40%, livello record per questo settore.
2.2.3 L’infrastruttura informatica
In modo parallelo al percorso di crescita in automazione produttiva, l'azienda ha
investito anche, in infrastrutture informatiche con una trasformazione a livello
gestionale. Per adempiere alle normative ISO sulla tracciabilità e garantire nel
contempo un alto e costante standard qualitativo del prodotto ai propri clienti, l'Eceplast
ha introdotto "MAGO", un particolare software gestionale ideato dall'azienda
MicroArea, utile a gestire in maniera puntuale l'intero ciclo di vita del prodotto. Il
software consente di monitorare, da remoto e in tempo reale, l'intero processo
produttivo in tutte le sue fasi e punti critici, quali:
- team di lavoro presente in azienda;
- ordini in lavorazione;
- tempi di lavorazione;
- quantità di prodotti realizzati;
- cambio della materia prima;
- guasto alla linea;
"Prima di arrivare a Mago.net la consuntivazione della produzione era un processo
manuale, lento e spesso poco preciso, che non rispondeva alle nostre esigenze di
riscontro immediato della producibilità. Ora siamo in grado di dare risposte certe ai
nostri clienti perché tutte le informazioni su tempi e consumi sono raccolte in tempo
reale direttamente dalle linee di produzione. Ed anche le risorse umane sono incentivate
visto che il loro maggiore rendimento trova effettivo riscontro nei dati puntualmente
raccolti grazie al verticale" Nicola Altobelli (Microarea, 10/02/2018)
La più recente innovazione, invece, è stata l'introduzione nelle linee di produzione di
particolari sensori, specifici per la rilevazione dei consumi di energia elettrica e di aria
compressa, i due cost driver principali per l'azienda. In questo modo è possibile
calcolare con estrema facilità e precisione il costo sostenuto per realizzare un
determinato prodotto, potendo conoscere correttamente anche i costi variabili unitari. Il
47
prossimo step, come riporta Alessandro Altobelli, sarà quello di completare il percorso
industry 4.0 congiungendo il processo produttivo automatizzato con l'infrastruttura
informatica. A tal riguardo il reparto R&S stà sviluppando un innovativo sistema di
approvvigionamento in grado di generare, in completa autonomia e in maniera puntuale,
emissioni d'ordine attraverso l'elaborazione delle informazioni derivanti proprio dalla
linea di produzione.
2.2.4 Innovazione di prodotto
La Eceplast gestisce al proprio interno un laboratorio di controllo qualità supportato da
personale altamente qualificato, che ha contribuito negli anni, alla realizzazione di
prodotti altamente innovativi ed affidabili, ridefinendo così gli standard di sicurezza e di
qualità a livello internazionale. La vasta gamma di soluzioni studiate dalla famiglia
Altobelli, ha consentito di risolvere problemi legati alla catena di fornitura dei propri
clienti, aumentandone, contestualmente efficienza e sicurezza.
Numerose sono le soluzioni che la Eceplast ha trovato per risolvere i problemi dei
propri clienti; una di queste, è il Barless Safety System (BSS) (fig. 14). L’apertura delle
porte dei conteiners, usati per il trasporto dei materiali sfusi avvolti nelle Liners, prima
di questa innovazione, era assicurata dall'interno con cinque barre di acciaio posizionate
dall'operatore che si occupava di chiudere il container stesso. Lo scopo di queste barre
d'acciaio era impedire, a seguito dell'apertura della porta, che la Liners si riversasse con
tutto il suo contenuto sull'addetto. Tuttavia non mancavano gli incidenti dovuti ad un
mal posizionamento di una barra piuttosto che ad un suo spostamento durante il
trasporto. Questo ha indotto l'azienda a cercare una soluzione più sicura e per questo
scopo a produrre il BSS; si tratta una struttura elastica che, correttamente ancorata,
sorregge le Liners all'apertura delle porte del container, sostituendo così le cinque barre
d'acciaio tradizionalmente utilizzate. Questa soluzione, come spiega Alessandro
Altobelli, offre numerosi vantaggi ai partner che ne usufruiscono poichè, oltre a ridurre
il peso del carico di circa 50 kg, con evidenti vantaggi sulle spese di trasporto, scongiura
eventuali incidenti legati al mal posizionamento delle barre d'acciaio.
48
Fig. 14 - Barless Safety System (BSS). (Fonte: eceplast.com)
Un altro problema risolto dalle innovazioni portate della Eceplast riguarda, il trasporto
dei prodotti a flusso continuo come il cemento, la calce, l'amido, il gesso, la soda ed il
talco. Tali prodotti come è noto tendono a compattarsi durante il trasporto e quindi, non
possono essere scaricati al momento dell'arrivo meramente per gravità. La soluzione
elaborata dalla Eceplast, chiamata “Fluid Liner”(fig. 15), è un particolare Liners dotato
di speciali casse d'aria che, una volta gonfiate con la giusta quantità e pressione,
consentono una agevole fuoriuscita del prodotto per gravità grazie all'aria insufflata che
ne evita la compattazione.
Fig. 15 - Fluid Liner. (Fonte: eceplast.com)
49
La recente collaborazione con la BASF (una delle più grandi compagnie chimiche al
mondo), inoltre, ha condotto il laboratorio della Eceplast alla realizzazione di un
particolare film a base di polietilene che, con aggiunta di azoto, consente di trasportare
in modo sicuro la poliammide, sostanza molto sensibile all'umidità, anche via mare,
sostituendo così i costosi sacchi di alluminio non riciclabili utilizzati in precedenza
L'esperienza, la passione e la costante ricerca di soluzioni innovative da parte della
famiglia Altobelli, ha consentito alla Eceplast di diventare un marchio di fama
mondiale, motivo di orgoglio per l'Italia e soprattutto per la provincia di Foggia.
2.3 ALTRI CASI DI SUCCESSO
2.3.1 FCA: La smart factory di Cassino
Tra le fabbriche italiane che hanno adottato tecnologie 4.0, è d'obbligo menzionare
anche lo stabilimento FCA di Cassino, dove vengono prodotte le Alfa Romeo Giulia e
Stelvio. Grazie alla collaborazione nata con Samsung, la FCA è riuscita a costruire una
fabbrica intelligente nella quale l'uomo è perfettamente integrato con il processo
produttivo. La prima importante innovazione è stata l'introduzione di sensori e di visori
ottici che, collegati ad un software, consentono di monitorare in tempo reale tutta la
linea di produzione; le informazioni così raccolte vengono contestualmente mostrate ai
vari Team leader attraverso l'installazione di monitor touch ad alta luminosità (eBoard
touchscreen) in tutta la fabbrica. In caso di anomalie, il sistema avvisa tempestivamente
l'operatore, che può prontamente intervenire scongiurando il rischio di eccessivi
rallentamenti nella catena di montaggio.
50
Fig. 16- eBoard touchscreen Samsung nella fabbrica FCA di Cassino.
Per rendere il lavoro degli operatori di linea più efficiente, inoltre, la Samsung ha
fornito loro un particolare smartphone e uno smartwatch; attraverso lo smartphone, il
team leader, ovunque si trovi, può comunicare con tutta la linea di produzione in
qualsiasi momento. Gli smartwatch Samsung Gear S3 Frontier sono invece indossati
dagli operai di linea e sono utilizzati per informare il sistema di aver compiuto le
operazioni che gli sono state assegnate, o eventualmente inviare al team leader problemi
sull'operazione (Samsung, 01/11/2017).
Fig.17- Ssmartwatch Samsung Gear S3 Frontier indossato da un operaio di linea.
La sicurezza dei dati che circolano in rete è garantita dal sistema Samsung Knox, un
particolare meccanismo di difesa studiato da Samsung per proteggere tutti i dispositivi
da eventuali minacce quali malware o intrusioni, attraverso la crittografia e la verifica
continua dell'integrità dell'hardware e delle app sensibili (Samsung, 30/01/2018).
51
2.3.2 AMAZON: il magazzino del futuro
Un'altra realtà tecnologicamente rilevante, in Italia, è il magazzino Amazon di Passo
Corese, nei pressi di Roma. Amazon, con sede legale a Seattle, è la più grande Internet
Company al mondo ed è terza per valore di brand, preceduta solo da Google e Apple.
Oltre a svolgere l'attività di marketplace (intermediario per le vendite online), Amazon
si occupa di tecnologia di consumo (Amazon Basic), di cloud computing (Amazon Web
Services - AWS), di entertainment (Prime Video) e di logistica. Un punto di forza della
compagnia statunitense è proprio il servizio spedizioni, tra i più efficienti e rapidi al
mondo. Nel nuovo magazzino di Roma, per ridurre i tempi di spedizione, Amazon ha
introdotto mille robot simili a droni, chiamati Kiva, capaci di trasportare in tutto il
magazzino scaffali di peso fino a 340 chilogrammi, seguendo un percorso virtuale
composto da codici a barre stampati sul pavimento
Fig. 18 - Robot Kira in azione in un magazzino Amazon. (Fonte: business.it)
In questo modo sono gli oggetti, contenuti negli scaffali, a muoversi nel magazzino
raggiungendo gli addetti che devono semplicemente imballare i prodotti che ricevono e
procedere con le spedizioni. I Kiva, brevettati dalla stessa Amazon, sono dotati di
sensori utili ad evitare collisioni e a rispettare regole di precedenza nei confronti di altri
robot. Oltre alla riduzione dei tempi di spedizione, l'uso di questa tecnologia permette di
aumentare la scaffalatura per metro quadro, perchè viene eliminato lo spazio necessario
al movimento degli addetti, e di agevolare il lavoro dei dipendenti che non devono più
spostarsi in continuazione all'interno del magazzino; Kiva percorre più di 32 kilometri
al giorno per loro (Wired, 02/12/2014). Oltre al robot Kiva, Amazon ha brevettato
anche un drone per la consegna con l'obiettivo di recapitare il pacco all'utente entro
52
trenta minuti dall'acquisto. La prima consegna con drone è avvenuta a Cambridge il 7
dicembre del 2017, dove in 13 minuti sono stati consegnati un pacchetto di pop corn e
un TV Box, precedentemente ordinati dal cliente tramite un tablet (La stampa,
14/12/2016).
53
CONCLUSIONI
Dalle ricerche illustrate nel lavoro di tesi, emerge come le combinazioni di diverse
tecnologie, già esistenti, andranno presto a condizionare non solo l'industria ma di
conseguenza anche l'intera società. In ambito industriale, l'automazione diventa
intelligente e accessibile a tutti grazie soprattutto all'internet of things (IoT) che,
facendo comunicare tra loro le diverse parti del processo produttivo (compreso i robot
intelligenti), consente una produzione di massa personalizzata, soddisfacendo a pieno le
particolari esigenze e i bisogni del cliente finale. Ma la flessibilità produttiva incide
anche sull'organizzazione del lavoro e quindi sul capitale umano. I più pessimisti
temono di vedere le nuove fabbriche (le smart factory), esclusivamente popolate da
operai robot, e a tal proposito, il report "The Future of Job" presentato al World
Economic Forum, ha previsto una perdita di posti di lavoro nei prossimi anni di oltre 5
milioni, confermando che tale timore non sia del tutto infondato. Come conferma di tale
pericolo, nel tecnologico magazzino Amazon di Roma, verranno assunti 1200
dipendenti e non 1500 come nella sede tradizionale di Piacenza. In contrapposizione
uno dei colossi dell'informatica, Bill Gates, è intervenuto sull'argomento dichiarando
che se un robot viene impiegato per sostituire una persona, allora sarebbe giusto tassarlo
come tale, per cercare di scongiurare il rischio di una disoccupazione incontrollata. Per i
più ottimisti, invece, la quarta rivoluzione industriale potrebbe essere un'opportunità per
attivare un importante processo di crescita economica a livello globale che
consentirebbe di migliorare le condizioni di vita delle persone. I periodi di grande
crescita tuttavia sono da sempre stati alimentati dalle grandi rivoluzioni produttive e
animati da importanti discussioni in merito a dove avrebbero potuto portare tali
cambiamenti. Posso concludere che, a seguito delle ricerche effettuate per scrivere
questa tesi, se sfruttata bene la nuova era digitale, potrebbe creare un enorme
cambiamento a livello macroeconomico, favorendo fenomeni quale il back-reshoring
indotto proprio dal processo di personalizzazione del prodotto, che indurrà un
avvicinamento dell'impianto produttivo al consumatore finale, creando così più
occupazione soprattutto nelle economie mature. In questo modo la globalizzazione
entrerà in una nuova era: i flussi commerciali Oriente-Occidente verranno sostituiti da
flussi di tipo regionali (Oriente-Oriente, Occidente-Occidente) facendo anche della
produzione un processo molto più rispettoso dell'ambiente.
Il problema è che la crescita non avviene in maniera automatica.
54
Le economie mature dovranno coglierla aggiornando innanzitutto la forza lavoro e poi
favorendo gli investimenti privati rivolti all'innovazione, garantendo così, alle imprese,
la possibilità di adattare il proprio modello di business alla nuova rivoluzione
industriale. La quarta rivoluzione può significare, quindi, più ricchezza per tutti e un
futuro migliore per le nuove generazioni. Ma solo i paesi che avranno il coraggio di
trasformarsi saranno in grado di coglierla.
55
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