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CONOSCENZA E VALORIZZAZIONE DELLE RISORSE NATURALI DELLE AREE PROTETTE: DALLO SPONTANEISMO ALLA STRATEGIA CRISTINA MOTTIRONI Master in Economia del Turismo - Università Bocconi, Milano. [email protected]

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CONOSCENZA E VALORIZZAZIONE DELLE RISORSE NATURALI DELLE AREE PROTETTE: DALLO

SPONTANEISMO ALLA STRATEGIA

CRISTINA MOTTIRONI Master in Economia del Turismo - Università Bocconi, Milano.

[email protected]

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ABSTRACT Scopo del paper è esaminare le implicazioni concettuali e gestionali derivanti dall’adozione di un paradigma di fruizione turistica all’interno di un’area protetta, al fine di garantirne i requisiti di ecocompatibilità e di relativa sostenibilità. In quest’ottica è necessario indagare cosa si intenda per attività turistica, nonché se e come le funzioni specifiche di un’area protetta e i suoi modelli gestionali siano applicabili in un contesto turistico, secondo una logica di operatività e di competitività sul mercato.

Le aree protette rappresentano dei casi particolari di prodotto turistico. La loro istituzione, infatti, pur essendo prevalentemente dettata allo scopo di tutelare risorse naturali di valore, di fatto ha spesso innescato un'attività turistica indotta di non secondaria importanza. La valutazione di tale sviluppo va posta in relazione ai costi che il territorio e la comunità devono sostenere, affinché la loro gestione non risulti troppo onerosa, ambientalmente, socialmente ed economicamente, pregiudicando l’efficacia degli interventi.

La riflessione attorno a questi temi parte dalla presa d’atto di alcune specifiche connotazioni, che forniscono le necessarie condizioni di quadro entro cui si colloca il paper. Anzitutto un parco non è sempre e solo una wilderness. In chiave operativa questo implica valutare le modalità e gli effetti di un suo inserimento all’interno del preesistente contesto di vita di una comunità locale. In secondo luogo un parco non è necessariamente una enclave, un sistema isolato che può prescindere dal complesso intreccio di relazioni interne ed esterne all’area di riferimento. È il passaggio, allo stesso tempo culturale e strategico, dall’ottica di Ente parco a quella di Sistema parco, soggetto in grado di attivare efficienti ed efficaci reti di sinergia. Inoltre un parco deve assolvere una molteplicità di funzioni non tutte necessariamente e strettamente istituzionali e in quanto tali di esclusivo riferimento pubblico. Occorre allora lasciare il terreno dello spontaneismo e della improvvisazione per costruire un sistema di professionalità in grado di attuare una strategia competitiva che porti alla crescita del valore complessivo dell’area. Infine il turismo è sempre più riconosciuto come uno dei principali canali di valorizzazione di un parco. In particolare le aree protette sono considerate un laboratorio privilegiato di sviluppo turistico ecocompatibile, il cui successo dipende anche dall’acquisizione delle necessarie conoscenze, metodologie e strumenti di azione.

Gestire la valorizzazione turistica delle risorse naturali di un’area protetta implica conseguentemente una riflessione sui seguenti aspetti, ognuno dei quali caratterizzati da un lato da riferimenti comuni e dall’altro da una stretta correlazione con variabili a carattere locale: a) cosa si intende con il termine “valorizzare”; b) quali risorse valorizzare; c) per quali destinatari; d) con che strategie e strumenti.

Da un punto di vista strettamente turistico va chiarito cosa significa fare turismo in un’area protetta e in particolare quali implicazioni ne derivano rispetto alle funzioni che il parco deve essere in grado di attivare, all’interno della legittima e necessaria molteplicità dei suoi obiettivi, in primis la mission specifica di tutela. Nel corso del paper si individuano e analizzano alcune tipologie di funzioni turistiche, in risposta alle più diffuse motivazioni e modalità di fruizione dell’ambiente, quali ad esempio: “accedere e muoversi nel parco”; “alloggiare nel parco”; “sfidare il parco”; “proteggere il parco”; “conoscere e vivere il parco”; “innovare il parco”.

Per approfondire le condizioni di promozione e di sviluppo turistico delle aree protette, diventa quindi necessario operare una lettura incrociata fra le caratteristiche della domanda e le peculiarità dell’offerta, incrocio da cui deriva la caratterizzazione funzionale sopra richiamata. Questo porta in primo piano l’attenzione alla valenza delle componenti di identità specifiche di ciascun parco, e contestualmente la focalizzazione sulla capacità di risposta alla funzione di preferenza della domanda, che si esprime nel quadro “motivazioni – attese – comportamenti”.

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Coerentemente con le indicazioni tracciate, il paper si sofferma infine sulle implicazioni derivanti dal passaggio da “ente parco” a “sistema-parco”, dove assumono un ruolo determinante le reti relazionali interne e con l'area circostante, il che rimanda al coinvolgimento degli stakeholders in un processo di progressiva convergenza della legittima diversificazione degli interessi. Questo senza trascurare le implicazioni gestionali dell’organizzazione a sistema, in un obiettivo di valorizzazione della molteplicità delle competenze e in un contesto di efficienza operativa.

1. INQUADRAMENTO

Una riflessione attorno al tema della valorizzazione turistica delle risorse naturali di un’area protetta richiede come punto di partenza la presa d’atto di alcune connotazioni di contesto, che caratterizzano in maniera specifica larga parte del patrimonio ambientale posto sotto tutela in Europa, e in Italia nello specifico, e che in quanto tali influiscono in maniera diretta sulle possibili scelte di sviluppo e gestionali:

un parco non è sempre e solo una wilderness. Spesso insiste su territori con una storia secolare di antropizzazione che ha dato vita a specifiche culture e tradizioni, a modelli sociali ed insediativi peculiari, a tipiche forme di attività economica che insieme alla componente naturalistica costituiscono l’ambiente del parco.

In chiave operativa questo implica pensare al parco come al contesto di vita di una comunità che coincide con il contesto di vacanza del turista;

un parco non è una enclave, un sistema isolato che può prescindere dal complesso sistema di relazioni interne ed esterne all’area di riferimento. Ne deriva che è un sistema territoriale caratterizzato dalla molteplicità e dalla intensità delle reti relazionali sia fra gli stakeholders che con il sistema dei fruitori (il mercato). Di qui la necessità di instaurare tale sistema di reti relazionali in un contesto di regime cooperativo e non competitivo.

È il passaggio, allo stesso tempo culturale e strategico, dall’ottica di Ente parco a quella di Sistema parco, che attiva una efficiente sistema di reti relazionali interne e con l’esterno;

un parco ha una molteplicità di funzioni non tutte necessariamente e strettamente istituzionali e quindi di esclusivo riferimento pubblico. Ciò impone da un lato una sinergia di competenze/professionalità estremamente diversificate e dall’altro l’adozione di strumenti propri di un contesto imprenditoriale.

Lasciare il terreno dello spontaneismo e della improvvisazione per costruire un sistema di professionalità in grado di attuare una strategia competitiva che porta alla crescita del valore complessivo del parco;

il turismo è riconosciuto come uno dei principali canali di valorizzazione di un parco, ma perché una proposta turistica abbia successo richiede l’adozione e l’implementazione di quelle leve di competitività che sono la discriminante fra lo spontaneismo e la strategia, da cui deriva una effettiva vitalità dell’area protetta.

È ormai unanimemente riconosciuto a qualsiasi livello che il parco è un laboratorio privilegiato di sviluppo turistico ecocompatibile (si veda la stessa “Carta europea per il turismo sostenibile”, promossa da Europarc ed elaborata da un gruppo formato da rappresentanti europei delle aree protette, del settore turistico e dei loro partner sostenuta dalla Commissione Europea DG Ambiente, attraverso un programma Life-Ambiente, e che rappresenta un importante riferimento della politica turistica delle aree protette dell'Unione Europea), ma che necessita dell’adozione di modelli e strumenti di strategia competitiva.

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Attuare la valorizzazione delle risorse naturali di un parco implica conseguentemente una riflessione sui seguenti aspetti, ognuno dei quali caratterizzati da un lato da riferimenti di tipo generale e dall’altro da una stretta correlazione con variabili a carattere locale: a) cosa si intende con il termine “valorizzare”; b) quali risorse valorizzare; c) quale mercato per tali risorse; d) quali strategie e quali strumenti per la loro valorizzazione.

Sono questi gli aspetti sui quali ci si soffermerà, muovendosi su un piano che riconoscendo la molteplicità delle funzioni di un parco – in primis la mission specifica di tutela – vuole arrivare a riflettere su cosa significa fare turismo nel/del parco, coniugando l’aspetto di “valore” con quello di “risorsa”, al contempo evidenziando l’importanza di comportamenti imprenditoriali e rimarcando il fatto che il parco non ha solo una importante valenza culturale e scientifica, ma è anche un elemento del contesto di vita di una comunità locale alla quale appartiene.

2. IL PARCO COME VALORE E COME RISORSA

L’ambiente (nel suo significato più generale) rappresenta una componente fondamentale, generalmente non riproducibile, del prodotto turistico, e questo sotto una duplice prospettiva: da un lato l’ambiente genera turismo, in quanto elemento di attrattività e in quanto ne viene riconosciuto il pregio e il valore (si pensi ad un ecoturista che sceglie una destinazione per la presenza di una specifica area protetta), dall’altro però l’ambiente è utilizzato dal turismo, spesso in maniera inconsapevole, o disinteressata, agli impatti che ne conseguono. Il turismo, infatti, “consuma” localmente risorse ambientali, provocando inevitabilmente un degrado delle stesse. Tale aspetto assume connotazioni del tutto particolari determinate dall’esistenza di particolari “valenze” dell’ambiente, ancora più spiccate nel caso di aree protette, che vengono istituite per tutelare valori ambientali che generalmente sono di particolare rilevanza e “fragilità”.

Le interrelazioni tra il turismo e l’ambiente portano quindi ad evidenziare la coesistenza di due “facce” dell’ambiente (Defert, V.P., 1979):

ambiente come risorsa, cioè come ‘materia prima’ dell’attività turistica, e quindi come bene oggetto di ‘consumo’. Un elemento può diventare una risorsa turistica solo a condizione che esso venga culturalmente percepito come oggetto in grado di soddisfare i bisogni umani alla base dello spostamento turistico. In tal senso, l’inclusione di un bene ambientale tra le risorse turistiche dipende in modo cruciale dalle caratteristiche specifiche del singolo turista;

ambiente come valore, cioè come bene in sé (valore di esistenza), la cui valenza non risiede in un suo utilizzo né esclusivamente nel presente. Si tratta infatti di un valore che in quanto tale va preservato, anche con riferimento alla responsabilità nei confronti delle generazioni future (valore di preservazione o di lascito). Il concetto chiave che sta alla base di questa specificità è quello della irreversibilità ed unicità di tali beni: il valore di preservazione o di lascito esiste quando l’uso del bene oltre una certa soglia, compromette in modo irreversibile la qualità dello stock originario in misura tale da compromettere a sua volta l’erogazione futura di un nuovo flusso di servizi.

Diventa quindi importante riuscire a coniugare tali componenti, riuscire cioè ad elaborare dei modelli di sviluppo che permettano al contempo la conservazione dell’ambiente e il suo utilizzo – attuale e futuro – anche per motivi di tipo economico, anche considerato che la relazione fra ambiente e turismo è infatti molto più stretta che fra l’ambiente e le altre attività economiche: l’ambiente ha bisogno del turismo per essere valorizzato, e il successo dell’attività turistica è strettamente correlato con un’elevata qualità ambientale (Pearce, D. W., 1994).

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In definitiva il rapporto turismo-ambiente necessita di alcune ulteriori precisazioni al fine di poter procedere ad osservazioni di tipo propositivo inerenti ad aspetti di carattere più tipicamente gestionale che verranno affrontati nel prosieguo:

1) l'ambiente rappresenta un valore (o bene collettivo) la cui gestione richiede comportamenti responsabili di un patrimonio da tramandare alle generazioni future, ma allo stesso tempo costituisce la risorsa economica su cui incentrare la crescita di un territorio e della comunità locale che lo abita, in termini di immagine, redditività, occupazione;

2) la sfida che ci attende non si limita ad una mera conservazione della risorsa, ma risiede nella capacità di coniugare la stessa con il concetto di valore: ciò significa prendere le mosse da un utilizzo responsabile del "bene ambiente", perseguendone uno sviluppo sostenibile, in misura e secondo modalità che variano in funzione delle peculiarità specifiche di ogni particolare contesto, ovvero secondo il principio delle "attività compatibili", ma in un contesto di strategia competitiva (è importante evidenziare che il Summit di Johannesburg sullo Sviluppo Sostenibile ha finalmente riconosciuto anche al turismo un ruolo primario quale attività economica capace di ridurre la povertà, contribuire all’inclusione sociale ed alla difesa del patrimonio culturale e delle risorse naturali);

3) essendo l'uomo, o meglio l'attività umana, il punto di connessione in tale contesto di ambiente il momento focale dello studio dei valori ambientali deve essere concomitante e contestuale con il momento dell'analisi delle potenzialità economiche di un'area al fine del perseguimento di un modello di sviluppo economico, consapevole in ambito ecologico ma allo stesso tempo competitivo in ambito economico.

3. CHE COSA VALORIZZARE

Date le premesse da cui muoviamo, occorre allora riflettere sulle implicazioni derivanti dal passaggio da ‘area protetta’ a ‘prodotto turistico’ con la garanzia dei requisiti di ecocompatibilità e di relativa sostenibilità (ambientale, culturale, sociale ed economica).

Con il termine attività turistica si intende tutto quanto opportunamente combinato e integrato, dà luogo al prodotto turistico così come oggetto di fruizione da parte della domanda. La risorsa naturale costituisce un elemento fondamentale di richiamo, ma da sola non sufficiente per attivare turismo. Ad essa occorre affiancare, nell’area stessa o in aree limitrofe, tutte quelle attività (incluse alcune strutture e servizi) che servono a renderla fruibile nell’ottica del ciclo “motivazioni – attese – comportamenti” della domanda.

Data la natura composita e trasversale del comparto turistico, le attività e i servizi di cui sopra, fanno riferimento ad un vasto insieme di attori pubblici e privati, nazionali ed esteri, presenti sul territorio a livello locale o meno, che possono agire sia come singoli che a livello aggregato.

Nel corso degli ultimi anni, la domanda turistica ha evidenziato una sempre maggiore attenzione all’ambiente naturale e alla ricerca di aree incontaminate. Il tutto si manifesta anche come tendenza per il turista proveniente da aree urbane a riappropriarsi di valori primari, di cui l’ambiente, inteso appunto in senso lato di spazio antropico con la propria cultura e le proprie tradizioni, ne costituisce il fondamento. Ne forniscono ampia dimostrazione i dati in forte crescita del turismo verde, del turismo enogastronomico e delle attività all’aria aperta in generale.

Ma nello stesso tempo la domanda turistica ha evidenziato anche un notevole cambiamento di approccio alla propria vacanza, ed in particolare al rapporto con l’ambiente.

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Fig. 1 - L’approccio del turista all’ambiente

1990 1980 1960

CONDIVIDERE

VIVERE

CONOSCERE

AMMIRARE

PARTECIPATO

EMOZIONALE

CULTURALE

ESTETICO

tempo 2000

approccio

Fonte: Viganò G., 2000.

Partendo da un approccio di tipo estetico, atteggiamento statico che si traduce in un ammirare il paesaggio (tipico degli anni ’60, in cui il turismo ha iniziato a svilupparsi come fenomeno di massa) e passando attraverso un approccio culturale (conoscere), si è approdati negli anni ’90 ad un approccio di tipo emozionale (il vivere un ambiente), che oggi si sta già evolvendo verso una esigenza di tipo partecipativo (condividere l’ambiente). Ciò che un turista oggi vuole è che la sua vacanza diventi un’esperienza di vita, a contatto diretto con una comunità locale, la sua storia, la sua cultura, le sue tradizioni, il sistema delle sue produzioni tipiche, la sua particolare identità enogastronomica. Partendo da questa evoluzione si comprendere il progressivo espandersi di segmenti quali il turismo verde, il turismo rurale, l’enogastronomico, l’ecoturismo, etc.

Nessuno degli approcci successivi annulla l’esigenza del precedente, ma ne costituisce un ampliamento. È evidente allora che ad ognuno di essi deve corrispondere una funzione della destinazione parco: la manutenzione del paesaggio, la trasmissione delle conoscenze scientifiche, il contatto con la cultura e la vita dell’habitat del parco, il coinvolgimento dei turisti in un processo di crescita e trasmissione dei valori e dell’immagine del parco e al contempo il ruolo del parco come elemento facilitatore del contatto tra la comunità locale e i turisti. L’evoluzione della domanda, in sintesi, rimanda alla necessità di una parallela evoluzione dei prodotti e della comunicazione del parco, che oggi non si possono più limitare alla componente estetica (paesaggistica) e culturale/scientifica.

Se ci si mette in un contesto di valorizzazione della risorsa parco tramite lo sviluppo di un’adeguata e competitiva fruizione turistica (via non certo obbligata, ma che deve rappresentare una scelta strategica delle singole aree protette), occorre partire dalla constatazione che ciò che contraddistingue un parco rispetto a qualsiasi altro anche all’interno dello stesso segmento di offerta turistica (il turismo dei parchi), rendendolo non sostituibile nel processo di scelta della domanda, è l’insieme degli elementi di identità di quel territorio e della gente che vi abita, che sono alla base del processo di “scoperta-conoscenza-esperienza” sopra richiamato, che contraddistingue e in qualche misura accomuna i segmenti turistici maggiormente compatibili con un’offerta di tipo ambientale.

Ne deriva automaticamente la necessità di ragionare in termini di valorizzazione dell’insieme degli elementi di identità del parco, e non solo di uno di essi.

Entrano quindi in gioco: i valori naturalistici e paesaggistici propri dello specifico parco;

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i segni della cultura e dell’arte sviluppatesi in quel territorio; la storia dell’area e della comunità locale; i modelli sociali di vita e le tradizioni della popolazione residente all’interno di quel parco e nelle aree limitrofe;

le attività economiche tipiche e tradizionali.

Tutti questi elementi di identità finiscono allora con il diventare le risorse da valorizzare e quindi le componenti del proprio prodotto turistico parco: ciò che si propone al mercato ed alla domanda non è semplicemente un soggiorno, ma un percorso di scoperta di un territorio, da fare insieme con la comunità locale. Il primo elemento di competitività risiede quindi nella capacità del parco di rendersi interprete e collettore di tutte le specificità che caratterizzano il territorio, valorizzandone la differenziazione e complessità.

Ma perché questo sia possibile occorre che tutti gli elementi di identità di un territorio (che costituiscono le risorse turistiche da valorizzare):

siano fruibili;

vengano organizzati in “rete” in grado di rispondere ad una molteplicità di interessi della domanda;

che tale organizzazione permetta il massimo di flessibilità e di personalizzazione delle “cose da vedere e da fare” da parte di ogni turista, in funzione dei loro specifici interessi.

Le implicazioni derivanti da un tale approccio sono tali da richiedere l’adozione di nuovi modelli operativi e gestionali:

a) se tutto il territorio del parco è prodotto turistico, allora tutte le componenti della comunità locale devono essere - ciascuna nel proprio ruolo - operatori turistici del parco. Ciò vale per le amministrazioni pubbliche, per gli imprenditori, per gli operatori turistici in senso stretto, per le espressioni associative, per tutta la popolazione;

b) occorre di conseguenza attivare modelli di gestione complessiva dell’offerta turistica parco e non solo dei singoli elementi dell’offerta (gestione della destinazione parco), accanto a strumenti di comunicazione dell’intero territorio (marketing territoriale) e non solo delle componenti naturalistiche,

c) al contempo questo implica che l’ente di gestione del parco sviluppi una rete il più possibile vasta e consolidata di rapporti di collaborazione con gli stakholders locali, adottando una logica di gestione che non faccia riferimento solo a sé stesso ma sia di “sistema” (destination management). Questo passaggio è di particolare rilevanza per una strategia di sviluppo turistico, data l’ovvia impossibilità che il parco possa soddisfare da sé il complesso insieme di aspettative ed esigenze del turista e del mercato turistico. Peraltro l’adozione di principi di sostenibilità implica l’effettivo coinvolgimento della comunità locale, anche in termini di ricadute economiche.

4. IL TURISMO DELLE AREE PROTETTE

Il turismo delle aree protette si è sviluppato con tempi e ritmi differenti nelle diverse aree europee e d extra-europee. In Italia per esempio si sviluppa negli anni ’90, in ritardo rispetto non solo agli Stati Uniti ma anche ad altri paesi europei, quali Francia, Germania, Inghilterra.

Sebbene si riconosca a questo mercato - comunque ancora di nicchia - un trend positivo (l’Unione Europea stima che la crescita annua sia attorno all’8%), fino ad oggi non si è mai provveduto ad una rilevazione sistematica di informazioni al riguardo, per cui risulta particolarmente difficile fornire una dimensione quantitativa esatta del fenomeno. I parchi naturali stessi non sempre conoscono l’entità dei loro flussi turistici complessivi, e tanto meno la tipologia della loro domanda nelle componenti di

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“motivazioni – attese – comportamenti”. Si tratta di un gap che necessita di essere colmato, sia perché rende difficile una valutazione corretta della effettiva capacità di carico dell’ambiente e degli effetti indotti dall’attività turistica, sia perché – secondo una prospettiva strettamente economica – risulta difficile realizzare prodotti non generici ma mirati. Non va infatti trascurato che le aree protette che gestiscono la propria offerta turistica in una logica di segmentazione e visitor-oriented (per logica visitor-oriented si intende un particolare tipo di ottica di marketing che considera come prodotto oggetto della transazione commerciale l’intera esperienza del turista) sono la minoranza.

Un tentativo di tracciare una possibile segmentazione dei turisti che fruiscono delle aree protette può essere compiuto distinguendoli principalmente in base alle diverse motivazioni che li spingono, e che finiscono con il caratterizzarne in maniera specifica l’approccio con l’ambiente. Di fatto si va da una generica esigenza di natura, ad aspettative legate in maniera sempre più diretta ai valori ambientali. L’utilità di un approccio di questo genere risiede nel facilitare l’individuazione delle funzioni turistiche sviluppabili all’interno delle aree protette: una possibile declinazione in questa direzione è stato proposta nella pagine successive (cfr. par. 5).

Le motivazioni che vengono generalmente individuate con riferimento alla domanda turistica che fruisce dell’ambiente e delle risorse naturali, e quindi anche delle aree protette, sono riconducibili alle seguenti categorie:

Educazione ambientale: questo tipo di vacanza interessa soprattutto scuole, gruppi giovanili, campi WWF e così via. Si tratta quindi di un’utenza generalmente in età scolare, con una bassa disponibilità di spesa, interessata in modo particolare a soggiorni/itinerari tematici con valenza educativa e didattica.

Relax/Escursionismo: non vi è in questo caso una vera e propria motivazione ambientale. Per questo segmento assume particolare importanza l’accessibilità rapida all’area, la gestione del traffico, i parcheggi, la presenza di strutture e servizi per il tempo libero (per esempio le aree pic-nic). Si tratta normalmente di fruitori locali (residenti a corto raggio o turisti in vacanza nel luogo per altre motivazioni) e che cercano un contatto con la natura semplicemente per rilassarsi e trascorrere parte del proprio tempo libero. Si tratta generalmente dell’utenza che ha maggiore necessità di essere sensibilizzata al rispetto delle valenze ambientali: indagini condotte sul campo hanno messo in luce che questa tipologia di fruitori è l’unica a sentire l’esigenza di strutture ed infrastrutture piuttosto che di servizi e spesso non è nemmeno cosciente di essere all’interno di un’area protetta (Osti, G., 1993).

Sport/Avventura: si tratta di un segmento che cerca un’interazione e un contatto dinamico con l’ambiente e che richiede la funzionalità di tutti i servizi connessi con l’esercizio delle propria attività. Anche in questo caso la sensibilità verso le valenze ambientali non è sempre presente: di fatto non è il “pregio” della risorsa naturale ad interessare questa tipologia di fruitori, ma l’utilizzo o la sfida della stessa ed è quindi utile un programma di informazione sulla compatibilità tra attività sportive e rispetto per l’ambiente, oltre che un’attenta gestione dei luoghi e dei periodi dell’anno in cui queste si svolgono. Di fatto anche gli sport apparentemente a basso impatto possono provocare danni all’ambiente protetto, data l’elevata fragilità che spesso caratterizza le risorse naturali (FNNPE, 1993; Migliorini et al, 1999);

Ecoturismo: la scelta di una località di vacanza è in questo caso funzione della presenza di aree protette o comunque di un contesto naturale di particolare valenza. Sono individuabili 4 tipologie di “ecoturisti”, utilizzando in questo contesto un’accezione ampia del termine ecoturista, ma facendo comunque riferimento ad un segmento di domanda particolarmente coerente con policy di sviluppo sostenibile, in quanto esprime una sensibilità significativa per queste tematiche (Lindberg, K., 1991): ecoturista occasionale, ossia il turista che svolge attività ecoturistica in modo accidentale, normalmente nell’ambito di un viaggio più ampio; ecoturista di siti naturali, ovvero colui che visita i siti ecoturistici più significativi, in alternativa al solito viaggio; ecoturista interessato, ossia il turista alla ricerca attiva di viaggi che gli offrano la possibilità di contatti con la natura, che trascura

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l’offerta di turismo in città o in località turistiche non strettamente “naturali”; ecoturista integrato, colui che, oltre a ricercare destinazioni ecoturistiche, si mostra interessato a conoscere l’ambiente e a collaborare alla sua manutenzione. Il profilo dell’ecoturista, così come indicato dall’International Ecotourism Society, presenta le seguenti caratteristiche: età tra i 35 e i 54 anni; ripartito equamente tra uomini e donne; con un livello di istruzione medio-alto; generalmente preferisce viaggiare in coppia, con la famiglia, oppure da solo; la durata del viaggio è mediamente compresa tra gli 8 e i 14 giorni; con una propensione alla spesa maggiore del turista medio.

Interesse scientifico: si tratta di fruitori delle aree protette per motivi strettamente di studio e ricerca: Università, Istituti di ricerca ma anche Associazioni volontarie di studiosi ed appassionati. Si tratta di un segmento che sceglie secondo parametri estremamente specifici, di conformità tra le caratteristiche ambientali dell’area protetta e il proprio campo di studio. Si tratta di un segmento numericamente limitato e generalmente con una certa sensibilità al prezzo, ma del tutto coerente con le finalità di tutela dei parchi naturali.

Dato il peso che rivestono in termini di movimentazione di flussi turistici è opportuno considerare anche 2 ulteriori tipologie di fruitori per le aree protette, segmentati non in base a parametri motivazionali, ma socio-demografici:

turismo dei nuclei familiari, particolarmente attento alla qualità ed al prezzo, esigente in termini di servizi ed alla ricerca di un equilibrio fra divertimento e sicurezza;

turismo della terza età che apprezza in modo particolare le tradizioni e la tranquillità, ma allo stesso tempo è molto attento e sensibile alle condizioni di assistenza/sicurezza ed alle occasioni e momenti di socializzazione.

Ma al di là delle possibili segmentazioni, va tenuto presente come alla base della ricerca di forme di turismo che in maniera più o meno forte abbiano come sfondo l’esigenza, e quindi la richiesta, di un contatto diretto con la natura, si collochi il nuovo modello di rapporto “uomo – ambiente naturale” già richiamato più sopra (cfr. par. 3) e che si caratterizza per la ricerca di un’esperienza di vita. La vacanza quindi non si limita ad essere un momento di distacco dal quotidiano, di relax e di svago, ma diviene l’opportunità per entrare in contatto con il contesto di vita della località di vacanza, anche attraverso la conoscenza e la partecipazione alle sue valenze ambientali. In questo senso le aree protette, soprattutto quando si connotano per risorse non solo naturali ma anche antropiche, divengono un importante strumento di veicolazione e trasmissione di questi valori, aumentando al contempo la propria attrattiva turistica.

La tendenza registrata nella crescente ricerca di contenuti ambientali da parte del turista hanno portato in questi ultimi anni a parlare di turismo e di tempo libero in ambiti disciplinari simili. Si tratta, infatti, di argomenti che hanno sempre più dinamiche e problematiche analoghe. La crescente importanza dell’educazione ambientale, ad esempio, riguarda sia il turismo (ed in particolare quello di cui ci stiamo occupando) sia gli operatori del tempo libero. Anche la moderna museologia mostra grande interesse per il ruolo educativo di Parchi, acquari, giardini botanici e di tutte quelle ‘realtà didattiche’ esterne ai musei tradizionali (Davis, P., 1999) . Non di irrilevante importanza il fatto che si tratta di offerte facilmente proponibili a segmenti minori (ma anche in questo caso, che stanno acquistando un’importanza sempre maggiore) quali turismo scolastico o per anziani.

5. LE FUNZIONI TURISTICHE DI UN PARCO

Definire quali strutture e servizi un parco debba offrire, così come il tipo di attività che possano essere compatibili e consone ad un’area protetta, è argomento di non facile soluzione se si vogliono definire delle tipologie valide in assoluto, essendo strettamente correlato con l’analisi della diversa capacità di carico ambientale dei singoli parchi, e al loro interno delle singole “zone”.

Ciò premesso, sembra comunque possibile prospettare - se non dei criteri assolutamente validi - quantomeno delle linee generali, applicabili con modalità diverse a singoli casi.

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La metodologia adottata è quella che porta a considerare globalmente strutture, servizi ed attività come funzioni aventi congiuntamente l’obiettivo di rendere fruibile la risorsa ambientale, in maniera coerente con i potenziali segmenti turistici di un’area protetta e differenziata sulla scorta di esigenze ed aspettative che si è visto essere piuttosto variegate. In termini gestionali l’individuazione di quali funzioni di fruizione realizzare all’interno dell’area protetta, il più possibile in sinergia con il territorio circostante e gli operatori locali, ha la duplice finalità di incrementare l’attrattività turistica delle risorse del parco e al contempo prevedere canali di finanziamento (derivanti dalla vendita di specifici servizi) alternativi all’esclusivo trasferimento di fondi pubblici. Si tratta di una logica che molti parchi ancora stentano ad adottare, ma la cui importanza è sottolineata con crescente enfasi a livello internazionale (IUCN, 2000), anche se è evidente che l’indotto proveniente dalle visite turistiche non è, né deve essere, l’unico canale di finanziamento .

Le funzioni di fruizione di un’area protetta possono essere esplicitate nelle seguenti (Mottironi et al., 2000; M. Antonioli, 2002):

a) accedere al parco; b) muoversi e alloggiare nel parco; c) sfidare il parco; d) proteggere il parco; e) conoscere il parco per vivere il parco; f) innovare il parco.

È importante evidenziare come queste funzioni rispondono tutte ad una duplice finalità:

da un lato consentono una valorizzazione e fruizione della risorsa parco in linea con le diverse esigenze della domanda e con l’obiettivo di qualificare il parco come destinazione turistica;

dall’altro esplicitano operativamente l’obiettivo di promuovere e realizzare un turismo sostenibile, ossia una fruizione controllata delle risorse, che ne garantisca la conservazione.

Alla individuazione di queste tipologie di funzioni si è giunti considerando quelli che sembrano essere i requisiti primari per connotare il parco come prodotto turistico e che discendono dalle motivazioni e dalle attese che determinano la decisione di visitare un’area protetta, anche se evidentemente queste sono segmenti diversi di domanda hanno aspettative differenti e utilizzano le risorse del parco con modalità e intensità variabili.

a) Accedere al Parco

In termini turistici la prima necessità è garantire l’accessibilità al parco. Operativamente l’accessibilità si sviluppa su 3 livelli: accogliere ed informare i visitatori, ed eventualmente organizzare la loro visita. Si tratta di funzioni che normalmente vengono espletate tramite il “Centro Visitatori” e che se correttamente gestite consentono di indirizzare tanto gli atteggiamenti quanto i flussi dei turisti, integrando le esigenze di orientamento al turismo, ma anche controllo dello stesso. Controllo che può essere attuato in vari modi: dal pagamento di un biglietto d’ingresso o di singoli servizi di cui si fruisce, al numero chiuso, alla prenotazione delle visite e al loro orientamento a seconda delle esigenze conservazionistiche (si ricordi che la sostenibilità ambientale non è solo una funzione locale, e a ciò risponde la zonizzazione, ma anche temporale perché l’habitat, così come la fauna sono più o meno vulnerabili a seconda dei periodi dell’anno).

Questo richiede una attenta valutazione dell’aspetto della localizzazione: quando possibile il Centro andrebbe realizzato alle “porte” del parco, ed i visitatori indotti ad accedere all’area solo attraverso punti prestabiliti (in particolare attraverso una adeguata predisposizione dei parcheggi e alla segnaletica stradale).

Nel caso in cui siano necessari più Centri Visitatori, è da notare come ciò possa rappresentare un ulteriore elemento di differenziazione dell’offerta se si caratterizza ogni Centro in modo peculiare rispetto agli altri. Per esempio ogni Centro, oltre a dare informazioni generali su tutto il parco, può

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essere specializzato in un aspetto specifico al quale dedicherà il suo museo, la sua attività educativa e l’organizzazione di visite ad hoc.

Un esempio noto di organizzazione dei Centri Visitatori in questo senso è Yellowstone. Si veda di seguito l’elenco dei suoi Centri Visitatori (http://www.nps.gov/yell/)e si noti tra l’altro che questi hanno diversi periodi d’apertura, elemento che consente una “canalizzazione temporale” dei flussi di visita. 1) Albright Visitor Center: - Mammoth Hot Springs: Open year round. Information, exhibits on the park's natural and human history, movie, publications. 2) Old Faithful Visitor Center: Open mid-April to October 31; mid-December to mid-March. Information, publications, geyser eruption predictions. A movie is shown throughout the day. 3) Canyon Visitor Center: Open late May through September. Information, publications, movie, "Imagine Yellowstone" young people's art exhibit. 4) Fishing Bridge Visitor Center: Open late May to early September. Information, publications, exhibits of birds and wildlife. 5) Grant Village Visitor Center: Open late May through September. Information, publications, movie, "Yellowstone and Fire" exhibit. 6) Norris Geyser Basin Museum: Open mid-May through September. Information, publications, exhibits on thermal features. 7) Museum of the National Park Ranger: Norris. Open mid-May through September. Exhibits at this historic soldier station trace the development of the park ranger profession. 8) Madison Information Center & Madison Museum: Home of the Madison Museum Arts Center. Artists-in-Residence present programs and produce artworks during the summer months. 9) West Thumb Information Station: Open early June through Labor Day”.

Per quanto riguarda la funzione informativa, è importante tenere presente che si tratta di un servizio fortemente atteso dai turisti, che valutano come qualificante la trasmissione orale delle informazioni e le possibilità di contatto con il personale del parco (per esempio con le guardie) più che la distribuzione di materiale cartaceo (Osti G., 1993). Non va trascurato inoltre che si tratta di uno strumento di controllo degli atteggiamenti dei visitatori di particolare rilevanza, nel momento in cui la trasmissione di una informazione si caratterizza anche come comunicazione delle regole per un corretto utilizzo dell’ambiente e le motivazioni delle stesse: è ormai sufficientemente dimostrato che l’educazione e l’informazione sono maggiormente efficaci dei semplici vincoli.

Ulteriore funzione del Centro Visitatori è l’organizzazione delle visite del parco e l’offerta del supporto necessario a seconda delle attività che i turisti vogliono svolgere, funzione che implica la presenza di personale qualificato e specializzato, sia nella fase di predisposizione di offerte turistiche specifiche che in quella di erogazione. Spesso si tratta di servizi realizzati dal parco in collaborazione o esclusivamente attraverso operatori locali.

b) Muoversi nel Parco e alloggiare nel Parco

All’interno di un parco poi, come su un qualsiasi territorio, ci si sposta, tanto per brevi tratti che per lunghi percorsi (muoversi nel parco), che possono anche impiegare più di una giornata quando l’area è vasta (alloggiare nel parco). Anche in questo caso quello che sembra importante è organizzare strutture, servizi ed attività finalizzate alla mobilità interna all’area, ma che tengano conto delle diverse esigenze delle varie tipologie di visitatori e che allo stesso tempo consentano un controllo degli stessi.

Nell’ottica della fruizione di un territorio, la mobilità al suo interno assume un ruolo primario. Non rappresenta infatti il mero spostamento da un luogo all’altro, ma diviene parte integrante delle attività fattibili nell’area e quindi delle attività di vacanza. Gli spostamenti in un parco assumono essi stessi valore ricreativo: tipicamente si tratta di passeggiate, trekking, gite in mountain bike o a cavallo etc, tanto che alcuni visitatori frequentano il parco in funzione della possibilità di svolgervi queste attività

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e non viceversa. Non si deve pensare tanto ad una questione quantitativa, quanto ad un’offerta che sia diversificata e che quindi possa rispondere ad aspettative di varia natura.

Basilare è ovviamente l’esistenza di percorsi, adeguatamente agibili e segnalati, ma è possibile strutturare maggiormente l’offerta pensando a dei servizi ulteriori: innanzitutto, per esempio, la possibilità di noleggiare in loco le attrezzature necessarie. Si pensi però ancor più al parco come fulcro di un itinerario attraverso un’area per cui, muovendosi al suo interno, i turisti si spostino da una località all’altra della zona. In quest’ottica è interessante il servizio messo in atto da alcuni parchi francesi: l’iniziativa ormai collaudata, Randonnèes sans bagage, fa sì che il turista possa spostarsi nel parco senza i bagagli, che gli vengono direttamente portati a destinazione.

Il modo in cui viene organizzata la mobilità interna è infine strumentale alla sostenibilità ambientale. È ovvio infatti come essa rappresenti lo strumento principale per canalizzare i flussi dei visitatori, obbligandoli a seguire percorsi prestabiliti. Altri accorgimenti possono e devono essere adottati al riguardo, considerando che già il semplice calpestio provoca una serie di danni di diversa gravità a livello di terreno. Varie sono le proposte, fra le più frequenti: la creazione di percorsi sopraelevati nei tratti particolarmente delicati, la ridefinizione periodica degli itinerari e la limitazione delle visite a certi orari e periodi dell’anno (Migliorini et al, 1999).

Una particolare attenzione, infine, è da dedicarsi alla realizzazione di strutture e servizi per persone con problemi motori, specificamente disabili, anziani e bambini.

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Due esempi interessanti sono le offerte specifiche predisposte dai parchi statunitensi di Yellowstone e Yosemite.

In ogni guida e depliant informativo sono riportati strutture, servizi, e facilitazioni per disabili sia all’interno che all’esterno al parco. Tra queste, indicazioni su accessibilità dei sentieri, (pendenza, larghezza e tipo di pavimentazione), visite guidate e attività dedicate.

Gli alberghi e i campeggi hanno rampe accessibili, bagni e a volte docce ed altre facilitazioni. A Yellowstone ci sono campeggi riservati su prenotazione ai bambini sotto i sei anni, adulti sopra i 65 o disabili, con strade accessibili anche alle carrozzine. Vi sono inoltre rampe e piattaforme per la pesca sul fiume (fishing site) ed aree di ristorazione attrezzate.

Sono previsti parcheggi e accessi in auto ad aree panoramiche normalmente non accessibili ai veicoli, così come servizi per la mobilità interna quali pulmini gratuiti con personale di assistenza.

Alcuni servizi speciali si trovano a Yellowstone che ha istituito il Golden Access Passport per disabili che dà il diritto di entrata a vita, un mezzo privato per spostarsi anche per l’accompagnatore e sconti sugli alloggi.

Yosemite offre proiezione di filmati e di diapositive sottotitolate, personale che conosce il linguaggio per sordomuti, cani guida. Il Badger Pass Ski Area a Yosemite offre lezioni di sit-ski per disabili su prenotazione.

In Italia la Federparchi promuove attraverso l’iniziativa “Sentieri per tutti” le aree protette che offrono itinerari e servizi per disabili ( http://www.parks.it/indice/sentieripertutti.html )

) Sfidare il Parco

i fa riferimento in questo caso alla pratica di attività sportive all’interno dell’area protetta. È ecessario coniugare il suo pregio naturalistico con le esigenze di segmenti quali quello del turismo portivo e del turismo d’azione.

i pensi agli sport legati all’ambiente in cui ci si trova: per es. canoa, rafting, arrampicata, free limbing, sleddog, hicking. È evidente che, se queste attività rappresentano un interessante prodotto uristico da offrire al mercato, pongono problemi di compatibilità con l’area protetta che vanno

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seriamente affrontati già in fase di pianificazione (per i problemi di impatto ambientale legati alla pratica di attività sportive si veda FNNPE, 1993).

Il realizzare strutture ad hoc e servizi mirati (quali corsi, accompagnamento, etc…) rappresenta una modalità per coniugare l’offerta di servizi a valenza turistica aggiuntivi con il controllo dell’impatto che tali attività possono determinare sull’ambiente.

d) Proteggere il Parco

Scopo di questa funzione è coniugare strettamente le opportunità turistiche che l’area protetta può offrire, con gli scopi di tutela per cui è stata istituita.

Si tratta pertanto di realizzare servizi funzionali al perseguimento della tutela del territorio del parco e al ripristino delle sue ricchezze ambientali:

rimboschimenti, ripopolamenti, scambi floro-faunistici; convegni e pubblicazioni di argomento scientifico; ricerche e sperimentazioni; banca dati scientifici informatizzata.

La domanda di questi servizi rappresenta un target piuttosto ristretto di utenti, costituito da studiosi e scienziati. Si tratta infatti di servizi assai specialistici volti alla valorizzazione della componente scientifica del parco.

Non va trascurato peraltro come il diffondersi di una accresciuta sensibilità alle emergenze ambientali nell’opinione comune, stia originando correnti di flusso turistico (sebbene di modesta entità e soprattutto in Paesi con una tradizione di turismo ambientale più consolidata) che hanno come motivazione primaria la manutenzione dell’ambiente.

e) Conoscere il Parco per Vivere il Parco

Le funzioni alle quali si è fin qui fatto cenno, per quanto importanti non sono da sole sufficienti in un’otttica di fruizione turistica di un parco, ma richiedono altre due aree di intervento: i visitatori possono infatti cercare esplicitamente opportunità per conoscere aspetti specifici delle risorse ambientali del parco (conoscere il parco), oppure possono volere compiere un’esperienza di vita all’interno del parco stesso (vivere il parco).

Si noti però che a quest’ultimo livello di attese diviene essenziale l’integrazione dell’area protetta con l’area circostante ed il parco non può che essere solo un momento di questa volontà di vivere la destinazione di vacanza.

Anche queste ultime due funzioni peraltro rispondono alla duplice finalità di diversificare e strutturare l’offerta parco e al contempo di garantire un turismo sostenibile.

Il concetto di fruizione del parco a soli fini didattici va superato perché ha portato ad uno sfruttamento limitativo delle potenzialità turistiche delle aree protette. In questo modo non si colgono invece altre componenti della domanda, importanti ed economicamente più redditizie, ma che sono interessate ad una strutturazione dell’offerta più variegata e complessa rispetto alle sole motivazioni educative.

Questa ulteriore funzione turistica è bene esemplificata e realizzata dalla sinergia tra area protetta e produzioni tipiche, che oltre a rispondere ad un interesse sempre più diffuso della domanda turistica rappresenta un interessante binomio tra le componenti naturalistiche dell’area protetta e le produzioni tipiche connesse con tali componenti e da esse derivate.

Occorre innanzitutto tenere presente che non tutto ciò che è locale è per ciò stesso tipico: non tutto ciò che appartiene al territorio del parco è per se stesso una risorsa da valorizzare. Con il termine locale si fa riferimento a qualsiasi bene che venga prodotto in una determinata area territoriale, ma tale connotazione non configura affatto, e tanto meno in modo automatico, una valenza particolare per il prodotto in questione. Con il termine tipico si fa invece riferimento ad un prodotto strettamente correlato con una specifica e particolare tradizione lavorativa di una determinata area, tramandata di

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generazione in generazione. Si tratta quindi di qualcosa che in qualche modo affonda le sue radici nella storia e nella cultura di una comunità locale, ed in quanto tale diventa uno dei suoi elementi di identità. In questa ottica risulta logico accettare che parlare di valorizzazione e promozione di prodotti tipici significa fare riferimento a quelle produzioni che possono dimostrare la rispondenza ad un particolare e tradizionale processo di produzione, patrimonio di un determinato contesto territoriale.

Il secondo aspetto che vale la pena tenere in considerazione è che valorizzare i prodotti tipici è una via per tutelare l’habitat di un parco.

Sono 2 gli ordini di problematiche che vanno affrontati: la prima fa riferimento alla messa punto di una griglia di variabili che permettono di individuare quali siano le produzioni tipiche da valorizzare, la seconda – ben più impegnativa – è la definizione del ruolo dell’Ente Parco in questo processo.

Con riferimento al primo dei due aspetti richiamati, un esempio è l’Atlante dei prodotti tipici nei parchi italiani ( www.atlanteparchi.it ) promosso dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio in collaborazione con Slow Food, Legambiente e Federparchi. Partendo dalla constatazione che le aree protette, per ragioni intrinseche, hanno favorito una spinta molto forte alla creazione di nuove imprese agroalimentari (agriturismi, agricoltura biologica, etc). che vanno a sovrapporsi e ad integrare quelle tradizionali ancora esistenti, il Ministero ha inteso avviare una promozione delle produzioni tipich che si trovano all’interno dei parchi nazionali e regionali italiani. Oltre ai prodotti si sono individuati anche i produttori, gli artigiani, gli allevatori, gli agricoltori, attribuendo un giudizio prima di merito (quel prodotto è tipico? Rispetta i parametri di territorialità, tradizione, genuinità che un prodotto tipico deve esprimere?) e poi organolettico. Si è trattato quindi di una selezione su due livelli, dei prodotti e dei produttori, realizzata da Slow Food che, sulla base di criteri ben precisi, ha deciso quali produttori meritassero la segnalazione – e tra questi quali toccassero l’eccellenza – e quali no, adottando un concetto innovativo per un’Istituzione pubblica, che di solito chiede la onnipresenza e la completezza delle segnalazioni, senza peraltro attribuire alcun giudizio di valore. Complessivamente sono stati selezionati 1610 produttori sugli oltre 4000 coinvolti.

Rispetto all’esempio citato, si ritiene che un ulteriore elemento di competitività nella scelta delle produzioni da valorizzare, possa essere individuato nell’approfondire l’aspetto della territorialità

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rispetto semplicemente a variabili qualitative di produzione (processo) o di prodotto (parametri organolettici). In linea generale occorrerà comunque prevedere almeno le seguenti condizioni di individuazione/selezione (Antonioli et al, 2002): a)

b) c)

d)

e)

la materia prima deve essere esclusivamente locale e prodotta all’interno del territorio del parco o nelle aree limitrofe e con una stretta correlazione con esso; le attività di trasformazione del prodotto avvengano esclusivamente all’interno di tale area; deve esserci in misura significativa un contatto diretto fra azienda e consumatore, il che significa che la vendita deve avvenire prevalentemente nel luogo di produzione; i prodotti devono essere caratterizzati da specificità riconducibili in modo evidente al fatto di essere prodotti del territorio del parco, e quindi da essere oggettivamente differenziabili da prodotti similari; i processi produttivi devono essere ecocompatibili.

Per quanto riguarda invece il ruolo del parco in questo processo occorre tenere conto non solo di valutazioni di carattere generale/istituzionale, ma anche dei differenti contesti locali e che la creazione di reddito – per se stesso e per i residenti – rientra fra gli obiettivi strategici di un parco. Ma non è certamente una funzione gestibile direttamente ed esclusivamente dal parco, che assume invece un fondamentale ruolo di promozione e di stimolo, in un contesto di sinergia con gli operatori economici. La valutazione delle possibili forme di tale collaborazione deve includere anche l’aspetto relativo al “legame” fra prodotto e parco, ed in particolare alla comunicazione (marchio?) di tale legame (“prodotto nel territorio del parco di …”?).

f) Innovare il Parco

Quest’ultima funzione si riferisce alla possibilità di creare nuovi utilizzi del Parco indirizzati a nicchie particolari di turismo o comunque ad attività legate al tempo libero. In particolare si tratta di dare vita a:

convenzioni con aziende private e associazioni di tipo protezionistico, naturalistico, culturale, artistico, etc.. Le convenzioni con le aziende hanno soprattutto la finalità di ottenere sponsorizzazioni oppure attività formative di cui il parco potrebbe divenire sede (si pensi ai corsi di formazione oggi in voga di Team Building per manager, basati su attività outdoor e di sopravvivenza). Le convenzioni con le associazioni possono mirare a scambi reciproci: per esempio il Parco può essere sede per attività particolari dell’associazione la quale a sua volta può collaborare in forma volontaria su aspetti mirati e specifici;

servizi su commessa. Il Parco potrebbe realizzare servizi su commessa presso sedi esterne (ad esempio mostre, diapositive, conferenze, corsi presso scuole, associazioni sportive, culturali, etc…). In tal modo si raggiunge un duplice obiettivo: diffondere la cultura del parco e portare a conoscenza di un più vasto pubblico le proprie istanze, i propri progetti, le proprie iniziative e le difficoltà operative. Ciò potrebbe contribuire a diffondere il consenso e l’attenzione.

6. CONCLUSIONI

Le riflessioni svolte portano a sottolineare la necessità di giungere ad individuare un organico e coerente quadro di indicazioni di policy e parallelamente di strategia competitiva per la valorizzazione turistica di un parco, nel pieno rispetto delle sue funzioni primarie di protezione e salvaguardia. Questo è possibile solo declinando in chiave locale alcuni fondamentali passaggi dell’attività istituzionale ed operativa, quali:

la creazione di un'efficace partnership tra l'area protetta, gli Enti Locali, le imprese turistiche e altri soggetti interessati allo sviluppo turistico del territorio;

la predisposizione di piani strategici operativi con la debita attenzione alle condizioni di efficacia ed efficienza dei processi delineati;

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la loro implementazione nella definizione del ruolo di ciascun stakeholder, anche valorizzando le best practices maturate nel quadro delle Istituzioni internazionali.

Nel definire le strategie di intervento sulle risorse ambientali del parco è necessario tenere presente che il presidio attivo della popolazione locale costituisce la miglior forma di tutela e salvaguardia del territorio. La sfida che ci attende non si limita ad una mera conservazione della risorsa, ma risiede nella capacità di coniugare la stessa con il concetto di valore: ciò significa prendere le mosse da un utilizzo responsabile del "bene ambiente", perseguendone lo sviluppo sostenibile, in misura e secondo modalità che variano in funzione delle peculiarità specifiche di ogni particolare contesto, ovvero secondo il principio delle "attività compatibili". Essendo l'uomo il punto di incontro tra l’ambiente come valore (patrimonio della comunità locale) e l’ambiente come risorsa (luogo delle attività umane), il momento della conoscenza e della valorizzazione delle risorse naturali deve essere concomitante e contestuale con il momento dell'analisi delle potenzialità economiche di un'area, al fine del perseguimento di un modello di sviluppo strategico dal punto di vista economico e al contempo consapevole in ambito ecologico.

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