Catalogo mostra - Brochure

21

description

Catalogo mostra - Brochure

Transcript of Catalogo mostra - Brochure

Page 1: Catalogo mostra - Brochure
Page 2: Catalogo mostra - Brochure

Qualche tempo fa Dino Vaccaro mi contatta per invi-

tarmi a visitare un sito da lui creato, Villachincana,

un salotto culturale online.

Avevo un ricordo sbiadito di Dino subito mi misi al

computer per cercare una sua foto.

L’immagine del ragazzo che conservavo veniva sop-

piantata dal viso dell’uomo che era diventato.

Scrutavo i tratti del viso per ricordare e, a un tratto,

mi sovvenì l’immagine del ragazzo sempre in prima

linea per tutto quello che si sposa con l’arte

Capii subito che il mio compaesano aveva conserva-

to con gli anni quell’animo sensibile in continua ri-

cerca di tutto ciò che potesse accrescere questo

dono.

Dino nasce in un paesino dell’entroterra siciliano tra

le falde dei monti Sicani e la Valplatani, terra di zol-

fatari e di contadini, terre cantate e amate da Luigi

Pirandello, Alessio Di Giovanni e Rosa Balistreri:

CIANCIANA. Paese che, malgrado il trasferimento al

Nord per lavoro, rimarrà sempre nel suo cuore, dove scappa appena possibile per rigenerarsi,

sapendo bene che le proprie radici con il tempo, affondano sempre di più nella terra che lo ha

generato. E che da lì come un’arrestabile linfa alimentano le sue passioni.

Passioni e tradizioni che esporta al Nord per non dimenticarle facendole rivivere, e condivide-

re con i suoi compaesani: allestisce la tavola di San Giuseppe, (la prima in Veneto), fa gustare

dolci tipici siciliani e persino il panino con la milza.

Il suo percorso artistico inizia con la Fotografia intorno agli anni Settanta.Sceglie l’immagine

come linguaggio universale aperto a tutti.

Una passione, quella della fotografia, che lo porta in giro a immortalare attimi di vita vissuta e

luoghi a lui cari. Impressiona sulla pellicola tutte le immagini che gli suscitano emozioni, sen-

za mai alterarle nei loro valori fondamentali, cercando sempre nuove angolazioni con cui os-

servare la realtà, per stupire, emozionare e raccontare. Per fermare, anche, lo scorrere inarre-

stabile del tempo che si porta via ogni istante vissuto, per poi un giorno -come lui stesso af-

ferma- cullarsi in questo mare di ricordi, e nello stesso tempo condividerli e consegnarli alle

generazioni future.

Fotografare, per Dino, diventa un bisogno, come respirare. Bisogno che non si arresta solo

all’immagine fotografica ma che con il tempo si trasferisce sulla tela.

All'inizio del suo cammino da pittore Dino Vaccaro dipinge quadri di contenuto vagamente au-

tobiografico, realizzati in atmosfere vive nella sua memoria. Artista di strada, autodidat-

ta, introverso-conteplativo, che non vuole rimanere isolato, è sempre alla ricerca di un nuovo

modo di esprimersi, fino a che entra in contatto con il vero mondo dei pittori: Pietro Arfeli e

Beniamino Caramanna, in particolare, lo guidano alla scoperta di quel mondo pittorico verso

cui, nebulosamente, ma anche irresistibilmente, si era sempre sentito attratto.

Page 3: Catalogo mostra - Brochure

………… MA RACCONTATO PITTORICAMENTE IN MODO ACCENNATO E NAIF (IDEALE) CIO' CHE FA SEMPRE

PIACERE ALL'OCCHIO AFFAMANTO DI CULTURA E CURIOSITA'.

DIREI CHE HAI FATTO CENTRO E DIREI CHE DOVRESTI, A MIO PARERE, CONTINUARE AFFETTIVAMENTE

CON QUESTA STRADA E CIOE' "RACCONTARE" A MODO TUO E SEMPLIFICATO

TUTTO CIO' CHE TI VIENE IN MENTE E DI CUI RIESCI A VEDERNE UN INTERESSE CON PIU CAMPI DA

INSERIRE. (1)

Con l'incoraggiamento di questi amici, ma anche della moglie, e il confronto

con il loro modo di pensare e il senso di libertà che la loro pittura gli comuni-

ca, riprende a dipingere con nuovo spirito e maggiore sicurezza.

Nascono così le nuove opere dedicate a eventi storici che lo hanno profonda-

mente turbato, come Tempesta devastante, dedicato a tutti gli ebrei morti per

mano nazista;Minatori, in ricordo degli emigranti che lavoravano nelle minie-

re; Sangue rosso aPortella delle Ginestre in memoria dei morti per mano ma-

fiosa.

E tele come Rosa di Sicilia Dedicato a Rosa Balistreri sua Musa per le scelte

sociali e politiche..

Instancabile nel suo eclettismo, nel 2009, crea il portale Villachincana,. Un-

Contenitore Culturale Pluridimensionale aperto alle continue iniziative cultura-

li, proposte sia dalle redazione che dagli utenti, a tutti coloro che vogliono sta-

re insieme, conoscersi, fare salotto, in questa villa virtuale, discutendo di arte

e cultura.

Dando voce all’arte di esprimersi in tutte le sue forme.

(1) Pietro Arfeli in uno scambio di mail

ANGELA CHIAZZA

Page 4: Catalogo mostra - Brochure
Page 5: Catalogo mostra - Brochure

ROSA DI SICILIA

Quadro dedicato a Rosa Balisreri ( cantante di musica etnica siciliana) pittura acrilica su tela.

--------------------------------------------------------

Lo scopo di Dino, come lui stesso afferma è quello di conservare immutati attimi di vita, per poi un giorno ripescarli

tra le onde della mente e navigarci.

Uno di questi ricordi riguarda il periodo della sua crescita, quando l’affacciarsi alla vita era collegato con la ribellio-

ne, con la contestazione, con la ricerca del cambiamento e della giustizia. Ideali che l’artista condivise con una don-

na del popolo, a cui bastava un sorriso, una chitarra e un buon bicchiere di vino per trasformare in contenuto poeti-

co, musicale e simbolico il significato politico e culturale di alcune tra le più vecchie canzoni d’amore siciliane: Rosa

Balistreri.

Il quadro dedicato a ROSA è un’esplosione di colori vivaci, forti, pennellate precise come a sottolineare attraverso la

pittura naif la personalità della donna, ritratta mentre con la sua immancabile chitarra canta la sua rabbia, il suo

dolore , la sua solitudine ma anche la sua speranza.

Carico di simboli questo quadro dedicato a Rosa ma anche alla sua terra.

Alle spalle della donna, Dino dipinge i colori della sua Sicilia, non arida, come si conosce, il colore giallo è quasi as-

sente, ma verde e rigogliosa come a sottolineare che il desiderio del cambiamento non deve morire e può cambiare

il paesaggio non devastandone le caratteristiche.

Sullo sfondo l’attenzione di chi guarda è catturata da un grande sole che sovrasta sulla luna quasi a voler ribadire

che il sorgere di un nuovo giorno è speranza sulla rassegnazione, che la vita sovrasta la morte, che la luce squarcia

le tenebre, qualsiasi esse siano.

Ancora simboli: In primo piano Dino dipinge una rosa, un fiore che pur crescendo tra le spine conserva la sua bellez-

za, come a sottolineare quella che è stata la vita della Balistreri, che nonostante i tormenti che l’hanno caratterizza-

ta è riuscita a conservare la sua bellezza interiore e la sua dolcezza che, ancora l’artista sottolinea con il fiore di

mandorlo delicato e trasformarsi in un dolce frutto.

ANGELA CHIAZZA

La Balistreri canta e suona tra la rosa rossa, suo fiore, e il ramo di mandorlo in fiore. Alle spalle sole e luna non si

atteggiano come lotta tra bene e male, bensì come ciclicità degli elementi costanti e naturali, infatti si baciano. Dun-

que, colori, suoni, musica si compenetrano in una orchestrazione voluta dall'autore.

FRANCESCO TAORMINA

La tua opera "Rosa di Sicilia", debbo esprimere la mia positività, infatti l'opera già dalla stessa intestazione evoca la

Balistreri, la Sicilia, la rosa, le tre cose messe in un mortaio e ben amalgamate hanno dato il tuo bellisssimo quadro,

infatti esprime quanto di meglio abbia dato la Sicilia in campo musicale, Rosa Balistreri, certo la bella ragazza che hai

disegnato e che suona la chitarra non somiglia al viso pieno di passione, di rughe, di fatiche e pene, che è proprio

della Balistreri, ma il quadro (ho scaricato l'immagine del quadro che ho messo nel mio archivio personale) risulta

molto vivace, colorato, pieno di significati, in una parola esprime positività. Un plauso a te per il quadro ma anche

per quanto fai per la cultura siciliana. Un caro saluto

NICOLO LA PERNA

Page 6: Catalogo mostra - Brochure
Page 7: Catalogo mostra - Brochure

DALLA PIRRERA A CHARLEROI

Le immagini del tuo ultimo lavoro che proponi vedono nella zona centrale due impronte: il piede nudo giallo dello

zolfo e l'impronta dello scarpone di carbone di "marcinelle".Tra di esse il viaggio del minatore seguito da moglie e

figli, con alle mani valige di cartone. A sinistra si ha una lavorazione arcaica, a destra radicata sulla modernità

(motocompressore).Di notevole interesse è il cielo blu che emerge tra il minatore zolfo e quello carbone. Nondime-

no il cielo blu delle due figure in basso a destra anonime, che camminano per un ritorno, fra tetti rossi.

Francesco Taormina

Dalla Pirrera a Charleroi

Non poteva mancare tra le opere di Dino, per la sua sensibilità al dolore sociale, una tela dedicata ai minatori. Con

Dalla Pirrera a Charleroi, l’Artista tocca le note giuste per arrivare al cuore di tutti.

La tinge con colori forti per marcarne tutta la sofferenza, attingendo il pennello nei propri ricordi e non solo.

Cianciana: paese di solfatari e viddrani.

Erano 196 le miniere di zolfo della zona che ben presto chiusero, con il conseguente aumento della disoccupazione

che si tradusse, in poco tempo, in disperazione e valige

legate con lo spago, appesantite da pochi indumenti e da moltissimi ricordi a cui aggrapparsi quando la solitudine

diventava insormontabile.

L’emigrazione, è ricordata dall’artista con la raffigurazione del piede nudo di lu carusu, sporco dalla polvere gialla

lasciata dallo zolfo, al centro del quadro, sostituita dalla polvere nera del carbone delle miniere di Charleroi. Polvere

maledetta che rimane imprigionata oltre che nelle fessure della suola di gomma dello scarpone, anche nei polmoni,

sulla pelle e nel cuore del minatore.

Una nuova triste realtà, fatta ancora di crolli, incendi, allagamenti, labirinti e cunicoli caldissimi, carnai che conti-

nuano a seminare morte.

Non c’era famiglia a Cianciana che non avesse un padre, un nonno, un fratello che in un gelido mattino avesse pre-

so il binario che, tante volte era senza ritorno.

Tanti i racconti sulla vita dell’emigrato.

Uno, in particolare, mi ritorna alla mente, osservando questa tela. Una donna, alla Stazione di Marullo, che emigra-

va in Argentina, che al fischio del treno alla partenza, emise un urlo pieno di dolore, di angoscia di disperazione da

coprire il rumore dello stesso treno.

Si soffermerà a lungo il visitatore davanti il quadro Dalla Pirrera a Charleroi, perché molti saranno i ricordi che gli

affioreranno alla mente; dai carusi che morivano schiacciati nelle viscere di quella terra che gli aveva negato l’infan-

zia; alle vedove bianche, che da sole restavano ad occuparsi della casa e dei figli, alla solitudine di chi viveva in terra

straniera.

Il blu del cielo lasciato ombrato da qualche nuvola, in alto nel quadro, alle spalle di chi parte, ritorna in basso, in

piccolo ma terso e intenso, davanti da chi ritorna, come segno di una speranza, quella speranza che non manca mai

nelle opere di Dino.

Angela Chiazza

Page 8: Catalogo mostra - Brochure
Page 9: Catalogo mostra - Brochure

SANGUE ROSSO - 1° Maggio a Portella delle Ginestre

Tutte le opere di Dino sono concatenate da un unico filo conduttore: la violenza verso il debole che,

diventa disperazione, incredulità, richiesta di aiuto e nello stesso tempo speranza di cambiamento.

In tutte le tele emerge il desiderio dell’artista di portare alla memoria i fatti che lo hanno colpito per

non dimenticarli ma sigillarli come insegnamento nelle mente delle nuove generazioni.

L’opera dedicata alla Strage di Portella della Ginestra ne è un’altra testimonianza.

Una festa, quella dei lavoratori, il primo maggio, ma anche della vittoria che avevano avuto il pci e il psi

alle regionali del 20 aprile del 1947, che finisce in tragedia da parte dei partiti conservatori di cui face-

vano parte i possidenti delle terre che avevano armato le mani dei mafiosi capeggiati da Salvatore Giu-

liano.

Dino immortala l’episodio,ancora una volta, con colori brillanti, non spenti, “è difficile – dichiara l’artista

- imprimere tragedie con colori vivaci, perchè mentre pensi ai colori da usare, ti vengono in mente solo

tutte le tonalità dei grigi”, per sottolineare quell’aria di festa che si respirava tra i manifestanti e nella

natura stessa, con l’esplosione della fioritura, che la stagione prevede, delle ginestre e del fichidindia.

I sorrisi, le urla di gioia si trasformano in maschere di terrore ed incredulità per quello che stava acca-

dendo che l’artista imprime sui visi in primo piano, sullo sfondo le bandiere rosse s’immischiano al san-

gue innocente versato, accentuato dall’uomo che nasconde il viso tra le mani per non vedere. La mon-

tagna minacciosa sullo sfondo non può nascondere al resto del mondo quello che stava accadendo anzi

fa da eco per richiamarne l’attenzione e la zabbara fiorita sulla destra del dipinto rimarca ancora una

volta la speranza per una Sicilia capace di rompere quella gabbia di miseria, di mafia, che la opprime da

secoli.

Terra che può, anzi che deve rinascere, così come l’Agave i cui fiori e i frutti per crescere necessitano di

tutte le riserve della pianta stessa, che fiorendo, muore dando forza ad una nuova pianta.

ANGELA CHIAZZA

Page 10: Catalogo mostra - Brochure
Page 11: Catalogo mostra - Brochure

I MANISCALCHI

Commento dell'autore:

I maniscalchi di via Salerno, Nino Perzia e Nino Mamo, i due fabbri a suo tempo

chiamati anche ferrascecchi, per noi ragazzi vedere forgiare il ferro e ferrare i

muli e gli asini era uno spettacolo indescrivibile, ricordo che ci forgiavano la

punta della strummula, appena forgiata ancora calda la infilavano nella sfera di

legno (che era costruita dal falegname Vincenzo Schiurba) e nasceva la strum-

mula... questo quadro e' dedicato ad Antonino Mamo e Antonino Perzia, perso-

ne a cui ero molto legato per la loro professione e il loro carattere e di amicizia

tra le famiglie. Dino Vaccaro

Questo quadro dal titolo La Bottega dei Maniscalchi, apre la serie che l’artista

Vaccaro dedicherà all’importanza dei mestieri di una volta.

Con un approccio infantile, una rappresentazione favolistica della realtà, piena

di dettagli e di elementi decorativi, con la mancanza di regole stilistiche e pitto-

riche, quale la pittura naif, Dino vuole, ancora una volta sottolineare l’importan-

za dell’attaccamento alle tradizioni. Al contrario però degli artisti autodidatti

che dipingono per sé stessi, per il loro bisogno di esprimersi, Dino sente forte la

necessità di far conoscere alle nuove generazioni i mestieri perduti.

La Bottega dei maniscalchi si può paragonare a quella che oggi potrebbe essere

un’autofficina e il blu delle tute dei ferracavaddri ricordano quelle dei meccanici

di oggi.

I colori forti ne rappresentano la fatica

Angela Chiazza

Page 12: Catalogo mostra - Brochure

Shoah - tempesta devastante - L'Olocausto 27 GENNAIO

Oggi è il giorno della Memoria, per Ricordare fino a che punto l’uomo può umiliare e annientare un altro uomo, suo fratello .

Quello che non vorremmo ricordare oggi è l’indifferenza con la quale tutti quelli che sapevano ,ed erano in molti ….hanno la-

sciato che si consumasse la più grande vergogna dell’umanità nel cuore della civilissima Europa. Oggi è il giorno della memoria

per tutti noi che sappiamo,e non dobbiamo stare in silenzio di fronte alle guerre ,alle sofferenze ,alle deportazioni dei popo-

li ,ogni Uomo è nato Libero e ha diritto a una vita dignitosa in pace, nella sua terra. I diritti di tutta l’umanità intera devono

essere rispettati,senza differenza alcuna, al di là dei colori o delle religioni, il sangue che scorre nelle nostre vene è rosso per

tutti. Siamo fratelli. rosamary

Page 13: Catalogo mostra - Brochure

"Penso che sia una cosa complessa spiegare cosa mi spinge a dipingere, sarà una questione di stati d'animo".

Ed è proprio questo stato d’animo, di dolore, di sofferenza, di angoscia, che in questa tela, Dino, vuole condividere con chi sofferma

lo sguardo sul dipinto.

Il patimento che emerge dal dipinto, colpisce all'improvviso come un colpo di frusta, il cui dolore rimane impresso sulla pelle con

una cicatrice mai rimarginata, per sempre.

Ancora tanti simboli si leggono dalle pennellate decise e cariche di colore.

In primo piano, la scena è dominata da una donna il cui viso martoriato, che appena s’ intravede, è coperto da una folta chioma di

capelli rossi, che in basso diventano rivoli che gocciolano sangue che a sua volta si sparge su due fascioni ai quali inerme, piegata su

se stessa, si aggrappa .

TEMPESTA DEVASTANTE il titolo dell’opera, questo è stato l olocausto per chi lo ha vissuto sulla propria pelle e per chi, ad oggi, ne

vede le immagini e ne legge la triste storia. Ha piegato tutte le coscienze, non c è stato uomo che non ha sentito dentro di se un

palpito di colpa, un uomo che non si è chiesto il perchè di tanto orrore che ha causato 15 milioni di morti tra le categorie ritenute

"indesiderabili" (omosessuali-zingari-testimoni di geova-handicappati-dissidenti politici) oltre gli ebrei.

Ci si chiede perchè Dino sceglie il corpo di una donna per rappresentare la shoa e non quello scheletrico e nudo di un uomo o il viso

scavato e sofferente di un bambino.

Guardando attentamente lo scenario nel suo complesso possiamo trovare le risposte.

Il corpo raffigurato, marchiato allo sterminio, i numeri impressi nel braccio lo testimoniano,. non è emaciato, diafano ma vigoroso Il

seno turgido ne da testimonianza.

Sceglie la donna perchè in lei è racchiuso il mistero della procreazione, la vita che nasce, e con la vita la speranza, il domani, il futu-

ro. Dino la dipinge si piegata su se stessa, a rimarcarne ancora una volta la sofferenza, ma nell'atto di rialzarsi come si vede dalle

braccia che cercano un appiglio e la gamba pronta a dare slancio al resto del corpo.

Questo è l’auspicio di un mondo migliore che non manca mai nei quadri di Dino, l’augurio che l umanità reagisca e corra in aiuto a

se stessa. Lo dipinge nudo questo corpo, che in arte ha due significati, talvolta il simbolo del bello, talvolta quello dell'osceno, in

questo caso niente di più indecente è stato compiuto dall' uomo verso il proprio fratello, ha proporzioni fisiche asciutte e tornite

che, come nell’arte greca che rappresentavano la correttezza e la moralità che l' artista continua a ricercare.

Una riflessione va fatta anche sulla scelta del colore.

Il rosso, questo colore primario che l’artista largamente usa per dipingere i capelli della donna, le fasce laterali, i tetti del lager .

Sarà perché con il colore vuole ancora rimarcare gli stati d’animo, rosso è il colore del sangue, della vita che nasce e spesso della

morte; ma anche dello spavento e del pudore che inietta le gote degli adolescenti ; della vergogna, è il contrario del nero e del

lutto; è perché è sensuale, impudico, intrepido e ribelle.

Il bello del rosso è che attraversa l'occhio, il cuore e la mente di tutti: dei poveri e dei ricchi, dei colti e degli incolti, degli ultimi e dei

primi. E' un riferimento simbolico perenne dell'immaginario collettivo universale in grado di attraversare razze e culture, a prescin-

dere dalle epoche storiche.

Inoltre per sottolineare un tratto della personalità dell'artista possiamo dire che preferire il colore rosso rispecchia una persona con

grande energia che ama agire e mettersi sempre in competizione con il prossimo e, soprattutto, con se stesso. Ha un carattere au-

dace e desidera sempre colpire l’attenzione degli altri.

Ritornando alla tela un accenno bisogna fare sul resto dei soggetti raffigurati: il

binario che porta inesorabilmente verso la morte, rimarcando quel senso di rabbia e frustrazione

Nello sfondo il lager, con la sua torretta di avvistamento che sorveglia come se fosse l’occhio dell’umanità intera che tiene sotto

controllo il proprio cuore; una porta aperta sul mare, mare che sembra cielo, lo stesso colore a rappresentarlo come a significare

che il senso della ragione di quel periodo funesto era confuso, scomparso come l azzurro che in alto sulla tela sbiadisce.

In basso alla tela, Dino, vuole dare un omaggio all’opera dell’artista SHALECHET, dipingendo le maschere di ferro, (foglie morte) che

coprono l’intero pavimento del museo di Berlino, il cui suono stridulo emesso dal calpestio del visitatore, simboleggia le urla di mi-

gliaia di uomini donne e bambini morti per mano nazista. A.C.

Page 14: Catalogo mostra - Brochure
Page 15: Catalogo mostra - Brochure

Scarpette rosse è un omaggio di Dino a tutte le donne.

Donne a cui è stata tolta prematuramente la vita

Donne che ogni giorno muoiono in solitudine, vittime di una violenza anche psi-

cologica che, in molti casi rimane all’interno delle mura domestiche.

Sulla tela esplode il colore rosso, usato dall’artista per attirare maggiormente

l'attenzione dell’osservatore sulla piaga del femminicidio.

Al centro un viso sorpreso su cui scende una lacrima di sangue, una bocca se-

miaperta come a chiedere il perché. Capelli arruffati ed insanguinati che si

espandono sull’intera superficie del quadro come a sottolineare l’ampliamento

del fenomeno.

Scarpette di bimba vezzose, allineate e pronte ad affrontare il sogno della vita.

Scarpe di donna, vuote, inanimate e rovesciate, come il progetto di vita infran-

to.

Angela Chiazza

Page 16: Catalogo mostra - Brochure
Page 17: Catalogo mostra - Brochure

Sgu

ard

o r

avvi

cin

ato

Ten

do

sem

pre

ad

ess

ere

sem

plic

e e

dir

etto

……

” d

ich

iara

Din

o, e

co

sa p

ess

erci

di p

iù d

irett

o d

i un

o s

guar

do

, co

sa d

i più

sem

plic

e d

ell’e

mo

zio

ne

tras

mes

sa d

agli

occ

hi.

In

qu

esto

cas

o d

i un

occ

hio

so

lo, c

he

cerc

a d

i co

nce

ntr

arsi

su

ciò

ch

e gu

ard

a. C

om

e q

uan

do

per

meg

lio fi

ssar

e u

na

cosa

ne

chiu

dia

mo

un

o, c

om

e

qu

and

o s

i gu

ard

a d

al b

uco

di u

na

serr

atu

ra d

ove

tu

tto

qu

ello

ch

e ci

ap

par

e al

di l

à è

lim

itat

o a

d u

n c

on

fin

e p

reci

so: Q

uel

lo c

he

si f

a ve

der

e e

che

qu

ello

ch

e vo

glio

ved

ere

Un

o s

guar

do

rav

vici

nat

o. U

n o

cch

io s

emp

lice.

Po

che

pen

nel

late

, po

chi i

co

lori

usa

ti.

L’a

tten

zio

ne

di c

hi o

sser

va il

qu

adro

vie

ne

cap

tata

dal

la p

up

illa,

vig

ile e

d a

tten

ta;

sem

bra

un

o s

guar

do

di s

tup

ore

, mer

avig

liato

. ch

e a

sua

volt

a ri

cam

bia

dan

do

la n

etta

imp

ress

ion

e ch

e ti

oss

ervi

. N

on

è l’

occ

hio

di u

n u

om

o a

du

lto

, e

si n

ota

dal

la p

elle

del

vis

o f

resc

a e

rose

a m

a, l

’occ

hio

di u

n f

anci

ullo

o f

anci

ulla

no

n im

po

rta,

ch

e an

cora

ha

tutt

o d

a sc

op

rire

, ch

e co

nse

rva

anco

ra la

cu

rio

sità

per

la v

ita

in g

ener

e, c

he

è

fon

te d

i tu

tte

le s

cop

erte

. Fo

rse

l’occ

hio

del

figl

io a

l qu

ale

Din

o v

uo

le in

segn

are

che

la v

ita

è so

pra

tutt

o o

sser

vare

e n

on

gu

ard

are,

per

ché,

co

me

lui s

tess

o a

ffer

ma,

a g

uar

-

dar

e tu

tti s

on

o c

apac

i ma,

oss

erva

re è

ris

erva

to a

po

chi…

..p

erch

è ch

i sa

oss

erva

re c

on

occ

hio

att

ento

sco

pre

la b

elle

zza

che

ci s

ta a

tto

rno

ch

e a

sua

volt

a a

pre

cu

ore

e

men

te a

l sen

tim

ento

e n

on

alle

se

nsa

zio

ni.

Ma

nel

lo s

tess

o t

emp

o r

app

rese

nta

an

che

l’occ

hio

del

l’arti

sta,

ch

e d

a se

mp

re h

a ce

rcat

o d

i fer

mar

e n

ella

men

te, a

ttra

vers

o g

li

occ

hi,

atti

mi i

mp

ort

anti

del

la s

ua

vita

. Pro

pri

o p

er q

ues

to il

qu

adro

pu

ò e

sser

e il

filo

co

nd

utt

ore

ch

e co

llega

tu

tte

le s

ue

op

ere.

Gu

ard

iam

o q

ues

to q

uad

ro, q

ues

t’o

cch

io c

he

ci fi

ssa

e ci

invi

ta, a

nch

e, a

d o

sser

varc

i, a

guar

dar

e d

entr

o n

oi.

A.c

.

Page 18: Catalogo mostra - Brochure
Page 19: Catalogo mostra - Brochure
Page 20: Catalogo mostra - Brochure
Page 21: Catalogo mostra - Brochure

Dino Vaccaro è, per me, il maestro di una pittura intrisa di esistenza che, po-

tremmo dire, corre sul passo stesso degli umori e dei sentimenti di ogni giorno,

si formula sull'esperienza quotidiana di emozioni in rapporto con le cose e con i

fatti individuali e sociali.

Ma la pittura di Vaccaro può essere scissa nelle produzioni di due distinti perio-

di. I suoi primi lavori sembrano essere una rivisitazione emozionale della fan-

ciullezza, il tentativo di personificarla, di catturane con il gesto del dipingere l’a-

spetto più puro: di comunicarne la meraviglia dell’innocenza. Tra questi dipinti

ricordiamo “Tiro di fionda” (osservando questo dipinto il frui-

tore, non senza sorpresa e sconcerto, ha modo di trovarsi in

una posizione atipica ad osservare un lancio di fionda e gli oc-

chi di un bimbo colmi della gioia senza compromessi della

gioventù).

I suoi ultimi lavori comunicano invece l'esperienza della pro-

pria esistenza e il suo rapporto con eventi storici rilevanti nella storia della Sici-

lia e dell’Europa. Tra questi dipinti ricordiamo: Tempesta devastante (una perso-

nalissima riflessione sul genocidio degli ebrei per mano nazista); Dalla Pirrera a

Charleroi (dedicato agli emigranti siciliani che lasciarono la pro-

pria terra e i propri affetti per andare a lavorare nelle miniere del

nord dell’Europa); Sangue rosso (dove l’artista sembra porre, nel

gesto della madre che fugge terrorizzata proteggendo il proprio

pargolo, la sconfitta dell’innocenza per mano assassina); e, non

certo ultima per significato e bellezza, la tela Rosa di Sici-

lia (dove il meraviglioso sole del Sud sembra compiacersi alla

musica ed al canto di quella grande artista che fu Rosa Balistreri).

Nelle sue più recenti opere, Dino Vaccaro ci regala una concezione della pittura

come disamina e giudizio della realtà e, in quanto registro facilmente accessibi-

le a tutti, strumento di riflessione e denuncia e quindi, in qualche modo, utile per

cambiare le cose. Questa vocazione testimoniale del proprio tempo, dei suoi

conflitti e delle sue passioni, nell’arte del ciancianese passa sempre attraverso il

filtro di un solipsismo che incide sulla tela l’esperienza personale trasformando-

la in riflessione umana e umanistica.

Prof. Giuseppe La Rosa

Si ringraziano:

Angela Chiazza , prof. Giuseppe La Rosa e il Maestro Pietro Arfeli