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OMUNITA’ VITA DI C Parrocchia “Regina Pacis” - Viale Don Minzoni, 126 - Tel/Fax 095 7794544 - Giarre - 3 Giugno 2012 - Anno XX n. 2 MARIA, “MADRE E REGINA DELLA PACE”, DIMORANDO NELLA PACE, LA PARTECIPA Molto importante è il legame tra il Cuore immacolato, la pace e la maternità divina ed universale di Maria. Infatti, la pace scaturita dal Cuore immacolato di Maria è la condizione fondamentale per la realizzazione della sua maternità. La stretta relazione tra Maria e la pace è stata codificata dalla Chiesa ed in particolar modo dal Beato Giovanni Paolo II. In occasione della recita dell’Angelus (1° gennaio 1989), il Papa sottolineò: “in quanto madre di Cristo, Maria è anche madre della Chiesa, madre dell’umanità, madre di tutte le generazioni dei figli di Dio. Essa è madre e regina della pace. In modo assai opportuno il mio venerato predecessore Paolo VI volle unire la festa della maternità di Maria alla Giornata della Pace, che oggi celebriamo in tutto il mondo. Maria ha generato il Principe della pace, colui che ci dona quello Spirito Santo, il cui frutto principale è proprio la pace”. In questo brano Maria viene chiamata madre e regina della pace e viene posto in rilievo, attraverso una delle prerogative di Cristo (Principe della pace), un ulteriore legame tra la maternità divina di Maria e la pace: il legame tra la maternità divina, resa possibile da un Cuore immacolato e quindi pacifico, e l’oggetto stesso della maternità: il Figlio. Maria non è nella pace solo in quanto essa è condizione per la maternità divina, ma anche perché Colui che ella ha generato si identifica con la stessa pace: Egli è la Pace tra Dio e gli uomini. Inoltre, la prerogativa regale di Gesù non ci consente soltanto di esprimere, nei confronti di Maria, il titolo di Madre della pace, ma ci rivela la natura regale della madre. Durante l’omelia della Messa nello stadio di Mbabane (Swaziland), il 16 settembre 1988, chiamando Gesù Re della pace, il Beato Giovanni Paolo II disse: Ci presentiamo a lui, il Re della pace. Il suo Regno di pace è anche un Regno di grazia e di verità, di giustizia e di amore. E sua Madre, la Vergine di Nazareth, dice all’angelo dell’annunciazione: <<Io sono la serva del Signore>> (Lc 1,38). Ed è proprio come serva del Signore che partecipa della natura regale di suo Figlio. Questo è il motivo per cui ella è la Regina della pace”. Nella medesima occasione precisò il significato del titolo Regina della pace e la modalità del suo servizio: “La Regina della pace è colei che desidera servire - che desidera soprattutto essere al servizio della missione di riconciliazione e di pace che Gesù suo Figlio ha portato nel mondo. Lei - la Madre del Re della pace - desidera soprattutto servire ed intercedere in modo tale che <<la nostra terra darà il suo frutto>>, il frutto della pace con Dio e tra tutti i popoli. Maria - Regina della pace - desidera soprattutto servire, perché <<servire Dio è regnare>>”. Maria, quindi, è colei che desidera essere al servizio della missione di riconciliazione e di pace del Figlio. Quest’ultimo brano ci introduce alla funzione di Maria come colei che desidera servire ed intercedere per la pace con Dio e tra tutti i popoli: è Regina della pace a motivo di ciò. Il Papa, in occasione della recita dell’Angelus (2 gennaio 1994), invitò i fedeli a rivolgersi a Maria, Madre e Regina della Pace, sottolineando che Lei mai ha smarrito la pace del cuore e invocando il suo aiuto per le famiglie del mondo intero perché indicasse loro la via sicura dell’amore e della pace: “Invochiamo Maria, Madre e Regina della Pace. Ella, durante la sua vita terrena, ha conosciuto non poche difficoltà, legate alla quotidiana fatica dell’esistenza. Ma mai ha smarrito la pace del cuore, frutto anche della santità e della serenità di quel singolare focolare domestico. Voglia Ella indicare alle famiglie del mondo intero la via sicura dell’amore e della pace.” Si evince facilmente come Maria sia stata concepita immacolata e custodita (non senza il suo libero e personale assenso) nella pace con Dio, con sé, con gli uomini e con il creato, affinché si realizzasse la maternità divina (madre di Dio) e universale (madre della Chiesa) e come tutto ciò sia strettamente legato al frutto del suo fiat: il Principe della Pace. La pace del cuore avvolge Maria sin dal suo concepimento. Ed è proprio in quanto Regina della pace che Maria serve ed intercede perché trionfi la pace tra l’uomo e Dio e tra tutti i popoli. Per questo Maria può essere indicata come la via sicura dell’amore e della pace, via cui aspira ogni fedele. Durante l’omelia del 1° gennaio 1979 in san Pietro, volendo unire la preghiera per la pace alla maternità di Maria, il Beato Giovanni Paolo II pregò così: “<<Madre, che sai cosa significa stringere nelle braccia il corpo morto del Figlio, di colui al quale hai dato la vita, risparmia a tutte le madri di questa terra la morte dei loro figli, i tormenti, la schiavitù, la distruzione della guerra, le persecuzioni, i campi di concentramento, le carceri! Conserva loro la gioia della nascita, del sostentamento, dello sviluppo dell’uomo e della sua vita. Nel nome di questa vita, nel nome della nascita del Signore, implora con noi la pace, la giustizia nel mondo! Madre della pace, in tutta la bellezza e maestà della tua maternità, che la Chiesa esalta e il mondo ammira, ti preghiamo: Sii con noi in ogni momento! Fa’ che questo nuovo anno sia un anno di pace, in virtù della nascita e della morte del Tuo figlio!>>. Amen.”. Come possiamo vedere da quest’ultimo brano, Maria è invocata dal Papa come Madre della pace affinché venga in aiuto di coloro che soffrono e la cui pace è sottoposta a durissime prove: in virtù della sua maternità è invocata perché serva la pace e questa regni nel mondo. Il parroco Sac. Sinopoli Vittorio SdP Maria, sostieni la nostra speranza! Siamo giunti alla fine di quest’Anno Pastorale che tradizionalmente si conclude con la festa dedicata alla nostra amatissima Mamma Celeste, che nella nostra Parrocchia è venerata con il titolo di Regina della Pace. È stato un anno importante perché è stato celebrato il quarantacinquesimo anniversario di erezione a Parrocchia della nostra comunità, ma è stato anche un anno difficile che ha visto soffrire la nostra grande famiglia parrocchiale insieme a tutta l’Italia a causa della grave crisi economica che colpisce il nostro Paese. Il nuovo Anno Pastorale che vivremo dopo la pausa estiva sarà l’Anno della Fede. Sarà un Anno Pastorale che ci vedrà tutti impegnati nel far rinascere la nostra fede e nel testimoniarla così da trasmetterla ai nostri fratelli e alle nostre sorelle. La fede, però, come sappiamo, necessità della carità e della speranza. Quest’ultima, in un momento difficile come quello attuale, non ci ha abbandonato nel corso di quest’anno e ne abbiamo avuto un esempio nelle famiglie che generosamente più grande in Padre Fausto Tentorio. Padre Tentorio era un missionario in una regione delle Filippine, che è stato ucciso quasi contemporaneamente a quando Benedetto XVI ha indetto l’Anno della Fede. È stato ucciso poco dopo aver celebrato la Messa, prima che si incontrasse con altri sacerdoti nella casa del Vescovo. È stato, quindi, un vero e proprio martire, parola che viene dal greco martyros, che significa testimone. Padre Tentorio aveva già subito un altro agguato, cui era sfuggito, ma ciononostante avevo continuato la propria opera di evangelizzazione. La sua vita era un dono totale: visite pastorali per andare a trovare tribù nei luoghi più sperduti, dormire per terra, condividere il cibo povero degli indigeni, lottare per le differenze e le discriminazioni ingiuste, impegnarsi per l’educazione di bambini e adulti. La nostra comunità parrocchiale, la congregazione dei Missionari Servi dei Poveri e tutta la famiglia cusmaniana hanno poi un fulgido esempio di testimone della fede e della carità nel Beato Francesco Spoto. Il Beato Francesco Spoto, Padre Generale della congregazione, come sappiamo, morì in Congo, dopo essere stato percosso selvaggiamente da un gruppo di ribelli, il 27 dicembre 1967 e fu beatificato nel 2006 da Benedetto XVI. Grande è stata la testimonianza della sua fede fino al dono della vita. Infatti, recatosi a confortare tre confratelli che avevano portato il carisma cusmaniano in quel lembo d’Africa, pur essendosi aggravata la situazione per via dell’instabilità politica di quel Paese, preferì restare sul posto, pur essendo in tempo per tornare in Italia, per sostenere i confratelli nella necessità di venire incontro ai bisogni delle popolazioni locali martoriate dalla guerra civile. In previsione del peggio rassegnerà le sue dimissioni da Superiore Generale e il lungo calvario e le peripezie vissute nella foresta congolese culmineranno nell’offerta della sua vita al Signore: “Signore, prendi la mia vita, ma salva quella dei miei confratelli”, scriverà nel suo diario. Nei suoi scritti Padre Spoto sottolinea l’importanza della fede, dicendo: “Amate la vostra fede: essa vi dà forza incrollabile nei momenti difficili della vita, pace e gioia nell’anima”, e ricorda, seguendo il motto del Beato Giacomo Cusmano “per caritatem ad fidem”, che il tramite privilegiato per arrivare alla fede è la carità “da fare ai poveri e inculcare ai ricchi!”. Padre Spoto costituisce, quindi, un inestimabile esempio di testimonianza della fede e uno stimolo a collaborare con il Signore nel fare il bene nella vita di tutti i giorni. Il Santo Padre ha detto che il male purtroppo fa più rumore del bene, ma continua ad esserci il terreno buono, che è quello dei martiri. La Nostra Mamma Celeste ci accompagni in quest’Anno della Fede, aiutandoci a viverlo nella maniera più fruttuosa possibile! Giuseppe Visconte L’ANNO DELLA FEDE E L’ESEMPIO DEI MARTIRI si racchiude nell’essere consapevoli che Gesù ci ama e che noi cristiani dobbiamo amarci come Lui ci ha amati. Si tratta di una Notizia, che per definizione, non può soltanto restare dentro di noi, ma dobbiamo renderne partecipi anche gli altri. Ecco che l’Anno della Fede rappresenta, secondo Benedetto XVI, un momento importante per l’evangelizzazione. È infatti l’Amore di Cristo che illumina la Chiesa a spingere i cristiani all’evangelizzazione, tramite l’esempio della propria vita. La virtù teologica della fede, nota il Santo Padre, non può però vivere senza la carità, perché una fede senza opere è morta. Una fede senza carità è sterile e la carità senza fede sarebbe, nota il Santo Padre, un sentimento in costante dubbio. La testimonianza della fede e della carità non poteva avere esempio di Dio e dalla dottrina che nel corso dei secoli è stata elaborata. Di qui l’intenzione del Pontefice di indire l’Anno della Fede in occasione di due importanti anniversari che ricordano due momenti importanti per la storia della Chiesa: il Concilio Ecumenico Vaticano II e la pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. Nota il Pontefice come il Concilio sia stata una Grande Grazia per il XX secolo e quella dell’Anno della Fede rappresenti un’occasione per riscoprire i documenti dei Padri Conciliari, i quali, per usare un’espressione del Beato Giovanni Paolo II, “non perdono il loro valore né il loro smalto”. E’ stato proprio il Beato Giovanni Paolo II che ha voluto coagulare in unico testo, il Catechismo della Chiesa Cattolica, tutto il percorso che la Chiesa ha tracciato in questi venti secoli nell’elaborazione della dottrina cristiana. Ma l’Anno della Fede non costituisce solo un’occasione di studio e di approfondimento dei testi della dottrina cristiana. Questi rappresentano un punto di partenza per poter acquisire la consapevolezza di essere cristiani e per fare una scelta consapevole e quindi libera nel volersi affidare a Gesù. Una volta acquisita questa consapevolezza e fatta questa scelta, il cristiano deve diventare un testimone credibile. L’essere cristiani, infatti, deriva dall’aver ricevuto la “Buona Notizia”, il Vangelo, la cui sintesi hanno contributo a raccogliere 5.400 € per la ristrutturazione della terrazza sui 15.000 € necessari. A queste famiglie rivolgiamo un sentito grazie. Il parroco, nell’ultimo consiglio pastorale, ha reso noto che per le opere di ristrutturazione, che si appalesano più urgenti, tre ditte hanno proposto dei preventivi. Ha, altresì, comunicato che è stata fatta una perizia giurata di Casa Shalom per determinarne il valore, pari a 20.000 €, cui è stata allegata una relazione tecnica. Sia i preventivi relativi alla terrazza che la perizia e la relazione riguardanti Casa Shalom verranno sottoposti alla Curia diocesana. Anche per il nuovo anno la speranza non ci deve abbandonare. Le difficoltà economiche che vivono le nostre famiglie non ci devono fare rassegnare. Chiediamo in un’occasione proficua come questa l’aiuto della Nostra Mamma Celeste, perché ci sostenga e alimenti la nostra speranza. La Redazione Con la lettera apostolica “Porta fidei”, pubblicata l’11 ottobre 2011, il Santo Padre Benedetto XVI ha indetto l’Anno della Fede, il quale avrà inizio l’11 ottobre 2012, data in cui ricorre il cinquantesimo anniversario dall’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II voluto dal Beato Giovanni XXIII, per concludersi il 24 novembre 2013, Solennità di Cristo Re. Il Santo Padre non ha mancato di sottolineare l’importanza dell’occasione. In un mondo che vive una profonda crisi di fede, indire un Anno dedicato alla riscoperta di questa importante virtù teologica ha l’obiettivo chiaro di far riscoprire il significato di essere cristiani. Un tempo, infatti, la fede costituiva un presupposto ovvio che oggi viene fortemente messo in discussione. La dottrina cristiana è vista come un peso che non permette l’espressione della piena libertà, senza che ci si rende conto che la “libertà” lontano da Gesù significa anzi la perdita della libertà. La fede può essere vista, anzitutto, come ha affermato il Santo Padre, come una “porta”, che per noi è sempre aperta. È una soglia che permette l’inizio di un cammino che dura tutta la vita, sin dal Battesimo. Allo stesso tempo la nostra fede va nutrita e il cibo che le da sostentamento è la Parola di Dio. Vero è che l’atto di fede costituisce una libera scelta dell’individuo, ma vero è anche che tale scelta deve essere consapevole e perché la scelta del cristiano sia consapevole è necessario che questi conosca il contenuto della fede, che ci viene dato dalla Parola Il Beato Francesco Spoto e Padre Fausto Tentorio Catechesi per adulti: il gruppo del mercoledì sera Un grande peccato inconfessato di noi Cristiani è la presunzione di aver raggiunto con il sacramento della Cresima, la piena conoscenza delle “cose di Dio”, cioè di aver concluso con il catechismo la propria formazione religiosa. Ma possono bastare le poche nozioni di fede, spesso spiegate in modo puerile, per essere comprensibili ai fanciulli, o le principali preghiere a memoria, per accompagnarci durante il percorso della nostra vita? Da questa interrogazione è nata la necessità di istituire un corso di catechesi per adulti, per tutti coloro che hanno sentito il bisogno di crescere nelle loro conoscenze di fede, come gli Apostoli quando si rivolsero a Gesù dicendo “Signore accresci la nostra fede”. Così da ottobre è iniziato il corso che conduco ogni mercoledì sera, dapprima con grande partecipazione di fedeli che è andata un pò scemando lungo il percorso, e solo una dozzina sono arrivati alla conclusione di questo primo anno d’incontri. Certo l’argomento trattato non è stato dei più facili. Ho proposto di approfondire il Catechismo della Chiesa Cattolica con domande teologiche sui misteri della fede che mi hanno impegnato a preparare delle risposte in modo comprensibile ed esauriente. Non è stato soltanto un monologo, ma ogni incontro l’abbiamo condotto tutti insieme interrogandoci e dando delle nostre risposte e confrontando le idee acquisite. Adesso, con la conclusione dell’anno pastorale, ci prendiamo il meritato riposo estivo per riprendere il prossimo anno ad analizzare il Credo, certo di trovarvi sempre più numerosi. Padre Juan Silva SdP (Padre Giovanni) Vice Parroco

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OMUNITA’VITA DIC

Parrocchia “Regina Pacis” - Viale Don Minzoni, 126 - Tel/Fax 095 7794544 - Giarre - 3 Giugno 2012 - Anno XX n. 2

MARIA, “MADRE E REGINA DELLA PACE”, DIMORANDO NELLA PACE, LA PARTECIPAMolto importante è il legame tra il Cuore immacolato, la pace e la maternità divina ed universale di Maria. Infatti, la pace scaturita dal Cuore immacolato di Maria è la condizione fondamentale per la realizzazione della sua maternità. La stretta relazione tra Maria e la pace è stata codificata dalla Chiesa ed in particolar modo dal Beato Giovanni Paolo II. In occasione della recita dell’Angelus (1° gennaio 1989), il Papa sottolineò: “in quanto madre di Cristo, Maria è anche madre della Chiesa, madre dell’umanità, madre di tutte le generazioni dei figli di Dio. Essa è madre e regina della pace. In modo assai opportuno il mio venerato predecessore Paolo VI volle unire la festa della maternità di Maria alla Giornata della Pace, che oggi celebriamo in tutto il mondo. Maria ha generato il Principe della pace, colui che ci dona quello Spirito Santo, il cui frutto principale è proprio la pace”. In questo brano Maria viene chiamata madre e regina della pace e viene posto in rilievo, attraverso una delle prerogative di Cristo (Principe della pace), un ulteriore legame tra la maternità divina di Maria e la pace: il legame tra la maternità divina, resa possibile da un Cuore immacolato e quindi pacifico, e l’oggetto stesso della maternità: il Figlio. Maria non è nella pace solo in quanto essa è condizione per la maternità divina, ma anche perché Colui che ella ha generato si identifica con la stessa pace: Egli è la Pace tra Dio e gli uomini. Inoltre, la prerogativa regale di Gesù non ci consente soltanto di esprimere, nei confronti di Maria, il titolo di Madre della pace, ma ci rivela la natura regale della madre. Durante l’omelia della Messa nello stadio di Mbabane (Swaziland), il 16 settembre 1988, chiamando Gesù Re della pace, il Beato Giovanni Paolo II disse: “Ci presentiamo a lui, il Re della pace. Il suo Regno di pace è anche un Regno di grazia e di verità, di giustizia e di amore. E sua Madre, la Vergine di Nazareth, dice all’angelo dell’annunciazione: <<Io sono la serva del Signore>> (Lc 1,38). Ed è proprio come serva del Signore che

partecipa della natura regale di suo Figlio. Questo è il motivo per cui ella è la Regina della pace”. Nella medesima occasione precisò il significato del titolo Regina della pace e la modalità del suo servizio: “La Regina della pace è colei che desidera servire - che desidera soprattutto essere al servizio della missione di riconciliazione e di pace che Gesù suo Figlio ha portato nel mondo. Lei - la Madre del Re della pace - desidera soprattutto servire ed intercedere in modo tale che <<la nostra terra darà il suo frutto>>, il frutto della pace con Dio e tra tutti i popoli. Maria - Regina della pace - desidera soprattutto servire, perché <<servire Dio è regnare>>”. Maria, quindi, è colei che desidera essere

al servizio della missione di riconciliazione e di pace del Figlio. Quest’ultimo brano ci introduce alla funzione di Maria come colei che desidera servire ed intercedere per la pace con Dio e tra tutti i popoli: è Regina della pace a motivo di ciò. Il Papa, in occasione della recita dell’Angelus (2 gennaio 1994), invitò i fedeli a rivolgersi a Maria, Madre e Regina della Pace, sottolineando che Lei mai ha smarrito la pace del cuore e invocando il suo aiuto per le famiglie del mondo intero perché indicasse loro la via sicura dell’amore e della pace: “Invochiamo Maria, Madre e Regina della Pace. Ella, durante la sua vita terrena, ha conosciuto non poche difficoltà, legate alla quotidiana fatica dell’esistenza. Ma mai ha smarrito la pace del cuore, frutto anche della santità e della serenità di quel singolare focolare domestico. Voglia

Ella indicare alle famiglie del mondo intero la via sicura dell’amore e della pace.” Si evince facilmente come Maria sia stata concepita immacolata e custodita (non senza il suo libero e personale assenso) nella pace con Dio, con sé, con gli uomini e con il creato, affinché si realizzasse la maternità divina (madre di Dio) e universale (madre della Chiesa) e come tutto ciò sia strettamente legato al frutto del suo fiat: il Principe della Pace. La pace del cuore avvolge Maria sin dal suo concepimento. Ed è proprio in quanto Regina della pace che Maria serve ed intercede perché trionfi la pace tra l’uomo e Dio e tra tutti i popoli. Per questo Maria può essere indicata come la via sicura dell’amore e della pace, via cui aspira ogni fedele. Durante l’omelia del 1° gennaio 1979 in san Pietro, volendo unire la preghiera per la pace alla maternità di Maria, il Beato Giovanni Paolo II pregò così: “<<Madre, che sai cosa significa stringere nelle braccia il corpo morto del Figlio, di colui al quale hai dato la vita, risparmia a tutte le madri di questa terra la morte dei loro figli, i tormenti, la schiavitù, la distruzione della guerra, le persecuzioni, i campi di concentramento, le carceri! Conserva loro la gioia della nascita, del sostentamento, dello sviluppo dell’uomo e della sua vita. Nel nome di questa vita, nel nome della nascita del Signore, implora con noi la pace, la giustizia nel mondo! Madre della pace, in tutta la bellezza e maestà della tua maternità, che la Chiesa esalta e il mondo ammira, ti preghiamo: Sii con noi in ogni momento! Fa’ che questo nuovo anno sia un anno di pace, in virtù della nascita e della morte del Tuo figlio!>>. Amen.”. Come possiamo vedere da quest’ultimo brano, Maria è invocata dal Papa come Madre della pace affinché venga in aiuto di coloro che soffrono e la cui pace è sottoposta a durissime prove: in virtù della sua maternità è invocata perché serva la pace e questa regni nel mondo.

Il parrocoSac. Sinopoli Vittorio SdP

Maria, sostieni la nostra speranza!Siamo giunti alla fine di quest’Anno Pastorale che tradizionalmente si conclude con la festa dedicata alla nostra amatissima Mamma Celeste, che nella nostra Parrocchia è venerata con il titolo di Regina della Pace. È stato un anno importante perché è stato celebrato il quarantacinquesimo anniversario di erezione a Parrocchia della nostra comunità, ma è stato anche un anno difficile che ha visto soffrire la nostra grande famiglia parrocchiale insieme a tutta l’Italia a causa della grave crisi economica che colpisce il nostro Paese. Il nuovo Anno Pastorale che vivremo dopo la pausa estiva sarà l’Anno della Fede. Sarà un Anno Pastorale che ci vedrà tutti impegnati nel far rinascere la nostra fede e nel testimoniarla così da trasmetterla ai nostri fratelli e alle nostre sorelle. La fede, però, come sappiamo, necessità della carità e della speranza. Quest’ultima, in un momento difficile come quello attuale, non ci ha abbandonato nel corso di quest’anno e ne abbiamo avuto un esempio nelle famiglie che generosamente

più grande in Padre Fausto Tentorio. Padre Tentorio era un missionario in una regione delle Filippine, che è stato ucciso quasi contemporaneamente a quando Benedetto XVI ha indetto l’Anno della Fede. È stato ucciso poco dopo aver celebrato la Messa, prima che si incontrasse con altri sacerdoti nella casa del Vescovo. È stato, quindi,

un vero e proprio martire, parola che viene dal greco martyros, che significa testimone. Padre Tentorio aveva già subito un altro agguato, cui era sfuggito, ma ciononostante avevo continuato la propria opera di evangelizzazione. La sua vita era un dono totale: visite pastorali per andare a trovare tribù nei luoghi più sperduti, dormire per terra, condividere il cibo povero degli indigeni, lottare per le differenze e le discriminazioni ingiuste, impegnarsi per l’educazione di bambini e adulti. La nostra comunità parrocchiale, la congregazione dei Missionari Servi dei Poveri e tutta la famiglia

cusmaniana hanno poi un fulgido esempio di testimone della fede e della carità nel Beato Francesco Spoto. Il Beato Francesco Spoto, Padre Generale della congregazione, come sappiamo, morì in Congo, dopo essere stato percosso selvaggiamente da un gruppo di ribelli, il 27 dicembre 1967 e fu beatificato nel 2006 da Benedetto XVI. Grande è stata la testimonianza della sua fede fino al dono della vita. Infatti, recatosi a confortare tre confratelli che avevano

portato il carisma cusmaniano in quel lembo d’Africa, pur essendosi aggravata la situazione per via dell’instabilità politica di quel Paese, preferì restare sul posto, pur essendo in tempo per tornare in Italia, per sostenere i confratelli nella necessità di venire incontro ai bisogni delle popolazioni locali martoriate dalla guerra civile. In previsione del peggio rassegnerà le sue dimissioni da Superiore Generale e il lungo calvario e le peripezie vissute nella foresta congolese culmineranno nell’offerta della sua vita al Signore: “Signore, prendi la mia vita, ma salva quella dei miei confratelli”, scriverà nel suo diario. Nei suoi scritti Padre Spoto sottolinea l’importanza della fede, dicendo: “Amate la vostra fede: essa vi dà forza incrollabile nei momenti difficili della vita, pace e gioia nell’anima”, e ricorda, seguendo il motto del Beato Giacomo Cusmano “per caritatem ad fidem”, che il tramite privilegiato per arrivare alla fede è la carità “da fare ai poveri e inculcare ai ricchi!”. Padre Spoto costituisce, quindi, un inestimabile esempio di testimonianza della fede e uno stimolo a collaborare con il Signore nel fare il bene nella vita di tutti i giorni. Il Santo Padre ha detto che il male purtroppo fa più rumore del bene, ma continua ad esserci il terreno buono, che è quello dei martiri. La Nostra Mamma Celeste ci accompagni in quest’Anno della Fede, aiutandoci a viverlo nella maniera più fruttuosa possibile!

Giuseppe Visconte

L’ANNO DELLA FEDE E L’ESEMPIO DEI MARTIRIsi racchiude nell’essere consapevoli che Gesù ci ama e che noi cristiani dobbiamo amarci come Lui ci ha amati. Si tratta di una Notizia, che per definizione, non può soltanto restare dentro di noi, ma dobbiamo renderne partecipi anche gli altri. Ecco che l’Anno della Fede rappresenta, secondo Benedetto XVI, un momento importante

per l’evangelizzazione. È infatti l’Amore di Cristo che illumina la Chiesa a spingere i cristiani all’evangelizzazione, tramite l’esempio della propria vita. La virtù teologica della fede, nota il Santo Padre, non può però vivere senza la carità, perché una fede senza opere è morta. Una fede senza carità è sterile e la carità senza fede sarebbe, nota il Santo Padre, un sentimento in costante dubbio. La testimonianza della fede e della carità non poteva avere esempio

di Dio e dalla dottrina che nel corso dei secoli è stata elaborata. Di qui l’intenzione del Pontefice di indire l’Anno della Fede in occasione di due importanti anniversari che ricordano due momenti importanti per la storia della Chiesa: il Concilio Ecumenico Vaticano II e la pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. Nota il Pontefice come il Concilio sia stata una Grande Grazia per il XX secolo e quella dell’Anno della Fede rappresenti un’occasione per riscoprire i documenti dei Padri Conciliari, i quali, per usare un’espressione del Beato Giovanni Paolo II, “non perdono il loro valore né il loro smalto”. E’ stato proprio il Beato Giovanni Paolo II che ha voluto coagulare in unico testo, il Catechismo della Chiesa Cattolica, tutto il percorso che la Chiesa ha tracciato in questi venti secoli nell’elaborazione della dottrina cristiana. Ma l’Anno della Fede non costituisce solo un’occasione di studio e di approfondimento dei testi della dottrina cristiana. Questi rappresentano un punto di partenza per poter acquisire la consapevolezza di essere cristiani e per fare una scelta consapevole e quindi libera nel volersi affidare a Gesù. Una volta acquisita questa consapevolezza e fatta questa scelta, il cristiano deve diventare un testimone credibile. L’essere cristiani, infatti, deriva dall’aver ricevuto la “Buona Notizia”, il Vangelo, la cui sintesi

hanno contributo a raccogliere 5.400 € per la ristrutturazione della terrazza sui 15.000 € necessari. A queste famiglie rivolgiamo un sentito grazie. Il parroco, nell’ultimo consiglio pastorale, ha reso noto che per le opere di ristrutturazione, che si appalesano più urgenti, tre ditte hanno proposto dei preventivi. Ha, altresì, comunicato che è stata fatta una perizia giurata di Casa Shalom per determinarne il valore, pari a 20.000 €, cui è stata allegata una relazione tecnica. Sia i preventivi relativi alla terrazza che la perizia e la relazione riguardanti Casa Shalom verranno sottoposti alla Curia diocesana. Anche per il nuovo anno la speranza non ci deve abbandonare. Le difficoltà economiche che vivono le nostre famiglie non ci devono fare rassegnare. Chiediamo in un’occasione proficua come questa l’aiuto della Nostra Mamma Celeste, perché ci sostenga e alimenti la nostra speranza.

La Redazione

Con la lettera apostolica “Porta fidei”, pubblicata l’11 ottobre 2011, il Santo Padre Benedetto XVI ha indetto l’Anno della Fede, il quale avrà inizio l’11 ottobre 2012, data in cui ricorre il cinquantesimo anniversario dall’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II voluto dal Beato Giovanni XXIII, per concludersi il 24 novembre 2013, Solennità di Cristo Re. Il Santo Padre non ha mancato di sottolineare l’importanza dell’occasione. In un mondo che vive una profonda crisi di fede, indire un Anno dedicato alla riscoperta di questa importante virtù teologica ha l’obiettivo chiaro di far riscoprire il significato di essere cristiani. Un tempo, infatti, la fede costituiva un presupposto ovvio che oggi viene fortemente messo in discussione. La dottrina cristiana è vista come un peso che non permette l’espressione della piena libertà, senza che ci si rende conto che la “libertà” lontano da Gesù significa anzi la perdita della libertà. La fede può essere vista, anzitutto, come ha affermato il Santo Padre, come una “porta”, che per noi è sempre aperta. È una soglia che permette l’inizio di un cammino che dura tutta la vita, sin dal Battesimo. Allo stesso tempo la nostra fede va nutrita e il cibo che le da sostentamento è la Parola di Dio. Vero è che l’atto di fede costituisce una libera scelta dell’individuo, ma vero è anche che tale scelta deve essere consapevole e perché la scelta del cristiano sia consapevole è necessario che questi conosca il contenuto della fede, che ci viene dato dalla Parola

Il Beato Francesco Spoto e Padre Fausto Tentorio

Catechesi per adulti: il gruppo del mercoledì seraUn grande peccato inconfessato di noi Cristiani è la presunzione di aver raggiunto con il sacramento della Cresima, la piena conoscenza delle “cose di Dio”, cioè di aver concluso con il catechismo la propria formazione religiosa. Ma possono bastare le poche nozioni di fede, spesso spiegate in modo puerile, per essere comprensibili ai fanciulli, o le principali preghiere a memoria, per accompagnarci durante il percorso della nostra vita? Da questa interrogazione è nata la necessità di istituire un corso di catechesi per adulti, per tutti coloro che hanno sentito il bisogno di crescere nelle loro conoscenze di fede, come gli Apostoli quando si rivolsero a Gesù dicendo “Signore accresci la nostra fede”. Così da ottobre è iniziato il corso che conduco ogni mercoledì sera, dapprima con grande partecipazione di fedeli che è andata un pò scemando lungo il percorso, e solo

una dozzina sono arrivati alla conclusione di questo primo anno d’incontri. Certo l’argomento trattato non è stato dei più facili. Ho proposto di approfondire il Catechismo della Chiesa Cattolica con domande teologiche sui misteri della fede che mi hanno impegnato a preparare delle risposte in modo comprensibile ed esauriente. Non è stato soltanto un monologo, ma ogni incontro l’abbiamo condotto tutti insieme interrogandoci e dando delle nostre risposte e confrontando le idee acquisite. Adesso, con la conclusione dell’anno pastorale, ci prendiamo il meritato riposo estivo per riprendere il prossimo anno ad analizzare il Credo, certo di trovarvi sempre più numerosi.

Padre Juan Silva SdP

(Padre Giovanni) Vice Parroco

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VITA DI COMUNITA’2

LA PAROLA DI DIO NELLA VITA DEL CREDENTEe si lascia condurre alla rivelazione del suo senso spirituale; 3) l’orazione, in cui l’ascolto si fa preghiera; 4) la contemplazione, donata come grazia di comunione tra Dio e l’uomo. Il sinodo sulla Parola di Dio ci ricorda che tale itinerario dell’annuncio prende spunto dal racconto di Emmaus (Lc 24,27-44). Egli spiega le scritture ai discepoli di Emmaus (lettura, Lc 24,27); il cuore dei discepoli arde (meditazione, Lc 24,32); essi Lo pregano di restare con loro (orazione, Lc 24,29); allo spezzare del pane Lo riconoscono (contemplazione, Lc 24,31). Infine i discepoli tornano a Gerusalemme e possono affermare: “il Signore è veramente risorto”

(Lc 24,34). I frutti della Parola sono quindi il RICONOSCIMENTO, la CONVERSIONE e l’ANNUNCIO. Ognuno di noi, quindi, deve accostarsi alla Parola di Dio portando la propria esperienza di vita, vivendo la Parola come l’incontro con il messaggio, gustando appieno la celebrazione e, infine, prendendo l’impegno di vivere una vita nuova trasformata dalla Parola appena gustata attraverso l’incontro con Gesù nell’Eucarestia. Nella celebrazione liturgica, pertanto, la Liturgia della Parola e la Liturgia Eucaristica sono così strettamente legate da costituire un unico atto di culto. Uno solo e

identico, infatti, è il Pane di Vita che si dona ai fedeli, nella forma della Parola e del Sacramento. Si tratta di due momenti speculari nelle loro dinamiche: come nella Liturgia Eucaristica l’umanità del pane diventa Sacramento della divinità del Corpo, così nella Liturgia della Parola l’umanità della voce permette alla lettera della scrittura, sigillata nel libro, di diventare Parola viva del Dio Vivente; come nella Comunione mastichiamo e assimiliamo in noi il Sacramento Eucaristico, così nella Liturgia della Parola spezziamo la Parola, la mastichiamo (soprattutto nell’omelia) per assimilarci ad Essa; come nella Pasqua di Gesù si compie ogni Sua Parola, così nel Sacramento Eucaristico si compie la Liturgia della Parola. Il battezzato è chiamato a cogliere i frutti dell’ascolto della Parola non solo nella Celebrazione Eucaristica ma anche e soprattutto nella vita di tutti i giorni. La parabola del seminatore illustra bene il frutto della Parola in rapporto all’atteggiamento di ciascuno (Mt 13,18-23), mentre il criterio fondamentale per comprendere se l’ascolto della Parola ha portato frutto ce lo dà Sant’Agostino: “Chiunque crede di aver compreso le divine Scritture o una qualche loro parte, ma in modo tale che quella comprensione non lo porta a edificare il duplice amore di Dio e del prossimo, costui in realtà non le ha ancora comprese” (De Doctrina Christiana 1, 36,4), perché sono “queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!” (1 Cor 13,13). N.B. A partire dal prossimo Anno Liturgico si costituirà, in Parrocchia, il gruppo dei lettori. Chi fosse interessato a farne parte può contattare la Parrocchia.

Maria Rita Di PaolaResponsabile Liturgia

CRESIMATI: TESTIMONI DELL’AMORE

I cresimandi di quest’anno ci sono stati affidati tre anni fa. Con loro abbiamo percorso un cammino di fede e spiritualità fondato su un sano cristianesimo. Il sacramento della Cresima significa confermare, cioè dire sì, in modo consapevole al proprio Battesimo. La fede ricevuta in dono come un piccolo seme, il giorno del nostro Battesimo, professata in nome nostro, dei genitori e dei padrini, ora viene accolta responsabilmente

LA PRIMA COMUNIONEDopo tre intensi ed emozionanti anni, domenica 20 Maggio abbiamo accompagnato i “nostri” bambini al giorno della Prima Comunione. Il 24 Marzo per la prima volta i bambini si sono accostati al Sacramento della Riconciliazione, vivendolo come il primo importante passo verso l’incontro con Gesù Eucarestia. Il nostro cammino è iniziato quando i bambini avevano circa sette anni; si sono mostrati sin da subito interessati e partecipi attivamente al percorso catechistico, forse un po’ vivaci, ma di certo sempre affettuosi! I ricordi sono tanti e belli: le feste nel salone parrocchiale, le risatine tra i banchi, i bigliettini e i disegni di fine anno, i progressi verso la fede, la voglia di sapere, la tristezza nei loro volti nel leggere la Passione di Cristo e il sorriso nei loro occhi ricordando durante l’Avvento la nascita di Gesù Bambino. Porteremo sempre con noi l’argento vivo di Francesca, i dolci abbracci di Dario, lo sguardo intenso di Elisa, le risposte sempre puntuali di Antonio, i cartoncini con i “vi voglio bene” di Lucrezia. Non scorderemo mai Nicolò e la sua tenera dolcezza, Luca e Damiano con le loro simpatiche marachelle, le contagiose risate di Serena e Gabriele, i componimenti e le illustrazioni di Giorgia, Tatiana e la sua mano sempre alzata per essere la prima a leggere, Seby e i suoi sapienti interventi e il sorriso biricchino di Rosalia. Vogliamo dire un grande GRAZIE ai nostri bambini per averci seguito con passione e costanza durante questo percorso di crescita e formazione per la loro vita cristiana. Speriamo di aver seminato nei loro puri e innocenti cuori la voglia di continuare a crescere seguendo i passi di Gesù, accostandosi sempre più alle Sacre Scritture e rinnovando ogni domenica l’incontro con Gesù nell’ostia consacrata.

Le vostre catechiste Maria Caruso e Rosalinda Naselli

Prima Comunione, 13 maggio 2012

Prima Comunione, 20 maggio 2012

come un cammino possibile anche da parte del giovane, che con questo segno esteriore fa pubblicamente la scelta di Cristo e della comunità cristiana. Così come gli apostoli che, ricevuto lo Spirito Santo, andarono a testimoniare la Buona Novella, voi ragazzi portate testimonianza degli insegnamenti di Gesù ... Auguri dai vostri catechisti.

Giuseppe Parisi

La Parola di Dio è inesauribile! Quando ci si mette davanti alla Parola di Dio in atteggiamento di sincera, disarmata apertura a lasciarsi trafiggere da quella spada a doppio taglio, anche quando il brano si è letto e riletto più volte al punto da conoscerlo a memoria, si inciampa sempre in un versetto, in una espressione o addirittura in una parola che brilla di luce nuova, come se la leggessimo per la prima volta. Questo avviene perché la Parola di Dio è come una fontana a cui ci si può sempre dissetare, ma che nessuno può mai del tutto esaurire. L’immagine ci viene da un antico Padre della Chiesa, il quale si domandava: “Chi è capace di comprendere, Signore, tutta la ricchezza di una sola delle tue parole? E’molto più ciò che ci sfugge di quanto riusciamo a comprendere. Siamo come degli assetati che bevono ad una fonte” (S. Efrem Diacono). Da ciò dipende che la lettura della Parola di Dio, di fatto, è un vero e proprio ascolto, in conformità al “primo comandamento” di Dt 6,4: “Ascolta Israele”. La Parola di Dio è intimamente connessa all’azione dello Spirito. E’ infatti lo stesso Spirito che ha ispirato gli scrittori sacri a rendere possibile la lettura – ascolto. Da ciò dipende che, al di fuori di un atteggiamento invocativo e orante, non si dà lettura divina. L’ascolto dell’uomo non è un fatto puramente “acustico”. In realtà è giusto parlare di ascolto del cuore. Solo l’ascolto del cuore consente alla Parola di spiegare tutta la sua potenza trasformante. Un cuore in ascolto è un cuore di fede. Ma un cuore di fede è tale in quanto è un cuore che ascolta: la fede infatti proviene dall’ascolto, non dalla visione (Gv 20,29 – At 1,9-11). La Lettura Divina è strutturata in quattro momenti: 1) la lettura, vera e propria, in cui il testo viene ascoltato – letto e studiato; 2) la meditazione, in cui il cuore “rumina” la Parola

CORO: UN ANNO DI GRAZIA

Con l’inizio del nuovo anno pastorale, lo scorso settembre, anche il nostro coro parrocchiale ha ripreso la sua attività con tante novità e “rientri.” Come è naturale, nel caso di un ampliamento dell’organico, fin dall’inizio si è cercato di trovare il giusto affiatamento tra i componenti, intesa che in verità non ha tardato ad instaurarsi, così che presto il coro ha potuto affrontare speditamente nuovi progetti canori. Innanzitutto, grazie al lavoro estivo di copiatura dei testi da parte di Pina e di Salvo e di impaginazione e di realizzazione della copertina da parte di Rita, nonché all’esborso economico da parte della parrocchia, abbiamo donato al coro e alla comunità un bel libretto dei canti. Sono stati inseriti nuovi canti per assecondare il desiderio di rendere la celebrazione sempre più sentita, per ravvivare, anche attraverso canti nuovi e appropriati, lo stupore di essere al cospetto del nostro Salvatore, per assaporare il privilegio di essere figli, fratelli e membri della grande famiglia che è la Chiesa. Si è cercato, mediante lunghe “navigate sul web notturne”, di scegliere per ogni momento dell’anno liturgico canti che potessero integrarsi e sottolineare allo stesso tempo i vari temi della celebrazione. Grande cura, passione ed attenzione è stata riservata alla preparazione delle festività più importanti. A Natale e a Pasqua la solennità delle Messe in latino si è felicemente sposata alle melodie tradizionali elaborate a più voci e a canti del repertorio moderno. Grande fatica ed impegno ci è costato lo studio della bellissima Messa “Janua Caeli” dell’indimenticabile Don Antonino Maugeri, che ha incontrato il gradimento dei fedeli della nostra parrocchia, fedeli molto attenti al canto e certe volte anche un po’ “critici”, ma assicuriamo che lo stupendo Padre Nostro sull’Adagio di Albinoni o il nuovo Padre Nostro sulle note di “Sound of silence” eseguito nelle Messe di Prima Comunione presto diventerà “familiare” a

tutti. Tra le altre attività svolte dal coro non possiamo non menzionare la preparazione canora dei bambini del catechismo che hanno ricevuto la Prima Comunione. Con una decina di prove eseguite con impegno e maturità siamo riusciti a far cantare ai bambini parte dei canti da soli e con l’appoggio del coro. Sarebbe bello costituire e curare “il piccolo coro di voci bianche”, un vivaio di coristi futuri. Con lo stesso spirito di coinvolgimento si è voluto inserire nuovi strumenti che in diverse occasioni ci hanno aiutato a rendere il canto ancora più ricco ed efficace: U friscalettu, il flauto e il clarinetto. E’ stato un anno fecondo, sereno, d’ intesa, di crescita sul piano umano, vissuto in complicità in un clima goliardesco nelle prove, ma pieno d’ emozioni durante le celebrazioni. Abbiamo dimostrato professionalità avendo resistito con pazienza alle “torture” della esigente Maestra Isa e del nostro direttore Enzo dall’orecchio sempre attento alle note stonate; la musica per loro è vita ed è sacrilegio suonare e cantare in difformità dallo spartito, ma nonostante tutto qualche variazione su alcuni canti ce la siamo permessa. Grazie per il vostro impegno costante da “innamorati” di questo servizio prezioso reso alla parrocchia. Grazie ai solisti ed a tutto il coro per il lavoro svolto. Quest’anno abbiamo eseguito durante le celebrazioni ben 150 canti diversi, di cui ben 43 eseguiti per la prima volta!!! Non siamo stati per niente ripetitivi e pensiamo già di inserire i nuovi canti sparsi in tanti foglietti, in un addendum al libretto. Certo è che il coro parrocchiale può crescere ancora ed è quello che ci prefiggiamo sia nel senso della qualità che del numero dei coristi e per quest’ultima cosa invitiamo i fedeli che hanno ricevuto il meraviglioso dono di una bella voce ad unirsi a noi. Vi aspettiamo.

Isa Veronese & Salvo Cavallaro

La Cresima segna l’inizio di un nuovo cammino, in cui Cristo deve essere più presente come persona viva, capace di rispondere alle domande più profonde che ci vengono dalla vita concreta, capace di indicare l’unico e autentico criterio che aiuta a crescere verso la santità e dare testimonianza al Vangelo, superando con coraggio le difficoltà. Io sono Piera, catechista, insieme a Giuseppe, di una classe di cresima e ho scritto questo articolo scaturito dalle testimonianze del piccolo cammino fatto insieme con questi ragazzi, che il primo luglio 2012 riceveranno il Sacramento della Confermazione. Il nostro impegno è stato mirato a far capire a loro che lo Spirito Santo

ci è dato nella Cresima con la pienezza dei suoi doni, perché possiamo testimoniare Cristo morto e risorto, cioè viviamo da “uomini nuovi” che considerano la vita come un dono da mettere a servizio, per costruire una comunità di amore. Supplichiamo la Madonna affinché ci ottenga che lo Spirito Santo della nostra Cresima operi prodigi di santità nell’anima nostra e prodigi di conversione di tante persone mediante il nostro apostolato. Concludendo raccomandiamo e diciamo ai nostri ragazzi, i quali sono stati attenti affettuosi e rispettosi, di usare bene i vari doni di Dio. Ciascuno metta a servizio degli altri la grazia particolare che ha ricevuto.

Auguri ragazzi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! E speriamo di rivederci sempre missionari in parrocchia a collaborare con il nostro parroco P. Vittorio Sinopoli. I ragazzi di Piera Cardillo Fedel e di Giuseppe Parisi sono: Oscar Giglio, Giancarlo Longo, Veronica Mancuso, Gabriele Pappalardo, Marika Rao, Rosaria Samperi, Ester Savoca, Aldo Torrisi, Salvo Torrisi, Miriam Cavallaro. I ragazzi di Salvo Cavallaro sono: Tatiana Barbagallo, Luana Di Prima, Erica De Silvestro, Mario Maccarrone, Venerando Vitale, Cettina Tosto, Carmen Stagnitti, Samuele Borzì e Santo La Spina.

Piera Cardillo Fedel

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VITA DI COMUNITA’ 3

SEGUI LA SUA STRADA,CHE ADESSO SI VA

UN CARNEVALE SPUMEGGIANTEAnche quest’anno l’Azione Cattolica parrocchiale, in collaborazione con i Catechisti, ha curato l’animazione della Festa di Carnevale per i ragazzi del Catechismo ed ha così trascorso un divertente pomeriggio, all’insegna di giochi e balli, che è culminato con l’elezione della Reginetta e del Re del Carnevale: Giulia Mille con l’abito di “Capitan Uncino” e Matteo D’Amico con l’abito di “Super Mario” (in foto). Ma non è finita qui!!! Come ogni anno, i Giovanissimi di AC si sono impegnati nell’organizzazione della

festa che si svolge la sera del sabato di Carnevale, aperta a grandi e piccini della nostra comunità parrocchiale, una magnifica serata alla quale quest’anno hanno partecipato anche i giovanissimi e i giovani di ben 9 parrocchie della nostra diocesi (“S. Isidoro Agricola” e “Gesù Lavoratore” di Giarre, “Santa Venera” e “Sacro Cuore” di Santa Venerina, “Maria SS. Immacolata” e “Maria SS. del Rosario” di Fiumefreddo, “S. Maria delle Grazie” di Valverde Maugeri, “S. Maria della Misericordia” di Piano d’Api e “S. Francesco di Paola” di

Linguaglossa), raggiungendo così la quota di oltre 150 partecipanti!!! Durante la serata sono stati incoronati il Re e la Reginetta del Carnevale e consegnate alcune fasce, nonché due trofei “fai da te” in cartapesta: uno al “Tema più bello”, l’altro al ”Costume più originale”. Grazie a questa occasione è stato possibile per l’Azione Cattolica parrocchiale raccogliere delle offerte che sono state destinate ai lavori di manutenzione della terrazza.

Il consiglio parrocchiale di AC

santità è una vocazione universale, a cui ogni cristiano deve aspirare perché, come sosteneva il neo-beato Giuseppe Toniolo, «chi definitivamente recherà a salvamento la società presente non sarà un diplomatico, un dotto, un eroe, bensì un santo, anzi una società di santi». Giuseppe Toniolo, uomo di Azione Cattolica che si è speso per la realizzazione del bene comune, è stato beatificato lo scorso 29 aprile nella basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma,

poiché è stato riconosciuto il miracolo per sua intercessione ad un giovane di Pieve di Soligo (TV). Toniolo, conosciuto come “l’economista di Dio”, è una figura esemplare di santità da cui tutti, ma soprattutto noi giovani, dovremmo prendere esempio alla luce dell’attuale crisi politica ed economica attraversata dal nostro Paese. Scoprire, o meglio rendersi conto, che ognuno di noi è chiamato ad essere santo,

non può che a primo impatto spaventare; ci si aspetta di dover compiere chissà quale miracolo o impresa eccezionale, ma l’esperienza del beato Toniolo ci insegna che si può essere “santi nel quotidiano” in modo semplice, vivendo nell’ordinario la straordinarietà della propria vocazione, così come ci ha mostrato Gesù attraverso la Sua vita. “Essere santi vuol dire provare ad imitare Cristo, impegnarsi a seguirlo nei suoi insegnamenti, a vivere la sua vita, nella consapevolezza che, nonostante gli errori, a ciascuno è data la possibilità di rialzarsi con umiltà e coraggio” (cit. Walk in progress - Guida Giovanissimi 2011-2012). Indubbiamente, la vocazione alla santità non è una cosa facile da interiorizzare; un primo passo per intraprendere questo cammino potrebbe essere quello di considerare il tempo come dono e pertanto usarlo bene, maturando la consapevolezza che le scelte personali relative allo studio, al lavoro, alla famiglia, hanno inevitabilmente un riscontro sulla vita di chi ci circonda. Assumersi delle responsabilità diventa perciò un grande impegno nei confronti della società, un impegno al quale il cristiano non può venir meno. L’augurio che, al termine di quest’anno associativo molto intenso, voglio rivolgere a tutta la nostra comunità è dunque quello di riscoprire la propria vocazione alla santità. Non dimentichiamo mai la ragione vera della nostra vita, viviamola in pienezza e per gli altri, secondo lo stile di Cristo!

Daniela Cavallaro Presidente parrocchiale di AC

IN CAMMINO VERSO LA VOC...AZIONESulle note dell’invito “Coraggio! Alzati, ti chiama!”, che le folle rivolsero a Bartimeo al passaggio di Gesù nel celebre episodio narrato nel Vangelo di Marco, un altro anno associativo volge al termine. Il cammino che l’Azione Cattolica ci ha proposto quest’anno è stato improntato alla riscoperta della propria vocazione, un iter che risulta essere abbastanza impegnativo se, come Bartimeo, si comprende che per riprendere in mano la propria vita ed accogliere la chiamata che il Signore rivolge ad ognuno di noi, non basta soltanto rialzarsi da terra, ma è necessario mettersi in cammino e seguire Gesù lungo la strada. Nel sentire comune, la parola “vocazione” viene associata al concetto di realizzazione personale e spesso anche a quello di “chiamata alla vita consacrata”, con la diffusa convinzione che la vocazione cristiana coinvolga unicamente i preti e le suore, mentre invece essa, in quanto “chiamata”, coinvolge ogni essere umano e lo fa sin dalla nascita, ovvero dal momento in cui Dio ci chiama alla vita. È davvero riduttivo pensare di compiere un cammino vocazionale solo per trovare “un posto nella società”, pertanto durante il corso di quest’anno ci siamo chiesti più volte: a che cosa siamo veramente chiamati? «Tutti coloro che credono nel Cristo di qualsiasi stato o rango, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità» (Concilio Vaticano II, Lumen Gentium, n. 40) La grande chiamata che Dio ci rivolge, eco del precetto che Gesù ha consegnato ai cristiani: «Siate perfetti, come è perfetto il vostro Padre celeste» (Mt 5,48), è dunque alla santità. La

“Punta in alto” è lo slogan che ha accompagnato i ragazzi dell’ACR durante il cammino di quest’anno; suona quasi come un invito a superare i limiti e le paure che spesso ci troviamo ad affrontare, ed è così anche per i piccoli della Comunità. A volte ci sembra che per loro non ci siano difficoltà o problemi, ma conoscendoli meglio, ci rendiamo conto che anche loro hanno delle paure e che queste talvolta, sono nascoste e non affrontate. PUNTA IN ALTO è l’invito di Gesù ai bambini a salire sul monte e, facendo un percorso, superare le paure e mettersi alla Sua sequela. Compito degli educatori, ma soprattutto dei genitori, è aiutare i ragazzi in questo percorso lungo e faticoso.Siamo giunti alla fine del cammino annuale, ci piacerebbe che i protagonisti, cioè i Ragazzi, vi raccontassero con parole loro, la nostra scalata alla vetta.

Nome, età e segni particolari?V: Vittoria, 9 anni, ho una macchia fragola-pesca sul braccio.D: Davide, 11 anni… Smile - Sono sempre sorridente!Tema dell’anno associativo?V: Punta in alto!D: In che senso?! Ah… Punta in alto!Una frase dell’inno di quest’anno che ti ha colpito.V: Coraggio punta in alto, è la tua libertà!D: Urla forte… ACR!!!Un’attività svolta alle riunioni?V: Non saprei, ogni giorno è come se fosse il primo; facciamo sempre cose nuove, quindi mi colpisce tutto! Comunque l’attività che ricordo meglio è quella in cui ci avete parlato di Piergiorgio Frassati.D: Quando durante la Quaresima abbiamo scritto il diario con tutte le azioni che compivamo durante le varie settimane. È stato bello, perché abbiamo avuto la possibilità di condividere le nostre esperienze.Alle riunioni hai sempre potuto esprimere il tuo pensiero?V: Sì, l’ho espresso sempre. Non ho mai avuto paura di esprimere quello che volevo dire perché sapevo che casomai voi educatori mi avreste corretta.D: Ho avuto un po’ di paura a rispondere a qualche domanda sul Vangelo, ma per il resto ho detto sempre tutto!!!Hai mai partecipato ad un incontro diocesano? Cosa ti ha colpito?V: Sì, ho partecipato alla Festa della Pace a Pennisi. Quel giorno abbiamo fatto molti giochi che non solo ci hanno fatto divertire, ma ci hanno insegnato tante cose sui diritti dei bambini, come ad esempio il diritto alla vita, all’istruzione, al gioco, ecc.D: Purtroppo no!Racconta un episodio particolare del tuo cammino ACR.V: Quando abbiamo visto il video che parlava di quei personaggi famosi, di nazionalità diversa, che hanno fatto qualcosa per l’umanità.D: Quando ho cantato davanti ad uno degli educatori la prima canzone che ho scritto.Perché ti piace l’ACR?V: Perché non solo parla di Gesù, ma ci fa divertire, ridere e ci fa ragionare. Ci parla anche di cose belle che fanno parte del mondo!

D: Perché si sta sempre insieme!!! Come sei arrivato qui?V: È stata la mia mamma a portarmi all’ACR. Io volevo solo fare un’attività pomeridiana che mi facesse trascorrere un pomeriggio diverso, non noioso!D: Era da tanto che volevo venire, ma non l’avevo mai detto ai miei genitori… Poi grazie a Padre Vittorio che l’ha detto a Messa, sono arrivato qui!Perché sei rimasto?V: Perché dal primo giorno mi è subito piaciuto… E poi avevo la curiosità di vedere come passava l’anno insieme all’ACR.D: Perché mi avete accolto bene e c’è un’armonia fraterna, quindi è bello!Vorresti che l’ACR non finisse mai?V: Si, vorrei che in estate ci fosse di mattina il grest e il pomeriggio l’ACR!!!D: Sììììì! Mi piace troppo!Cosa diresti ad un amico per invitarlo all’ACR?V: Prova! Perché non solo si parla di Gesù, ma c’è uno spazio in cui puoi giocare e conoscere nuovi amici.D: Ci devo pensare… Ecco: vieni anche tu perché all’ACR si impara giocando!!!Dì qualcosa al tuo parroco.V: Intanto gli dico che sono felice che si chiami come me!!! E poi voglio dirgli grazie, perché quest’anno ho ricevuto da lui la Prima Comunione. Grazie per avermi accompagnata lungo questo viaggio così speciale!D: Grazie perché ha voluto che si riprendesse il cammino ACR!Dì qualcosa ai tuoi educatori.V: Grazie per avermi fatto passare dei bei pomeriggi e anche per averci “sopportato” (perché non è facile!). Avete sempre organizzato cose diverse e ogni volta che avete detto di no a qualcosa è stato per il nostro bene.D: Grazie per quello che state facendo per me!Dì qualcosa agli acierrini.V: Con loro mi sono divertita molto! All’inizio ero un po’ timida perché è il primo anno che faccio ACR, ma da loro ho ricevuto una spinta, la grinta per andare avanti. Ho fatto amicizia e per questo li ringrazio!D: Grazie mille per i momenti belli!Un saluto speciale alla comunità parrocchiale.V: Ciao a tutti e vedrete che con l’ACR non ci si annoia mai! Quando la domenica vedrete cose particolari capirete subito che è stata l’ACR.D: Ai genitori che non mandano i figli all’ACR: fategli provare questa esperienza perché è davvero molto bella!

Gli educatori ACR

Ciao, siamo due giovanissime di AC e vogliamo condividere con tutti voi il nostro cammino. Nelle nostre riunioni abbiamo affrontato argomenti che possono sembrare distanti dal nostro mondo, ma in realtà ci appartengono più di quanto pensiamo. Abbiamo iniziato il nostro cammino leggendo un passo del Vangelo di Marco dove si narra di un cieco, Bartimeo, che chiede a Gesù di essere guarito. Egli, avendo compassione per Bartimeo, gli ridona la vista. Parlandone insieme, abbiamo scoperto che dentro ad esso si celano tanti significati. Principalmente quello della vocazione: una chiamata speciale che il Signore rivolge ad ognuno di noi, che non comprende soltanto l’ordine sacro, ma la vita di tutti i giorni. Possiamo scoprirla soltanto se riusciamo a ritagliare dei momenti di silenzio nella nostra vita per riflettere su ciò che ci circonda e ascoltare la voce di Dio. Ma non abbiamo soltanto partecipato alle riunioni, abbiamo anche vissuto dei momenti di riflessione e divertimento insieme alle altre parrocchie della diocesi: la Giornata di Spiritualità, la

Festa del Perdono e la Festa di Primavera. La Giornata di Spiritualità si è svolta il 28 dicembre 2011 nella parrocchia di Aci Castello. Durante questa giornata abbiamo riflettuto insieme scoprendo che ognuno di noi è unico e ha un preciso ruolo nella

società, per questo motivo non dobbiamo lasciarci condizionare dagli altri e dobbiamo essere sempre noi stessi. Successivamente abbiamo partecipato alla Festa del Perdono, che si è svolta il 15 marzo, nella cattedrale di Acireale. Dopo aver letto e commentato un brano del Vangelo, divisi in gruppi,

abbiamo avuto l’opportunità di confessarci con i sacerdoti delle varie parrocchie della diocesi e anche con il nuovo vescovo Mons. Antonino Raspanti. Poi, il 15 aprile, abbiamo partecipato alla Festa di Primavera, che si è tenuta nella scuola

elementare di Sant’Alfio, infatti il tema della festa era proprio la scuola. Divisi in gruppi abbiamo partecipato ai diversi laboratori e grazie a particolari attività abbiamo capito che studiando non facciamo del bene soltanto a noi stessi, ma anche agli altri e che la scuola non è fatta solo di studio, ma comprende anche dei diritti e dei doveri, tra cui il rispetto dell’ambiente scolastico, la possibilità di socializzare con altri ragazzi e di esprimere le nostre idee. Insomma, in pochi mesi di AC abbiamo imparato tanto, ma abbiamo anche giocato

e scherzato divertendoci insieme. Vogliamo invitare tutti i ragazzi dai 15 ai 18 anni a partecipare anche loro alle nostre riunioni così che anch’essi possano fare questa bella esperienza.

Paola Grasso e Miriam Taverna

GIOVANISSIME ESPERIENZE

Il Gruppo ACR con gli educatori

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Tel. 095 932721 Cell. 329 7214805

VITA DI COMUNITA’4

GRUPPO GIOVANI, UNA REALTA’ PARROCCHIALE “VIVA”durante le riunioni giovani parrocchiali, nonché occasione per instaurare nuove e durature amicizie. Un esempio di ciò è stato il campo diocesano giovani vissuto dal 14 al 16 ottobre 2011 a Piedimonte Etneo, che ha anticipato la tematica annuale della vocazione permettendo dei momenti di riflessione, di confronto e maturazione del concetto e della finalità pratica del tema trattato, tracciando le coordinate da seguire da parte dei vari gruppi giovani parrocchiali presenti, tra cui anche il nostro; ovviamente, ai momenti di canonica serietà e di preghiera, si sono alternati quelli di allegria, gioco, musica, e soprattutto tante, tante risate. Altri momenti di condivisione sono stati

gli incontri di spiritualità, che possono essere individuati quale ulteriore occasione di riflessione ed approfondimento di tematiche religiose ma anche di attualità, utili a modellare il giovane cattolico, indirizzandolo verso la via indicataci da nostro Signore; uno degli ultimi momenti di spiritualità, ma non per questo il meno importante, è avvenuto l’ 11 marzo 2012 presso l’Istituto “Sacro Cuore” di Fiumefreddo di Sicilia, che è stata l’occasione per prepararsi all’imminente Pasqua di Resurrezione, approfondendo tematiche interessanti come la capacità

del giovane cattolico di rispettare e conservare i propri principi religiosi, dentro e fuori la realtà parrocchiale. I giovani, oltre ad attività finalizzate alla crescita del gruppo, sono parte attiva della vita parrocchiale, organizzando e gestendo insieme al gruppo giovanissimi ed all’ACR, e con l’autorizzazione del nostro parroco, occasioni di incontro e di divertimento per i bambini, come il Grest estivo, la Festa del Ciao, la Festa di Carnevale, ed altri eventi in cui l’entusiasmo e la voglia di fare dei ragazzi sono stati determinanti per la buona riuscita degli stessi e per mantenere “viva” la nostra amata parrocchia. In definitiva, adesso che avete conosciuto un po’ questa bella realtà parrocchiale, vi aspettiamo dopo la pausa estiva nei nostri consueti appuntamenti!

Vittorio Morelli

Nel momento in cui mi fu richiesto di scrivere un articolo riguardante il gruppo giovani, la mia prima preoccupazione fu quella di parlarne in maniera chiara, semplice e completa, cercando di trasmettere quelle emozioni che solo certe realtà sanno donarti. La premessa più logica credo sia quella di presentarmi: mi chiamo Vittorio, sono un socio di Azione Cattolica per il settore adulti, consigliere parrocchiale, nonché, da quest’anno, responsabile educatore del gruppo giovani della parrocchia. Il gruppo giovani, a cui appartengo oramai da un biennio, è rinato nella nostra parrocchia sotto la luce del rinnovamento, volti nuovi pieni di tanto entusiasmo, voglia di fare e molta fede in Dio; il mio approdo nel gruppo è stato del tutto casuale, l’amicizia con il nostro presidente parrocchiale è stata fautrice dell’inizio di questo viaggio, un percorso breve ma significativo per la mia vita, che mi ha portato da “semplice” membro del gruppo, fino al ruolo di “timoniere” dello stesso. La responsabilità di essere guida di ragazzi anagraficamente più giovani di me (dai 19 anni in su), ma con una maturità ed esperienza di vita, religiosa e sociale, molto intensa, consistente e differente per tanti versi dalla mia realtà, trovò in me varie riserve nell’accettare tale incarico, poiché la domanda che mi ripetevo era sempre la stessa, “sarò all’altezza di questo compito?”. Alla fine accettai, affidandomi totalmente al progetto che Dio aveva preparato per me, considerandola la mia personale “vocazione”. L’approccio a tale nuova responsabilità, avvenne tramite la guida cartacea, che l’Azione Cattolica mette a disposizione dei vari responsabili per orientarli sulla trattazione del tema annuale prescelto, attraverso una base comunicativa molto semplice, permettendo una grande libertà di gestione delle riunioni e delle attività sottese ad esse, favorendo la possibilità di mescolare la propria esperienza di vita con le tematiche trattate. La preparazione delle riunioni presuppone, invece, la discussione di moduli, che hanno come punto cardine un passo del Vangelo

(quest’anno è stato scelto il Vangelo di Marco) legato all’argomento principale (la tematica scelta quest’anno è stata quella della vocazione), su cui i ragazzi vengono chiamati a discutere, riflettere ed a svolgere attività pratiche, il tutto moderato e guidato dal sottoscritto, finalizzando l’intero lavoro ad una maggiore comprensione del ruolo religioso e sociale di ogni membro del gruppo, cercando di favorire una crescita spirituale necessaria per raggiungere tale consapevolezza e per renderla fruttuosa nella pratica concreta. Raccontata così, sembrerebbe un’attività difficoltosa, ed in effetti lo è, ma il tutto viene semplificato dalla coesione, l’allegria, la voglia di fare

che caratterizza il gruppo stesso, siamo una grande famiglia insomma, ed ogni incontro è una “festa istruttiva”, impariamo e cresciamo insieme, divertendoci; le terminologie utilizzate, non sono casuali, in quanto anche io mi sento pienamente coinvolto dall’attività svolta insieme ai miei ragazzi, che io considero prima di tutto amici. La crescita spirituale non può limitarsi però alle sole riunioni, elemento fondamentale per una crescita interiore piena è anche la condivisione di quanto acquisito; da qui la necessità di partecipazione ai campi diocesani, durante i quali si prova l’esperienza di vivere sotto lo stesso tetto con i propri coetanei per alcuni giorni, al fine di confrontarsi sulle tematiche scelte dall’Equipe diocesana del Settore Giovani di Azione Cattolica che, tramite i suoi validi componenti, fa da coordinatore alle attività organizzate, arricchendo così il bagaglio spirituale individuale e di gruppo formatosi

PELLEGRINAGGIO “MADONNA DELLO SCOGLIO”

25 Aprile 2012. Giornata di Festa Nazionale. Per noi pellegrini della Parrocchia Regina Pacis e Parrocchia Madonna del

Carmelo, accompagnati dal Sacerdote Padre Vittorio, questo giorno ha una doppia valenza, il luogo in cui ci stiamo recando è un luogo di preghiera, di culto, un luogo sacro, in memoria delle apparizioni della Vergine Immacolata, avvenute, dall’11 al 14 maggio 1968, per mezzo di un giovane pastore, Fra Cosimo, nei pressi di un enorme masso coperto da cespugli e rovi, divenuto da allora, “Lo Scoglio delle apparizioni”, meta incessante di

pellegrinaggi. Partiti da Giarre in 150 a bordo di tre pullman, arriviamo a Santa Domenica di Placanica (RC), (luogo in cui si svolsero le apparizioni de “La Madonna dello Scoglio”) poco prima dell’ora di pranzo. Dopo una calorosa accoglienza da parte degli operatori della Comunità e Fondazione Madonna dello Scoglio, veniamo accompagnati, da questi nel luogo sacro delle apparizioni. L’atmosfera è di Pace, un silenzio surreale distingue il luogo in cui ci troviamo, riuniti in preghiera rendiamo omaggio alla Madonna. Il luogo si presenta semplice e circoscritto, la piccola Chiesa con il suo campanile, in prossimità dello scoglio delle apparizioni custodisce all’interno un bellissimo dipinto della Vergine Maria. A completare il panorama vi

è la piazza antistante con alcune abitazioni dell’antico borgo. L’accoglienza è davvero eccellente, posti a sedere per tutti con tavoli e sedie per consumare un pasto in compagnia. Nel pomeriggio scandiscono diversi appuntamenti di preghiere mariane per poi arrivare all’appuntamento con la Santa Messa, preceduta da una processione in piazza e celebrata in un grande salone coperto, sottostante la piazza, con centinaia di posti a sedere tutti occupati da fedeli e pellegrini. La celebrazione della Santa Messa si conclude con la preghiera di intercessione di Fra Cosimo. Una foto di gruppo vicino lo Scoglio delle apparizioni conclude la bella giornata trascorsa tra preghiera e fede.

Pina ed Enzo Maccheroni

Giovedì Santo: partecipi di uno dono...!

Funzione molto bella e pregnante di significati quella del Giovedì Santo. Sono molti gli argomenti di riflessione legati a questa giornata che ricorda non solo la istituzione della Eucaristia ma rappresenta uno dei momenti più forti per l’insegnamento di umiltà che ci dà. Particolare di grande importanza è quello rappresentato dalla presenza di dodici parrocchiani che rappresentando gli apostoli rinnovano la grandezza di quel gesto di umiltà compiuto da Gesù che non ebbe alcuna remora a diventare servo dei suoi discepoli baciando loro i piedi a significare che solo ponendosi al servizio degli altri si può diventare discepoli di Cristo e realizzatori del suo Vangelo. Anche noi, uomini del terzo millennio,

che abbiamo avuto il piacere di essere stati discepoli, anche se per una sera, ai quali il sacerdote - Cristo - lava e bacia i piedi ci siamo sentiti compartecipi di una realtà che oggi appare difficile non solo da praticare ma anche da accettare dati i tempi nei quali viviamo dove è latitante lo spirito di carità e di servizio offerto spontaneamente mentre è molto forte il porsi al servizio di qualcuno per ottenere favori o per trarne giovamento. Quella di aver lavati i piedi dal sacerdote è una esperienza che fa pensare anche all’uomo più smaliziato ed invita a rivedere il proprio modo di essere nel rapporto con gli altri vedendo i propri simili non come persone da utilizzare ma come prossimo da amare e da rispettare.

Melo Nicodemo

Auguri don Giuseppe, auguri Parrocchia!Domenica 4 marzo, 2^ di quaresima, ricorreva il quarantacinquesimo anno di erezione a Parrocchia della Chiesa Regina Pacis e, nel contempo, di nomina del primo parroco Don Giuseppe Pappalardo, e la nostra Comunità ha pensato di trascorrerla insieme al festeggiato. Naturalmente Don Giuseppe, quando il sabato precedente io e Padre Vittorio l’abbiamo contattato, ha accettato subito l’invito. Per lui, ritornare “dalla prima sposa”, l’amata Regina Pacis, significa un tuffo nel passato e ripercorrere 27 anni di sacerdozio dedicati alla nascente parrocchia, per cui ogni ritorno significa assaporare dei frutti di ciò che ha ben seminato. Nella celebrazione liturgica delle ore 11 da lui presieduta, dopo un breve momento di iniziale commozione, nell’omelia non ha mancato di ricordarci gli albori della comunità, il cammino fatto nella “costruzione” materiale e spirituale della

parrocchia ed infine, le raccomandazioni a Maria Regina della Pace affinché vegli su di noi e su tutta la comunità. Alla fine della celebrazione ha salutato tutti i vecchi parrocchiani, dai suoi coetanei, di cui ricorda ancora nome, vita e miracoli, ai loro discendenti, ai nuovi parrocchiani che non l’hanno conosciuto, ma di cui hanno sentito ben parlare e ha pregato per tutti i benefattori che ci precedono già nella casa del Padre. E’ stato per lui un regalo ben gradito: la manifestazione di affetto e di riconoscenza è il nostro grazie all’inviato del Padre che ha ben servito questa porzione della sua vigna. Auguri Padre Giuseppe Pappalardo, la aspettiamo ancora per festeggiare insieme liete ricorrenze.

Salvo Cavallaro

La comunità parrocchiale si unisce in preghiera

nel rendimento di grazie a Dio per tali eventi:

BATTESIMI 06/01/2012 Todaro Nicola 15/04/2012 Castorina Kimberly Marianna 26/02/2012 Ragusa Salvatore 22/04/2012 Anonuevo Kassandra Jane 11/03/2012 Cantali Serena 29/04/2012 Paladino Alisia 31/03/2012 Torrisi Michael 13/05/2012 Maugeri Alfio Lucio Pio 08/04/2012 Pistorio Matteo 20/05/2012 Pennisi Mario 08/04/2012 Raciti Samuele Giuseppe 27/05/2012 Torrisi Serena Rita 15/04/2012 Gianuario Gaia MATRIMONI 19/05/2012 Grassi Simone e Grassi Simona

50° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO

22/01/2012 Spina Gino e Del Campo Franca

RICORRENZE